1968 04 comunità 68
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Giornalini della Parrocchia di Ronago: 1967-1981_Don_Matteo_CensiTRANSCRIPT
COMUNITÀ 68 - ANNO 1° n. 2
Aprile 1968
Direzione e Redazione: Via Milano, 19 - Ronago -
Pro manuscripto
Si parla tanto oggi in Italia di divorzio.
Il nostro Stato, a detta di molti, è uno degli ultimi paesi retrogadi in cui due coniugi, stanchi
della reciproca convivenza e separati legalmente, non possono più contrarre altri legami.
Si dice di cinque milioni di Italiani su cinquanta, quanti siamo, che vivono al di fuori della
legge, perché divorziati e risposati di fatto, che chiedono una legalizzazione della loro
posizione. Si è parlato di legge per il divorzio, di piccolo divorzio, di referendum popolare
su questo argomento.
Noi siamo evidentemente per l'indissolubilità del matrimonio perché cristiani e perché
uomini. Nel Vangelo troviamo chiara l'affermazione di Gesù "l'uomo non separi ciò che Dio
ha unito". Per fede quindi, se siamo cattolici, se crediamo nelle parole di Gesù, siamo
tenuti a rispettare l'indissolubilità del matrimonio. Ma, obiettano moltissimi, perché l'Italia è
un paese cattolico, credente, non è giusto che per gli atei, che per quelli che professano
altre religioni, non debba esistere il divorzio come istituzione dello stato. Non si avrebbe il
diritto di costringere in base alle idee dei cattolici altri ad avere un atteggiamento contrario
alle loro convinzioni, costringere a vivere una vita in cui non credono più, in cui forse non
hanno mai creduto.
Però questa è una obiezione che non regge perché il matrimonio è, per legge naturale,
indissolubile per tutti gli uomini, non solo per i cristiani. Per dimostrarlo vediamo
innanzitutto che cos'è il matrimonio.
Per matrimonio si intende la donazione all'altro coniuge di tutto il nostro essere, del nostro
corpo, del nostro cuore, del nostro spirito, donazione nel vero senso della parola; dare
senza aspettarsi nulla, dare per dare, .non per ricevere. Questa definizione di matrimonio
si guardi bene, è valida, per legge naturale, non solo per noi cristiani o cattolici, ma per
tutti gli uomini. Quando nel matrimonio i coniugi riescono a donarsi così unicamente per
l'altro, quell'atto diventa eterno, perché il dare così tende ad essere per sempre, vuole
essere per sempre per la stessa persona e qualsiasi cosa capiti poi nella vita futura, fino
alla morte. È quella donazione perfetta che vede eterno, indissolubile il matrimonio. È
molto difficile, certo, donarsi al coniuge, vincere quell'egoismo che ci è naturale. Alcuni ci
riescono subito, altri magari dopo due, tre, cinque anni di vita comune, e solo allora la loro
unione diventa matrimonio, indissolubile, quindi.
Quando due coniugi non tendono a questo, non vogliono questa donazione, la loro unione
resta solo qualcosa di esteriore perché ognuno dei due resta chiuso in se, nel proprio
egoismo. Non c'è legame, quindi, non c'è matrimonio, ma solo qualcosa che ad esso poco
assomiglia, che non unisce, che non impegna per la vita, che resta solo ad un livello
prostituzionale. Chiarito dunque cos'è il matrimonio, ripetiamo ancora, su di un piano
naturale non cristiano, risulta evidente che non è dissolubile e che quindi non vi può
essere divorzio. Ammetterlo, ritenerlo necessario e giusto, sarebbe andar contro alla,
nostra stessa natura, alla legge naturale, cioè sarebbe rinnegare alcuni aspetti della nostra
umanità, quelli più importanti.
PASQUA DI RESURREZIONE
CRISTO E’ RISORTO : ANCHE NOI RISORGEREMO
II grido di speranza che San Paolo ripeteva con insistenza ai primi cristiani,, risuona con
giubilo anche al nostro cuore.
