1-canfora - slga. la biblioteca e il museo

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LO SPAZIO LETTERARIO DELLA GRECIA ANTICA Volume I LA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DEL TESTO Torno I LAPOUS Torno II L'ELLENISMO Torno III I GRECI E ROMA Volume II LA RICEZIONE E L'ATTUALIZZAZIONE DEL TESTO Volume III CRONOLOGIA E BIBLIOGRAFIA DELLA LETTERATURA GRECA LO SPAZIO LETTERARIO '::0';> DELLA GRECIA ANTICA Direttori: GIUSEPPE CAMBIANO, LUCIANO CANFORA, DIEGO LANZA Volume I ~(l{-\ LA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DEL TESTO Torno II L'ELLENISMO -1lt5) !. .C0JY'~ LOJ t.:,ibeJ~+<'>c-·~ / pp. ~M-29 SALERNO EDITRICE ROMA

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Page 1: 1-Canfora - SLGA. La Biblioteca e Il Museo

LO SPAZIO LETTERARIODELLA GRECIA ANTICA

Volume ILA PRODUZIONE E LA CIRCOLAZIONE DEL TESTO

Torno ILAPOUS

Torno IIL'ELLENISMO

Torno IIII GRECI E ROMA

Volume IILA RICEZIONE E L'ATTUALIZZAZIONE DEL TESTO

Volume IIICRONOLOGIA E BIBLIOGRAFIADELLA LETTERATURA GRECA

LO SPAZIO LETTERARIO'::0';>

DELLA GRECIA ANTICADirettori:

GIUSEPPE CAMBIANO, LUCIANO CANFORA,DIEGO LANZA

Volume I~(l{-\ LA PRODUZIONE

E LA CIRCOLAZIONE DEL TESTO

Torno IIL'ELLENISMO

-1lt5)

!. .C0JY'~ LOJ t.:,ibeJ~+<'>c-·~/ pp. ~M-29

SALERNO EDITRICEROMA

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In redazione:CORRADO PETROCELLI

III

LA BIBLIOTECA E IL MUSEOInsert; iconografid:

LUIGI TODISCO

Traduzioll;:Carlo De Nonno ha tradotto il saggio di CHRISTIAN JACOB;

Elisabetta Mazzetti il saggio di KONRAD VOSSING.

ISBN 88-8402-120-0

Tutti i diritti riservati - All rights reserved

Copyright © 1993 by Salerno Editriee S.r.l., Roma. Sono rigorosamente vietati la ri-produzione.la traduzione. I' adattamento, anehe parziale 0 per estratti, per qualsiasiuso e con qualsiasi mezzo effettuati, eompresi la eopia fotostatica, il mierofilm,la me-morizzazione elettronica, eee., senza la preventiva autorizzazione scritta delia Saler-

no Editriee S.r.l. Ogni abuso sara perseguito a norma di legge.

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III. LA BIBUDTECA E IL MUSEDLUCIANO CANPORA, La Biblioteca e il Museo

I. L'Accademia z. II Peripato 3. Alessandria 4. II lavoroscientifico nel Museo S. Le biblioteche 6. La Biblioteca 7.La consistenza libraria 8.Biblioteche e storia dei testi 9. Desti-no delle biblioteche

MARCO FANTUZZI, II sistema letterariodellapoesia alessandrinanelIII see. a.C.I. Ristrutturare generi letterari: un "gioco con Ie forme"? z. Capi-re classificando (per poi archiviare 0 continuareo recuperare) 3.Innovazioni tradizionalistiche ... 4.... e sperimentalismi margi-nali s. Formule da non ripetere, glosse da inventare

LUIGI LEHNUS, Callimaeo tra la 'polis' e il regnoI. Vita 2. Opere

MASSIMO FUSILLO, Apollonio RodioI. Le Argonautiche e il genere epico (uno sguardo diaetonico) 2. Lapoetica alessandrina (uno sguardo sincronico) 3. Raccontare ilviaggio: prima e dopo la Colchide 4. Raccontare I'tr/ls: Me-dea s. Giasone fra antieroismo e frustrazione 6. Ritmi e tempidel racconto 7. Glispazi, gli oggetti 8. Forme espressive 9.La ricezione

MARCO FANTUZZI, 'Teocritoe la poesia bueolicaI. Filita bucolico? 2. Teocrito: Ie testimonianze sulla vita e i restidell' opera 3.Teocrito a Cos 4.Encomi ed epilli di Teocrito: frare semidei e dei semiumani S. Teocrito poeta mimico (e il mimobucolico) 6.Individualita ed eteronomia del genere bucolico

ENZO DEGANI, L'epigrammaI. Le origini 2. L'epigramma arcaico 3. L'epigramma classi-co 4. Le raccolte di epigrammi S. L' epigramma ellenisti-co 6. L' epigramma romano 7. L' epigramma d' eta imperia-Ie 8. L'epigramma bizantino

FRANCO MONTANARI, L'erudizione, la filologia e la grammaticaI. Filologia, grammatica, tradizione e interpretazione dei testi: la let-teratura erudita 2. Esegesi prealessandrina. II ruolo di Aristotele edel Peripato 3. Da Zenodoto ad Aristarco 4. Dopo Aristarco

EZIO PELLIZER, La mitografia 283I. La "storia poetica" delle origini 2. Poeti dotti ed antiquari in etaalessandrina 3.Altri canali di diffusione dell' erudizione "mitogra-fica" 4. Dati "mitografici" sparsi in opere non specifiche s. Unesempio istruttivo: Pausania Postilla bibliografica

FERRUCCIO FRANCO REPELLINI, Matematica, astronomia e mecca-niea 305I. La matematica 2. L' astronomia 3. Le meccaniche

IVAN GAROPALO, Figure della medidna ellenistica 345I. Dogmatici ed empirici 2. Erofilo 3. Gli eroftlei 4. Erasi-strato S. Gli erasistratei 6. Gli empirici 7.Asclepiade di Biti~ma Postilla bibliografica

ROBERTO PRETAGOSTINI, Le teorie metrieo-ritmiehe degli antiehi.Metrica e ritmo musicale. 369I. La teoria dei metra prototypa 2. La teoria metrica derivazionisti-ca 3. Confronto fra i due sistemi e loro influenza sulle teorie me-triche dei moderni 4. Criteri metrici nella prassi editoriale deigrammatici alessandrini s. Le teorie musicali relative al rit-mo 6. Prassi metrico-ritmica nella culrura greca arcaica e classica

CHRISTIAN JACOB, La geografia 393I. La geografia in biblioteca 2. Geografia e lettetarura: esclusionee paranoia 3. Rivedere la carta 4. Uno spazio geometrico s.La carta alessandrina come "mobile immobile" 6. II trattato geo-grafico 7. Un nuovo spazio intellettuale

MARIA MICHELA SASSI, Fisiognomica 431I. Riflessi dell' anima 2. Scienza e pregiudizio

MARIA MICHELA SASSI, 'Mirabilia' 449I. Declino e rivincita del meraviglioso 2. La paradossografia: ina-ridimento 0 perversione? 3. Credevano gli antichi ai loro mirabi-liar

SALVATORE SETTIS, La trattatistica delle arti figurative 469I. Descrivere I'me, descrivere il vero 2. Daile "fonti per 10 studiodell'arte antica" al discorso sull'arte 3. Nasce la "storia dell':u-te" 4. Cercare un linguaggio

DIEGO LANZA, MenandroI. II classico senza opere 2. Un modo nuovo di far commedia 3.

