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Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani UNEBA VENETO E URIPA RASSEGNA STAMPA VENETA 21 aprile 2013 REGIONE Minori a pag 4 1300 in 4 anni dal Veneto chiedono aiuto a Telefono Azzurro Sanità a pag 5 I dirigenti Ulss a scuola di spending review: i modelli da imitare sono le Usl 4 7 9 a pag 6 La Regione si prepara a cambiare le assicurazioni delle Ulss eliminando il brokeraggio, monopolio della Assidoge a pag 8 Accordo tra Regione e sanità privata, meno tagli del previsto a pag 9 Il decreto Monti sullo sblocco dei pagamenti della Pa potrebbe permettere alle Ulss venete di pagare i fornitori BELLUNO Anziani a pag 11 Pieve di Cadore attira turisti anziani ed anche parkinsoniani grazie alla vicinanza dell'ospedale a pag 12 “Puntiamo sulla casa riposo di Livinallongo e chiudiamo Agordo” a pag 13 Cortina dà in appalto la casa di riposo a pag 14 In provincia di Belluno aumentano gli anziani, cala la popolazione a pag 15 I medici dell'Ulss 2 rifiutano di lavorare in casa di riposo Disabili a pag 16 Il brivido della velocità anche per i disabili con lo sliderking Sociale a pag 17 1 milione di euro in 4 anni: contro la crisi l'impegno di Caritas Sanità a pag 19 I sindacati vogliono ancora la gestione mista pubblico-privata all'ospedale di Cortina PADOVA Anziani a pag 20 A dispetto delle accuse, S Tecla paga regolarmente gli stipendi a pag 21 Csa di Camposampiero ha bilancio in pari, ospiti + 7%, rette stabili nel 2013 Disabili a pag 22 I negozi negano l'Iva al 4% per i sussidi tecnici e informatici ai disabili Sociale a pag 23 Sernagiotto e Basso al lavoro per il commissariamento dell'ente Moscon di Saonara Sanità a pag 24 Cgil protesta perche' teme licenziamenti alla Ulss 16 Uripa – Unione regionale istituzioni e iniziative pubbliche e private di assistenza agli anziani www.uripa.it [email protected] Uneba Veneto - Unione nazionale di istituzioni e iniziative di assistenza sociale www.uneba.org [email protected] 1 DI 63 Torna al sommario Materiale riservato ad uso interno esclusivo degli associati Uneba Veneto e Uripa

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UNEBA VENETO E URIPA

RASSEGNA STAMPA VENETA 21 aprile 2013

REGIONEMinoria pag 4 1300 in 4 anni dal Veneto chiedono aiuto a Telefono AzzurroSanitàa pag 5 I dirigenti Ulss a scuola di spending review: i modelli da imitare sono le Usl 4 7 9a pag 6 La Regione si prepara a cambiare le assicurazioni delle Ulss eliminando il brokeraggio, monopolio della Assidogea pag 8 Accordo tra Regione e sanità privata, meno tagli del previstoa pag 9 Il decreto Monti sullo sblocco dei pagamenti della Pa potrebbe permettere alle Ulss venete di pagare i fornitori

BELLUNOAnziania pag 11 Pieve di Cadore attira turisti anziani ed anche parkinsoniani grazie alla vicinanza dell'ospedalea pag 12 “Puntiamo sulla casa riposo di Livinallongo e chiudiamo Agordo”a pag 13 Cortina dà in appalto la casa di riposoa pag 14 In provincia di Belluno aumentano gli anziani, cala la popolazionea pag 15 I medici dell'Ulss 2 rifiutano di lavorare in casa di riposoDisabili a pag 16 Il brivido della velocità anche per i disabili con lo sliderkingSocialea pag 17 1 milione di euro in 4 anni: contro la crisi l'impegno di CaritasSanitàa pag 19 I sindacati vogliono ancora la gestione mista pubblico-privata all'ospedale di Cortina

PADOVAAnziania pag 20 A dispetto delle accuse, S Tecla paga regolarmente gli stipendia pag 21 Csa di Camposampiero ha bilancio in pari, ospiti + 7%, rette stabili nel 2013Disabili a pag 22 I negozi negano l'Iva al 4% per i sussidi tecnici e informatici ai disabili Socialea pag 23 Sernagiotto e Basso al lavoro per il commissariamento dell'ente Moscon di SaonaraSanitàa pag 24 Cgil protesta perche' teme licenziamenti alla Ulss 16

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ROVIGOAnziania pag 25 Festa di primavera: i giovani entrano all'IrasDisabili a pag 26 Pianeta Handicap e Ulss 18 assieme per percorso di studio su sessualità e affettività delle persone disabili Infanziaa pag 27 82 mila euro da Fondazione Cariparo alla materna paritaria di BottrigheSocialea pag 28 Auser vuole aprire centro per senzatetto ad Adria, stima costo iniziale di 33500 euroa pag 29 “Forum sulle politiche sociali” a Rovigo

TREVISODisabili a pag 30 Nasce coop per il lavoro alle persone autistiche con Banca Marca, Girasole, Oltre il labirintoa pag 31 “Una casa tra le case” di Soligo termina il mutuo grazie all'aiuto di tantia pag 32 Processo Amidevi, Nicoli assente per malorea pag 33 Nella Ulss 8 genitori in lotta contro la compartecipazione alle speseInfanziaa pag 34 Anche la materna paritaria di Motta di Livenza potrebbe perdere le sue suorea pag 35 I bambini delle materne sono “Nati per muoversi”a pag 37 Sedicimila firme per difendere le materne paritarie di CastelfrancoSocialea pag 38 Fondazione Cassamarca potrebbe ridurre di 10 milioni le erogazionia pag 40 Il Csv trevigiano annuncia una riduzione dei finanziamentia pag 41 La Fondazione di Comunità Ulss 7 rivendica il suo “welfare creativo”Sanitàa pag 42 Dei Tos (Ulss 7): niente tagli ai servizi sociosanitari in Quartier del Piave e Vallata

VENEZIAAnziania pag 43 Casa di riposo Steeb passa a coop Codess: applicherà contratto Aris a qualcuno, contratto Coop ad altri a pag 44 La politica di Mirano litiga sul Mariuttoa pag 45 Venezia, casa di riposo Ire da 90 posti potrebbe diventare albergoa pag 46 Ire conferma che chiudera' Ca'di Dio ma garantisce che non manderà via gli anziani Disabili a pag 47 Orticoltura per sei persone con disabilità grazie alla coop La Rosa BluInfanzia

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a pag 48 Le suore Canossiane chiudono una materna a Veneziaa pag 49 Taglia classi e posti di lavoro la materna paritaria di CamponogaraSocialea pag 50 Contro la violenza sulle donne, in provincia di Venezia numero telefonico e consulenza legalea pag 51 Aumentano i giovani tra le persone in cura per le dipendenzeSanitàa pag 52 Congelati 30 licenziamenti al Policlinico San Marco in attesa dei 10 posti hospicea pag 54 Cisl si prende i meriti della riduzione dei licenziamenti al San Marco

VERONAAnziania pag 55 “Home care premium” per l'assistenza domiciliare in 17 comuni veronesiDisabili a pag 56 Con Valemour lavoro e formazione per ragazzi Down grazie ai sostegni di imprese e fondazionia pag 57 Coop Monteverde riceve una donazione e la gira ad altria pag 58 Grande festa per gli Special Olympics a San Giovanni Lupatoto, con la collaborazione della Pia Opera Ciccarellia pag 59 Con finanziamento regionale in forse, al via i lavori per la nuova sede della coop La Ginestra a San Giovanni LupatotoInfanziaa pag 60 San Giovanni Lupatoto vuole continuare a dare 1500 euro all'anno per ciascun bambino delle paritarie

VICENZA Anziania pag 62 “Home care premium”, assistenza per 50 ex dipendenti pubblici o coniugi in attesa di posto in casa di riposo nella Ulss 6Socialea pag 63 La pet therapy dell'Ulss 4 è modello per l'Europa

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REGIONE MINORIGazzettino 20 aprile

1300 in 4 anni dal Veneto chiedono aiuto a Telefono Azzurro

VENEZIA - Sono state 1.300 negli ultimi quattro anni le telefonate dal Veneto alle linee del Centro nazionale d'Ascolto di "Telefono Azzurro" che hanno richiesto una consulenza su problematiche rilevanti. A contattare gli esperti della Onlus sono stati soprattutto i ragazzi fino ai 14 anni (circa l'80% del totale), e tra le motivazioni nel 7,1% dei casi c'era l'abuso fisico, nel 3,1% l'abuso psicologico, nel 2,9% quello sessuale. Sono i dati per il periodo 2008-2012 diffusi da Telefono Azzurro alla vigilia dell'iniziativa "Per fermare il bullismo ci vuole un fiore", che vedrà i volontari dell'associazione presenti oggi e domani in 212 piazze del Veneto. Sul totale delle richieste d'aiuto giunte dalla regione, 290 sono partite da Verona, 274 da Padova, 212 da Vicenza, 207 da Venezia, 199 da Treviso, 68 da Rovigo, 50 da Belluno. I minori stranieri hanno rappresentato il 14% del totale.

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REGIONE SANITA'Corriere del Veneto 16 aprile

I dirigenti Ulss a scuola di spending review: i modelli da imitare sono le Usl 4 7 9

MONTECCHIO PRECALCINO - Tutti a scuola di sanità ai tempi della spending review: a indossare metaforicamente il grembiule sono una novantina fra direttori generali e altre figure apicali delle Usl del Veneto, tutti iscritti d'ufficio al corso di formazione obbligatorio organizzato dalla società Veneto Formss Scarl, scuola manageriale per la sanità e il sociale, formata da soci pubblici. «I direttori generali sono stati rinnovati da pochi mesi e i direttori sanitari e amministrativi sono di fresca nomina - dice Domenico Mantoan, segretario regionale alla Sanità - per questo è importante fare il punto sull'applicazione del Piano socio sanitario». Le «best practices» da seguire, sottolinea Mantoan, sono quelle delle Usl 4 dell'Alto Vicentino (che ospita la scuola), la 7 di Pieve di Soligo e la 9 di Treviso. «Il vero nodo dei prossimi anni è lo sviluppo delle cure primarie - continua Mantoan - La medicina di base deve rinnovarsi con nuove formule organizzative, quelle che chiamiamo medicina di gruppo integrata. Nella Usl 4 ce ne sono già tre, solo così la medicina di base può diventare il fulcro della sanità vicina al territorio, liberando il pronto soccorso degli ospedali da tante visite improprie». La giornata di convegni e discussioni, ieri, ha avuto come sfondo Villa Nievo Bonin Longare. L'appuntamento si ripeterà ogni due settimane fino a dicembre: «L'obbligo di frequenza per i nuovi dirigenti è di almeno 120 ore - spiega Valerio Vergadoro, direttore di Veneto Formss - Per chi ha già seguito i corsi del 2005 l'obbligo è di seguire 48 ore». Oltre a Mantoan, che ha esposto le linee principali del Piano socio sanitario, ieri sono intervenuti Giovanni Bissoni, presidente dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e Leonardo Padrin, presidente della V Commissione del consiglio regionale del Veneto.

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REGIONE SANITA'Tribuna 19 aprile

La Regione si prepara a cambiare le assicurazioni delle Ulss eliminando il brokeraggio, monopolio della Assidoge

La dizione, “gestione diretta dei sinistri di responsabilità civile verso terzi e operatori”, è un po’ farraginosa. Ma il suo significato è inequivocabile: per assicurare la sanità veneta, la Regione versa ogni anno circa 80 milioni di euro ma l’onere potrebbe essere abbattuto di una ventina di milioni - a tanto ammontano i compensi versati ai broker - suddividendo la gestione del rischio tra Ulss e agenzie assicurative, senza intermediazione finanziaria. È possibile? Di più. È previsto da una legge approvate dal consiglio regionale nel 2009 e una sperimentazione in tale direzione è già stata avviata a Padova e a Rovigo. Ma la delibera che estende la riforma taglia-spese all’intero Veneto giace malinconicamente, da tre mesi, nei cassetti di Luca Coletto, l’assessore alla sanità. Un passo indietro. L’idea di rimodulare la copertura assicurativa è nato dalla comparazione dei modelli adottati dalle altre Regioni, Piemonte in primis, dove un sistema misto consente, da anni, di ridurre notevolmente la spesa. È questo lo schema adottato dallo staff del segretario generale Domenico Mantoan: al mercato assicurativo vengono affidati esclusivamente i danni clinici “catastrofali”, superiori cioè ai 500 mila euro; i rimanenti vengono assunti direttamente dalle Ulss. In che modo? Suddividendo il territorio in cinque “aggregazioni” - corrispondenti, in media, a bacini di un milione di abitanti - dove un’azienda sanitaria capoluogo istituisce un ufficio sinistri per l’accertamento, la gestione e l’eventuale liquidazione dei danni allo scopo di «consentire la definizione stragiudiziale dei contenziosi qualora le risultanze istruttorie lo consentano». Di che parliamo? Di interventi chirurgici inappropriati e di cure errate, di beni smarriti e di infortuni al personale: di tutti i sinistri il cui valore sia inferiore al mezzo milione. A fungere da anello di congiunzione tra sanità e agenzie assicurative, a tutt’oggi, è un’unica società di brokeraggio, l’Assidoge di Giuliano Benetti che ha sede a Mirano ed è un autentico asso pigliatutto: da una decina d’anni controlla il mercato assicurativo della sanità veneta (operando anche in molti altri ambiti) e vanta il monopolio delle polizze stipulate dalle Ulss. La vox populi definisce l’imprenditore vicinissimo a Giancarlo Galan, circostanza che, nel recente passato almeno, non avrebbe certo danneggiato i suoi affari. Eppure, qualcosa si muove. Tra dicembre a gennaio, tutte le aziende del Padovano - le Ulss 15, 16, 7 e lo Iov - hanno adottato il nuovo modello misto in via sperimentale (il bilancio dell’operazione sarà stilato a fine anno), imitate poco dopo da Rovigo e Adria. È presto per fare i conti ma i primi indicatori segnalano risparmi consistenti, non soltanto grazie al taglio dei servizi del broker ma anche per effetto di una riduzione dei premi erogati. Perché, allora, non estendere la riforma all’intero Veneto? «Ci stiamo lavorando», replica Coletto « ma occorre procedere con i piedi di piombo, soprattutto nella scelta delle compagnie assicuratrici. Non possiamo permetterci errori, ci sono risorse importanti in ballo. Voglio un provvedimento blindato che faccia tesoro delle

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esperienze compiute in altre parti d’Italia». Quando porterà la delibera in giunta? «Appena i dubbi saranno chiariti, l’obiettivo resta quello dell’auto-assicurazione delle aziende e vogliamo centrarlo senza rischiare brutte sorprese»

Come si compone la spesa assicurativa che copre il rischio clinico delle unità sanitari e delle aziende ospedaliere del Veneto? Negli ultimi anni i premi pagati dalla Regione si aggirano, mediamente, sugli ottanta milioni: cinquanta versati alle tre compagnie assicurative che coprono il risarcimento dei danni, la cui entità reale si aggira sui 25; una decina di milioni di Iva; circa venti milioni in compensi ai servizi di brokeraggio forniti dalla società Assidoge di Mirano, che copre la totalità delle Ulss regionali. L’obiettivo della riforma, è appunto, eliminare gli oneri del brokeraggio agendo su due fronti: l’auto-assicurazione con franchigia fino a mezzo milione e il trasferimento dei rischi di entità superiore alle compagnie, selezionate attraverso un bando di gara. Il ricorso al broker non è completamente escluso: se gli uffici sinistri delle Ulss-capoluogo (competenti a procedere) lo riterranno opportuno, potranno richiederne in servizi; ma ciò avrà carattere occasionale, non permanente come accade ora.

