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Indirizzo del sito delle nostre tre comunità : www.triestevangelica.org Chiesa Elvetica e Valdese – Piazza S. Silvestro 1 – 34121 Trieste; tel. e fax 040 632770; [email protected] Chiesa Metodista – Scala dei Giganti 1 – 34122 Trieste; tel. e fax 040 630892; [email protected] Past. Ruggero Marchetti – Via G. Brunner 8 – 34125 Trieste; tel. 040 3480366 ; uff. 040 2415915 [email protected] ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Una persona saggia è spesso anche un po' originale, e questo testo ricco di saggezza presenta anch'esso più di un'originalità... La prima riguarda l'autore: “Agùr, figlio di Jaqeh, da Massa”. Troviamo le sue parole nella Bibbia, ed egli parla del Dio di Israele e si rivolge a lui nella preghiera chia- mandolo per nome, eppure è uno straniero. Di più, Agùr è un principe cananeo, è cioè un uomo di riguardo del popolo che per Israele era il simbolo stesso dell'idolatria. Siamo di fronte a qualcosa di sorprendente. Qui la Bib- bia, pur evitando ogni confusione teologica: il solo vero Dio è e resta in modo molto chiaro il Signore Dio di Israele – si apre, nel nome dell'universalità della sapienza umana, al contributo di un uomo di cultura e tradizione diverse, e anzi opposte, rispetto a quelle ebraiche. Questo, nei nostri tempi caratterizzati da uno spericola- to sincretismo, per cui per molti anche “addetti ai lavori”, “Dio”, “Allah”, “Buddha”, sono in fondo solo le varie mani- festazioni del medesimo sentimento religioso dell'uomo, e però anche da una grossa paura verso alcune religioni e civiltà e da diffidenza verso lo straniero che vive in mez- zo a noi, è già un primo grande insegnamento. PERIODICO di COLLEGAMENTO delle CHIESE EVANGELICHE ELVETICA, METODISTA e VALDESE di TRIESTE e DIASPORA N° 63 gennaio / febbraio 2013 Proverbi 30 , 1 - 9 Parole di Agùr, figlio di Jaqeh, da Massa. Oracolo di costui: Mi sono affannato, o Dio. Mi sono affannato, o Dio, e sono sfinito. Sì, io sono il più stupido degli uomini e non ho un'intelligenza come gli altri. Non ho appreso la sapienza ed ignoro la scienza del Santo! Chi è salito al cielo e ne è disceso? Chi ha raccolto il vento nelle sue palme? Chi ha racchiuso le acque nel mantello? Chi ha fissato tutte le estremità della terra? Qual è il suo nome? Qual è il nome di suo figlio? Tu lo conosci? Ogni parola di Dio è provata al fuoco. Egli è scudo per chi si affida a lui. Non aggiungere nulla alle sue parole,ché non ti riprenda come un bugiardo. Due cose io chiedo a te, non negarmele prima che io muoia: allontana da me falsità e menzogna, non darmi povertà né ricchezza. Fammi gustare il mio pezzo di pane perché, saziato, non abbia a tradire e dica: - Chi è il Signore? -, o, trovandomi in povertà, io rubi e profani il nome del mio Dio!”.

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Indirizzo del sito delle nostre tre comunità : www.triestevangelica.org

Chiesa Elvetica e Valdese – Piazza S. Silvestro 1 – 34121 Trieste; tel. e fax 040 632770; [email protected] Metodista – Scala dei Giganti 1 – 34122 Trieste; tel. e fax 040 630892; [email protected]

Past. Ruggero Marchetti – Via G. Brunner 8 – 34125 Trieste; tel. 040 3480366 ; uff. 040 2415915 [email protected] ___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Una persona saggia è spesso anche un po' originale, e questo testo ricco di saggezza presenta anch'esso più di un'originalità...La prima riguarda l'autore: “Agùr, figlio di Jaqeh, da Massa”. Troviamo le sue parole nella Bibbia, ed egli parla del Dio di Israele e si rivolge a lui nella preghiera chia-mandolo per nome, eppure è uno straniero. Di più, Agùr è un principe cananeo, è cioè un uomo di riguardo del popolo che per Israele era il simbolo stesso dell'idolatria.Siamo di fronte a qualcosa di sorprendente. Qui la Bib-bia, pur evitando ogni confusione teologica: il solo vero

Dio è e resta in modo molto chiaro il Signore Dio di Israele – si apre, nel nome dell'universalità della sapienza umana, al contributo di un uomo di cultura e tradizione diverse, e anzi opposte, rispetto a quelle ebraiche. Questo, nei nostri tempi caratterizzati da uno spericola-to sincretismo, per cui per molti anche “addetti ai lavori”, “Dio”, “Allah”, “Buddha”, sono in fondo solo le varie mani-festazioni del medesimo sentimento religioso dell'uomo, e però anche da una grossa paura verso alcune religioni e civiltà e da diffidenza verso lo straniero che vive in mez-zo a noi, è già un primo grande insegnamento.

