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dianamente possono generare pres- sioni che, alla lunga, possono provo- care “burnout”, depressioni e, nei casi estremi, suicidi. Non ci dilun- ghiamo in questa sede né su un’a- nalisi più in profondità del fenome- no, né sui metodi per combatterlo. Aggiungiamo solo che i due esperti citati fanno riferimento al “Modello zurighese della motivazione sociale” sviluppato su tre assi portanti da Norbert Bischof: la pratica di uno sport, il raggiungimento di una certa autonomia, la famiglia. Anche in questi casi, comunque, con parecchi limiti. Per esempio chi subisce un crollo professionale, spesso ha anche problemi in famiglia. Oppure il rag- giungimento di un optimum di au- tonomia in azienda dipende non so- lo dalla forza psichica del soggetto, ma anche e spesso dell’ambiente in- terno ed esterno. E a proposito di ambiente esterno è sintomatico costatare come i casi più frequenti di suicidi fra dirigenti del- l’economia si verificano più al nord che al sud. Anche in questo caso è però piuttosto arduo allestire una se- parazione geografica fra paesi. Con- tano evidentemente anche le diffe- renti culture, l’organizzazione politi- ca ed economica e anche il passato vissuto da ogni regione. Ma uno sguardo rapido sulla statistica dei ca- si di suicidio ogni 100'000 abitanti vede ai livelli inferiori la Grecia (2,8 casi), il Messico (4,4) e l’Italia (4,9). La media dei paesi OCSE è di 11,3 casi, ma la Svizzera (14,3 casi) e la Francia (13,8 casi) sono sopra que- sta media. Agli estremi troviamo invece il Giappone (19,7 casi), l’Ungheria (19,8), la Russia (26,5) e la Corea del Sud (28,4). I dati dei due paesi asiatici sono probabil- mente poco confrontabili. Tuttavia è proprio in Corea del Sud che si registra il maggior aumento (+153,8%) tra il 1995 e il 2009 che, non a caso, è in parallelo con la forte crescita economica del paese. In Svizzera i casi sono in di- minuzione (-18,3%), così come in Italia (-25,8%). Ma nel 2009 la cri- si era appena cominciata e la pros- sima statistica dell’OCSE potrebbe cambiare. Ignazio Bonoli Ha provocato parecchia impressio- ne l’ondata di suicidi (ben oltre un centinaio di persone) che ha colpito imprenditori e manager in Italia, a seguito del protrarsi della crisi eco- nomica e delle deficienze della poli- tica nel trovare i rimedi per uscirne. Sorprende non poco - ma forse me- no chi vive da vicino certe situazioni nella vicina penisola - questo gesto estremo compiuto da piccoli impren- ditori, pertanto abituati a lottare giorno per giorno in un ambiente di per sé difficile. Il fenomeno si è este- so anche a qualche “manager” non tanto - come si potrebbe pensare - per errori, voluti o meno, nella ge- stione dell’impresa loro affidata, ma proprio per lo stress che li ha colpiti sia all’interno dell’azienda, sia per i sempre più difficili rapporti con il mondo esterno. Anche in Svizzera ha suscitato parecchio stupore il sui- cidio del CEO di Swisscom, manager capace e molto apprezzato. Di questo stress” si è occupato uno studio condotto da Christian Seeher, medico capo del Centro per le malat- tie dovute allo stress del Sanatorio di Kilchberg, coadiuvato dal professor Damian Läge dell’Università di Zurigo, intervistati dalla NZZ. Non è certo facile allestire una stati- stica di questo fenomeno, anche perché molto spesso i sintomi della malattia sono difficili da decifrare e non sempre i singoli casi vengono annunciati come tali. Abbiamo citato l’esempio italiano, poiché è frutto della cronaca quasi quotidiana e col- pisce anche per un altro aspetto par- ticolare, come vedremo più oltre: a livello mondiale le statistiche dicono, infatti, che i Paesi del sud soffrono meno di quelli del nord del tasso di suicidi fra i dirigenti dell’economia. Il fenomeno lascia comunque qualche traccia anche in Svizzera se conside- riamo che il centro diretto dal dottor Seeher, aperto solo da gennaio, con- ta già su un’occupazione di oltre l’80%. Tra le cause della crescita rapida di queste malattie tra i “manager” si citano spesso due ragioni: l’aumento della “raggiungibilità” del manager, dovuta soprattutto ai nuovi mezzi di comunicazione che lo tengono co- stantemente sotto pressione e il fat- to che, con la fissazione di obiettivi trimestrali da raggiungere, le azien- de (e quindi i loro dirigenti) sono co- stantemente nel mirino degli analisti e del pubblico. I “manager” hanno così visto il loro ruolo di trascinatori trasformarsi a poco a poco in “tra- scinati”. Il dottor Läge sottolinea anche le dif- ferenze di pressioni emotive su im- piegati che svolgono compiti ripetiti- vi e dirigenti che invece sono chia- mati ogni giorno ad affrontare e ri- solvere problemi. Le eccezioni che ne derivano non sono di per sé nocive, ma le difficoltà di affrontarle quoti- Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale Principia Dal messaggio dei Vescovi per il Primo agosto Pagina III Attualità La cittadinanza è sempre più un diritto Pagina IV-V Online È possibile sfogliare Pegaso al sito internet: www.riviste-ticinesi.ch Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà no. 85 - 6 settembre Personaggi Papa Francesco e quell’inizio che allarga il cuore Pagina II Primo piano Lo stress che spinge il manager al suicidio

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dianamente possono generare pres-sioni che, alla lunga, possono provo-care “burnout”, depressioni e, neicasi estremi, suicidi. Non ci dilun-ghiamo in questa sede né su un’a-nalisi più in profondità del fenome-no, né sui metodi per combatterlo.Aggiungiamo solo che i due esperticitati fanno riferimento al “Modellozurighese della motivazione sociale”sviluppato su tre assi portanti daNorbert Bischof: la pratica di unosport, il raggiungimento di una certaautonomia, la famiglia. Anche inquesti casi, comunque, con parecchilimiti. Per esempio chi subisce uncrollo professionale, spesso ha ancheproblemi in famiglia. Oppure il rag-giungimento di un optimum di au-tonomia in azienda dipende non so-lo dalla forza psichica del soggetto,ma anche e spesso dell’ambiente in-terno ed esterno.E a proposito di ambiente esterno èsintomatico costatare come i casi piùfrequenti di suicidi fra dirigenti del-l’economia si verificano più al nordche al sud. Anche in questo caso èperò piuttosto arduo allestire una se-parazione geografica fra paesi. Con-

tano evidentemente anche le diffe-renti culture, l’organizzazione politi-ca ed economica e anche il passatovissuto da ogni regione. Ma unosguardo rapido sulla statistica dei ca-si di suicidio ogni 100'000 abitantivede ai livelli inferiori la Grecia (2,8casi), il Messico (4,4) e l’Italia (4,9).La media dei paesi OCSE è di 11,3casi, ma la Svizzera (14,3 casi) e laFrancia (13,8 casi) sono sopra que-sta media. Agli estremi troviamoinvece il Giappone (19,7 casi),l’Ungheria (19,8), la Russia (26,5)e la Corea del Sud (28,4). I dati deidue paesi asiatici sono probabil-mente poco confrontabili. Tuttaviaè proprio in Corea del Sud che siregistra il maggior aumento(+153,8%) tra il 1995 e il 2009che, non a caso, è in parallelo conla forte crescita economica delpaese. In Svizzera i casi sono in di-minuzione (-18,3%), così come inItalia (-25,8%). Ma nel 2009 la cri-si era appena cominciata e la pros-sima statistica dell’OCSE potrebbecambiare.

