1 le donne in emilia romagna edizione 2013 7 marzo 2013 7 marzo 2013 servizio statistica assessorato...

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1 Le donne in Emilia Romagna Le donne in Emilia Romagna Edizione 2013 Edizione 2013 7 marzo 2013 7 marzo 2013 Servizio Statistica Assessorato sviluppo delle risorse umane e organizzazione, cooperazione allo sviluppo, progetto giovani, pari opportunità

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Page 1: 1 Le donne in Emilia Romagna Edizione 2013 7 marzo 2013 7 marzo 2013 Servizio Statistica Assessorato sviluppo delle risorse umane e organizzazione, cooperazione

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Le donne in Emilia RomagnaLe donne in Emilia RomagnaEdizione 2013Edizione 2013

7 marzo 20137 marzo 2013

Servizio Statistica

Assessorato sviluppo delle risorse umane e organizzazione, cooperazione allo sviluppo, progetto giovani,pari opportunità

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Le caratteristiche della struttura Le caratteristiche della struttura demograficademografica

• Una caratteristica della struttura demografica emiliano-romagnola – e, più in generale, italiana – è il forte peso della componente anzianaforte peso della componente anziana, in particolare, per la popolazione femminilepopolazione femminile.

• L’Emilia-Romagna (167,9167,9) ha l’indice di vecchiaial’indice di vecchiaia più alto d’Europapiù alto d’Europa, superiore alla media italiana (147,2) ed europea (112,3).

• Diversamente dal resto d’Europa, l’incremento dell’IdV in Emilia-Romagna ha subito un un rallentamentorallentamento a causa del contributo crescente contributo crescente della componente stranieradella componente straniera che rafforza le classi di popolazione in età giovanile e concorre alla ripresa della natalità.

La popolazione femminile in Emilia-Romagna

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Le donne straniere residentiLe donne straniere residenti• In Emilia-Romagna la popolazione residente stranierapopolazione residente straniera al 1 gennaio 2012 conta 530mila individui, 11,9%11,9% della popolazione residente (nel 2000 l’incidenza era del 3,2%). Più della Più della metàmetà sono donnedonne (51,73%).

• Negli ultimi anni la componente straniera ha fatto registrare un costantecostante aumentoaumento; le le donnedonne nel 2009 hanno raggiunto la numerositàla numerosità degli uomini e nel 2010 l’hanno superata.superata.

• Nella fascia di età 0-4fascia di età 0-4 anni i bambini stranieri sono più di un quinto del totale (22%22%).

La popolazione femminile in Emilia-Romagna

Fonte: RER – Rilevazione della popolazione residenteFonte: RER – Rilevazione della popolazione residente

100.000

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Donne Uomini

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L’Emilia-Romagna regione europea

Fonte: Istat, ed Eurostat 2011

60,9 58,5

46,5

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Uomini Donne

•L’Emilia-RomagnaEmilia-Romagna presenta il tasso di occupazione femminileil tasso di occupazione femminile (60,9% ) più altopiù alto fra le regioni italiane, al di sopra dell’obiettivo fissato a Lisbona, superiore anche alla media europea (58,5%).• Il tasso di occupazione delle donne è però costantemente inferiore a quello inferiore a quello maschilemaschile.

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L’impatto della crisiimpatto della crisi sul mercato del lavoro in E-R è stato è stato asimmetricoasimmetrico:

• in termini di occupazione (I/2008-II/2012)2008-II/2012) a fronte di una lunga contrazione dell’occupazione maschile (-19mila), le donne registrano una contrazione minore ed un recupero più veloce, fino a registrare un saldo positivoun saldo positivo ((+42mila+42mila));

• le persone in cerca di impiegopersone in cerca di impiego mostrano una forte crescitacrescita fra gli uomini, ma in misura maggiore fra le donnein misura maggiore fra le donne,, con un conseguente aumento dei tassi di disoccupazione.

Ciò si spiega in un’ottica di reddito familiarereddito familiare:

• la crisila crisi cheche ha colpito principalmente il settore industriale dove ha colpito principalmente il settore industriale dove l’occupazione maschile è più altal’occupazione maschile è più alta ha distrutto posti di lavoro e fatto diminuire la parte variabile del reddito dei lavoratori;

• le donnele donne per sopperire alla contrazione dei redditi familiari si sono immesse sul mercato del lavoro alla ricerca di qualsiasialla ricerca di qualsiasi fonte di redditoreddito aggiuntivo;

• sulla tenuta dell’occupazione femminile può aver influito anche la disponibilitàdisponibilità delle donne a cambiare l’orario di lavoroa cambiare l’orario di lavoro pur di mantenere l’impiego.

