2. amianto e impatto sanitario - ambientevc.info amianto 2011 (stralcio).pdf · di amianto in...
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2.1 MORFOLOGIAL’amianto, chiamato indifferentemente anche asbesto, è un minerale naturale a struttura microcri-stallina e di aspetto fibroso appartenente alla classe chimica dei silicati e alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli.È presente in natura in diverse parti del globo terrestre e si ottiene facilmente dalla roccia madre dopo macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto.Per la normativa italiana sotto il nome di amianto sono compresi 6 composti distinti in due grandi gruppi, anfiboli e serpentino, più precisamente:
gli ANFIBOLI, silicati di calcio e magnesio, comprendono: §la Crocidolite o amianto blu - Na2(Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 - dal greco: fiocco di lana - Varietà fibrosa del minerale riebeckite;l’Amosite o amianto bruno - (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 - Acronimo di “Asbestos Mines Of South Africa” - Nome commerciale dei minerali grunerite e cummingtonite;l’Antofillite - (Mg,Fe)7Si8O22(OH)2 - dal greco: garofano; l’Actinolite - (Ca2(Mg,Fe)5Si8O22(OH)2 - dal greco: pietra raggiata; la Tremolite - (Ca2Mg5Si8O22(OH)2 - dal nome della Val Tremola in Svizzera.
il SERPENTINO, silicati di magnesio, comprende: §il Crisotilo o amianto bianco - Mg3Si2O5(OH)4 - dal greco: fibra d’oro.
2. AMIANTO E IMPATTO SANITARIO
Esistono decine di altri amianti che, però, storicamente non hanno avuto alcun utilizzo commerciale.
CRISOSTILOANTOFILITA
7.DOSSIER AMIANTO 2011
In greco la parola Amianto significa “immacolato e incorruttibile”, mentre Asbesto significa “perpetuo e inestinguibile”. Dall’antichità fino all’epoca moderna, l’amianto è stato usato per scopi “magici” e “rituali”. Sia i Persiani sia i Romani disponevano di manufatti in amianto per avvolgere i cadaveri da cremare, allo scopo di ottenere ceneri più pure e chiare; si racconta che la resistenza al fuoco di un coperta sia stata sfruttata da Carlo Magno per impressionare i nemici. Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo d.C., descrive un lino che non brucia, utilizzato per produrre tovaglioli e tuniche funebri; anche Plutarco, vissuto nel I-II secolo d.C., racconta di lino incombustibile, impiegato per la produ-zione di tovaglioli, reti e cuffie.Una credenza popolare diceva che l’amianto fosse la “lana della salamandra”, l’animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno.Marco Polo ne “Il Milione” racconta che nella provincia cinese di Chingitalas, filando questo mine-rale si otteneva un tessuto impiegato per confezionare tovaglie.Risale al ‘600 la ricetta del medico naturalista Boezio che dimostra l’uso dell’amianto nelle medici-ne dell’epoca, restando presente nei farmaci sino ai recenti anni ‘60 per due tipi di preparati: una polvere contro la sudorazione dei piedi ed una pasta dentaria per le otturazioni.Nel 1752 Beniamino Franklin offrì in vendita, a sir Hans Sloane, una borsa fatta di “Stone asbestos”: la borsa, in tessuto di puro crisotilo, si trova al Museo di storia naturale di Londra. La prima utilizzazione dell’amianto da parte dell’industria risale agli ultimi decenni dell’800.
Grande clamore ebbe nel 1903, in seguito ad un incendio che aveva causato 83 morti, la sostitu-zione nella metropolitana di Parigi di materiali infiammabili, o che producevano scintille, con manu-fatti contenenti amianto, compresi i freni delle carrozze. Lo stesso avvenne nella metropolitana di Londra e poi, nel 1932, per la coibentazione del translatlantico Queen Mary. Questi eventi furono molto reclamizzati tanto da indurre una eccessiva confidenza con l’amianto, fino a favorirne una massiccia diffusione in scuole, ospedali, palestre, cinema oltre che in tutti i settori industriali. In Italia, nella seconda metà degli anni ‘50, si coibentarono con l’amianto le carrozze ferroviarie, fino ad allora isolate con sughero. Nel 1893 inizia in Austria la produzione del cemento-amianto. Nel 1912 un ingegnere italiano costruisce per primo una macchina per la produzione di tubi in cemento-amianto. L’incremento nell’estrazione e nell’impiego, sia in campo produttivo che nell’edi-lizia, è proseguito fino alla seconda metà degli anni ‘70.
I più grandi produttori mondiali sono stati: Canada (Crocidolite), Africa del Sud (Crocidolite, Crisotilo ed Amosite), Russia (Crisotilo), Stati Uniti (Crisotilo), Finlandia (Antofillite) e l’Italia principalmente con la cava di Balangero (Crisotilo), in provincia di Torino. La Tremolite e l’Actinolite commercial-mente erano meno importanti.
L’Italia è stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni ottanta.Dal dopoguerra fino al 1992 ha prodotto 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo, nella miniera di Balangero; le importazioni ammontano complessivamente a 1.900.885 tonnellate. Questa enorme quantità di amianto è stata utilizzata per produrre materiali di diversissima natura: dall’Eternit, im-piegato per lo più sui tetti e nelle condutture di acqua potabile, dove l’amianto è inglobato in una matrice di cemento relativamente stabile e quindi meno pericoloso, a composti friabili in matrice di gesso o altro materiale instabile e quindi molto più pericoloso, in genere utilizzato nelle coibenta-zioni e per le insonorizzazioni.
Le fibre di amianto sono molto addensate ed estremamente sottili; la struttura fibrosa conferisce all’amianto sia una notevole resistenza meccanica che un’alta flessibilità, resiste al fuoco ed al calore, all’azione di agenti chimici e biologici, all’abrasione ed all’usura (termica e meccanica).L’amianto è facilmente filabile e può essere tessuto, inoltre è dotato di proprietà fonoassorbenti oltreché termoisolanti; si lega facilmente con materiali da costruzione (calce, gesso, cemento) e con alcuni poli-meri (gomma, PVC). Le caratteristiche proprie dell’asbesto ed il suo costo contenuto, ne hanno favorito un ampio utilizzo industriale, in edilizia e nei prodotti di largo consumo: generalmente è stato impiegato “legato” ad altri materiali, con percentuali diverse, al fine di sfruttare al meglio le sue peculiarità. Nei pro-dotti realizzati con l’amianto le fibre possono essere libere o debolmente legate, in questo caso si parla di amianto in matrice friabile, mentre se sono fortemente legate in una matrice stabile e solida (come il cemento-amianto o il vinil-amianto), ci si riferisce all’amianto in matrice compatta.
8.DOSSIER AMIANTO 2011
I prodotti di amianto in matrice compatta sono meno soggetti alla dispersione di fibre, a condizione di non essere sottoposti a lavorazioni (es.: trapanazioni, tagli con utensili ad alta velocità, ecc...) o se non hanno subito danneggiamenti; diventano più pericolosi se sono deteriorati in superficie per usura atmosferica. Fanno parte di questo gruppo:
prodotti in cemento-amianto (nome commerciale Eternit) che si trovano come: §
lastre di grande formato piane o ondulate per uso edilizio; prodotti per il giardino: vasi e cassette per fiori, sedie e tavoli; canne fumarie, serbatoi per acqua, per alimenti
prodotti in matrice plastica per il rivestimento di pareti e pavimenti come: §polivinilcloruro (PVC “flex”) e Vinilamianto.
9.DOSSIER AMIANTO 2011
TARGA SOCIETÀ ETERNIT, GENOVA
I manufatti in amianto con matrice friabile, dall’aspetto fibroso, sono facilmente penetrabili con una puntina; hanno un elevato potenziale di pericolo perché le correnti d’aria, le vibrazioni e gli scuoti-menti possono provocare dispersioni di fibre in aria. Erano vendute nella forma di:
Lastre di materiale leggero da costruzione, usate: §per protezione antincendio, come pannelli fonoassorbenti, come controsoffitti.
I campi di applicazione erano numerosi: negli edifici, in installazioni ed equipaggiamenti termici ed elettrici, di illuminazione, ecc.
Floccati d’amianto: contengono alto tenore d’amianto (da 20% a 100%); ottenuti spruzzando §amianto miscelato con leganti come gesso, su le strutture portanti in acciaio, come protezione antincendio. I floccati possono essere nascosti (nei canali di ventilazione, nei climatizzatori, nei soffitti ribassati, nelle strutture di veicoli, vagoni ferroviari e motrici) o a vista (nelle grandi costru-zioni in acciaio, in palestre, in edifici per teatri e concerti).Isolamento di tubazioni con “coppelle” e “cordoni” d’amianto si possono trovare su: condotte §di vapore, di acqua calda e fredda (anticondensa). Cordoni ad alto contenuto d’amianto (fino 100%) sono usati in: protezioni antincendio, stufe elettriche ad olio (radiatori elettrici), stufe di maiolica, caldaie e bruciatori negli impianti di riscaldamento, nastri isolanti elettrici, anelli di tenu-ta (guarnizioni idrauliche), filtri per liquidi e fluidi.Isolamenti con “cartone d’amianto” usato in: coperture di pareti e pavimenti, caminetti e forni, §forni a gas, convettori elettrici, ferri da stiro, asciugacapelli, tostapane, scatolette di derivazione elettriche e telefoniche.
Materiali contenenti amianto sono presenti in ogni città e paese della nostra nazione per una quan-tità complessiva stimata in 30 milioni di tonnellate, in buona parte Eternit utilizzato nelle coperture dei tetti per una superficie complessiva di oltre un miliardo di metri quadrati.
2.2 IMPIEGHI DELL’AMIANTOLe ottime proprietà tecnologiche riconosciute a questo materiale e la sua economicità, ne hanno favorito un ampio utilizzo industriale.In edilizia l’amianto è stato largamente utilizzato unitamente al cemento per la produzione di manu-fatti in “Cemento-Amianto” noti con il nome commerciale di Eternit, dalla omonima società produt-trice, con sedi a Casale Monferrato e Siracusa.
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POLTRONA DA GIARDINO IN ETERNIT
TUBI IN CEMENTO-AMIANTO
COPERTURE
INDUSTRIA EDILIZIA PRODOTTI DI USO DOMESTICO
MEZZI DI TRASPORTO
materia prima per produrre innumere-voli manufatti ed oggetti
come materiale spruzzato per il rivestimento (ad es. di strutture metalliche, travature) per au-mentare la resistenza al fuoco
in alcuni elettrodomestici (ad es. asciuga-capelli, for-ni e stufe, ferri da stiro)
nei freni
isolante termico nei cicli industria-li con alte temperature (es. centrali termiche e termoelettriche, industria chimica, siderurgica, vetraria, cera-mica e laterizi, alimentare, distillerie, zuccherifici, fonderie)
nelle coperture sotto forma di la-stre piane o ondulate, tubazioni e serbatoi, canne fumarie, ecc. in cui l'amianto è stato ingloba-to nel cemento per formare il cemento-amianto (Eternit)
nelle prese e guanti da forno e nei teli da stiro
nelle frizioni
isolante termico nei cicli industriali con basse temperature (es. impianti frigo-riferi, impianti di condizionamento)
come elementi prefabbricati sia sotto forma di cemento-amianto (tubazioni per acquedotti, fogna-ture, lastre e fogli) sia di amianto friabile
nei cartoni posti in genere a protezione degli impianti di riscaldamento come stufe, caldaie, termosifoni, tubi di evacuazione fumi
negli schermi para-fiamma
isolante termico e barriera antifiamma nelle condotte per impianti elettrici
nella preparazione e posa in ope-ra di intonaci con impasti spruz-zati e/o applicati a cazzuola
nelle guarnizioni
materiale fonoassorbente nei pannelli per controsoffittature nelle vernici e mastici "antirombo"
nei pavimenti costituiti da vinil-amianto in cui tale materiale è mescolato a polimeri
nella coibentazione di treni, navi e autobus
come sottofondo di pavimenti in linoleum
Nella tabella seguente sono riportati gli impieghi principali di questo materiale:
11.DOSSIER AMIANTO 2011
GUARNIZIONI E CONTENITORI IN CEMENTO-AMIANTO
Principali luoghi dove è possibile trovare l’amianto:
PER LE CARATTERISTICHE DI FONOASSORBENZA
PER LE CARATTERISTICHE DI RESISTENZA AL FUOCO
PER LE CARATTERISTICHE DI TERMOISOLANZA
Cinema, Chiese, Mense, Ospedali, Pale-stre, Ristoranti, Scuole, Teatri, ecc.
Autorimesse, Carrozze ferroviarie, Cen-trali elettriche e termiche, Navi, ecc.
Carrozze ferroviarie, Capannoni indu-striali, Navi, ecc.
Viene qui di seguito riportata la Tabella “Principali tipi di materiali contenenti amianto e loro appros-simativo potenziale di rilascio delle fibre” inclusa nel Decreto del Ministero della Sanità, 6 settembre 1994: “Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6,comma 3, dell’art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto”.
TIPO DI MATERIALE NOTE FRIABILITÀ
Ricoprimenti a spruzzo e rivestimenti isolanti
Fino all'85% circa di amianto. Spesso Anfiboli (amosite, crocidolite), prevalen-temente Amosite spruzzata su strutture portanti di acciaio o su altre superfici come isolanti termo-acustici
Elevata
Rivestimenti isolanti di tubazioni o caldaie Per rivestimenti di tubazioni tutti i tipi di amianto, talvolta in miscela al 6-10% con silicati di calcio. In tele, feltri, imbottiture in genere al 100%
Elevato potenziale di rilascio di fibre se i rivestimenti non sono ricoperti con strato sigillante uniforme e intatto
Funi, corde e tessuti In passato sono stati usati tutti i tipi di amianto. In seguito solo Crisotilo al 100%
Possibilità di rilascio di fibre quando grandi quantità di materiali vengono im-magazzinati
Cartoni, carte e prodotti affini Generalmente solo Crisotilo al 100% Sciolti e maneggiati, carte e cartoni, non avendo una struttura molto compatta, sono soggetti a facili abrasioni ed a usure
Prodotti in amianto-cemento Attualmente il 10-15% di amianto in ge-nere crisotilo. Crocidolite e amosite si ritrovano in alcuni tipi di tubi e di lastre
Possono rilasciare fibre se abrasi, se-gati, perforati o spazzolati, oppure se deteriorati
Prodotti bituminosi, mattonelle di vinile con intercapedini di carta di amianto, mattonelle e pavimenti vinilici, PVC e plastiche rinforzate ricoprimenti e verni-ci, mastici,sigillanti, stucchi adesivi con-tenenti amianto
Dallo 0,5 al 2% per mastici, sigillanti, adesivi, al 10-25% per pavimenti e mat-tonelle vinilici
Improbabile rilascio di fibre durante l'uso normale. Possibilità di rilascio di fibre se tagliati, abrasi o perforati
12.DOSSIER AMIANTO 2011
13.DOSSIER AMIANTO 2011
LOCALIZZAZIONI PIÙ COMUNI DEI MATERIALI CONTENENTI AMIANTO ALL’INTERNO DI EDIFICI, LUOGHI OVE VI È IL MAGGIOR RISCHIO ESPOSITIVO PER I LAVORATORI
DA BOLL. UFF. REGIONE LOMBARDIA. I° SUPPL. STRAORDINARIO AL N.15 - 8 APRILE 2008
PRODUZIONE NAZIONALE ED IMPORTAZIONI DI AMIANTO IN FIBRA.ITALIA, ANNI: 1946 - 1992
IMPORTAZIONI PRODUZIONE NAZIONALE
50.000
0
100.000
150.000
200.000
250.000
1945 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990
TO
NN
EL
LA
TE
ANNO
1. TETTO / COSTRUZIONE ESTERNA
1.1 Rivestimenti di tetti / tegole1.2 Rivestimenti di pareti1.3 Grondaie / tubi di drenaggio1.4 Pannelli per intradossi1.5 Cappe da caminetto1.6 Feltri per tetti1.7 Pannelli delle sottofìnestre
2. COSTRUZIONE INTERNA
Muri / soffitti
2.1 Tramezzi2.2 Pannelli per attrezzature elettriche, elementi da riscaldamento, cucine, bagni, armadi2.3 Pannelli di rivestimento per il pozzo dell’ascensore2.4 Pannelli di accesso alle colonne montanti, vanì per colonne montanti2.5 Rivestimenti testurìzzati2.6 Rivestimenti spruzzati su elementi strutturali, lastre per controsoffitti, barriere frangifuoco, isolamento di soffitte/soffitti
Porte
2.7 Pannelli, strutture interne, bordi di pannelli di visione
Pavimento
2.8 Piastrelle, linoleum, rivestimenti di contropavimento
3. RISCALDAMENTO, VENTILAZIONE E ATTREZZATURE ELETTRICHE
3.1 Caldaia /caloriferi:isolamento esterno e interno, giunti 3.2 Tubature: isolamento giunti, carta da rivestimento3.3 Condutture e giunti3.4 Condotti: isolamento, giunti, rivestimento interno, calotte antivibrazioni3.5 Dispositivo di commutazione elettrica: elementi interni3.6 Unità di riscaldamento: giunti, pannelli di rivestimenti
4. ALTRI ELEMENTI
4.1 Elementi in bitume per lavandini4.2 Serbatoi d’acqua4.3 Cisterne e sedili per gabinetti4.4 Parascale4.5 Coperte d’amianto4.6 Rivestimento di freni / frizioni (autovettura nel garage e motore dell’ascensore)
14.DOSSIER AMIANTO 2011
2.3 AMIANTO E SALUTELa pericolosità dell’amianto è conosciuta fin dall’antichità: Plinio il Vecchio, nel I secolo dopo Cristo,descrive una patologia polmonare, ovviamente a quel tempo non definita, negli schiavi ad-detti alla confezione di tuniche d’amianto.
2.3.1 CRONOLOGIA DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE SULLE CONSEGUENZE DELL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTONumerosi contributi relativi alla storia delle conoscenze sugli effetti avversi dell’amianto sono stati pubblicati nell’ultimo decennio. Le conclusioni di questi studi sono nel complesso convergenti ed è possibile indicare, in estrema sintesi, le tappe principali dell’evoluzione delle conoscenze e metter-le in relazione con l’adozione di misure preventive.
Murray (1990) data al 1906 la prima segnalazione ufficiale di un caso di fibrosi polmonare in un lavoratore esposto all’amianto, mentre il termine asbestosi fu coniato da Cooke nel 1927 e le prime norme per la prevenzione di questa patologia furono emanate in Gran Bretagna nel 1931. Selikoff (1990) osserva che a metà degli anni Trenta l’asbestosi era una patologia pienamente definita sul piano medico, e già nel 1935 venivano pubblicati i primi casi di carcinoma polmonare in soggetti asbestosici. Il primo studio sistematico sul carcinoma polmonare nei soggetti asbestosici è conte-nuto nel rapporto annuale dell’Ispettorato del Lavoro inglese per il 1947 (Murray 1990).
La prima segnalazione di un caso di mesotelioma in un soggetto asbestosico risale al 1935 in Gran Bretagna, secondo la ricostruzione di Mc Donald & Mc Donald (1996), seguita da alcune segnalazioni in Germania nel periodo bellico e negli anni immediatamente successivi, e da una segnalazione canadese del 1952. I due studi epidemiologici che stabilirono con certezza il ruolo causale dell’amianto nell’insorgenza del carcinoma polmonare e del mesotelioma pleurico furono, rispettivamente, quelli di Doll (1955) e Wagner et al (1960). Nel 1960 Keal riferì su Lancet di un caso di neoplasia addominale (mesotelioma?) associato ad asbestosi. Nel 1964 si svolse la con-ferenza organizzata dalla New York Academy of Sciences sugli effetti biologici dell’amianto i cui atti furono pubblicati nel 1965. A partire da quell’anno la comunità scientifica raggiunse unanime consenso sull’azione cancerogena di questo materiale (Enterline 1991). Sarebbe successivamente stato chiarito dagli storici che già all’inizio degli anni Quaranta, dati sperimentali sulla canceroge-nicità dell’amianto per gli animali erano in possesso dell’industria dell’amianto negli Stati Uniti e in Canada, ma tali dati vennero occultati per differire l’adozione di misure preventive (Lilienfeld 1991).
Nel ricostruire la sequenza di questi eventi, Scansetti (1997) ricorda che già nel 1947 il New England Journal of Medicine aveva pubblicato un caso di mesotelioma pleurico in un lavoratore dell’amianto e osserva che la mancata conoscenza da parte degli studiosi inglesi e americani della letteratura scientifica tedesca degli anni Quaranta ha forse ulteriormente contribuito a rallentare l’evoluzione delle conoscenze.
Con riferimento all’Italia, una ricostruzione dei primi studi sulla patologia da amianto è stata effettuata da Vigliani (1991). Le tappe principali ricordate da questo autore sono: uno studio del 1908 sulla tu-bercolosi nell’industria dell’amianto, una tesi di laurea dell’Università di Torino del 1910 su “Un caso letale di asbestosi polmonare complicata da tubercolosi” (che fa sostenere a Vigliani che il termine “asbestosi” sia stato coniato in Italia e non in Gran Bretagna) e il rapporto dell’Ispettorato Medico del Lavoro del 1930. Nel biennio 1939-40, infine, diverse pubblicazioni scientifiche dello stesso Vigliani e del patologo Mottura posero le basi per una trattazione scientifica e sistematica del problema.
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Uno studio di Carnevale e Chellini (1993) ricostruisce la storia degli studi sulla patologia da amianto in Italia, ed evidenzia come anche nel nostro paese il 1964-65 fu il biennio nel quale la comunità scientifica acquistò consapevolezza del rischio cancerogeno, grazie in particolare agli studi di Vi-gliani che fu tra i relatori della Conferenza della New York Academy of Sciences precedentemente citata. Dopo il 1965 vennero pubblicati in Italia numerosi studi sul mesotelioma pleurico; per quan-to riguarda il tumore polmonare, alcune segnalazioni erano state pubblicate nel nostro paese già nel decennio 1955-1964. Si consideri a questo proposito che il “Manuale di Medicina del Lavoro” di F. Molfino (1953), nel capitolo dedicato all’asbestosi, scrive che “(…) i cancri del polmone (…) pare siano abbastanza frequenti negli asbestosici” (Molfino 1953 pag. 31). La diffusione, alla metà degli anni Sessanta, delle conoscenze sulle proprietà cancerogene dell’amianto (si vedano ad es. l’articolo di Wagner su Abbot – Tempo del 1968 e l’articolo di Vigliani su Tempo Medico del 1966), contribuirono sicuramente ad accelerare la riduzione dei livelli di esposizione ad amianto nelle industrie.
Riassumiamo le principali voci bibliografiche incluse nella rassegna della letteratura preparata da Carnevale e Chellini (1993). Questi autori esprimono la conclusione, da noi condivisa, che le con-seguenze oncogene dell’esposizione all’amianto fossero note a partire dagli anni ‘50, come si può desumere dalla letteratura italiana e straniera facilmente disponibile ai medici del lavoro ed ai cul-tori della materia, e comunque di non difficile reperimento.
Anni 51-60
Ricciardi Pollini R: Rilievi sulla incidenza del cancro primitivo del polmone e suoi rapporti tra cancro polmonare ed attività professionali. Rassegna Medicina Industriale 1955; 24: 313-334Rombolà G: Asbestosi e carcinoma polmonare in una filatrice di amianto (spunti sul problema oncogeno dell’asbesto). Med Lav 1955; 46: 242-250Francia A, Monarca G: Un nuovo caso di associazione asbestosi-carcinoma polmonare. Atti del XXII congresso di Medicina del Lavoro (1958). [Cit. in Thesaurus degli autori e dei soggetti nei primi 52 congressi di Medicina del Lavor. Mattioli ed. Fidenza, 1990]Francia A, Monarca G: Asbestosi e carcinoma polmonare. Minerva medica 1956; 98: 1950-1959
Anni 61-70
Donna A, Campobasso O, Bussolati G: Associazione fra mesotelioma pleurico e asbestosi polmonare. Riv Anat Patol Oncol 1965, 27: XXXVIII-XXXVVigliani EC, Mottura G, Maranzana P: Association of pulmonary tumors with asbestosis in Piedmont and Lombardy. Ann N Y Acad Sci 1965; 132: 558-574. La presentazione di Vigliani et al. ha un particolare significato in quanto è avvenuta durante il congresso organizzato da Selikoff per discutere l’evidenza scientifica sugli effetti cancerogeni delle fibre di amianto.Donna A: Considerazioni su un nuovo caso di associazione fra asbestosi e neoplasia polmonare. Med Lav 1967, 58: 561-572 Vigliani EC, Ghezzi I, Maranzana P, Pernis B: Epidemiological study of asbestos workers in Norhern Italy. Med Lav 1968; 59: 481-485
Anni 71-80
Rubino GF, Scansetti G, Donna A Epidemiologia del mesotelioma pleurico in aree industriali urbane. Atti del XXXIV congresso di Medicina del Lavoro (1971). [Cit. in Thesaurus degli autori e dei soggetti nei primi 52 congressi di Medicina del Lavor. Mattioli ed. Fidenza, 1990]Rubino GF, Scansetti G, Donna A, Palestro G: Epidemiology of pleural mesothelioma in North-Western Italy (Pied-mont). Br J Ind Med 1972, 29: 436-4Bianchi C, Di Bonito L, et al: Esposizione lavorativa all’asbesto in 20 casi di mesotelioma diffuso della pleura. Mi-nerva Medica 1973, 64: 1724-1727Mirabella F: Su danni oncogeni pleuropolmonari autopticamente provati, di una silicatosi in aumento (asbestosi). Med Lav 1975, 66: 192-211
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2.3.2 LE PATOLOGIESe la consistenza fibrosa dell’amianto è alla base delle sue ottime capacità tecnologiche, essa conferisce al materiale anche, purtroppo, delle proprietà di notevole rischio per la salute, essendo causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio. Non esiste, infatti, una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre d’amianto nell’aria non è pericolosa. Un’esposizione prolungata nel tempo o ad elevate concentrazioni, aumenta esponenzialmente la probabilità di contrarre tali patologie che si manifestano anche dopo molti anni (da 10 - 15 per l’asbestosi ad anche 20 - 40 per il carcinoma polmonare ed il mesotelioma).
L’asbestosi è una grave malattia respiratoria che per prima è stata correlata all’inalazione di fi-bre d’amianto, caratterizzata da fibrosi polmonare a progressivo aggravamento che conduce ad insufficienza respiratoria con complicanze cardiocircolatorie. Consiste in una fibrosi maligna con ispessimento ed indurimento del tessuto polmonare con conseguente difficile scambio di ossigeno tra aria inspirata e sangue. Si manifesta per esposizioni medio-alte ed è, quindi, tipicamente una malattia professionale; la sua incidenza è drasticamente diminuita a seguito dell’emanazione della legge che proibisce l’utilizzo dell’amianto (legge 257 del 1992). Nonostante ciò, ancora nel 2008 l’Inail ha registrato 600 casi di asbestosi in Italia. Oggi questo pericolo per la salute è inesistente, eccezion fatta per i lavoratori addetti alla rimozione dei composti di amianto in occasione di bonifiche ambientali: l’attuale legislazione impone un limite alla concentrazione di fibre libere in ambiente lavoro pari a 100 fibre/litro d’aria. Benchè protettivo nei confronti dell’asbestosi, questo limite è solo parzialmente efficace per evitare l’insorgenza di diversi tipi di tumori maligni causati dall’inalazione di fibre. Lo IARC, agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per lo studio del cancro, attribuisce all’amianto la capacità di produrre nell’uomo quattro tipi di tumore: il mesotelioma, il tumore polmo-nare, quello alla laringe ed all’ovaio. Inoltre è probabile che l’amianto possa causare anche tumori del tratto digerente: alla faringe, allo stomaco ed al colon.
Il carcinoma polmonare, il tumore maligno più frequente, si verifica anche per esposizioni a basse dosi. Il fumo di sigarette amplifica notevolmente l’effetto cancerogeno dell’amianto aumentando sensibilmente la probabilità di contrarre tale malattia: nei fumatori esposti ad amianto la probabilità è infatti 90 volte superiore a quella dei non fumatori.
Il mesotelioma della pleura è un tumore altamente maligno della membrana di rivestimento del polmone (pleura) che è fortemente associato alla esposizione a fibre di amianto anche per basse dosi. In genere, le esposizioni negli ambienti di vita sono di molto inferiori a quelle professionali, ciò nonostante non sono da sottovalutare perchè l’effetto neoplastico non ha teoricamente valori di soglia. Infatti, nel corso degli anni sono stati accertati casi riferibili sia ad esposizioni professionali limitate nell’entità e durata, sia ad esposizioni al di fuori dell’ambito professionale (come per esem-pio per gli abitanti in zone prossime ad insediamenti produttivi, per i conviventi o per i frequentatori di lavoratori esposti).
17.DOSSIER AMIANTO 2011
PLEURA BRONCHI
ALVEOLITRACHEA
FIBRE DI ASBESTO
1 µm
2.3.3 LA SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA IN ITALIAL’elevata presenza di materiali contaminati ma soprattutto la lentezza con cui si stanno attuando gli interventi di risanamento e bonifica delle strutture contenenti la pericolosa fibra, fanno sì che in Italia si sia in piena “emergenza amianto”. In Italia, a partire dal 2003, è possibile una stima molto precisa degli effetti sanitari dovuti all’amianto per quanto riguarda i mesoteliomi: risale infatti a quella data l’istituzione del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) presso l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL). Il programma italiano di sorveglianza epi-demiologica dei casi di mesotelioma maligno è sancito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 308 del 10 dicembre 2002, “Regolamento per il modello e le modalità di tenuta del registro”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 31 del 7 febbraio 2003. Scopo di tale istituzione è quello di registrare i casi accertati di mesotelioma al fine di stimarne l’incidenza in Italia, definire le modalità di esposizione, l’impatto e la diffusione della patologia nella popolazione e di identificare sorgenti di contaminazione ancora ignote.Successivamente, nel 2008, sono state precisate le modalità di registrazione di tutti i tumori di sospetta origine professionale; tali modalità sono sancite dall’articolo 224 del Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, di seguito riportato per intero.
