1 politica economica mod.a a cura di:miccoli tiziana rastelli sonia a cura di: miccoli tiziana...

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1 Politica Politica economica economica mod.A mod.A A cura di: A cura di: Miccoli Tiziana Miccoli Tiziana Rastelli Sonia Rastelli Sonia Rogora Rosanna Rogora Rosanna Veronesi Jacopo Veronesi Jacopo Viganò Giovanni Viganò Giovanni LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTURO PASSATO PRESENTE FUTURO

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Politica economica Politica economica mod.Amod.A

A cura di:A cura di: Miccoli Tiziana Rastelli Sonia Miccoli Tiziana Rastelli Sonia

Rogora Rosanna Veronesi JacopoRogora Rosanna Veronesi Jacopo

Viganò Giovanni Viganò Giovanni

LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTUROPASSATO PRESENTE FUTURO

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Introduzione Introduzione alla alla

discussionediscussione

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3

Oggetto della relazioneOggetto della relazione

Il lavoro in esame ha per oggetto il Il lavoro in esame ha per oggetto il problema della disoccupazione, problema della disoccupazione, visto nella prospettiva della visto nella prospettiva della situazione europea nel passato situazione europea nel passato (ultimi decenni), nel presente e (ultimi decenni), nel presente e nel prossimo futuro.nel prossimo futuro.

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ObiettiviObiettivi Definizione delle caratteristiche generali del Definizione delle caratteristiche generali del

problema della disoccupazioneproblema della disoccupazione

Analisi delle cause della disoccupazione in Analisi delle cause della disoccupazione in EuropaEuropa

Presentazione e analisi dei dati sulla Presentazione e analisi dei dati sulla disoccupazione nell’Unione Europea, con disoccupazione nell’Unione Europea, con riferimento sia al passato, sia alla situazione riferimento sia al passato, sia alla situazione attualeattuale

Studio dei possibili rimedi di politica economica Studio dei possibili rimedi di politica economica adottabili per ridurre l’entità del fenomeno adottabili per ridurre l’entità del fenomeno

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Struttura della relazioneStruttura della relazione

La relazione risulta dunque suddivisa in quattro parti:La relazione risulta dunque suddivisa in quattro parti:

Anatomia e costi della disoccupazioneAnatomia e costi della disoccupazioneLe cause della disoccupazione in EuropaLe cause della disoccupazione in EuropaLa disoccupazione in Europa: evidenza empirica La disoccupazione in Europa: evidenza empirica Il ruolo della politica economica nella lotta alla Il ruolo della politica economica nella lotta alla

disoccupazione in Europadisoccupazione in Europa

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PARTE PRIMAPARTE PRIMA

ANATOMIA E COSTI ANATOMIA E COSTI DELLA DELLA

DISOCCUPAZIONEDISOCCUPAZIONE

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Disoccupazione

Inflazione

Squilibri bilancia dei pagamenti

Sottosviluppo

FALLIMENTI DI MERCATO

Manifestazioni di instabilità dell’economia

La disoccupazione: nozioni generaliLa disoccupazione: nozioni generali

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La disoccupazione: definizioneLa disoccupazione: definizione

Essa sorge quando vi sono lavoratori (potenziali) disposti ad occuparsi al tasso di salario reale vigente, o anche ad uno leggermente inferiore, ma la domanda di lavoro è insufficiente per occuparli.

DISOCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE INVOLONTARIA

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Anatomia della Anatomia della disoccupazionedisoccupazione

4 caratteristiche della disoccupazione (dati empirici):

Il tasso di disoccupazione non è uniforme ma varia molto a seconda dell’età, della razza e del grado di esperienza del gruppo di individui considerato

Nel mercato del lavoro vi è un notevole turnover, ossia i flussi in entrata e in uscita sono consistenti rispetto al numero assoluto degli occupati e dei disoccupati

Il turnover è in larga misura legato alle fasi del ciclo economico: infatti i licenziamenti aumentano nei periodi di recessione, mentre le assunzioni aumentano nei periodi di espansione

Le persone che perdono il lavoro in buona parte rimangono disoccupate solo per un breve periodo

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Variabilità del tasso di disoccupazione a Variabilità del tasso di disoccupazione a seconda del gruppo consideratoseconda del gruppo considerato

Dietro il tasso di disoccupazione complessivo si celano valori disomogenei

Relazione algebrica: u = w1u1 + w2u2 + …. + wnun

w = quota di forza lavoro totale che rientra in ciascun gruppo

un = tasso di disoccupazione in ciascun gruppo

Il tasso di disoccupazione può dunque variare se varia w o u (es. un incremento del gruppo dei giovani rispetto al totale della popolazione solitamente fa aumentare il tasso complessivo

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Il bacino della Il bacino della disoccupazionedisoccupazione

BACINO DELLA DISOCCUPAZIONE

FLUSSI IN ENTRATA

FLUSSI IN USCITA

•Dimissioni volontarie•Esuberi•Licenziamenti•Ingresso nel mondo del lavoro

•Assunzioni•Fine esubero•Fine ricerca di lavoro (uscita dalla forza di lavoro)

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La disoccupazione: concetti chiaveLa disoccupazione: concetti chiave•Popolazione in età lavorativaPopolazione in età lavorativa:: popolazione con età superiore ai 15 anni;

•Forza lavoroForza lavoro: numero di persone che dichiarano di essere occupate o che dichiarano di essere disoccupate;

•DisoccupatiDisoccupati: sono disoccupati coloro che non hanno un lavoro e che: a) hanno attivamente cercato un’occupazione nelle ultime quattro settimane b) stanno aspettando di riprendere servizio dopo essere stati temporaneamente sospesi perché in esubero;

•Persone non in forza lavoroPersone non in forza lavoro: individui in età lavorativa, ma non appartenenti alla forza lavoro (essi non sono considerati disoccupati). Tra di essi rientrano, ad esempio, i pensionati le casalinghe e i cosiddetti “lavoratori scoraggiati”, ossia quei soggetti che hanno smesso da tempo di cercare un impiego.