L’occupazione femminile e la crisi

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La conciliazione tra lavoro e impegni familiari

• Nonostante la crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro, permangono ancora forti divariforti divari nella distribuzione dei carichi di lavoro domesticocarichi di lavoro domestico tra donne e uomini.

• In Emilia-RomagnaEmilia-Romagna nel 2010 gli uominiuomini dedicano in media 6 44’ 6 44’ ore settimanaliore settimanali al lavoro domestico contro le 24 33’24 33’ delle donnedonne (media nazionale 5 58’nazionale 5 58’ – 26 30’26 30’).

• La conciliazione fra lavoro di cura e lavoro retribuitoconciliazione fra lavoro di cura e lavoro retribuito continua ad essere il problema più rilevanteil problema più rilevante pper le donne occupate.

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La conciliazione tra lavoro e impegni familiari

 

Genitori con figli coabitanti < 15 anni

Uomini Donne

Sì No Sì No

Emilia-Romagna 95,6 88,8 74,6 77,5

Nord ovest 94,6 87,5 69,1 74,6

Nord est 95,6 88,5 68,5 74,9

Centro 95,5 83,8 62,4 69,3

Sud 82,8 65 33,6 40,1

Isole 81,5 66 36,8 42,2

ITALIA 90,6 79,8 55,5 62

• La cura dei figli si associa ad andamenti diversi dei tassi di occupazioneandamenti diversi dei tassi di occupazione di uomini e di uomini e donnedonne: gli indiciindici maschili della popolazione 25-54 sono costantemente più alti per i padripiù alti per i padri, rispetto a coloro che non hanno figli, mentre le madrimentre le madri mostrano tassi di occupazione più bassipiù bassi delle coetanee senza prole.

• Ciò sembra confermare la tradizione divisione dei ruoli all’interno della famigliaCiò sembra confermare la tradizione divisione dei ruoli all’interno della famiglia: l’uomo come percettore del reddito principale vede aumentare la sua presenza sul mercato del lavoro a fronte di maggiori responsabilità familiari, mentre la donna, come madre, limita la propria partecipazione alla vita lavorativa.

• Bisogna però ricordare che mentre l’Italia con il 13,6% di copertura per i servizi per la prima servizi per la prima infanziainfanzia appare lontana dall’obiettivo di Lisbona (33%), l’Emilia-RomagnaEmilia-Romagna è al primo postoprimo posto fra le nostre regioni con il 29,5%.29,5%.Tasso di occupazione delle persone di 25-54 anni che si prendono cura dei figli coabitanti, in

Emilia-Romagna

Fonte: Istat, Rilevazione continua sulle forze di lavoro - 2010

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8Fonte: Istat, Indagine multiscopo ‘Famiglie e soggetti sociali’ 2009

• Il tipo di aiuto fornito da uomini e donne è diversotipo di aiuto fornito da uomini e donne è diverso: le donne si attivano per un numero di ore maggiore in attività domestiche, aiuto allo studio, cura dei bambini, assistenza di adulti, gli uomini nel lavoro extradomestico, nell’espletamento di pratiche burocratiche e prestazioni sanitarie.

Ore di aiuto erogate nei dodici mesi precedenti l’intervista a persone non coabitanti

• Sono le donnedonne con 3/5 delle ore di aiuto3/5 delle ore di aiuto prestate a persone non coabitantia persone non coabitanti a sostenere le reti di solidarietà.

Le reti informali di solidarietà

• L’età media dei età media dei care givercare giver in Emilia-Romagna è 52,552,5, le classi di età nelle quali gli individui sono più attivi nell’aiuto a persone non coabitanti sono 60-64 (nipoti) e 45-54 (genitori anziani).

62,9%

42,1%

73,0%

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Uomini Donne

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• I dati del volume confermano le diagnosi degli ultimi Rapporti annuali Istat: le reti di le reti di aiuto informaliaiuto informali, in primis la famigliala famiglia, continuano ad essere una risorsa fondamentale che supporta e sostituisce le strutture pubbliche nel sostegno agli individui più deboli svolgendo un ruolo importante nel welfare italianoun ruolo importante nel welfare italiano.

