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Parole come “sfida del secolo” levediamo usare spesso, non sem-pre a proposito. A volte sono cer-

tezze, parte indissolubile di un’idea, diuna ambizione estrema. Fu il caso dellosbarco sulla Luna, quando già sulle primebozze dei progetti, sulle prime tavole dicalcoli ancora rudimentali, si potevachiaramente intravedere il giorno che,anni dopo, avrebbe cambiato la storiaumana. Ma chi avrebbe mai pensato diusare quelle stesse parole quando il 29ottobre 1969 un messaggio di cinquelettere fu trasmesso tra due computerusando il sistema militare ARPANET?Poche decine di persone ne erano a co-noscenza, e nessuno di loro vide cosastava accadendo: l’alba di Internet. Pos-siamo dire che le neuroscienze e la lottaalle malattie del sistema nervoso appar-tengono a entrambe le categorie. Da unlato sono una chiara promessa di futuro,un cammino ben tracciato nella sfida piùcomplessa che la scienza e la medicinapossano affrontare in questo tempo.

D’altro canto, qualcosa di assoluta-mente imprevedibile potrebbe

essere in attesa, invisibileagli occhi di chi

guarda oggi. È in questo panorama, fattodi mappe tracciate e territori ancora ine-splorati, che Neuromed cerca di dare ilsuo contributo, di fare la sua parte inquello che si caratterizza come uno deiprincipali sforzi scientifici di questo iniziosecolo. Ma è un cammino che nessunopuò percorrere da solo. E’ quello checerchiamo di raccontare in queste pa-gine parlando dell’incontro che si èsvolto nel giugno scorso proprio qui alNeuromed, quando i rappresentantidegli I.R.C.C.S. italiani impegnati nelleNeuroscienze si sono incontrati per di-scutere di neuroimaging avanzato e va-lorizzazione del patrimonio di dati eknow how in un’ottica di rete. Un nuovomeeting si svolge proprio nel momentoin cui questo numero appare sugli scaf-fali, in coincidenza con la Notte dei Ri-cercatori. E’ l’occasione per salutare tuttii partecipanti e augurare un proficuo la-voro verso l’obiettivo di una sem-pre più stretta collaborazionee della messa in rete di co-noscenze che guidino lamissione che ci accomunatutti: dare speranza ai pa-zienti.

Una rete per laconoscenza condivisa

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Trimestrale di informazionemedico-scientifica

ANNO II – n. 3 – SETTEMBRE 2016

Registrato presso il Tribunale diIsernia al n. 140/2015 R.G.V.G.

Sede legaleVia Atinense, 18 – 86077 Pozzilli (IS)[email protected]

Direttore responsabile Pasquale [email protected]

In RedazioneAmerico [email protected] [email protected]

Sede redazioneVia dell’Elettronica, 486077 Pozzilli (IS)Tel. 0865/915403 – fax 0865/[email protected]

Lettere e articoli firmati impegnano solola responsabilità degli Autori.Citando la fonte, articoli e notiziepossono essere ripresi, in tutto o in parte,senza preventiva autorizzazione.

Ideazione Grafica & StampaGrafica Isernina86070 Sant’Agapito (IS)Tel. 0865 41 43 47www.graficaisernina.it

SOMMARIO

www.neuromed.ithttp://publishing.neuromed.it

CLINICA

4 Progetto Sanare: diagnosi precocedell’Aneurisma dell’aorta addominaleDopo più di quattromila cittadini molisani visitati, un primo bi-lancio fatto di vite salvate

8 L’impegno di Neuromedcontro la Sclerosi MultiplaL’approccio diagnostico, terapeutico e scientifico del team

FRONTIERE

12 Al Neuromed l’eccellenza italiana nelcampo delle neuroscienzeDue giorni di incontri dedicati alle prospettive e alle innova-zioni nel campo del neuroimaging avanzato

18 Nuova edizione dellaNotte dei Ricercatori

IL GRUPPO

20 Radiologia Medica MassaCentro monospecialisticodi diagnostica per immagini

22 La Breast Unit MalzoniIl ruolo del radiologo nella diagnosi precocedel tumore al seno

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NEWS

24 Parkinson: la terapia della vela e delmare

28 Diabete: un intervento innovativocon cellule staminali

30 Centro diagnosi e cura dei disturbidel sonno

33 Comitato Nazionaleper la Biosicurezza, le Biotecnologiee le Scienze della Vita

34 Costituito il Comitato di ValutazioneSinistri

37 Dottorato di ricerca a ValerioD’Amore

PREVENZIONE

38 Meeting del mare. Il contributo dellaFondazione Neuromed

40 All’IRCCS Neuromed gli studenti delprogramma Erasmus+

44 La Fondazione Neuromed donaun’ambulanza all’Associazione “IlCactus”

46 La via europea per il nucleare

L’INTERVISTA

48 Intervista a Matthias Nahrendorfdell’Harvard Medical School

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4 NEUROMED NEWS

Fare ricerca scientifica salvandocontemporaneamente viteumane. È lo scopo ambizioso del

Progetto SANARE, nato da una colla-borazione tra l’I.R.C.C.S. Neuromed,l’Azienda Sanitaria Regionale del Mo-lise (ASREM) e l’Università Sapienza diRoma.Un progetto dalle due anime, una conrisultati clinici immediati, l’altra chepromette di far avanzare la ricercascientifica per individuare nuove stradedi diagnosi e terapia. Al centro una pa-

tologia temi-bile: l’aneurismadell’aorta addo-minale. L’aorta èla principale ar-teria che prov-vede all’afflussodi sangue nelnostro organi-smo. Parte dalcuore e scorrelungo il toracefino all’addome.Al suo internocircola quindi ilsangue desti-nato alla mag-gioranza delleparti del nostrocorpo. In-

somma, un vaso sanguigno fonda-mentale per la vita, è per questo che ilsuo stato di salute è particolarmenteimportante. In alcune persone, soprat-tutto al di sopra dei sessanta anni dietà, l’aorta può infatti indebolirsi, e cosìle sue pareti, diventate meno resistenti,finiscono per formare un rigonfia-mento (“aneurisma” secondo la termi-nologia medica) nel percorso cheattraversa l’addome.Per le persone che ne sono affette ècome avere una piccola bomba a oro-

Dopo più di quattromila cittadini molisani visitati, un primo bilancio fatto di vite salvate

CLINICA

Progetto SANARE: diagnosi precocedell’Aneurisma dell’aorta addominale

Da sinistra:il dottor Luca Iorio

(Responsabile ProgettoSanare Asrem),

la dottoressa DanielaCarnevale, il professor

Giuseppe Lembo

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logeria all’interno del corpo.Sebbene silente e asintoma-tico nella stragrande maggio-ranza dei casi, l’aneurismaprogredisce nel tempo, dila-tandosi fino a rompersi. Aquel punto non c’è molto dafare, anche per le tecnichemediche e chirurgiche piùavanzate: si verifica unaemorragia gravissima che la-scia poche speranze. I numerirendono immediatamenteevidente questo concetto:una volta che l’aneurismadell’aorta va incontro a rot-tura, un paziente su due non raggiungeneanche l’ospedale. In quelli che ce lafanno, e che quindi vengono sottopostia un intervento chirurgico d’urgenza, lamortalità è dell’82%. Andando su nu-meri concreti, in Italia circa 6.000 per-sone muoiono ogni anno per la rotturadell’aneurisma dell’aorta addominale.Quasi il doppio dei morti per incidentestradale.

Il primo passo per una dia-gnosi precoce è l’analisiecografica fatta da un me-dico esperto

Eppure salvare quelle vite potrebbe es-sere relativamente semplice: la dia-gnosi precoce attraverso un’analisiecografica fatta da un medico espertoin questo campo. Rapido e per nienteinvasivo, è uno di quegli esami chepossono essere effettuati senza troppedifficoltà su larga scala, in quelli chevengono definiti programmi di scree-ning.“È quello che abbiamo pensato dise-gnando il Progetto SANARE per la no-stra regione - dice Giuseppe Lembo,Professore nella Facoltà di Farmacia eMedicina dell’Università “La Sapienza” diRoma e Direttore del Dipartimento diAngiocardioneurologia e Medicina Tra-slazionale del Neuromed - Uno scree-ning adeguatamente condottopotrebbe ridurre drasticamente la mor-

talità per questa patologia. Così ab-biamo avviato questa ambiziosa inizia-tiva”. Ed è nata la squadra del progettoSANARE: il professor Lembo, il dottorLuca Iorio e la dottoressa Daniela Car-nevale coordinano le rispettive unitàNeuromed, ASREM e Sapienza, al finedi consentire la realizzazione di tutti gliobiettivi dello screening.“Il concetto fondamentale - continuaLembo - è di rivolgersi a tutti i cittadinidi età compresa tra 60 e 80 anni, quelliche presentano il rischio maggiore disviluppare un aneurisma dell’aorta ad-dominale, e invitarli a sottoporsi agliesami specifici per l’individuazioneprecoce di questa patologia”.

I pazienti vengono accoltiin un ambulatorio specifi-camente attrezzato

È così partita una macchina organizza-tiva imponente, con tante componentiimpegnate nelle varie fasi: individuare

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sul territorio lepersone candi-date all’esame,invitarle, con-vincerle dellagrande utilitàdello screening,a c c o g l i e r l enell’ambulatoriospecificamenteattrezzato delNeuromed, ef-fettuare l’esamee gestire i risul-tati. Un lavoronon facile, mache ha dato isuoi frutti: dal

marzo 2015 ad oggi sono stati visitati4.352 cittadini da 23 comuni molisani,con un tasso di adesione decisamentepiù alto rispetto ad altri programmi di

diagnosi precoce svolti nel nostroPaese. Ma c’è il dato più importante: inotto persone è stato individuato unaneurisma dell’aorta addominale che sitrovava ad uno stadio particolarmentepericoloso, cioè oltre i cinque centi-metri di diametro.

Durante lo screening èstato individuato un aneu-risma pericoloso in ottopersone del tutto ignare

Questi pazienti non ne sapevanoniente, e grazie alla squadra SANAREsono stati indirizzati verso il necessariointervento chirurgico, di fatto salvandola loro vita. E poi sono stati scoperti altrianeurismi, circa cinquanta, che nonnecessitavano di un’azione immediataperché erano inferiori ai cinque centi-metri, ma che dovranno comunque es-

Il teamdel Progetto SANARE

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sere tenuti sotto controllo nel tempo.“Anche molte di queste persone -spiega il Direttore del Dipartimento diAngiocardioneurologia e Medicina Tra-slazionale - possiamo considerarlecome vite che potranno essere salvatecon una prevenzione adeguata. Ora se-guiranno controlli costanti e regolari,capaci di individuare in tempo un ag-gravamento della situazione e, quindi,la necessità di operare, in questo casonon in condizione di emergenza. Senzail nostro screening, la gran parte di lorosarebbe andata incontro un peggiora-mento silenzioso e insidioso”. Ma que-sto grande sforzo di diagnosi precoceè affiancato anche da una ricercascientifica di avanguardia. Tutti i pa-zienti ai quali è stato riscontrato unaneurisma, infatti, vengono sottopostia un prelievo di sangue dal quale verrà

estratto il materiale genetico. “Loscopo - spiega Lembo - è di indivi-duare potenziali alterazioni geneticheassociate al rischio di questa patologia.

Disegnare nuovi sistemi didiagnosi precoce

Questo potrà fornirci informazionimolto utili per disegnare nuovi sistemidi diagnosi precoce dell’aneurismadell’aorta addominale, mediante bio-marcatori valutabili con analisi geneti-che”.Il progetto punta ora a coinvolgeregradualmente tutto il Molise. E per av-vicinarsi il più possibile ai cittadini inte-ressati, evitando lunghi viaggi efavorendo la loro partecipazione, le vi-site verranno effettuate anche in altrestrutture della regione.

