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Luna Periodico indipendente di Palagano e dintorni Attualità - Cultura - Solidarietà Periodico di informazione locale - Trimestrale - Spedizione in A.P. - articolo 2 comma 20/C legge 662/96 - Aut. della Filiale EPI di Modena - Tassa riscossa - Taxe perçue - DISTRIBUZIONE GRATUITA Dicembre 2004 - Numero 21 - Anno VII www.luna-nuova.it (Continua in seconda pagina) Terza pagina: opinioni Fatti e Misfatti Il Cantastorie: codice RFG110 Sul far della sera: la demenza Biblioteca: Palagano nei limiti Speciale Scuola Media La buca delle lettere: scrivi alla Luna Val Dragone: L'emigrazione delle comunità montane dell'Appennino modenese - Emigranti di Costrignano nella miniera di Cherry - Una "Nota de' Malefizij" - Ricordi d'infanzia - Castagnacci da pane - La ballata della Valle Riflessioni Sommario 3 4 6 7 8 9 14 20 28 Vento del Nord Una sera, casualmente, mi sono messo a guardare un film dal ti- tolo Chocolade, era trasmesso su RAI 1. Dal titolo apparentemente bana- le, così come la trama, L un film che consiglierei a tutti coloro che pensano di avere la verità in ta- sca, che non mettono in discus- sione le proprie idee, consideran- do chi non la pensa alla stessa maniera esseri inferiori o malva- gi, senza arrivare a capire che se non c’L il confronto si viene ine- vitabilmente travolti, oltrepassati dagli eventi. Il film si apre con l’arrivo di una signora e sua figlia in un paesino del profondo nord-ovest france- se, paese che per una qualche ra- gione era rimasto isolato quindi molto retrogrado; immaginatevi quindi cosa può essere successo quando gli abitanti si vedono ar- rivare una signora con una figlia, ma senza il marito, atea, che porta scarpe rosse e che vuole aprire una cioccolateria nella settima- na di Pasqua! Il sindaco della cittadina, autorità civile e religiosa, fa di tutto per isolare la signora e indurla ad andar- sene, ma lei con dolcezza ed intelligenza riesce pian piano ad avvicinare qual- che persona. Presepio della Contrada Aravecchia di Palagano Auguri di buone feste e di un sereno 2005

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LunaPeriodico indipendente di Palagano e dintorni

Attuali tà - Cultura - Solidarietà

Periodico di informazione locale - Trimestrale - Spedizione in A.P. - articolo 2 comma 20/C legge 662/96 -Aut. della Filiale EPI di Modena - Tassa riscossa - Taxe perçue - DISTRIBUZIONE GRATUITA

Dicembre 2004 - Numero 21 - Anno VIIwww.luna-nuova.it

(Continua in seconda pagina)

Terza pagina: opinioniFatti e MisfattiIl Cantastorie: codice RFG110Sul far della sera: la demenzaBiblioteca: Palagano nei limitiSpeciale Scuola MediaLa buca delle lettere: scrivi alla LunaVal Dragone: L'emigrazione delle comunità montanedell'Appennino modenese - Emigranti di Costrignano nella minieradi Cherry - Una "Nota de' Malefizij" - Ricordi d'infanzia -Castagnacci da pane - La ballata della ValleRiflessioni

Sommario

3467891420

28

Ventodel Nord

Una sera, casualmente, mi sonomesso a guardare un film dal ti-tolo �Chocolade�, era trasmessosu RAI 1.Dal titolo apparentemente bana-le, così come la trama, è un filmche consiglierei a tutti coloro chepensano di avere la verità in ta-sca, che non mettono in discus-sione le proprie idee, consideran-do chi non la pensa alla stessamaniera esseri inferiori o malva-gi, senza arrivare a capire che senon c'è il confronto si viene ine-vitabilmente travolti, oltrepassatidagli eventi.Il film si apre con l'arrivo di unasignora e sua figlia in un paesinodel profondo nord-ovest france-se, paese che per una qualche ra-gione era rimasto isolato quindimolto retrogrado; immaginateviquindi cosa può essere successoquando gli abitanti si vedono ar-rivare una signora con una figlia,ma senza il marito, atea,che porta scarpe rosse eche vuole aprire unacioccolateria nella settima-na di Pasqua!Il sindaco della cittadina,autorità civile e religiosa,fa di tutto per isolare lasignora e indurla ad andar-sene, ma lei con dolcezzaed intelligenza riesce pianpiano ad avvicinare qual-che persona.

Presepio della Contrada Aravecchia di Palagano

Auguri di buone feste

e di un sereno 2005

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2 la LUNA nuova - Dicembre 2004

www.luna-nuova.itE-mail: [email protected]

Per ricevere il periodico, cancellare o modificareindirizzi: [email protected]

Direttore responsabile GIUSEPPE CERVETTO

Associazione La LUNAVia Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 PALAGANO (MO)

Tel.: 0536/961621 Fax: 0536/961521

la LUNA nuova

Stampato con procedura ecologica Chiuso in redazione il 22/12/2004

Attualità, cultura, solidarietà.Periodico indipendente di Palaganoe dintorni

TrimestraleTiratura: 1500 copie

Distribuzione gratuitaDicembre 2004Num. 21 - Anno VII

Aut. Tribunale di Modenanum. 1414 del 13/11/1997

Redazione:Davide Bettuzzi,

Elisabetta Gazzetti, Gabriele Monti

Hanno collaborato:Alunni della scuola

media di Palagano, Irene Bartolai,Monica Bertugli, Silvano Braglia,

Casolari Luciano, Francesco Discenza,Riccardo Iaccheri,

Anna Magnoni, Fabrizio Martelli,Bruno Ricchi,Chiara Ricchi.

Ricordiamo che l'associazione "la Luna" vive principalmente con contributi liberamente versati; ilperiodico viene distribuito gratuitamente e non in regime di abbonamento. Invitiamo quindi tutticoloro che intendono sostenerci a versare il proprio contributo sul c.c. bancario num. 100016 pres-so il Banco San Geminiano Banca Popolare di Verona agenzia di Palagano (CAB 66870 - ABI 05188).

Dalla prima

Inutile dire che le prime persone che si "compromettono" sono quelle emarginate dal loro stessogruppo: una vecchia malata di diabete che sa di essere prossima alla morte, ma non vuole andarea �marcire� in un ospizio; una donna che tutti consideravano mezza matta, ma poi si scopre cheil marito, grezzo e violento, la maltrattava e la picchiava; un vecchietto che, corroso dai rimpian-ti, si era isolato col suo cagnolino.E lei con la sua dolcezza, ascoltandoli e condividendo i loro problemi, riesce ad aprire i loro cuorie a far ritrovare se stessi. Da ultimo anche il sindaco, il suo più grande nemico, deve arrendersiall'evidenza e rassegnarsi all'idea di aver perso la moglie (ufficialmente, da diversi mesi, invacanza a Venezia).Il film si chiude, come si era aperto, con un forte vento: il vento del nord che quando arrivaspazza via tutto.La visione di questo film mi ha dato lo spunto per ricollegarmi al discorso che abbiamo portatoavanti negli ultimi numeri del nostro giornale: il confronto, la paura del diverso e del nuovo. Tuttiabbiamo sott'occhio il fenomeno dell'immigrazione che c'è stata negli ultimi anni anche neinostri luoghi; ascoltando la gente, quella stessa che ha avuto famigliari emigrati (neppure tantotempo fa), o quella che va in chiesa tutte le domeniche e magari anche durante la settimana apregare quel "Padre Nostro" per il quale siamo tutti fratelli, si rimane a dir poco sconcertati,vengono fuori delle considerazioni che fanno vergognare chi si considera abitante di un paesecivile e democratico.Penso che dietro a questa presa di posizione ci sia in fondo la paura; paura di dover cambiareabitudini radicate, paura di rompere fragili equilibrii, spesso basati su falsità o futilità, ma che tipermettono di condurre una vita �facile�, paura di dover mettere a nudo i propri ideali e magariscoprire di non averne. Dobbiamo renderci conto che quando arriva �il vento del nord�, nonpossiamo fermarlo e se non siamo preparati ad accettarlo e a piegarci ad esso, lui ci spazzerà viaassieme a tutte le nostre pseudo verità.Ma c'è anche un'altra chiave di lettura del film: la cioccolata; la signora avvicinava i passantiinvitandoli ad assaggiare un dolcino che magari aveva appena fatto, usava cioè la cioccolatacome pretesto per iniziare un dialogo, non solo ma cercava di capire quale fosse quella chepiaceva di più alla persona che aveva davanti; cercava di capire le persone con la dolcezza,facendosi �uno con l'altro�, solo così puoi entrare nel cuore di una persona, questo è l'atteggia-mento giusto che dobbiamo avere verso l'altro se vogliamo creare dei rapporti veri e crescere noistessi.Questo giornale ha già affrontato diverse volte questo importante argomento, convinti comesiamo che, se vogliamo dare un senso vero alla nostra esistenza, abbiamo bisogno di ricercare ildialogo,di non rifiutare il confronto,anche con chi la pensa diversamente, rispettando le opinionidegli altri; convinti inoltre che in una società multietnica come la nostra, ci sono stupendeopportunità di crescita.

Gabriele Monti

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33la LUNA nuova - Dicembre 2004

Terza pagina

Sempre più, carissima Luna, non nel pozzo ma� Nuova.Leggendo l�ultimo numero del vostro periodico, mi sono sentito coinvolto dall�appello acco-rato della gentile mamma oltre che lettrice della Luna che continua ad incitare tutti i cittadiniad una presa di coscienza con l�appello: �Insieme potremo fare di più e meglio�.Sono convinto che non ci sono altre strade per trasmettere le proprie idee, ci vuole tantabuona volontà e spirito di fratellanza e si può sognare un futuro migliore. Non sono utopie!Bisogna perseverare.L�appello della mamma Monica Montanaro, segue un altro precedente appello sul numero diluglio 2003 che titolava: �E i nostri figli?� Io mi ero permesso di scriverle per dare una miapersonale interpretazione a questo suo desiderio per cercare di capire perché possono veri-ficarsi delle condizioni così disumane nella vita di tutti i giorni, specie se si tratta di bambini.Ora mi accorgo che questa mamma torna alla carica con un ulteriore quesito riguardante:�L�istinto materno e l�amore indissolubile di una madre verso il proprio figlio, dove sonoandati a finire?� Questa volta, come vede, rendo pubblica la mia risposta, sempre bensperando che qualcun altro ci dia una mano� La mia idea, come le avevo scritto, è che tuttociò sta accadendo perché ci siamo allontanati da uno stile di vita che era basato sul rispettodelle leggi universali e da quei valori che rappresentavano proprio la Legge Superiore detta-ta dal Creatore e che è parte integrante della vita stessa. Il rispetto di tale legge significa:saggezza, bontà d�animo, amore per sé stessi e per gli altri, comprensione, conoscenza,generosità, gratitudine per aver ricevuto in dono la vita e per poterla trasmettere ai proprifigli, significa anche: rispetto per tutte le creature che con noi coabitano su questa terra.Quindi ognuno di noi, se decide di rispettare tali ammaestramenti, dovrebbe assumersi leproprie responsabilità per ciò che gli compete, senza continuare ad isolarsi e a chiudersi in sestesso. Per fare questo non c�è bisogno di frequentare scuole, seminari o congressi, c�è solobisogno di �riflettere�, come scrive anche la signora Cristiana Sorbi che incita a perseveraresolo per ottenere della �gratitudine� e nient�altro.L�uomo nel corso dei secoli si è sempre chiesto il perché delle cose che accadevano, ma nonha mai saputo dare delle risposte assennate, concrete ai suoi interrogativi, proprio per ilfatto di aver sempre ragionato in termini �materialistici�. Il rispondere con logica, con sen-timento e con le dovute riflessioni alle sue domande, avrebbe dato a chiunque �il senso dellavita�, per lo meno della sua vita terrena. Anche se la risposta non era la verità assoluta, mauna semplice illusione, il fatto stesso di aver tentato di farlo, lo avrebbe messo comunque incondizione di essere sempre più coerente con la sua coscienza e quindi non si sarebbecomportato come purtroppo si comporta molto spesso cioè: da incosciente.Penso di non aggiungere altro e per addolcire la pillola, agli amici lettori, riporto una storiellache circolava un po� di anni fa nell�ambiente di lavoro, ma potrebbe servire come monito perqualsiasi situazione da risolvere nella vita di tutti i giorni.

Questa è la storia di quattro personaggi chiamati: OGNUNO, QUALCUNO, CIASCUNO,NESSUNO.C�era una volta un lavoro importante da fare, oppure una certa situazione da risolvere inqualsiasi campo.OGNUNO era sicuro che QUALCUNO l�avrebbe fatto. CIASCUNO avrebbe potuto farloma� NESSUNO lo fece.La storia finì che CIASCUNO incolpò QUALCUNO perché NESSUNO fece ciò che OGNUNOavrebbe potuto fare

Cordiali saluti.

Francesco Discienza - Rovolo

Opinioni

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4 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Notizie da Palagano e dintorni a cura di Bruno RicchiFatti e Misfatti

Maestri ciacciai: tour de force4-5 settembre: Settembreformiginese; 18-19 settembre: ma-nifestazione gastronomica a Romacon la Provincia di Modene; 10 ot-tobre: partecipazione alla Fierad'ottobre a Sassuolo; 23-24 otto-bre: Asso di gusto a Modena; 7novembre: Talbignano, Festa dellacastagna; 19 dicembre: Palagano,aspettando Natale.

Cena sociale AVISIl 13 novembre presso il ristorantePiccolo Golfo a Palagano si è te-nuta l'annuale cena sociale dellanostra sezione di cui quest'annoricorre il 25° di fondazione.Alla presenza di numerose dele-gazioni di AVIS comunali della pro-vincia e del Presidente AVIS pro-vinciale, dr. Mantovani, sono statipremiati i donatori che hanno rag-giunto i vari traguadi nel numerodelle donazioni, in particolare sonostate consegnate due medaglied'oro (50 donazioni).

BreviMercoledìdi luglio eagosto:mercatiniestivi

Queste serate sono ve-ramente "la vita" dellanostra estate: il mix dibancarelle, musica, di-vertimento, gastronomiaè risultato vincente edha richiamato a Palagano veramente tanta e tanta gente.Auspichiamo che tutti gli addetti ai lavori si impegnino a mantenere emigliorare questi momenti che ci sono certamente invidiati.Congratulazioni alla Pro Loco e all'Amministrazione comunale.

Casola: serate di formazione

Dal 27 settembre al primo ottobre presso il salone S. Martino di Casolahanno avuto luogo cinque serate di formazione, con la partecipazione ditutte le parrocchie dei tre comuni del vicariato del Dragone.Particolarmente interessante per la conoscenza delle nostre realtà, la sera-ta di mercoledì 29 settembre nella quale le Superiore delle tre congregazio-ni presenti nella nostra vallata (Sordomute di Casola, Della Carità di Vitriola,Francescane di Palagano) hanno illustrato la loro presenza missionaria nelmondo (Brasile, Africa, India).

Rassegna corale"Memorial Giacobazzi"

Il 7 dicembre nella chiesa parrocchiale di Palaganosi è tenuto l'ormai tradizionale "Memorial Giacobazzi"giunto alla sua 15° edizione con la partecipazionedel Coro Raimondo Montecuccoli di Pavullo, CoroMonte Nero di Ponte dell'Olio (PC) e della CoralePalaganese.Ottimo il livello musicale ma scarsa purtroppo la par-tecipazione del pubblico.

Liceo: festa dell'Immacolata

La giornata si è aperta con la S. Messa celebrata dadon Adriano Tollari, presidente della cooperativa scola-stica S. Francesco, quindi è proseguita con il pranzotenutosi nei locali della scuola di oltre 200 persone or-ganizzato e servito da volontari, genitori e alunni dellascuola.Dopo il pranzo, nel Teatro comunale si è svolta la tradi-zionale recita delle scenette preparate dalle varie clas-si.