• A causacausa tuttavia dei mutamenti demograficidei mutamenti demografici – con il progressivo invecchiamento della popolazione – e dellae della loro maggior partecipazione al mercato del lavoromaggior partecipazione al mercato del lavoro le donne finiscono con l’essere sollecitate da crescenti fattori di pressionefattori di pressione.

• Ciò pone problemi nuovi per il welfare e il sistema di servizi, a fronte di risorse pubbliche calanti.

• Le donne sono erogatrici della maggior parte delle ore di lavoro domesticodonne sono erogatrici della maggior parte delle ore di lavoro domestico nel proprio nucleo e di aiuto prestato ad altre famiglie.

La crisi delle reti di sostegno

• Crescono i bisogniCrescono i bisogni delle famiglie e contemporaneamente le famiglie divengono le famiglie divengono più piccolepiù piccole e più sole per l’allentamento delle reti parentali e per il venir meno del sostegno dei nonni abili a causa dell’allungamento dell’età lavoratival’allungamento dell’età lavorativa. .

• Le madri occupateLe madri occupate sono sovraccariche per il lavoro di cura all’interno della famiglia e lele nonnenonne sono sempre più schiacciate tra cura dei nipoti e dei genitori anziani non autosufficienti.

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La violenza contro le donne

Alle indagini Multiscopo dedicate alla violenza e alla sicurezza (2006, 2008-09) si affiancano quest’anno per la prima volta i dati del Ministero degli Interni che confermano le tendenze già evidenziate.

La misurazione della violenza di genereviolenza di genere è resa difficile dall’esistenza di un sommerso elevatissimoesistenza di un sommerso elevatissimo: si stima che non vengano denunciate circa il 94il 94% delle violenze fisiche o sessuali e oltre il 9090% degli stupri.

La violenzaviolenza subita dalle donne è in prevalenza domesticaè in prevalenza domestica, i quozienti degli ex partner e dei partner infatti sono sempre più elevati di quelli di altri uomini.

Nei cinque anni, fra il 2007 e il 2011fra il 2007 e il 2011 quasi 50mila donne in Emilia-Romagna hanno denunciato una o più violenze:

• oltre 30mila30mila di esse sono state vittime di una violenza verbaleviolenza verbale (minaccia o ingiuria);

• 15mila15mila di una violenza fisicaviolenza fisica (lesioni o percosse);

• più di 2mila2mila di una violenza sessualeviolenza sessuale e

• oltre millemille di stalking;

• 75 sono state uccise75 sono state uccise.

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• I dati ci indicano che il fenomeno della violenza riguardail fenomeno della violenza riguarda principalmente le aree più produttive e industrializzatele aree più produttive e industrializzate del Paese.

• Mettendo in relazione alcuni indicatori che misurano il grado di autonomia femminile con la diffusione della violenza di genere nelle regioni italiane, si nota che esiste unaesiste una stretta correlazione fra correlazione fra emancipazione femminile e violenza di genereemancipazione femminile e violenza di genere..

• L’Emilia-Romagna ha il tasso di occupazione femminile più altotasso di occupazione femminile più alto d’Italia e uno dei tassi più alti di separazioni e divorzitassi più alti di separazioni e divorzi ed è una delle regioni dove esiste una percentuale altissima di donne che donne che dedicanodedicano il loro tempo ad attività extrafamiliariattività extrafamiliari, ma contemporaneamente ha anche uno dei più alti tassi di violenza contro le donne.

• La causacausa centrale della violenza di generedella violenza di genere avrebbe quindi le basi nel conflittonel conflitto all’interno dei rapporti affettivo/familiariaffettivo/familiari: rappresenterebbe un prezzo che le donne stanno pagando per il ritardo con cui la società e gli uomini in particolare adattano i propri modelli culturali alle trasformazioni del mondo femminile.

La violenza contro le donne

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L’Emilia-RomagnaEmilia-Romagna è al primo postoprimo posto in Italia nella percentuale di donne che si sottopongono a mammografia preventivamammografia preventiva (84%)e al terzo postoterzo posto per l’esecuzione del pap-testpap-test (87%).

