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kair4114a rt". 11~1111~11■11111P' (CONTO CORRENTE CON LA POSTA) NUM. 45. ANNO XXII. (CONTO CORRENTE CON LA POSTA) PISA, 2 Dicembre 1894. LA C Pis A ; RI ., E PERIODICO SETTIMANALE. a Benedico tutti gli associati alla CnocE PISAN coraggio LEONE XIII al Direttore (1(ì Ottobre i 88 1). Deus Vos benedicat, dummodo Veritas praecedat, comitetur et sequatur. P. PP. IX. PIO IX agli Scrittori della Croce Pisana. .A..133301NTAMM1NTTI =1") INSM1R.ZIONI T_TPFICIO ir_A_MMINISTRAZIO1NTM Borgo Largo, numero 12. Le lettere non affrancate si respingono. — I manoscritti ancorchè non pubblicati non si restituiscono. — Si rende conto dei Libri e Gior- nali spediti all'Ufficio. SI PUBBLICA LA DOMENICA ••••■■■■•■••-• Per l' ITALIA Ufl ANNO Lire 4,00 — Per un SEMESTRE • . Lire 2,00 Per l'ESTERO aumento della spesa postale. ANNUNZI ed INSERZIONI Centesimi 15 per linea o spazio di linea. Un Numero Centesimi Dieci. LORETO - -•• • •■• Venite, et ascendamus ad montem Domini et ad domum Dei. (Is , Il). Loreto! nome caro a venerato a tutti i credenti, nome glorioso all' Italia nostra. Come la piccola città di Nazareth della Galilea, Loreto non d'altronde trasse la sua rinomanza che per il sacro ostello in cui la Vergine fu annunziata dall' angelo ed il mistero) Si compí della incarnazione del divin Verbo. Loreto, piccola città si- tuata, su di amena collina, indorata dai raggi mattutini del sòle che esce dalle onde dell'Adriatico, sorti la sua denomi- nazione o dalla signora del luogo chiamata Lauretta o dagli spessi lauri ond'era im- boschito, quasi a presagio dei futuri trionfi che ivi stesso la gran Regina dei cieli avrebbe riportati per mezzo dell'insigne suo santuario. Siamo ormai quasi alla vigilia della grande e straordinaria solennità sei volte ~colare della Traslazione prodigiosa di quella santa Casa dalla Dalmazia, dove era stata non meno miracolosamente por- tata il 10 maggio 1291, a Loreto il 10 dicembre 1294. I nostri vecchi che tanta divozione nutrivano per il santuario lati- retano e ne facevano meta di frequenti pellegrinaggi, ed anche dei viaggi di nozze per impetrare da Dio le celesti benedizioni, chi sa quante volte avranno salutato da lungi col pensiero il giorno del sesto Cen- 21 APPENDICE. GLI ARTISTI. " Oh! Luigi; Luigi tu sei sublime; ma io non posso adergermi alle tue serene altezze; son troppo legato alla terra. Ardo d'amore; ma sebbene purissimo, l' oggetto del mio culto é una creatura mortale „. " Non monta .... Questo, se puro, non è che una diramazione di quello, e a lui va strettamente collegato. L' amore inteso cosi ha bisogno di riversarsi; e si estende all'umanità intiera. Partendo da Dio che ne è la sorgente inonda il cielo e la terra. E fonte di onestà, di lavoro, di amicizia, di amor di patria . . . è la molla segreta dell' eroismo e dell' arte giacché una è la scintilla che suscita l'apostolo e l'artista,,. " Basta, Luigi, basta; io non posso se- ° b mirti I Allorché volli alla tua _scuola im- parare la virtù troppo presumevo di me. M' illuse momentaneamente l' aureola che splendeva sulla tua fronte, e mi sedusse il desiderio di conquistarla. Non fui da tanto. La tua natura, è una natura supe- riore; la mia invece rade il suolo. Le mie ali, ahimè! bruttate di fango, sono impotenti a sostenermi nell' ardito volo. Le mie forze si esauriscono, ed io soccombo sotto il peso del mio sgomento „. tenario della suddetta Traslazione, e invi- diato santamente quelli che vivendo sul cadere del presente secolo agitato e scon- volto avrebbero potuto godere di festa sí rara, nuovo e splendido trionfo della gran Madre di Dio. Ed ecco che noi siamo quei fortunati mortali ai quali è dato di poter godere di questo grande Centenario; e la Provvidenza ce ne ha, per così dire, spia- nate le vie, somministrandoci quei mezzi e quelle facilitazioni di viaggio che neppure avrebbero potuto sognare coloro che ora nella polvere riposano del sepolcraI,Anzi noi toscani abbiamo ancora da poco tempo accorciata di molto la via per Loreto mercé la nuova linea Firenze-Faenza, sicché l'in- vito che a tutti vien fatto di peregrinare alla santa Casa non giunge inopportuno e di difficile esecuzione. E vi potrebbe essere momento piú adatto di questo per andare a invocare le divine grazie colà, dov' esse in -maggiore abbondanza discen- dono siccome la neve sul Libano e la rugiada sull'Ermon ? . . . L'estatico San Giuseppe da Copertino viaggiando verso Osimo vide con suo grande stupore una schiera di angeli andare e venire sopra quella parte di Loreto dov'è la basilica, e dimandato che luogo fosse quello e sa- puto esservi la S. Casa di Maria, Non è meraviglia, disse, che colà discendano in gran numero gli angeli del Paradiso, se ivi ad incarnarsi discese il Signore del Para- diso! Mirate e vedete, come colà piovano Un'ombra di dolore passò sulla bella fronte intelligente di Luigi. « Oh! Dio ... Dio Mio ... forse è mia la colpa »!? « Taci » l'interruppe veemente l'altro, infilando il suo nel braccio dell'amico « cosa c'entri tu ? L'aureola intorno al tuo capo rifulge di sempre crescente splendore e se io la veggo allontanarsi da me, gli è perché il tuo braccio non ha 1' energia bastante; e il mio cuore la forza della volontà. Oh! questo amore, questo amore malaugurato mi avvince nelle sue spine.. mi consuma .. e attenta fino alle piú pure sorgenti della mia vita! In questi giorni gli antichi de- sideri si sono ridestati con un impeto ir- resistibile. Finché l'immagine di Cesarina si frapporrà con tanta dolcezza fra me e il mio avvenire, non mi chiedere, Luigi, altro all'infuori di lamentarne la perdita ». Luigi non insisté. Egli comprese che bisognava lasciar fare al tempo e alle circostanze. Intanto pazientando sperava, e istantemente pregava affinché per l'ami- co almeno ricomparissero giorni piúdieti. IX. Non trio la pretesa d'insegnarvi che buona cosa sia l'amicizia. Se provate questo senti- mento per qualcheduno che sia degno d'ispi- rarlo, saprete quanto vale. La parola d'un amico, lo sguardo d'uu . amico; la sua mano nella vostra, sono i tre "quarti della felicità della vita. Se non l'avete mai conosciuta questa folicitkle mie:parole non ve l'inse- gneranno. (P. G. STAHL). Roberto persuase Luigi a fare un - viaggio in Italia. Assalito già da vari mesi dalla le misericordie divine! Oh felice luogo! Oh luogo beato! Questo fatto autentico tra- mandatoci da Domenico Bernino nella sua Vita di quel gran servo di Dio, dedicata al papa Innocenzo XIII, l' anno 1724, può servire a tutti di stimolo per volare, se • non altro col desiderio e coli' affetto, alla santa Casa dov'ebbe principio l'opera della nostra redenzione. In oltre evvi un' altra opportunità; Un'altra ragione per rivol- gere il pensiero ali umile ostello dove il Figlio di Dio per trent'anni visse povero e sconosciuto con la sua Madre e col pu- tativo 'padre Giuseppe, esercitandosi con- tinuamente nei manuali lavori. Ecco e- sempio per gli operai de' tempi nostri affinché imparino a imitare la. pazienza e l'umiltà di quella santissima Famiglia: ecco il contrapposto alle sconsigliate aspi- razioni, alle mire turbolenti di tanti operai e di tanti poveri indegnamente istigati dai sovvertitori dell'ordine sociale. L'anno che sta per morire incominciò coi paurosi nhati rivoluzionarli della Sicilia e della Lunigiana: ed in quei momenti di trepi- dazione per la p - atria nostra, per felice coincidenza, la S.. Chiesa celebrava per la prima volta la festa della santa Famiglia di Nazareth. Adesso sul chiudersi di que- st'anno, triste per i delitti anarchici e per i timori che lascia dietro di sé, il pensiero della santa Famiglia torna a rifulgere, come astro in procellosa notte, nel pros- simo Centenario di Loreto. nostalgia, la , sua irrequietezza, la sua ma- linconia cresceva d'ora in ora, e Luigi temeva per lui la diversità del clima, e la continua agitazione. D' altronde, -sebbene non se lo dicessero reciprocamente, una lusinga medesima solleticava i due giovani; la lusinga cioè che Cesarina non si fosse poi veramente promessa, e che il matri- monio sospettato non avesse avuto luogo altrimenti. Roberto poteva benissimo es- sersi ingannato, supponendo fra Cesarina e Renato un'intelligenza che realmente non esisteva; poteva Alberico essersi reci- samente opposto alla effettuazione degli sponsali : e i se, e i Ma, e l'incertezze, e le probabilità in favore e contro; discusse e ridiscusse poi, divenivano oggetto d'in- terminabili conversazioni fra loro, termi- nando sempre con una conclusione favo- revole a Roberto. Del resto egli era così repentinamente - fuggito da Roma, che le sue supposizioni, per quanto chimeriche, potevano ragionevolmente assumere tutte le apparenze della realtà. Il viaggio fu lieto per non dire allegro, una circostanza avendo contribuito a ren- dere il Marchese di straordinario buon umore. Pochi giorni avanti di partire, nelle colonne di un giornale italiano capitatogli fra mano, egli leggeva a Luigi il resoconto di uno splendido ittnch dato da uno dei principi romani in occasione del suo ono- mastico. « Nella riunione aristocratica- mente scelta » cos i correva il foglio « delle Loreto dunque volgiamo la niente. volgiamo il cuore, volgiamo i passi. Per un anno intiero continueranno le feste ed i pellegrinaggi, e cosi sarà dato agio a tutti di poter visitare il santuario, com- piervi i propri voti, disfogarvi la propria divozione ed ammirarvi i grandiosi lavori di restauro e decorazione ivi eseguiti. In- tanto facciamo noto che per cura di un Comitato promotore avrà luogo un grande pellegrinaggio come chiusura delle feste centenarie di Pio IX. Eccone le norme come si leggono in apposito Invito Sacro: Pio Pellegrinaggio a Senigallia-Loreto -Roma nel 10 dicembre 1894 colla riduzione ec- cezionale del 70 pel Un pio pellegrinaggio muoverà nelle"ore antimeridiane di lmiedí. 10 dicem- bre 189 -4 percorrendo la linea Bo- logna-Ancona, fermandosi prima a Seni- gallia, e proseguendo poi fino a Loreto. Quei Pellegrini che vorrano, potranno ag- giungere al viaggio di Loreto, quello di Assisi-Roma, facendo ritorno per Firenze- Bologna. Speciali funzioni religiose avran- no luogo poi Pellegrini a Senigallia a Loreto ed a Roma. Coloro che andranno soltanto a Senigallia e Loreto riceveranno un Biglietto della durata di 10 giorni pel percorso superiore ai 200 Cm. e di 8 giorni per gli altri con fermate facoltative nel ri- torno. Coloro invece che visiteranno anche Roma avranno un Biglietto della durata di 40 giorni con fermate facoltative nel ri- torno. Tutti sono liberi di far ritorno dame e delle fanciulle accorse numerose al convito, regina della festa, per isplendore di giovinezza, fascino di beltà, e inconte- stabile primato di distinzione, brillava in- discutibilmente la gentil Cesasina de'baroni Eligi. L'urbanità de' suoi modi, e la gaiezza del suo spirito colto, attiravano a lei d'in- torno eletta schiera di ammiratori. L'ac- compagnava il fratello ecc. ». Un'esclama- zione di gioia sfuggí al malinconico artista. Un lembo di cielo gli si riapriva. Dunque Cesarina era ancor fanciulla? Dunque po- teva esservi speranza anche per lui ? E ... e ... se Renato si fosse realmente ritirato di fronte a difficoltà insuperabili? Se il cuore di Cesarina fosse stato soltanto momentaneamente attratto? Se trasportato dalla violenza della passione, egli, Roberto, si fosse lasciato ingannare dall' esaltazione della sua fantasia? Era lieve; era insigni- ficante l'appiglio ; tuttavia bastò a illu- minare l'orizzonte di Roberto. Chi ha esperienza del cuore umano varrà a com- prenderlo. Con la facilità con la quale si abbatte, il cuore si rianima; e se una parola, uno sguardo, un sorriso valgono talora a turbarlo, anzi a trafiggerlo; una parola, un saluto, un sorriso sono pii che sufficienti a ricondurlo di bel nuovo nel- estaisi. Quel paragrafo fu rinnovellamento di vita al Marchese; ne rianimò quasi verga magica la sopita energia, e quel che piú (Continua).