Ignazio Bonoli

Ha provocato parecchia impressio-ne l’ondata di suicidi (ben oltre uncentinaio di persone) che ha colpitoimprenditori e manager in Italia, aseguito del protrarsi della crisi eco-nomica e delle deficienze della poli-tica nel trovare i rimedi per uscirne.Sorprende non poco - ma forse me-no chi vive da vicino certe situazioninella vicina penisola - questo gestoestremo compiuto da piccoli impren-ditori, pertanto abituati a lottaregiorno per giorno in un ambiente diper sé difficile. Il fenomeno si è este-so anche a qualche “manager” nontanto - come si potrebbe pensare -per errori, voluti o meno, nella ge-stione dell’impresa loro affidata, maproprio per lo stress che li ha colpitisia all’interno dell’azienda, sia per isempre più difficili rapporti con ilmondo esterno. Anche in Svizzeraha suscitato parecchio stupore il sui-cidio del CEO di Swisscom, managercapace e molto apprezzato.Di questo stress” si è occupato unostudio condotto da Christian Seeher,medico capo del Centro per le malat-tie dovute allo stress del Sanatorio diKilchberg, coadiuvato dal professorDamian Läge dell’Università di Zurigo,intervistati dalla NZZ.Non è certo facile allestire una stati-stica di questo fenomeno, ancheperché molto spesso i sintomi dellamalattia sono difficili da decifrare enon sempre i singoli casi vengonoannunciati come tali. Abbiamo citatol’esempio italiano, poiché è fruttodella cronaca quasi quotidiana e col-pisce anche per un altro aspetto par-ticolare, come vedremo più oltre: alivello mondiale le statistiche dicono,infatti, che i Paesi del sud soffronomeno di quelli del nord del tasso di

suicidi fra i dirigenti dell’economia. Ilfenomeno lascia comunque qualchetraccia anche in Svizzera se conside-riamo che il centro diretto dal dottorSeeher, aperto solo da gennaio, con-ta già su un’occupazione di oltrel’80%.Tra le cause della crescita rapida diqueste malattie tra i “manager” sicitano spesso due ragioni: l’aumentodella “raggiungibilità” del manager,dovuta soprattutto ai nuovi mezzi dicomunicazione che lo tengono co-stantemente sotto pressione e il fat-to che, con la fissazione di obiettivitrimestrali da raggiungere, le azien-de (e quindi i loro dirigenti) sono co-stantemente nel mirino degli analistie del pubblico. I “manager” hannocosì visto il loro ruolo di trascinatoritrasformarsi a poco a poco in “tra-scinati”.Il dottor Läge sottolinea anche le dif-ferenze di pressioni emotive su im-piegati che svolgono compiti ripetiti-vi e dirigenti che invece sono chia-mati ogni giorno ad affrontare e ri-solvere problemi. Le eccezioni che nederivano non sono di per sé nocive,ma le difficoltà di affrontarle quoti-

PegasoI n s e r t o d i c u l t u r a p o l i t i c a e d i p o l i t i c a c u l t u r a l e

PrincipiaDal messaggio dei Vescoviper il Primo agostoPagina III

AttualitàLa cittadinanza è semprepiù un dirittoPagina IV-V

OnlineÈ possibile sfogliarePegaso al sito internet:www.riviste-ticinesi.ch

PegasoInserto mensile di Popolo e Libertà

no. 85 - 6 settembre

PersonaggiPapa Francescoe quell’inizio che allarga il cuorePagina II

Primo piano

Lo stress che spinge il manager al suicidio

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Personaggi

Papa Francescoe quell’inizioche allarga il cuoreUn bilancio dei primi mesi di Bergoglioin qualità di Vescovo di RomaLe esperienze e i fatti che avvengo-

no per la prima volta hanno, nella sto-ria individuale o in quella collettiva, unsapore particolare. Il fenomeno si in-tensifica se le “prime volte” si coagu-lano attorno a un unico avvenimento.Rispetto all'attuale vescovo di Roma,esse sono molteplici: il primo gesuita,il primo sudamericano, il primo a sce-gliere il nome di Francesco, il primo achiedere di essere benedetto dal suopopolo (prassi non rara in America La-tina ma del tutto inedita a Roma). An-che il linguaggio comportamentale èstato innovativo. Francesco si è pre-sentato nel semplice abito bianco,senza la mozzetta, la croce pettoraleera semplice, la stola è stata indossatasolo nel momento liturgico della be-nedizione. A tutto ciò possiamo ag-giungere il laico “buona sera” comeiniziale parola di saluto. Per passare aore successive, si potrebbe richiamarel’appello (già formulato in occasionedella nomina cardinalizia) a non venirea Roma dalla lontana Argentina per lamessa di inaugurazione e a devolvereai poveri la somma del viaggio. Sbagliano coloro che intendono que-sto stile solo sotto l’insegna di unasemplicità forse persino ingenua. Lescelte compiute da Bergoglio si inqua-drano in una visione teologica ed ec-clesiologica precisa, volta a riconse-gnare la figura del papa alla sua effet-tiva funzione di vescovo di Roma. È pertale carica che a lui spetta il primatopetrino di presiedere le Chiese sorellenella carità. La consapevolezza in talsenso è stata tanto alta, da riconse-gnare , in modo canonicamente inec-cepibile , anche il suo predecessore alruolo di “vescovo emerito” . Le paro-le e i gesti rivolti al popolo di Roma da

Francesco hanno trasformato, perqualche minuto, San Pietro in San Gio-vanni in Laterano (sede episcopale diRoma). In questa luce la serie delle“prime volte” ha ricondotto alla risco-perta di una forma tanto antica quan-to, in linea di principio, perenne: il pa-pa non è altro che il vescovo di Roma. Nel linguaggio sociologico contempo-raneo si è coniato l'aggettivo “gioca-le”, per indicare i particolarismi chespuntano ovunque, con coerente vi-gore, nell’epoca della globalizzazione.Nel riconsegnare il papa al suo ruolo divescovo di Roma , non c'è però nessuntipo di localismo fatto proprio da chiviene “quasi dalla fine del mondo”. Viè solo la consapevolezza del sensoproprio della successione , contenutanella formula canonica che parla di be-nedizione “urbi et orbi”: è la città a es-sere la porta aperta sul mondo. LaChiesa di Dio è universale perché co-stituita da una serie di Chiese locali , dicui quella di Roma è la prima. Solo co-sì la città, erede di un antico globali-smo imperiale, potrà essere, inverten-do la rotta, segno efficace di unità nel-la pluralità. Ad additare questo esito è un vescovodi Roma proveniente dalle fila di un or-dine religioso moderno, sorto nel XVIsecolo quando la scoperta dell’Ameri-ca era già avvenuta. I gesuiti, più diogni altro ordine, hanno programma-ticamente assunto su di loro, fin dalleorigini, il compito di confrontarsi conuna dimensione mondiale e con lamolteplicità delle culture. Il nomeFrancesco evoca sicuramente il “pove-rello d'Assisi”, che ricevette dal croci-fisso di S. Damiano il comando di re-staurare la “casa di Dio”; tuttavia essonon è affatto incompatibile con un ri-

