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guenza fortemente perseguitata. Tra i 450’000 cristiani presenti in Iran, i protestanti evangelici, che comprendono numerosi convertiti, non sono riconosciuti, mentre i Persiani (o Iraniani nativi) sono ob- bligati a essere musulmani . I mus- sulmani che si convertono a un'al- tra religione, corrono il rischio di essere arrestati, sottoposti a inter- rogatorio, incarcerati e malmenati, addirittura condannati a morte, poiché secondo la Legge, qualun- que musulmano che abbandoni l'lslam per un'altra religione, può subire la pena capitale. I culti cele- brati dai protestanti sono spesso disturbati dalla polizia o da agenti dei servizi segreti; essi non hanno il diritto di accogliere nelle cerimo- nie iraniani che non appartengano ai loro gruppi e sono obbligati a consegnare alle autorità le liste dei nomi dei membri delle loro comu- nità religiose. I protestanti e talvol- ta anche i cristiani siro-caldei e ar- meni, non hanno il diritto di espri- mere liberamente le loro convinzio- ni religiose, né di celebrare il culto in persiano. In tale contesto di mi- nacce costanti, sono frequenti gli arresti e le detenzioni arbitrarie. Decine di cristiani protestanti si trovano oggi in prigione e sono ac- cusati di mettere in pericolo la si- curezza pubblica, di propaganda contro il regime, di spionaggio, di culto illegale o d'inimicizia verso Dio. Simili gravi accuse possono talvolta condurre a condanne capitali. Obblighi internazionali dell’Iran L'Iran è membro delle Nazioni Uni- te e dei maggiori organismi dell’O- NU. Ha ratificato anche il Patto in- ternazionale relativo ai diritti civili e politici, che nell’articolo 18 ga- rantisce esplicitamente la libertà di religione. Tale articolo è giuridica- mente vincolante e soggetto ai controlli del Comitato dei diritti umani di Ginevra. L'Iran ha pure ratificato la Convenzione interna- zionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, e la Convenzione relativa ai diritti del bambino, due testi che proteggo- no anche la libertà religiosa. Nel marzo 2010 l'Iran è stato giudica- to dal Consiglio dei diritti umani dell'ONU nell'ambito dell'Esame periodico universale (EPU) , criticato per le intimidazioni e le persecuzioni inflitte alle minoranze religiose, e ri- chiesto di dare seguito agli impegni assunti di fronte alle Istituzioni inter- nazionali, e di collaborare maggior- mente nel seguire le procedure spe- ciali indicate dal Relatore speciale sulla libertà di religione, e dal Rela- tore speciale sulla tortura e altre pe- ne o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla condizione dei di- ritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran ha pubblicato il suo terzo rapporto nel febbraio 2013: vi costa- ta esplicitamente l'aumento delle violazioni dei diritti umani verso le minoranze religiose, in particolare la persecuzione e i numerosi arresti, e raccomanda inoltre allo Stato irania- no di ottemperare ai suoi impegni internazionali, per eliminare tutte le forme di discriminazione sul piano legale e pratico. La comunità inter- nazionale è preoccupata dalla condi- zione delle minoranze religiose in Iran, e auspica che siano realizzate le riforme annunciate dal nuovo Pre- sidente Hassan Rohani. L'Iran sarà nuovamente esaminato dal Consiglio dei diritti umani nell'ottobre 2014, per cui è più che opportuno solleci- tare le autorità iraniana a far fronte agli impegni internazionali assunti, in particolare per quanto riguarda il ri- spetto della libertà religiosa per tutte le minoranze. La petizione per la libertà religiosa in Iran può essere richiesta e sot- toscritta rivolgendosi a : ACAT sviz- zera – Giornata dei diritti umani, casella postale 5011, 3001 Berna. A cura di Alberto Lepori Appello in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani In occasione della Giornata dei di- ritti umani del 10 dicembre, le tre Chiese cristiane nazionali hanno in- vitato a considerare con particolar- mente attenzione la persecuzione che subiscono i cristiani: oltre 150 milioni di cristiani nel mondo inte- ro sono vittime di gravi discrimina- zioni, di atti di violenza o arresti a causa della loro fede, in particola- re negli Stati del Medio Oriente. La “primavera araba” ha suscitato ampie speranze, quando ha messo in movimento un’intera regione del mondo nel dicembre 2010. Tre an- ni dopo, quelle popolazioni vivono in modi assai ambivalenti le conse- guenze di simili sollevazioni. Anche in altre regioni del mondo è pre- sente una grande insicurezza, poi- ché movimenti fondamentalisti di carattere politico e religioso met- tono in discussione i diritti demo- cratici e la pacifica coabitazione. Spesso i media riferiscono di situa- zioni di oppressione, di intimida- zioni, attacchi, sparizioni, minacce e atti di violenza contro membri e adepti delle Chiese e delle comu- nità cristiane. Ciò che agli svizzeri può apparire come un temporale lontano, è una realtà amara per numerosi fratelli e sorelle. Per que- sto le Chiese cristiane della Svizze- ra vogliono denunciare le condizio- ni difficili della loro vita e manife- stare loro esplicitamente completa solidarietà. Per questo hanno invi- tato le parrocchie e tutti i cristiani ad adoperarsi, quest’anno, in oc- casione della Giornata dei diritti umani, a favore delle comunità e dei fratelli e sorelle sottoposti a minacce, a far conoscere la loro drammatica situazione, e manife- stare solidarietà con la preghiera e con azioni concrete. Per le minoranze in Iran L’associazione ACAT svizzera è sta- ta incaricata dalle Chiese di pro- muovere una petizione per chiede- re la cessazione della persecuzione che colpisce in speciale modo le minoranze religiose in Iran. La Repubblica islamica dell'Iran è retta da un regime autoritario, pro- clamato il 10 aprile 1979. Si fonda su una legittimità teocratica e basa il suo potere sulla legge islamica e sulla tutela esercitata dal clero. La Costituzione iraniana colloca l’in- sieme delle istituzioni politiche, giudiziarie, militari e mediatiche sotto l’autorità della Guida supre- ma della Rivoluzione islamica, al momento attuale l’Ayatollah Kha- menei. Il popolo iraniano ha eletto nel giugno 2013 un nuovo Presi- dente, il religioso moderato e rifor- matore Hassan Rohani. Nel discor- so da lui tenuto davanti alla 68a Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il 25 settembre 2013, s’è mostrato più aperto del suo predecessore, Mahmoud Ah- madinejad, in particolare a propo- sito delle relazioni con lo Stato d'I- sraele, della cooperazione nucleare e dei diritti umani. Per questo a lui è stata diretta una petizione chie- dente che sia garantita la libertà religiosa a tutte le minoranze che vivono in Iran. L’lslam sciita è la religione di Stato. Talune minoranze religiose, come i musulmani sunniti, i dissidenti scii- ti, i dervisci sufi , gli ebrei, i cri- stiani siro-caldei e armeni, sono ri- conosciute dalla Costituzione, ma sono ugualmente oggetto di re- pressione. La minoranza baha'i non è per contro riconosciuta dal- lo Stato islamico ed è di conse- Pegaso Inserto di cultura politica e di politica culturale Ecologia Problemi e sfide ecologiche da affrontare in futuro Pagina IV Approfondimento Un diplomatico che ha onorato il Ticino Pagina VI-VII Online È possibile sfogliare Pegaso al sito internet: www.riviste-ticinesi.ch Pegaso Inserto mensile di Popolo e Libertà no. 88 - 13 dicembre 2013 Politica Due interventi dell’intellettuale Giorgio Orelli Pagina III Primo piano Chiese svizzere a favore della libertà religiosa

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guenza fortemente perseguitata.Tra i 450’000 cristiani presenti inIran, i protestanti evangelici, checomprendono numerosi convertiti,non sono riconosciuti, mentre iPersiani (o Iraniani nativi) sono ob-bligati a essere musulmani . I mus-sulmani che si convertono a un'al-tra religione, corrono il rischio diessere arrestati, sottoposti a inter-rogatorio, incarcerati e malmenati,addirittura condannati a morte,poiché secondo la Legge, qualun-que musulmano che abbandonil'lslam per un'altra religione, puòsubire la pena capitale. I culti cele-brati dai protestanti sono spessodisturbati dalla polizia o da agentidei servizi segreti; essi non hannoil diritto di accogliere nelle cerimo-nie iraniani che non appartenganoai loro gruppi e sono obbligati aconsegnare alle autorità le liste deinomi dei membri delle loro comu-nità religiose. I protestanti e talvol-ta anche i cristiani siro-caldei e ar-meni, non hanno il diritto di espri-mere liberamente le loro convinzio-ni religiose, né di celebrare il cultoin persiano. In tale contesto di mi-nacce costanti, sono frequenti gliarresti e le detenzioni arbitrarie.Decine di cristiani protestanti sitrovano oggi in prigione e sono ac-cusati di mettere in pericolo la si-curezza pubblica, di propagandacontro il regime, di spionaggio, diculto illegale o d'inimicizia verso Dio.Simili gravi accuse possono talvoltacondurre a condanne capitali.