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REGIONE SANITA'Difesa del Popolo 19 aprile

Accordo tra Regione e sanità privata, meno tagli del previsto

Alla fine sembrano aver sortito l’effetto desiderato le proteste innescate, nei mesi scorsi, in tutto il Veneto dal personale delle strutture sanitarie convenzionate contro la decisione della regione di un taglio cospicuo di 50 milioni alla spesa per la medicina convenzionata, che assorbe circa l’11 per cento degli 8 miliardi totali riservati alla sanità nel bilancio regionale.Se la spending review di palazzo Balbi fosse andata completamente in porto, si sarebbero innescati migliaia di licenziamenti che, in molte strutture private, avrebbero comportato tagli fino a due terzi dei dipendenti e l’allungamento progressivo delle liste d’attesa, poiché i cittadini non avrebbero più potuto contare sulle prestazioni convenzionate garantite dal sistema privato, che attualmente accorcia di gran lunga i tempi di richiesta rispetto a quelli che riescono a soddisfare le strutture pubbliche.La regione ha, dunque, fatto parzialmente marcia indietro recependo, con la delibera di giunta del 10 aprile scorso (inclusa nella Rassegna Legislativa inviata!), l’accordo proposto dalle associazioni di categoria (Confindustria, Anisap...) e definendo il budget triennale da assegnare ai laboratori privati convenzionati. L’accordo, che rifinanzia di soli 23 milioni di euro (con un taglio effettivo di 27 milioni rispetto allo scorso anno), prevede per il 2013 un nuovo tariffario che applichi uno sconto del 20 per cento sulle prestazioni dei laboratori e del 2 su quelle delle strutture operanti negli altri settori convenzionati. Inoltre, vengono confermati i budget assegnati ai direttori generali delle Ulss per avvalersi delle strutture presenti nel territorio

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REGIONE SANITA'Giornale di Vicenza 20 aprile

Il decreto Monti sullo sblocco dei pagamenti della Pa potrebbe permettere alle Ulss venete di pagare i fornitori

VENEZIA Non è servito molto, per ora, ai Comuni veneti. Ma la novità è che il decreto sblocca-pagamenti varato dal governo Monti sta per dare modo alla Regione di aprire le casse delle sue Ulss e pagare i fornitori privati che attendono il saldo dei conti, in qualche caso, anche da 3-400 giorni. La conferma arriva da una nota diffusa ieri dall'assessore regionale al bilancio Roberto Ciambetti. «Stiamo valutando insieme al collega Luca Coletto, con molta cautela ma anche con fondate speranze, le possibilità aperte nel settore della sanità per il decreto: sembra esistano margini positivi per la nostra Regione che potrebbe, ma il condizionale è obbligatorio, accedere agli anticipi con i quali pagare spese e debiti nel settore della sanità». Ciambetti è prudente: «Non vogliamo ingenerare false aspettative nelle aziende che attendono come ossigeno vitale questi pagamenti, e non vogliamo neanche trovarci domani con inaspettate sorprese negative». 5 MILIARDI SUBITO PER LE REGIONI. Il decreto legge sul pagamento dei debiti pubblici, su 40 miliardi, ne ha stanziati per la sanità 5 per quest'anno, e altri 9 per il 2014: «Serviranno come anticipo di liquidità assicurato alle Regioni che devono presentare richiesta al ministero in tal senso. Il riparto dei fondi per quest'anno - spiega Ciambetti - avverrà attraverso un decreto del Ministero entro metà maggio mentre i fondi del 2014 saranno ripartiti a novembre». VENETO FAVORITO, PER UNA VOLTA. C'è però un meccanismo che favorisce il Veneto. Perché le Regioni, per ottenere i fondi statali che altro non sono che prestiti da restituire (così si tranquillizza l'Ue: il debito dello Stato non cresce di molto perché i soldi rientreranno), devono garantire appunto misure che assicurino che ogni anno sarà versata a Roma la rata per rientrare dal nuovo debito. Non solo: vanno certificati debiti delle Ulss per i quali si fa ricorso al decreto. Ma proprio su queste due procedure la Regione Veneto virtuosa è ben più affidabile di molte altre tanto che dal ministero spiegavano che già nei giorni scorsi i tecnici della sanità veneta hanno portato a Roma le prime garanzie necessarie per ottenere il prestito. E sui 5 miliardi disponibili, è questa la buona notizia, Venezia ne porterà a casa il 15%, cioè quasi il doppio della solita fetta dell'8% cui in genere è abituato: 770 milioni. DEBITI PER 1,4 MILIARDI. «Credo che noi si possa, in virtù di un buon stato di salute dei nostri conti, assolvere gli impegni e dare le debite garanzie richieste: non vogliamo però fare il passo più lungo della gamba - dice Ciambetti - Il tasso di interesse a carico della Regione è pari al rendimento di mercato dei Buoni poliennali del Tesoro a 5 anni in corso di emissione, per cui vanno fatte proiezioni e verificata la sostenibilità dell'operazione». Bisogna attendere il testo del decreto del Ministero, che «dovrà comunque essere modificato accogliendo le richieste della Conferenza delle Regioni». Se le indiscrezioni romane saranno confermate, però, il Veneto avrà dunque 770 milioni a fronte di debiti

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delle Ulss calcolati a fine dicembre per 1,4 miliardi: significherebbe poter pagare sicuramente tutte le fatture che attendono da 100 a 400 giorni, riportando tutto a un livello di pagamenti entro 60-80 giorni. In attesa poi di sapere se altrettanti soldi prestati potranno arrivare anche nel 2014, quando i miliardi a disposizione saranno 9. Quanto alle rate da pagare a Roma, la fortuna per la Regione è che ce le ha già a bilancio: sono i 60 milioni l'anno già stanziati per coprire i famosi ammortamenti “congelati” negli anni scorsi dalle Ulss (in tutto 1,3 miliardi, quasi esattamente l'ammontare del debito della sanità veneta a fine dicembre). Con una rata di 60 milioni l'anno il debito verrebbe di sicuro ripagato allo Stato, che vuole però un'apposita legge regionale in proposito: dovrà essere votata dal Consiglio.

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 14 aprile

Pieve di Cadore attira turisti anziani ed anche parkinsoniani grazie alla vicinanza dell'ospedale

«Dobbiamo aprirci ad un mondo in cui la popolazione vive più a lungo, dobbiamo essere pronti ad accogliere ospiti della terza ed anche quarta età con tutti i loro problemi». La considerazione del presidente di Federalberghi Belluno Gildo Trevisan arriva nel corso della presentazione dei progetti dell'associazione Parko Cadore, Vacanza Sanitaria Assistita. Pieve di Cadore è diventata la meta di soggiorno di molti malati di Parkinson che trovano giovamento nel riposo alpino. La montagna giova a tutti, è stato dimostrato che uscire dal classico ambiente terapeutico migliora le condizioni del malato grazie ad una serie di azioni collaterali al riposo dell'ospitalità tradizionale. Dalle conferenze alla piscina, dalla palestra alla danza tutto concorre a far star bene l'ospite. Fondamentale poi la vicinanza di un ospedale. Dice in proposito il sindaco di Pieve di Cadore: «L'ospedale si rivela sempre più importante fonte di attrazione turistica. La montagna ha bisogno di garantire sicurezza - dice Maria Antonia Ciotti che aggiunge - quando d'estate e d'inverno diventiamo dieci volte più numerosi del solito c'è bisogno di avere le strutture che funzionano bene. La nostra preoccupazione è avere un ospedale vero non un punto di primo intervento». Responsabile del progetto è Francesco Gallorini, già direttore di unità sanitarie della pianura veneta molto legato al Cadore dove trascorre lunghi periodi di vacanza.

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BELLUNO ANZIANICorriere Alpi 14 aprile

“Puntiamo sulla casa riposo di Livinallongo e chiudiamo Agordo”

AGORDO (...) Anche alla luce di discussioni di questo tenore, per Tiziano De Col, sindaco di La Valle, è il momento di riflettere e decidere, una volta per tutte. «Si vogliono salvare i servizi per la montagna?» si chiede «ebbene si decida allora di puntare per esempio su Livinallongo (che per la sua casa di riposo ha rette più basse e la coda per accedervi) e non su Agordo, ma lo si decida una volta per tutte. Quindici anni fa ci fu una battaglia tra Agordo e Cencenighe per la piscina comprensoriale. Vinse Agordo e ora si vuol ridiscutere, come si sta facendo, l’impegno di Agordo per il sostegno economico alla piscina comprensoriale? (Gavaz ha però assicurato che la partecipazione di Agordo non verrà meno, ndr). È logico far investire Comuni e privati per realizzare strutture sociali territoriali per poi dire “scusateci ma sono cambiate le regole del gioco?” O si discute una volta per tutte di sistema complessivo Agordino o sul fatto che Agordo diventi unico centro di servizi per tutto l’Agordino, chiedendo ai territori di collaborare al mantenimento di tali servizi».

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BELLUNO ANZIANICorriere Alpi 17 aprile

Cortina dà in appalto la casa di riposo

CORTINA Il Comune di Cortina ha indetto una gara d'appalto per l'affidamento dei servizi socio assistenziali per gli ospiti della Casa di riposo "Angelo Majoni", dell'annesso Centro Diurno e del servizio di assistenza domiciliare sul territorio comunale. L'appalto avrà una durata di 36 mesi e l'importo complessivo previsto è di 4 milioni 446.291 euro. La ripetizione dei servizi già offerti inizierà il primo maggio di quest’anno e terminerà il 30 aprile del 2016. L'appalto ha per oggetto il servizio di assistenza diurna e notturna agli ospiti della casa di riposo, l'assistenza diurna agli sopiti del Centro diurno, il servizio di assistenza psicologica di fisiokinesi terapia e massoterapia, di animazioni e del logopedista. Dovranno poi essere gestiti da chi si aggiudicherà la gara anche la preparazione dei pasti e i servizi relativi al barbiere, parrucchiere, pedicure, podologo; inoltre la pulizia, la lavanderia, il guardaroba e la portineria. Infine è compreso nell'appalto anche il servizio di assistenza domiciliare sul territorio. La ditta appaltatrice dovrà presentare cinque distinti progetti: uno relativo alla Casa di riposo, uno per il Centro diurno, uno per l'assistenziale domiciliare, e gli altri tre inerenti il servizio di lavanderia, di pulizia e di portineria. L'offerta dovrà pervenire in Comune entro le 12 di martedì 23 aprile. La casa di riposo di Cortina ospita attualmente 60 anziani, e un'altra trentina usufruiscono del servizio del Centro diurno.

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BELLUNO ANZIANIGazzettino 19 aprile

In provincia di Belluno aumentano gli anziani, cala la popolazione

Una provincia che, anno dopo anno, diventa sempre più anziana. A Belluno cresce l'indice di vecchiaia, che rappresenta il rapporto tra le persone ultra sessantacinquenni e i ragazzi con meno di 15 anni. Era di 178,2 nel 2008, è salito a 185,8 nel 2011 (dati dell'ultimo censimento) con una differenza consistente rispetto alla media veneta che si ferma al 144,2 e italiana, 148,6. Questi cambiamenti hanno un impatto considerevole sul potenziale economico, poiché modifica gli equilibri tra il contingente di popolazione «in età da lavoro» (15-64 anni) e gli altri due contingenti, quello al di sotto dei 15 anni e quello al di sopra dei 64. Scorrendo le tabelle si scopre che il numero di persone nella fascia di età da 0 a 14 anni è rimasta più o meno stabile: dal 12,6% del 2008 al 12,7% del 2011, ma la percentuale è inferiore al resto del Veneto, dal 14,1% al 14,3%, e dell'Italia dove è rimasta ferma al 14%. A crescere, invece, è la fascia degli ultrasessantacinquenni: dal 22,5% del 2008 al 23,5% del 2011 in misura maggiore rispetto al Veneto, dal 19,7% al 20,6%, e all'Italia, dal 20,1% al 20,8%. Ciò significa che gli adulti in grado di sostenere gli anziani saranno sempre meno numerosi: erano il 64,8% nel 2008, il 63,8% nel 2011 rispetto al 65,2% regionali e nazionali. In parole semplici, questo vuol dire che oggi vi sono circa due persone in età lavorativa per ogni persona anagraficamente «a carico». Nel frattempo prosegue lo spopolamento della provincia: i residenti erano 214.026 nel 2008, al 31 dicembre 2011 sono passati a 209.720. Gli stranieri sono 12.468 (il 5,9% della popolazione), leggermente in calo rispetto agli anni precedenti.

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BELLUNO ANZIANICorriere Alpi 19 aprile

I medici dell'Ulss 2 rifiutano di lavorare in casa di riposo

FELTRE. Nessun medico dell'elenco redatto dall'azienda Usl si è dichiarato disponibile a esercitare, in alcuni casi anche soltanto con funzioni di supporto ai colleghi già precettati, l'assistenza programmata agli ospiti non autosufficienti nelle case di riposo, nelle Rsa e in altre strutture protette, nonostante il bisogno di avere risorse aggiuntive sia impellente. E a cavallo fra l'anno scorso e i primi mesi di quest'anno, sono pervenute delle dimissioni che l'azienda, stante l'indisponibilità dei medici, non ha potuto sempre rimpiazzare. Fra i motivi di questa “latitanza” - si suggerisce dagli uffici competenti dell'Usl - potrebbe esserci la condizione posta dall’azienda, ossia che il medico eventualmente disponibile a seguire gli anziani nelle case di riposo o nelle strutture extraospedaliere del territorio, debba prendere il domicilio a due passi, cioè nello stesso Comune, dalla struttura dove è chiamato ad operare. E questo in controtendenza rispetto ad altre Usl dove il luogo di residenza non sembra essere vincolante ai fini della logistica. Ma ci può essere anche la perplessità di assumere un incarico aggiuntivo pesante, tenuto conto delle responsabilità che comportano, solo a titolo di esempio, anziani allettati con polipatologia o altre categorie di pazienti di impegnativa gestione. Resta il fatto che l'Usl non ha un solo medico curante, di quelli dell'elenco interno, disposto a fare un lavoro “straordinario”. Così si è costretti a bandire un avviso pubblico per la formazione di un elenco aziendale, aperto alla disponibilità di professionisti che provengono da tutta la regione, da cui si attingerà per recuperare le forze mancanti.Non si può dare torto a chi declina l'invito, fra i medici curanti già alle prese con i pazienti ambulatoriali e le visite domiciliari. La casa di riposo, o la struttura protetta, rappresentano un impegno che si assomma a quello della medicina di base. E aumentano statisticamente anche i cosiddetti rischi professionali in una congiuntura in cui, più che mai, ci si muove nell'ambito della medicina difensiva. Nel nuovo giro di orizzonte, con i medici interni che latitano e non gli si può dar torto, e con una crescita del bisogno sanitario nelle residenze sanitarie che impegna i dottori fino al tour de force, Belluno e Vicenza hanno fatto da apripista. Anche per queste Usl, prima ancora che per quella di Feltre, si è posto il problema di fare una ricerca di medici disponibili, di inserirli in un elenco e di attingere alla graduatoria regionale al bisogno. Come già succede, del resto, per i medici della continuità assistenziale, come si chiama ora la guardia medica.

