1 politica economica mod.a a cura di:miccoli tiziana rastelli sonia a cura di: miccoli tiziana...
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Politica economica Politica economica mod.Amod.A
A cura di:A cura di: Miccoli Tiziana Rastelli Sonia Miccoli Tiziana Rastelli Sonia
Rogora Rosanna Veronesi JacopoRogora Rosanna Veronesi Jacopo
Viganò Giovanni Viganò Giovanni
LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTUROPASSATO PRESENTE FUTURO
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Introduzione Introduzione alla alla
discussionediscussione
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Oggetto della relazioneOggetto della relazione
Il lavoro in esame ha per oggetto il Il lavoro in esame ha per oggetto il problema della disoccupazione, problema della disoccupazione, visto nella prospettiva della visto nella prospettiva della situazione europea nel passato situazione europea nel passato (ultimi decenni), nel presente e (ultimi decenni), nel presente e nel prossimo futuro.nel prossimo futuro.
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ObiettiviObiettivi Definizione delle caratteristiche generali del Definizione delle caratteristiche generali del
problema della disoccupazioneproblema della disoccupazione
Analisi delle cause della disoccupazione in Analisi delle cause della disoccupazione in EuropaEuropa
Presentazione e analisi dei dati sulla Presentazione e analisi dei dati sulla disoccupazione nell’Unione Europea, con disoccupazione nell’Unione Europea, con riferimento sia al passato, sia alla situazione riferimento sia al passato, sia alla situazione attualeattuale
Studio dei possibili rimedi di politica economica Studio dei possibili rimedi di politica economica adottabili per ridurre l’entità del fenomeno adottabili per ridurre l’entità del fenomeno
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Struttura della relazioneStruttura della relazione
La relazione risulta dunque suddivisa in quattro parti:La relazione risulta dunque suddivisa in quattro parti:
Anatomia e costi della disoccupazioneAnatomia e costi della disoccupazioneLe cause della disoccupazione in EuropaLe cause della disoccupazione in EuropaLa disoccupazione in Europa: evidenza empirica La disoccupazione in Europa: evidenza empirica Il ruolo della politica economica nella lotta alla Il ruolo della politica economica nella lotta alla
disoccupazione in Europadisoccupazione in Europa
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PARTE PRIMAPARTE PRIMA
ANATOMIA E COSTI ANATOMIA E COSTI DELLA DELLA
DISOCCUPAZIONEDISOCCUPAZIONE
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Disoccupazione
Inflazione
Squilibri bilancia dei pagamenti
Sottosviluppo
FALLIMENTI DI MERCATO
Manifestazioni di instabilità dell’economia
La disoccupazione: nozioni generaliLa disoccupazione: nozioni generali
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La disoccupazione: definizioneLa disoccupazione: definizione
Essa sorge quando vi sono lavoratori (potenziali) disposti ad occuparsi al tasso di salario reale vigente, o anche ad uno leggermente inferiore, ma la domanda di lavoro è insufficiente per occuparli.
DISOCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA
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Anatomia della Anatomia della disoccupazionedisoccupazione
4 caratteristiche della disoccupazione (dati empirici):
Il tasso di disoccupazione non è uniforme ma varia molto a seconda dell’età, della razza e del grado di esperienza del gruppo di individui considerato
Nel mercato del lavoro vi è un notevole turnover, ossia i flussi in entrata e in uscita sono consistenti rispetto al numero assoluto degli occupati e dei disoccupati
Il turnover è in larga misura legato alle fasi del ciclo economico: infatti i licenziamenti aumentano nei periodi di recessione, mentre le assunzioni aumentano nei periodi di espansione
Le persone che perdono il lavoro in buona parte rimangono disoccupate solo per un breve periodo
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Variabilità del tasso di disoccupazione a Variabilità del tasso di disoccupazione a seconda del gruppo consideratoseconda del gruppo considerato
Dietro il tasso di disoccupazione complessivo si celano valori disomogenei
Relazione algebrica: u = w1u1 + w2u2 + …. + wnun
w = quota di forza lavoro totale che rientra in ciascun gruppo
un = tasso di disoccupazione in ciascun gruppo
Il tasso di disoccupazione può dunque variare se varia w o u (es. un incremento del gruppo dei giovani rispetto al totale della popolazione solitamente fa aumentare il tasso complessivo
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Il bacino della Il bacino della disoccupazionedisoccupazione
BACINO DELLA DISOCCUPAZIONE
FLUSSI IN ENTRATA
FLUSSI IN USCITA
•Dimissioni volontarie•Esuberi•Licenziamenti•Ingresso nel mondo del lavoro
•Assunzioni•Fine esubero•Fine ricerca di lavoro (uscita dalla forza di lavoro)
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La disoccupazione: concetti chiaveLa disoccupazione: concetti chiave•Popolazione in età lavorativaPopolazione in età lavorativa:: popolazione con età superiore ai 15 anni;
•Forza lavoroForza lavoro: numero di persone che dichiarano di essere occupate o che dichiarano di essere disoccupate;
•DisoccupatiDisoccupati: sono disoccupati coloro che non hanno un lavoro e che: a) hanno attivamente cercato un’occupazione nelle ultime quattro settimane b) stanno aspettando di riprendere servizio dopo essere stati temporaneamente sospesi perché in esubero;
•Persone non in forza lavoroPersone non in forza lavoro: individui in età lavorativa, ma non appartenenti alla forza lavoro (essi non sono considerati disoccupati). Tra di essi rientrano, ad esempio, i pensionati le casalinghe e i cosiddetti “lavoratori scoraggiati”, ossia quei soggetti che hanno smesso da tempo di cercare un impiego.