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Il concetto di piena occupazioneIl concetto di piena occupazione

PIENA OCCUPAZIONEPIENA OCCUPAZIONE: situazione teorica in cui, nel sistema economico, vi è un pieno impiego di tutti i fattori produttivi

TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE:TASSO DI DISOCCUPAZIONE NATURALE: è il tasso dovuto alle normali frizioni che caratterizzano il mercato del lavoro e che si registra anche quando esso è in equilibrio

dipende dadipende da

DURATA DELLA DISOCCUPAZIONE

FREQUENZA DELLA

DISOCCUPAZIONE

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Durata della disoccupazioneDurata della disoccupazione

Considerando la durata della disoccupazione si può capire se normalmente si tratta di una condizione a breve termine o se invece la disoccupazione a lungo termine è un problema diffuso

Periodo di disoccupazionePeriodo di disoccupazione: intervallo di tempo consecutivo durante il quale un individuo rimane senza lavoro

Per durata della disoccupazionedurata della disoccupazione s’intende il tempo medio per il quale ciascun individuo rimane disoccupato.

Fattori che influiscono sulla durata

•L’organizzazione del mercato del lavoro

•la composizione demografica della forza lavoro

•la possibilità e la volontà dei disoccupati di continuare a cercare un impiego migliore (legata ai sussidi di disoccupazione)

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Frequenza della disoccupazioneFrequenza della disoccupazionePer frequenza della disoccupazionefrequenza della disoccupazione s’intende quante volte in media, in un dato periodo di tempo, i lavoratori rimangono disoccupati

Fattori che influiscono

sulla frequenza

•la variabilità della richiesta di lavoro da parte delle diverse imprese operanti all’interno del sistema economico; maggiore è la variabilità della domanda di lavoro da parte delle diverse imprese, più alto è il tasso di disoccupazione

•il tasso di crescita della forza lavoro: più essa è rapida, maggiore è il tasso naturale di disoccupazione

Tutti questi fattori possono variare nel tempo; dunque anche il tasso naturale di disoccupazione è soggetto a variazioni

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Stime del tasso naturaleStime del tasso naturaleIl valore del tasso naturale di disoccupazione, u*, viene stimato usando una formula molto simile all’equazione che esprime il tasso di disoccupazione complessivo in funzione dei tassi di disoccupazione dei diversi gruppi di popolazione considerati:

u* = w1u*1 + w2u*2 + …. + wnu*n

Per stimare, dunque, il valore corrente del tasso naturale in un paese in genere si prende in considerazione un periodo in cui si suppone che nel paese vi sia stata piena occupazione; questo valore viene quindi adeguato tenendo conto dei cambiamenti intervenuti nella composizione della forza lavoro (cioè dei cambiamenti dei pesi w) e di eventuali variazioni dei tassi naturali di disoccupazione relativi ai singoli gruppi.

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Soluzioni per ridurre u*Soluzioni per ridurre u*Il dibattito sui possibili metodi per ridurre il tasso naturale di disoccupazione tende a concentrarsi sull’alto tasso di disoccupazione giovanile e sulla consistente quota di disoccupati di lunga durata.

Disoccupazione giovanile

Problema: i giovani trovano poco gratificanti i lavori loro offerti

Soluzione: - periodo di formazione professionale

- abbassamento del salario minimo

Disoccupazione di lunga durata

Problema: i sussidi fanno aumentare il tasso di disoccupazione, in quanto consentono di prolungare la ricerca del lavoro e rendono meno grave la perdita del lavoro

Soluzione: ridurli (nel tempo e nell’ammontare) ma non eliminarli

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I costi della disoccupazioneI costi della disoccupazioneI principali costi della disoccupazione sono due:

EFFETTI INDESIDERATI SULLA DISTRIBUZIONE DEL

REDDITO

PERDITA DI PRODUZIONE

Esistono poi altri costi della disoccupazione

(prevalentemente di carattere non economico)

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La perdita di produzioneLa perdita di produzione

LEGGE DI OKUN

Chi non riesce a trovare un lavoro non produce, quindi la disoccupazione riduce la quantità di beni a disposizione della

collettività

Per ogni punto di aumento della disoccupazione il PIL

diminuisce del 2%

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Effetti indesiderati sulla Effetti indesiderati sulla redistribuzione del redditoredistribuzione del reddito

CHI CERCA LA PRIMA

OCCUPAZIONE

SOGGETTI MAGGIORMENTE

PENALIZZATI

La disoccupazione incide notevolmente sulla distribuzione del reddito e i suoi costi sono ripartiti in

modo tutt’altro che omogeneo

DISOCCUPATI

FASCE PIU’ POVERE

GIOVANI

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Gli altri costi della disoccupazioneGli altri costi della disoccupazioneSono prevalentemente di natura non economica

Perdita di relazioni umane e di vita familiare

Cattiva salute e mortalità

Danno psicologico e povertà

Perdita di libertà ed esclusione sociale

Riduzione delle entrate fiscali

Perdita di qualificazione e danni di lungo periodo

Perdita di motivazioni e lavoro futuro

Disuguaglianza fra le razze e i sessi

Indebolimento dei valori sociali

Inflessibilità tecnica e organizzativa

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Perdita di qualificazione e danni di lungo Perdita di qualificazione e danni di lungo periodoperiodo

Proprio come le persone “imparano facendo”, così “disimparano non facendo”,

Deterioramento delle capacità

Perdita di libertà di decisione

Perdita di fiducia

Perdita di libertà ed esclusione socialePerdita di libertà ed esclusione sociale

Esclusione sociale (e non solo economica)

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Danno psicologico e povertàDanno psicologico e povertà

Sofferenza e stato d’angoscia

Malattie clinicamente identificabili

Cattiva salute e mortalitàCattiva salute e mortalità

+ elevati tassi di mortalità

Aumento dei tassi di suicidio

Perdita di autostima nel

tempo

La disoccupazione può anche portare a

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Altri effettiAltri effetti

Perdita di relazioni umane e di vita familiare

Effetti anche nel futuro (isteresi)