Articolo 244 – Registrazione dei tumori
L’ISPESL, tramite una rete completa di centri operativi regionali (COR) e nei limiti delle ordinarie 1. risorse di bilancio, realizza sistemi di monitoraggio dei rischi occupazionali da esposizione ad agenti chimici cancerogeni e dei danni alla salute che ne conseguono, anche in applicazione di direttive e regolamenti comunitari. A tale scopo raccoglie, registra, elabora ed analizza i dati, anche a carattere nominativo, derivante dai flussi informativi di cui all’articolo 8 e dai sistemi di registrazione delle esposizioni occupazionali e delle patologie comunque attivi sul territorio nazionale, nonché i dati di carattere occupazionale rilevati, nell’ambito delle rispettive attività istituzionali, dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, dall’Istituto nazionale di statistica, dall’Istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro, e da altre amministrazioni pubbliche. I sistemi di monitoraggio di cui al presente comma altresì integrano i flussi informativi di cui all’articolo 8.I medici e le strutture sanitarie pubbliche e private, nonché gli istituti previdenziali ed assicurativi 2. pubblici o privati, che identificano casi di neoplasie da loro ritenute attribuibili ad esposizioni lavora-tiveancerogeni, ne danno segnalazione all’ISPESL, tramite i COR di cui al comma 1, trasmettendo le informazioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 dicembre 2002, n. 308, che regola le modalità di tenuta del registro, di raccolta e trasmissione delle informazioni.Presso l’ISPESL è costituito il registro nazionale dei casi di neoplasia di sospetta origine profes-3. sionale, con sezioni rispettivamente dedicate:
a) ai casi di mesotelioma, sotto la denominazione di Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM); b) ai casi di neoplasie delle cavità nasali e dei seni paranasali, sotto la denominazione di Registro
nazionale dei tumori nasali e sinusali (ReNaTuNS); c) ai casi di neoplasie a più bassa frazione eziologica riguardo alle quali, tuttavia, sulla base dei
sistemi di elaborazione ed analisi dei dati di cui al comma 1, siano stati identificati cluster di casi possibilmente rilevanti ovvero eccessi di incidenza, ovvero di mortalità di possibile significatività epidemiologica in rapporto a rischi occupazionali.L’ISPESL rende disponibili al Ministero della Salute, al Ministero del Lavoro e della Previdenza 4. Sociale, all’INAIL ed alle regioni e province autonome, i risultati di monitoraggio con pe-riodicità annuale.I contenuti, le modalità di tenuta, raccolta e trasmissione delle informazioni e di realizzazione 5. complessiva dei sistemi di monitoraggio di cui ai commi 1 e 3 sono determinati dal Ministero della Salute, d’intesa con le regioni e province autonome.
18.DOSSIER AMIANTO 2011
Come si vede, il massimo consumo di amianto in Italia si è avuto nel 1976, perciò il picco massimo di mortalità è atteso nel 2015, nonostante l’utilizzo di tale materiale sia completamente bandito dal 1992.
Nessuna regione è esclusa: 9.166 casi di mesotelioma maligno (MM) registrati dal ReNaM (terzo rapporto, edito nel 2010) in Italia fino al 2004 e distribuiti su tutto il territorio nazionale (non sono disponibili i dati relativi alle Province Autonome di Trento e Bolzano, ed alle regioni Umbria e Mo-lise), ma non in modo uniforme:
tra le regioni più colpite dalla fibra killer ci sono il Piemonte (1.963 casi di MM), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia Romagna (1.007) ed il Veneto (856); sono tante le regioni in cui si sono registrati centinaia di casi: Toscana (664), Sicilia (521), Cam- pania (497), Puglia (478), Friuli Venezia Giulia (403); in Lazio sono stati segnalati 171 casi e nelle Marche 232; 5 le regioni in cui si sono registrati meno di 100 casi di MM: Sardegna (30), Abruzzo (26), Basi- licata (24), Valle d’Aosta (17) e Calabria (6).
Tali dati sono purtroppo destinati a crescere alla luce del periodo di latenza della malattia: gli epi-demiologi prevedono nei prossimi anni un aumento delle malattie in individui in precedenza esposti in ambienti professionali ma anche domestici, stimando il verificarsi di alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni.
Anche in Italia, come nelle altre nazioni interessate dal fenomeno, la curva che descrive l’andamento delle morti per mesotelioma è parallela a quella che descrive il consumo di amianto pro-capite, la segue però con circa quaranta anni di ritardo a conferma del lungo tempo di latenza della patologia.
19.DOSSIER AMIANTO 2011
CONSUMO AMIANTO (1915-1992) E DECESSI PER MESOTELIOMA OSSERVATI (1970-1999) E PREVISTI (2000-2030) IN ITALIA.
CONSUMO PROCAPITE OSSERVATI PROIEZIONE
MEDIA MOBILE SU 5 PER. (CONSUMO PROCAPITE)
MEDIA MOBILE SU 5 PER. (OSSERVATI)
0
500
19
12
20
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17
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22
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1976 2015
REGIONI CASI DI MM ESPOSIZIONE
DEFINITA NON DEFINITA
Piemonte 1.963 1.088 (55,4%) 875 (44,6%)
Valle d'Aosta 17 7 (41,2%) 10 (58,8%)
Lombardia 1.025 929 (90,6%) 96 (9,4%)
Veneto 856 770 (90%) 86 (10%)
Friuli Venezia Giulia 403 349 (86,6%) 54 (13,4%)
Liguria 1.246 1.078 (86,5%) 168 (13,5%)
Emilia Romagna 1.007 679 (67,4%) 328 (32,6%)
Toscana 664 619 (93,2%) 45 (6,8%)
Marche 232 167 (72%) 65 (28%)
Lazio 171 31 (18,1%) 140 (81,9%)
Abruzzo 26 17 (65,4%) 9 (34,6%)
Campania 497 153 (30,8%) 344 (69,2%)
Puglia 478 458 (95,8%) 20 (4,2%)
Basilicata 24 22 (91,7%) 2 (8,3%)
Calabria 6 0 (0%) 6 (100%)
Sicilia 521 244 (46,8%) 277 (53,2%)
Sardegna 30 29 (96,7%) 1 (3,3%)
P.A. Trento n.d. n.d. n.d.
P.A. Bolzano n.d. n.d. n.d.
Molise n.d. n.d. n.d.
Umbria n.d. n.d. n.d.
Totale 9.166 6.640 (72,4%) 2.526 (27,6%)
Fonte: ISPESL, Dipartimento di Medicina del Lavoro, Registro Nazionale dei Mesoteliomi, Terzo Rapporto (a cura di Marinaccio A et all.), Roma, 2010
Questi dati sono sicuramente una sottostima, ma sufficienti da permettere una elaborazione sta-tistica abbastanza precisa: il mesotelioma colpisce nel 92,6% dei casi la pleura polmonare, ma questa non è l’unica sede del tumore. Il 6,7% dei mesoteliomi, infatti, insorgono nel peritoneo, lo 0,4% nel pericardio e lo 0,3% nella tunica vaginale del testicolo.L’evoluzione temporale può essere descritta come un andamento in tre fasi:
la 1 a fase è stata quella dell’estrazione e della manifattura del prodotto, durata fino agli anni 80;il 2 o periodo vede la diffusione dell’impiego di amianto in molteplici lavorazioni industriali, durata fino al 1992;la 3 a fase, iniziata già durante il precedente periodo e che prosegue tuttora, è quella dell’espo-sizione ad amianto già messo in sede e riguarda, perciò, lavori di ristrutturazione, bonifica e manutenzione.
Nell’ultimo periodo divengono evidenti anche gli effetti dell’esposizione ambientale, per lo più circoscritta nei luoghi dove l’amianto veniva utilizzato in grandi quantità.
NUMERO DI CASI DI MESOTELIOMA MALIGNO SEGNALATI AL ReNaM E RELATIVA ESPOSIZIONE PERIODO (1993 – 2004)
20.DOSSIER AMIANTO 2011
Come si può notare nell’elenco dei siti censiti dall’Istituto Superiore di Sanità, il maggior centro di pericolo si trova a Casale Monferrato e nei 17 comuni limitrofi, ivi compresa la città di Alessandria. La presenza della Weternit nel comune di Casale giustifica l’esistenza di un rischio per la popo-lazione residente (oltre, ovviamente, che per gli operai) fino a decine di chilometri di distanza. Genova, La Spezia e Monfalcone sono sede di cantieri navali: è noto come questa lavorazione sia quella a maggior rischio dopo la fabbricazione dell’Eternit, a causa delle coibentazioni delle sale macchine, tutte in amianto friabile.A Broni, in provincia di Pavia, è insediata la Fibronit; a Taranto responsabile è l’insediamento del polo chimico, specie quello Italsider.
21.DOSSIER AMIANTO 2011
Centroide: comune al centro del clusterN° comuni: numero dei comuni inclusi nel clusterOsservati: casi di tumore maligno della pleura osservati nel clusterRR: Rischio Relativo rispetto al contesto di distribuzione spaziale dei casi al livello nazionaleLLR: Log likelihood Ratio. Confidenza rispetto alla stima del RR (Cut-off scelto corrispondente a p<0.1) - più alto è il valore, maggiore è la confidenza rispetto alla stima dello RR-
N° CLUSTER CENTROIDE N° COMUNI OSSERVATI RR LLR
1 Casale Monferrato (Al) 17 353 21,4 740,9
2 Ceranesi (Ge) 9 834 4,2 541,9
3 La Spezia (Sp) 9 234 5,0 189,3
4 Monfalcone (Go) 10 144 7,6 165,7
5 Broni (Pv) 10 82 9,7 112,2
6 Taranto (Ta) 1 157 3,7 89,2
7 Muggia (Ts) 3 204 2,6 70,5
8 Grugliasco (To) 8 501 1,8 67,1
9 Livorno (Li) 1 130 2,9 51,9
10 Pietra Marazzi (Al) 11 102 3,0 43,6
11 Lavagna (Ge) 9 86 3,3 42,3
12 Venezia (Ve) 2 171 2,1 34,9
13 Vedano al Lambro (Mi) 24 208 1,9 34,0
14 Gerenzano (Va) 40 167 2,0 32,9
15 Lumarzo (Ge) 11 38 4,5 27,5
16 Angera (Va) 6 32 4,9 25,2
17 Viadanica (Bg) 7 25 6,1 24,3
18 Celle Ligure (Sv) 7 85 2,4 24,0
19 San Carlo Canavese (To) 20 47 2,8 17,8
20 Curno (Bg) 51 138 1,7 17,7
21 Milano (Mi) 13 529 1,3 14,4
22 Palazzolo Vercellese (Vc) 14 26 3,6 14,3
23 Carcare (Sv) 12 36 2,8 14,0
24 Levanto (Sp) 10 20 3,7 11,4
25 Biancavilla (Ct) 1 17 3,9 10,4
26 Fornovo San Giovanni (Bg) 28 49 2,1 10,1
CLUSTER TERRITORIALE PER I DECESSI PER TUMORE MALIGNO DELLA PLEURA (DA MASTRANTONIO ET AL 2006)
Senza elencare tutte le situazioni, merita un cenno la realtà di Biancavilla dove la responsabilità dell’insorgenza di mesotelioma non è attribuibile alla presenza di amianto, ma di altro composto fibroso, la fluoro-edenite, di cui esiste in loco una miniera. Questo composto anfibolo è stato am-piamente utilizzato per costruire sottofondi stradali ed abitazioni.Nell’elenco non compaiono i comuni di Lauria e Castelluccio Superiore, in Basilicata, vicino al parco del Pollino, dove il mesotelioma è causato dalla tremolite, una roccia amiantifera presente e largamente utilizzata in quella zona.La tabella non tiene conto delle cave e delle miniere amiantifere: la più grande miniera di crisotilo d’Europa si trova a Balangero, in Piemonte. Abbandonata negli anni novanta, era una miniera a cielo aperto; non è ancora bonificata e si presenta come ferita aperta nella montagna, rappresen-tando tuttora un pericolo per le popolazioni del luogo.Nel comune di Bardi, nelle vicine val del Taro e val del Ceno, sono ancora attive numerose cave per l’estrazione delle cosiddette “pietre verdi”: si tratta di ofioliti, rocce contenenti amianto, per lo più crisotilo. Nonostante la legge 257 del 1992 che mette al bando l’amianto ed i suoi composti, ancora oggi viene permessa l’estrazione di pietre amiantifere utilizzate, successivamente, per realizzare vialetti, muriccioli, pavimenti, ecc.
Analizzando i dati generali raccolti e pubblicati nel 3o rapporto del ReNaM (9.166 casi registrati), per 2.526 casi non è stato possibile stabilire se e come il soggetto sia stato esposto ad amianto, mentre quasi tre quarti dei casi di mesotelioma maligno registrati (6.640), si è riusciti a risalire all’origine della causa. Tra questi per il 69,8% (4.737) la causa è professionale, per il 4,5% (301) è familiare, per il 4,7% ambientale (intesa come esposizione nelle vicinanze di un centro di pericolo), per l’1,4% (93) da attività di tempo libero e per il 19,5% (1.297) altro (esposizione improbabile o ignota).Tra i settori di attività maggiormente coinvolti nell’esposizione professionale ci sono, in primis, l’edilizia (15%), seguono i cantieri navali (11,3%), l’industria pesante, metalmeccanica e metallur-gica (11%), le attività di fabbricazione di prodotti in metallo (5,5%), l’industria del cemento-amianto (4,8%), l’industria tessile (6,5%), dei rotabili ferroviari (4%) e infine il settore difesa militare (4%). L’insieme di questi settori è responsabile del 60% delle malattie registrate nel rapporto Ispesl. Il dato interessante emerso dall’aggiornamento del Registro Nazionale dei Mesoteliomi è la tipo-logia di esposizione che ha causato la malattia. Infatti nell’arco di tempo analizzato dai Registri (1993-2004) è diminuita l’influenza dei settori “tradizionali”, come i cantieri navali (passati dal 15% del 1993-95 al 10% nel 2003-04), o la lavorazione di manufatti in cemento amianto (dal 10% al 3%).
22.DOSSIER AMIANTO 2011
RISCHIO DI MESOTELIOMA ALLE DIVERSE DISTANZE DA UN CENTRO DI PERICOLO. DISTANZA IN KM, RISCHIO COME ODDS RATIO (RISCHIO RELATIVO)
CPO. 97 CASES AND 233 CONTROLS - MAULE MM ET AL. ENVIRON HEALTH PERSPECT. 2007;115:1066-71
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DISTANCE [KM]
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Questi dati dimostrano che i casi di mesotelioma provocati da esposizione ambientale in senso lato, cioè quella derivante dalle fibre disperse nell’aria dai tetti di Eternit, dalle coibentazioni delle caldaie, dai rivestimenti insonorizzanti o comunque dalla presenza di composti di amianto nell’am-biente di vita, vanno ricercati fra i mille e duecento casi che non riconoscono altri tipi di esposizioni. D’altro conto, che non si tratti di una esposizione professionale, si evidenzia da un’altra consta-tazione: i mesoteliomi professionali colpiscono prevalentemente gli uomini, mentre quelli dovuti a cause ambientali o cause ignote riguardano con eguale frequenza sia i maschi che le femmine.Questo è un elemento importante poiché dimostra quanto la grande diffusione di amianto nel no-stro Paese provochi un’esposizione a volte “inconsapevole” alla fibra, come testimoniano alcuni casi di soggetti ammalati a causa della presenza di amianto in luoghi aperti al pubblico, dagli uffici della pubblica amministrazione alle scuole o agli uffici postali. Infine, come ribadito anche nel Terzo Rapporto ReNaM curato dall’Ispesl, non esiste un livello di esposizione sotto il quale l’amianto risulta innocuo: anche piccole esposizioni sia nel tempo che nella concentrazione della contaminazione possono far insorgere la malattia. Gli epidemiologi pre-vedono nei prossimi anni un aumento delle malattie in individui esposti, in passato, ad ambienti profes-sionali ma anche domestici, stimando il verificarsi di alcune decine di migliaia di nuovi casi; un’inversio-ne di tendenza nella crescita del numero di casi diagnosticati non è atteso prima del 2015 - 2020. Problema sanitario di massima importanza rimane quindi quello legato alla necessità di bonifica per prevenire ulteriori danni alla popolazione. La bonifica comporta esposizione dei lavoratori che la eseguono: oggi sono protetti dalla legislazione sul lavoro che impone controlli rigorosi circa l’esposizione e verifiche periodiche dello stato di salute, nonostante ciò il rischio non è del tutto eliminato. Recentemente è stato pubblicato il primo studio di coorte sulla salute degli addetti alla rimozione dell’amianto; lo studio riguarda 30.000 soggetti monitorati dal 1971 al 2005: fra questi lavoratori esiste un eccesso di mortalità per tumore della laringe, del polmone e per mesotelioma. Il tumore alla laringe ha una frequenza doppia dell’attesa, quello del polmone tripla mentre il meso-telioma dieci volte l’attesa (Frost e collaboratori, Gran Bretagna).
In Italia, grazie al registro dei mesoteliomi, abbiamo una conoscenza approfondita sull’andamen-to e le cause di questo terribile tumore; poco o nulla è invece noto sugli altri tipi di neoplasia che l’IARC attribuisce all’amianto: laringe, polmone, ovaio, faringe, stomaco e colon. Tenendo conto che questi tumori sono molto più frequenti del mesotelioma, rarissimo e praticamente assente in assenza di esposizione, è evidente che non sarà possibile verificare il complessivo impatto sani-tario dell’esposizione ad amianto senza monitorare l’andamento di tali patologie. I dati raccolti fino ad ora permettono soltanto una stima approssimativa del numero di casi di carcinoma polmonare: 1,5-2 casi di neoplasia polmonare causato o concausato dall’amianto, per mesotelioma registrato. I casi di tumore polmonare da amianto ammonterebbero, quindi, a 15-20.000 l’anno; nulla si sa, invece, sulla frequenza del tumore alla laringe ed all’ovaio. La stima dell’impatto complessivo dell’amianto sulla salute degli operai e della popolazione più in generale è quindi molto approssimativa, e varia a seconda dell’autore che si cimenta in questo esercizio. Il prof. Moccaldi, direttore di ISPESL, quindi fonte autorevole, nel corso della conferenza mondiale sull’amianto che si è tenuta lo scorso anno a Taormina, ha dichiarato che in Italia i morti per amianto, compresi tutti i tumori e le asbestosi, ammonterebbero a 4.000 l’anno. La stima non tiene conto dei tumori del tratto digerente, dati per probabili, ma non certi dallo IARC. Approfondire l’argomento è essenziale perché, se confermato, il fatto che l’amianto sia capace di produrre tumori intestinali comporterebbe la necessità di un intervento urgente sulle condutture e sui serbatoi per l’acqua potabile, spesso costruiti in Eternit.Negli acquedotti contenenti acque particolarmente aggressive (ad esempio in alcuni luoghi dell’Emilia-Romagna) sono state misurate le concentrazioni di fibre libere nell’acqua potabile: esse ammonterebbero a parecchie migliaia per litro. Lo studio dei casi a “bassa frazione etiologica professionale”, cioè dei tumori causati anche da altri stimoli cancerogeni diversi perciò dal meso-telioma, potrebbe essere affidato ai COR, che hanno il compito di registrare queste patologie e di studiarne l’andamento. Purtroppo, queste strutture, seppur previste dalla legge (art.224 del D.L.81) sono presenti soltanto in quattro Regioni, ed hanno una scarsissima capacità operativa.
23.DOSSIER AMIANTO 2011
3. BREVE STORIA ITALIANA: NORME E POLITICHE
3.1 NORMATIVA ITALIANA PER IL CONTROLLO DELL’ESPOSIZIONE ALL’ AMIANTOLa pericolosità dell’esposizione all’amianto era stata considerata già nelle prime norme per la tutela della salute dei lavoratori. In particolare: il r.d. 14 giugno 1909, n.442, contenente il regolamento per l’applicazione del testo unico sulla legge per il lavoro delle donne e dei fanciulli, aveva inserito tra i “lavori insalubri o pericolosi nei quali la applicazione delle donne minorenni e dei fanciulli è vietata o sottoposta a speciali cautele (...) anche (...) la filatura e la tessitura dell’amianto”, esclu-dendo il lavoro delle donne e dei fanciulli “nei locali ove non sia assicurato il pronto allontanamento del pulviscolo” [riferito nella sentenza n. 953 del 11.7.2002 della IV sezione penale della corte di cassazione]. Di tenore analogo sono le disposizioni del d.leg. 6 agosto 1916 n. 1136, art. 36 e del r.d. 7 agosto 1936 n. 1720.
La legge 12 aprile 1943, n. 455 ha esteso la legislazione sull’assicurazione obbligatoria delle ma-lattie professionali all’esposizione ad amianto, ed in particolare all’asbestosi.
L’accertata pericolosità ha fatto sì che il nostro paese introducesse norme specifiche per ridurre l’esposi-zione all’amianto, anche a seguito di numerose direttive della Comunità Europea, ed in ultimo lo mettesse al bando in via definitiva con la legge 27 marzo 1992 n. 257. Al momento dell’entrata in vigore della legge 257 solo poche nazioni, per lo più del Nord Europa, avevano già deciso di vietare l’uso dell’amianto, in generale o limitatamente agli anfiboli. Negli anni successivi tale divieto è stato adottato da un numero crescente di paesi e dalla Comunità Europea (Direttiva 1999/77/EC del 26/6/1999). Secondo il centro di documentazione ‘International Ban Asbestos’ (www.ibas.btinternet.co.uk) 39 nazioni di diversi continenti, hanno adottato un bando totale o parziale dell’amianto.
La legge 27 marzo 1992 n.257, che contiene norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amian-to, all’art. 1 vieta in modo tassativo, “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializza-zione e la produzione di amianto o di prodotti contenenti amianto”.
Una delle più importanti leggi a tutela dei lavoratori è il Decreto Legislativo 15/08/1991 n. 277, emesso in attuazione di direttive CEE, che stabilisce i limiti di esposizione (riportati nella tabella seguente) per l’effettuazione di attività in cui vi è presenza di amianto, quali ad es. le attività di scoibentazione e di rimozione del materiale.
Prima dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 15/08/1991 n. 277, la legislazione per la tutela dell’igiene e della sicurezza nei luoghi di lavoro prevedeva la riduzione dell’esposizione ad agenti nocivi (inclusi gas, fumi e polveri) al più basso livello tecnologicamente raggiungibile e non teneva conto di valori limite di esposizione. Si faceva riferimento, anche per quanto riguarda l’amianto,
24.DOSSIER AMIANTO 2011
all’art. 21 del DPR n. 303 del 1956. Soltanto la legislazione specifica per le cave e miniere aveva introdotto limiti di esposizione: nella legge del 4 marzo 1958 n. 198 “Norme in materia di polizia delle miniere e delle cave” venivano definiti per le polveri, comprese le fibre, limiti ponderali (2 mg m3) e limiti particellari (<650 particelle comprese tra 0,5 e 5 µm). Successivamente “Valori Limite” relativi alla concentrazione di fibre di asbesto in ambiente di lavoro sono stati introdotti dalla legislazione italiana a partire dal 1986 (Decreto Ministeriale 16/10/1986) ma, trattandosi di un semplice decreto ministeriale, è una norma di forza inferiore a quella del DPR n. 303 del 1956 e della legge del 4 marzo 1958 n. 198.
L’introduzione di valori limite in norme aventi forza di legge è avvenuto con il DLeg 15/8/91 n. 277 e dalla legge 27/3/92 n. 257.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI VALORI LIMITE DI FIBRE D'ASBESTO
DECRETO MINISTERIALE 16/10/1986:Integrazione delle norme del Decreto del Presidente della Repubblica 9/4/1959 n. 128, in materia di controllo dell’ariaambiente nelle attività estrattive dell’amianto.
a) 1 fibre/mL (amianto non contenente crocidolite né amosite)b) 0,2 fibre/mL (crocidolite)c) 0,5 fibre/mL (amosite)d) nel caso di miscele di amianti, il valore limite viene calcola-to in base alle percentuali di crocidolite e amosite presenti
DECRETO LEGISLATIVO 15/08/1991 n° 277:Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n.83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposi-zione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212.
art. 311 fibre/mL —> crisotilo0,2 fibre/mL —> tutte le altre varietà di amianto comprese le miscele contenenti crisotilodal 1/1/93 0,6 fibre/mL —> crisotilo, salvo le attività estrattivedal 1/1/96 0,6 fibre/mL —> crisotilo anche per attività estrattivela legge riporta, in caso di lavorazioni particolari, la possibilità di raggiungere valori massimi pari a 5 volte i limiti indicati per misure effettuate su un periodo di 15 minuti
LEGGE 27/03/1992 n° 257:Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
art. 30,6 fibre/mL —> crisotilo0,2 fibre/mL —> tutte le altre varietà di amianto comprese le miscele contenenti crisotiloNOTA - La legge riporta, in caso di lavorazioni particolari, la possibilità di raggiungere valori massimi pari a 5 volte i limiti indicati per misure effettuate su un periodo di 15 min
Infine, la normativa prevede limiti di emissione di fibre di amianto nell’aria e negli scarichi, che sono stati fissato dal Decreto Ministeriale 06/09/1994 e dal Decreto Legislativo 17/03/1995 n. 114.
TABELLA 1. DECRETI LEGISLATIVI E VALORI LIMITE RELATIVI ALL’ESPOSIZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
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TABELLA 2. DECRETI LEGISLATIVI E VALORI LIMITE RELATIVI ALL’EMISSIONE DI AMIANTO IN ARIA E NEGLI SCARICHI.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI VALORI INDICATIVI DI FIBRE D’ASBESTO PER SITUAZIONI DI INQUINAMENTO E VALORI LIMITE PER EMISSIONI IN ATMOSFERA
DECRETO MINISTERIALE 06/09/1994:Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6, comma 3, e della legge 27 marzo 1992, n° 257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
punto 2 - Valutazione del rischio nell’aria ambiente generale- 20 fibre/L MOCF - 2 fibre/L SEMquali valori indicativi di una situazione di inquinamento in atto
DECRETO LEGISLATIVO 17/03/1995 n 114:Attuazione della direttiva 87/217/CEE in materia di prevenzio-ne e riduzione dell’inquinamento dell’ambiente causatodall’amianto.
artt. 1 e 2- 0,1 mg/m3 (= 2 fibre/mL) valore limite delle emissioni in atmosfera- 30 g/m3 valore limite negli effluenti liquidi - scarichi (anche in attività di bonifica)
La protezione dei lavoratori è oggi affidata al cosiddetto testo unico sulla sicurezza del lavoro, ema-nato con Decreto Legislativo del 9 aprile 2008, n.81: il Titolo IX capo secondo, tratta specificamente della protezione da agenti cancerogeni e mutageni.Come abbiamo già visto, una delle maggiori novità è l’obbligo di registrare i tumori di origine pro-fessionale, anche quelli a bassa frazione etiologica lavorativa. Il capo III tratta la protezione dei lavoratori dai rischi connessi all’esposizione ad amianto.La legge non riguarda tutti i silicati fibrosi esistenti in natura, ma solo quelli maggiormente utilizzati nelle differenti lavorazioni e, più specificamente:
l’actinolite d’amianto la grunerite d’amianto l’antofillite d’amianto il crisotilo la crocidolite la tremolite d’amianto
Il valore limite di esposizione è fissato per tutti i tipi di amianto, senza alcuna distinzione, a 0,1 fibre per centimetro cubo d’aria. Questa è una novità rispetto alla precedente legislazione perché elimina le differenze fra i diversi tipi di amianto, in particolare fra la crocidolite e il crisotilo, che in precedenza aveva limiti di esposizione più elevati. Ciò rispecchia le attuali conoscenze sulla pericolosità delle fibre, ritenute generalmente tutte ugualmente pericolose; in alcuni Paesi, per esempio in Russia, si ritiene ancora che il crisotilo sia molto meno pericoloso e ne viene autorizzata l’estrazione e la lavorazione.
Per quanto riguarda gli ambienti di vita, oltre il DL 114 già menzionato, va ricordato il DM 6 settembre 1994 che, in applicazione alla Legge 257, proibisce l’utilizzo di amianto, detta le norme tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica dei materiali contenenti amianto pre-senti nelle strutture edilizie.Di seguito si riassumono le principali determinazioni della normativa vigente.Per i lavoratori esiste un limite di esposizione di cento fibre litro: limite assolutamente troppo elevato e non protettivo rispetto agli effetti cancerogeni, come dimostra l’indagine inglese sui lavoratori addetti alle bonifiche. Va aggiunto che le misure di prevenzione ed igiene oggi obbligatorie consentono nel-la realtà di mantenere livelli di contaminazione molto più bassi, in genere 10-20 fibre per i lavori su cemento amianto e la metà del limite per quelli su amianto friabile. I lavoratori comunque debbono essere protetti con tuta integrale e maschera con filtro antipolvere. Va istituito un registro degli esposti, e instaurata una sorveglianza sanitaria il cui protocollo è predefinito.
26.DOSSIER AMIANTO 2011
Per gli ex-lavoratori è prevista anche una sorveglianza sanitaria, il cui protocollo varia da Regione a Regione. In sostanza comunque prevede radiografie del torace o TAC a spirale, la ricerca di alcuni indicatori ematici come l’osteopontina o la mesotelina, il counseling.Molti addetti alla sorveglianza ritengono che sia necessario soltanto il counseling, per impostare la lotta al fumo, importante fattore di rischio moltiplicativo degli effetti dell’esposizione: sembra infatti che una diagnosi, anche precoce, non sia in grado di allungare la speranza di vita dei malati di mesotelioma.
La tutela ambientale e le opere di prevenzione e bonifica sono regolate da normative regionali contenute nei cosiddetti Piani Regonali Amianto (PRA ), che esplicitano le direttive politiche delle differenti Regioni. I PRA sono quindi differenti da regione a regione, e prevedono finanziamenti molto differenziati per il censimento dei materiali contenenti amianto, formazione e informazione, per le piccole bonifiche e la sorveglianza sanitaria. Il piano apparentemente più avanzato come obiettivi è quello della Regione Lombardia che si propone di bonificare l’intero territorio regionale entro il 2016.
Purtroppo il piano prevede finanziamenti veramente risibili rispetto alle ambizioni dichiarate: appena 1,7 milioni di euro, neppure sufficienti per completare la mappatura.
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3.2 LO STATO DELL’ARTE SULL’APPROVAZIONE DEI PIANI REGIONALI AMIANTONel 1992 con la legge 257 in Italia è stata messa al bando l’estrazione, l’importazione e l’utilizzazione dell’amianto e dei prodotti che lo contengono. La stessa legge obbligava le Regioni ad adottare entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore il Piano Regionale Amianto, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati dalla fibra killer.
Sono passati quasi venti anni dall’emanazione della legge e ancora oggi le Regioni si trovano in forte ritardo negli interventi per ridurre il rischio sanitario da amianto nel proprio territorio, un ritar-do che in alcuni casi riguarda addirittura l’approvazione del Piano, come in Puglia e in Molise o in Abruzzo, dove è in corso di definizione. In altri casi, sebbene il Piano sia stato approvato da tempo, ancora non sono stati attuati tutti gli interventi previsti per una corretta ed efficace azione per la riduzione del rischio amianto.
Ad oggi solo due Regioni hanno previsto una data in cui arriveranno, si spera, a completare la bonifica e la rimozione dei materiali contenti amianto: la Lombardia (entro il 2016) e la Sardegna (entro il 2023, ad eccezione di quello ancora presente nelle condotte idriche su cui ancora non si è stabilita una data). Un obiettivo comunque difficile da perseguire se non si applicano tutte le fasi necessarie alla riduzione del rischio amianto, dal censimento alle bonifiche fino alla costruzione dei necessari impianti di trattamento e smaltimento finale.
REGIONE STATO DI APPROVAZIONE LEGGE REGIONALE DI RIFERIMENTO
Lazio Approvato D.G.R. 10598 del 1998
Umbria Approvato D.G.R. 9426 del 7.12.1995 (Piano di decontaminazione e bonifica dei manu-fatti contenenti amianto)D.C.R. 301 del 5.5.2009 (Piano Regio-nale di gestione dei rifiuti Par. 9.2)
Friuli Venezia Giulia Approvato L.R. 39/1996, Piano approvato con DPGR 11/10/1996 n° 0376/Pres.