La morte, confessiamolo, ci fa paura. Sapere che la nostra vita avrà una continuazione
nell'aldilà, che un giorno anche il nostro corpo riprenderà nuovo splendore, ci permette di
guardare all'avvenire senza angoscia.
Ma che fondamento ha questa speranza?
La parola di Gesù: "chi crede in me non morirà per sempre"; ma sopratutto la sua
resurrezione ha confermato la vittoria sulla morte.
È giusto quindi esultare di gioia rivivendo il mistero pasquale.
Gesù venne al mondo per dare all'uomo la vita, una vita piena totale, fisica e
soprannaturale. La resurrezione di Cristo, centro della redenzione, segna non solo la
sconfitta della morte, ma anche quella del peccato. Quindi la Pasqua è per ogni uomo, non
soltanto gioiosa speranza di resurrezione, ma mezzo meraviglioso di rinnovamento attuale
di vita. Se il peccato ha stroncato in noi l'amicizia con Dio e la vita soprannaturale questi
sono i giorni migliori per ritornare a vivere.
Infatti il Signore oggi in modo particolare ci invita a risorgere.
Ritorniamo a Gesù.
Una confessione umile e sincera ci rimetterà a nuovo, e nella Santa Comunione Gesù si
donerà a noi con una totalità d'amore che supera ogni affetto terreno.
La Pasqua sia per tutti una resurrezione: è l'augurio del vostro parroco.
LA SETTIMANA SANTA Riviviamo con la Chiesa il grande mistero della redenzione. Domenica 7 aprile:
ore 10 Benedizione dei ramoscelli d'ulivo. Breve processione a ricordo della solenne entrata di Gesù a Gerusalemme. S. Messa con lettura della Passione.
ore 15 Via Crucis; inizio confessioni. ore 20 S. Messa - Comunione pasquale.
Lunedì 8 aprile: ore 6 S. Messa.
Martedì 9 aprile: ore 19,30 S. Messa.
Mercoledì 10 aprile: ore 19,30 S. Messa.
Giovedì santo: ore 19,30 S. Messa solenne in commemorazione dell'ultima cena.
Reposizione del SS. Sacramento all'altare della Madonna. Come prescritto dalle leggi liturgiche la Chiesa rimarrà aperta sino alla mezzanotte. Si invitano i fedeli e le associazioni cattoliche a vegliare in adorazione.
Venerdì santo: ore 15 Azione liturgica in commemorazione della morte del
Signore. Sabato santo:
ore 23 Inizio della veglia pasquale. Domenica 14 aprile S. Pasqua:
ore 8 prima S. Messa. ore 10,30 S. Messa solenne- ore 14,30 Vespri.
Lunedì dell'Angelo: orario festivo.
Nel tardo pomeriggio di lunedì 15 aprile si inizierà la benedizione delle case, partendo dal valico. Verrà notificata ad ogni famiglia il giorno e l'ora della benedizione. Spero così di incontrarmi possibilmente con tutti i membri delle famiglie. Scopo di questo incontro, oltre la benedizione della casa, è quello di rinsaldare la conoscenza tra il parroco ed i suoi parrocchiani.
Pellegrinaggio a Lourdes.-
Come già da tempo annunciato, dal 31 luglio al 6 agosto sarà effettuato un
pellegrinaggio a Lourdes. Chi intende partecipare deve fare l'iscrizione presso il Parroco, notificando il numero della carta d'identità valida per l'espatrio o del passaporto. La spesa complessiva è di L.48.000.=. Si avverte che le iscrizioni si chiuderanno alla fine del corrente mese. Una proposta.-
Più di una persona ha espresso il desiderio che anche a Ronago vengano celebrate tre S. Messe alla domenica. Alcuni desiderano la Messa vespertina, altri pensano ad una terza Messa al mattino. Sinceramente non si sa quale sia la migliore soluzione. Passando a benedire le case si domanderà il parere ai parrocchiani, poi, si vedrà la soluzione migliore. A proposito della assistenza alla S. Messa si nota che alcuni si fermano in sacristia. Se è possibile, si cerchi di trovare posto in Chiesa od almeno di mettersi in posizione da poter vedere l'altare e così essere nella condizione migliore per seguire con frutto la S. Messa. Si ricorda che chi si ferma sul piazzale della Chiesa non adempie il precetto festivo.