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(CONTO CORRENTE CON LA POSTA) NUM. 45.ANNO XXII. (CONTO CORRENTE CON LA POSTA) PISA, 2 Dicembre 1894.

LA C Pis A; RI

., E

PERIODICO SETTIMANALE. a Benedico tutti gli associati alla CnocE PISAN coraggio

LEONE XIII al Direttore (1(ì Ottobre i 88 1).Deus Vos benedicat, dummodo Veritas praecedat, comitetur et sequatur. P. PP. IX.

PIO IX agli Scrittori della Croce Pisana.

.A..133301NTAMM1NTTI =1") INSM1R.ZIONI T_TPFICIO ir_A_MMINISTRAZIO1NTMBorgo Largo, numero 12.

Le lettere non affrancate si respingono. — I manoscritti ancorchè nonpubblicati non si restituiscono. — Si rende conto dei Libri e Gior-nali spediti all'Ufficio.

SI PUBBLICA LA DOMENICA ••••■■■■•■••-•

Per l' ITALIA Ufl ANNO • • • Lire 4,00 — Per un SEMESTRE • • . Lire 2,00 Per l'ESTERO aumento della spesa postale.

ANNUNZI ed INSERZIONI Centesimi 15 per linea o spazio di linea. Un Numero Centesimi Dieci.

LORETO• - • -•• • •■•

Venite, et ascendamus ad montemDomini et ad domum Dei. (Is , Il).

Loreto! nome caro a venerato a tutti icredenti, nome glorioso all' Italia nostra.Come la piccola città di Nazareth dellaGalilea, Loreto non d'altronde trasse lasua rinomanza che per il sacro ostello incui la Vergine fu annunziata dall' angeloed il mistero) Si compí della incarnazionedel divin Verbo. Loreto, piccola città si-tuata, su di amena collina, indorata dairaggi mattutini del sòle che esce dalleonde dell'Adriatico, sorti la sua denomi-nazione o dalla signora del luogo chiamataLauretta o dagli spessi lauri ond'era im-boschito, quasi a presagio dei futuri trionfiche ivi stesso la gran Regina dei cieliavrebbe riportati per mezzo dell'insignesuo santuario.

Siamo ormai quasi alla vigilia dellagrande e straordinaria solennità sei volte~colare della Traslazione prodigiosa diquella santa Casa dalla Dalmazia, doveera stata non meno miracolosamente por-tata il 10 maggio 1291, a Loreto il 10dicembre 1294. I nostri vecchi che tantadivozione nutrivano per il santuario lati-retano e ne facevano meta di frequentipellegrinaggi, ed anche dei viaggi di nozzeper impetrare da Dio le celesti benedizioni,chi sa quante volte avranno salutato dalungi col pensiero il giorno del sesto Cen-

21 APPENDICE.

GLI ARTISTI." Oh! Luigi; Luigi tu sei sublime; ma

io non posso adergermi alle tue serenealtezze; son troppo legato alla terra. Ardod'amore; ma sebbene purissimo, l' oggettodel mio culto é una creatura mortale „.

" Non monta .... Questo, se puro, nonè che una diramazione di quello, e a luiva strettamente collegato. L' amore intesocosi ha bisogno di riversarsi; e si estendeall'umanità intiera. Partendo da Dio chene è la sorgente inonda il cielo e la terra.E fonte di onestà, di lavoro, di amicizia,di amor di patria . . . è la molla segretadell' eroismo e dell' arte giacché una è lascintilla che suscita l'apostolo e l'artista,,.

" Basta, Luigi, basta; io non posso se-°bmirti I Allorché volli alla tua _scuola im-parare la virtù troppo presumevo di me.M' illuse momentaneamente l' aureola chesplendeva sulla tua fronte, e mi sedusseil desiderio di conquistarla. Non fui datanto. La tua natura, è una natura supe-riore; la mia invece rade il suolo. Lemie ali, ahimè! bruttate di fango, sonoimpotenti a sostenermi nell' ardito volo.Le mie forze si esauriscono, ed io soccombosotto il peso del mio sgomento „.

tenario della suddetta Traslazione, e invi-diato santamente quelli che vivendo sulcadere del presente secolo agitato e scon-volto avrebbero potuto godere di festa sírara, nuovo e splendido trionfo della granMadre di Dio. Ed ecco che noi siamo queifortunati mortali ai quali è dato di potergodere di questo grande Centenario; e laProvvidenza ce ne ha, per così dire, spia-nate le vie, somministrandoci quei mezzie quelle facilitazioni di viaggio che neppureavrebbero potuto sognare coloro che oranella polvere riposano del sepolcraI,Anzinoi toscani abbiamo ancora da poco tempoaccorciata di molto la via per Loreto mercéla nuova linea Firenze-Faenza, sicché l'in-vito che a tutti vien fatto di peregrinarealla santa Casa non giunge inopportunoe di difficile esecuzione. E vi potrebbeessere momento piú adatto di questo per

andare a invocare le divine grazie colà,dov' esse in -maggiore abbondanza discen-dono siccome la neve sul Libano e larugiada sull'Ermon ? . . . L'estatico SanGiuseppe da Copertino viaggiando versoOsimo vide con suo grande stupore unaschiera di angeli andare e venire sopraquella parte di Loreto dov'è la basilica,e dimandato che luogo fosse quello e sa-puto esservi la S. Casa di Maria, Non èmeraviglia, disse, che colà discendano ingran numero gli angeli del Paradiso, se iviad incarnarsi discese il Signore del Para-diso! Mirate e vedete, come colà piovano

Un'ombra di dolore passò sulla bellafronte intelligente di Luigi. « Oh! Dio ...Dio Mio ... forse è mia la colpa »!?