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Adifferenza di altre malattie co-nosciute da tempi antichissimi(forse perché più rapide e

drammatiche a vedersi, si pensi all’epi-lessia), la sclerosi multipla venne de-scritta piuttosto recentemente. Il primocaso documentato, infatti, è del 1421,in Olanda. Lidwina di Schiedam, chesarebbe stata proclamata santa, si am-malò molto giovane, attorno ai 16 anni,e i suoi episodi di paralisi, perdita dellasensibilità e perdita della vista sono benriportati da fonti storiche. Particolar-mente interessante dal punto di vistaclinico, poi, è il racconto autobiogra-fico che Sir Augustus D’Este, nipote diRe Giorgio III d’Inghilterra, scrisse dal1822 al 1848. Una descrizione fedele,cruda, impietosa, di ciò che gli stava

accadendo. In quel suo diario c’è già,di fatto, ciò che sarà esposto più pre-cisamente da Jean Martin Charcot nel1869, e che oggi la ricerca ha chiaritonei suoi meccanismi principali.Alla base vi è una reazione autoim-mune che, innescando un processo in-fiammatorio, porta alla perdita dimielina, la sostanza che riveste le fibrenervose e che facilita la trasmissionedegli impulsi.Da qui il termine di patologia “demieli-nizzante”. Recenti studi scientificihanno anche dimostrato che la pato-logia non si limita a colpire la mielina,ma interessa precocemente anche gliassoni (il prolungamento cellulare delneurone attraverso il quale vengonotrasmessi gli impulsi nervosi). Un com-

L’impegno di Neuromedcontro la Sclerosi MultiplaL’approccio diagnostico, terapeutico e scientifico del team

Il team del CentroSclerosi Multipla

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plesso di fenomeni che porta a un ri-sultato drammatico: la perdita di effi-cienza nella comunicazione tra ineuroni.

Una perdita di efficienzanella comunicazione traneuroni

È con questa realtà che oggi combat-tono circa 110mila Italiani. Ogni annosi registrano 3.400 nuove diagnosi,praticamente una ogni 3 ore. E nellamaggioranza dei casi sono giovani frai 20 e i 40 anni, e questo, proprio perla giovane età, la rende la patologiamaggiormente responsabile di invali-dità. In Molise l’incidenza è di 80 casiogni 100mila abitanti. E in tutto ilmondo sono le donne a portare il pesomaggiore: il rapporto con gli uomini einfatti quasi di 3:1. L’impegno del Neu-romed in questo campo è molto forte,con il Centro per lo Studio e la Curadella Sclerosi Multipla.“Negli ultimi anni – spiega il dottorPaolo Bellantonio, del Centro per loStudio e la Cura della Sclerosi Multipla– osserviamo un esordio della patolo-gia sia prima dei 16 anni che dopo i 50anni. Sicuramente la Sclerosi Multipla èuna patologia più complessa rispettoalla semplice descrizione che ne fac-ciamo. Essa presenta una genesi mul-tifattoriale e sempre maggiori evidenzeattribuiscono un ruolo cruciale alla ge-netica e all’ambiente di vita. La gene-tica fotografa un maggiore rischio dicontrarre la malattia in parenti di primogrado, soprattutto in gemelli monozi-goti, rispetto alla popolazione gene-rale, un aumento anche di 20-40 volte.Per ciò che concerne l’ambiente, pos-siamo affermare che è nota la diversaprevalenza della malattia in diversezone del pianeta, sensibilmente piùelevata man mano che ci si allontanadall’equatore. Da non sottovalutare ilruolo della vitamina D.La Vitamina D rientra sia nella regola-zione del metabolismo del calcio chenello sviluppo e nel mantenimento

della risposta immune”.La Sclerosi Multipla è una malattiaestremamente variabile nella presenta-zione clinica e imprevedibile nel de-corso. Questo rende la diagnosi nonsempre semplice e immediata ma ri-chiede un’attenta e spesso complessadiagnosi differenziale che permetta diescludere malattie neurologiche chepossono simularla clinicamente, o ad-dirittura sovrapporsi ad essa.

“L’apparentemente casuale localizza-zione delle lesioni nell’ambito del Si-stema Nervoso Centrale – dice ladottoressa Roberta Fantozzi, dellostesso Centro - rende ragione del-l’estrema variabilità dei sintomi d’esor-dio di questa patologia. Per escluderealtre malattie che possono “mimare” laSclerosi Multipla è sempre opportunoeffettuare esami di laboratorio sul san-gue e sul liquido cerebrospinale (rachi-centesi), oltre a indaginineurofisiologiche (Potenziali Evocati).

Negli ultimi anni lo svi-luppo delle terapie haavuto una forte accelera-zione

Grazie a metodiche sempre più sofisti-cate, la RM consente di ottenere det-tagli anatomici di elevata definizione edi localizzare nell’encefalo e nel mi-dollo spinale le tipiche aree di demieli-nizzazione che caratterizzano lamalattia.” Negli ultimi anni lo sviluppo

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delle terapie nella Sclerosi Multipla haavuto una forte accelerazione e oggiabbiamo a disposizione almeno unadecina di farmaci per contrastare l’evo-luzione della malattia. “Ai primi farmaci iniettivi di I linea, di-sponibili da circa venti anni, - continuaFantozzi - come i vari tipi di Interferonee il glatiramer acetato, si sono aggiuntenell’ultimo decennio terapie orali di I edi II linea e terapie infusionali di II lineache hanno dimostrato dati di efficaciasempre più significativi ed entusia-smanti. L’introduzione di nuovi farmaciimmunomodulanti e immunosoppres-sori ha rappresentato per il pazientepossibilità sempre più efficaci per con-trastare la progressione della malattiae per il neurologo una più attenta va-lutazione dei fattori prognostici,un’adeguata conoscenza del profilo ditossicità dei farmaci e conseguente-mente un adeguato monitoraggiodegli eventi avversi, talora gravi.”C’è da dire che altri farmaci immuno-modulanti sono poi prossimi ad essereapprovati dopo aver dimostrato l’effi-cacia clinica in fase sperimentale III,alla quale l’I.R.C.C.S. Neuromed parte-cipa con diversi protocolli scientificinazionali e internazionali, anche con ilruolo di Principal Investigator. Ma la ri-cerca si sta spingendo anche in campidiversi: nelle forme più gravi di malat-tia, infatti, l’autotrapianto di cellule sta-minali ematopoietiche (quelle chedanno origine alle cellule del sangue,

comprese le immunitarie) si sta dimo-strando efficace nel ridurre notevol-mente il numero di nuove lesionicerebrali rispetto alle terapie farmaco-logiche attualmente disponibili. Ciòche fanno è, in pratica, “resettare” il si-stema immunitario del paziente.Un altro versante riguarda i fattori di ri-schio ambientali che entrano in gioco,ad esempio il ruolo della Vitamina D,del fumo, dei grassi, del sale, dell’alter-nanza delle stagioni, ma anche di viruscome l’Epstein Barr. Non da ultimo, c’èil possibile coinvolgimento del micro-biota intestinale, cioè la flora battericache popola il nostro intestino.Infine va sottolineato con forza il sem-pre crescente ruolo della neuroriabili-tazione. “Ormai abbiamo l’evidenza –

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Scoperti circa venti anni fa, gli en-docannabinoidi sono molecole,presenti in diversi organi, dove

svolgono una funzione di messaggeritra le cellule. Devono il loro nome alfatto che si legano agli stessi recettoriusati dai fitocannabinoidi, le ben notesostanze presenti nella canapa indiana.La medicina degli ultimi anni vede icannabinoidi come una vera pro-messa. Nel sistema nervoso, infatti,queste molecole sono coinvolte in di-versi processi, dall’appetito alla memo-ria, dall’apprendimento alla percezionedel dolore fino ad arrivare ad un lorocoinvolgimento nell’ansia e nella de-pressione.“Per quanto riguarda la sclerosi multi-pla – dice Centonze – farmaci canna-binoidi sono già approvati per trattarela spasticità e il dolore cronico. Ma ciòche cominciamo a vedere è un loropossibile uso nei disturbi dell’umoreche affliggono i pazienti. Fino a pochianni fa, infatti, la depressione e l’ansiache spesso compaiono nei malati disclerosi multipla erano considerati unaconseguenza del loro stato di disabilitàcrescente. Si è ansiosi e tristi perché siè malati, insomma. Invece oggi si stafacendo strada l’idea che i sintomi le-

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dice il professor Diego Centonze, Re-sponsabile dell’Unità Operativa di Neu-rologia I (a cui il Centro SclerosiMultipla afferisce) e dell’Unità di Neu-roriabilitazione dell’I.R.C.C.S. Neuro-med – che nella sclerosi multipla laneuroriabilitazione è molto più di untrattamento limitato ai sintomi.

La neuroriabilitazione as-sume un ruolo analogo aquello dei farmaci

Le ricerche, infatti, mostrano comel’esercizio fisico sia capace di modifi-care il decorso stesso della malattia at-traverso una riduzionedell’infiammazione associata a un au-mento delle neurotrofine e degli endo-

cannabinoidi”. Queste ultime molecoleprodotte dal nostro organismo, biso-gna sottolineare, svolgono un’azioneprotettiva nei confronti delle cellulenervose. In altri termini, la neuroriabi-litazione assume un ruolo analogo aquello dei farmaci nell’ambito di unaterapia globale. “In Neuromed – con-tinua Centonze – non abbiamo solola riabilitazione convenzionale, ma ilnostro impegno è costantemente ri-volto alla ricerca e all’applicazione dimetodiche innovative come la neuro-stimolazione, sia transcranica sia deinervi periferici. Siamo direttamentecoinvolti nelle innovazioni in questocampo, verso un circuito riabilitativoda vedere alla stregua della terapiafarmacologica.”

gati agli stati d’animo siano dovuti pro-prio allo stesso meccanismo infiam-matorio che crea la difficoltà deimovimenti. Un meccanismo che inter-ferirebbe con l’umore. Un aspetto in-teressante è che questo processo

avviene anche quando ci ammaliamodi qualcosa di meno serio, come un’in-fluenza. Pensiamoci: siamo apatici,non abbiamo voglia di uscire, non vo-gliamo alzarci dal letto. Tutte caratteri-stiche tipiche della depressione. E’ unfenomeno di adattamento, che cispinge a stare tranquilli in attesa dellaguarigione”. Ma che nella sclerosi mul-tipla non ha alcuna funzione benefica.E qui entrano in gioco i farmaci canna-binoidi. “Non solo molecole cannabi-doidi in senso stretto – spiegaCentonze - ma anche farmaci capacidi potenziare i cannabinoidi naturali delnostro corpo. Riteniamo che potreb-bero avere un effetto positivo propriosull’umore dei pazienti, e quindi sullaloro qualità di vita”. E proprio in questocampo il Neuromed sta studiando unprogetto che, in collaborazione con laFondazione Santa Lucia, punterà a stu-diare l’utilizzo di fitocannabinoidi(quindi derivati dalla pianta di canapa)nella sclerosi multipla.

I CANNABINOIDINELLA SCLEROSI MULTIPLA

Il professor Diego Centonze, responsabiledell’Unità Operativa di Neurologia I edell’Unità di Neuroriabilitazione

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L’Istituto Neuromed di Pozzilli haospitato i rappresentanti degli Istitutidi Ricovero e Clinica a Carattere

Scientifico (I.R.C.C.S.) che operano nel set-tore delle neuroscienze. Con il coordina-mento della professoressa Claudia GandiniWheeler-Kingshott, dell’Istituto Neurolo-gico Casimiro Mondino di Pavia, e della

dottoressa Emilia Belfiore, Reponsabiledell’Ufficio Ricerca & Sviluppo dell’I.R.C.C.S.Neuromed, l’incontro ha rappresentato unmomento importante di studio e con-fronto. Dopo i primi due meeting già svoltia Pavia e Roma, si procede nel cammino ri-volto a gettare le basi per un processo diprogettazione condivisa nel settore delladiagnostica per immagini in campo neuro-logico, in particolare per quanto riguarda ilneuroimaging avanzato applicato alle ma-lattie rare.Il meeting, al quale ha preso parte il dottorGiovanni Leonardi, Direttore Generale dellaRicerca e Innovazione in Sanità del Mini-

AL NEUROMED L’ECCELLENZA ITALIANANEL CAMPO DELLE NEUROSCIENZE

Nell’Istituto di Pozzilli e nel polo Neurobiotech di Caserta due giorni di incontridedicati alle prospettive e alle innovazioni nel campo del neuroimaging avanzato

FRONTIERE

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14 NEUROMED NEWS14 NEUROMED NEWS

stero della Salute, si è tenuto a Pozzilli, nelCentro Servizi dell’I.R.C.C.S. Neuromed perla prima fase, dedicata all’approfondimentodelle expertise dei vari Istituti, per potercondividere protocolli, metodi e attività diinteresse comune.Il giorno successivo i lavori si sono spostati

a Caserta, nel Polo d’Innovazione Neuro-biotech, dove, è stato illustrato e approfon-dito il progetto Cyber Brain e le prospettiveche la neuro cibernetica offre nel campodell’analisi avanzata delle immagini. Le pos-sibilità offerte dal neuroimaging, infatti,rappresentano uno strumento di notevoleimpatto sia per le ricerche che per le appli-cazioni cliniche in tutti i settori della lottaalle patologie neurologiche.E in questo scenario di collaborazione cia-scun I.R.C.C.S. ha presentato la propria pro-posta, al fine di consentire alla rete che stanascendo di promuovere progetti di livellointernazionale. Il tutto al fine di consentireun migliore approccio allo studio delle ma-lattie neurologiche e neurodegenerative daparte degli Istituti a Carattere Scientifico e,allo stesso tempo, di garantire le migliori epiù avanzate cure ai pazienti.“La cooperazione tra le strutture di eccel-lenza riconosciute dal Ministero della Sa-lute – dice il professor Luigi Frati, DirettoreScientifico dell’I.R.C.C.S. Neuromed - rap-presenta un avanzamento nelle cono-scenze scientifiche secondo il concettoche “la buona ricerca fa buona salute”. L’in-coraggiamento che in questa strategiaviene dal Ministro Lorenzin può portare asignificativi risultati sull’appropriatezza dia-gnostica e sulla qualità delle prestazioni”.