chiamo a Francesco Saverio, il compa-gno di Ignazio di Loyola che percorsel'Asia in lungo e in largo. La Compa-gnia di Gesù, la cui storia non è privadi errori e scelte sbagliate, resta tutto-ra (sia pure indebolita) l’ordine più ca-pace, per sua intima vocazione, diproiettare il cristianesimo su scalamondiale. Il senso di oppressione che albergavain molti di noi e il timore di vederlo ad-dirittura rafforzato dalla nuova nomi-na, hanno indotto più di uno ad affer-mare , dopo l'inattesa elezione diFrancesco: “Allora lo Spirito Santo esi-ste ed agisce per davvero”. Questomoto liberatorio di fronte a una brec-cia apertasi all'improvviso , ha trovatoun riscontro, di altro segno, in un pen-siero più meditato. D'accordo, la sto-ria non si fa con i “se” e con i “ma”;tuttavia il pensare si sviluppa larga-mente per via ipotetica. Allora è lecitochiedersi: “cosa sarebbe successo seBergoglio fosse stato eletto nel con-clave del 2005? Lo Spirito Santo non

ha forse perduto otto anni?”, A que-sto pensiero, però, se ne contrapponeun altro: “uno stile di papato vescovi-le, che parte dall’urbe, sarebbe statopossibile subito dopo il pontificato di-rettamente globale di Giovanni PaoloIl? Forse è possibile solo ora, col gestodi rinuncia di Benedetto XVI?”. La se-conda alternativa può apparire quellagiusta: grazie alla sua conclusione, lastagione di papa Ratzinger ha dischiu-so una inedita possibilità di esercitareil primato petrino. Come nella vita di tutti, anche in quel-la di Bergoglio non mancano ombre,legate soprattutto all’epoca in cui eragiovane provinciale dei gesuiti nellaterribile Argentina sottoposta alla dit-tatura militare. Né si può sapere a prio-ri come Francesco riuscirà a condurreeffettivamente la barca di Pietro: ciònon toglie che gli inizi sono stati tali daallargare il cuore.

Piero Stefani (da QOL, n.159,maggio-giugno 2013)

Pegaso Venerdì 6 settembre 2013II

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Principia

Festa NazionaleDal Messaggio della Conferenza dei Vescovi svizzeri per la ricorrenza del Primo agosto 2013

Venerdì 6 settembre 2013 Pegaso III

OGNI CRISTIANO È CHIESAParlare di posizione pubblica della Chiesa non significa solamente una dichiarazione dei vescovi. Si tratta prima di tutto di ogni atto di una

persona ispirata dalla propria fede. In effetti la vita di un cristiano deve avere delle conseguenze , altrimenti essere cristiano non significa nulla.

CONTRIBUTI CRISTIANI ALLA SOCIETÀDiamo qualche esempio di ciò che una visione cristiana della vita umana può portare alla società.

• L’uomo non è solo materia e una visione unicamente materialista non basta per renderlo felice. E’ grazie alla dimensione spirituale dell’esse-re umano che cristiani hanno resistito ai materialismi comunista e nazista nel ventesimo secolo.

• Il bene comune del paese e del mondo domanda che ciascuno rinunci ad una parte di ciò che potrebbe avere: il cristianesimo invita a supe-rare l’egoismo, e ci ricorda che la vita attuale non è la sola nostra prospettiva.

• La popolazione svizzera conta più del 20 % di stranieri che spesso tengono molto alla religione, e in questo campo noi possiamo avere unbuon dialogo tra svizzeri e stranieri.

• Una visione religiosa aiuta anche a dialogare con altre religioni: ciò che molti mussulmani temono , ad esempio, non è la società cristiana,ma specialmente una società che non lascia nessun spazio alla religione.

A FAVORE DEGLI EMARGINATICome ha dimostrato un recente studio nazionale, una gran parte degli svizzeri vede l’influsso delle Chiese (non solo la Chiesa cattolica) come

positivo almeno per gli emarginati. Tuttavia non sempre questo contributo sociale dipende da una fede viva.

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La cittadinanzaè sempre piùun dirittoDiverse problematiche e le soluzioni adottate in Italia e nel resto dell’EuropaIn Italia si sta discutendo animata-

mente (e come al solito ignorando lacomplessità del tema) sulla situazionegiuridica delle migliaia di giovani, natiin Italia da genitori stranieri, che si sen-tono a tutti gli effetti italiani (per lin-gua, cultura e ... tifo sportivo) e chenon hanno alcun legame con la patriad’origine dei genitori. Tema che, sep-pure in proporzioni e condizioni diver-se, è comune a tutti gli Stati dell’Euro-pa occidentale, Svizzera compresa,per effetto della immigrazione che vie-ne a colmare la mancanza di manod’opera e il calo demografico degliabitanti autoctoni.Sul numero 3-2013 della rivista mila-nese “Appunti di cultura e politica”, èstato pubblicato uno studio di AlbertoGuariso, che inquadra il tema della cit-tadinanza degli stranieri nati in Italia,nella più ampia problematica (ancoradefinita a torto come processo di “na-turalizzazione”; come se questi nuovivenuti non facessero già parte della“razza umana”¨!!! ), problematica checomprende anche i minori stranieriche giungono in un nuovo paese coni loro genitori e ovviamente anche gliadulti da tempo residenti fuori dal lo-ro paese d’origine. Valendomi del sopracitato articolo,presenterò le diverse problematiche ecome sono state affrontate in Italia ein alcuni paesi europei. La contrappo-sizione ius soli - ius sanguinis (cioè cit-tadinanza per nascita, oppure cittadi-nanza per discendenza) è fuorviante:in nessun paese europeo basta essercinato (magari all’aeroporto) per esser-ne cittadino a pieno diritto. L’attribu-zione della cittadinanza per coloro chesono nati nel paese, anche là dove ta-le circostanza viene tenuta in conside-

razione, è soggetta ad ulteriori condi-zioni. Così in Italia, fa notare Guariso,già “esiste una sorta di ius soli: lo stra-niero che è nato in Italia e che vi hasoggiornato continuativamente ac-quista la cittadinanza - e trattasi di di-ritto soggettivo vero e proprio, senzapossibilità di valutazione discrezionaleda parte della pubblica amministrazio-ne - presentando una domanda entro12 mesi dal compimento del diciotte-simo anno”. Le controindicazioni ditale sistema sono evidenti: il termine didecadenza per la domanda è troppobreve e molti stranieri non la presenta-no, perdendo così definitivamente ta-le opportunità; il periodo di perma-nenza continuativa richiesto è troppolungo; il requisito della residenza lega-le senza interruzioni per 18 anni apreinfiniti contenziosi relativi a eventualibrevi allontanamenti o a situazionitemporaneamente irregolari dei geni-tori. Si tratta inoltre di una eccezionenel quadro delle legislazioni europee.