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Il concetto di piena occupazioneIl concetto di piena occupazione
PIENA OCCUPAZIONEPIENA OCCUPAZIONE: situazione teorica in cui, nel sistema economico, vi è un pieno impiego di tutti i fattori produttivi
TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE:TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE: è il tasso dovuto alle normali frizioni che caratterizzano il mercato del lavoro e che si registra anche quando esso è in equilibrio
dipende dadipende da
DURATA DELLA DISOCCUPAZIONE
FREQUENZA DELLA
DISOCCUPAZIONE
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Durata della disoccupazioneDurata della disoccupazione
Considerando la durata della disoccupazione si può capire se normalmente si tratta di una condizione a breve termine o se invece la disoccupazione a lungo termine è un problema diffuso
Periodo di disoccupazionePeriodo di disoccupazione: intervallo di tempo consecutivo durante il quale un individuo rimane senza lavoro
Per durata della disoccupazionedurata della disoccupazione s’intende il tempo medio per il quale ciascun individuo rimane disoccupato.
Fattori che influiscono sulla durata
•L’organizzazione del mercato del lavoro
•la composizione demografica della forza lavoro
•la possibilità e la volontà dei disoccupati di continuare a cercare un impiego migliore (legata ai sussidi di disoccupazione)
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Frequenza della disoccupazioneFrequenza della disoccupazionePer frequenza della disoccupazionefrequenza della disoccupazione s’intende quante volte in media, in un dato periodo di tempo, i lavoratori rimangono disoccupati
Fattori che influiscono
sulla frequenza
•la variabilità della richiesta di lavoro da parte delle diverse imprese operanti all’interno del sistema economico; maggiore è la variabilità della domanda di lavoro da parte delle diverse imprese, più alto è il tasso di disoccupazione
•il tasso di crescita della forza lavoro: più essa è rapida, maggiore è il tasso naturale di disoccupazione
Tutti questi fattori possono variare nel tempo; dunque anche il tasso naturale di disoccupazione è soggetto a variazioni
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Stime del tasso naturaleStime del tasso naturaleIl valore del tasso naturale di disoccupazione, u*, viene stimato usando una formula molto simile all’equazione che esprime il tasso di disoccupazione complessivo in funzione dei tassi di disoccupazione dei diversi gruppi di popolazione considerati:
u* = w1u*1 + w2u*2 + …. + wnu*n
Per stimare, dunque, il valore corrente del tasso naturale in un paese in genere si prende in considerazione un periodo in cui si suppone che nel paese vi sia stata piena occupazione; questo valore viene quindi adeguato tenendo conto dei cambiamenti intervenuti nella composizione della forza lavoro (cioè dei cambiamenti dei pesi w) e di eventuali variazioni dei tassi naturali di disoccupazione relativi ai singoli gruppi.
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Soluzioni per ridurre u*Soluzioni per ridurre u*Il dibattito sui possibili metodi per ridurre il tasso naturale di disoccupazione tende a concentrarsi sull’alto tasso di disoccupazione giovanile e sulla consistente quota di disoccupati di lunga durata.
Disoccupazione giovanile
Problema: i giovani trovano poco gratificanti i lavori loro offerti
Soluzione: - periodo di formazione professionale
- abbassamento del salario minimo
Disoccupazione di lunga durata
Problema: i sussidi fanno aumentare il tasso di disoccupazione, in quanto consentono di prolungare la ricerca del lavoro e rendono meno grave la perdita del lavoro
Soluzione: ridurli (nel tempo e nell’ammontare) ma non eliminarli
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I costi della disoccupazioneI costi della disoccupazioneI principali costi della disoccupazione sono due:
EFFETTI INDESIDERATI SULLA DISTRIBUZIONE DEL
REDDITO
PERDITA DI PRODUZIONE
Esistono poi altri costi della disoccupazione
(prevalentemente di carattere non economico)
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La perdita di produzioneLa perdita di produzione
LEGGE DI OKUN
Chi non riesce a trovare un lavoro non produce, quindi la disoccupazione riduce la quantità di beni a disposizione della
collettività
Per ogni punto di aumento della disoccupazione il PIL
diminuisce del 2%
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Effetti indesiderati sulla Effetti indesiderati sulla redistribuzione del redditoredistribuzione del reddito
CHI CERCA LA PRIMA
OCCUPAZIONE
SOGGETTI MAGGIORMENTE
PENALIZZATI
La disoccupazione incide notevolmente sulla distribuzione del reddito e i suoi costi sono ripartiti in
modo tutt’altro che omogeneo
DISOCCUPATI
FASCE PIU’ POVERE
GIOVANI
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Gli altri costi della disoccupazioneGli altri costi della disoccupazioneSono prevalentemente di natura non economica
Perdita di relazioni umane e di vita familiare
Cattiva salute e mortalità
Danno psicologico e povertà
Perdita di libertà ed esclusione sociale
Riduzione delle entrate fiscali
Perdita di qualificazione e danni di lungo periodo
Perdita di motivazioni e lavoro futuro
Disuguaglianza fra le razze e i sessi
Indebolimento dei valori sociali
Inflessibilità tecnica e organizzativa
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Perdita di qualificazione e danni di lungo Perdita di qualificazione e danni di lungo periodoperiodo
Proprio come le persone “imparano facendo”, così “disimparano non facendo”,
Deterioramento delle capacità
