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  • I detectives dellarcheologia

    di C. W. Ceram

    Storia dellarte Einaudi 1

  • Edizione di riferimento:C. W. Ceram, I detectives dellarcheologia. Le grandiscoperte archeologiche nel racconto dei protagonisti,trad. it. di Luciana Bonaca Boccaccio, Einaudi, To-rino 1968Titolo originale:The World of Archaeology 1965 Rowohlt Verlag, Reinbek bei Hamburg

    Storia dellarte Einaudi 2

  • Indice

    Storia dellarte Einaudi 3

    Prefazione

    I. In luogo di unintroduzione 12

    charles leonard woolleyLarcheologo ideale 12charles leonard woolleyCome comperare antichit 14carlo maurilio lerici Una difesa dei tombaroli 19charles leonard woolley Uno strano affare 30Furti darte legalizzati 34charles leonard woolley Il perfetto falsario 35La convenzione di Olimpia 38

    II. Il libro delle statue 43

    La fondazione del Museo Britannico 43horace walpole a Horace Mann Un noioso legato 49Il discusso lascito di Lord Elgin 51heinrich schliemann Il tesoro di Priamo 56heinrich schliemann Un tesoro rubato 64heinrich schliemann Un capo miceneo 66

  • Indice

    Storia dellarte Einaudi 4

    johann joachim winckelmann Winckelmann ad Ercolano 70I calchi in gesso dei cadaveri di Pompei 76claude tarral La scoperta della Venere di Milo 80Lauriga di Delfo 91ernst curtius La scoperta dellHermes di Prassitele 99paul mackendrick La ricostruzione della Sto 101rupert leo scott bruce-mitford Il Mitreo di Londra 106george dennisTracce degli Etruschi 112arthur evans Il toro di Minosse 117arthur evans Opera di ricostruzione a Cnosso 123william taylour Ventris decifra la scrittura cretese 128

    III. Il libro delle Piramidi 141

    auguste mariette Il turista e i monumenti 141johann ludwig burckhardt Scavi in Egitto 145dominique vivant denon Una visita a Tebe 150giovanni battista belzoni Lapertura di una piramide 156

  • Indice

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    giovanni battista belzoni Un deposito nascosto di mummie a Tebe 175johann ludwig burckhardt Il tempio di Abu Simbel 178amelia edwards Caff ad Abu Simbel 182Appello del signor Vittorino Veronese direttore generale dellUnesco 184gaston maspero Un deposito di mummie reali 187athanasius kircher Una falsa interpretazione dei geroglifici 194tomkyns hilgrove turner Come la stele di Rosetta giunse al Museo Britannico 200Champollion decifra i geroglifici 204charles piazzi smyth Una fantastica interpretazione della grande piramide 216william flinders petrie La tomba subacquea 224ernest budge La scoperta delle tavolette di Amarna 231howard carter Tutankhamon 235howard carter La bara doro 240zakaria goneim La piramide sepolta 256

  • Indice

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    IV. Il libro delle torri 273

    henry rawlinson Una seconda decifrazione della scrittura cuneiforme 273claudius james rice Sorgeva qui Babilonia? 284robert koldewey Le mura di Babilonia 293robert koldewey Una curiosa scultura 299paul emile botta Problemi dello scavo a Ninive 301austen henry layard Scavi a Nimrud 305austen henry layard Scoperte ed allarmi 312george smith Ritrovamento dellepopea di Gilgamesh 318herman hilprecht Prime conquiste tecniche 325charles leonard woolley Le tombe reali di Ur 331

    V. Il libro delle rocce e delle valli 338

    carl humann Scavando Pergamo 338william wright La scoperta delle pietre di Hamah 345

  • Indice

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    hugo winckler A Boghazky! 354lubor matou\Hrozn decifra il cuneiforme ittita 361helmuth bossert Scavi alla Montagna Nera 369friedrich drner La residenza reale sul fiume delle Ninfe (Ninfeo) 379claude schaeffer La scoperta di Ugarit 386nelson glueck Le fonderie di Salomone 393john marco allegro I rotoli del Mar Morto 400

    VI. Il libro dei gradini 410

    alexander von humboldt La piramide di Cholula 410jean de waldeck Viaggi nello Yucatan 418john lloyd stephens Lacquisto di una citt 425john lloyd stephens Il palazzo di Palenque 432grafton elliot smith Lelefante in America? 444eduard seler Il tempio-piramide di Tepoxtlan 450

  • Indice

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    alberto ruz Una tomba reale a Palenque 461hiram bingham Machu Picchu, la citt sacra 472victor von hagen Il ponte di San Luis Rey 482arthur posnansky Un problema di Tihuanacu 491

    VII. Nuovi metodi al servizio dellarcheologia 496

    osbert crawford Archeologia aerea 496jacques-yves cousteau Il Museo azzurro 507thomas geoffrey bibby La fisica atomica nellarcheologia 522carlo maurilio lerici Il periscopio Lerici 527Fotogrammetria 536Decifrazione mediante calcolatori elettronici? 540

    Elenco delle fonti 546

  • Prefazione

    Larcheologia al tempo stesso unascienza e unarte.

    Encyclopaedia Britannica, 1950

    Come ogni altra definizione tratta da unenciclope-dia anche questa incompleta. Larcheologia, oltre aessere una scienza e unarte, infatti anche azione eavventura dello spirito. Non soltanto nel periodo clas-sico delle grandi scoperte archeologiche, il secolo xix, maanche oggi, in pieno secolo xx larcheologo deve com-battere contro forze ostili che si possono presentaresotto vari aspetti: la giungla, il deserto, burocrati miopied ottusi, opposizione dei tipi pi svariati. Perci laprima parte del nostro libro tratta dei ladri di tombe deinostri giorni e della lotta che gli archeologi devono soste-nere per proteggere i monumenti.

    Sebbene i racconti degli archeologi di questo tipo diavventure, che accompagnano le loro ricerche scientificheserie, siano assai eccitanti, le avventure spirituali che glistudiosi possono incontrare nella quiete del proprio stu-dio, di cui Champollion con la decifrazione dei caratterigeroglifici offre un esempio clamoroso, sono di gran lungapi stimolanti.

    In questa antologia passeremo in rassegna avventuredi entrambi i tipi. Il libro non stato composto comeun romanzo che si pu leggere dalla prima allultimapagina in un sol fiato. Lo scopo di ogni antologia quel-lo di dare la visione pi completa possibile di un pano-rama spirituale, ma solo il geometra misura un paesag-gio sistematicamente, mentre losservatore curioso notai luoghi ameni per una breve sosta.

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  • La scelta degli articoli puramente soggettiva e nonavrebbe potuto essere altrimenti, data la mole del mate-riale disponibile. Il criterio principale fu di scegliere ciche poteva interessare e di presentarlo in modo tale chene risultasse un quadro completo dellattivit archeologi-ca. In questa sede sarebbe stato fuor di luogo tener contodei pregi letterari. Molti studiosi sono narratori assai sca-denti, ma limportanza dellargomento tale da far tra-scurare le pecche formali e perci sono stati accolti in que-sto libro anche alcuni articoli letterariamente non moltofelici, si sono dovuti invece tralasciare molti scritti per-ch redatti in forma strettamente scientifica e perciincomprensibile per luomo della strada, ma in compen-so si sono rispolverati anche alcuni argomenti che permolti anni furono ignoti anche agli studiosi.

    In questo libro sono stati accolti solo scritti autenti-ci di archeologi. Per la compilazione mi sono ispirato aduno dei princip basilari dellarcheologia, il rispetto deidati, che ho cercato di non alterare minimamente, avver-tendo di ogni omissione. Sotto questo punto di vistacreavano un problema le varie grafie dei nomi, ma inquesto caso, per quanto possibile, ho conservato la gra-fia originale e tutte le varianti di ogni nome sono stateelencate nellindice in cui si indicata la forma oggi diuso pi comune.

    Il mio scopo non di compilare unantologia com-pleta, tale lavoro essendo gi stato fatto da altri. Perchiarire in pieno il raggio di azione della ricerca archeo-logica, anche dove ha sbagliato, sono state menzionatealcune conclusioni assolutamente astruse e prive disenso, come la fantastica analisi del significato dellepiramidi ad opera dello Smyth o la non meno fantasti-ca interpretazione della scrittura geroglifica del Kircher,che illustrano meglio di qualsiasi descrizione quantericerche pseudoscientifiche e in direzioni del tutto erra-te precedano il raggiungimento di una conclusione accet-tabile.

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  • Nei capitoli dellintroduzione sono stati inclusi alcu-ni articoli per illuminare certi problemi collaterali allar-cheologia vera e propria, per esempio lesemplare con-venzione per gli scavi di Olimpia o le esperienze degliarcheologi a proposito di ricostruzioni, falsari, mercan-ti di antichit.

    Il nostro libro riguarda il periodo compreso tra iprimi scavi sistematici e lepoca attuale, in cui il fatico-so lavoro di pala e piccone dello scavatore statoimprovvisamente alleviato e potenziato da complicatiritrovati tecnici. Topograficamente ci siamo limitatiallEuropa, al Nord Africa, al Vicino Oriente e alle dueAmeriche. Le scoperte preistoriche non sono state presein considerazione perch non rientrano nel panorama delnostro libro.

    Avrei piacere di ringraziare la dottoressa Anne G.Ward, che ha scritto le note biografiche, per aver com-piuto un lavoro molto arduo in modo davvero esemplare.

    c. w. ceram

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  • Parte primaIn luogo di unintroduzione

    charles leonard woolley Larcheologo ideale

    Il primo compito dellarcheologo militante quello diraccogliere e ordinare materiale che non pu trattaretutto da s di prima mano. In ogni caso la sua non sarla parola definitiva e proprio per questo la pubblicazio-ne del materiale deve essere molto dettagliata, in modoche gli altri non solo siano documentati sulle sue con-clusioni, ma anche ne ricavino nuove osservazioni eulteriori chiarimenti. Non dovrebbe egli limitarsi a que-sto? Non detto che chi possiede doti eccezionali diosservatore e di classificatore debba necessariamenteavere la capacit di sintesi e di interpretazione, lo spi-rito creativo e le doti letterarie che faranno di lui unostorico. In ogni caso nessuna relazione pu essere esau-riente. Durante lo scavo, lo studioso continuamenteesposto ad impressioni troppo soggettive e astratte peressere comunicate, da cui, tramite processi non sempreprecisamente logici, germogliano teorie che egli puenunciare, sostenere, ma non dimostrare. La loro atten-dibilit dipender in ultima analisi dalla sua personalit,ma in ogni caso esse hanno valore come somma di espe-rienze che nessuno studioso dei suoi oggetti e delle suerelazioni potr mai rivivere. Stabilito che lo scavatoresia allaltezza del suo compito, le sue conclusioni dovreb-bero avere peso ed egli tenuto ad esporle; se sono pale-semente errate si possono giustamente avanzare riserveanche sulle sue osservazioni. Fra archeologia e storia nonci sono limiti ben precisi e lo scavatore che meglio esa-

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  • miner e registrer le proprie scoperte precisamentequello che le considera materiale storico e le apprezzanella giusta misura. Se egli non ha capacit di sintesi edi interpretazione ha sbagliato mestiere. chiaro chepu anche non possedere alcuna dote letteraria e quin-di la presentazione formale dei risultati al pubblico puessere fatta pi efficacemente da altri, ma larcheolo-go militante che, direttamente o indirettamente, haaperto per il lettore comune nuovi capitoli nella storiadella civilt umana. Strappando alla terra tali reliquiedocumentate del passato che eccitano limmaginazioneattraverso gli occhi, egli rende reale e moderno ci chealtrimenti potrebbe sembrare un racconto remoto.