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NICHOLAS HORSFALL, RomaI. Le origini 2. L"'eta di piombo" 3. L' entrata di Roma nelmondo greco 4. L' ellenizzazione popolare 5. II teatro 6.Musica, atletica 7.La tarda repubblica 8. I Greci a ROffia 9. Itecnici geeci 10.L' arte greca II. I Romani e la cultura letrerariagreca 12. II latino negativo Postilla bibliografica

LUCIANO CANFORA, PolibioI. «La Grecia conquistata dai Romani» 2. Una storia davvero"universale" 3. Tycht 4. La tipologia costituzionale 5. Politi-ca e morale 6. La critica dei predecessori

Eredita, permanenze e innovazioni 4. II ritrno drammatico 5.Menandro e la citta sospesa

GIUSEPPE CAMBIANO - LUCIANA RBPICI, Atene: Ie scuole Jeifilo-sofiI.I filosofl e la citta 2. L' attivita delle scuole filosofiche 3. Ladimensione dialettica nelle filosofie ellenistiche 4. II ritomo del-Ia poesia e della retorica 5. La letteratura filosofica e l'insegna-mento 6. La letteratura epicurea e la memoria

FAUSTO PARENTE, GerusalemmeI. Mondo greco e mondo ebraico prima e dopo Alessandro. II pro-blema della ellenizzazione delIa Giudea 2. La traduzione grecadella Scrlttura in Giudea e a Gemsalemme 3.Storiografia ed epi-ca in lingua greca nella Gemsalemme degli Asmonei 4. L' uso delgreco a Gemsalemme come risulta dalle Continon letterarie 5.Laconoscenza e I'uso del greco nella Gerusalemme del periodo roma-no COmedocumentata nella letteratura rabbinica. II problema dellapoliglossia nel I see. d.C.

FRANCO MONTANARI, AlessanJria e CireneI. Alessandria 2. Cirene

INDICIIndice delle illustrazioni

FRANCO MONTANARI. Pergamo 639I. La citta. gli Attalidi e la biblioteca 2. La cultura pergamena

LIVIO ROSSETTI - PATRIZIA LIVIABELLA FURIANI, RoJi 657I. La tripolis nasos .2. I secoli VI e Va.C. 3.La stagione dei poeticomici 4.La stagione dei 610sofl 5. II III secolo: letterati, stori-d e geografi 6. II II secolo a.C.: Roma "scopre" Rodi 7. Rodicome osservatorio astronomico elettivo: Ipparco di Nicea 8. Lapaideia rodiese (II e I secolo) 9. Gli storici del II e I secolo 10.Andronico, Gemino, Teodoro e il dissolversi delle tradizioni di altacultura nell'isola Postilla

EDGAR PACK. Antiochia: schema Ji uno spazio letterariosemivuoto 717I. Un centro di potere . . . 2. Gli inizi 3.Arato di Soli 4. L' e-poca di Antioco il Grande 5. La storiografla 6. II teatro 7."Letteratura" e spazio cittadino: i ginnasi, Ie biblioteche, Ie "scuo-Ie" 8. Letteratura d' "occasione" 9. Un poeta antiochenoin cerca di un nuovo centro di potere: Aulo Licinio Archia aRoma

KONRAD VOSSING, Cartagine 769I. II periodo punico 2. La Cartagine romana Postilla biblio-graflca

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I. L'ACCADEMIA

L'Accademia di Platone non e assimilabile ad istituzioni moder-ne che portano 10stesso nome. Ha osservato W.K.e. Guthrie cheil solo raffronto possibile potrebbe essere con quella istituzionesui generis che sono i colleges inglesi «con Ie loro caratteristiche, ere-ditate dal mondo medievale: in particolare con Ie loro implicazio-ni religiose e l'ideale di una vita in comune, in special modo diuna tavola comune ».1Un elemento costitutivo deU'istituzione e ilJuogo sacro dove la seuola EuinstaUata: il carattere sacro del terrenoe un dato ben attestato. Dal punto di vista "giuridico", l'Accade-mia era un thiasos, un'associazione di culto al servizio di una divi-niti: nel caso deU'Accademia tali diviniti furono Ie Muse. La co-muniti platonica praticava il «banchetto in comune» (syssition):occasione altamente significativa, al punto da suscitare la convin-zione che chi cenasse con Platone si sentiva meglio il giorno suc-cessivo (Plutarco, Quaest conv., 686a; Ateneo, X 419c). Alcune"leggi" regolavano il banchetto: Senocrate e Aristotele avevanoseritto suU'argomento (Ateneo, v 186b, XIII S86b).

Filiazione diretta del simposio, il dialogo e il veicolo privilegia-to deUacomunicazione nel "sistema" deU'Accademia. Ci si e chie-sti se del sistema facessero parte anche vere e proprie lezioni, e ladiscussione si e concentrata su di una ben nota e controversa testi-monianza di Aristosseno (Elementa harmonica, II I), il quale a suavolta sosteneva di risalire ad Aristotele, a proposito deUa celebrelezione di Platone «sui bene» (ten peri tou agathou akoasin). Favori-no,.il grammatico di eti adrianea, conosceva un aneddoto riguar-dante una "lettura" di Platone ai discepoli, una"lettura del Fedone,che non avrebbe, a quanto pare, avuto grande successo se 301 termi-

I. W.K.C. Guthrie, A History of tht Andent Philosophy, IV, Cambridge. CambridgeUniv. Press. 1975. p. 19.

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ne nella sala era rimasto il solo Aristotele (FHG, III p. 580, fro22).

H. Cherniss2 e dell'avviso che l'esperienza descritta da Aristosse-no fu un exploit isolato, a1contrario il Guthrie, ne! IV tomo delIaStoria, pur senza argomenti cogenti, deduce dal passo di Aristosse-no che Platone « gave also continuous lectures ».3Un problema daporsi e se sia possibile stabilire quale sia stata l'evoll1zione delIascuola platonica nelI'atnbito delle "materie di insegnamento" neiql1arant'anni durante i quali Platone la diresse. Certo vi erano de-gli elementi fissi: la matetnatica era uno di essi. « Se siamo in gradodi gettare uno sguardo nell'attivita scientifica dell'Accadernia - hascritto il Wilamowitz - 10 dobbiamo all'innocente scherzo delIaCommedia ».4In effetti la testimonianza piu dettagliata di cui sidisponga e quella del comico Epicrate, il quale ci presenta Platonetra i suoi allievi, impegnato in una ricerca botanica in occasionedelle Panatenee.5 Un medico siciliano e presente alla discussionee si comporta in un modo sommamente villano, ma Platone di-nanzi a cio rimane del tutto impassibile. Cio che importa - dalpunto di vista dell'organizzazione delIa scuola - e appunto la pre-senza del medico siciliano: smentita "in carne ed ossa" dell'opi-nione corrente secondo cui vi sarebbe stato un ridotto interesse,nell'Accadernia, per Ie scienze della natura.