Perdita di libertà di decisione
Perdita di fiducia
Perdita di libertà ed esclusione socialePerdita di libertà ed esclusione sociale
Esclusione sociale (e non solo economica)
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Danno psicologico e povertàDanno psicologico e povertà
Sofferenza e stato d’angoscia
Malattie clinicamente identificabili
Cattiva salute e mortalitàCattiva salute e mortalità
+ elevati tassi di mortalità
Aumento dei tassi di suicidio
Perdita di autostima nel
tempo
La disoccupazione può anche portare a
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Altri effettiAltri effetti
Perdita di relazioni umane e di vita familiare
Effetti anche nel futuro (isteresi)
Perdita di motivazioni
Disuguaglianze fra le razze e i sessiDisuguaglianze fra le razze e i sessi
La disoccupazione fa accrescere queste disuguaglianze
Aumento dell’intolleranza e del razzismo
Es. gli immigrati vengono visti come coloro che rubano il lavoro
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Inflessibilità tecnica e organizzativa Inflessibilità tecnica e organizzativa
Le persone in uno stato di prolungata disoccupazione possono sviluppare un certo cinismo circa l’equità degli
assetti sociali e anche la percezione di vivere a carico degli altri
Indebolimento dei valori socialiIndebolimento dei valori sociali
TECNOLOGIADISOCCUPAZIONE
Se la disoccupazione è forte, si possono trovare maggiore resistenze ad una riorganizzazione
economica
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PARTE SECONDAPARTE SECONDA
LE CAUSE DELLA LE CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE
NELL’UNIONE NELL’UNIONE EUROPEAEUROPEA
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Dove cercare le cause…Dove cercare le cause…
NEI MECCANISMI CHE REGOLANO IL
MERCATO DEL LAVORO E IL SISTEMA DI
WELFARE
Le cause della disoccupazione vanno solitamente ricercate
NEL FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA
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……e come individuarlee come individuarle
Quando si analizza la disoccupazione devono essere prese in considerazione quattro dimensioni
Come sta chi è disoccupato
Qual’è la durata della disoccupazione
Chi è disoccupatoQuanti sono i disoccupati
Sulla base di queste dimensioni si possono individuare diversi modelli nazionali della disoccupazione, radicati
nella storia economica e sociale di ciascun paese (es. modello mediterraneo)
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Il modello mediterraneoIl modello mediterraneoE’ applicabile a buona parte dell’Europa meridionale
(Italia compresa)
CARATTERISTICHE
•Basso tasso di partecipazione della forza lavoro (soprattutto femminile) •Elevato tasso di disoccupazione, concentrata tra i giovani•Disoccupazione di lunga durata•Disoccupazione scarsamente indennizzata
CAUSE PRINCIPALI
•Arretratezza produttiva e carenza di investimenti
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europeadisoccupazione europea
Non esiste un’unica causa ma diverse cause
•Carenza delle qualifiche che sarebbero necessarie per ricoprire i posti vacanti (vi sono posti di lavoro disponibili ma i disoccupati non hanno le qualifiche idonee a ricoprirli) •Rilevante quota di disoccupati di lungo periodo, che non hanno incentivo a cercare un lavoro •Pressione fiscale eccessiva
Queste motivazioni sono però state oggetto di alcune obiezioni, avvalorate dai dati reali (vedi pressione fiscale)
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (2)disoccupazione europea (2)
Oltre alle caratteristiche intrinseche del sistema economico, parte della disoccupazione può essere attribuita all’implementazione di
politiche economiche erronee per la gestione della domanda e dell’offerta
PARTICOLARMENTE RESTRITTIVE (per
raggiungere l’obiettivo euro)
POLITICHE DELLA
DOMANDA
POLITICA FISCALE
POLITICA MONETARIA
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (3)disoccupazione europea (3)
E’ dovuta ai parametri di Maastricht e si è rivelata essere molto restrittiva, tenuto conto della contemporanea politica
monetaria, altrettanto restrittiva, e dell’esistenza di una situazione di elevata disoccupazione, che a sua volta ha
provocato un’ulteriore contrazione delle entrate fiscali. Da ciò è derivato un rallentamento degli investimenti pubblici in infrastrutture, che sono complementari agli investimenti
privati
POLITICA FISCALE
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (4)disoccupazione europea (4)
E’ stata resa uniforme dal fatto che i tassi di cambio andavano mantenuti rigorosamente fissi, mentre era stato rimosso ogni
vincolo al libero movimento dei capitali. In tali condizioni, i tassi d’interesse dovevano convergere in tutti i paesi candidati all’euro e non vi era spazio di manovra a disposizione delle banche centrali
nazionali per perseguire una politica monetaria autonoma. La politica monetaria comune si è rivelata fin troppo restrittiva, soprattutto in considerazione dell’irrigidimento della politica
fiscale, e ha provocato un periodo prolungato di tassi d’interesse reali eccessivamente elevati, che hanno scoraggiato l’investimento e
gonfiato la disoccupazione.
POLITICA MONETARIA
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (5)disoccupazione europea (5)
ALTRO ELEMENTO DI
ANALISI
LA DOMANDA DI LAVORO
Il tasso di crescita della domanda è sceso notevolmente al di sotto di quello del prodotto potenziale
E’ stato possibile soddisfare la domanda senza un aumento apprezzabile dei posti di lavoro, mentre la crescita della forza
lavoro, pari a circa il 2%, è andata a ingrossare le fila dei disoccupati.