    Digging up the Past, 1954

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  • charles leonard woolley Come comperare antichit

    Prima che larcheologo moderno conficchi la vanga nelterreno, apposite convenzioni hanno gi deciso dellas-segnazione di tutti i possibili reperti. Unaccurata legi-slazione ha ridotto al minimo la sottrazione degli ogget-ti antichi. Ma per quanto lungimirante sia stato il legi-slatore, la natura umana e il valore delle antichit hannospesso fatto s che venissero eluse anche le leggi pi pre-cise in materia.

    Per quanto riguarda le antichit la furfanteria non sempre limitata ai mercanti.

    Ero a Napoli, ospite di un mio amico, un inglese cheha vissuto l tutta la vita. Un giorno si present uno sta-gnaro che aveva una casetta e una piccola bottega in unalocalit chiamata Pozzuoli, nei sobborghi settentrionalidella citt: aveva sentito che ero l e aveva qualcosa diinteressante da riferire. Aveva ingrandito la casa e sca-vando le fondamenta, aveva trovato numerosi blocchi dimarmo alcuni coperti di iscrizioni e uno scolpito. Liaveva mostrati al parroco che li aveva giudicati interes-santi e di una certa importanza ed egli ora desideravasapere se sarei andato a vederli e comperare tutto quel-lo che volevo.

    Andai: fra molte iscrizioni cera una lastra di marmomolto grande, circa un metro e ottanta o anche di pidi altezza per uno e mezzo di larghezza, con un gruppodi figure scolpite a grandezza naturale, una ad alto rilie-

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  • vo e due a basso rilievo; quella ad alto rilievo era evi-dentemente un membro della famiglia di Augusto e lealtre due rappresentavano soldati. Mi resi conto che sitrattava di un frammento di un monumento straordi-nariamente importante e pregevole.

    Dissi alluomo: Sono oggetti di altissima qualit!Valgono molto denaro, ma io non posso comperarli. Perch no? mi rispose. Cos spiegai: In primo luogonon posso portarli fuori dItalia, in secondo luogo non hodenaro sufficiente per un oggetto di questo valore.

    Allora chiese: Bene, che cosa devo fare? E io glirisposi: Una cosa sola. Nessuno pu trasportare dinascosto fuori dallItalia un oggetto di queste dimensionie se provaste vi trovereste in un guaio davvero serio.Andate al Museo Nazionale di Napoli e riferite che cosaavete trovato. Vi manderanno un loro inviato che pren-der i vostri oggetti, li valuter e vi pagher i tre quar-ti della somma. Un quarto andr al governo, ma voiotterrete egualmente una cifra considerevole. Questo la cosa migliore da farsi.

    La cosa non gli garbava, non voleva che il governo sene immischiasse, ma alla fine, pens che forse era megliofare quanto gli avevo suggerito io, and al Museo e riferdella sua scoperta. Venne il secondo addetto al Museo,che era un ispettore alle antichit. Vide gli oggetti edisse: Quanto chiasso fate per niente! Queste iscrizionihanno interesse per noi, ma il loro valore commerciale nullo, cos le porter via senza pagarvele.

    Lo stagnaro chiese: E quanto a questa scultura? Questa? esclam lispettore: un vero scarto

    che non vale assolutamente niente; sareste ben fortunatose qualcuno ve la pagasse cinque lire. Non la voglio, lalascio in mano vostra, il Museo non si interessa di robac-cia del genere, e se ne and con le iscrizioni.

    Lo stagnaro ritorn da me pochi giorni dopo e mi rac-cont la storia: una vera disdetta, si lamentava,

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  • pensavo che avrei guadagnato una bella sommetta didenaro e invece niente.

    Come? dissi, non riesco a capire: un oggettodi grande valore

    Egli osserv: Io non mi intendo di queste cose, maieri venuto da me un uomo e mi fece una descrizio-ne dellindividuo e il suo nome e mi ha offerto diecilire. Devo prenderle?

    Io dissi no e feci alcune inchieste. Luomo era unantiquario, cognato dellispettore, e tutto si spiegavacome unastuta manovra. Cos andai di nuovo dallo sta-gnaro e gli spiegai quale fosse la legge.

    Gli dissi: Se non vogliono la lastra, devono darvi ilpermesso per lesportazione. Vi ho detto che non possopagare il valore effettivo delloggetto e ricordatevi chese lo vendete allestero un terzo della somma va al gover-no. Posso offrirvi solo sessanta lire, ma voi potete diredi averne ricevute cento e io pagher le trentatre lire ditassa. Questo tutto il denaro che ho e non nullarispetto al valore delloggetto, ma, se volete venderme-lo a queste condizioni e se vi danno il permesso di espor-tarlo, io lo compero.

    Disse che era molto bello da parte mia e sarebbestato contento di fare cos. Cos ritorn al Museo, si pre-sent allispettore alle antichit e chiese: Volete darmiil permesso di esportazione per questa lastra che voi nonvolete?

    Lispettore rispose: Ignorante contadino, siete pro-prio degli sciocchi. Perch viene un uomo e vi offre qual-che lira pi di un altro dicendo di voler portare allesterola vostra lastra pensate di guadagnare di pi, ma inrealt non e cos, perch voi dovete dare un terzo delricavato al governo. Ora, supponendo che qualcuno viabbia offerto quindici lire, per bene che vi vada ne inta-scherete dieci.

    Oh no, disse lo stagnaro. Io vi pagher trenta-tre lire.

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  • Lispettore esclam: Che cosa?Egli ripet: Vi pagher trentatre lire, un terzo del

    valore delloggetto.Lispettore disse: Ah si? Non diamo il permesso di

    esportare un bel niente. Il Museo non prende la vostrascultura. Rimane a voi ed valutata quattromila lire. Laiscriver tra i monumenti nazionali. Voi siete responsa-bile verso il governo di un oggetto del valore di quat-tromila lire. Se gli succede qualcosa il rischio vostro.

    Lo stagnaro ritorn da me in lacrime, dicendo: Miavete rovinato! e mi raccont la storia.

    Era presente il mio amico che ascolt attentamentee poi esclam: Bene, mi pare che dobbiamo agire condecisione.

    Io aggiunsi: Certo far qualunque cosa; lispettore un vero furfante e voglio fare qualche cosa per met-terlo al suo posto.

    Il mio amico disse: Datemi carta bianca e vedrete .Accettai la proposta.

    In quel momento in Italia il partito al governo avevain parlamento la maggioranza strettissima di un voto.Improvvisamente il primo ministro ricevette da Napoliuna lettera, firmata da un noto cittadino, in cui si richie-deva che il governo nominasse una Regia Commissioneper togliere dal Catalogo dei monumenti nazionali unacerta scultura romana che vi era stata inserita dal localeispettore alle antichit che cos laveva resa inamovibile.La commissione doveva cancellarla e dare al contadinosuo possessore il permesso di esportarla; in caso contra-rio, le dimissioni immediate e inaspettate di tre parla-mentari (del partito di maggioranza) del distretto di Napo-li avrebbero provocato lelezione di membri dellopposi-zione e di conseguenza la caduta del governo. Il fatto erache eravamo riusciti a farci spalleggiare dalla societ segre-ta chiamata Camorra, e la Camorra pu tutto.

    Entro tre giorni venne una Commissione reale, chemodific subito la lista dei monumenti nazionali dellI-

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  • talia meridionale e diede il permesso di esportare la lastradi Pozzuoli. Lacquistai ed ora il rilievo si trova a Fila-delfia (in quel tempo lavoravo per Filadelfia). Nessunoammirandola nel Museo potrebbe mai immaginare chec stato questo piccolo dramma dietro le quinte. Inrealt nemmeno gli italiani sanno che cosa accaduto.

    Circa un mese pi tardi entrai nellufficio dellispet-tore delle antichit; sul tavolo cera una copia di uno deipi recenti bollettini governativi sulle scoperte di anti-chit in territorio nazionale, con una grande fotografiadi questo monumento augusteo. Quando lispettoreentr (era fuori quando fui introdotto) esclamai: Oh,dottor Gabrici, che bel monumento! Voglio andarlo avedere; gi sotto nella galleria?

    Egli rispose di no. ancora in uno dei vostri magazzini? Egli disse

    di nuovo di no. Ma allora dov? stato esportato.Esclamai: Come mai dottor Gabrici non avete

    potuto impedire che un capolavoro come questo se neandasse? monumento nazionale, un tesoro! Checosa vi ha indotto a permettere a qualcuno di portarlofuori del territorio nazionale?

    Egli mi fiss, io ricambiai lo sguardo, e non seppe checosa dire. Egli ignorava le mie responsabilit e io nonavevo intenzione di rivelargliele; comunque egli nondiede mai una spiegazione di quellesportazione, intera-mente imputabile a lui.

    As I Seem to Remember, 1962

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  • carlo maurilio lerici Una difesa dei tombaroli

    Nellanno 1958 in occasione di un raduno del Rotarydi Roma, loratore designato ha accennato alla nuovaattivit intrapresa dal Politecnico di Milano con le appli-cazioni di mezzi geofisici nella ricerca archeologica edopo aver riferito i risultati conseguiti con lesplorazio-ne di una necropoli nella zona di Cerveteri, non hapotuto nascondere le sue impressioni in seguito alle con-statazioni fatte dai tecnici dei Politecnico, e che aveva-no messo in evidenza lattivit di scavo abusiva in quel-la stessa zona in confronto a quella legale effettuatadallo Stato o da enti autorizzati. Orbene, uneminentepersonalit universitaria membro dello stesso Rotary, haapprofittato delloccasione per una calorosa difesa del-lattivit dei tombaroli. Egli ha usato argomenti inapparenza paradossali ma non privi di un fondo di veritperch ha affermato che nella realt essi rendono un ser-vizio alla causa della cultura perch soltanto in graziaa loro che migliaia di collezionisti e di studiosi sono riu-sciti a raccogliere nelle proprie case queste preziose testi-monianze delle nostre antiche civilt. Tutti sanno infat-ti che diversamente esse sarebbero tuttora sconosciuteperch rimaste sepolte oppure trattenute nei depositi deimusei italiani stracarichi di materiali condannati ad esse-re nascosti per sempre oppure dispersi e sottratti peraltre vie.

    A questo argomento inteso in certo modo a giustifi-care laspetto morale dellattivit clandestina di scavo,

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  • possiamo aggiungerne un altro che ne riflette gli aspet-ti materiali.