PERIODICO di COLLEGAMENTO delle CHIESE EVANGELICHE

ELVETICA, METODISTA e VALDESE di TRIESTE e DIASPORA

N° 63gennaio / febbraio 2013

Proverbi 30 , 1 - 9

Parole di Agùr, figlio di Jaqeh, da Massa. Oracolo di costui:

“Mi sono affannato, o Dio. Mi sono affannato, o Dio, e sono sfinito. Sì, io sono il più stupido degli uomini e non ho un'intelligenza come gli altri.

Non ho appreso la sapienza ed ignoro la scienza del Santo!Chi è salito al cielo e ne è disceso? Chi ha raccolto il vento nelle sue palme?

Chi ha racchiuso le acque nel mantello? Chi ha fissato tutte le estremità della terra? Qual è il suo nome? Qual è il nome di suo figlio? Tu lo conosci?

Ogni parola di Dio è provata al fuoco. Egli è scudo per chi si affida a lui.Non aggiungere nulla alle sue parole,ché non ti riprenda come un bugiardo.

Due cose io chiedo a te, non negarmele prima che io muoia: allontana da me falsità e menzogna, non darmi povertà né ricchezza.

Fammi gustare il mio pezzo di pane perché, saziato, non abbia a tradire e dica: - Chi è il Signore? -,

o, trovandomi in povertà, io rubi e profani il nome del mio Dio!”.

Page 2: 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 ...triestevangelica.org/wordpress/wp-content/uploads/2013/01/... · Come un pesce nell’acqua “Quanto sono belli, sui

Ma procediamo: cosa ci dice questo “principe cananeo”?Anche questo è strano. Si presenta in maniera solenne: “Parole di Agùr, figlio di Jaqeh, da Massa” , e in questo modo sembra pretendere la massima attenzione. Anzi, di più: mette le sue “parole” sotto un cappello che nella Bib-bia è molto particolare: le definisce “nehum”, esattamen-te lo stesso termine che i profeti usano quando vogliono evidenziare che le parole che stanno pronunciando non sono le loro ma sono “Oracolo del Signore”. Qui noi abbia-mo: “l'oracolo di Agùr”, e scusate se è poco... A questo punto, davvero, c'è da aspettarsi qualcosa d'im-portante: una rivelazione decisiva che venga a dar chia-rezza e soluzione ai mille interrogativi della vita, la rispo-sta ai nostri tanti affannati e affannosi “perché”...Ed invece, che cosa ha compreso, e cosa ci rivela col suo “oracolo” il vecchio saggio Agùr? L'abbiamo ascoltato: “Io sono il più ignorante... il più stupido degli uomini … e non ho un'intelligenza come gli altri”: “Ho sperato di arri-vare alla sapienza, e ora che sono qui a tracciare il bilan-cio di tutta un'esistenza, mi rendo conto che è stata un'illusione. Adesso so che non arriverò mai neanche a sfiorare quel mistero profondo che è l'essere umano. So che il mio stesso “io” è per me un abisso nel quale non posso fare altro che precipitare, senza trovare appigli, ma solamente il vuoto. E allora, se non conosco me stesso, come posso pensare di conoscere Dio? “Io ignoro la scienza del Santo (e qui “Santo” vuol proprio dire “sepa-rato da tutto”, e per questo “irraggiungibile”)”. Non so nulla di Colui che è è al di là di ogni cosa e insieme il fon-damento di ogni cosa”... A questo punto, forse, sorridiamo. E ci viene da dire: “Proprio che bel sapiente!”. E lo possiamo fare, perché Agùr non è il tipo da prendersela. È il primo lui, che sorri-de di se stesso...Salvo che poi, sempre sorridendo, questo distinto stra-niero si volge verso di noi, ci guarda negli occhi e ci do-manda: “E tu? Tu che sorridi di me, cosa sai tu del mondo e di te stesso, e soprattutto, cosa sai tu di Dio? Sei for-se salito al cielo e nei sei forse sceso? Che ne sai tu da dove viene il vento, e dove si raccolgono le acque, e dov'è l'estremità dell'universo? E sei per caso un intimo di Dio? Sai anche solo il suo nome? Insomma, tu che ridi di me, cosa sai tu del mondo e della vita?”... Agùr ci dice questo. E il sorriso ci si gela sulle labbra, e cominciamo a pensare che non facevamo poi male a spera-re di avere da lui una luce, perché questa persona che sa così sorridere di sé da definirsi “il più stupido degli uo-mini”, è molto meno stupido di tanti, e molto meno stupi-do di noi. Ed è proprio così. Se è vero che chi sa conoscere i suoi li-miti (per ricordare Socrate: “Chi sa di non sapere”), quel-lo è saggio, allora Agùr è un saggio. E poiché egli ci parla