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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (6)disoccupazione europea (6)
ALTRO ELEMENTO DI ANALISI
ERRATE POLITICHE DI TUTELA
PER I DISOCCUPATI
PER GLI OCCUPATI
SICUREZZA DEL POSTO DI
LAVORO
LEGISLAZIONE SUL SALARIO
MINIMO
SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE
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La legislazione sul salario minimoLa legislazione sul salario minimo
SALARIO MINIMO
Divieto imposto per legge alle imprese di impiegare personale pagandolo al di sotto di un livello minimo fissato dai contratti
nazionali o, il che è lo stesso, proibendo ai lavoratori di accettare lavori non remunerati con un salario minimo
In Europa sono troppo elevati
Problema dell’interazione fra minimo salariale e contributi sociali
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La legislazione sulla sicurezza del La legislazione sulla sicurezza del posto di lavoroposto di lavoro
Tale legislazione riduce sia i licenziamenti (perché rende più costoso per i datori di lavoro licenziare i propri dipendenti),
sia le assunzioni (perché scoraggia i datori di lavoro dall’assumere nuova manodopera che rischiano di dover
licenziare in futuro)
Fattore di rigidità del lavoro
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Alla ricerca della flessibilità…Alla ricerca della flessibilità…
META’ ANNI ‘90
Studi sulla flessibilità del lavoro
Probabilità individuale di perdere il lavoro vista come una connotazione positiva, poiché
contribuirebbe a ridurre la disoccupazione nel complesso
Passaggio dal sistema di produzione fordista, che premia la stabilità, a
quello dell’appropriatezza, ove domina la capacità di essere flessibili
per far fronte all’incertezza
Diverso grado di protezione del lavoro nell’UE
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I sussidi di disoccupazioneI sussidi di disoccupazione2 tipologie
ASSICURATIVI
Sono previsti per chi si trovi in stato di bisogno
Forma di risarcimento del danno subito per la rottura
del rapporto di lavoro
ASSISTENZIALI
Legati ai contributi versati in passato e indipendenti
dalle condizioni economiche
Non legati al passato e concessi finché lo stato di
bisogno perdura
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I sussidi di disoccupazione (2)I sussidi di disoccupazione (2)
Vantaggi
•Fanno aumentare la durata della disoccupazione (e il tasso naturale)
•Con essi si attribuisce minore gravità alla perdita del lavoro
•Funzione di stabilizzatore automatico•Rendono più facile accettare occupazioni poco stabili •Consentono di ripartire in modo abbastanza omogeneo i costi della disoccupazione
Svantaggi
Critiche sull’entità e sulla durata dei sussidi in Europa
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Usa vs. EuropaUsa vs. Europa
USA
•Basso tasso di disoccupazione
•Bassa durata della disoccupazione
•Forti differenziali retributivi
•Molti lavoratori a bassa produttività e retribuzione
•Bassa tassazione
•Scarsi servizi sociali
EUROPA
•Alto tasso di disoccupazione
•Elevata durata della disoccupazione
•Bassi differenziali retributivi
•Tanti lavoratori ad alta produttività e retribuzione
•Alta tassazione
•Diffusi servizi sociali
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Altre possibili causeAltre possibili cause•L’isteresi della disoccupazione europea dopo gli anni ’70, è probabilmente interpretabile nei termini di un livello troppo alto dei salari, sostenuti dalle lotte sindacali e conseguenti ad una politica monetaria inflazionistica (spiegazione classica), e di un generale rallentamento della crescita economica (spiegazione keynesiana).
•. Molti studiosi ritengono che le cause della disoccupazione di oggi siano di tipo strutturale, siano cioè imputabili al fatto che il sistema Europa non funzioni a pieno regime, ma stia attraversando una serie di processi di ristrutturazione economica (es. informatizzazione della produzione, integrazione europea)
•Teoria della jobless growth.
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PARTE TERZAPARTE TERZALA DISOCCUPAZIONE LA DISOCCUPAZIONE
NELL’UNIONE NELL’UNIONE EUROPEA: EVIDENZA EUROPEA: EVIDENZA
EMPIRICAEMPIRICA
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Disoccupazione 2003Disoccupazione 2003
Il tasso di disoccupazione nell'Unione Europea rilevato nel gennaio 2003, è stato del 7,9%, mentre quello della zona dell'euro del 8,6%. Osservando il grafico 1, possiamo notare che questi tassi sono sensibilmente più elevati rispetto al tasso rilevato nello stesso periodo negli USA. Questa disparità, come detto in precedenza,è dovuta a molteplici fattori; infatti se analizziamo i paesi dell'Unione Europea, osserviamo notevoli differenze: ad esempio nel Regno Unito, dove la rigidità del mercato del lavoro è molto bassa, e simile a quella degli Stati Uniti, notiamo un ridotto tasso di disoccupazione, mentre nelle regioni come l'Italia e la Spagna, in cui si ha una situazione opposta, i tassi sono notevolmente più alti. Il Lussemburgo, con il suo 2,7% presenta il tasso di disoccupazione più basso all'interno dell'Europa dei 15,mentre la Spagna con il 12,1% si rivela la nazione con la percentuale di disoccupati più elevata.
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Grafico 1Grafico 1
DISOCCUPAZIONE 2003
7,9 8,67,7
4,7
8,69,9
12,1
9
4,5
8,9
2,7 3,14,1
6,1
9
5,3 5,1 5,7
02468
101214
PAESI
TASS
I DIS
OC
CU
PAZI
ON
E (%
)
% TOT
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Disoccupazione per categorie socialiDisoccupazione per categorie sociali
Nei seguenti tre grafici (grafici 2, 3 e 4) si rileva come le disparità maggiori presenti nelle diverse categorie (rispettivamente popolazione maschile e femminile, popolazione con meno di 25 anni, popolazione con più di 25 anni), si osservano nei paesi con una disoccupazione più elevata e in particolare nelle zone dell'area mediterranea: Spagna, Italia e Grecia. Questi sono anche gli stati con il mercato del lavoro maggiormente rigido e con una serie di tradizioni difficili da abbandonare. Ad esempio nel grafico 2 se prendiamo in considerazione la situazione anglosassone e quella spagnola, vediamo che nel mercato inglese la differenza tra il grado di disoccupazione maschile e femminile è solo di un punto percentuale (circa), al contrario di quello spagnolo in cui questa differenza sale a ben 8,9 punti, rivelando appunto una situazione in cui la donna incontra ancora difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro.