« Taci » l'interruppe veemente l'altro,infilando il suo nel braccio dell'amico « cosac'entri tu ? L'aureola intorno al tuo caporifulge di sempre crescente splendore e seio la veggo allontanarsi da me, gli è perchéil tuo braccio non ha 1' energia bastante;e il mio cuore la forza della volontà. Oh!questo amore, questo amore malauguratomi avvince nelle sue spine.. mi consuma ..e attenta fino alle piú pure sorgenti dellamia vita! In questi giorni gli antichi de-sideri si sono ridestati con un impeto ir-resistibile. Finché l'immagine di Cesarinasi frapporrà con tanta dolcezza fra me eil mio avvenire, non mi chiedere, Luigi,altro all'infuori di lamentarne la perdita ».

Luigi non insisté. Egli comprese chebisognava lasciar fare al tempo e allecircostanze. Intanto pazientando sperava,e istantemente pregava affinché per l'ami-co almeno ricomparissero giorni piúdieti.

IX.Non trio la pretesa d'insegnarvi che buona

cosa sia l'amicizia. Se provate questo senti-mento per qualcheduno che sia degno d'ispi-rarlo, saprete quanto vale. La parola d'unamico, lo sguardo d'uu . amico; la sua manonella vostra, sono i tre "quarti della felicitàdella vita. Se non l'avete mai conosciutaquesta folicitkle mie:parole non ve l'inse-gneranno. (P. G. STAHL).

Roberto persuase Luigi a fare un -viaggioin Italia. Assalito già da vari mesi dalla

le misericordie divine! Oh felice luogo! Ohluogo beato! Questo fatto autentico tra-mandatoci da Domenico Bernino nella suaVita di quel gran servo di Dio, dedicataal papa Innocenzo XIII, l' anno 1724, puòservire a tutti di stimolo per volare, se •non altro col desiderio e coli' affetto, allasanta Casa dov'ebbe principio l'opera dellanostra redenzione. In oltre evvi un' altraopportunità; Un'altra ragione per rivol-gere il pensiero ali umile ostello dove ilFiglio di Dio per trent'anni visse poveroe sconosciuto con la sua Madre e col pu-tativo 'padre Giuseppe, esercitandosi con-tinuamente nei manuali lavori. Ecco e-

sempio per gli operai de' tempi nostriaffinché imparino a imitare la. pazienza el'umiltà di quella santissima Famiglia:ecco il contrapposto alle sconsigliate aspi-razioni, alle mire turbolenti di tanti operaie di tanti poveri indegnamente istigatidai sovvertitori dell'ordine sociale. L'annoche sta per morire incominciò coi paurosinhati rivoluzionarli della Sicilia e dellaLunigiana: ed in quei momenti di trepi-dazione per la p-atria nostra, per felicecoincidenza, la S.. Chiesa celebrava per laprima volta la festa della santa Famigliadi Nazareth. Adesso sul chiudersi di que-st'anno, triste per i delitti anarchici e peri timori che lascia dietro di sé, il pensierodella santa Famiglia torna a rifulgere,come astro in procellosa notte, nel pros-simo Centenario di Loreto.

nostalgia, la , sua irrequietezza, la sua ma-linconia cresceva d'ora in ora, e Luigitemeva per lui la diversità del clima, ela continua agitazione. D' altronde, -sebbenenon se lo dicessero reciprocamente, unalusinga medesima solleticava i due giovani;la lusinga cioè che Cesarina non si fossepoi veramente promessa, e che il matri-monio sospettato non avesse avuto luogoaltrimenti. Roberto poteva benissimo es-sersi ingannato, supponendo fra Cesarinae Renato un'intelligenza che realmentenon esisteva; poteva Alberico essersi reci-samente opposto alla effettuazione deglisponsali : e i se, e i Ma, e l'incertezze, ele probabilità in favore e contro; discussee ridiscusse poi, divenivano oggetto d'in-terminabili conversazioni fra loro, termi-nando sempre con una conclusione favo-revole a Roberto. Del resto egli era cosìrepentinamente - fuggito da Roma, che lesue supposizioni, per quanto chimeriche,potevano ragionevolmente assumere tuttele apparenze della realtà.

Il viaggio fu lieto per non dire allegro,una circostanza avendo contribuito a ren-dere il Marchese di straordinario buonumore. Pochi giorni avanti di partire, nellecolonne di un giornale italiano capitatoglifra mano, egli leggeva a Luigi il resocontodi uno splendido ittnch dato da uno deiprincipi romani in occasione del suo ono-mastico. « Nella riunione aristocratica-mente scelta » cosi correva il foglio « delle

Loreto dunque volgiamo la niente.volgiamo il cuore, volgiamo i passi. Perun anno intiero continueranno le feste edi pellegrinaggi, e cosi sarà dato agio atutti di poter visitare il santuario, com-piervi i propri voti, disfogarvi la propriadivozione ed ammirarvi i grandiosi lavoridi restauro e decorazione ivi eseguiti. In-tanto facciamo noto che per cura di unComitato promotore avrà luogo un grandepellegrinaggio come chiusura delle festecentenarie di Pio IX. Eccone le normecome si leggono in apposito Invito Sacro:

Pio Pellegrinaggio a Senigallia-Loreto -Romanel 10 dicembre 1894 colla riduzione ec-cezionale del 70 pelUn pio pellegrinaggio muoverà nelle"ore

antimeridiane di lmiedí. 10 dicem-bre 189 -4 percorrendo la linea Bo-logna-Ancona, fermandosi prima a Seni-gallia, e proseguendo poi fino a Loreto.Quei Pellegrini che vorrano, potranno ag-giungere al viaggio di Loreto, quello diAssisi-Roma, facendo ritorno per Firenze-Bologna. Speciali funzioni religiose avran-no luogo poi Pellegrini a Senigallia aLoreto ed a Roma. Coloro che andrannosoltanto a Senigallia e Loreto riceverannoun Biglietto della durata di 10 giorni pelpercorso superiore ai 200 Cm. e di 8 giorniper gli altri con fermate facoltative nel ri-torno. Coloro invece che visiteranno ancheRoma avranno un Biglietto della duratadi 40 giorni con fermate facoltative nel ri-torno. Tutti sono liberi di far ritorno

dame e delle fanciulle accorse numeroseal convito, regina della festa, per isplendoredi giovinezza, fascino di beltà, e inconte-stabile primato di distinzione, brillava in-discutibilmente la gentil Cesasina de'baroniEligi. L'urbanità de' suoi modi, e la gaiezzadel suo spirito colto, attiravano a lei d'in-torno eletta schiera di ammiratori. L'ac-compagnava il fratello ecc. ». Un'esclama-zione di gioia sfuggí al malinconico artista.Un lembo di cielo gli si riapriva. DunqueCesarina era ancor fanciulla? Dunque po-teva esservi speranza anche per lui ?E ... e ... se Renato si fosse realmenteritirato di fronte a difficoltà insuperabili?Se il cuore di Cesarina fosse stato soltantomomentaneamente attratto? Se trasportatodalla violenza della passione, egli, Roberto,si fosse lasciato ingannare dall' esaltazionedella sua fantasia? Era lieve; era insigni-ficante l'appiglio ; tuttavia bastò a illu-minare l'orizzonte di Roberto. Chi haesperienza del cuore umano varrà a com-prenderlo. Con la facilità con la quale siabbatte, il cuore si rianima; e se unaparola, uno sguardo, un sorriso valgonotalora a turbarlo, anzi a trafiggerlo; unaparola, un saluto, un sorriso sono pii chesufficienti a ricondurlo di bel nuovo nel-

estaisi.Quel paragrafo fu rinnovellamento di

vita al Marchese; ne rianimò quasi vergamagica la sopita energia, e quel che piú

(Continua).

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quando loro piace, servendosi di qualunquetreno che abbia vetture della classe scelta,salve le eccezioni contenute negli orari.

*I Pellegrini all'atto della iscrizione ri-

ceveranno in dono il programma, la ero-cella da Pellegrini, un Biglietto numeratodella Esposizione di Senigallia, col qualeconcorreranno alla estrazione. di uno deimille premi; e quelli poi che andrannoanche a Roma riceveranno in aggiuntauna pianta della città di Roma e la Pic-cola Guida (finché sarà, esaurito il piccolodeposito) ed un Biglietto per visitare iMusei, Gallerie e Loggie Vaticane. Si ri-corda a tutti che i biglietti ferroviari sonopersonali e chi cedesse il proprio sarà as-soggettato alle pene dei regolamenti fer-roviari.