Perdita di motivazioni

Disuguaglianze fra le razze e i sessiDisuguaglianze fra le razze e i sessi

La disoccupazione fa accrescere queste disuguaglianze

Aumento dell’intolleranza e del razzismo

Es. gli immigrati vengono visti come coloro che rubano il lavoro

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Inflessibilità tecnica e organizzativa Inflessibilità tecnica e organizzativa

Le persone in uno stato di prolungata disoccupazione possono sviluppare un certo cinismo circa l’equità degli

assetti sociali e anche la percezione di vivere a carico degli altri

Indebolimento dei valori socialiIndebolimento dei valori sociali

TECNOLOGIADISOCCUPAZIONE

Se la disoccupazione è forte, si possono trovare maggiore resistenze ad una riorganizzazione

economica

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PARTE SECONDAPARTE SECONDA

LE CAUSE DELLA LE CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE

NELL’UNIONE NELL’UNIONE EUROPEAEUROPEA

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Dove cercare le cause…Dove cercare le cause…

NEI MECCANISMI CHE REGOLANO IL

MERCATO DEL LAVORO E IL SISTEMA DI

WELFARE

Le cause della disoccupazione vanno solitamente ricercate

NEL FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA

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……e come individuarlee come individuarle

Quando si analizza la disoccupazione devono essere prese in considerazione quattro dimensioni

Come sta chi è disoccupato

Qual’è la durata della disoccupazione

Chi è disoccupatoQuanti sono i disoccupati

Sulla base di queste dimensioni si possono individuare diversi modelli nazionali della disoccupazione, radicati

nella storia economica e sociale di ciascun paese (es. modello mediterraneo)

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Il modello mediterraneoIl modello mediterraneoE’ applicabile a buona parte dell’Europa meridionale

(Italia compresa)

CARATTERISTICHE

•Basso tasso di partecipazione della forza lavoro (soprattutto femminile) •Elevato tasso di disoccupazione, concentrata tra i giovani•Disoccupazione di lunga durata•Disoccupazione scarsamente indennizzata

CAUSE PRINCIPALI

•Arretratezza produttiva e carenza di investimenti

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europeadisoccupazione europea

Non esiste un’unica causa ma diverse cause

•Carenza delle qualifiche che sarebbero necessarie per ricoprire i posti vacanti (vi sono posti di lavoro disponibili ma i disoccupati non hanno le qualifiche idonee a ricoprirli) •Rilevante quota di disoccupati di lungo periodo, che non hanno incentivo a cercare un lavoro •Pressione fiscale eccessiva

Queste motivazioni sono però state oggetto di alcune obiezioni, avvalorate dai dati reali (vedi pressione fiscale)

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (2)disoccupazione europea (2)

Oltre alle caratteristiche intrinseche del sistema economico, parte della disoccupazione può essere attribuita all’implementazione di

politiche economiche erronee per la gestione della domanda e dell’offerta

PARTICOLARMENTE RESTRITTIVE (per

raggiungere l’obiettivo euro)

POLITICHE DELLA

DOMANDA

POLITICA FISCALE

POLITICA MONETARIA

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (3)disoccupazione europea (3)

E’ dovuta ai parametri di Maastricht e si è rivelata essere molto restrittiva, tenuto conto della contemporanea politica

monetaria, altrettanto restrittiva, e dell’esistenza di una situazione di elevata disoccupazione, che a sua volta ha

provocato un’ulteriore contrazione delle entrate fiscali. Da ciò è derivato un rallentamento degli investimenti pubblici in infrastrutture, che sono complementari agli investimenti

privati

POLITICA FISCALE

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (4)disoccupazione europea (4)

E’ stata resa uniforme dal fatto che i tassi di cambio andavano mantenuti rigorosamente fissi, mentre era stato rimosso ogni

vincolo al libero movimento dei capitali. In tali condizioni, i tassi d’interesse dovevano convergere in tutti i paesi candidati all’euro e non vi era spazio di manovra a disposizione delle banche centrali

nazionali per perseguire una politica monetaria autonoma. La politica monetaria comune si è rivelata fin troppo restrittiva, soprattutto in considerazione dell’irrigidimento della politica

fiscale, e ha provocato un periodo prolungato di tassi d’interesse reali eccessivamente elevati, che hanno scoraggiato l’investimento e

gonfiato la disoccupazione.

POLITICA MONETARIA

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (5)disoccupazione europea (5)

ALTRO ELEMENTO DI

ANALISI

LA DOMANDA DI LAVORO

Il tasso di crescita della domanda è sceso notevolmente al di sotto di quello del prodotto potenziale

E’ stato possibile soddisfare la domanda senza un aumento apprezzabile dei posti di lavoro, mentre la crescita della forza

lavoro, pari a circa il 2%, è andata a ingrossare le fila dei disoccupati.

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Possibili cause per la Possibili cause per la disoccupazione europea (6)disoccupazione europea (6)

ALTRO ELEMENTO DI ANALISI

ERRATE POLITICHE DI TUTELA

PER I DISOCCUPATI

PER GLI OCCUPATI

SICUREZZA DEL POSTO DI

LAVORO

LEGISLAZIONE SUL SALARIO

MINIMO

SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE

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La legislazione sul salario minimoLa legislazione sul salario minimo

SALARIO MINIMO

Divieto imposto per legge alle imprese di impiegare personale pagandolo al di sotto di un livello minimo fissato dai contratti

nazionali o, il che è lo stesso, proibendo ai lavoratori di accettare lavori non remunerati con un salario minimo

In Europa sono troppo elevati

Problema dell’interazione fra minimo salariale e contributi sociali

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La legislazione sulla sicurezza del La legislazione sulla sicurezza del posto di lavoroposto di lavoro

