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Diabete Attivo è ora disponibile anche in formato elettronico come e-newsletter! Maggiori informazioni in proposito a pagina 14. AGHI E RISCHI «Parliamo di aghi per l’iniezione di insulina» Pagina 10 EDULCORANTI Opportuni, inutili o addirittura pericolosi? Pagina 15 INTERVISTA CON UNA DONNA AFFETTA DA DIABETE DI TIPO 1 «Ho scoperto la vita grazie al diabete» Pagina 4 1/15 La rivista di Bayer Diabetes Care per persone con diabete Che effetto ha lo sport di resistenza sul diabete? DiabeteAttivo

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Diabete Attivo è ora

disponibile anche in

formato elettronico

come e-newsletter!

Maggiori informazioni

in proposito a pagina 14.

AGHI E RISCHI«Parliamo di aghi per l’iniezione di insulina»Pagina 10

EDULCORANTIOpportuni, inutili o addirittura pericolosi?Pagina 15

INTERVISTA CON UNA DONNA AFFETTA DA DIABETE DI TIPO 1«Ho scoperto la vita grazie al diabete» Pagina 4

1/15

La rivista di Bayer Diabetes Care per persone con diabete

Che effetto ha lo sport di resistenza sul diabete?

DiabeteAttivo

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vengono presentate alcune risposte a pagina 8.

Inoltre, avete di nuovo la possibilità di iscrivervi a una delle interessanti mani-festazioni sul diabete che offriamo nel corso dell’anno in diverse città, sotto la guida di competenti medici specialisti. Fra i nuovi servizi, in futuro vi offriremo la possibilità di ricevere Diabete Atti-vo anche in formato elettronico come e-newsletter. A pagina 14 trovate ulte-riori informazioni al riguardo e un con-corso a cui val la pena partecipare. Idee di ricette deliziose vi invitano ai fornelli, mentre ulteriori contenuti interessanti carpiranno la vostra attenzione.

Care lettrici, cari lettori,

Anche in quest’ultimo numero di Dia-bete Attivo abbiamo approfondito per voi argomenti appassionanti e stimo-lanti. Per esempio, tocchiamo questa volta l’attuale e controverso tema degli edulcoranti artifi ciali. Sono opportuni o addirittura pericolosi? Insieme a voi in-tendiamo analizzare questa questione da diverse prospettive. A pagina 12 ri-portiamo un’intervista con uno speciali-sta a proposito degli sport di durata. Per gli utilizzatori di insulina abbiamo chie-sto che cosa sia necessario considerare riguardo agli aghi delle penne per insu-lina. Fino a che punto la famiglia può sostenere i propri cari nella gestione del diabete? Anche su questo argomento

Editore

Il team di Bayer Diabetes Care

Team redazionale

Karin Ligorio, Oliver Knick, Andreas Rittinghaus Natacha Breitsprecher, Simon Lutstorf

Amministrazione

Karin Ligorio

Layout

Sascha Sielaff (HHGlobal.com)

Intervista con una donna affetta da diabete di tipo 1«Ho scoperto la vita grazie al diabete» 4

Il diabete e la famiglia«La famiglia deve essere assolutamente resa partecipe della terapia» 8

Aghi e rischi«Parliamo di aghi per l’iniezione di insulina» 10

Diabete e lo sportChe impatto ha lo sport di durata sul diabete? 12

EdulcorantiOpportuni, inutili o addirittura pericolosi? 15

Nuove manifestazioni in calendarioLo specialista risponde alle vostre domande 23

CruciverbaVincete una delle 10 borse Contour NEXT in palio 24

RicetteDal libro di cucina di «küchengötter» 25

Le domande dei lettoriLe risposte alle vostre domande 26

IMPRESSUM

EDITORIALE

INDICE

Che cosa trovate in questo numero?

Vi auguriamo felicità, letture piacevoli e tanta salute, accompagnata da forza ed energia per affrontare le sfi de quotidiane nella gestione del diabete.

Per il team svizzero di Bayer Diabetes Care

Natacha Breitsprecher

Bayer (Schweiz) AGBHC Medical Care Diabetes CareGrubenstrasse 6CH-8045 Zürich

Hotline: 044 465 83 55Fax: 044 465 82 82E-Mail: [email protected]: www.diabetes.bayer.ch

Natacha BreitsprecherProduct ManagerBayer Diabetes Care

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I. Bailey T et al., presentazione su poster al congresso ADA dal 24 al 28 giugno 2011 a San Diego, Stati Uniti.II. Simmons DA et al., presentazione su poster al congresso dell’IDF dal 4 all’8 dicembre 2011 a Dubai, UAE.

III. Harrison B et al., presentazione su poster al congresso della DDG dal 16 al 19 maggio 2012 a Stoccarda, Germania.IV. Baum J et al., presentazione su poster al congresso della DDG dal 16 al 19 maggio 2012 a Stoccarda, Germania.

Bayer, la croce Bayer, Contour, il logo Codifica Automatica sono marchi registrati di Bayer. © 2015 Bayer HealthCare. Tutti i diritti riservati.

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ulteriori informazioni rivolgetevi a Bayer Diabetes Care (Tel.: 044 465 83 55,

III. Harrison B et al., presentazione su poster al congresso della DDG dal 16 al 19 maggio 2012 a Stoccarda, Germania.

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4DIABETE DI TIPO 1

«Ho scoperto la vita grazie al diabete»

Il diabete modifica il metabolismo dell’organismo e per questo i diabetici devono imparare a calcolare i carboi-drati, pesare gli alimenti e iniettare insulina o assumere medicamenti. Qual è però l’influenza di questa affezione sulla psiche? Da che parte si comincia quando dall’og-gi al domani si diventa una persona con diabete? Ecco la storia di una giovane donna che ha faticato per anni prima di trovare una nuova vita.

A 28 anni Doris Nachtigal fu ricovera-ta in ospedale, dove le diagnosticarono il diabete di tipo 1. Fu uno shock per una persona che in precedenza aveva goduto appieno della propria vita. È sempre stata un po’ un maschiaccio, racconta ora, sempre ostentando te-stardaggine e cercando in continuazio-ne di dimostrare qualcosa al mondo, sempre in movimento, una festa dopo l’altra. Poi, improvvisamente, arrivò la malattia cronica. Nei primi tempi, la gestione pratica del diabete non le creò grandi problemi. Mentre era ancora in ospedale lesse il primo libro sul diabete, pensando di aver compreso quasi tutto nel giro di pochi giorni. Nonostante ciò si sentiva continuamente stressata. «Il primo anno non feci altro che imparare e calcolare: cosa succede se mangio o se non mangio un determinato alimen-to, per poi ripetere tutto di nuovo a ogni stagione e periodo dell’anno. Così andò avanti per due o tre anni, prima che po-tessi dire di avere finalmente il controllo della situazione», spiega ora.

«Desideravo strapparmi via il pan-creas, tanto era il mio disprezzo e rifiuto per il mio corpo malato»

Col tempo Doris Nachtigal apprese a gestire il diabete nella vita quotidiana. Tuttavia, solo successivamente ebbe inizio nella sua mente la lotta contro la malattia e, come fa notare, anche contro sé stessa. «Secondo alcuni non vi sareb-bero malattie inguaribili, ma solo perso-

ne inguaribili. Un’affermazione tipica di un certo ambiente. Cominciai a sentirmi veramente una fallita.» Così provò tutto il possibile, sperimentò diete, naturopati, meditazione. Sebbene non lo ammettes-se a sé stessa, voleva scrollarsi di dosso il diabete, «farcela in qualche modo a non essere più una persona con il diabete.»Nei primi 8 anni, Doris Nachtigal rifiutò il fatto che il diabete fosse parte della sua vita. Lottò anche molto da sola: voleva riuscire in tutto ed essere una donna forte, senza essere di peso a nessuno. A un certo punto si accorse però che, così com’era, la sua vita non aveva molto senso. «Non ero mai stata a rischio di suicidio, ma allora pensai di non voler più andare avanti in quel modo.» Per tre giorni abbandonò la lotta contro il diabete, trascurò lo yoga e i pensieri po-sitivi. «Volevo semplicemente affondare nell’autocommiserazione, letteralmente sforzandomi per alcuni giorni di com-piangermi.»

«Cosa potevo fare perché questa malattia diventasse per me e per altri una fortuna?»

Questa cesura di tre giorni fu l’inizio di un importante ripensamento, che la aiutò non solo ad accettare il diabete come parte integrante della propria vita, bensì anche a trasformarlo in un ele-mento positivo. Nel corso del colloquio Doris Nachtigal racconta come, dopo questi tre giorni, abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova.