.=.=. =.=.=.=.=.=. II primo numero di “Comunità ‘68" è stato accolto con particolare interesse e curiosità ed ha. avuto i giudizi più disparati. Abbiamo ricevuto anche' delle lettere (di qualcuna se ne parla in altra pagina), alcune di lode incondizionata; "siamo entusiasti del giornale", altre benevolmente critiche ed una completamente negativa e non priva di insulti poco educati: "il giornalino non è affatto istruttivo" dice e poi si lamenta che è troppo difficile perché "non tutti hanno studiato come voi". In compenso ci avverte che i redattori hanno la testa vuota, perché a furia di studiare è uscito quel poco di cervello che il Signore ha dato. Poi scandalizzata si chiede come mai don Matteo ha lasciato scrivere certe cose. Di grazia, cosa c’era di così scandaloso o ingiusto i due frasi poco felici? Non bastano per stroncare dieci pagine. Forse qualcuno si aspettava qualcosa dì diverso, qualche raccontino da leggere facendo la siesta o le parole crociate. Non siamo capaci di scrivere le novelle che potete leggere sulle altre riviste. Comunque scriveteci ancora, ascoltiamo volentieri osservazioni ed anche critiche; degli insulti ne facciamo a meno. Noi cercheremo di fare sempre meglio e con la vostra collaborazione, amici lettori pensiamo proprio di riuscire a fare un giornalino interessate.
Abbiamo raccolto negli uffici comunali il quadro generale del bilancio.
Lo pubblichiamo ringraziando per la collaborazione il Segretario sig. Molinari e gli
impiegati comunali, illustrando brevemente alcune voci, riservandoci eventualmente di
trattare più dettagliatamente in avvenire qualche punto interessante.
QUADRO GENERALE RIASSUNTIVO DEL BILANCIO
PREVENTIVO ANNO 1968
Entrate
Entrate tributarie L. 14.311.803.=
Entrate per compartecipazione a tributi erariali L. 2.718.856.=
Entrate extra tributarie L. 4.596.853.=
Avanzo di amministrazione L. 1.469.459.=
Entrate provenienti da beni patrimoniali L. 10.000.=
Entrate provenienti da assunzioni crediti
Contabilità speciali L. 898.000.=
TOTALE COMPLESSIVO L. 24.004.971.=
Uscite
Spese obbligatorie L. 17.021.623.=
Spese facoltative L. 484.000.=
Spese in conto capitale L. 4.340.100.=
Spese per rimborso di prestiti L. 1.261.248.=
Contabilità speciali L. 898.000.=
TOTALE COMPLESSIVO L. 24.004.971.=
Le entrate tributarie che rappresentano il 59,5% delle entrate totali sono tributi che il
Comune riceve per la tassa famiglia e per il dazio.
Questa entrata che per alcune circostanze favorevoli per il nostro Comune è abbastanza
buona pare sia destinata, a non esserci più con l'entrata in vigore nel '71 del nuovo
sistema tributario. Allora i Comuni riceveranno dallo Stato in base a coefficienti stabiliti
riguardo al numero degli abitanti una certa quota.
Salta subito all'occhio che essendo allora lo Stato l'unico esattore, nel distribuire i soldi in
base ai criteri detti, risulteranno favoriti i paesi del Sud. Capiterà così che i contribuenti di
Ronago, per esempio, daranno dieci e il Comune riceverà cinque, mentre in un generico
paese del Sud con lo stesso numero di abitanti i contribuenti daranno per esempio uno e il
Comune riceverà lo stesso cinque. È però una cosa che non ci deve affatto turbare in
quanto corrisponde ad un elementare senso civico; in quanto facciamo parte di una stessa
comunità nazionale. È un nostro dovere aiutare coloro che si trovano in condizioni peggiori
delle nostre, perché anche loro possano vivere una vita più umana, perché anche loro
abbiano un posto sicuro.