dei suoi limiti per invitarci a riconoscere i nostri, ci fa davvero dono di una rivelazione, certo solo umana, e però sempre preziosa, per diventare un po' saggi anche noi. Perché poi la saggezza consiste appunto nel saper ricono-scere i propri limiti. E noi nel nostro tempo abbiamo, ad esempio, un gran bisogno di essere consapevoli delle pau-re che ci condizionano e ci rendono un impasto di mille di-pendenze e smarrimenti, sospettosi e egoisti, atei di fat-to (perché Dio non è presente nelle nostra esistenza) e insieme creduloni... Sì, proprio le nostre paure di “uomini e donne tecnologici”, dipendenti dai macchinari che ci siamo crea-ti e che ci condizionano fino a dominarci, lo smarrimento della crisi economica nella quale siamo immersi, l'eclissi di speranza che molti ancora vivono in seguito al crollo delle ideologie del secolo passato e il senso di sgomento di fronte all'attuale spersonalizzazione dell'individuo che guarda, ma soprattutto è guardato dai mezzi di comuni-cazione, per i quali siamo soltanto pubblico, fruitori, con-sumatori da sollecitare... tutto questo favorisce il ritorno di molti al cosiddetto “sacro”: “La realtà materiale è quel che è, mi butto allora nella spiritualità”... Anche su questo Agùr ci ha detto una parola: “Io ignoro la scienza del Santo”. È ingenuo ed è sbagliato cercare il senso della vita nel vuoto di pensiero di un'esperienza mi-stica di quelle che si vendono al mercatino del sacro, o nelle tecniche di purificazione fisico-spirituale oggi tanto di moda, o affidandoti a un guru che ti promette chissà che conoscenza, e intanto te la fa pagare a caro prezzo... Se cerchi il Dio che solo ti può dare la soluzione del mi-stero che tu sei per te stesso, se cerchi lui e non un suo surrogato... sappi – ci dice Agùr – che per quanti sforzi tu faccia, Dio non lo troverai con i tuoi sforzi, e men che meno con i tuoi soldi. Perché lui, Dio, è “il Santo”, da sem-pre e per sempre sovranamente al di là dei nostri tenta-tivi di afferrarlo, e chi pretende di conoscere la via che porta a lui, ti dice una menzogna: “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così le mie vie sono più alte delle vo-stre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55,9). Era già vero ai tempi di Isaia, era vero ai tempi di Agùr, ed è vero anche oggi...

Ma proprio la citazione di Isaia ci rassicura che, se è sempre stato vero e resta ancora vero che davanti a Dio, per quello che sta a noi, possiamo solo dire “Io ignoro il Santo”, lui valica l'abisso, e viene fino a noi! Lo fa proprio attraverso “la Parola”, questa realtà grande e fragile, che fra tutte è la più umana, ed è anzi, solo nostra... e di cui allora non a caso Dio si serve per arrivare a noi e far-ci dono della sua rivelazione. E anche qui Agùr è davvero un maestro, perché, dopo averci ricordato la nostra incapacità di conoscere anche

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solo qualcosa di Dio, passa a parlare proprio della sua Pa-rola. E lo fa con grande rispetto e profondità: la Parola del Signore, attraverso la quale ci si dà a conoscere, è – dice Agùr – ben al di là di ogni pretesa umana di posse-derla. E nemmeno può essere adulterata o messa in dub-bio, perché essa porta in sé come il marchio, il sigillo del-la sua qualità: “Ogni parola di Dio è provata al fuoco”, e proprio grazie a questa parola noi sappiamo che lui, Dio, “è uno scudo per chi si rifugia in lui”. Occorre allora – sottolinea Agùr – lasciarla agire in noi così com'è, e ri-porre in lui, il Dio della Parola, tutta la nostra fiducia.