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6 7DIABETE DI TIPO 1

Doris, fu un brutto colpo realizzare che non potevi più lottare in eterno contro te stessa e che il diabete era parte di te?«Dopo questi tre giorni seppi che dove-va essere cambiato qualcosa. Dalla ma-lattia non si può guarire né scappare, per cui non rimane altro che cambiare atteggiamento personale. Questa rivela-zione fu oggetto di una sorta di celebra-zione, al termine della quale giunsi alla conclusione che, volendo, avrei potuto tirarne fuori qualcosa di buono. La do-manda che capovolse la prospettiva fu: ‹Cosa posso fare perché questa malattia diventi per me e gli altri una fortuna? Se non possono cambiare le circostanze, per lo meno ho il potere di mutare i miei pensieri.› Furono tuttavia necessari 8 o 9 anni, prima di giungere a questa ma-turazione.»

Come vivi ora con questo nuovo atteg-giamento?«Mi accetto. Il diabete è divenuto ad-dirittura uno dei miei punti di forza e mi ha trasformato in ciò che sono ora. Non avrei mai raggiunto questi traguar-di senza il diabete. Non sarei mai stata così cordiale, aperta e, perché no, an-che così felice. Ho scoperto la vita gra-zie al diabete.»

Nei primi 8 anni hai ricevuto il sostegno di amici e famigliari?«Ho amiche e amici meravigliosi. Sono sempre stati presenti, ma non ho mai voluto che venissero e dicessero: ‹Oh, povera te, con il tuo diabete›. Mi han-no aiutato trattandomi semplicemente come una persona del tutto normale. Potevo iniettarmi insulina in loro pre-senza e non ci sono mai state discussio-ni in proposito. Fu questo il maggior aiu-to che poterono darmi. Di tanto in tanto si è dimostrata utile anche una sciocca battuta scherzosa quale ‹ti sei punta da qualche parte?›, per poter affrontare la situazione con umorismo. In questo senso ho ricevuto un gran sostegno, che ho poi iniziato a richiedere anche spon-taneamente, mentre in passato non lo avevo mai fatto, non sapendo neppure come avrei potuto essere aiutata.»

Come sei cambiata dai 28 anni di allora ai 42 di oggi?«Allora ero sempre in giro, bevevo alcol, ero un’egoista. Era come se non avessi la percezione di me stessa. Esagerando, mi ero anche un po’ rovinata. Poi ven-nero i primi 8 anni, che praticamente furono il proseguimento della lotta con-tro me stessa, associata al rifi uto della

«Per molti lunghi anni ho cercato la guarigione del corpo, ma ciò che ho trovato è qualcosa di molto meglio.»

Doris Nachtigal illustra le proprie esperienze nella ge-stione del diabete nell’ambito di workshop e gruppi di esperienza. Sul suo sito Web (www.nachtigal.ch) si trova tra l’altro il quaderno di lavoro (PDF) del work-shop, nonché i dettagli sul corso «Semplicemente vi-vere», che viene tenuto per lo più nei locali dell’Asso-ciazione zurighese per i diabetici.

Il sito è solo in lingua tedesca

malattia. A questo punto ci furono i fa-mosi tre giorni, durante i quali cominciai a cambiare mentalità. Cambiai gradual-mente il modo di vestire e scoprii la mia natura femminile e il desiderio di mo-strarla. Mi sentii più bella, più sana e più giovane, perché avevo iniziato a tessere un nuovo rapporto con il mio corpo. Chi, del resto, ha un rapporto con il proprio corpo così intenso come quello di una persona con diabete? Sicuramente vi sono persone che vivono in modo più sano del mio. In alcuni giorni il valore glicemico è elevato, senza che il motivo sia chiaro. Successivamente si scopre che non era altro che uno stato di rab-bia o innamoramento. Non sempre di-pende dall’alimentazione o dallo sport.»

In situazioni particolarmente emotive la glicemia si alza o si abbassa?«Quando mi agito e sono in collera la gli-cemia è elevata. Questa è per lo meno la mia esperienza, non so come sia per gli altri. Per me è un indicatore che mi avverte che qualcosa non gira per il ver-so giusto, invitandomi a prendere prov-vedimenti per tornare a stare meglio.»

E quando sei innamorata?«So che è uno stato che porta un po’

di scompiglio. È possibile che trascuri maggiormente le iniezioni di insulina o l’alimentazione, o forse sono solo gli ormoni (ride). Talvolta si rilevano anche ipoglicemie o iperglicemie, senza avere la minima idea delle cause. Ora lo so e sono anche in grado di accettarlo... Mi piaccio ugualmente. Vuol solo dire che presto un po’ meno attenzione a me stessa e anche al mio ambiente.»

In passato eri così rigorosa con te stessa per paura delle complicazioni?«Già prima del diabete ero esigente nei miei confronti. Volevo essere perfetta, fare tutto da sola. Questo comporta-mento affonda le sue radici in episodi dell’infanzia, genitori divorziati ecc. Se vogliamo, la malattia è stata veramen-te la mia salvezza. Prima ero così dura, sola, contro tutto e contro tutti. Del resto le persone sono tali, proprio perché non sono perfette. È un concetto che però ho dovuto prima imparare, e a questo scopo il diabete è stato il mezzo miglio-re. Ciò che doveva guarire non era la malattia ma la mia persona, e in questo il diabete mi ha veramente aiutato.»

Quali sono stati i tuoi primi passi per cambiare in positivo?«Cominciai a pensare: ‹cosa faccio volentieri? Qual è per me il lato positi-vo della malattia?› Ora ho una migliore percezione del mio corpo. Ho compre-so rapidamente i diversi meccanismi e la mia HbA1c è perfetta. Conosco tutte le sottigliezze, anche quelle relative al consumo di alcol, cioccolato o fonduta o ad altre eccezioni alimentari. Questa è la mia forza. Inoltre, sono diventata più gentile e comprensiva. Io parlo volentieri in pubblico e mi pia-ce lavorare con le persone, per cui ho pensato di tenere workshop per persone con diabete e, più in generale, per per-sone che affrontano sfi de simili. Sono quindi entrata in contatto con il presi-dente dell’Associazione zurighese per i diabetici e ora ho fondato un’azienda e organizzo workshop.»

Sul tuo sito Web dici che desideri tra-sformare gli aspetti negativi in qualcosa di buono. Cosa intendi?«Ma sì, anche dal letame nascono i fi o-ri... (ride)».

Grazie Doris per l’interessante colloquio!

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8 9INTERVISTA CON LA PROF. DR. KARIN LANGE

Quali fattori ritiene decisivi per una ge-stione di successo del diabete?

«Indipendentemente dal fatto che sia di tipo 1 o 2, il diabete richiede continua-mente – per 365 giorni all’anno – l’at-tenzione della persona colpita per le sue condizioni fisiche, nonché un’accurata autogestione del trattamento. Purtrop-po non è possibile prendersi semplice-mente per alcuni giorni o settimane una vacanza dal diabete. Sebbene molti pa-zienti si sentano molto ben assistiti dal loro team diabetologico, per la gran par-te della vita quotidiana devono contare su sé stessi. In queste condizioni devo-no realizzarsi contemporaneamente di-versi presupposti, affinché il trattamen-to antidiabetico sia efficace e la qualità della vita possa mantenersi buona.Fra questi sono compresi un atteggia-mento positivo e di accettazione del proprio disturbo metabolico, ampie co-noscenze e abilità pratiche, la capacità e la disponibilità di sottoporsi a controlli continui e agire responsabilmente, stru-menti per la misurazione glicemica effi-cienti e di qualità assicurata, dispositivi di iniezione e medicamenti moderni, un accompagnamento qualificato da parte di un team diabetologico con cui poter collaborare apertamente e con fiducia anche in situazioni di crisi e, non per ul-timo, un sostegno comprensivo da parte di familiari, amici e colleghi.»

A questo proposito qual è, secondo la sua esperienza, il ruolo esercitato dal contesto sociale del paziente?