Obblighi internazionalidell’IranL'Iran è membro delle Nazioni Uni-te e dei maggiori organismi dell’O-NU. Ha ratificato anche il Patto in-ternazionale relativo ai diritti civilie politici, che nell’articolo 18 ga-rantisce esplicitamente la libertà direligione. Tale articolo è giuridica-mente vincolante e soggetto aicontrolli del Comitato dei dirittiumani di Ginevra. L'Iran ha pureratificato la Convenzione interna-

zionale sull'eliminazione di tutte leforme di discriminazione razziale, ela Convenzione relativa ai diritti delbambino, due testi che proteggo-no anche la libertà religiosa. Nelmarzo 2010 l'Iran è stato giudica-to dal Consiglio dei diritti umanidell'ONU nell'ambito dell'Esameperiodico universale (EPU) , criticatoper le intimidazioni e le persecuzioniinflitte alle minoranze religiose, e ri-chiesto di dare seguito agli impegniassunti di fronte alle Istituzioni inter-nazionali, e di collaborare maggior-mente nel seguire le procedure spe-ciali indicate dal Relatore specialesulla libertà di religione, e dal Rela-tore speciale sulla tortura e altre pe-ne o trattamenti crudeli, disumani odegradanti. Il Relatore speciale delleNazioni Unite sulla condizione dei di-ritti umani nella Repubblica islamicadell'Iran ha pubblicato il suo terzorapporto nel febbraio 2013: vi costa-ta esplicitamente l'aumento delleviolazioni dei diritti umani verso leminoranze religiose, in particolare lapersecuzione e i numerosi arresti, eraccomanda inoltre allo Stato irania-no di ottemperare ai suoi impegniinternazionali, per eliminare tutte leforme di discriminazione sul pianolegale e pratico. La comunità inter-nazionale è preoccupata dalla condi-zione delle minoranze religiose inIran, e auspica che siano realizzatele riforme annunciate dal nuovo Pre-sidente Hassan Rohani. L'Iran sarànuovamente esaminato dal Consigliodei diritti umani nell'ottobre 2014,per cui è più che opportuno solleci-tare le autorità iraniana a far fronteagli impegni internazionali assunti, inparticolare per quanto riguarda il ri-spetto della libertà religiosa per tuttele minoranze.

La petizione per la libertà religiosain Iran può essere richiesta e sot-toscritta rivolgendosi a : ACAT sviz-zera – Giornata dei diritti umani,casella postale 5011, 3001 Berna.

A cura di Alberto Lepori

Appello in occasionedella Giornata mondialedei diritti umaniIn occasione della Giornata dei di-ritti umani del 10 dicembre, le treChiese cristiane nazionali hanno in-vitato a considerare con particolar-mente attenzione la persecuzioneche subiscono i cristiani: oltre 150milioni di cristiani nel mondo inte-ro sono vittime di gravi discrimina-zioni, di atti di violenza o arresti acausa della loro fede, in particola-re negli Stati del Medio Oriente. La “primavera araba” ha suscitatoampie speranze, quando ha messoin movimento un’intera regione delmondo nel dicembre 2010. Tre an-ni dopo, quelle popolazioni vivonoin modi assai ambivalenti le conse-guenze di simili sollevazioni. Anchein altre regioni del mondo è pre-sente una grande insicurezza, poi-ché movimenti fondamentalisti dicarattere politico e religioso met-tono in discussione i diritti demo-cratici e la pacifica coabitazione.Spesso i media riferiscono di situa-zioni di oppressione, di intimida-zioni, attacchi, sparizioni, minaccee atti di violenza contro membri eadepti delle Chiese e delle comu-nità cristiane. Ciò che agli svizzeripuò apparire come un temporalelontano, è una realtà amara pernumerosi fratelli e sorelle. Per que-sto le Chiese cristiane della Svizze-ra vogliono denunciare le condizio-ni difficili della loro vita e manife-stare loro esplicitamente completasolidarietà. Per questo hanno invi-tato le parrocchie e tutti i cristianiad adoperarsi, quest’anno, in oc-casione della Giornata dei diritti

umani, a favore delle comunità edei fratelli e sorelle sottoposti aminacce, a far conoscere la lorodrammatica situazione, e manife-stare solidarietà con la preghiera econ azioni concrete.

Per le minoranze in IranL’associazione ACAT svizzera è sta-ta incaricata dalle Chiese di pro-muovere una petizione per chiede-re la cessazione della persecuzioneche colpisce in speciale modo leminoranze religiose in Iran. La Repubblica islamica dell'Iran èretta da un regime autoritario, pro-clamato il 10 aprile 1979. Si fondasu una legittimità teocratica e basail suo potere sulla legge islamica esulla tutela esercitata dal clero. LaCostituzione iraniana colloca l’in-sieme delle istituzioni politiche,giudiziarie, militari e mediatichesotto l’autorità della Guida supre-ma della Rivoluzione islamica, almomento attuale l’Ayatollah Kha-menei. Il popolo iraniano ha elettonel giugno 2013 un nuovo Presi-dente, il religioso moderato e rifor-matore Hassan Rohani. Nel discor-so da lui tenuto davanti alla 68aAssemblea generale delle NazioniUnite a New York, il 25 settembre2013, s’è mostrato più aperto delsuo predecessore, Mahmoud Ah-madinejad, in particolare a propo-sito delle relazioni con lo Stato d'I-sraele, della cooperazione nuclearee dei diritti umani. Per questo a luiè stata diretta una petizione chie-dente che sia garantita la libertàreligiosa a tutte le minoranze chevivono in Iran. L’lslam sciita è la religione di Stato.Talune minoranze religiose, come imusulmani sunniti, i dissidenti scii-ti, i dervisci sufi , gli ebrei, i cri-stiani siro-caldei e armeni, sono ri-conosciute dalla Costituzione, masono ugualmente oggetto di re-pressione. La minoranza baha'inon è per contro riconosciuta dal-lo Stato islamico ed è di conse-

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ApprofondimentoUn diplomaticoche ha onorato il TicinoPagina VI-VII