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BELLUNO DISABILIGazzettino 20 aprile

Il brivido della velocità anche per i disabili con lo sliderking

Lo scorso fine settimana Quero ha accolto lo sliderking, un'originale disciplina sportiva che prevede di lanciarsi su particolari mezzi a 3 ruote lungo discese mozzafiato. Lo slider è composto da una ruota anteriore in gomma e da 2 ruote posteriori in plastica che permettono di affrontare le curve facendo scivolare la parte posteriore del mezzo. Si tratta di uno sport ecologico adatto a tutti, compresi i disabili. Coordinatore dell'evento "Il diavolo in veste Prada" è stato Denny Bernardi che ha spiegato: «Questa innovativa disciplina sportiva consente a tutti di trascorrere delle ore all'aria aperta divertendosi. A bordo di mezzi ecologici i piloti possono provare il brivido della velocità e imparare a manovrare con padronanza questi tricicli uniti da uno spirito di gruppo». «L'evento svoltosi in Prada - ha aggiunto l'appassionato locale Cristian Bagatella - era adatto anche ai bambini piccoli e si è dimostrato un’occasione di incontro per i giovani». Alla manifestazione ha presenziato anche il sindaco di Quero Sante Curto che ha percorso i 3 km di discesa a bordo di un mezzo in qualità di passeggero. «Vorrei farvi i miei complimenti - ha detto Curto rivolto all'organizzazione - per quello che fate e perché promuovete con convinzione questa nuova disciplina».

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BELLUNO SOCIALECorriere Alpi 16 aprile

1 milione di euro in 4 anni: contro la crisi l'impegno di Caritas

BELLUNO Hanno oltrepassato il muro del milione di euro i contributi erogati dal 2009 a oggi dalla Caritas, tra fondo di solidarietà e altre iniziative a sostegno delle persone indigenti della provincia. Cifre elevatissime, che nemmeno la diocesi di Belluno-Feltre credeva di trovarsi a gestire, all’inizio di questa infinita crisi economica. Numeri drammatici, ai quali risulta difficile far fronte e dare una risposta. Il fondo di solidarietà. Dal primo luglio 2009, sono state esaminate 540 richieste di aiuto, 364 sono state le famiglie che hanno ricevuto un contributo, per un totale di 1.200 persone. Per questo fondo, ad oggi, sono stati impegnati 584.924,55 euro e in cassa ne restano circa 170 mila euro. Le domande per accedere al fondo vengono presentate alle Acli, una commissione apposita le visiona e le sceglie, in base a determinati criteri. Nell’assegnazione degli aiuti, come previsto dal regolamento, si è puntato sulle famiglie o sulle persone (italiane e straniere, regolarmente residenti sul territorio della diocesi di Belluno–Feltre), che si trovano in una situazione di disagio economico, dovuta alla perdita del posto di lavoro a causa della crisi. Per accedere al fondo il disoccupato non deve godere di altri sussidi. «In particolare si è tenuto conto della composizione e della situazione del nucleo familiare (vale a dire del numero dei figli e delle loro esigenze educative, dell’età, dello stato di salute dei componenti, ma anche della presenza di disabili o di persone non autosufficienti...), dell’ammontare delle spese familiari (costi fissi come luce, gas, telefono, visite mediche, trasporti, alimentari, educazione), oltre al carico debitorio derivante da affitto, mutuo o debiti. A richiedere maggiormente l’aiuto sono le famiglie in crisi e in modo particolare le persone separate, costrette, dopo la perdita del lavoro, a indebitarsi per assolvere ai loro obblighi. «Molto spesso queste persone si trovano al limite della povertà», precisa don Giuseppe Bratti, portavoce della Caritas diocesana, che aggiunge: «Il problema è che i bellunesi stanno soffrendo in silenzio e questo fa sì che si intervenga quando le situazioni sono ormai disperate». Fondi extra. Per quelle situazioni di disagio che non potevano essere accolte attraverso il fondo di solidarietà, si è provveduto con altre risorse derivanti da offerte e da iniziative della Caritas: in questi quattro anni sono stati erogati per questi casi oltre 450 mila euro. Le parrocchie. «Si è cercato di fare un lavoro di rete per queste famiglie, contattandole e accompagnandole attraverso i servizi sociali e le parrocchie di residenza». In molte parrocchie esistono ormai dei panieri per i viveri non deperibili o delle somme che vengono stanziate per l’acquisto di generi alimentari, che poi vengono impacchettati e consegnati alle famiglie bisognose. «Sono i parroci le vere sentinelle sul territorio degli effetti della crisi. E questo permette loro non solo di conoscere meglio le varie situazioni di vita delle persone, ma anche di controllare come evolve la situazione nei singoli nuclei familiari. Nel corso di questi anni, in particolare nel 2012 e a inizio 2013, la situazione è molto peggiorata, evidenziando maggiori e più impegnative richieste». La crisi, quindi, sta imponendo anche alla diocesi una riflessione su

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cosa sarà del domani, per cercare di capire in che direzione sta andando la “storia”. L’ufficio Cultura e stili di vita in montagna, capitanata da Cesare Lasen, ha proprio avviato una riflessione di questo tipo, per cercare di rivedere gli stili di vita, perché da questa situazione di povertà si possano trarre degli insegnamenti sui comportamenti da tenere nel futuro.

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BELLUNO SANITA'Corriere Alpi 17 aprile

I sindacati vogliono ancora la gestione mista pubblico-privata all'ospedale di Cortina

CORTINA «Crediamo che la gestione mista pubblico-privata rappresenti la soluzione migliore per garantire l’occupazione, ma anche la qualità, dei servizi dell’ospedale cortinese». A intervenire sulla question del Codivilla Putti di Cortina è Fabio Zuglian, segretario della Cisl Fp, a nome anche dei colleghi delle altre sigle sindacali. Una partita che i sindacati seguono con grande interesse, anche perché in gioco ci sono un centinaio di posti di lavoro. «Nei prossimi giorni invieremo una richiesta formale di incontro ai tre consiglieri regionali bellunesi», precisa Zuglian, che prosegue: «Nei giorni scorsi è stato pubblicato nel Bur l’emendamento passato in consiglio veneto, che sancisce il passaggio al pubblico del Codivilla, ma per renderlo operativo è necessaria una delibera della giunta di recepimento. Nel frattempo serve costruire una proposta, che comporti una soluzione strutturale del problema». E i sindacati propongono di mantenere una gestione mista. «Per noi sarebbe importante superare la sperimentazione, mantenendo, però, un modello gestionale pubblico-privato, eventualmente facendo anche una gara per capire se ci siano altri soggetti privati interessati, così da ridurre i costi o da ottenere un nuovo progetto. La soluzione più semplice per garantire l’occupazione, ma anche i servizi, resta quella mista ». I sindacati sono consapevoli che «oggi non è possibile ricondurre al pubblico la struttura, senza creare disagi ai lavoratori e alla stessa Usl, che si ritroverebbe con posti letto in più. Il pubblico-privato ha permesso di uscire dai vincoli imposti dagli enti locali, tra cui il blocco delle assunzioni. Chiederemo, quindi, ai tre consiglieri di condividere la nostra posizione, spiegando loro le eventuali ripercussioni che ci sarebbero in caso di abbandono dell’attuale modello gestionale». Per la Cisl Fp «questa sperimentazione ha contribuito a migliorare i servizi: grazie proprio alla gestione mista, si è potuto acquisire un cardiologo h 24 al Codivilla, oltre all’assunzione di altro personale. Come Cisl difendiamo questo modello. Quali saranno gli attori si vedrà: si potrebbe fare una gara pubblica per cercare nuovi imprenditori, perché dove c’è il privato c’è più spirito imprenditoriale”.

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PADOVA ANZIANIMattino 16 e 18 aprile

A dispetto delle accuse, S Tecla paga regolarmente gli stipendi

ESTE. . Prima la disdetta degli accordi integrativi, poi il ritardo nell’erogazione degli stipendi. Aumentano le ansie e i timori per i lavoratori della casa di riposo Santa Tecla di Este.Denunciano i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl: «Con stupore abbiamo appreso che gli stipendi del mese di marzo ai dipendenti della Fondazione atestina ad oggi non sono stati accreditati, come in passato era sempre avvenuto. Nessuna comunicazione è pervenuta al personale e alle rappresentanze dei lavoratori. Aanche per questo esprimiamo forte preoccupazione per quanto sta accadendo all’interno dell’azienda».I sindacati chiedono alla direzione di «rispettare i minimi requisiti di correttezza con i dipendenti, evitando disagi e ricadute su rate di mutui e altro delle famiglie. Chiediamo inoltre di rivedere la decisione unilaterale della Fondazione di disdetta degli accordi integrativi sottoscritti dalle parti, in attesa di ulteriori determinazioni e proposte alternative, per evitare pesanti tagli sulle retribuzioni».Il ritardo nell’erogazione degli stipendi è stato pubblicamente denunciato dalle dipendenti della Santa Tecla anche nell’ultimo consiglio comunale atestino tenutosi venerdì sera. Gli stessi lavoratori hanno smentito l’affermazione della direzione della Santa Tecla secondo cui gran parte dei dipendenti percepivano, fino ad oggi, quindicesima e sedicesima: «Non abbiamo mai ricevuto quello che dicono. Anche con vent’anni di anzianità, con notti e festivi non superiamo i 1.050 euro».Di contro, nel proprio sito internet la direzione della Santa Tecla ha scritto il 12 aprile: «Si conferma che gli stipendi in Fondazione Santa Tecla sono sempre stati regolarmente corrisposti ogni mese ai dipendenti, così come avverrà per quello di marzo 2013».Una promessa, evidentemente, non mantenuta. Almeno finora.

«Il ritardo di due giorni nell'accredito ai dipendenti è stato solo temporaneo». Si difende la Fondazione Santa Tecla dalle accuse di sindacati e dipendenti, allarmati dal ritardo nei pagamenti degli stipendi: «Il ritardo è dovuto al cambio di banca d’appoggio: la nuova banca ha avuto problemi tecnici. La Fondazione aveva dato il via libera ai pagamenti nei tempi standard, come fa ogni mese. Tutti gli stipendi sono stati accreditati martedì 16, con solo due giorni di ritardo. La Fondazione Santa Tecla ha chiesto alle banche di anticipare la valuta dei loro stipendi al 12». Santa Tecla risponde anche all’accusa di non aver mai versato quindicesima e sedicesima, come più volte annunciato: «Ci sono dipendenti con molti anni di anzianità i quali, per effetto dei vari contratti interni, percepiscono l'equivalente di due mensilità in più, una sorta di quindicesima e sedicesima, rispetto al contratto Uneba applicato in molte strutture per anziani, ed anche in Santa Tecla da quando è ente privato non profit. Rispetto al contratto Uneba standard, i lavoratori di Santa Tecla hanno anche orario ridotto e molti più giorni di ferie». A maggio però ci sarà la disdetta dei contratti interni».

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PADOVA ANZIANIMattino 19 aprile

Csa di Camposampiero ha bilancio in pari, ospiti + 7%, rette stabili nel 2013

CAMPOSAMPIERO Domenica correrà la sua 25ª maratona, la 14ª del Santo (tutte): Paolo Faccin, 48 anni compiuti a ottobre, presidente del centro servizi per anziani “Moretti Bonora”, festeggerà le “nozze d’argento” con la gara più dura. «Conto di arrivare fino in fondo anche questa volta, anche se la mia preparazione non è ottimale quest’anno». In media, Faccin corre due maratone all’anno e si appresta a tagliare il traguardo, a Padova, sperando in una giornata fresca: «Il caldo di questi giorni, giunto all’improvviso, non fa bene al fisico; per domenica prevedono fresco e quindi sono fiducioso». Del resto, i pensieri di questi mesi per Faccin sono più rivolti alla gestione dell’ente di via Bonora. Lunedì, in Consiglio comunale, ha relazionato sull’attività del suo mandato, a nome del consiglio di amministrazione che scadrà a maggio. «Siamo soddisfatti perché non abbiamo lasciato progetti o lavori incompiuti. Abbiamo mantenuto l’equilibrio economico finanziario dell’Ente in un periodo di forte crisi economica, considerando sempre come primi interlocutori i familiari dell’ospite». Faccin ricorda l’aumento del 7% delle presenze negli ultimi 2 anni, il contenimento dell’aumento delle rette, «che per il 2013 restano invariate», e l’attenzione massima agli ospiti: «La struttura è aperta per i parenti dalle 8 alle 19, su richiesta anche di notte. Tutti gli operatori hanno una divise di colore differente a seconda della mansione, per cui il parente sa sempre cosa stanno facendo al proprio caro. Da noi non c’è promiscuità di interventi». Unico rammarico: il rapporto con l’Usl 15: «Per noi resta un partner, ma non abbiamo fatto passi avanti in questi anni». L’ospedale di comunità, al palo, ne è la conferma.

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PADOVA DISABILI Mattino 20 aprile

I negozi negano l'Iva al 4% per i sussidi tecnici e informatici ai disabili

ARCELLA «Nonostante la normativa, c'è continua disparità di trattamento tra un negozio e l'altro che ci mortifica anche per il modo in cui veniamo trattati». Parole e, soprattutto, segni di Giuseppe Mazzola, 47 anni, educatore al convitto per audiolesi Magaratto di via Callegari. L'uomo menziona la legge 104 del 1992 che consente ai portatori di handicap l'acquisto con iva agevolata al 4% di sussidi tecnici ed informatici (…) per conseguire una delle seguenti finalità: comunicazione interpersonale; elaborazione scritta o grafica; controllo dell'ambiente; accesso all'informazione ed alla cultura. Il mattino, per un pomeriggio, ha seguito l'educatore e tre allievi (Oleksandr, classe '87, Stefany, '82 e Tatjana, '92) lungo la linea del bus 18. Si parte dal Media World di via Venezia, dove i ragazzi fanno incetta di dvd sottotitolati. Al momento però di pagare, l'addetto vendita si è rifiutato di concedere l'iva agevolata. La scena ha indispettito il gruppo, anche considerando le volte in cui il medesimo esercizio non aveva posto obiezioni. La beffa arriva vergata su e-mail del servizio clienti Media World in seguito ad una interrogazione di Giusppe che chiede se è possibile acquistare dvd usufruendo della 104. La risposta è stata positiva. La comitiva si è quindi recata al Trony del Centro Giotto per scegliere un videogioco, ma ai giovani è stata ancora negata l'iva agevolata. E' il turno di Comet, presso lo svincolo San Lazzaro dove gli stessi film, videogiochi ed anche cd che gli studenti avevano appena adocchiato altrove, sono stati finalmente fatturati al 4%. Si torna in via Venezia, questa volta Auchan dove l'acquisto «agevolato» di un mousse per pc ed un videogame fila come meglio non potrebbe. Il tour si conclude al vicino Gamestop dove si opta per un auricolare senza fili. Il commesso ritira documentazione e recapito telefonico di Giuseppe, chiedendo prima di confrontarsi con i propri responsabili. “Le farò sapere”. Dopo una settimana di silenzio, è però Giuseppe a tornare al negozio dove sì, può acquistare l'auricolare con la riduzione fiscale ma no, al contrario dell'attiguo Auchan, per i videogames non è prevista agevolazione.