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Disoccupazione per categorie sociali (2)Disoccupazione per categorie sociali (2)
Anche analizzando il tasso di disoccupazione della popolazione con meno di 25 anni e quello della popolazione dai 25 anni in su, notiamo notevoli differenze dalla situazione maschile a quella femminile: infatti per quanto riguarda i giovani nei paesi mediterranei citati in precedenza, si nota che anche la disoccupazione giovanile femminile, come per la popolazione femminile totale, risulta notevolmente più alta rispetto alla medesima categoria maschile (anche questa già molto elevata), dimostrando che in questi stati la categoria che incontra le maggiori difficoltà è quella dei giovani e in particolare di quelli di sesso femminile. Al contrario in molte nazioni dell'area centro-settentrionale, anche se il tasso di disoccupazione giovanile totale risulta più elevato rispetto al tasso dell' intera popolazione, il tasso maschile e quello femminile non risultano molto divergenti, manifestando anzi una situazione migliore nel mondo giovanile-femminile.
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Disoccupazione per categorie sociali (3)Disoccupazione per categorie sociali (3)
Le medesime conclusioni, chiaramente escludendo il confronto tra la disoccupazione totale per la fascia d'età dai 25 anni in su e quella dell'intera popolazione, in cui in primo tasso risulta minore del secondo (come facilmente intuibile), si traggono analizzando la popolazione con più di 25 anni; quindi questo dimostra ulteriormente la diversità tra i rispettivi mercati del lavoro e tra le rispettive culture.
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Grafico 2Grafico 2
DISOCCUPAZIONE MASCHILE E FEMMINILE TOTALE NEL 2003
02468
101214161820
PAESI
TASS
ODI
DIS
OCC
UPAZ
IONE
(%
) (%) M
(%) F
50
Grafico 3Grafico 3
DISOCCUPAZIONE DELLA POPOLAZIONE CON MENO DI 25 ANNI
010203040
PAESI
TASS
O DI
DI
SOCC
UPAZ
IONE
(%)
% M
(%) F
(%)TOT
51
Grafico 4Grafico 4
DISOCCUPAZIONE DELLA POPOLAZIONE CON PIU' DI 25 ANNI
05
1015
20
PAESI
TASS
O DI
DI
SOCC
UPAZ
IONE
(%)
(%) M
(%) F
(%)TOT
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L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01
Ora analizzeremo l'evoluzione dei tassi di disoccupazione: in un primo momento esamineremo i tassi registrati a partire dal 1970 e successivamente concentreremo la nostra attenzione sulla disoccupazione dell'ultimo decennio; in quest'ultimo ambito porremo anche la nostra attenzione sulla disoccupazione di lunga durata. Nel grafico 5 troviamo i tassi di disoccupazione dell'Unione Europea e degli Stati Uniti dal 1970 al 2001 (i tassi riportati sono quelli medi di ogni quinquennio): si vede subito che negli anni '70 il tasso europeo era decisamente più basso rispetto a quello statunitense , e che entrambi i tassi in seguito alla crisi petrolifera tendevano ad aumentare. Il tasso europeo però aumentò più velocemente rispetto a quello statunitense facendo si che nei primi anni '80 la disoccupazione nelle due regioni fosse quasi uguale. Dal 1985 in poi si assiste ad un'inversione di tendenza: il tasso negli Stati Uniti comincia a scendere mentre quello dell’UE aumenta sempre più:
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L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01 (2)L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01 (2)
solo negli ultimi 5 anni la media dei tassi dei 15 paesi dell'Unione è scesa leggermente. Se analizziamo le singole nazioni dell'Unione, notiamo che in paesi come la Finlandia e la Svezia, si registra un brusco aumento della disoccupazione nella seconda metà degli anni ottanta per poi non essere riassorbito velocemente, mentre in Irlanda c'e‘un forte aumento dei tassi fino alla fine degli anni ottanta, per poi scendere velocemente negli anni successivi; anche in Olanda il tasso diminuisce già dagli inizi degli anni ottanta. Invece nei paesi centro-meridionali, la disoccupazione ha un andamento più lineare (ad eccezione della Spagna in cui la percentuale di disoccupati aumenta velocemente per poi cominciare a scendere negli ultimi anni), crescendo in modo costante.
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Grafico 5Grafico 5
TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NELL'UNIONE EUROPEA E NEGLI USA
0
2
4
6
8
10
12
70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01
ANNI
TASS
O DI
DIS
OCCU
PAZI
ONE
(%)
% EU 15
% USA
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Grafico 6Grafico 6
TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NEI PAESI CENTRO-SETTENTRIONALI DELL'UNIONE EUROPEA: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA,
FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA E REGNO UNITO
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01
ANNI
TAS
SO
DI D
ISO
CC
UP
AZI
ON
E (%
)
% B
% L
% NL
% DK
% FIN
% S
% IRL
% UK
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Grafico 7Grafico 7
TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA CENTRO-MERIDIONALI: GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO, SPAGNA,
ITALIA E GRECIA
0
5
10
15
20
25
70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01
ANNI
TASS
O D
I DIS
OCC
UPAZ
IONE
(%
)
% D
% F
% A
% P
% E
% I
% EL
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L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03
Ora passiamo ad analizzare l'ultimo decennio: in Europa, dal 1993 al 1997, il tasso di disoccupazione si è mantenuto pressoché costante per poi iniziare a diminuire dal 1998 al 2001; negli ultimi due anni si registra un nuovo, anche se non consistente aumento dei tassi, probabilmente dovuto alla politica restrittiva dal punto di vista inflazionistico attuata dai paesi della zona dell'euro e dal periodo recessivo che l'economia sta attraversando. Anche in questo contesto si nota che la disoccupazione femminile, lungo tutto il periodo, risulta più elevata di quella maschile; al contrario negli USA il tasso maschile è quasi identico a quello femminile ed assume un andamento decrescente dal 1993 al 2000 per poi risalire di due punti percentuali dal 2001 al 2003 a causa della recessione in atto.