La prevenzione delle patologie

Fonte: PASSI

Tasso di pap-test e mammografia in assenza di sintomi per regione, anni 2008-11

8887

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%

all'interno screening organizzato al di fuori dello screening organizzato

Pap test 25-64 Mammografia 50-69

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Nelle regioni con programmi di screeningcon programmi di screening funzionanti il differenzialeil differenziale nell’esecuzione dell’esame preventivo tra le donne con istruzione bassa e le tra le donne con istruzione bassa e le donnedonne maggiormente istruite diminuisceistruite diminuisce quasi del 50%del 50% nel caso del pap testpap test e e quasi quasi del 75%del 75% per la per la mammografiamammografia.

Ciò oltre a limitare la pericolosità di alcune patologie, contribuisce a ridurre le ridurre le disuguaglianzedisuguaglianze.

Mammografia

84 8678 82

52

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100

Bassa Alta Bassa Alta Bassa Alta

al di fuori dei programmi di screening

all'interno dei programmi di screening

Regioni CON programmi di screening organizzati e

funzionanti

Regioni SENZA programmi di

screening organizzati e funzionanti

Emilia-Romagna

Fonte: PASSI 2008-11

La prevenzione delle patologie

Pap test

8389

8086

62

73

0

20

40

60

80

100

Bassa Alta Bassa Alta Bassa Alta

al di fuori dei programmi di screening

all'interno dei programmi di screening

Regioni CON programmi di

screening organizzati e funzionanti

Regioni SENZA

programmi di screening organizzati e funzionanti

Emilia-Romagna

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giovani donne tragiovani donne tra

opportunità e disuguaglianzeopportunità e disuguaglianze

7 marzo 20137 marzo 2013

Servizio Statistica

Assessorato sviluppo delle risorse umane e organizzazione, cooperazione allo sviluppo, progetto giovani,pari opportunità

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Una società con sempre meno giovani…Una società con sempre meno giovani…• In Emilia-Romagna nell’ultimo decennio il contingente dei giovani

manifesta una costante diminuzione rispetto alla totalità della una costante diminuzione rispetto alla totalità della popolazionepopolazione, nel 2003 era il 21,4% della popolazione e nel 2012 rappresenta soltanto il 17,5%.

• A causa del basso tasso di fecondità e dell’incremento della speranza di vita, il peso della componente anziana sulla popolazione attiva è il peso della componente anziana sulla popolazione attiva è destinato a cresceredestinato a crescere gravando gli adulti di domani di un peso maggiore di quello sopportato dalle generazioni precedenti.

22,5%

18,2%

20,3%

16,8%

21,4%

17,5%

15%

17%

19%

21%

23%

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Uomini Donne Totale

Percentuale di giovani in età 18-34 sul totale della popolazione in Emilia-Romagna al primo gennaio 2003-12

Fonte: RER, rilevazione Popolazione per sesso ed età

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… … e sempre più ragazze stranieree sempre più ragazze straniere

Percentuale di stranieri fra i residenti in Emilia-Romagna al 1.1.2012

Il 23,2% delle 18-34enni è di nazionalità straniera e fra i 24 e fra i 24 e i 31 anni più di una ragazza su 4 non è italianai 31 anni più di una ragazza su 4 non è italiana.

26,0%

27,0%

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26,5%24,4%

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30%

18-19

20-21

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26-27

28-29

30-31

32-33

34

Totale

Uomini Donne

Fonte: RER, rilevazioni Popolazione per sesso ed età e Popolazione straniera per sesso ed età

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Si diventa adulti più tardiSi diventa adulti più tardi

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15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54

Totale Italiane Straniere

• Analogamente a quanto avviene in Italia, anche in Emilia-Romagna negli ultimi dieci anni vi è stato un generalizzato spostamento in avanti di alcuni eventi significativi: ci si sposa e ci si sposa e si fanno figli più tardisi fanno figli più tardi.

• L’età media al primo matrimonioL’età media al primo matrimonio è 32,232,2 per le donne e 35,5 per gli uomini, superiore di due anni rispetto alla media italiana (30,6 f – 33,7 m).

• Le ragazze diventano mamme più tardi, ma le immigrate sono più precocile immigrate sono più precoci: l’età di maggiore fecondità si colloca dopo i 24 anni per le immigrate e oltre i 30 per le italiane.