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PADOVA SOCIALEGazzettino 14 aprile

Sernagiotto e Basso al lavoro per il commissariamento dell'ente Moscon di Saonara

Dopo un'attenta radiografia dell'Ente Fondazione Moscon di Saonara, l'assessore regionale ai Servizi sociali Remo Sernagiotto e il commissario Annalisa Basso (nella foto), hanno voluto fare chiarezza sulla gestione della struttura. Ieri mattina si sono ritrovati in municipio con il sindaco Walter Stefan per mettere nero su bianco le strategie da sviluppare da qui in avanti. E la vicenda avrà sicuramente anche una valenza di natura penale. «A breve - ha detto Sernagiotto - presenteremo esposti alla Corte dei Conti e alla Procura affinchè venga fatta chiarezza su tutte le situazioni anomale che nel nostro lavoro di analisi abbiamo riscontrato». Sul banco degli imputati è finito l'ex presidente dell'Ente, Fabio Amato. «Lo scorso 4 aprile ha convocato senza averne alcun titolo un consiglio di amministrazione del Moscon, senza rendersi conto che il CdA non era più in carica dal momento in cui la Regione ha optato per il commissariamento». Di questi recenti avvenimenti vi è prova attraverso una rete di mail che l'ex presidente ha inoltrato al commissario Basso. Ma non è tutto. Andando a ritroso è emerso che l'Ente avrebbe dato 20mila euro ad alcuni professionisti per elaborare alcuni progetti collocati in aree verdi che di fatto non erano edificabili. Sernagiotto è un fiume in piena: «L'usufrutto è stato liquidato alla vedova Moscon dopo che la signora aveva compiuto 100 anni: un'assurdità. Risultano a bilancio negli ultimi anni 52mila euro di consulenze, 41mila euro di spese legali e appunto 158mila euro per l'usufrutto. In questi anni - ha concluso l'assessore - vi è stato un grosso problema di governance. Adesso, attraverso Annalisa Basso, è il momento di tirare una riga e iniziare a lavorare in maniera concreta». In pieno accordo con Sernagiotto il sindaco Walter Stefan che si è voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa: «Finalmente dopo le parole dell'assessore ho un quadro più chiaro dell'Ente, dopo un periodo di assoluta opacità durato quindici anni. Il mio obiettivo è che si lavori per il bene di Saonara e dei saonaresi. Che le spese inutili vengano eliminate e che il tesoretto del Moscon venga investito in maniera concreta». Stiamo parlando di un patrimonio di 10milioni di euro tra immobili, titoli e liquidità. Importante anche la dichiarazione rilasciata dal commissario Basso: «Nulla del patrimonio Moscon verrà mai spostato da Saonara».

Tutto inizia nel novembre del 1947, con la morte di Luigi Fidenzio Moscon Gazza, proprietario terriero di Saonara, che nel testamento nomina la moglie Vittoria Zambelli usufruttuaria del patrimonio, le cui rendite dovranno andare a beneficio dei poveri e della chiesa di Saonara. Il primo statuto dell’Ente data 10 giugno 1948; nel 1996 l’Ente Moscon ha realizzato otto minialloggi per anziani e bisognosi. Tra le sue finalità la relizzazione di una nuova scuola materna e di un centro per anziani; il patrimonio ammonta oggi a circa dieci milioni di euro, dei quali 700.000 euro in titoli e il resto in terreni.

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PADOVA SANITAGazzettino 19 aprile

Cgil protesta perche' teme licenziamenti alla Ulss 16

Centoquattordici posti di lavoro a rischio. Per protestare la Cgil di Padova insieme alle categorie della Funzione pubblica e del Commercio ha tenuto ieri mattina un sit-in davanti alla sede dell'Ulss 16, in via Scrovegni. Bandiere, striscioni e anche una barella vuota a testimoniare il pericolo di rimanere disoccupati per gli operatori della salute, e le difficoltà di cura per gli assistiti dopo i tagli dei budget regionali concessi. «Siamo degli ostaggi - spiega un gruppo di lavoratori di un ambulatorio privato convenzionato - ostaggi di un sistema incomprensibile. Non sappiamo che ne sarà del nostro presente e del nostro futuro, e soprattutto perché tagliare una sanità che funziona, rimpiazzandola con un'organizzazione dai costi più alti». I duecento manifestanti hanno chiesto alla Regione di fare chiarezza su quanto sta avvenendo a migliaia di addetti della sanità convenzionata e privata, sprovvisti peraltro di ammortizzatori sociali. «Non vogliamo che vi siano lavoratori di serie A e di serie B. La Cgil di Padova domanda chiarezza e trasparenza sui tagli, ponendosi come promotore di una revisione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi ove esistenti, ma che sia garante - spiega il sindacalista Giancarlo Gò, affiancato da Ivana Fogo, Alessandra Stivali, Cecilia de Pantz e Palma Sergio - dei posti di lavoro e dei servizi alla cittadinanza». «Esprimiamo molta preoccupazione per quanto sta avvenendo: sono state prese decisioni territoriali senza una reale programmazione e senza una formale approvazione delle schede di programmazione socio-sanitaria, che stiamo aspettando da mesi». La revisione della spesa pubblica, urlavano i manifestanti a suon di musica, non può essere pagata dalle fasce più in difficoltà della società. «All'emergenza che ora si è presentata deve seguire un'azione programmatica e strutturale che abbia come principio fondamentale la tutela della salute partendo da coloro che versano in situazioni maggiori di difficoltà». Inviata una lettera al direttore generale dell'Ulss 16 Urbano Brazzale che più tardi li ha ricevuti (così come la Prefettura) assicurando il suo interesse.

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ROVIGO ANZIANIGazzettino 15 aprile

Festa di primavera: i giovani entrano all'Iras

All'Iras di Rovigo sabato il sole splendeva di più grazie agli studenti delle relazioni internazionali del De Amicis e della scuola media Casalini. Circa 90 giovani hanno visitato il mondo degli anziani nella struttura di accoglienza del quartiere San Bortolo di Rovigo. L'iniziativa denominata «Festa di primavera» è stata organizzata dal coordinamento associativo tra tutte le associazioni di volontariato che operano nella struttura. Secondo il consigliere Iras Livio Ferrari « la festa di Primavera è stata pensata per far conoscere ai giovani il mondo degli anziani». La mattinata si è aperta con i saluti del presidente Iras Albertino Stocco e con la presentazioni ai ragazzi delle associazioni di volontariato. Gli studenti dalle 9 alle 12 hanno interagito con gli ospiti della casa di riposo attraverso momenti di riflessione, attività di svago e ricreative. Per i corridoi si incontravano ragazze del De Amicis che si adoperavano a far compagnia agli anziani spingendo carrozzelle o semplicemente scambiando una parola di conforto. «Dicono che si sentono soli - confessa una studentessa - la maggior parte delle persone si sente abbandonata dai familiari e c'è anche chi non ha più nessun parente stretto in vita». Dai più piccoli ai più grandi il comune sentire che una struttura per quanto accogliente e ben curata possa essere non può colmare il vuoto di solitudine e di affetto che molte persone anziane si trovano a vivere. Secondo i ragazzi l'esperienza di scuola e di vita di ieri è stata un modo per capire che sentirsi utili arricchisce il cuore e la morale di ognuno. Nella sala dove si giocava a tombola un gruppetto di alunni della Casalini attorno ad un tavolo facevano compagnia ad una signora anziana seduta su una carrozzina, adolescenti dall'aspetto spavaldo, ma dalla sensibilità profonda convinti che portare gioia e animazione agli anziani è essenziale e ricevere un sorriso rafforza.

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ROVIGO DISABILI Gazzettino 18 aprile

Pianeta Handicap e Ulss 18 assieme per percorso di studio su sessualità e affettività delle persone disabili

Evento formativo ieri in Cittadella Sanitaria dell’Azienda Ulss 18 sulla gestione dell’emotività ed affettività nelle persone disabili. L’iniziativa, nata da una collaborazione tra Emma Zorzato, dirigente del Servizio per la disabilità della Asl 18, e l’Associazione Pianeta Handicap, ha voluto fornire agli operatori un’occasione di approfondimento e confronto su particolari tematiche che rappresentano, ancora oggi, un tabù nella società odierna. «Come si può capire cosa prova una persona disabile, se noi in primis proviamo imbarazzo a parlare di emotività e sessualità?» ha detto Leda Bonaguro, presidente dell’Associazione Pianeta Handicap. «I lavori di gruppo che stiamo seguendo - ha continuato - hanno messo in luce proprio questo aspetto: la difficoltà nel parlare di intimità in pubblico e, soprattutto, la differenza di percezione dell’emotività che hanno le persone mentalmente disabili. Per molti di loro, ad esempio, un gesto molto intimo può essere rappresentato anche solo dal prendersi per mano o scambiarsi una carezza». L’Associazione Pianeta Handicap è nata nel 1999 dall’idea di istituire un’associazione di volontariato che si occupasse di tematiche di diversamente abili, in un’ottica di positività.

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ROVIGO INFANZIAGazzettino 16 aprile

82 mila euro da Fondazione Cariparo alla materna paritaria di Bottrighe

Ammonta a poco più di 82mila euro la cifra che la Fondazione Cariparo ha donato dal 1997 al 2012 e che sono stati investiti in lavori di miglioria, restauro e in opere di messa in sicurezza della scuola materna paritaria Umberto Maddalena di Bottrighe. La comunità parrocchiale e civile ha voluto ringraziare pertanto la Fondazione nel corso di una cerimonia che si è tenuta nell'istituto scolastico, dopo la messa nella parrocchiale. Nella circostanza il parroco, don Antonio Cappato, ha espresso sentite parole di gratitudine per i doni, ma non solo, anche a quanti, ditte e volontari, operano quotidianamente in favore dell'asilo, con impegno ed encomiabile disponibilità. Alle parole del parroco, dopo la benedizione della scuola, si è poi associato Angelo Stefani, presidente della materna, nell'illustrare i lavori portati a compimento in questi ultimi anni: dal rinnovo della pavimentazione alle porte e tutto ciò che ha riguardato la messa a norma degli impianti, della cucina, dei nuovi bagni, passando per infissi, attrezzature, sino al servoscala per disabili. Durante la cerimonia Livio Crepaldi, consigliere della Fondazione Cariparo, ha sottolineato come gli utili della Fondazione vanno proprio indirizzati al sociale. Espressioni di ringraziamento sono poi state esternate da Nicola Morini, presidente provinciale Fism, dal dirigente scolastico Laura Cassetta, dal delegato del sindaco Nicola Gennari, presente con Chiara Crestani sindaco dei ragazzi, e con il delegato per Mazzorno Sinistro Claudio Albertin, e da Gino Navicella, già consigliere della Fondazione. Dopo il taglio del nastro, preceduto dalle poesie dei piccoli scolari, si è visitata la mostra fotografica sui lavori effettuati e sulla storia della scuola stessa, attiva a Bottrighe dall'agosto 1928. Mostra che è stata curata dallo storico Nerino Albieri insieme a Giuliana Fantinati e Walter Rizzati.

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ROVIGO SOCIALEGazzettino 16 aprile

Auser vuole aprire centro per senzatetto ad Adria, stima costo iniziale di 33500 euro

L'Auser Delta Adria lancia una “Stella della speranza” per i senzatetto. È ai nastri di partenza, su iniziativa di Michele Girdescu e dello staff Auser, un progetto di dormitorio nel territorio di Adria. Burocrazia permettendo e soprattutto se l'iniziativa troverà idonei finanziamenti (molti canali sono già stati attivati), la Stella della speranza potrebbe già brillare a settembre. «Abbiamo individuato - ha premesso Girdescu attorniato da Mario Siviero, Renzo Boccato e dal vicepresidente Massimiliano Astolfi - la presenza nel nostro comune di alcuni senzatetto o senza fissa dimora. Abbiamo inoltre riscontrato una crescita esponenziale di questo fenomeno». Anche se a oggi in città il numero dei senzatetto è relativamente contenuto, il problema per l'Auser non deve essere sottovalutato. «Nell'ottica di questo progetto - ha proseguito Girdescu - abbiamo avuto una serie di incontri con il Comune, con l'Ulss 19 all'interno del Piano di zona e con la fondazione Franceschetti-Di Cola». Cosa vi prefiggete? «Vorremmo aiutare le persone senza fissa dimora, rendendole per prima cosa visibili all'interno delle statistiche pubbliche e negli indicatori e direttivi di policy, ma desideriamo, soprattutto, offrire a dieci utenti un tetto sopra la testa per dormire». A chi è rivolto il progetto? «Ai residenti da almeno un anno nel territorio, il reddito dei quali risulta inferiore al minimo vitale annuo, non titolari di diritti o quote di proprietà su immobili a uso abitativo sia in Italia che all'estero. Il soggetto, che dovrà essere maggiorenne e autosufficiente, dovrà inoltre essere sprovvisto di una sistemazione abitativa». Come si potrebbe rivolgere a voi? «Dovrà prima passare attraverso i servizi di assistenza sociale. Il nostro obiettivo, comunque, non sarà solo quello di accogliere queste persone e fornire loro un tetto, ma anche quello di farli socializzare, aiutandoli poi a reinserirsi nella società». Come pensate di coprire i costi e a quanto ammontano? «Partiamo da 33.500 euro, compresi arredi e attrezzature, dei quali circa 200 euro di promozione, 8.500 di personale, 4.780 di vitto, 5.250 di attrezzature e 9.200 di utenze. Confidiamo nella Fondazione o nel Comune per lo stabile (si è parlato delle ex scuole elementari di Bellombra) e nei contributi di privati cittadini poiché il nostro progetto è aperto a tutti, nel Csv di Rovigo e così via. La struttura sarà composta da un servizio dormitorio, cucina di servizio per colazioni o bevande serali, lavatoio, camera di socializzazione ludica e ufficio di ricevimento. Ci sarà anche un custode, un operatore addetto ai servizi e possibilmente un'area all'aperto. L'addetto potrebbe essere formato dopo un periodo di tirocinio con figure professionali dell’Ulss».

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ROVIGO SOCIALERovigo 24 ore 18 aprile

“Forum sulle politiche sociali” a Rovigo

Come affrontare le dipendenze, favorire l’integrazione scolastica, quella lavorativa o quella sociale. Con quattro gruppi di lavoro Palazzo Celio cercherà da lunedì 22 aprile di fare una fotografia dell’esistente, delle opportunità esportabili e di come si opera in un periodo di difficoltà economica come l’attuale.

“Lo abbiamo chiamato forum sulle Politiche sociale – ha detto la presidente della Provincia Tiziana Virgili presentando la due giorni – perché con relazioni, dati statistici, lettura del territorio vedremo se esistono sovrapposizioni, concertando provvedimenti per liberare risorse e aumentare i servizi”.

La parola sarà data alla scuola, alle ulss, alle reti, ai comuni, al terzo settore, ai sindacati, al mondo del volontariato, dalla Caritas al carcere, alla Fondazione Cariparo, ai centri per l’impiego, alle assistenti sociali “perché avviino il confronto e vi sia la conoscenza da parte di tutti dei servizi offerti” hanno ripreso gli assessori Marinella Mantovani e Guglielmo Brusco che assieme a Leonardo Raito vedranno i loro referati in prima fila.

“Vorremmo arrivare – ha concluso il capo di Palazzo Celio e responsabile di una parte del Sociale – ad una sorta di carta dei servizi dell’esistente, e per farlo è necessario che le varie parti del territorio si confrontino”.

I lavori inizieranno alle 9,45 con la relazione introduttiva della presidente “Il Polesine tra bisogni e offerta: fotografia delle politiche sociali nel territorio provinciale” e quindi via ai gruppi di lavoro per aree tematiche: famiglia, handicap, disagio sociale e immigrazione che proseguiranno anche nel pomeriggio dalle 14,30 alle 17.

Martedì dalle 9 alle 10,45 ancora lavori di gruppo per arrivare alle 11 all’esposizione delle relazioni conclusive, breve discussione e alle 12,30 chiusura dei lavori.