Lombardia Approvato L.R. 17/2003
Abruzzo In via di definizione L.R. 11/2009 del 4.8.2010 con DGR n. 689/07 sono state approvate le “Linee guida per la realizzazione del Piano Re-gionale di protezione di decontaminazione e di bonifica ai fini della difesa dei pericoli derivanti dall’amianto” e del “Sistema In-formativo Territoriale per la mappatura dei siti della Regione Abruzzo con presenza di amianto” denominato “Amianto Map”
Sicilia Approvato Decreto presidenziale 27 dicembre 1995
P.A. Trento Approvato Delibera della Giunta Provinciale dd. 20/11/98 n.12801
Puglia Non approvato -
Molise Non approvato Legge di riferimento: L.R. 7 maggio 2003 n. 20 “Interventi urgenti per la bonifica dell’Amianto”
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Sardegna Approvato L.R. 22/2005Direttive in materia di amianto, approvate con Delibera della giunta regionale del 4 giugno 2008, n. 32/5
Emilia Romagna Approvato L. n. 257 del 27 marzo 1992 (Delibera consiliare n. 497 dell’11 dicembre 1996), Decreto del Ministro dell’ambiente n°101 del 18 marzo 2003 (Delibera di giunta Regionale n. 738 del 26 aprile 2004 e Delibera di Giunta Regionale n°1302 del 5 luglio 2004)
Toscana Approvato D.C.R.T. n. 102/1997 (non esiste una legge regionale)
Campania Approvato D.G.R.C. n°44 dell’1 settembre 2000 seduta consiliare del 10 ottobre 2001 BURC n°58 del 5 novembre 2001
Basilicata Approvato L.R. 2 febbraio 2001, n°6
Piemonte Approvato L.R. 30/2008D.G.R. n. 51-2180 del 5 febbraio 2001 “Piano regionale di protezione, decon-taminazione, smaltimento e bonifica dell’ambiente ai fini della difesa dai pe-ricoli derivanti dall’amianto”.D.G.R. del 2 febbraio 2010 è stata ppro-vata la bozza del nuovo piano, in attesa di approvazione dal Consiglio regionale
Liguria Approvato L.R. 6 marzo 2009 n. 5 “Norme per la prevenzione dei danni e dei rischi deri-vanti dalla presenza di amianto, per le bonifiche e per lo smaltimento”.Piano approvato con Delibera consiliare n. 105 del 20 dicembre 1996
In sostanza, le politiche adottate dalle differenti Regioni non hanno avuto risultati significativi, avendo prodotto esclusivamente una mappatura parziale dei materiali pericolosi presenti sul territorio, pri-mo passo per stabilire gli interventi prioritari e procedere nelle bonifiche.
Maggior successo hanno avuto iniziative private volte a sfruttare i finanziamenti del conto energia per la sostituzione dell’Eternit con coperture integranti impianti fotovoltaici: finora, in Italia, è stata bonificata una superficie complessiva di circa 925.000 metri quadri, con allocazione di pannelli (dati GSE settembre 2010).
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ALLEGATO 1
VALORI LIMITE PREVISTI DALLA LEGISLAZIONE ITALIANA
APPLICAZIONE VALORE LIMITE METODO ANALITICO RIFERIMENTOLEGISLATIVO
AMBIENTE DI LAVORO
Livello d'azione a cui scat-tano determinati obblighi (media giornaliera)
0,1 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 24, comma 3
Livello d'azione a cui scat-tano determinati obblighi (media settimanale) dose cumulata per attività saltuarie con esposizione a solo crisotilo
0,5 giorni fibra/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 24, comma 5
TLV-TWA Valore limite di esposizione al crisotilo (me-dia giornaliera)
0,6 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 1, lettera A
TLV-TWA Valore limite di esposizione agli anfiboli ed
alle miscele contenenti anfi-boli (media giornaliera)
0,2 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 1, lettera B
TLV-TWA Valore limite per brevi esposizioni al crisotilo (media su 15 minuti)
3 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 3
TLV-TWA Valore limite per brevi esposizioni agli anfiboli
ed alle miscele contenenti anfiboli (media su 15 minuti)
1 f/ml MOCF D.Lgs. 277/91, art. 31, comma 3
EMISSIONI IN ATMOSFERA
Concentrazione limite di amianto nei condotti di scarico
0,1 mg/m3 Gavimetrico D.Lgs. 114/95art. 1, comma1
2,0 f/ml Microscopia D.Lgs. 114/95allegato A
EFFLUENTI LIQUIDI
Concentrazione limite di materia totale in sospensione negli effluenti liquidi scaricati
30 g/m3 Gavimetrico D.Lgs. 114/95art. 2, comma1
Valore indicativo di inquina-mento in atto in un edificio
(media di 3 campionamenti)
20 f/l MOCF DM SANITA’ 6.9.94allegato p. 2c
2,0 f/l SEM
30.DOSSIER AMIANTO 2011
INTERVENTI DI BONIFICA
Soglia di pre-allarme per il monitoraggio esterno al cantiere di bonifica
I risultati indicano una netta tendenza all'aumento
MOCF DM SANITÀ 6.9.94allegato p. 5a/11
Soglia di allarme per il moni-toraggio esterno al cantiere di bonifica
50 f/l
Restituibilità ambienti boni-ficati
2 f/l SEM DM SANITÀ 6.9.94allegato p. 6b
Restituibilità ambienti indu-striali dopo un intervento manutentivo con rimozione di amianto
Valore di concentrazione ri-levato nello stesso ambiente prima dell'intervento
MOCFSEM
Circolare Ministero Sanità 12.4.95, n. 7
AMIANTO NELLE TUBAZIONI
Divieto di impiego di tubazio-ni contenenti crocidolite per l'adduzione di acque potabili
aggressive
< 12 Indice di aggressività dell'acqua Circolare Ministero Sanità 1.7.86, n. 42
SITI CONTAMINATI DA AMIANTO
Valore limite di concentrazio-ne nel suolo
1000 mg/kg DRX - FTIR DM AMBIENTE 25.10.99, n. 471
SITI ESTRATTIVI DI PIETRE VERDI
Valore limite per la perico-losità dei materiali estratti (non pericolosi se inferiori o uguali a)
0,1 Indice di rilascio DM SANITÀ14.5.96, allegato 4
MATERIALI SOSTITUTIVI DELL'AMIANTO
Presenza di amianto nel materiale sostitutivo ai fini
dell'omologazione
Assente SEM DM INDUSTRIA12.2.97
31.DOSSIER AMIANTO 2011
ALLEGATO 2
D. P. R. N. 215 DEL 24 MAGGIO 1988 (G.U. n. 143 del 20.6.1988)Attuazione delle Direttive CEE numeri 83/478 e 85/610 recanti, rispettivamente, la quinta e la settima modifica (amianto) della direttiva CEE n. 76/769 per il ravvicinamento delle disposi-zioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183.
Punti essenziali:
1.Divieto di immissione sul mercato e commercializzazione della crocidolite e dei prodotti che la contengono (fatte salve le deroghe, fino al 30.4.1991, di cui all’O.M. del 26.6.1896).
2.Divieto di immissione sul mercato e commercializzazione dei prodotti contenenti amianto di tutti gli altri tipi in:
a) giocattoli; b) materiali o preparati per l’applicazione a spruzzo; c) prodotti finiti in polvere, venduti al dettaglio al pubblico; d) articoli per fumatori (pipe, bocchini, ecc.) e) vagli catalitici e dispositivi di isolamento destinati all’incorporazione negli apparecchi di riscaldamento a GPL; f) pitture e vernici.
I divieti hanno effetto da 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Sono ammessi in deroga, fino al 30.4.1991, i composti bituminosi e similari destinati all’applicazione a spruzzo sul fondo della carrozzeria dei veicoli per la protezione dalla corrosione.
3.Obbligo di etichettatura conforme per i prodotti contenenti amianto o i loro imballaggi ancora permessi dal presente Decreto.
4.Sanzione penale prevista con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da L. 250.000 a 2.000.000, fatti salvi reati più gravi.
DECRETO LEGISLATIVO N. 277 DEL 15 AGOSTO 1991 (G. U. n. 200 del 27.8.1991, suppl. ord.)Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990, n. 212.Capo III - Protezione dei lavoratori contro i rischi connessi all’esposizione ad amianto durante il lavoro.
Punti essenziali per articoli (ancora applicabili dopo l’entrata in vigore della legge 257/90):
Art. 22 - Attività soggette. Attività lavorative che espongono alla polvere proveniente dell’amianto o dai MCA.
Art. 23 - Definizione dei vari tipi di amianto.
32.DOSSIER AMIANTO 2011
Art. 24 - Obbligo del datore di lavoro di effettuare la valutazione del rischio.
1.Fissazione dei valori di riferimento di esposizione dei lavoratori (0,1 ff/cc. per 8 ore di lavoro; per attività saltuarie, il riferimento è sostituito dalla dose cumulata in rapporto ad un periodo di riferimento di 8 ore su un periodo di 40 ore, pari a 0,5 giorni-fibra/cc. ).
2.In caso di particolari lavorazioni , della natura e del tipo dei materiali trattati , è ammesso il rife-rimento a dati ricavati da attività della medesima natura, senza effettuare misurazioni ambientali strumentali.
3.Consultazione dei lavoratori o dei loro rappresentanti prima dell’effettuazione della valutazione del rischio, e relativa loro informazione sui dati raccolti, da riportare su apposito registro.
Art. 25 - Notifica all’organo di vigilanza delle risultanze della valutazione del rischio, qualora l’esposizione dei lavoratori sia uguale o superiore ai valori indicati all’ art. 24.
Art. 26 - Obbligo di informazione dei lavoratori sui rischi derivanti dall’esposizione ad amian-to, sulle specifiche norme igieniche da osservare, sul corretto uso dei DPI, sulle precauzioni per ridurre al minimo l’esposizione
Art. 27 - Misure tecniche, organizzative, procedurali.
1.Dotazione ai lavoratori di indumenti di lavoro adeguati e mezzi di protezione delle vie respiratorie.2.Raccolta e rimozione degli scarti e dei residui di lavorazione il più presto possibile in appositi
imballaggi chiusi, etichettati secondo quanto previsto dal D. P. R. 215/88.
Art. 28 - Misure igieniche.
1.Predisposizione di aree speciali per la refezione.2.Nel caso di esposizione di cui all’art. 24 vanno inoltre previsti: a) servizi igienici adeguati, provvisti di docce; b) ripostiglio separato per gli abiti da lavoro; c) custodia dei DPI in locali appositi, e loro controllo dopo ogni utilizzazione.
Art. 29 - Controllo sanitario.
Fermo restando quanto previsto dal D.P.R. 1124/65, integrato dal D. M. del 21.1.1987, è previsto l’allontanamento anche temporaneo dall’esposizione dei lavoratori .Informazione dei lavoratori da parte del medico competente sul significato delle visite mediche e sulla necessità di sottoporsi ad accertamenti sanitari anche dopo la cessazione dell’esposizione.
Art. 30 - Controllo dell’esposizione dei lavoratori.
1.Controllo periodico dell’esposizione dei lavoratori per le condizioni di cui all’art. 24, con misura-zioni opportunamente programmate, secondo la metodologia tecnica dell’allegato V.
2.Esecuzione dei campionamenti di controllo da personale in possesso di idonee qualifiche (i requi-siti minimi di tale personale e dei laboratori di analisi sono ancora da stabilire per D. P. C. M. ).
3.Campionamenti di controllo per ogni singolo lavoratore, e significativi per l’esposizione giornalie-ra (in ogni caso non inferiori a 2 ore).
4.Per la attività saltuarie, la frequenza delle misurazioni si adatta alle condizioni esistenti, in fun-zione delle giornate lavorative/anno e della loro distribuzione annuale. In ogni caso, la frequenza è almeno annuale.
5.Consultazione e informazione dei lavoratori sul significato e sui risultati delle misurazioni.
33.DOSSIER AMIANTO 2011
Art. 31 - Superamento dei valori limiti di esposizione.
Fissazione dei valori limite di esposizione, come media ponderata per 8 ore:
1.crisotilo = 1,0 fibra/cc.2.altri amianti, comprese le miscele = 0,2 fibre/cc.3.Fissazione di un valore massimo di esposizione per 15 minuti, non superiore a 5 volte i livelli
indicati precedentemente.
Art. 32 - Misure d’emergenza
Abbandono immediato della zona interessata in caso di incremento rilevante dell’esposizione ad amianto, con comunicazione dell’evento all’organo di vigilanza, e delle misure adottate per ridurre al minimo le conseguenze.
Art. 33 - Operazioni lavorative particolari.
Per prevedibili superamenti dei valori limite di esposizione di cui all’art. 31, vanno adottate le seguenti misure:
1.fornitura ai lavoratori di speciali indumenti e di DPI adeguati;2.isolamento dell’area di lavoro ed installazione di adeguati sistemi di ricambio dell’aria con filtri assoluti;3.affissione di apposita segnaletica.
Art. 34 - Lavori di demolizione e di rimozione dell’amianto.
1.Predisposizione di un piano di lavoro prima dell’inizio dei lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto, dei materiali contenenti amianto, dagli edifici, strutture, apparecchi, e mezzi di trasporto.
2.Il piano deve prevedere:
1.fornitura ai lavoratori dei DPI; 2.misure per la protezione e decontaminazione dei lavoratori; 3.misure per la protezione dell’ambiente, raccolta e smaltimento dei materiali, con caratteristiche
tecniche degli impianti; 4.adozione delle misure di cui all’art. 33, in caso di superamento dei valori di cui all’art. 31; 5.natura dei lavori e loro durata ; 6.luogo dei lavori; 7.tecniche lavorative previste; 8.natura dell’amianto coibentante in caso di demolizioni; 9.materiali previsti per la deicobentazione. 3.Invio del piano di lavoro all’organo di vigilanza, che può rilasciare prescrizioni entro 90 giorni
dalla presentazione della documentazione. Trascorso detto periodo, si può dare inizio ai lavori.4.L’ invio del piano di lavoro e della relativa documentazione sostituisce gli adempimenti di cui all’art. 25.5.Possibilità di accesso dei lavoratori o dei loro rappresentanti alla documentazione del piano di lavoro.6.Le norme tecniche da rispettare sono fissate con D. P. C. M. da emanarsi successivamente.
Art. 35 - Registrazione dell’esposizione dei lavoratori. 1.Iscrizione dei lavoratori nell’apposito registro di cui all’art. 4, se ricorre l’esposizione prevista
dall’art. 242.Consegna della copia del registro all’ISPESL e alla USL , cui vanno comunicate ogni 3 anni, o
comunque dietro richiesta , le variazioni intervenute.3.Consegna del registro, in caso di cessazione dell’attività, all’ISPESL e alla USL.
34.DOSSIER AMIANTO 2011
4.Comunicazione ai lavoratori, tramite il medico competente, delle annotazioni individuali contenute nel registro e nella cartella sanitaria e di rischio, di cui all’art. 24
5.Istituzione presso l’ISPESL del registro nazionale dei lavoratori esposti alle condizioni di cui all’art. 24
Art. 36 - Registro dei tumori.
1.Istituzione presso l’ISPESL di registro nazionale dei casi accertati di asbestosi e di mesotelioma asbesto-correlati.
2.Trasmissione all’ISPESL della documentazione clinica e anatomopatologica di tutti i casi di asbestosi e mesotelioma asbesto-correlati, a cura di tutti gli organi del S. S. N., degli istituti pre-videnziali assicurativi pubblici e privati.
Art. 37 - Attività vietate.
1.Divieto d’uso dell’amianto in applicazione a spruzzo.2.Divieto (con decorrenza dal 1.1.1993) delle attività che implicano l’incorporazione di materiali
isolanti o insonorizzanti a bassa densità (< 1gr/cc) contenenti amianto.
LEGGE N. 257 DEL 27 MARZO 1992 (G.U. n. 87 del 13. 4. 1992 suppl. ordinario) Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
Punti essenziali:1. Divieto di estrazione, importazione, commercializzazione e produzione di amianto, di pro-dotti di amianto e di prodotti contenenti amianto, a decorrere da 365 giorni dall’entrata in vigore della Legge.
Fino a 2 anni dall’entrata in vigore della Legge (28.4.1994) sono esclusi: lastre di amianto piane o ondulate di grande formato; tubi, canalizzazioni e contenitori per lo stoccaggio e il trasporto dei fluidi; guarnizioni di attrito per veicoli a motore, e macchine e impianti industriali; altri prodotti contenenti amianto.
Dal 28.4.1994 il divieto è pertanto esteso a tutti i prodotti in amianto o contenenti amianto.Sanzione: Ammenda da 10 a 50 milioni.
2. Distinzione dei materiali contenenti amianto in:
a)prodotti in amianto libero o legato in matrice friabile;b)prodotti in matrice cementizia o resinoide.
3. Fissazione dei valori limite di esposizione all’amianto del tipo crisotilo in 0,6 fibre/cc.
1.Sanzione: Ammenda da 10 a 50 milioni.
4. Predisposizione di normative e metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, e per rendere innocuo l’amianto, da emanare con successivo decreto.
5. Obbligo delle imprese impegnate nelle attività di lavorazione, manutenzione, bonifica e smaltimento dell’amianto. di redigere annualmente apposita relazione tecnica da inviare alla Regioni e alle USL, indicando:
1.tipi e quantità di amianto o di rifiuti di amianto oggetto delle attività;2.attività svolte, procedimenti (tecnici, organizzativi,procedurali, ecc.) applicati, numero e dati ana-
grafici degli addetti, carattere e durata delle loro attività, esposizione all’amianto;
35.DOSSIER AMIANTO 2011
3.caratteristiche dei prodotti contenenti amianto trattati;4.misure adottate per la tutela dei lavoratori e dell’ambiente
1. Sanzione amministrativa: da 5 a 10 milioni.
Le USL, oltre ai compiti di vigilanza, trasmettono relazioni annuali sulle condizioni dei lavoratori esposti alle Regioni e al Ministero della Sanità.
6. Piani regionali di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica dell’amianto, da emanarsi con successivo D. P. C. M. I piani regionale prevedono (fra l’altro):
Censimento imprese che hanno utilizzato l’amianto nelle attività produttive e imprese operanti nelle attività di smaltimento e bonifica.Controllo della salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro tramite i presidi e i servizi delle USL. Rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo. Controllo delle attività di smaltimento e di bonifica. Predisposizione di specifici corsi di formazione professionale, con rilascio di titoli di abilitazione, per addetti alle attività di rimozione , smaltimento e bonifica.Censimento degli edifici con presenza di amianto, con priorità per gli edifici pubblici , i locali aperti al pubblico o di utilizzo collettivo, i blocchi di appartamento.Assegnazione delle risorse finanziarie necessarie alle USL per i controlli previsti.
7. Rimozione dell’amianto e tutela dell’ambiente
Le USL effettuano l’analisi del rivestimento degli edifici censiti, anche con l’ausilio degli uffici tecnici erariali e degli enti locali.Le Regioni dispongono, quando non vi sia altra scelta, la rimozione dei materiali contenenti amianto, sia floccato che in matrice friabile.Obbligo per le imprese che operano nello smaltimento e nella rimozione dell’amianto di iscriversi a una speciale sezione dell’albo di cui all’art. 10 del D. L. n. 361/87. Le modalità di iscrizione sono da definire con l’emanazione di apposito decreto. (NORMA INATTUATA).Istituzione presso le USL di un registro con la localizzazione degli edifici con presenza di amian- to floccato o in matrice friabile.Obbligo dei proprietari degli immobili di notificare alle USL i dati relativi alla presenza di materiali di cui al punto precedente.
1. Sanzione amministrativa: da 5 a 10 milioni.Possibilità di classificare alcuni rifiuti di amianto tra i rifiuti speciali , in base alla friabilità e alla densità. Alla terza irrogazione di sanzioni, il Ministro dell’industria dispone la cessazione delle attività delle imprese interessate.
D.P.R. 8 AGOSTO 1994 (G.U. n. 251 del 26.10.1994)Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni ed alle province autonome di Trento e Bolzano per l’adozione di piani di protezione, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica dell’ambiente, ai fini della difesa dei pericoli derivanti dall’amianto.Punti essenziali:
1. Adozione delle regioni dei piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica secondo quanto previsto dalla Legge 257/92.
2. Modalità di effettuazione del censimento delle imprese di cui alla Legge 257/92.
3. Predisposizione di piani regionali di indirizzo per le strutture territoriali preposte al con-trollo della salubrità ambientale e della sicurezza del lavoro, finalizzato a:
vigilanza sul rispetto delle norme di protezione dei lavoratori; valutazione preventiva dei piani di lavoro ex Art. 34 D. L. 277/91, e relativa vigilanza sull’esecuzione; valutazione dei rischi da amianto negli edifici, strutture e impianti.
36.DOSSIER AMIANTO 2011
4. Specifiche per le relazioni annuali (di cui alla Legge 257/92) da inviare alle regioni da parte delle strutture territoriali , indicando:
operatore/i della struttura responsabile degli interventi di prevenzione per i lavoratori esposti. livelli di esposizione ad amianto nelle imprese in attività. interventi di bonifica di edifici, ecc. , effettuati nel territorio. interventi di prevenzione effettuati presso le imprese. interventi di prevenzione effettuati presso edifici, strutture, ecc. , con le relative prescrizioni im- partite circa i piani di controllo e manutenzione.
5. Individuazione di priorità nella rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo. Ad esempio:
materiale accumulato su vagoni ferroviari dopo bonifica; capannoni utilizzati e/o dismessi con componenti in cemento/amianto; edifici con amianto spruzzato; impianti industriali con tubi e serbatoi coibentati con amianto.
6. Piano di indirizzo per le strutture territoriali per il controllo delle attività di smaltimento e di bonifica, finalizzato ad es. :
Corretta classificazione dei rifiuti di amianto, con inserimento dall’amianto legato in matrice ce- mentizia o resinoide tra i rifiuti speciali, smaltibili in discariche di tipo 2A.Efficienza dei sistemi di confinamento delle aree di bonifica. Corretta valutazione e misurazione del livello di inquinamento esterno e d’interno prima/dopo bonifica.
7. Articolazione dei corsi di formazione professionale in:
operativo, rivolto ai lavoratori; gestionale, rivolto ai dirigenti .
8. Rilascio dei titoli di abilitazione alle attività di bonifica .
9. Strumentazione minima da assegnare alle strutture di controllo (SEM o TEM, Diffrat-tometro RX, ecc.).
10 . Censimento obbligatorio e vincolante per:edifici pubblici, locali aperti al pubblico o di utilizzazione collettiva, blocchi di appartamenti.
DECRETO MINISTRO SANITÀ E MINISTRO INDUSTRIA 6 SETTEMBRE 1994 (G. U. n. 228 del 10. 12. 1994 suppl. ordinario) Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6, comma 3, e dell’art. 12, comma 2, della legge 27 marzo 1992, n. 257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
Punti essenziali1. Il documento distingue le norme indicate in”prescrittive” (obbligatorie) e “indicative”
(linee guida non obbligatorie).
2. I MCA (Materiali contenenti amianto) sono distinti in: 1.friabili: facilmente sbriciolabili con la semplice pressione manuale; 2.compatti: duri, sbriciolabili solo con l’impiego di attrezzi meccanici.
3. Modalità di campionamento ed analisi dei materiali sospetti, ad integrazione di quelle già previste con la Circolare 45/86.
4. Valutazione del rischio, con ispezione visiva, finalizzata all’individuazione di:
tipo e condizione dei materiali; fattori di possibile danneggiamento e degrado; fattori di diffusione delle fibre ed esposizione degli individui.
37.DOSSIER AMIANTO 2011
Obbligo di compilare la scheda di sopralluogo, analoga a quella dell’Allegato 5, per ciascun area dell’edificio in cui sono presenti MCA.In base alla valutazione gli MCA sono classificabili come:
materiali integri non suscettibili di danneggiamento. Non necessaria la bonifica, attivazione del programma di controllo e manutenzione.materiali integri suscettibili di danneggiamento. Provvedimenti per impedire il danneggiamento, programma di controllo e manutenzione, possibilità di bonifica a medio termine nell’impossibilità di ridurre significativamente i danneggiamenti.
materiali danneggiati. Interventi specifici da attuare in tempi brevi con: a) restauro dei materiali in sede, quando il danneggiamento è limitato; b) bonifica, tramite rimozione, incapsulamento o confinamento.
Integrazione dell’ispezione visiva, nei casi incerti, con indagine ambientale sulle fibre aerodisperse. Limiti di concentrazione stabiliti in:
20 ff./lt. per la MOCF; 2. 0 ff./lt. per la SEM.
5. Indicazione dei metodi di bonifica, consistenti in: 1.Rimozione;2.Incapsulamento;3.Confinamento.
Criteri guida per la scelta del metodo di bonifica.
6. Programma di controllo, manutenzione e custodia degli MCA in sede.
Dopo aver rilevato la presenza di MCA, il proprietario dell’edificio e/o il responsabile delle attività ivi svolte è obbligato ad attivare un programma di controllo e manutenzione, così articolato:
designazione di un responsabile della manutenzione tenere documentazione sull’ubicazione dei MCA, con apposizione di avvertenze sulle installa- zioni soggette a frequenti manutenzioni (tubi, caldaie, ecc. )misure di sicurezza durante la pulizia, la manutenzione, ed altri eventi che che possano causare disturbi ai MCA. Autorizzazione per tutti gli interventi e tenuta della relativa documentazione.corretta informazione agli occupanti l’edificio sui rischi e sul comportamento da adottare. in presenza di MCA friabili, ispezione dell’edificio annuale da personale qualificato e redazione di un rapporto corredato da documentazione fotografica. Trasmissione del rapporto alla USL per provvedimenti di monitoraggio ambientale.
Sanzione amministrativa: da 7 a 35 milioni.
7. Attività di manutenzione e custodia.
Modalità di esecuzione degli interventi: 1.isolamento dell’area interessata, o confinamento e copertura del pavimento e degli arredi con
teli di plastica a perdere;2.disattivazione locale dell’impianto di ventilazione;3.interventi diretti sui MCA sempre ad umido, con utensili elettrici muniti di aspirazione;4.pulizia ad umido di polveri e detriti, o raccolta con aspiratori ad alta efficienza;5.dotazione di DPI adeguati ai lavoratori;6.smaltimento del materiale di raccolta come rifiuto di amianto. Il personale addetto alla manutenzione va considerato esposto ad amianto, ai sensi del D. L. 277/91.Sanzione amministrativa: da 7 a 35 milioni, fatti salvi reati più gravi.
38.DOSSIER AMIANTO 2011
8. Misure di sicurezza da rispettare durante gli interventi di bonifica.
Sono descritte le misure di sicurezza per l’allestimento dei cantieri di bonifica per MCA friabili, previste dall’art. 34 del D. L. 277/91, il collaudo dei mezzi di confinamento, l’area di decontaminazione, la protezione dei lavoratori, il monitoraggio ambientale.
9. Criteri per la certificazione della restituibilità di ambienti bonificati.
Sopralluogo ispettivo da parte della USL competente. Certificazione analitica in SEM attestante concentrazione di fibre inferiore a 2ff. /lt. Spese relative a carico del committente della bonifica
Sanzione amministrativa: da 7 a 35 milioni.
10. Coperture in cemento/amianto.
Sono descritte le procedure per la bonifica delle coperture in cemento/amianto, in particolare quelle relative alla loro rimozione ex art. 34 del D.L. 277/91.
DECRETO LEGISLATIVO N. 114 DEL 17 MARZO 1995 (G.U. n. 92 del 20.4.1995)Attuazione della direttiva 87/217/CEE in materia di prevenzione e riduzione dell’inquina-mento dell’ambiente causato dall’amianto Punti essenziali:
1.Valori limite per la concentrazione di amianto nelle emissioni in atmosfera e negli effluenti liquidi.2.Conferma degli obblighi del D. L. 277/91 per le attività di demolizione e rimozione dei MCA.3.Raccolta e trasmissione dati annuale delle autorità competenti al Ministero dell’Ambiente e al
Ministero della Sanità.4.Indicazione dei criteri per la misurazione delle emissioni in atmosfera e degli scarichi di
effluenti liquidi.
CIRCOLARE MINISTERO DELLA SANITÀ N. 7 DEL 12 APRILE 1995 (G.U. n. 91 del 19.4.1995)Circolare esplicativa del decreto ministeriale 6 settembre 1994Punti essenziali:
1.Le normative tecniche del D. M. 6.9.1994 si applicano anche agli impianti tecnici in opera sia all’in-terno che all’esterno degli edifici, per le attività di manutenzione e custodia e per gli interventi di bonifica.
2.Per gli interventi di manutenzione straordinaria o programmata, i criteri per la restituibilità dell’area di lavoro sono correlati ad una concentrazione di fibre di amianto non superiore a quella prece-dente gli interventi. Possibilità di effettuare la misurazione delle concentrazioni di amianto anche in MOCF oltre che in SEM.
3.Per gli interventi di bonifica generalizzata, la restituibilità è prevista solo con misura delle concen-trazioni delle fibre di amianto in SEM.
D.M. 14 maggio 1996 del Ministero della Sanità (G. U. n. 251 del 25 ottobre 1996 )Normative e metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per ren-dere innocuo l’amianto, previsti dall’art. 5, comma 1, lettera f), della legge 27 marzo 1992, n. 257, recante “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”.Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo e la bonifica dei siti industriali dismessi, tubazioni e cassoni in cemento-amianto, le unità prefabbricate contenenti amianto e requisiti minimi dei laboratori.
39.DOSSIER AMIANTO 2011
D.Lgs. 5 febbraio 1997 n. 22 (G. U. n. 237/L del 28 novembre 1997 e G. U. n. 261 del 8 novembre 1997)Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (modificato ed integrato dal D. Lgs 8 novembre 1997, n. 389)
Nuova classificazione dei rifiuti, compreso quelli contenenti amianto (codici C.E.R).
D.M. 12 febbraio 1997 del Ministero dell’Industria (G.U. n. 60 del 13 marzo 1997)
Criteri per l’omologazione dei prodotti sostitutivi dell’amianto.Norma che regola le caratteristiche dei prodotti sostitutivi dell’amianto.
D.M. 7 luglio 1997 del Ministero della Sanità (G. U. n. 236 del 9 ottobre 1997)
Approvazione della scheda di partecipazione al programma di controllo di qualità per l’idoneità dei laboratori di analisi che operano nel settore “amianto”.Norma che contiene le schede di adesione al programma nazionale di controllo di qualità per l’analisi di amianto.
D.M. 28 aprile 1998 del Ministero dell’Ambiente
Regolamento recante norme di direttive dell’Unione Europea avente ad oggetto la disciplina dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti.
Deliberazione Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 16/07/1999 n. 003
Criteri e modalità di svolgimento dei corsi di formazione per responsabili tecnici. Integrazione della tabella di cui all’allegato B alla deliberazione protocollo n. 003 del 17/12/1998.
D.M. 20 agosto 1999 del Ministero della Sanità (G.U. n. 249 del 22 ottobre 1999)
Ampliamento delle normative e delle metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere innocuo l’amianto, previsti dall’art. 5, comma1, lettera f), della legge 27 marzo 1992, n. 257, recante norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.Norma che contiene i disciplinari tecnici relativi alla bonifica dei natanti, all’uso di rivestimenti incap-sulanti per l’amianto cemento e per la scelta dei DPI per le vie respiratorie.