Ecco, “la parola di Dio”, “il Dio della parola”, “la no-stra fiducia”: tutto questo ci porta alla preghiera. Solo se la parola di Dio sarà davvero al cuore della nostra fede e della nostra vita, riusciremo ancora a pregare. Non con l'automatismo di chi ripete formule, ma con la preghiera vera di chi sa che può aprire il cuore al Signore “in Spirito e verità”, nella fiducia di avere una risposta. Sì, pregare Dio “da parola a parola”... A questo punto, e certo non a caso, Agùr trasforma la sua riflessione in preghiera, e si rivolge direttamente a Dio chiedendogli due cose per il tempo che gli resta da vivere: “Allontana da me falsità e menzogna, non mi dare povertà né ricchezza ... perché, saziato, non abbia a tra-dire e dica: - Chi è il Signore? -, o, trovandomi in pover-tà, io rubi e profani il nome del mio Dio!”. Con la prima richiesta, “Allontana da me falsità e men-zogna”, Agùr domanda a Dio, di cui ha appena celebrato “la Parola”, d'essere preservato dagli inganni delle parole umane. Domanda cioè al Signore di poter vivere senza bu-gie né vanità, perché l'uomo, per vivere da uomo, ha un bisogno assoluto di parole che non nascondono e non gon-fiano, che ti mettano davanti alla realtà e ti aiutino a af-frontarla con realismo e coraggio. Nella nostra società che ci sommerge di fiumi di parole, viviamo male proprio perché sono rare le “parole vere”. Sappiamo tutti quanta menzogna c'è, e quanti interessi, nelle lusinghe della pubblicità, nelle mille promesse e nei mille ammiccamenti di chi ti vuole vendere se stesso e montagne di superfluo. Quanto allora è preziosa una pa-rola sincera! E che grande preghiera è questa di Agùr!

Sì, “Allontana da me falsità e menzogna”... E poi, l'altra preghiera in cui egli chiede a Dio che non gli dia “povertà né ricchezza”. Lo chiede, e è interessan-te, come la condizione necessaria per conservare un buon rapporto con lui.Agùr ci conosce bene. Sa che il troppo benessere ci ren-de fatui e pieni di noi stessi, sa che ci fa dimenticare Dio. Questo, anche se oggi non ci fosse lui a ricordarcelo, è chiaramente provato dalla miseria spirituale in cui noi del cosiddetto evoluto “primo mondo” siamo sprofondati. Ma Agùr sa pure che la miseria materiale è anch'essa spesso causa di altre miserie della mente e del cuore. Sa (e con la crisi, anche noi del “mondo ricco” cominciamo a saperlo...) che chi è alle prese con la povertà può coltiva-re in sé rancore e invidia, e facilmente se la prende con Dio: può profanare e bestemmiare il suo Nome...

* * * Vivere è un'arte. È una navigazione bisognosa di con-tinue piccole e grandi correzioni di rotta. Con le sue ri-flessioni e con la sua preghiera, Agùr è per noi, uomini e donne di un tempo lontanissimo dal suo, un timoniere esperto, un maestro d'umanità. In fondo, quello che chie-de a Dio è proprio di restare, nel sapiente equilibrio di chi non vuole il troppo e il troppo poco, un vero essere umano.Lasciamoci allora ammaestrare da lui, e chiediamo al Si-gnore il dono di un po' di sapienza e di discernimento. Chiediamogli di poter vivere l'anno appena iniziato, non da angeli, perché non siamo angeli, e neppure da bestie, come sovente ci capita di vivere forse proprio per voler fare gli angeli, ma semplicemente da veri uomini e donne, così come Agùr ha vissuto da vero essere umano, e per questo ha in qualche modo meritato di finire sulla Bibbia, questo libro che ci rivela Dio e, alla sua luce, ci rivela an-che l'uomo. Se sarà così, se questo 2013 sarà per noi un anno vissuto “umanamente”, allora sarà davvero un anno buono, un anno che varrà la pena vivere. Che Dio ci benedica.