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TREVISO DISABILI Tribuna 18 aprile

Nasce coop per il lavoro alle persone autistiche con Banca Marca, Girasole, Oltre il labirinto

ORSAGO Nasce “Opera della Marca”, la cooperativa sociale dedicata ai soggetti autistici, istituita da Banca della Marca, cooperativa Il Girasole e Fondazione Oltre il Labirinto onlus. La missione è la tutela del disabile, della sua dignità e il diritto di integrarsi nella comunità, attraverso l’occupazione lavorativa, ovviamente in base alle proprie possibilità. La nuova realtà sì è già messa in moto, per ora all’interno del villaggio Cohousing 4Autism a Godega di Sant’Urbano, dove un gruppo di ragazzi affetti da autismo ha iniziato a dedicarsi ad attività in ambito agricolo, artigianale e della ristorazione. Presidente della nuova cooperativa è Mario Paganessi, direttore della Fondazione Oltre il Labirinto. La vice presidenza è stata affidata a Luigino Manfrin, direttore generale di Banca della Marca mentre fanno parte del Cda anche Gianpiero Michielin, presidente di Banca della Marca, Ceolin Adriano, presidente di Marca Solidale, Liviana Da Re, presidente del Centro Territoriale per l’Integrazione dei minori di Conegliano, Monica Bidoggia, presidente della cooperativa Il Girasole e Stefano Castiglione, psicologo esperto di autismo

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TREVISO DISABILIAzione 18 aprile

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TREVISO DISABILIGazzettino 19 aprile

Processo Amidevi, Nicoli assente per malore

Colpo di scena nel processo per lo scandalo Amidevi. Paola Nicoli, non si è presentata all'udienza preliminare per un principio d'infarto. Con un certificato medico, che attestava il suo ricovero all'ospedale Ca’ Foncello per le cure e gli accertamenti del caso, la presidente della onlus di assistenza disabili, accusata di truffa per aver fatto sparire oltre 200 mila euro destinati agli utenti, ha ottenuto un rinvio dell'udienza preliminare a fine maggio. Ma su richiesta del pm Iuri De Biasi il processo non si è bloccato per entrambe le imputate: il gup Silvio Maras ha infatti separato i procedimenti a carico della Nicoli e di Antonella Masullo, l'ex funzionaria del settore Servizi Sociali della Provincia di Treviso (e ora in servizio all'Ulss 7 ricoprendo il ruolo coordinatrice dell'Osservatorio Politiche Sociali della Regione) accusata di abuso d'ufficio e di favoreggiamento. La posizione della Masullo è stata infatti stralciata e la donna rinviata a giudizio: dovrà comparire di fronte al collegio a metà settembre. La Procura di Treviso contesta a Paola Nicoli, come detto, di aver fatto sparire oltre 200 mila euro destinati agli utenti. Denaro pubblico che la Provincia elargiva all'Amidevi per sostenere le spese per i servizi di didattica scolastica integrativa a ragazzi con disabilità sensoriali. L'associazione però, intascati i sussidi, non avrebbe mai fornito quel tipo di assistenza. Ad Antonella Masullo viene invece contestato di aver omesso o di non aver effettuato adeguatamente i controlli necessari sulle note spese presentate da Paola Nicoli (abuso d'ufficio), e poi, una volta partita l'inchiesta, avrebbe indicato all'amica una via d'uscita (favoreggiamento). La seconda accusa riguarda una lettera di scuse, in cui si parla di un errore contabile paventando la restituzione del denaro, che la Nicoli avrebbe scritto prima che scattasse la denuncia ma che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata retrodatata proprio su consiglio e indicazione della Masullo, la quale si sarebbe assunta la colpa di un ritardo nella consegna della stessa.

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TREVISO DISABILI Tribuna 19 aprile

Nella Ulss 8 genitori in lotta contro la compartecipazione alle spese

MONTEBELLUNA. Con tre sentenze favorevoli del Tar, i rappresentanti delle famiglie nella Consulta dell'Usl 8 tornano alla carica sulla compartecipazione alle spese nelle comunità alloggio per i disabili. E lanciano un appello perché lunedì, nel corso della conferenza dei sindaci dell'Usl 8, risolvano la questione. In questi giorni infatti le famiglie e i loro rappresentanti hanno iniziato ad incontrare i sindaci per illustrare loro le grandi difficoltà che stanno vivendo le persone con disabilità. E l’apertura trovata finora è stata ampia. Al momento hanno incontrato i sindaci di Valdobbiadene, Pederobba, Vidor, Castelfranco, Borso del Grappa e nei prossimi giorni incontreranno quelli di Caerano e Maser. I sindaci finora contattati si sono impegnati a farsi promotori delle loro istanze all’interno della prossima conferenza dei sindaci a Montebelluna. «Sono situazioni» spiegano «che non possono essere affrontate da un singolo comune ma dall’intero territorio della nostra Usl».

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TREVISO INFANZIAGazzettino 18 aprile

Anche la materna paritaria di Motta di Livenza potrebbe perdere le sue suore

La questione è scoppiata su Facebook ieri e ha provocato una marea di commenti. Sulla pagina dei «Mottensi Sdegnati» la comunicazione non potrebbe essere più chiara: «Cari MS, diverse mamme segnalano che ci sarebbero grossi problemi con l'asilo. In pratica potrebbe andar perso anche questo. Non sarà così, attiviamoci!». La questione è complessa e sembra che le suore, appartenenti all'Ordine delle Apostole del Sacro Cuore, potrebbero lasciare l'istituto alla fine dell'anno scolastico. Da qui sul web la levata di scudi e la proposta di una raccolta firme da parte dello stresso gruppo dei Mottensi Sdegnati. La scuola materna Monumento ai Caduti continuerebbe la propria attività, ma senza le religiose, presenti a Motta da 92 anni. A detta dell'Amministrazione, non ci sarebbe al momento nulla di ufficiale ma l’apprensione è alta. Ieri il sindaco Paolo Speranzon ha spiegato: «Il problema non è di oggi, se ne parla ormai da tre anni. La crisi vocazionale che riguarda non soltanto gli ordini religiosi femminili ma anche quelli maschili, sta determinando un calo di presenze in tutti gli asili del Veneto. A Motta già nel 2008 alcune suore lasciarono la propria attività all'asilo di Lorenzaga proprio per questo motivo. Per quanto riguarda motta, le suore sono una presenza fissa non solo alla scuola materna ma anche alla Casa di Riposo (dove attualmente è presente una religiosa, ndr) e in ospedale». L’amministrazione comunale, da cui dipende la presenza delle religiose, si sta attivando. «Innanzitutto abbiamo un dialogo costante, attraverso il cda dell'Asilo Monumento ai Caduti, con l'Ordine religioso, la Madre Provinciale e la Madre Generale, che abbiamo incontrato di recente - prosegue il sindaco - Insisteremo fino all'ultimo affinché le nostre religiose restino a Motta. La situazione non è ancora definita, chiaro che per la fine dell'anno scolastico dovremo conoscere quali saranno le decisioni in merito». A Motta qualche tempo fa alle suore Apostole del Sacro Cuore, proprio per il particolare affetto della città verso l'Ordine, era stata intitolata una piazzetta a ridosso di Borgo Aleandro, mentre alla fondatrice, madre Clelia Merloni, era stata intitolata una strada.

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TREVISO INFANZIAVita del Popolo 19 aprile

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TREVISO SOCIALETribuna 17 aprile

Fondazione Cassamarca potrebbe ridurre di 10 milioni le erogazioni

Il bilancio è pronto, e sarà sottoposto all’approvazione – scontata – del consiglio di indirizzo il prossimo 24 aprile a Ca’ Spineda. Il consuntivo 2012 di Fondazione Cassamarca si chiuderà con un leggero utile, ma negli uffici dello storico palazzo di piazza San Leonardo suonerà l’allarme rosso.Al di là del dato congiunturale positivo, frutto della vendita della tenuta di Ca’ Tron che ha portato nel 2012, e porterà, 80 milioni in tre tranche nella casse esauste, l’indebitamento di Fondazione Cassamarca cresce. Toccherà quota 220 milioni di euro, un livello mai raggiunto prima dall’istituzione presieduta da Dino De Poli, appena riconfermato per il quinto mandatoDi questa somma, enorme 150 milioni circa sono il «rosso» legato direttamente alla cittadella Appiani, altri 30 milioni sono invece «frutto», si fa per dire, del risiko immobiliare istituzionale legato alla creazione della cittadella. Gli altri 40, infine, sono il diretto indebitamento di Fondazione. E buon che, appena in tempo, lo scorso anno, il segretario Carlo Capraro e la «Commissione finanze interna» abbiano chiuso le partite legate a 115 milioni di derivati a rischio. In ogni caso, l’indebitamento è tale che da qualche mese l’attività immobiliare di Fondazione Cassamarca è sotto gli occhi di un advisor, che controlla le operazioni di Ca’ Spineda: è stato individuato nella Cattolica sgr.I nodi vengono al pettine. Le dismissioni immobiliari - dopo Ca’ Tron, c’è stata quella recentissima dell’ex Tribunale di piazza Duomo, ceduto a Benetton Group per la cifra di 13,5 milioni - possono solo tamponare una situazione strutturale non più sostenibile. A fronte delle uscite necessarie a tenere in vita Fondazione (11 milioni l’anno dopo un robusto taglio di 4 milioni dal precedente budget), non ci sono le entrate sufficienti. Il ritorno ai dividendi di Unicredit, dopo 5 anni, assomiglia a un brodino, e nemmeno tiepido: a Fondazione arriverannno1,5 milioni di euro. Un’inezia, frutto del dividendo di 9 centesimi di euro per azione deciso dal colosso di piazzale Cordusio. Nemmeno paragonabili ai 20, 25, o 28 milioni di un tempo, che alimentavano, in un circuito virtuoso, tutte le attività di Fondazione.Ci si può mettere anche le plusvalenze che si vuole; si potranno vendere altri immobili (l’ingegner Piero Semenzato, responsabile del patrimonio immobiliare di Fondazione, sarebbe attivissimo); potranno anche arrivare nuovi inquilini alla cittadella Appiani, aumentare le entrate degli affitti; ma l’equilibrio, da anni, non si regge.Tanto più se si pensa che bussano sempre a denari (arretrati) sia il Bo che Ca’ Foscari, in forza delle convenzioni a suo tempo stipulate, poi rivista, ma comunque molto onerose per Fondazione. Anche nel caso degli introiti delle vendite di tenute e palazzi, parte delle entrate è destinata a saldare i debiti. Dicono che ora sia stata Padova a farsi avanti, informalmente, per il recupero crediti, dopo che nei mesi scorsi Venezia aveva duramente attaccato la Fondazione trevigiana.E così, per la prima volta, sul tavolo del cda approda anche un piano draconiano di

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tagli alle erogazioni: si parla di una scure di 8 milioni, forse anche di 10. Nel caso in cui venisse adottato - l’ultima volta il cdi rinviò ogni discussione in merito, in attesa di vederci più chiaro - per università e teatri, ma anche per tutte le altre attività istituzionali di Fondazione, si profilano foschi scenari, e orizzonti... bassissimi.L’impressione è che fino adesso in molti, dentro Ca’ Spineda, abbiano preferito non prendere in mano il bisturi, e altri abbiano optato per rinviare sine die ogni decisione impopolare.Giorni cruciali, ancora una volta, a Ca’ Spineda. Per i responsabili di teatri e di università, per fare gli esempi più eclatanti, arriverà l’ora di individuare le priorità assolute?

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TREVISO SOCIALEAzione 18 aprile

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TREVISO SOCIALEAzione 18 aprile

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TREVISO SANITA'Gazzettino 17 aprile

Dei Tos (Ulss 7): niente tagli ai servizi sociosanitari in Quartier del Piave e Vallata

PIEVE DI SOLIGO - «Non abbiamo in programma alcun taglio per i servizi socio-sanitari del Quartier del Piave e Vallata». Gian Antonio Dei Tos, direttore generale dell'Usl 7, cerca di quietare le preoccupazioni dei 35 consiglieri di minoranza degli otto comuni dell'area che, lunedì sera a Pieve di Soligo, si sono nuovamente ritrovati per fare il punto su quelle che sono le prospettive per i servizi socio-sanitari di un territorio che conta 42mila residenti. I 35, una quindicina di giorni fa, avevano scritto a Dei Tos chiedendo di essere ricevuti. «Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta» fa il punto il consigliere pievigino Roberto Menegon. Un silenzio che ha preoccupato i 35 consiglieri di minoranza di Pieve di Soligo, Cison di Valmarino, Farra di Soligo, Follina, Miane, Moriago della Battaglia, Refrontolo e Sernaglia della Battaglia che l'altra sera si sono trovati per affrontare la questione. «Ci ritroveremo lunedì prossimo - spiega Menegon -, formuleremo in questi giorni una proposta per la quale coinvolgeremo Usl 7, sindaci, Regione e parlamentari. Arriverà sui loro tavoli martedì prossimo. Organizzeremo un incontro al quale inviteremo anche l'assessore regionale alla sanità, oltre ai politici nazionali, come Maurizio Sacconi e Laura Puppato, che stanno seguendo il nostro caso e che hanno coinvolto i consiglieri regionali di centro destra e centro sinistra». I 35 consiglieri chiedono «garanzie sull'investimento da 11 milioni di euro promesso dal precedente direttore generale, Del Favero» prosegue Menegon - «affinchè vengano realizzate quelle strutture idonee». «Chiedo alle minoranze di avere fiducia - ribatte Dei Tos -. L'Usl 7 vuole garantire ai suoi cittadini i migliori servizi socio-sanitari».

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VENEZIA ANZIANIGazzettino 16 aprile

Casa di riposo Steeb passa a coop Codess: applicherà contratto Aris a qualcuno, contratto Coop ad altri

Si risolve definitivamente, in modo positivo, la crisi interna alla Casa di riposo "Carlo Steeb" degli Alberoni al Lido. Garantita l'occupazione a tutto il personale in servizio, che così vede salvo il proprio posto di lavoro. In ballo c'era il futuro di 151 lavoratori e delle loro famiglie. Da oggi (martedì) tutto il personale in organico passa ufficialmente alle dipendenze della Codess, che subentra alla Icos, la cooperativa che ha in gestione tutti i servizi dalla proprietà, la società «Venezia Sanità» che è controllata dall'Ulss 12 veneziana. L'accordo sottoscritto venerdì dai sindacati, ha ricevuto ieri l'approvazione ufficiale dall'assemblea dei lavoratori, presenti un centinaio di persone, e quindi così ha potuto essere ratificato. All'incontro erano presenti Piero Polo (Uil) il sindacato maggioritario nella casa di cura, Paolo Lubiato e Mirco Ferrarese per la Cgil. In sintesi l'accordo prevede che non vi sarà nessuna riduzione dell'organico, quindi il mantenimento di tutti i posti di lavoro. Centosei dipendenti (31 di «Venezia Sanità» e altri 75 assorbiti dalla Icos) avranno il contratto Aris della sanità privata. Quarantacinque (in gran parte gli assunti degli ultimi anni) avranno il contratto delle Cooperative, lo stesso che garantiva Icos, ma con in aggiunta il premio di produzione, quindi nessuno avrà riduzioni in buste paga. Icos dall'inizio del 2013 ha cominciato ad avere problemi di liquidità, tanto che il contratto d'appalto si è sciolto rispetto alla scadenza prevista del 30 aprile. «Venezia Sanità», la società proprietaria della struttura, si è fatta carico, come già annunciato, di saldare le mensilità di febbraio e marzo, in modo da risolvere i pagamenti più urgenti. Da oggi toccherà alla Codess, senza riduzioni.