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PegasoInserto mensile di Popolo e Libertà

no. 88 - 13 dicembre 2013

PoliticaDue interventi dell’intellettualeGiorgio OrelliPagina III

Primo piano

Chiese svizzere a favore della libertà religiosa

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Fede

Papa Francescoe la teologia della liberazioneLe considerazioni di Leonardo Boff, teologo brasilianoMolti si sono chiesti se l’attuale

papa Francesco, provenendo dal-l’America Latina, sia un adeptodella Teologia della liberazione. Laquestione è irrilevante. L’importan-te è identificarsi non con la Teolo-gia della Liberazione, ma con la li-berazione degli oppressi, dei pove-ri e dei senza giustizia. E questo lofa con indubitabile chiarezza. È stato sempre questo, in realtà, loscopo della Teologia della Libera-zione. Prima viene la liberazioneconcreta dalla fame, dalla miseria,dalla degradazione morale e dallarottura con Dio: una realtà che varicondotta ai beni del Regno di Dioe che era nei propositi di Gesù.Dopo, viene la riflessione su que-sto dato reale: in quale misura sirealizza anticipatamente il Regnodi Dio e in che modo il cristianesi-mo, con il capitale spirituale eredi-tato da Gesù, può collaborare, in-sieme ad altri gruppi umanitari, aquesta necessaria liberazione. Tale riflessione successiva, chiama-ta teologia, può esistere o meno.La cosa decisiva è che avvenga ilfatto reale della liberazione. Ci sa-ranno però sempre spiriti attentiche ascolteranno il grido dell’op-presso e della Terra devastata e sichiederanno: sulla base di quantoabbiamo appreso da Gesù, dagliapostoli e dalla secolare dottrinacristiana, come possiamo offrire ilnostro contributo al processo di li-berazione? È quanto ha fatto tuttauna generazione di cristiani, daicardinali ai laici e alle laiche, a par-tire dagli anni 60 del secolo scorsoE che resta valido fino ad oggi, dalmomento che i poveri non smetto-no di crescere e il loro grido si ègià trasformato in clamore. Ora, papa Francesco ha fatto suaquesta opzione per i poveri, ha vis-suto e vive poveramente in solida-rietà con essi e ha detto chiara-mente in uno dei suoi primi inter-venti: “Come vorrei una Chiesapovera e per i poveri”. In questosenso papa Francesco sta realizzan-do l’intuizione originaria della Teo-logia della liberazione e sostenen-do il suo marchio: l’opzione prefe-renziale per i poveri, contro la po-

vertà e a favore della vita e dellagiustizia. Tale opzione non è per lui solo undiscorso, ma un’opzione di vita edi spiritualità. A causa dei poveri,ha avuto problemi con la presiden-te Cristina Kirchner, esigendo dalsuo governo un maggiore impegnopolitico per il superamento di queiproblemi sociali che, dal punto divista analitico, si configurano comedisuguaglianze, da quello etico co-me ingiustizie, e da quello teologi-co come un peccato sociale chetocca direttamente il Dio vivente, ilquale, biblicamente, ha sempremostrato di essere dalIa parte diquelli che hanno meno vita e deisenza giustizia. Nel 1990 in Argentina i poveri era-no il 4%. Oggi, a causa della vo-racità del capitale nazionale e in-ternazionale, sono saliti al 30%.Non si tratta solo di numeri. Peruna persona sensibile e spiritualecome papa Francesco, tale fattorappresenta una via sacra di soffe-renze, lacrime di bambini affamatie disperazione di genitori disoccu-pati. Ciò mi richiama alla menteuna frase di Dostoevskij: “Tutto ilprogresso del mondo non vale ilpianto di un bambino affamato”. Questa povertà, ha insistito confermezza papa Francesco, non si

supera con la filantropia, ma conpolitiche pubbliche che restituisca-no dignità agli oppressi e che ren-dano questi cittadini autonomi epartecipativi. Non importa che pa-pa Francesco non usi l’espressione“Teologia della Liberazione”. L’im-portante è che parli e agisca nellalinea della liberazione. È anche un bene che il papa nonsi leghi ad alcun tipo di teologia,che sia quella della liberazione oqualunque altra. I suoi due prede-cessori hanno assunto un certo ti-po di teologia che era nelle loroteste e si presentava come espres-sione del magistero papale, nel cuinome sono stati condannati nonpochi teologi e teologhe. Gli storici sanno che la categoria"magistero" attribuita ai papi èuna creazione recente. Cominciòad essere utilizzata dai papi Gre-gorio XVI (1765-1846) e Pio X(1835-1914) e diventò comunecon Pio XII (1876-1958). Preceden-temente, il “magistero” era costi-tuito dai dottori in teologia e nondai vescovi e dal papa. Questi ulti-mi sono maestri della fede, mentrei teologi sono maestri della intelli-genza della fede. Pertanto ai ve-scovi e ai papi non spetta fare teo-logia, ma rendere una testimonian-za ufficiale e garantire in maniera

zelante la fede cristiana. Ai teologie alle teologhe spettava e spettaapprofondire questa testimonianzacon gli strumenti intellettuali offer-ti dalla cultura. Quando i papi simettono a fare teologia, come èrecentemente avvenuto, non èchiaro se parlano come papi o co-me teologi, con il risultato che sicrea una grande confusione nellaChiesa e che si perde la libertà del-la ricerca e il dialogo con i diversisaperi. Grazie a Dio, papa Francesco sipresenta esplicitamente come pa-store e non come dottore e teolo-go, sia pure della liberazione. Cosìè più libero di parlare a partire dalVangelo, dalla sua comprensioneemotiva e spirituale, con il cuoreaperto e sensibile, in sintonia conun mondo oggi abitato da una co-scienza planetaria. Papa Francesco,poni la teologia in tono minore af-finché la liberazione risuoni in to-no maggiore: consolazione per glioppressi e appello alle coscienzedei potenti! Pertanto, meno teolo-gia e più liberazione.

Pubblicato da ADISTA, 18 maggio2013

Leonardo Boff,teologo brasiliano

Pegaso Venerdì 13 dicembre 2013II

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Venerdì 13 dicembre 2013 Pegaso III

Politica

Su politica e culturaDue interventi di Giorgio Orelli in un incontrotenutosi a Bellinzona il 24 maggio del 1967

Il 24 maggio 1967 a Bellinzo-na, presso l’Albergo UnioneTurrita, si sono incontrati alcunipolitici e un gruppo di “uominidi cultura” ticinesi, per discute-re dei rapporti tra cultura e at-tività politica. Giorgio Orelli vifece due interventi, dai quali ri-produciamo le frasi più signifi-cative. Dell’incontro esiste unverbale dattiloscritto, ricavatodalla registrazione, non rivistodai partecipanti.

(dal primo intervento di GiorgioOrelli)Spero che avremo altre occasionidi discutere intorno a questi pro-blemi di importanza capitale, pro-blemi sui quali non penso che sia-mo tutti d’accordo, che l’esseretutti d’accordo sarebbe motivo perme d’infinita melanconia. C’é trop-pa gente che non é d’accordo conil nostro parere. Dunque la primacosa che vorrei (promuovere?) é l’i-dea di questo rapporto tra politicae cultura. La realtà ticinese (atte-sta?) che da molto tempo, da trop-po tempo, esiste una dicotomia.Ciò presuppone un malinteso gros-solano che pesa su tutti i rapporti.Un’idea sbagliata di politica e unaidea sbagliata di cultura. Mentretra politica e cultura non solo nonci deve essere dicotomia, come trapolitica e morale, ma bisogna rico-noscere che politica e cultura si in-contrano e dovrebbero incontrarsinel fondamento comune , di unaricchezza comune che è quella del-la felicità dell'uomo. Non c’é politica dove non c’épreoccupazione di aumentare l’in-teresse dell’uomo. E non c’é cultu-ra, altrimenti sarebbe una non-cul-tura, che non si preoccupi di unaumento della felicità umana. Checosa é fare della cultura, se nonquesta che si identifica con quellaparte del progresso umano spiri-tuale che reca un tangibile aumen-to di felicità. E tutto il resto non écultura. (...)La cultura è ciò che diventa miotessuto vitale, forma il mio viveredi tutti i giorni. Questa è la cultu-ra. Il resto non è cultura, il resto è

estetismo, è tutto quel che si vuo-le, è una cortina di fumo per ibambi(ni?).(…) sarebbe interessante portareavanti le cause che spiegano la sta-gnazione spirituale di questo paeserisparmiato da due guerre mondia-li. E l’essere stati risparmiati da dueguerre mondiali è stato un enormeprivilegio, del quale dovremmo inqualche modo - post factum - ri-tenerci meritevoli. E io francamen-te non trovo ragioni per dire: ab-biamo meritato di restare fuori dal-le guerre. Non trovo nessuna ra-gione sufficiente. Quindi ci reste-rebbe il dovere più forte che pergli altri popoli che hanno fatto leguerre di incoraggiare nuovi biso-gni e nuovi doveri. Sempre in nomedei rapporti tra politica e cultura.