Un ius soli condizionatoLa soluzione per un ius soli ragionevo-le dovrebbe prevedere, affiancati aquello della nascita, circostanze pergarantire che l'evento non sia casuale,ma si inserisca almeno tendenzialmen-te in un progetto di radicamento al-l'interno della comunità nazionale. Lealternative sono diverse: una primaipotesi è quella di tenere come riferi-mento la condizione dell'interessato -cioè del nato nel paese - e di ricono-scergli la cittadinanza automatica-mente - o mediante semplice dichiara-zione - condizionando l'attribuzionesoltanto alla durata della residenza: adesempio, in Francia il nato nel paeseacquisisce la cittadinanza automatica-

mente a 16 o 18 anni alla sola condi-zione di avervi risieduto per 5 anni, an-che discontinui; nel Regno Unito l’ac-quisisce a condizione che vi abbia sog-giornato per almeno 10 anni, mentrein Spagna basta un anno di residenzae l’opzione può essere formulata, perconto del minore, dai genitori, a qua-lunque età. Una seconda strada è, in-vece, quella di spostare il riferimentosulla condizione dei genitori: in questaipotesi, sarebbe cittadino italiano pernascita colui che nasce nel territoriodella Repubblica da genitori stranieri,dei quali uno sia legalmente soggior-nante da un determinato periodo. Quest’ultima è la scelta fatta dal pro-getto di legge di iniziativa popolarelanciato dalla campagna “Italia sonoanch'io”, che fa riferimento al sog-giorno legale dei genitori per almenoun anno, termine che appare peròtroppo esiguo. La Germania, ad esem-pio, richiede ai genitori 8 anni di resi-denza legale e il diritto di soggiornopermanente, mentre il Regno Unito ri-chiede un permesso di soggiorno atempo indeterminato (che in Europa siacquisisce, in forza di una direttiva eu-ropea del 2003, dopo 5 anni di resi-denza). Al canale di accesso basato sulla dura-ta di soggiorno dei genitori - che restaprobabilmente quello più opportuno -secondo Guariso altri se ne possono edebbono affiancare, sempre con riferi-mento ai minori. Ragionevole appare,ad esempio, prevedere una sorta di“ius sanguinis sopravvenuto”, nel sen-so che il genitore che diviene cittadinoestende automaticamente il propriostatus al figlio convivente (come avvie-ne in Francia o in Svizzera); e ancorapiù importante è il canale già presente

in altri paesi europei (Olanda, Spagna)e volto a integrare agevolmente e sen-za requisiti le “terze generazioni”: ver-rebbe, cioè, attribuita la cittadinanzaper nascita ai figli di stranieri a loro vol-ta nati nel paese, anche se non citta-dini, indipendentemente da qualsiasirequisito di residenza; e si tratterebbedi una norma di grande importanza,viste le difficoltà che incontrano gene-ralmente le seconde generazioni nelpercorso verso la cittadinanza.

I minori immigratiIl dibattito sulla cittadinanza per na-scita non deve far dimenticare la ne-cessità di facilitare l’accesso alla cit-tadinanza per i minori accompagna-ti o meno da famigliari adulti o che liraggiungono in un secondo tempo(ricongiungimento familiare). Qui ilriferimento potrebbe essere la fissa-zione di un'età minima di ingressoche consenta condizioni più agevolirispetto a chi fa l’ingresso da adulto,ma il criterio più condiviso e più logi-co è piuttosto quello della partecipa-zione a un ciclo scolastico, restandoperò da decidere a quale ciclo si vo-glia fare riferimento. La citata propo-sta di legge italiana di iniziativa po-polare consente ipotesi alternative,nel senso che sarebbe sufficiente o lascuola primaria o la scuola secondaria(le medie), o la scuola superiore oquella professionale. Anche in questo caso, il requisitopotrà essere eventualmente di di-versa entità e comprendere più ci-cli, ma certamente non potrebbecoprire l'intero ciclo della scuoladell’obbligo, dai 6 ai 18 anni, cherelegherebbe questo canale di ac-cesso alla cittadinanza in un

Pegaso Venerdì 6 settembre 2013IV

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Venerdì 6 settembre 2013 Pegaso V

ambito del tutto marginale. Questedunque, in sintesi, le vere questioniche riguardano le cosiddette “secon-de generazioni” la cui soluzione quin-di esclude, come ben si vede, ogni im-mediato e semplicistico “effetto di at-trazione”: tanto più che i limiti all’in-gresso restano pur sempre fissati da al-tre norme - quelle in materia di immi-grazione. Un “esame di integrazione”per chi è nato e cresciuto nel Paese(svizzera compresa) non ha alcun sen-so; sarebbe come sottoporre ad un“esame di civica”ogni persona al mo-mento di esercitare il diritto di voto!

Per gli immigrati adultiVale la pena di considerare, accanto altema dei nati da stranieri e da chi vigiunge in minore età, anche il temadella cittadinanza degli adulti. Per glistranieri che richiedono la cittadinan-za, la condizione primaria è il requisitodella legale residenza, che è attual-mente in Italia di 10 anni per l'extra-comunitario e di cinque anni per il co-munitario, l'apolide o il rifugiato poli-tico. La Francia prevede per la genera-lità degli extracomunitari cinque anni,o due per chi ha compiuto almeno dueanni di studi universitari; la Germaniaotto anni; l’Olanda e il Regno Unitocinque anni; la Spagna dieci anni (ri-dotti però a due per chi proviene dapaesi del Sud America). Diversamenteè regolato il caso dello straniero/a chesposa uno/a già cittadino/a : qui entrain gioco anche il principio fondamen-tale dell’unità familiare, da tutelarecontro ogni possibile procedura diespulsione. In Italia la durata della con-vivenza per l'acquisizione della cittadi-nanza dopo matrimonio con un citta-

dino italiano è stata recentemente ele-vata da sei mesi a due anni; anche ne-gli altri paesi europei, Spagna esclusa,i limiti non sono inferiori ai due anni diconvivenza.

Diritto acquisito o richiestaÈ poi da determinare se lo straniero haun diritto alla cittadinanza (adempiutii requisiti), oppure se si tratta di unadecisione (politica o amministrativa)dello Stato; la prima soluzione sembrasempre più imporsi, sulla base dei di-ritti fondamentali di ogni essere uma-no, cioè conseguenza della sua irri-nunciabile dignità. Nella seconda eve-nienza, sorge la questione delle “veri-fiche” del livello di integrazione: esa-me di conoscenza della lingua e/o del-le norme fondamentali dello Stato, li-vello di adesione ai valori del paese. Ilpunto è evidentemente delicatissimo,perché attiene al contenuto del “pat-to sociale”, che non deve essere cosìesteso da non potere accogliere le dif-ferenti identità, ma neppure tale darendere l'adesione un fatto meramen-te burocratico, considerata l’impor-tanza sempre maggiore in una societàplurale della condivisione di valoricomuni (che spesso, purtroppo, an-che per “vecchi” cittadini risulta am-piamente al di sotto della soglia au-spicabile).