2. IL PERIPATO

Anche il Peripato e un Mouseion suI modello dell'Accademia. Lefonti in proposito sono ben note: innanzi tutto il Testamento diTeofrasto, dove si parIa esplicitamente del Mouseion che era all'in-terno della scuola (Diogene Laerzio, v 51:eis to hieron); quindi unframmento molto ricco di Antigono di Caristo (presso Ateneo, XII

547d-548b), che ci informa sulla vita colIettiva del Liceo sotto la

2. Aristotle's School. A Study oj a Greek educatio'lal imtitution, Berkeley 1945,trad. itFirenze, La Nuova Italia, 1974,p. 2.

3. Guthrie, op. cit, p. 21.4· U. von Wilamowitz-Moellendorf£; A"'igonos von Karystos, Berlin, Weidmann,

1881, p. 283.5. II frammento e in Ateneo, II 59d.

direzione di Licone. II complesso delle proprieta delia scuolacomprendeva: il kepos (il giardino), il santuario delle Muse (Mou-seion), l'altare delle Muse, Ie statue, gli ex-voto (anathemata), lapasseggiata (peripatos), Ie camere per ospitare i dotti (oikiai pros toikepoi); i pasti in comune comportavano da parte dei partecipanti(epicheirountes) un contributo (symbolai). Vi erano ans-hedegli "ad-detti": uno hieropoios, un epimeletes ton Mouson incaricato di occu-parsi del santuario, e mensilmente veniva eletto una sorta di"coordinatore" ho epi tes ettkosmias. Gli schiavi, la biblioteca ecc.erano proprieta dello scolarca. Poiche era vietato ai meteci di es-sere proprietari di una parte purchessia di suolo attico, ne Aristo-tele ne Teofrasto - che erano per l'appunto meteci - poterono es-sere proprietari del suolo e degli edifici della scuola: fino a1mo-mento in cui Demetrio Falereo, signore di Atene dal 316 al 306a.c., fece dono al suo maestro Teofrasto del glorioso sito (Dioge-ne Laerzio, v 39).

11 locus classicus sull'organizzazione dell'insegnamento pressoAristotele e in Gellio (xx 5):

Le lezioni sulle arti e sulle scienze,del 61050£0 Aristotele,erano divisein due categorie: quelle essoteriche (exoterika) e quelle acroamatiche(akroatika). Le prime erano incentrate suliaretorica, suliarisoluzione diaporie sofistichee suliaconoscenzadegliaffaripolitici (civilium rerum no-titiam). Le altre avevanoperoggetto una filosofiapiu elevatae riguarda-vano 10 studiodelianatura e Ie disceptationes dialecticae. Aristoteleinsegna-va ten akroatiken nel Liceo,almattino:non siera accettatia caso,bisogna-va,per essereaccettati,dimostrareil proprio talento, di possederecono-scenze preliminari, gusto e operosita nello studio.6 Le lezioni essoteri-che Ie teneva,nello stessoluogo,di sera,e insegnaval'eloquenza:vi am-metteva tutti i giovani senza distinzione (eas vulgo iuvenibus sine delectupraebebat). Chiamavala prima lezione «passeggiatadel mattino» (eothi-non peripaton) e la seconda «passeggiatadelia sera» (deilinon peripaton),giacchesia in un casoche nelI'altro teneva Ie sue lezioni passeggiando.

6. Analogamente. per essere ammessi nell'Accademia era necessaria la conoscenzadella geometria: efr. H. Usener, Organisation tIer wissenschaftlichen Arbeit, in Vortragelwd AuJsiitze. Leipzig-Berlin. Teubner, 1907, p. 83·

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suddivisi in questo modo e foroisce altre informazioni e docu-menti, dichiarando anche la sua fonte: Andronico di Rodi. Fontedi primissima qualitii, se si considera che Andronico e, tra l'altro,l'editore critico dell'Aristotele riscoperto da Silla, l'Aristoteleacroamatico.

:E state osservato 7 che Aristotele, per indicare illavoro comune,adopera normalmente koinonia, koinonein ed evita la parola tipica-mente platonica SJ,"ousia, syneinai. Cio dipende dal fatto che, nelcaso di Aristotele, illavoro comune non consiste nel rapporto dia-lettico (dialogico, come nell'Accademia) ma in una vera e propriacooperazione scientifica cui si perviene attraverso una divisionedellavoro (efr. Metaph., II990a30-b 5). Come ha osservato efficace-mente Ingemar During, il risultato dell'insegnamento di Aristote-Ie fu la nascita di una forma letteraria nuova: la prosa scientifica.8

3. ALESSANDRIA

II trasferirsi di questa esperienza di organizzazione del sapere edella ricerca (legata al nome di Aristotele) ed il suo installarsi Sl1

larga scala nella metropoli di Alessandria di Egitto sotto l'egida delprimo e del secondo Tolomeo fu, con ogni probabilitii, merito diDemetrio Falereo: 10 scolaro di TeoErasto e reggitore di Ateneper un decennio, rifugiatosi presso i Tolomei dopo la sua rovinapolitica (306a.c.). Strabone, 10 scienziato e storico di eta augustea,nella pagina in cui descrive Ie fasi iniziali delIa storia del testa diAristotele (XIII p. 608) definisce Aristotele «il primo che raccolselibri ed insegno ai re d'Egitto l'ordinamento di una biblioteca». IIsenso delIa Erasesolo apparentemente paradossale e chiaro: signi-fica che Demetrio, approdando in Egitto e divenendo consiglieredel primo Tolomeo,9 si fece tramite dell'assunzione, alIa corte diAlessandria, dell'esperienza del Peripato. II complesso Museo-Bi-

7· J.P. Lynch. Aristotle's School. Berkeley, Univ. of California Press. 1972. p. 57.8. I. Diiring. Aristotle in the Andent Biographical Tradition. Goteborg-Stockholm,

Almquist & Wiksell. 1957. p. 360.9. Secondo una notizia riferita da Plutarco (Moralia, 189 d), Demetrio aveva cal-

deggiato presso Tolomeo la formazione di una «raccolta di libri sulla regalita to

blioteca, compreso dentro la "reggia" di Alessandria - un immensopalazzo/quartiere che di fatto corrispondeva al Bruchion - costi-tuisce la riproposizione in grande stile e con maggiore dovizia dimezzi dell'esperienza del Liceo. In comune essi hanno anche ilrapporto privilegiato col sovrano: che nel caso di Aristotele e 10stesso Alessandro. Cambiano pero Ie modalita del rapporto. Ari-stotele e legato ad Alessandro ed Alessandro ne finanzia e sorreg-ge Ie raccolte; nel caso di Alessandria, invece, il potere incorporal'officina degli scienziati, il Museo appunto: ormai il Museo, la Bi-blioteca ad esso connessa, e gli scienziati stessi, sono per cos! dire"proprietii" del sovrano.

Ancora a Strabone dobbiamo la sola descrizione superstite delMuseo:

Della reggia fa parte it Museo. Esso comprende il peripato.l'esedra e unagrande sala, nella quale i dotti che sono membri del Museo consumanoinsieme i pasti. In questa comunita anche it denaro viene messo in co-mune; hanno anche un sacerdote che e capo del Museo, un tempo desi-gnato dai sovrani, ora da Augusto.