Ruggero Marchetti

L'assemblea annuale del Centro Schweitzer si terrà nei locali di San Silvestro venerdì 8 febbraio 2013 alle ore 17.00.

Questo numero della Circolare è stato preparato ancora durante le festività di Fine Anno, quando ancora non ci sono state nuove sedute del nostri Consigli di chiesa e del Direttivo dello Schweitzer per definire alcune date e alcuni appuntamenti che perciò non trovate. Ce ne

scusiamo. Li potrete però trovare nei prossimi giorni consultando il sito internet delle nostre chiese www.triestevangelica.org , nel quale troverete i testi delle predicazioni, le presentazioni

delle nostre comunità, i nostri appuntamenti e quelli del mondo evangelico italiano.

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Calendario dei culti dei mesi di gennaio e febbraio 2013

Sabato 5 gennaio – ore 17.30 San Silvestro-Cristo SalvatoreCulto Epifania. Cena del Signore

Ruggero Marchetti

Domenica 6 gennaio - ore 10.30 Scala dei Giganti. Culto Epifania. Cena del Signore

Ruggero Marchetti

Domenica 13 gennaio - ore 10.30 Scala dei Giganti. Culto unificato del Rinnovamento del

Patto. Cena del Signore

Ruggero Marchetti

Sabato 19 gennaio – ore 17.30 San Silvestro-Cristo Salvatore Ruggero MarchettiDomenica 20 gennaio - ore 10.30 Scala dei Giganti. Cena del Signore Ruggero Marchetti

Sabato 26 gennaio – ore 17.30 San Silvestro – Cristo Salvatore Ruggero Marchetti

Domenica 27 gennaio – ore 10.30 Scala dei Giganti. Cena del Signore Ruggero Marchetti

Sabato 2 febbraio – ore 17.30 Scala dei Giganti. Cena del Signore Ruggero Marchetti

Domenica 3 febbraio – ore 10.30 San Silvestro-Cristo SalvatoreCena del Signore

Ruggero Marchetti

Sabato 9 febbraio - ore 17.30 Scala dei Giganti. Cena del Signore Ruggero Marchetti

Domenica 10 febbraio – ore 10.30 San Silvestro-Cristo Salvatore Ruggero Marchetti

Domenica 17 febbraio – ore 10.30Prima del tempo di Passione

San Silvestro-Cristo SalvatoreCulto Unificato della Festa della

LibertàRuggero Marchetti

Sabato 23 febbraio – ore 17.30 Scala dei Giganti. Cena del Signore Ruggero Marchetti

Domenica 24 febbraio – ore 10.30 San Silvestro-Cristo Salvatore Ruggero Marchetti

Gruppo di Studio su “Famiglia, matrimonio e coppie di fatto” Il Sinodo 2012 ha chiesto alle chiese di approfondire lo studio del documento elaborato dalla Commissione di riflessione su “famiglia, matrimonio e coppie di fatto”. Proponiamo a tutti i membri di chiesa interessati a que-st'argomento di studiare insieme il documento di cui sopra in un breve ciclo di tre incontri che si terranno a

Scala dei Giganti nei mercoledì 23 e 30 gennaio e 6 febbraio, con inizio alle ore 18.00.

Studio Biblico sulla Lettera di GiacomoVerso metà febbraio inizieremo il secondo ciclo di studi biblici di quest'anno ecclesiastico. Leggeremo un'ope-ra del Nuovo Testamento che non è ai primi posti della nostra hit parade protestante: La lettera di Giacomo.

Un testo poco “teologico” (Lutero osserva che non parla mai della passione, morte e risurrezione di Gesù) e in-vece dal forte impatto etico. Sarà un'avventura che speriamo interessante, articolata su sei incontri; il primo di introduzione e gli altri cinque dedicati ognuno alla lettura di un capitolo della lettera. Gli incontri si terran-

no in San Silvestro per sei mercoledì consecutivi dal 13 febbraio al 20 marzo, con inizio alle ore 18.00.

L'Unione femminile Elvetica-Valdeseinforma che d'ora in poi terrà i suoi incontri il primo venerdì di ogni mese, sempre alle ore 16.00 e sempre in San Silvestro. In gennaio, a causa delle festività, l'appuntamento è spostato a venerdì 11, secondo del mese,

Domenica 17 febbraio, alle ore 10.30a San Silvestro

CULTO UNIFICATO DELLA FESTA DELLA LIBERTÀ

Al culto seguirà un pranzo comunitario.Nel pomeriggio, alle 17.30,

Concerto d'organo del M° Giuseppe Zudini

Domenica 13 gennaio, alle ore 10.30, a Scala dei Giganti

CULTO UNIFICATO DEL RINNOVAMENTO DEL PATTO

Seguirà un pranzo comunitario e, alle ore 15.30, la dott.ssa Daniela Gerin, membro del Consiglio Comunale di Trieste, parlerà

sul tema della violenza alle donne.