La “seconda” cittadinanzaMentre si dibatte, magari inaspren-do le condizioni (come attualmentein Svizzera) rispettando le quali unostraniero accede (o può accedere) al-la cittadinanza nel paese in cui vive,è in atto nel diritto nazionale e in-

ternazionale un fenomeno che alcu-ni giuristi hanno denominato “se-conda cittadinanza”, cioè lo statutotra la piena cittadinanza e quello va-lido per uno straniero. Per l’Italia,secondo Guariso, “l'intero ordina-mento nazionale e comunitario siorienta a delineare una condizioneintermedia tra quella di cittadino equella di straniero, inserendo sem-pre più spesso norme - tendenzial-mente inderogabili - contenenticlausole di parità assoluta tra cittadi-ni e stranieri”. Contestualmente, laCorte Costituzionale italiana “ hainiziato un percorso demolitorio del-le differenze basate sulla cittadinan-za che ha raggiunto il suo apice pro-prio negli ultimi anni: così, la Corteha stabilito che nessuna differenzatra cittadini e stranieri è ammissibileper quanto riguarda il nucleo dei di-ritti essenziali della persona, inclu-dendo in tale nucleo anche alcuneprestazioni sociali; che i diritti perso-nali o sociali collocati al di fuori di ta-le nucleo possono essere differen-ziati ma solo in base a un criterio diragionevolezza, e che il mero criteriodella cittadinanza non è mai di persé ragionevole, nemmeno se corre-lato a una certa durata della resi-denza, perché se la Pubblica ammi-nistrazione individua un bisognonon può rispondervi limitando i de-stinatari soltanto a coloro che risie-dono da un periodo minimo”.Osserva a conclusione il citato Gua-risi: “È per questo che il dibattito sul-la cittadinanza non deve far dimen-ticare che ogni rigida divisione trapadroni di casa - siano essi di pellechiara o di pelle scura - e ospiti è in-

sufficiente a comprendere e gestire iproblemi che abbiamo di fronte: chesono quelli di ospiti non più precari,ma di soggetti stabilmente partedella nostra comunità, anche se nonvorranno o non potranno accederealla condizione di cittadini”. La situazione giuridica, anche seignorata da molti difensori della“svizzeritudine”, non è molto diver-sa nella Confederazione, dove la co-stituzione federale, i trattati interna-zionali sottoscritti e la giurispruden-za dei tribunali garantiscono a granparte degli stranieri residenti (seppu-re a determinate condizioni e conqualche limitazione) molti dei diritti (..e dei doveri) validi per i possessori del“mitico” passaporto rossocrociato. E allora è da chiedersi: resisterà an-cora a lunga la esclusione dai dirittipolitici per gli stranieri che semprepiù appare una negazione della pie-na dignità umana, riconosciuta incampi sempre più estesi e con esclu-sione sempre meno significative? Il conferimento anche del diritto dipartecipare alle decisioni ammini-strative e politiche , compresa la de-signazione dei rappresentanti in or-ganismi pubblici, va estendendosisempre più, e in parte è già realizza-ta nell’Unione Europea e persino inalcuni cantoni svizzeri. Uno sviluppoconseguente alla dottrina dei dirittiumani, da riconoscere pienamentead ogni persona, semplicemente inforza della dignità umana per ognipartecipe alla “razza umana” (Ein-stein).

Alberto Lepori

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Pegaso Venerdì 6 settembre 2013VIII

La sfida è impressionante e oltre-passa i limiti del cosiddetto capita-lismo verde. Non basta consumaremeno: bisogna cambiare i valoriche reggono la vita economica.L’affannosa ricerca del profitto el’insaziabilità del desiderio nonpossono essere i principi guida del-l'economia. C’è bisogno pertantodi qualcosa di più di un cambia-mento di sistema: un cambiamen-to di coscienza e di civiltà.Ci rendiamo conto così che il con-cetto di sviluppo sostenibile risultastretto, insufficiente. Bisogna intro-durre nel dibattito sull’austeritàelementi etici e antropologici piùseveri.

Per una civiltàdella sobrietà condivisaLa Chiesa cattolica e in generale letradizioni religiose non sono estra-nee ad una visione autentica dellaausterità nel contesto della societàdello sperpero senza solidarietà.Numerosi gruppi ed istituzioni reli-giose hanno pubblicato documentiinterni in cui invitano i propri fe-deli a combinare un atteggiamen-to rispettoso verso la natura con ladifesa decisa dei diritti umani, ri-chiamandosi all’esigenza della federispetto ad una solidarietà austerae responsabile nell’uso delle risor-se naturali.La Compagnia di Gesù ha resopubblico un lungo documento daltitolo “Sanare un mondo ferito”,in cui si fa una chiara opzione perun modello ecosolidale, insistendosull’insufficienza dello sviluppo so-stenibile e avanzando verso una vi-sione di sviluppo solidale con lamiseria delle vittime. E questa stes-sa linea è presente in altri docu-

menti di altre congregazioni reli-giose. Dall’Università Centroamericana diEl Salvador, Ignazio Ellacuria auspi-cava una civiltà della povertà con-trapposta alla civiltà del capitale;Jon Sobrino avrebbe successiva-mente chiarito che, per intenderemeglio quanto voleva dire Ellacu-ria, si sarebbe potuto ricorrere alconcetto di “sobrietà condivisa”.La civiltà della povertà si opponevacosì alla civiltà della ricchezza, ba-sata sull’accumulazione come fon-damento della sicurezza e sul con-sumismo come fondamento dellapropria felicità. È una prospettiva critica, non ridu-zionista, che riconosce i numerosibeni che tale civiltà ha prodotto,come per esempio gran parte del-lo sviluppo tecnologico, ma allostesso tempo prende atto di comeessa abbia provocato “mali piùgrandi” e di comei suoi processi diautocorrezionenon siano suffi-cienti a modificar-ne l’orientamentodistruttivo. Questimali più grandi so-no l’impossibilità disoddisfare le ne-cessità di base el’incapacità di generare valori cheumanizzino persone e società. Nonè una civiltà che possa essere uni-versalizzata e pertanto, nella visio-ne di Kant, non è etica. Ellacuria siguarda pure dall'idealizzare i pove-ri, che molte volte vengono pro-fondamente disumanizzati dallapovertà, e naturalmente considerala povertà un male. Ritiene che lenecessità di base degli ultimi, così

come indica Martha Nussbaum,potranno essere soddisfatte solo sequesti verranno posti al centro del-la società e al centro della Chiesa,e critica tanto il capitalismo privatodell’Occidente quanto il capitali-smo di Stato del vecchio bloccocomunista. Si tratta di una pro-spettiva teologica che storicizza lapovertà e si esprime a partire dalrovescio della storia. I poveri sono considerati i soggettiportatori di salvezza, quelli che ge-nerano speranze e proposte nuo-ve. Si rifiuta l’accumulazione di ric-chezza come motore della storia eil suo possesso e godimento comeprincipio di umanizzazione, ponen-do come alternativa la soddisfa-zione universale delle necessità dibase come principio di sviluppo ela solidarietà condivisa come fon-damento di umanizzazione. ( ... ) Si tratta di “uno stato uni-

versale di cose incui sia garantita lasoddisfazione dellenecessità fonda-mentali , la libertàdelle opzioni per-sonali e un ambitodi creatività perso-nale e comunitariache permetta l'ap-parizione di nuove

forme di vita e di cultura, nuoverelazioni con la natura, con gli altriesseri umani, con se stessi e conDio”. Dice Ellecuria che tale civiltàdella povertà è “fondata su unumanesimo materialista, trasforma-to dalIa luce e dall'ispirazione cri-stiana”. Vi sono due modi fondamentali ditrasformare l’attuale civiltà in unapiù umana:

• creare modelli economici, politicie culturali che rendano possibileuna civiltà del lavoro come alterna-tiva a una civiltà del capitale; • rafforzare”positivamente” unacaratteristica fondamentale dellaciviltà della povertà, la solidarietàcondivisa, in contrapposizione conl'individualismo chiuso e competiti-vo della civiltà della ricchezza.