Di seguito Strabone nomina e descrive «il cosiddetto Soma»: unrecinto circolare dove il primo Tolomeo aveva posto la tomba diAlessandro, cui si erano via via aggiunte Ie tombe dei vari Tolo-mei. «Parte delIa reggia e anche il cosiddetto Soma ('il corpo'): eun recinto circolare nel quale si trovano Ie tombe dei re e quella diAlessandro It. Per Strabone, Museo e Soma sono contigui. SuI Somasi sofferma alquanto e narra come Tolomeo fosse riuscito a met-tere Ie mani per primo suI cadavere di Alessandro e come gli aves-se dato sepoltura ad Alessandria: Ii - precisa - si trova tuttora ilcorpo del sovrano macedone (ma non dice esattamente dove),non nell'originario sarcofago d'oro ma in uno di alabastro (Geogr.,XVII pp. 793-94).

Nel Museo vengono a confluire strumenti di lavoro, collezionidi animali, raccolte di libri; dentro il Museo vivono in koinonia gliscienziati e i letterati: If studiano, Ii impartiscono illoro insegna-mento, If consumano i pasti in comune. Grande e la circolazionedel sapere rispetto agli altri centri mondiali (si pensi alIa corri-

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spondenza di Archimede con gli scienziati di Alessandria), ma al-trettanto grande e la separazione tra questa elite ed il proprio re-troterra cittadino, per non dire politico. Se e vero, percio, che unalinea ininterrotta congiunge Platone e l'Accademia agli «istituti diricerca» alessandrini (l'espressione e di Miiller-Graupa), la diffe-renza non lieve e nel fatto che, ormai. ad Alessandria - ma 10 stes-so puo dirsi per Ie analoghe istituzioni sorte ad Antiochia e a Per-garno, sotto i Seleucidi e sotto gli Attalidi - e «il favore e la libera-lita del sovrano che rende possibile il syzen e il syscholazein ».10

Questa separazione - che in Atene era stata motivo di incom-prensione e di diffidenza tra i filosofi e la citta ed ora era totaleestraneita - fa si che un poeta satirico e filosofo scettico, Timonedi Fliunte, contemporaneo dei primordi del Museo, ne parli comedi una "gabbia": la gabbia delle Muse. «Nella popolosa terra d'E-gitto - cosi si esprime Timone - vengono allevati degli scaraboc-chiatori libreschi che si beccano eternamente nella gabbia delleMuse» (fr. 12 Di Marco). Dice «vengono al1evati» con allusione aiprivilegi materiali concessi loro dal re: il diritto ai pasti gratuiti, 10stipendio, l'esenzione dalle tasse. E li chiama charakitai intendendo« che fauno scarabocchi» sui rotoli di papiro, con un voluto giocodi parole con charax, il "recinto" dietro il quale quegli "uccelli" davoliera di lusso vivevano nascosti.

4. IL LAVOROSCIENTIFICONELMusEo

Timone di Fliunte derideva illavoro di Zenodoto su Omero, eraccomandava ad Arato, il poeta dei Fenomeni di adoperare «Ievecchie copie». di Omero, non quelle «ormai corrette» (DiogeneLaerzio, IX II3). Cerci interventi dei dotti del Museo suI testoomerico potevano anche apparire capricciosi 0 immotivati. Maben pill vasto e costruttivo era illoro lavoro. Classificavano i testi-moni, dividevano in libri, annotavano. Nessun'altra epoca, forse,ha lasciato, suI bagaglio letterario affidatole, una traccia cosi dura-tura come quella impressa dai charakitai.

10. E. Mliller-Graupa, s.v. Museion, R.E., XVI I, Stuttgart, Druekenmliller, 1933, eol.801.

Sarebbe pero quanto mai riduttivo pensare i dotti del Museoesdusivamente come dei "letterati". II Museo comprendeva ogniramo del sapere, e divenne fucina di nuovi metodi di insegna-mento nei diversi rami. E il caso degli Elementi di Euclide, docu-mento insigne del metodo di insegnamento di un grande mate-matico delIa prima generazione del Museo. Anche nel suo caso, lafiliazione da Atene,sul piano scientifico se non anche su quellobiografico, e documentata e significativa. Egli era stato allievo diSpeusippo e di Eudosso, dunque aveva frequentato l'Accademiaad Atene. Prodo nel commento allibro I degli Elementi stabiliscela cronologia di Eudide in relazione da un lato agli scolari di Pla-tone (dei quali Eudide era «pill giovane»), dall'altro ad Eratoste-ne (del quale era «pill vecchio»). Cia che risulta quasi impossibilestabilire e se Euclide - come ha scritto Fraser nel mirabile studioPtolemaic Alexandria (Oxford, Clarendon Press, 1972) - sia giuntoad Alessandria come giovane studioso «seeking opportunity todevelop his talents in the Mouseion» 0 se egli era gia divenuto"un'autoriti" nel suo campo durante il periodo ateniese. In ognicaso e nel Museo che si dovra collocare ed inquadrare il suo inse-gnamento cosi come la stesura delle sue opere. L'aneddoto rac-contato da Prodo, secondo cui Tolomeo in persona avrebbe ten-tata di apprendere da Eudide la geometria ed avrebbe posto almaestro l'ingenua domanda se esistesse una «via rapida» (syntomoshodos), piu rapida di quella segnata dagli Elementi, ha senso appun-to se si presuppone un Euclide operante anche lui tra i dotti delMuseo, nella "gabbia delle Muse".

La storia del Museo non e, se non in modesta parte, la storiadelle piccole querelles letterarie pro 0 contro il mega bib lion. E unadeformazione ottica quella che porta talvolta i moderni a privile-giare queste tenzoni. Illavoro scientifico - come insegnamento ecome ricerca - ricopriva nel Museo 10 stesso posto di rilievo chenell'Accademia 0 nel Peripato. Avremmo un quadro piu comple-to ed equilibrato dell'istituzione se potessimo leggere il trattato,perduto, del grammatico alessandrino Aristonico SuI Museo diAlessandria, citato da Fozio: un'opera che ancora al tempo di Co-stantino veniva studiata ed epitomata dal sofista Sopatro nelle

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Eklogai (Fozio, Bibl., cod. 161, p. 104 b 40). Anche altre opere daltroppo gene rico titolo Mouseion ci sono note attraverso la tradizio-ne erudita - una di Alcidamante (citata nelle Vitae Homeri et Hesio-di, p. 42, 16 Wilamowitz) ed una di Callimaco (che la Suda cita su-bito accanto ai Pinakes) -, ma e difficile stabilire se davvero si oc-cupassero dell'istituzione alessandrina.11Nella cultura araba, secolie secoli pili tardi, il mito del Museo era collegato al suo ruolo dicentro di ricerca scientifica, in particolare astronomica. Ibn Gubayr,il quale visito Alessandria nel marzo-aprile dell'anno u83, cOSIde-scrive infatti, nel suo Viaggio, una delle meraviglie delIa citta:

dei primi Tolomei e degli altri eredi-dinasti (Seleucidi, Attalidi).Per altro verso mostra in modo significativo il nesso, gia chiaro inAlessandro, tra «BibliotecH e traduzione: un nesso che ad Ales-sandria sara sin dall'inizio evidente e di notevole efficacia.