«Il contesto sociale assume un’impor-tanza maggiore o minore a seconda dell’età e del bisogno di assistenza della persona affetta da diabete. È ovvio che i bambini piccoli con diabete dipendano in tutto dall’impegno dei genitori e del-le altre persone che si occupano della loro assistenza. Fino all’adolescenza avanzata tutti i giovani con diabete han-no bisogno di sostegno, per imparare gradualmente a gestire con responsabi-lità e autonomia la propria terapia. Se genitori, altri familiari od operatori nella scuola (dell’infanzia e oltre) non posso-no o non vogliono prestare questo so-stegno, il rischio che il bambino abbia un insufficiente controllo metabolico e, quindi, una prognosi sfavorevole è mol-to elevato.La letteratura scientifica è ricca di stu-di che dimostrano l’influsso sfavorevole dei conflitti familiari, del sovraccarico mentale dei genitori e di altre difficoltà in ambito sociale.Simile è la situazione delle persone an-ziane che soffrono contemporaneamen-te di diabete e demenza. Nelle persone affette da diabete, questo disturbo delle capacità mentali è purtroppo molto più frequente di quanto non lo sia nella po-polazione generale della stessa fascia d’età. Quanto più la demenza è avanza-ta, tanto più gravoso è il compito dei fa-miliari curanti per gestire l’intera terapia antidiabetica e, per esempio, rilevare e trattare le ipoglicemie, che il paziente non è più in grado di riconoscere. Mol-

te persone impegnate in tale assistenza desiderano al riguardo più ausili prati-ci e informazioni. Tuttavia, anche nelle fasi di vita dall’infanzia all’età adulta l’ambiente circostante esercita un ruolo determinante. I famigliari possono aiu-tare a riconoscere tempestivamente le ipoglicemie, infondere coraggio nei casi in cui « lo zucchero fa di nuovo quello che vuole», sostenere le attività fisiche attraverso la partecipazione ecc. ecc... In ultima analisi una terapia efficace contro il diabete è sempre un progetto di famiglia.»

In quali ambiti della vita quotidiana le persone con diabete necessitano del so-stegno della famiglia? Vi sono casi in cui tale intervento non è affatto d’aiuto?

«Il sostegno può essere prestato a di-versi livelli, a seconda dell’età della per-sona con diabete e del tipo di diabete: può comprendere elementi pratici come l’iniezione di insulina, la misurazione glicemica o la preparazione dei pasti, può offrire sicurezza tramite riconosci-mento dei segni di ipoglicemia e aiuto in caso di autogestione insufficiente e, inoltre, può essere di tipo psicologico, concretizzandosi nell’incoraggiamento, nell’aiuto durante i cali motivazionali e nella realizzazione di un clima sereno. I familiari possono infine richiamare l’at-tenzione su obblighi terapeutici e, con ciò, sostenere l’autogestione della ma-lattia.L’aiuto indesiderato è raramente utile, perché per lo più svilisce la persona da aiutare. Nessuno desidera essere sor-

«La famiglia deve essere assolutamente resa partecipe della terapia»

La Prof. Dr. Karin Lange è psicologa diplomata, con specializzazione in diabetologia DDG presso l’Universi-tà di medicina di Hannover.

vegliato e ammonito in continuazione come un bambino piccolo. Ancora più difficile è la situazione in cui il familiare non è in grado di controllare le proprie paure (per es. di ipoglicemie o compli-cazioni) e le trasmette alla persona af-fetta da diabete. Si tratta di una situa-zione che, soprattutto in un rapporto di coppia, può creare tensioni notevoli. In questi casi è assolutamente necessario che la persona colpita e i familiari si in-formino insieme, per es. nell’ambito di corsi sul diabete, concordando l’entità dell’aiuto desiderato.»

Secondo lei quanto è importante il so-stegno offerto dall’ambiente sociale alla gestione del diabete?

«Non conosco dati rappresentativi su questo aspetto. Sicuramente occorre differenziare i diversi gruppi di pazienti. La stragrande maggioranza dei genitori riesce a sostenere molto bene i propri figli. Vi è tuttavia circa un 10-20 per-cento dei genitori che, a causa di altre circostanze di vita difficoltose, vive fasi problematiche nelle cure del figlio con diabete. Per gli adulti affetti da diabe-te la qualità del rapporto di coppia e le conoscenze sul diabete hanno un ruolo fondamentale. Quanto più la terapia di-viene una routine efficiente, tanto meno il disturbo metabolico grava sulla vita quotidiana. Partner ben informati pos-sono sostenersi a vicenda, senza che il

diabete divenga lo strumento per eser-citare potere e manipolare il partner. Lo stesso vale anche per altri ambiti (nella professione e nel tempo libero), dove il diabete non dovrebbe essere sempre in primo piano e costituire motivo di cau-tele eccessive. D’altronde, sapere come offrire assistenza con competenza può aiutare nelle situazioni d’emergenza e ridurre lo stress. Anche in questo caso si dovrebbe parlare apertamente su of-ferte d’aiuto necessarie, desiderate e superflue.»

Vede al riguardo la necessità di inter-venti appropriati?

«La necessità di misure mirate concer-ne di nuovo diversi livelli: in una rela-

zione stretta (genitore-figlio o rapporto coniugale) risulta di primaria importan-za il dialogo diretto. Laddove il diabete causa di continuo pesanti conflitti di coppia potrebbero essere efficaci sedu-te di consulenza psicologica personaliz-zate. Si tratta purtroppo di un ambito in cui mancano iniziative e terapeuti. Un numeroso gruppo di pazienti affetti da diabete finora trascurato è quello delle persone che, a causa di una demenza, non sono in grado di curarsi o possono farlo solo limitatamente. Si conoscono solo poche offerte di consulenza per i famigliari curanti, che oltretutto ven-gono sfruttate molto raramente e, per quanto ne so, finanziate in modo insuf-ficiente.

La famiglia e gli amici possono offrire sostegno psicologico, infondere coraggio e aiutare nei cali motivazionali

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10INTERVISTA CON IL DR. VILLIGER, DIABETOLOGO DI BADEN

Dr. Villiger, qual è il modo corretto di eseguire un’iniezione di insulina?Vi sono alcuni punti che ciascun pazien-te deve osservare per ogni iniezione:1. Il cambio dell’ago. Per ciascuna inie-

zione si deve utilizzare un ago nuovo.2. Il sito dell’iniezione dovrebbe essere

cambiato regolarmente.3. Per le penne si devono utilizzare

esclusivamente aghi di 4 mm.4. L’ago dovrebbe essere lasciato nel

tessuto sottocutaneo per 10 secondi.5. I contenitori di insulina con torbidità

dovrebbero essere capovolti almeno 20 volte.

6. È necessario evitare la presenza di bollicine d’aria nella cartuccia.

7. Le penne e l’insulina dovrebbero es-sere conservate correttamente.

Come è possibile evitare i rischi (per esempio di lipoipertrofia*)?Medico e consulente in diabetologia de-vono ispezionare regolarmente la sede di iniezione del paziente (talvolta le lipoi-pertrofie possono essere solo palpabili, ma non visibili). Tutti i pazienti devono essere istruiti a cambiare sistematica-mente il sito di iniezione. I pazienti iniet-tano spesso sempre nello stesso posto, perché in caso di lipoipertrofia risulta meno doloroso e meno spiacevole. La conseguenza sono però valori glicemici incostanti e un crescente fabbisogno di insulina. Si tratta di una problematica che devono conoscere anche i medici di famiglia.

Come fare per evitare le iniezioni nel tessuto muscolare?L’involontaria iniezione intramuscolare (i.m.) causa un più rapido assorbimento di insulina, notevoli oscillazioni glicemi-che e un maggior rischio di ipoglicemie, senza contare l’aumento delle lipodi-strofie dovute a emorragie sottocutanee. Con aghi di 4 mm non è possibile pene-trare fino al muscolo.

L’ultima generazione di aghi per penna ha questa lunghezza di 4 millimetri. Qual è la sua esperienza personale con tali dispositivi?Nei pazienti riscontro sempre meno li-poipertrofie, ossia meno danni tissutali. Microemorragie nel punto di iniezione non vengono osservate quasi più.

Quali sono gli argomenti più solidi a fa-vore degli aghi da 4 mm per penna?Con l’ago da 4 mm il rischio di raggiun-gere la muscolatura è praticamente nul-lo. Per l’iniezione si può utilizzare qual-siasi sito e il metodo di iniezione è più facile da apprendere, visto che ora non è più necessario formare la plica cuta-nea. Da quando sono stati introdotti gli aghi da 4 mm per penna, ho ricevuto dai pazienti molte meno domande di chiarimenti sulle iniezioni. Se mostrate al paziente un ago da 4 mm e uno da 8 mm e gli date la possibilità di scegliere, opterà per quello più corto: il paziente è contento e io pure.

«Parliamo di aghi per l’iniezione di insulina»

È indubbio: negli ultimi decenni è stato fatto molto. Sono finiti i tempi in cui era necessario far bollire la-boriosamente le siringhe per utilizzarle di nuovo. L’i-niezione di insulina rimane tuttavia ancora oggi per molti diabetici un atto spiacevole. Al riguardo abbiamo incontrato il Dr. Villiger, diabetologo, per un colloquio su aghi e rischi.