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Grafico 8Grafico 8
TASSO DI DISOCCUPAZIONE NELL'UNIONE EUROPEA DAL 1993 AD OGGI: MASCHILE FEMMINILE E TOTALE
0
2
4
6
8
10
12
14
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
ANNI
TAS
SO
DI D
ISO
CC
UP
AZI
ON
E (%
)
% M
% F
% TOT
59
Grafico 9Grafico 9
TASSO DI DISOCCUPAZIONE NEGLI USA DAL 1993 AD OGGI: MASCHILE FEMMINILE E TOTALE
0
1
2
3
4
5
6
7
8
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
ANNI
TASS
O DI
DIS
OCCU
PAZI
ONE
(%)
% M
% F
% TOT
60
L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03 (2)L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03 (2)
Osservando i singoli paesi che compongono l'Unione Europea, notiamo che la maggioranza di questi ha un andamento simile a quello generale descritto in precedenza; ci sono però delle evoluzioni differenti: Spagna, Finlandia e Irlanda hanno visto i loro tassi di disoccupazione diminuire notevolmente, soprattutto negli anni dal 1993 al 1997. Inoltre ci sono nazioni in cui negli ultimi anni la disoccupazione non è aumentata, come invece rilevato per il trend generale; uno di questi stati è il Regno Unito, che non facendo parte della zona dell'euro, non ha neanche adottato le politiche restrittive citate sopra. Inoltre osservando il grafico 12, relativo al caso italiano, notiamo che dopo un primo periodo (1993-1994) in cui la percentuale dei disoccupati era crescente, questa si è assestata su valori simili fino al 1999 per poi cominciare a ridiscendere; trend che mantiene tutt'ora.
61
Grafico 10Grafico 10
TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1993 AD OGGI NEI PAESI CENTRO-SETTENTRIONALI DELL'UNIONE EUROPEA: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA, FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA, REGNO UNITO.
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
ANNI
TASS
O D
I DIS
OC
CU
PAZI
ON
E (%
) % B
% L
% NL
% DK
% FIN
% S
% IRL
% UK
62
Grafico 11Grafico 11TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1993 AD OGGI NEI PAESI CENTRO-MERIDIONALI DELL'UNIONE
EUROPEA: GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO, SPAGNA, ITALIA, GRECIA.
0
5
10
15
20
25
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
ANNI
TAS
SO
DI D
ISO
CC
UP
AZI
ON
E (
%) % D
% F
% A
% P
% E
% I
% EL
63
Grafico 12Grafico 12
DISOCCUPAZIONE IN ITALIA DAL 1993 AD OGGI
0
2
4
6
8
10
12
14
gen-
93
lug-
93
gen-
94
lug-
94
gen-
95
lug-
95
gen-
96
lug-
96
gen-
97
lug-
97
gen-
98
lug-
98
gen-
99
lug-
99
gen-
00
lug-
00
gen-
01
lug-
01
gen-
02
lug-
02
TEMPO
TAS
SO
DI D
ISO
CC
UP
AZI
ON
E
(%) % disoc
64
Il tasso di disoccupazione di lungo periodoIl tasso di disoccupazione di lungo periodo
Infine passiamo ad esaminare il tasso di disoccupazione di lungo periodo (maggiore di 12 mesi): in questo contesto la divergenza tra Europa e Stati Uniti risulta ancora più rilevante; infatti mentre per gli Stati Uniti la disoccupazione di lungo periodo è bassissima, in Europa il medesimo tasso è molto più consistente. Analizzando i grafici 14 e 15 notiamo che se escludiamo paesi come il Lussemburgo e l'Austria, la percentuale di disoccupati di lunga durata è tutt'altro che trascurabile. Comunque va detto che negli ultimi anni questo tasso è diminuito, assestandosi su valori simili a quelli statunitensi anche in altri stati: Regno Unito, Danimarca, Irlanda e Svezia. Queste diversità, come notato sopra, sono dovute alle differenti rigidità del mercato del lavoro: infatti se uno shock negli Stati Uniti o in paesi similari provoca un'alta disoccupazione nell'immediato, ma che viene riassorbita velocemente, questo non si può affermare per la maggioranza dei paesi europei nei quali anche un non consistente aumento dei tassi di disoccupazione si ripercuote nel lungo periodo.
65
Grafico 13Grafico 13TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIODO DAL 1992 AL 2001
NELL'UNIONE EUROPEA E NEGLI USA
0
1
2
3
4
5
6
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
ANNI
TA
SS
O D
I D
ISO
CC
UP
AZI
ON
E (
%)
% EU 15
% USA
66
Grafico 14Grafico 14TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIODO NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA
CENTRO-SETTENTRIONALI: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA ,FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA E REGNO UNITO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
ANNI
TASS
O D
I DIS
OCC
UPAZ
IONE
(%)
% B
% L
% NL
% DK
% FIN
% S
% IRL
% UK
67
Grafico 15Grafico 15
TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIDO NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA CENTRO-MERIDIONALI:GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO,
SPAGNA, ITALIA E GRECIA
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
ANNI
TASS
O D
I DIS
OCC
UPAZ
IONE
(%)
% D
% F
% A
% P
% E
% I
% EL
68
PARTE QUARTAPARTE QUARTAIL RUOLO DELLA IL RUOLO DELLA
POLITICA ECONOMICA POLITICA ECONOMICA NELLA LOTTA ALLA NELLA LOTTA ALLA DISOCCUPAZIONE IN DISOCCUPAZIONE IN
EUROPAEUROPA
69
Un contributo generale della teoria: il mix di Un contributo generale della teoria: il mix di politica economicapolitica economica
70
Un contributo generale della teoria: il mix di Un contributo generale della teoria: il mix di politica economica (2)politica economica (2)
Le possibili politiche che si possono adottare per giungere alla piena occupazione sono
•Espansione fiscale, che farebbe spostare l’economia nel punto E1, dove reddito e tassi d’interesse sono più elevati.