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VENEZIA ANZIANIGazzettino 16 aprile

La politica di Mirano litiga sul Mariutto

MIRANO Il consiglio straordinario sul Mariutto si farà, ma è già aperta polemica. Pdl, 5 Stelle e Lega hanno chiesto una seduta urgente con la presenza del presidente del Cda Vincenzo Rossi per discutere di tutti i problemi della casa di riposo, dall'aumento delle rette al mancato rinnovo del contratto di una dozzina di dipendenti da cooperativa. «Chi governa la città deve uscire da questo silenzio» è la stoccata lanciata all'amministrazione Pavanello. Pronta la replica del sindaco: «Il centrodestra parla tanto però quando ha amministrato non ha mai fatto nulla di concreto per il Mariutto, è stato tutto bloccato ma ora finalmente è stata intrapresa l'unica strada possibile, quella dell'adeguamento delle strutture. Noi siamo vigili ma rispettiamo la distinzione dei ruoli, le scelte di gestione competono al Cda del Mariutto». Schietto pure il capogruppo Pdl Dalla Costa, unico consigliere di minoranza a non condividere la richiesta: «Bisognava parlare prima con l'assessore competente e poi in commissione consiliare, solo successivamente può essere chiesto un consiglio aperto. Si tratta di mera politica strumentale, alla fine a pagare è sempre il Mariutto».

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VENEZIA ANZIANIGazzettino 18 aprile

Venezia, casa di riposo Ire da 90 posti potrebbe diventare albergo

La residenza Ca’ di Dio dell’Ire Istituto di ricovero e educazione) è a rischio. Secondo informazioni raccolte da Sebastiano Bonzio (Prc), la casa di riposo che ospita ben 90 ospiti sarebbe destinata a chiudere entro l’anno per essere trasformata in una struttura ricettiva, forse in un altro grande albergo. Così, Bonzio ha inviato una interpellanza urgente al sindaco Giorgio Orsoni non solo per chiedere spiegazioni sulle "voci" di smantellamento della residenza per anziani, ma anche sull’effettiva trasformazione dell’edificio in un ennesimo albergo. «Considerato che la struttura venga improrogabilmente chiusa per motivi di ristrutturazione, ci viene più di qualche dubbio sull’effettiva situazione. Inoltre, per quanto ci risulta, la chiusura annunciata avverrebbe in mancanza di un progetto di ristrutturazione che determini, fra le altre cose, un cronoprogramma dell’intervento e la conseguenta riapertura. É indispensabile, quindi, fugare ogni dubbio e appurare che non si tratti dell’ennesima speculazione che sottrae un servizio, sia pure non particolarmente economico, ma comunque utile alla collettività per lasciare spazio magari ad un albergo. Chiedo, quindi, al sindaco di sapere che progetti ci sono sulla Ca’ di Dio e conoscere come si intenda procedere per evitare che venga smantellato anche questo servizio a favore della cittadinanza per lasciar posto all’ennesima speculazione edilizia».

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VENEZIA ANZIANINuova 19 aprile

Ire conferma che chiudera' Ca'di Dio ma garantisce che non manderà via gli anziani

“Gli anziani possono stare tranquilli: nessuno verrà mandato via». Dall’Ire rispondono con messaggi rassicuranti alla denuncia di Sebastiano Bonzio, capogruppo in Consiglio comunale della sinistra. Con un’interrogazione al sindaco Giorgio Orsoni, Bonzio aveva denunciato la prossima chiusura per lavori della Ca’ di Dio, la casa di riposo per autosufficienti di Castello. «Vogliono farne un albergo», ha scritto il consigliere. La presidente dell’Ire Giovanna Cecconi non cerca la polemica. Ma ricorda che dagli anni Ottanta le condizioni anche dell’assistenza agli anziani si sono radicalmente modificate. «Allora non c’erano le badanti, e molti anziani benestanti sceglievano la strada della pensione a Ca’ di Dio». Oggi, spiegano all’Ire, non è più così. La domanda di questo tipo di strutture è in calo, i posti occupati oggi al pensionato di Castello sono solo 55 su 90 disponibili. E i costi aumentano. Le risorse non bastano più a coprire le spese di una struttura che «va ripensata». La strada dunque sembra quella di dismettere gradualmente l’assistenza a Ca’ di Dio. Bisognerà anche trovare le risorse per i restauri – che adesso non ci sono – e decidere sul futuro del prestigioso immobile, in posizione strategica tra l’Arsenale e san Marco, camere con vista sul bacino. «Location ideale per un albergo a cinque stelle. Ma è proprio ciò che Bonzio non vuole. «Abbiamo chiesto al sindaco di risponderci», dice. Intanto l’Ire fa sapere che i suoi programmi di assistenza agli anziani continuano nella sede delle Zitelle, dove è attivo un centro di cure alla malattia di Alzheimer all’avanguardia. «Ma strutture come la Ca’ di Dio e San Giovanni e Paolo», dicono, «non hanno più futuro».

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VENEZIA DISABILI Nuova 20 aprile

Orticoltura per sei persone con disabilità grazie alla coop La Rosa Blu

GAZZERA Un percorso nuovo di integrazione e di scoperta dell'orticoltura. È questo il punto forte del progetto passato con voto dell'esecutivo municipale di centrosinistra. L'idea è semplice: coinvolgere sei persone disabili e far scoprire loro la bellezza di curare un orto, sfruttando a questo fine la nuova area che si trova nei pressi di forte Gazzera, in via Brendole. Il progetto coinvolge la cooperativa “La rosa blu” di via Risorgimento a Chirignago, realtà attiva da tempo nel campo del sociale guidata da Giovanni Facchinetto, e l'Arci Q16 della Gazzera. Dal punto di vista tecnico, il progetto passerà anche in commissione Politiche sociali ma per il suo avvio è questione di pochissimo tempo. Già la prossima settimana, infatti, nella sede della Rosa Blu cominceranno corsi preliminari per le sei persone che successivamente saranno impegnati nell'area orti di forte Gazzera. «Per noi questo è un progetto di grande importanza», commenta Giovanni Facchinetto. Grande soddisfazione, poi, ha espresso anche Maurizio Enzo, evidenziando il fatto che con questo progetto si entrerà nella nuova area destinata agli ortisti, uno spiazzo sempre nelle vicinanze dell'ex postazione di artiglieria di via Brendole che è stata realizzata per sostituire quella ora presente nei pressi del vialetto di accesso a forte Gazzera. In ogni caso, la nascita di questo progetto rappresenta soprattutto un'occasione di ampliare ancora di più il concetto di orto sociale.(

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VENEZIA INFANZIAGazzettino 17 aprile

Le suore Canossiane chiudono una materna a Venezia

La scuola materna Santa Maria di Sant’Alvise chiuderà. Ormai la notizia è certa e arriva direttamente da Roma, dal Consiglio della Provincia delle Canossiane d’Italia. A salvare la storica scuola dell’infanzia, aperta dal 1848, ci hanno provato prima le mamme, pronte a costituirsi in associazione per dare sostegno alle suore sempre più anziane e in difficoltà, poi l’Arciconfraternita di S. Cristoforo e della Misericordia, intenzionata a farsi carico della gestione della scuola, subentrando o cooperando alle Canossiane. E a questo proposito, ieri, nel corso di un incontro che ha visto la partecipazione di una trentina di genitori a Villa Groggia per discutere il problema degli esuberi alle scuole materne di Cannaregio, il presidente dell’Arciconfraternita Giuseppe Mazzariol ha mostrato la risposta giunta ieri dalla sede centrale italiana dell’Istituto Figlie della carità Canossiane “S. Maddalena di Canossa”: il messaggio è chiaro e nega la richiesta di gestione della scuola di Sant’Alvise senza motivazioni ma solo “confermando – cita la lettera – quanto deliberato in un Consiglio precedente: la chiusura definitiva della Scuola, ratificata dal Consiglio Generale”. Delusa dalla risposta delle Canossiane anche la maestra che operava nella scuola di Sant’Alvise, Francesca Dus, che ora si ritrova senza impiego: «La confraternita della Misericordia, che già opera nel volontariato, sarebbe stata la salvezza della scuola e la possibilità, per me, di mantenere il mio lavoro. Ora invece – continua – mi troverò senza impiego, perché le suore mi hanno già spiegato di non potermi integrare nel personale dell’altra scuola dell’infanzia che gestiscono a Mestre. Domani – conclude – andrò a contestare il licenziamento ma so già di non avere molte speranze». «L’Arciconfraternita – spiega Mazzariol – sarebbe subentrata o avrebbe cooperato alla gestione della scuola, e dalle rette delle iscrizioni si sarebbero potute mantenere due maestre, una cuoca e un aiuto-cuoca, chiedendo anche un sostegno all’amministrazione Comunale». Una doccia fredda anche per i genitori già insofferenti a causa del problema degli esuberi alle scuole dell’infanzia e negli asili nido del sestiere di Cannaregio, che tramite l’associazione Veneto Nostro hanno raccolto 600 firme. «Ma intendiamo arrivare almeno a 1000 – spiega una mamma, Giulia Todaro – per portare in Comune il problema reale della zona, che ogni anno si ripresenta». All’incontro, anche il consigliere comunale Sebastiano Costalonga, che per calmare gli animi ha proposto un incontro mercoledì a Ca’ Farsetti tra i capogruppo dei partiti e alcune mamme. Tra i genitori, alcuni monoreddito che non sono riusciti ad entrare nelle graduatorie per le scuole dell’infanzia comunali di Cannaregio. «Siamo costretti – spiega una mamma - a iscrivere i bambini alle scuole paritarie, ma da una parte c’è il problema della retta, che non riusciamo a sostenere, dall’altra il problema ideologico e culturale, perché l’alternativa alle Comunali sono le suore e non tutti sono cattolici e religiosi».

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VENEZIA INFANZIANuova 18 aprile

Taglia classi e posti di lavoro la materna paritaria di Camponogara

CAMPONOGARA Arrivano tre lettere di licenziamento per le insegnanti della scuola parrocchiale Santa Maria Assunta di Camponogara. Don Massimo Draghi, vicario foraneo del vicariato di Campagna Lupia, assicura che la scuola non chiuderà ma intanto le sezioni diminuiranno da cinque a tre e le insegnanti saranno tagliate da sette a quattro. L’Università Popolare di Camponogara, in accordo con il Comune e il parroco, si insidierà probabilmente nella struttura scolastica. Protestano i genitori dei 130 piccoli alunni: «Il Comune vuole impossessarsi della scuola per realizzare la sede dell’Università Popolare e il parroco, don Giorgio Vescovi, desidera liberarsene per fare i propri interessi». Dopo la chiusura, voluta dal parroco don Tiziano Capellari, della scuola parrocchiale di Prozzolo, e successivamente la chiusura d’urgenza della scuola materna pubblica di Prozzolo che ospita cinque classi materne e una sezione dell’asilo, a Camponogara la situazione delle strutture scolastiche sta diventando un problema. L’amministrazione del primo cittadino Gianpietro Menin dovrà intervenire in maniera energica per risolverlo perché con l’inizio del nuovo anno scolastico si rischia il collasso. Mamme e papà protestano per le modalità adottate da parrocchia e Comune e che, a loro detta, porteranno alla chiusura della scuola di Camponogara. L’introduzione dei bambini della scuola pubblica ha portato a un notevole dislivello tra le rette pagate dai genitori della scuola paritaria (circa 150 euro) con quelli della struttura pubblica (3,50 euro a buono pasto). Inoltre dopo la cacciata delle suore che gestivano la struttura per l’infanzia del capoluogo, costrette a traslocare abbandonando la storica villa annessa all’asilo per presunti motivi di agibilità, ora il parroco assieme all’ente comunale intende insediare l’Università Popolare. Il Comune con la ristrutturazione della scuola di Prozzolo realizzerà un piano completamente adibito all’asilo pubblico mettendo così ancora più a rischio le iscrizioni per la scuola paritaria di Camponogara. «È indegno», spiegano i genitori, «si vuole chiudere la scuola con tutti i sacrifici che abbiamo fatto e senza trovare una soluzione alternativa soddisfacente». Presenti alla riunione dei genitori anche il vicesindaco Massimiliano Mazzetto, che non è intervenuto, mentre Denis Compagno e Danilo Ferrari di “Civica Camponogara” hanno espresso tutto il loro dissenso: «L’amministrazione del sindaco Menin non ha una chiara e lungimirante programmazione della gestione delle scuole. Invece di dare un maggiore contributo alle paritarie le penalizza portandole alla chiusura»

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VENEZIA SOCIALEGazzettino 19 aprile

Contro la violenza sulle donne, in provincia di Venezia numero telefonico e consulenza legale

L'incidenza di casi di violenza domestica in provincia è molto elevata e si conta che nel 2012 una donna al giorno si sia recata in un pronto soccorso veneziano a causa delle percosse subite da mariti o compagni. Per affrontare questa situazione la Provincia di Venezia ha deciso di promuovere una serie di iniziative in sinergia con le realtà del territorio che da tempo si occupano di questo problema. Ieri la presidente del Consiglio provinciale Marina Balleello, l'assessore provinciale alle Pari Opportunità Giacomo Grandolfo, la presidente della commissione provinciale per le Pari Opportunità Maria Elena Tomat e la consigliera provinciale Roberta Nesto, hanno incontrato gli operatori dei servizi sociali di Comuni e Ulss per presentare le «Attività di consulenza legale gratuita alle donne vittima di violenza: sinergia e collaborazioni». L'iniziativa, promossa dalla Provincia e dall'Ordine degli Avvocati di Venezia, consiste nell'attivazione di cinque punti di consulenza legale gratuita negli uffici U.R.P. di Mestre, Mirano, Chioggia, San Donà e nel settore servizi sociali del Comune di Portogruaro nei quali le donne possono recarsi autonomamente o su indicazione dei servizi sociali. «Si sente parlare solo dei casi gravi ma è importante affrontare anche quel substrato di situazioni di violenza che rende questo problema devastante - spiega Roberta Nesto, che è anche responsabile del progetto - Quante volte affrontiamo, ad esempio, casi di donne che non lavorano, hanno dei figli e dipendono economicamente da mariti violenti? Molti di questi casi possono essere risolti». Il progetto parte dall'attività di alcuni operatori telefonici che rispondono alle richieste di aiuto di donne o degli assistenti sociali, indirizzandoli all'ufficio di competenza in cui ogni primo giovedì del mese, dalle 15 alle 17,30, possono trovare una delle avvocate dell'ordine che gratuitamente ha deciso di offrire consulenza. Da settembre 2012, quando è stato avviato il progetto, ogni mese vengono seguiti dai 6 ai 7 casi. «Invitiamo le donne ad avere coraggio - conclude Marina Balleello - Noi vogliamo aiutarle ma loro ci devono tendere la mano». Il numero che da chiamare, in caso di violenza o stalking, per ottenere una consulenza legale gratuita è lo 0412501261.

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VENEZIA SOCIALENuova 21 aprile

Aumentano i giovani tra le persone in cura per le dipendenze

Droga, alcol, fumo e gioco d’azzardo: le dipendenze sul nostro territorio rimangono sempre un problema attuale, ma ciò che più preoccupa gli addetti ai lavori è il ruolo dei giovani, anello più debole della catena e che sono in costante crescita ai SerD dell’Asl 12.Non è un caso, infatti, se dal 2005 al 2012 la percentuale di minori di 25 anni che hanno chiesto aiuto al Servizio Dipendenze di Venezia e Mestre è aumentato dal 16 al 22 per cento del totale. «I giovani rimangono uno dei punti di maggiore criticità», sottolinea Claudio Beltrame, direttore dei Servizi sociali dell’Asl 12. «Meritano di essere aiutati e seguiti. Gli aspetti dell’uso e abuso anche di alcol o gioco d’azzardo stanno diventando un problema sempre più serio. Cresce anche il numero di immigrati irregolari che finiscono in questa situazione e poi c’è il grande fronte rappresentato dai carcerati che ci troviamo a seguire nelle tre strutture territoriali. Ci sono situazioni in cui le persone riescono anche a convivere con le loro dipendenze, ma c’è chi ne fa una ragione di vita».Attualmente sono 1.600 le persone che fanno riferimento ai servizi dell’Asl 12 e di queste circa 400 fanno parte della popolazione carceraria. «I fondi regionali per l’inserimento nelle strutture comunitarie ci sono ancora, ma indubbiamente si è in sofferenza», osserva Beltrame. «Gli addetti sono una cinquantina e, se da un lato è costantemente cresciuto il numero di casi che seguono, dall’altro non ha fatto seguito un aumento di personale, essendo le assunzioni bloccate a livello nazionale anche per i SerD».Altro dato allarmante l’ incredibile aumento dell’offerta di droghe.