Associazione Scilla:

progetti 2004-2005

L'associazione Scilla ha attualmente in pro-grammazione due progetti: uno in Brasile eduno in Africa, nella repubblica popolare delBenin.Il primo progetto consiste nella realizzazione diun centro di ritrovo per ragazzi e ragazze distrada gestito dalle Suore Missionarie del LietoMessaggio di Pontremoli. Il mese scorso è stato inviato in Brasile il denaro raccolto nella cena missionaria organizzatadai giovani della parrocchia di Palagano: euro 1640. Il secondo progetto consiste nella realizzazione di un orfanotrofioa Natitangou nel nord del Benin. Due gruppi di volontari all'inizio del prossimo anno inizieranno la costruzione assieme

Progetto dell'orfanotrofio di Natitangou

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55la LUNA nuova - Dicembre 2004

Fatti e Misfatti

Scomparsa dell'Ing.Angelo Carani

Il primo novembre scorso si è spento l'Ing. An-gelo Carani, noto e stimato imprenditoresassolese.L'ing. Carani ha collaborato con il nostro gior-nale e quest'estate ci ha inviato alcune foto diPalagano e Boccassuolo scattate dall'aereo.Egli, infatti, era appassionato e provetto pilota esorvolava spesso la nostra vallata.Alla moglie Carmelina Petraglia e ai figli Paola

e Massimo le condoglianze della redazione de la Luna nuova.

Quando ho letto il libro del dott. Catellani, mi sono confron-tato con la mia coscienza ed ho riflettuto su tanti discorsiironici e sulle risate che spesso anch'io ho fatto sulle per-sone ritenute “diverse”, uomini che a volte fanno dellestramberie e che comunemente noi definiamo “gente chenon è un chilo esatto”, gente alla quale “manca qualchetavola in soffitta” oppure che è “priva di un qualche vener-dì del mese”. Quasi tutti noi, purtroppo, nei confronti degliammalati di mente assumiamo degli atteggiamenti partico-lari: a volte siamo pervasi da un senso di compassione eda un buonismo gratuito... poverini... che disgrazia hannoavuto... poveri genitori... dove lo metteranno? Altre volte cicoglie un senso di paura... e se poi diventano violenti?...hai visto che sguardo?... li ho sentiti parlare da soli. Aquesto punto risolviamo il problema in modo estremamen-te superficiale e dettiamo le ricette... ma che cosa fannole istituzioni?... hanno chiuso i manicomi... tutta colpa del-la legge Basaglia... che cosa fanno tutto il giorno quelli delSimap?... Leggendo il libro di Catellani mi sono reso contodi quanto sia distorta la mia visione del problema e misono posto finalmente dei quesiti su questa piaga dram-matica della nostra società: troppo spesso il “malato men-tale” viene imbottito di psicofarmaci perchè non “disturbi”,non crei problemi allo “status sociale” e al nostro quietomodo di vivere. Dietro al volto inebetito dai tranquillanti,dietro lo sguardo sperduto di un “diverso” si nascondeuna persona umana con un'infinità di problematiche: spes-so quelle che noi definiamo “persone strane” mascheranodelle paure e dei drammi inimmaginabili, a volte sono as-

"Forte Apache"libro di un autore...quasi palaganese

“Forte Apache”,(Storie e appunti di uno psichiatra qualunque),

Stefano Catellani - Ed. Bollati Boringhieri.

(Il dott. Stefano Catellani è dirigente medicopsichiatra nella A.S.L. di Bologna ed è figlio di Maria

Lami di Palagano).

ad operai locali. L'associazio-ne Scilla ha avuto recente-mente il riconoscimento diONLUS e come tale puòemettere ricevute fiscalmen-te deducibili, in seguito a do-nazioni da parte di privati oditte.Per informazioni:Associazione SCILLA,Via S. Francesco, 1Palagano (MO)Tel. 0536/961621Fax: 0536/[email protected]

sillate da incubi osentono delle vociche li perseguitanofino all'estrema folliao li spingono a compiere gesti inconsulti. E' chiaro chenon ci si può nascondere dietro ad un dito e non porsi ilproblema, tuttavia non possiamo continuare a nutrire unamoltitudine di pregiudizi nei confronti degli ammalati psi-chiatrici. Catellani dice che il malato non è solo un casoclinico o una sterile cartella da inserire in un casellario diarchivio, ma è una persona con sentimenti umani, conrelazioni personali e con un'infinità di sfacettature; nel suolibro ci presenta dei personaggi indimenticabili comeOmar, Ivan, Eva ecc. gente che al di là delle apparenze,ha una ricchezza interiore incredibile. Alla luce di quelloche ho letto, se non fosse per fare della troppo facile iro-nia, mi verrebbe da esclamare: E' proprio vero che nontutti i matti sono a Reggio... e neppure a Palagano!Vorrei concludere con alcune citazioni del dott. Catellani:"L'uomo comprende l'uomo, ma solo perifericamente"(Droysen);"Per quanto a lungo viaggerai, i confini dell'anima nonpotrai scoprirli, tanto è profondo il logos che le è proprio"(Eraclio); "Alcune persone hanno sentimenti più intensi dialtre ed alcune sentono delle cose che altri non percepi-scono; è questo che provoca l'isolamento, la sensazionedi essere separati dagli altri, differenti" (Cornwelt).

Silvano Braglia

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6 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Il Cantastorie

Ricordo come fosse oggi il giorno incui mi fu diagnosticata. Avevo sedicianni. Mamma mi convinse a prende-re appuntamento da un'oculista, dellaquale avevo sentito parlare bene, mache io non avevo mai avuto modo diconoscere. La dottoressa Messoriesercitava a Modena, ma avendo moltipazienti in provincia, il lunedì pome-riggio prendeva servizio presso lo stu-dio di un collega a Fiorano. Mi guar-dò il fondo dell'occhio e dopo un atti-mo di silenzio mi chiese: “Potrestiaccomodarti fuori Riccardo? Vorreiparlare con tua madre”.Io lì per lì non afferrai bene il motivodi questa sua richiesta; pensavo trame e me: “Che vuoi che sia, mi saràcalata un po' la vista e mi toccheràportare i miei occhiali a un corso diaggiornamento!”.Mi indicò una piccola porta che nondava sulla sala d'aspetto, ma su unascala che dal primo conduceva al se-condo piano del palazzo. Avete pre-sente il buio? Beh! Lì era di più! Se-detti sul pianerottolo e sentii una sen-sazione farsi strada dentro di me...”Tutto questo per un decimo in più oin meno?” Anche non volendo, da lìpotevo sentire tutto; tra le tante cose,una mi colpì più di tutte, con la dotto-ressa a domandare: “Ma possibile chenon se ne siano accorti prima?”.E di cosa? Non capivo.Fui richiamato dentro; si vedeva chequalcosa era cambiato. Fin da picco-

Codice

RFG110A colei che un giorno mi renderà padre.

di Novecento Riccardo Iaccheri ([email protected])

lo ero stato abituato a non chiuderegli occhi davanti a nulla, a chiamarele cose con il loro nome, e non capi-vo perchè questa volta dovesse esse-re differente, quindi, “Dite a MaryPoppins che si tenga pure il suo zuc-chero, io voglio la pillola e vi assicuroche andrà giù!”.A esser sinceri ci mise un po' ad es-ser deglutita; per quanto possiamoessere forti, siamo comunque esseriumani (e Deo gratia!!).Da lì iniziò tutta una trafila di visite,accertamenti, consulti in centri spe-cializzati, e mentre io stavo per ulti-mare il busto in onore della docMessori (Dio la benedica in ogni suogiorno per quanto amore sa donare aognuno dei suoi pazienti!), la diagno-si era scritta: Retinite Pigmentosa.Una progressiva degenerazione deltappeto retinico degli occhi.Subito scattarono i controlli su tutti imiei familiari. Nulla. Nessuno, né i mieigenitori, né soprattutto mio fratelloJohn e mia sorella Sara, portavano isegni della malattia. Sapere questo mitrasformò nella perfetta reincarnazio-ne della felicità più assoluta; d'altrocanto divenivo quello che, usando ilgergo medico, viene definito un “casosporadico”. Nessuna discendenza fa-miliare.Penso che la coscienza del viaggioci investa nel momento in cui com-priamo il biglietto.Così fu per me, quando, sul libretto

sanitario, mi venne annotata l'esen-zione totale per le persone affette daRetinite Pigmentosa: codice RFG110.Vedete, non è tanto per l'esenzione insé, senza la quale diverrebbe difficilesostenere i costi di tutte le visite spe-cialistiche e gli esami di rito, quantoper quel “scadenza illimitata”, col suoretrogusto di definitivo.Un giorno un medico, guardandominegli occhi, mi disse: “Vedi, a me noninteressi tanto tu, quanto la tua pato-logia; io sono chiamato a curare quel-la...” Io sono un essere umano!!!Se vedi solo la mia malattia tu nonmi vedi!!! Punto.A tutte le persone che come me vivo-no l'esperienza della malattia e a tutticoloro che hanno il dono di poterleassistere: guarire si può!!!L'amore è la medicina , la sola capa-ce di sanare ogni nostra ferita dan-doci la forza di trasformare la nostravita in un lungo, lunghissimo, eternosorriso. Dobbiamo fare in modo cheil fatto di avere vissuto comporti unaqualche differenza.Io voglio fare la differenza! Tu?Sorridi e semina.

Isola ecologica di Fiaborra (Costrignano)Per rifiuti ingombranti, speciali e riciclabili

ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO

Lunedi: dalle ore 16 alle ore 18Giovedì: dalle ore 16 alle ore 18

Sabato dalle ore 9 alle ore 11 e dalle ore 15 alle ore 18

Info: Comune di Palagano - 0536/961515

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77la LUNA nuova - Dicembre 2004

Sul far della sera

“La demenza consiste nella compro-missione globale delle funzionicorticali superiori, tra cui la memo-ria, la capacità di far fronte ai pro-blemi posti dalla vita di ogni giorno,di eseguire le prestazioni percettivomotorie acquisite in precedenza, dimantenere un comportamento socia-le adeguato alle circostanze e di con-trollare le proprie reazioni emotive.Tutto ciò in assenza di grossolanecompromissioni dello stato di vigilan-za.La condizione è spesso irreversibilee progressiva”. (Royal College ofPhysicians , 1981).I più comuni sintomi di esordio di unademenza sono i disturbi della memo-ria associati a problemi di linguag-gio, difficoltà a riconoscere personeo oggetti, difficoltà ad orientarsi in unambiente familiare, limitazioni dellecapacità di ragionamento e di giudi-zio. Questi sintomi si ripercuotono sul-la personalità e il comportamento dellapersona colpita e possono risultaremolto gravosi per i familiari e gli ami-ci che l’assistono.Una terapia farmacologia adeguatapuò alleviare gli effetti o, in stadio pre-coce, rallentare il decorso della ma-lattia. Il modo in cui evolve la malattiadipende in gran parte dalla storia per-sonale del malato e dal comportamen-to delle persone che lo circondano.Le persone colpite da demenza sonomolto sensibili. Anche se non riesco-no più a comunicare come una voltapercepiscono molte cose in modo pre-ciso, soprattutto amore e affetto, maanche paura, incertezza e sovracca-rico. Le abitudini possono infondereun sentimento di sicurezza. Lasciate

fare l’ammalato, intervenite solo per ilnecessario, potete aiutarlo pronun-ciando il nome degli oggetti affinchéne ricordi meglio la funzione. E’ im-portante assicurarsi che l’assistito nondebba svolgere compiti troppo impe-gnativi. Ciò può provocare infatti rea-zioni impulsive o tristezza.E’ molto importante dedicare abba-stanza tempo alla cura e all’assisten-za. Le persone colpite da demenzasono in grado di percepire se avetefretta e reagiscono spesso in modonervoso, agitato e addirittura aggres-sivo.Prendete sul serio la persona assisti-ta anche se non la capite o non capiteil suo comportamento. Lasciatela nel“suo mondo”, ma parlatele ugualmen-te. Il senso dell’umorismo può fare mi-racoli. Una risata distrae ed aiuta asuperare situazioni difficili, a sdram-matizzare.

Problemi principali che dobbiamoprepararci ad affrontareIncontinenza: può darsi che il malatonon sia più in grado di gestire in modoautonomo le funzioni escretorie. Po-tete aiutarlo, proponendogli di andarein bagno a intervalli regolari; osser-vando i segnali che indicano il biso-gno dell’assistito di andare alla toilet-te, se diventa irrequieto, poggia le manisul ventre, si spoglia; lasciando aper-ta la porta del bagno: uno sguardo alWC può aiutare a ricordare.Agitazione: le persone colpite da de-menza sono molto irrequiete, si aggi-rano continuamente per l’appartamen-to, svuotano i cassetti, mettono via lecose, manipolano i vestiti, battono lemani, ecc... può essere utile tenere

occupata la persona assistita.Aggressività: per affrontarla ci vuolemolta comprensione e capacità diimmedesimazione. Bisogna rendersiconto che un’aggressione è sempreuna reazione e che la persona colpi-ta da demenza reagisce come può auna situazione di disagio e di stress.E’ pertanto importante cercare di ca-pire cosa la innervosisce: una sensa-zione di impotenza, un rumore sco-nosciuto, un incontro con una perso-na e un oggetto che non viene piùriconosciuto, senso di paura o dolo-re. Se usate molta cautela e tatto saràpiù facile calmare il malato.Rischio di “fughe”da casa: date allapersona assistita sufficienti occasio-ni per muoversi e camminare. Spes-so la causa della “fuga” è da ricerca-re nella tensione e nella mancanza dicalma interiore. A volte è consigliabileavvertire i vicini e chiedere il loro aiu-to, si possono applicare etichette connome e indirizzo sugli indumenti (in-terno della giacca, tasca dei pantalo-ni..) al fine di limitare il meno possibi-le la libertà della persona.

Non voler fare tutto da soli!Vivere con una persona demente eassisterla richiede grande impegno edenergia. Non dovete fare tutto da soli!Avvaletevi dei servizi e cure a domici-lio. La demenza può svilupparsi inmodo tale da richiedere un’assisten-za 24 ore su 24. Fissate chiaramentei vostri limiti. Pensate anche a voi stes-si.

Per maggiori informazioni: medicocurante, Centro Cronos, Assistentesociale.

di Anna Magnoni

La demenza

"…arrivati ad una certa fase dellamalattia hanno bisogno di una protesi

ambientale più tutelante che stimolante.Hanno in poche parole bisogno di pace,

tranquillità e di cure!"