D.M. 25 ottobre 1999 n. 471 del Ministero dell’Ambiente (G.U. n. 293 del 15 dicembre 1999 supplemento ordinario)
Regolamento recanti criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza,la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, e successive modificazioni e integrazioni.Norma che disciplina la individuazione e gestione dei siti contaminati da sostanze tossiche, amianto compreso.
Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 (G.U. n. 59 del 12 marzo 2003 supplemento ordinario)
Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti.Norma che contiene la deroga fino al 16 luglio 2005 dello smaltimento nelle discariche per rifiuti inerti, per quelli precedentemente avviati a discariche di II categoria, tipo A , dei materiali contenen-ti amianto in matrice compatta provenienti da demolizioni.
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D. 13 marzo 2003 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (G.U. n. 67 del 21 marzo 2003)
Criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica.Norma che disciplina, alla luce delle più recenti Direttive Comunitarie, l’ammissibilità dei rifiuti nei vari tipi di discariche.Per rifiuti inerti come gli scarti di materiali in fibra vetrosa privi di leganti organici è consentito lo smaltimento in discarica di rifiuti inerti senza preventiva caratterizzazione. Possono inoltre essere smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi i rifiuti contenenti fibre minerali artificiali e i materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi.Ulteriori punti essenziali due allegati:
All.1 - Ammissibilità dei rifiuti di amianto o contenenti amiantoAll.2 - Campionamento ed analisi dei rifiuti, con particolare riferimento ai punti - 2.3 Campionamento e analisi dei rifiuti contenenti amianto- 2.3.2 Analisi del particolato aerodisperso contenente amianto
DM 05 febbraio 2004 Ministero dell’Ambiente
Modalità ed importi delle garanzie finanziarie che devono essere prestate a favore dello Stato dalle Imprese che effettuano le attività di bonifica dei beni contenenti amianto.
Deliberazione Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 30/03/2004 n. 01
Criteri e requisiti per l’iscrizione all’Albo nella categoria 10 - bonifica dei beni contenenti amianto.
Deliberazione Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 30/03/2004 n. 02
Modulistica per l’iscrizione all’Albo nella categoria 10 - bonifica dei beni contenenti amianto.
Circolare Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 21/04/2004 n. 2700
Applicazione del DM 05 febbraio 2004 relativo alle modalità ed importi delle garanzie finanziarie che devono essere prestate a favore dello Stato dalle imprese che effettuano l’attività di bonifica dei beni contenenti amianto.
Circolare Comitato Nazionale dell’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti 01/06/2004 n. 3413
Iscrizione nella categoria 10.
Decreto 29 Luglio 2004, n. 248 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (G.U. n. 234 del 5-10-2004)
Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto.L’allegato A del suddetto decreto contiene i disciplinari tecnici approvati dalla Commissione per la valutazione dei problemi ambientali e dei rischi sanitari connessi all’impiego dell’amianto, istituita in virtù di quanto stabilito all’Articolo 4, comma 1 della legge 27 marzo 1992, n. 257 che reca norme
41.DOSSIER AMIANTO 2011
relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto. I disciplinari recano disposizioni circa le modalità per il trasporto e il deposito dei rifiuti di amianto, nonché il trattamento, l’imballaggio e la ricopertura degli stessi.L’obiettivo di tale trattamento vuole essere la “trasformazione cristallografica dell’amianto”, così da rendere possibile il riutilizzo di questo materiale.
Decreto Legge 30 giugno 2005, n. 115 Disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione. (G.U. n. 151 del 01/07/2005)
(art.11 conferimento in discarica dei rifiuti - proroga)
All’articolo 17, commi 1, 2 e 6, lettera a, del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, le parole: “16 luglio 2005” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2005”.
42.DOSSIER AMIANTO 2011
4. IL PROBLEMA IN ITALIA: L’ETERNIT NELLE COPERTURE
In edilizia l’amianto è stato largamente utilizzato unitamente al cemento per la produzione di manufatti in “Cemento-Amianto” noti con il nome commerciale di Eternit, dalla omonima società produttrice con sedi a Casale Monferrato e Siracusa. Le lastre hanno generalmente una colora-zione grigio-chiaro, ma sono state prodotte anche colorate con l’aggiunta di pigmenti. Per la fab-bricazione di manufatti in cemento-amianto (tubi e lastre) l’amianto, grezzo e compatto, veniva inizialmente sottoposto ad un procedimento di sfilacciatura e cardatura ad umido per separare le fibre le une dalle altre. Successivamente si mescolavano le fibre con il cemento, in un apposito miscelatore, in modo da ottenere una barbottina densa ed omogenea. La composizione della bar-bottina dipendeva dal tipo di prodotto che si voleva ottenere, ad esempio nel caso di produzione di lastre una composizione tipica era la seguente: 160 Kg di amianto, 1150 Kg di cemento e 4366 litri di acqua. Con la barbottina così ottenuta si formavano degli strati sottilissimi (monostrati). I monostrati venivano avvolti su un cilindro ruotante sovrapponendoli l’un l’altro fino ad ottenere lo spessore desiderato. Se si estraeva il cilindro si ottenevano dei tubi di cemento-amianto fresco che venivano posti a stagionare fino a completo indurimento. I tubi in cemento-amianto hanno ottime qualità di resistenza alle sollecitazioni e per questo motivo sono stati largamente utilizzati per tubazioni di acquedotti. Il procedimento di fabbricazione delle lastre era simile a quello per i tubi. Gli strati di cemento-amianto erano avvolti attorno ad un grosso cilindro di accumulo, quindi si operava un taglio per lungo e si svolgeva la lastra. In genere il tenore di amianto in un tetto di cemento-amianto varia dal 10 al 15 % in peso e il tipo d’amianto presente è il crisotilo, assieme al quale possono essere presenti la crocidolite e/o l’amosite.
Dopo l’entrata in vigore della Legge 27 Marzo 1992 n. 257 che ha messo al bando in Italia la pro-duzione e commercializzazione di prodotti contenenti amianto, si fabbrica ancora il fibro-cemento utilizzando fibre di vetro, cellulosa, PVA (Polyvinyl alcohol) o CFRP (fibre di carbonio, Carbon Fibre Reinforced Polymers). Il materiale così risultante mantiene le caratteristiche di resistenza originali del cemento-amianto ma non risulta cancerogeno né durante la fase di fabbricazione, né durante l’impiego e lo smaltimento.
43.DOSSIER AMIANTO 2011
4.1 IL PROCESSO DI DEGRADO DELLE SUPERFICILa pioggia scioglie in superficie la componente solubile del cemento delle lastre, già dotato di in-trinseca porosità; le piogge acide, le escursioni termiche, i prodotti della combustione accelerano la dissoluzione che asporta strati successivi e più profondi. L’effetto meccanico di pioggia e vento, le microfratture del gelo, le muffe completano il distacco di ciuffi grossolani di fibre. Ciò si può ve-rificare facilmente nel corso di ispezioni sui tetti di Eternit constatando la presenza di depositi di materiale contenente amianto nelle gronde, sia di “stalattiti” filamentose in corrispondenza dei punti di gocciolamento.
Questa frazione di amianto distaccatosi dal manufatto ha una bassa probabilità di finire sotto forma di fibre disperse nell’aria in quanto:
una parte dei fasci di fibre contiene ancora particelle di cemento che tengono unite tra loro le fibre; le particelle miste formatesi sono di dimensioni e peso tali da ostacolare la loro aerodispersione; la presenza di altre fibre nell’aria (per la maggior parte di origine organica), sia di particelle non fibrose (la superficie rugosa dei tetti raccoglie con facilità la polvere in sospensione nell’aria) dà origi-ne a depositi costituiti da fibre talmente intrecciate tra loro che non sono facilmente aerodisperdibili.
Particolare attenzione va quindi dedicata alle coperture in cemento-amianto, in quanto sono diven-tate una importante fonte di dispersione delle fibre conseguente al degrado che possono subire nel tempo ed in seguito a cause fisiche e/o chimiche.Le principali forme di degrado sono dovute a:
uso improprio, sollecitazioni meccaniche; variazioni dimensionali legate a sbalzi termici che provocano fessurazioni e fratturazioni (ad es. dovute a cicli di gelo e disgelo dell’acqua presente all’interno del manufatto). Si tratta di un meccanismo meccanico che porta alla distruzione di una struttura porosa;l’azione delle piogge può esplicarsi in una dissoluzione, o in un dilavamento, dei componenti della pasta di cemento;l’inquinamento dell’aria (in particolare le piogge acide dovute alle emissioni degli impianti di riscaldamento e degli autoveicoli).
L’amianto che si distacca è presente sia in “fibre libere” che in “particelle miste” nelle quali le fibre sono ancora parzialmente inglobate nel cemento. L’amianto finisce, generalmente, nei canali di gronda in quanto gran parte dei distacchi avviene nel corso delle precipitazioni atmosferiche a causa dell’azione meccanica delle gocce di pioggia.
44.DOSSIER AMIANTO 2011
4.2 IL MECCANISMO DELLA DISPERSIONE IN ATMOSFERALa dispersione avviene in due fasi: prima ciuffi di fibre grossolane e pesanti si staccano dalle lastre e cadono al suolo nell’intorno del manufatto, poi l’azione macinante e risollevante del traffico e degli agenti atmosferici riduce le fibre fini e respirabili e le trasporta a distanze anche grandi.Le fibre di amianto depositatesi sulla superficie del tetto sono, invece, facilmente disperse nell’aria quando il tetto è asciutto e siamo in presenza di vento.La parte che rimane nei canali di gronda non va però dimenticata in quanto diventa inevitabilmente una sorgente secondaria di fibre aerodisperse. Sulla base di quanto sopra esposto risulta che la presenza di coperture in Eternit è un problema di carattere generale, dovuto non tanto alla presenza di un singolo tetto in un determinato luogo (con le dovute eccezioni nel caso di tetti molto degradati) ma all’enorme diffusione sul territorio di questo tipo di coperture: le fibre disperse nell’aria, infatti, possono essere trasportate anche a notevole distanza dalla sorgente.
45.DOSSIER AMIANTO 2011
Piogge acide dalle combustioni: -riscaldamento-industrie -gas di scarico
Anidride carbonica CO2 (dal traffico)
Escursioni termiche
VentoGeloPioggeMuffeMicrofratture
dissoluzione superficiale
Ciuffi di fibre grossolane
Fibre
Fibre Fibre
dissoluzione molto accellerata
IL DEGRADO DELLE SUPERFICI
PIOGGIE ACIDE A MILANO (DECENNIO 1980-1990) PH=4 MOLTO ACIDA - PH=3 MOLTISSIMO ACIDA
COPERTURA
INQUINAMENTO PRIMARIO E SECONDARIO
COPERTURA
EDIFICIO
SUOLO
FIBRE GROSSOLANE FIBRE FINI E RESPIRABILI
1a fase: inquinamento primario 2a fase: inquinamento secondario trasportabile a grande distanza
4.3 COME STABILIRE UN ORDINE DI PRIORITÀ DEGLI INTERVENTI MANUTENTIVI O DI BONIFICAA causa della grande diffusione sul territorio di questi tipi di coperture è necessario stabilire un ordi-ne di priorità degli interventi manutentivi o di bonifica. Per stimare la possibilità di dispersione delle fibre di amianto nell’aria e stabilire questo ordine di priorità sono stati proposti, da vari autori, nume-rosi algoritmi di calcolo che hanno lo scopo di trasformare un esame di tipo qualitativo e soggettivo, in un giudizio quantitativo e oggettivo. In generale questi metodi forniscono un elenco di parametri da esaminare uno per uno, attribuendo loro un punteggio sulla base della possibile casistica (diver-sa per ogni parametro). Tutti i metodi giungono, infine, ad una valutazione “numerica” del manufatto mediante un semplice algoritmo in cui i valori dei vari parametri sono variamente combinati fra di loro. Il numero caratterizzante il manufatto può consentire la decisione finale e cioè, ad esempio, la scelta tra lasciarlo stare, confinarlo o rimuoverlo. Questi metodi sono semplici e rapidi da applicare.
Più discutibile è il tentativo di sostituire con questo tipo di valutazione la misura diretta della con-centrazione di fibre di amianto nell’ambiente: quest’ultima grandezza è, infatti, quella che conta per la valutazione del rischio, ma la sua misura richiede un’indagine con strumentazioni e per-sonale specializzato. In alcuni casi si è trovata una buona correlazione tra la concentrazione di fibre nell’aria e gli indici numerici di valutazione dei manufatti; i due criteri potrebbero, pertanto, risultare equivalenti. Si ha, tuttavia, una marcata influenza delle condizioni microclimatiche e della ventilazione (in particolare dell’umidità relativa e della velocità dell’aria) sulle concentrazioni di fibre aerodisperse determinate sperimentalmente. Generalmente i problemi che derivano dal degrado delle coperture in cemento-amianto sono di due tipi:
la copertura può non assolvere più alle sue funzioni di protezione dell’edificio dagli agenti atmo- sferici (indipendentemente dalla presenza o meno dell’amianto); le fibre di amianto possono affiorare in superficie e staccarsi dal manufatto disperdendosi nell’aria (problema specifico delle coperture in cemento-amianto).
Nel caso dei tetti in cemento-amianto le due problematiche sono strettamente connesse. Ad esem-pio le infiltrazioni di acqua sono in grado di asportare meccanicamente le fibre che possono essere disperse anche in zone lontane dal tetto.Alcuni parametri, determinabili con il semplice esame visivo del manufatto sono riportati nel Decreto 6 Settembre 1994; a titolo esemplificativo si riportano qui di seguito alcuni fattori che generalmente devono essere presi in considerazione quando si vuole valutare lo stato di conser-vazione di un tetto e la possibilità di aerodispersione delle fibre:
presenza di rotture con asportazione del materiale; struttura di appoggio e di ancoraggio della copertura; infiltrazioni d’acqua nel sottotetto; friabilità del manufatto; stato della superficie ed eventuale affioramento di fibre; presenza di sfaldamenti, crepe e rotture; presenza di materiale friabile e/o polverulento in corrispondenza di scoli d’acqua, canali di gronda, ecc.; presenza di stalattiti fibrose in corrispondenza dei punti di gocciolamento; accessibilità da parte dei fruitori abituali dell’edificio; presenza di impianti o altre installazioni ancorati direttamente nel cemento-amianto.
46.DOSSIER AMIANTO 2011
5. LE REGIONI ALLA SFIDA DELL’AMIANTO
5.1 I CENSIMENTI DELL’AMIANTO NASCOSTO E UBIQUITARIOIn Italia, secondo le stime di Cnr e Ispesl, ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale, ma siamo ancora lontani dall’avere dati certi e dettagliati su quanto ancora se ne nasconde all’interno di siti industriali, edifici pubblici o privati, cave, reti idriche, ecc.
La mappatura dell’amianto sul territorio nazionale, oltre ad essere prevista dai Piani regionali, è stata programmata e finanziata anche dal Dm 101 del 18 marzo 2003 - “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto ai sensi dell’articolo 20 della Legge 23 marzo 2001, n. 93”. Il provvedimento stabilisce che le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano debbano effettuare la mappatura dell’amianto e comunicare i dati al Ministero che, a fronte di un finanziamento di quasi 9 milioni di euro, provvede alla redazione di una banca dati nazionale per individuare gli interventi più urgenti di bonifica. Secondo quanto riportato nella “Relazione sull’attività svolta nell’anno 2009” curata dalla Direzione generale per la qualità della vita del Ministero dell’ambiente, del territorio e del mare, al 31 dicembre 2009 mancavano ancora i dati relativi a Calabria, Sicilia, Trentino e Valle D’Aosta. Pertanto ad oggi il database nazionale comprende i dati di 16 Regioni “ancorché in alcuni casi parziali” come si legge nella nota ministeriale.
Anche il quadro ottenuto attraverso il nostro questionario lo conferma: il censimento è ancora in corso nel Lazio, in Lombardia, in Sicilia (di cui non sono disponibili nemmeno i dati parziali), nella Provincia Autonoma di Trento, in Toscana, in Sardegna ed in Liguria. Per la Campania, anche se concluso, non sono stati indicati i risultati.
Sommando le informazioni, seppur parziali, forniteci dalle Regioni, ad oggi in Italia:
ci sono 29.528 edifici pubblici (di cui oltre 12mila in Piemonte) e 45.999 edifici privati censiti con presenza di amianto in forma friabile o compatta;il totale dei metri quadrati di strutture in cemento amianto, stando ai dati relativi alle sole 11 regioni che li hanno inviati (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia,Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria), è di oltre 100 milioni circa di metri quadrati, di cui l’81% deriva dai censimenti fatti nella sola Lombardia;a questi si aggiungono 650mila metri cubi circa di amianto friabile o compatto di altro tipo censiti in Basilicata, Abruzzo e Liguria;in tre regioni la contaminazione da amianto riguarda anche le aree di cava, in particolare ne sono state individuate 10 in Toscana, 20 in Emilia Romagna e 31 in Piemonte, di cui 3 in attività.
47.DOSSIER AMIANTO 2011
I CENSIMENTI REGIONALI DELLE STRUTTURE CONTENENTI AMIANTO:
REGIONE (STATO CENSIMENTO)
EDIFICI PUBBLICI EDIFICI PRIVATI ALTRI SITI CONTAMINATI CENSITI
MATERIALE CONTAMINATO DA AMIANTO
Abruzzo (completato) 1.900 n.d. Aziende agricole, opifici, rete idrica, parco veicolare
7.773.553 mq24.127 mc179.591 kg
Basilicata (completato) 199 165 400.000 mq di coperture e 20.800 mc di amianto friabile
Campania (completato) - - - -
Emilia Romagna (completato)
1.020 - 20 aree di cava, 158 tra siti ed impianti industriali
-
Friuli Venezia Giulia (completato)
- - 597 1.064.000 mq (nel 2006)
Lazio (in corso) 1.175 - - 2.907 t
Liguria (in corso) 39.500 notifiche di siti o strutture
600.000 mc amianto friabile50.000 t amianto compatto
Lombardia(in corso)(**)
9.940 (**) 45.772 (**) 2.247 siti con amianto friabile (**)
2.700.000 mc (pari a 81 mln di mq)
Molise (completato) 594 58 - 521.005 mq
P.A. Trento (in corso) - - - -
Piemonte (completato) 12.386 120 siti con presenza di polverino, 31 aree di cava
1.000.000 mq (dato riferito solo alle coperture presenti a Casale Monferrato)
Puglia (completato) 2.751 (totale siti e strutture contaminate) 1.140.000 mq
Sardegna (in corso) 1.085 - - 12.395.301 mq
Sicilia (in corso) - - - -
Toscana (completato) 1.145 10 aree di cava 632.051 mq
Umbria (completato) 84 104 - 268.544 mq
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forniti da Regioni e Province autonome (aprile 2010)
(**): Relazione PRAL anni 2009/2010 di marzo 2011
Si tratta, tuttavia, ancora di numeri molto sottostimati a causa della mancanza di un censimento completo ed adeguato che fino ad oggi è stato svolto solo da Lombardia e Piemonte (anche se tutt’ora in corso). Infatti oggi i dati sono ottenuti per la gran parte tramite segnalazioni volontarie o di auto notifica, quindi parziali e spesso inferiori alle quantità reali presenti sul territorio.
48.DOSSIER AMIANTO 2011
In Abruzzo ancora non si ha il dato sugli edifici privati ma si stima che nei soli edifici pubblici l’amianto coinvolga 1.900 strutture per un totale di oltre 300mila metri quadri di materiale contenete amianto. Inoltre la Regione ha fatto un censimento anche di strutture agricole, gli opifici, la rete idrica ed altri settori stimando ulteriori 7,5 milioni di metri quadri circa, 24mila metri cubi nella sola rete idrica e 179 tonnellate provenienti dal parco auto.
La Basilicata invece ha completato la conta dei materiali contaminati da amianto presenti sul ter-ritorio regionale censendo 199 edifici pubblici e 165 privati, 5.800 metri cubi di amianto sono stati individuati in discariche abusive presenti sul territorio oltre ad ulteriori 5mila metri cubi presenti in un altro sito. Inoltre sono stati censiti 400mila metri quadrati di coperture e oltre 600mila metri cubi di amianto friabile.
In Emilia Romagna oltre ai mille edifici pubblici, si sono individuati 100 impianti industriali attivi o dismessi ed ulteriori 58 siti di altro tipo.
In Friuli Venezia Giulia il dato risale al 2006 con 1milione circa di metri quadrati di coperture in cemento amianto e quasi 600 siti con presenza di amianto.
Il Lazio ad oggi dichiara di avere sul proprio territorio 1.175 edifici pubblici contenenti amianto per un totale di 2.907 tonnellate, ma al tempo stesso indica che sono dati parziali basati su autonotifica. Per il censimento delle coperture in Eternit sta avviando invece una campagna di telerilevamento con il Cnr, ma ancora non sono disponibili i dati.
Anche in Liguria il censimento avviene attraverso schede di autonotifica ed è tuttora in corso sia per gli edifici pubblici che privati. Ad oggi le notifiche sono 7.500 per un totale di 600mila metri cubi di amianto friabile e 32mila segnalazioni per 500mila tonnellate di amianto compatto.
La Lombardia ad oggi (Relazione PRAL anni 2009/2010, di marzo 2011) ha censito 2,7 milioni di metri cubi di amianto dislocati in 9.940 edifici pubblici, 45mila edifici privati ed oltre duemila siti con amianto friabile.
In Molise sono stati censiti 594 edifici pubblici e 58 privati per un totale di 520mila metri quadrati.
La Provincia Autonoma di Trento prevede di concludere il censimento delle coperture nel maggio 2010 ma si stimano già tra i 6 e gli 8mila siti interessati. Tutti i dati ottenuti saranno inseriti e con-sultabili attraverso un Sistema Informativo Territoriale.
Il Piemonte è, insieme alla Lombardia, la Regione che ha fatto il censimento più accurato, in ragio-ne della forte contaminazione legata al sito industriale di Casale Monferrato, inserito nel Program-ma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente, che comprende un territorio di 48 comuni, 45 dei quali in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli ed uno in provincia di Asti, per una superficie totale di 74mila ettari. I dati completi si hanno sugli edifici pubblici che comprendono 4.413 edifici scolastici e 7.973 strutture di altro tipo (ospedali, strutture comunali, ecc). Sono stati individuati inoltre 120 siti in cui è presente il polverino (amianto in forma friabile proveniente preva-lentemente dagli scarti della lavorazione industriale dello stabilimento Eternit) e 1milione di metri quadrati di coperture in cemento amianto solo a Casale Monferrato.
In Puglia i siti in cui è presente amianto sono 2.751 per un totale di 1,14milioni di metri quadri.
In Sardegna invece il materiale contenente amianto sale a 12,4milioni di metri quadrati, cifre basate su stime, dislocate in oltre mille edifici.
La Toscana ad oggi ha disponibili solo i dati relativi agli edifici pubblici, 1.145 per 630mila metri quadri, mentre deve ancora avviare un censimento di quelli privati.
In Umbria il problema riguarda 84 edifici pubblici e 104 privati (anche in questo caso il censimento è basato su segnalazioni volontarie e quindi non completo) per un totale di oltre 270mila metri quadrati.
49.DOSSIER AMIANTO 2011
5.2 CASI PARTICOLARI
5.2.1 LOMBARDIAIl Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL), elaborato a seguito dell’art. 3 della l.r. n. 17 del 29 settembre 2003, è stato approvato con d.g.r. VIII/1526 del 22.12.05 e pubblicato sul BURL n. 3 - 2° supplemento straordinario del 17 gennaio 2006: con il presente la regione si propone di risolvere il “problema amianto” entro il 2016.I siti contenenti amianto sono censiti attraverso autonotifica volontaria mediante il modulo NA/1 e, in alcune aree, attraverso telerilevamento delle coperture in Eternit.Al 31.01.2011 sono stati censiti 55.712 siti/strutture private e pubbliche, con presenza di amianto, di cui 2.247 in matrice friabile. Rispetto al valore rilevato al 29.02.08, pari a 10.895 (Relazione al Consiglio Regionale anno 2008), sono stati censiti ulteriori 44.817 siti. Il dato testimonia un’inten-sa partecipazione alle attività di invio e registrazione delle relative comunicazioni da parte sia dei cittadini/proprietari di immobili con presenza d’amianto, sia degli Enti locali e delle ASL lombarde. L’incremento dell’attività del censimento, sul periodo gennaio 2009 - gennaio 2011, distinto in siti privati e pubblici, è rappresentato in tabella 1.
Alla presenza di 55.712 siti/strutture private e pubbliche, censiti al 31.01.2011, corrisponde un volume pari a 1.197.733 m3 di materiale contenete amianto. La ripartizione per ASL dei siti privati e pubblici censiti è riportata in tabella 2.
STRUTTURE CENSITE
PRIVATE PUBBLICHE TOTALE
gennaio 2009 22.761 3.894 26.655
gennaio 2010 37.106 6.898 44.004
gennaio 2011 45.772 9.940 55.712
50.DOSSIER AMIANTO 2011
TABELLA 1: STRUTTURE CENSITE
TABELLA 2: RIPARTIZIONE PER ASL DEI SITI CONTENENTI AMIANTO (AGG. 31/01/2011)
TABELLA 3: STATO DELLA BONIFICA DEI SITI CENSITI
In tabella stride il dato relativo alle notifiche di strutture private nel Comune di Milano: solo 382 segnalazioni a fronte delle 3.469 di siti pubblici!
Rilevante l’attività di bonifica: sul totale di 55.712 siti censiti, nel biennio 2009-2010, sono bonificati o in fase di bonifica 23.746 siti.
STATO DELLE BONIFICHE DEI SITI CENSITI
BONIFICATO IN FASE BONIFICA NON BONIFICATO TOTALE
Gennaio 2009 5.017 4.573 17.065 26.655
Gennaio 2010 7.377 8.566 28.061 44.004
Gennaio 2011 11.125 12.621 31.966 55.712
51.DOSSIER AMIANTO 2011
STRUTTURE CENSITE
PRIVATE PUBBLICHE TOTALE
ASL Milano 382 3.469 3.851
ASL Milano 2 (Melegnano) 1.501 79 1.580
ASL Varese 4.223 1.047 5.270
ASL Sondrio 760 46 806
ASL Lecco 600 46 646
ASL Lodi 1.534 290 1.824
ASL Pavia 1.753 54 1.807
ASL Valcamonica Sebino 357 23 380
ASL Monza e Brianza 889 104 993
ASL Milano 1 (Legnano) 9.538 441 9.979
ASL Como 3.575 170 3.745
ASL Cremona 4.724 241 4.965
ASL Brescia 5.814 708 6.522
ASL Bergamo 2.110 870 2.980
ASL Mantova 8.012 2.352 10.364
Regione Lombardia 45.772 9.940 55.712
A supporto del censimento dei siti con presenza di amianto, ARPA Lombardia, su incarico della Regione, ha realizzato la mappatura delle coperture di cemento amianto delle aree riportate nella figura seguente e corrispondenti a 2062 Kmq.
Tale rilevamento è stato realizzato tramite aerofotogrammetria con tecnologia MIVIS (Multispectral Infrared and Visibile Imaging Spectrometer) che permette il riconoscimento delle coperture in cemento amianto da altri tipi di materiali. Da evidenziare che il volo aereo è stato effettuato nel luglio-agosto 2007 e pertanto la mappatura ha rilevato e mappato le coperture in cemento amianto presenti a quella data. Le aree interessate sono il bacino dell’Olona con chiusura a nord di Milano (653 kmq), il corridoio autostradale A4 nella tratta Milano-Bergamo-Brescia (1.202 kmq), la Valcamonica (144 kmq) e la Val Trompia (63 kmq). La Città di Milano è stata ricompresa in quanto già oggetto di una mappatura delle coperture in cemento-amianto, effettuata con la medesima tecnologia, nell’anno 2000. La scelta delle aree è stata rivolta verso ambiti caratterizzati da una alta densità di territorio antro-pizzato, ed in particolare da insediamenti industriali di vecchia data, antecedenti cioè al 1992, anno di introduzione del divieto di utilizzo delle coperture in cemento-amianto a seguito della L.257/92. Di seguito sono riportate le risultanze della mappatura
52.DOSSIER AMIANTO 2011
OLONA
MAPPATURA DELLE COPERTURE DI CEMENTO AMIANTO
VALTROMPIA VALCAMONICA A4 BERGAMO - BRESCIA
AREA SUPERFICIE TOTALE [Kmq]
SUPERFICIE AREE URB. [Kmq]
SUPERFICIE AREE URB. COMM/IND [Kmq]
NUMEROPOLIGONI
SUPERFICIE RILEVATA CEMENTO AMIANTO [mq]
SUPERFICIE RILEVATA CEMENTO AMIANTO [Kmq]
VOLUME AMIANTO STIMATO [mc]
VALTROMPIA 63 17 6 525 423.650 0,42 14.122
VALCAMONICA 144 25 9 733 564.638 0,56 18.821
OLONA 653 323 92 10.445 8.189.591 8,19 272.986
A4 MI-BG-BS 1.202 386 138 13.258 13.868.186 13,87 462.273
TOTALE 2.062 751 245 24.961 23.046.065 23,05 768.202
Da rilevare che il PRAL aveva stimato una superficie di coperture in cemento amianto pari a 22,6 Kmq e corrispondente a circa 800.000 mc sul territorio regionale: tali quantitativi sono già presenti nelle aree tele rilevate e corrispondenti a circa 2000 kmq. Facendo elaborazioni statistiche su i dati raccolti, si stima sul territorio lombardo una superficie di coperture in cemento amianto pari a circa 81/85 Kmq, corrispondenti ad un volume atteso pari a 2.700.000/2.800.000 mc.
L’affidabilità statistica di tale tipo di estrapolazioni è funzione di diversi fattori, ad esempio la rappre-sentatività dei comuni mappati rispetto al totale dei comuni lombardi: a questo proposito si osserva che le aree agricole sono poco rappresentate nelle aree investigate, ma è noto che nei territori agricoli gli edifici rurali con coperture in Eternit sono piuttosto diffuse.
Si ricorda nuovamente che le stime volumetriche, poiché basate sul coefficiente di conversione fra superficie e volume delle singole lastre (pari a 30 mq = 1mc), sono sicuramente sottostimate poiché non viene considerata la reale geometria di posa (su angoli a inclinazione differente o su volte a botte, ecc.).
Per i Comuni interessati dalle riprese MIVIS, si riportano le sintesi della mappatura delle coperture in cemento-amianto, in particolare:
La superficie comunale totale. La superficie comunale telerilevata e quindi mappata (in termini assoluti e percentuali). La superficie delle aree urbanizzate (totali e solo di tipo industriale-commerciale), solo per la quota parte del territorio comunale mappato.
Per quanto riguarda i risultati della mappatura si riporta per ogni Comune:
Il numero di edifici con copertura di cemento-amianto individuati. La superficie planimetrica totale mappata. l volume stimato minimo di cemento-amianto.