I rappresentanti degliIRCCS italiani in visitaal Polo Neurobiotech

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Polo Didatticovia dell’Elettronica - 86077 Pozzilli (IS)Tel. [email protected]

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L’autofagia (letteralmente “divorare séstessi”) è uno dei più importanti mecca-nismi attraverso i quali le cellule si rinno-vano ed eliminano componenti non piùfunzionanti. Riciclano materiali, in-somma. Fino a oggi si riteneva che esi-stessero due distinti processi, ognunodeputato a eliminare elementi specifici.Ora una ricerca del Laboratorio di Neu-robiologia dei Disturbi del Movimentodell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS)mostra come in realtà le due strade giun-gano ad un unico componente cellulare(organello): l’autofagoproteosoma.Lo studio, pubblicato sulla rivista scien-tifica Frontiers in Neuroanatomy, rappre-senta il culmine di una serie di ricercherecenti che, condotte dallo stesso labo-ratorio, hanno gradualmente portato al-l’idea di questo organello, il cui nome èstato coniato proprio dai ricercatoriNeuromed. E’ un nuovo modo di vederel’autofagia, un meccanismo di “pulizia”che si attiva quando mancano sostanzenutrienti oppure quando ci sono compo-nenti cellulari ormai non più funzionanti.Un meccanismo, però, la cui alterazioneè alla base di una serie di patologie, daitumori alle malattie cardiovascolari allemalattie neurodegenerative.Nel corso degli ultimi dieci anni – spiegail professor Francesco Fornai, docente diAnatomia nell’Università di Pisa e Re-sponsabile dell’Unità di Neurobiologia edei Disturbi del Movimento dell’I.R.C.C.S.Neuromed – il concetto di base era cheesistevano due vie indipendenti: una de-nominata specificamente autofagia(ATG), e l’altra definita ubiquitina-pro-teosoma. I nostri dati recenti, però, cihanno fatto vedere come i due processiconvergano verso questo unico orga-nello, che emerge come il punto finale ditutto il processo. Qui troviamo che i duesistemi molecolari destinati all’autofagiacoesistono e interagiscono tra loro, cre-ando un complesso e sofisticato appa-rato di pulizia”.Lo studio del Neuromed rappresenta unpasso in avanti importante verso unamaggiore comprensione dell’intera se-quenza di riciclaggio delle proteine e deicomponenti cellulari. Una conoscenza

fondamentale alla luce delle ultime os-servazioni, che mostrano come i difettinei processi autofagici siano crucialinella nascita e nella progressione di pa-tologie molto gravi a carico di diversi or-gani. Come nel caso di alcune malattieneurodegenerative, che oggi si ritienesiano in parte causate da difetti proprionel sistema di “pulizia” di determinateproteine anomale.“Facciamo l’esempio della sclerosi late-rale amiotrofica. – continua Fornai – Inquel caso osserviamo un problema nelmovimento delle vescicole cellulari chetrasportano le proteine da riciclare. Inaltre malattie troviamo invece deficitnegli enzimi destinati a degradarle.Come hanno scritto recentemente neltitolo di un lavoro scientifico, è come sel’azienda di pulizie entrasse in scioperonelle cellule. Conoscere meglio l’interoprocesso, come ora possiamo fare grazieanche all’identificazione dell’autofago-proteosoma, significa identificare le sin-gole parti coinvolte, con la possibilità diindividuare prospettive farmacologiche”.Indurre le cellule nervose malate a mi-gliorare il proprio sistema interno di rici-claggio, oppure, al contrario, bloccarequesto processo nelle cellule tumorali inmodo da renderle più vulnerabili allachemioterapia. Le prospettive sonomolto ampie, anche se saranno necessariulteriori studi per trovare i punti crucialidel sistema sui quali intervenire. Proprioper facilitare l’avanzamento di questistudi, il professor Fornai e i suoi ricerca-tori hanno partecipato alla realizzazionedelle nuove linee guida internazionalidestinate a standardizzare le ricerche nelcampo dell’autofagia. E in queste lineeguida compare a pieno titolo l’autofago-proteosoma.

Lenzi P, Lazzeri G, Biagioni F, Busceti CL, Gambar-della S, Salvetti A and Fornai F (2016). The auto-phagoproteasome a novel cell clearing organellein baseline and stimulated conditions. Front. Neu-roanat. 10:78. doi: 10.3389/fnana.2016.00078http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fnana.2016.00078/full

Autofagia: nelle cellule c’è un unico sistemadi riciclaggio dei rifiuti

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Uno dei problemi legati alla Malat-tia di Parkinson è la difficoltà nelformulare una accurata diagnosi,specie nelle fasi iniziali della malat-tia . Attualmente, infatti, la malattiaviene diagnosticata sulla base del-l’osservazione clinica, un metodoche, nelle prime fasi, può non es-sere sufficientemente accurato, so-prattutto per quanto riguarda ladiagnosi differenziale con i parkin-sonismi atipici. Ora una ricercacondotta dal gruppo di ricerca co-ordinato dal Prof. Alfredo Berardellidell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli(IS), in collaborazione con l’Univer-sità Sapienza di Roma, apre lastrada alla possibilità di avere untest molecolare semplice e non in-vasivo. Tutto basato sulla saliva.Lo studio, pubblicato sulla rivistascientifica PLOS One, si è concen-trato sulla proteina caratteristicadella Malattia di Parkinson: l’ alfa-sinucleina. Normalmente presentenei neuroni in forma non aggregata(monomero), nella Malattia di Par-kinson questa proteina si comportain modo anomalo: le singole unitàtendono ad aggregarsi, formandoaggregati detti “oligomeri” che ri-sultano essere altamente tossici perle cellule.Proprio la presenza delle due formedi alfa-sinucleina nella saliva è allabase della ricerca compiuta dai ri-cercatori Neuromed e Sapienza. Lostudio ha infatti evidenziato comenei pazienti affetti da Malattia diParkinson vi sia da un lato una di-minuzione della forma non aggre-gata della proteina, dall’altro unmarcato aumento della forma ag-gregata, oligomerica. “In condizioninormali il rapporto tra monomeri eoligomeri – spiega il dottor GiorgioVivacqua, primo autore dello studio– è in equilibrio, e questo ci diceche i processi cellulari di “ripulitura”stanno funzionando correttamentee riescono a eliminare con effi-

cienza le proteine aggregate primache possano diventare nocive.Nella Malattia di Parkinson, invece,questo rapporto cambia: la formaaggregata aumenta, segno chequei meccanismi non stanno piùsvolgendo il loro compito”.“La nostra ricerca inoltre – spiega ildottor Antonio Suppa coautoredello studio – ha consentito di evi-denziare una correlazione tra le al-terazioni del rapporto tra la formanon aggregata di alfa-sinucleina(monomerica) e quella aggregata(oligomerica) e la progressione deisintomi motori della malattia. Que-sto dato inoltre potrebbe contri-buire a sviluppare in futuro unmetodo obiettivo di valutazionedell’evoluzione della patologia”.“L’alfa-sinucleina è stata finora ri-cercata nel liquido cerebrospinaleottenuto attraverso l’esecuzione diuna puntura lombare, metodica in-vasiva, dolorosa e difficilmente ri-petibile. - commenta il professorGiovanni Fabbrini, co-autore dellostudio - Un test così poco invasivo,indolore e facilmente ripetibilecome quello della saliva rappre-senta al contrario un notevolepasso avanti nel raggiungimento diuna diagnosi precoce della malat-tia. Dobbiamo essere tuttavia cauti,e sono necessarie ulteriori ricercheal fine di standardizzare tale proce-dura”.

Vivacqua, G., Latorre, A., Suppa, A.,Nardi, M., Pietracupa, S., Mancinelli, R.,... & Berardelli, A. (2016). Abnormal Sa-livary Total and Oligomeric Alpha-Sy-nuclein in Parkinson’s Disease.  PloSone, 11(3), e0151156.http://dx.doi.org/10.1371/journal.pone.0151156

Dalla saliva la possibilità di un test per la diagnosidella Malattia di Parkinson

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Èarrivata alla sua terza edizione la Notte deiRicercatori targata I.R.C.C.S. Neuromed.“Science is wonder-ful”, un sottile gioco

di parole che ci ricorda come la scienza non siasolo meravigliosa, ma anche piena di meraviglie.

È per questo che nel 2016 il Neuromed torna adunirsi alle migliaia di ricercatori e alle centinaiadi Istituzioni che, attraverso un duro lavoro fatto

di eventi interattivi, esperimenti pratici, seminarie altre modalità di comunicazione, creerannooccasioni di incontro tra scienziati e cittadini perdiffondere la cultura scientifica e la conoscenzadelle professioni della ricerca in un contesto in-formale e stimolante.Numerose le novità. Il Parco tecnologico Neu-romed parlerà della storia, delle nostre origini,ripercorrendo il cammino dai tempi antichi al-l’innovazione tecnologica, quella al servizio dellasocietà, con Cyber Brain. Un progetto che hal’ambizione di creare una struttura di neuro ci-bernetica per lo studio, la diagnosi e il tratta-mento delle malattie neurodegenerative.Ma l’entusiasmo e la bellezza della ricerca scien-tifica sono universali, non si legano ad una soladisciplina. Ecco perché alle immagini al micro-scopio, agli esperimenti, alle nuove tecnologiela Notte dei Ricercatori Neuromed affianca unavisione a 360 gradi, e offre, in collaborazionecon il Gruppo Astrofili Frentani, anche osserva-

LA NOTTE DEI RICERCATORI 2

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Parco TecnologicoI.R.C.C.S. NEUROMED

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zioni del cielo con telescopi e lezioni di astro-nomia al planetario. Ma al Neuromed la scienzaincontra anche l’arte con l’esposizione BAOTAZ,un processo, una piattaforma collaborativa,un’istallazione interattiva e una tecnologia in-dossabile per sperimentare sul proprio corpo leemozioni espresse in tempo reale dal pianeta. Ementre il Neuromed apre le sue porte ai citta-dini, le eccellenze italiane nel campo delle neu-roscienze tornano a incontrarsi nel Centroricerche di Pozzilli con il simposio “La reteIRCCS delle Neuroscienze e della riabilitazione:una Piattaforma per l’Europa”. Nel corso degliscorsi anni l’evento ha visto a Pozzilli oltre 5000studenti delle scuole di ogni ordine e grado,oltre 5000 visitatori tra famiglie, rappresentantiistituzionali, Associazioni e aziende nonchéesperti del settore scientifico. Se l’Europa vuole scommettere sul futuro, que-sto futuro passa inevitabilmente per la strada diuna maggiore diffusione del metodo scientifico

e dei concetti alla base del progresso medico etecnologico. La Notte dei Ricercatori è un mo-mento unico in questo grande sforzo sociale eculturale. Per citare l’astronomo Carl Sagan, “viviamo inuna società completamente dipendente dascienza e tecnologia, eppure pochissimi nesanno qualcosa”.