Norme per far parte del Pellegrinaggioe godere dei ribassi ferroviari.

L. Iscriversi col mezzo del proprio Parroco opresso l'Incaricato Diocesano non più tardi del3 dicembre. — 2.° Indicare la classe scelta, laStazione di partenza e anticipare la tassa d' iscri-zione fissata in lire una per Senigallia e Loreto,e lire tre per coloro che andranno anche a Roma,per sopperire alle spese dell'organizzazione delPellegrinaggio, funzioni, pubblicità, ecc. — 3.'Ritirare la Tessera di riconoscimento, che si spe-disce appena adempiute le prescrizioni degli ar-ticoli antecedenti. — Il treno speciale si fermeràprobabilmente alla Stazione di Bologna. — Tuttii pellegrini che hanno il Biglietto per la via Fi-renze-Faenza dovranno trovarsi alla Stazione diFaenza il giorno 10 dicembre all' ora che verràindicati, per montare nel Treno speciale, in ar-rivo da Bologna. — Urge quindi conoscere pre-sto il numero degli inscrilti. — L' importo delBiglietto si consegna alla Stazione di partenzapresentandolo unito alla Tessera.

IL COMITATO PROMOTORE.Incaricato per la Diocesi di Pisa: Sig. Luigi

P ierucci, Via S. Maria 22.Prezzi — Loreto-Senigallia — da Pisa: 3•a classe

lire 12,90: 2.a classe 25,90, andata e riterno.— - -

Brevi osservazioni critiche all'opuscolo delsignor SERAFINO MARCHETTI, che per titolo

Patria e Natali di Papa Eugenio III.(Continuazione e fine).

TI. E appositamente dissi, che quasi tuttala mole fabbricata dal sig. Marchetti posasull'autorità dello storico Roncioni. Poichéa dimostrar la sua tesi egli produce inveroanche due fatti. Narra qualmente il Bar-barossa concesse dei privilegi ai Paganellisignori del Montemagno lucchese, e se-condo lui l'Imperatore ciò fece in riguardodi Papa Eugenio. Narra ancora, che ilPontefice consacrò la chiesa di S. Lorenzoin Vaccole, perchè essa chiesa era dipatronato dei Paganelli. Ma questi fatticostituiscono delle mere congetture; e nellamateria, di cui trattiamo, ci vogliono dellesolide ragioni, che Hien() atte ad appagareun uomo prudente. Che se ancor io vo-lessi mettere in campo le congetture a favordella causa che difendo, potrei dire, cheil Papa Eugenio III. confermò con Bollaall'Arcivescovo di Pisa tutti i privilegi alui concessi da suoi predecessori. Potreidire ancora, che nel suo breve pontificatoegli creò quattro Cardinali tutti Pisani.Potrei finalmente dire, che la Badia dellaVerruca, distante pochi passi dal Monte-magno pisano, dopo la morte del Papa fudata ai Cisterciensi, al cui ordine il Papaapparteneva. Poste dunque da parte lecongetture del sig. Marchetti, e le mie, chepoco o nulla concludono, restringo le os-servazioni all'autorità del Roncioni,quale egli si appoggia 'con tanta fidanza.

11 Roncioni nelle sue Istorie Pisanepagina 257 del primo volume, ove parladi Eugenio 111. aveva detto, che questoPapa è Pisano, nato nel nostro Monte-magno, non già da famiglia ignobile, madalla faMiglia Paganelli, signora di questocastello. Ora basandosi su questa asser-zione dello storico pisano il sig. Marchetticosi ragiona, come prima di lui avevaragionato anche il Bertini. Il Roncioniasserisce, che il Papa Eugenio nacque nel

Montemagno di Calci dalla famiglia Pa-ganelli signora di questo castello. Ma ilMontemagno di Calci è stato sempre unsemplice villaggio non dominato mai daConti; laddove il Montemagno luccheseera castello dominato dai conti Paganelli.Dunque Eugenio è nato nel Montemagnolucchese dalla famiglia Paganelli, che vidominava. Per vender poi l'autorità delRoncioni come inappuntabile, e come dilunga mano superiore a qualunque altra,anche a quella degli scrittori coevi e quasicoevi, bisognava giuocare d'industria; e ilsig. Marchetti lo ha fatto con molta ac-cortezza tessendo dello storico pisano untal panegirico, da farlo comparire pocomeno di un EvangAista.

Ora a quanto egli dice in commendazionedel Roncioni primieramente rispondo. IlRoncioni, vissuto circa quattro secoli dopoEugenio III asserisce senza provarlo, chequesto papa nacque dai Paganelli si gnoridi Montemagno. Dunque non ha dirittodi esser creduto finché egli o chi ne haassunto la difesa non produce documentfcoevi o quasi coevi, che attestino tal fat-to: cosí reclama la sana critica. A questarisposta un poco secca e alquanto ruvida(benché giusta) ne aggiungo un'altra piddiffusa e piú garbata.

Il Roncioni ha certamente dei pregiil massimo dei quali si è, che con ferreavolontà cercò i documenti spettanti a Pisasua patria, e ne impinguò le Istorie Pisane,usando felicemente nel distenderle il for-bito stile del cinquecento. Ma egli erauomo, e però come tutti gli altri mortaliera soggetto ad errare. A ciò si aggiunga,che a suo tempo l'arte critica, la qualeinsegna a giudicare rettamente dei docu-menti antichi, era tuttora nelr infanzia.Quindi egli è incorso in parecchi errori;ed eccone un saggio, che tutto fa al casonostro. Parlando egli del Papa Eugenione discorre per lo spazio di una paginae poco piú. Ebbene in questo breve trattoegli è caduto in tre errori manifesti. Dice,che il Papa Eugenio prima di farsi monacofu Arciprete della nostra chiesa maggiore,e invece fu Vicedomino; la qual dignitàera affatto diversa da quella di Arciprete.Afferma, ch' Eugenio creò cardinali GuidoMoricotti ed Arrigo Moricotti; e la veritàè, ch'egli creò Cardinale soltanto il se-condo; poiché il primo, cioè Guido avea(rià ottenuto la dignità cardinaliziaInnocenzo II. Il terzo errore, rilevato an-che dal Sig. Marchetti, è che la famigliaPaganelli fosse signora del Montemagnodi Calci, laddove era signora del Monte-magno lucchese. Ora come il Roncionierrò in altri fatti, cosí poté errare benis-simo anche nel credere, ch'Eugenio di-scendesse dalla famiglia Paganelli signoradel Montemagno lucchese. Anzi conside-rando l'insieme della sua narrazione si vedea bastanza chiaro, che il Roncioni erròdicendo, ch' Eugenio discese dalla famigliaPaganelli, e che in questo nuovo errorecadde in conseguenza dell'altro errore, chei Paganelli furono signori del Montemagnodi Calci. Infatti egli è persuaso che il PapaEugenio è pisano ed è nato nel Monterna-gno di Calci. Perchè dunque lo fa discen-dere dalla famiglia Paganelli signora delMontemagno lucchese? Appunto perchèerroneamente crede, che del Montemagnodi Calci avesse il dominio la famiglia Pa-o.anelli. Sicché l'edilizio fabbricato dal si«Marchetti è fondlito sopri un duplice er-rore, in cui è caduto lo storico Roncioni.

E qui prima di terminare voglio tran-quillizzar l'animo del sig. Marchetti. Eglidice, che il Roncioni piú volte promettedi voler documentare la sua Storia, e de-plora, che questo divisamento dello storicopisano non abbia avuto il suo effetto. Masi dia pace; poiché dalla narrazione delRoncioui certamente rileviamo il tenoredei documenti da esso esaminati. Egli asse-risce ch'Eugenio è Pisano, e asserisce ancora(ma per errore) che discese dai Paganelli,signori di Montemagno. Dunque alcunidi questi documenti consultati dal Ron-cioni doveano provare, ch'Eugenio è pi-sano; e con tutta probabilità possiamo

dire, che sono appunto quei documenticoevi e quasi coevi, che noi conosciamo.Altri poi di questi documenti doveanoprovare la nobiltà dei Paganelli, ch'eranosignori del Montemagno lucchese e che,come abbiamo veduto, dal Roncioni perisbaglio furono creduti signori del Mon-temagno pisano. Ebbene questa secondaserie di documenti è nota al sig. Marchetti,poiché assai eruditamente egli ne discorrenella sua dissertazione.

Ed ecco in sostanza a che mai si riducela dissertazione del signor Marchetti. Perprovare la sua tesi, ch' Eugenio III. ènato nel Montemagno lucchese dalla fa-miglia Paganelli, che vi dominava, ha do-vuto, contro i dettami di una sana critica,negar fede a tutti i documenti coevi equasi coevi, che dicono Eugenio Pisano,Pisano di nazione, di famiglia Pisano. Enegata fede a questi documenti, ha dovutoinvece prestar fede illimitata ad uno sto-rico, vissuto circa quattro secoli dopo diEugenio; ad uno storico, che asseriscesenza provare;..ad uno storico, che riguardoad Eugenio è caduto anche in altri errorimanifesti.