(Da “L’altro volto dellademenza” A.Cester)

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8 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Biblioteca

Palagano nei libriCensimento descrittivo e fotografico dei nostri beni culturali

il Bibliotecario

Insediamento Storico e Beni Cul-turali Alta Valle del Secchia, Comu-ni di Frassinoro, Montefiorino, Pa-lagano, Prignano, AA.VV, a cura del-l’Amministrazione Provinciale di Mo-dena e dell’Istituto per i Beni Culturalidella Regione Emilia Romagna, Edi-trice Cooptip, Modena, 1981.Sulle nostre montagne sono piuttostoscarsi i ritrovamenti di età preistori-ca, romana e tardo-antica ed è ne-cessario arrivare al Medioevo per tro-vare costruzioni e notizie storiche perlo più legate alla vita religiosa dellaPieve di Rubbiano, del Monasteromatildico di Frassinoro e della Pievedi S. Giulia.A pagina 21 viene riportato l’elencodi queste pievi e delle chiese loro sot-tomesse all’inizio del XIV secolo, elen-cate per le decime che dovevano ver-sare a Roma. Allora dalla Pieve deiMonti di S. Giulia dipendevano S.Simone e S. Margherita diCostrignano, S. Martino di Susano,S. Apollinare di Boccassuolo, S. Pie-tro di Morano, S. Stefano di Palaga-no e S. Vitale di Monchio. Mentre lechiese di S. Geminiano di Savoniero,S. Giovanni e S. Lorenzo di Palaga-no dipendevano dalla Pieve diRubbiano.Per quanto riguarda l’architettura ci-vile del nostro Comune, il volume mettein evidenza pure le caratteristiche deifabbricati: torre difensiva (es. ilCastellaccio a Costrignano), casa con

La Provincia di Modena con la collaborazione della RegioneEmilia Romagna ha curato, a cavallo degli anni 1970-1980, uncensimento delle costruzioni antiche nelle valli dell’Appennino.In questa interessante collana entra il volume riguardante lanostra terra, l’Alta Valle del Secchia. Il lavoro si prefiggeva dicensire con foto e notizie storiche tutte le costruzioni antiche,comprese le vecchie case rurali con i loro caratteristiciportali, finestrelle in sasso, sculture, iscrizioni e date incise.Non entrano in questo censimento le opere d’arte contenutenelle chiese, essendo già inventariate dalla Soprintendenza aiBeni Artistici. Ne è nato un lavoro certamente utile e pregevo-le, ricco anche di tante informazioni storiche, bibliografiche earchivistiche. Si tratta quindi di un libro fondamentale per laconoscenza dei beni della nostra valle e delle fonti della nostrastoria.

torre (es. Casa Costri,purtroppo ormai defini-tivamente compromes-sa dal degrado), palaz-zo (es. Mosti d’Este, ora Casa Berti,e Sabbatini, ora Pierotti), casa conloggia (es. Casa Bonchio)… Presi inesame sono anche i particolari inse-riti nei fabbricati, come i sassi scolpi-ti (es. la scultura del dragone postanella facciata della chiesa diCostrignano e il portale di Aravecchia)e le date incise (es. 1437 a CasaBonchio e 1448 a Casa Bogo). Il vo-lume riporta pure le carte geografi-che riguardanti le nostre terre (la piùantica è del 1571).Per facilitare la consultazione, il libropresenta i paesi e i soggetti in ordinealfabetico.Qui ci limitiamo ad elencare le fotoriprodotte o le costruzioni descritte.Boccassuolo: la strada selciata ver-so la chiesa, i resti dell’antica torrealla base del campanile, gli oratori diCasa Guiglia e Villa, il lavatoio diRoncadello (pagg. 143-145);Costrignano: Casa Boccini, La Cam-pagnola, il Castellaccio, i frammentidi scultura sulla facciata della chiesa,l’iscrizione riguardante la peste del1630, Ca’ di Giano, Ca’ di Rozzi,Frassineti, il Poggio, la Valle e CasaVecchia (pagg. 145-149); Monchio:Ca’ dei Gigli, Ca’ di Golino, Lama diMonchio con l’oratorio di S. Lucia,Mogno, le due belle chiese romani-

che di S. Giulia (rifatta dopo la guer-ra) e di S. Vitale con le due campanein facciata (pagg. 149-155); Palaga-no: Aravecchia, Casa Bogo, CasaBonchio, Borello, Casa Buratta, CasaCinque, Casa Costri, il Mulino del Dia-volo, Macampori, il Monte, Casa No-bile, Ortonovo, il convento francesca-no, gli oratori del Carmine e di Ca’ diVinchio, Pianacci, Pradella, Raggiolacon l’oratorio di S. Rocco, Riolo, Pa-lazzo Sabbatini, S. Stefano, Ca’ diScagnolo con l’oratorio di S.Geminiano, Toggiano (pagg. 155-167);Savoniero: Lama Lunga, Ca di Pie-tro con l’oratorio di S. Antonio (pagg.168-169); Susano: la chiesa intitola-ta a S. Martino (169).Purtroppo alcune di queste costruzioniantiche hanno subito ulteriori degradio sono addirittura scomparse.In passato mancava la cultura di sal-vaguardare il più possibile questi beni.Spesso è stata l’esigenza di adeguarsial progresso, a cancellare ciò che inostri artigiani del passato, veri artistidel sasso e del legno, ci avevano la-sciato.Oggi, per fortuna, la cultura del rispet-to delle cose antiche è più sentita.Si spera quindi che quanto ancora èpatrimonio presente, venga conservatoe lasciato intatto ai posteri.

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99la LUNA nuova - Dicembre 2004

SCUOLA MEDIA

Pubblichiamo alcuni lavori elaborati

dai ragazzi della scuola media di Palagano.

Noi ragazzi della 3cvi chiediamo...

Conoscete i sentieri che interessano ilnostro territorio comunale, da Monchioa Boccassuolo,dal Dragone al Cantie-re?Vi piacerebbe conoscerli?Noi lo stiamo facendo: già negli scorsianni abbiamo affrontato questo argo-mento, ma quest�anno lo stiamo facen-do in modo più approfondito e docu-mentato.Perché è bello ripercorrere un sentiero?C�è la storia del paese: gli insediamenti più antichi, strutturearchitettoniche di pregio, pensate alle maestà, a piccole cappellevotive; c�è la storia dei nostri nonni e bisnonni: il castagno, ilmetato; c�è il paesaggio, con zone agricole e altre boschive; cisono le nuove attività economiche: zone artigianali, moderne azien-de agricole e altro ancora.In ottobre siamo andati sul sentiero delle miniere: è stata unabella giornata, divertente e interessante, terminata con unasalsicciata sotto lo sguardo del Cinghio del corvo.In primavera continueremo questa attività, con i sentieri chetoccano le borgate poco distanti dal centro, quello da Palagano almonte Cantiere, scendendo da Boccassuolo, quello di crinale dalmonte S. Giulia a Montemolino e altri ancora.Già vi diciamo che realizzeremo un CD, un prodotto molto artigia-nale, ma fatto soltanto da noi ragazzi.Ripetiamo l�invito iniziale:acquistate la cartina, muovete le gambee� ritroverete un paese e un territorio che, forse, avevatedimenticato.

Monte Calvario

Il 10 novembre i ragazzi dellascuola media si sono incontraticon Elisa Brocard, atleta na-zionale dello sci di fondo.Elisa ha 20 anni, è valdostanae, attualmente, fa parte del cor-po dell�esercito.L�incontro, programmato e pre-parato giorni prima con il pro-

Scuola e sport

Incontro con un�atleta dello sci di fondo

curatore dell�atleta, sig. Rober-to Giovannini, e gli insegnantidelle classi, ha posto l�accentosu tre argomenti molto impor-tanti per i giovani che voglionointraprendere una carriera spor-tiva agonistica.1. Scuola e sport: è possibileconciliare queste due attività in

modo efficace?2. Sport e doping: si pos-sono ottenere risultati impor-tanti senza un �aiutino�?3. Il denaro e il ruolo deglisponsor.Dalle domande poste dai ra-gazzi sul primo punto, l�atle-ta ha detto che questo è pos-sibile; si tratta di sapersi or-ganizzare e fare i necessarisacrifici. Niente si ottiene

senza fatica e sudore. Se crediveramente in quello che fai e haila voglia di fare qualche cosa diimportante, nessun traguardo èirraggiungibile.Elisa lo scorso anno ha conse-guito un diploma di scuola me-dia superiore; attualmente hasmesso di studiare e si dedicacompletamente all�attività spor-tiva, con allenamenti nel perio-do estivo e gare in quello inver-nale.Il titolo di studio conseguito

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10 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Scuola Media

verrà, solo momentaneamente,messo nel cassetto: terminatal�attività agonistica (il quando

Elisa Brocard firma gli autografi

dipende anchedai risultati), di-venterà unostrumento perentrare in un�at-tività diversa.Per quanto ri-guarda il proble-ma �doping�,Elisa ha detto diessere ben infor-mata su tutti iprodotti che nonsono consentitidalla legge dellosport: l�ignoran-za non è ammes-sa; nessuno ti

può credere se dici:�Non lo sa-pevo�.Il doping, poi, è un inganno nella

pratica sportiva e, soprattutto,è un pericolo costante per la tuasalute; quanti esempi abbiamodi grandi atleti che hanno fattouna tragica fine?Infine Elisa ci ha detto che lei èstipendiata dall�esercito, inoltreha un contratto disponsorizzazione con un'azien-da di Modena (da qui l�impor-tanza di avere un procuratore).Più i risultati sono buoni, più glisponsor ti cercano e ti presen-tano contratti interessanti. Illogo dello sponsor vienevisualizzato sul berretto.L�incontro è terminato con gliautografi ai ragazzi e con l�im-pegno, da parte dei ragazzi stes-si, di seguire la sua carriera ago-nistica.

In questo ultimo periodo, sia intv, sia sul giornale si è parlatodell�abbigliamento di noi giova-ni� ci sono stati alcuni episodiin cui i presidi hanno invitato igenitori a controllare l�abbiglia-mento dei propri figli.Di solito si lamentavano delle ra-gazze che andavano a scuola conpantaloni a vita ultra bassa, chemostrano il sorriso e magliettealtrettanto corte con l�ombelicodi fuori.Ci sono molti modi di vestirsi,ad esempio ci sono gli sfattoni,pantaloni a vita bassa, cavalloal ginocchio, molto lunghi e lar-ghi, magliette larghe e lunghe,polsiere, cinte, fascette, all-starecc...Oppure ci sono le top del look(come le chiamo io) che se nonsono vestite con capi di marca ofirmati non escono di casa, han-no sempre jeans della Lee,Levi�s, Gas, D&G, Ck, magliettedella Guess, la Perla, Ck, D&G e

Pancia scoperta o no?

�È un argomento che noi alunni di 3° C abbiamoaffrontato, trattando l�adolescenza:ecco come si è espressa un�alunna.�

tutte le altre marche, da daregiù di testa e Squalo, Silver,Prada, Galaxy� si sentono tutte�miss so tutto io� quando arri-vano e ti vedono senza l�ultimamaglietta della Play-Boy o sen-za i jeans della Rich ti guardanomale e sembra che con lo sguar-do ti dicano: " Spostati che sonoarrivata!!!".Che rabbia che mi fanno veni-re� con tutte le felpe della Onixe super truccate� ma dico io�si può??Va bene che l�Italia è un paeselibero, va bene che ognuno puòfare ciò che vuole, però� non sipuò venire a scuola con dellemagliette di 2 taglie in meno,talmente tanto piccole che sem-bra che neanche te le sia mes-se, o dei jeans super aderentiche le gambe sembrano sotto-vuoto� ma dai, un po� di de-cenza!Una persona che abbia almenoun po� di cervello e che lo usi; si

veste così per uscire con gliamici� Sono la prima a dire chei pantaloni a vita bassa e i capifirmati siano belli, ma quandovado a comprare dei vestiti conmia mamma provo a non farlespendere un capitale e di nonfarmi comprare roba troppo ca-rina, che dopo 2 giorni che lametto l�ho già rovinata.Piacerebbe anche a me usciredi casa tutta firmata e farmivedere da quelle più grandi, mase loro guardano prima esterior-mente e poi interiormente, nonpotremmo certo andare d�accor-do.In ogni caso preferisco vestirmicon dei pantaloni larghi, como-di e non di marca, magliette unpo� aderenti, ma poco, e scarpeda ginnastica, invece che suitacchi a spillo che, dopo duepassi, sono già all�ospedale conla caviglia ingessata� come ognialtra volta io e mia mamma nonsiamo d�accordo, le piacerebbe

Adolescenza

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1111la LUNA nuova - Dicembre 2004

Scuola Media

vedermi tutta elegante e fina�ma dove siamo???Non siamo mica a O.C. (OrangeCountry), insomma, un po� direalismo!!Mio padre invece è d�accordo sucome io mi vesto, l�importanteè che non mi trucchi e io sono

Anche quest�anno i ragazzi della Scuola Media di Palagano, gui-dati dalla prof. di Educazione Artistica Stefania Arsena, con lacollaborazione della prof. di Ed. Musicale Daniela Cinqui e la diaponibilità del corpo docente,hanno dato libero sfogo, perchè stimolati nella sensibilità individuale ed al culmine dell�entusia-smo collettivo, all�artista che si nasconde in ciascuno di noi, riuscendo a creare oggetti d�arte ditale dignità da consentire l�allestimento di una mostra-mercato che sicuramente non ha mancatodi attirare l�attenzione e l�interesse di chiunque sia sensibile all�arte in genere ed alle manifesta-zioni di umana bellezza. I presenti hanno potuto ammirare i più svariati oggetti, scaturiti dallasensibilità artistica e dalla creatività individuale e collettiva dei ragazzi.A ricordo della manifestazione che incastona la fantasia e la creatività dei loro piccoli artisti, sisono potuti poi acquistare i seguenti oggetti, di cui si illustrano le svariate tecniche artisticheutilizzate:Polittici: formati da tre piccoli pannelli a forma di lunetta, uniti tra loro da cerniere. La tecnicausata è acrilico su tavola, i temi: la Natività, i suggestivi paesaggi innevati.A lume di candela: sfere di cristallo trasparente con la tecnica del decoupage, che fa uso di varitipi di carta per abbellire gli oggetti (carta di riso neutra o colorata, carta di banana), tovagliolidi carta con fiori natalizi, vinavil, piombo dorato, glitter, colla a caldo.Amici di ghiaccio: non appena cade un po� di neve, fanno la loro comparsa i pupazzi di neve conbuffi copricapo e una vecchia scopa in mano. I pupazzi sono stati realizzati con vasi in cotto ,sfere di polistirolo, lana colorata, paglia, colla a caldo, bottoni, stoffa.Dolci angioletti: che Natale sarebbe senza angeli! I nostri messaggeri di pace, realizzati convasi di cotto, sfere di polistirolo, lana colorata, glitter, cartoncino, colla a caldo, con l�uso deifustellatori.La capanna: uso di cortecce di legno, colla a caldo, impalcatura di cartone, rivestimento inmuschio, farina.Paesaggio innevato: si tratta di quadretti tondi con vedute innevate. Tecnica: acrilico su car-toncino o compensato; materiali utilizzati: colla a caldo, glitter, colori acrilici.Bottiglie e portaritratti: decorazione su vetro con l�uso del piombo dorato.Luce soffusa in lanterne: con l�uso della carta pergamena trasparente si sono realizzate lanter-ne portacandela decorate con gli amici del Polo Nord, simpatici pinguini vestiti a festa. Tecnica:matite colorate e tempera.Biglietti di auguri: cartoncini con figure natalizie, a tecnica mista: matite colorate, pennarelli.

della sua idea� preferisco esse-re acqua e sapone, mi sento amio agio; anche se i miei midessero un budget di 100 euroal mese, io non li spendo micain creme e cremine, andrei inun negozio, quando ci sono isaldi, e lo svaligerei�

Aspettando Natale

L�arte dei ragazzi in venditaal Mercatino Natalizio

del 19 dicembre

In realtà, anche se mi piacereb-be essere tutta truccata e fir-mata, mi vado bene così, conpochi vestiti firmati e acqua esapone� e anche quando escocon i miei amici, mi vesto comegli altri giorni� sono semprequella di sempre.