Tasso di fecondità specifico in Emilia-Romagna per classe di età e cittadinanza Tasso di fecondità specifico in Emilia-Romagna per classe di età e cittadinanza della madre, anno 2011della madre, anno 2011

Fonte : elaborazioni RER si dati Istat e RER

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• Tra i giovani adulti si posticipa il ruolo di ‘genitori’, si prolunga invece la permanenza nel ruolo di ‘figli’permanenza nel ruolo di ‘figli’.

• Nel 2011 in Emilia-Romagna il 40% delle donne40% delle donne fra i 18 e i 34 anni vive con i genitorivive con i genitori, ma fra ifra i coetanei maschimaschi il numero di coloro che rimangono nella famiglia di origine raggiunge il 58%il 58%.

• Nei primi anni novanta le giovaniNei primi anni novanta le giovani tra i 25 e i 34 anni che vivevano in coppia con iin coppia con i propri figli erano la maggioranzafigli erano la maggioranza delle loro coetanee, ma già 10 anni dopo10 anni dopo questa situazione familiare riguardava poco più di un terzoun terzo delle donne della stessa fascia di età.

• Per spiegare la permanenza in famiglia entrambi i generientrambi i generi collocano i motivi economici in prima posizionemotivi economici in prima posizione.

• In secondaseconda posizione le ragazzele ragazze indicano la possibilità di continuarecontinuare gli studigli studi. Al secondo posto invece i maschii maschi adducono la motivazione ‘sto bene così, mantengo mantengo comunque la mia libertàcomunque la mia libertà’.

I 18-34enni rimangono nella famiglia di origine più a lungo,

ma le ragazze sono più autonome

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• L’istruzioneL’istruzione e la formazione, oltre a rappresentare un’opportunità per realizzare opportunità per realizzare a pieno i diritti di i diritti di cittadinanzacittadinanza, e per entrare nel mondo del lavoroper entrare nel mondo del lavoro con un solido bagaglio, può rappresentare anche un’importante possibilità di riequilibriopossibilità di riequilibrio rispetto a condizioni svantaggiatecondizioni svantaggiate di genere o di provenienze sociale.

• Nel tasso di conseguimento di un diploma di scuola scuola secondariasecondaria superiore i valori femminili superano i valori femminili superano quelli maschiliquelli maschili (E-R 77,9 f – 64,3 m, 2009/10).

• La predominanza delle ragazzepredominanza delle ragazze rimane stabile per tutto il corso degli studi universitaristudi universitari e si ripresenta nei tassi di conseguimento dei titoli sia triennali (E-R 34,9 f – 24,3 m) che specialistici (20,8 f – 14 m ,2010/11).

• L’Emilia-RomagnaEmilia-Romagna (insieme a Veneto, Piemonte e Lombardia) presenta valori inferiori alla media valori inferiori alla media nazionalenazionale. In queste regioni infatti le maggiori opportunità lavorative, specialmente per la componente maschile, entrano in competizione con la prosecuzione degli studi.

Istruzione e formazione: le ragazze superano i maschi

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• In questo periodo di crisi economica possiamo dire che la laurea la laurea offre ancora ai giovani buone opportunitàoffre ancora ai giovani buone opportunità di entrare nel mercato del lavoro.

• Nel 2011 fra i laureati specialisticii laureati specialistici emiliano-romagnoli di quattro di quattro anni primaanni prima, le ragazze lavoranoragazze lavorano per il 68,6%68,6% e i ragazzii ragazzi per l’87,4%87,4%.

• Tra le lauree triennalilauree triennali i migliori esiti occupazionalii migliori esiti occupazionali si riscontrano per i corsi afferenti alle professioni sanitarie infermieristicheprofessioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (circa il 95%95% degli occupati).

• Tra le lauree specialistichelauree specialistiche livelli di occupazione superiori al 90%superiori al 90% si registrano per i corsi di ingegneriaingegneria meccanica, gestionale ed elettronica e per quelli di architetturaarchitettura, ingegneria edile e delle scienze economico-aziendali.

• Le situazioni più critichesituazioni più critiche, sia per le lauree triennali che specialistiche, sono quelle relative ai corsi dei gruppi geo-biologico gruppi geo-biologico e letterarioe letterario, con tassi di disoccupazionedisoccupazione superiori al 40%.40%. .