Per conclusione delle mie osservazioniinvito il signor Marchetti a considerare unfatto gravissimo, che sta tutto contro dilui. Ognun sa con quanta cautela procedela Sacra Congregazione dei Riti nell'ap-provare le lezioni storiche, che debbonoessere recitate nell'Uffizio Divino. Ora pri-ma di approvare le Lezioni Storiche perl'Uffizio del B. 'Eugenio III. essa Congre-gazione esaminò accuratamente gli antichiscrittori, che parlano della patria di que-sto Papa, non che lo storico Roncioni; edopo un diligente esame asserí, che Eu-genio è di Patria pisano, non affer-mando per niente, che fu della famiglia.Paganelli. « Eugenius, hajus nominis ter-tius, Bernarus antea dictus, patria Pisanusfulit ». c. G. s.

Vangelo sec. S. Matteo cap. 11.Domenica seconda dell'Avvento.

ANN. Ha detto questa mattina al vangelo cheGiovanni era in carcere, o perché ce lo misero incarcere'?

-CUR. Perché ce lo misero..!? Perché aveva dettola verità. Perché aveva difeso i diritti di Dio, idiritti dell'umanità.. Aveva rimproverato ad Erodeil suo adulterio...

ANN. Che cosa!?CUR. Il suo adulterio; ché è un pecCataccio di

quelli brutti. Ma ora non m' interrompere. — . A-veva rimproverato ad Erode il suo adulterio. MaErode che era re, capisci che era re!! non si cre-deva sottoposto al giudizio di quest' Angelo di Dio,che a nome suo e dell'oltraggiata umanità rim-proverava a lui lo scandalo che pubblicamentedava alla gente per ritener che faceva come suala moglie di suo fratello. Questa cosa bastò, per-ché Erode lo facesse prendere e mettere in carcere.

ANN. Povero Giovanni!CUR. Poveri noi! che Lui finalmente è un santo,

anzi martire della verità: e ora è in cielo a go-dere Dio. È un fatto però che le persone alto lo-cate, generalmente parlando, poco o niente gustanosentirsi dire la verità, ma questa l'attutiscono perla forza che hanno in mano; e se ne prevalgonocontro l'innocenza e la virtù. E non credere chequesta sia stata cosa solo dei tempi di Erode, madi tutti i tempi. E sempre abbiamo veduto e ve-diamo dappertutto trionfare il vizio, e la virtd lavediamo avvilita, conculeata, vilipesa. Erode ini-quo e scellerato trionfa e gavazza nella sua reggia,in mezzo alle sue drude, fra gli applausi di empi.

ministri, complici dei suoi delitti, i quali vigliaé-camicia° lo appoggiano e sostengono in tutte lesuo iniquità. Mentre il povero Giovanni, virtuoso,innocente, anzi santo, è messo in carcere, è messoin catene ed è divenuto oggetto di scherno, e diobbrobrio allo scellerato re, ed alla sua sfacciatae impudica druda.

ALI'. Che è druda. sig. Curato?CUR. Donnaccia... Quando parlo non m', inter-

rompete v' ho detto. — Dunque come dicevo : ad-divenuto lo scherno e l' obbrobrio perfino alla suasfacciata druda, la quale giunse fino a volernespiccata dal busto la testa ; e tutta grondante san-gue, aversela alla mensa, fra le vivande, fra i con-vitati per pascere i suoi sguardi in quel gelatoteschio, il quale tutto che muto e privo di vita,rinfacciava a loro il loro infame adulterio.

ANN. Mi fa rabbrividire cotesto racconto!

CUR. Ma non fece mica rabbrividire re Erede,_ né i suoi amati ministri, né quella donnaccia!

ART. Sig. curato, ma come Dio poté permetterquesto'?

CUB. Arturo mio, credi tu che la giustizia di Diosia ristretta al tempo? Eh! si starebbe ben fre-schi, allora! Pare a te che il vizio debba sempretrionfare, e la virtù debba sempre rimanere op-pressa, avvilita sotto il ferro dei deposti o dei ti-ranni? Ali ! no, caro Arturo: lascia pure che ilvizio trionfi, che le spade si tingano di sangueinnocente; ma credi a me che verrà tempo chela giustizia di Dio saprà fare le parti sue. Questagiustizia, come ti ho detto, non ha per confine laterra, ma si spinge nell'eternità della vita; e chiI' usa è tale che non muore mai; ma vive unavita interminabile, una vita eterna che raggiungeed arriva l'empio e quando vuole, e come vuole;per fargli scontare le prepotenze, le tirannie, leingiustizie, l'empietà usate a danno dei suoi con-fratelli. E le spade e la forza brutale che furonosempre l' ultima ragione dei despoti e delle belve,non giungono al trono di Dio se non per provo-carne l'ira e lo sdegno che tremendo e paurosopiomberà un giorno sul capo degli iniqui e scel-lerati, i quali abusando della forza oppressero l' in-nocente, e ne calpestarono e vilipesero la virtù.L' empio non rida, né porti in trionfo le sue ini-quità: perché oltre il tempo vi è l'eternità cona lato la giustizia di Dio.

ANN. IO li brucerei tutti questi prepotenti!Oca. Quanto faresti tu! E io lascerei fare tutto

a Dio che sa fare meglio di te.ART. Sig. Curato, tua come 4 che quando Gio-

vanni, sentite in carcere le maravìglie di Cristo,mandò i suoi discepoli per sapere se veramenteEgli era il Messia; e Lui gli mandò dicendo:dite a Giovanni questo : — che i ciechi vedono;che i sordi ascoltano; che gli_ zoppi camminano;che i lebbrosi sono inondati; che i morti risorgono;e i poveri sono evangelizzati?

Cua. Perché Gesù ben sapeva che i discepolidi Giovanni se contato avessero a lui tutte questebelle meraviglie Egli avrebbe dimostrato loro, cheGesù era dunque il vero Messia. Conciossiaché tuttequeste opere veramente stupende non possono venirche da Dio. Quello però che voglio che tu noti,si è: che Gesti non volle lasciare morire il poveroGiovanni nell'avvilimento. come so fosse un veroreo: ma Egli stesso ne volle predicare al popolola santità, e cosi manifestante l'innocenza, e ri-stabilirlo _nella buona opinione del popolo che lofaceva reo. Giovanni mori; ma mori puro ed in-temérato agli occhi di Dio e del mondo; e l'in-fame sentenza che doveva cuoprire d' infamia edi obbrobrio la tomba del giusto, ne suggellòla vita con l'aureola dei martiri di Dio. Dio nonabbandona* mai chi l' ama'• Sac. A. Ira:gocci.

GLI ANTICHI VESCOVI DI PISAVH.

Reghinardo, Platone I e Giovanni III.

Il chiarissimo Valsecchi per il primoscuopri questo Reghinardo o Rachinardo,che governava la Chiesa Pisana nell'anno796. Questo medesimo nostro vescovo èpure ricordato col nome di Rettuandoin un monumento spettante ali' anno 800,prodotto dalr erudito Gradonigo nella suaBrescia Sacra ; ma il nostro Mattei credeche questo nome sia stato corrotto daqualche copista. Tre .anni dopo, nel mesedi luglio, questo vescovo proferí sentenzacontro un prete lucchese chiamato Apulo,accusato di rea azione da Bruno avvocatodel monastero di S. Pietro di Lucca. Eniente altro si - sa circa questo nostro Ra-chinardo o Reghinardo.

secolo nono, per natura sua si oscuro,non ci offre una serie ordinata e certadi vescovi pisani- Quindi non poca è laconfusione che intorno ad essi si osservanelle asserzioni degli scrittori che ne hannotrattato. Noi ci atterremo, come abbiamofatto fino ad ora, 'alla Storia della ChiesaPisana del Mattei, il quale - con erudizionepari a retto criterio storico ha stabilitola successione di quei vescovi antichi dìPisa. Egli pertanto, andando d'accordocol Muratori, inette per immediato suc-cessore di Reghinardo il vescovo Platone,come gli par di poter dedurre dallo stu-dio accurato di alcuni documenti. Anchedi questo Platone appena conosciamo laesistenza, e non sono mancati .scrittori

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Terminata la funzione allo 18 circa, il cardinaleconfessò una cinquantina di persone.

Indi allo 20, usci accompagnato da sacerdoti oseguito dalla folla o fece ritorno in Villa.

La sera tutto il paese era fantasticamente il-luminato: dalle finestre pendevano numerosi lam-pioncini alla veneziana o s'accendevano fuochidi bengala.

Una lettera del gen. Corsi a Mons. De Luce.Il generale Corsi, comandante il X corpo d' ar-

mata a Napoli, ha scritto a Monsignor De Lucela lettera seguente:

Monsignore,La coscienza di un santo dovere compiuto è la

piú bella soddisfazione por un animo nobile; ciònon di meno io mi permetto, Monsignore, di espri-merlo la mia riconoscenza per l'atto spontaneo divera carità cristiana da Lei compiuto nel soccor-rere o confortare negli ultimi momenti lo sciagu-rato soldato Radice Pietro, del 23 reggimentofanteria.