Viaggio nel passato

A chi piace la storia? A noi no dicerto! Ma in questa materia pie-na di date ci sono anche lati in-teressanti. Uno di questi, pernoi, è stata la visita al Parco ar-cheologico e Museo all�aperto diMontale, dove abbiamo potuto

osservare i resti di unaterramare, cioè di un villaggiodell�età del bronzo risalente a3500 anni fa. La terramare diMontale sorgeva su una collinet-ta dove oggi vediamo la chiesacon il campanile.Gli scavi nella collina, iniziatinella seconda metà dell�800 e

ripresi, dopo oltre un secolo, nel1994, hanno portato alla lucevari strati archeologici risalentiad epoche diverse. Il più anticorisale alla civiltà dei terramaricolied è datato tra il 1650 e il 1170circa a.C.. Gli archeologi hannocostruito in questo luogo unmuseo all�aperto, diviso in due

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12 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Scuola Media

Viaggio nel passato

Che cosa sono le TerramareNell'età del bronzo si erano sviluppate alcune civiltà storiche mol-to fiorenti, nel Mediterraneo orientale: ci basti pensare alle civiltàminoica e micenea, oltre a quella egizia, già molto avanzata.Nell'Europa occidentale, invece, sono stati trovati i resti di civiltàche ancora non conoscevano la scrittura, quindi appartengono allaPreistoria, ma hanno lasciato importanti testimonianze che ci par-lano di gruppi umani molto progrediti, nell�organizzazione sociale,nelle attività economiche e nel livello di vita.Fra queste una delle più avanzate è la civiltà delle terramare, chesi è sviluppata nella nostra pianura padana, fra Bologna e Parma enelle province di Cremona, Mantova e Verona.Le terramare erano dei villaggi circondati da un fossato e da unterrapieno, abitati durante l'età del bronzo, dai 3650 ai 3200 annifa, circa. Le capanne erano a pianta rettangolare, ordinatamentedisposte, e costruite su piattaforme sostenute e rialzate da pali,quasi certamente per isolarle dall�umidità del terreno.La società era organizzata secondo un modello partecipativo: larealizzazione dei villaggi richiedeva, infatti, una grande collabora-zione.La terramara di Montale, ad esempio, è sorta su un accumulo disabbia argillosa circondata da ettari ed ettari di bosco, vicino ad uncorso d'acqua.La sistemazione dell�area richiese una grande lavorazione: per co-minciare hanno dovuto abbattere tantissimi alberi per riuscire acoltivare, creare pascoli per gli animali e procurarsi il legname percostruire il villaggio.In seguito vennero poi realizzati un fossato e un terrapieno, cheserviva sia ad evitare alluvioni, che per la difesa. Dalla strutturadei villaggi non si evidenziano grandi differenze fra gli abitanti, masicuramente i guerrieri dovevano rivestire il ruolo di capi e quindidistinguersi, insieme alle loro famiglie, anche sul piano economi-co-sociale.Un grande prestigio si pensa avessero pure gli artigiani metallurghi,in quanto la loro arte era difficile e gli oggetti prodotti erano moltopreziosi; essi realizzavano armi, molto potenti rispetto a quelle inpietra, raffinati ornamenti, ma anche utensili, come falci e

parti.La prima si trova nell�area discavo dove è stata resa visibilela stratigrafia e dove abbiamopotuto avere l�esperienza diret-ta di �lettura� del terreno, ilquale è come un grande libroche racconta un viaggio all�in-dietro nel tempo. Ogni stratoaveva un colore diverso che an-dava dal grigio scuro al grigiochiaro.Nello strato della terramara cisono le tracce di molti incendirappresentate da ceneri e semicarbonizzati e numerosi cocci diceramica, che testimonianocome questa attività artigiana-le fosse diffusa ed evoluta. Nel-lo strato più profondo sono visi-bili i buchi nei quali erano inse-riti i pali che sostenevano unacapanna; essi sono serviti agliarcheologi per ricostruire que-ste antiche abitazioni. Abbiamopoi svolto un�attività didattica discavo.Eravamo armati di secchio, pa-letta, scopina ed elmetto, pron-ti ad immergerci nel mondo del-l�archeologia. Da quel momen-to è scoppiata la gara della �cac-cia ai reperti nascosti�. Manmano che li �catturavamo� lanostra guida ci insegnava a leg-gerli, per ricavare informazionidai materiali, dalle forme e datutti i particolari che si poteva-no osservare.Abbiamo trovato un focolare,una fossa per fondere il metal-lo, degli utensili in ceramica, deiraschiatoi di pietra levigata, armie oggetti ornamentali di bronzoe corna di cervo, che ci hannofatto capire molte cose sulla vitae sulle attività dei terramaricoliNell�altra parte del Museo al-l�aperto è stata ricostruita unaporzione del villaggio, costitui-to da due capanne e circondatoda una palizzata, da un terra-pieno e da un fossato.Appena siamo entrati, la �ma-gia� di quel luogo ci ha invasi:tutti siamo corsi ad osservarequelle meraviglie per noi tantomisteriose. Eravamo così incan-

tati che la guida hadovuto chiamarci piùvolte per condurci, conordine, a visitare l�in-terno delle capanne.Una di esse è stata im-maginata come la resi-denza di una famigliadi ceto sociale elevato,il cui capofamiglia appartenevaalla classe dei guerrieri, l�altrarappresenta la dimora di una fa-miglia tipo, che viveva delle at-tività legate all�agricoltura e al-l�allevamento.La guida ha cominciato a spie-garci, ma la nostra attenzioneera attratta da tutti quegli og-

getti che sembravano uscire dauna storia fantastica.Sarebbe troppo lungo descriver-le, quindi vi invitiamo ad andarlea visitare: ne vale veramente lapena. Come abbiamo detto al-l�inizio, la storia non è il nostroforte, ma in questa avventura cisiamo divertiti un mondo!!!

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1313la LUNA nuova - Dicembre 2004

Scuola Media

scalpelli.Un altro materiale chedava vita ad una attività arti-gianale specializzata erano lecorna di cervo, con le quali sicostruivano ornamenti ed at-trezzi.La maggioranza della popolazio-ne si dedicava all�agricoltura eall�allevamento; si pensa che lefamiglie contadine provvedes-sero al loro interno anche allaproduzione di tessuti e, almenoin parte, del vasellame neces-sario. La ceramica era, però,un�attività artigianale molto dif-fusa e destinata sicuramenteanche agli scambi.Il sistema delle terramare entròin crisi verso il 1200 a.C.e dopopochi decenni i villaggi scom-parvero, per cause non ancorachiarite dagli archeologi.

Le terramare durarono all�incirca 350 anni, durante i quali le abi-tazioni e le altre strutture subirono parecchie distruzioni (moltecausate da incendi) e ristrutturazioni.Nei villaggi, inoltre, si accumularono con il tempo grandi quantitàdi rifiuti organici e inorganici,soprattutto pietre e cocci di cerami-ca, mentre il metallo, essendo molto prezioso, veniva riciclato.Dopo l�abbandono, quindi, le terramare si presentavano come dellecollinette, abbastanza insolite nel paesaggio di pianura.Circa 200 anni fa queste attirarono l�attenzione dei contadini, iquali si resero conto che il terreno che le costituiva poteva essereusato come concime, avendo una grande quantità di contenutoorganico. Si aprirono quindi delle cave che furono chiamate�terremare�, da cui si estraeva il terriccio, chiamato �marna�.Se questa fu un�attività economica redditizia per la zona, sicura-mente costituì� un grave danno per il patrimonio archeologico.Per fortuna, a Montale, l�attività di estrazione della marna rispar-miò la zona vicino alla chiesa e alla canonica, conservando unaparte della collinetta, in tutto il suo spessore e salvaguardandocosì una preziosa miniera di informazioni sulla civiltà delleterramare.

Perché le terramare si chiamano così?

Ieri (4 novembre 2004) ho pas-sato una bellissima giornata. Misono alzato molto presto, ho fat-to colazione, mi sono lavato evestito. Sono partito da casamia con mio padre e siamo an-dati a Palagano ad aspettare ilpulmino comunale. Siamo par-titi e poi abbiamo raccolto i no-stri amici facendo varie tappe,fino a Casa Poggioli, dove sia-mo saliti sul pullman. Eravamodiretti a Trento, dove saremmogiunti in circa tre ore. Il viaggioè stato molto lungo soprattuttoper me, che �ero ancora a let-

Gita a Trento � Castel Beseno

to�. Giunti a Trento, sia-mo subito entrati al Ca-stello del Buonconsiglio,dove era allestita la mo-stra �Guerrieri, Principied Eroi�, una raccolta, in16 sale, di armi, corredifunerari di guerrieri, accessoridiversi appartenuti a guerrieridell�area compresa tra il fiumeDanubio ed il Po, dal II Millen-nio a.C. fino al Medioevo. Dopola visita, assai interessante, ilpullman ci ha portati a CastelBeseno, che si trova in cima aduna collina da risalire a piedi.Salire è stato faticoso, anche sela sfida ci ha dato soddisfazio-ne, una volta arrivati. Lassù ab-biamo pranzato e, dopo un po�di relax, ci siamo introdotti nelcastello: all�interno della primacinta muraria c�era un enormeprato verde, perfettamente te-nuto. Lì abbiamo fatto le foto alletre classi che partecipavano (letre II medie di Palagano,Montefiorino, e Frassinoro).Dopo le foto, in attesa che arri-vasse la guida (alle 15,00), cisiamo divertiti a rincorrerci e cisiamo goduti lo splendido pa-norama della valle. Più tardi laguida ci ha spiegato le cose più

interessanti della storia di CastelBeseno. Ci hanno fatto vedereanche la storia della ricostruzio-ne del castello su una videocas-setta. C�era poi la possibilità diacquistare modellini di armi me-dievali (alabarde, balestre,ecc.), di cui con gli amici ho fat-to incetta. Splendido è stato ilgiro di ronda sui camminamentidel castello, con le sbirciate at-traverso le feritoie del bastione.Ma il momento per noi più di-vertente è stato quello di poterliberamente toccare ed indossa-re armature medievali, elmi,maglie di ferro, vicino alle qualiera espressamente scritto su uncartello: �Si prega di toccare�!Terminata la visita allo splendi-do maniero da cui ormai si ve-deva splendere l�Adige dorato(era ormai il tramonto), siamoridiscesi a valle, dove il pullmanci attendeva per il rientro aMontefiorino, Frassinoro, Palaga-no. Bellissimo!!!!Il prof. Osvaldo Casini

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14 la LUNA nuova - Dicembre 2004

La Luna nuovaVia Palazzo Pierotti 4/a 41046 Palagano (MO)

ItalyFax: 0536/96.15.21Tel.: 0536/96.16.21

e-mail: [email protected]

Non verrannopubblicate lettere anonime

Salve,mi chiamo Alberto Salvatori, e ho de-ciso anch'io di sfruttare la possibilitàche date a tutti i cittadini di Palagano,(e non), di esprimere la propria opi-nione attraverso questo utilissimo gior-nale "paesano".Da circa due anni e mezzo sono di-ventato padre di una bambina che,come i suoi coetanei, adora passarela maggior parte del tempo al parcocomunale di Palagano. Ed è propriodel parco che voglio parlarvi.Premetto che la mia non vuole asso-lutamente essere una critica o un at-tacco verso chi è preposto alla manu-tenzione dell'area, ovvero il comune,ma vorrei solamente sensibilizzare esottolineare un problema che sola-mente chi frequenta in maniera assi-dua il parco può accorgersene.Negli ultimi anni infatti il degrado dellestrutture-gioco, ma direi anche del-l'intera area, sta prendendo il soprav-vento. In particolare quasi tutti i gio-chi sono mal funzionanti o privi di pez-zi che in certi casi fungono dadispositivi di sicurezza per il bambino(vedi le altalene, il gioco multifunzione"castello" privo di elementi fondamen-tali, "pinco-panco" spezzato in due,girandola con cavalli e biciclettinesenza pedali, giochi a molla in catti-vissime condizioni ecc. ecc.).Anche per gli amanti delle bocce, icampi sono impraticabili (ho visto unanziano che ha tentato di ripristinareuno dei due campi, ma direi che nonsia riuscito nell'intento).Esagero poi se parlo dell'illuminazio-ne notturna praticamente inesistente?Già, perchè anche dopo cena mia fi-glia spesso mi chiede di portarla alparco a giocare.

A dire il vero anche la pulizia è quellache è (certo che se tutti facessimouno sforzo per raggiungere i cestinidell'immondizia presenti nell'areaanzichè buttare tutto a terra, forsequesto problema sarebbe risolto).Non dimentichiamoci che il parco (al-meno in estate) è "l'ufficio" o "postodi lavoro" dei nostri bimbi; eppure noiadulti siamo tanto esigenti e preten-diamo condizioni lavorative che age-volino il nostro operato, con la diffe-renza che loro, i bimbi, non possonoesprimere la loro opinione via emailcome sto facendo io.Ormai l'estate è conclusa e al parcosi va sempre meno: puntiamo sullaprossima estate (in un anno il tempodi organizzarsi, fare manutenzione,ordinare nuovi giochi, c'è: speriamo)Infine vorrei esprimere i miei compli-menti a chi ha organizzato e lavoratoalla "Festa dei Matti": bravi!; anchequest'anno un successo; anche que-st'anno tante persone hanno raggiun-to Palagano grazie a voi; anche que-st'anno molte persone hanno saputodell'esistenza di un paesino nell'Ap-pennino dove per quattro giorni si fa i"matti"; anche quest'anno sempremeno persone sbaglieranno a pronun-

ciare il nome Palagano storpiandolocon accenti strani o consonanti ag-giunte.

Alberto Salvatori (Palagano)

Cara Luna ,prendo spunto dalla”delusione” diGiancarlo Caminati (vedi l'articolo:” E'arrivata la nuova ambulanza”...nel nu-mero scorso) per condividerne tuttala sua amarezza. E' veramentetriste,per chi lavora disinteressatamen-te, vedersi ricompensati così; infattil'indifferenza uccide. Tuttavia non bi-sogna mollare, anche se si fa prima adirlo che a farlo. E' evidente che ingiro c'è parecchia disinformazione edisinteresse per la cosa pubblica, per-ciò urge tentare di rifare comunità inogni senso: sociale, politico, cultura-le e, perchè no, anche in senso reli-gioso. Non è affatto facile, e me nerendo ben conto, tuttavia bisogna chetutti e sottolineo “tutti” ci mettiamo di“buzzo” buono e partiamo. Ecco lamia ricetta (voi tirate fuori la vostra):e se la montagna non va a Maometto,

Carissimi amici de �La Luna Nuova�,mi chiamo Monica e scrivo da S. Stefano Belbo, in occasionedel 10° anniversario dell'alluvione avvenuta in Piemonte nel1994; sono lieta di ringraziare ancora una volta tutti gli amicidi Palagano che ci hanno aiutato quel lontano 4 novembre. Inquei momenti si vede tutto nero, ma la generosità di queiragazzi è stata come l'arcobaleno dopo un brutto temporale.Da loro ho avuto non solo aiuto economico e materiale, maanche e soprattutto, un aiuto morale.Ancora GRAZIE a tutti voi, non vi dimenticheremo mai.Grazie.

Monica Montanaroe famiglia

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1515la LUNA nuova - Dicembre 2004

facciamo in modo che Maometto vadaalla montagna; vale a dire che se lagente non partecipa, portiamo i dibatti-ti, le discussioni, le Istituzioni in mezzoai cittadini: Usciamo dal palazzo, uscia-mo dalle sacrestie e andiamo in mezzoalla gente. Trattare argomenti di rile-vante interesse generale in modoprivatistico fa male alla democrazia;inoltre può essere un buon metodo an-che per selezionare la classe dirigenteche, mi pare,ne abbia un po' bisogno.Avanti dunque con le critiche, ma an-che con le proposte. La mia è utopia?Può darsi, intanto incominciamo,poi....si vedrà. Ai posteri l'ardua sen-tenza! Cordialmente

Ugo Beneventi (Costrignano)

Fumo.E' notte. Sono sola nella mia casa esento il vento montanaro che non mipiace.E' cattivo, fa seccare tutto e non datregua alle povere piante che si china-no quasi a terra sotto la sua sferza in-cessante. E non smette, non smettemai di ululare. Si allontana, poi ritorna,e così per tutta la notte, il giorno dopoe la notte ancora dopo.La sensazione che provo è molto brut-ta: la paragono alle sigarette che fumamio marito e per la qual cosa non pos-so fare niente.Chiudo gli occhi e vedo i suoi polmonianneriti dal fumo, pensando che anco-ra e ancora ne dovranno inghiottire. Mifanno molta pena e il sonno che eraquasi arrivato se ne va e io rimangosveglia con i miei neri pensieri. Non èfacile smettere un vizio come lui vuolfar credere.E pensare poi che fuori, in agguato,c'è un altro accanito fumatore: il tubodi scappamento delle auto, le cuiesalazioni partono da terra e salgonosempre più in alto invadendo la biosfera,inquinando l'aria, ritrovandoci cosìognuno di noi a respirare fumo passi-vo in casa e fuori.Avere comunque un marito fumatore èuna cosa che mi fa star male, mi faarrabbiare e mi fa litigare. La sigarettaè una rivale e io devo ammettere di averperso con lei da molto tempo. Anche ilrumore del vento continua incessante

a farsi sentire: dovrò proprio pren-dere un tranquillante per poter dor-mire.