53.DOSSIER AMIANTO 2011
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
ADRO 14.299.408 14.299.408 100,0 2.889.680 854.677 74 102.010 3.400
AGRATE BRIANZA 11.253.941 11.253.941 100,0 4.965.400 2.363.924 152 137.981 4.599
AICURZIO 2.464.713 451.301 18,3 61.281 33.373 8 9.325 311
ALBANO SANT`ALESSANDRO 5.348.647 5.348.647 100,0 2.093.793 831.137 146 132.773 4.426
ALBIZZATE 3.815.580 3.671.271 96,2 2.255.843 545.375 70 41.778 1.393
ALZANO LOMBARDO 13.605.552 495.261 3,6 350.858 75.581 26 10.630 354
ANGOLO TERME 30.532.150 5.197.173 17,0 432.692 45.821 5 1.251 42
ARCENE 4.416.169 3.500.325 79,3 1.271.197 145.010 47 34.393 1.146
ARCISATE 12.061.243 120.570 1,0 2.580 0 0 0 0
ARCORE 9.380.668 122.110 1,3 20.843 42 0 0 0
ARESE 6.570.123 6.570.123 100,0 4.499.762 1.471.791 74 125.736 4.191
ARTOGNE 20.926.103 3.895.238 18,6 854.091 276.167 17 13.899 463
AZZANO MELLA 10.494.559 1.661.189 15,8 47.853 18.693 5 5.504 183
AZZANO SAN PAOLO 4.252.109 4.252.109 100,0 2.142.773 854.633 82 89.750 2.992
AZZATE 4.626.512 3.776.821 81,6 1.688.713 151.637 19 13.243 441
BAGNATICA 6.388.771 6.388.771 100,0 1.849.141 989.346 44 48.376 1.613
BARLASSINA 2.748.207 2.460.736 89,5 1.586.018 373.475 70 50.385 1.679
BASIANO 4.584.211 4.584.211 100,0 1.477.464 818.418 29 51.120 1.704
BELLINZAGO LOMBARDO 4.550.232 4.550.232 100,0 866.787 211.942 31 21.865 729
BELLUSCO 6.596.132 6.596.132 100,0 1.906.080 677.309 65 123.144 4.105
BERGAMO 40.337.866 40.253.568 99,8 21.286.361 6.451.300 478 360.632 12.021
BERLINGO 4.598.268 3.738.176 81,3 777.893 228.989 53 39.724 1.324
BERNAREGGIO 5.888.592 30.945 0,5 24.536 24.536 5 4.717 157
BERZO INFERIORE 21.990.275 4.322.410 19,7 726.285 358.140 33 43.921 1.464
BESNATE 7.704.317 4.884.770 63,4 2.352.590 693.324 47 40.081 1.336
BIENNO 30.609.544 3.735.657 12,2 709.856 169.408 18 10.272 342
BINAGO 6.937.075 40.254 0,6 6.119 5.765 0 0 0
BOLGARE 8.594.928 8.594.928 100,0 1.896.336 827.149 160 141.573 4.719
BOLLATE 15.893.547 15.653.906 98,5 7.706.131 2.684.128 214 173.282 5.776
BOLTIERE 4.138.056 4.138.055 100,0 1.332.053 340.167 46 49.263 1.642
BONATE SOPRA 6.046.977 5.180.453 85,7 1.738.820 313.191 70 34.104 1.137
BONATE SOTTO 6.340.292 6.340.291 100,0 1.387.880 278.251 55 20.541 685
BORGOSATOLLO 8.375.250 8.375.250 100,0 2.405.529 892.286 78 80.958 2.699
BORNO 30.559.438 4.933.833 16,1 1.108.651 88.135 19 3.763 125
BOTTANUCO 5.814.269 5.814.269 100,0 1.650.594 564.369 92 63.639 2.121
BOTTICINO 18.560.474 3.880.195 20,9 834.401 65.995 4 2.135 71
54.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
BOVEZZO 6.407.760 2.508.440 39,1 1.349.599 289.334 14 5.631 188
BOVISIO MASCIAGO 5.003.658 4.173.784 83,4 3.069.326 696.193 173 111.091 3.703
BRAONE 13.314.576 1.714.316 12,9 301.863 137.172 7 7.722 257
BREGNANO 6.249.793 158.308 2,5 0 0 0 0 0
BREMBATE 5.615.200 5.615.200 100,0 2.217.509 678.630 74 38.906 1.297
BREMBATE DI SOPRA 4.389.654 60.098 1,4 53.209 9.171 0 0 0
BRENO 59.829.388 11.172.337 18,7 1.337.540 370.528 52 29.041 968
BRESCIA 90.517.916 88.980.073 98,3 45.079.631 15.373.007 1057 1.226.133 40.871
BRUGHERIO 10.276.657 7.538.454 73,4 4.542.304 1.426.258 139 127.353 4.245
BRUNELLO 1.671.903 1.616.112 96,7 762.855 377.199 25 29.343 978
BRUSAPORTO 5.043.982 5.043.983 100,0 1.308.932 289.348 32 19.109 637
BUGUGGIATE 2.625.908 2.625.908 100,0 1.564.848 236.083 6 6.002 200
BURAGO DI MOLGORA 3.450.563 3.450.563 100,0 1.438.902 540.319 44 68.376 2.279
BUSNAGO 5.864.151 5.864.152 100,0 1.647.647 456.685 74 84.334 2.811
BUSSERO 4.563.817 4.563.817 100,0 1.436.091 303.053 44 44.630 1.488
BUSTO ARSIZIO 30.545.360 24.133.456 79,0 16.717.734 3.488.401 609 333.588 11.120
BUSTO GAROLFO 12.281.634 6.169.601 50,2 3.127.068 650.159 180 93.701 3.123
CAIRATE 11.339.569 11.339.569 100,0 2.994.828 936.909 140 93.034 3.101
CALCINATE 15.169.390 15.150.849 99,9 2.700.272 1.315.037 140 146.166 4.872
CAMBIAGO 7.325.016 7.325.016 100,0 1.838.500 1.228.518 57 126.428 4.214
CANEGRATE 5.526.949 5.526.949 100,0 2.883.057 636.608 106 68.435 2.281
CANONICA D`ADDA 3.115.761 3.115.760 100,0 1.022.784 333.487 63 52.024 1.734
CANTELLO 9.171.403 773.813 8,4 18.598 477 0 0 0
CAPO DI PONTE 18.599.204 6.491.603 34,9 756.412 229.605 19 8.803 293
CAPONAGO 5.044.577 5.044.577 100,0 1.553.866 791.065 41 38.914 1.297
CAPRIANO DEL COLLE 14.021.220 388.534 2,8 261.422 251.742 14 55.884 1.863
CAPRIATE SAN GERVASO 5.985.550 5.985.550 100,0 2.398.043 561.427 50 17.139 571
CAPRIOLO 10.803.898 10.803.899 100,0 2.845.992 765.344 102 92.168 3.072
CARBONATE 5.135.007 3.296.619 64,2 1.232.129 391.662 43 40.766 1.359
CARDANO AL CAMPO 9.419.944 3.585.848 38,1 3.219.860 755.247 150 80.994 2.700
CARNAGO 6.238.725 6.238.724 100,0 2.118.322 289.612 92 43.724 1.457
CAROBBIO DEGLI ANGELI 6.810.710 6.810.711 100,0 1.710.501 614.851 74 65.251 2.175
CARONNO PERTUSELLA 8.672.149 8.672.149 100,0 4.380.909 1.836.879 183 136.868 4.562
CARONNO VARESINO 5.669.013 5.669.013 100,0 1.816.759 164.548 55 22.086 736
CARUGATE 5.365.052 5.365.051 100,0 2.856.118 1.005.746 68 74.575 2.486
CASCIAGO 4.018.925 1.847.108 46,0 844.380 25.171 11 4.070 136
CASORATE SEMPIONE 6.967.164 28.465 0,4 405 405 0 0 0
CASSANO D`ADDA 18.258.581 11.522.151 63,1 3.439.814 822.008 68 100.284 3.343
CASSANO MAGNAGO 12.275.271 12.275.271 100,0 6.456.669 1.632.122 277 166.263 5.542
CASSINA DE PECCHI 7.067.796 7.067.796 100,0 2.940.875 891.052 55 66.447 2.215
CASTEGNATO 9.236.697 9.236.698 100,0 2.811.076 1.446.214 142 236.043 7.868
CASTEL MELLA 7.512.431 7.489.777 99,7 2.347.132 848.305 70 124.647 4.155
CASTELLANZA 6.878.117 6.878.117 100,0 4.987.770 1.919.330 168 116.580 3.886
CASTELLI CALEPIO 9.846.639 9.846.639 100,0 3.611.882 1.431.248 175 187.791 6.260
CASTELSEPRIO 3.997.052 3.997.052 100,0 803.269 253.914 42 27.781 926
CASTENEDOLO 26.282.845 4.635.874 17,6 726.319 398.908 53 64.599 2.153
CASTIGLIONE OLONA 7.115.565 7.115.565 100,0 2.976.897 773.982 95 77.447 2.582
CASTREZZATO 13.689.765 5.748.013 42,0 1.141.295 280.030 63 37.400 1.247
CASTRONNO 3.719.757 3.719.757 100,0 2.045.829 440.752 36 24.972 832
CAVARIA CON PREMEZZO 3.313.480 3.313.480 100,0 1.821.647 604.494 91 67.471 2.249
CAVENAGO DI BRIANZA 4.407.496 4.407.496 100,0 1.611.164 680.853 51 62.332 2.078
CAVERNAGO 7.746.959 7.403.947 95,6 861.357 262.634 34 36.255 1.209
CAZZAGO SAN MARTINO 22.084.204 22.084.205 100,0 4.412.782 1.405.195 171 168.983 5.633
CEDEGOLO 11.101.489 2.928.895 26,4 138.923 57.865 2 3.149 105
CELLATICA 6.572.741 6.561.685 99,8 1.876.432 656.798 65 73.685 2.456
CENATE SOPRA 6.992.931 728.946 10,4 260.386 66.603 3 1.477 49
CENATE SOTTO 4.644.587 4.644.587 100,0 1.144.853 351.652 29 27.442 915
CERIANO LAGHETTO 7.094.355 7.094.355 100,0 2.439.146 1.068.844 89 81.283 2.709
CERNUSCO SUL NAVIGLIO 13.307.788 13.292.354 99,9 6.857.105 2.257.591 229 248.186 8.273
CERRO MAGGIORE 10.193.505 10.193.505 100,0 4.162.824 1.141.777 112 118.056 3.935
CERVENO 21.528.044 3.176.082 14,8 275.761 118.487 5 705 24
55.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
56.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
CESANO MADERNO 11.443.098 8.281.413 72,4 5.790.952 1.344.256 272 159.406 5.314
CESATE 5.707.032 5.707.032 100,0 2.051.177 208.169 39 14.624 487
CETO 32.321.674 4.203.197 13,0 734.918 265.827 20 12.213 407
CHIARI 37.987.778 21.164.704 55,7 4.851.913 1.448.180 188 111.507 3.717
CHIGNOLO D`ISOLA 5.425.115 4.819.777 88,8 1.166.075 554.616 35 37.515 1.251
CHIUDUNO 6.814.936 6.814.936 100,0 1.817.791 599.478 97 90.600 3.020
CIMBERGO 24.735.101 2.392.227 9,7 154.268 2.664 0 0 0
CISERANO 5.295.325 5.295.325 100,0 1.777.964 1.001.573 85 145.481 4.849
CISLAGO 10.906.695 10.457.532 95,9 2.462.464 543.938 83 41.482 1.383
CIVIDATE AL PIANO 9.946.523 11.245 0,1 0 0 0 0 0
CIVIDATE CAMUNO 3.292.652 3.292.652 100,0 1.070.604 557.249 41 30.070 1.002
COCCAGLIO 11.998.889 11.998.889 100,0 2.687.759 972.103 121 149.707 4.990
COGLIATE 7.025.102 7.025.101 100,0 2.270.538 341.429 90 52.093 1.736
COLLEBEATO 5.359.524 5.183.740 96,7 1.061.491 39.939 43 59.016 1.967
COLOGNE 13.888.605 13.888.605 100,0 2.804.488 921.445 123 131.668 4.389
COLOGNO MONZESE 8.471.237 1.025.433 12,1 199.161 81.050 6 11.642 388
COMUN NUOVO 6.719.302 6.719.302 100,0 1.354.983 634.348 38 37.209 1.240
CONCESIO 19.122.968 9.199.803 48,1 3.287.016 667.170 62 36.222 1.207
CONCOREZZO 8.434.003 8.423.235 99,9 3.705.462 1.448.907 178 119.446 3.982
CORMANO 4.449.237 2.399.017 53,9 1.260.632 460.449 50 33.107 1.104
CORNAREDO 11.070.119 4.486.751 40,5 2.049.239 499.868 52 34.220 1.141
CORNATE D`ADDA 14.138.845 11.374.184 80,4 2.534.288 614.717 112 115.494 3.850
CORTE FRANCA 14.012.955 14.012.955 100,0 3.583.143 1.119.118 62 102.916 3.431
COSTA DI MEZZATE 5.245.840 5.245.840 100,0 1.117.820 384.843 56 54.698 1.823
COSTA VOLPINO 19.718.715 8.858.441 44,9 2.464.809 858.393 95 108.808 3.627
CREDARO 3.465.418 3.465.418 100,0 856.093 247.917 40 31.641 1.055
CURNO 4.590.809 4.590.810 100,0 2.614.280 1.437.904 57 86.513 2.884
CUSANO MILANINO 3.079.715 621.270 20,2 600.979 353.527 30 41.069 1.369
DAIRAGO 6.211.230 2.860.746 46,1 1.218.143 187.992 99 48.563 1.619
DALMINE 11.960.948 11.960.948 100,0 7.587.289 3.553.690 184 112.168 3.739
DARFO BOARIO TERME 36.248.300 18.967.767 52,3 4.039.241 1.301.663 136 57.101 1.903
DAVERIO 4.056.148 8.373 0,2 954 0 0 0 0
ERBUSCO 16.214.082 16.214.082 100,0 3.704.333 1.239.389 120 132.095 4.403
ESINE 31.054.587 9.474.728 30,5 1.584.416 581.071 53 40.457 1.349
FAGNANO OLONA 8.922.516 8.922.516 100,0 3.836.295 1.102.366 191 92.196 3.073
FARA GERA D`ADDA 10.865.443 9.471.020 87,2 2.023.291 520.274 73 48.201 1.607
FILAGO 5.443.018 5.443.017 100,0 1.969.249 1.203.007 69 66.502 2.217
FLERO 9.869.982 8.272.767 83,8 3.219.206 1.617.047 172 251.486 8.383
FORESTO SPARSO 7.890.525 623.484 7,9 20.873 8.446 0 0 0
GALLARATE 20.977.879 19.748.186 94,1 13.858.642 3.964.597 481 232.345 7.745
GALLIATE LOMBARDO 3.743.173 349.304 9,3 1.409 0 0 0 0
GANDOSSO 3.114.464 3.114.463 100,0 390.282 30.068 5 3.057 102
GARBAGNATE MILANESE 8.895.390 8.895.389 100,0 5.060.587 1.546.457 130 169.611 5.654
GARDONE VALTROMPIA 26.578.610 8.497.730 32,0 1.921.562 486.685 81 65.325 2.177
GAZZADA SCHIANNO 4.804.073 4.804.074 100,0 2.133.760 744.349 40 48.184 1.606
GERENZANO 9.872.748 9.872.748 100,0 2.480.579 776.542 57 63.434 2.114
GESSATE 7.782.085 7.782.085 100,0 1.751.760 651.431 37 38.865 1.295
GHEDI 60.720.594 147.568 0,2 13.116 11.259 1 1.113 37
GHISALBA 10.579.101 883.158 8,3 66.647 62.335 1 8.440 281
GIANICO 13.230.693 3.250.050 24,6 661.273 328.174 10 35.197 1.173
GORGONZOLA 10.651.662 10.651.662 100,0 3.462.627 1.019.199 88 79.434 2.648
GORLA MAGGIORE 5.407.516 5.407.516 100,0 1.735.329 378.715 54 47.255 1.575
GORLA MINORE 7.797.882 7.797.882 100,0 2.860.896 1.072.710 92 142.954 4.765
GORLAGO 5.726.581 5.726.581 100,0 1.792.872 640.046 70 54.073 1.802
GORLE 2.452.887 2.452.887 100,0 1.630.759 661.948 88 86.791 2.893
GORNATE OLONA 4.624.895 4.624.895 100,0 1.361.674 333.948 31 22.513 750
GRASSOBBIO 8.539.394 8.539.393 100,0 3.020.209 2.058.846 75 72.336 2.411
GREZZAGO 2.425.937 2.425.937 100,0 676.089 227.653 14 23.067 769
GRUMELLO DEL MONTE 10.099.796 10.099.796 100,0 2.714.924 1.054.926 145 178.100 5.937
GUSSAGO 25.049.291 16.295.666 65,1 4.727.873 1.480.611 122 179.277 5.976
INDUNO OLONA 12.383.764 3.671.274 29,6 1.975.518 487.573 71 56.705 1.890
57.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
INZAGO 12.143.396 12.143.397 100,0 2.656.516 746.489 91 94.472 3.149
ISEO 26.603.259 4.809.449 18,1 597.156 68.562 21 11.851 395
JERAGO CON ORAGO 3.954.230 3.954.230 100,0 2.024.676 457.885 80 47.878 1.596
LAINATE 12.803.367 12.803.367 100,0 7.639.138 3.149.850 158 188.986 6.300
LALLIO 2.139.022 2.139.022 100,0 1.455.814 869.464 74 92.608 3.087
LAZZATE 5.150.600 3.404.747 66,1 1.718.630 154.220 138 46.012 1.534
LEGNANO 17.722.159 17.722.159 100,0 11.288.033 3.558.593 267 283.723 9.457
LENTATE SUL SEVESO 14.157.463 3.469.155 24,5 1.243.003 161.431 54 23.210 774
LEVATE 5.448.951 5.448.951 100,0 1.564.930 862.502 59 40.617 1.354
LIMBIATE 12.342.742 12.342.742 100,0 6.345.544 1.601.405 162 122.590 4.086
LISCATE 9.376.649 2.200.160 23,5 828.873 780.952 48 116.474 3.882
LOCATE VARESINO 5.811.460 4.429.752 76,2 1.315.393 311.756 40 47.776 1.593
LODRINO 16.465.424 6.647 0,0 0 0 0 0 0
LOGRATO 12.324.726 5.158.642 41,9 322.223 192.400 14 26.232 874
LOMAZZO 9.433.578 460.564 4,9 267.252 12.742 15 3.102 103
LONATE CEPPINO 4.830.712 4.830.712 100,0 1.566.470 393.115 61 41.806 1.394
LOSINE 6.333.942 3.408.001 53,8 142.857 3.466 0 0 0
LOVERE 6.869.057 370.512 5,4 94.831 0 2 210 7
LOZZA 1.671.802 1.671.802 100,0 516.541 228.831 10 18.255 608
LUMEZZANE 31.730.316 14.476.450 45,6 4.255.320 1.041.879 124 100.171 3.339
LURANO 4.047.951 456.974 11,3 12.027 0 0 0 0
LUVINATE 4.177.062 8.991 0,2 0 0 0 0 0
MADONE 3.052.462 3.052.463 100,0 1.343.248 682.574 53 22.401 747
MALEGNO 6.936.058 2.299.537 33,2 500.261 92.257 11 2.343 78
MALNATE 8.953.033 7.187.173 80,3 3.711.830 720.267 52 38.629 1.288
MARCHENO 22.736.418 9.430.262 41,5 1.089.759 288.120 35 32.961 1.099
MARNATE 4.847.480 4.847.480 100,0 2.481.134 715.975 89 86.164 2.872
MASATE 4.365.913 4.365.912 100,0 839.615 221.939 12 8.914 297
MEDA 8.323.137 13.464 0,2 13.464 10.268 1 98 3
MEDOLAGO 3.878.551 520.570 13,4 24.363 21.468 1 822 27
MELZO 9.617.855 7.326.967 76,2 3.819.913 1.564.960 124 127.405 4.247
MEZZAGO 3.728.729 3.728.729 100,0 963.258 293.877 33 35.231 1.174
MILANO 181.748.582 3.480.678 1,9 1.335.932 1.247.407 10 4.193 140
MISINTO 5.299.607 5.299.607 100,0 2.013.433 650.321 73 78.711 2.624
MONTELLO 1.766.079 1.766.079 100,0 1.096.833 515.765 31 15.404 513
MONTICELLI BRUSATI 10.817.474 868.131 8,0 63.865 47.450 1 4.273 142
MONTIRONE 10.532.271 757.695 7,2 94.940 66.871 8 2.469 82
MONZA 33.081.678 7.023.730 21,2 4.459.542 1.719.339 150 132.990 4.433
MORAZZONE 5.482.864 5.482.864 100,0 1.804.322 258.487 47 23.551 785
MORNICO AL SERIO 7.127.022 3.184.245 44,7 1.035.561 402.947 88 79.298 2.643
MOZZATE 10.379.834 7.600.618 73,2 2.417.395 708.566 84 71.033 2.368
MOZZO 3.716.438 3.716.438 100,0 2.080.621 397.298 41 32.949 1.098
NAVE 27.132.594 1.987.418 7,3 74.166 9.693 2 604 20
NEMBRO 15.164.344 41.003 0,3 16.736 0 1 611 20
NERVIANO 13.484.336 12.819.192 95,1 4.985.479 2.010.923 111 120.324 4.011
NIARDO 22.181.264 2.574.290 11,6 559.615 83.487 13 5.109 170
NOVA MILANESE 5.872.277 536.735 9,1 126.412 82.078 7 7.343 245
NOVATE MILANESE 5.488.114 3.463.182 63,1 2.331.822 700.619 91 52.604 1.753
OGGIONA CON SANTO
STEFANO 2.753.496 2.753.496 100,0 1.550.817 448.001 79 50.378 1.679
OLGIATE OLONA 7.095.355 7.095.355 100,0 4.756.716 1.458.428 170 124.011 4.134
OME 9.885.740 40.425 0,4 0 0 0 0 0
ONO SAN PIETRO 13.890.586 1.895.422 13,6 239.848 17.877 0 0 0
ORIGGIO 8.057.026 8.057.027 100,0 2.805.143 1.518.165 43 103.221 3.441
ORIO AL SERIO 3.075.135 3.075.135 100,0 3.059.079 2.795.620 41 35.968 1.199
ORNAGO 5.783.250 5.783.250 100,0 1.233.447 496.827 63 81.396 2.713
OSIO SOPRA 5.142.551 5.142.551 100,0 1.876.244 908.943 64 41.200 1.373
OSIO SOTTO 7.637.176 7.637.176 100,0 2.931.740 1.088.772 108 62.553 2.085
OSPITALETTO 8.583.195 8.583.195 100,0 3.608.843 1.558.404 139 137.378 4.579
OSSIMO 14.886.741 3.592.374 24,1 423.858 16.905 5 1.021 34
PADERNO DUGNANO 14.032.162 12.428.702 88,6 9.074.085 3.229.517 309 237.852 7.928
58.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
PADERNO FRANCIACORTA 5.560.867 5.560.867 100,0 1.521.598 540.250 57 91.537 3.051
PALADINA 1.974.716 4.734 0,2 0 0 0 0 0
PALAZZOLO SULL`OGLIO 23.015.117 23.015.118 100,0 6.534.318 2.042.818 285 259.620 8.654
PALOSCO 10.720.575 8.035.697 75,0 1.534.650 401.142 113 75.692 2.523
PARABIAGO 14.110.234 11.277.309 79,9 5.902.738 1.340.887 214 149.867 4.996
PARATICO 6.183.281 6.183.281 100,0 1.628.229 463.300 41 41.599 1.387
PASPARDO 11.198.892 2.878.195 25,7 155.675 9.681 2 569 19
PASSIRANO 14.207.423 14.207.423 100,0 3.410.081 1.311.839 127 170.132 5.671
PEDRENGO 3.601.044 3.601.044 100,0 1.744.334 876.307 124 119.786 3.993
PERO 5.009.502 5.000.770 99,8 3.175.962 2.028.486 134 172.994 5.766
PESSANO CON BORNAGO 6.637.073 6.637.073 100,0 2.193.427 852.116 94 117.609 3.920
PIAN CAMUNO 10.971.625 4.257.807 38,8 1.322.839 621.664 33 43.919 1.464
PIANCOGNO 13.428.126 5.936.393 44,2 1.021.858 277.498 28 14.636 488
PIOLTELLO 13.215.597 10.749.569 81,3 4.916.782 1.947.233 121 164.042 5.468
PISOGNE 49.327.361 5.987.696 12,1 1.879.520 726.610 62 37.234 1.241
POGLIANO MILANESE 4.699.778 4.625.920 98,4 2.167.883 699.303 50 44.473 1.482
POGNANO 3.262.356 3.106.316 95,2 471.708 178.467 15 27.786 926
PONCARALE 12.633.392 1.229.011 9,7 107.406 71.834 12 8.772 292
PONTE SAN PIETRO 4.525.218 1.949.783 43,1 1.419.576 405.482 44 50.136 1.671
PONTERANICA 8.427.550 4.242.530 50,3 1.536.978 104.674 36 29.281 976
PONTIROLO NUOVO 11.079.186 11.079.186 100,0 1.688.124 675.160 84 54.074 1.802
PONTOGLIO 11.107.658 7.124.690 64,1 1.771.026 445.288 115 93.525 3.118
POZZO D`ADDA 4.222.552 4.222.552 100,0 1.536.017 716.843 51 110.416 3.681
POZZUOLO MARTESANA 12.363.374 10.701.082 86,6 1.988.713 417.731 55 32.416 1.081
PREGNANA MILANESE 4.917.152 3.902.591 79,4 2.015.102 1.030.893 53 67.214 2.240
PRESEZZO 2.291.600 1.325.632 57,8 1.016.445 277.301 46 30.085 1.003
PRESTINE 16.250.060 1.672.518 10,3 84.605 20.783 2 1.241 41
PROVAGLIO D`ISEO 16.212.303 9.462.838 58,4 1.793.597 649.416 38 58.455 1.949
RANICA 4.055.253 2.840.069 70,0 1.692.823 433.778 54 36.409 1.214
RESCALDINA 8.152.092 8.152.091 100,0 3.917.818 1.243.938 128 102.359 3.412
REZZATO 18.284.074 38.899 0,2 5.921 5.810 0 0 0
RHO 22.415.989 22.415.990 100,0 11.187.786 4.679.607 181 314.391 10.480
RODANO 12.902.634 4.805.373 37,2 766.583 39.098 40 24.874 829
RODENGO - SAIANO 12.859.546 12.019.700 93,5 3.379.765 1.408.724 69 111.653 3.722
ROGNO 15.889.246 6.453.778 40,6 1.079.959 410.383 44 45.368 1.512
RONCADELLE 9.220.595 9.220.595 100,0 3.345.419 1.749.682 104 152.552 5.085
RONCELLO 3.144.850 3.144.850 100,0 757.705 246.109 27 32.143 1.071
ROVATO 26.257.351 26.257.352 100,0 5.794.917 1.791.968 123 66.585 2.219
ROVELLASCA 3.237.292 3.031.256 93,6 1.728.149 398.376 95 37.716 1.257
ROVELLO PORRO 5.783.059 5.773.404 99,8 1.778.400 311.314 69 41.836 1.395
SAMARATE 15.852.851 6.880.067 43,4 3.026.745 390.795 127 49.490 1.650
SAN GIORGIO SU LEGNANO 2.199.471 2.199.471 100,0 1.528.701 388.688 62 41.298 1.377
SAN PAOLO D`ARGON 5.255.369 5.255.368 100,0 1.938.760 782.907 102 108.259 3.609
SAN VITTORE OLONA 3.171.039 3.171.039 100,0 1.893.399 485.764 64 48.937 1.631
SAN ZENO NAVIGLIO 6.185.506 6.185.506 100,0 2.001.141 1.200.174 68 120.706 4.024
SAREZZO 17.598.545 8.619.257 49,0 2.424.236 655.911 101 91.323 3.044
SARNICO 6.431.469 2.842.611 44,2 1.174.718 119.044 20 9.805 327
SARONNO 10.885.711 10.885.711 100,0 7.264.636 2.135.262 225 229.283 7.643
SCANZOROSCIATE 10.688.566 8.532.810 79,8 2.527.256 590.445 121 73.127 2.438
SEGRATE 17.252.606 249.505 1,4 91.009 53.534 0 0 0
SELLERO 13.989.591 4.462.699 31,9 712.134 347.256 9 4.632 154
SENAGO 8.664.180 8.664.180 100,0 3.717.696 1.160.636 162 155.498 5.183
SERIATE 12.662.069 12.662.069 100,0 5.999.552 2.482.159 214 127.795 4.260
SETTALA 17.475.431 660.121 3,8 13.397 6.602 0 0 0
SETTIMO MILANESE 10.818.111 2.054.159 19,0 412.582 138.093 0 0 0
SEVESO 7.379.251 5.055.980 68,5 3.243.802 442.364 123 66.810 2.227
SOLARO 6.621.231 6.621.231 100,0 2.868.572 1.027.987 130 104.911 3.497
SOLBIATE ARNO 3.003.300 3.003.300 100,0 2.078.659 897.808 81 77.547 2.585
SOLBIATE OLONA 4.911.671 4.911.671 100,0 2.715.449 773.956 83 104.992 3.500
SORISOLE 12.397.983 576.764 4,7 303.502 78.751 16 32.912 1.097
SPIRANO 9.349.256 3.809.429 40,7 587.875 165.921 25 35.009 1.167
59.DOSSIER AMIANTO 2011
COPIA DOCUMENTO ORIGINALE
COMUNE
Sup.
Comunale
Totale (mq)
Sup.