    La maggior parte dei tombaroli appartengono acategorie di disoccupati o di sottoccupati, ed solo pernecessit di guadagno che tentano lavventura. Lo con-ferma daltra parte il fatto che nei periodi dei lavori sta-gionali agricoli che richiedono lutilizzazione massima dimano dopera ausiliaria, lattivit di ricerca archeologi-ca clandestina ridotta al minimo, mentre massima neiperiodi di maggior disoccupazione. Non vi quindialcun dubbio che in molti casi vi sono motivi di neces-sit di gente priva di mezzi di sussistenza che possonospiegare se non giustificare il fenomeno.

    vero che la legge d alle Soprintendenze la facoltdi compensare con un premio gli scopritori di materia-le archeologico, come certo vero che questo premio perquanto ridotto superiore a quello che i tombaroli pos-sono ottenere dai ricettatori, ma questi almeno paganosubito mentre lo Stato... meglio non parlarne. Losanno i pochi che in ossequio alla legge hanno denun-ciato e consegnato oggetti di valore come collezioni dimonete o bronzi o ceramiche, che a distanza di anniattendono ancora di essere compensati.

    Primo tentativo di valutazione dei danni.

    Passiamo ora allesame di alcuni fatti concreti erecenti.

    Il riferimento ad esempi rilevati nei territori del Lazionon deve far credere che la ricerca abusiva sia partico-larmente intensa in queste zone, ma solo in relazioneal fatto che lattivit di prospezione del Politecnico diMilano ha potuto finora liberamente svolgersi soltantonei territori dipendenti dalla Soprintendenza alle anti-chit dellEtruria meridionale, che fino dallinizio haaccordato facilitazioni ed incoraggiamento alla applica-

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  • zione dei mezzi geofisici. Le numerose segnalazioni checi sono pervenute da ogni parte dItalia hanno dimo-strato come in molte altre zone archeologiche, la squa-dra del Politecnico avrebbe potuto effettuare rilievi benpi gravi di quelli che ha potuto finora documentare. Mapurtroppo dobbiamo dire che non tutte le Soprinten-denze hanno accolto con favore lintervento del Poli-tecnico.

    Nel 1957 una squadra di prospezioni del Politecnicodi Milano nellintento di offrire alla Soprintendenzaalle antichit dellEtruria meridionale una dimostrazio-ne pratica dei nuovi mezzi di indagine archeologica basa-ti sullimpiego di apparecchiature geofisiche, ha intra-preso una campagna nella zona, assegnata dalla stessaSoprintendenza, di Monte Abbatone, dove notoria-mente si trova una delle grandi necropoli etrusche diCerveteri.

    stato in occasione di questa campagna, effettuatanel corso del primo semestre 1957, che sono state iden-tificate alcune centinaia di tombe a camera la maggiorparte delle quali, sebbene violate in epoche remote,conteneva ancora materiali di scavo trascurati dai pre-cedenti scavatori che hanno sottratto solo materiali pre-ziosi come gioielli e bronzi. Quando si trattato di pre-parare una planimetria topografica delle formazioniidentificate ed esplorate, si ritenuto opportuno perla prima parte allora esplorata che occupava circa il 20per cento dellarea complessiva della necropoli diaggiungere anche le formazioni aperte in questi ultimianni dagli scavatori clandestini e facilmente riconosci-bili perch lingresso alle camere era tuttora aperto edi numerosi frammenti di ceramiche rimasti sul postodenunciavano senza ombra di dubbi la data recente dimolte fratture. Si cos potuto preparare per la primavolta un documento di eccezionale interesse in quantoha consentito di precisare la portata effettiva di unaattivit abusiva di scavo svolta nel corso del periodo

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  • susseguente allultima guerra, cio entro dieci-quindicianni. Evidentemente si trattava delle formazioni rico-noscibili con maggiore evidenza dallo stesso osservato-re superficiale, sia dallesame della vegetazione chedagli affioramenti tipici sul terreno dei contorni stessidei tumuli primitivi, oppure di formazioni cos vicinealla superficie da poter essere facilmente sentite congli assaggi sul terreno fatti a mezzo di una lunga puntadi ferro a forma di spiedo che, penetrando nel terreno,consente la ricerca delle trincee dingresso o dei fossa-ti di cintura, lungo i quali la punta penetra facilmentein profondit.

    Il successivo sviluppo della campagna durante gli anni1957-58-59 ha portato allidentificazione di oltre 550tombe a camera, mentre si potuto facilmente consta-tare come la ripartizione delle tombe saccheggiate inquesti ultimi anni si mantenga costante per tutta lareadi questa importante necropoli. pertanto lecito sup-porre che le tombe lavorate dopo la guerra dai tom-baroli raggiungano in questa sola zona il numero di 350-400 e che il bottino ricuperato si possa ragguagliarealmeno a quello medio ricuperato dalla Soprintendenzanelle tombe scoperte dalla squadra del Politecnico diMilano. Poich questultimo comprende oltre 5500pezzi valutati dalla Soprintendenza stessa nella cifraconvenzionale complessiva di 12 milioni, si pu presu-mere che il materiale abusivamente sottratto abbia unvalore notevolmente superiore. Ora questa ipotesi,dedotta da elementi concreti come quelli che abbiamopresentato, pu dare unidea non solo del danno causa-to in questo caso particolare cio in una zona archeolo-gica notoriamente povera, ma di quello causato nellerimanenti zone italiane dove il fenomeno si ripete conle stesse cause e i medesimi risultati. Lesempio dellanecropoli di Monte Abbatone si ripete notoriamente inmigliaia di siti sparsi dovunque in Italia, dove vi sonoantiche necropoli, deposito inesauribile di materiali di

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  • scavo che hanno fatto affermare al noto autore di Civiltsepolte Ceram, come lItalia possieda ancora sottoterrail suo pi grande Museo del Louvre.

    Nelle successive campagne svolte in altre zonearcheologiche italiane dal Politecnico di Milano, si sonoinfatti ripetute le stesse osservazioni tanto che si potu-to praticamente constatare come per la delimitazionepreliminare delle necropoli che debbono essere esplora-te con mezzi geofisici, giova assai pi dellesame stessodei rilevamenti aerei delle singole zone, la constatazio-ne in loco delle tracce esterne di violazione ancora visi-bili. I tombaroli di ogni tempo hanno cos gi provve-duto a segnalare queste zone ed in alcuni casi, come siverifica nella grande necropoli di Monterozzi a Tarqui-nia, hanno perfino graffito la data delle loro visite.

    In questultima zona tutte indistintamente le forma-zioni sono state violate nel corso dei secoli e non sonoinfrequenti le tracce di violazioni ripetute in epochediverse. Se la squadra del Politecnico ha ugualmenteproseguito qui le sue ricerche perch, come noto, sitrovano in questa necropoli formazioni dipinte, chealmeno in parte si sono ancora conservate. Vedremoper come lopera dei saccheggiatori abbia contribuitoal loro deperimento e spesso alla loro distruzione. Inunaltra localit della zona di Cerveteri, la squadra diprospezioni del Politecnico di Milano si era proposta diestendere la sua attivit dopo aver constatato la gravitdelle devastazioni gi operate recentemente dai tomba-roli. Nel corso di due sole settimane la squadra avevaindividuato una quarantina di formazioni tra le qualiuna col corredo originale intatto e di interesse eccezio-nale. Purtroppo per difetto di una autorizzazione for-male del proprietario, la squadra ha dovuto interrompereil suo lavoro, naturalmente con la maggiore soddisfa-zione dei tombaroli della zona che a questora hannoprobabilmente completato la razzia delle altre forma-zioni esistenti.

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  • Non si tratta di un caso isolato: molte zone dellIta-lia meridionale e della provincia di Grosseto sono noto-riamente infestate dai ricercatori clandestini, come unapiccola zona cimiteriale nei pressi di Viterbo dove neglianni 1959-60 gli innumerevoli frammenti ancora visibi-li denunciarono senzombra di dubbio la natura e lavariet dei corredi che erano stati asportati.

    Ma possiamo ora aggiungere unulteriore prova cheriflette quello che forse laspetto pi grave ed allar-mante del fenomeno della ricerca clandestina.

    Questi scavatori liberi a favore dei quali per scru-polo di obiettivit non abbiamo creduto di astenercidallelencare quelle che possono essere considerate cir-costanze attenuanti a parziale giustificazione della loroattivit, dimostrano daltra parte di non possedere alcu-na nozione sul valore dei materiali di scavo e sulle indi-spensabili cautele per evitarne il danneggiamento e ladistruzione. Gli archeologi e gli specialisti nelle opera-zioni di scavo sanno per esperienza propria cosa tuttoquesto significhi, tanto pi che la quasi totalit delle for-mazioni archeologiche che si trovino in particolare nellezone cimiteriali o in quelle di templi o santuari che sonole pi ricche di materiale commerciale presentano chia-re tracce delle ripetute violazioni precedenti e delle con-seguenze del maldestro e affrettato lavoro dei rapinato-ri. Ma senza riferirci ai tempi remoti ci limitiamo a rife-rire quello che accade oggi o accaduto ieri. Da una rac-colta sistematica di frammenti con fratture recenti messaa disposizione della Soprintendenza alle antichit nesono stati ricomposti alcuni, che provano come pezzi digrande valore siano stati nella fretta, trascurati e disper-si. Per alcuni di essi, sebbene ricomposti insieme nonabbiano potuto consentire che la ricostruzione di unquarto o un quinto del pezzo originale, si ritenutaugualmente giustificata la spesa per il restauro ma si pubene immaginare quale maggiore valore avrebbero secompleti.

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  • Ma uno dei documenti di accusa ancora pi impres-sionante stato offerto da alcune tombe gi dipintescoperte nel 1959-60 nella necropoli di Monterozzi.

    Queste tombe, completamente affrescate, e spoglia-te come tutte le altre della zona delle suppellettili mobi-li, rivelavano evidentemente dal suono delle pareti, lim-mediata vicinanza di unaltra camera sepolcrale. Ora gliscavatori non hanno esitato a demolire col piccone,come lo denunciano le tracce ancora visibili, intere pare-ti affrescate delle quali sono rimaste solo alcune traccesufficienti tuttavia per valutare quale era lo stato diconservazione originale dellintonaco dipinto. unesempio questo che dovrebbe fare riflettere anche per-ch non si tratta di un delitto dei secoli scorsi ma di que-sti ultimi anni e quindi purtroppo straordinariamenteattuale.

    noto che nella quasi totalit delle formazioni sepol-crali antiche contenenti suppellettili e arredi vari, assairaro rinvenire pezzi intatti anche nei casi assai rari ditombe inviolate perch i movimenti di assestamento delterreno come quelli dovuti ai terremoti che si sono suc-ceduti numerosi nel corso dei secoli in tutte le zone sto-riche mediterranee hanno causato la rottura dei corredidi ceramica o di impasto, salvando in genere soltanto ipezzi di piccole dimensioni. Ora gli scavatori abusivifanno man bassa di ogni cosa e anche dei frammenti madifficilmente riescono a discriminare il valore dei diver-si oggetti e le condizioni stesse nelle quali si svolge il lorolavoro, spesso nelle ore notturne, rende difficile la scel-ta. Essi trascurano inoltre, per ignoranza, le precauzio-ni per la preservazione dei pezzi pi suscettibili di subi-re lazione del cambiamento di ambiente termo-igrome-trico dimodoch pu accadere che anche una parte deicorredi asportati venga successivamente distrutta. Se sidovesse, sulla base delle constatazioni fatte in occasio-ne delle campagne effettuate dal Politecnico di Milano,valutare la distruzione causata dallattivit dei tomba-

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  • roli per il solo fatto della maldestra procedura di scavoe di raccolta crediamo non essere lontani dal vero affer-mando che una buona met del materiale di scavo mani-polato a loro cura va irrimediabilmente perduto.