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IL GRUPPO

Storico Centro Radiologico ac-creditato con il Servizio SanitarioNazionale, la Radiologia Medica

“Massa” opera in Campania da oltre 30anni. Da qualche anno è entrato a farparte del gruppo Neuromed ed è inprocinto di trasferirsi nel nuovo polo diinnovazione di Caserta denominato“Neurobiotech”, per meglio integrarsinella filosofia del gruppo di Pozzilli (IS)e conseguentemente offrire una mi-gliore qualità dei servizi, con tecnologiesempre più all’avanguardia.“La Radiologia Medica Massa – spiega

la dottoressa Aida Mazzacca, Direttoretecnico della struttura ci illustra che trale specialità rientranti tutte nel settoredella Diagnostica per Immagini, si pos-sono evidenziare: senologia, studiomorfo-funzionale del cuore con RMN1,5 T; studi con TC multislices, valuta-zione dell’osteoporosi con apparec-

chiatura MOC, studi di defecografia siamediante radiologia tradizionale siamediante RM etc.; Ma è la risonanzamagnetica cardiaca a meritare una par-ticolare attenzione. L’evoluzione tec-nologica degli ultimi vent’anni hapermesso alla Risonanza magnetica didiventare uno degli strumenti più utilied innovativi e con maggiore poten-ziale di sviluppo in ambito diagnosticocardiovascolare. Parliamo di un sofisti-cato esame di  diagnostica strumen-tale che consente di studiare non solola morfologia ma anche la funzionecardiaca. E’ ormai consolidato il ruolodella cardio-RM nella valutazione dellavitalità miocardica (muscolo cardiaco).Essa, nello specifico, viene richiestaprevalentemente per la diagnosi dimiocardite, di cardiomiopatie primitivee secondarie e prima di trattamenti dirivascolarizzazione (percutanea o chi-rurgica). Ancora essa è utile per la va-lutazione di pazienti candidatiall’impianto di pacemaker cardiacodove la RM è utilizzata come strumentoper selezionare i responder ad uneventuale trattamento.Elemento chiave di qualsiasi strutturad’eccellenza è la ricerca scientifica.L’ultimo studio condotto dagli specia-listi della Radiologia medica Massa èstato quello di valutare con l’esame dicine-RM cardiaca gli effetti cardiotos-sici dei chemioterapici eseguendo inpazienti oncologici, valutazioni morfo-funzionali pre e post-trattamento .Proprio da questo studio – spiega la

dr.ssa Maria Paola Belfiore radiologadella struttura - è emerso che tutti i pa-

Radiologia Medica Massacentro monospecialisticodi diagnostica per immaginiA Caserta un Centro all’avanguardia per la Risonanza Magnetica Cardiaca

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zienti candidati a tale trattamento de-vono essere valutati cardiologicamentein modo accurato, per evitare di incor-rere in complicanze cardiovascolari as-sociate ai farmaci chemioterapici. Il

rischio di complicanze deve essere mi-surato preventivamente con una meto-dica altamente sensibile e specifica. Lavalutazione della contrattilità ventrico-lare è fondamentale prima di iniziare lachemioterapia nei pazienti con fattoridi rischio cardiovascolare (età superiorea 60 anni, pregressa cardiopatia ed unaprecedente irradiazione del media-stino). Lo studio ha chiarito che la me-todica di imaging più precisa, oggettivae sicura risulta essere la RMN Cardiacache consente di valutare in un unicoesame, non solo la morfologia bensìanche la funzione cardiaca. Ieri laSPECT era lo standard clinico-diagno-stico per la valutazione dell’ischemiainducibile Oggi sappiamo che la RM èsuperiore. IL valore aggiunto di questoesame quindi , risiede nella possibilitàdi caratterizzare, in un’unica seduta, iltessuto cardiaco e gli eventuali insulti

(ischemici e/o infiammatori) recenti e/opregressi subiti. Nel caso in cui sia pre-sente un’aritmia molto specifica, sarànecessaria una Risonanza MagneticaNucleare per diagnosticare aree cica-

triziali e fibrotiche mediante la ricercadel “late enhancement” (impregnazionecontrastografica tardiva). Questa me-todica è indicata ogniqualvolta ci sia un

dubbio diagnostico di difficile inqua-dramento clinico ed in via preventiva intutti i pazienti oncologici che dovrannosvolgere una terapia con chemiotera-pici cardiotossici.

Galleria Immagini dicardio RM estrattedal nostro sistema

pacs

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Continuano i nostri approfondi-menti sulla Breast Unit Malzoni,coordinata dal dottor Luigi Cre-

mone. Come illustrato nello scorso nu-mero l’Unità di Senologia rappresenta

uno dei migliori esempi di approcciomultidisciplinare nella prevenzione enella cura del tumore della mammella.La Breast Unit garantisce, infatti, unapresa in carico globale della paziente,grazie alla presenza di diversi profes-sionisti, ciascuno dei quali rappresentaun punto di riferimento per ogniaspetto legato alla gestione della pato-logia e della donna. Parliamo di onco-logi, senologi, chirurghi plastici,psicologi, anatomopatologi, genetisti,infermiere dedicate e radiologi.Nel numero di settembre vogliamo oc-cuparci proprio di quest’ultima figuraprofessionale: il radiologo. Uno specia-lista che riveste un ruolo fondamentaleper la diagnosi precoce della neoplasiadella mammella. A supporto dell’attivitàclinica della Breast Unit Malzoni vi è, in-fatti, la Radiologia Medica Massa di Ca-sagiove, Caserta, coordinata dal dottor

Raffaele Ianuale. Abbiamo incontrato ladottoressa Aida Mazzacca, Direttoretecnico di Radiologia Medica Massa,che ci ha spiegato quanto il fattoretempo sia importante anche per scon-figgere il tumore al seno. “La neoplasiadella mammella sta diventando, graziealla prevenzione, uno dei tumori più cu-rabili. – ci spiega Mazzacca - Il ruolodel radiologo è fondamentale per unadiagnosi sempre più precoce e quindiper affrontare il prima possibile la pato-logia.”Il centro diagnostico di Caserta, offre inambito senologico, l’ecografia mam-maria, la mammografia, la RisonanzaMagnetica della mammella e la stereo-tassi mammografia. Ma in che modoqueste attrezzature possono essere utilialle donne nel loro percorso di preven-zione? “Nonostante l’evoluzione dellatecnologia – ci dice Aida Mazzacca - lamammografia rappresenta la principale

metodica diagnostica radiologica per iltumore al seno. Naturalmente la mam-mografia in donne giovani oppure inseni molto densi non sempre è diagno-stica. Per cui bisogna sempre integrarela mammografia con una ecografia

La Breast Unit MalzoniIl ruolo del radiologo nella diagnosi precoce del tumore al seno. Ne parliamo con la dottoressaAida Mazzacca, direttore tecnico di Radiologia Massa Caserta

La dottoressaAida Mazzacca

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mammaria.” Oltre alla radiologia tradi-zionale oggi abbiamo altri armi diagno-stiche a disposizione. “Per i casi piùcomplessi, come per esempio senimolto densi, - ci spiega la radiologa -vi è la risonanza magnetica della mam-mella. Essa nonostante rappresenti unametodica complementare, sta pren-dendo sempre più piede perché ci per-mette di esaminare parti dellamammella non visibili con la mammo-grafia. La RM della mammella premette,infatti, uno studio non solo morfologicoma anche funzionale della mammellaandando a scovare neoangiogenesidelle lesioni tumorali, differenziando traformazioni sospette e quelle meno so-spette. Questa strumentazione, inoltre,viene utilizzata per le giovani donne ge-neticamente portatrici del tumore dellamammella.

La mammografia rappre-senta la principale metodicadiagnostica radiologica peril tumore al seno

Essa ci permette di effettuare unoscreening completo, una volta l’anno,evitando alle ragazze le radiazioni io-nizzati tipiche della mammografia.” Aparte i casi specifici quando inizia il per-corso di screening e qual è la cadenzatemporale dei controlli mammografici?“La mammografia va fatta dai 40 anni insu, alle donne asintomatiche con ca-denza annuale o biennale, e si associaad un esame clinico molto dettagliatoche permette ancora oggi di fare dia-gnosi in gran parte delle mammelle. Lapromozione dello screening - ha con-tinuato Mazzacca - ha permesso unavanzamento positivo nelle condizionidi salute delle donne e in termini di pre-venzione di questa patologia. La dia-gnosi precoce del tumore dellamammella permette di salvare le donneperché quanto più precoce è la dia-gnosi di neoplasia, anche al di sotto dei5 mm o carcinomi in situ, tanto piùpossiamo salvare la vita delle pazienti edel loro seno.”

Intervistaal dottorRaffaeleIanualeQual è il ruolo della Radiologia Medica Massa all’interno delleattività del Gruppo Neuromed?Quand’anche alcune strutture del Gruppo siano dotate - in variamisura e con tecnologia parziale - del servizio di diagnostica perimmagine, l’unico centro mono specialistico del Gruppo è la Ra-diologia Medica Massa; l’unica struttura capace di soddisfare ogniesigenza in materia.

Secondo lei quanto influisce oggi l’innovazione tecnologicanella fase di diagnosi di una patologia? Le tecnologie biomediche hanno trasformato in maniera de -terminante la scienza medica. Grazie ai traguardi raggiunti dal-l’innovazione tecnologica circa il 90% dei test diagnostici riescea dare informazioni per una diagnosi quanto più possibile esatta.Si tratta di un dato importante se si considera che le analisi dia-gnostiche producono risultati che incidono sul 60-70% delle te-rapie.Investire sulle tecnologie, che sono in grado di fornire diagnosiutili e tempestive, rappresenta un notevole ausilio per gli opera-tori sanitari nella fase di diagnosi e una maggiore garanzia per icittadini nella definizione dei risultati.

Abbiamo parlato, negli approfondimenti pubblicati, di Cardio-RM e di Breast Unit; di quanto cioè il Centro di Caserta sia unareale risorsa in questi ambiti. Quali sono le altre specialità o ser-vizi offerti dalla Radiologia Massa?Oltre la diagnostica di base, il centro è in grado di eseguire pre-stazioni di diagnostica per immagine di altissimo profilo specia-listico. Basta citare ad esempio la Risonanza Magnetica dell’aortaaddominale o la Risonanza Magnetica dell’aorta toracica, l’enteroRM, la defeco RM, la RM multiparametrica della prostata, l’angioRM per i vasi del collo e carotidi, per dare la sensazione di quantosia importante il know-how specialistico del centro e la sua ca-pacità di fronteggiare qualsiasi richiesta diagnostica.

Quali sono gli obiettivi futuri del Centro?Con l’ingresso del Gruppo Neuromed e il trasferimento nelnuovo polo per l’innovazione “Neurobiotech”, il centro si pre-figge di sviluppare ulteriormente le proprie capacità professionali,tecnologiche e prestazionali così da assurgere al ruolo di centrodi eccellenza in diagnostica per immagine della Regione e delMezzogiorno.

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Il Parkinson non è solo quello cheappare, tremori, rigidità e difficoltàdei movimenti. Dietro a questi sin-

tomi, in genere ben gestiti si possononascondere stati di animo e comporta-menti inusuali con grande eterogeneità,definiti “sintomi non motori”: ansia, de-pressione, apatia, psicosi, ossessioni edisturbi del comportamento. Oltre aquesto il paziente rischia di rinchiudersiin sé stesso, di condurre una vita seden-taria, abitudinaria, perennemente riferitaalla malattia, e difficoltà a intraprenderenuove iniziative con aggravamentoanche dei disturbi del movimento. Si crea un circolo vizioso che gli orga-nizzatori di Sail 4 Parkinson hanno pro-vato a spezzare con unprogetto ine-d i to ,

portato avanti dall’ associazione “Parkin-Zone” con la collaborazione della Com-pagnia teatrale Klesidra.

Una medicina che guarda almalato nel suo complesso,nel tentativo di ricreare fidu-cia e confidenza nelle pro-prie capacità.