Su Alessandro avranno influito modelli molteplici. Non soltan-to il suo maestro Aristotele, il Liceo con la sua struttura bibliote-cario-scientifica (cui Alessandro stesso, come ricorda Plinio ilVecchio, diede un non piccolo impulso), ma anche Ie realta del-l'Oriente con cui Alessandro ha promosso un processo di osmosisu vari piani: e in Oriente la biblioteca-archivio incastonata nel«Palazzo. e un dato stabile e caratteristico del modo d'intendereil "libro" da parte del "dispotismo orientale". Esempi remoti riaf-fiorano alIa memoria pili recente attraverso fonti erudite: Diodo-ro riferisce Ie notizie di Ecateo di Abdera sulle rovine del Rames-seum e ricorda che nel tempio-mausoleo di Ramsete II vi era latraccia di una «biblioteca sacra. a contatto di muro con la sala do-ve era il Soma del defunto faraone (Bibl. hist., I 48 6-49). Eustazio,nel proemio del commento all'Odissea, riprende da un altrimentisconosciuto Naukrates la notizia secondo cui gia prima di Omeroa Memphis - sempre in Egitto - una donna sapiente aveva scrittoin «alcuni libri. la storia delIa guerra di Troia e Ii aveva depositatinei recessi del tempio (eis to adyton) di Memphis. Per non parlaredelIa realta mesopotamica, dove si situa il pili antico sforzo a noinoto di raccogliere in un'immensa enciclopedia scritta su tavolet-te la descrizione di tutto «l'universo circostante »,13

Una delle meraviglie consiste in cio, che la parte sotrerranea e comequellasoprasuolo,ed e piu anticaepiu solida[... ].Osservammoinoltrein essamolte colonne e lastre di marmo che pel numero, per Ie dimen-sionie per la beliezza,l'immaginazionenon seIepuo 6gurare.Difatti tuincontri in alcunevie deliacitradelle colonne dallacui altezza10spaziorestasoffocato;non sisache cosasigni6chinone 10scopoper cui fmonoinnalzate.Ci fu detro che anticamente sorreggevanoedi6zi destinati aduso dei 610s06e dei grandi di que! tempo - Dio 10sameglio di noi -, epare che servisseroa fare delle osservazioni astronomiche.12

5. LE BIBLIOTECHE

«Questo libro, tradotto dal caldeo in greco per ordine di Ales-sandro di Macedonia, contiene la storia vera degli antenati •. COSIcominciava uno scritto che - secondo Mose di Chorene (V secolod.c.) - Mar Abas Katina (ISO a.C.) trovo «negli archivi di Ninive »(FHG, v 2, pp. 13-14). Questa testimonianza, salvatasiper caso, gra-zie agli estratti che Mose di Chorene ha fatto delIa Cronaca di MarAbas Karina, ha un duplice rilievo. Attesta l'iniziativa di Alessan-dro di "fondare" 0 forse ampliare con libri greci la «Biblioteca» diNinive; attesta cioe un impulso dato da Alessandro aIle fondazio-ni bibliotecarie, significativo antecedente dunque dell'iniziativa

II. Vd. su cio i dubbi di A. Grafenhan, Geschichte Jer klassi5chm Philologie im Alter-turn, I, Bonn, Konig, 1843 (rist. Osnabrock, Biblio Verlag, 1973), p. 380 n. I.

12.. Ibn Gubayr, Viaggio in !spagna, Sidlia, Siria ePalestina, Mesopotamia, Arabia, Egitto,trail. e note di C. Schiaparelli, Palermo, Sellerio, 1979, p. 17. Delle colonne di Ales-sandria si mostra estasiato Achille Tazio (Leudppe et Clitophon, v I).

6. LA BIBLIOTECA

:E su questo sfondo che prende corpo, ad Alessandria, l'iniziati-va tolemaica di dar vita alIa grande biblioteca mirante - secondol'ambizioso progetto - a contenere tutti i libri del mondo. A suavolta la grandiosa fondazione alessandrina fu modello delle analo-ghe fondazioni che si diffusero man mano nel mondo ellenistico e

13. Cfr.). Bottero, Mesopotarnie. L'icriture, la raison et les Jieux, Paris, Gallimard, 1987(trad. it. Torino, Einaudi. 1991).

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aRoma. Tutte Ie fonti concordano nell'attribuire al II Tolomeo, ilFiladelfo (285-246 a.c.), figlio e successore dopo due anni di co-reggenza. del Soter, l'iniziativa della grande biblioteca ed il meritodi averla incrementata in modo ammirevole e rapido. E nondime-no Ie medesime fonti pongono accanto al Filadelfo, come princi-pale eseeutore e ordinatore di questa impresa, Demetrio Falereo,che invece dal Filadelfo fu eliminato non appena questi pote re-gnare da solo (fr. 69 Wehrli).

La piu celebre e la piu antica di queste testimonianze e la cosid-detta Lettera di Aristea a Filocrate (II secolo a.c.) nella quale vieneriferito un immaginario colloquio tra Demetrio e il Filadelfoin occasione di una visita del sovrano alla biblioteca. In talecolloquio Demetrio appare come il «preposto alla biblioteca re-gia.: non soltanto aggiorna il sovrano sull'entita del patrimonio li-brario (200.000 rotoli, da portarsi «quanto prima. a 500.000), masi fa anche promotore di una iniziativa di importanza epocale -latraduzione in greco dell'Antico Testamento - che e poi il principaleoggetto del singolare opuscolo. I due personaggi sono messi assie-me, in questo aneddoto destinato ad innumerevoli riprese e riela-borazioni fin nella tarda eultura bizantina e in quella araba. per-che l'uno, il Filadelfo, fu il sovrano che alla biblioteca diede unimpulso decisivo, e l'altro, Demetrio, ne era stato l'ideatore e l'ini-ziatore.

Dello sforzo imponente di raccolta di libri, da parte dei Tolo-mei, e indizio l'esistenza di un fondo detto «delle navi •. Risali-rebbe, secondo una tradizione nota a Galeno, al Filadelfo, il qualeaveva ordinato che venissero ricopiati tutti i libri che per casOsitrovassero nelle navi che facevano scalo ad Alessandria, che glioriginali fossero trattenuti ed ai possessori venissero restituite Iecopie (Galeno, XVII I, p. 601 Kiihn). Al Filadelfo si attribuiva addi-rittura l'iniziativa di un appello «a tutti i sovrani e governanti del-Ia terra., cui il re chiedeva che gli inviassero Ie opere di ogni ge-nere di autori (Epifanio, De mensuris et ponderibus: Migne, PC, XLIII

p. 252). E interessante osservare come la lista degli autori richiestida Tolomeo sia costituita per "generi" secondo un ordinamentoche sara poi proprio delIa biblioteca alessandrina nonche delle

opere (i Cataloghi di CalIimaco) dedicate alla sua descrizione. Unimpegno speciale fu dispiegato nella traduzione di testi in linguediverse dal greco. «I libri raccolti non erano soltanto dei Greci, madi tutti gli altri popoli, ed anche degli stessi Ebrei., si legge in unoscritto erudito, molto tardo, che costituisce per noi la piu ricca einfonnata fonte intorno alIa biblioteca di Alessandria, i Prolegome-na di Giovanni Tzetzes (circa IlIO-lI8S) al commento di tre com-medie di Aristofane.l4 Tzetzes precisa che furono impegnati inquesto lavoro specialisti provenienti dai vari paesi, esperti non sol-tanto nella propria lingua ma anche nella lingua greca ('t'ilv 't£ oi-XetlXV lpUlvftV 't'ilv n: 'twv ·EI..I..t1vwv XlXI..WC;dMolV), ed inquadra 1'0-pera dei Settanta nell' ambito di questa sistematica opera di tradu-zione. Dell'ampiezza di questo lavoro si PUQavere un'idea consi-derando la notizia pliniana relativa alla traduzione del corpus attri-buito a Zoroastro: erano circa due milioni di versi, di cui Ermip-po, 10 scolaro di Callimaco, compilQ gli indici (Nat. Hist., xxx 4).15

Dati di questo genere, qualunque opinione si fonnuli intorno alIaloro letterale esattezza. aiutano a comprendere Ie cifre elevatissi-me, tramandate nel medesimo opuscolo di Tzetzes, relative al nu-mere di rotoli posseduti dalla Biblioteca Reale di Alessandria altempo di Callimaco.