    Quindi oltre al danno sofferto dal patrimonio delloStato per il materiale abusivamente scavato, venduto oesportato, si aggiunge quello non meno grave per la distru-zione causata da questi inconsci vandali dellarcheologia.

    Se infatti il materiale venduto o esportato abusiva-mente, non si pu considerare perduto per il patrimo-nio culturale degli uomini civili, quello distrutto pernegligenza o ignoranza pu dare da solo la misura del-limmenso danno causato, danno che si ripete e si mol-tiplica in tutte le zone archeologiche del mondo anticoed in confronto al quale il danno causato dalle incursionidei barbari, dai saccheggi storici durante le grandi inva-sioni, al declino dellimpero, nel medioevo fino a quel-li avvenuti durante gli eventi bellici e rivoluzionari deisecoli XIX e XX appaiono piccola cosa. Perch il vanda-lismo che distrugge il patrimonio archeologico sepolto opera di ogni giorno nelle mille e mille localit che con-servano queste testimonianze di trenta secoli di storia.

    Come rimediare?La legge stabilisce la propriet dello Stato di quanto

    si trova nel sottosuolo e d alle Soprintendenze alleantichit la facolt di riconoscere a favore del proprie-tario del terreno e dello scopritore un compenso checomplessivamente non pu superare la met del valoredel materiale rinvenuto. Lattivit dei tombaroli comequella svolta dai proprietari dei terreni non dunqueconsentita e per questo essa viene come noto perse-guita dai rappresentanti della legge. Ma pure ugual-mente noto che data la vastit del fenomeno e la mate-riale impossibilit di realizzare una sorveglianza in tuttele zone archeologiche, la legge lascia praticamente iltempo che trova cosicch gli scavi abusivi proseguonoovunque con le sole fluttuazioni dovute ai fenomeni

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  • stagionali di maggiore occupazione agricola oppure alleminori richieste del mercato. Perch evidentementeanche sul mercato libero delle antichit vi sono fluttua-zioni dovute ai diversi orientamenti della cultura; cosad esempio da qualche decennio vanno molto le coseetrusche per laccentuato interesse degli studiosi delquale indice evidente la fioritura di pubblicazioni, ilsuccesso di superbe opere editoriali che illustrano gliaspetti pi tipici dellarte e della civilt etrusca, lemostre darte presentate nelle grandi capitali europee,linteressamento crescente del turismo culturale stra-niero, infine le scoperte sensazionali dovute allintro-duzione dei nuovi metodi scientifici di ricerca del Poli-tecnico di Milano. Tutto questo concorre ad accentua-re la gravit del fenomeno che la legge impotente asopprimere.

    Come rimediare? Intensificare la sorveglianza?Occorrerebbe un esercito di agenti e di guardiani. Epoi... quis custodet custodes?

    Il contatto con questi resti di antiche civilt, che nondi rado comprendono oggetti preziosi e monete facil-mente occultabili esercita a poco a poco anche sulle per-sone pi provvedute o investite di una autorit unostrano fascino al quale non tutti sanno resistere. comese un virus misterioso penetrasse nelle vene, virus cheriesce ad animare un frammento che rechi una scrittamisteriosa o una immagine che richiami un attimo divita di una et lontana decine di secoli oppure un pic-colo oggetto dornamento o di natura rituale che sappiarichiamare un sentimento umano. Bisogna vivere qual-che tempo in questo strano mondo per comprenderetutto questo ed apprezzare come virt eroiche quelle deifunzionari dellAmministrazione delle antichit chesanno superare queste tentazioni.

    Data levidente impossibilit di fare rispettare lalegge, riproponiamo il quesito: come rimediare? Modi-ficare la legge? E in quale modo?

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  • I fatti che abbiamo esposto e quelli che hanno fattooggetto delle pi serie ed importanti inchieste giornali-stiche di questi anni, fanno chiaramente intravedere,con la gravit del fenomeno, le sue possibili soluzioni.

    Vi evidentemente qualche cosa che non va nellalegge sugli scavi e nei modi con cui viene interpretata edapplicata, ma non tutto. Anche una legge perfettalascia il tempo che trova quando da parte di chi devefarla rispettare mancano i mezzi e la buona volont.

    Vediamo cos lo Stato, proprietario per legge di quan-to si trova nel sottosuolo, depredato nella realt di ognigiorno dagli scavatori abusivi e dagli stessi proprietariperch lAmministrazione delle antichit non ha mezziper gli scavi e le autorit non sono in grado di impedi-re questo saccheggio. E la situazione, si badi bene, tendead un continuo peggioramento perch in buona partedelle zone archeologiche italiane sono in atto grandiprogrammi di bonifica o di riforma agraria che portanole nuove attrezzature di aratura profonda a sconvolgeree spesso a mettere in luce nuove formazioni cimiteriali come si gi verificato e si verifica da oltre due decen-ni in tutte le zone del litorale tirreno. Al vomere primi-tivo del contadino virgiliano che scopre i resti dellan-tico guerriero sepolto nel suo campo (Georg., I, 493) sisostituisce oggi lopera dei bull-dozers capaci di rag-giungere le stratificazioni archeologiche pi remote. Ilmondo cammina rapidamente oggi e laumento conritmo senza precedenti della sua popolazione costringegli uomini ad utilizzare ogni lembo di territorio. Lenecropoli e le zone archeologiche produttrici di mate-riale di scavo occupano, in un paese come lItalia,migliaia di chilometri quadrati e sono in gran partedestinate a scomparire travolte dalle esigenze crescentidella civilt moderna. I grandi centri urbani ne dnnolesempio estendendosi su aree archeologiche che lin-teresse dei costruttori tende a nascondere o a minimiz-zarne limportanza. Non sono possibili illusioni: la con-

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  • servazione del materiale sepolto che abbia un valorestorico o artistico dovr essere necessariamente confi-nata ai Musei o a zone bene delimitate e suscettibili diadeguata sorveglianza e manutenzione.

    Come salvare il patrimonio archeologico sepolto, Roma, 9ottobre 1960

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  • charles leonard woolley Uno strano affare

    Unaltra curiosa esperienza capit al defunto LordCaernarvon, luomo che scopr la famosa tomba diTutankhamen. Egli era un finissimo collezionista diantichit egiziane ed un giorno si trovava nel suo alber-go al Cairo quando venne a cercarlo un uomo. Gli chie-se: Voi collezionate antichit?

    S, rispose Caernarvon. Bene, io ho qualcosa di magnifico. Magnifico,

    ripeto!Caernarvon rispose: Che cosa ? Mostratemelo. Oh, egli replic, non posso farvelo vedere qui.

    a casa mia. Bene, se un oggetto cos bello desidero vederlo. S, precis luomo, potete venire a vedere, ma

    alle mie condizioni. E quali sono? Dovete venire di notte e lasciarvi bendare gli occhi:

    solo a queste condizioni vi condurr a casa mia perchnon voglio che sappiate dov. Inoltre dovete portarecon voi trecento lire in oro.

    Le condizioni sembravano impossibili. Andare con unosconosciuto e per di pi bendato e con trecento monetedoro in tasca non certo una cosa che un uomo normalesia disposto a fare, ma Lord Caernarvon era audace, anzitemerario. Rispose: Daccordo far tutto ci che dite, e aggiunse: questo il prezzo che chiedete?

    S, conferm quello, trecento lire e non sonodisposto a togliere un centesimo, ma per questa somma,se volete, loggetto sar vostro.

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  • Cos quella sera dopo cena tre uomini vennero allal-bergo a prendere Lord Caernarvon. Gli dissero avan-ti , lo portarono fuori e non appena furono sulla stra-da lo bendarono accuratamente e lo fecero salire su unacarrozza. Dopo un breve tratto lo fecero scendere, locondussero in una casa e gli tolsero la benda. Egli chie-se: Dove sono le antichit? e quelli gli mostraronodue oggetti. Uno era un piccolo vaso di pietra levigatacon un coperchio doro su cui era inciso il cartiglio diuno dei pi antichi faraoni conosciuti, un faraone dellaprima dinastia. Era un oggetto meraviglioso. Laltro eraancora pi notevole. Si trattava di un delizioso coltellodi selce, lungo circa venti centimetri, di squisita fattu-ra, con un manico doro decorato da animali in rilievo.Era evidentemente precedente ai primi faraoni, diunantichit preistorica, e Lord Caernarvon non fece chespalancare gli occhi e disse: Bene li compero . Sape-va bene che a quel prezzo i due oggetti erano straordi-nariamente a buon mercato e cos tir fuori le trecentolire e i tre uomini, secondo i patti, glieli consegnarono,poi lo bendarono e lo ricondussero allhotel.

    Quando fu rientrato, riguard con pi calma i suoiacquisti e si stup di trovarli stranamente familiari: pensche fossero una copia di qualcosa che aveva gi visto.Cos il giorno appresso torn al Museo Nazionale delCairo e si diresse allo scaffale dove erano conservati alcu-ni dei pi antichi e preziosi tesori, un grande scaffalefoderato di velluto rosso in cui erano vari oggetti. Eglinot sul velluto una macchia rotonda di colore scuro: ilresto era stato scolorito dal sole. Vi era anche unaltrachiazza scura di forma allungata che corrispondeva esat-tamente al suo coltello di selce. Cap subito che i dueoggetti che aveva comperato erano stati rubati al Museo.

    Cos chiese di vedere il direttore, il vecchio profes-sore Maspero, un francese, e gli disse: ProfessorMaspero, vorrei chiedervi se al Museo stato rubatorecentemente qualcosa di molto prezioso.

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  • E il professore: Santo cielo, che cosa vi induce afare una domanda simile?

    Bene, disse, avevo dei sospetti. proprio vero?E Maspero trasse un profondo sospiro e poi ammise:

    S, abbiamo perso due grandi tesori. Avete fatto qualche passo per recuperarli? No, rispose Maspero, non ho osato.E Caernarvon cap subito che cosa intendeva dire; chi

    aveva preso i due oggetti era il vicedirettore, un tedesco,ed accusarlo significava provocare un incidente interna-zionale, cosa che essi non potevano permettersi.

    Caernarvon disse: Io ho questi oggetti. Li ho rice-vuti da un uomo di cui impossibile ritrovare le tracce,perch ha preso bene le sue precauzioni. Li ho pagati tre-cento lire. Vi piacerebbe riaverli? Se s, pagatemi tre-cento lire e li avrete perch non sono miei.

    E il professore: Dite davvero? S, conferm Lord Caernarvon, sono disposto

    a lasciarveli.Il professore comment: Questo pi che genero-

    so da parte vostra. Prego, portateli qui.Cos Caernarvon port i due oggetti nellufficio di

    Maspero, li consegn e disse: Ora vorrei un assegnodi trecento lire.