(dal secondo intervento)Respingo anch’io l’immagine deicavalieri erranti (…) Ma io sonopreoccupatissimo, perché non misento in nessun modo cavaliere er-rante. È idea sbagliata che ci si fadei letterati, in modo speciale.Cioè c’é molta gente che pensa,per esempio, del sottoscritto, cheè nato per parlar bene, che è bril-lante, è aggiornato, ma in fin deiconti si potrebbe dire quel che di-ce lui … Evidentemente é erratissi-mo, perché la nostra preoccupazio-ne fondamentale è di approfondirela conoscenza di qualcosa e diqualcuno. Ora, se in queste dueore avessimo approfondito qualchecosa, io sarei almeno in parte pa-go. Perché invece abbiamo buttatolà troppe cose, troppe nozioni,troppi concetti, e non ne abbiamoapprofondito uno. Ripeto, non è indifferenza. È un’at-tenzione che si concilia con questaposizione di un intellettuale chenon si rassegna alle dicotomie trapolitica e cultura, tra politica e mo-rale. (...) Per esempio la formula “la me-dia delle idee”: io capisco. Maquando tu dici: il politico tieneconto della media delle idee, io civedo troppa ambiguità, in unaespressione così lo dico: il politico,che non stabilisce questa frattura,

come l’intellettuale eccellente qua-li vorremmo tutti essere e politica-mente e intellettualmente, non él’uomo che tiene conto e scremala media delle idee, ma che vive inmezzo - in media re - in mezzoalle idee, in mezzo alle cose. Quin-di é importantissimo stare svegli.Questa è l’incertezza del Vangelo,“büta viscor” , questo è il nostromotto. (...)Ora, è certo che la Chiesa, per tor-nare al punto della Chiesa, oggi seio mi rivolgessi a coloro che rap-presentano la media delle idee nelCanton Ticino e dicessi: hai letto la“Populorum progressio”, nessunoha letto niente, un fico secco, nonleggerà mai niente di questo. Ti seiaccorto che per 3/4 ripete il mani-festo dei comunisti del ‘48? Manon sanno niente di tutto questo.E c’è già stato chi ha fatto il paral-lelo dell’affermazione …. C’é tut-to. Dal plusvalore, dal capitalismo,giudicato dall’enciclica: nefasto si-stema, nefasto sistema! (...) Ora dico per il momento: iosono soltanto uno che ha poche,

ma un gruzzoletto di idee, allequali cerca un sostegno ancora piùforte. Paolo VI me lo sta dando, ie-ri lo stava dando Giovanni XXIII.Kennedy, sì, certo, anche il Ken-nedy. Tra l’altro il Kennedy era unpolitico molto intelligente, e rego-lava la sua intelligenza nel non so-pravalutarsi, e nel dare lui stesso,come uomo a capo dello Stato (diuno Stato così importante) la pro-va evidente della sua umiltà, cir-condandosi cioè dei cosiddetti in-tellettuali. Perché lui aveva una im-magine diversa da quella che han-no nel Canton Ticino i politici.Cioè non di gente fuori, ma digente dentro le cose, che magarista fuori per disgusto, o per umil-tà, o per paura, o per timore operché … soffre di vertigini, di dis-turbi psicomotori ….. E s’è circon-dato di cervelli che hanno tagliatoi tubi, uno dopo l’altro - cribbio!- quando è salito il Johnson. Ades-so speriamo che Johnson riveli an-che lui di essere un uomo politico inquel senso superiore, che spero siacondiviso da tutti, in teoria. Basta.

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Ecologia

Problemi e sfidein campo ecologicoper il futuroIntroduzione e proposte del documentosull’ecologia della Conferenza dei Vescovi francesiIl gruppo di lavoro “Ecologia e ambiente” della Conferenza dei Vescovi

francesi ha elaborato un documento intitolato “Problemi e sfide ecolo-giche per il futuro”, pubblicato in versione italiana da IL REGNO, docu-menti, 13-2012 (da pag. 429 a 438, più diversi allegati). Ne riproduciamol’introduzione, firmata dal presidente, monsignor Marc Stenger, vesco-vo di Troyes, e la parte finale.

IntroduzioneIl modello di crescita consumistica dei paesi sviluppati, e da alcuni anni anche dei pae-si emergenti, non è “duraturo”. Esso porta all’esaurimento delle risorse naturali, aicambiamenti, climatici alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosiste-mi. Inoltre, facendo aumentare il prezzo dell’energia e delle materie prime, rende sem-pre più difficile uscire dalla povertà, specialmente a tanti paesi africani. Il problema écausa di grandi incertezze e profondi squilibri per il futuro delle nostre società. Questa crisi ecologica nella quale siamo entrati in che cosa interpella la Chiesa?Da parte di persone impegnate su questo fronte ci si aspetta che essa si pronunciin proposito, e si osserva che ciò avviene troppo poco. Quale parola specifica hala Chiesa da proporre ai cristiani, e più in generale a tutti coloro che cercano didefinire nuovi modelli di sviluppo? Si sta diffondendo una consapevo-lezza: lasoluzione di questa crisi non deve essere trovata prendendo in considerazionesoltanto la prospettiva del rinnovamento tecnologico, nemmeno quella della ri-organizzazione economica: essa deve essere ricercata dentro l’uomo stesso. L’uomo è al centro della natura. Noi cristiani amiamo affermare che è protago-nista nel progetto creatore di Dio. In altri termini, non deve accontentarsi di sub-ire il degrado dell’ambiente nel quale vive. Con le sue scelte di vita, con il suorapporto con gli uomini e le cose e con la visione del futuro che immagina egliè l’artefice di ciò che questo diviene. Lo è anche per la sua volontà di sovrinten-dere al modo in cui utilizza i beni di cui dispone, e per la sua attenzione a nonaccaparrare per sé questi beni, ma a condividerli con i suoi fratelli, gli esseri uma-ni di oggi e quelli delle generazioni future. Questa responsabilità comporta che la Chiesa non debba limitarsi a fare discor-si generali sull'importanza di preoccuparsi di uno “sviluppo duraturo”. Essa haqualcosa di forte da dire anche sull'uomo e su come egli sta al mondo, sull’usodelle risorse di cui può disporre, sulla solidarietà alla quale è chiamato assiemeai suoi fratelli esseri umani. È quello che papa Benedetto XVI indica con l’e-spressione “sviluppo umano integrale”. La vocazione dell’uomo non è forse cosa ben diversa da quella d’essere un gran-de predatore della natura e delle risorse messe a sua disposizione? Non è forsequella di diventare un protagonista della costruzione di un mondo differente,giusto, equilibrato, armonioso, rispettoso della natura e degli uomini? Per rispondere a questi interrogativi, la Chiesa può attingere alla propria espe-rienza, che le viene dalla sua tradizione e dalla sua “teologia della creazione”.Essa non può certo fornire risposte scientifiche e tecniche ai grandi ambientalid’oggi; ciò non è di sua competenza.

Ma può accompagnare le riflessioni di quanti operano sul piano scientifico, po-litico per ricordare la priorità della dignità dell’uomo, la dignità di creatura re-sponsabile della propria integrità e della propria crescita, su un piano di solida-rietà e non di superiorità nel confronti della natura che lo circonda e degli altriuomini. E per dare risposta a queste attese che i vescovi di Francia, attraverso la com-missione “Studi e progetti”, hanno scelto di dare vita a un gruppo di lavoro su“Ecologia e ambiente”. Per due anni si sono susseguiti incontri di riflessione,colloqui con dibattiti fra vescovi che hanno nutrito i lavori del gruppo, la cui mis-sione era fornire agli operatori pastorali piste di riflessione e d’impegno nel lorolavoro quotidiano. Al termine di questi due anni, al gruppo “Ecologia e am-biente” pare che le conclusioni che può offrire siano solo provvisorie e mode-ste. Esse sono l’oggetto del presente documento, che si compone di tre parti: • l’esposizione delle linee di principio teologiche che fondano e guidano la no-stra riflessione sul modo in cui l’uomo è chiamato a porsi nel mondo che lo cir-conda; • le conseguenze pratiche che è possibile trarne; • una dimensione spirituale : convertire il nostro rapporto con la natura, conl’uomo, con Dio.