Altre voci che hanno un discreto peso fra le entrate sono le entrate per compartecipazione
attributi erariali e le entrate extra tributarie. La prima comprende i contributi passati dallo
Stato per compartecipazione IGE e rimborsi vari. La seconda i proventi derivanti dalla
gestione acquedotto e dal cimitero. Le contabilità speciali che come si può constatare
figurano con lo stesso importo nell'uscita, sono soldi che il Comune riceve come una
specie di garanzia da coloro che si apprestano ad eseguire dei lavori (esempio
acquedotto,cimitero) e che restituisce una volta accertato che i lavori sono stati eseguiti.
Fra le uscite la cifra maggiore riguarda le spese obbligatorie che costituiscono il 75%
dell'intera uscita. Questa spesa riduce sensibilmente le possibilità d'azione
dell'amministrazione; la quale, tenuto conto anche di altri impegni pluriennali (vedi ad
esempio spese per il rimborso di prestiti che è la quota che si paga per ammortizzare il
mutuo avuto per l'acquedotto e la strada), dispone di circa L. 5.000.000.= annui. Queste
spese obbligatorie comprendono: le spese per il personale, le spese per l'ufficiale
sanitario, per l'ostetrica, per il veterinario, le spese per la manutenzione strade, i contributi
alla Provincia ecc.
Chiudiamo infine con le "spese in conto capitale" così chiamate in quanto vengono
destinate alla creazione di un capitale immobiliare o di servizio e che per il 1968 sono
destinate alla saldatura degli impegni per l'acquedotto e per l’allargamento del cimitero.
" A voi che mi ascoltate io dico; Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi calunniano". Luca 6; 26-28 In primo luogo notiamo che per amare si richiede un impegno interiore. Non .si tratta di fare qualcosa per un'altra persona, senza un impegno del nostro cuore. San Paolo dice che se diamo agli altri tutti i nostri beni, ed anche la nostra vita senza avere amore, senza "carità" non giova a nulla per il regno dei cieli. L’amore verso il prossimo è qualcosa di intimo che parte dal nostro cuore e si manifesta all'esterno con frutti di opere buone. L'amore verso, il nemico è un sentimento di una grandezza quasi sovraumana. Infatti è già molto se non si colpisce per reazione immediata chi ci fa del male; se non si ripaga con la stessa moneta; se non si risponde all'odio con l'odio. È necessario un dominio perfetto di sé per non cedere alla legge dell' "occhio per occhio, dente per dente". È già molto sapere inghiottire la rabbia che sale, non serbare astio per un torto subito, sapere tirare un frego sui vecchi conti, non respingere la mano tesa per la conciliazione. È segno di grandezza di carattere andare incontro all'avversario con calma e umana comprensione, dirimere le discordie da gentiluomini. Ma "questo lo fanno anche i pagani". Gesù nel discorso della montagna chiede all'uomo molto di più: chiede l'amore per il nemico. L'amore è volere il bene i quindi non è essere passivo di fronte a chi mi colpisce, non reagire all'attacco del nemico, ma è fare del bene ad una persona che sta facendo del male. È cercare di capire le ragioni di chi non la pensa come me, è il desiderare le benedizioni di Dio per chi mi insulta, e aiutare chi mi fa soffrire. E quando non ho possibilità di chinarmi beneficando chi mi fa del male, mi rimane sempre la possibilità di pregare Dio come ha fatto Gesù: Padre perdona loro ….. È eroismo? "Il regno di Dio soffre violenza e solo i forti lo possederanno".
INTERVISTA A TULLIO PETTENGHI
Nel numero precedente avevamo un poco parlato con il sig. Bruno Quadranti della
possibilità di un centro sportivo intercomunale e così abbiamo pensato di intervistare il
signor Tullio Pettenghi riguardo al passato calcistico di Ronago.