    Maspero rispose: Certamente, compil lassegno,lo diede in cambio degli oggetti ed aggiunse: Oranaturalmente mi rilascerete una ricevuta ufficiale.

    Caernarvon rispose: Rilasciarvi una ricevuta? Nodavvero. Io non vi rilascer una ricevuta per dei tesorirubati.

    Maspero obbiett: Ma senza ricevuta io non possodarvi lassegno.

    E Caernarvon di rimando: Senza denaro io non viconsegno gli oggetti. O voi mi date lassegno senza rice-vuta o io me ne vado con gli oggetti.

    Maspero rispose: Io devo riaverli, ma devo ancheavere una ricevuta.

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  • Maspero si sedette un momento a pensare, poi suonil campanello e venne uno dei suoi usceri, una specie dispazzino, e Maspero gli disse: Qui c un modulo. Hobisogno di una firma. Andate al Bazar, prendete il primouomo che trovate, dategli qualche spicciolo e fategliscrivere il suo nome qui.

    Cos fu fatto e in venti minuti luomo ritorn con unaricevuta di trecento lire firmata, Caernarvon si prese ilsuo assegno e consegn gli oggetti che sono ancor ogginel Museo Nazionale del Cairo.

    As I Seem to Remember, 1962

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  • Furti darte legalizzati

    Troppo spesso in passato i capolavori dellarte classica sono statisoggetti alle depredazioni di ricchi collezionisti che li deside-ravano unicamente per la loro bellezza e non per il loro valo-re archeologico. stato fatto ogni tentativo per impedire unsimile scandalo mediante una legislazione appropriata ed ora quasi impossibile per un archeologo accampare pretese perso-nalmente su qualche oggetto dei suoi scavi o su qualsiasi teso-ro che egli possa scoprire, ma, quando un collezionista vera-mente risoluto ha il potere di crearsi leggi proprie, allora nonci si pu difendere dalle appropriazioni. Una prova lampantedi ci si ebbe quando lesercito vittorioso di Napoleone sotto-mise lItalia nel 1796; fu seguito da un gruppo di commissaricui era stato ordinato da Bonaparte di impadronirsi in nomedella Francia di tutte le maggiori opere darte che sembrasseroloro degne dattenzione e fra le clausole del trattato di paceofferto al Papa cera un articolo che rendeva queste spoliazio-ni legali e obbligatorie.

    Articolo 8. Il Papa ceder alla Repubblica francese uncentinaio di pitture, busti, vasi o statue che dovrannoessere scelti da unapposita commissione inviata a Roma;fra questi oggetti saranno compresi il busto in bronzo diGiunio Bruto e quello in marmo di Marco Bruto,entrambi al Campidoglio ed inoltre cinquecento mano-scritti, scelti dalla commissione summentovata.

    Correspondence de Napolon, vol. I, 1858

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  • charles leonard woolley Il perfetto falsario

    Il crescente interesse del pubblico per gli oggetti del mondo anti-co ha creato una richiesta di mercato che i falsari abili nonhanno esitato a soddisfare. Anche i pi grandi archeologi hannoavuto i loro momenti di sfortunata credulit, come quando SirArthur Evans acquist con entusiasmo il cosiddetto anello diNestore, che fu pi tardi minutamente analizzato dallo studiososvedese Nilsson il quale dimostr che era di fattura moderna.I metodi usati dai falsari sono ben documentati, perch spessosono stati colti sul fatto, come racconta Sir L. Woolley.

    In realt una volta fui perfettamente ingannato e nerimasi letteralmente sbalordito. A Creta nei primi annidei secolo mi trovavo presso Sir Arthur Evans che stavascavando a Cnosso: un giorno gli giunse un messaggioda Candia che gli ingiungeva di recarsi alla stazione dipolizia: cos ci presentammo insieme, lui, DuncanMeckenzie, che era il suo assistente, ed io. Ci aspetta-va la rivelazione pi sorprendente del mondo.

    Per anni Evans aveva affidato il restauro dei suoireperti a due greci, un vecchio ed un giovane, straordi-nariamente intelligenti. Li aveva opportunamente istrui-ti ed essi lavoravano sotto la guida dellartista respon-sabile dei lavori; avevano eseguito magnifici restauri. Poiil vecchio si ammal ed un giorno il dottore gli disse chestava per morire.

    Egli chiese: Ne siete ben sicuro? Il dottore rispo-se: Temo proprio che per voi non ci siano pi speranze.

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  • Bene, disse quello. Mandate a chiamare la poli-zia. Vorrete dire il prete, rettific il dottore. No,ho detto la polizia, insistette il malato e il medicomand a chiamare la polizia, che venne e chiese: Ebbe-ne, che cosa mai volete?

    Ora ve lo dir, disse il malato. Sto per moriree perci sono a posto, ma per anni sono stato in societcon George Antoniou, il giovane che lavorava con meper Evans, e abbiamo falsificato oggetti antichi.

    Bene, comment il poliziotto, ma non vedocome ci mi riguardi. Invece vi riguarda, perch abbia-mo venduto al Museo Nazionale di Candia una statuet-ta doro e avorio creduta cretese e questa unazioneperseguibile a termini di legge. George un furfante, iolo odio ed ho atteso questo momento per consegnarlo.Andate di filato a casa sua e troverete tutti i falsi e lanostra attrezzatura completa.

    La polizia and, fece unirruzione e trov esattamen-te ci che il vecchio aveva detto. Poi chiam Evans adandare a vedere; io non ho mai visto una collezione difalsi bella come quella messa insieme dai due compari.

    Vi erano oggetti ad ogni stadio di lavorazione. Peresempio, la gente si stupiva ultimamente di trovare lecosiddette statuette crisoelefantine cretesi, cio sta-tuette di avorio ricoperte doro; ce n un esemplare nelMuseo di Boston, uno nel Museo di Cambridge, e unonel Museo cretese di Candia. Costoro avevano stabilitodi fabbricare oggetti del genere e qui avevano ogni cosa,dalla semplice zanna davorio alla figura rozzamentesbozzata, a quella ben rifinita e infine a quella gi rico-perta doro. Il tutto poi veniva messo in un acido checorrodeva le parti pi tenere dellavorio e dava lim-pressione che fosse rimasto sepolto per secoli. Credo chenessuno avrebbe potuto accorgersi della differenza.

    Inoltre cera una collezione di monete greche. Que-ste sono talvolta assai rare e di valore inestimabile:recentemente una moneta greca stata valutata in una-

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  • sta a Londra tremilacento lire ed unaltra duemilatre-cento: si trattava in entrambi i casi di esemplari unici.Naturalmente tali monete sono di solito una preziosapropriet di diversi musei. I due greci scrissero ai museidove cerano esemplari unici chiedendo che venisseroloro inviati i calchi in gesso. Questa una richiesta piut-tosto comune e generalmente viene soddisfatta.

    Avuti i calchi, essi avevano scoperto il modo di rica-vare dai calchi in gesso delle matrici di acciaio; feceroquindi delle matrici dacciaio delle due facce della mone-ta forgiandone una ad incudine ed unaltra a testa dimartello. Poi consultarono i cataloghi delle collezioni dimonete da cui provenivano i calchi e vi trovarono il pesoesatto delle monete in milligrammi. Vi si davano anchele caratteristiche esatte della lega dargento, di cui erafatto il pezzo. Cos, imitata la lega, tagliavano un pezzodel peso esatto della moneta, lo scaldavano fino quasi alpunto di fusione, lo colavano nella matrice ad incudine,lo battevano con quella a martello secondo il metododegli antichi coniatori ed ottenevano un oggetto cossimile alloriginale che nessuno avrebbe potuto rilevarela differenza. Essi avevano in magazzino circa un cen-tinaio di falsi e non so quanti altri fossero gi stati ven-duti, ma erano davvero sorprendenti.

    Dissi ad Evans: Non comprer mai un oggetto anti-co greco!

    Egli mi rispose: Comincio anchio ad avere deidubbi ora, ed era un giudice molto competente.

    As I Seem to Remember, 1962

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  • La convenzione di Olimpia

    Questa la convenzione che fu conclusa e firmata il 25 apri-le 1874 tra il governo tedesco ed il governo greco. Si tratta diun documento significativo perch fu il primo accordo moder-no e legalmente chiaro tra due governi in fatto di scavi e diven-ne il prototipo di un numero infinito di altri accordi interna-zionali rivelatisi necessari nel corso della storia degli scaviarcheologici. Gli scavi di Olimpia divennero esemplari ancheda un altro punto di vista. Sotto la direzione di Ernst Curtiuse Friedrich Adler (in collaborazione con un gruppo di altri stu-diosi tra cui lamico e aiutante di Schliemann a Troia, lar-chitetto Wlhelm Dorpfeld) qui furono sviluppati i metodiscientifici dello scavo moderno. I risultati raggiunsero il culmineai nostri giorni sotto la direzione di Emil Kuntze con lo scavodel grande stadio delle gare olimpiche (dove oggi viene accesala fiaccola dei moderni giochi olimpici) e la scoperta delloffi-cina del pi famoso scultore dellantichit, Fidia.

    Il Governo Imperiale Tedesco e il Reale GovernoGreco, spinti dal desiderio di eseguire insieme scavi nel-larea dellantica Olimpia in Grecia, hanno deciso di sti-pulare una convenzione e si sono accordati sui seguentipunti:

    Articolo 1. Ciascuno dei due governi nominer uncommissario che controller, per la parte che lo concer-ne, che durante gli scavi siano rispettati i seguentiaccordi.

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  • Articolo 2. La localit dellantico tempio di GioveOlimpio servir come punto di partenza per gli scavi chesaranno eseguiti nella localit dellantica Olimpia.

    Un ulteriore accordo tra i due governi decider se gliscavi andranno estesi ad altre localit del regno greco.

    Articolo 3. Il governo greco, mentre concede il per-messo per gli scavi nella localit di Olimpia, promette difornire ai commissari ogni aiuto possibile nellesecuzionedel lavoro, nel reclutamento degli operai e nelle determi-nazioni della loro paga: inoltre il sunnominato governodisporr sulla localit degli scavi un servizio di polizia cheprovveder a fare in modo che gli ordini dei commissarisiano eseguiti, ricorrendo per questo scopo, qualora fossenecessario, anche alluso delle armi, senza trasgredire inogni caso alle leggi del paese. Inoltre il governo greco siimpegna a pagare un compenso a quelle persone, pro-prietari o possessori del terreno (sia esso incolto o colti-vato) che hanno diritti di qualsiasi natura su di esso.

    Articolo 4. La Germania si impegna ad assumersilintero costo del progetto, cio: gli stipendi degli uffi-ciali, degli operai, la costruzione dei magazzini e dellebaracche, se necessarie. Inoltre la Germania promette dipagare i danni alle piantagioni o alle costruzioni di qual-siasi genere com stabilito dalle leggi del paese o gliaccordi con i contadini che occupino terreni demaniali,in rapporto, come naturale, alla reale portata dei dannie alla legalit delle rivendicazioni dei diritti privati dellepersone. In nessun caso comunque il compenso pusuperare la somma di trecento dracme per stremma (unastremma = mille metri quadri), anche se il governo grecoha ceduto parte di questo terreno a persone private.