ConclusioneLa classe politica, di fronte alla si-tuazione di crisi economica gene-ralizzata, chiede ai cittadini "auste-rità”. Ma, come si è cercato di di-mostrare, tale discorso nascondetranelli che è necessario cogliere.Di fronte a un’austerità che discri-mina e genera vittime, alcune tra-dizioni religiose invitano ad andarepiù a fondo nella questione, esor-tando ad essere sensibili alla cultu-ra della povertà, alla solidarietàcondivisa, a un modello di svilup-po ecosolidale. In conclusione, l’austerità non soloè inevitabile, ma può essere unelemento auspicabile per una vitamigliore per tutti. Il meno può di-ventare più, ma questo dipendedalla nostra capacità di impiegarele nostre migliori risorse etiche perfar sì che la politica dei cittadinigoverni il mondo dell'economia.

Testo ridotto da un articolo deiprofessori J.E. Munoz Negro e L.

Sequeiros, pubblicato sulla rivistaTENDENCIAS 21, tradotto dallospagnolo in ADISTA 29 giugno

2013

AusteritàAttualmente l’austerità èinevitabile per una vitamigliore per tutti, e può

avere anche dei vantaggiimportanti

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Venerdì 6 settembre 2013 Pegaso IX

Mondo

Le Chiese mondiali in CoreaSi è svolgerà a Busan l’Assemblea del Consiglio ecumenico,importante raduno per i cristiani di tutto il mondoLa decima Assemblea del Consi-

glio Ecumenico delle Chiese (CECo WCC, World Council of Chur-ches) si svolgerà a Busan, nella Re-pubblica di Corea, dal 30 ottobreall' 8 novembre 2013. L’Assemblea è il massimo organodi governo del CEC e si riunisceogni sette anni. Ha il mandato dirivedere i programmi, rilasciare di-chiarazioni pubbliche e determina-re le politiche globali del CEC, ol-tre che eleggere il Presidente e unComitato Centrale che sovrintendei lavori del Consiglio fino alla pros-sima Assemblea. Insieme con le Chiese membri delCEC, alcune organizzazioni partnere altre Chiese hanno una fortepresenza all'evento. Questo rendel'Assemblea del CEC il più granderaduno di cristiani di diverse con-fessioni nel mondo. Si tratta diun'opportunità unica per le chiesedi approfondire il loro impegno perl'unità visibile e di testimonianzacomune, in modo che il mondopossa credere. La condivisione delle diverse espe-rienze spirituali delle Chiese di tut-to il mondo è una potente espres-sione di unità condivisa in Cristo.La vita spirituale di ogni comunità- il culto, lo studio della Bibbia ela preghiera - è in particolare evi-denza. La ricca offerta di eventi èdestinata a migliorare la condivisio-ne tra i partecipanti, ad approfon-dire la loro esperienza di comunio-ne, ad aumentare la loro cono-scenza del movimento ecumenicoe a fornire lo spazio per il dialogosu questioni importanti.

Le precedenti Assemblee del CECLe precedenti Assemblee del CECIl CEC è stato istituito con la pri-ma Assemblea di Amsterdam (Pae-si Bassi 1948). Da allora le Assem-blee si sono tenute a Evanston,(Stati Uniti 1954), New Delhi,(India1961), Upsala ( Svezia 1968), Nai-robi (Kenya 1975), Vancouver ( Ca-nada 1983), Canberra ( Australia1991), Harare ( Zimbabwe 1998) ePorto Alegre ( Brasile 2006). La decima Assemblea del CEC sarà

la prima che si tiene nel Nordestdell’Asia; il più ampio contestoasiatico plasmerà in modo signifi-cativo l'incontro. La Corea è statascelta per ospitare l’Assemblea, amotivo del singolare “misto” ecu-menico che offrono le Chiese co-reane ; l'invito per il CEC è fruttodello sforzo congiunto delle molteChiese del paese, da quelle mem-bri del CEC, alle Chiese evangeliche e alle Chiesepentecostali; in Corea è pure pre-sente una fiorente Chiesa cattoli-ca. Con una popolazione di oltre 4milioni di abitanti, Busan è la se-conda città del Sud Corea.

Un’assemblea al MadangIl concetto coreano di madang ser-virà a radicare l'Assemblea nel con-testo di accoglienza e a contribuirea darle forma e significato. Ma-dang è il tradizionale "cortile" co-reano che collega le diverse partidi una casa, uno spazio di discus-sione e riflessione, di festa e di fra-

ternità; è il tradizionale centro del-la vita familiare e di comunità.L'assemblea CEC sarà preparata inuno spirito di Madang, invitandopartecipanti in uno spazio comunedi discussione e di festa. Il tema dell'Assemblea "Dio dellavita, guidaci alla giustizia e alla pa-ce" non è solo uno slogan per l'e-vento, ma fornisce un punto di ri-ferimento per la riflessione teologi-ca, per il culto e per la meditazio-ne, così come per la pianificazionedelle attività programmatiche, pri-ma, durante e dopo l'Assemblea.

Temi e momentiIl tema copre cinque dimensioni del-l'essere Chiesa insieme nel mondo dioggi: koinonia (fede e comunione inCristo); martyria (testimonianza nelmondo); diakonia (servizio della giu-stizia e della pace); la formazioneecumenica per la leadership; coope-razione inter-religiosa. La preghiera segnerà l'inizio e la finedi ogni giornata. Essa offre l'opportu-

nità di essere uniti nella fede, percondividere i doni liturgici e per fon-dare l'Assemblea sul suo tema, "Diodella vita, guidaci alla giustizia e allapace". Lo studio della Bibbia ogni giorno inpiccoli gruppi si concentrerà su mo-menti della storia biblica in cui la vitaera minacciata, ma la giustizia e la pa-ce prevalse, per grazia di Dio. Le assemblee plenarie tematiche so-no grandi eventi che presentano lesfide globali che le chiese devono af-frontare insieme. Si metterà in evi-denza come le Chiese e i partner ecu-menici stiano lavorando insieme peraffrontare queste sfide. Le conversazioni ecumeniche sonodestinate a promuovere discussioniapprofondite su questioni di interes-se comune.Un programma speciale madangvuole favorire lo scambio di doni e diesperienze tra i partecipanti attraver-so laboratori, mostre ed eventi colla-terali. (traduzione di Nicola Sfreddadal sito ufficiale dell'Assemblea)