2 questa la terza volta ch' Ella, ispirato al su-blime concetto della carità, compie atti cosi gene-rosi; e noi, tutti, ne siamo vivamente commossied ammirati.

Se il Radice, dapprima cinico, indifferente, sprez-zante d'ogni sentimento del bene, conobbe in se-guito l'enormità del suo delitto, ne senti penti-mento al punto da chiedere innanzi alle truppee negli estremi momenti, perdonò al suo colon-nello, al suo capitano; se rassegnato o tranquillosubí la pena che la giustizia umana gli avevainflitta, dando cosi un salutare esempio a tuttiquelli che assistevano alla fatale funzione, è do-vuto alla di Lei opera di carità, allo avere Ellasaputo penetrare nell'animo dello sciagurato orisuscitargli nel cuore quei sentimenti che sem-bravano spenti per sempre.

Fu una terza vera e santa vittoria da Lei ri-portata, od io, come cattolico, come nonno o comecomandante di questo truppe, Le ne rendo infi-nite grazio.

Il tenente gen. comand. del Corpo d'Armata,a corsi.

Il Nevrol evita le veglie penose.

COSK LOCALIRicorso respinto del Consi-

glio comunale. — Si dà per certo cheil Consiglio di Stato ha respinto il ricorsodel nostro Consiglio comunale, contro ilcomm. Arata che non approvò la delibe-razione colla quale veniva punito l'impie-gato comunale Peruzzi, per avere agevo-lato l'autorità di P. S. nell'arresto delloanarchico Tranini.

Si prevede perciò che il consiglio si di-metterà per non aspettare di essere sciolto.

La Gastralgia. — Tra le piccolemiserie della vita va registrata anche que-sta penosa ed incomodissima infermità. Operiodicamente o no, sia lo stomaco pieno,sia vuoto, nella regione gastrica. si inco-mincia a percepire un fastidio, un non soche di tormentoso che poi si cambia indolore; scemano le forze, e quindi si hannotravagli e talvolta abbondanti secrezionidi saliva, vomiturazioni e vomiti di bileeruginosa, con senso atroce di stringimentoe di calore allo stomaco (da qui il nomedi Pirosi), riflessi nervosi alla testa ches' inietta e perfrigerazioni all'estremità; edopo una o piú ore in cui tali sintomi sva-niscono si resta abbattuti, scoraggiti e senzaappetito. Questa forma che può variare inmille modi e per guarire la quale i Medicisi disperano specialmente se muove da causamorale, questa forma morbosa è vinta dal-l'uso dell'Acqua ferruginosa ricostituentea base di fosfato solubile di ferro e calce.E cosa veramente sorprendente i beneficieffetti che questa specialità apporta a talemalore : Costa L. 1,50 la bottiglia. Questebottiglie sono avvolte dall'opuscolo, me-todo d' uso, firmato ed incartate in cartagialla filigrana portante la marca, di fab-brica depositata.

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NOTIZIE DEL VATICANOLe Suore Domenicane di S. Caterina da Siena

della casa-madre di Etrépagny in Francia da pa-recchi anni servono con ammirabile devozione gl' in-fermi lebbrosi nell' ospedale di Cocorita presso Porto

patria nostra gode il primato sopra tuttele altre nazioni.

I preti italiani sono vaticanisti, perché,amanti del vero bene d'Italia, vorrebberol'unione delle Autorità costituite col ponti-ficato romano, unione che potrà effettuarsisoltanto quando i nostri Governanti nondaranno piú ascolto alla voce infernaledella Massoneria, ma alla voce paterna edamorosissima del Vicario di Gesti Cristo.

Se poi per vaticanisti intendete i nemicidella vostra cricca giudaico-massonica al-lora dite il vero perché il clero e tutti ibuoni cristiani non possono fare a menodi riprovare l'iniqua setta, la quale colsuo panteismo e materialismo essendo ilfocolare dell' empietà si adopra continua-mente a distruggere i cardini morali dellafamiglia con tanto amore innalzati e difesidai Ministri del Dio vero.

Ma, insistono i laicizzatori: tra noi . iCappellani militari sarebbero in tempo diguerra un pericolo per l'Esercito, perchéaiuterebbero lo straniero.

Bravi!!! e non ricordate voi da chi fu-rono confortati e benedetti i figli d'Italiaquando nelle pianure lombarde combat-tevano eroicamente non per soggiogarela patria alla Massoneria sibbene per cac-ciarne lo straniero?! •

Inoltre voi ben sapete che i Chierici aviva forza strappati alle scuole Teologichee al Santuario per far loro esercitare ilmestiere delle armi si mantengono obbe-dienti e sottomessi ai loro nemici comelo erano ai loro superiori Ecclesiastici eciò ancorché si conservino fedeli alla lorovocaiione religiosa, tra gli scherni e lepersecuzioni cui son costretti a sottostarenell'ambiente viziato di certe Caserme.

Vi dovreste ancora ricordare degli ul-timi moti rivoluzionari della Sicilia e dellaLunigiana. Ebbene i vostri giornali settariavevano quasi demolito in quei popoli latradizionale venerazione verso il sacerdoziocattolico; cosicché i nostri preti non po-terono prevenire i disordini e dovetterocontentarsi di piangere e pregare tra ilvestibolo e l'altare; ma quando le autoritàmilitari credettero necessario di rivolgersial clero esso le aiutò con grande slanciodi carità cittadina a ritornare la calmadove i nemici di Dio e della Chiesa ave-vano continuamente predicato la ribellionee la guerra civile.

Concludiamo. — I nostri preti non sonotraditori, come li credete voi, O ciarlatanidel patriottismo, e l'Esercito italiano sa-rebbe in buone mani se gli si restituisseroi Cappellani militari pei soldati cattolici,che ne formano la grande maggioranza.

Voi insinuate velenosamente che il Cleroitaliano prega continuamente per l' inter-vento straniero. -Non è vero, i preti tuttii buani cristiani pregano continuamentee instantemente per la conversione dei ne-mici di Santa Madre Chiesa, affinché sullebasi inconcusse della verità e della giustiziasi possa ottenere senza destare le armi lapacificazione religiosa dell'Italia e del mon-do; né cesseranno mai di ripetere a tutti,anche ai 'soldati, l'insegnamento dell'Apo-stolo delle genti: Ogni potestà viene daDio e chi resiste alla potestà resiste allaordinazione di Dio e si guadagna la dan-nazione. Obbedite ai vostri superiori ancorchésiano cattivi.

E voi, o laicizzatori, buttate giú la ma-schera e diteci francamente che voletetogliere la religione di Gesù Cristo dallescuole, dai tribunali, dai parlamenti e dal-l'esercito, perché siete figli di Satana. Cosícesserete d'illudere i troppo buoni con levostre scuse magre e l'Italia si avvedràche le vostre laicizzazioni sono le armi conle quali la città di Satana vorrebbe pre-valere contro la città di Dio. Allora sisaprà da tutti quali siano i veri nemicidella patria. S. G. R.

« Domenica 11 corrente mi sono incontrato colchiarissimo signor segretario generale, il quale, anome dell' Associazione Nazionale, mi ha rimessolire quattromila o insieme mi ha fatto cenno diciò che sotto la savia direzione di Vostra SignoriaIllana stassi per intraprendere.

« Onorevole signore, vorrei nella commozionedell'animo in cui mi trovo al veder tanta reli-giosa sollecitudine esprimerlo i sensi di gratitu-dine dell' animo mio. e dei miei compagni, ma cre-derei di impicciolire 1' azioue veramente italiana everamente cattolica a cui Lei sì ò sobbarcato.Iddio darà il contraccambio, e lo sappia Lei, losappiano quanti *rispondono all appello che Leìloro rivolge, che noi leggiti ogni giorno preghe-remo Iddio che tutti li benedica; pregheremo noied a noi si uniranno quante là sono anime buone.

« Oh! qual grande consolazione in quel di che,tolta dall' errore un' anima, ci sarà dato presentarlaa Gesti Redentore e dirgli : Tu hai versato il Tuosangue e noi l'abbiamo rivolto alla saluto di que-st'anima, e ciò per gli aiuti che ci vengono dainostri fratelli italiani! Il pensiero che Lei e tantidell' Associazione qui stanno lavorando per noi,ci sarà 'di continuo stimolo a corrispondere allaloro aspettazione. Iddio ci aiuti e noi faremo: eil merito di chi se non di coloro che ci hannodati i mezzi a fare ?

« Onorevole signore, gradisca gli atti del miopii sincero ossequio e mi creda con tuttt stima

Suo Dev. Obb. ServoFr. Michele da Carbonara».

L' ingresso del Cardinale Sarto a Venezia.Solennissimo è stato l'ingresso dell' Eano Car-

dini Sarto la cui venuta era nei voti ardentis•situi di tutti.