Il cuore clinico dell’iniziativa è stato ildottor Nicola Modugno, Responsabiledel Centro per lo Studio e la Cura dellaMalattia di Parkinson dell’I.R.C.C.S. Neu-romed. Assieme a lui, Daniela Meloni (Li-molo Vela) e Giangi Chiesura

Parkinson: la terapiadella vela e del mareUn’esperienza unica, che ha visto quattro giovani pazienti imparare

la delicata arte della navigazione a vela e i segreti del mare

NEWS

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(Photodream) e Imo-gen Kusch (Klesidra).. “È opinione comune- dice Modugno -che i pazienti conParkinson non rie-scano ad apprendere fa-cilmente nuove abilità,affrontare nuove situazioni, svi-luppare nuove capacità e adattarsi confacilità ai cambiamenti. Ci raccontano disentirsi spesso “bloccati” con il corpo econ la mente e di “di non poter” svolgeredeterminati compiti come per esempiocamminare pur essendone in grado.Apatia e anedonia possono essere sin-tomi subdoli e molto invalidanti.Con Sail 4 Parkinson i pazienti hanno

conosciuto delle nuove attività: la vela elo scivolamento sull’acqua. Questo per-ché entrambi sono ricchi di cambia-menti rapidi, necessitano diadattamento alle condizioni atmosferi-che, di decisioni improvvise e subitaneee richiedono capacità, performance e

sincronia del

gruppo”. Il progetto si èsvolto in Sardegna, nellaPenisola del Sinis, tra Torre-grande, Tharros, Cabras,Putzu Idu, Capo Mannu e

l’isola di Maldiventre. Hacoinvolto quattro pazienti di

età compresa tra i 45 e i 56 anni.Per una settimana hanno imparato tuttii rudimenti della navigazione, dal prepa-rare la barca a issare e ammainare le velefino al timonare in mare aperto. Ma nonsolo: hanno affrontato la non certo fa-cile arte del surf e dello stand-up pad-dling (in cui si sta in piedi su una tavolada surf e si manovra una pagaia permuoversi), hanno nuotato e camminatocon i bastoncini da Nordic Walking.Oltre a questo hanno visitato stagni esaline, campagna e montagna, hannopranzato ogni giorno su una spiaggia di-versa, cenato in campagna, ballato, suo-nato e partecipato a degustazioni:Gioco, movimento, mare e natura esempre cucina slow food curata nel det-taglio dalla sapiente velista-chef Daniela

Meloni. Ogni piatto è stato preparatoal momento con cibi

freschi e

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selazionati acquistati giornalmente etutti i pazienti hanno sempre partecipatoalla preparazione e impiattamento diogni singola portata.“Il contesto ambientale è estremamente

importante. – continua Modugno – NelSinis il mare e la natura predominano, etutte le attività si svolgono in funzione diessi e del clima che può cambiare moltovelocemente con il levarsi del vento diMaestrale o Libeccio.La natura insegna icambiamenti, l’ela-sticità, l’adattabilità el’apprendimento. Lasperanza è che tuttociò possa contribuirea generare felicità edivertimento, con-sapevolezza e soddi-sfazione per leproprie abilità e po-tenzialità. E da tuttoquesto viene il te-soro forse più importante che un pa-ziente può riportare indietro: la fiducia insé stesso, l’autostima”.E’ bene sottolineare come un’attività delgenere non sia solo svago: alle spalle c’èun serissimo bagaglio di ricerca. I lavoriscientifici dell’ultimo decennio e leesperienze cliniche hanno infatti dimo-strato che le attività sportive e artistichepraticate in maniera costruttiva e coin-

volgente sono in grado di miglioraresensibilmente la gestione di sintomicome apatia, ansia, depressione, paura eanche le alterazioni posturali e i disturbidella coordinazione motoria che influi-

scono in misura considere-vole sulla qualità della vitadei pazienti. Ciò che le re-centi evidenze scientifichehanno dimostrato è che leattività sportive e l’eserciziofisico costante sono ingrado di stimolare la “pla-sticità neuronale”, la capa-cità del sistema nervoso diimparare e adattarsi e pro-babilmente a stimolare laneuroprotezione. Oltre aquesto numerose evidenzescientifiche hanno dimo-strato che la motivazione egli incentivi possono mi-gliorare il controllo nelle

azioni cognitive e i comportamenti mo-tori. L’impressione conclusiva ricavata daquesta esperienza è stata che riuscendoa creare un contesto adeguatamentestimolante, bello e accogliente, il pa-

ziente è in grado di trovare risorse appa-rentemente sopite e superare dei limitiapparenti comparsi nel percorso di ma-lattia. E infatti per il dottor Modugno, chenel centro Neuromed segue circa unmigliaio di pazienti, Sailing Parkinsonnon è certo la prima iniziativa rivolta alcoinvolgimento totale. Teatro, arte edanza sono ormai parte integrante deisuoi piani terapeutici.

Il dottor NicolaModugno (al centro),

Responsabile del Centroper lo Studio

e la Cura della Malattiadi Parkinson

con i partecipantiall’iniziativa

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La testimonianza di un paziente: È stata una esperienza entusiasmante e ca-

pace di stimolare in me quanto sopito e

ovattato dalla malattia.

Ho percepito il vento, i sapori, i colori in

modo netto e libero. La sensazione di sal-

pare, di mollare gli ormeggi, è stata per me

la metafora di poter provare a galleggiare in

una nuova realtà possibile, verso nuovi oriz-

zonti e consapevole che i miei limiti possono

essere anche spostati più in là, non di molto,

ma di quel tanto che basta per sentirti vivo e

sereno. Come se il cerchio che si stringe

sempre di più si sia allentato per una setti-

mana…

…Il paziente che scavalca lo spazio della vi-

sita tra quattro mura e si dilata in dimensioni

di prove, tentativi, rimodulazioni, prese di

coscienza. Contro ogni regola medica ci è

stato iniettato il coraggio di fare qualcosa di

diverso e ai limiti delle proprie possibilità. A

tutti va il mio grazie di cuore…

…L’organizzazione ci ha catapultato in una

realtà totalmente nuova, sfidante in termini

di orari e cambiamenti nei ritmi della gior-

nata tanto che inizialmente mi sono preoc-

cupato di non farcela o per lo meno di

doverlo scontare in termini di salute, invece

poi ogni sforzo si è rivelato possibile e ogni

tappa è stata rispettata. L’alimentazione non

solo è stata estremante sana dal punto di

vista nutritivo ma estremamente appagante

al palato e alla vista. La grande Daniela ha

saputo stupirmi in ogni piatto e perfino in

ogni panino. Un gusto indimenticabile che

si sposava perfetta-

mente alla terra sel-

vaggia di Oristano.

Le splendide erbette

dell’orto, onnipre-

senti, mi hanno sti-

molato quei quattro

neuroni dopaminer-

gici residuali rega-

landomi una sensazione piacevolissima.

Accompagnati dal Land Rover di Giangi ab-

biamo attraversato terre e coste selvagge,

piene di vento e di storia, e le sue spiega-

zioni mi hanno fatto conoscere una fetta di

mondo che avevo visto solo sulle carte

geografiche…

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28 NEUROMED NEWS

Una delle principali complicazioni

a cui possono andare incontro i

pazienti diabetici è la graduale

perdita di vascolarizzazione degli arti. I

vasi sanguigni sono danneggiati dalla

malattia, il sangue non riforni-

sce più a sufficienza i tes-

suti, e in un certo

numero di casi è ine-

vitabile l’amputa-

zione. L’impegno

della medicina è

quindi quello di ri-

costruire il flusso

sanguigno, un

processo chiamato

rivascolarizzazione.

Ora, nell’I.R.C.C.S.

Neuromed di Pozzilli

(IS), alle procedure standard

di ricostituzione dei vasi sangui-

gni è stata affiancata una metodica in-

novativa di medicina rigenerativa che

utilizza cellule staminali, cioè non

ancora completamente spe-

cializzate nel formare un

particolare tessuto,

prelevate dal pa-

z i e n t e

stesso. Il

primo intervento è stato eseguito con

successo nei giorni scorsi.

Un intervento quindi chepuò salvare gli arti dei pa-zienti

“Ciò che abbiamo usato – spiegano il

professor Francesco Pompeo, direttore

dell’Unità Operativa di Chirurgia Vasco-

lare e la dottoressa Alba Di Pardo, –

sono cellule staminali mesenchimali. Si

parte dal tessuto adiposo del paziente,

che ne è particolarmente ricco. Poi si ef-

fettua una specifica azione di filtraggio.

A questo punto, contemporaneamente

alle normali proce-

dure di chirurgia

vascolare, si

esegue

Diabete:un intervento innovativocon cellule staminaliNell’Istituto di Pozzilli sono state usate cellule staminali, prelevate dal tessutoadiposo del paziente stesso, per aiutare il processo di rivascolarizzazione nelpiede diabetico e neuro-ischemico

Il dottor FrancescoPompeo, responsabile

Unità Operativadi Chirurgia Vascolare

ed Endovascolare

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29NEUROMED NEWS

un’infiltrazione del preparato nei mu-

scoli dell’arto, lungo il decorso delle ar-

terie tibiali”.

Ci si aspetta che le staminali “ricono-

scano” l’ambiente in cui sono finite e si

specializzino. “Le staminali sono cellule

molto adattabili, come sappiamo – con-

tinua Di Pardo - Una volta ar-

rivate in un particolare

tessuto, possono

specializzarsi in

base a ciò che

trovano at-

torno a loro.

Nel nostro

caso pun-

tiamo alla

loro trasfor-

mazione in

cellule endo-

teliali, quelle che

costituiscono la pa-

rete interna dei vasi

sanguigni, necessari per una ri-

vascolarizzazione ”.

Una metodica semplice chein una sola seduta permettedi migliorare la qualità divita del paziente

Le caratteristiche principali di questo

metodo sono che le cellule non ven-

gono manipolate in alcun modo, mentre

le operazioni di prelievo dal paziente e

di reimmissione nell’arto da curare sono

particolarmente semplificate. “È una

metodica - commenta Pompeo - che ci

permette di ampliare molto le nostre

prospettive di intervento sugli arti dei

pazienti diabetici. La chirurgia vascolare

ha così trovato un alleato che permet-

terà di effettuare, in una sola seduta, in-

terventi più efficaci con la prospettiva di

salvare molti arti altrimenti destinati al-

l’amputazione e migliorare significativa-

mente la qualità di vita dei pazienti”.

La dottoressaAlba Di Pardo

del CentroMalattie Rare

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30 NEUROMED NEWSNEUROMED NEWS

Il 35% delle persone riferisce di nondormire a sufficienza, eppure la mag-gior parte dei disturbi del sonno è

prevenibile e curabile. L’obiettivo principale, pertanto, è quello dipromuovere una corretta prevenzione, ri-chiamando l’attenzione su quei fattorimodificabili che possono migliorare laqualità del sonno e ridurre il peso della fa-tica e della sonnolenza diurna. Una mi-gliore comprensione di questecondizioni, insieme ad un maggiore im-pegno nella ricerca in questo settore, puòcontribuire a ridurre l’onere dei disturbidel sonno sulla società. Ce lo dice anchel’AIMS (Associazione Italiana di Medicinadel Sonno) che, in occasione del WorldSleep Day 2016, ha lanciato il messaggio:Il Buon sonno è un sogno raggiungibile.

L’intento è quello di sottolineare come lamaggior parte dei disturbi che colpi-scono il riposo notturno possano esseremigliorati, se diagnosticati in tempo.

Una corretta prevenzionebasata sui fattori modifica-bili

In questo campo l’I.R.C.C.S. Neuromed èfortemente impegnato grazie al suo Cen-tro per la Diagnosi e la Cura dei disturbidel Sonno, una struttura dedicata a dia-gnosticare e trattare le principali patolo-gie legate all’argomento. Il Centro èdotato di strumentazioni avanzate comeesami dinamico-ambulatoriali con stru-menti portatili (Actigrafia, Polisonnografiadinamica ambulatoriale, Monitoraggi am-

Centro diagnosi e curadei disturbi del sonno“Il buon sonno è un sogno raggiungibile” è il messaggio

dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno

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31NEUROMED NEWS

bulatoriali con parametri cardiorespira-tori) e può servirsi di ambienti dedicati perl’esecuzione di esami polisonnograficidiurni e notturni con video-monitoraggio.Inoltre l’approccio multidisciplinare al pa-ziente nel suo percorso assistenziale ègarantito anche da un servizio di day ho-spital che permette un facile accesso aconsulenze di tipo otorinolaringoiatrico,cardiologico e psichiatrico.“Diversi sono i disturbi legati al sonno -spiega il dottor Giuseppe Vitrani del Cen-tro per la diagnosi e la cura dei disturbi delSonno dell’I.R.C.C.S. Neuromed - Tra i piùcomuni ricordiamo l’insonnia, la sin-drome delle gambe senza riposo, il rus-samento con apnee notturne, alcuneforme di parasonnia.