D'altro canto il fenomeno delIa traduzione non e dovuto sol-tanto alla smania dei Tolomei di conseguire l'obiettivo abbaglian-te di costituire nella loro reggia una biblioteca universale. E ancheil frutto di una duplice spinta caratteristica del mondo ellenistico,cioe di un mondo che, pur diviso in monarchie reciprocamenteostili per ragioni di politica di potenza. e nel suo complesso carat-terizzato da.un tratto comune: il predominio di uno strato domi-nante greco, numericamente esiguo ma militarmente temibile,sUllepopolazioni indigene. :E la spinta. da un lato, dei dominati afarsi intendere ed ascoltare dai dominatori, e, dall'altro, la consa-pevolezza, da parte di questi ultimi, che la comprensione consoli-

14- Cfr. l'ed. curata da W J.W. Koster. Groningen, Bouma's Boekhuis, 1975, pp.31-33.

IS. Sulla natura di questa collezione. cfr. F. Wehrli, Hmnippos der Kallimacheer. in«Die Schule des Aristoteles •• Suppl. I. Basel-Stuttgart, Schwabe, 1974, p. 46.

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da il dominio. Una no~zia conservataci dal bizantino Giorgio Sin-cello (p. 516 ed. Bonn), tratta da una fonte che potrebbe essere Iastessa cui attinse Giovanni Tzetzes, dice che Tolomeo fece tra-durre i libri dei Caldei, degli Egizi e anche dei Romani. Quest'ul-tima notizia ha suscitato curiosita: si e pensato che potesse trattarsidi testi giuridici (Ieggi) 0 sacrali. E certo e interessante osservarecome l'interesse a tradurre si sia manifestato in entrambe Ie dire-zioni: giacche il III secolo a.C. e anche il secolo in cui la Ietteraturaromana (cioe la letteratura cui diedero vita esponenti della piu va-ria provenienza ma ruotanti nell'orbita romana e convinti dellepotenzialiti dellatino come koine) prende avvfo e consistenza apartire da un sapiente lavoro di «traduzione artistica ~ (Leo, Ma-riotti).t6

E comunque il nesso "Biblioteca di Alessandria" - "traduzionedi opere non greche" fu sentito cosf fortemente, per 10 me no daparte dei dominati, che tutta la tradizione ebraic6-cristiana e infi-ne araba, rifacendosi in ultima analisi alla Lettera di Aristea, ha sem-pre stretto in un unico nodo la fondazione e il potenziamento del-Ia biblioteca di Alessandria con la traduzione dei Settanta (e, comenel caso della fonte dei Prolegomena di Tzetzes e di Giorgio Sincel-10, con l'opera di traduzione in generale). Un'ampia serie di testiche vanno appunto da Aristea ad Ibn-al Qifti pongono in relazio-ne consequenziale i dueavvenimentiP

Sulle ciEre relative alIa consistenza libraria della biblioteca diAlessandria vige una notevole confusione dovuta soprattutto allacontroversa interpretazione dei termini con cui i vari tipi di rotolivengono indican. ma la situazione e aggravata anche dalle iperbo-

16. F. Leo. Geschichte der riimischen Literatur, Berlin, Weidmann, 1913, pp. 59-60; S.Mariotti, Livio Andronico e la traduzione artistica, Urbino, Pubb!. dell'Universita, 19862,P·13·

17. Si veda la raccolta dei testimonia aI termine dell'ed. a cura di P. Wendland(Lipsiae, • Bib!. Teubneriana., 1900, pp. 85-166) delia LeI/era di Aristea (mancano va-rie rieIaborazioni, tra cui quella di Ibn-al Qifti).

liche notizie relative alla "distruzione" della biblioteca al tempodella guerra alessandrina (48/47 a.C.). Ancora una volta, la fontepiu circostanziata e attendibile e Tzetzes, il quale - come si e det-to - sembra chiaramente dipendere nei Prolegomena da erudizioneellenistico-romana. Al tempo del Filadelfo, dunque nel pieno IIIsecolo a.c., la biblioteca del Museo, «inclusa dentro il PalazzoReale (£ow 't'wv avaxtopwv xai paO\At:iov). comprendeva 400.000pipAOl oVl!l!lyt:i<; e 90.000 lXl!lyt:i<;.Nella stessa epoca - prosegueTzetzes - la biblioteca «estema al Palazzo. (cioe quella situatadentro il tempio di Serapide, il «Serapeum., fondata da Filadelfoper agevolare la pubblica lettura) ne comprendeva 42.800,18

Se si dovesse ritenere risalente in parte a fonti indipendenti daTzetzes quanto si legge nel cosiddetto Scholion Plautinum (pp. 48-49 ed. Koster dei Prolegomena di Tzetzes) si dovrebbe constatareche l'anonimo umanista ritiene di sapere che queste cifre risalgo-no a Callimaco, evidentemente nei Pinakes: commixtorum librorumquadraginta milia, simplidum autem et digestorum milia nonaginta, sicutrefert Callimachus.19 Ma e molto probabile che l'anonimo umanistaabbia elucubrato intomo a quanto leggeva in Tzetzes 0 fraintesoil suo testo; talvolta si e palesemente ingannato, come quando -proprio in questo contesto - fa di Callimaco I'aulicus regius biblio-thecarius [Callimaco non 10 fu mai].20

10 non sarei, comunque, cosf sicuro che i Pinakes callimacheicostituissero davvero un catalogo totale della biblioteca alessan-drina, e comprendessero ad es. anche Ie innumerevoli e volumi-nose traduzioni da testi nelle altre lingue, di cui Tzetzes parIa su-bito dopo. Del resto la notizia pliniana, gia ricordata prima, secon-do cui Ermippo (attivo ancora all'inizio del II secolo) avrebbe«fatto gli indici. dei due milioni di versi della traduzione di Zo-roastro significhera che Ermippo aveva fatto, per opere come

18. Prolegomena de comoedia, ed. Koster, cit., p. 32.. .. 19. Eccessiva valutazione dello Scholion Plautinum come testimonio indipendente,m E.A. Parsons, The Alexandrian Library, New York, American Elsevier PublishingCompany, 195Z, pp. 108-12..