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Elogio al moralismoIl libro di Stefano Rodotàche tratta il tema della corruzioneSdegno e gratitudine, un difficile

connubio . prima difficile da immagi-nare, poi facile da spiegare. Sonoquesti i sentimenti che mi ha lasciatola lettura del libro di Stefano Rodotà,Elogio del moralismo (Bari 2011,pp.93, Euro 9.00).L’autore, professore emerito di dirittocivile all’Università La Sapienza di Ro-ma, editorialista del quotidiano la Re-pubblica, autore di innumerevoli testi,deputato per diverse legislature , è an-che conosciuto dal gran pubblico amotivo delle sue apparizioni in TV intrasmissioni di indagini e approfondi-menti politico-sociali. Le sue analisihanno il pregio della sinteticità e dellacompletezza, evidente retaggio di an-ni di insegnamento.In questa sua opera egli analizza il fe-nomeno della corruzione, nel suoevolversi dagli inizi degli anni ‘80 finoai giorni nostri, nei quali pare che essasia giunta a contaminare l’Italia in ognisua intima fibra di rappresentanza po-litica. Ugualmente, di pari passo, egliannota scrupolosamente Il decaderedi sentimenti prima condivisi da tutti,l’onestà - ovviamente - ma anche ilsenso del dovere, la responsabilità, ilrispondere dei propri atti alla propriacoscienza e così via. Ai vecchi criteri dell’uomo giusto o in-giusto, dell’uomo onesto o disonesto,

oggi pare si sia realizzata una muta-zione genetica antropologica, conl’entrata in campo di una nuova figu-ra, quella del furbo all’italiana, capacedi fregare gli altri e di non farsi mai fre-gare. Lo stesso linguaggio, tra gli altri,ci presenta un neologismo prima sco-nosciuto, il faccendiere capace, me-diante la corruzione e le giuste cono-scenze, di mescolare a suo vantaggiola politica con l’economia. Figura centrale delle analisi è SilvioBerlusconi con il suo comportamento,colui che ha fatto della ricerca del suotornaconto personale il fine principaledel suo agire politico: le leggi ad per-sonam, la depenalizzazione del falsoin bilancio, i continui tentativi di modi-ficare la Costituzione, gli attacchi al-l’indipendenza della Magistratura e al-l’uso delle intercettazioni telefoniche,e altro ancora. Per andare avanti nellalettura, sicuramente serve un buonostomaco, tante sono le volte che ver-rebbe voglia di chiudere il libro e dipassare ad altro. Ma una sana curiosità spinge il lettorea proseguire, nel desiderio di consta-tare a quali abissi di degradazione siaormai giunta l’Italia. Ma attenzione: amio parere, il berlusconismo non è ap-pannaggio solo della sua forza politi-ca, esso si è diffuso all’interno di tuttigli altri Partiti, in forma trasversale, an-

che di quelli che a parole hanno sem-pre combattuto la persona di Berlu-sconi; lo hanno dimostrato gli scanda-li relativi all’uso disinvolto dei rimborsielettorali, emersi sia all’interno del Par-tito Democratico che dell’Italia dei Va-lori. D’altra parte in che consiste il ber-lusconismo? Nell’imperativo categori-co di un “arricchitevi!” generalizzato,svincolato da ogni etica. Ma c’è, per fortuna, un momento con-solatorio che segue il senso di nauseaaccumulatosi pagina dopo pagina, edè la considerazione finale che in Italianon c’è una dittatura, e che pertantolibri come questo possono essere pub-blicati liberamente e liberamente Ietti

e diffusi, in modo che tutti coloro chelo desiderano possano approfondire ecapire. Giustamente, e con senso del-lo humor, un giudice statunitense af-fermò: “La luce del sole è il miglior dis-infettante”. Stefano Rodotà sostieneche “è un vezzo tutto italiano quello diesecrare il moralismo per disfarsi dellamoralità”, per questo sono convintoche la lettura di questo testo ci porti arimettere in primo piano quei valoritroppo presto archiviati come retaggioinutile di un lontano passato.

Enrico Gariano(da IL GALLO, Genova,

aprile 2013)

Pegaso Venerdì 6 settembre 2013XX

Ad un anno dalla morte del card. Martini“ Caro padre Carlo Maria” ... Con

questo affettuoso indirizzo si aprono isette brevi capitoli in cui Aldo MariaValli racconta la settimana che ha vistospegnersi la vita terrena del cardinalMartini, accompagnando il lettore conun tocco delicato e personale dal mo-mento in cui è giunta la notizia del-l'aggravarsi delle sue condizioni. attra-verso la sua morte. il momento dei fu-nerali, fino alla sepoltura. È la cronacadi una morte che, paradossalmente,palpita di vita, di emozione, di parteci-pazione, di dolore. Che racconta l’u-manità di Martini davanti al “duro cal-le” di cui egli stesso ha ammesso diavere un po’ paura, fino a quando ha

compreso che “senza la morte non ar-riveremmo mai a fare un atto di pienafiducia in Dio”, perché “di fatto inogni scelta impegnativa noi abbiamosempre delle uscite di sicurezza. Inve-ce la morte ci obbliga a fidarci total-mente di Dio” (p. 9). Attraverso le pa-gine, la cronologia di quella settimanache va dal 30 agosto al 5 settembretrascorre lineare, ma in realtà AldoMaria Valli nel suo dialogo con “padreCarlo Maria” apre continuamente“l’album dei ricordi” personali, da cuiestrae preziose riflessioni che ci fannoconoscere e comprendere ancora me-glio la figura di Martini. Ci descrive co-sì il suo rapporto con la malattia, gli

anni da Arcivescovo a Milano, l’amoreper la Scrittura - che non è “letteratu-ra, ma fonte di conversione dei cuori”(p. 38) - e quello per la Chiesa, nella li-bertà di riuscire a esprimere il suo pen-siero su di essa, grazie a quella forma-zione gesuita che - come ha detto p.Sorge durante il commento dei fune-rali - educa “a far nostri i problemi e idrammi di tutti”, senza scaricare le re-sponsabilità sugli altri, ma mettendosiin gioco in prima persona (p. 75). E lastoria continua, arricchendosi delle te-stimonianze di tante persone che, piùo meno famose, hanno incrociato lavita di Martini e ne sono rimaste,inqualche modo colpite e trasformate.

Questo breve diario si chiude con lostesso affetto con cui si apre: un“Ciao!”, che dice la familiarità che sipuò continuare ad avere con il Cardi-nale: “Tante persone vengono da teper pregarti e farti richieste, e tu leascolti stando proprio lì, nel cuore del-la diocesi, nella grande cattedrale co-struita con i mattoni della fede am-brosiana [... ] Tutto considerato, caropadre Carlo Maria, hai molto da fare"(pp. 98-99).

Francesca Ceccoti

AGGIORNAMENTI SOCIALI, MILANO,n.11-2012i

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Riviste

Rivista delle rivisteAGGIORNAMENTI SOCIALI, mensile di ispirazione cristiana, redatto daun gruppo di gesuiti e di laici, Piazza S. Fedele 4, 20121 Milano.Viene ricordato il vescovo Tonino Bello e la sua “Chiesa del grembiule”, nel ventesi-mo della morte; un articolo esamina il ruolo dei social media nell’ultima campagnaelettorale in Italia; il professore Xavier Lacroix, dell’università cattolica di Lione, de-scrive “la famiglia, oltre gli stereopidi”.

APPUNTI DI CULTURA E DI POLITICA, mensile, Largo Corsia dei Servi 4,20122 Milano.Nel numero 3-2013 una rassegna sul tema della cittadinanza da riconoscere agli stra-nieri, nati in Italia o immigrati ; il dibattito è sull’utilizzo dei nuovi media nell’ultimacampagna elettorale; Luciano Corradini, emerito di pedagogia a Roma, ripercorre lavicenda dell’insegnamentp-educazione alla costituzione (o alla cittadinanza) , auspi-cata da Aldo Moro alla costituente e poi come ministro, e … ancora da attuare, men-tre diventa sempre più urgente (specie per Berlusconi, Bossi, Carderoli e la semprepiù vasta schiera dei “grillini”).