I disturbi del sonno aumen-tano il rischio di incidenti au-tomobilistici o sul lavoro

Dormiamo per almeno un terzo della no-stra vita, non solo per ricaricarci di ener-gie ed essere efficienti il giornosuccessivo, ma anche per mantenere inesercizio i nostri circuiti cerebrali e con-solidare la memoria. Per essere ristoratoreil sonno - continua Vitrani - deve basarsisu 3 parametri fondamentali. Il primo è ladurata: le ore di sonno devono esseresufficienti a garantire un riposo utile all’at-tività del giorno seguente. Segue la con-tinuità: i cicli del sonno devono esserestabili, in quanto una frammentazionedell’architettura del sonno può alterarnela qualità. Infine la profondità: il sonnodeve essere sufficientemente profondoda risultare rigenerante e ristoratore”.Le conseguenze di un cattivo sonno sonoda ricercare proprio negli effetti da depri-vazione cronica del sonno stesso e vannodalla sonnolenza diurna e stanchezza allascarsa concentrazione e alla facile irrita-bilità. Ma c’è anche la depressione e i di-sturbi della memoria edell’apprendimento, con conseguente ri-duzione di tutte le performance cognitive.Non solo, a lungo andare dormire poco emale potrebbe favorire l’aumento di peso,

il diabete di tipo II ed essere un fattore dirischio per malattie cardio e cerebro-va-scolari. Quasi il 20% di tutte le lesioni gravida incidenti d’auto, nella popolazione ge-nerale, sono associati proprio alla sonno-lenza di chi guida, spesso conseguenza diun sonno poco ristoratore.

Quando cominciamo ad av-vertire qualcosa di strano nelnostro sonno è il caso di ri-volgersi ad uno specialista

“L’insonnia non è una vera e propria ma-lattia, - spiega Vitrani, - ma può essere unsintomo di svariate condizioni patologi-che, oppure secondaria a particolari si-tuazioni familiari o ambientali. Ne soffrecirca il 10-15% della popolazione gene-rale e ne sono più colpite le donne ri-spetto agli uomini. Questo è legatosicuramente alla ciclicità ormonale, masoprattutto al ruolo che oggi la donna ri-

veste non solo nella vita di tutti i giorni(badare alla famiglia e accudire i figli), maanche nel mondo del lavoro, con note-voli responsabilità associate. Tutto questosi traduce in un maggiore tasso di stressche alla fien si ripercuote negativamentesulla qualità del sonno”.Fondamentale è non lasciare che un’in-sonnia transitoria diventi cronica, inquanto quest’ultima sicuramente sarà piùdifficile da trattare. Ma i disturbi del sonnonon si limitano alle classiche notti inbianco della letteratura. Così Vitrani ci

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32 NEUROMED NEWS

guida in una ampia panoramica. “Perquanto riguarda la Sindrome delle gambesenza riposo, può essere definita comequel disturbo caratterizzato da un biso-gno irrefrenabile di muovere le gambe, acausa di una sensazione di fastidio, doloree/o formicolio agli arti inferiori. I sintomivengono peggiorati dal riposo e si pre-sentano prevalentemente nelle ore serali,quando il soggetto va a letto per dormire.Bisogna dire che spesso è presente unafamiliarità, mentre a volte la sindrome èsecondaria a determinate condizioni,quali la gravidanza, la carenza di ferro,l’insufficienza renale, il diabete, o la Ma-lattia di Parkinson. Nella maggioranza dei

casi, però, si tratta di un disturbo “idiopa-tico”, cioè non riconducibile ad una causaeffettiva. Comunque da recenti studisembra che la causa della malattia sia daricercare nell’alterazione del metabolismodi un particolare neurotrasmettitore, ladopamina, in alcune parti del sistema ner-voso centrale, quali il tronco dell’encefaloo il midollo spinale”. Altro frequente e co-mune disturbo è il russamento. Colpisceil 50% degli uomini ed il 30% delle donnefra i 40 ed i 60 anni. Ad ognuno di noi puòcapitare di russare di tanto in tanto, ma seil fenomeno si presenta di frequente puòinfluenzare la qualità del sonno, oltre chediventare un problema sociale e infasti-dire i propri familiari o i compagni distanza. Fattori che tendono a peggioraretale disturbo sono il sovrappeso, la posi-

zione supina, il fumo, l’alcool. Ma quandodobbiamo iniziare a preoccuparci?“Il russamento, associato a pause respira-torie più o meno lunghe, potrebbe celareuna Sindrome delle apnee ostruttive nelsonno, che va rapidamente diagnosticatae trattata, e mai sottovalutata.”

Sindrome delle gambe senzariposo, russamento, apneenotturne sono i principali di-sturbi del sonno

Il sonnambulismo, dal canto suo, ha dasempre destato una certa curiosità, ed hapopolato l’immaginario collettivo. Faparte dei disturbi del sonno classificaticome parasonnie. Nonostante possa im-pressionare, è del tutto benigno e a riso-luzione generalmente spontanea.Colpisce prevalentemente i bambini (tra i4 e i 12 anni), e di solito tende a scompa-rire spontaneamente con la pubertà.“Chi ne soffre - spiega Vitrani per chiu-dere questa carrellata - compie dei mo-vimenti o comportamenti, a volte anchecomplessi, senza averne coscienza: in re-altà sta continuando a dormire. Si siedesul letto con gli occhi aperti, oppure sialza, cammina, compie comportamentiautomatici come lavarsi o vestirsi, accen-dere la tv, aprire e chiudere porte e/o fi-nestre. Tutto ciò senza che al mattinoricordi nulla di quanto accaduto. Al ter-mine di ogni episodio, di solito, il sog-getto torna spontaneamente a letto adormire. Una cosa importante è: nonprovare mai a svegliare un sonnambulo,poiché ciò potrebbe scatenare compor-tamenti aggressivi da parte dello stesso.Inoltre una soluzione per evitare spiace-voli inconvenienti è quella di proteggeregli ambienti in cui la persona dorme (ba-sterà bloccare porte e finestre). Non è an-cora perfettamente chiaro il meccanismoalla base del sonnambulismo, di certo èche si transita da un sonno molto pro-fondo ad un’attività che somiglia a quelladi veglia dal punto di vista Elettroencefa-lografico. In sostanza il cervello dei son-nambuli è un cervello molto attivo”.

Per saperne di più:

Centro Diagnosi ecura dei disturbi delsonno

dottor Giuseppe Vitrani

IRCCS NeuromedVia Atinense, 1886077 Pozzilli (IS)

Tel. 0865.929.154Fax [email protected]

www.neuromed.it

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33NEUROMED NEWS

I l professor Ferdinando Nicoletti,Responsabile dell’Unità di Neuro-farmacologia dell’I.R.C.C.S. Neuro-

med, e il professor Giuseppe Novelli,Rettore dell’Università Tor Vergata,sono stati chiamati a far parte del Co-mitato nazionale per la Biosicurezza, lebiotecnologie e le scienze della vita.Questo Comitato ha un ruolo crucialein quanto è a supporto diretto del Pre-sidente del Consiglio dei Ministri. Tra lesue finalità istituzionali troviamo quelladi assicurare il coordinamento, l’armo-nizzazione e l’integrazione dei pro-grammi, delle iniziative e delle attivitàdei Ministeri, degli Enti e degli Organi-smi pubblici e privati operanti nel set-tore delle biotecnologie per garantireforme di intervento unitarie ed omoge-nee.In particolare, l’organismo al qualesono stati chiamati i due esponentidovrà affrontare questioni particolar-mente complesse, che disegnerannoletteralmente il futuro del nostro Paese.Come quelle delle banche del Dna,

degli organismi genetica-mente modificati, deirischi biologici echimici. In altritermini, si tro-verà alla fron-tiera dellericerche nellescienze dellavita, con, adesempio, le nuovepotenzialità incampo agricolo e ali-mentare e i nuovi sviluppinelle terapie genichee nella biomedi-cina in generale.È in questicampi di inno-vazione che ilcomitato verràchiamato a darepareri e formu-lare proposte peraiutare il Governonelle sue decisioni.

Comitato Nazionale per la Biosicurezza,le Biotecnologie e le Scienze della VitaDue scienziati nell’organismo chiamato a supportare la Presidenzadel Consiglio dei Ministri nell’adozione di indirizzi scientifici, economici e sociali.

Il professorGiuseppe Novelli,Rettore Università

Tor Vergata

Il professorFerdinando

Nicoletti,ResponsabileDipartimento

NeurofarmacologiaNeuromed

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34 NEUROMED NEWS

Costituito il Comitato

di Valutazione SinistriAl Neuromed un gruppo di esperti per valutare e prevenire

gli eventi avversi della pratica medica

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35NEUROMED NEWS

Un ospedale e un aereo sonostrutture estremamente diversetra loro. Ma hanno tre elementi

cruciali in comune: la grande comples-sità delle procedure, le tecnologie avan-zate e il fatto che in gioco vi siano viteumane. In questo scenario, per quantoraramente, qualcosa può andare storto,con conseguenze dirette per le personecoinvolte, che siano passeggeri o pa-zienti. A volte è qualcosa di assoluta-mente reale, altre volte può trattarsi diuna semplice percezione, magari dovutaa una cattiva interpretazione. In ognicaso, un cosiddetto “evento avverso” vaaffrontato con la massima energia perdialogare con le persone che ne sonocoinvolte e valutare le loro richieste, maanche per capire esattamente cosa siasuccesso e compiere tutte le azioni ne-cessarie a evitare che, se errore c’è stato,possa ripetersi in futuro. E’ una culturache in aeronautica esiste già dai primiaerei di legno e tela, e che la medicina

sta prendendo seriamente in conside-razione a partire dagli anni ’90.È per questo che nasce il ComitatoValutazione Sinistri (Co.Va.Si.) delgruppo Neuromed, una squadra diesperti dedicata ad affrontare i re-clami dei pazienti e partecipare alprocesso che si mette in modoquando un cittadino si sente vit-tima di un errore medico. “Maquello – dice la professoressaPaola Frati, Ordinario di MedicinaLegale e Bioetica nell’UniversitàSapienza di Roma e componentedel Comitato – è solo uno degli

aspetti della nostra attività. L’altro èla prevenzione. In stretta collabora-

zione con la Direzione Sanitaria el’Ufficio Affari Legali, infatti, il comitato

è direttamente impegnato nel dise-gnare processi e percorsi che permet-tano di evitare gli errori”.Il termine esatto per definire la possibilità

di problemi che possano nascere dallapratica medica è “rischio clinico”. Ab-braccia sostanzialmente tre specifichequestioni: gli effetti collaterali di un trat-tamento, le lesioni al paziente e le com-plicanze inattese. Tutti aspetti sui quali sista lavorando molto per ridurre la pos-sibilità di errori.“Come possiamo facilmente immagi-

nare – spiega il Professor Vittorio Fine-schi, Direttore della Scuola diSpecializzazione in Medicina Legalenell’Università Sapienza di Roma e pre-sidente del Comitato – quello del rischioclinico rappresenta un panorama moltovasto. E così, inevitabilmente, l’attivitàdel nostro gruppo deve essere estrema-mente varia. Uno dei compiti più impor-tanti è naturalmente esaminare glieventuali reclami dei pazienti ed istruirele relative pratiche. Ma lavoriamo anchedi nostra iniziativa, dall’interno, alla ri-cerca dei cosiddetti “eventi sentinella”,quegli episodi che pur non causandoalcun problema al paziente, possono

Il professorVittorio Fineschi,

Università Sapienza diRoma

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36 NEUROMED NEWS

farci pensare che esista una possibilità dierrore, e quindi una possibilità di inter-venire per prevenirlo. In altri termini, nonpossiamo limitarci ad aspettare che siverifichi un evento: dobbiamo cercare diprevedere le criticità e affrontarle in an-ticipo”.