Tale legislazione riduce sia i licenziamenti (perché rende più costoso per i datori di lavoro licenziare i propri dipendenti),

sia le assunzioni (perché scoraggia i datori di lavoro dall’assumere nuova manodopera che rischiano di dover

licenziare in futuro)

Fattore di rigidità del lavoro

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Alla ricerca della flessibilità…Alla ricerca della flessibilità…

META’ ANNI ‘90

Studi sulla flessibilità del lavoro

Probabilità individuale di perdere il lavoro vista come una connotazione positiva, poiché

contribuirebbe a ridurre la disoccupazione nel complesso

Passaggio dal sistema di produzione fordista, che premia la stabilità, a

quello dell’appropriatezza, ove domina la capacità di essere flessibili

per far fronte all’incertezza

Diverso grado di protezione del lavoro nell’UE

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I sussidi di disoccupazioneI sussidi di disoccupazione2 tipologie

ASSICURATIVI

Sono previsti per chi si trovi in stato di bisogno

Forma di risarcimento del danno subito per la rottura

del rapporto di lavoro

ASSISTENZIALI

Legati ai contributi versati in passato e indipendenti

dalle condizioni economiche

Non legati al passato e concessi finché lo stato di

bisogno perdura

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I sussidi di disoccupazione (2)I sussidi di disoccupazione (2)

Vantaggi

•Fanno aumentare la durata della disoccupazione (e il tasso naturale)

•Con essi si attribuisce minore gravità alla perdita del lavoro

•Funzione di stabilizzatore automatico•Rendono più facile accettare occupazioni poco stabili •Consentono di ripartire in modo abbastanza omogeneo i costi della disoccupazione

Svantaggi

Critiche sull’entità e sulla durata dei sussidi in Europa

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Usa vs. EuropaUsa vs. Europa

USA

•Basso tasso di disoccupazione

•Bassa durata della disoccupazione

•Forti differenziali retributivi

•Molti lavoratori a bassa produttività e retribuzione

•Bassa tassazione

•Scarsi servizi sociali

EUROPA

•Alto tasso di disoccupazione

•Elevata durata della disoccupazione

•Bassi differenziali retributivi

•Tanti lavoratori ad alta produttività e retribuzione

•Alta tassazione

•Diffusi servizi sociali

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Altre possibili causeAltre possibili cause•L’isteresi della disoccupazione europea dopo gli anni ’70, è probabilmente interpretabile nei termini di un livello troppo alto dei salari, sostenuti dalle lotte sindacali e conseguenti ad una politica monetaria inflazionistica (spiegazione classica), e di un generale rallentamento della crescita economica (spiegazione keynesiana).

•. Molti studiosi ritengono che le cause della disoccupazione di oggi siano di tipo strutturale, siano cioè imputabili al fatto che il sistema Europa non funzioni a pieno regime, ma stia attraversando una serie di processi di ristrutturazione economica (es. informatizzazione della produzione, integrazione europea)

•Teoria della jobless growth.

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PARTE TERZAPARTE TERZALA DISOCCUPAZIONE LA DISOCCUPAZIONE

NELL’UNIONE NELL’UNIONE EUROPEA: EVIDENZA EUROPEA: EVIDENZA

EMPIRICAEMPIRICA

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Disoccupazione 2003Disoccupazione 2003

Il tasso di disoccupazione nell'Unione Europea rilevato nel gennaio 2003, è stato del 7,9%, mentre quello della zona dell'euro del 8,6%. Osservando il grafico 1, possiamo notare che questi tassi sono sensibilmente più elevati rispetto al tasso rilevato nello stesso periodo negli USA. Questa disparità, come detto in precedenza,è dovuta a molteplici fattori; infatti se analizziamo i paesi dell'Unione Europea, osserviamo notevoli differenze: ad esempio nel Regno Unito, dove la rigidità del mercato del lavoro è molto bassa, e simile a quella degli Stati Uniti, notiamo un ridotto tasso di disoccupazione, mentre nelle regioni come l'Italia e la Spagna, in cui si ha una situazione opposta, i tassi sono notevolmente più alti. Il Lussemburgo, con il suo 2,7% presenta il tasso di disoccupazione più basso all'interno dell'Europa dei 15,mentre la Spagna con il 12,1% si rivela la nazione con la percentuale di disoccupati più elevata.

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Grafico 1Grafico 1

DISOCCUPAZIONE 2003

7,9 8,67,7

4,7

8,69,9

12,1

9

4,5

8,9

2,7 3,14,1

6,1

9

5,3 5,1 5,7

02468

101214

PAESI

TASS

I DIS

OC

CU

PAZI

ON

E (%

)

% TOT

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46

Disoccupazione per categorie socialiDisoccupazione per categorie sociali

Nei seguenti tre grafici (grafici 2, 3 e 4) si rileva come le disparità maggiori presenti nelle diverse categorie (rispettivamente popolazione maschile e femminile, popolazione con meno di 25 anni, popolazione con più di 25 anni), si osservano nei paesi con una disoccupazione più elevata e in particolare nelle zone dell'area mediterranea: Spagna, Italia e Grecia. Questi sono anche gli stati con il mercato del lavoro maggiormente rigido e con una serie di tradizioni difficili da abbandonare. Ad esempio nel grafico 2 se prendiamo in considerazione la situazione anglosassone e quella spagnola, vediamo che nel mercato inglese la differenza tra il grado di disoccupazione maschile e femminile è solo di un punto percentuale (circa), al contrario di quello spagnolo in cui questa differenza sale a ben 8,9 punti, rivelando appunto una situazione in cui la donna incontra ancora difficoltà nella ricerca di un posto di lavoro.