•Espansione monetaria, che porterebbe alla piena occupazione con tassi d’interesse più bassi nel punto E2.
•Combinazione di un’espansione fiscale e una politica monetaria di tipo accomodante che condurrebbe a una posizione intermedia.
Diverse soluzioni per raggiungere l’obiettivo
71
Rimedi contro la disoccupazioneRimedi contro la disoccupazione
Sono classificabili in 2 grandi categorie
RIMEDI CHE CONSENTONO LA
RIMOZIONE DEGLI ASPETTI NEGATIVI
RIMEDI CAPACI DI REALIZZARE UN
MIGLIORAMENTO DEGLI ASPETTI
POSITIVI
72
I rimedi che consentono la rimozione degli I rimedi che consentono la rimozione degli aspetti negativiaspetti negativi
Sussidi di disoccupazione
Minimi salariali
Potere dei sindacati e istituzioni di
contrattazione salariale
Imposte sui salariVincoli sui
licenziamenti
Potere di monopolio
73
I sussidi di disoccupazioneI sussidi di disoccupazione
74
I sussidi di disoccupazione (2)I sussidi di disoccupazione (2)Il grafico mostra che:
•La curva di domanda di lavoro si sposta verso il basso per effetto dei sussidi poiché il costo del lavoro è più elevato a causa dell’imposta
•La curva di offerta di lavoro e la curva di determinazione dei salari si spostano verso l’alto, poiché il costo opportunità del lavoro è più elevato a causa dei sussidi di disoccupazione
La conseguenza è che l’occupazione risulterà ridotta La conseguenza è che l’occupazione risulterà ridotta rispetto ad un sistema senza sussidi e senza imposte.rispetto ad un sistema senza sussidi e senza imposte.
75
I sussidi di disoccupazione (3)I sussidi di disoccupazione (3)Si è così arrivati alla proposta di eliminare completamente i sussidi, in modo da rendere tanto penose le esperienze di disoccupazione da far sì che il lavoratore accetti qualsiasi offerta di lavoro; questo condurrebbe ad una riduzione
delle imposte sui lavoratori
•L’abolizione del sussidio può ridurre la disoccupazione, ma non certo eliminarla
•L’abolizione dei sussidi non genera necessariamente un miglioramento dell’efficienza
Le cose però non sono così semplici per 2 motivi
76
I sussidi di disoccupazione (4)I sussidi di disoccupazione (4)Inoltre è facile verificare che i sistemi che garantiscono sussidi ad un tasso costante per un lungo periodo sono
sicuramente mal strutturati
Riepilogando, le soluzioni potrebbero essere:
•Offrire il pagamento di una quota fissa per la perdita del posto di lavoro
•Ridurre l’ammontare del sussidio col progredire del periodo di disoccupazione
•Limitare i sussidi ad un periodo determinato, ad esempio 6 mesi
•Il modello del Cile
77
I minimi salariali I minimi salariali
Come visto precedentemente, la riduzione dei minimi salariali potrebbe ridurre la
disoccupazione
Dal punto di vista politico, i minimi salariali possono essere molto attraenti poiché sembrano essere un mezzo privo di costi per incrementare i redditi più bassi. Per questo, benché non si sostenga l’opportunità di introdurli ove non siano già presenti, si rileva che la loro rimozione dai sistemi che li utilizzano non sia politicamente attuabile
78
Imposte sui salariImposte sui salariMolti sono concordi sull’efficacia di tale manovra, in quanto una loro riduzione, o eliminazione, stimolerebbe la domanda
di lavoro.
Tale efficacia, però, è stata studiata ipotizzando che tutto il resto, compreso il salario, rimanga costante
In realtà è probabile che il salario cresca a tempo debito per controbilanciare una parte o tutto il guadagno
Quindi si possono avere effetti significativi solo nel breve periodo poiché nel lungo periodo i salari stessi assorbono,
almeno in parte, l’incremento dei profitti delle imprese dovuti ad un minor carico impositivo
79
Imposte sui salari (2)Imposte sui salari (2)
Altra rilevante problematica riguarda chi, oltre alle forze di lavoro nel loro insieme, debba finanziare una
riduzione delle imposte sui salari
Tassazione più progressiva
Incremento dell’IVA
Allargamento delle imposte sui salari a
tutte le forme di reddito
80
Vincoli sui licenziamentiVincoli sui licenziamenti
In alcuni paesi può presentarsi come una politica utile alla riduzione della disoccupazione,
diversamente che in altri.
Gli effetti della riduzione dei costi di licenziamento produce effetti apprezzabili solo nel lungo periodo
Nel breve periodo si avrà, infatti, un probabile incremento della disoccupazione, fondamentalmente
perché potrebbero essere licenziati lavoratori che altrimenti conserverebbero il loro posto di lavoro
81
Potere dei sindacatiPotere dei sindacatiSi è rilevato come un sistema fortemente centralizzato di contrattazione salariale può funzionare bene quando il
mercato è competitivo, ma che un sistema di contrattazione frammentata conduce al peggiore dei mondi possibili.
Sono auspicabili i tentativi di ridurre il conflitto capitale-lavoro (es. introdurre i lavoratori nei consigli
d’amministrazione)
Problema
Esistono difficoltà oggettive nella misurazione del potere sindacale
82
Potere di monopolioPotere di monopolio
Il monopolio fa sì che il produttore, nella sua scelta di massimizzazione del profitto, fissi un prezzo del prodotto strettamente maggiore del costo marginale di produzione. Questo sposta verso il basso la curva di domanda di lavoro
creando così disoccupazione
SoluzioneSoluzione
Aumentare il grado di concorrenza
Sviluppo politiche anti-trust
83
I rimedi capaci di realizzare un miglioramento I rimedi capaci di realizzare un miglioramento degli aspetti positividegli aspetti positivi
Addestramento Buoni di occupazione
Workfare
84
AddestramentoAddestramentoI dati empirici mostrano che i lavoratori non qualificati tendono ad avere tassi di disoccupazione più elevati dei
lavoratori qualificati.