E soprattutto diventare un ponte tra i pa-zienti e il personale sanitario. I compo-nenti del Comitato, attivo da quattromesi, tengono molto a questa visione.“Tutti i dati dei contenziosi sono pubblici- continua Fineschi - e questo fa di noiun organismo assolutamente traspa-

rente. Il nostro obiettivo è che sia i pa-zienti che i professionisti della sanitàvedano il Covasi come un organismoche li tutela entrambi. E’ la nostra doppiaanima: siamo una struttura interna alNeuromed, ma siamo anche a disposi-zione dei pazienti”.“È molto importante che vi sia un climadi forte collaborazione – aggiunge Frati

– in modo da analizzare un episodio,capire con esattezza le dinamiche e ve-rificare. Una tutela per tutti, insomma.Ma il nostro lavoro non si ferma al sin-golo caso, al contenzioso. Da lì si puòpartire per stabilire nuove procedure,correggere una certa pratica, trovare

una falla organizzativa”.Infine, uno degli strumenti più impor-tanti per creare quel ponte tra medico epaziente, e per prevenire le incompren-sioni che a volte possono creare un pro-blema anche in assenza di erroremedico, è il consenso informato. Quelledue-tre pagine (spesso un modulo pre-stampato) che i cittadini firmano, a voltesenza troppa attenzione, prima di sotto-porsi a qualsiasi esame o terapia. “Unconsenso ben fatto – commenta il Pre-sidente del Covasi – serve al paziente eal medico. Serve a stabilire un clima didialogo e di chiarezza. Per questo il no-stro impegno, in stretta collaborazionecon la Direzione Sanitaria e tutto il per-sonale, sarà anche di revisionare i con-sensi e valutare eventuali miglioramentiin termini di comprensione e di chia-rezza. La base del corretto rapporto trauna struttura sanitaria e i suoi pazienti èla comunicazione. Lo è quando l’esitodella cura è positivo. Lo diventa ancoradi più quando sorgono problemi”.

Il Comitatoal lavoro

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Èil titolo al quale ogni ricercatore ambi-sce: il PhD (dottorato di ricerca), chearriva dopo anni di lavoro scientifico e

che di fatto rappresenta la base per il futurodi qualsiasi scienziato. Valerio D’Amore,giovane ricercatore dell’I.R.C.C.S. Neuro-med di Pozzilli (IS), lo ha conseguito nellaRadboud Universiteit, prestigiosa istitu-zione olandese che ha sede nella città diNijmegen. La sua tesi di dottorato, che nelcaso del PhD raccoglie gli sforzi e le pubbli-cazioni scientifiche di diversi anni di lavoro,è incentrata sulle assenze epilettiche. Que-sto tipo di patologia colpisce prevalente-mente i bambini, che durante un attacco sibloccano all’improvviso, guardando fissonel vuoto. In alcuni casi si possono presen-tare movimenti automatici o possono es-sere pronunciate parole non comprensibili.Dopo alcuni secondi l’attacco finisce ed ilbambino riprende ciò che stava facendosenza ricordare nulla di questa sua “as-senza”. I farmaci attualmente usati per laterapia presentano diverse difficoltà, a co-minciare dalla refrattarietà che porta il 20%dei pazienti a non rispondere alla cura. Inol-tre possono verificarsi seri effetti collaterali,oppure l’efficacia del farmaco si perde conil tempo, la cosiddetta tolleranza. Nuovestrade terapeutiche sono quindi necessarie.Una di queste, proprio al centro del lavorodi D’Amore, riguarda la possibilità di agiresui recettori metabotropici per il glutam-mato (mGlu). Il glutammato è ben cono-sciuto come uno dei neurotrasmettitori,cioè sostanze che consentono la comuni-cazione tra una cellula nervosa e l’altra. Laricezione di questa comunicazione è affi-data a proteine presenti sulla membranacellulare capaci di “catturare” la particolaremolecola e “trasmettere” il suo messag-gio, modificando il comportamento dellacellula a cui appartengono. “Grazie alla col-laborazione tra Neuromed e l’Università diNijmegen – dice D’amore, che fa parte

dell’Unità di Neurofarmacologia diretta dalProfessor Ferdinando Nicoletti – ho avutola possibilità di lavorare su modelli animali(ratti, ndr) di assenze epilettiche, nei qualiviene riprodotta la stessa sindrome che ve-diamo nell’uomo. Sappiamo che i recettorimetabotropici per il glutammato sono coin-volti in quella patologia, quindi abbiamo te-stato nuove molecole farmacologiche sulmodello animale, e abbiamo potuto consta-tare già dal primo esperimento che conquesto approccio le crisi epilettiche neglianimali sono state ridotte. Successiva-mente un secondo esperimento ci ha per-messo di vedere che questi nuovi farmaci,sempre nei ratti, non portavano a svilup-pare tolleranza, e non causavano effetti col-

laterali. Infine, abbiamo sperimentato unacombinazione tra le nuove molecole e far-maci già comunemente usati per questapatologia. Non solo l’effetto è stato poten-ziato, ma è risultato più duraturo neltempo”: Agire sugli mGlu, quindi, rappre-senta una strada molto promettente peruna sindrome che colpisce pesantementela qualità di vita dei giovani, influenzandospesso la loro vita di relazione e il loro suc-cesso scolastico. Il PhD conseguito daD’Amore è una ulteriore conferma dell’im-pegno del Neuromed nelle ricerche di avan-guardia, e dell’attenzione che l’Istitutomolisano dedica ai giovani ricercatori.

Dottorato di ricerca a Valerio D’AmoreIl ricercatore dell’Unità di Neurofarmacologia Neuromed ha ottenuto il PhD presso la Radboud

Universiteit di Nijmegen, in Olanda, con il suo lavoro sulle assenze epilettiche

Il dottorValerio D’Amore

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PREVENZIONE

Anche quest’anno la FondazioneNeuromed ha preso parte alMeeting del Mare. La manifesta-

zione crotonese ha visto, per l’edizionedel 2016, la presenza del PresidenteMario Pietracupa che ha premiato Mas-simo Marrelli per il coraggio nella realiz-zazione dell’omonima strutturaospedaliera in Calabria. “Non può esserci

buona ricerca se non c’è buona praticaclinica e attenzione alle esigenze del cit-tadino-paziente. - ha detto Pietracupanella motivazione del riconoscimento -La realizzazione del Marrelli Hospital for-temente voluta da Massimo Marrelli, conla tenacia tipica di un uomo del Sud,rappresenta un punto di riferimento nonsolo per la città di Crotone ma per l’in-

Meeting del Mare 2016Il contributo della Fondazione NeuromedIl Presidente Pietracupa ha premiato Massimo Marrelli per il coraggionella realizzazione dell’omonima struttura ospedaliera in Calabria

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39NEUROMED NEWS

tera Calabria.  In un momento di grandeattenzione, per non dire preoccupa-zione in tema di sanità, Massimo Marrelliha rotto gli schemi e smentito quei luo-ghi comuni che vorrebbero il privato in-teressato solo alla contabilizzazione deiricavi. In questo caso ben venga l’atten-zione se serve a liberare risorse pernuovi investimenti e frenare l’emorragiadell’emigrazione, aimé sempre più di at-tualità. Con attrezzature d’avanguardia econ l’umiltà tipica di chi conosce bene ilsistema, Massimo, inoltre, si è già preoc-cupato di andare oltre l’ordinaria assi-stenza richiedendo collaborazioniscientifiche per far sì che ogni rileva-zione e conoscenza possa essere utileper elaborare nuove strategie di cura.Senza quel minimo di positiva follia nonsi realizzano mai opere importanti.”

Da anni la kermesse estivacalabrese dedica attenzionealla ricerca, condividendonel’incidenza e la rilevanzanella vita di tutti i giorni

Quest’anno, oltre alla premiazione diuna personalità che si è distinta nell’uni-verso medico-scientifico, la FondazioneNeuromed porta un progetto di avan-

guardia sia tecnologica che di visioneglobale. Un progetto scientifico interna-zionale che conduce la scienza fuori dallaboratorio denominato Cyber Brain dicui la Fondazione Neuromed è il sog-getto capofila, con l’intervento direttodell’expertise scientifica dell’I.R.C.C.S.Neuromed. “Questo progetto ambi-zioso, i cui partner sono la FondazioneNeurone e I.E.ME.S.T. (Istituto Euro Me-diterraneo di Scienza e Tecnologia),rientra in un campo estremamente pro-mettente - spiega Pietracupa - nellostudio del movimento e della compati-bilità neurologica che porterà alla speri-mentazione di protesi cerebrali,aprendo nuove strade nel settore dellariabilitazione. Un emisfero conosciutosolo in parte quello della neuro riabilita-zione che fa della tecnologia un sup-porto essenziale che porterà, inoltre, adintervenire sulle funzioni di parti dan-neggiate del nostro cervello. Il cervellonon più inteso come organo rigido e im-penetrabile ma che consente importantiinterventi riparativi. Un lavoro durissimoal quale partecipano professionisti di li-vello internazionale con grande dedi-zione, un ambito anche molto delicatoche se non compreso bene può crearefalse aspettative.”

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40 NEUROMED NEWS

La Fondazione Neuromed pro-

muove, con il finanziamento della

Commissione Europea, il pro-

getto Mobi-care: european work-based

learning paths to enhance employability

of young learners in the social and he-

alth care sector. L’iniziativa, sviluppata in

collaborazione con Reattiva, rientra nel

Programma Erasmus+ e intende soste-

nere tra i giovani studenti e neodiplo-

mati percorsi europei di apprendimento

basati sul lavoro al fine di migliorare l’oc-

All’I.R.C.C.S. Neuromedgli studenti Erasmus+

Da Pozzilli parte il progetto che offre ai ragazzi una costruttiva esperienza lavorativa in Europa.

Il bando si rivolge agli studenti degli Istituti ad Indirizzo Socio-Sanitario

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cupabilità nel settore sociale e sanitario.

Il progetto è infatti rivolto agli studenti

delle classi IV ed ai neodiplomati di Isti-

tuti d’Istruzione Secondaria Superiore ad

indirizzo Socio-Sanitario, aventi sede

nelle regioni Molise, Lazio e Toscana. Le

attività progettuali, da sviluppare nei

prossimi mesi, intendono promuovere la

mobilità internazionale finalizzata alla

formazione dei due target (sociale e sa-

nitario), con il preciso intento di favorire

l’acquisizione di competenze settoriali

ed il rapido inserimento nel mercato del

lavoro, stimolare lo spirito all’auto-im-

prenditorialità e, attraverso una precisa

azione di valutazione e certificazione,

contribuire al trasferimento e al ricono-

scimento di competenze, attraverso il si-

stema ECVET. Il progetto mira, inoltre,

ad aumentare la capacità propulsiva del

settore socio-sanitario delle Regioni

coinvolte, aprendo a reti commerciali

interregionali ed internazionali e a favo-

rire il miglioramento della condizione la-

vorativa dei giovani e delle donne in

modo particolare, contribuendo al raf-

forzamento del sistema di PMI, vero

punto di forza dell’economia nazionale

e europea. Uno stimolo a tale obiettivo

è rappresentato proprio dalla possibilità

di “importare”, dai Paesi ospitanti, prati-

che innovative in Italia. Le attività si svol-

geranno in Spagna, Portogallo, Malta,

Regno Unito, Francia e Germania, nelle

loro aree più ricche di PMI di settore,

tramite tirocini di 40 ore settimanali, per

un totale di 160 ore per gli studenti che

svolgeranno una mobilità di 1 mese; op-

pure di 520 ore da realizzarsi nell’arco di

3 mesi di mobilità internazionale per i

neo diplomati. Le ore di tirocinio svolte

nell’ambito del progetto sono cumulabili

per il raggiungimento del numero di ore

di Alternanza Scuola/Lavoro previste

dall’ultima Legge Nazionale. Un’espe-

rienza formativa concreta, dunque, che

garantirà l’acquisizione di conoscenze

specifiche nel settore socio-sanitario

nonché di best practices da portare in

Italia. L’acquisizione di tali conoscenze è

infatti fondamentale per operare all’in-

terno di aziende specializzate e per ot-

tenere risultati nel mercato del lavoro

sempre più internazionale e competi-

tivo. “La Fondazione Neuromed pro-

muove un progetto di

internazionalizzazione in un momento

sociale molto particolare. - afferma

Mario Pietracupa, Presidente della Fon-

dazione Neuromed - Al di là dell’impor-

tantissima valenza occupazionale e

formativa, infatti, crediamo che quella

della mobilità internazionale finalizzata

alla formazione rappresenti anche un

messaggio di integrazione e di apertura,

affinché i nostri ragazzi si sentano dav-

vero cittadini del mondo. Un concetto

da enfatizzare ancora di più in un mo-

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mento di forte tensione e attenzione so-

ciale. Le vicende internazionali e nega-

tive devono indubbiamente

preoccupare ma, anche in questo caso,

noi le affrontiamo senza chiusure e con-

tinuando ad educare i nostri giovani af-

finché tutti si sentano parte integrante di

una società multietnica e multiculturale.