Dr. Villiger, diabetologo

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* Le lipoipertrofie sono indurimenti del tessuto che possono svilupparsi a causa di ripetute iniezioni nello stesso punto

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Che effetto ha lo sport di durata sul diabete?

Cosa può fare una persona affetta da diabete di tipo 2 per mantenere o migliora-re la propria salute generale? Deve praticare più sport, perdendo finalmente quei chili di troppo che da tempo lo assillano ogni volta che sale sulla bilancia? Come può essere stimolato il metabolismo, al fine di ridurre o addirittura eliminare la crescente insulino-resistenza? Qual è la chiave per il successo?In proposito abbiamo ricevuto nuove informazioni e risposte dal Dr. de Kalbermatten, specialista in endo-crinologia e diabetologia.

Che cos’è l’insulino-resistenza e come ha origine?I precisi meccanismi dell’insulino-resi-stenza sono ancora oggetto di ricerca. È tuttavia noto che il rischio di insuli-no-resistenza può essere incrementato da diversi fattori, alcuni dei quali di-pendono dallo stile di vita, mentre altri sono di natura genetica e, pertanto, non influenzabili.L’«insulino-resistenza» può svilupparsi in special modo nelle persone in so-vrappeso che praticano troppa poca attività fisica. Questo fenomeno si mani-festa con un aumento del livello glicemi-co, che stimola il pancreas a secernere una sempre maggior quantità di insuli-na, per correggere l’aumento dei valo-ri di glucosio nel sangue. Dopo alcuni anni si assiste a un «esaurimento» del pancreas, accompagnato dal consolida-mento del dismetabolismo del glucosio. L’insulino-resistenza è in primo luogo la conseguenza dello stile di vita della no-stra società moderna, caratterizzato da un eccessivo consumo di alimenti e da un’attività fisica troppo esigua. Siccome il diabete non provoca dolore, molti pa-zienti non sono consapevoli della gravità della malattia, tendendo a ignorarla e a trascurare l’assunzione di medicamenti. Questo comportamento irresponsabile accelera l’insorgenza dell’insulino-resi-stenza.

Che cosa si può fare per prevenire l’insu-lino-resistenza?Le persone (anche quelle con predispo-sizione genetica) che fanno attenzione

13INTERVISTA CON IL DR. DE KALBERMATTEN, DIABETOLOGO DI SION

all’alimentazione e praticano sport con regolarità possono prevenire relativa-mente a lungo una insulino-resistenza grave. Mediante attività fisica e ridu-zione del peso corporeo è possibile migliorare significativamente la sensibi-lità delle cellule all’insulina, favorendo l’assunzione di glucosio da parte delle cellule. Per motivi medici (per es. la presenza di artrosi) alcuni pazienti non sono in grado di seguire un sufficiente programma di allenamento. In questo caso può essere d’aiuto anche un trat-tamento medicamentoso che aumenti la sensibilità all’insulina.

La pratica sportiva consente di ritornare al trattamento medicamentoso e termi-nare quello con insulina?Il diabete non è guaribile. Tuttavia, la pratica sportiva regolare può migliorare considerevolmente la qualità della vita e frenare la progressione della malattia in modo senz’altro notevole.Per agire con autoresponsabilità non è però necessario attendere fino al com-pleto esaurimento del pancreas. Non appena si cessa di praticare sport, ci si alimenta di nuovo male e si acquista peso, i valori glicemici salgono di nuovo a poco a poco, aumentando in definitiva anche il fabbisogno di medicamenti o di insulina.

Quali discipline sportive sono più indi-cate per mantenere a lungo valori glice-mici bassi?Gli sport di resistenza quali il jogging, il ciclismo, l’escursionismo, lo sci di fon-

do o lo sci alpinismo sono ideali, perché il consumo di energia si estende per lunghi periodi di tempo. È importante che l’attività fisica induca un leggero aumento della frequenza respiratoria e un’accelerazione dei battiti cardiaci. In pratica non basta portare a spasso il cane intorno all’isolato! Le cosiddette discipline sportive ad alto impatto qua-li il judo o il bungee jumping possono essere ugualmente interessanti, ma di difficile pratica, per cui non vengono raccomandate, perché non sono in gra-do di sostituire gli sport di resistenza.

Che frequenza e intensità devono avere gli allenamenti?Questo dipende naturalmente dall’età, dalla costituzione e dalle condizioni di salute del paziente. Di regola racco-mando tuttavia di iniziare con 30 minuti tre volte alla settimana. Come già men-zionato, l’allenamento deve avere un’in-tensità tale, da far venire il fiatone e au-mentare la frequenza cardiaca. Proprio quando si ha il fiato grosso, si brucia in più anche glucosio. A seconda del tem-po a disposizione si dovrebbe aumen-tare gradualmente l’allenamento da 30

minuti 3 volte alla settimana a un’ora due o tre volte alla settimana.

A cosa deve prestare attenzione il diabe-tico quando pratica sport?Il consumo di energia è fondamentale. Un paio d’ore di passeggiata in città non sono paragonabili a un’escursione in montagna. La terapia e le raccoman-dazioni devono essere commisurate all’intensità dello sforzo e alle condizioni atmosferiche (per esempio, d’inverno il nostro organismo brucia più energie, dato che deve intaccare le sue riserve per mantenere una temperatura ade-guata).Le persone con diabete di tipo 2 che assumono compresse possono in ge-nere esercitare un’attività fisica mode-rata, senza che sia necessario adattare la terapia medicamentosa. Nei pazienti sottoposti a terapia insulinica sono tut-tavia necessari piccoli aggiustamenti, nel caso in cui pratichino sport per più di 30 minuti. Inoltre, ogni paziente è

diverso da tutti gli altri e presenta una differente reazione allo sforzo fisico. Io raccomando a tutti i pazienti di consul-tare il proprio diabetologo prima di ini-ziare qualsiasi pratica sportiva.

Ha ancora qualche importante messag-gio per le persone con diabete di tipo 2?Certo, un messaggio importante! Nessu-no dovrebbe pensare che solo il medi-co sia responsabile del trattamento del suo diabete di tipo 2. Il medico prende il paziente per mano e lo conduce sul-la via giusta. Poi lascia la mano e, da quel momento, è il paziente ad essere responsabile di gestire la malattia, as-sumere i medicamenti con regolarità, alimentarsi ragionevolmente e muoversi a sufficienza. Un cambiamento dello sti-le di vita è quindi imprescindibile. Non posso far altro che ripetermi: la cosa più importante è l’attività fisica. Io ho pazienti con il diabete che non hanno né cambiato i medicamenti né modifi-cato le proprie abitudini alimentari, ma

si sono semplicemente comprati una bicicletta, incominciando a pedalare. Con ciò hanno potuto abbassare i propri valori di HbA1c di almeno il 20%: un ri-sultato veramente spettacolare! Nel dia-bete ognuno deve assumere la propria responsabilità. Dal punto di vista qua-litativo, l’attività fisica e l’alimentazione contano probabilmente per l’80% del controllo diabetico, mentre il contributo dei medicamenti (e quindi del personale curante) solo per il 20%. Dal momento che il diabete ha un substrato genetico, non può essere guarito né scomparire del tutto. Nonostante ciò, con un pic-colo sforzo di volontà ogni paziente può migliorare di molto la propria qualità di vita e le prospettive di salute.

Gli sport ideali per mantenere a lungo termine un basso livello gli-cemico sono quelli di durata quali il jogging e il ciclismo.

Dr. de Kalbermatten, diabetologo

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La vostra rivista «Diabete Attivo» di Bayer Diabetes Care è ora disponibile anche in formato elettronico come e-newsletter. Vincete uno delle 10 paia di bastoncini telescopici, compilando e inviandoci la cartolina di risposta acclusa.

14NEWS

Diabete Attivo è ora disponibile anche come e-newsletter

Desideriamo continuare a fornirvi in tempo reale informazioni preziose e avvincenti sui molteplici aspetti del dia-bete. Leggete storie di persone con il diabete, venite a conoscenza di interes-santi offerte promozionali, partecipate a giochi a premi e molto di più! In futuro potrete ricevere la nostra rivista anche in formato elettronico come e-newslet-ter. Ovviamente rimane possibile, come fi nora, anche il ricevimento dell’esem-plare stampato.

Inviateci la cartolina di risposta preaf-francata e partecipate all’estrazione a sorte. È inoltre possibile la partecipazio-ne per e-mail: [email protected].