Quando il Cardinale ha messo piedi a terra èstato un urrah di clamorosa ovazione; freneticiapplausi e grido di gioia, vera, sentita, sono scop-piati da quell'onda fremente di entusiasmo.

Nella sala della staziono l'E.mo Patriarca ri-cevette commosso l' omaggio delle varie rappre-sentanze che reverenti gli baciavano il sacro anello.

Indi sali su d' una lancia del R. Arsenale men-tre le bando suonavano l'inno reale. E qui piúforti si fecero le acclamazioni, pi(i vivo l'entu-siasmo.

Il Cardinale Patriarca sorridendo benedicevaquell'onda immensa di popolo che s'accalcava sulponte, assiepava le rive, gremiva i balconi.

Tutti i balconi, tranne quelli dei palazzi pub-blici, erano pavesati di ricchi arazzi. Da millegondole sventolavano le bandiere. Era uno spet-tacolo sublinie,na festa di luce e di colori.

Innanzi al palazzo Municipale il popolo feceuna «clamorosa ovazione quasi per disapprovareil contegno dell' autorità comunale.

Il Cardinale smontò dalla lancia dinanzi alcaffè della Borsa, attraversò la vasta piazza SanMarco, letteralmente gremita.

Dai balconi del palazzo patriarcale due voltebenedisse il popolo esultante.

Nella sala rossa ricevette le presentazioni delprefetto, dell'ammiraglio Canevaro, del generalecomandante la piazza, del sindaco, del presidentedella Corte d' appello, del colonello dei carabinieri,del clero e delle associazioni cattoliche.

Si contarono piii di 20 mila forestieri, venutia Venezia per questa occasione.

L' arcivescovo di Milano alla tomba delsuo predecessore.

Il giorno 22 Novembre l'arcivescovo di Milanosi recò a Groppello dove sta la tomba di Mon-signor Cala b i an a.

La città era tutta imbandierata e messa a festa.Le vie erano gremite. All'ingresso del paese erastato inalzato un arco trionfale, circondato di frondedi mirto e cosparso di fiori. In mezzo all' arco v' erala seguente epigrafe: Possa affetto devoto —

di questi ultimi fra i tuoi figli — renderti sem-pre caro — il soggiorno in questi luoghi.

Sua Eminenza giunse alle oro 17: appena scesodalla carrozza gli si avvicinò una fanciulla chedeclamò con molta grazia una poesia in omaggiodell'arcivescovo, il quale ringraziando con ineffa-bile sorriso la benedisse.

Nella Cappella della villa degli arcivescovi diMilano indossò i paramenti pontiticali, indi si recòin chiesa, dove pronunciò un affettuoso discorsodi ringraziamento per l' accoglienza fattagli, av-vertendo che questa sua visita ha lo scopo pre-cipuo di commemorare anniversario della mortedel suo predecessore arcivescovo Calabiana. Sog-giunse poi che farà ulteriormente a Gropello lasua visita pastorale. Fini sollecitando caldamentetutti i presenti — la chiesa 15 stipata — a pre-pararsi per 1' indomani alla comunione, ed offresé stesso quale confessore.

Dopo il discorso, al suono dell' organo e al canto- di un coro, il cardinale impartisce la benedizione.

che lo abbiano confuso con altro vescovopisano dello stesso nome.

A Platone successe Giovanni, terzo diquesto nome nella serie dei vescovi diPisa. Si trova menzionato negli atti delconcilio tenuto in Roma da papa EugenioII l' anno 826. Le cose d' allora eranodifficili e triste. A Costantinopoli gl' Ico-noclasti bruciavano i libri che non eranoloro favorevoli e falsificavano gli altri.In Occidente serpeggiavano pure gli er-rori. I vescovi francesi erano dominatida pregiudizi. L' ignoranza era il più granmale di quell' epoca. Il Concilio dové oc-cuparsi di questo infelice stato di cose,ed in modo speciale dell' ignoranza; ilperché vennero stabiliti canoni per il ri-stabilimento degli studii.'

Eugenio mori nell' agosto dell' 827 ecredesi che l'anno dopo lo seguisse nel-l'eternità il nostro vescovo Giovanni III.Alcuni scrittori confondendo, al solito, itempi, danno per successore ad esso unZenobio che visse cento anni dopo. Eglinopresero abbaglio da una carta che ricordail tempo di Lotario re figlio di Ugone,attribuendola al tempo di Lotario impe-ratore. Ma di ciò è da vedersi l'operacitata del nostro P. Mattei al tomo primopag. 137. D. S.

i Darras Storia generale della Chiesa.

Il campanello nell' accompagnamento delSantissimo Viatico.

Nella seduta del Consiglio Comunale di Torino,tenutasi il 14 del corrente mese, l' assessore Rabbipropose la soppressione del Campanello nell' accom-pagnamento del SS. Viatico; e ciò, diceva egli, persentimento di umanità, stante l' impressione chepuò fare sull' ammalato.

Gli rispose per le rime, tra gli altri, il consi-gliere Balbo, dicendo che ben altri rumori fannoimpressione sugli ammalati, e sfidando quelli diparere contrario, a citare un caso solo, in cui ilsuono di un campanello abbia aggravata la con-dizione di un ammalato.

La proposta fu respinta con 47 voti sopra 61.Come si vede, anche il suono del campanello del

SS. Viatico fa male ai nostri grandi uomini. Sigridino nelle vie tutte le bestemmie e tutte leoscenità, si lasci urlare agli ubbriaconi ed erut-tare schifezze a creature ignobilissime, vadano evengano per le contrade e per le piazze i dema-goghi, inneggianti fors' anche a Satana e inalbe-ranti la sua bandiera. Ma si sopprimano i cam-panelli che annunciano il passaggio del nostroDio, del Dio d' amore e di misericordia, il qualeva a consolare e fortificare e salvare i nostri fra-telli lottanti colla morte!

SCUSE MAGRE.Una coda all' articolo — Il Soldato e il Prete.

(V. num. 40 del nostro periodico).

La ragione che dovrebbero addurre iliberalissimi italiani per ispiegare la man-canza dei Cappellani militari pei soldaticattolici è l'odio verso la nostra Santissimareligione, odio che trova riscontro nellapolitica infernale degli imperatori idolatriverso i soldati cristiani. Ora non mancaaltro che sostituire alla Croce nei militarivessilli la lurida effigie di Satana e co-stringere poi i soldati a bruciare il gra-nello d'incenso al nemico dell'umanità ela Massoneria avrebbe completo trionfo;quandoché i nostri soldati non imitasserol' eroismo di S. Maurizio e della sua invittaLegione.

Però i fautori della laicizzazione del-l'Esercito adducono dei pretesti che agliincanti sembrano buone ragioni, e invece,per dirlo toscanamente sono scuse magreperché si appoggiano ad argomenti di niunvalore.

Prima di tutto i Maestri di patriottismoa buon mercato dicono che l'Esercito nonpuò fidarsi dei nostri Preti perché sonovaticanisti, cioè nemici della patria.

Ma se vaticanista volesse dire nemicodella patria allora il primo nemico d'Italiasarebbe stato il vostro Gioberti, il qualenon si peritava di scrivere appositamenteun libro per dimostrarvi che il Papato,cioè quel che voi chiamate Vaticano, è lavera gloria d' Italia, perché per esso la

Per la prefettura apostolica nell' Eritrea.Il P. Michele da Carbonara, prefetto apostolico

nell' Eritrea, prima di partire per l' Africa ha di-retto la seguente lettera all'on. senatore Lamper-tico presidente dell'Associazione Nazionale di soc-corso ai missionari.

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Pisa, Tipografia del Cav. F. Mariotti.

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di Spagna. L'arcivescovo di quest' ultima città haricevuto recentemente da Monsignor Ciasca, Se-gretario della Congregazione di propaganda, unalettera in cui dico: il Santo Padre si è degnatodi fare lungamente l'elogio della carità di quellepie figlie di Sin Dettitene. Egli manda loro eda tutti i cattolici che vivono in mezzo ai lebbrosila sua benedizione apostolica ed offre in dono allaloro comunità una tavola in mosaico rappresen-tante la dolcissima Madre di Dio ».

Mons. Segretario della propaganda aggiunse disuo un crocifisso benedetto dal Papa, destinatoai lebbrosi.

*Leone XIII ha scritto una bellissima lettera a

mons. Domenico Jacobini, Nunzio a Lisbona, ral-legrandosi con i promotori delle feste centenariedi S. Antonio di Padova, che andranno a celebrarsinella capitale del Portogallo.

*Per breve di S. Santità sono state fatto le se-

guenti nomino : Arcivescovo di Catania, Mons.Germardi attuai vescovo di Arcireale; Vescovo diAugsburgo il P. Pietro Holze provinciale deiFrancescani di Baviera, e Vescovo di Rieti il Rev.Canonico Quintarelli di Bagnorea.

DA MALA VENTRE.27 Novembre.

Non senza consolanti resultati sono riuscite leMissioni che due Padri della Passione hanno datoin questa nostra chiesa di Malaventre.