Cristiana Sorbi (Montefiorino)

Viaggio a Trieste.Eravamo partite mia figlia una suaamica ed io; avremmo dovuto capire

subito che il viaggio a Trieste forsenon poteva essere proprio una mera-viglia, ma noi avevamo insistito nellenostre intenzioni, sfidando la sorte av-versa.All'amica quel giorno stesso, al Pron-to Soccorso di Bologna, avevano dia-gnosticato una congiuntivite virale, manoi ci eravamo premunite di un pic-colo thermos per tenere in fresco icolliri prescritti.Mio marito ed io avevamo già sbagliato

Cara Luna,circa un mese fa sono stato, con una compagnia di Palagano,in Austria a visitare il campo di sterminio di Mauthausen.Appena entrato sono stato preso da un sentimento che vorreitrasmettervi, ma non ci riesco.Allora mi sono fatto fotografare lungo il muro dove venivanoschierati gli infelici appena entrati.Poi mi sono fatto riprendere, sempre dal solito amico, nellabaracca del campo, nella galera, davanti al forno crematorio,sotto la forca degli impiccati, nella camera a gas.Pensavo di scrivere una lettera, un articolo, qualcosa per tra-smettere l'orrore di come si viveva là dentro, ma non ci rie-sco: le mie parole non bastano.Poi mi è venuta in mente la signora Elisa Springer, morta il 19settembre scorso all'età di 86 anni.Chi era la signora Elisa Springer?Era un'austriaca sopravvissuta all'inferno di Auschwitz, la qualeha taciuto per oltre 50 anni.Solo il figlio, dopo lunga e gentile pressione, l'ha convinta ascrivere una lunga testimonianza in due libri: �Il silenzio deivivi� e �L'eco del silenzio�.Uso le sue parole per dare un'idea di come si viveva là dentroe di come là dentro, ha vissuto anche don Sante Bartolai, peril quale abbiamo compiuto questo pellegrinaggio.Dice la signora Elisa: �...lì ho lasciato la mia gioventù, i mieisogni, le mie speranze... lì mi hanno tagliato le ali, lì ho la-sciato li mio aspetto fisico, i miei sentimenti umani... eraproibito nutrire sentimenti umani? ...ho ancora paura di sve-gliarmi e di trovarmi un cadavere a fianco�.E continua: �durante gli appelli, che avvenivano spesso allapresenza del dott. Menghele eravamo obbligate a guardare aldi sopra delle teste dei guardiani oppure a terra, perchè noneravamo degne di guardarli in faccia. Io ho taciuto per tantianni perchè nessuno voleva sapere, mi ridevano in faccia, nonmi credevano.�Ecco alcune frasi di una sopravvissuta alla Shoà, più di cosìnon saprei dirvi, se non che è terribilmente triste che tutto ciòsia successo nell'Europa cristiana e che oggi in quasi tutto ilmondo si stia ripetendo.Ciononostante ho sempre fiducia nell'uomo. Cordialmente

Ugo Beneventi (Costrignano)

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16 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Questa foto è stata scattata nell'agosto del1961, l'uomo è mio zio Carlo Bartolai di CasaBordoni che all'epoca aveva circa 50 anni.Mio zio aveva l'incarico di raccogliere il latte,mattina e sera, nelle varie frazioni della bas-sa valle e di portarlo al caseificio di Casola.L'unico mezzo adatto allo scopo per queglianni, era il mulo e come tutti gli animali avevaqualcosa di speciale; per il carico venivanousati quattro grossi bidoni che, due per par-te, erano attaccati al basto.Il latte veniva raccolto nelle varie fattorie, pe-sato, colato e versato in questi bidoni, ognitanto, durante l'operazione, il mulo faceva unostrano rumore e scalpitava: era il segnale cheil latte doveva essere versato in un altro bido-ne, in modo tale che il peso fosse sempreben equilibrato fra i due fianchi, inoltre miozio, ogni tanto, doveva portare con sè un ba-dile per poter pulire il sentiero dai suoi escre-menti perchè faceva sempre i suoi bisogniniin due punti precisi del sentiero, forse peruna sua speciale simpatia.Sono morti tanti anni fa a breve distanza l'unodall'altro, ma ricordo ancora l'affiatamento edil rispetto che c'era fra di loro e guardandoquesta foto mi commuovo ripensando a que-gli anni dove il duro lavoro dell'uomo era, inparte, sollevato dagli animali, che chiedeva-no poco, ma davano tanto.

Irene Bartolai(Il Sasso

- Montefiorino)

Postail primo imbocco autostradale,dove ci saremmo dovuti trovarecon le ragazze, ma con ilcellulare la cosa venne risoltaanche se l'orario non era piùquello prefissato.Quando poi sull'autostrada Pa-dova – Venezia si è cominciatoa sentire una specie di tamburoafricano provenire dalle ventoledell'aria condizionata, abbiamopensato: oh Dio!!! Sta a vedereche adesso si spacca qualco-sa, dovremo spendere un sac-co di soldi e perdere molto tem-po prezioso.Ma quando già ci stavamoaffezionando a questo finto tam-buro, la musica come era ini-ziata cessò.Neanche troppo tardi arrivam-mo al “Bed end Breakfast” dellasignora Neker, al quarto piano(103 gradini), in centro a Trie-ste, con borse e valigie. Il postoera accogliente, la signora sim-

Un mio grande desiderio

Un tempo, a dire il vero,Non molto lontano, si vedevano

Molti ragazzini, a volte litigare perImpartirsi del ruolo di chierichettoOrmai tutto questo, purtroppo, non succede più;

Già, non dimentichiamolo, i tempi sono passati e cambiati.Rimane solo quel bel ricordo di vederli a lato dell'Altare, con le loro vesti lunghe e mani giunte.Non si guardavano quasi tra di loroDato l'impegno di svolgere il proprio ruolo.E sì, oggi è diventato solo un sogno. Fortunatamente sostituisce il

Diacono, a noi molto caro e indispensabile;Ed è molto attento in tutto ed in tutto molto disponibile.Sol che ha molte cose da fare nell'ambito della messa...Il suo ruolo potrebbe essere un po' alleggeritoDalla presenza di uno o due chierichetti.E sì, lo so che è molto difficile trovarli oggi!Rimarrebbe solo il provare a fare una riunione di ragazziIn una qualche sede (parrocchia o scuola)Oppure inviando una lettera alle famiglie con ragazzi.

Spero tanto per Natale di vedere qualche chierichetto in azione.Scusate ma è stato sempre il mio sogno.A tutti Buon Natale

Adelina Perotto (Costrignano)

patica e gentile; le scarpe perònon erano ammesse per cui, apiedi nudi su un pavimento di le-gno scricchiolante, ci siamo si-stemate nelle nostre stanzestracolme di libri, ma con una ve-duta di Trieste così bella da rima-nere incantate.Il mattino seguente, prima di ini-ziare la nostra prima giornata tri-estina, il thermos per i colliri, acausa di una manovra errata percalcare il ghiaccio, andò in fran-tumi finendo nel pattume, venen-do così sostituito da un rotolo diborsine piene di ghiaccio. Fu poideciso di andare a Muggia colbattello in una giornata calda eassolata e li ci fu l'incontro conuna signora che si fermò con noia pranzo e a chiacchierare un po'perchè il caldo e il sole ci aveva-no demolito.Ci fu poi il rientro col battello, unabreve visita a piazza Unità d'Italiae la cena con un'altra amica che,

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1717la LUNA nuova - Dicembre 2004

Postaessendo arrivata a Trieste prima di noici avrebbe fatto da guida il giorno se-guente per le viuzze del centro, nelghetto ebraico fino a San Giusto.Purtroppo il giorno dopo gli occhi diElena ebbero un netto peggioramen-to e così capimmo che la nostra va-canza era finita.Comprammo in fretta alcune cose delNepal da una giovanissima signorache aveva radicalmente cambiato lasua vita venendo in Italia e partimmo.Subito un'interminabile coda in auto-strada sotto una grandine e una piog-gia torrenziale che pareva non smet-tere mai, affiancate ad un camioncarico di pecore assetate che,poverine, leccavano le sbarre alla ri-cerca di un po' di acqua da bere.Era un quadro comovente e facevapensare come gli uomini fossero piùbestie di loro.Il viaggio di rientro durò quasi tutta lagiornata e arrivammo stanche e afflit-te a casa.La nostra vacanza era finita.

Sorbi Cristiana(Montefiorino)

Pubblicità istruttiva odiseducativa?Oggigiorno, per buona parte dellagiornata, uomini e donne ascoltano laTV e quindi anche gli immancabili spotpubblicitari.Alcuni di questi, però, sono altamen-te criticabili per il loro contenuto.Il corretto uso, poi, della lingua italia-na sembra quasi un'optional (e i no-stri figli intanto imparano).In altri sembra di assistare ad una“burla” sui problemi sociali: sicura-mente molti di voi avranno visto lo spotsui succhi di frutta “Bravo” i quali dan-no “dipendenza”.Sembra, per tutta la durata dello spot,una presa in giro verso quelle perso-ne che hanno veramente problemi sericon l'alcol; molte famiglie sono staterovinate da questi problemi.La TV non dovrebbe essere educativaper noi e i nostri figli?Sarà progresso o regresso?

Monica Montanaro(S. Stefano Belbo

- Cuneo)

Le violenze del branco“Chi risparmia la verga al figlio percorreggerlo non lo ama".Occorre ripristinare un minimo di se-verità nell’istruzione.“Chi risparmia la verga al figlio percorreggerlo non lo ama”:Lo dice la Bibbia: capitolo 13 dei Pro-verbi, versetto 24.Si continui pure a dare retta a psico-logi, psichiatri e professoroni che, aforza di stare gobbi sui libri, sonogiunti al punto di perdere qualsiasisaggezza del buon senso pratico.Si continui pure a dire: “Guai lascoppola”, “guai la bacchetta” o la“spavirata” come giustamente si fa-ceva una volta! In tal modo i figli cre-sceranno con molte pretese, insolen-za, mancanza di rispetto e incapacitàdi riconoscere il limite oltre il qualenon si deve andare.Occorre ripristinare un minimo di se-verità nell’educazione!Occorre non esagerare nella prote-zione dell’infanzia come ormai stan-no facendo troppe associazioni, essesono sorte, all’inizio, da una giusta ne-cessità di difesa dei minori da tantisoprusi, ora però i genitori non pos-sono più nemmeno rimproverare i fi-gli perché essi minacciano di chia-mare “Telefono azzurro”!In tal modo si rischia di ottenere risul-tati ancora peggiori di quelli che sivogliono evitare.Quante violenze dovremo ancora sop-portare?Quante Giusy dovranno ancora mori-

Vuoi collaborare con la Luna?Condividi il nostro lavoro ed i nostri ideali?

Ami la nostra montagna e vuoi mantenerla viva?Hai qualcosa di utile e positivo da dire?

Contattaci, scrivici, mandaci una e-mail,vieni a "lavorare" con noi.

Insieme potremo fare di più e meglio.

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La Luna nuova - Via Palazzo Pierotti, 4/a41046 Palagano (MO)

Tel. 0536/961621 - 0536/961521Fax: 0536/961521

re, uccise dal branco, prima che sicomprenda che la legge sull’impuni-bilità dei minori è da rivedere? In Fran-cia e in Inghilterra ci hanno già pen-sato.Quante prepotenze e vandalismi do-vremo ancora subire prima che final-mente si capisca che è opportuno in-tervenire con piccole punizioni finchèpiccoli sono i figli, piuttosto che farloin ritardo quando già sono grandi emeno disposti a farsi correggere?Quanti orrori dovremo ancora vedereprima che si capisca che una bellamacchina “ciucesca”, in tutte le scuo-le, non sarebbe poi un’idea tanto stra-na?Una bella sculacciatrice meccanica!Senza il rischio di un eccesso nellapunizione!Che faccia il lavoro risparmiandoti lafatica!Con intensità dei colpi e battuta per-fettamente regolabili in proporzionealla punizione da comminare!Con battipanni intercambiabile perpoter passare da quello normale aquello pesante, o a quello urticante oaddirittura a quello puntinato!E per “punirne uno educandone cen-to”, con telecamera incorporata perfar vedere le smorfie del punito du-rante la battuta!Scusate il finale: sono passato dallarealtà ai sogni.

Sergio Gazzotti "Ser Calli"(Formigine)

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18 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Lettore, non voglio tediarti con le miestorie, voglio solo spiegarti perchè, nel2004, sono uscito dalla Chiesa Catto-lica.Scrivendo queste righe, provo a get-tare un sassolino in uno stagno, pervedere se le onde prodotte generano(scusate la presunzione) qualcosa dipositivo (lo è, a parer mio, anche unasemplice discussione, il solo parlar-ne).Sono tornato a vivere a Costrignanonel 1978, appena prima della salita alsoglio, che fu di S. Pietro, di Giovan-ni Paolo II.Alla morte di Paolo VI feci appena intempo a gioire per la nomina di AlbinoLuciani che fu la fine di quella miaillusione. L'omicidio di Giovanni Pao-lo I, scusate, volevo dire: la morte diquel Papa fu, per me, un brutto col-po; ricordo che si era presentatobene: solare, sorridente, positivo eumile, molto umile, al punto che quan-do disse: "Aiutatemi a fare il Papa"credetti che le famose "profezie" diS. Malachia, quelle relative a Pietro II(il papa che riporterà la Chiesa alleorigini) fossero rivolte a lui e che quindil'espressione "luna meditata (o silen-ziosa)" non indicasse Luciani maqualche suo predecessore.Invece durò una luna, non scrissenessuna "bolla", quindi il suo passag-

gio "silenzioso" fu quasi una meteo-ra.Aumentarono quindi le mie (e credoquelle di molti altri) aspettative perquello che sarebbe stato il papa se-guente.Il fumo del camino del conclave cam-biò colore e ci trovammo lui, un papadell'Est, con tutte le speranze e le pro-spettive che questa provenienza com-portava.Sono passati più di 26 anni da quelgiorno, ma quest'arco di tempo lun-ghissimo (per un papato, visto che èil terzo per durata) avrà fatto cresce-re o diminuire la fede nella Chiesa diCristo?Se ogni "cattolico" potesse misurarela propria fede come se fosse acqua(un bicchiere, 1 litro e 1/2, 3.563litri...) questo "fiume di fede" prodottoda tutti i cattolici del mondo, oggi, 11dicembre 2004, avrebbe visto aumen-tare o diminuire la portata, rispetto al1978?Forse oggi i "cattolici" (scrivo cattoli-ci fra le virgolette perchè, per esem-pio, in Italia siamo nominalmente quasitutti cattolici, ma praticamente?) nelmondo sono aumentati di numero, imissionari fanno un buon lavoro, cre-detemi, ma non credo che "il fiume difede" oggi sia più ampio e con piùportata di un tempo; non sarà un ri-

gagnolo come il Dragone d'estate, maassomiglia di più a questo che al Riodelle Amazzoni durante la stagionedelle piogge, purtroppo..."Il Figlio dell'Uomo troverà ancora lafede quando tornerà sulla terra?" Selo chiedeva Cristo, 2.000 anni fa eLui, si sa, era uno che capiva beneun sacco di cose. Se vuoi trovarefede, torna presto Gesù...Io ho avuto fasi alterne nei confrontidella religione: dalla prima comunio-ne all'adolescenza un profondo rispettodelle "dottrine" che avevo appreso alcatechismo, poi il classico allontana-mento al tempo delle scuole superio-ri, durato fin dopo il militare ma, nelfrattempo avevo un desiderio di co-noscenza e di ricerca di religiositàpura, per cui leggevo tutto quello chetrovavo dell'argomento, dall' induismoalla filosofia pura, tutto!In quel periodo sono arrivato aCostrignano (febbraio 1978) ed hotrovato una situazione religiosa più "in-genua" di quella lasciata nella provin-cia milanese, ma c'era anche più par-tecipazione; ricordo, per esempio, ifunerali di quel tempo, coi maschidavanti, i parenti e le donne dietro ilcarro, con tutti che recitavano il Ro-sario (qualcuno, ma proprio pochi,stava zitto).Com'è cambiato... Adesso davanti,fra gli uomini, nessuno recita il Ro-sario (a dire il vero due o tre ci sono,ma lo fanno piano, a fil di labbra, quasisi vergognassero) ma parlano del tem-po, di affari, di pettegolezzi...Scusate, ho fatto una digressione, tor-no al discorso.Ho continuato questa ricerca religio-sa per oltre un decennio (in quel pe-riodo ho continuato ad andare a mes-sa la domenica, soprattutto perchèquell'ambiente mi porta a rifletteremolto e lo faccio ancora adesso, no-nostante quello che sto scrivendo) epoi ho avuto la fortuna di incomincia-re il discorso missionario con la Scilla;in missione ho trovato anche perso-naggi straordinari (preti, suore o sem-plici volontari) gente che credeva fer-mamente e ciecamente in quello chefaceva, nella scelta di vita al serviziodi Cristo.E lì, in terra d'Africa, ho sentito i pri-mi veri attacchi al poco che stava fa-cendo il papa polacco per la Chiesadi Cristo.Credo che questo papa, non ha sa-

Non è nostra abitudine commentare le lettere inviataci dai lettori maquella che segue, a firma di Doriano Torri, un commento lo richiede.Gli argomenti sollevati sono importanti (fede, ricerca, forma e sostan-za, ritualità, messaggio cristiano delle origini, secolarismo, chiesa...)e a nostro parere potrebbero e dovrebbero aprire un interessante ecostruttivo dibattito.Non possiamo però tacere sull'atteggiamento, a nostro parere, per lomeno irriverente, nei confronti di Giovanni Paolo II.Il suo lungo e complesso pontificato non può essere ridotto e ricondottoalle considerazioni di Doriano.Pensiamo che siano soprattutto provocazioni di cui non ne condivi-diamo soprattutto la forma.Abbiamo invitato Doriano a riconsiderare in alcuni punti il testo dellalettera (cosa che in parte ha fatto) ma ci siamo dichiarati ugualmentedisponibili alla pubblicazione della lettera che riteniamo tuttavia co-raggiosa.Voltaire affermò che: "Non sono d'accordo su ciò che pensi, ma sareidisposto a dare la vita perchè tu lo possa dire" (citiamo a memoria).Questo è confronto, dibattito, riflessione e apertura che può portarea maturazione e crescita personale.Vedremo.