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Nelle nostre chiese facciamo forse poca teologia e soprattutto, poca storia delle nostre posizioni teologiche che ci sembrano scontate, e che invece hanno un lungo percorso di riflessione e confronto dietro di sé. Ringraziamo perciò il fratello Emilio Bracco per questo suo contributo sulle fonti valdesi e la Santa Cena. _______________________________________________________________________________________

La confessione di fede che, secondo l'espressione di Anto-nio Leger, fu “data in luce” dai Valdesi nel 1655 fu confer-mata come fonte dottrinale della Chiesa Valdese nella Disci-plina Ecclesiastica del 1839.

Di detta Confessione di Fede fa parte l'Atto Dichiarativo del Sinodo Valdese del 1894, esplicativo di alcuni articoli.

Per quanto a noi oggi possa sorprendere, la “Confessione” al suo articolo XXX in merito alla Santa Cena recava ancora in sé il riferimento alla effettiva presenza del corpo e del sangue di Cristo negli elementi del pane e del vino. Detto articolo infatti, testualmente recita: “... per la virtù incom-prensibile dello Spirito santo, mangiando effettivamente la sua carne e bevendo il suo sangue e congiungendoci stret-tissimamente e inseparabilmente a Cristo - in Lui e per Lui abbiamo la vita spirituale ed eterna”.

________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Se noi oggi nella celebrazione della Cena consideriamo il pane e il vino soltanto come segni del sacrificio di Cristo e non come consistenza materiale di corpo e sangue, ciò tro-va fondamento proprio nel già citato Atto Dichiarativo che al suo punto 5 - Significato della Santa Cena -, riferendosi all'art. XXX della Confessione di Fede, così ha precisato: “Nel confessare (come all'art. XXX) che nella Santa Cena mangiamo effettivamente la carne di Cristo e beviamo il suo sangue, la Chiesa non intende professare fede in al-cuna specie di materiale manducazione del corpo di Cristo, ma intende che solo spiritualmente l'anima vi si ciba di Cri-sto, godendo per la fede dei benefici procurati dal sacrificio da Lui offerto una volta per sempre”.

Su un principio teologico che divise e tuttora divide le Chie-se, tale chiarificazione non poté che essere assolutamente necessaria. Anche questa è storia della Chiesa; in questo caso di quella Valdese. Emilio Bracco

La vita della Chiesa...Come ogni comunità umana anche la nostra chiesa ha le sue gioie e i suoi dolori e anche in essa la vita dei suoi membri ha un inizio e una fine. Tutto però vissuto alla luce della fede, dell'amore e della speranza. In questi ultimi giorni di dicembre abbiamo vissuto lo spegnersi di due lunghe esistenze e lo sbocciare di due nuove vite. Sono infatti mancate Giovanna Masolini Cignola, mamma di Dionisio Cignola, presidente del nostro Consiglio di chiesa, e la sorella Giovanna Meucci Segulin. Siamo vicini a tutti i loro cari nella speranza della Risurrezione. E ora le nascite, questo bellissimo segno di speranza: il 24 dicembre è nato Federico, il nipotino della nostra sorella Dea Moscarda, e il 26 dicembre è nata Jessica, di Lenny Pow e di Marinella Messina, venuta a far compagnia al fratellino Benjamin. Dio benedica questo bambino e questa bambina e i loro cari!

“Anche questa è storia della Chiesa...