    La Grecia da parte sua promette, con laiuto di tuttii mezzi in suo potere, di eseguire lo sfratto o lespropriodi quelle persone che ora possiedono terreni in cui sem-bra necessario intraprendere scavi.

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  • Va da s che il lavoro sugli scavi non pu in nessuncaso essere sospeso n dilazionato per eventuali obbie-zioni o proteste di privati o di persone che ora stianocostruendo sul terreno in questione.

    Articolo 5. La Germania si riserva il diritto di indi-care quali tratti di terreno della pianura di fronte adOlimpia siano adatti allo scavo, di assumere e licenzia-re gli operai e di dirigere e assegnare i lavori.

    Articolo 6. La Grecia mantiene i diritti di proprietdi tutte le opere darte antica e di ogni altro oggetto chegli scavi porteranno alla luce. Rimane sua facolt di deci-dere se concedere o no alla Germania, come ricordo dellavoro condotto insieme e come ricompensi dei sacrificiaffrontati dalla Germania per questa impresa, i doppio-ni e le copie degli oggetti trovati durante gli scavi.

    Articolo 7. La Germania rivendica i diritti esclusividi fare copie e calchi degli oggetti che saranno scopertidurante gli scavi.

    Questi diritti esclusivi saranno validi per cinque annidalla data di scoperta di ogni singolo oggetto. Il gover-no greco riconosce inoltre al governo imperiale germani-co il diritto, sebbene non lesclusiva, di fare copie e cal-chi di ogni altra antichit in possesso dei governo grecoo che sar trovato in futuro sul territorio greco senza lacollaborazione del governo tedesco. Non sono compresiin questa concessione solo quegli oggetti che secondo ilparere di esperti ministeriali potrebbero essere danneg-giati o deteriorati durante il processo per fare il calco.

    La Grecia e la Germania si riservano il diritto esclu-sivo di pubblicare le scoperte scientifiche e artistichedegli scavi condotti a spese della Germania. Tutte que-ste pubblicazioni avverranno periodicamente ad Atenein greco e a spese dei Greci. Le stesse pubblicazioniavverranno simultaneamente in Germania con figure,

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  • tavole e fotografie che saranno eseguite e stampate soloin Germania. Questultimo compito spetta esclusiva-mente alla Germania ed allo stesso tempo essa promet-te di mandare alla Grecia quindici copie ogni cento dellaprima edizione e trentacinque ogni cento delle successi-ve di dette figure, tavole e fotografie.

    Articolo 8. Se il commissario greco incaricato dellasorveglianza degli scavi dovesse inaspettatamente oppor-si al lavoro ordinato dagli studiosi tedeschi il reale mini-stro degli Esteri greco e lambasciata imperiale germa-nica ad Atene comporranno insieme in ultima istanzaogni controversia.

    Articolo 9. La presente convenzione ha validit dianni dieci dalla sua ratifica da parte dei rappresentantidel popolo.

    Articolo 10. Ciascuno dei due governi contraenti siimpegna a presentare questo contratto per lapprova-zione popolare ai competenti organi rappresentativi alpi presto possibile; quindi nessuna delle parti obbli-gata a porlo in atto prima che sia stato ratificato dallarappresentanza popolare.

    Articolo 11. La convenzione, a condizione che abbiaavuto il permesso delle rappresentanze popolari, dovreb-be essere ratificata entro due mesi, o anche prima, e laratifica avverr ad Atene.

    Testimoni del documento da parte tedesca: vonWagner, ambasciatore straordinario e ministro accredi-tato ad Atene dellimperatore di Germania, professor E.Curtius, agente con speciale autorizzazione e, da partegreca, J. Delyanny, ministro degli Esteri di Sua Maestil re di Grecia,

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  • P. Eustratiades, conservatore delle antichit, tuttiautorizzati dai rispettivi governi e dotati di proprisigilli.

    Redatto in Atene in duplice copia il 13-25 aprile 1874.

    E. von Wagner (l.s.)Ernst Curtius (l.s.)

    Delyanny (l.s.) Eustratiades (l.s.)

    e. curtius e f. adler, Olympia, vol. I, 1870

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    Storia dellarte Einaudi 42

  • parte secondaIl libro delle statue

    La fondazione del Museo Britannico

    Sir Hans Sloane (1660-1753) nacque in Irlanda a CountyDown. Studi medicina a Londra per quattro anni poi si tra-sfer allUniversit di Orange dove si laure nel 1683. Al suoritorno in Inghilterra port con s una notevole collezione dipiante e continu a raccogliere oggetti strani per il resto dei suoigiorni; dimor quindici mesi in Giamaica come medico delduca di Albemarle e in questo breve periodo arricch la sua col-lezione di ottocento piante sconosciute. Ebbe numerosi inca-richi accademici e professionali. Fu eletto segretario della RoyalSociety e nel 1716 fu il primo medico a ricevere un titolo ere-ditario con la nomina a baronetto. In seguito fu nominatogenerale medico dellesercito, protomedico di Giorgio II e pre-sidente della Royal Society. Alla sua morte offr alla nazione,per la somma di lire ventimila, i suoi libri, manoscritti e ogget-ti che formarono il primo nucleo del Museo Britannico.

    Io, Sir Hans Sloane di Chelsea, nella contea delMiddlesex, baronetto, compilo il seguente codicillo daaggiungere al mio testamento e alle mie ultime volont.Stante che io ho gi dato nel citato documento alcunedirettive circa la vendita e lordinamento del mio Museoo Collezione di rarit, qui pi particolarmente menzio-nate, revoco ora in questa sede il sopraddetto testa-mento nella parte riguardante tali cose e fisso e stabili-sco quanto segue. Avendo avuto sin dalla giovinezza unaforte inclinazione allo studio delle piante e di ogni altroelemento naturale ed avendo nel corso di molti anni rac-

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  • colto con grande spesa e fatica tutto ci che di strano edi curioso si poteva trovare nel nostro paese o in paesistranieri ed essendo fermamente convinto che nulla con-tribuisca pi che lampliamento delle nostre conoscen-ze delle opere della natura ad aumentare la nostra stimadella potenza, saggezza, bont, provvidenza e altre per-fezioni della Divinit e alla consolazione e al benesseredelle sue creature, voglio e desidero che per la promo-zione di questi nobili fini, la gloria di Dio e il bene del-luomo, la mia collezione in tutte le sue branche sia, sepossibile, tenuta e conservata tutta intera nella mia resi-denza nel distretto di Chelsea, presso il giardino bota-nico da me donato alla Societ dei farmacisti per gli stes-si propositi. E avendo grande fiducia e confidenza chelonorevolissimo e le altre persone nominate qui appres-so saranno ispirate dagli stessi princip e assolverannofedelmente e coscienziosamente il compito loro com-messo, io do, affido e lego allonorevolissimo CharlesSloane Cadogan: e a [qui segue una lista di 51 nomi]tutta la mia collezione o museo attualmente nella miaresidenza di Chelsea, che consiste di oggetti troppo variper farne una dettagliata descrizione. Intendo comunquetutta la mia collezione di libri, disegni, manoscritti,stampe, medaglie e monete antiche e moderne, anti-chit, sigilli e cammei, intagli, pietre preziose, agate, dia-spri e simili, vasi e simili di agata, diaspro ecc., cristal-li, strumenti matematici, disegni e quadri e tutti gli altrioggetti della mia suddetta collezione o museo pi parti-colarmente descritti, menzionati e numerati con unabreve storia o ragguaglio, con riferimento specifico incerti cataloghi compilati da me che occupano trentottovolumi in folio e otto volumi in quarto, eccetto certiquadri che non sono contrassegnati con la parola (colle-zione) che devono essere dati in perpetuo possesso a loroe ai loro successori ed eredi. Con il solo intento che lamia collezione o museo ed ogni sua singola parte e par-ticella possano essere affidate al dotto onorevolissimo e

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  • alle altre persone incaricate e per gli usi e i propositiindicati e per assoggettarla ad alcune direttive e limita-zioni specificate qui appresso; e per rendere pi effica-ce questa mia intenzione, cio che la suddetta collezio-ne possa essere conservata e continuata intera nella suamassima perfezione e regolarit; ed essendo sicuro chenulla varr al conseguimento di questo fine pi che ilmetterla sotto la direzione e la cura di persone colte,esperte e sagge che sono superiori ad ogni idea bassa omeschina, io desidero caldamente che accondiscendanograziosamente ad essere ispettori della mia collezione omuseo, il re, sua altezza reale il principe di Galles, suaaltezza William duca di Cumberland, larcivescovo diCanterbury allora sedente, lonorevolissimo Lord PhilipHardwick e il lord alto cancelliere in carica in quelmomento, il lord presidente del Consiglio, il guardasi-gilli, il lord maggiordomo del palazzo reale, il lord ciam-bellano del palazzo reale, sua grazia Charles duca diRichmond, sua grazia John duca di Montague, sua gra-zia Holles duca di Newcastle, sua grazia John duca diBedford, e i due principali segretari di stato in carica inquel momento, lonorevolissimo John, conte di Sandwi-ch e il lord alto ammiraglio o il lord comandante in capodellammiragliato, lonorevolissimo Henry Pelham e illord alto tesoriere o il lord primo commissario del teso-ro e il cancelliere dello scacchiere, il lord presidentedella corte di giustizia, il lord capo dei tribunali ordinari,il lord barone capo dello scacchiere, il lord vescovo diLondra in carica, il lord vescovo di Winchester in cari-ca, lonorevolissimo Archibald duca di Argyle, lonore-volissimo Henry conte di Pembroke, lonorevolissimoPhilip conte di Chesterfield, lonorevolissimo Richardconte di Burlington, lonorevolissimo Henry LordMontford, lonorevolissimo Arthur Onslow e lo speakerdella Camera dei Comuni in carica e lonorevole LordCharles Cavendish, lonorevolissimo Charles LordCadogan, lonorevolissimo John conte di Verney, lo-

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  • norevolissimo George Lord Anson. Ed io mediante que-sto atto li nomino e li designo, con loro licenza, ispet-tori con pieno potere e autorit, per ogni gruppo di cin-que o pi, di entrare nella suddetta collezione o museoin qualsiasi ora e momento, di indagare, sorvegliare edesaminare la stessa e la sua amministrazione, di ispe-zionare, correggere e riformare di tempo in tempo secon-do la necessit, sia insieme ai suddetti fiduciari cheseparatamente, luso di essa per i propositi enunciati edi punire tutti gli abusi, mancanze, negligenze o catti-ve amministrazioni che possono verificarsi o che toc-chino o concernano la persona o le persone, il funzio-nario o i funzionari che sono o saranno designati adoccuparsene. mio volere, desiderio e vivissima pre-ghiera che i suddetti fiduciari, o sette o pi di essi, pre-sentino a Sua Maest o al Parlamento, nella sessione suc-cessiva alla mia morte, come si riterr pi conveniente,umile istanza di versare ai miei fiduciari o ai loro eredientro dodici mesi dalla mia morte come prezzo della miacollezione o museo, la somma netta di ventimila sterli-ne di moneta legale inglese che non , penso e credo,neppure un quarto del suo reale e intrinseco valore.Chiedano inoltre di ottenere poteri effettivi e suffi-cienti per porre nelle mani dei miei fiduciari tutta la miacollezione o museo summentovato in tutte le sue bran-che ed in ogni sua parte e anche di affidare ai miei fidu-ciari la mia gi citata residenza di campagna con i suoigiardini e dipendenze che allora ancora le apparteneva-no, e di cui mi sono servito sino alla morte. mio desi-derio che la collezione venga qui raccolta e conservata;sono compresi nel legato anche lacqua della stessa casadi Chelsea che proviene da Kensington, soggetta a for-nire e ad approvvigionare la casa del lord vescovo diWinchester ed anche tutto il diritto al beneficio o pre-sentazione o diritto di patrocinio della chiesa di Chel-sea; concludendo, gli stessi diritti devono assolutamen-te passare ai detti fiduciari per conservare e continuare