Fino dalla prima sera, che fu quella del 15 delcorrente mese, accorsero in buon numero i popo-lani ad ascoltare la divina parola, e con un con-tegno veramente esemplare; tal numero poi andòprogredendo in modo, che, giunti alle ultime seredella missione, rese la chiesa incapace di conte-nerlo tutto.

Consolantissima fu la comunione generale te-nutasi la mattina del 25, sia per il numero dellepersone che vi parteciparono, sia piií particolar-mente per la presenza di certi i cui cuori nonpalpitavano ornai più da moltissimi anni dell'a-more a Gesú in Sacramento. In cotal giorno, ul-timo della Missione, si volle piantare una crocein un punto del paese, in distanza circa un migliodalla chiesa, come a perenne memoria del fatto eciò fu eseguito col mezzo di una processione cheriuscí commovente oltre ogni credere. Un' immen-sità di popolo, accorso anche dai paesi limitrofi,prese parto a tal processione.

Erano le ventiquattro circa, quando mosse dallachiesa tutta quella folla per recarsi al luogo de-stinato al regno angusto di' nostra Redenzione.Quivi giunti, da uno dei Padri benemeriti fu re-citato analogo discorso che commosse fino alle

lacrime molti degli astanti e in tutti instillandosentimenti più alti di venerazione e rispetto aquella croce medesima. E cosi in mezzo all' oscu-rità della ornai notte inoltrata, ma quivi rischia-rata abbastanza da innumeravoli fiaccole, in mezzoal suo cupo silenzio, ma quivi bellamente inter-rotto da mille e mille voci che cantavano inni dilode al Signore e alla sua Madre Santissima, conammirabile ordine si fece ritorno alla chiesa, ovecolla benedizione del Sacraineino fu data la chiusaalla solenne cerimonia, coronamento il più belloche indovinar si potesse per la S. Missione.

Di tutto ciò siano lode al Signore il qualecon tanta larghezza si è degnate benedire le fa-tiche di due suoi novelli apostoli; grazie ad essiche con impareggiabile zelo hanno accudito alproprio compito e grazie a quelle buone personeche tanto generosamente hanno coadiuvato 1' E -

conomo Spirituale di detta chiesa nella Santaopera da lui medesimo promossa. P.

Il Vescovo di Pavia.Auspice l' esimia signora Cammilla Dello, le si-

gnore pavesi hanno avuto il cortese pensiero ditar dono a Mons. Riboldi di una pariglia di duebellissimi cavalli morelli, in sostituzione di quellidi cui egli, con rara generosità, si privò a bene-tizio della lotteria per la facciata del Duomo.

Ci congratuliamo colle Signore di Pavia, e conMons. di questa testimonianza di venerazione.

NOTIZIE ITALIANEPubblica istruzione. — Una circolare del

Ministro della Pubblica Istruzione estende la Ses-sione straordinaria di esami in decembre ancheagli Istituti tecnici e alle Scuole tecniche.

Roma. -- All' Albergo Roma fu commessonella notte del 29 un furto di circa sette milalire, in danno di ferestieri, fra i quali al marcheseRidolfi per lire 3450.

Giudizio di Zola sull'Italia. — EmilioZola parlando con dei personaggi, ha magnificatoRoma e l'Italia.

E rimasto però scandalizzato della ignoranzanon solo del popolino ma anche delle classi chepassano per istruite. Ciò che Lola soprattutto noncapisce è l' anticlericalismo in Italia che dice es-sere un vero anacronismo.

Marinaio omicida arrestato dopo 5anni in Francia. — Alle autorità locali diSpezia giunta la notizia Che il marinaio OrsiniAlfredo di Livorno, che la sera del 8 dicembre1888 nel cantiere di S. Bartolommeo uccideva tresottufficiali, ferendone altri, è stato arrestato inFrancie dove erasì rifugiato dopo il delitto.

Per quante indagini venissero fatte in quel-

l' epoca per arrestare l'assassino, non fu possibileri n tracciarlo.

Pochi giorni dopo la di lui scomparsa, fu daltribunale di guerra e marina di Spezia condan-nato alla fucilazione nella schiena.

Appena compiute le formalità dell' estradizione,il marinaio Orsini Alfredo subirà un nuovo pro-cesso, che molto probabilmente, confermerà laprima sentenza.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI.

Onorata Grossi -Mercanti. — Come s' im-para a comporre: Lettere, racconti, descrizionie dialoghi, per le scuole e le famiglie. — Fi-renze, R. Bemporad, e F. (L. 1,75).Ci è accaduto assai di rado di leggere un libro

che riveli una cosí sicura e felice intuizione del-l'animo dei lanciulli,..come questo della egregiasignora Grossi. Essa ci pare maestra nelf artegentile di adescare l'attenzione dei piccoli lettori,di scoprirne le debolezze, i difetti, le tendenze, idesideri; di dominarne dolcemente l' animo e unpo' per volta innamorarli dello studio e del bene.Tutto ciò a proposito d' un libro che mira a in -

segnar loro come si deve scrivere. Per iscriverebene occorre prima pensar bene, non solo nel sensoletterario, ma anche morale; ecco perché l'autriceha curato sopratutto l'intento educativo del libro,ed è riuscita a presentare un' opera lodevole sottoogni rapporto.

I temi che essa propone per lettere, racconti,descrizioni e dialoghi, sono svolti con molta sem-plicità o chiarezza. Per ciascuno di essi porge unmodello, che illustra con osservazioni e noto. Leosservazioni formano, a nostro avviso, la parte piúpreziosa del libro, perché rappresentano il pensieroamoroso dell' educatore, del!' insegnante é dei ge-nitori che invigilano allo sviluppo armonico dellefacoltà intellettuali e morali dei loro figliuoli. Se-guendo eccellénte metodo dell'autrice, che induceil fanciullo a ragionare e ad osservare, lo scriverebreve e facile è un problema risolto. La fortunanon può mancare a questo nuovo libretto di unautilità pratica evidentissima.

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Dicembre.2 Dom. I dell' Avvento. Traslazione dei Ss. Gamaliele,

Nicodemo ed Abibone Martiri, i corpi dei quali riposanonel!a Primaziale, ivi trasferiti da Gerusalemme nel 1100. InS. Andrea Tritino di S. Niccolò. AI Duomo predica a ore I 1.In S. Matteo festa di s-uffragio poi defunti.

3 Lun. San Francesco Saverio C. Ap. delle Indie Orien-tali e Patrono della Pia Opera della Propagazione della FedeFesta in S. Eufrasia.

4 Mart. S. Pier Grisologo V e D. In S. A ppollonia Triduodell'Immacolata Concezione.

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Merc. S. Bibbiana V. e M. e S. Sabba6 Giov. S. Niccolò di Bari V. Taumaturgo. Festa titolare

in San Niccola. Festa al Duomo per cura dei Cherici, e in S.Andrea.

7 Veli. digiuno. S. Ambrogio V. e D. In S. Appolloniaore 24 Uffizio della Madonna.

f14 5 Sab. digiuno. Immacolata Concezione della VergineMaria. Al Duomo messa con assiÚenza pontificale di Mons.Arcivescovo; indi predica. Festa titolare alla parrocchia dellaMadonna dell Acqua. Festa in Santa Croce, in S. Chiara conmessa cantata a ore 8 e mezzo, nell'Oratorio delle Cappuccino,in S. Anna, in S. Appollonia, in S. Donnine dei cappuccini,in S. Enfrasia, con assoluzione ai Terziari, in Santo Stefanoextra-moenia e in S. Bernardino al Portone. In S. Fredianofesta di Nostra Signora di Lourdes.

In S. A ppollonia ricorrendo quest'anno il XXV dellacanonica istituzione della pia Unione dell' Imm. Concezioneper cura di questa vi si celebra con maggior solennitàdel consueto, e per due giorni, la festa di Maria SS.ina.La mattina dell'otto a ore 7 interviene Sua Ecc. Rev. .Mous. Arcivescovo a celebrarvi la santa Mossa. A ore ilv' è messa solenne in musica e la sera pan.girico, fun-zihrte, benedizione e cauto di una lande.

La domenica successiva a ore I I offerta delle candelefatta dai bambini e bambine, discorso del Rev. Priore emessa. La sera funzione come nel giorno precedente; edopo lo 24 infizio solenne di requie»: in suffragio degliAscritti defunti.

T. Buoni Gerente responsabile gratuito.

Sigg. DE MICHELE e WASSMUTII Agenti Princi-pali delle « Assicurazioni Generali Venezia»

in LIVORNOCompio il grato dovere di porgere loro un rin-

graziamento per la sollecitudine con la quale hannoliquidato il danno che avevo risentito per una di-sgrazia accidentale alla mano destra, in seguitoad una operazione chirurgica da me eseguita nelnostro Ospedale civile.

Mi è grato rendere pubblicamente noto tal fatto,per dimostrare i benefici effetti di tale ramo di as-sicurazione, e la correntezza della Compagnia daLoro Sigg. lodevolmente rappresentata.

Con distinta stimaLivorno, Ottobre 1894.

Dott. ETTORE BRACCIIINIDirettore dell' Ospedale civile.

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