La redazione

Posta

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1919la LUNA nuova - Dicembre 2004

puto aggiornarsi nè aggiornare la suaChiesa; la Santa Messa (lo diconoperfino i preti) è un contenitore di for-mule e frasi recitate a memoria e an-che l'omelia, la classica "predica" èun ripetersi di "come ci insegna il Van-gelo di oggi, anche noi dovremmofare come il .... " con l'esempio por-tato di qualche personaggio che èuscito dagli schemi. E io vedo sologente distratta...Sveglia Karol(*) !!!!Questo è il tempo di internet, il mondoè poco più di un piccolo villaggio.Oggi non puoi più pensare che le fu-ture generazioni seguiranno una reli-gione che ha come base un rito qua-si tribale, che ancora vede nellasessualità il peccato più grave, cheparla ancora di Purgatorio (ma come?ti insegnano il concetto di eternità epoi ci abbinano una "purificazione"temporale? Ma questo, forse, anda-va bene nel Medioevo), di Inferno (macome? Dio è infinitamente più buonodi un essere umano, vero? Ok? Dio ènostro Padre, ama ognuno di noi conun amore indefinibile, ma quale geni-tore condannerebbe un figlio ad unsupplizio eterno ? Obiezione: ma quel-lo ha rubato dall'infanzia, poi da adul-to ha anche ucciso altri uomini...)C....!!Ma quello è nato allo Zen di Palermoo a Secondigliano, mica è nato a To-rino da un Agnelli... Stamattina mihanno detto che è vero che la chiesacattolica deve cambiare, ma deve farlocominciando dalla base, cioè da noi.Questo io lo contesto, perchè comefai a far cambiare la chiesa dallabase? Come ho fatto io, uscendone?Non credo. Non puoi, non te lo per-mettono, nè a te "semplice" fedele, nèal prete "progressista". Credo chevada rivisto e "aggiornato" tutto il con-cetto (lo so, è molto riduttivo scriverecosì, ma questa lettera è il sunto di43 pagine di considerazioni, non pen-so che me le avrebbero pubblicatetutte...); io, per esempio, ho parteci-pato ad incontri di approfondimentodel Vangelo e, una volta, è stata addi-rittura stravolta di 180° un' idea basicadell'insegnamento di Cristo, alla do-manda: "Se l'inferno non esistesseavreste vissuto in un modo differen-te? Arrivò la risposta "Accidenti!!!!Tante volte non ho fatto azioni che ve-devo fare da altri (rubare, tradire ilvincolo di fedeltà matrimoniale ecc...)

perchè ero frenato dal concetto dipeccato e per paura dell'inferno, al-trimenti le avrei fatte anche io.E, purtroppo, questa considerazionenon uscì da una bocca "semplice",ma da una persona che per il ruolooccupato doveva, secondo me, sape-re che Cristo ci ha insegnato che sedesideriamo in cuor nostro una cosa,anche se poi non la facciamo è comese noi l'avessima fatta...E questo vale anche per un eventualerimpianto... Mi chiedo spesso: " Ma icristiani seguono il Suo insegnamen-to perchè Lui è Cristo, il Figlio di Dio,o per il valore intrinseco della SuaParola?" Cioè, se Gesù fosse statoun uomo normale, nato magari in unafamiglia "discutibile", per niente ca-pace di operare "segni" nè di faremiracoli, morto dopo un orrendo sup-plizio e non risorto, ma se fosse Luil'Uomo che ci ha insegnato il PadreNostro, l'amore per il prossimo (ne-mici e sparlatori compresi) l'Uomo cheha fatto il Discorso delle Beatitudini,che ha narrato tante bellissime para-bole sull'amore... in questo Uomo, inquesto Gesù, nel suo insegnamento,noi crederemmo lo stesso? Non sovoi, ma io si!Cristiani non si nasce, si diventa,come diceva Tertulliano nel III secolo,oppure siamo predestinati ad esserlo,come afferma S. Paolo nella letteraagli Efesini?Oppure, come dico io, siamo cristia-ni (e cattolici) perchè siamo nati inItalia, in questo tempo?Abbiamo ereditato una religione, unafede, che forse molti non meritano,non cercano e non vogliono.Credo che noi tutti dovremmosconvertirci per poi (se lo vogliamo)riconvertirci per diventare Cristianiveri. Ma come farlo se poi chi ci gui-da non cambia niente? Vediamo chele cose non vanno, si vedono le cau-se ed anche la cura, ma il chirurgo

non ha il coraggio di operare e rischiache vada in cancrena tutto il corpo.Karol(*) datti una mossa!!Deciditi, per esempio, ad abolire ilcelibato obbligatorio per i preti, tra-sforma la "messa domenicale" in unmomento d'incontro vivo per una co-munità che potrebbe, come i gruppidei primi cristiani descritti negli Attidegli Apostoli, confrontarsi e risolve-re i problemi come una vera comuni-tà Cristiana.Abolisci il tribalismo, Karol(*), te nesupplico. Non rendere vana la vita ela morte di Cristo perchè, credimi,continuando così, ci stai riuscendo.In questo 2004, io, Doriano, sonouscito dalla Chiesa Cattolica per pro-fessarmi Cristiano (e basta), ma trameno di una generazione il CristianoCattolico (vero, non quello solo nomi-nale) sarà una specie in estinzione,da proteggere più del panda.Karol, se qualcosa non lo hai capito,lo vuoi contestare, o semplicemente tiva di discuterne con me, scrivimi, mifarebbe piacere. (Lo stesso vale perte, lettore della Luna.)Ma ti prego, fai qualcosa e fallo pre-sto.

Doriano Torri(Costrignano)

[email protected]

(*) Quando scrivo Karol non mi rife-risco certo solo a quel povero anzia-no malato che è il papa oggi, mi rife-risco anche a chi gli sta attorno, atutta la nomenklatura della chiesa,base compresa.

P.S.: A volte mi domando: "Se lo sco-po dell'annunciato Anticristo è di di-struggere la chiesa , visto che il fiu-me di fede in 26 anni di pontificatostà inaridendosi, non sarai mica tu,Karol, l'Anticristo?"

Posta

Auguri

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20 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Val Dragone

L'emigrazione delle comunità montanedell'Appennino modenese ovest

dall'unità d'Italia al secondo dopoguerra

Tratto dalla tesi di laurea di Monica Bertugli

La massa dei lavoratori italiani eradavvero presente in tutto il mondo.Impossibile elencare tutti i luoghi ver-so i quali si indirizzarono i nostri emi-granti e le innumerevoli e svariate at-tività che essi svolsero. Cercherò difarne un sommario elenco.

In FranciaLa Francia è il paese che ospitò ilmaggior numero di emigranti del no-stro Appennino, in particolare il 34%dei modenesi.Andare in Francia, paese non troppodistante, voleva dire dare un seguitoalla tradizione dell’emigrazione inter-na, svolgere lavori prettamente agri-coli o contribuire all’intensa attivitàedilizia, molto amata dai nostri mon-

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tanari, nei centri urbani della CostaAzzurra. A partire non erano poi sologli uomini ma anche le donne, chetrovavano occupazione come balienelle ricche famiglie.Anni di partenze contribuirono a ren-dere l’atmosfera più familiare, cosache distinse l’emigrazione in Franciadalle altre.

In GermaniaLe terre germaniche ospitarono il 9%degli emigranti modenesi.Il tipo e la durezza del lavoro richiestosi adattavano alle caratteristiche deinostri montanari. Erano infatti soprat-tutto le miniere e le industrie metallur-giche, nella zona della Ruhr, che ve-devano l’impiego dei nostri emigranti.

Potevano anche essere occupati nel-le cave di pietra e nelle fornaci dimattoni.

In SvizzeraBuonissimi rapporti legarono semprela Svizzera con la nostra emigrazio-ne: essa assorbì il 16% degli emigrantimodenesi, toccando la vetta del 29%nel 1899.La Svizzera, che stava vivendo unaccelerato sviluppo economico, richie-deva muratori o manovali, albergato-ri, salumieri, domestici o casari. Moltiuomini e soprattutto donne trovaronolavoro nelle fabbriche locali.

Negli Stati UnitiGli Stati Uniti ospitarono il 16% degli

Destinazioni

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2121la LUNA nuova - Dicembre 2004

Val Dragoneemigranti modenesi, con punte del33% nel 1913.Le mete preferite, come già detto, era-no le zone dei Grandi Laghi, in parti-colare l’Illinois o le regioni più internedella Pennsylvania, verso le quali inostri emigranti si dirigevano a causadi quell’effetto catena migratoria chespingeva a seguire i sentieri già trac-ciati dai propri compaesani.Erano le numerose miniere di carbo-ne ad attirare i nostri lavoratori e quindifu inevitabile la preferenza per i pic-coli centri dell’interno rispetto allegrandi città della costa, che già pullu-lavano di manodopera del sud Italia,che in USA si era già recata da di-verso tempo. Non che la vita in fab-brica fosse migliore di quella nelleminiere.A Chicago Heights c’erano acciaie-rie, fonderie, fabbriche chimiche… Lascelta degli Stati Uniti sottintendeva unaddio, se non definitivo, almeno perparecchi anni al luogo nativo. Ciò rap-presentava per il montanaro una do-lorosissima lacerazione, la perditadella continuità con il proprio mondo.

In BrasileL’emigrazione in Brasile rappresentòil 9% di quella complessiva della pro-vincia di Modena, ma furono gli annidel boom della coltivazione del caffèche videro il maggior deflusso.Giunti ai porti brasiliani dopo viaggidisumani, conditi di nefandezze pas-sate alla storia come una delle paginepiù tristi della nostra emigrazione, ve-nivano condotti in baracconi dovesoggiacevano al rito della quarante-na.Da lì poi venivano trasportati allafazenda a cui erano destinati e im-piegati nelle piantagioni di caffè. Que-sto particolarmente nella zona di SanPaolo, dove le condizioni di vita deinostri emigranti erano quelle di sala-riati ridotti al rango di schiavi.I nostri montanari arrivarono però inun periodo nel quale i terreni da ce-dere agli emigranti erano ormai unararità e la crisi economica era diven-tata una realtà.

In ArgentinaIl 2,5% degli emigranti modenesi scel-se l’Argentina, uno dei principali pae-si esportatori di cereali, anche se glianni considerati corrisposero al peri-odo più buio della vita economica del

La via d'America

“Partirono all’inizio del secolo con laferma determinazione che un giornosarebbero ritornati. I loro corpi, trefratelli e la moglie di uno di questi,riposano invece nel minuscolo e sem-plice cimitero di Mark, una cittadinadella contea di Putnam, la più piccoladello stato dell’Illinois.Siamo ai primi del novecento. In mon-tagna non c’è lavoro e le prospettiveper un futuro migliore non si intrave-dono. Raimondo e la moglie Rosasono agricoltori. Possiedono un po-dere che non ha però la capacità disfamare i loro dieci figli: cinque ma-schi e cinque femmine.Edmondo, uno di questi figli, nel 1902,appena diciottenne, parte per la miticaAmerica in cerca di quel lavoro chela sua terra non può dargli. Pieno disperanza, lascia la sua casa, i suoifamiliari e gli amici. RaggiungeTolucca nello stato dell’Illinois e qui tro-va una prima sistemazione: lavora nellalocale miniera di carbone, alloggia incasa di compaesani.Non sono ancora passati due annidalla sua partenza che lo raggiunge ilfratello Guido di circa dodici anni piùvecchio di lui, il quale, in Italia, ha la-sciato la moglie Filomena incinta di

Maria. Anche Guido trova lavoro inminiera, un lavoro duro e scarsamenteremunerato. Una volta ambientatosi inquel paese, il giovane scrive alla mo-glie: ”Lascia la nostra piccina Mariaai nonni e vieni in America. Lavore-remo alcuni anni, metteremo da parteun po’ di denaro e ce ne torneremoper sempre a casa nostra”. Così, nel1906, in compagnia di altri montana-ri, Filomena parte per gli States. Inquel paese dove si parla una linguaincomprensibile alla quasi totalità de-gli emigranti, la donna non trova quel-l’ambiente che aveva sognato e, pre-sagendo quello che sarebbe stato ilsuo futuro e quello della sua famiglia,la giovane rimprovera il marito: ”Madove mi hai fatto venire? Non torne-remo più a casa nostra! Dov’è quellaricchezza che descrivevi nelle tue let-tere?”.Edmondo ritorna in Italia nel 1911; siferma poco tempo. Quando riparte,porta con sé un altro fratello, France-sco, ventenne, e la nipotina Maria cheallora ha 6 anni.Con alcune valige di fibra (strettamen-te legate da robusti spaghi), i due fra-telli e la nipotina si imbarcarono aGenova su una nave stipata di emi-

paese.Le attività che essisvolsero furono di agri-coltori, carbonai, ad-detti al disboscamentoe alle costruzioni fer-roviarie.In molti casi la societàargentina favorì l’inse-rimento degli immigratiall’interno del proprionucleo e il governo ita-liano non fu da meno.Cito a proposito un attodella Prefettura di Mo-dena datato 3 aprile 1903 (conserva-to presso l’Archivio di Stato di Mode-na), firmato dal Ministro Giolitti: ”Av-vocato Guglielmo Godio, d’accordocon rispettabile persona di codestaprovincia e di piena intesa con l’am-basciata della repubblica argentina,

organizza la concessione di terreni inquella repubblica allo scopo di traspor-tare delle famiglie di lavoratori dicodesta provincia. La prego, in quantopossa occorrere, di agevolare quellaopera che può tornare utile alla clas-se lavoratori”.

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22 la LUNA nuova - Dicembre 2004

Val Dragone

granti che li porta a New York. I circaventi giorni della traversata in Atlanti-co trascorrono molto lentamente. Lamonotonia e il pensiero fisso alla casa,ai propri cari, agli amici, rende il viag-gio molto triste, nonostante la speran-za di un futuro migliore. A bordo dellanave, gli uomini giocano alla “mora” oa carte; la donne fanno la calza, spes-so pregano (…). Molti emigranti, dacasa, si sono portati piccole riservedi cibo che consumano con parsimo-nia…

L’arrivoL’avvicinamento della nave a NewYork, offre ai nostri connazionali unospettacolo fuori dal comune: l’azzur-ro orizzonte rotto dal profilo dei grat-taceli, dà loro la sensazione di averraggiunto la terra del benessere, del-la ricchezza. La nave attracca a EllisIsland, un’isoletta vicina a quella sucui si erge la statua della libertà. Unavolta a terra, i passeggeri della navesono incolonnati e fatti salire primadavanti ai medici (in USA voglionogente sana) e poi davanti agli ispetto-ri dell’emigrazione ai quali devono di-chiarare l’età, il lavoro che sanno fare,quanto denaro si sono portati, se di-spongono di un contratto di lavoro ela loro destinazione in America. AdEdmondo, viene permesso di lascia-re subito Ellis Island: è la secondavolta che entra in questo paese. ViaChicago raggiunge quindi Mark dovela sua famiglia da un po’ di tempo di-spone di una propria casa di legno.Francesco e Maria vengono invecetrattenuti e, solo trascorso il periododi quarantena, viene loro permessodi raggiungere i congiunti a Mark, unpiccolo paese abitato quasi totalmen-te da italiani che lavorano nella locale

miniera di carbo-ne che occupa unmigliaio di perso-ne. Le abitazionidi questo paesesono in legno conservizi igienici al-l’esterno; non esi-ste una chiesa:quella più vicina sitrova nella cittadi-na di Granville chedista da Mark di-verse miglia. Co-m’era stato in pre-cedenza per gli

italiani, i nomi di Maria e di France-sco vengono americanizzati: Mariadiventa Mary, Francesco diventaFrank.