OFFERTE

In memoria : di Luciano Toffolon dalla moglie Daria euro 300 di Mario e Silvia Meucci dal figlio Antonio “ 2.000 di Giovanna Masolini Cignola dalla fam. Balos “ 10 di Giovanna Meucci Segulin dalla fam. Balos “ 10

dalla famiglia Rivoira per la Born Foundation “ 100 dalla Cucina indiana per la Born Foundation “ 600 dalla Fam. Hofer per la Born Foundation “ 200

In giubilo : per la nascita di Ester Luciana da Daria Persa Toffolon “ 100

per la Beneficenza elvetica : dal Corso Pasticceria “ 400 da Anna Illy “ 1.500 dal Corso Pasticceria per l'Unione Femminile “ 115

da un iscritto al Testamento biologico “ 30 da Giordano Feresin in omaggio a Laura Feresin, “ 100 per le chiese elvetica, metodista e valdese

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Come un pesce nell’acqua

“Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!» Ascolta le tue sentinelle! Esse alzano la voce, prorompono tutte assieme in grida di gioia; esse infatti vedono con i propri occhi il SIGNORE che ritorna a Sion. Prorompete assieme in grida di gioia, rovine di Gerusalemme! Poiché il SIGNORE consola il suo popolo, salva Gerusalemme. Il SIGNORE ha rivelato il suo braccio santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. Partite, partite, uscite di là! Non toccate nulla d'impuro! Uscite di mezzo a lei! Purificatevi, voi che portate i vasi del SIGNORE! Voi infatti non partirete in fretta, non ve ne andrete come chi fugge; poiché il SIGNORE camminerà davanti a voi, il Dio d'Israele sarà la vostra retroguardia” (Isaia 52: 7-12).

Partenza. Questa è la parola che ha concluso in modo ideale il metaforico viaggio che la Fgei ha percorso durante il Campo Studi, tenuto a Ecumene dal 6 al 9 dicembre. Una partenza, non solo simbolica, che è però anche il punto d’arrivo di un percorso intenso e partecipato teso alla riscoperta della bellezza e dei beni comuni. Durante le 3 giornate di lavori, i giovani e le giovani partecipanti - quasi 100! - hanno scoperto la drammaticità dell’afflizione che accompagna la consapevolezza di dover abbandonare le proprie certezze, la tensione positiva e rassicurante verso un nuovo modo di vivere la comunità, e infine l’importanza di selezionare accuratamente il proprio bagaglio nel lungo percorso che da giovani responsabili ci porterà a essere uomini e donne impegnati nella chiesa e nel mondo.

Nel momento della partenza il rischio di sentirsi soli e sole è grande: gli ultimi abbracci sembrano spezzare la perfetta armonia che riempiva l’aria fino

a pochi minuti prima; un velo umido offusca sguardi sorridenti ma tesi; l’incertezza del distacco appesantisce il cuore di tristezza. Ma nello stesso tempo, cresce la consapevolezza che non si è rimasti isolati: le maglie della rete si allargano elasticamente ma non spezzano la raggiunta consonanza d’animi. Prepotente emerge la consapevolezza che il tessitore di quegli intrecci è sempre presente e amorevole nei confronti della sua splendida trama.

Non partiamo soli ma insieme. Forse in direzioni differenti, ma verso la medesima meta. Accomunati da una riscoperta voglia di contribuire al bene della città, delle città, delle nazioni. I rispettivi passi ci dividono ma le nostre strade si uniscono in un unico obiettivo. Le mani pian piano perdono il contatto l’una dell’altra ma sono un sol cuore, un solo corpo, una sola storia quelli che si muovono accompagnati dallo Spirito. Compagni di marcia per la vita, nel Signore Gesù Cristo.

Partire significa anche liberarsi del peso della lunga preparazione che precede il viaggio. Carico fisico e psicologico. Sarei poco onesto se affermassi che è semplice predisporre tutto il necessario per la partenza: il campo è stato molto stancante sia nella sua pianificazione sia nella sua realizzazione. Ma davanti a noi camminava il Signore. La sua presenza indicava chiara il cammino per Sion, aprendo la vista ai suoi verdeggianti pascoli e ai possenti monti. Lo scenario più bello che occhio umano possa percepire, intriso di senso del buono e del bene. I muscoli tesi si rilassano alla sua vista e le giunture stanche riacquistano vigore.

Pronti alla partenza dunque. Certi che negli occhi nostri pieni di gratitudine per l’altro e l’altra, brilla la fiamma di quel Regno per il quale sentiamo il dovere di spendere tutte le energie che il Signore ci dona.

Stefano Bertuzzi (tratto da www.stefanobertuzzi.net)

Il gruppo di lettura della Bibbia “un capitolo al giorno” ha iniziato da giovedì 5 gennaio la lettura del vangelo di Giovanni.

È l'indicazione che diamo a chi voglia unirsi a loro in questa lettura quotidiana della Scrittura, insieme personale e comunitaria.