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Disoccupazione per categorie sociali (2)Disoccupazione per categorie sociali (2)

Anche analizzando il tasso di disoccupazione della popolazione con meno di 25 anni e quello della popolazione dai 25 anni in su, notiamo notevoli differenze dalla situazione maschile a quella femminile: infatti per quanto riguarda i giovani nei paesi mediterranei citati in precedenza, si nota che anche la disoccupazione giovanile femminile, come per la popolazione femminile totale, risulta notevolmente più alta rispetto alla medesima categoria maschile (anche questa già molto elevata), dimostrando che in questi stati la categoria che incontra le maggiori difficoltà è quella dei giovani e in particolare di quelli di sesso femminile. Al contrario in molte nazioni dell'area centro-settentrionale, anche se il tasso di disoccupazione giovanile totale risulta più elevato rispetto al tasso dell' intera popolazione, il tasso maschile e quello femminile non risultano molto divergenti, manifestando anzi una situazione migliore nel mondo giovanile-femminile.

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Disoccupazione per categorie sociali (3)Disoccupazione per categorie sociali (3)

Le medesime conclusioni, chiaramente escludendo il confronto tra la disoccupazione totale per la fascia d'età dai 25 anni in su e quella dell'intera popolazione, in cui in primo tasso risulta minore del secondo (come facilmente intuibile), si traggono analizzando la popolazione con più di 25 anni; quindi questo dimostra ulteriormente la diversità tra i rispettivi mercati del lavoro e tra le rispettive culture.

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49

Grafico 2Grafico 2

DISOCCUPAZIONE MASCHILE E FEMMINILE TOTALE NEL 2003

02468

101214161820

PAESI

TASS

ODI

DIS

OCC

UPAZ

IONE

(%

) (%) M

(%) F

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50

Grafico 3Grafico 3

DISOCCUPAZIONE DELLA POPOLAZIONE CON MENO DI 25 ANNI

010203040

PAESI

TASS

O DI

DI

SOCC

UPAZ

IONE

(%)

% M

(%) F

(%)TOT

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51

Grafico 4Grafico 4

DISOCCUPAZIONE DELLA POPOLAZIONE CON PIU' DI 25 ANNI

05

1015

20

PAESI

TASS

O DI

DI

SOCC

UPAZ

IONE

(%)

(%) M

(%) F

(%)TOT

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52

L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01

Ora analizzeremo l'evoluzione dei tassi di disoccupazione: in un primo momento esamineremo i tassi registrati a partire dal 1970 e successivamente concentreremo la nostra attenzione sulla disoccupazione dell'ultimo decennio; in quest'ultimo ambito porremo anche la nostra attenzione sulla disoccupazione di lunga durata. Nel grafico 5 troviamo i tassi di disoccupazione dell'Unione Europea e degli Stati Uniti dal 1970 al 2001 (i tassi riportati sono quelli medi di ogni quinquennio): si vede subito che negli anni '70 il tasso europeo era decisamente più basso rispetto a quello statunitense , e che entrambi i tassi in seguito alla crisi petrolifera tendevano ad aumentare. Il tasso europeo però aumentò più velocemente rispetto a quello statunitense facendo si che nei primi anni '80 la disoccupazione nelle due regioni fosse quasi uguale. Dal 1985 in poi si assiste ad un'inversione di tendenza: il tasso negli Stati Uniti comincia a scendere mentre quello dell’UE aumenta sempre più:

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L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01 (2)L’evoluzione della disoccupazione:’70-’01 (2)

solo negli ultimi 5 anni la media dei tassi dei 15 paesi dell'Unione è scesa leggermente. Se analizziamo le singole nazioni dell'Unione, notiamo che in paesi come la Finlandia e la Svezia, si registra un brusco aumento della disoccupazione nella seconda metà degli anni ottanta per poi non essere riassorbito velocemente, mentre in Irlanda c'e‘un forte aumento dei tassi fino alla fine degli anni ottanta, per poi scendere velocemente negli anni successivi; anche in Olanda il tasso diminuisce già dagli inizi degli anni ottanta. Invece nei paesi centro-meridionali, la disoccupazione ha un andamento più lineare (ad eccezione della Spagna in cui la percentuale di disoccupati aumenta velocemente per poi cominciare a scendere negli ultimi anni), crescendo in modo costante.

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Grafico 5Grafico 5

TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NELL'UNIONE EUROPEA E NEGLI USA

0

2

4

6

8

10

12

70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01

ANNI

TASS

O DI

DIS

OCCU

PAZI

ONE

(%)

% EU 15

% USA

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55

Grafico 6Grafico 6

TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NEI PAESI CENTRO-SETTENTRIONALI DELL'UNIONE EUROPEA: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA,

FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA E REGNO UNITO

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01

ANNI

TAS

SO

DI D

ISO

CC

UP

AZI

ON

E (%

)

% B

% L

% NL

% DK

% FIN

% S

% IRL

% UK

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56

Grafico 7Grafico 7

TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1970 AL 2001 NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA CENTRO-MERIDIONALI: GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO, SPAGNA,

ITALIA E GRECIA

0

5

10

15

20

25

70-74 75-79 80-84 85-89 90-95 96-01

ANNI

TASS

O D

I DIS

OCC

UPAZ

IONE

(%

)

% D

% F

% A

% P

% E

% I

% EL

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57

L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03

Ora passiamo ad analizzare l'ultimo decennio: in Europa, dal 1993 al 1997, il tasso di disoccupazione si è mantenuto pressoché costante per poi iniziare a diminuire dal 1998 al 2001; negli ultimi due anni si registra un nuovo, anche se non consistente aumento dei tassi, probabilmente dovuto alla politica restrittiva dal punto di vista inflazionistico attuata dai paesi della zona dell'euro e dal periodo recessivo che l'economia sta attraversando. Anche in questo contesto si nota che la disoccupazione femminile, lungo tutto il periodo, risulta più elevata di quella maschile; al contrario negli USA il tasso maschile è quasi identico a quello femminile ed assume un andamento decrescente dal 1993 al 2000 per poi risalire di due punti percentuali dal 2001 al 2003 a causa della recessione in atto.