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VENEZIA SANITA'Gazzettino 18 aprile

Congelati 30 licenziamenti al Policlinico San Marco in attesa dei 10 posti hospice

Policlinico San Marco, ieri è stata una giornata di protesta e di speranza. Si parte da un dato importante: sono di fatto congelati gli altri 30 licenziamenti previsti dalla clinica privata. Lo scorso lunedì sono state consegnate 24 lettere di licenziamento al personale ausiliare e a quello amministrativo, erano quindi attese altre 30 lettere di via (54 i licenziamenti totali) ma ieri si è saputo che, almeno per il momento, questi altri 30 licenziamenti sono sospesi. Si sta infatti assistendo ad una evoluzione della situazione, con i sindacati impegnati su più fronti: ieri hanno incontrato i vertici del Policlinico e il direttore generale dell'Ulss 12, stabilendo un nuovo incontro per il prossimo martedì. L'azienda sanitaria, raccontano i sindacati, non ha fatto promesse, ma ha mostrato interesse e partecipazione per quanto sta accadendo al San Marco, a partire da quei 24 lavoratori lasciati a casa senza preavviso. «Dall'incontro con l'Ulss è emersa una generica disponibilità ad aiutare i licenziati», spiega Sergio Chiloiro, segretario generale della Cgil Funzione Pubblica di Venezia. È lo spiraglio di cui avevamo parlato ieri: l'Ulss, sotto la regia del nuovo direttore Dal Ben, potrebbe aiutare gli ormai ex lavoratori del San Marco a trovare una nuova collocazione. La cosa non è però facile come sembra, soprattutto perché gli ausiliari, ad esempio, sono una figura che non c'è più nella sanità pubblica, mentre per gli amministrativi servirebbe un concorso pubblico. «La situazione è in movimento - continua Chiloiro - ma non possiamo negare che l'Ulss c'è e che sta facendo la sua parte, mentre il Policlinico ha fatto capire che per gli altri 30 la situazione è di fatto congelata: dipenderà dalle schede regionali e anche dalla delibera per assegnare altri 10 posti di hospice ospedaliero, ma noi abbiamo di nuovo fatto presente la proposta di attivare dei contratti di solidarietà». A proposito di solidarietà: ieri, dalle finestre del Policlinico, alcuni colleghi hanno srotolato uno striscione «cucito» con le lenzuola dell'ospedale, sul quale era ben evidente la scritta «Ragazzi siamo con voi!». Oltre a questo, la giornata di ieri ha vissuto momenti di ordinaria tensione. Sindacati, colleghi e i lavoratori licenziati lunedì (ma non tutti) hanno bloccato l'ingresso della clinica privata: le ambulanze potevano passare, ma per tutti gli altri niente da fare. C'è chi ha capito e ha fatto scendere chi doveva andare all'ospedale (i manifestanti hanno aiutato più di qualche disabile ad entrare al San Marco), ma anche chi è sceso di macchina per far valere le proprie ragioni. Qualche alterco, ma nulla di grave.

Per i 30 operatori socio sanitari in ballo, molto dipende dai 10 posti di hospice che la Regione dovrebbe sbloccare a breve. Ieri il consigliere regionale Gennaro Marotta (Idv) ha incontrato l'assessore regionale Luca Coletto, che gli ha confermato che la delibera verrà portata in giunta il prima possibile. Marotta è quindi andato al presidio dei

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lavoratori allestito fuori il Policlinico per spiegar loro come era andato l'incontro con Coletto e per dar loro piena solidarietà. «L'assessore ha inoltre fatto capire che se il Policlinico dovesse diminuire ancora il personale, allora si potrebbero rivedere i parametri di servizio e i posti letto», ha spiegato Marotta. Insomma, Policlinico avvisato. I politici veneti chiedono alla Regione di fare qualcosa di concreto. «La situazione in Veneto può scoppiare da un momento all'altro», dichiara allarmato Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd. «È un anno esatto - continua Pigozzo - che abbiamo sollevato in commissione Sanità tale questione. Gli assessori Coletto e Donazzan si parlino e collaborino per attivare subito anche per i lavoratori della Sanita privata la cassa in deroga, è una questione di equità e di principio: anche questi sono lavoratori che subiscono la crisi in atto».

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VENEZIA SANITA'Nuova 20 aprile

Cisl si prende i meriti della riduzione dei licenziamenti al San Marco

L’accordo sottoscritto dalla Cisl è il solo atto formale esistente che ha permesso una riduzione degli esuberi (da 74 a 54) al Policlinico San Marco». Dario De Rossi, della segreteria provinciale, sottolinea questo aspetto e difende la scelta del suo sindacato, l’unico ad aver firmato l’accordo e contestato da Chil e Uil. «Un accordo che impegna la clinica a ridurre il numero di esuberi in caso di incremento dei posti letto di hospice o di altre situazioni che le permettano di migliorare la condizione economica. Non sappiamo adesso cosa deciderà la Regione, soprattutto in merito agli ultimi dieci posti di hospice ancora in ballo, ma siamo fiduciosi. Purtroppo la cassa integrazione in deroga è difficilmente applicabile in questa situazione, specie per chi è già stato licenziato. E poi c’è il problema dei fondi, da reperire per una situazione come questa. Non vogliamo pertanto creare illusioni tra i dipendenti, ma restiamo con i piedi per terra in attesa che ci siano sviluppi. L’impegno è rivolto a trovare un ricollocamento nell’ambito lavorativo per quei dipendenti che sono già stati lasciati a casa e per quelli ancora a rischio tra gli addetti sanitari, così come la Regione stessa si era impegnata a fare nel caso di licenziamenti. Anche noi abbiamo incontrato il direttore generale dell’Asl 12 e abbiamo notato la sua disponibilità nel tentare di risolvere questa situazione. La Regione deve accelerare». Intanto lunedì Cgil e Uil incontreranno nuovamente il direttore generale dell’Asl 12, poi martedì faranno un vertice con la proprietà. Prima, dalle 8 alle 9.30, nuovo presidio davanti ai cancelli di via Zanotto

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VERONA ANZIANIArena 16 aprile

“Home care premium” per l'assistenza domiciliare in 17 comuni veronesi

Ieri nella sala Rossa della Provincia l'assessore provinciale di zona Giuliano Zigiotto ha presentato «Home care premium 2012», progetto innovativo di assistenza domiciliare promosso dal Comune di San Bonifacio come capofila del distretto socio sanitario 4. Erano presenti per il Comune di San Bonifacio, l'assessore alle Politiche sociali Elena Pasini, il presidente del Consiglio comunale Valeria Geremia, il dirigente del Servizio politiche sociali Dario Turco, l'assistente sociale Lucia Franchini, il medico collaboratore del progetto Bortoli Antonio, il direttore regionale gestione pubblica dell'Inpdap Michele Salomone e lo staff del direttore regionale gestione pubblica dell'Inpdap, Carla Zia. Il Comune, l'Ulss 20 e la direzione regionale Inps (gestione ex Inpdap) hanno firmato l'accordo di programma per la realizzazione del progetto cui hanno aderito 17 Comuni, tra cui, San Bonifacio, Albaredo d'Adige, Badia Calavena, Belfiore, Caldiero, Cazzano di Tramigna, Cologna Veneta, Colognola ai Colli, Illasi, Mezzane di Sotto, Montecchia, Monteforte, Pressana, Soave, Veronella, Vestenanova e Zimella. Tra i vari scopi dell'iniziativa vi sono erogazioni di prestazioni sociali in favore dei dipendenti e dei pensionati pubblici, dei loro coniugi conviventi, dei genitori e/o dei loro figli, anche minori, in condizioni di non autosufficienza o di ridotta autosufficienza. «Home care premium» comincerà il primo giugno, durerà un anno e sarà rivolto a 250 destinatari che saranno esaminati, in seguito alla presentazione della domanda di partecipazione (entro e non oltre il 30 giugno), e valutati da assistenti sociali sulla base di schede per la non o ridotta autosufficienza, elaborate dall'Inpdap. I principali benefici previsti dal progetto sono: contributi economici mensili a carico dell'Inpdap, per il cittadino beneficiario, cui viene riconosciuto un importo mensile per un anno in relazione al bisogno e alla capacità economica, fino a un valore massimo di 1.200 euro; frequenza ai centri diurni; un educatore per i giovani minorenni; servizi di trasporto e accompagnamento; servizi di sollievo domiciliare svolti da operatori o da volontari; installazione di ausili o domotica per ridurre lo stato di non autosufficienza; consulenza e supporto ai familiari. «Questo progetto è un passo avanti per il nostro territorio proprio in questo momento di crisi economica», ha detto Zigiotto. «Molte persone con anziani o disabili in famiglia vivono situazioni di difficoltà, e spesso tendono a rinchiudersi nella loro abitazione e in se stesse senza chiedere aiuto all'esterno. Noi non vogliamo questo, vogliamo dare loro una mano e fare in modo che possano vivere una vita degna di essere vissuta e con minori ostacoli. Dobbiamo pubblicizzare questo progetto», ha concluso, «in modo che la gente sappia che c'è ancora qualcuno che si preoccupa del prossimo».

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VERONA DISABILIArena 15 aprile

Con Valemour lavoro e formazione per ragazzi Down grazie ai sostegni di imprese e fondazioni

Non esistono limiti alla voglia di lavoro, è la vita stessa che mette in chiaro che le diversità non esistono. Ne è dimostrazione il progetto voluto dalla Fondazione Una vita a Colori che al proprio interno ha fatto nascere una cooperativa per chi ha semplicemente un cromosoma in più, mettendo così sul mercato un marchio sociale. Il primo negozio, di produzione “diversamente abili” si trova all'interno dello spaccio di Calzedonia a Vallese di Oppeano. Ed è un “sogno”, che si realizza per ogni genitore che non vede differenze per il proprio figlio ma solo capacità e voglia di vita. Il marchio si chiama Valemour, e il negozio,o come si usa dire “store”, è stato progettato dall'architetto Roberto Leone. E' più un'officina, un laboratorio in quanto qui tutti i prodotti vengono personalizzati e sono tutti legati a brand, ossia firme importanti come Dondup, Reign Italia, HTC, SUN68, Jacob Cohen, 40Weft, Luparia, Nyguard e Cochrane, che prestano la loro immagine con edizioni limitate. L'iniziativa è sostenuta da TRC Candiani, Fondazione Only The Brave, Fondazione Cariverona, Fondazione Zanotto, Banca Popolare di Verona, Fondazione Cattolica, Fondazione Just Italia Onlus; il progetto è patrocinato dal Comune di Verona, dalla Camera di Commercio di Verona ed è realizzato con il contributo del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri. I fondi ottenuti dalla vendita dei prodotti Valemour sono utilizzati per sostenere la formazione delle persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva in età lavorativa, permettendo così di svolgere un percorso di simulazione delle attività e delle mansioni che potrebbero successivamente svolgere in qualsiasi altra azienda. Inoltre Valemour offre alle imprese, che inseriscono un lavoratore con disabilità intellettiva, il supporto di un educatore professionista a titolo gratuito al fine di facilitare l'inserimento e la creazione di un buon clima interno. «Avere aperto il primo negozio Valemour», spiega Marco Ottocento, responsabile del progetto, «è per noi un sogno che si realizza. Prima il pubblico poteva trovarci solo on-line, ora invece vi è la possibilità di incontrarsi, interagire, conoscersi e condividere questo progetto che tutti noi portiamo avanti con impegno ed amore». Quello che era davvero un sogno per tanti genitori, che sono all'interno della Fondazione , ossia inserire il proprio figlio disabile nel mondo del lavoro, dandogli opportunità vere non finisce qui. «Un altro sogno è far sì che un ragazzo con disabilità intellettiva diventi a tutti gli effetti il commesso del nostro punto vendita, sarebbe l'inizio di un cambiamento culturale storico», assicurano. Fondazione Più di un sogno nasce il 7 Novembre 2007 per iniziativa di sei famiglie con bambini e ragazzi con sindrome di Down, che hanno voluto attuare una struttura con programmi riabilitativi personalizzati, per sviluppare abilità di movimento e di pensiero, di comunicazione e di linguaggio, di autonomia personale e sociale, che permettessero di migliorare la qualità della vita del disabile e della sua famiglia. Tutto questo per dare continuità di sostegno dall'età pediatrica passando per l'adolescenza fino alla vita adulta.

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VERONA DISABILI Arena 17 aprile

Coop Monteverde riceve una donazione e la gira ad altri

All'ultima edizione della Festa della pearà di Cellore sono stati raccolti tremila euro che gli organizzatori, il gruppo alpini e i gruppi parrocchiali della frazione hanno destinato alla cooperativa sociale Monteverde che ha sede a Badia Calavena. «A nome degli operatori, dei ragazzi del Centro e delle loro famiglie vi ringrazio di vero cuore per il grande gesto di solidarietà», ha scritto Giovanni Soriato, presidente della cooperativa Monteverde onlus. «I nostri valori, che si riassumono nel “credere che tutti abbiano il diritto di esprimere le proprie potenzialità integrandosi con l'ambiente sociale in cui vivono”, non si tradurrebbero nell'agire concreto e quotidiano dei nostri operatori, se non vi fosse il sostegno continuo di una comunità che ha a cuore il futuro delle persone con disabilità, degli anziani e dei minori che vivono al suo interno. Proprio per questo la vostra generosa donazione è portatrice di speranza per il futuro della Monteverde, in un momento di forte crisi e cambiamento della società e dei finanziamenti pubblici in particolare», ha aggiunto Soriato. Ma la cooperativa, che è stata destinataria della somma, si è a sua volta fatta portatrice di un gesto generoso: «Come segno tangibile della nostra attenzione ai bisogni del territorio, abbiamo deciso come direttivo di destinare parte dei fondi raccolti al sostegno dell'attività di Grest estivo che realizziamo in collaborazione con la parrocchia per i ragazzi di Cellore e un'altra parte sarà invece finalizzata a garantire il servizio di consulenza psicologica per i bambini della scuola dell'infanzia della frazione intitolata “Ai nostri Caduti”, servizio realizzato grazie all'intervento dei nostri professionisti. La terza parte infine è per l'attività del Centro diurno di Badia Calavena, dove sono inserite 48 persone con disabilità, alcune delle quali residenti nel Comune di Illasi». «Il vostro contributo ed il vostro entusiasmo nell'organizzare questa iniziativa, è la più bella dimostrazione di come il cooperare per un fine comune non sia soltanto un ideale da perseguire, ma una realtà possibile», ha concluso Soriato. In questi giorni la cooperativa (monteverdeonlus.it) sta anche lanciando la campagna per la sottoscrizione del 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi 2012 e la lotteria.