“Bordant” e la birraNella loro casa di Mark, Guido eFilomena, per guadagnare qualchedollaro in più, ospitano otto italiani, icosiddetti “Bordant”, i quali, ogni mat-tina, alle sette, iniziano il lavoro checontinuano ininterrottamente fino alletre e mezza del pomeriggio. E’ pocoprima di quest’ora che mammaFilomena scende ed accende la stufaa carbone per riscaldare l’acqua cheserve ai “Bordant” per lavarsi ed an-che per lavare i loro abiti sporchi dipolvere nera di carbone. I minatoripagano la “dozzina” a chi li ospita ogniquindici giorni, quando ricevono ilsalario. Dopo aver pranzato nel tardopomeriggio, gli uomini, talvolta, ripo-sano anche fino al mattino successi-vo. Durante il periodo del cosiddetto“proibizionismo”, finito il lavoro in mi-niera, aiutano le donne e i bambini aprodurre clandestinamente birra, vinoe grappa che poi vendono di contrab-bando. Nella casa di Mary si fa la bir-ra utilizzando malto, orzo “apes” e lie-vito. Il tutto, fatto bollire in grandi ti-nozze, viene poi immesso in piccolebottiglie chiuse da tappi metallici.

Dollari e religioneIl nostro minatore, nonostante le pri-vazioni e la vita riservata che condu-ce, non riesce a risparmiare grossesomme di denaro. Il suo modo di vi-vere e l’attaccamento morboso aldenaro gli procurano il soprannomedi “Greenon” dal termine inglesegreen: verde, il colore della bancono-ta della moneta statunitense.

“Greenon”, in seguito, oltre al signifi-cato di amante del denaro, acquistaquello di crumiro.L’abulia dei nostri emigranti a tutto ciòche non è denaro e lavoro, li rendepiano, piano indifferenti ad ogni cosa,e quindi, anche alla chiesa. Molte cop-pie dei nostri montanari sono rego-larmente sposate. Altre convivonosenza curarsi di regolare la loro posi-zione familiare.I figli di questi ultimi vengono denun-ciati ugualmente con il cognome delpadre. Ciò, forse, perché quando inostri connazionali giungono in Ame-rica, non trovano nessuna assistenzada parte di organizzazioni civili o reli-giose.Nei primi decenni del secolo, la mag-gior parte delle chiese della zona mi-neraria è retta da sacerdoti irlandesi,i quali, non vedono di buon occhio inostri lavoratori che accusano di es-sere individui rozzi, di essere andatiin quel paese soltanto per guadagna-re denaro, di essere pronti a scappa-re appena hanno messo da parte qual-che risparmio, di non curarsi dellachiesa (…).

La “little Italy”Gli abitanti della nostra montagna emi-grati negli U.S.A. lavorarono tutti inminiera. Abitarono la zona minerariaposta a nord-est di Goose Lake, neipaesi di La Salle, Oglesby, Perù,Spingvally, Tolucca, Lad, Danzel,Standard, Granville, Mark.Mark era un paese molto tranquillodove non si verificavano quei fattacciche riempivano le cronache dei gior-nali e che declassavano anche l’im-magine del laborioso e serio emigrantedell’Italia del nord. A Mark, non si as-sisteva infatti a fenomeni digangsterismo e tanto meno a quellelotte fra bande di Irlandesi e di Italianiche invece avevano avuto luogo fre-quentemente a Chicago e in altre zonenon solo dell’Illinois.Questo perché Mark era una “littleItaly”, abitata da italiani provenienti inmassima parte dall’Appennino mode-nese, da gente che pensava ai fattisuoi, armata di grande volontà e daldesiderio di migliorare la propria si-tuazione economica e pronta a ritor-nare in patria appena aveva messoda parte quel tanto da permetterle dicomperare la casa o il podere.A Mark si parlava il dialetto della mon-

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Val Dragonetagna modenese. La lingua inglese,almeno per i primi decenni del seco-lo, era conosciuta da una ristrettissimaminoranza di emigranti. In paese esi-steva la scuola primaria (8 anni); chivoleva continuare gli studi doveva re-carsi all’High School a Granville.Durante l’inverno, ed a Mark l’invernonon scherzava (cade molta neve, famolto freddo), i minatori trascorreva-no il loro tempo libero in famiglia o intaverna.Talvolta si ritrovavano in qualche abi-tazione di conoscenti e si racconta-vano fatti accaduti ad altri connazio-nali, si aggiornavano l’un l’altro suinuovi arrivi e sulle notizie che questiavevano portato dall’Italia e dal pae-se.Con il bel tempo, nei giorni di festa,usava fare scampagnate. Al sabatosera, a Mark, prima di cena, avevaluogo la parata dei membri del localeclub, in divisa, e c’era anche la ban-da musicale; dopo cena si ballava. Inautunno, c’era anche chi andava adaiutare qualche agricoltore a lavorareil granoturco, a fare la “spannocchie-ria”.

Per paga, si accontentava di portarea casa foglie di granoturco che utiliz-zava per riempire il materasso del let-to.

La miniera chiudeIl 18 marzo 1918, nella miniera di Markaccade un tragico incidente. Edmon-do, uomo coraggioso e sempre pron-to a svolgere i lavori più pesanti e ri-schiosi, rimane sepolto da una mas-sa di carbone che improvvisamentesi stacca da una parete della miniera:muore sul colpo. La miniera di Markviene poi chiusa nel 1929.Molti degli anziani restano al paese,mentre i giovani emigrano verso zonemigliori e più promettenti.Da minatori, questi intraprendentimontanari si improvvisano baristi, ri-storatori, commercianti, muratori edanche agricoltori.Ed è a questo punto che molti di lorosi arricchiscono velocemente. Il pre-stigio degli Italiani, va quindi via viaaumentando.I figli dei nostri connazionali trovanooccupazioni decorose. L’integrazionesta lentamente avvenendo e i giovani

iniziano a riscattare le umiliazioni su-bite dai loro genitori.Numerosi di questi emigranti che han-no lasciato il loro paese con a mala-pena il denaro per pagarsi il bigliettodi andata, diventano dei piccoli pro-prietari: si comprano la casa, si com-prano la bottega ed altri la fattoria edanche l’automobile.Mentre i genitori di Maria rimangonoa Mark, la ragazza, nel 1929, si tra-sferisce a Highwood dove, qualchetempo dopo, apre un negozio di ma-celleria.Highwood è una cittadina che si esten-de a nord di Chicago, sulla riva de-stra del lago Michigan, e attualmenteconta circa 6.500 abitanti, il cui 75%è di origine italiana e il 50% di questiè originario della montagna modene-se, di quella fascia appenninica chesi estende da Sant’Anna Pelago finoa Montese.La cittadina di Highwood, ancor oggi,economicamente e amministrativa-mente, è in mano di figli di nostri mon-tanari, i quali mantengono ancora vivele nostre tradizioni e la nostra parla-ta”.

Minatori a Cherry nel 1914. Da sinistra: Barbati Sante,Gualtieri Gelindo, Ricchi Cesare, Pietrosemoli Lodovico.

Emigranti diCostrignano nellaminiera di Cherry

di don Fabrizio Martelli

Dopo l’interessante articolo di SilvanoBraglia sulla terribile disgrazia mine-raria di Cherry nel 1909, è giusto ri-prendere l’argomento con ulteriori in-formazioni sull’emigrazione in gene-rale e su quella disgrazia in particola-re, perché sono argomenti che han-no riguardato diversi nostri compae-sani.Infatti, tra il 1884 e il 1920, dal comu-ne di Montefiorino, da cui dipendevaallora Palagano, risultano emigrate invarie parti del mondo oltre 5500 per-sone. La nostra montagna povera, confamiglie numerose e con tante boc-che da sfamare, offriva altrove le brac-

cia lavorative.I montanari partivano con coraggio,nella speranza di poter guadagnareun po’ di soldi e ritornare poi al paesed’origine.Chi partiva per il Nord America, s’im-barcava a Genova o nel Nord della

Francia e, dopo poco più di due setti-mane di dura traversata stipati in ca-bine non certo confortevoli, sbarcavanel porto di Ellis Island, davanti aManhattan. Da qui venivano smistatiin vari luoghi e destinati alle attivitàpiù svariate: nelle piantagioni di coto-

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ne, nelle miniere, nella costruzione diferrovie, o in altri umili e duri lavori.Qualcuno fece fortuna, ma non tuttiriuscirono a sfondare. Alcuni torna-rono più poveri di prima, stanchi emalati; altri rimasero per sempre lon-tano; qualcuno perfino ci rimise la vita.Questa, che è storia comune a tantiemigrati nel nuovo mondo, ha interes-sato anche molta gente della nostraterra, come le nostre otto vittime peri-te nella miniera di Cherry nel 1909.Partiti dai nostri monti, raggiunti il maree il porto prestabilito, sopportata la tra-versata in condizioni disumane, sbar-cati nel porto di Ellis Island, eranopassati a Chicago nell’Illinois per giun-gere finalmente a Cherry, la minieradel loro lavoro. Ma il loro sogno, il so-gno americano, si infranse nel disa-stro del 13 novembre 1909.Infatti, tra le 44 vittime emiliane dei259 morti di quel disastro, figuranogli 8 del comune di Montefiorino: An-tonio Barozzi, Eligio Casolari, AngeloCosti, Eliseo Costi, BartolomeoLanzotti, Ilario Maestri, Cesare Ric-chi e Gelindo Gualtieri.I loro nomi sono ricordati nel libro"Grande disastro", scritto subito dopola catastrofe da Antenore Quartaroli,un minatore di Boretto (RE), che mi-racolosamente si salvò dopo vari giornidi inferno. In quel terribile disastro,alcuni minatori del nostro comune nonfurono coinvolti, solo perché non fa-cevano parte di quel turno di lavoro.Tra questi sono da ricordare i due diCostrignano: Sante Barbati e LodovicoPietrosemoli.La presenza numerosa di nostri mon-

tanari nella stessa miniera, ci ricordache gli emigranti non partivano maida soli, ma in gruppo. Venivano re-clutati da procacciatori che giravanoper la montagna, poi le notizie si dif-fondevano con il passaparola, cosìerano parenti, amici, giovani dellostesso paese o di paesi vicini, chepartivano insieme per un’avventuracon la speranza di migliorare la vita.Gli 8 nostri compaesani morti aCherry, erano stati destinati a questanuova miniera. Allora il carbone eramateriale assai richiesto, soprattuttonelle ferrovie, nell’industria e nel ri-scaldamento. Solo nell’Illinois, all’ini-zio del 1900, erano attive una ventinadi queste miniere. Cherry aveva otte-nuto l’autorizzazione nel 1904 e nel-l’anno successivo iniziò l’estrazione econtemporaneamente la costruzione

del paese per i minatori.I pozzi furono fatti profondi 200 metricon tre vene orizzontali capaci di frut-tare 30.000 tonnellate di carbone almese. Era una miniera che promette-va una buona rendita alla Società chela gestiva, anche perché poté sfrutta-re subito l’energia elettrica provenientedalla vicina città di Ladd ed era benservita dalla ferrovia.Queste notizie prese da due pubbli-cazioni, "Grande disastro" di AntenoreQuartaroli e "La valigia di cartone" diWalter Bellisi, unite alle foto di pro-prietà di Elide Gualtieri, parente di unadelle vittime, e completate dalla ricer-ca nell’archivio parrocchiale diCostrignano, permettono di ricostrui-re con certezza alcuni particolarianagrafici di quattro minatori diCostrignano, di cui due periti nel di-sastro. Si tratta dei quattro amici fo-tografati insieme all’uscita dalla minie-ra e sono: Barbati Sante nato il 13giugno 1876, Gualtieri Gelindo nato il22 luglio 1881, Ricchi Cesare nato il6 luglio 1879 e Pietrosemoli Lodoviconato il 14 ottobre 1865. Per quantoriguarda i due periti in miniera,Gelindo Gualtieri e Cesare Ricchi,sono documentate le seguenti infor-mazioni: Gelindo Gualtieri era figliodi Vincenzo e di Ricchi Maria, figliadi Anania; Ricchi Cesare (negli elen-chi americani è sempre scritto Riccia motivo della pronuncia inglese) erafiglio di Domenico (figlio a sua voltadi Anania) e di Anna Abati. I due mi-natori morti erano quindi cugini, aven-do in comune lo stesso nonno Anania.Entrambi, prima dell’ultima partenza

Val Dragone

Tragedia di Cherry: i funerali delle vittime

Tragedia di Cherry

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di Chiara Ricchi

Tra le carte dell’Archivio Rettori dell’Archivio di Stato di Modena c’è un faldonerelativo alla Podesteria di Rancidoro, che comprendeva anche le frazionidell’attuale Comune di Palagano. In mezzo a carteggi spesso ordinari etalvolta prevedibili, fanno a volte capolino vere e proprie “chicche”, come que-sta “Nota de’ Malefizij”, oggi addirittura divertente e non priva di interesse peri cognomi citati, in gran parte gli stessi di oggi. Se è vero che , come sostene-va il Manzoni, la storia non è fatta solo dai Napoleoni, ma soprattutto dalleanonime masse di popolo, le piccole storie di questi nostri avi hanno la stessadignità delle cronache ufficiali , seppur ad un altro livello.Riporto il testo integrale nella stessa forma arcaica in cui si presenta, limitan-domi a poche note esplicative sui cognomi meno immediatamente riconoscibi-li.

Una "Nota de� Malefizij"datata 1738

Rancidoro1738

Nota de’ Malefizij, e Lettere

Altezza SerenissimaUmilio unita la nota delle causecriminali stata spedita in questa

Curia nel passato mese di dicembreassieme con quella delle cause purecriminali, quali in detto mese sonostate introdotti e col più profondorispetto facendo all’Altezza VostraSerenissima umilissima riverenza.

Rancidoro, 1739Umilissimo ossequientissimo eriverentissimo servo Francesco

Maria Firzi Malaspina

Nota delle cause criminaliintrodottesi nella Curia diRancidoro nel mese di luglio 1738- Bartolameo Martelli querelò Cristo-faro e Pellegrino Ferrari per paroleingiuriose;- Bartolameo Pradelli querelò Gio.Maria Grandi per averlo peso per licapelli.

Nota delle cause criminali speditanella Curia di Rancidoro nel mesedi novembre 1738- Geminiano Ferrari per paroleingiuriose contro di BartolameoMartelli condannato in pena di £. 2;- Cristofaro Ferrari per paroleingiuriose contro dello stesso Martelli

condannato in pena di £. 2;- Sargente Guia (= Guigli) e LorenzoGuia per vicendevoli insulti condannatiogn’uno d’essi in pena di £. due ....£.4

In detto mese non si sono introdottecause.A dì 29 dicembre comunicate conPoliza alle Sig.ri Ducali Fattori lesuddette condanne per l’esazione .

Nota delle cause criminaliintrodottesi nella stessa Curia indetto mese di dicembre 1738- Giovanni e Giacomo fratelli Forti daPalagano querelati da Giovanni Guia(= Guigli) per insulti;- Domenico Lama (=Lami) Massarodella Comunità di Palagano peromissione di varie denuncie;- Li Consiglieri della Comunità diPianorso per non aver volutoacconciare le strade pubbliche.