.- Quando è sorto un centro agonistico in Ronago?
Nacque come società sportiva De Pinedo negli anni 1926-27. Le si diede questo nome
in ricordo del Raid Roma-Giappone-Australia che De Pinedo fece nel 1925. Il promotore di
questa società sportiva fu il dott. Francesco Ambrosoli che fece venire dei giocatori da
Como come Scapetto e Cavallone.
.- Dove si giocava?
Nei primi tempi non c'era il campo da gioco e si cominciò a lavorare per prepararne uno
dove ora c'è il nuovo acquedotto. Ma a lavoro terminato ci si accorse che vi erano alcuni
pali della luce che intralciavano e che il terreno era molto umido per cui si preferì trasferire
il campo da gioco alla Doganella.
.- Quali attività aveva la società?
Innanzitutto agonistica; la prima coppa a cui partecipammo fu la coppa Montorfano; ogni
anno, fino all'inizio della seconda guerra mondiale si giocò nel campionato, organizzato
dalla Federazione, che andava sotto il nome di " campionato dei liberi". Si riprese nel 1947
e proprio nel dopoguerra il "Ronago" , la squadra aveva cambiato nome, ebbe il momento
di maggior successo quando arrivò alla finale del campionato provinciale col Grandate sul
campo neutro del Fino Mornasco.
Oltre all'attività calcistica si faceva dell'escursionismo e come escursionisti vincemmo due
coppe ad un raduno al monte Bisbino: una come società più numerosa, l'altra come miglior
divisa che consisteva principalmente in un maglione azzurro a collo alto e in un cappello a
paglietta; questa era la divisa degli escursionisti mentre i colori sociali erano il giallo e il
bleu.
La squadra del "RONAGO" edizione 1948:
In piedi da sinistra: l'arbitro Sig. Carò, Tullio Pettenghi, Francesco Grisoni, Giulio
Lurati, Paolo Arrighi, Fernando Capiaghi.
Accosciati: Martino Peiti, Enrico Bottinelli, Arnoldo Ghielmetti, Rino Ghielmetti,, Antonio
Ghielmetti e seduto il portiere Vittorio Frigerio.
.- La gente veniva a vedervi giocare?
Prima della guerra spettatori e giocatori si recavano all'incontro in bicicletta, dopo invece
con l'autotreno della ditta Ambrosoli finché non fu promulgata la legge che impediva il
trasporto di persone sul cassone degli autotreni.
Venne composta anche una canzone che pressapoco diceva così: Coraggio De Pinedo che la squadra si rinforza e a noi che ce ne importa
se domani perderem. Gli avanti son veloci i mediani son potenti i terzini son tremendi dal Gin Vignascia se pasa no.
Forse non a caso viene nominato Angelo Bernasconi, soprannominato "Gin Vignascia”,
perché era lui che oltre ad essere portiere, procurava i palloni, li aggiustava quando erano
rotti e delimitava il campo da gioco.
.- Ricorda qualche episodio particolare?
Uno, penso possa essere interessante. Nel campionato del 1935 stavamo andando a
giocare a Binago, quando a Gaggino si ruppe la corriera. Raggiungemmo di corsa Binago,
poi, vinta la partita, la perdemmo a tavolino per essere arrivati con un quarto d'ora di
ritardo.
.- Quando venne sciolta la società?
Venne sciolta negli anni dopo il ' 50 per motivi economici e i giocatori passarono, chi al
Mendrisio e chi al Chiasso,
.- Che cosa pensa si possa fare a Ronago a riguardo alla costituzione di un gruppo
calcistico?
Per prima cosa bisognerebbe fondare una società, poi sistemare un campo da gioco che
raggiunga almeno le misure regolamentari di metri sessanta per novanta.