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58

Grafico 8Grafico 8

TASSO DI DISOCCUPAZIONE NELL'UNIONE EUROPEA DAL 1993 AD OGGI: MASCHILE FEMMINILE E TOTALE

0

2

4

6

8

10

12

14

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

ANNI

TAS

SO

DI D

ISO

CC

UP

AZI

ON

E (%

)

% M

% F

% TOT

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59

Grafico 9Grafico 9

TASSO DI DISOCCUPAZIONE NEGLI USA DAL 1993 AD OGGI: MASCHILE FEMMINILE E TOTALE

0

1

2

3

4

5

6

7

8

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

ANNI

TASS

O DI

DIS

OCCU

PAZI

ONE

(%)

% M

% F

% TOT

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60

L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03 (2)L’evoluzione della disoccupazione: ’93-’03 (2)

Osservando i singoli paesi che compongono l'Unione Europea, notiamo che la maggioranza di questi ha un andamento simile a quello generale descritto in precedenza; ci sono però delle evoluzioni differenti: Spagna, Finlandia e Irlanda hanno visto i loro tassi di disoccupazione diminuire notevolmente, soprattutto negli anni dal 1993 al 1997. Inoltre ci sono nazioni in cui negli ultimi anni la disoccupazione non è aumentata, come invece rilevato per il trend generale; uno di questi stati è il Regno Unito, che non facendo parte della zona dell'euro, non ha neanche adottato le politiche restrittive citate sopra. Inoltre osservando il grafico 12, relativo al caso italiano, notiamo che dopo un primo periodo (1993-1994) in cui la percentuale dei disoccupati era crescente, questa si è assestata su valori simili fino al 1999 per poi cominciare a ridiscendere; trend che mantiene tutt'ora.

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61

Grafico 10Grafico 10

TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1993 AD OGGI NEI PAESI CENTRO-SETTENTRIONALI DELL'UNIONE EUROPEA: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA, FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA, REGNO UNITO.

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

ANNI

TASS

O D

I DIS

OC

CU

PAZI

ON

E (%

) % B

% L

% NL

% DK

% FIN

% S

% IRL

% UK

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62

Grafico 11Grafico 11TASSO DI DISOCCUPAZIONE DAL 1993 AD OGGI NEI PAESI CENTRO-MERIDIONALI DELL'UNIONE

EUROPEA: GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO, SPAGNA, ITALIA, GRECIA.

0

5

10

15

20

25

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

ANNI

TAS

SO

DI D

ISO

CC

UP

AZI

ON

E (

%) % D

% F

% A

% P

% E

% I

% EL

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63

Grafico 12Grafico 12

DISOCCUPAZIONE IN ITALIA DAL 1993 AD OGGI

0

2

4

6

8

10

12

14

gen-

93

lug-

93

gen-

94

lug-

94

gen-

95

lug-

95

gen-

96

lug-

96

gen-

97

lug-

97

gen-

98

lug-

98

gen-

99

lug-

99

gen-

00

lug-

00

gen-

01

lug-

01

gen-

02

lug-

02

TEMPO

TAS

SO

DI D

ISO

CC

UP

AZI

ON

E

(%) % disoc

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Il tasso di disoccupazione di lungo periodoIl tasso di disoccupazione di lungo periodo

Infine passiamo ad esaminare il tasso di disoccupazione di lungo periodo (maggiore di 12 mesi): in questo contesto la divergenza tra Europa e Stati Uniti risulta ancora più rilevante; infatti mentre per gli Stati Uniti la disoccupazione di lungo periodo è bassissima, in Europa il medesimo tasso è molto più consistente. Analizzando i grafici 14 e 15 notiamo che se escludiamo paesi come il Lussemburgo e l'Austria, la percentuale di disoccupati di lunga durata è tutt'altro che trascurabile. Comunque va detto che negli ultimi anni questo tasso è diminuito, assestandosi su valori simili a quelli statunitensi anche in altri stati: Regno Unito, Danimarca, Irlanda e Svezia. Queste diversità, come notato sopra, sono dovute alle differenti rigidità del mercato del lavoro: infatti se uno shock negli Stati Uniti o in paesi similari provoca un'alta disoccupazione nell'immediato, ma che viene riassorbita velocemente, questo non si può affermare per la maggioranza dei paesi europei nei quali anche un non consistente aumento dei tassi di disoccupazione si ripercuote nel lungo periodo.

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Grafico 13Grafico 13TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIODO DAL 1992 AL 2001

NELL'UNIONE EUROPEA E NEGLI USA

0

1

2

3

4

5

6

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

ANNI

TA

SS

O D

I D

ISO

CC

UP

AZI

ON

E (

%)

% EU 15

% USA

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Grafico 14Grafico 14TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIODO NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA

CENTRO-SETTENTRIONALI: BELGIO, LUSSEMBURGO, OLANDA, DANIMARCA ,FINLANDIA, SVEZIA, IRLANDA E REGNO UNITO

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

ANNI

TASS

O D

I DIS

OCC

UPAZ

IONE

(%)

% B

% L

% NL

% DK

% FIN

% S

% IRL

% UK

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Grafico 15Grafico 15

TASSO DI DISOCCUPAZIONE DI LUNGO PERIDO NEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA CENTRO-MERIDIONALI:GERMANIA, FRANCIA, AUSTRIA, PORTOGALLO,

SPAGNA, ITALIA E GRECIA

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

ANNI

TASS

O D

I DIS

OCC

UPAZ

IONE

(%)

% D

% F

% A

% P

% E

% I

% EL

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68

PARTE QUARTAPARTE QUARTAIL RUOLO DELLA IL RUOLO DELLA

POLITICA ECONOMICA POLITICA ECONOMICA NELLA LOTTA ALLA NELLA LOTTA ALLA DISOCCUPAZIONE IN DISOCCUPAZIONE IN

EUROPAEUROPA

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Un contributo generale della teoria: il mix di Un contributo generale della teoria: il mix di politica economicapolitica economica

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Un contributo generale della teoria: il mix di Un contributo generale della teoria: il mix di politica economica (2)politica economica (2)

Le possibili politiche che si possono adottare per giungere alla piena occupazione sono

•Espansione fiscale, che farebbe spostare l’economia nel punto E1, dove reddito e tassi d’interesse sono più elevati.