Senza alcuna richiesta riceverete ovvia-mente la rivista per posta come in pre-cedenza.

Il vostro riscontro è il benvenuto.

EDULCORANTI

Il dolce è un gusto semplicemente delizioso, non importa se mousse al cioccolato, bevanda zuccherata o yogurt alla frutta. Con gli edulcoranti è data la possibilità di conciliare il piacere del dolce con un buon valore glicemico. Gli edulcoranti non sono un obbligo, ma possono essere decisivi laddove costituiscono un vantaggio per il consumatore.

15

Edulcoranti – opportuni, inutili o addirittura pericolosi?

Gli edulcoranti sono prodotti sinteti-camente oppure si tratta di composti naturali. In pratica non forniscono ener-gia, non contengono carboidrati e dol-cifi cano diverse volte più intensamente dello zucchero. Il potere dolcifi cante dello zucchero viene posto uguale a 1, mentre quello degli edulcoranti viene indicato in rapporto allo zucchero (Ta-bella 1). In Svizzera, l’omologazione e l’utilizzo vengono controllati e regola-mentati rigorosamente dall’Uffi cio fe-derale della sanità pubblica (UFSP). Gli edulcoranti appartengono agli additivi alimentari. Nell’elenco degli ingredienti di un alimento devono essere elencati per nome o tramite un numero E (vedi Tabella 1, colonna centrale) tutti gli ad-ditivi impiegati. Nell’acquisto di un pro-dotto è quindi possibile verifi care in un colpo d’occhio se e quali edulcoranti vi sono contenuti. Gli edulcoranti sono disponibili per es. come compresse per bevande, in forma liquida per addolcire composte di frutta, creme ecc., nonché sotto forma di polvere per pasticceria.

GLI EDULCORANTI SONO MALSANI O ADDIRITTURA PERICOLOSI?

Sulla stampa si leggono di tanto in tanto opinioni secondo cui gli edulcoranti sa-rebbero nocivi. Vengono infatti accusati di causare il cancro, stimolare l’appetito o far aumentare l’accrescimento ponde-rale se usati negli animali da ingrasso. Sebbene rimanga importante, anche a fronte di nuove conoscenze, verifi care criticamente di continuo il giudizio sugli additivi alimentari e la loro omologazio-ne, queste discussioni determinano na-turalmente anche una certa insicurezza.

Gli edulcoranti ottenibili in Svizzera ven-gono classifi cati dall’UFSP come sicuri, anche per gruppi particolari quali per es. le persone con diabete, le donne in gravidanza o i bambini. Dopo esami mi-nuziosi, tutti gli effetti sospetti elencati sopra sono stati classifi cati come non confermati. Il compito delle autorità è da una parte garantire la sicurezza della popolazione e, dall’altra parte, valutare i vantaggi rispetto ai rischi, verifi cando quale dei due aspetti prevalga. Il risulta-to di tali analisi è l’indicazione di quan-tità massime di edulcoranti utilizzabili negli alimenti.

LA DEFINIZIONE DI QUANTITÀ MAS-SIME GARANTISCE SICUREZZA

I valori ADI (Acceptable Daily Intake, dose giornaliera accettabile) defi nisco-no la quantità di una sostanza che può essere assunta giornalmente per tutta la vita per chilogrammo di peso corpo-reo, senza dover fare i conti con effetti indesiderati. I valori ADI si basano su esperimenti in animali, in cui sono state somministrate per lungo tempo dosi ele-vate dell’edulcorante esaminato. Questo valore viene ulteriormente diviso per un fattore di sicurezza (per lo più 100), al

Edulcorante Numero E Potere dolcifi cante

Acesulfame K E 950 Fino a 200 volte più dolce

Aspartame E 951 Fino a 200 volte più dolce

Sale di aspartame-acesulfame E 962 Fino a 350 volte

più dolce

Ciclamato E 952 Fino a 50 volte più dolce

Neoesperidina DC E 959 Fino a 200 volte più dolce

Saccarina E 954 Fino a 600 volte più dolce

Sucralosio E 955 Fino a 600 volte più dolce

Glicosidi steviolici E 960 Fino a 300 volte più dolce

Taumatina E 957 Fino a 2500 volte più dolce

Tabella 1: potere dolcifi cante degli edulcoranti rispetto allo zucchero comune

Partecipate all’estrazione a sorte di 10 paia di bastoncini!

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EDULCORANTI1716

fi ne di escludere il più possibile anche il rischio residuo. Per gli edulcoranti per cui non è stata defi nita una quantità massima vale il principio della buona pratica di fabbricazione: il meno possi-bile e tanto quanto necessario. Il supe-ramento occasionale dei valori indicativi non desta preoccupazioni ed è tollerato. Nell’abituale impiego di edulcoranti non vengono (o solo raramente) raggiunti i valori ADI.

VANTAGGI DEGLI EDULCORANTI NELLA GESTIONE DEL DIABETE

• Gli edulcoranti non hanno chilocalorie.• Gli edulcoranti non contengono

carboidrati.• Gli edulcoranti non causano danni

dentali.• Con una quantità molto piccola si

ottiene una dolcifi cazione equivalente a quella dello zucchero.

• Secondo l’ordinanza sugli additivi, gli edulcoranti devono essere dichiarati sulla confezione in modo chiaro e univoco.

Gli edulcoranti hanno un contenuto energetico praticamente nullo. A titolo di esempio, 1 cucchiaino da tè di edul-corante liquido (5 ml o 100 gocce) ha lo stesso potere dolcifi cante di 50 g di zucchero, facendo così risparmiare circa 200 chilocalorie. Uno yogurt alla frutta dolcifi cato contiene circa 20 g di zucchero per vasetto, ossia altre 80 chilocalorie, che possono essere evitate dando la preferenza a yogurt alla frutta con edulcoranti. Un altro esempio sono le 200 chilocalorie circa contenute in 5

Edulcorante ADI* per adulti e bambini

Acesulfame K 0-9 mg/kg

Aspartame 0-40 mg/kg

Ciclamato 0-7 mg/kg

Neoesperidina DC Non defi nito

Saccarina 0-5 mg/kg

Sucralosio 0-15 mg/kg

Glicosidi steviolici 0-4 mg/kg

Taumatina 0-15 mg/kg

*Acceptable Daily Intake

dl di bevanda zuccherata, che si pos-sono facilmente eliminare ricorrendo agli edulcoranti. Riassumendo, l’impie-go coerente di prodotti dolcifi cati con edulcoranti signifi ca un considerevole risparmio giornaliero di chilocalorie e, quindi, un aiuto nella riduzione del peso corporeo, senza dover rinunciare al gu-sto dolce. Un team svizzero di esperti ha verifi cato di recente l’ipotesi che il consumo di edulcoranti stimoli diretta-mente l’appetito, portando a un consu-mo alimentare eccessivo. Questa ipotesi non ha potuto essere confermata.1

Il fatto che gli edulcoranti non conten-gano carboidrati costituisce l’aspetto decisivo dell’alimentazione in caso di diabete. Si tratta di un vantaggio consi-derevole soprattutto nella dolcifi cazione delle bevande, poiché il loro consumo

viene per lo più distribuito regolarmente nel corso dell’intera giornata, così che può essere coperto male dall’assunzio-ne supplementare di ipoglicemizzanti.5 dl di bevanda dolce contengono circa 50 grammi di carboidrati (corrisponden-ti a 15 zollette di zucchero), che posso-no far salire in un lampo la glicemia. Gli edulcoranti non contengono carboidra-ti, per cui non favoriscono nemmeno la carie. Gli edulcoranti vengono impiegati sempre in piccole quantità, poiché han-no un potere dolcifi cante molto elevato. Ogni edulcorante ha un gusto singolare, che viene sfruttato dall’industria in ap-posite combinazioni con altri edulcoran-ti, al fi ne di produrre sapori particolari. Questo utilizzo riduce anche la quantità di ogni singolo edulcorante consumato.

SVANTAGGI DELL’IMPIEGO DI EDUL-CORANTI:

• Gli edulcoranti dolcifi cano con quanti-tà minime, per cui all’inizio il dosaggio per ottenere il grado di dolcifi cazione desiderato risulta un po’ complicato e richiede una certa dose di esercizio.

• Il sovradosaggio di edulcoranti viene percepito spesso come un gusto ama-ro in bocca, che naturalmente viene accolto spiacevolmente, dato che ci si aspetta una gradevole dolcezza. Si patisce quindi ogni volta un’amara delusione, che riduce il piacere del gusto. Regolando la quantità si riesce a evitare questo inconveniente. La percezione di una dolcezza piacevole può essere potenziata mediante aromi quali vaniglia, cannella, chiodi di ga-rofano, cardamomo, buccia d’arancio o di limone e pepe. Basta solo speri-mentare un po’.