Convertire il nostro rapporto con la natura, con l’uomo, con DioL'ecologia non può che essere globale: terra, uomo e Dio, creature e Creatoresono strettamente legati. Rispettare la terra è rispettare l’uomo. Amare l’uma-nità è anche amare la terra. Tutti gli esseri sono nati su di una stessa terra, terramadre, terra nutrice. Uno stesso destino, una stessa solidarietà li unisce. Questasolidarietà è al centro della questione ecologica. Nel 1987 Giovanni Paolo II lorichiamava: “Noi siamo una sola famiglia umana”, siamo “fratelli e sorelle”,«siamo chiamati a riconoscere la radicale solidarietà della famiglia umana comela condizione fondamentale del nostro vivere insieme su questa terra.A sua volta, Benedetto XVI avverte che non può esservi ecologia della naturasenza ecologia dell’uomo: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e devefar valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difenderenon solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tut-ti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso. È ne-cessario che ci sia qualcosa come un’ecologia dell’uomo, intesa in senso giusto.Il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modellala convivenza umana: quando l’”ecologia umana” è rispettata dentro la socie-tà, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio. ( ... ) Il libro della natura è unoe indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della ses-sualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dellosviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si colleganocon i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazio-ne con gli altri.

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Non si possono esigere gli uni e concul-care gli altri. Questa è una grave antino-mia della mentalità e della prassi odier-na, che avvilisce la persona, sconvolgel’ambiente e danneggia la società. Questo “grande libro” noi lo ricevia-mo. Ogni generazione continua a leg-gerlo, con l’incrocio dei molteplicisguardi di filosofi, scienziati, donne euomini di buona volontà. Ogni gene-razione inoltre lo redige, con le suescelte e i suoi impegni. Poiché è unico,esso implica una visione globale da cuiderivano cambiamenti di comporta-mento e nuove relazioni.

Relazioni nuove tra tutti gli uominiPoiché formiamo una sola famigliaumana, dobbiamo avere cura gli unidegli altri, vigilare affinché i beni sianocondivisi e siano usati secondo moda-lità rispettose dei bisogni di tutti. La so-lidarietà fra tutti, fra ricchi e poveri, frapaesi del Nord e paesi del Sud, fra ge-nerazioni presenti e generazioni futu-re, questa solidarietà, che chiama a vi-vere entro strutture economiche e po-litiche giuste, è strettamente legata al-l’instaurazione di un’ecologia globale. “Dobbiamo avere cura dell’ambien-te”, dice papa Benedetto XVI. “Esso èstato affidato all’uomo, perché lo cu-stodisca e lo coltivi con libertà respon-sabile, avendo sempre come criterioorientatore il bene di tutti. (...) Né van-no dimenticati i poveri, esclusi in mol-ti casi dalla destinazione universale deibeni del creato. (...) Se la tutela del-l’ambiente comporta dei costi, questidevono essere distribuiti con giustizia,tenendo conto delle diversità di svilup-po dei vari paesi e della solidarietà con

le future generazioni. (...) L’alleanza traessere umano e ambiente, (...) deveessere specchio dell’amore creatore diDio, dal quale proveniamo e verso ilquale siamo in cammino”.

Relazioni nuove con DioSe l’uomo è così duro nei confronti delproprio fratello, non è forse perché siè isolato da Dio? Se il cuore dell’uomoè cosi arido, non è forse perché non èinnestato nel cuore amante di Dio?Non sapendo più che Dio è loro Padre,molti non sanno più di essere fratelli esorelle, membri di una stessa famiglia,creature di uno stesso Creatore, figliamati di uno stesso Padre. L’ignoranzadi Dio conduce l’uomo all’ingratitudi-ne verso di lui, e spesso alla durezzaverso i suoi simili. La preghiera cristiana dell’azione digrazie deve poter esprimere l’atteg-giamento giusto dell'uomo dinanzi aDio, dinanzi alla natura e dinanzi aisuoi simili, come ricordano già i salmidella Bibbia. La liturgia della Chiesa cattolica pre-vede già numerose preghiere di be-nedizione, all’inizio della semina o al-la fine del raccolto, dei preziosi ele-menti della natura, la terra, l’aria,l’acqua e il fuoco, o degli animali.Un’adeguata rilettura dei racconti bi-blici della creazione ci ricorda che ilCreatore ci ha posti in mezzo al giar-dino non per trascurarlo e abusarne,ma per custodirlo e usarne con ri-spetto, con senso di condivisione eattenzione alle generazioni future. Èun’offesa fatta a Dio trascurare e dis-prezzare la sua creazione. È ancheun’offesa reciproca che portiamo gliuni agli altri, esseri umani, animali,

vegetali e minerali, tutte creature diun unico Creatore. La liturgia eucaristica, in cui l’azione digrazie e l’offerta sono così intense,contribuisce a una visione ecologicaglobale nella quale Dio è al centro, lanatura è rispettata, l’uomo è amato. Icristiani di tutte le confessioni hannocominciato a condividere questa me-desima consapevolezza all’indomanidell'Assemblea ecumenica europea diBasilea del 1989 e di quelle successive(Graz, Sibiu). È importante proporre aicristiani celebrazioni ecumeniche eazioni comuni.

Relazioni con tutto il creatoLa nostra umanità ha urgente bisognodi persone responsabili e solidali, dieconomisti e di ingegneri, di giuristi edi politici, di educatori e di agricoltori,di artisti, di poeti e di mistici, riconci-liati con la propria condizione di figlidella terra. Essa ha bisogno di autenti-ci giardinieri. La creazione di Dio ha bi-sogno di tutte le sue creature e di unafraterna armonia che regni fra di esse.Per cambiare il nostro mondo, cam-biamo i nostri cuori! Occorre una con-versione, un grande soprassalto mora-le, un cambiamento radicale dei nostrimodi di pensare, di comunicare e dispostarci, di lavorare e di consumare. Etempo di coniugare nuovamente gu-sto di vivere e sobrietà, uso e rispetto,felicità e semplicità! Ora che gli avver-timenti sono stati lanciati, gli studi fat-ti e le dichiarazioni rilasciate, sono or-mai necessari piani d’azione collettiva,come lo sono le azioni d’ogni cittadi-no - e dunque d'ogni cristiano - in tut-ti i campi della vita quotidiana; e ciò

per consumare meglio, condividere dipiù e guardare lontano in solidarietàcon tutti gli esseri umani, di oggi e didomani. Occorre dunque tessere nuovi legamicon la natura, con i nostri fratelli e so-relle e con Dio. E questo che avevacompreso san Francesco d’Assisi, pa-trono degli ecologisti, lui che, al prez-zo di una coraggiosa rinuncia a ognibene, ha fatto di tutta la sua vita unagrande opera di riconciliazione e di fra-ternità, e che, quindi, poteva cantare:“Laudato sie, mi’ Signore cum tuctele tue creature,spetialmente messor lo frate Sole (...) Laudato si’, mi Signore, per sora lu-na e le stelle (…) Laudato si, mi’ Signore, per fratevento (...),per sor'acqua ( ... l, per frate focu (...) Laudato si’, mi Signore, per soranostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloritifiori et herba (...)

ConclusioneAl termine di questo lavoro, appare evi-dente che i cristiani e le comunità cri-stiane sono chiamati a farsi carico dellequestioni poste dalla crisi ecologica inuno spirito evangelico. Non è possibileamare Dio e il prossimo restando indif-ferenti al futuro del creato. La pubblica-zione di questo documento può per-mettere la presa di coscienza, stimolarela riflessione dei cristiani e incoraggiarlia prendere delle iniziative, mentre li in-vita allo stesso tempo a rallegrarsi deldesiderio creatore di Dio. Come affer-ma la preghiera eucaristica IV, “Fatti vo-ce di ogni creatura, sultanti cantiamo”.