•Espansione monetaria, che porterebbe alla piena occupazione con tassi d’interesse più bassi nel punto E2.

•Combinazione di un’espansione fiscale e una politica monetaria di tipo accomodante che condurrebbe a una posizione intermedia.

Diverse soluzioni per raggiungere l’obiettivo

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Rimedi contro la disoccupazioneRimedi contro la disoccupazione

Sono classificabili in 2 grandi categorie

RIMEDI CHE CONSENTONO LA

RIMOZIONE DEGLI ASPETTI NEGATIVI

RIMEDI CAPACI DI REALIZZARE UN

MIGLIORAMENTO DEGLI ASPETTI

POSITIVI

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I rimedi che consentono la rimozione degli I rimedi che consentono la rimozione degli aspetti negativiaspetti negativi

Sussidi di disoccupazione

Minimi salariali

Potere dei sindacati e istituzioni di

contrattazione salariale

Imposte sui salariVincoli sui

licenziamenti

Potere di monopolio

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I sussidi di disoccupazioneI sussidi di disoccupazione

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I sussidi di disoccupazione (2)I sussidi di disoccupazione (2)Il grafico mostra che:

•La curva di domanda di lavoro si sposta verso il basso per effetto dei sussidi poiché il costo del lavoro è più elevato a causa dell’imposta

•La curva di offerta di lavoro e la curva di determinazione dei salari si spostano verso l’alto, poiché il costo opportunità del lavoro è più elevato a causa dei sussidi di disoccupazione

La conseguenza è che l’occupazione risulterà ridotta La conseguenza è che l’occupazione risulterà ridotta rispetto ad un sistema senza sussidi e senza imposte.rispetto ad un sistema senza sussidi e senza imposte.

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I sussidi di disoccupazione (3)I sussidi di disoccupazione (3)Si è così arrivati alla proposta di eliminare completamente i sussidi, in modo da rendere tanto penose le esperienze di disoccupazione da far sì che il lavoratore accetti qualsiasi offerta di lavoro; questo condurrebbe ad una riduzione

delle imposte sui lavoratori

•L’abolizione del sussidio può ridurre la disoccupazione, ma non certo eliminarla

•L’abolizione dei sussidi non genera necessariamente un miglioramento dell’efficienza

Le cose però non sono così semplici per 2 motivi

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I sussidi di disoccupazione (4)I sussidi di disoccupazione (4)Inoltre è facile verificare che i sistemi che garantiscono sussidi ad un tasso costante per un lungo periodo sono

sicuramente mal strutturati

Riepilogando, le soluzioni potrebbero essere:

•Offrire il pagamento di una quota fissa per la perdita del posto di lavoro

•Ridurre l’ammontare del sussidio col progredire del periodo di disoccupazione

•Limitare i sussidi ad un periodo determinato, ad esempio 6 mesi

•Il modello del Cile

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I minimi salariali I minimi salariali

Come visto precedentemente, la riduzione dei minimi salariali potrebbe ridurre la

disoccupazione

Dal punto di vista politico, i minimi salariali possono essere molto attraenti poiché sembrano essere un mezzo privo di costi per incrementare i redditi più bassi. Per questo, benché non si sostenga l’opportunità di introdurli ove non siano già presenti, si rileva che la loro rimozione dai sistemi che li utilizzano non sia politicamente attuabile

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Imposte sui salariImposte sui salariMolti sono concordi sull’efficacia di tale manovra, in quanto una loro riduzione, o eliminazione, stimolerebbe la domanda

di lavoro.

Tale efficacia, però, è stata studiata ipotizzando che tutto il resto, compreso il salario, rimanga costante

In realtà è probabile che il salario cresca a tempo debito per controbilanciare una parte o tutto il guadagno

Quindi si possono avere effetti significativi solo nel breve periodo poiché nel lungo periodo i salari stessi assorbono,

almeno in parte, l’incremento dei profitti delle imprese dovuti ad un minor carico impositivo

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79

Imposte sui salari (2)Imposte sui salari (2)

Altra rilevante problematica riguarda chi, oltre alle forze di lavoro nel loro insieme, debba finanziare una

riduzione delle imposte sui salari

Tassazione più progressiva

Incremento dell’IVA

Allargamento delle imposte sui salari a

tutte le forme di reddito

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Vincoli sui licenziamentiVincoli sui licenziamenti

In alcuni paesi può presentarsi come una politica utile alla riduzione della disoccupazione,

diversamente che in altri.

Gli effetti della riduzione dei costi di licenziamento produce effetti apprezzabili solo nel lungo periodo

Nel breve periodo si avrà, infatti, un probabile incremento della disoccupazione, fondamentalmente

perché potrebbero essere licenziati lavoratori che altrimenti conserverebbero il loro posto di lavoro

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Potere dei sindacatiPotere dei sindacatiSi è rilevato come un sistema fortemente centralizzato di contrattazione salariale può funzionare bene quando il

mercato è competitivo, ma che un sistema di contrattazione frammentata conduce al peggiore dei mondi possibili.

Sono auspicabili i tentativi di ridurre il conflitto capitale-lavoro (es. introdurre i lavoratori nei consigli

d’amministrazione)

Problema

Esistono difficoltà oggettive nella misurazione del potere sindacale

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Potere di monopolioPotere di monopolio

Il monopolio fa sì che il produttore, nella sua scelta di massimizzazione del profitto, fissi un prezzo del prodotto strettamente maggiore del costo marginale di produzione. Questo sposta verso il basso la curva di domanda di lavoro

creando così disoccupazione

SoluzioneSoluzione

Aumentare il grado di concorrenza

Sviluppo politiche anti-trust

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I rimedi capaci di realizzare un miglioramento I rimedi capaci di realizzare un miglioramento degli aspetti positividegli aspetti positivi

Addestramento Buoni di occupazione

Workfare

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84

AddestramentoAddestramentoI dati empirici mostrano che i lavoratori non qualificati tendono ad avere tassi di disoccupazione più elevati dei

lavoratori qualificati.