• Le persone con fenilchetonuria (PKU) dovrebbero evitare l’aspartame, visto che i prodotti della sua degradazio-ne non possono essere ulteriormente

metabolizzati. La PKU è un disturbo metabolico che fa parte delle malattie ereditarie. In Svizzera ha un’incidenza di circa 1:10’000, ossia si manifesta in 1 su 10’000 neonati.

Il senso per il gusto dolce è innato, ma le preferenze gustative personali si forma-no nel corso della vita, tra cui per lo più anche il piacere del dolce, con o senza diabete. Gli edulcoranti consentono di evitare l’assunzione di quantità di ener-gia superfl ue, favorendo la riduzione del peso corporeo o la sua stabilizzazione. Sperimentate con i diversi edulcoranti e scegliete quelli con il gusto che gradi-te di più. I gusti sono differenti, anche per gli edulcoranti. In questo senso vi auguro un piacere consapevole e auto-determinato.

Natalie Zumbrunn-LoosliDipl. dietista SUP, Centro di compe-tenza in psicodie-tologia (KEP)www.kep-zh.ch

Fonti:1Aeberli I., Keller U., Lehmann R. (2013). Süssstoffe: was sind sie, und was ist ihr Nutzen? Società Svizzera di Nutrizione

Tabella 2: quantità massime giornaliere

di zucchero per vasetto, ossia altre 80 chilocalorie, che possono essere evitate dando la preferenza a yogurt alla frutta con edulcoranti. Un altro esempio sono le 200 chilocalorie circa contenute in 5

ha verifi cato di recente l’ipotesi che il consumo di edulcoranti stimoli diretta-mente l’appetito, portando a un consu-mo alimentare eccessivo. Questa ipotesi non ha potuto essere confermata.1

Il fatto che gli edulcoranti non conten-gano carboidrati costituisce l’aspetto decisivo dell’alimentazione in caso di diabete. Si tratta di un vantaggio consi-derevole soprattutto nella dolcifi cazione delle bevande, poiché il loro consumo

Ogni edulcorante ha un gusto singolare, che viene sfruttato dall’industria in ap-posite combinazioni con altri edulcoran-ti, al fi ne di produrre sapori particolari. Questo utilizzo riduce anche la quantità di ogni singolo edulcorante consumato.

SVANTAGGI DELL’IMPIEGO DI EDUL-CORANTI:

• Gli edulcoranti dolcifi cano con quanti-tà minime, per cui all’inizio il dosaggio per ottenere il grado di dolcifi cazione desiderato risulta un po’ complicato e richiede una certa dose di esercizio.

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19ATTUALITÀ

Edulcoranti – opportuni, inutili o addirittura pericolosi?

La programmazione dei contenuti di riviste come questa inizia molti mesi prima che i lettori abbiano in mano la rivista stessa. Un argomento sempre attuale fra i lettori e fra noi di Bayer Diabetes Care è quello degli edulcoranti. In propo-sito viene presentata, nel precedente articolo di questo numero, una panoramica ge-nerale che si focalizza per lo più su considerazioni riguardanti gli effetti diretti di diversi edulcoranti sulla glicemia e la riduzione delle calorie assunte.

Sulla scorta di un nuovo studio pub-blicato nell’ottobre 2014, desideriamo ora ampliare il nostro orizzonte in ma-teria, guardando oltre gli effetti diretti degli edulcoranti sulla glicemia. Il mo-tivo concreto di questa analisi sono gli articoli apparsi sui diversi media, che riferiscono di effetti negativi sul metabo-lismo glucidico (degli zuccheri), causati da almeno alcuni edulcoranti artifi ciali. L’origine delle discussioni è il suddetto studio, che è stato pubblicato di recente in una delle più rinomate riviste scien-tifi che (Nature). Il titolo dell’articolo è, tradotto dall’inglese, «Gli edulcoranti ar-tifi ciali inducono intolleranza al glucosio tramite alterazione della fl ora intestina-le1». Per ritornare alla domanda intro-duttiva (edulcoranti – opportuni, inutili o addirittura pericolosi?) anche alla luce di queste nuove informazioni, desidero prima approfondire maggiormente l’«e-dulcorante originario» del nostro mondo occidentale industrializzato. La sostanza di cui parliamo è di origine naturale e piuttosto ben conosciuta come zucche-ro (di cucina).

CHE COS’È LO ZUCCHERO?

Ciò che conosciamo come semplice zucchero è in realtà uno zucchero dop-pio (disaccaride), ossia è costituito da una molecola di glucosio e una molecola di fruttosio legate insieme. Questa so-stanza dolce viene «prodotta» dai vege-tali, talvolta in grosse quantità, come per esempio nella barbabietola da zucchero o nella canna da zucchero.Queste piante sono prodotte in colture

ASSUGRIN INSERAT

fra noi di Bayer Diabetes Care è quello degli edulcoranti. In propo-

ATTUALITÀ

intensive e successivamente trattate in-dustrialmente per la raffi nazione dello zucchero (il prodotto fi nale). Con il mol-tiplicarsi di questi impianti industriali, lo zucchero ha trovato ampia diffusione in tutte le popolazioni e in tutte le fasce sociali. Dapprima come bene di lusso e poi, con l’aumento della disponibilità e la riduzione dei prezzi, come additivo per un gran numero di bevande, dolciumi, alimenti in generale e anche per le con-serve, come per esempio le confetture di frutta.

LO ZUCCHERO ALLORA È OPPOR-TUNO, INUTILE O ADDIRITTURA PERICOLOSO?

«Dipende» sarebbe sicuramente la ri-sposta esatta. Tuttavia, da che cosa di-pende? Di seguito riportiamo due con-siderazioni.1. La dose È noto come sia la dose a determi-

nare la tossicità, e anche lo zucchero non fa eccezione. Circa 30 grammi di zucchero per chilo di peso corporeo, somministrati in breve tempo, ucci-dono il 50% degli animali di un grup-po di ratti (LD50). Per raggiungere questo valore soglia, un uomo di 60 kg di peso corporeo dovrebbe assu-mere rapidamente 1,8 kg di zucche-ro. Considerato solo da questa pro-spettiva, lo zucchero è sicuramente un dolcifi cante piuttosto innocuo.

2. L’effetto sul metabolismo Il glucosio dello zucchero trova ac-

cesso diretto nel processo metabo-lico per la produzione dell’energia, ma come sostanza tale e quale fon-damentalmente fa salire di colpo la glicemia. Questo effetto viene per es. sfruttato in caso di ipoglicemia.

Il fruttosio dello zucchero ha un effet-to meno diretto e rapido sulla glice-mia, per cui lo si può ritrovare come dolcifi cante anche in alcuni alimenti dietetici. Tuttavia, sembra essere in grado di contribuire pesantemente all’insorgenza del fegato grasso, che può essere secondariamente correla-to all’induzione di una insulino-resi-stenza2.

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20 21ATTUALITÀ

Se consideriamo gli effetti dello zucche-ro di cucina sulla glicemia e i suoi effetti indiretti sul metabolismo degli zuccheri, non è forse da raccomandare l’impiego degli edulcoranti artifi ciali?

CHE COSA SONO GLI EDULCORANTI ARTIFICIALI?

In genere gli edulcoranti artifi ciali hanno origine nei laboratori chimici e spesso il loro potere edulcorante è un reperto casuale. L’edulcorante artifi ciale più an-tico è certo la saccarina, che fu scoperta nel laboratorio di un’università statuni-tense, per essere poi prodotta in grandi quantità dalla fi ne del XIX secolo. L’im-piego come edulcorante in sostituzione dello zucchero si impose rapidamente, soprattutto per le persone con diabete e, oltre a ciò, anche perché la sua pro-duzione era più economica rispetto allo zucchero (con riferimento al potere dol-cifi cante). Nel corso del tempo si sono poi aggiunti altri edulcoranti. Lo studio citato inizialmente riguarda specialmen-te la menzionata saccarina (E954), l’a-spartame (E951) e il sucralosio (E955). Tutti sono caratterizzati da un potere dolcifi cante centinaia di volte più elevato dello zucchero e praticamente dall’as-senza di infl ussi diretti sulla glicemia. Al-trettanto favorevole è la quasi totale as-senza di calorie da calcolare nel bilancio energetico, nonostante la loro dolcezza.