Comunale
mappata
(mq)
Sup.
comunale
mappata
(%)
Sup. aree
urbanizzate
nell'area
mappata
(mq)
Sup aree
urbanizzate di
tipo ind.-
comm.
nell'area
mappata (mq)
N°
poligoni
cemento-
amianto
Superficie
planimetrica
cemento-
amianto (mq)
Volume
stimato
minimo di
cemento-
amianto (mc)
STEZZANO 9.385.948 9.385.947 100,0 3.078.740 1.295.084 112 91.064 3.035
SUISIO 4.722.572 4.595.783 97,3 1.155.889 408.615 62 78.144 2.605
SULBIATE 5.203.562 3.997.355 76,8 866.474 229.564 33 42.130 1.404
SUMIRAGO 11.550.401 1.720.743 14,9 263.924 38.254 11 4.446 148
TAVERNOLE SUL MELLA 19.882.006 332.557 1,7 13.489 0 1 522 17
TELGATE 8.363.480 8.363.480 100,0 2.009.953 981.137 153 174.773 5.826
TERNO D`ISOLA 4.106.799 219.678 5,3 21.556 8.488 2 1.510 50
TORBOLE CASAGLIA 13.385.187 12.647.632 94,5 2.202.289 1.002.103 91 138.046 4.602
TORRE BOLDONE 3.498.292 3.456.400 98,8 1.508.254 316.513 65 29.579 986
TORRE DE` ROVERI 2.718.056 2.718.057 100,0 712.342 200.041 33 25.375 846
TRADATE 21.344.669 12.013.801 56,3 5.782.967 1.211.055 204 139.036 4.635
TRAVAGLIATO 17.810.547 17.810.547 100,0 3.837.682 1.345.193 166 165.996 5.533
TRENZANO 20.051.256 1.102.605 5,5 30.778 8.927 7 5.080 169
TRESCORE BALNEARIO 13.461.883 6.371.444 47,3 2.298.330 403.486 55 24.573 819
TREVIGLIO 32.135.034 3.047.575 9,5 183.565 71.191 8 5.924 197
TREVIOLO 8.658.070 8.658.069 100,0 2.902.203 1.045.880 94 94.736 3.158
TREZZANO ROSA 3.441.405 3.441.405 100,0 1.230.890 517.090 45 75.531 2.518
TREZZO SULL`ADDA 12.967.555 12.967.554 100,0 3.487.798 1.571.266 89 104.135 3.471
TURATE 10.163.860 8.258.366 81,3 2.881.999 1.340.500 80 98.944 3.298
UBOLDO 10.711.717 10.711.717 100,0 2.829.101 719.098 63 60.699 2.023
URGNANO 14.611.722 11.601.855 79,4 3.165.096 1.234.435 172 182.261 6.075
VALBREMBO 3.628.791 1.369.148 37,7 478.693 150.767 21 16.513 550
VANZAGO 6.128.887 3.743.501 61,1 1.257.910 246.450 21 22.540 751
VAPRIO D`ADDA 7.136.992 7.136.993 100,0 1.832.633 345.955 47 33.318 1.111
VAREDO 4.869.216 4.029.602 82,8 2.810.234 1.114.494 152 128.350 4.278
VARESE 54.631.270 38.151.801 69,8 21.289.984 2.913.813 392 192.591 6.420
VEDANO OLONA 7.119.723 6.301.600 88,5 2.525.912 397.134 43 30.811 1.027
VENEGONO INFERIORE 5.823.848 3.938.267 67,6 2.003.946 597.240 80 50.020 1.667
VENEGONO SUPERIORE 6.856.113 3.771.507 55,0 2.228.772 246.903 57 42.554 1.418
VERDELLINO 3.833.507 3.833.508 100,0 2.528.082 1.234.294 121 180.874 6.029
VERDELLO 7.384.321 7.384.321 100,0 2.271.129 956.033 101 173.723 5.791
VIGNATE 8.669.927 8.593.532 99,1 2.110.073 963.204 69 114.056 3.802
VILLA CARCINA 14.425.766 7.277.420 50,4 2.133.646 700.259 59 49.199 1.640
VILLA CORTESE 3.539.983 3.539.983 100,0 1.657.155 353.855 73 50.480 1.683
VILLA DI SERIO 4.668.594 3.062.726 65,6 1.232.746 202.875 31 11.875 396
VILLASANTA 4.838.281 1.536.080 31,7 999.716 638.376 45 49.884 1.663
VILLONGO 5.928.650 4.933.989 83,2 1.834.530 424.002 55 53.648 1.788
VIMERCATE 20.619.911 14.130.351 68,5 5.464.152 1.448.610 152 107.202 3.573
VIMODRONE 4.804.009 423.028 8,8 161.863 138.271 18 13.749 458
ZANDOBBIO 6.524.315 5.728.240 87,8 899.511 393.023 42 34.271 1.142
ZANICA 15.087.056 15.087.056 100,0 2.694.880 1.125.422 151 101.867 3.396
5.2.2 PIEMONTEIl Piemonte è stata, nel 2001, la prima regione italiana a presentare il Piano regionale di protezione dall’amianto; ha dovuto anche affrontare l’emergenza rappresentata dalla cava di Balangero e dall’area di Casale Monferrato, sede della fabbrica Eternit che ha prodotto per molti anni le famigerate onduline contenenti amianto. Entrambi i siti fanno parte tra quelli di interesse nazionale sottoposti a bonifica urgente.Solo nell’area di Casale Monferrato, composta da 48 comuni, sono stati riscontrati 1.000.000 mq di coperture in cemento-amianto.
60.DOSSIER AMIANTO 2011
0 - 15
16 - 39
40 - 71
72 -191
192 - 683
0 - 12
13 - 31
32 - 72
73 -192
193 -793
CENSIMENTI COPERTURE
COPERTURE
Occimiano 12 10446
Odalengo Grande 5 745
Olivola 5 873
Ottiglio 15 8423
Ozzano Monferrato 6 1602
Palazzolo Vercellese 6 1900
Pomaro Monferrato 1 440
Pontestura 11 29642
Ponzano Monferrato 9 799
Rosignano Monferrato 39 8975
Sala Monferrato 7 1820
S.Giorgio Monferrato 31 247852
Serralunga di crea 8 2870
Solonghello 22 2141
Terruggia 25 9261
Ticineto 15 4324
Treville 11 2165
Trino Vercellese 149 84605
Valmacca 71 7542
Vignale Monferrato 6 1734
Villadeati 6 1325
Villamiroglio 9 1156
Villanova Monferrato 191 145359
LOCALITÀ N° CASI SUPERFICIE [MQ]
Alfiano Natta 14 1788
Altavilla Monferrato 5 1045
Balzola 48 20018
Borgo S.Martino 23 6327
Bozzole 2 355
Camagna Monferrato 9 823
Camino 10 1941
Casale Monferrato 683 213950
Castelletto Merli 1 600
Cella Monte 13 2363
Cereseto 2 170
Cerrina Monferrato 11 17025
Coniolo 9 84719
Conzano 21 3798
Frassinello Monferrato 7 482
Frassineto Po 24 72036
Gabiano 1 90
Giarole 18 2109
Mirabello Monferrato 28 6624
Mombello Monferrato 8 26170
Moncalvo 7 4395
Moncestino 4 460
Morano sul PO 19 10407
Murisengo 7 680
COPERTURE
La bonifica dall’amianto nei quarantotto Comuni del casalese rappresenta sicuramente l’impegno più importante dell’amministrazione regionale nel contesto delle azioni di risanamento del territo-rio piemontese, anche alla luce delle pesanti ripercussioni sanitarie per gli abitanti della zona. Le attività avviate ed in corso riguardano una molteplicità di interventi di bonifica di amianto in matrice friabile e compatta. Gli interventi di bonifica del “polverino” sono eseguiti sia su aree non confinate (cortili, strade ecc.) che su aree confinate (sottotetti). Gli interventi di rimozione di coperture sono eseguiti su edifici residenziali, commerciali ed industriali di vario genere.
Nella tabella seguente sono riportati i metri quadri di coperture in cemento-amianto censite nelle singole province:
PROVINCIA SUPERFICIE [MQ]
Alessandria 591.776
Asti 80.071
Biella 637.185
Cuneo 740.613
Novara 111.851
Torino 234.871
Vercelli 128.366
Verbania 191.135
Totale 2.715.868
61.DOSSIER AMIANTO 2011
FINO A 2.000 MQ
DA 2.000 A 10.000 MQ
DA 10.000 A 25.000 MQ
DA 25.000 A 50.000 MQ
DA 50.000 A 100.000 MQ
OLTRE 100.000 MQ
RIMOZIONE COPERTURE
5.3 LO STATO DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI DI BONIFICALa bonifica dell’amianto in Italia è in forte ritardo. Lo abbiamo visto nel rapporto pubblicato dalla nostra associazione nel novembre 2009 sui grandi siti industriali in cui si estraeva e lavorava l’amianto, ma lo stesso si può dire anche per gli interventi minori su strutture pubbliche o private o su piccoli siti in cui è presente il pericoloso minerale.Sono poche le Regioni che hanno quantificato gli interventi di bonifica eseguiti o in corso:
in Abruzzo gli edifici pubblici ad oggi liberati dall’amianto sono solo 8 e per 40 sono in corso le procedure, insieme rappresentano appena il 2,5% degli edifici censiti; in Basilicata 335 tonnellate di amianto sono stati rimossi dagli edifici pubblici e 3.800 circa da quelli privati, oltre a due interventi in corso in siti contaminati; la Campania ha provveduto a bonificare 137 edifici pubblici per circa 400mila metri quadrati di coperture (dato riferito solo a metà degli interventi) e due siti contaminati all’interno dell’area di Bagnoli (Na); l’Emilia Romagna ha bonificato 271 edifici pubblici; il Lazio dichiara che ogni anno vengono rimosse dal territorio regionale circa 10mila tonnellate di materiali contenenti amianto; in Lombardia ad oggi sono stati bonificati oltre 500mila metri cubi di onduline in cemento amianto mentre sono in attesa di bonifica i restanti 2,2 milioni di metri cubi. Gli edifici “risanati” rappresen-tano il 20% di tutti quelli censiti, quelli in corso di bonifica il 22,6% ed il restante 57,4% è ancora in attesa di interventi;anche il Molise ha avviato la fase di bonifica, ma ancora nessun intervento è stato concluso. Le attività riguardano un totale di 36mila metri quadrati di coperture in cemento amianto, il 7% del totale censito; la P.A. di Trento ad oggi ha già rimosso 323mila metri quadrati di coperture in circa 1.200 interventi in edifici pubblici, privati ed in una fabbrica di coibenti; il Piemonte ha un’attività molto dettagliata e accurata legata soprattutto alla presenza di uno dei principali siti di lavorazione e produzione di prodotti in cemento amianto, lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato. Oggi moltissime scuole sono state bonificate e si ritiene che il numero residuo in attesa di risanamento sia molto basso; inoltre a partire dal novembre 2004, con l’approvazio-ne del progetto di bonifica per il sito di interesse nazionale, sono partiti molti interventi a Casale Monferrato e negli altri 47 Comuni. In particolare per semplificare gli interventi e rimuovere il pri-ma possibile l’amianto contenuto negli edifici pubblici e privati, sono stati attivati sia gli accordi di programma (dal 1998 al 2007) sulla bonifica delle coperture pubbliche sia un sistema di incentivi e finanziamenti per l’amianto presente nelle abitazioni e sui tetti privati. Nel primo caso (coperture pubbliche) attraverso gli accordi di programma si è già provveduto alla rimozione e smaltimento di circa 125mila metri quadrati. Gli incentivi previsti sul territorio dei 48 Comuni per lo smaltimento delle coperture private invece hanno già portato, a settembre 2009, all’attivazione di circa 1.100 ri-chieste per lo smaltimento di oltre 420mila metri quadrati, su un totale di 2.140 richieste presentate per la bonifica di oltre un milione di metri quadrati. Numeri che fanno capire l’immensa quantità di amianto sparso per il territorio. L’ultimo punto, forse il più complesso, riguarda il polverino sparso all’interno degli edifici o usato per pavimentazioni e coperture nei cortili e nelle strade, miscelato con sabbia e ghiaia: ad oggi sono stati censiti oltre 120 siti in cui è presente questa polvere micidia-le (nel 2004 erano 60 quelli noti). Su questo è stata messa a punto una particolare metodologia di bonifica, approvata dal Ministero dell’Ambiente nel 2004, e ad agosto 2009 erano state bonificate 60 aree (34 sottotetti e 26 cortili) per un totale di 18.500 metri quadrati; in Puglia ad oggi sono state bonificate 400 strutture, il 15% di quelle censite; in Toscana è in corso il risanamento di 8 siti contaminati e sono in attesa di partire ancora 50 interventi di bonifica; per l’Umbria sono disponibili solo i dati relativi agli interventi eseguiti nei siti contaminati che riguar- dano 10 impianti in cui si è concluso l’intervento, 16 in corso e 21 in attesa di bonifica.
Per le altre Regioni, invece, non è disponibile un dato sull’avanzamento degli interventi di bonifica dell’amianto.
62.DOSSIER AMIANTO 2011
REGIONE CAMPAGNE DI MONITORAGGIO DELLE FIBRE DISPERSE IN ARIA
RISULTATI
Lazio Nessuna
Umbria Nessuna, salvo un monitoraggio spot nel 2005-06 da Asl2 sui cantieri di bonifica per salute lavoratori
Friuli Venezia Giulia Nessuna -
Lombardia Sì Dal 2006 con cadenza mensile in ogni capoluogo di provincia, valori mai oltre la soglia limite dell’Oms per la tutela della salute pubblica
Abruzzo Nessuna, perché non esistono obblighi di legge nazionali o regionali né valori di soglia o limite o allarme. Nel 2005-06 però la regione ha commissionato uno studio del livello di fondo in una zona del Comune di Pescara
-
Sicilia Sì Sin Biancavilla (Ct):luglio 2009, 8 campioni nella norma
settembre 2009, 12 campioni nella norma, ad eccezione di un superamento del valore limite di 1fibra/l
ottobre 2009, 16 campioni nella norma
dicembre 2009, 6 campioni nella norma
P.A. Trento 313 sopralluoghi dal 2003 da parte dell’Apss di Trento su segnalazione di privati e Comuni, su edifici privati
-
Puglia Nessuna -
Molise Nessuna -
5.4 IL MONITORAGGIO DELLE FIBRE LIBERE IN ARIALe strutture contenenti amianto possono rilasciare fibre nell’aria che costituiscono un forte rischio per la salute di chi vive o lavora nei pressi di queste strutture. Per monitorare l’impatto che questi manufatti possono avere sulla salute, è importante che gli Enti preposti svolgano campagne di monitoraggio delle fibre disperse in aria. Ad oggi però questi controlli sono condotti molto rara-mente, spesso limitatamente alla realizzazione di interventi di bonifica o in seguito a segnalazioni giunte agli uffici preposti.
Solo la Lombardia, tra le Regioni che ci hanno risposto, conduce, a partire dal 2006, regolarmente e con cadenza mensile, in ciascun capoluogo di provincia un’analisi della concentrazione di fibre di amianto dispersa in aria.
In altre regioni sono stati condotti dei monitoraggi spot in situazioni circoscritte, è il caso di Pro-vincia Autonoma di Trento, Umbria, Liguria e Sicilia. In quest’ultima le campagne si riferiscono al sito di interesse nazionale di Biancavilla (Ct), il Comune tristemente noto per l’elevato tasso di mortalità di malattie asbesto correlate, legate alla forte diffusione naturale, nei manufatti e nelle strade della fluoroedenite (un minerale con caratteristiche simili all’amianto e purtroppo con analoghi effetti sanitari).
63.DOSSIER AMIANTO 2011
Sardegna - -
Emilia Romagna 1) Progetto di ricerca triennale (2004-2007) “Il monitoraggio outdoor del particolato atmosferico, con partico-lare attenzione all’amianto: studio di ambienti di vita nelle Province di Bologna, Modena e Reggio Emilia. Sintesi finale dei risultati”
2) Progetto regionale “Pietre Verdi” (2001-2004) sulla valutazione del rischio ambientale di dispersione di fibre di amianto in relazione all’estra-zione di pietre verdi, sulle cave di ofioliti nelle province di Modena, Reg-gio Emilia, Parma, Piacenza
3) In fase di realizzazione: “Valutazione della esposizione al rischio amianto dei lavoratori addetti alle operazio-ni di bonifica di materiali contenen-ti amianto: studio multicentrico dei Servizi di Prevenzione della Regione Emilia Romagna”, sulla concentra-zione di fibre di amianto nell’aria dei luoghi di lavoro
1) Indifferentemente dal tipo di sito, sta-gione, natura del campione, le quan-tità di amianto rilevate sono molto basse
2) 60 campioni di minerali analizzati: il contenuto di amianto nelle rocce è sempre risultato baso e comunque sempre al di sotto dei limiti che con-sentono l’utilizzo di questi inerti. An-che il controllo sugli addetti ai lavori ha evidenziato valori al di sotto dei limiti di esposizione
Campania - -
Basilicata Sì, due 1) 4 postazioni in 5 Comuni aventi sor-genti di contaminazione geologica. Un anno con frequenza mensile.
Valore massimo: 5,7 ff/l (metodica Sem/Eds).
2) Interventi di messa in sicurezza viabi-lità contenente amianto.
Valore minimo: 0 Valore massimo: 31 ff/l (metodica
Sem/Eds)
Piemonte Nel Sin 2 indagini:1) 1999-2002 (Asl e Arpa)2) 2002-2008 (Arpa)
Nel 2007 un altro in ciascuno dei 48 comuni, con postazioni nelle zone più popolate e con maggiore presenza di “polverino” tenendo anche conto dei mo-nitoraggi pregressi
In generale basse concentrazioni di fibre totali e addirittura minori di 0,3 ff/l su circa il 4% dei campioni analizzati
Liguria Non esiste una campagna continuativa di monitoraggio delle fibre in aria. Esistono, in determinate circostanze e casi specifi-ci, monitoraggi localizzati finalizzati all’in-dividuazione di un caso dato
64.DOSSIER AMIANTO 2011
65.DOSSIER AMIANTO 2011
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ALLEGATO 1
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6. LO SMALTIMENTO DELL’AMIANTO
Le fibre di amianto, grazie alle loro molteplici qualità di resistenza al calore, agli agenti chimici, all’abrasione, all’usura ed alla facilità di lavorazione ed economicità, sono state impiegate per decenni in innumerevoli applicazioni, dall’industria all’edilizia. Purtroppo fratturandosi longitudi-nalmente si dividono in fibrille che, se respirate, possono causare serie patologie anche mortali. Per tale motivo la legislazione ha già da tempo disposto non solo la cessazione della produzione e commercializzazione di qualsiasi materiale contenente fibre di amianto, ma ha anche dettato le regole per le cosiddette bonifiche.
6.1 TECNICHE DI BONIFICALa bonifica dei materiali contenenti amianto, con diverse modalità se friabili o compatti, avviene secondo tre metodologie principali:
Rimozione: elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attività che si svolgono nell’edificio.Incapsulamento: trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l’aderenza al supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Non richiede la successiva applicazione di un prodotto sostitutivo e non produce rifiuti; la permanenza nell’edificio del materiale di amianto impone un programma di controllo e manutenzione per monitorare la situazione.Confinamento: installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio; il rilascio di fibre continua all’interno del confinamento. Occorre sempre un program-ma di controllo e manutenzione in quanto l’amianto rimane nell’edificio; inoltre la barriera instal-lata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni.
La scelta della metodologia avviene in base a criteri di valutazione del materiale da bonificare ed agli eventuali nuovi requisiti richiesti dal sistema.È bene ricordare che in tutti i casi di interventi di rimozione, demolizione, anche parziale, di mate-riali contenenti amianto in qualsiasi forma o dimensione, l’impresa di bonifica deve presentare un piano di lavoro alla ASL competente, con la quale ci si deve relazionare sulle varie fasi di lavoro e sulle misure di prevenzione a tutela della sicurezza degli operatori e delle persone in genere. Solitamente si distinguono tre fasi di analisi delle fibre d’amianto:
prima dell’intervento di bonifica, per valutare lo stato dei materiali; nel corso dell’intervento, per accertare il contenuto di fibre di amianto aerodisperse ai fini della salvaguardia della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente circostante;alla fine dei lavori, per valutare la restituibilità del sito bonificato.
78.DOSSIER AMIANTO 2011
CONFRONTO TRA LE TECNICHE DI BONIFICA PER L’AMIANTO FRIABILE
RIMOZIONE INCAPSULAMENTO CONFINAMENTO
VANTAGGI Elimina l’amianto.
Non occorre più un programma di controllo e manutenzione
Riduce il rilascio di fibre.
Non occorre un materiale sostitutivo.
Non si producono rifiuti tossici.
Costo minore rispetto alla rimozione
Riduce il rilascio di fibre all’esterno della barriera di confinamento.
Non occorre un materiale so-stitutivo.
Discreta resistenza agli urti.
Non si producono rifiuti tossici.Costo minore rispetto alla rimo-zione (se non occorre trasferire impianti elettrici, ventilazione, ecc.)
SVANTAGGI Alto rischio di contaminazione per interventi scorretti.
Alto rischio per i lavoratori ad-detti.
Occorre un materiale sostitu-tivo.
Produzione di rifiuti tossici
L’amianto rimane in sede e può risultare necessario rimuo-verlo in un tempo successivo.
La rimozione dell’amianto in-capsulato può essere difficile.
Rischio di distacco per l’au-mento di peso del rivestimento.
Occorre attuare un programma di controllo e manutenzione.
Scarsa resistenza agli urti.
Può essere necessario ripe-tere l’intervento a distanza di tempo.
Le proprietà termiche, antiacu-stiche e antincendio possono essere ridotte
L’amianto rimane in sede e può risultare necessario rimuoverlo in un tempo successivo.
Rilascio di fibre a secco duran-te l’intervento.
Il rilascio di fibre continua all’in-terno del confinamento (se non si associa un trattamento in-capsulante).
Occorre attuare un programma di controllo e manutenzione.
La barriera di confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni
INDICAZIONI Può essere attuata in quasi tut-te le situazioni.
È indicata in condizioni di gra-ve ed esteso degrado del ma-teriale
Materiali poco deteriorati.
Materiali poco friabili.
Materiali difficilmente accessibili.
Materiali facilmente accessibili
Amianto localizzato in aree cir-coscritte
Se non è necessario accedere nello spazio confinato
CONTROINDICAZIONI Scarsa aderenza al supporto
Materiali molto deterioratiInfiltrazioni d’acqua
Materiali facilmente accessibiliSpessore elevato del rivesti-mento
Necessità di accedere nello spazio confinato
Infiltrazioni d’acqua
Spazio insufficiente (es. soffitti bassi)
Possibile danneggiamento del-la barriera di confinamento
CAUTELE SPECIFICHE Confinamento dell’area
Protezione dei lavoratori
Rimozione ad umido
Smaltimento corretto dei rifiuti
Situazioni complesse possono richiedere accorgimenti parti-colari
Protezione dei lavoratori
Restauro e aspirazione prelimi-nare della superficie (aspiratori a filtri assoluti)
Spruzzatura a bassa pressione
Confinamento dell’areaProtezione dei lavoratori
Le aziende chiamate ad intervenire dovranno essere fornite di autorizzazione e certificazione, con iscrizione all’Albo Nazionale delle Imprese che effettuano la gestione dei rifiuti - cat. 10 - Bonifica dei beni contenenti amianto, e disporre di personale con provata esperienza e formazione specifica.
79.DOSSIER AMIANTO 2011
CONFRONTO TRA LE TECNICHE DI BONIFICA PER L’AMIANTO-CEMENTO
RIMOZIONE INCAPSULAMENTO SOPRACOPERTURA
VANTAGGI Elimina l’amianto Elimina il rilascio spontaneo di fibre dalla copertura.
Migliora la resistenza dell’AC agli agenti atmosferici, UV e microrganismi.
Non occorre una copertura so-stitutiva.
Non si producono RCA
Elimina il rilascio spontaneo di fibre dalla copertura.
Ripristina la funzionalità del tetto realizzando una nuova copertura.
Determina bassi livelli di emis-sione di fibre.
Non si producono RCA
SVANTAGGI Occorre una copertura sosti-tutiva
Produce grandi quantità di RCA che devono essere cor-rettamente smaltiti.
Inagibilità dell’edificio durante l’intervento
L’amianto rimane in sede.
Non ripristina la funzionalità del tetto né pone rimedio alla fragi-lità delle lastre.
Elevata emissione di fibre du-rante la pulizia preliminare.
Non elimina il rilascio di fibre dal lato interno delle lastre (se esiste questo pericolo).
Può essere necessario ripe-tere l’intervento a distanza di tempo
L’amianto rimane in sede.
Non elimina il rilascio di fibre dal lato interno delle lastre (se esiste questo pericolo)
INDICAZIONI Grave ed esteso degrado del materiale, può essere attuata in ogni situazione
Solo in caso di coperture poco deteriorate, in buone condizio-ni di resistenza meccanica
Può essere attuata anche in caso di coperture fragili o de-teriorate
CONTROINDICAZIONI Coperture molto deteriorate.
Effettivo rilascio di fibre all’in-terno dell’edificio (dal lato inter-no delle lastre)
Infrastruttura di sostegno del tetto non idonea a sopportare il peso della sopracopertura.
Effettivo rilascio di fibre all’in-terno dell’edificio (dal lato inter-no delle lastre)
CAUTELE SPECIFICHE Salvaguardare l’integrità del materiale.
Trattamento preliminare del-la copertura con incapsulanti usando tecniche airless.
Smaltimento controllato RCA.
Protezione dei lavoratori
Idonee attrezzature che riduco-no l’emissione di fibre in aria e consentono il recupero e la fil-trazione delle acque reflue.
I prodotti incapsulanti devono garantire una buona resistenza agli agenti atmosferici per un adeguato periodo di tempo.
Protezione dei lavoratori
Trattamento preliminare del-la copertura con incapsulanti usando tecniche airless.
Protezione dei lavoratori.
I materiali di sopracopertura de-vono avere caratteristiche presta-zionali idonee, suggerite dal DM 6.9.94
80.DOSSIER AMIANTO 2011
6.1.1 LE TECNICHE D’INTERVENTO PER I MATERIALI CONTENENTI AMIANTO IN MATRICE COMPATTA: LA BONIFICA DELLE COPERTURE IN ETERNITLe lastre piane o ondulate di cemento-amianto, impiegate per copertura in edilizia, sono costituite da materiale non friabile che, quando è nuovo o in buono stato di conservazione, non tende a liberare fibre spontaneamente. Il cemento-amianto, quando si trova all’interno degli edifici, anche dopo lungo tempo, non va incontro ad alterazioni significative tali da determinare un rilascio di fibre, se non viene manomesso. Lo stesso materiale, invece, esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell’erosione eolica e di microrganismi vegetali. Di conseguenza, dopo anni dall’installazione, si possono determinare alte-razioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni di liberazione.I principali indicatori utili per valutare lo stato di degrado delle coperture in cemento-amianto, in relazione al potenziale rilascio di fibre, sono:
la friabilità del materiale; lo stato della superficie ed in particolare l’evidenza di affioramenti di fibre; la presenza di sfaldamenti, crepe o rotture; la presenza di materiale friabile o polverulento in corrispondenza di scoli d’acqua, grondaie, etc.; la presenza di materiale polverulento conglobato in piccole stalattiti in corrispondenza dei punti di gocciolamento.
La bonifica delle coperture in cemento-amianto viene necessariamente effettuata in ambiente aperto, non confinabile, e pertanto deve essere condotta limitando il più possibile la dispersione di fibre.
RIMOZIONE
Comporta l’installazione di una nuova copertura in sostituzione del materiale rimosso. Le operazio-ni devono essere condotte salvaguardando l’integrità del materiale in tutte le fasi dell’intervento e si ha la produzione di notevoli quantità di rifiuti contenenti amianto che devono essere correttamente smaltiti. Per la rimozione delle lastre di copertura occorre effettuare sostanzialmente le seguenti operazioni:
spruzzatura lastre sulle superfici a vista con liquido inglobante colorato;1. taglio e/o rimozione dei sistemi di ancoraggio evitando la rottura delle lastre;2. le lastre rimosse verranno messe a terra in sicurezza cercando di non romperle;3. a terra le stesse dovranno essere trattate con inglobante colorato sulle superfici dove non è stato 4. possibile farlo precedentemente;dopo la rimozione delle lastre, pulizia ed asportazione dei residui dai canali di gronda a mezzo 5. bagnatura con acqua.
Le lastre rimosse e trattate su entrambe le superfici verranno accatastate su pallets, realizzati a misura, in zona appartata e non transitabile per gli automezzi; i bancali dovranno, quindi, essere avvolti con film di polietilene di adeguato spessore, etichettati e, tramite un trasportatore certifica-to, conferiti in discarica autorizzata unitamente al materiale d’uso (tute, filtri, materiale aspirato), anch’esso insaccato e sigillato.
INCAPSULAMENTO
Il termine indica l’applicazione di particolari cicli di resine U.V. resistenti, penetranti, consolidanti, antivegetative, filmogene, autolavanti, ecc., che ripristinano l’integrità superficiale delle lastre, ne impediscono la carbonatazione ed inglobano le fibre di amianto in fase di distacco. Questa tecno-logia è un procedimento manutentivo che permette di allungare notevolmente la durata della lastra. Le premesse per l’applicazione di questa tecnica sono lo scarso deterioramento della copertura o del manufatto, nonché il pressoché inalterato stato delle caratteristiche di consistenza delle lastre.
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L’intervento di incapsulamento viene eseguito attraverso l’applicazione di appositi impregnanti che penetrano all’interno del materiale e determinano l’aggregazione delle fibre di amianto all’originario supporto cementizio. Un successivo strato di materiale ricoprente, a seconda delle proprie caratteristiche, avrà capacità protettiva o capacità di garantire il ripristino ed il rafforzamento dei requisiti meccanici. Prima di decidere di procedere all’incapsulamento, però, è necessario tenere presente che questo trattamento:
è possibile solo dopo una profonda analisi conoscitiva dello stato dei luoghi; non elimina il problema dello smaltimento definitivo di materiale inquinante, ma lo rimanda ad un intervento successivo.
È conveniente questa soluzione quando il costo totale di smaltimento o di ricostruzione delle parti, per particolari caratteristiche ambientali o tipologiche o per problematiche legate a lavori o destina-zioni particolari cui l’immobile o manufatto è destinato, ci pone nella condizione di poter affrontare successivamente un intervento definitivo.Per ottenere una corretta applicazione dei prodotti per inglobamento bisogna sempre eseguire un’accurata pulizia delle superfici da trattare; di conseguenza:
depolverizzare e rimuovere residui vegetali, oli, grassi, detriti vari; controllare gli agganci meccanici e le relative guarnizioni e rondelle; rimuovere le piccole parti distaccate.
Sono operazioni che offrono sufficienti garanzie per un buon esito dell’intervento.In ogni caso, le regole per un corretto intervento sono contenute nel decreto del Ministero della Sanità 6 settembre 1994 nel quale si legge, per esempio, che:
non sono ammessi sistemi di asportazione “a secco” di parti di fibre o contenenti fibre; sono ammessi sistemi di lavaggio ad alta pressione ma è obbligatorio il deflusso delle acque presso idonei sistemi di filtraggio con lo scopo di trattenere le fibre di amianto o di altro materiale inquinante. Dopo il lavaggio è consigliabile eseguire una spazzolatura in veicolo acquoso: è vie-tato il trattamento in ambienti confinati e non sono ammessi trattamenti indoor con incapsulanti.
Ovviamente, i residui solidi e liquidi dovranno essere “smaltiti” e “trattati” come rifiuti pericolosi e inviati, nel rispetto della legislazione in vigore e secondo le indicazioni dell’ASL competente, alle discariche speciali. Solo dopo la completa asciugatura del manufatto e l’ulteriore verifica del fondo, si potrà procedere con la posa dell’elemento impregnante (dall’alto verso il basso, secondo le pendenze).Dopo la completa asciugatura dell’impregnante (i tempi variano in base al prodotto, alle condi-zioni climatico-ambientali e alle modalità di diluizione) si può procedere con i cicli, solitamente due, di posa del prodotto incapsulante di colori diversi e contrastanti con le diluizioni consigliate dalla casa produttrice.La posa può essere effettuata con l’ausilio di pennelli e rulli, oppure a spruzzo (la scelta sarà fatta in base alla geometria ed alle dimensioni delle superfici). Le mani di stesa dovranno essere incrociate; si dovrà fare particolare attenzione alle zone frattu-rate, dove è possibile prevedere anche l’impiego di apposite reti o guaine in fibra per ricomporre la massa dell’elemento. Gli angoli e gli smussi ricadenti sulle superfici dovranno essere trattati con la massima attenzione perché rappresentano i punti più delicati dell’intero sistema di copertura.I prodotti incapsulanti possono essere:
penetranti se legano le fibre di amianto con la matrice, ricoprenti se formano soltanto una pellicola sulla superficie,
e si distinguono in 4 tipologie (A,B,C,D) in relazione all’applicazione esterna, interna a vista, interna non a vista, ausiliaria; ciascuna tipologia si differenzia per caratteristiche e spessori diversi.