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VERONA DISABILI Arena 16 aprile

Grande festa per gli Special Olympics a San Giovanni Lupatoto, con la collaborazione della Pia Opera Ciccarelli

Rimarrà fissata nelle menti dei lupatotini la grande adunata in sabato sera in piazza Umberto con i duemila fra atleti e spettatori presenti all'inaugurazione della fase regionale degli Special Olympics. Così come le affollatissime gare di nuoto tenutesi sabato e domenica alle piscine, le partite di tennis nei campi di via XXIV Maggio, le partite di calcio di domenica sui campi del Nino Mozzo, dove nel pomeriggio si sono svolte anche le gare di atletica, le partite di basket al palazzetto di viale Olimpia e le gare di bocce. È questa l'eredità che lasciano i 600 atleti, la maggior parte dei quali affetti da sindrome di Down, che tra sabato e domenica hanno invaso il paese. «Il loro è un mondo bello perché semplice», sintetizza il sindaco Federico Vantini. «Questa iniziativa ci lascia la consapevolezza che i valori portati da questi ragazzi sono i veri pilastri dell'esistenza. Credo che la comunità lupatotina abbia potuto trarre questo messaggio da Special Olympics». Grande entusiasmo dei ragazzi quando Gianfranco Bardelle, presidente del Comitato regionale Coni, ha detto: «Lo sport ufficiale vi accolto nelle sue file perché non poteva fare a meno di voi». Un messaggio che è stato confermato dalla campionessa Sara Simeoni intervenuta con Giovanni Rana alla cerimonia di inaugurazione in qualità di tedofora e che ha confermato: «Ogni anno il movimento di Special Olympics assume un ruolo più importante, sono orgogliosa di essere qui con voi». «Molti lupatotini si sono complimentati con il sindaco e con me dicendo che questa è stata la più bella manifestazione sportiva svolta a livello locale», commenta Enrico Mantovanelli, assessore allo sport che ha fortemente voluto Special Olympics, «ha vinto lo sport e hanno vinto anche i sentimenti. Atleti, tecnici e volontari sono stati travolti dall'entusiasmo dei ragazzi di Special Olympics, che ha contagiato tutti. Il successo è stato reso possibile dall'impegno di tutti». La manifestazione di Special Olympics è stata resa possibile grazie al supporto tecnico-logistico fornito dalle società sportive del paese e dai gestori degli impianti sportivi. Per gli Special Olympics si è mosso mezzo paese. La Fondazione Pia Opera Ciccarelli ha assicurato pasti per gli atleti intervenuti. Il comune con i suoi dipendenti e con i vigili ha seguito tutto. La Protezione civile ha vigilato sulle manifestazioni sportive con i suoi volontari, assicurando inoltre la presenza dell'ambulanza. La Pro loco ha dato il suo appoggio e Radio Pico ha gestito la serata di sabato. Le sponsorizzazioni delle aziende lupatotine hanno garantito il sostengo finanziario. San Giovanni Lupatoto ha primeggiato anche nello sport. Guido Grandis, che ha 23 anni e abita con la mamma Marialisa e il papà Enzo in via Cavour, si è aggiudicato domenica due ori nelle prove di nuoto, nei 100 e 200 rana, confermandosi grande atleta. Nel 2010 ai campionati nazionali paraolimpici di Pugnochiuso aveva conquistato tre medaglie, oro nei 200 metri rana, argento nei 100 rana e bronzo nei 50. L'anno scorso ai campionati di Fabriano ha vinto due ori e un altro primo posto se lo è conquistato ai campionati assoluti di Pesaro nei 200 rana. Guido si allena due volte la settimana al Centro federale Castagnetti di Verona. Guido alterna sport e lavoro sognando una partecipazione alle paralimpiadi di Rio in Brasile nel 2016.

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VERONA DISABILI Arena 20 aprile

Con finanziamento regionale in forse, al via i lavori per la nuova sede della coop La Ginestra a San Giovanni Lupatoto

Questa mattina nell'area del bocciodromo comunale, in via Monte Fiorino, è in programma la posa della prima pietra delle nuova sede della cooperativa sociale La Ginestra. Per la cerimonia è stata organizzata una serie di eventi che vanno dall'acquisto di un mattone (15 euro per sostenere la realizzazione della sede) al tentativo di inserimento nel Guinness dei primati: il campione del mondo dei barman Ettore Diana cercherà di fare mille e cinquanta caffè in quattro ore. Chi li assaggerà potrà poi fare un'offerta libera. Prima di tutte queste manifestazioni collaterali però ci saranno alle 10 gli interventi delle autorità con il saluto del sindaco Federico Vantini e dei dirigenti dell'Ulss 20 e 21, nonché della presidente della Ginestra, Amabile Dal Sasso. La nuova sede è destinata a ospitare il centro diurno dove lavoreranno i circa 30 ragazzi seguiti dalla Cooperativa La Ginestra, che opera in paese dal 1988 con attività di formazione e avviamento al lavoro di persone con handicap lieve e medio. La nuova struttura è necessaria per meglio garantire questa attività, rispettando tutti i nuovi standard di legge. Il lotto di terreno municipale è stato concesso in diritto di superficie per 40 anni. La Regione ha invece promesso alla cooperativa due contributi. Uno di 500 mila euro in conto capitale e uno, sempre di 500 mila euro, sotto forma di mutuo da restituire. Sull'effettiva erogazione di questi contributi non c'è al momento certezza assoluta, come conferma la presidente Dal Sasso. «Sappiamo che la parte finanziata con il fondo rotativo c'è mentre non risultano ancora disponibili i finanziamenti in conto capitale», spiega la presidente della cooperativa. «Noi su questi soldi contiamo e speriamo che in fase di erogazione si tenga conto di chi ha avviato già i lavori. Vorremmo concludere la costruzione, che costerà circa 1,3 milioni, entro la fine del 2014», dice la presidente Dal Sasso. «Solo con la nuova sede avremo quelle economie di scala oramai indispensabili anche per i soggetti sociali», aggiunge Dal Sasso, facendo riferimento all'attuale articolazione dell'attività in due sedi, quella storica di via monte Pastello e quella di Raldon. «Ritengo comunque doveroso ringraziare le varie amministrazioni comunali che si sono succedute per la sensibilità dimostrata nei nostri confronti con l'assegnazione del terreno e la fideiussione prestata verso la Regione», conclude. Nel corso della cerimonia il progetto della nuova sede verrà inserito in un contenitore e posto a terra nelle fondamenta dell'edificio. Il sindaco Vantini (che dovrebbe essere accompagnato dall'ex primo cittadino Fabrizio Zerman) con due ragazzi della Ginestra e del Ceod Il Tesoro, con cazzuola e guanti, prepareranno la malta e poseranno la prima pietra. Poi sarà la volta del Guinness. Il Comune di San Giovanni Lupatoto ha concesso il patrocinio all'intero evento. «È con piacere che invitiamo la cittadinanza a partecipare alla posa della prima pietra della cooperativa “La Ginestra”», dice il sindaco Federico Vantini. «Dare il via ai lavori sarà un momento gioioso, che riguarderà tutto il paese: la solidarietà infatti abbraccerà anche il divertimento, con la festa per il Guinness».

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VERONA INFANZIAArena 18 aprile

San Giovanni Lupatoto vuole continuare a dare 1500 euro all'anno per ciascun bambino delle paritarie

SAN GIOVANNI LUPATOTO Possoono tirare un profondo sospiro di sollievo le quattro scuole materne paritarie private che servono il territorio lupatotino. Il consiglio comunale ha approvato a maggioranza la convenzione che regola il servizio e nel giro di una decina di giorni saranno sottoscritti gli atti con ogni scuola ed erogati gli acconti per l'anno scolastico 2012-2013. Il provvedimento, illustrato al Consiglio dal vicesindaco e assessore all'istruzione Daniele Turella, è stato oggetto delle esplicite critiche delle forze di minoranza. «Il comune si avvale da sempre di quattro scuole materne paritarie per assicurare l'istruzione di una parte dei bambini lupatotini di età fra i 3 e i 6 anni», ha detto il vicesindaco. «Attualmente queste scuole non pubbliche vedono iscritti 461 bambini lupatotini. Nell'estate 2012, per vincoli derivanti dal patto di stabilità, le convenzioni non sono state sottoscritte e questo ha impedito l'erogazione dei contributi. Per ogni bambino il comune ha finora dato 1500 euro all'anno e questo intende continuare a fare. E lo faremo assicurando una quota fissa di 850 euro e una quota variabile pari al 77 per cento di tale cifra applicata rispettando alcuni criteri presenti nella bozza di contratto». La convenzione precisa che il contributo annuo sarà determinato ogni anno dalla giunta comunale in base alle disponibilità di bilancio. La durata della convenzione riguarda gli anni scolastici 2012-2013 e 2013-2014. La convenienza per l'amministrazione comunale di servirsi delle scuole non pubbliche è emersa tutta nella risposta data da Turella a una domanda del consigliere Remo Taioli che chiedeva il costo per bambino nelle materne comunali rispetto a quelle private. «La Federazione nazionale scuole materne afferma che il costo di un bambino nella scuola pubblica è circa il doppio di quello rilevato nella scuola privata», ha detto Turella. «Il nostro comune è comunque fra quelli che erogano in provincia una delle cifre più alte ai gestori. Per esempio, Zevio eroga 1070 euro annui e Verona 670» «La materna pubblica costa il doppio ma si fa carico quasi in toto di una serie di incombenze, a cominciare dai bimbi con handicap che sono quasi tutti nelle scuole comunali», ha precisato la consigliera Amabile Dal Sasso, I consiglieri dei partiti di opposizione hanno espresso riserve sul meccanismo per la determinazione della parte variabile del contributo. «Invece di dare certezze alle scuole materne sull'importo del contributo, mettiamo la decisione sulla sua misura in mano alla giunta comunale, legandola a parametri che non sono perfettamente misurabili», ha detto l'ex sindaco Fabrizio Zerman. Anche i consiglieri comunali Attilio Gastaldello e Gianmario Piccoli hanno sollevato critiche sulla decisione di rimettere la determinazione del contributo, nella sua parte variabile, nelle mani della giunta. «Non è corretto delegare alla giunta una funzione del Consiglio. Affermare che l'erogazione dei contributi dipende dalla disponibilità di fondi non vincola il comune e non fornisce certezze alle scuole materne», ha detto Gastaldello. «La delega esautora il Consiglio. Nella spaccatura tra contributo fisso e variabile vedo un tentativo di ridurlo e

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differenziarlo», ha detto il civico Piccoli, preannunciando la sua astensione. Immediata la risposta del capogruppo della Sinistra, Pietro Zecchetto. «Non si vuole assolutamente tornare al passato, quando i contributi erano differenziati per scuola». Il provvedimento è stato approvato con dodici voti a favore: gli undici della maggioranza e quello del civico Remo Taioli. Astenuti i consiglieri Piccoli e Andrea Nuvoloni.

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VICENZA ANZIANIGazzettino 20 aprile

“Home care premium”, assistenza per 50 ex dipendenti pubblici o coniugi in attesa di posto in casa di riposo nella Ulss 6

Assistere a casa i propri familiari non autosufficienti sarà più facile. E grazie alla partnership tra Ulss 6 Vicenza ed Inps, con l'innovativo progetto «Home care premium 2012», verrà offerto alle famiglie un concreto supporto all'assistenza socio-assistenziale domiciliare a favore degli utenti non autosufficienti e fragili di 21 comuni del Vicentino. L'iniziativa, presentata ieri mattina all'Ulss 6 alla presenza della Direzione strategica, della responsabile regionale della Comunicazione dell'Inps dipendenti pubblici, Carla Zia, del direttore del distretto Sud-Est Marilena Zanetello, del direttore delle cure primarie del distretto Sud-Est e dei sindaci dell'area del Basso Vicentino, coinvolgerà un bacino di 67mila utenti ed oltre 50 persone in attesa di una collocazione in casa di riposo. Il progetto, voluto dall'Inps - gestione ex Inpdap, è riservato ai dipendenti e pensionati pubblici e loro familiari di primo grado. Il binomio «sostenibilità - dignità umana» è alla base dell'iniziativa ideata dall'Inps ed alla quale l'Ulss 6 ha immediatamente aderito con un progetto che potrebbe diventare una vera eccellenza a livello regionale. «Il modello gestionale - spiega Carla Zia - prevede un catalogo di prestazioni socioassistenziali di cui potrà usufruire il soggetto beneficiario. Due le modalità di aiuto: per le prestazioni prevalenti l'Inps riconosce un contributo mensile in base alla capacità reddituale, per quelle integrative l'erogazione sarà a carico di altri soggetti». L'iniziativa, che vedrà coinvolto il Basso Vicentino, prevede due momenti fondamentali: la definizione del livello di non autosufficienza e la predisposizione del programma socioassistenziale. «Metteremo mano in modo rilevante alla Medicina del territorio - conclude il dg dell'Ulss 6 Ermanno Angonese - in stretto collegamento con le amministrazioni comunali. L'Azienda ha molte eccellenze, ma ora è il momento di pensare di più alla risposta ai cittadini». I soggetti interessati potranno rivolgersi allo sportello sociale al comune di Sossano in via Mazzini n. 20 dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30. Per informazioni: tel. 800.912832.

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VICENZA SOCIALEGiornale di Vicenza 16 aprile

La pet therapy dell'Ulss 4 è modello per l'Europa

Dall'esperienza sviluppata negli ultimi anni dall'equipe di pet therapy dell'Ulss 4, è nato il progetto europeo “Therapy dog trainer”, iniziativa sostenuta dalla Commissione Europea per la realizzazione, assieme ad altri cinque paesi partner, di un percorso formativo nell'ambito degli interventi assistiti con gli animali. Germania, Belgio, Spagna, Inghilterra e Polonia: sono questi gli Stati europei che hanno deciso di unirsi all'Italia, ritenendo che quanto fatto fino ad oggi da parte dell'equipe di Pet Therapy dell'Ulss 4 potesse costituire la colonna portante di un nuovo progetto. «L'Europa negli ultimi tempi ha dimostrato un forte interesse nei confronti della Pet Therapy intesa come valida opportunità di lavoro», spiega il responsabile della pet therapy dell'Ulss 4 Ivano Scorzato. «Valutando i vari percorsi formativi, il nostro è stato ritenuto altamente professionalizzante. Hanno guardato al costo del progetto, al numero di ore impiegate, alla qualità dei docenti messi in campo, al fatto che siamo un'equipe operativa e, quindi, in grado di portare un'esperienza pratica. Inoltre siamo una struttura pubblica mentre tutti gli altri partner sono privati e questo deve aver fatto spostare l'angolo della bilancia e creato ancora più interesse. La Comunità Europea ha quindi ritenuto che il nostro corso avesse tutte le carte in regola per trasformarsi in un vero e proprio progetto europeo. Il nostro corso verrà quindi preso e adattato in ogni Stato e poi verrà realizzato un progetto pilota uguale per tutti». L'equipe lavorerà sul progetto fino a settembre 2014 con l'intento di raggiungere degli obiettivi generali: fornire risorse, conoscenze e competenze affinché ciascun partner europeo, utilizzando il know-how dell'Ulss 4, sia in grado di realizzare percorsi formativi riferiti alla pet therapy; costituire, a livello europeo, un team di persone con specifica esperienza nella formazione delle coppie cani-coadiutori per le terapie con gli animali; individuare un percorso formativo pilota da adattare, trasferire e realizzare in ogni paese partner; fornire, attraverso questo corso, una nuova opportunità occupazionale a 20 persone di ogni paese partner. «A settembre 2014 – prosegue Scorzato - l'Ulss 4 ed i cinque Stati europei presenteranno nella sede della Commissione Europea di Bruxelles il lavoro svolto e i risultati ottenuti. Per raggiungere gli obiettivi generali il progetto si propone delle azioni da sviluppare fino a settembre 2014, in particolare 6 incontri di condivisione; lo sviluppo di un sito web riportante all'interno un data base riguardante il censimento delle associazioni, enti, che nei paesi partner si occupano di pet therapy; la pubblicazione di una news letter che aggiorni i cittadini riguardo l'andamento del progetto; incontri di informazione con chi è o può essere interessato sia alla Pet Therapy sia a sviluppare nuovi ambiti professionali».

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