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Una giornata a Bolognacoi cattolici democraticiCon l’intento di dare speranza alla politicaPercorrendo due volte oltre tre-

cento chilometri e con due voltequattro ore di guida (un exploitpoco ecologico …) ho partecipatosabato 30 novembre u. s. al Con-vegno di C3DEM (Costituzione,Concilio, Cittadinanza. Per una re-te tra cattolici e democratici) perincontrare alcuni vecchi amici(Franco Monaco, Guido Formigoni,Grazia Villa, Angelo Bertani ecc.) eraccogliere qualche nuova o vec-chia idea. Il convegno, ospitatonell’aula magna della Casa dellaMisericordia, con circa 200 par-tecipanti di diverse regioni italiane,si è articolato su tre relazioni, do-po l’introduzione del presidenteGuido Formigoni, docente di storiacontemporanea alla IULM di Mila-no, che ha richiamato il significatodella presenta del C3DEM nel mo-mento religioso e politico. FilippoPizzolato, docente di istituzioni didiritto pubblico alle università Bi-cocca e Cattolica di Milano, hatrattato de “Il vecchio e il nuovoin democrazia”, costatando comecon la pretesa “fine delle ideolo-gie” (in pratica, il predominio del-l’ideologia liberale antistatale), lapolitica ha perso la capacità di pro-gettare speranze per il futuro, ap-piattendosi nel più basso pragma-tismo del “caso per caso”. Toccaai cattolici democratici (e ad ognidemocratico degno di tale nome)riproporre la funzione alta dellapolitica, cioè affrontare le grandisfide del presente e del futuro, co-me la povertà di gran parte delmondo, le migrazioni che muovo-no dal sud al ricco nord, la tuteladell’ambiente, il controllo dellostrapotere finanziario che scavalcale regole del bene comune. Temiche possono trovare soluzioni so-lo a livello europeo e universale:di qui la necessità di proporre atutti gli uomini (a cominciare daicristiani cui si rivolge sempre piùpressante l’insegnamento di papaFrancesco) una “utopia politica”,sorgente di generosa solidarietàuniversale. Marco Mazzoli, docen-te di Politica economica all’Univer-sità di Genova, ha illustrato “il vec-chio e il nuovo nell’economia e

nella società”, partendo dall’affer-mazione che l’economia non puòessere (come pretendono i liberisti)separata dalla morale (già il nostroprof. Basilio Biucchi insegneva che“Nur Oekonomie ist keine Oeko-nomie”), altrimenti si scardina innome del profitto economico (“unidolo”) ogni solidarietà e prevale ildispotismo dei potenti e l’indivi-dualismo più infame. Dopo gli an-ni del “meno Stato” e della “dere-gulation”, di fronte alla crisi daloro provocata, i liberisti hannodovuto invocare l’intervento delloStato per salvare il sistema finan-ziario (“troppo grande per poterfallire”), facendo pagare ai menofortunati il peso maggiore, igno-rando la vecchia lezione kennesia-na che il rilancio può avvenire solograzie all’aumento dei consumi, esono i meno abbienti che consu-mano maggiormente quel (poco)che hanno, mentre i ricchi conti-nuano ad accumulare (come han-no evidenziato le più recenti stati-stiche anche svizzere, coi miliardarisempre più ricchi e in aumento!).Mazzoli non si è sottratto al tenta-tivo di proporre alcuni rimedi, co-me un sistema bancario del credi-

to cooperativo più legato all’eco-nomia reale, l’incremento dellaproduttività con maggiori mezziper la ricerca e il riconoscimentodei salari di efficienza, i modelli dicogestione per coinvolgere i lavo-ratori nelle fortune dell’azienda, laTobin Tax che scoraggia gli specu-latori. Tutto questo è proponibilee realizzabile solo superando le di-mensioni degli Stati nazionali, percui ritorna la proposta di un effi-cace governo democratico europeo(il prossimo appuntamento è inmaggio, con le elezioni al parla-mento dell’Unione), e il varo di re-gole chiare e cogenti anche a livel-lo mondiale. Don Giovanni Nicoli-ni, monaco e parroco a Bologna,un discepolo della prima ora diGiuseppe Dossetti, ha concluso

con un “intervento sapienziale”, ri-facendosi all’attuale insegnamentodi papa Francesco che invita ad“andare nelle periferie” , aprendo-si alla solidarietà e alla collabora-zione con tutti gli uomini, “comese Dio non ci fosse” con una let-tura “laica” dell’insegnamento diBonhoefer. È seguito un dibattitoe le conclusioni, con la proposta diun “laboratorio permanente per larete” che attualmente conta oltre23 associazioni, sparse in tutta lapenisola. Non resta che auspicareche i molti innovativi propositi deicattolici democratici italiani possa-no presto contribuire ad una rina-scita di una “politica alta”, da tem-po latitante non solo in Italia.

Alberto Lepori

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“Viaggiatori dell’anima,il Ticino dei pellegrinaggi”Siro Ortelli recensisce il bel libro di Giuseppe Luigi BeelerA cura e con il principale contri-

buto del prof. Giuseppe Luigi Bee-ler, già attivo nell’organizzazione enella condotta dei pellegrinaggidiocesani, è uscito a fine maggio2013 un volume, stampato dalleEdizioni Ritter, intitolato “Viaggia-tori dell’anima - Il Ticino dei pelle-grinaggi”. Il libro si presenta anche estetica-mente molto bene, con numerosefotografie a colori e in bianco enero, che danno anche visivamen-te una significativa immagine dellastoria dei pellegrinaggi ticinesi, findai tempi delle diocesi lombarde, epiù recenti della nostra diocesi. Introdotto dalla prefazione del ve-scovo Grampa, il libro porta i con-tributi di Giuseppe Luigi Beeler chefa un puntuale e diffuso excursusstorico sui pellegrinaggi, dal tempodel Pius Verein e dai primi pellegri-naggi “aggregati”, via via fino aquelli alla Madonna del Sasso diLocarno, in Terra Santa, in Italia ealtri paesi, e soprattutto a Lourdes. Il ricordo di Lourdes riempie le pa-gine seguenti del volume, dopo unarticolo di don Sandro Vitalini sualtri pellegrinaggi, con un ritrattodi mons. Alfredo Leber, grandepromotore di pellegrinaggi nella

città pirenaica, a cura di AristideCavaliere, pure lui attivo nell’orga-nizzazione; ancora don Vitalini de-dica un testo a don GugliemoMaestri, rilevandone l'alta spiritua-lità, mentre viene ricordato LuisinMolteni, segretario tuttofare di nu-merosi pellegrinaggi e dell’Azionecattolica ticinese. Seguono testimo-nianze e contributi di Carlo Fran-scini, di Alberto Bottani, del cardi-nale Ravasi, di don Nicola Zanini,di Carlo Isotta,di Giuseppe Zois. Il lavoro del prof. Beeler, preciso eassistito da tabelle geografiche ecronologiche, esprime un notevoleimpegno, espressione di una fedeconvissuta. Nelle fotografie, parteimportante ma non soverchiantedel libro, si riconoscono molti voltidi gente nostra, vivente e scom-parsa, accanto a quelli dei vescovie dei benemeriti organizzatori. Hoavuto la fortuna di conoscere,du-rante un viaggio in Terra Santa, UrsBischof, recentemente scomparso,capace organizzatore che va acco-munato nel ricordo e nei ringrazia-menti agli altri sopra citati, per il ser-vizio reso alla diocesi ed a migliaiadi pellegrini ticinesi.

Siro Ortelli

Costituzione, concilio, cittadinanzaLa rete nasce dalla sensibilità spiri-

tuale, culturale, politica del cattolicesi-mo democratico. Le idee-forza posso-no essere sintetizzate: in un modello disocietà aperta, inclusiva, solidale epartecipativa; nella visione conciliaredella Chiesa come popolo di Dio, pel-legrinante nella storia; in una difesa te-nace della democrazia non solamentecome procedura dell’organizzazionesocioistituzionale, ma anche come for-ma e ideale, sempre da rigenerare, delvivere civile; nella rinnovata opzioneper i valori della laicità, dell'autonomialaicale nelle scelte politiche, della me-diazione socio-culturale e politica, del-l’impegno appassionato per la pace ela giustizia.