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La ditta di bonifica che effettua i lavori dovrà attestare la posa in opera del rivestimento secondo le indicazioni fornite dal produttore, vale a dire:
tipologia e mani di rivestimento applicato, spessori del rivestimento incapsulante secco sulla base delle specifiche tecniche dei prodotti utilizzati e metodi di misura,colori delle ultime due mani del rivestimento, durata minima del trattamento nel tempo.
L’attestazione deve essere conservata dal committente ed esibita a richiesta dell’organo di vigilanza, come previsto dal D.M. 20/08/1999.
L’elemento fondamentale dell’intero ciclo di trattamento resta l’impregnante: materiale allo stato liqui-do, essenzialmente composto da elastomeri, da diluire con solvente o con dispersione acquosa che mantiene nel tempo le particolari caratteristiche di flessibilità e resistenza, qualità importantissime per la buona riuscita e la durabilità dell’intervento. Risulteranno infatti inalterate le possibilità di sop-portare movimenti differenziali della struttura anche in presenza di particolari condizioni meteoriche o di forti escursioni termiche; verrà inoltre garantita un’ottima permeabilità all’acqua specie nei punti di giunzione e di sovrapposizione, tradizionalmente punti deboli dell’intero sistema di copertura.
Gli incapsulanti veri e propri, di solito, hanno anche caratteristiche traspiranti e di permeabilità al va-pore: permettendo la corretta evaporazione dei vapori di condensa, non si vengono a creare strati interstiziali tra il prodotto incapsulante e il manufatto trattato a impregnante. In tal modo vengono evitati squilibri nel meccanismo di adesione ai componenti che sono destinati a inglobare le fibre di amianto. Gli incapsulanti sono colorati e permettono all’operatore di poter determinare i giusti spes-sori e la perfetta omogeneità di applicazione. Infine, oltre alla resistenza agli agenti atmosferici, hanno capacità biocide che evitano la proliferazione di funghi, alghe, licheni o muffe.
Una volta eseguito l’intervento di incapsulamento, è necessario provvedere periodicamente al con-trollo delle superfici trattate; eventi di origine meccanica, chimica o ambientale potrebbero, infatti, riproporre il parziale o totale rifacimento del lavoro. Un intervento di incapsulamento, seguito da ordi-nari cicli di manutenzione, garantisce una durabilità media di 15-20 anni.I prodotti per l’incapsulamento dovranno essere certificati da Istituti di prova opportunamente auto-rizzati; i risultati delle prove dovranno essere ben noti sia all’applicatore sia al committente, secondo le rispettive responsabilità.
La cura e il rispetto delle modalità tecniche e delle fasi di posa assicurano la durabilità nel tempo dell’intervento. I prodotti costituiti da resina acrilica in soluzione acquosa sono in genere idonei per superfici pulite e prive di materiali in fase di distacco. Se le lastre sono fortemente degradate, vengo-no preferite resine disciolte in solventi (spesso stirene), che hanno una maggiore capacità di penetra-zione e di adesione. In questi casi al rischio amianto, per gli operatori, si aggiunge il rischio da agenti chimici pericolosi. Il rischio chimico deve essere comunque valutato dall’impresa e devono essere adottate specifiche misure preventive, quali ad esempio visiere o occhiali protettivi, respiratori muniti di filtri combinati, antipolvere e antivapori.
SOVRACOPERTURA
Il sistema della sovracopertura consiste in un intervento di confinamento realizzato installando una nuova copertura al di sopra di quella in cemento-amianto, che viene lasciata in sede quan-do la struttura portante sia idonea a sopportare un carico permanente aggiuntivo. L’installazione comporta generalmente operazioni di foratura dei materiali di cemento-amianto, per consentire il fissaggio della nuova copertura e delle infrastrutture di sostegno, che determinano liberazione di fibre di amianto. Tutte le modificazioni alle linee di smaltimento delle acque meteoriche e le con-dizioni statiche che ne derivano dovranno, quindi, essere oggetto di attento studio. La superficie inferiore della copertura in cemento-amianto non viene confinata e rimane, quindi, eventualmente accessibile dall’interno dell’edificio, in relazione alle caratteristiche costruttive del tetto. Nel caso dell’incapsulamento e della sovracopertura si rendono necessari controlli ambientali periodici ed interventi di normale manutenzione per conservare l’efficacia e l’integrità dei trattamenti stessi.
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6.1.2 PROCEDURA DI SICUREZZA PER LA RIMOZIONE DEI MATERIALI FRIABILIL’amianto friabile attualmente collocato in edifici ed impianti rappresenta un rischio per la salute pubblica, in quanto comporta il pericolo di dispersione di fibre d’amianto nell’ambiente di vita e di lavoro. La rimozione di tali materiali costituisce una potenziale fonte di inquinamento ambientale ed un rischio notevole per gli addetti ai lavori i quali devono contenere al massimo la dispersione di fibre. La liberazione delle fibre contenute nei materiali con amianto dipende dallo stato di conser-vazione che può peggiorare in funzione di:
deterioramento; manutenzione insufficiente; danneggiamento volontario od involontario.
Le tecniche usuali per la bonifica da amianto friabile sono:
confinamento1. , quando si sigilla tutto l’ambiente in cui è contenuto l’amianto onde evitare disper-sione di fibre;rimozione2. : è il metodo di gran lunga più diffuso perché elimina all’origine il problema. General-mente è un intervento tecnicamente complesso che comporta un elevato inquinamento. Una particolare tecnica di confinamento, durante i lavori di rimozione, è l’utilizzazione dei glovebag (letteralmente “sacco con i guanti”): sacco in polietilene con maniche guantate che viene usato in particolari applicazioni come nel caso di tubazioni da bonificare. L’amianto rimosso rappre-senta un rifiuto pericoloso che deve essere correttamente smaltito. I costi dello smaltimento del rifiuto e dell’applicazione del nuovo materiale coibente vanno aggiunti a quelli dell’intervento di rimozione;incapsulamento3. : riduce il rilascio di fibre, ma non aumenta la resistenza del materiale agli urti e quindi non elimina il pericolo di danneggiamento per vandalismo o per manutenzione, inoltre aumenta il peso specifico del materiale di amianto. Per questi motivi presenta numerose con-troindicazioni, citate anche dal D.M. 6/9/94.
Quando l’intervento di bonifica prevede l’attività su un’area estesa di amianto friabile, è conveniente creare delle zone più piccole che rispettino i seguenti criteri:
facile confinamento; ridotta estensione per poter diminuire i tempi di rimozione; assenza di pareti troppo spigolose per garantire un flusso d’aria più uniforme; cubatura contenuta per permettere un’adeguata estrazione dell’aria; agevole collegamento con le unità di decontaminazione.
Prima di intervenire sui materiali contenenti amianto occorre liberare le aree di tutti gli arredi e le attrezzature mobili, disattivare l’impianto elettrico ed escludere localmente il sistema di ventilazione sigillando anche le bocchette dell’aria. Il pavimento e le pareti devono essere rivestiti con teli di polietilene: quello del pavimento deve risalire sulle pareti per almeno 50 cm.I materiali contenenti amianto vanno raccolti in doppi contenitori ed imballati separatamente dai ma-teriali taglienti; l’uso del doppio contenitore è molto importante perché, mentre il primo contiene ma-teriale rimosso all’interno del cantiere, il secondo non deve mai essere portato all’interno dell’area di lavoro (così da non consentire alle fibre di amianto attaccate all’esterno del primo contenitore di disperdersi nell’ambiente).Al termine dei lavori di bonifica di amianto friabile la ASL dovrà, a spese di chi commissiona i lavori, valutare la restituibilità dell’area (valutare cioè se la zona è stata bonificata correttamente e non presenta amianto nell’aria).Le procedure da seguire per la certificazione di restituibilità sono:
ispezione visiva al fine di accertare l’assenza di residui di amianto nell’area bonificata; campionamento dell’aria al fine di accertare l’assenza di fibre di amianto aerodisperse.
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Il cantiere di bonifica consiste nel confinamento dell’ambiente da bonificare tramite polietilene di adeguato spessore fissato alle pareti esistenti o creandone di prefabbricate; in questo modo si ot-tiene un confinamento detto “statico” in cui il cantiere viene completamente separato dall’esterno. A questo si aggiunge quello “dinamico”, tramite aspiratori, che potenzia l’efficienza del primo.Il sistema di estrazione deve garantire un gradiente di pressione tale che, attraverso i percorsi di accesso e le inevitabili imperfezioni delle barriere di confinamento, si verifichi un flusso d’aria dall’esterno verso l’interno del cantiere stesso in modo da evitare qualsiasi fuoriuscita di fibre. Questo sistema garantisce, nel medesimo tempo, il rinnovamento dell’aria e riduce la concentra-zione delle fibre di amianto aerodisperse all’interno dell’area di lavoro.L’aria aspirata non deve mai essere immessa in zone dello stabile occupate da personale.L’aria inquinata aspirata dagli estrattori deve essere efficacemente filtrata prima di essere emessa all’esterno del cantiere. L’accesso alla zona di bonifica avviene attraverso le unità di decontaminazione che sono com-poste da diversi locali separati di cui uno è adibito a doccia. In questo sistema gli operatori, benché abbiano in dotazione apposite maschere ed indumenti protettivi, si trovano esposti ad alte concentrazioni di amianto.
Allestimento della zona confinata
Se il cantiere è all’aperto, il confinamento statico viene effettuato con due teli ignifughi di polietilene separabili a parete, e tre a terra sigillati completamente con nastro adesivo o collanti; se invece il cantiere è circondato da mura si avrà solo un telo applicato alle pareti ed al soffitto.Il cantiere confinato viene trasformato in una scatola ermetica dove ci sono soltanto due vie di comu-nicazione con l’esterno: l’unità di decontaminazione del personale (UDP) e dei materiali (UDM).
L’attivazione del confinamento dinamico testa la capacità di tenuta del cantiere, vale a dire che viene collaudato il cantiere mediante le seguenti prove di tenuta:a) Prova della tenuta con fumogeniL’area di lavoro deve essere saturata con un fumogeno al fine di osservare, dall’esternodel cantiere, le eventuali fuoriuscite di fumo.Tutte le eventuali falle individuate vanno sigillate dall’interno.Accendendo il depressore si verifica la sufficienza del ricambio d’aria calcolando il tempo di estra-zione del fumo.b) Collaudo della depressioneIl collaudo della depressione può essere effettuato, secondo quanto previsto dal D.M. 6 settembre 1994, con un manometro differenziale, munito di due sonde che vengono collaudate una all’interno e l’altra all’esterno dell’area di lavoro. Con i depressori la pressione interna è mantenuta ad un valo-re tale da impedire alle fibre di uscire all’esterno attraverso qualsiasi tipo di via di fuga. I depressori devono garantire almeno sei ricambi d’aria/ora ed essere dotati di un filtro assoluto che blocca le fibre in uscita.
Procedura di lavoro
Le modalità di lavoro devono essere tali da ridurre al minimo la polverosità, altrimenti il sistema di confinamento verrebbe messo a dura prova. Per questo motivo i materiali vengono bagnati con sostanze imbibenti e tolti senza fretta, insaccati velocemente evitando di lasciarli cadere sul pavi-mento. I sacchi devono essere etichettati e riempiti per due terzi, chiusi ermeticamente e posti in una zona di stoccaggio in attesa della decontaminazione. È fondamentale evitare che il calpestio possa rimettere in aria le fibre liberatesi con la frantumazione dei frammenti lasciati cadere. Per lo stesso motivo è necessario pulire gli ambienti a fine giornata lavorativa.
Procedura di decontaminazione dei sacchi
I sacchi vengono lavati e decontaminati in una vasca con liquido inglobante quindi un operatore che non lavora dentro la zona confinata insacca per la seconda volta il materiale volgendo la chiusura
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verso il fondo e chiudendolo a gomito. A questo punto il doppio sacco viene usualmente riposto in un contenitore di circa un metro d’altezza chiamato big-bag, quindi inviato in discarica autorizzata tramite un idoneo mezzo di trasporto.
Procedura di uscita dalla zona confinata
Tale fase è molto rigida perché gli addetti non devono assolutamente portare fuori alcuna fibra dalla zona confinata. L’operatore si toglie la tuta “usa e getta” (tipo Tyvek) e gli indumenti intimi ponendoli nell’apposito contenitore e continuando ad indossare il respiratore. Quindi il lavoratore si fa accuratamente una doccia lavando la maschera in ogni parte; solo dopo può entrare nello spogliatoio degli abiti civili.Nel caso in cui indossasse una tuta lavabile (tipo Goretex), dopo aspirazione della stessa dovrà fare la doccia con tuta ed aspiratore.
Fine lavori
A conclusione della bonifica si devono utilizzare getti d’acqua che nebulizzano un liquido fissativo ed aspiratori adatti per polvere, in modo che non si abbiano residui di materiale contenente amianto. Dopo un esame visivo attento che esclude la presenza di pezzi visibili di materiali contenenti amianto sul pavimento e sulle superfici della zona confinata, si determina il numero delle fibre aerodisperse con un’analisi al microscopio elettronico a scansione, tale misurazione deve essere inferiore a 2 fibre/litro: se il cantiere non è più inquinato si può restituire al committente.Il campionamento viene effettuato mentre l’aria della zona confinata viene movimentata (“campio-namento aggressivo”); il numero di campionamenti deve essere sufficientemente rappresentativo e si stabilisce in base alla superficie, al volume ed alla conformazione del cantiere.
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6.1.3 GLOVE-BAGÈ una tecnica che previene il contatto diretto tra operatore e materiale contenente amianto. Utilizzata nel caso di limitati interventi soprattutto su tubazioni rivestite in amianto per la rimo-zione di piccole quantità di coibentazione. Nel glove-bag vanno introdotti, prima della sigillatura a tenuta stagna, attorno al tubo o intorno alla zona interessata, tutti gli attrezzi necessari. Ci sono due maniche guantate applicate al glovebag nei quali l’operatore infila le braccia per poter intervenire all’interno del sacco stesso sulla coibentazione contenente amianto. È previsto uno spazio sufficiente alla base del glove-bag per depositare l’amianto rimosso e per confezionarlo in modo sicuro.
Il vantaggio rappresentato dal glove-bag risiede nel fatto che le fibre di amianto restano in uno spazio circoscritto e che si interviene di volta in volta su tratti relativamente piccoli per cui, in caso di problemi, il rischio di contaminazione dell’ambiente circostante è limitato.
Applicare il glove-bag è molto più rapido che effettuare il confinamento. Questa tecnica presenta comunque dei limiti nelle dimensioni di intervento (diametro delle tubazioni non superiore a circa 70-100 cm) e per alcune criticità legate a :
la discreta probabilità che la cella si rompa, la scarsa manualità degli operatori, il verificarsi di situazioni pericolose durante la loro istallazione e rimozione.
6.2 SMALTIMENTO AMIANTO: DISCARICA E INERTIZZAZIONESe è evidente la necessità di procedere con urgenza nella rimozione di tutti i manufatti contenenti amianto dal territorio nazionale, è altresì importante dedicare molta attenzione anche alla gestione del materiale di rifiuto risultante dalle opere di bonifica, al fine di evitare ulteriori danni alla popola-zione. Nei Piani Regionali Amianto (PRA) delle singole regioni, sono definite le modalità di rimozio-ne e smaltimento dei materiali contenenti amianto.
Sul tema dei rifiuti e delle modalità tecniche di intervento, la legge ha istituito anche una “Commis-sione per la valutazione dei problemi ambientali e i rischi sanitari connessi all’impiego dell’amianto”; questa Commissione, nel tempo, ha elaborato diversi disciplinari tecnici che sono divenuti decreti ministeriali in attuazione della legge sulla cessazione dell’uso dell’amianto.Fino ad ora, in Italia, si sono utilizzate esclusivamente le discariche, per la maggior parte non spe-cializzate, nonostante la pericolosità dei rifiuti contenenti amianto.
Legge 257/1992 disponeva che i rifiuti contenenti amianto fossero “classificati tra i rifiuti speciali, tossici e nocivi (…) in base alle caratteristiche fisiche che ne determinano la pericolosità, come la friabilità e la densità”. I rifiuti in cemento-amianto, fino alla diversa classificazione della Unione Europea, sono stati considerati, “a prescindere dalla valutazione analitica per la determinazione delle fibre libere di amianto”, come smaltibili in discariche per rifiuti inerti seppure a determinate condizioni di carattere gestionale (modalità di scarico per ridurre il rilascio di fibre durante la movi-mentazione e definizione di settori dedicati esclusivamente a questa tipologia di rifiuto).
Questa situazione ha iniziato a cambiare con il Dlgs 22/1997 che, recependo l’elenco europeo dei rifiuti (CER), ha introdotto la nuova classificazione dei rifiuti, distinguendoli in “non pericolosi” e “pericolosi”. L’attribuzione di rifiuto pericoloso avviene in funzione dell’attività che l’ha prodotto, la presenza (concentrazione) di sostanze pericolose e la definizione di caratteristiche di pericolosità di cui tenere conto per la classificazione stessa. Con tale impostazione, confermata dalle successive decisioni europee sugli elenchi dei rifiuti , sia i materiali isolanti contenenti amianto che i “materiali da costruzione contenenti amianto” sono classificati come pericolosi senza distinzioni.
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Il DM 3.08.2005 prevede che in discarica per rifiuti non pericolosi possono essere smaltiti “i mate-riali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi (…) Le discariche che ricevo-no tali materiali devono rispettare i requisiti indicati nell’allegato 2 del presente decreto. In questo caso le prescrizioni stabilite nell’allegato 1, punti 2.4.2. e 2.4. del decreto legislativo 13 gennaio 2003 n. 36, possono essere ridotte dall’autorità territorialmente competente”.
I rifiuti contenenti amianto, qualunque genere sia il prodotto, sono classificati come pericolosi, ma i rifiuti in matrice compatta (cemento-amianto, tra cui le lastre in Eternit) possono venir smaltiti in discariche non corrispondenti alla suddetta classificazione, pur con delle condizioni definite da norme nazionali e regionali.
Ad oggi le regioni che hanno una sola discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia (ma è esaurita dal marzo 2009), Abruzzo (in fase di istruttoria per la riapertura), Emilia-Romagna e Liguria. La Basilicata ne ha 2 e il Piemonte 3.
Dei tre impianti piemontesi: l’impianto di Casale Monferrato aperto dal 2002 è specifico per l’amianto, la discarica è riservata ai 48 comuni interessati dal Sito di interesse nazionale, sia per amianto compatto che per quello friabile. La capacità è di 25.000 mc per le lastre (1° lotto) e 58.000 mc (2° lotto), 5.000 mc per quello friabile; l’impianto di Barricalla, volume complessivo 912.000 mc (suddiviso in 4 lotti, di cui 2 sono esau- riti, gli altri dureranno fino al 2013, capacità residua 275.000 mc); la discarica di Ekosater di Cameri ha una capacità complessiva di 77.000 mc, ma quella per l’amianto è più ridotta ed accoglie alcune migliaia di tonnellate di rifiuti all’anno.
Infine Toscana e Sardegna hanno sul proprio territorio 4 impianti ciascuna.
In tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse se relazionate con i quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio.Ad eccezione della Sardegna, inoltre, non sono previsti impianti basati sul trattamento termico ad alte temperature del rifiuto contenente amianto, alternativo al conferimento in discarica, che ha il vantaggio di trasformare le fibre in cristalli rendendo innocuo il materiale trattato con possibilità di riutilizzo.
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Rispetto all’attuale scarsità di impianti si prevede in alcune Regioni la realizzazione di nuove disca-riche. In particolare la Lombardia prevede di realizzarne 5, in corso di autorizzazione, per 2 milioni di metri cubi di capacità totale, la Liguria entro il 2011 prevede di realizzarne un’altra oltre quella già esistente ed in Umbria si prevedono delle celle monodedicate nelle tre discariche per rifiuti non pericolosi presenti sul territorio regionale. Lazio, Sardegna, e Piemonte invece non prevedono altri impianti, mentre delle altre regioni non è disponibile il dato.
IMPIANTI ESISTENTI
DISCARICA [NUMERO]
CAPACITÀRESIDUA [METRI CUBI]
IMPIANTI DI INERTIZZAZIONE [NUMERO]
CAPACITÀ [T/ANNO]
Abruzzo 1 200.000(provvedimento di riapertura in fase di istruttoria)
0 0
Basilicata 2 100.000 0 -
Campania - - - -
Emilia Romagna 1 non determinata 0 -
Friuli Venezia Giulia 1 90.000 circa - -
Lazio 0 - 0 -
Liguria 1 - 0 -
Lombardia 1 esaurita marzo 2009 - -
Molise - - - -
P.A. Trento - - - -
Piemonte 3 si veda il testo del paragrafo 2.4
0 -
Puglia - - - -
Sardegna 4 - - -
Sicilia (Esistono 8 ditte autorizzate per i trasporto e deposito temporaneo - D15)
0 0 0 0
Toscana 4 limitata (nel 2007 smaltite 10.783 t di cemento amianto)
n.d. -
Umbria 0 - 0 -
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forniti da Regioni e Province autonome (aprile 2010)
IMPIANTI ESISTENTI PER LO SMALTIMENTO PER L’AMIANTO
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IMPIANTIPREVISTI DALPIANO
DISCARICA [NUMERO]
CAPACITÀ RESIDUA [METRI CUBI]
IMPIANTI DI INERTIZZAZIONE [NUMERO]
CAPACITÀ [T/ANNO]
Abruzzo - - - -
Basilicata 2 (già realizzate) - - -
Campania - - - -
Emilia Romagna - - - -
Friuli Venezia Giulia - - - -
Lazio 0 - 0 -
Liguria 1 - 0 -
Lombardia 5 discariche in corso di autorizzazione
2.052.000 m3
(capacità totale)0 -
Molise - - - -
P.A. Trento - - - -
Piemonte 0 - 0 -
Puglia - - - -
Sardegna 0 - 1 25.000
Sicilia - - - -
Toscana - - n.d. -
Umbria Previste celle monodedicate nelle 3 discariche per rifiuti non pericolosi
Fonte: elaborazione Legambiente su dati forniti da Regioni e Province autonome (aprile 2010)
Il progressivo esaurimento delle discariche esistenti per il cemento-amianto, nel passaggio dalla precedente configurazione normativa (discariche per inerti) a quella attuale (discariche per rifiuti non pericolosi), ha causato una situazione di gestione sempre più difficile anche a fronte delle ini-ziative per incentivare e/o spingere alla rimozione dei manufatti ed all’incremento della produzione di questi rifiuti.
Questa situazione e l’estrema variabilità dei costi per lo smaltimento in discarica (30 €/t se nella stessa regione di rimozione; si ha notizia, però, di casi come quello di Montignoso – Massa dove chiedono addirittura 110 €/t), hanno favorito sia l’esportazione del rifiuto contenente amianto (il Lazio li invia in Germania al costo di 45 €/t per il solo conferimento, trasporto escluso) con tutte le problematiche di dispersione delle fibre in aria in seguito alla movimentazione dello stesso (sebbe-ne idoneamente imballato), che lo stoccaggio presso aziende, in depositi preliminari.Le norme vigenti, infatti, non entrano nel dettaglio sulle modalità di stoccaggio anche perché que-ste possono variare in modo importante in relazione alle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti.Anche le linee guida sul trattamento dei rifiuti propongono dei criteri generali per lo stoccaggio dei
IMPIANTI PREVISTI PER LO SMALTIMENTO PER L’AMIANTO
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rifiuti stessi (tra i quali, differenziazione per categorie e caratteristiche chimico-fisiche, capacità adeguate delle strutture di stoccaggio, isolamento, protezione e drenaggio delle aree di deposito, minimizzazione delle emissioni di polveri ecc) che vanno però calibrate e definite nel dettaglio della singola autorizzazione (alle tipologie e alle quantità autorizzate in stoccaggio e/o trattamento), con risultati anche significativamente differenti da una provincia o una regione e l’altra.
Il DM 248/04 contiene i disciplinari tecnici sui rifiuti di amianto: tale norma stabilisce in maniera specifica l’ammissibilità in discarica dei rifiuti di amianto, i metodi di prova, le modalità di gestione della discarica, nonché i trattamenti per la stabilizzazione del rifiuto ovvero per la trasformazione cristallochimica ai fini di un possibile riutilizzo.
Questi trattamenti hanno l’obiettivo di inglobare le fibre di amianto in matrici in grado di non rila-sciare fibre o di ridurre il rilascio al di sotto di una certa soglia; i trattamenti possono determinare una modifica parziale della struttura cristallo-chimica delle fibre. Le matrici inglobanti utilizzati sono cemento e prodotti similari (silicati), oppure resine organiche. Le matrici cementizie sono utilizzate preferibilmente per il cemento-amianto, quelle polimeriche (es. resine epossidiche) per l’amianto friabile. I trattamenti sono a freddo o a temperature relativamente basse.
Se dalla prova individuata nella norma, si ottiene un indice di rilascio di fibre di amianto inferiore a 0,6 il rifiuto trattato può essere avviato a discarica per rifiuti non pericolosi. L’obiettivo di “declassificare” la discarica di smaltimento ha ridotto la valenza di tali trattamenti, per i manufatti in cemento-amianto, in quanto, come già detto, questi rifiuti possono già essere smaltiti tal quali in discariche di quel genere. Tutti i trattamenti qualificati in questa parte del DM 248/2004 sono finalizzati a “trasformare” i minerali di amianto in altri minerali disaggregando e riaggregando la struttura cristallina, così da ottenere minerali diversi da quelli di partenza con caratteristiche non fibrose o fibrose ma con dimensioni e forme diverse da quelle di partenza.
I trattamenti individuati nella norma citata sono i seguenti:
Modificazione meccanochimica Litificazione Vetrificazione Vetroceramizzazione Litizzazione Pirolitica Produzione di clinker Ceramizzazione
I trattamenti di conversione termica sono quelli che stanno emergendo e per i quali sono in corso di-verse procedure autorizzative in Italia. Il principio si basa sulla modifica chimico-cristallina delle fibre di amianto per effetto del calore a temperature inferiori a quelle di fusione (tra 650 e 1.200 °C). Gli amianti si trasformano, per effetto delle modifiche chimiche (deidrossilazione e successiva modifica strut-turale), in specie mineralogiche diverse da quelle di partenza (forsterite, enstetite, cristobalite, pe-riclasio, ecc.) e con incremento delle dimensioni delle fibre che li fa “uscire” dal range di rilevabilità previsto dalla norma.
Le temperature alle quali l’amianto viene modificato sono diverse, a seconda del tipo di amianto: crisotilo 650 °C, amosite 790 °C, antofillite 850 °C, crocidolite 925 °C, actinolite 960 °C, tremolite 1.025 °C (i valori si riferiscono a fibre di amianto allo stato puro).
I prodotti finali possono avere impieghi diversificati nell’industria delle costruzioni, dell’asfalto, della ceramica, in percentuali differenti a seconda delle prestazioni finali richieste al prodotto. La tem-peratura (e i tempi) di processo appare l’elemento più critico sia sotto il profilo economico che di raggiungimento effettivo della completa trasformazione dell’amianto.
Si rammenta che il DM 248/2004, tra le condizioni per il riutilizzo del prodotto del trattamento, chiede che “devono essere esenti da amianto (ove per esenti si intende che il loro esame con tecniche di microscopia elettronica analitica non deve evidenziare presenza di fibre di amianto)”.
91.DOSSIER AMIANTO 2011
AZIENDA PROPONENTE
TIPO DI MANUFATTI
FORMA DI TRATTAMENTO
TEMPERATURA E DURATA DI TRATTA-MENTO
STATO OPERATIVO
ASPIRECO Friabile e compatto Previa granulazione Forno rotante 1.000-1.100 °C per 3 ore + stabilizzazione a 950 °C
Impianto operativo per bonifica di discarica a Arborea (OR); autorizzazione in corso a Montichiari (BS)200.000 t/a
NIZZOLI Compatto Alimentazione singola lastra
Forno lineare 1.150 ° C per 10 - 40 minuti
Prototipo industriale (sperimentazione di un mese nel 2007).Autorizzazione in cor-so a Villa Santa Lucia (FR) 60.000 t/a
KRYAS Compatto Alimentazione diretta delle lastre pallettizzate
Forno lineare 1.200-1.300 °C per 12-24 ore
Sperimentazioni a livel-lo di laboratorio (ipotesi di impianto con taglia di 78.000 t/a)
ARI & ACS REGENCY
Friabile contaminato da PCB + compatto
Solo in big bag Forno rotativo a 1.200 °C previa granulazione e reazione con soluzio-ni basiche
Test su impianto in-dustriale nello stato di Washington nel 2002; progettato un impianto in Irlanda
CORDIAM Compatto e friabile Previa macinazione ad umido, miscelazione con argilla
Impastatrice con argilla e successiva cottura in forno dei mattoni otte-nuti a 850 – 1.050 °C
Laboratorio
S-SISTEMI Friabile e compatto (con aggiunta di ossi-danti per amianti in ma-trice organica)
Previa macinazione grossolana ad umido; trattamento idrotermi-co sotto pressione con acqua supercritica
Reattore a 600-650 °C per 3 ore
Laboratorio
I sistemi di trattamento termico per essere efficaci devono raggiungere e superare i 1.000 gradi centigradi; sono perciò energivori, ed emettono in ambiente una certa quantità di fumi, per la maggior parte costituiti da acqua proveniente dalla disidratazione dell'amianto, ma anche da in-quinanti pericolosi, seppure in concentrazioni ridotte rispetto ad altri impianti esistenti (acciaierie, inceneritori ecc).
TECNOLOGIE DI TRATTAMENTO DI MODIFICA DELLA STRUTTURA CHIMICO-CRISTALLINA PER VIA TERMICA O MECCANICA DI RECENTE PROPOSTA
92.DOSSIER AMIANTO 2011
PARAMETRO PROGETTO ASPIRECO PROGETTO NIAL NIZZOLI
INDICAZIONI ZETADÌ - KRY AS
Emissioni per tonn. Trattata 1.000 Nmc/t 2.700 Nmc/t 1.000 - 1.200 Nmc/t
Consumi energetici (solo metano)
365 Mcal/t di rifiuto 450 Mcal/t di rifiuto 470 Mcal/t di rifiuto
Consumi energetici (metano ed energia elettrica)
507 Mcal/t di rifiuto 454 Mcal/t di rifiuto 570 Mcal/t di rifiuto
Polveri 10 mg/Nmc 10 mg/Nmc 10 mg/Nmc
Ossidi di zolfo 100 mg/Nmc 100 mg/Nmc 50 mg/Nmc
Acido cloridrico 10 mg/Nmc n.r. 10 mg/Nmc
Acido fluoridrico 1 mg/Nmc n.r. 1 mg/Nmc
Carbonio Organico Totale 10 mg/Nmc n.r. 10 mg/Nmc
Monossido di carbonio 50 mg/Nmc n.r. 50 mg/Nmc
Ossidi di azoto 200 mg/Nmc 500 mg/Nmc 200 mg/Nmc
Diossine (PCCD/F eq) 0,1 ng/Nmc n.r. 0,1 ng/Nmc
Metalli pesanti n.r. n.r. Assenti
Amianto 0,01 – 0,0003 mg/Nmc 0,01 – 0,001 mg/Nmc Assente
Il tipo di prodotto ottenuto dal trattamento è importante per quanto riguarda il suo utilizzo in altri prodotti, non solo in termini di entità del recupero e filiere merceologiche di possibile e/o accertato impiego ma anche, in primis, in termini di qualificazione del prodotto quale materia prima seconda ovvero per passare, sotto il profilo tecnico-normativo, da rifiuto a non rifiuto.