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  • la mia gi nominata collezione o museo nel modo cheloro sembrer pi atto a rispondere al pubblico bene cuiio miro. I medesimi devono poi cercare di ottenere,come gi detto prima, un fondo o provvigione suffi-ciente per mantenere e curare la mia suddetta collezio-ne e gli annessi per riparare e mantenere la mia resi-denza, opere idriche e immobili che saranno per sempredei suddetti fiduciari. Inoltre io qui fisso e stabilisco chei miei esecutori, dietro pagamento della suddetta sommadi ventimila sterline, affidino o stabiliscano che sia affi-dato ai suddetti fiduciari o a sette o pi di essi, per e innome di tutti loro, in presenza degli ispettori o di cin-que o pi di essi, sia il possesso della mia residenza e deigiardini di Chelsea, sia tutta la mia collezione o museogi menzionato e descritto ed ogni sua parte in tutte lesue branche, pieno ed intero, come si trova nella miaresidenza secondo i gi citati cataloghi e insieme adalcuni volumi dei cataloghi relativi. inoltre mio vole-re, ed io qui fisso e stabilisco, che in caso che Sua Mae-st o il Parlamento accettino lofferta suddetta e paghi-no la somma di ventimila sterline ai miei esecutori o ailoro eredi, avendo questi ottenuto poteri propri peruneffettiva cessione ai gi citati fiduciari di tutta la miacollezione e di tutto il mio maniero principale con le sueadiacenze, acqua e beneficio, presentazione o diritto dipatronato della chiesa di Chelsea, come gi detto essi siriuniscano insieme con i miei eredi naturali e testamen-tari e con tutte le altre parti interessate ed eseguano que-gli atti e cessioni che si pensino richiesti e necessari peril pi perfetto ed assoluto investimento, cessione e assi-curazione di quanto gi citato ai fiduciari e loro eredi esuccessori, per sempre, per gli usi, intenti e propositi quicitati e intesi.

    Testamento e codicilli stampati di Sir Hans Sloane, baronetto,1753

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  • horace walpole a Horace Mann Un noioso legato

    Uno dei fiduciari di Sir Hans Sloane, Horace Walpole, consi-der piuttosto seccante lincarico conferitogli per testamento,come si pu constatare da questa lettera ad un amico.

    Arlington Street, 14 febbraio 1753

    In queste tre ultime settimane sono stato l l per scri-verti ad ogni partenza di corriere, ma non ho potutodecidermi a cominciare una lettera con un non ho nien-te da dirti. Bando agli scherzi; non interromperemocerto la nostra corrispondenza perch non ci sono guer-re, n avvenimenti politici, n feste, n pazzie, n scan-dali. Negli annali dellInghilterra non c mai stataunet cos priva di avvenimenti come questa: pi dimoda andare in Chiesa che in Parlamento. Anche leradelle Gunning ormai passata; le due sorelle si sono spo-sate meritando a malapena un trafiletto nei giornali,sebbene i loro nomi avessero raggiunto una notoriettale che in Irlanda le mendicanti vi benedicono con que-sto augurio: Vi tocchi la sorte delle Gunning.

    Non ti immaginerai mai come impiego il mio tempo;al presente mi occupo principalmente della custodia diembrioni e di conchiglie. Sir Hans Sloane morto e miha nominato fra i fiduciari che devono occuparsi del suomuseo che sar offerto per ventimila sterline al re, alParlamento, alle accademie reali di Pietroburgo, Berli-no, Parigi e Madrid. Egli valutava la sua collezione

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  • ottantamila sterline e questo prezzo sar senzaltro rite-nuto giusto da chiunque ami ippopotami, pescecani conun orecchio e ragni grandi quanto oche. una caricaredditizia conservare i feti sotto spirito. State pur sicu-ro per che non acquister tali rarit chi considera ildenaro la pi pregevole delle curiosit. Il re si scusa-to dicendo che non crede che nel tesoro ci siano venti-mila sterline. Noi siamo un consesso di saggi veramen-te simpatici, tutti filosofi, botanici, antiquari e mate-matici; abbiamo rimandato la prima riunione perchLord Macclesfield, nostro presidente, era impegnato inuna seduta per determinare la longitudine. Fa parte deinostri un moravo che si firma Enrico XXVIII, conte diReus. I moravi hanno fondato una colonia a Chelseanelle vicinanze della tenuta di Sir Hans e credo che egliavesse lintenzione di chiedere lo scheletro del conteEnrico XXVIII per il suo museo.

    Sono davvero vergognoso di ringraziarti solo oraper una divertentissima lettera di due fogli del 22dicembre, ma sinceramente non avevo nulla da rispon-derti. Tre mattine fa stato a colazione da me tuo fra-tello e mi rimproverava: Ma tu non mi racconti nien-te. No, gli risposi. Se avessi qualcosa da dire scri-verei a tuo fratello . Ti do per la mia parola dono-re che il primo libro nuovo di successo, il primo delit-to, la prima rivoluzione, saranno tuoi e con tutti i par-ticolari. Intanto sta tranquillo; non c nessuna cittpi noiosa di Londra n alcun suo abitante pi privodi interesse del tuo ecc.

    The Letters, vol. III, 1903

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  • Il discusso lascito di Lord Elgin

    Thomas Bruce, settimo conte di Elgin (1766-1849) ereditquesto titolo allet di cinque anni. Nel 1785 entr nelleser-cito dove raggiunse il grado di maggior generale. Nel 1790 ini-zi la carriera diplomatica e poco dopo fu nominato amba-sciatore a Bruxelles e poi a Berlino. Dal 1799 al 1802 rivestla carica di ambasciatore straordinario a Costantinopoli e inquesto periodo si procur il permesso dalla Turchia di ripro-durre, e pi tardi portare via da Atene, molte opere darte clas-sica. Le sculture furono trasportate in Inghilterra in piccoligruppi tra il 1803 e il 1812, ma quando arriv Lord Elgin inpersona, si trov violentemente attaccato tanto per la discuti-bile legittimit delle sue appropriazioni quanto per il valoreartistico delle sculture. Egli pubblic in sua difesa un memo-randum e nel 1816 una commissione parlamentare giustific lasua condotta e conferm il valore dei suoi acquisti raccoman-dando al Museo Britannico lacquisto dei marmi per trenta-cinquemila lire, somma di gran lunga inferiore al costo inizia-le sostenuto da Lord Elgin.

    Nel 1799 Lord Elgin venne nominato ambasciatorestraordinario di Sua Maest alla Porta ottomana; percombinazione in quel periodo era in stretti rapporti conMr Harrison, un architetto di chiara fama nellInghil-terra occidentale, dove aveva dato numerosi e ottimisaggi delle sue capacit professionali, specialmente in unedificio pubblico di stile greco a Chester. Inoltre MisterHarrison aveva studiato molti anni, e con grande pro-

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  • fitto, a Roma. Perci Lord Elgin gli chiese quali benefi-ci avrebbero potuto derivare allarte inglese se si fossetrovato il modo di far studiare minuziosamente larchi-tettura e la scultura della Grecia antica. La sua opinionefermissima era che un giovane artista, pur possedendo lemisure esatte degli edifici ateniesi, non avrebbe maipotuto farsi un concetto adeguato di tutti i loro minutiparticolari, delle varie combinazioni e delleffetto gene-rale, senza avere davanti a s una loro rappresentazioneconcreta quale pu essere fornita dai calchi. Questo pare-re, che fu la base dellattivit di Lord Elgin in Grecia,port allulteriore considerazione che si doveva sfrutta-re prima di tutto qualsiasi circostanza favorevole chelambasceria di Lord Elgin potesse offrire, dal momentoche tutte le cognizioni che si possedevano su tali costru-zioni erano state ottenute con tutti quegli svantaggi chei pregiudizi e le gelosie dei turchi avevano opposto a qual-siasi tentativo del genere; perci, per strappare allobliotutti quegli esemplari di architettura e di scultura grecafino ad allora sfuggiti alla rovina del tempo e alla barba-rie dei conquistatori, occorreva ricorrere non solo amodellatori ma anche ad architetti e a disegnatori.

    In base a questo suggerimento Lord Elgin propose algoverno di Sua Maest di mandare dallInghilterra arti-sti di notoria capacit, in grado di raccogliere questadocumentazione nel modo pi esatto, ma limpresaparve ai ministri di esito troppo incerto per affrontarela spesa che comportava...

    Dopo molte difficolt, Lord Elgin ottenne dal gover-no turco il permesso di residenza ad Atene per sei arti-sti che per tre anni proseguirono il lavoro delle lorodiverse branche, ma con un unico sistema generale, conil vantaggio di un vicendevole controllo e sotto la sovrin-tendenza generale di Lusieri. Alla fine il progetto diLord Elgin trov piena attuazione.

    In tal modo tutti i monumenti di cui restavano trac-ce in Atene sono stati accuratamente e minuziosamen-

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  • te misurati e dagli schizzi degli architetti (tutti conser-vati), sono stati tratti disegni perfetti della pianta, del-lelevazione e dei particolari degli elementi pi notevo-li: in essi Calmouk ha restaurato e inserito tutte le scul-ture con abilit e gusto squisito. Inoltre egli ha dise-gnato, con cura sorprendente, tutti i bassorilievi neivari templi, nel preciso stato attuale di conservazione edeterioramento.

    Sono stati eseguiti calchi della maggior parte dei bas-sorilievi e di quasi tutti gli elementi architettonici carat-teristici dei vari monumenti di Atene e tali calchi sonostati portati a Londra.

    Il secondo architetto Ittar ha inoltre misurato edescritto con scrupolosa esattezza tutti i resti di scultu-ra e di architettura reperibili in altre parti della Grecia...