2.0. Su questo punto insiste opportunamente i1massimo conoscitore di CallimacoR pfeiffer, History of Classical &holarship, Oxford, Clarendon Press, 1968, I pp. 101 ~1Z5·

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questa, 10 stesso genere di lavoro compiuto da Callimaco per gliautori greci. Non va dimenticato che il titolo dell'opera callima-chea, riferito con esattezza dalla Suda era II(vaxe<; 'twv £v 1tcXo1J1tal()d~ ()laAal11\J'cXv'twv xai WV (J\)veypa1\J'av: e certamente oi ('ha_AcXl11\J'(X\l'tec;,«coloro che hanno brillato It, non sono indiscriminata-mente tutti gli autori raccolti nelle collezioni alessandrine.21

Per meglio intendere il concreto valore di queste cifre, e neces-sario spiegare il significato dei due termini amigeis e symmigeis, in-tesi, per 10 piu, rispettivamente come 'rotoli miscellanei' (symmi-geis) e rotoli 'contenenti un'unica opera' (amigeis), ovvero - comesuggeriva il Ritschl - 'rotoli alla rinfusa' e 'rotoli scelti'.

In realta il contrario delIa monobyblos, cioe del rotolo al1ly"C;contenente un'opera capace di star tutta in un solo rotolo, non e ilrotolo "miscellaneo", bens! il rotolo che, insieme con altri, con-corre a formare un'unica opera. Ed e questo il caso piu frequente:i 30 libri di Eforo, i circa 40 del corpus senofonteo (Diogene Laer-zio, II 56), i 58 delle FiIippiche di Teopompo, i 40 di Polibio, i 40

delIa Biblioteca di Diodoro, i 120 dei Pinakes callimachei, e cos! via,sono altrettanti rotoli OUl1l1lyt:i'C;, strettamente legati tra loro dalfatto, appunto, di appartenere ad un'unica opera. Ed e il caso piufrequente (Ie monobybloi sono il caso anomalo): di qui il divario tra400.000 OUI1111yt:i'C;e 90.000 aI11Yt:i'c;. Del resto, il valore non librariodell'aggettivo OUl1l1lyf]C; e: 'che si unisce, che si aggiunge ad altri,che si me scola con altri'. 11rotolo e l'unita di misura nei calcoli bi-bliotecarii. Percio Ie fonti antiche ci fomiscono quelle cifre a pri-ma vista impressionanti - centinaia di migliaia di rotoli -: appuntoin ragione dell'uso di computare non Ie opere ma i rotoli.

Il calcolo complessivo dei rotoli costituenti il patrimonio di unabiblioteca potevaessere espresso anche in «rotoli singoli It, indi-pendentemente dalla loro connotazione come al1lyeic; 0 OU11111-yeic;. Ecco perche l'unica notizia disponibile relativa alIa consi-stenza della biblioteca di Pergamo (Plutarco, Ant., 58) fa riferi-

21. Sommaria caratteristica dei Pillakes in R. Pfeiffer, Callimachus, voL I, Oxford,Clarendon Press, 1949.p. 349.R. Blum, Kallimachos ulld die Literaturverzeichllullg bei denGriechen, Frankfurt, Buchhllndler-Verein, 1977,p. 175,preferisce caratterizzare i Pi-Ilakes come un'opera squisitamente bibliotecaria in senso moderno.

mento ad un'unica cifra di «rotoli singoli It (200.000 plpA(a a1tAii:la cifra si riferisce all'eta di Antonio).

Le due piu grandi biblioteche del mondo ellenistico - Alessan-dria e Pergamo (Antiochia ebbe, su questo piano, una efficaciameno rilevante) - furono determinanti dal punto di vista dellastoria della tradizione, non solo come luogo di raccolta e di tuteladelle opere della letteratura greca, ma, altrettanto, come laborato-rio di cura e di esegesi di quei testi. E un lavoro legato ai nomi dei"grandi" delIa filologia alessandrina (Zenodoto, Callimaco, Erato-stene, Aristofane di Bisanzio, Aristarco di Samotracia) e pergame-na (Cratete di Mallo), che ha lasciato traccia significativa nel corpusdei testi superstiti. Cia vale soprattutto per aspetti macroscopici(distinzione tra opere autentiche e spurie, divisione in libri, elabo-razione di un sistema di segni diacritici), ma anche per quel che ri-guarda l'esegesi (Ie grandi raccolte medievali di scolii ai poeti -Omero, Aristofane, Euripide - serbano molto materiale alessan-drino). Meno facile e stabilire, invece, in che misura il testo che si evenuto fissando tra la tarda antichita ed il medioevo rispecchiquello costituito dai grandi dotti ellenistici 0 non piuttosto unavulgata alquanto eclettica che e ormai arduo riportare a questa 0 aquell'altra "antica edizione". Questo deve dirsi in particolare pergli autori capitali (Omero, Tucidide, Demostene, i tragici, Ippo-crate, ecc.). In pieno II secolo d.e., Galeno commenta Ippocrate esi imbatte assai spesso in una pluralita di varianti del cui diversovalore e significato discute talvolta in modo approfondito.22 11te-sto tucidideo e stato ritrascritto, forse in eta antonina, in ambienteateniese, ed in tale occasione e stata ad esempio ripristinata la for-ma attica dei numerali (frequentissimi in un testo del genere):traccia di tale operazione e rimasta nei manoscritti medievali.23

Gli esempi potrebbero arricchirsi, e confermerebbero che la tra-

22. W.D. Smith, The Hippocratic Traditioll, Ithaca, Cornell Univ. Press, 1979.23. B. Hemmerdinger, Essai sur l'histoire du texte de Thucydide, Paris, Les Belles Let-

tres. 1955,cap. n.

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dizione ha assunto un tragitto line are (0 addirittura uni-lineare)solo molto tardi, appunto tra la tarda antichita ed i manoscrittimedievali. Delle fasi precedenti possiamo solo immaginare il ca-rattere policentrico, e possiamo considerare Ie grandi biblioteche- connesse al magistero di importanti critici - come i centri pro-pulsori (sicuramente non gli unici) di tale policentrismo testuale.

Ma "policentrismo" non vuol dire netta separazione: sarebbeingenuo figurarsi cos! 1a tradizione in epoca ellenistico-romana.Quando leggiamo in Svetonio che, al principio del suo regno, Do-miziano (81-96d.C.) aveva provveduto a «risarcire Ie biblioteche[di Roma] incendiate [al tempo di Tito) con esemplari racimolatidovunque e con l'apporto di una delegazione inviata ad Alessan-dria, incaricata di copiare gli esemplari alessandrini 24e di emen-dare Ve copie racimolate altrove, evidentemente sulla base di taliesemplari]. (Dem., 20), non possiamo lasciare in ombra l'effetto dimassiccia "contaminazione" che una operazione del genere deveaver introdotto nel circuito della tradizione.