Scopo della rete “è la promozione, lacostituzione e la gestione di un colle-gamento strutturato fra associazioni,movimenti, fondazioni, centri studi edenti di analoga natura che si ispiranoal patrimonio politico e culturale delcattolicesimo democratico nell’intentodi aggiornare e rendere presente e si-gnificativa tale sensibilità nel contestosociale e politico del Paese e recare uncontributo alla qualità della vita de-mocratica. Si adopera, pertanto, per ilcollegamento di associazioni ed entiche presentino affinità rispetto agliscopi enunciati ponendo in atto glistrumenti ritenuti più idonei a tale sco-po come, in particolare: l’istituzione ela gestione di un portale web; la con-

vocazione di incontri ed assembleepubbliche; iniziative di collegamentolocali e nazionali con le realtà ade-renti, convegni aperti a realtà affinie la raccolta di fondi necessari alconseguimento dello scopo” (art. 3dello Statuto).La rete, che resta aperta all’adesione diaggregazioni associative che si ricono-scano nella comune ispirazione catto-lico democratica e nelle finalità e nellemodalità di azione sopraccitate, at-tualmente collega le seguenti realtà:Agorà Marche Colle Ameno, Agirepoliticamente, Appunti Alessandrini,Argomenti 2000, Associazione Gerva-sio Pagani, Associazione Persone e Cit-tà, Associazione Comunità e Lavoro,

Centro Mounier Genova, Centroculturale F.L. Ferrari Modena, Cen-tro studi seno A. Rizzatti Gorizia,Circolo Aldo Moro Genova, Cittàdell'uomo, Cooperativa cattolico-democratica di cultura Brescia, Cri-stiano Sociali, Fondazione PersonaComunità Democrazia, Il Borgo Par-ma, Istituto De Gasperi Bologna,Nuove generazioni Rimini, PaideiaSalerno, Polis Legnano, Porta StieraBologna, Rosa Bianca. Alla rete pos-sono aderire anche persone fisichein qualità di soci sostenitori. Stru-mento di comunicazione, dialogo,confronto, sia all’interno che all’e-sterno della rete è il portalewww.c3dem.it.

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Recensioni

Il Processo di StabioRecensione a cura di Fabrizio Panzera del libro di Giovanni Andrea ScartazziniTra il febbraio e il maggio 1880,

sul quotidiano zurighese “NeueZürcher Zeitung”, Giovanni AndreaScartazzini, illustre dantista grigio-nese e a quel tempo giornalista,instaurò con il pubblico d’oltre SanGottardo un dibattito sul processoche si stava svolgendo a Stabio pergiudicare i fatti di sangue successiil 22 ottobre del 1876. Quel gior-no, sempre a Stabio, un breve con-flitto a fuoco, scoppiato per motivipolitici alla fine di un tiro liberale,si era concluso con tre morti e dueferiti. Tali fatti rappresentarono ilmomento culminante di uno scon-tro politico allora in atto in tuttoCantone, apertosi con la vittoriadel partito conservatore nelle ele-zioni per il Gran Consiglio del feb-braio 1875.L’inchiesta giudiziaria per gli avve-nimenti del 22 ottobre 1876 pro-cedé a fatica, tra reciproche accu-se di parzialità politica, e il proces-so poté aprirsi solo dopo più di treanni in un clima avvelenato daun’infinità di polemiche. Sul bancodegli accusati figurarono sia rap-presentanti del partito liberale siarappresentanti del partito conser-vatore, i due partiti storici ticinesi,contrapposti con odi e rancori chesarebbero scoppiati di nuovo du-rante la "rivoluzione" radicale delsettembre 1890. Tra i molto giornalisti accorsi, siadalla Svizzera sia dall'Italia, a Sta-bio per assistere ai dibattimenti, fi-gurò appunto anche Scartazzini. Lostudioso grigionese, da cronistaneutrale passò presto a commen-tatore di parte e non nascose lapropria avversione nei confronti deiconservatori e ciò gli valse asprecritiche anche da parte del Tribu-nale di Stabio che infatti lo espul-se dal luogo dei dibattimenti. Ri-entrato oltralpe Scartazzini raccol-se poi subito le sue corrisponden-ze in un libretto di una settantinadi pagine, intitolato Der Stabio-Prozess, qui tradotto da MassimoLardi, che pubblicò per così dire "acaldo", a processo non ancora fi-nito, per i tipi della Orell Füssli diZurigo. Nonostante le iniziali dichiarazioni

di neutralità, Scartazzini non seppeinfatti tenere a freno il suo carat-tere irruente e soprattutto il pro-prio credo politico, e, come del re-sto ammise apertamente, la suaopinione personale. Sin dall’iniziole sue simpatie per i liberali tra-spaiono chiaramente: egli si erge astrenuo difensore degli imputati li-berali e in primo luogo del colon-nello Pietro Mola, un esponente li-berale coinvolto in quei fatti, cheegli ritiene vittima di un complottodei conservatori, i detestabili "ul-tramontani" legati alla Chiesa diRoma. Scartazzini nelle sue corrisponden-ze pronunciò in realtà un’appassio-nata arringa difensiva in favore diMola, anticipando il proprio ver-detto di colpevolezza per l’imputa-to conservatore Luigi Catenazzi ed’assoluzione per tutti gli accusatidi parte liberale. Ma egli se la pre-se in particolare con il leader diquesti ultimi, Gioachimo Respini,definito di volta in volta "uomorozzo, violento, energico, e a volteanche un po’ brutale", un uomoche si infuriava con i testimoni li-berali e vomitava contro di loro"veleni come non mai". Der Stabio-Prozess di Scartazzini èin realtà speculare all’arringa pro-nunciata, in qualità di difensore diCatenazzi, da Respini, il quale conla sua perorazione cercò di dimo-strare che il partito radicale "aveval’abitudine di calpestare la legali-tà" e, definì "ignominiosa" la giu-stizia del periodo radicale. Anchelo scopo delle due requisitorie nonrisultò dissimile. Per Scartazzini ilprocesso non avrebbe fatto altroche "forgiare un chiodo per la ba-ra dell’ultramontanismo svizzero".Per Respini invece dai dibattimentisarebbe emersa, oltre a quella giu-ridica, una responsabilità che siestendeva ben al di là degli avve-nimenti di Stabio, gettando "unaluce tetra su tutto un sistema poli-tico", ossia sul regime radicale.La cronaca del processo che il let-tore troverà nel libro qui presenta-to è parziale in un duplice senso:sia perché non si riferisce a tuttele udienze sia perché i fatti di Sta-

bio infiammarono talmente gli ani-mi che ai contemporanei fu quasiimpossibile non schierarsi per unaparte o per l’altra. La giuria si pro-nunciò il 14 maggio: tutti gli im-putati furono assolti, ma unica-mente perché non fu raggiunta lamaggioranza necessaria per emet-tere un verdetto di colpevolezza.I fatti di Stabio e il processo chene seguì vanno collocati nel lorocontesto, quello di fine Ottocento,caratterizzato nel Ticino dagli scon-tri tra liberali e conservatori, inSvizzera dal Kulturkampf (la “lottaper la civiltà” contro la Chiesa di

Roma), in Europa dai contrasti traliberalismo e cattolicesimo. E in ta-le contesto vanno viste anche lecorrispondenze di Scartazzini, checonservano comunque il valore diuna fonte di prima mano e resta-no importanti per capire la nostrastoria politica, le relazioni tra il Ti-cino e il resto della Confederazio-ne e anche le passioni delle opi-nioni pubbliche di quegli anni tur-bolenti e appassionati.

Fabrizio Panzera

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Riviste

Rivista delle rivisteAGGIORNAMENTI SOCIALI, mensile di ispirazione cristiana, redatto daun gruppo di gesuiti e di laici, Piazza S. Fedele 4, 20121 Milano.Nel n.11-2013 (novembre) viene presentata la recente legge italiana sul femminici-dio (tremendo neologismo di comportamenti barbari) , mentre viene illustrata laesperienza di Diaconia 2013, tenutasi in Francia, su alcune piste feconde di una Chie-sa in ascolto dei più bisognosi. Inizia una serie di studi della dottrina sociale, dedica-ti ai pontefici da Leone XIII a Pio XII.

AMNESTY, trimestrale sui diritti umani della Sezione svizzera di AmnestyInternational, c.p. 3001 Berna.Il numero di dicembre documenta le restrizioni sempre più illiberali che il presidentePutin impone alla Russia : le manifestazioni sono vietate, gli omosessuali sono per-seguitati, il lavoro delle ONG sono gravemente ostacolate. In Russia, dove si svolge-ranno i giuochi olimpici invernali a partire dal 2 febbraio prossimi con grande sfog-gio di potenza, la libertà è sempre più limitata.