• I principali canali di ingressocanali di ingresso nel mercato del lavoro, sono l’invio l’invio del curriculumdel curriculum o la segnalazionela segnalazione da parte di amici, familiari, professori universitari, segue la chiamatala chiamata dell’aziendadell’azienda dopo uno stage, senzasenza particolari differenze di generedifferenze di genere.

• Più di un terzo degli occupatiun terzo degli occupati è stato costretto a trasferirsicostretto a trasferirsi in un’altra città, tale quota è maggiore per gli uominimaggiore per gli uomini e per le lauree lauree specialistichespecialistiche.

La transizione dallo studio al mondo del lavoro

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Titolo di studio ed estrazione sociale dei genitori ancora Titolo di studio ed estrazione sociale dei genitori ancora troppo correlati alla laurea dei figlitroppo correlati alla laurea dei figli

• Tra i fattori che consentono ad un giovane di laurearsii fattori che consentono ad un giovane di laurearsi hanno ancora un ruolo un ruolo determinante le caratteristiche della famigliadeterminante le caratteristiche della famiglia di origine.

• In Emilia-RomagnaEmilia-Romagna fra i padri dei laureatifra i padri dei laureati sono percentualmente più numerosi gli gli imprenditori, i liberi professionisti, i dirigentiimprenditori, i liberi professionisti, i dirigenti, i quadri e gli impiegati, mentre sono sono sottorappresentati i lavoratori in proprio e gli operaisottorappresentati i lavoratori in proprio e gli operai. Allo stesso modo le madrile madri si si concentrano fra iconcentrano fra i quadri quadri e gli impiegatiimpiegati, mentre solo per l’11% sono operaie, contro il 30% delle popolazione femminile complessiva.

• Le stesse dinamiche si registrano se si analizza il titolo di studio: fra i genitori dei laureati ci fra i genitori dei laureati ci sono più laureati e diplomati che nella popolazione complessivasono più laureati e diplomati che nella popolazione complessiva.

• Nella maggior parte dei Paesi della UE la laurea riesce ad essere un ascensore socialeNella maggior parte dei Paesi della UE la laurea riesce ad essere un ascensore sociale che consente alle nuove generazioni di migliorare il proprio livello culturale e formativi rispetto alla generazione precedente. In ItaliaIn Italia (come in E-R) l’accesso al titolo universitario è ancora l’accesso al titolo universitario è ancora veicolato dalle caratteristiche socio-culturali della famigliaveicolato dalle caratteristiche socio-culturali della famiglia.

Percentuale di genitori con basso livello di istruzione che hanno figli di 25-34 anni con alto Percentuale di genitori con basso livello di istruzione che hanno figli di 25-34 anni con alto livello di istruzione, 2011livello di istruzione, 2011

Fonte : OCSE

4 58

69 9

11 12 1114

16

2022

18

24 24 23

19

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1719

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34

29

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Il tasso di disoccupazione giovanile

• Il tasso di disoccupazione giovanile dell’Unione europeaUnione europea nel 2011 varia dal 7,6 dei Paesi Bassi al 46,4 della Spagna e si attesta mediamente sul 21,421,4%; l’ItaliaItalia, con il 29,1%29,1% si colloca all’ottavo postoall’ottavo posto.

• Nel 2011Nel 2011 la maggior parte delle regioni italianeregioni italiane presenta tassi tassi di disoccupazione giovanile in crescitain crescita rispetto all’anno precedente, l’Emilia-Romagna fa eccezionel’Emilia-Romagna fa eccezione insieme all’Abruzzo, il Molise e la Basilicata, e si colloca al 21,921,9%.

• La media UE27La media UE27 presenta valori della componente maschile più elevatimaschile più elevati di quella femminile (21,9 m – 20,8 f), al contrario in Italiaal contrario in Italia (27,1 m – 32 f) e in Emilia Romagnae in Emilia Romagna (20,1 m – 23,9 f) il tasso di disoccupazione giovanile delle donne supera donne supera quello degli uomini. Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) per genere nel 2011 Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) per genere nel 2011

Fonte : Eurostat e Istat

29,1

21,921,4

7,6

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Totale Uomini Donne

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• In passato la disoccupazione giovanile coincidevapassato la disoccupazione giovanile coincideva principalmente con con l’attesa di un lavoro stabilel’attesa di un lavoro stabile, oggi inveceoggi invece spesso si alterna consi alterna con l’occupazione a termine, in una condizione di instabilità, in cui brevi fasi brevi fasi lavorativelavorative e periodi di disoccupazione si avvicendano.