Lo stesso PUQ dusi per quel che riguarda Ie numerose bibliote-che provinciali. E il caso della piu illustre, quella di Atene, fondatadai Tolomei e potenziata da Adriano, nella quale furono messi afrutto vecchi esemplari ateniesi (come quelli carpiti con l'astuziada Tolomeo III) e nuovi esemplari influenzati 0 senz'altro rico-piati da quelli delle grandi biblioteche. Si aggiunga poi che ad on-date Roma era stata raggiunta da collezioni di testi provenienti dadifferenti capitali del mondo ellenistico (si ricordano la bibliotecadel regno di Macedonia, catturata da Emilio Paolo, e quella di Mi-tridate, catturata da Lucullo), nonche dalla stessa Atene (al tempodi Silla).25E queste collezioni non poterono mancare di esercitareprima 0 poi un loro influsso sui libri greci circolanti a Roma. Ciarisulta, almeno in un caso, in modo circostanziato: quello dei trat-tati di Aristotele, gia appartenuti alIabiblioteca di Neleo di Scepsi(scolaro di Teofrasto), quindi ad Apellicone di Teo, infine rapinati

z4. Iiun dettaglio ehe ben si aeeorda con I'ipotesi ehe non ci sia stata la traumaticadisttuzione della biblioteea al tempo di Cesare (cfr. infra, par. 9).

zs. Le biblioteehe di Cartagine inveee furono « regalate. dal Senato romano «aireucci d'Afriea. (Plinio, Nat. Hist~ XVlll zz).

da Silla ed a lungo conservati nella sua biblioteca privata, e presi abase - come informa un'ottima fonte contemporanea (Strabone,XlII I 54) - dell'edizione aristotelica di Tirannione. Ne si devepensare che nella biblioteca di Apellicone, portata a Roma ciaSil-la, vi fosse soltanto Aristotele: secondo Luciano (Ind., 4) c'eranoanche preziosi esemplari tucididei risalenti alla meta del IV secoloa.c.; e secondo l'anonimo autore del cosiddetto Anecdetum Roma-num26 c'era anche un testo dell'Iliade che presentava un inizio di-verso da quello correntemente noto.z7

Certo, «in principio c'e Alessandria •. Ma Pergamo non derivaimmediatamente dalle collezioni alessandrine. A Pergamo aveva-no attinto anche a fonti diverse; aggiungiamo anche che pratica-vano un'ecdotica assai diversa da quella dei loro "colleghi" diAlessandria. Atene d'altra parte non ha cessato di alimentare unatradizione autonoma: se Tolomeo Evergete non esita a far rub aregli esemplari "ufficiali" ateniesi dei tre tragici del V secolo, un taleaneddoto, vero 0 falso che sia, conferma l'esistenza e il prestigio diuna tradizione ateniese. (Ne va dimenticata 1apresenza del Ptole-maion di Atene, dove affluiva, tra l'altro, i1dono annuale di centolibri da parte degli efebi: IG,u/m2, I, 2, 102925; I042d I; 1043so).Per parte sua Pergamo ha esercitato influenza su Roma; e Romadiviene a sua volta, per 10meno a partire dal regno di Augusto, uncentro di copia ed anche la sede di una biblioteca greca presti-glOsa.

Di pari passo con Ie vicissitudini delle biblioteche (grandi e pic-cole, pubbliche e private) del mondo ellenistico-romano siprodu-ce un fitto intrecciarsi e contaminarsi delle "antiche edizioni". E sicomplica ulteriormente quando incominciano a nascere Ie biblio-teche dei centri di studio cristiani.28Esso da un'idea scoraggiantema realistica della tradizione dei classici nella lunghissima e deci-

z6. Codiee greeo n. 6 del Collegio Romano, ora alla Biblioteea Nazionale Centra-le di Roma.

Z7. Cfr. Lexicon Vindobonense, ed. Nauek, p. Z73: «L'l/iade ritenuta antiea, detta diApellieone •. La lettura eXcp' ·EJ.\xGivo~e un nonsense.

z8. Sipensi al Didaskaleion di Alessandria al tempo di Clemente ovvero alia scuo-la di Origene in Palestina.

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siva fase in cui essi furono non gia (come accadde poi) sporadiciese~plari salvatisi magari in copia unica, ma assiduo oggetto dicopla per conto di una estesa elite sovranazionale. Una elite che trai segni. d~l suo prestigio aveva anche la proliferazione capillaredelle blblioteche. Un quadro del genere aiuta, tra l'altro, a com-pre~d~re perch~ i papiri via via riaffioranti, di autori gia noti pertradlzlone medlevale, non coincidano praticamente mai in modoc.oerente con l:uno .oyaltro ramo della tradizione medievale: qua-SIsempre quel papm rappresentano e testimoniano segmenti diuna tradizione29 che, dopo una nutrtta serie di rimescolamenti, haalia fine trovato, quando l'ha trovata, la strada tendenzialmenteunilineare della tradizione medievale.

dell'incendio cesariano. La distruzione avvenne molto pill tardi, altempo del conflitto tra l'imperatore Aureliano (270-275 d.e.) eZenobia di Palmira, combattuto appunto per Ie strade di Alessan-dria. Fu in quell'occasione che, come scrive Ammiano Marcelli-no, Alessandria amisit regionem, quae Bruchion appel/abatur, diuturnumpraestantium hominum domidlium (xx 16 IS). Ateneo di Naucrati, allafine del II secolo 0 al principio del III, sembra disporre ancora, perla sua enorme compilazione erudita, dei tesori della bibliotecaalessandrina.

Vista nel suo insieme, la storia delle biblioteche antiche e unacatena di fondazioni, rifondazioni, e catastrofi. Un filo sottile col-lega i vari, e in larga parte vani, sforzi del mondo ellenistico-ro-mana di mettere in salvo i propri libri. Tutto comincia con Ales-sandria: Pergamo, Antiochia, Roma, Atene non sono che delle re-pliche. Distruzioni, saccheggi, incendi colpirono immancabil-mente i grandi addensamenti di libri. Neanche Ie biblioteche diBisanzio feceroeccezione. Percio quello che alia fine e rimastonon proviene se non mediatamente dai grandi centri (in genere ipill colpiti), bens! piuttosto dai luoghi marginali.

9· DESTINODELLEBIDLIOTECHE

L~ l~ggenda di una apocalittica distruzione della impareggiabi-Ie blbli~tec~ del Museo nel corso delIa guerra alessandrina (48/47a.e.), e mfiClatanon solo dalla confusione delle fonti,30ma dal da-t~ di fa~o, s~esso trascurato, che Strabone, nel corso del suo sog-glOmo m Egttto (25-20 a.e.), lavon) appunto nella biblioteca delMuseo e descrisse poi - come s'e gia detto -la struttura del Museonel XVIItibro della sua Geografia (XVIIt 8). Un ulteriore indizio si eaggiun~oin tempi pill recenti. N el 1948Harold Idris Bell pubblicoun papuo proveniente da Ossirinco, i1Papiro Merton 19, dove sitratta della vendita di un bartello, avvenuta i131marzo del 173d.e.Questa scrittura privata si presenta corne una lettera, indirizzata«A Valerio Diodoro, gia sorto-bibliotecario membro del Museo(U1tOf.l.Vl1f.l.a.'t'oypaljllj>lXm) Mouot:\ou) It. II fatto poi che Svetonionella bi~grafia di Claudio parli del vetus Alexandriae Museum (422)come eSlstente al tempo di Claudio e ribattezzato Claudianum inonore dell'imperatore dovrebbe dissipare senza riserve i1 mito

.2.9. E b~o che Ii si definisca spesso "eclettici" rispetto ai rami delia tradizione me-dlevale: Smgolare so.,:ertimento delia prospettiva: eclettico e semmai iI processoformanvo delia tradlzlone medievale.

30. Ne ho discusso in La biblioteca scomparsa, Palermo. Sellecio.1986, cappo6 e 7 del-Ia seconda parte.

~28 -- 29,

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