APPUNTI DI CULTURA E DI POLITICA, mensile, Via Stradella 10, 20129Milano.Il fascicolo 5-2013 (settembre-ottobre) si apre con la “lectio magistralis” di AlbertoMelloni (docente di storia del cristianesimo a Modena-Reggio Emilia) dal titolo “Giu-seppe Dossetti nella storia dell’Italia e della Chiesa del Novecento” , svoltasi a Mila-no il 26 novembre 2012. Il “focus” è dedicato al Partito democratico, partendo da unavalutazione del governo Letta ( Fulvio De Giorgi, docente di storia dell’educazione aModena-Reggio Emilia) alle sfide per il Pd ( Michele Nicoletti, docente di filosofia del-la politica a Trento), alla crisi sistemica (Emma Fattorini, docente di storia della Chie-sa a Roma). Sandro Antoniazzi (presidente dell’Associazione Comunità e Lavoro) trat-ta del sindacato di fronte alla crisi epocale.

CIVITAS, Rivista di società e politica della Società degli studenti svizze-ri, Gerliswilstrasse 71, 6020 Emmenbrücke.Il n.4-2013 è dedicato alla politica della salute, “un cantiere”. Due articoli rendonoomaggio ad Hans Küng, membro di Helvetia Romana con il vulgo di Hercules (nomenomen !), ripetutamente partecipe alla vita della Società degli Studenti Svizzeri e condiverse collaborazioni alla rivista CIVITAS.

IL DIALOGO, bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizze-re, Via Balestra 19/21, 6900 Lugano.Il numero 5 (ottobre-novembre 2013) è dedicato all’associazionismo, con due contri-buti di Luigi Zanolli sulle associazioni italiane in Svizzera (ACLI e Federazione delleColonie svizzere) , sviluppatesi nel Novecento e sulle Missioni Cattoliche , promos-se già all’inizio del secolo scorso dai vescovi Scalabrini di Piacenza e Bonomelli diCremona. Segue un ampio notiziario sulle benemerite attività delle ACLI in Svizzera.

IL GALLO, quaderni mensili, casella postale 1242, 16100 Genova.Nel fascicolo di novembre, Ugo Basso presenta il testo di Piero Stefani su “Fede nel-la Chiesa?” (Morcelliana 2011), mentre Aldo Badini ripercorre origine e conseguenzede “La scelta di Costantino” , nel 1700mo del cosidetto “Editto di Milano”.

RISVEGLIO, rivista bimestrale della Federazione docenti ticinesi, pressoOCST, via Balestra 19, 6900 Lugano.Nel fascicolo 4-5/2013 vengono presentate 7 delle 14 proposte elaborate da quattrogruppi di studio che hanno redatto il documento “Le 14 misure. Un sostegno ai/alledocenti in difficoltà (15 settembre 2012)”, su incarico del Consiglio di Stato.

RIVISTA DELLA DIOCESI DI LUGANO, Curia vescovile , 6901 Lugano.Nel n.10 (ottobre) il risultato finanziario delle 12 (sic) collette ordinate dalla Diocesinel 2012, con l’importo raccolto nelle singole parrocchie. Un bel panorama che po-trebbe prestarsi ad una analisi della generosità dei “praticanti” ; mancano tuttavia irisultati complessivi per ogni parrocchia e per le diverse collette. Nettamente in testaè però il risultato del “Sacrificio quaresimale”.

RIVISTA LASALLIANA, trimestrale di cultura e formazione pedagogica,via Aurelia 476, 00165 Roma.Nel numero 1-2013 ( gennaio-marzo) il rettore Carlo Nanni dell’Università salesiana

Venerdì 13 dicembre 2013 Pegaso XI

Segnalazioni

di Roma tratta il tema della “educazione alla fede”; nel n.2-2013 (aprile giugno), unaesposizione su “Linee di politica educativa nell’Unione europea”, e un contributo su“L’educazione al pluralismo”.

UN SOLO MONDO, rivista della Direzione dello sviluppo e della coopera-zione del Dipartimento federale degli affari esteri, 3003 Berna.Il numero di dicembre contiene un dossier sul successo della formazione professio-nale, promossa dalla Direzione allo sviluppo e alla cooperazione, applicata a Paesiin via di sviluppo secondo il sitema duale svizzero, che unisce istruzione scolastica epratica professionale. Un articolo è dedicato al ruolo delle religioni nella cooperazio-ne internaziobnaale, “un tema molto controverso”.

SPIGHE, mensile dell’Azione cattolica ticinese, Corso Elvezia 35,6900 Lugano.Il numero di ottobre dedica ampio spazio alla partecipazione di giovani ticinesi allaGiornata mondiale di Rio de Janerio. Davide De Lorenzi, presidente dell’Azione catto-lica ticinese, osserva che “Avevamo bisogno di un Papa delle periferie per scuotercidal torpore del nostro benessere occidentale”.

UNIVERSITAS, Pubblicazione della Università di Friburgo, Friburgo.Il numero di ottobre 2013 è dedicato alla cultura, o meglio, alle culture. Dal-la Svizzera al patrimonio dell’Unesco, con gli apporti delle nuove generazionie degli immigranti. Una sfida continua, contro una Svizzera che spesso tendea chiudersi ed a regredire.

VERS UN DEVELOPPEMENT SOLIDAIRE , mensile della Dichiarazione diBerna, rue de Genève 52, 1004 Losanna.Il n.230 (novembre 2013) documenta il saccheggio delle risorse naturali da parte di im-prenditori senza scrupoli, con il caso della Guinea dove concessioni minerarie sono sta-te cedute da un dittatore a prezzi stracciati. Viene criticato l’accordo Svizzera-Cina do-ve , in più di mille pagine, non si trova neppure una norma a tutela dei diritti umani.

VOCE EVANGELICA, mensile della Conferenza delle Chiese evangeliche dilingua italiana in Svizzera, via Landriani 10, 6900 Lugano.Nel numero doppio estivo (luglio-agosto) viene illustrata la proposta di trasformarela Federazione delle Chiese protestanti svizzere in una “Chiesa riformata nazionale”,con organismi unitari e un presidente rappresentativo, pur mantenendo le Chiese can-tonali. Un articolo è dedicato al cervello (se forma o se è formato dalla religione…) euno al Salmo svizzero, scritto da un giornalista zurighese nel 1841 e musicato da unprete svittese; nel 1961 il Consiglio federale lo decretò “provvisoriamente” inno uffi-ciale, sostituendo il battagliero “Ci chiami o Patria”, e così viene ancora cantato, e in-segnato “obbligatoriamente” nelle scuole ticinesi, in barba alla laicità. La vescova lu-terana Margot Kässmann viene intervistata sul suo libro, recentemente tradotto initaliano, “A metà della vita. Quale avvenire dopo i cinquant’anni?”. Un dossier è de-dicato all’Assemblea del Consiglio ecumenico che si è riunita a fine ottobre a Busan, in Corea del Sud.Nel numero di novembre, un’intervista al professore ginevrino Tariq Ramadan sui mu-sulmani in Svizzera, una cronaca del congresso di inizio ottobre a Zurigo sul Cinque-centesimo della Riforma, le proposte in tre cantoni di abolire l’imposta ecclesiasticaper le imprese commerciali, e informazioni storiche sui protestanti del Mendrisiotto edella Val Poschiavo.

BELLINZONA, sabato 14 dicembre, Spazio Aperto, Seminario su “IlConcilio vaticano II, Avvenuto e che verrà”. Ore 9.30, Luigi Sandri presentala storia dei Concili; seguono gruppi di discussione; ore 14.30, Enrico Mor-resi su “Il Ticino e il Vaticano II. Preparazione, svolgimento, frutti”. Discus-sione generale e conclusione. Organizzano Spazio Aperto, DIALOGHI, Co-munità familiare (iscrizione presso Comunità Sacro Cuore, tel.091.820.08.80; bellinzonaQcappuccini.ch).