Fra le motivazioni di sostegno a questa politica, oltre alla riduzione della disoccupazione, c’è il contestuale aumento
della produttività nazionale
PROBLEMI•Chi addestrare
•Chi deve addestrare•Costi
VANTAGGI• Minore criminalità
•Molti consensi
85
Buoni di occupazioneBuoni di occupazioneI buoni di occupazione permettono al lavoratore
disoccupato di trasformare in tutto o in parte il proprio sussidio in un buono che possa essere incassato da
qualunque impresa lo assuma
COSTI
VANTAGGI
Sussidi ridotti per i disoccupati di breve
termine e alti per quelli a lungo
•A volte può essere un puro costo
•La tentazione delle imprese
86
WorkfareWorkfareE’ un programma che può prevedere per il disoccupato,
dopo un certo periodo, uno dei seguenti obblighi
prendere parte ad un programma di addestramento
Accettarne uno fornito dallo stato
Accettare un posto di lavoro nel settore
privato Migliori possibilità future di trovare un
impiego
Ci sono però costi/svantaggi
87
Riepilogando…Riepilogando…•Ridurre il periodo nel quale si possono percepire sussidi di disoccupazione
•Eliminare i sussidi per coloro che rifiutano un posto di lavoro per un certo numero di volte successive
•Rinunciare ai minimi salariali, soprattutto per i giovani lavoratori, ed integrare i redditi dei più poveri con sussidi ad hoc
•Promuovere la concorrenza nei mercati dei prodotti e del lavoro
•Migliorare l’addestramento
•Offrire ai disoccupati, e preferibilmente solo a quelli di lungo periodo, di trasformare i loro sussidi in buoni di assunzione
•Tenere sempre presente la potenza delle politiche macroeconomiche sia in senso positivo che negativo e con tutti gli effetti secondari
88
Altri rimediAltri rimedi
•Politica protezionistica
•Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione
89
Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazionepolitiche per l’occupazione
Perché cercare nuove politiche per l’occupazione?
CAMBIAMENTO STRUTTURALE
PRIMA
•Produzione di massa di beni di consumo durevoli standardizzati
•Processo di accumulazione del capitale estensivo
•Politiche di stabilizzazione dell’AD e assetto sociale
90
Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (2)politiche per l’occupazione (2)
ADESSO
•Mercato dei beni durevoli saturato
•Innovazione di processo vince su quella di prodotto
•Orizzonti geografici allargati
•Orizzonti d’investimento accorciati
•Richiesta di maggiore flessibilità del lavoro
91
Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (3)politiche per l’occupazione (3)
--- Produzione di merci
--- Lavoro vivo
Se la produzione cala, è vero che cala l’occupazione, ma non è più vero l’inverso (se la produzione riprende anche
l’occupazione riprende). La disoccupazione viene cristallizzata mediante ristrutturazioni tecnologiche e organizzative e diventa tendenzialmente irreversibile
92
Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (4)politiche per l’occupazione (4)
Per capire meglio
•Livello della produzione capitalistica e saggio di profitti
•Definizione e caratteristiche
•Funzioni dello stato
•Funzione dei due settori (astratto e concreto) e loro rapporti
SOLUZIONI
I LAVORI CONCRETI
93
Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (5)politiche per l’occupazione (5)
La realizzazione delle soluzioni
2 PROBLEMI
Come amministrare i rapporti fra i due settori
Come finanziare i lavori concreti•Lotta all’evasione
•Aumento della pressione fiscale
sulla rendita finanziaria
Conclusione
94
Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governola politica del lavoro del governo
DPEF 2003-2006
DIRETTRICI
•Flessibilità •Ridefinizione del sistema di incentivi all’occupazione •Aumento partecipazione femminile e dei lavoratori più anziani al mercato del lavoro
95
Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governo la politica del lavoro del governo
(2)(2)
OBIETTIVI
•Protezione dei disoccupati involontari •Protezioni integrative, aggiuntive o sostitutive •Contenimento del costo del lavoro •Una maggiore equità •Miglioramento grado di tutela economica garantita al disoccupato •Stretta correlazione tra erogazione dei sussidi e diritti-doveri del disoccupato •Tutela di ultima istanza legata a particolari condizioni di disagio
96
Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governo la politica del lavoro del governo
(3)(3)
INTERVENTI
•Innalzamento dei trattamenti per l’indennità ordinaria di disoccupazione e un allungamento della sua durata •Programmi formativi a frequenza obbligatoria•Riordino del sistema di incentivi all’occupazione •Riforma fiscale
97
Il rischio di una transizione non Il rischio di una transizione non credibile dalla rigidità alla flessibilità credibile dalla rigidità alla flessibilità
nel mercato del lavoro: un’analisi nel mercato del lavoro: un’analisi teorica teorica
98
Il rischio di una transizione non Il rischio di una transizione non credibile dalla rigidità alla flessibilità credibile dalla rigidità alla flessibilità
nel mercato del lavoro: un’analisi nel mercato del lavoro: un’analisi teorica (2)teorica (2)
I TRE CASI
Anche qualora risultasse più efficiente passare da un sistema rigido a uno flessibile, il periodo di transizione,
qualora fosse afflitto da problemi di credibilità, potrebbe essere estremamente costoso
CONCLUSIONE
99
ConclusioniConclusioni
IL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE È ATTUALE E COSTOSO PER LE
ECONOMIE EUROPEE
MOLTEPLICI CAUSE
MOLTEPLICI RIMEDI DI POLITICA ECONOMICA
100
FINEFINE
LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTUROPASSATO PRESENTE FUTURO