CARTA BIANCA, Periodico di approfondimento interculturale, MissioneBetlemme-Immensee, Piazza Governo 4, 6500 Bellinzona.Il numero 2 (giugno 2013) si apre riferendo sul Forum sociale mondiale di Tune-si, per il quale “un altro mondo è possibile”. Il dossier è dedicato alla repubblicadel Centroamerica El Salvador, con un ricordo del vescovo assassinato Arnulfo Ro-mero (1917 – 1980), per il quale si spera che il nuovo papa Francesco “sblocchi”la beatificazione; viene ricordato il prete genovese don Andrea Gallo, “angelica-mente anarchico”, morto il 22 maggio scorso.

CETIM - Centre Europe - Tiers Monde, 6 rue Amat, 1202 Ginevra.Il fascicolo del luglio 2013 denuncia la speculazione sulle materie prime e pub-blica il manifesto di un gruppo di associazioni che chiedono alle autorità federa-li di reprimere gli abusi commessi in Svizzera da imprese internazionali.

CHOISIR, rivista culturale dei gesuiti, rue Jacques-Dalphin 18, 1227Carouge – Ginevra.Nel numero di marzo, tre articoli sono dedicati alla proprietà della terra, dovenon manca la responsabilità della Svizzera come membro influente di istituzionifinanziarie mondiali e come sede di un’impresa che ha investito 320 milioni nel-la cultura della canna da zucchero per farne carburante. Nel numero di giugno,padre Bruhing constata il clima di tolleranza (indifferenza?) attuale rispetto alladiscussione provocata nel 1973 dalla votazione per la cancellazione dei cosiddet-ti articoli anticattolici dalla Costituzione federale; ricordando i 150 anni dellafondazione a Ginevra la Croce Rossa, viene ripercorso lo sviluppo del diritto uma-nitario. Il fascicolo affronta inoltre le “miserie” della povertà, della disoccupazio-ne, dei suicidi, della droga, e conclude l’editoriale con il rilancio della propostadell’allocazione universale (o minimo vitale per tutti) proposto negli anni ’90: loStato potrebbe così dedicarsi alla prevenzione piuttosto che alla riparazione.

COMUNITA’ FAMILIARE, periodico di informazione e riflessione.Nel numero 142 (maggio 2013), due interviste sul tema del divorzio e “il diffici-le ruolo dei figli”. Vengono presentate diverse attività e commentato il consun-tivo finanziario del 2012 e il preventivo 2013.

IL GALLO, quaderni mensili, casella postale 1242, 16100 Genova.Il numero estivo (736, luglio-agosto) presenta le riflessioni condotte dal gruppogenovese durante l’anno trascorso , “Rileggendo Il Grande Inquisitore”, cioè il fa-moso capitolo del romanzo di Dostoevskij, una esperienza insolita ma ricca di ri-sultati e riflessioni offerte, come ogni anno, agli amici abbonati. L’editoriale è de-dicato al dramma del lavoro che manca nella Repubblica, secondo l’art. 1 dellaCostituzione, fondata sul lavoro, fondamento della dignità di tutti e quindi dellademocrazia.

KOINONIA, periodico mensile Piazza S.Domenico 1, 51100 Pistoia.Nel fascicolo del giugno 2013, il pastore Paolo Ricca e l’abate (emerito o licen-

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Segnalazioni

ziato?) Giovanni Franzoni scrivono della “Chiesa dei poveri”, quando è Chiesa ditutti, e papa Francesco insegna “come possiamo vivere una Chiesa povera per ipoveri”.Seguono testi sempre stimolanti di Raniero La Valle (Per togliere civiltà),Giancarla Codrignani (Giovanni Nervo, la Caritas dei poveri), Andrea Gallo (Incammino con Francesco), Oscar Romero (Chiesa dei poveri), Hans Küng (Potere epovertà), ecc.

MESSAGGERO, rivista trimestrale di cultura ed informazione religiosa,Convento dei cappuccini, 6900.Nel numero 22 (aprile-giugno 2013) continua con la LUMEN GENTIUM , la costi-tuzione sulla Chiesa, la presentazione dei principali documenti del Vaticano II; ilnuovo papa Francesco è salutato da un articolo di Ortensio da Spinedoli; SandroVitalini risponde a diverse domande sulla partecipazione dei laici alla vita delladiocesi luganese; frate Agostino (eletto provinciale svizzero) presenta la Via Cru-cis del santuario di Locarno; Mario Corti pubblica il Cantico delle creature delcard. Martini dedicato ai media; Andrea Schnöller invita alla pace interiore; GinoDriussi informa sull’ecumenismo di papa Francesco e Alberto Lepori su “Cristianinel Mondo”

PLANETE SOLIDAIRE, rivista di Caritas svizzera, casella postale 6200Lucerna.Il fascicolo 2, giugno2013, riferisce dell’intervento per la ricostruzione postterre-moto ad Haiti e informa sul Premio Caritas 2013 attribuito alla pedagoga brit-tanica Rachel Newton che da 12 anni opera in Irak per i diritti dei fanciulli.

RISVEGLIO, rivista bimestrale della Federazione docenti ticinesi, pres-so OCST, via Balestra 19, 6900 Lugano.Nel n.2-2013 tre articoli sulla famiglia e le particolarità della scuola in Finlandia,con centralità del docente e autonomia scolastica. Nel n.3-2013 tre documentisulla proposta di legge cantonale per l’aggiornamento (alias formazione conti-nua) dei docenti, e un ampio testo con le proposte per la scuola ticinese delConsiglio cantonale dei giovani, ove chiedono che “ nelle classi terza e quartadella scuola media sia reso obbligatorio in tutto il cantone l’insegnamento del-la storia delle religione”. .

TORINO, 12-15 settembre, 47.ma Settimana sociale dei cattolici italiani, su“Famiglia, speranza e futuro per la società italiana”.

MILANO, 21 settembre, Salone ACLI lombarde (Via Luini 5, stazione MM Ca-dorna), dalle 14 alle 19, Convegno ecumenico verso la decima Assemblea delConsiglio ecumenico delle Chiese a Busan (Corea) . Entrata libera.

LUGANO, venerdì 27 settembre, Palazzo dei congressi, sala grande, dalleore 13.10 alle 16.25, Conferenza annuale della cooperazione allo sviluppo, su :Un mondo fragile: quali prospettive per i giovani. Numero massimo dei parteci-panti: 1700 persone.

TRENTO, 17 sttembre (ore 14.30) – 18 settembre, Università, Facoltà di let-tere e filosofia, via Tommaso Gar, Convegno “Potenza e inquietudine della paro-la”, ad un anno dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini.

VENEZIA, venerdì 27 (15.30 - 18.30) - sabato 28 (10 - 17) settembre,Centro culturale san Vidal, Campo san Vidal, San Marco 2860, L’eredità del Con-cilio, attraverso un suo testimone, don Germano Pattaro.

MILANO, 28 ottobre, ore 18.30, presso il Consolato generale svizzero, Via Pa-lestro due, presentazione della biografia del diplomatico ticinese Franco Brenni,redatta dalla professoressa Renata Broggini.