Pensiamo che sia questa la migliore ma-

niera per reagire e per isolare chi cerca

di seminare terrore alimentando la poli-

tica del sospetto e della discriminazione.

Siamo convinti che proprio i giovani

possano essere i veri ambasciatori di

pace della società del futuro”. “Il finan-

ziamento della Commissione europea di

un progetto così ambizioso ci riempie di

orgoglio, - afferma Emilia Belfiore, Re-

sponsabile dell’Ufficio Ricerca&Sviluppo

dell’I.R.C.C.S. Neuromed - dimostrando

che, aldilà di luoghi comuni che vedono

vincenti solo le grandi lobby, è sempre

la qualità tecnico-scientifica a fare la dif-

ferenza in Europa ed il partenariato Fon-

dazione Neuromed-Reattiva è stato

promosso a pieni voti.”

I ricercatori neuromedinsieme agli studenti

dell’alteernanzaScuola-Lavoro

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Quando si parla di solidarietà e disostegno a coloro che hannobisogno occorre percorrere

questa strada insieme. Fondazione Neu-romed e il Cactus si adoperano per pre-disporre un’ambulanza per chi habisogno, per dare un aiuto sostanziale a

coloro che hanno bisogno in un territo-rio difficile come le zone vesuviane.L’utilizzo di questa ambulanza, donatadalla Fondazione Neuromed all’Associa-zione di San Giuseppe Vesuviano, corri-sponderà ai bisogni di coloro che nonpossono usufruire di un trasporto a pa-

La Fondazione Neuromeddona un’ambulanzaall’Associazione “Il Cactus”Una collaborazione volta al sostegno delle fasce della società e alla prevenzione

Mario Pietracupacon la delegazione di

medici in visita alNeuromed

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gamento. Una collaborazione iniziatal’anno scorso quella tra FondazioneNeuromed e Il Cactus, con un progettodi prevenzione cardiovascolare e cheproseguirà nel tempo. Nell’occasionedella donazione, poi, circa cinquantapersone tra medici e personale sanitariodi altre strutture della Campania, hannovisitato l’Ospedale del Neuromed ac-compagnati dal Direttore Sanitario, dot-tor Edoardo Romoli.

Mario Pietracupa con Tonino Ambrosio dell’Associazione “Il Cactus”

Mario Pietracupa con Tonino Ambrosioe il dottor Edoardo Romoli

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Per la prima volta dopo l’incidente di Fu-kushima del 2011, l’Unione Europea tornaa parlare di energia e di politica nucleare.Poche settimane fa infatti, attraverso una“comunicazione” giuridicamente nonvincolante, la Commissione Europea hadiramato, in un breve documento di qua-ranta pagine chiamato “Programma indi-cativo nucleare” (PINC), quella chepotrebbe essere la base della futura poli-tica nucleare europea. L’occasione perfare il punto sulla strategia di un’unioneenergetica nel campo nucleare, mezzosecolo dopo le basi poste con il TrattatoEuratom del 1957.

L’industria nucleare europea: lo statodell’artePer iniziare, il Programma PINC riportaalcuni dati statistici. Oggi, l’energia nu-cleare rappresenta il 28% della produ-zione energetica europea, con 129reattori in funzione in 14 Stati membri, lacui età media è di circa 30 anni. È benetener presente che la durata consentitaper un reattore nucleare non può supe-rare i 50 anni di vita. Inoltre, quattro nuovireattori nucleari sono attualmente in co-struzione in Francia, Slovacchia e Finlan-dia. In termini di approvvigionamento di ura-nio, l’Unione Europea soddisfa il 12,5%del suo fabbisogno totale, essendoquindi in gran parte dipendente da forni-ture esterne (per l’87,5% ) e in balìa delle

congiunture economiche internazionali.A tal proposito, è interessante notare cheil primo fornitore di uranio naturale del-l’UE è il Kazakhstan (27%), seguito daRussia, Niger e Australia. Il PINC prevede,inoltre, un ulteriore calo della quota delnucleare all’interno della produzioneenergetica europea (circa il 20% in meno,nel 2025), a causa principalmente dellachiusura di molti siti in Germania e dellacancellazione del programma nuclearenel nostro Paese.

Un appello per un’unione energeticanucleare rinforzata Il PINCA intende dunque rafforzare so-stanzialmente l’unione energetica in am-bito nucleare, in piena continuità con

La via europeaper il nucleare

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quanto stabilito nel Trattato Euratom chemira sostanzialmente a promuovere “iprogressi nel settore nucleare” (titolo II) .E lo fa puntando sul “ruolo motore dellatecnologia nucleare” che rappresentauna vera e propria risorsa economica perl’intera Unione: non è un caso che il set-tore nucleare copra 800.000 posti di la-voro e che la possibilità di esportare talicompetenze, entro il 2050, sia valutataintorno ai 3 miliardi di euro, secondo levalutazioni dell’Agenzia per l’energia nu-cleare. Un altro argomento in favore di un raf-forzamento della politica europea sul nu-cleare è il suo basso costo ambientale.Nel documento pubblicato ad aprile, la

Commissione Europea ricorda infatti cheil nucleare, essendo una fonte di energiaa basso utilizzo di carbonio, ha consen-tito ad alcuni Stati membri coma la Fran-cia e la Svezia, di ridurre sensibilmente leloro emissioni di CO2, prerequisito es-senziale per raggiungere gli obiettivi sta-biliti nell’accordo sul clima approvato aParigi.Per garantire la presenza dell’atomo al-l’interno del mix energetico europeo, laCommissione - che non ha, è bene ricor-darlo, poteri vincolanti in materia - in-tende giocare su due piani: gliinvestimenti e l’armonizzazione. L’investi-mento riguarda principalmente i settoridella sicurezza e l’estensione della vitadei reattori nucleari in 10 o 20 anni. La

cifra totale degli investimenti dell’UE intale ambito è valutata circa 700 milioni dieuro entro il 2050: una bella sommettain un periodo di crisi economica e so-ciale. Sul fronte dell’armonizzazione, in-vece, Bruxelles raccomanda una miglioreuniformità per quanto riguarda le proce-dure di autorizzazione: un tipo di reat-tore, ad esempio, autorizzato daun’agenzia sulla sicurezza all’interno diun certo numero di Paesi membri, po-trebbe vedere estesa la propria autoriz-zazione per l’intera area dell’Unione. Al netto di ogni valutazione politica,però,ciò che rimane essere il punto cen-trale di tutta la discussione sul nucleare èil trattamento e lo smaltimento delle sco-

rie. Sull’argomento il PINC prevede il ri-tiro del combustibile esaurito, lo sviluppodell’uso di combustibili misti (MOX) e lostoccaggio delle scorie all’interno di nonmeglio precisati “centri geologici”. Puravendo valore prettamente informativo edivulgativo, il documento della Commis-sione dimostra nondimeno quantol’Unione Europea intenda rilanciare, rin-novandola, la propria strategia sul nu-cleare. Una mossa che di sicuro saràvalutata con molta attenzione in ognisede istituzionale, a cominciare dal Par-lamento Europeo, da sempre teatro diprofonde divisioni tra i vari gruppi politiciin tema di approvvigionamento energe-tico e politica nucleare.

Paolo Panaccione

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su tutte le n

perché una corretta

è alla base di ogni c

Il professor Matthias Nahrendorf, dellaHarvard Medical School, è stato in visitaal Neuromed, ospite del Dipartimento diAngiocardioneurologia diretto dal pro-fessor Giuseppe Lembo. Il lavoro del ri-cercatore statunitense è incentrato sullerelazioni tra sistema immunitario e si-stema cardiovascolare. In particolare, lesue ricerche sono rivolte ai processi in-fiammatori che si mettono in gioco dopoun infarto, con una attivazione di celluleimmunitarie che sembra implicata nel-l’accelerare il processo di aterosclerosi.

Professor Nahrendorf, stiamo assi-stendo alla nascita di una nuova visionedel ruolo che il sistema immunitario puòavere nelle malattie cardiovascolari?Penso di sì. Abbiamo scoperto che al-cune cellule immunitarie vivono dapper-tutto, anche nei tessuti sani cerebrale ecardiaco, e naturalmente ancora di piùquando siamo di fronte a un processopatologico. Sappiamo molto poco dellaloro funzione e di cosa fanno e per que-sto credo ci sia molto da scoprire.

Queste ricerche potrebbero aprire lastrada a nuovi trattamenti per le malat-tie cardiovascolari che si sviluppino at-traverso il coinvolgimento del sistemaimmunitario?Un aspetto interessante di alcune dellecellule che studiamo, specialmente i ma-crofagi, è che assorbono facilmente lenanoparticelle (particelle di grandezzacompresa tra 1 e 100 milionesimi di mil-limetro, allo studio per la somministra-zione mirata di farmaci, ndr). Quindi èfacile, attraverso una opportuna prepara-zione, indirizzare verso di loro farmaci

che arriveranno esattamente dove vo-gliamo, cioè nei tessuti cardiovascolarimalati.

Lo scorso anno un suo lavoro scientificoha riguardato il rapporto tra stress e pa-tologie cardiovascolari, un rapporto chevedrebbe proprio il sistema immunitariocome mediatore. Con questa nuovaprospettiva, possiamo dire qualcosa intermini di prevenzione?Quello che abbiamo scoperto è che lostress induce un alto livello di produzionedi cellule immunitarie nel midollo osseo.Studiando meglio questo meccanismopotremo sviluppare nuovi farmaci. L’altroaspetto è che abbiamo cominciato a ca-pire come gestire meglio i fattori di ri-schio legati allo stress, che, ricordiamoli,aumenta il rischio di malattie cardiova-scolari di 2,4 volte. E’ molto, ed è perquesto che dobbiamo prestare partico-lare attenzione a questo fattore.

Considerando il complesso delle ricer-che in corso, possiamo dire che il si-stema immunitario “impazzisce” dopoun infarto? O sta semplicemente cer-cando di fare il suo lavoro?Penso che il sistema immunitario, per mi-lioni di anni, non si sia evoluto per rispon-dere a un attacco cardiaco, ma perreagire alle ferite. I due schemi sono si-mili, e io credo che nelle patologie car-diache ci troviamo semplicementedavanti a una risposta normale, ma maleindirizzata. Fino a un certo punto ab-biamo bisogno di quella risposta, special-mente nei tessuti cardiaci danneggiati,ma probabilmente non è così per le pa-reti delle arterie. Penso quindi che ci siaun aspetto disfunzionale, sul quale pos-siamo pensare di indirizzare terapie. Madobbiamo essere molto cauti: il sistemaimmunitario ci protegge dalle infezioni eda altri potenziali pericoli, e non vo-gliamo certo compromettere questefunzioni.

Ci parla della sua visita in Neuromed?Sono venuto a visitare il laboratorio delProfessor Giuseppe Lembo e ad incon-trare sia lui che la dottoressa Daniela Car-nevale, con la quale sono in contatto datempo. Siamo entrambi interessati ad al-cuni settori di ricerca molto interessanti,e vedo con fiducia la possibilità di lavo-rare assieme.

Intervista a Matthias NahrendorfIl ruolo del sistema immunitario nelle malattie cardiovascolari

Il professorNahrendorf

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