Insomma, conclude il nostro interlocutore, una volta senza mezzi, ma per pura passione,
(si raggiungeva il campo da gioco come si poteva, non c'erano premi di partita neppure
per una finale di campionato) si è fatta una squadra di calcio, adesso con mezzi molto
migliori, si riuscirà a fare qualche cosa?
La colomba ed il ramoscello d'ulivo hanno deciso d'andare in esilio volontario.
Il gruppo di stampatoruncoli locali si è rifiutato categoricamente di servirsi di loro quali
protagonisti nell'articolo di fondo dell'edizione pasquale del "giornale". Quale decisione
quindi prendere?.... Una sola, saggia e dignitosa,.....:
L’ E S I L I O
Ho il cuore tenero io, ed esso mi si allaga di lacrime nel vedere questi due poveri diavoli
che se ne vanno. Il ramoscello, lasciando cadere stancamente verso terra le pallide foglie,
muove i suoi passi con estrema fatica perché sul suo dorso giace, quasi esanime, la
timida colomba; per lei il colpo è stato troppo grosso, insopportabile.
C'incontriamo sulla strada polverosa che porta alla collina dominante il paese. Loro sono
diretti lassù, al punto più alto e più lontano, e lassù arriviamo assieme, stanchi e accaldati,
ma già liberi. Io cerco di consolare un poco madame colomba, ma è fatica vana. Mi guarda
con gli occhi languidi: "Tu, Scarniglia, " mi dice "non sai cosa significhi veder buttato al
vento il frutto della nostra millenaria unione, veder la Pace, la nostra diletta figlia, che, oggi
più che mai, viene uccisa dagli uomini, da tutti gli uomini, anche dal cosìdetto "pacifico
uomo della strada". Per esempio: li vedi quei quattro o "cinque esseri laggiù, indaffarati tra
macchina da scrivere e ciclostile? Loro sembrano i più mansueti, i più candidi figli di Dio!
Ebbene, sai cosa è successo quando io ed il mio consorte ramoscello d'ulivo, ci siamo
offerti per dare tono e valore alle loro parole? Le facce candide e bonaccione si sono
trasformate in ghigni da galera, le dita morbide in artigli pelosi e le loro macchine in
padelle orrende; poi un grido, cupo e straziante allo stesso tempo: "Gente! oggi si mangia
arrosto di colomba con contorno d'olive !!!!!" - Ecco a che cosa serviamo noi! -
- Noi, che siamo stati per millenni il simbolo della pace, della vera pace, lo stemma, per i
più semplici, della gioiosa atmosfera pasquale; noi,che anni fa abbiamo annunciato al
giusto Noè la fine del castigo e l'inizio d'un era nuova, un'era di serenità e d'amore, oggi
serviamo solo come arrosto! -
- Non t'agitare tanto, cara colomba! Io, ramoscello d'ulivo, che ho la possibilità di stare in
quasi tutte le case, non importa se spesso nell'angolo delle cose dimenticate od in fondo
ad un cassetto, ho capito il perché del modo d'agire degli stampatoruncoli. Loro hanno
usato la rudezza perché dispiaceva venire a dirci che tante cose sono cambiate e che noi
siamo diventati dei "matusa" nel pensiero degli uomini.
Sul "giornale" non c'è più posto per noi
poiché, se il lettore voltando una pagina, si
venisse a trovare di fronte alla nostra effige,
prenderebbe l'intero fascicolo e lo
butterebbe nella spazzatura.
Noi siamo miti, mentre l'uomo ora è feroce;
noi siamo riflessivi, mentre l'uomo ora
ha solo spensieratezza nel cuore; noi
siamo generosi, mentre l'uomo ora è
egoismo; noi siamo semplici, mentre
l'uomo ora è tutto finzione; siamo amici
anche del sacrificio e della sofferenza,
mentre ora l'uomo queste due cose l
e fugge come peste. Noi siamo la pace,
specie la pace del cuore, e l'uomo non ci
vuole più perché nel suo cuore ci sono le
cose nemiche della pace.