Nota della Cause criminali speditanella Curia di Rancidoro nel mesedi dicembre 1738- Lorenzo Guia (= Guigli) daBoccasuolo per insulti fatti a DomenicoMarchetti condannato in £ 4;- Giulio Monti da Palagano per pugnidati con effusione di sangue allavedova Fiora Monti condannato in£. 10;- Antonio Madoni e Giovanni di lui figlioda Boccasuolo per percosse date aBartolameo Caivana (= Galvani)condanati in £. 10.

per l’America si erano sposati aCostrignano: Cesare con MariaBaldoni il 12 agosto 1909 e Gelindocon Maria Monti il 30 settembre 1909.Ben poco, però, durarono le loro fa-miglie.Il fuoco nella miniera del 13 novem-bre di quello stesso anno, spezzò pre-sto la vita dei due cugini, lasciandovedove le loro giovani mogli.Per vari mesi continuarono le ricer-che dei poveri minatori intrappolati emorti nelle gallerie sotto terra. I restimortali dei due cugini Gelindo e Ce-sare, composti nelle bare, furono por-tati nel vicino cimitero di Ladd, e se-polti accanto. Nello stesso cimiterosono documentate pure le tombe dialtri due morti di Montefiorino, AngeloCosti ed Eliseo Costi.Intanto la notizia del disastro era giuntain Italia.A fine novembre, il giornale “La Do-menica del Corriere” dedicava la co-pertina a questa sciagura, ricordan-do che molti minatori erano italiani.La notizia arrivò anche nelle nostremontagne. Il dolore e la costernazio-ne delle famiglie colpite furono gran-di.Da Costrignano, Dovindo Gualtieri,fratello di Gelindo, appena poté, partìper l’America, non per lavorare, maper riaccompagnare a casa la giova-ne cognata vedova, che poi sposò il12 gennaio 1911.Nel ritorno in Italia, portarono le po-che cose che avevano e, tra esse,alcune foto di famiglia e della sciagu-ra. Sono queste foto originali i docu-menti più eloquenti di questa immanetragedia. Esse ci presentano in unasequenza tragica: la miniera, alcunicorpi recuperati e allineati sotto unatenda mortuaria, il riconoscimento diun cadavere, alcune bare con paren-ti e amici, il trasporto delle bare, oro-logi e oggetti personali dei poveri mi-natori, una ventola costruita nella ter-za vena per respingere il fumo, le tom-be dei due cugini sepolti vicino…Sono tutte foto conservate con cura,come reliquie, e oggi ci aiutano an-cora a non dimenticare.Degli altri sei di Montefiorino, peritinella stessa miniera, rimane ancorada individuare le loro famiglie e i datianagrafici.Anche per loro deve continuare coninteresse la ricerca e lo studio, pernon dimenticarli.

Val Dragone

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di Irene Bartolai

E' vero che quando si invecchia tor-nano alla mente aneddoti che sem-bravano scomparsi per sempre.

Scherzi del dialettoEro una bambina di circa otto annied in occasione del matrimonio di unazia fui meravigliata dal comportamen-to di alcune ragazze che, all'arrivodello sposo, cominciarono a fargli icomplimenti per la "bella mudanda"che indossava, così fatta bene, di unbel colore e di un bel velluto, io conti-nuavo a guardare lo sposo, ma nonvedevo assulutamente le "mutande" netanto meno potevo credere che per ilmatrimonio usassero di velluto.

di Luciano Casolari

“Lasciatemi cantare, cantare da solo,lasciatemi cantare, sono di Boccas-suolo.Ciao Boccassuolo con i castagnaccihe a Palagano li chiaman ciacci, condi mnufachie e del carshent fritt e delbraghere che gl’ien shtan mai zitte...”.Iniziava così una mia canzone,cantacopiata da un’aria di TotoCotugno.Quest’estate come al solito sono tor-nato nel paese più bello del creato(Boccassuolo), e la sera, alcune vol-te, sono emigrato in quel di Palaga-no, per il mercatino. Ho apprezzato losforzo dell’Amministrazione per cre-are uno spazio dedicato allo“shopping” (che brutta parola), inve-ce ho molto più gradito i ciacci cheho mangiato grazie ai Maestri ciacciaidi Palagano. Ho anche ricevuto unostampato, dove si descrive come deveessere fatto il ciaccio. A questo pun-to, campanilista come io sono, misono detto: perché non scrivo anch’iocome si fanno i castagnacci da pane?

Val Dragone

Ricordid'infanzia

Chiesi spiegazioni, ma mi risposerocon una rapida traduzione dal dialet-to:" è il vestito dello sposo".Qualche giorno dopo lo chiesi a miopadre il quale mi diede una rispostamolto più chiara: il vestito bello erachiamato così perchè mutava l'aspet-to degli uomini, che essendo di solitoagricoltori, non erano certo ben ve-stiti e nemmeno pulitissimi visto che ilcontatto con la terra, gli animali ed illetame li obbligava ad indossare in-dumenti rozzi ed informi e pieni di rat-toppi e, a causa delle energiche lava-ture, dai colori molto incerti.

Una cicogna specialeUn altro ricordo è dedicato ad un per-sonaggio un po' particolare, ma ab-bastanza famoso nella nostra valle: erauna donna che già negli anni '20, avolte con il marito o il figlio, ma moltopiù spesso da sola, un paio di volteall'anno veniva a piedi a vendere lastoffa. Portava i rotoli delle pezze sul

capo in perfetto equilibrio, girara dicasa in casa e si fermava a dormirein qualche cucina ospitale .Era una figura molto apprezzata , sim-patica, veniva accolta ben volentieridalle donne che avevano bisogno distoffe per fare indumenti per tutta lafamiglia, portava il suo carico daChiozza ed oltre alle stoffe portavaanche le notizie da una borgata all'al-tra nella sua aperta parlata toscana,si chiamava Petronilla.Quando ero molto piccola mio padremi diceva che anch'io era stata por-tata da Lei in mezzo alle stoffe, ma seavessi fatto la cattiva, quando ripas-sava mi avrebbe restituito, e laPetronilla stava al gioco così mi ritro-vavo combattuta tra la curiosità di ve-derla ed ascoltarla e la paura di esse-re portata via. Finita la guerra non siè più vista e non si è saputo più nulla,ma penso che per molti sia stata unapersona veramente particolare ed in-dimenticabile.

Castagnacci da panePremetto che il termine castagnaccioda pane mi è stato trasmesso dal non-no Beppe d’Misarell, il quale raccon-tava che una volta i castagnacci si fa-cevano solo con la farina di castagnee le cotte. Poi anche in montagna co-minciò ad arrivare la farina da pane ei castagnacci diventarono castagnac-ci da pane. Gli ingredienti sono comequelli di Palagano. Ma noi siamo mol-to più raffinati e non facciamo la “cola”ma la “pachiarotta”.Per fare i castagnacci occorrono: fa-rina, acqua della “Funtana d’Ca’d’Caivana” (è l’ottimale) buona anchequella “di Cureije e d’Pra Ghiacc”, lecotte, una cotica di prosciutto crudo,lardo finemente tritato con la mezza-luna assieme ad aglio quanto basta erosmarino, Parmigiano Reggiano,naturalmente una stufa per la cottura.Per fare i veri castagnacci si sostitui-sce la farina con la farina di casta-gne. Vi svelo un segreto, per fare la"pachiarotta", usate anche un po’ dilievito Svissero (non è un errore) lovende sia la Lilli che la LiLù e magariun bicchiere di acqua minerale gas-

sata.Si prepara la pachiarotta amalgaman-do bene l’acqua e la farina, si lasciariposare, intanto si mettono sulla stu-fa le cotte a scaldare, fino a quando“levano”, si ungono con la cotenna diprosciutto poi, con un "meshclin" (me-stolo) si mette una dose sulla cotta, esubito dopo si ricopre con l’altra cot-ta, dopo qualche minuto si girano lecotte e si fa cuocere dall’altra parte.A questo punto il castagnaccio è pron-to. Si toglie dalle cotte, lo si deponesulla “pishtarella” (tagliere), lo sifarcisce con e “pisht” e il formaggio eil gioco è fatto. Per mangiarlo si“arudella” (arrotola) su sé stesso, sipiega sul fondo per non "shprillarsi"(sporcarsi), non come fanno i pala-ganesi che lo piegano in quattro, per-ché il castagnaccio da pane va mor-sicato ma anche un po’ "tittato" (suc-chiato come una carammella).Adesso ci si mette anche la Nutella,che è molto buona, ma che non ha ilsapore di fame che avevano i nostricastagnacci. Noi Boccassuolesi nonabbiamo ottenuto la denominazio DOCma sicuramente abbiamo da semprela denominazione controllata e protettadel Castagnaccio da pane TOC.Alla prossima.

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2727la LUNA nuova - Dicembre 2004

La ballata della Valledi Bruno Ricchi

TERZA PARTE

Per Palagano è Suor Imelde (1) ancorapur se per anni Madre Generalequesta Ranucci che la valle onoracui piazza ha dedicato sul “canale”mosse contro i tedeschi alla buonorachè al paese non féssero alcun male;fu donna di cultura e concretezzavero pilastro di bontà e saggezza!

Venìa dal Bosco tal Paglia Innocente (2)

quell'ometto canuto che rammento,di statura morale più imponentee per i buoni affari gran portento,di prole numerosa e intelligentefu amoroso padre, sempre intentoad inculcare regole di vita:azione meritevole e riuscita!

(1) Madre Imelde Ranucci (14 giu-gno 1904 - 20 settembre 1980),nata a S. Stefano di Palagano daIgnazio e Virginia Marasti, a noveanni entrò nel convento delle suo-re Francescane, diplomandosimaestra a 18 anni. Insegnò per al-cuni anni a Campogalliano, poiebbe cattedra a Palagano. Nel 1928divenne religiosa e nel 1932 fece ivoti perpetui di Suora Francesca-na: fu insegnante elementare a Pa-lagano per lunghi anni e, nel 1949,fu eletta Superiora Generale dell'or-dine. Fu donna forte, intelligente edinamica che, oltre a far crescerela comunità palaganese, sepperaggiungere insperati obiettivi: nel1950 l'apertura della scuola media,nel 1957 l'avvio dell'Istituto Magistra-le; negli anni '50 la costruzione delnuovo grande edificio a fianco delvecchio convento, nel 1967 l'aper-tura della missione in Madagascar.L'8 dicembre 1979 il Consiglio Co-munale di Palagano la decorò dimedaglia d'oro per: “L'altissimo de-terminante contributo recato allosviluppo della comunità palagane-se con una vita interamente spesaal consolidamento dei valori mora-li, sociali e religiosi fra la nostra gen-te”. Fu autrice del diario “Lagrimee Sangue: 8 settembre 1943-30maggio 1945” (TEIC Modena).

(2) Paglia Innocente (1886-1959),piccolo e asciutto, capelli candidilo ricordo arrivare a piedi alla Mes-sa di mezzogiorno. Nato a Vitrioladi Montefiorino, prima della grandeguerra aveva condotto il podere del

Il dottor Neri (3) da Borrasilanoincurante del detto che siam mattidivenne cittadino a Palagànosposando Bruna, di casato Fratti;fu primo cittadino, caso strano,perchè fine, educato, ligio ai patti...per nostra autonomia s'impegnò a fondo,fu uomo buono e onesto a tutto tondo!

“Giuvanin de Curer” Meldi Giovanni (4)

un vecchietto simpatico ed ossutoio giovincello di spirito e d'annivenditor di “lunari” ho conosciuto;ridendo raccontava i suoi ingannie la “Domenica” aver sempre venduto,a briscola sfidò Nonna Minghinache gli fregava i “raggi”. Birichina!

Casa miaLontano lontano, oltre il confine odiatodopo montagne eccelse ed ubertose valli,sta il paesetto mio, con le tortuose calli,ai piedi d'altri monti accocolato.

Quasi situata fuor dell'abitato,piccola ma accogliente,con un veron di fiori, sorridente,è la casetta dove io son nato.

Oh! Come agogno di posarvi il piede!Da troppo tempo ormai vi son lontano...e sempre aspetto ma aspettando invano...fugge la poesia, fugge la fede!

La fantasia, sola libera cosadi questa sporca e coatta vita,con voli immensi nell'aere infinita,corre da lei e dentro vi si posa...

Sfiora le cose care con spasmodico gesto,il caldo letto... e l'amica fiamma,una piangente sposa... una canuta mamma!Ma sopra tutto... l'imbandito desco!...

Ma poi qual bolla di sapone,la labile chimerache mi tormenta da mattino a serasvanisce e si frappone

tra il roseo sogno,il grave pondo della prigionia...che mi fa star così da casa mia,lontan, triste e negletto!

Hafendorf Styria, 13/11/1943

Composizione “Scritta in un momento di suprema tristezza e dinostalgia incontenibile” da autore ignoto, ma con

probabilità di origine dai nostri monti

beneficio parrocchiale di Savo-niero, quindi era emigrato inAmerica ove rimase a lavora-re per sette anni. Rientrato inItalia, sposò Ortonovi Gemmaed abitò alla “Penna” di Savo-niero, si trasferì poi al poderedel “Bocco” con tutta la fami-glia (sei figli) che allevò conamore, ma insegnando sem-pre sacrificio e disciplina. Sti-mato e benvoluto era ritenutoin gamba per gli affari.

(3) Neri Andrea (1912-1993),proveniente da Lama Mocogno,avendo sposato Fratti Bruna, sitrasferì a Palagano ove svolge-va attività notarile. Negli annisessanta costruì la bella villa alcentro del paese, di fianco allaproprietà della moglie, chiama-ta “La Pineta”. Nei primi annicinquanta iniziò, assieme adaltri palganesi, la battaglia perriportare il comune a Palagano.Fu sindaco dal 1967 al 1972superando sempre con la col-laborazione e la pacatezza lascarsa determinazione del suocarattere. Fu sempre stimatoe benvoluto perchè rispettosodi tutti, amici e avversari. Neglianni della sua amministrazio-ne si attuò la convenzione frala Federazione Italiana Tennis,Casa Papa Giovanni ed il Co-mune per la nascita del CentroTecnico Federale di tennis;sempre durante il suo manda-to fu acquistato dalla Curia ilterreno di “Campiano” per la re-alizzazione dello stadio comu-nale.

(4) Giovanni Meldi (1880-1959), era un vecchietto minu-to e vispo che aveva apertouna modesta “edicola” nellabassa costruzione situata tral'attuale abitazione di MeldiDomenico ed il negozio di Sal-vatori Leandro. Vendeva la “Do-menica del Corriere”, i “lunari”e qualche raro quotidiano (masolo la domenica). Era solitorecarsi a Monticello in casa diDomenica Salvatori per un caf-fè e per la rituale briscola“giovannina” (due raggi copertie i successivi scoperti). I “rag-gi” venivano marcati con unfiammifero, posto di fianco allarispettiva tazzina.

Val Dragone

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[] Indirizzo insufficiente[] Destinatario sconosciuto[] Destinatario deceduto[] Rifiutato[] Altro ....................................................

La LUNA nuovaVia Palazzo Pierotti, 4/A - 41046 Palagano (MO) - Italy

Riflessioni

F E L I C E

S E R E N O

N A T A L E

A TUTTI VOI.

A

CHI

A M A

DORMIRE

MA POI SI

S V E G L I A

SEMPRE DI

B U O N

UMORE, A CHI

S A L U T A

ANCORA CON UN

B A C I O ,

A CHI LAVORA MOLTO

E SI DIVERTE DI PIU�,

A CHI VA DI FRETTA IN

AUTO MA NON SUONA AI

SEMAFORI, A CHI ARRIVA IN

RITARDO MA NON CERCA SCUSE, A

CHI SPEGNE LA TELEVISIONE PER

FARE QUATTRO CHIACCHIERE, A CHI

E� FELICE IL DOPPIO QUANDO FA A META�,

A CHI SI ALZA PRESTO PER AIUTARE UN

AMICO, A CHI HA L�ENTUSIASMO DI UN

BAMBINO MA PENSIERI DA UOMO, A CHI VEDE

NERO SOLO QUANDO E� BUIO, A CHI NON ASPETTA

IL NATALE PER ESSERE PIU' BUONO