GLI EDULCORANTI ARTIFICIALI SONO ALLORA OPPORTUNI, INUTILI O ADDIRITTURA PERICOLOSI?

«Dipende» sarebbe di nuovo sicura-mente la risposta esatta. Tuttavia, da che cosa dipende? Fra gli effetti diretti (tossici) con riferimento alla dose letale al 50% per il topo (LD50) o alla dose minima con effetti tossici (LDLo) ho potuto trovare i dati seguenti solo sull’Aspartame:• LD50, nel topo, orale: 10 grammi / kg di

peso corporeo!• LDLo, nella donna, orale: 3,71 milli-

grammi / kg di peso corporeo!

Da questo punto di vista si può senz’altro escludere ampiamente una tossicità di-retta nell’ambito del consumo abituale.Nello studio «Gli edulcoranti artifi ciali inducono intolleranza al glucosio trami-te alterazione della fl ora intestinale.»1, pubblicato di recente su Nature, vengo-no analizzati possibili effetti indiretti. Riassumendo brevemente, lo studio arriva alla conclusione che le sostanze esaminate (saccarina, aspartame e su-cralosio) possono infl uenzare e alterare le comunità di microrganismi residenti nell’intestino. Questi microrganismi han-no la peculiarità di interagire con il meta-bolismo e la salute dell’uomo. L’impatto della fl ora intestinale sembra estendersi in parte anche al metabolismo del gluco-sio. Se si assumono regolarmente per un determinato tempo le sostanze esamina-te in differenti dosi, la fl ora intestinale si trasforma in modo tale da indurre un’in-tolleranza al glucosio, che in seguito si può rendere manifesta con un aumento della glicemia. Gli esperimenti su cui si basa lo studio sono stati inizialmen-te condotti sui topi. Dal momento che i risultati ottenuti su un modello animale non sono sempre applicabili all’uomo, in un’ultima fase sono stati scelti probandi sani, per verifi care se l’effetto descritto possa essere effettivamente osservato anche nell’uomo (impiegando sacca-rina, dato che nel topo aveva prodotto l’effetto più marcato). Dopo sette giorni di assunzione di una dose di saccarina corrispondente alla «dose giornaliera accettabile» (ADI, Acceptable Daily In-take), 4 su 7 probandi hanno sviluppato una misurabile intolleranza al glucosio, che può essere considerata un prestadio del diabete.

CHE SIGNIFICATO HANNO QUESTI RISULTATI PER LE PERSONE SANE E PER QUELLE CON DIABETE (SO-PRATTUTTO DI TIPO 2)?

Concludendo, ritengo che questi risul-tati non possano essere ancora corret-tamente valutati, e sarà interessante se-

guire le discussioni che ne scaturiranno. Tuttavia, volendo giudicare in base allo studio, potrebbe essere senz’altro che determinati edulcoranti tendano ad am-pliare indirettamente il problema di cui dovrebbero essere la soluzione, sia indi-vidualmente sia collettivamente. Questa è per lo meno l’evidenza supportata dal manifestarsi dell’intolleranza al glucosio nei probandi sani. Nelle persone affette da diabete potrebbero quindi eventual-mente potenziare maggiormente il pro-blema già esistente.Riassumendo, tutti gli edulcoranti, in-cluso lo zucchero da cucina, consumati dall’uomo per lunghi periodi di tempo a dosaggi più o meno elevati, sembrano avere una valenza piuttosto dubbia per il metabolismo e il mantenimento della salute. In generale, la cosa migliore sa-rebbe quindi rinunciare il più possibile agli edulcoranti, sia a quelli naturali sia a quelli artifi ciali.

1Suez J. et al.: Artifi cial sweeteners induce glucose intolerance by altering the gut microbiota, Nature 2014 ; 514; 181–186. 2Miriam B. Vos and Joel E. Lavine: Dietary Fructo-se in Nonalcoholic Fatty Liver Disease, Hepatolo-gy 2013; 57:2525-2531)

Andreas RittinghausDirettore di Bayer Diabetes Care Svizzera

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Nuove manifestazioni in calendario

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«Lo specialista risponde alle vostre domande» è una serie di incontri di Bayer Diabetes Care che si svolgono in diverse città svizzere, riscuotendo un grande successo. I forum di discussione per persone con diabete di tipo 1 e di tipo 2 vengono moderati da esperti diabetologi.

■ Lugano: Dr. med. Sebastiano Franscella 01.10.2015 ore 18.30 – 21.00

■ Sì, sono interessato/a all’incontro di domande e risposte sul tema diabete.La prego di volermi inviare l’invito non appena si terrà un incontro nella mia regione.

Cognome

Nome

Indirizzo

NPA / Località

E-mail

Spedire il tagliando a: Bayer (Schweiz) AG, Diabetes Care, Antonella Maggiore, Grubenstrasse 6, 8045 Zürich. Inscrizione possibile anche per e-mail all’indirizzo [email protected] o per tel. 044 465 83 55

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Iscrizione

Iscrivetevi alla manifestazione semplicemente mediante il tagliando riportato sotto, per telefono (044 465 83 55) o per e-mail ([email protected]).

Vi saranno inviate informazioni dettagliate sull’incontro e una conferma dell’iscrizione.Informatevi su altre nuove località delle manifestazioni:https://www.diabetes.bayer.ch/de/manifestazione/oppure richiedete informazioni telefoniche rivolgendovi allaHotline Bayer Diabetes Care: 044 465 83 55

Vi aspettiamo numerosi!

Lei domanda – il medico rispondeFeedback dei partecipantiLettera per Bayer Diabetes Care E-mail per Bayer Diabetes Care

Bayer Diabetes Care

c.a. Bayer Diabetes Care Team

Grubenstrasse 6

8045 Zurigo

Urtenen, 01.11.2014

Gentile Bayer Diabetes Care Team,

grazie mille per l›invito all›iniziativa per i diabetici

del 25.10.2014 a Berna.

La presentazione è stata molto interessante e abbiamo

ricevuto molti consigli utili.

L›organizzazione e il servizio di Bayer (Svizzera) AG

sono stati molto, molto buoni, e ve ne sono, ovvero ve

ne siamo assai grati.

Sarei lieto / saremmo lieti di poter partecipare a ini-

ziative di questo tipo anche in futuro.

Distinti saluti

Magdalena Gyurocsik

LANCETTA NUOVA

UTILIZZATA QUATTRO VOLTE

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Sostituire le lancette – ne vale la pena!

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I QUESITI DELLE PERSONE CON DIABETE

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25RICETTE

Dal libro di cucina di «küchengötter»

24CRUCIVERBA

Cruciverba a catena: vincete una delle 10 borse Contour NEXT in palio

Inviate l’esatta parola chiave entro il 30.11.2015 per e-mail a: [email protected] oppure per posta a: Bayer (Schweiz) AG, Diabetes Care, oggetto: cruciverba a catena, Grubenstrasse 6, 8045 Zürich.

In caso di più di 10 risposte esatte, il vincitore sarà estratto a sorte. È esclu-so il ricorso alle vie legali. Non viene tenuta alcuna corrispondenza in merito al concorso.

Soluzione:

VERTICALI2 Insetto che salta4 Vuoto di memoria 6 La cerca il poeta 8 Telegiornale sigla10 Scivolare sul ghiaccio 12 Infruttuosa, inutile

ORIZZONTALI1 La capitale delle Hawaii3 Prendere a modello5 Finire insabbiati 7 Uno dei più celebri teatri all’aperto9 Un moderno progettista 11 Apperitivo amaro 13 Corso dopo la laurea15 Città francese con un circuito auto-

mobilistico

GRATIN DI RUTABAGA E PATATE CON PROSCIUTTO AFFUMICATOIngredienti200 g di rutabaga200 g di patate1 cipolla100 g di prosciutto (arista affumicata)50 g di quark magro100 ml di brodo vegetale100 ml di latteSalePepe macinato fresco50 g di formaggio di montagna50 g di gherigli di noci

› Preriscaldare il forno a 200 °C. Sbucciare rutabaga e patate e tagliarle in fette sottilissime. Sbucciare la ci-polla e tritarla fine. Tagliare il prosciutto in strisce sottili e disporlo con la rutabaga, le patate e il tritato di ci-polla in una forma da gratin.

› Mescolare quark, brodo e latte, condire con sale e pepe e versare sulla verdura. Cuocere in forno (ripiano di mezzo, con circolazione dell’aria, a 180 °C) per 1 ora. Grattugiare il formaggio, tritare i gherigli di noci e di-stribuire con il formaggio sul gratin. Gratinare per altri 15 minuti.