Fra le motivazioni di sostegno a questa politica, oltre alla riduzione della disoccupazione, c’è il contestuale aumento

della produttività nazionale

PROBLEMI•Chi addestrare

•Chi deve addestrare•Costi

VANTAGGI• Minore criminalità

•Molti consensi

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Buoni di occupazioneBuoni di occupazioneI buoni di occupazione permettono al lavoratore

disoccupato di trasformare in tutto o in parte il proprio sussidio in un buono che possa essere incassato da

qualunque impresa lo assuma

COSTI

VANTAGGI

Sussidi ridotti per i disoccupati di breve

termine e alti per quelli a lungo

•A volte può essere un puro costo

•La tentazione delle imprese

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WorkfareWorkfareE’ un programma che può prevedere per il disoccupato,

dopo un certo periodo, uno dei seguenti obblighi

prendere parte ad un programma di addestramento

Accettarne uno fornito dallo stato

Accettare un posto di lavoro nel settore

privato Migliori possibilità future di trovare un

impiego

Ci sono però costi/svantaggi

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Riepilogando…Riepilogando…•Ridurre il periodo nel quale si possono percepire sussidi di disoccupazione

•Eliminare i sussidi per coloro che rifiutano un posto di lavoro per un certo numero di volte successive

•Rinunciare ai minimi salariali, soprattutto per i giovani lavoratori, ed integrare i redditi dei più poveri con sussidi ad hoc

•Promuovere la concorrenza nei mercati dei prodotti e del lavoro

•Migliorare l’addestramento

•Offrire ai disoccupati, e preferibilmente solo a quelli di lungo periodo, di trasformare i loro sussidi in buoni di assunzione

•Tenere sempre presente la potenza delle politiche macroeconomiche sia in senso positivo che negativo e con tutti gli effetti secondari

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Altri rimediAltri rimedi

•Politica protezionistica

•Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione

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Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazionepolitiche per l’occupazione

Perché cercare nuove politiche per l’occupazione?

CAMBIAMENTO STRUTTURALE

PRIMA

•Produzione di massa di beni di consumo durevoli standardizzati

•Processo di accumulazione del capitale estensivo

•Politiche di stabilizzazione dell’AD e assetto sociale

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Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (2)politiche per l’occupazione (2)

ADESSO

•Mercato dei beni durevoli saturato

•Innovazione di processo vince su quella di prodotto

•Orizzonti geografici allargati

•Orizzonti d’investimento accorciati

•Richiesta di maggiore flessibilità del lavoro

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Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (3)politiche per l’occupazione (3)

 

--- Produzione di merci

--- Lavoro vivo

Se la produzione cala, è vero che cala l’occupazione, ma non è più vero l’inverso (se la produzione riprende anche

l’occupazione riprende). La disoccupazione viene cristallizzata mediante ristrutturazioni tecnologiche e organizzative e diventa tendenzialmente irreversibile

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Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (4)politiche per l’occupazione (4)

 

Per capire meglio

•Livello della produzione capitalistica e saggio di profitti

•Definizione e caratteristiche

•Funzioni dello stato

•Funzione dei due settori (astratto e concreto) e loro rapporti

SOLUZIONI

I LAVORI CONCRETI

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Alternative alle tradizionali Alternative alle tradizionali politiche per l’occupazione (5)politiche per l’occupazione (5)

 

La realizzazione delle soluzioni

2 PROBLEMI

Come amministrare i rapporti fra i due settori

Come finanziare i lavori concreti•Lotta all’evasione

•Aumento della pressione fiscale

sulla rendita finanziaria

Conclusione

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Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governola politica del lavoro del governo

DPEF 2003-2006

DIRETTRICI

•Flessibilità •Ridefinizione del sistema di incentivi all’occupazione •Aumento partecipazione femminile e dei lavoratori più anziani al mercato del lavoro

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Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governo la politica del lavoro del governo

(2)(2)

OBIETTIVI

•Protezione dei disoccupati involontari •Protezioni integrative, aggiuntive o sostitutive •Contenimento del costo del lavoro •Una maggiore equità •Miglioramento grado di tutela economica garantita al disoccupato •Stretta correlazione tra erogazione dei sussidi e diritti-doveri del disoccupato •Tutela di ultima istanza legata a particolari condizioni di disagio

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Uno sguardo alla realtà italiana: Uno sguardo alla realtà italiana: la politica del lavoro del governo la politica del lavoro del governo

(3)(3)

INTERVENTI

•Innalzamento dei trattamenti per l’indennità ordinaria di disoccupazione e un allungamento della sua durata •Programmi formativi a frequenza obbligatoria•Riordino del sistema di incentivi all’occupazione •Riforma fiscale

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Il rischio di una transizione non Il rischio di una transizione non credibile dalla rigidità alla flessibilità credibile dalla rigidità alla flessibilità

nel mercato del lavoro: un’analisi nel mercato del lavoro: un’analisi teorica teorica

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Il rischio di una transizione non Il rischio di una transizione non credibile dalla rigidità alla flessibilità credibile dalla rigidità alla flessibilità

nel mercato del lavoro: un’analisi nel mercato del lavoro: un’analisi teorica (2)teorica (2)

I TRE CASI

Anche qualora risultasse più efficiente passare da un sistema rigido a uno flessibile, il periodo di transizione,

qualora fosse afflitto da problemi di credibilità, potrebbe essere estremamente costoso

CONCLUSIONE

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ConclusioniConclusioni

IL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE È ATTUALE E COSTOSO PER LE

ECONOMIE EUROPEE

MOLTEPLICI CAUSE

MOLTEPLICI RIMEDI DI POLITICA ECONOMICA

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FINEFINE

LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: LA DISOCCUPAZIONE E L’UE: NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA NATURA, CAUSE E RIMEDI TRA PASSATO PRESENTE FUTUROPASSATO PRESENTE FUTURO