Ora che noi siamo qui con Scarniglia un uomo
strano, quasi non di questo mondo, vorremmo
che lui dicesse agli altri uomini tutte queste
cose; così essi capiranno perché gli
stampatoruncoli non ci hanno accettato nelle pagine del loro "giornale".
La colomba cessa di piangere e il ramoscello d'ulivo rialza le sue foglie non più pallide. La
loro unione continua e la loro figlia, "la Pace", si diffonde fino negli angoli più remoti di quel
pezzo di monte. Io scendo lentamente verso le case con quegli strani ragionamenti nel
cuore; passo vicino alla sede degli stampatoruncoli, entro e racconto. Loro ascoltano, poi
guardano in alto, verso il monte e lasciano due pagine in bianco; "per la colomba ed il
ramoscello d'ulivo" mi dicono. Esco in strada e guardo anch'io lassù e sento la pace
entrare nel mio cuore. Molte cose udite dai due esuli m'appaiono più chiare e vorrei che
tutti noi, ricevendo il "giornale", guardassimo verso l'alto, lontano, nel vuoto, lontano dal
"concreto" della vita. Di certo quel giornale che abbiamo tra le mani risulterebbe a noi più
simpatico.
Per ragioni di spazio le lettere che ci furono scritte non verranno riportate integralmente,
ma solo nei punti di maggior interesse.
Una lettrice ci scrive;
Ho letto il primo numero di "Comunità '68". Aderendo al vostro invito di esprimere
suggerimenti, consigli ecc., mi per metto far presente il mio parere al riguardo. Il
giornale, a mio avviso, è scritto in termini troppo difficili ........
Io consiglierei di trattare cose più alla portata di tutti in maniera più semplice. Il
giornale dovrebbe avere una impronta parrocchiale più ampia. Distintamente.
Condividiamo in parte quanto Ella dice riguardo ai termini troppo difficili con cui sarebbe
scritto il giornale. È vero, ci sono delle parti che richiedono un po’ di attenzione per essere
capite, però non ci pare un linguaggio impossibile. Noi temiamo che il "difficile" nasca da
una pregiudiziale ad affrontare argomenti (vedi atomo o poesia del Porta) che non entrano
nei nostri abituali interessi. Ciò che potremo semplificare lo semplificheremo, non a scapito
però degli argomenti trattati. Riguardo poi all'impronta parrocchiale più ampia, accettiamo
il suo consiglio, rivoltoci anche da altre persone.
Lettera firmata
Pregiatissimi redattori ritengo che il titolo "Comunità 68" sia eccessivamente
impegnativo, anzi enormemente più grande della nostra piccola parrocchia. Sembra
infatti di trovarsi innanzi una pubblicazione a carattere nazionale, mentre è un foglio
destinato ai parrocchiani di Ronago. Gli articoli e gli argomenti di contenuto
"elevato" che interessano un ristretto numero di pochi preparati, si ha già modo sia
di leggerli sulla stampa che arriva nelle nostre famiglie, come di seguirle alla radio
TV...
Pensiamo necessario chiarire alcune caratteristiche che a Lei sembrano inadatte alla
nostra modesta pubblicazione. Il titolo.. L'abbiamo scelto per sottolineare il significato
profondo che il termine "Comunità" viene ad assumere in una visione cristiana della vita e
per esprimere il senso stesso del giornale. Comunità siamo noi che lo pensiamo e lo
scriviamo, comunità sono i Ronaghesi a cui esso è diretto; o almeno a realizzare tale
obiettivo sono diretti i nostri sforzi. Quanto al fatto che certi argomenti vengano trattati da
altre fonti di informazione, ci giustifichiamo dicendo che il nostro intento è quello di
presentarli in modo più adatto alla nostra mentalità, e magari privi delle distorsioni che
spesso dei problemi subiscono per opera di certa stampa non proprio conforme ai nostri
principi.
Concludiamo col ripetere che ci farebbe molto piacere la partecipazione attiva con articoli
e suggerimenti di iniziative da parte di tutti.