Valore nutritivo per porzione:Circa 470 kcal di energia27 g di proteine, 29 g di grassi,24 g di carboidrati,2,5 UP/unità pane

Numero di personePer 2 personeDurata90 minTempo di preparazione15 minGrado di diffi coltàFacileCalorie470 kcal per porzione

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MUFFIN ALLO YOGURT E ARANCIO

Ingredienti12 pirottini1 uovo (grandezza L)50 g di zucchero a velo

2 punte di coltello di vaniglia macinata

Scorza grattugiata e succo di

1 arancia non trattata2 cucchiai d’olio di colza

50 g di yogurt magro (1,5 % di grassi)

125 g di farina integrale di grano

1/2 cucchiaino di lievito per dolci

2 cucchiai di mandorle macinate

1 cucchiaio di yogurt2 cucchiaini di pistacchi non salati tritati

› Preriscaldare il forno a 175 °C. Impilare 2 pirottini uno sull’altro. Sbattere a schiuma l’uovo con lo zucchero

a velo, la vaniglia, la buccia d’arancio, 4 cucchiai di succo d’arancia, l’olio e lo yogurt. Mescolare la farina

con il lievito per dolci e le mandorle, poi amalgamare il tutto.

› Riempire i pirottini con l’impasto. Cuocere in forno (ripiano di mezzo, con circolazione dell’aria, a 160 °C) per

circa 25 min e poi lasciare raffreddare. Prima di servire, mescolare lo yogurt rendendolo omogeneo, deporne

una piccola quantità sui muffin e cospargerli con i pistacchi.

! Per i muffin si mescolano separatamente dapprima gli ingredienti umidi (uova, yogurt, olio), poi quelli secchi

(farina, mandorle) e, infine, si amalgamano fra loro le due miscele.

Valore nutritivo per porzione:

Circa 175 kcal per porzione5g proteina, 7g grasso, 24g carboidrati, ca. 2 UP/Unità di pane

NumeroPer 6 muffi nDurata50 minTempo di preparazione20 minGrado di diffi coltàFacileCalorie175 kcal per porzione

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DOMANDE DEI LETTORI

Le risposte alle vostre domande

Le consulenti in diabetologia del CMS del canton Vaud settentrionale (ASPMAD) rispondono alle vostre domande

La mia glicemia è sempre compresa approssimativamente in un intervallo da 9 a 11 mmol/L, ma il mio medico cu-rante dice che non devo cambiare nulla nella mia terapia. È corretto?

In effetti, questi valori appaiono un po’ troppo elevati, ma in ultima analisi la valutazione del controllo glicemico di-pende da diversi fattori. Si tratta di valori target individuali che vengono infl uenzati dai fattori seguenti: età del pa-ziente, condizioni di salute generali (presenza di malattie concomitanti o altri fattori di rischio), valore di HbA1C (emoglobina glicata), trattamento attuale e pos-sibilità del paziente di migliorare la sua ali-mentazione o l’attività fi sica praticata.

Perché durante il trattamento con insulina aumento di peso?

Per questo effetto vi sono presumibilmente diversi motivi. L’insulina svolge soprattut-to la funzione di favorire l’accumulo dello zucchero nel corpo sotto forma di grassi,

per cui se la quantità dello zucchero assunto con gli alimenti è superio-re al fabbisogno giornaliero, il suo accumulo produce un aumento di peso. D’altra parte, se si soffre di ipoglicemia, potrebbe succedere

che il corpo la compensi in misura eccessiva. Se per la prevenzione delle

ipoglicemie si consumano piccoli pasti in-termedi, non appena la glicemia è pari a 5 o 6 mmol/L si assumono anche calorie addizionali. Come devo reagire nel caso in cui

misuri un valore glicemico superio-re a 14 mmol/L?

In primo luogo deve individuare cosa può aver causato questa iper-

glicemia: dimenticata assunzione di medi-camenti, maggiore consumo di zuccheri attraverso l’alimentazione (dessert / pasto in ristorante), bassa attività fisica, bevande zuccherate, infezione o malattia (influenza, febbre). Se è stato possibile accertare la causa, si deve cercare di eliminarla (trat-tando l’infezione o la malattia ecc.).In ogni caso si raccomanda di controllare ripetutamente la glicemia nelle 4 ore se-guenti e fare attenzione che l’apporto di liquidi (acqua) sia sufficiente. Se il valore glicemico dovesse rimanere superiore a 14 mmol/L per più di 24 ore, è necessario contattare telefonicamente il proprio medi-co curante.

Si può manifestare un’ipoglice-mia, se pratico sport 2 ore dopo l’assunzione dei medicamenti?

Sì, è senz’altro possibile e dipende dal tipo di medicamento (antidiabeti-co), dalla durata e dall’intensità dell’attività fisica e anche dalla concomitante assunzio-ne di alimenti.

Vi sono fattori esterni (per esempio un’arrabbiatura) in grado di influen-zare la glicemia?

Sì. Le emozioni forti o le situazioni di stress possono far aumentare il livello

di glucosio. Alcune persone sono più sogget-te di altre a questo fenomeno.

Il mio diabetologo non si interessa ai miei valori giornalieri, ma presta attenzione esclusivamente ai risultati a lungo termine, mantenendo

immodificata la dose dei medicamenti. Qual è allora il vantaggio della misurazione

della glicemia?

Fintanto che il valore dell’emoglobina glicata (media degli ultimi 3 mesi) è buono, non vi è alcun motivo di modificare il trattamento, sem-pre che non si manifestino ipoglicemie o iper-glicemie. Per riconoscere eventuali ipoglicemie o iperglicemie sono necessari controlli regolari in grado di fornire informazioni sui fenomeni momentanei. La misurazione regolare della gli-cemia consente di rilevare precocemente un’e-ventuale scompenso glicemico (prima che su-bentrino conseguenze gravi) e reagire più prontamente. I valori glicemici devono essere analizzati insieme a quelli dell’emoglobina glica-ta, per poter avere un quadro complessivo del controllo del diabete, in quanto si tratta di due informazioni complementari. Non si deve esita-re nel comunicare attivamente i valori glicemici misurati e toccare l’argomento in modo mirato.

Perché il mio livello glicemico al mattino è più elevato che alla sera prima? Come posso evitarlo?

Per ogni persona ci possono essere diversi motivi all’origine di questo fenomeno: si può trattare di un’i-

perglicemia mattutina («fenomeno alba»), os-sia di un’iperglicemia a seguito di un’ipogli-cemia notturna, oppure anche di un rilascio notturno di zucchero da parte del fegato. Sarebbe opportuno fare un tentativo, assu-

mendo alla sera verso le 22.00 (o prima di andare a letto) un piccolo pasto (10-15 g di

carboidrati), per accertare se in questo modo sia possibile migliorare la glicemia mattutina. In caso contrario si può rinunciare al piccolo spuntino prima di coricarsi.

In una persona con diabete mellito di tipo 2 quale valore non deve superare la glicemia?

La glicemia è individuale e i valori glicemici auspicati possono essere stabiliti anche in base alla media degli ultimi 3 mesi (valore di HbA1C). Secondo le

raccomandazioni per la pratica clinica del programma sul diabete del canton Vaud, il valore target deve essere fissato sulla base di diversi fattori: età del paziente, malattie concomitanti, rischio di ipoglicemie. Fon-

damentalmente è però importante evitare sia le ipoglicemie (valori inferiori a 4 mmol/L)

sia le iperglicemie (valori superiori a 12 mmol/L).

Avete anche voi una domanda sul diabete o sulla misurazione della glicemia?Scriveteci per posta all’indirizzo:Bayer (Schweiz) AG, BHC Medical Care, Diabetes Care, Grubenstrasse 6, 8045 Zürichoppure per e-mail: [email protected]. Vi aspettiamo!

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Il vostro glucometro potrebbe avere un margine d’errore fino al ± 20%.1

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1. International Organization for Standardization. In vitro diagnostic test systems - requirements for blood glucose monitoring systems for self-testing in managing diabetes mellitus. Geneva, Switzerland: International Organization for Standardization; 2003. 2. Bernstein R et al. J Diabetes Sci Technol 2013;7:1386-1399.

Gli attuali standard di accuratezza consentono che un valore glicemico di 10,0 mmol/L possa essere visualizzato dal glucometro in un intervallo compreso tra 8,0 e 12,0 mmol/L.1

I glucometri della generazione CONTOUR® NEXT dimostrano un’accuratezza prossima a quella di laboratorio.2

UN VALORE QUALSIASI TRA

8.0–12.0

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