    Proseguendo in questo lavoro, gli artisti ebbero ildolore di assistere alla caparbia distruzione cui eranogiornalmente esposte tutte le sculture e anche i monu-menti architettonici da parte dei Turchi e dei viaggia-tori... Il tempio di Minerva era stato trasformato in unapolveriera e distrutto da un proiettile, durante il bom-bardamento di Atene ad opera dei Veneziani verso lafine del secolo xvii, neppure questo incidente avevadistolto i Turchi dallusare il grazioso tempio di Nettu-no e lEretteo per lo stesso scopo, ragion per cui esso continuamente esposto a una sorte simile. Molte dellestatue del posticum del tempio di Minerva (Partenone)distrutto dallesplosione, sono state completamente pol-verizzate per ottenere calce, perch fornivano il legan-te pi bianco che si potesse trovare nelle vicinanze e sisono individuate le parti della moderna fortificazione ele miserabili case in cui questa calce stata usata. Inol-tre ben noto che i Turchi si arrampicano frequente-mente sui muri distrutti e si divertono a mutilare tuttele sculture che possono raggiungere o a spezzare colon-ne, statue o altre vestigia dellantichit nella vaga spe-ranza di trovarvi nascosto qualche tesoro.

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  • In simili circostanze Lord Elgin si trov spinto, dauna ragione pi forte che il desiderio di gloria persona-le, a tentare di salvare tutti quegli esemplari di sculturache poteva sottrarre senza danno a questa imminenterovina... Indotto da questi incitamenti, Lord Elgin feceuso di tutti i mezzi a sua disposizione e il suo successo stato tale che ha portato in Inghilterra dalle rovine deitempli di Atene, dai muri e dalla fortificazione moder-na, in cui erano stati usati molti frammenti e molti bloc-chi di pietra, e da scavi intrapresi appositamente, pisculture ateniesi originali, tra statue a tutto tondo, altoe basso rilievi, capitelli, cornicioni, fregi e colonne diquante ne esistono in qualsiasi altra parte dEuropa...

    Il Partenone stesso, indipendentemente dalle suesculture decorative, un esempio di architettura doricacos puro e perfetto che Lord Elgin pens che fossedella massima importanza per le arti assicurarsi degliesemplari originali di ogni elemento di quelledificio,cio un capitello, rocchi delle colonne per mostrare laforma esatta della curva della scanalatura, un triglifo,mutuli del cornicione e persino alcune delle lastre dimarmo con cui era coperto lambulacro, cosicch nonsolo lo scultore pu avvantaggiarsi dello studio di ogniesemplare della sua arte, dalla statua colossale al basso-rilievo, eseguiti nellet aurea di Pericle da Fidia stessoo sotto la sua direzione immediata, ma anche larchitettopu esaminare ogni dettaglio delledificio, perfino ilmodo di unire i tamburi delle colonne senza laiuto dilegante in modo da dare al fusto laspetto di un bloccounico...

    Si incontrarono maggiori difficolt per formulare unprogetto che consentisse di trarre dai marmi e dai cal-chi la massima utilit. La prima idea di Lord Elgin fu difar restaurare le statue e i bassorilievi e per questo scopoand a Roma a consultare Canova e ad affidargli linca-rico. Il parere di questo famosissimo artista fu decisivo.Esaminando gli esemplari che gli vennero mostrati e

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  • esaminando a fondo lintera collezione, e particolar-mente ci che proveniva dal Partenone, tramite perso-ne che avevano collaborato allopera di Lord Elgin adAtene e che erano tornate a Roma con lui, Canovadichiar che, per quanto si dovesse lamentare che que-ste statue avessero dovuto soffrire tanto per le ingiuriedel tempo e della barbarie, tuttavia era innegabile chenon erano mai state ritoccate; erano lopera degli arti-sti pi abili che fossero mai esistiti, eseguite sotto il piilluminato protettore delle arti in un periodo in cui ilgenio godeva lincoraggiamento pi liberale e aveva rag-giunto il massimo grado di perfezione; ed erano stateconsiderate degne di decorare ledificio pi ammiratoche sia mai stato eretto in Grecia. Lui stesso aveva trat-to il massimo diletto e vantaggio dalloccasione offerta-gli da Lord Elgin di avere in mano e di contemplare que-sti marmi inestimabili, ma (furono queste le sue parole)sarebbe stato un sacrilegio se lui o qualsiasi altro aves-se preteso di toccarli con lo scalpello. Dal loro arrivo inInghilterra le sculture sono state esposte al pubblico ele opinioni ed impressioni non solo degli artisti, madegli uomini di gusto in generale, hanno avuto modo diformarsi e di esprimersi. Il giudizio pronunciato dalCanova stato accolto allunanimit ed stato depre-cato ogni tentativo di restaurare i marmi. Da sondaggieseguiti da Lord Elgin, su richiesta di professionisti, stata accertata lesistenza di una forte convinzione chelopera degli scultori e il gusto ed il giudizio che la fannoprogredire e apprezzare, non possano essere stimolatipi efficacemente che dagli esercizi atletici praticati inpresenza di opere simili, il cui merito peculiare unaabile, scientifica, geniale ma esatta imitazione dellanatura. In nessun altro modo la variet degli atteggia-menti, larticolazione dei muscoli, la descrizione dellepassioni, in breve tutto ci che lo scultore deve rappre-sentare, potrebbe essere compreso cos attentamente evantaggiosamente...

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  • Con simili premesse e con una illuminata ed inco-raggiante protezione accordata al genio e alle arti, nonpu essere troppo temerario abbandonarsi alla speranzache, data la prodigalit della natura nella perfezionedella figura umana nel nostro paese, data la gara dipatriottismo, di azioni eroiche e di virt private degnedi ricordo, la scultura possa presto giungere in Inghil-terra e rivaleggiare con i pi alti capolavori del periodoaureo della Grecia.

    Memorandum on the Subject of the Earl of Elgins Pursuits in Greece, 1811

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  • heinrich schliemann Il tesoro di Priamo

    Il dottor H. Schliemann (1822-90) nacque a Neu Buckow inGermania. Fu un uomo di grandi e svariate doti naturali tantonegli studi quanto negli affari; iniziando la sua carriera comecommesso in un piccolo negozio si procur con il commerciouna grossa fortuna e fu cos in grado di ritirarsi dagli affari e disoddisfare lambizione di tutta la sua vita: la ricerca del luogoin cui sorgeva lantica Troia. A differenza degli altri studiosidei suoi tempi, egli prest fede completa alla attendibilit sto-rica dei poemi omerici e, seguendo le indicazioni topografichedellIliade, fu in grado di identificare la collina di Hissarlikcome localit dellantica Troia. La sua fiducia nei poemi ome-rici ne usc rinsaldata pi di una volta e lo indusse in seguito ascavare la cittadella di Micene dove scopr unintera civiltpreellenica di cui faceva parte un gruppo di tombe reali che con-tenevano un immenso tesoro funerario doro. Fu spesso fuor-viato dal suo entusiasmo per Omero e i suoi metodi di scavopoco scientifici farebbero inorridire un archeologo moderno,ma le sue scoperte furono di primaria importanza e grandezza.Tra le sue molte doti, vi era una straordinaria disposizioneallapprendimento delle lingue; ne impar un gran numero ela-borando un sistema personale che rassomiglia molto ai pimoderni metodi dinsegnamento.

    Nel nuovo grande scavo sul fianco nordoccidentale,attiguo a quello appena descritto, mi sono convinto chelo splendido muro di grandi pietre squadrate, che sco-prii nellaprile del 1870 appartiene ad una torre, la cui

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  • parte inferiore sporgente deve essere stata costruita nelprimo periodo della colonia greca, mentre la parte supe-riore sembra databile al tempo di Lisimaco. A questatorre appartiene anche il muro che io menzionai nel mioultimo rapporto, dandone le dimensioni (due metri esettanta di altezza e uno e ottanta di larghezza) e notan-do che continuava il circostante muro di Lisimaco;altrettanto accade per il muro delle stesse dimensioniche sorge a quattordici metri di distanza e che io hougualmente tagliato. Dietro a questultimo, a unaprofondit fra i sette e i nove metri, scoprii il murodella rocca troiana che si dipartiva dalla Porta Scea.Procedendo nello scavo di questo muro, proprio di fian-co al palazzo del re Priamo, mi imbattei in un grossooggetto di rame di forma notevolissima che attrasse lamia attenzione, tanto pi che credevo di vedervi die-tro delloro. Al di sopra di questo oggetto di rame cerauno strato di rovine rosse e calcinate, spesso da unmetro e quaranta a due e venti, duro come pietra, eancora al di sopra correva il muro di fortificazione gimenzionato, costruito con grandi pietre e con terra, aquanto pare immediatamente dopo la distruzione diTroia. Per sottrarre il tesoro allavidit dei miei operaie salvarlo per larcheologia dovetti essere rapidissimo;perci, sebbene non fosse ancora lora della colazione,ordinai immediatamente il paidos. Questa una paroladi origine incerta, passata nel turco e qui usata in luogodi npausij o riposo. Mentre gli uomini mangiava-no e si riposavano, estrassi il tesoro con un grosso col-tello, cosa che non si poteva fare senza grandissimosforzo e grave pericolo di vita, perch il grande murodi fortificazione sotto cui dovevo scavare minacciava adogni momento di cadermi addosso, ma la vista di tantioggetti, ciascuno di inestimabile valore per larcheolo-gia, mi rese temerario, e non pensai mai al mio rischiopersonale. Mi sarebbe comunque stato impossibilerimuovere il tesoro senza laiuto della mia cara moglie

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  • che mi assistette, pronta ad avvolgere nel suo scialle ea portare via ci che io riportavo alla luce.

    Il primo oggetto che trovai fu un grosso scudo dirame (lspj omfalessa di Omero) a forma di vas-soio ovale, con una sporgenza a borchia al centro, cir-condata da una piccola scanalatura (alax). Lo scudo lungo poco pi di cinquanta centimetri, quasi piatto ecircondato da un bordo (ntux) alto quattro centime-tri; la borchia (mfalj) ha il diametro di sei centime-tri e lo spessore di sei; la scanalatura che la circonda haun diametro di diciotto centimetri ed profonda 6 mil-limetri.

    Seguiva unaltra coppa di oro purissimo, che pesavaesattamente seicento grammi (circa una libbra e sei oncedoro). alta sette centimetri e mezzo, lunga diciotto elarga diciotto centimetri e mezzo; ha la forma di unabarca con due grandi manici; su un lato vi un beccoper bere, largo tre centimetri, e sullaltro lato vi unaltro becco, largo cinque centimetri e mezzo. Come notail mio stimato amico professor Stefano Kumanudes diAtene, la persona che presentava la coppa piena dove-va avere prima bevuto dal becco piccolo, in segno dirispetto, per permettere allospite di bere dal becco pigrande. Questo vaso ha un piede sporgente di circa trecentimetri e mezzo, lungo tre centimetri e largo due cen-timetri. sicuramente il dpaj mfikpellon omeri-co. Ma io resto della mia opinione che tutti quegli altivasi di terra cotta rossa brillante, a forma di bicchieri dachampagne con due enormi manici, siano anche essidpaj mfikpella, e che questa forma probabilmen-te esistesse anche in oro. Devo inoltre fare unosserva-zione molto importante per la storia dellarte: il dpajmfikpellon su menzionato ottenuto mediantefusione in un calco e i grandi manici, che non sonopieni, sono stati attaccati ad esso con una fusione suc-cessiva. La bottiglia doro e la coppa doro menzionatesopra sono invece lavorate con il martello.

    C. W