• Rispetto al 1993Rispetto al 1993 la quota dei 18-29enni con contratto a termine è contratto a termine è raddoppiataraddoppiata, mentre nel 2010 solo un giovane precario su cinque ottiene solo un giovane precario su cinque ottiene un contratto a tempo indeterminatoun contratto a tempo indeterminato entro un anno.

• La congiuntura economicacongiuntura economica negativa ha influito pesantemente sull’occupazione giovanile attraverso il mancato rinnovo dei contrattimancato rinnovo dei contratti a a tempo determinatotempo determinato, nello stesso tempo, mentre il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (Cig) ha consentito di mitigare gli effetti della crisi soprattutto sulle fasce di età adulta, per i giovaniper i giovani è stata per lo più la la famigliafamiglia a rivestire il ruolo di ammortizzatore socialeammortizzatore sociale, supportando il peso della loro perdita di occupazione.

• La mancanza di ammortizzatori appropriatiLa mancanza di ammortizzatori appropriati per la parte più debole degli occupati espone le giovani generazioni ai rischi del ciclo economico, inducendoli a ricorrere al supporto della famiglia di origine e in definitiva costringendoli in una situazione di dipendenza prolungatauna situazione di dipendenza prolungata.

• Questo sistema inoltre perpetua le disparitàinoltre perpetua le disparità di condizioni determinate determinate dalla provenienza socialedalla provenienza sociale, mentre il prolungarsi della crisi ed il peggioramento della situazione economica potrebbero far venir meno il sostegno elargito finora dalle famiglie, lasciando i più deboli privi di tutele.

Disoccupazione giovanile e ammortizzatori sociali

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Fra i Neet sono di più le ragazze

• In Italia In Italia (22,7%) la quota dei Neet, la quota dei Neet, giovani non inseriti in un percorso scolastico/formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, è molto superioresuperiore a quella della media europeamedia europea (15,4 per cento) con un’incidenza più elevata tra le donneun’incidenza più elevata tra le donne (25,4 per cento) rispetto a quella registrata fra gli uomini (20,1 per cento), soltanto la Bulgaria e la Grecia presentano valori più alti fra i Paesi UE.

• In Emilia-RomagnaEmilia-Romagna si osserva una percentuale di Neet più bassapiù bassa che nella media del del PaesePaese, il 15,3%, inferiore inferiore anche alla media europea alla media europea.

• Le donneLe donne (18,9) registrano percentuali percentuali stabilmente più sfavorevolipiù sfavorevoli rispetto agli uomini (11,9). Giovani Neet di 15-29 anni nei Paesi Ue, anno 2011 Giovani Neet di 15-29 anni nei Paesi Ue, anno 2011

Fonte : Eurostat e Istat

24,6

22,7

15,415,3

5,5

0

5

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Totale Uomini Donne

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… ma le mamme non sono Neet• Esaminando più da vicino le caratteristiche delle ragazze Neetle ragazze Neet, non

bisogna però trascurare il diverso ruoloruolo che rivestono all’interno della all’interno della famigliafamiglia rispetto ai coetanei maschi. Mentre quasi il 90%il 90% dei Neet di sesso maschilemaschile nel Nord Italia, è costituito da ‘figli‘figli’ le ragazzeragazze sono ‘genitori’ ‘genitori’ o ‘partner in coppia senza figli’ ‘partner in coppia senza figli’ per una quota che si aggira complessivamente intorno al 50%50%.

• In queste circostanze è lecito ipotizzare che per le giovani donne gli impegni di curaimpegni di cura incidano in misura maggiore che per i ragazzi sulla rinuncia ad investire in attività lavorative o di formazione.

• Queste ragazze quindi si vengono a trovare in una condizione analoga a quella delle loro madri e nonne.

Giovani Neet di 15-29 anni , per genere e ruolo all’interno della famiglia. Italia del Nord Giovani Neet di 15-29 anni , per genere e ruolo all’interno della famiglia. Italia del Nord 20112011

Fonte : Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

1,8

38,3

10,3

48,0

1,73,6 2,4 2,5

87,7

3,8

0102030405060708090

100

Monocomponente Genitore Partner in coppiasenza figli

Figlio Altro ruolo

Donne Uomini