Oltre alla prima condizione posta dal DM 248/2003 (assenza di fibre di amianto nel prodotto finale ovvero di fibre con il rapporto lunghezza/diametro rintracciabili con tecnica SEM) si rammenta che vi è una seconda condizione che permette di qualificare il prodotto del trattamento come non rifiuto, è quella della assenza di sostanze classificabili come cancerogene oltre lo 0,1 % in peso. La possi-bile conversione dell’amianto (amosite, crocidolite e tremolite) in cristobalite è un evento da evitare assolutamente, in quanto tale sostanza è considerata cancerogena di classe 2A per lo IARC.
Da quanto esposto è evidente la necessità di mettere in opera idonei sistemi di monitoraggio al cami-no e nelle aree limitrofe dell’impianto, in grado di far emergere immediatamente situazioni anomale.
Un sistema di monitoraggio efficace ed efficiente è necessario anche per le discariche le quali, oltre a consumare suolo, attraverso il percolato possono reimmettere fibre di amianto nell’ambiente. Il problema della dispersione di fibre nel percolato è stato studiato nella discarica di Barricalla, la più grande discarica italiana per rifiuti pericolosi contenenti amianto, sita nella Regione Piemonte. È stato monitorato il percolato ed è stato messo a punto un sistema di filtrazione che dovrebbe risolvere il problema; non ci risulta che detto sistema sia poi stato adottato.
RAFFRONTO NEI FATTORI DI EMISSIONE, DI CONSUMO DI ENERGIA E CONCENTRAZIONI ALL’EMISSIONE DEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO TERMICO PROGETTATI E PROPOSTI IN ITALIA.
93.DOSSIER AMIANTO 2011
Come si può vedere, la concentrazione di fibre può raggiungere il valore di un milione ottocentomila per litro. Questo valore è di molto inferiore da quello previsto dalla normativa vigente (D.Lgs.114/95) che è di 600 milioni per litro, o 30 g. di materia totale per metrocubo di effluente; tuttavia la legge è sicuramente inadeguata alla protezione dell’uomo e dell’ambiente. Le acque di percolato per i pro-cessi di depurazione subiscono operazioni di evaporazione e insufflazione di aria, perciò in questi casi è reale il rischio di risospensione delle fibre nell’aria.
Lo studio effettuato a Barricalla fa parte del progetto FALL, (Filterinf of Asbestos fibres in Leachate from azardous waste Landfills), finanziato dalla comunità Europea con lo scopo di realizzare un prototipo per il trattamento di reflui idrici contenenti amianto, a cui ha partecipato Barricalla Spa. Il prototipo di trattamento messo a punto dal progetto ha un’efficienza media del 97%.
Per quanto concerne il costo di smaltimento in discarica (manufatti in cemento-amianto), come detto, in Italia è di oltre 30 €/t (ma ci sono casi ben più “esosi”), costo che può incrementarsi di molto in relazione ai tempi e modi di deposito preliminare presso impianti in attesa di disponibilità di disca-riche ed arrivare anche a 140-150 €/t. I costi dei trattamenti termici sono nell’ordine di quest’ultima cifra. La società ASPIRECO ha ipotizzato un costo di 150-160 €/t di rifiuto trattato; ARI propone un range ampio (in relazione al tipo di combustibile autorizzato) tra 70 e 150 €/t mentre S.SISTEMI sti-ma un costo decisamente superiore, 400-500 €/t, che lo rende più adatto al trattamento di amianto in matrice friabile rispetto al cemento-amianto.
Lo studio, condotto dall’università di Venezia in collaborazione con ISPESL ha dato i seguenti risultati:
94.DOSSIER AMIANTO 2011
0
400.000
200.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
1.400.000
1.600.000
1.800.000
2.000.000
ff/L
OTT-03 GEN-04 APR-04 OGO-04 NOV-04 FEB-05 MAG-05 SET-05 DIC-05 MAR-06 LUG-06
FIBRE DI AMIANTO [ff/L]
REGIONE COSTO MEDIO PER LA RIMOZIONE DI COPERTURE IN AMIANTO (EURO/METRO QUADRO)
SISTEMA DI INCENTIVI
TIPOLOGIA
Lazio Coperture in cemento - amianto 250 € per quintale (circa 10 mq) per smaltir-lo in discarica all’estero + i costi fissi circa 500-1.000 €
Nessuno
Umbria Rimozione coperture in Eternit: 9-12 €/mqApposizione nuova copertura: 13-16 €/mqBonifica amianto friabile: non stimabile data l’estrema variabilità caso per caso
Sì La direzione attività produttive della Regione Umbria ha emesso diverse edizioni di un ban-do per il finanziamento di “interventi in campo ambientale”, tra i quali vi era ricompresa la bonifica dell’amianto. È prevista la riapertura del bando tra poche settimane
Friuli Venezia Giulia - Sì Contributi concessi dalle Province ad Enti pubblici. Le Province di Gorizia e Trieste con-cedono incentivi anche a privati
Lombardia Informazione non disponibile Sì Nel 2005-06 bando rimozione “piccole quantità”, proposte in Consiglio per incentivi
Abruzzo Lastre di copertura da 10,00 a 20,00 mq = 64,00 €/m2Serbatoi da 301 a 500 l = 750,00 €/cdTubazioni sezione fino a 0,10 mq (da 7,01 a 10,0 ml) = 188,00 €/mqTubazioni sezione oltre 0,10 mq (da 7,01 a 10,00 ml) = 203,00 €/mq
Sì DGR n°211/09 “Piccoli quantitativi di mate-riali contenenti amianto 30 mq o 450 kg con un tolleranza del 20% da verificare a destino (contributo pari al 70%)
Sicilia Non di competenza Arpa
Puglia Fino a 25 m2 = 2.000 €/a corpoFino a 50 m2 = 2.500 €/a corpoFino a 75 m2 = 3.000 €/a corpoFino a 500 m2 = 35 €/mqOltre 500 m2 = 28 €/mq
Prezziario OOPP 2010 Regione Puglia
Sì Linea 5D del Piano dell’Ambiente “Interven-ti di bonifica siti contenenti amianto” anni 2005-06 di 5.401.500 € a fronte di uno stan-ziamento di 8.500.000 €
Molise Coperture 20 €/mq Sì Nel 2005 Bando regionale “Interventi Urgenti per la bonifica dell’Amianto” con cui sono stati stanziati 1.050.000 €
Sardegna Piano di lavoro, smontaggio, incapsu-lamento, rimozione:Coperture e pannelli = 19,50 €/mqTubi e cisterne = 1,35 €/kg
Per trasporto ad impianto autorizzato = 0,35 €/kg
Per conferimento presso impianto au-torizzato = 0,30 €/kg
Ponteggio (nolo primo mese) = 22,90 €/mq
Sì Bando pubblico verso privati con incentivi del 40% dell’importo fino ad un massimo eroga-bile di 5.000 €. Finanziamento anche verso enti locali o pubblici per la bonifica straordina-ria di impianti per la distribuzione dell’acqua che erano a rischio rilascio fibre. Ancora, fi-nanziamenti verso amministrazioni provinciali su immobili o infrastrutture pubbliche.
Con le risorse previste e stanziate per il qua-driennio 2008-2011 sarà significativamente ridotta la dimensione del problema, con una stima di rimozione intorno al 30% rispetto al totale del materiale attualmente presente nell’Isola, soprattutto sotto forma di lastre di cemento-amianto.
Di seguito riportiamo la tabella sintetica contenente le risposte delle Regioni all’indagine svolta da Legambiente circa lo stato di attuazione dei Piani Regionali Amianto, in particolare con riferimento ai costi di smaltimento ed agli incentivi previsti.
95.DOSSIER AMIANTO 2011
Emilia Romagna Lastre in cemento-amianto = 28,00 €/mq Sì Detrazione del 36% Irpef sui lavori di ristruttu-razione della casa. Lo sconto viene calcolato su un limite massimo di spesa di 48.000 € per ciascun immobile. Si rileva che sono state predisposte:Delibera n°1439 del 29 settembre 2009 “In-centivi alle imprese per la rimozione e lo smaltimento di manufatti contenenti cemen-to-amianto. Approvazione bando”.Determinazione n° 2392 del 9 marzo 2010 “Bando incentivi alle imprese per la rimozio-ne e lo smaltimento di manufatto contenenti cemento-amianto. Graduatoria definitiva del-le prenotazioni on.line”.
È stato emanato un bando regionale (cfr De-libera Giunta Regionale n.1439/2009) per in-centivare il sistema delle imprese a rimuove-re la presenza eventuale di manufatti contenti cemento-amianto dai luoghi di lavoro. La di-sponibilità complessiva messa a disposizione è pari a 4.100.000 €
Toscana Rimozione e smaltimento cemento-amianto = 10-30 €/mqRimozione e smaltimento amianto friabile = 2.000 €/t
No -
Campania n.d. Sì Por Fesr Campania 2007/2013 Ob. Op. 1.2
Basilicata Rimozione coperture = 19,95 €/mqSovracopertura = 17,47 €/mqSmaltimento in discarica cemento-amianto e rifiuti edili compatti = 0,48 €/mqTrasporto a discarica = 0,06 €/quinta-le/kmRimozione vinil-amianto = 23,78 €/mqIncapsulamento = 15,79 €/mq
Sì Interventi di bonifica (rimozione, incapsula-mento, confinamento) beni proprietà pubblica LR 27/99
Piemonte Coperture cemento-amianto = 30 €/mq Sì Nell’area del Sin contributo di 30 €/m2 (nel massimo del 50% delle spese) per le coper-ture in cemento-amianto, per il “polverino” la PA finanzia il 100%.Sul resto della regione: D.G.R. n°30-11520 del 3 giugno 2009 contributo di 30 €/m2 per coperture in cemento-amianto degli edifici scolastici comunali e provinciali. Ma per le aree individuate di maggiore criticità ci sono finanziamenti anche per i privati
Liguria A parte i costi fissi gli altri variano molto da tipo di intervento a tipologia di ma-trice, ecc...
Sì Sempre nella legge regionale sono previsti incentivi per Province, Comuni e Comunità montane per bonifica di edifici pubblici o di servizio pubblico
Costi ed incentivi – Dossier Legambiente: I ritardi dei piani regionali per la bonifica dell’amianto (aprile 2010).
96.DOSSIER AMIANTO 2011
6.3 COSTI RELATIVI ALLO SMALTIMENTO: PREVENTIVI RACCOLTI ALL’INTERNO DELLE CAMPAGNE ETERNIT FREE
6.3.1 LA DEFINIZIONE DEL PREZZOPer determinare i costi di bonifica delle coperture in Eternit ed il loro rifacimento, è necessario tenere in considerazioni diverse variabili: le due più importanti riguardano la tipologia di copertura e l’estensione (superficie) del cemento amianto da rimuovere.Le principali tipologie di copertura in Eternit possono essere:
lastre semplici di cemento amianto, definito come Eternit singolo;lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro materiale isolante, definito come Eternit doppio strato;lastre “sandwich”, cemento amianto + isolante + cemento amianto; canale di gronda, definito come Eternit triplo strato.
Ai costi specificati, vanno aggiunte le spese per:
noleggio delle attrezzature (autogrù per movimentazione dei materiali, camera di decontamina- zione, ecc.) necessarie alle attività di cantiere;l’allestimento delle misure di sicurezza (ponteggi, parapetti, linee vita, reti protettive, ecc.); il pagamento delle prescrizioni ASL (monitoraggi ambientali MOC, SEM, ecc.).
I prezzi sono inoltre soggetti a modifiche imposte da:
distanza del cantiere; difficoltà esecutive; struttura dello stabile; distanza del luogo di rimozione dalle discariche autorizzate.
Infatti per un’adeguata valutazione dei costi di smaltimento bisogna considerare:
altezza del manufatto, ove è ubicato e le sue caratteristiche; misurazioni tenendo conto del sormonto (10%); uso del trabattello mobile; accessibilità dei mezzi meccanici (è importante valutare se ci sono gli spazi utili per l’accesso); esistenza di una gronda (la gronda va smaltita insieme alle lastre); esistenza di un luogo utile per l’imballaggio dei materiali; individuazione di un luogo per applicare un elevatore per la messa a terra dei materiali; accessibilità per la movimentazione dei materiali (ad esempio, una porta potrebbe impedire il passaggio di un cassone idrico).
Tenendo conto di queste premesse, AzzeroCO2 è in grado di fornire un’analisi dei costi per la rimozione dell’Eternit basata sulle classi di superficie all’interno delle quali sono state classificate tutte le adesioni alla Campagna Eternit Free fino ad ora pervenute:
copertura inferiore o uguale ai 5.000 mq; copertura compresa tra 5.000 e 10.000 mq; copertura superiore ai 10.000 mq.
In occasione della Campagna Eternit Free sono state effettuate diverse indagini tra le ditte di bo-nifica iscritte all’Albo Gestori Ambientali al fine di chiarire le procedure utilizzate (sia dal punto di vista amministrativo che operativo) e di definire dei prezzi omnicomprensivi a seconda delle fasce dimensionali di intervento.
97.DOSSIER AMIANTO 2011
Nella quasi totalità dei casi, il servizio “chiavi in mano” offerto dalle ditte di bonifica comprende tutte le procedure e le attività di rimozione e smaltimento dell’amianto. Pertanto, i prezzi indicati nelle tabelle seguenti, si riferiscono al servizio di bonifica cosiddetto “chiavi in mano”, che comprende:
il sopralluogo tecnico e la preparazione della documentazione fotografica; la preparazione delle pratiche richieste dalle autorità preposte al controllo della salvaguardia ambientale (ASL, ARPA, ecc.) e di un Piano di Lavoro; l’allestimento del cantiere e l’isolamento della zona lavoro; il trattamento dei manufatti con specifici prodotti; la rimozione delle lastre in cemento amianto con personale qualificato; l’uso della piattaforma autocarrata per la movimentazione del personale e dei mezzi; il confezionamento, o imballo, e l’etichettatura dei materiali o lotti come da normativa; l’effettuazione di campionamenti ed analisi delle polveri aerodisperse durante le fasi di bonifica; corretto smaltimento dei rifiuti pericolosi originati, nel rispetto della normativa vigente (il carica- mento dei lotti ed il trasporto verso l’impianto autorizzato al ricevimento).
All’opera di rimozione e smaltimento della copertura in Eternit segue la fase di rifacimento della copertura che ovviamente genera ulteriori costi.
Le soluzioni standard integrate con la realizzazione di coperture fotovoltaiche maggiormente applicate sono descritte nel box seguente:
La soluzione per la nuova copertura “in lamiera a profilo grecato in acciaio zincato preverniciato di spessore pari a 6/10 mm, posato su infrastruttura di sostegno e fissato con appositi gruppi di fissaggio”, di solito è indicata per capannoni aperti lateralmente oppure chiusi ma nei quali non c’è presenza di persone (locali dismessi o magazzini poco utilizzati).
Nel caso di capannoni chiusi con presenza saltuaria di persone, (magazzini) è di solito utilizzata la soluzione “in lamiera grecata multistrato, superiormente costituita da lamiera in acciaio zincato pre-verniciato di spessore non inferiore a 6/10 mm ed inferiormente da uno strato isolante in schiuma poliuretanica di spessore di 4 o 6 cm”.
Infine, la copertura consigliata per capannoni chiusi con presenza permanente di persone è quella “in pannelli sandwich”, composta da lamiera grecata esterna (a 3 o 5 greche) in acciaio zincato preverniciato sul lato in vista di spessore di 5/10 mm con una componente isolante in schiuma poliuretanica di spessore adeguato (da 8 cm) ed una inferiore in lamiera in acciaio zincato prever-niciato sul lato in vista di spessore di 4/10 mm posato su infrastruttura di sostegno e fissato con appositi gruppi di fissaggio”.
semplice con strato isolante interposto poliuretanico di 3 cm con strato isolante interposto poliuretanico di 4 cm con strato isolante interposto poliuretanico di 8 cm
PANNELLI DI COPERTURA
IN ACCIAIO ZINCATO PREVERNICIATO A PROFILO GRECATO TIPO:
TIPO SANDWICH A PROFILO GRECATO COSÌ COMPOSTO:
estradosso in lamiera sp 6dc BG, interposta schiumapoliuretanica sp cm 3, intradosso in lamiera 4dc BB
estradosso in lamiera sp 6dc BG, interposta schiumapoliuretanica sp cm 4, intradosso in lamiera 4dc BG
98.DOSSIER AMIANTO 2011
6.3.2 INDAGINE SUI COSTI DI BONIFICANella fase di avvio della campagna Eternit Free, AzzeroCO2 ha effettuato una ricerca di mercato al fine di individuare delle fasce di prezzo rappresentative per le attività di rimozione e smaltimento dell’amianto da parte delle ditte specializzate.
A seguito delle numerose indagini effettuate, fra le Imprese Edili iscritte è stato possibile individuare un costo medio per lo smaltimento.Nelle tabelle che seguono, riportiamo le voci significative che vanno a comporre il prezzo finale dell’opera di bonifica, facendo tre esempi di coperture con superfici di diversa estensione (pratiche presso le ASL locali, l’opera pratica di esecuzione della rimozione, lo smaltimento ed il trasporto riferiti al metro quadro).
< 100 MQQuantità di materiale da smaltire 1.500 Kg (circa 15,0 Kg/mq)
Costo di esecuzione della rimozione 1.000€ (pari a circa 10,0€/mq)
Costo di smaltimento medio presso discariche autorizzate 450,0€ (pari a circa 0,30€/Kg)
Costo di trasporto medio 300 € (dipendente dall'eventuale noleggio di automezzi adatti)
Costo ASL (pratiche e oneri, dipendente dalle regioni/province/comuni)
300 €
Incidenza 'chiavi in mano' 20,5 €/mq
Costo totale stimato medio 2.050 €
> 1000 MQQuantità di materiale da smaltire 15.000 Kg (circa 15,0 Kg/mq)
Costo di esecuzione della rimozione 5.500€ (pari a circa 5,5€/mq)
Costo di smaltimento medio presso discariche autorizzate (di-pende dalla singola discarica)
3.300€ (pari a circa 0,22€/Kg)
Costo di trasporto medio 1.600 € (dipendente dall'eventuale noleggio di automezzi adatti)
Costo ASL (pratiche e oneri, dipendente dalle regioni/province/comuni)
550 €
Incidenza 'chiavi in mano' 10,95€/mq
Costo totale stimato medio 10.950€
~ 500 MQQuantità di materiale da smaltire 6.750 Kg (circa 15,0 Kg/mq)
Costo di esecuzione della rimozione 3.500€ (pari a circa 7,0€/mq)
Costo di smaltimento medio presso discariche autorizzate (di-pende dalla singola discarica)
1.820€ (pari a circa 0,27€/Kg)
Costo di trasporto medio 1000€ (dipendente dall'eventuale noleggio di automezzi adatti)
Costo ASL (pratiche e oneri, dipendente dalle regioni/provin-ce/comuni)
380 €
Incidenza 'chiavi in mano' 13,4€/mq
Costo totale stimato medio 6.700 €
99.DOSSIER AMIANTO 2011
Ovviamente ci sono spese dipendenti direttamente dalla manodopera e dal trasporto che possono variare a completa discrezione dell’Impresa esecutrice stessa, facendo diminuire o aumentare il totale stimato. In particolare in questa casistica non sono comprese le spese di predisposizione di attrezzature edili aggiuntive come ponteggi e trabattelli, sistemi anticaduta (linea vita), macchinari ed automezzi predisposti per il trasporto e lo stoccaggio in sicurezza. Tali spese devono essere concordate con l’Impresa stessa. A seguito dell’avvio della campagna, al fine di procedere alla redazione di computi metrici dettagliati per i casi specifici che si sono presentati, sono stati richiesti preventivi ad hoc.Si riportano di seguito alcuni preventivi – tipo per la bonifica dell’Eternit ed il rifacimento delle coperture, realizzati attraverso un’indagine territoriale tra le ditte specializzate, nella Regione Puglia, primo territorio ad aderire alla campagna.Dall’analisi dei preventivi pervenuti dalla regione Puglia, provincia di Bari, i costi medi (IVA esclusa) di bonifica e rifacimento della copertura sono riassumibili nella tabella sottostante:
U.M. COSTOUNITARIO €
BONIFICA ETERNIT
rimozione copertura Eternit
Redazione del Piano di Lavoro ex art. 256 D.Lgs 81/08. Presentazione all’ASL competente per zona e tenuta dei rapporti, al fine di verificare le procedure operative. Tenuta e aggior-namento dei registri di carico e scarico per lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Realizzazione di analisi sul materiale per la classificazione del rifiuto. Incapsulamento temporaneo delle superfici dei manufatti in cemento amianto, per il fissaggio delle fibre in fase di distacco dalla matrice cementizia.Rimozione delle lastre in cemento amianto, successivamente calate a terra, posate sui ban-cali, avvolte con pellicola protettiva in polietilene ed etichettate. Trasporto con mezzo idoneo in discarica autorizzata per lo smaltimento finale.
Eternit singolo strato mq € 10,30
Eternit doppio strato (con materassino isolante) Solo materassino mq € 1,20
Eternit triplo strato (‘sandwich’ composto da doppio strato di Eternit con interposto materas-sino isolante) Solo lastra controsoffitto
mq € 9,00
NUOVA COPERTURA
pannelli di copertura
Fornitura e posa di manto di copertura in lamiera a profilo grecato in acciaio zincato prever-niciato di spessore di 6/10 mm. Posato su infrastruttura di sostegno e fissato con appositi gruppi di fissaggio: -Vite autofilettante in acciaio zincato completa di guarnizione in EPDM. Colorazioni standard. Compreso ogni onere per il trasporto in cantiere, il tiro in quota, il taglio, lo sfrido, i sormonti e quant’altro occorra per dare l’opera finita.
mq € 14,50
Fornitura e posa in opera di manto di copertura in pannelli sandwich, composto da lamiera grecata esterna (a 3 o 5 greche) in acciaio zincato preverniciato sul lato in vista di spessore di 5/10 mm. + componente isolante in schiuma poliuretanica di spessore adeguato (da 8 cm.) + lamiera inferiore in acciaio zincato preverniciato sul lato in vista di spessore di 4/10 mm. Posato su infrastruttura di sostegno efissato con appositi gruppi di fissaggio: - Vite autofilettante in acciaio zincato;-Cappellotto di fissaggio in acciaio zincato preverniciato;- Doppia guarnizioni di tenuta.Colo-razioni standard. Compreso ogni onere per il trasporto in cantiere, il tiro in quota, il taglio, lo sfrido, i sormonti e quant’altro occorra per dare l’opera finita.
mq € 27,00
colmi
Fornitura e posa in opera di colmi in lamiera zincata preverniciata, sviluppo max. 50 cm., opportunamente sagomati, posti in raccordo tra le falde della copertura ed opportunamente fissati.
ml € 14,00
scossaline
Fornitura e posa in opera di scossalina di testata in lamiera zincata preverniciata spessore 6/10, sviluppo max cm. 33, posta di raccordo tra il manto di copertura e il muro. Compreso l’onere dei fissaggi, rivettatura, sovrapposizione e siliconatura.
ml € 15,00
100.DOSSIER AMIANTO 2011
U.M. COSTOUNITARIO €
BONIFICA ETERNIT
rimozione copertura Eternit
Redazione del Piano di Lavoro ex art. 256 D.Lgs 81/08. Presentazione all’ASL competente per zona e tenuta dei rapporti, al fine di verificare le procedure operative. Tenuta e aggirna-mento dei registri di carico e scarico per lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Realizzazione di analisi sul materiale per la classificazione del rifiuto.Stesura del Piano Operativo di Sicurezza.Incapsulamento temporaneo delle superfici dei manufatti in cemento amianto, per il fissaggio delle fibre in fase di distacco dalla matrice cementizia. Rimozione delle lastre in cemento amianto, successivamente calate a terra, posate sui bancali, avvolte con pellicola protettiva in polietilene ed etichettate. Trasporto con mezzo idoneo in discarica autorizzata per lo smal-timento finale.
mq € 7,00
NUOVA COPERTURA
pannelli di copertura
Fornitura e posa in opera della copertura su capannoni centinati e a doppia pendenza aventi struttura metallica, da realizzare con lamiera grecata, zincata e preverniciata di spessore di 6/10 mm, passo 1000 m, altezza greca 40 mm, fissaggio con viti auto perforanti 6,3x80, cap-pellotto con guarnizione baz. in EPDM, trasporto, scarico dell’automezzo, accatastamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte. LAMIERA SPES-SORE 6/10 MM
mq € 14,00
Fornitura e posa in opera della copertura su capannoni centinati e a doppia pendenza aventi struttura metallica, da realizzare con lamiera grecata, zincata e preverniciata di spessore di 8/10 mm, passo 1000 m, altezza greca 40 mm, fissaggio con viti auto perforanti 6,3x80, cap-pellotto con guarnizione baz. in EPDM, trasporto, scarico dell’automezzo, accatastamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte. LAMIERA SPES-SORE 8/10 MM
mq € 16,00
colmi
Fornitura e posa in opera di colmi in acciaio zincato e preverniciato, spessore 6/10 mm, com-pleti di rivetti in acciaio zincato, viti auto perforanti e silliconatura nei giunti di sovrapposizione, trasporto, scarico dell’automezzo,accatastamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte.
ml € 20,00
canali di gronda
Fornitura e posa in opera di canali di gronda, per il raccordo dei pluviali di scolo delle acque, con lamiera in acciaio zincato, spessore 6/10 mm, sagomati, completi di fissaggi, siliconatura dei giunti di sovrapposizione, bocchettoni zincati, trasporto, scarico dell’automezzo, accata-stamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte.
ml € 28,50
tubi pluviali
Fornitura e posa in opera di pluviali in pvc di colore standard, per scolo delle acque, completi di pezzi accessori, quali curve, collari, etc.., diametro 125, trasporto, scarico dell’automezzo, accatastamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte.
ml € 13,00
scossaline
Fornitura e posa in opera di scossalina di testata in lamiera zincata preverniciata spessore 6/10, sviluppo max cm. 33, opportunamente sagomata e presso piegata, completa di fissag-gi, rivettatura, siliconatura dei giunti di sovrapposizione, trasporto, scarico dell’automezzo, accatastamento e quant’altro occorrente per dare l’opera compiuta a perfetta regola d’arte.
ml € 16,50
Dall’analisi dei preventivi pervenuti dalla regione Puglia, provincia di Lecce, i costi medi (IVA esclusa) di bonifica e rifacimento della copertura sono riassumibili nella tabella sottostante:
101.DOSSIER AMIANTO 2011
Località/Area geografica LAZIO case 1 Prov Roma
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 12,00 € 10,00 € 8,50
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro
€ 13,00 € 11,00 € 9,50
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 16,00 € 14,00 € 11,50
d) 1 m di canale di gronda € 30,00 € 28,00 € 26,00
Località/Area geografica LAZIO case 2 Prov Roma
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 12,50 € 10,50 € 9,50
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro
€ 14,00 € 12,00 € 11,00
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 22,00 € 20,00 € 18,00
d) 1 m di canale di gronda € 16,00 € 16,00 € 16,00
Località/Area geografica LAZIO case 3 Prov Roma
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 17,00 € 14,00 € 13,00
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro
€ 19,00 € 16,00 € 15,00
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 29,00 € 25,00 € 24,00
d) 1 m di canale di gronda
Località/Area geografica LAZIO case 4 Prov Roma
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 25,70 € 23,50 € 22,00
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro
€ 30,17 € 27,59 € 25,83
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 34,64 € 31,67 € 29,65
d) 1 m di canale di gronda
102.DOSSIER AMIANTO 2011
Località/Area geografica PIEMONTE Prov. Alessandria
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 12,00 € 11,50 € 11,50
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro materiale isolante
€ 14,00 € 13,50 € 13,50
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 21,00 € 20,50 € 20,50
d) 1 m di canale di gronda
Località/Area geografica SICILIA Prov. Trapani
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 15,00 € 12,50 € 11,50
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro materiale isolante
€ 22,00 € 20,50 € 19,00
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 25,00 € 23,50 € 22,50
d) 1 m di canale di gronda € 60,00
Località/Area geografica ABRUZZO Prov. L’Aquila
Prezzo della bonifica chiavi in mano competitivo (omnicomprensivo forfettario medio) per la rimozione di
Coperture da rimuovere caratterizzate da un’estensione
Inferiore o uguale ai5000 mq
Compresatra 5000 e10.000 mq
Superioreai 10.000 mq
PREZZO UNITARIO
a) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto € 10,00 € 8,50 € 8,00
b) 1 mq di lastre semplici di cemento amianto con strato di lana di roccia o altro materiale isolante
€ 18,00 € 15,50 € 14,50
c) 1 mq di lastre “sandwich” (cemento amianto + isolante + cemento amianto)
€ 20,50 € 17,50 € 16,30
d) 1 m di canale di gronda
103.DOSSIER AMIANTO 2011
ALLEGATO 1
Dettagli procedurali per il corretto smaltimento del cemento amianto (D.Lgs. 81/2008)
Le lastre e gli altri manufatti di copertura in cemento-amianto devono essere adeguatamente ba-gnati prima di qualsiasi manipolazione o movimentazione con prodotti collanti, vernicianti o incap-sulanti specifici. La bagnatura dovrà essere effettuata mediante nebulizzazione o a pioggia, con pompe a bassa pressione. In nessun caso si dovrà fare uso di getti d’acqua ad alta pressione.I faldali e le gronde dovranno sempre essere bonificati inumidendo con acqua la crosta presen-te sino ad ottenere una fanghiglia densa che, mediante palette e contenitori a perdere, viene posta all’interno di sacchi di plastica. Questi sacchi, sigillati con nastro adesivo, vanno smaltiti come rifiuti di amianto.Le lastre devono essere rimosse senza romperle evitando l’uso di strumenti demolitori. Devono es-sere smontate rimuovendo ganci, viti o chiodi di fissaggio, avendo cura di non danneggiare le lastre stesse. Non devono essere utilizzati trapani, seghetti, flessibili o mole abrasive ad alta velocità. In caso di necessità, si dovrà far ricorso esclusivamente ad utensili manuali o ad attrezzi meccanici provvisti di sistemi di aspirazione idonei per la lavorazione del cemento-amianto, dotati di filtrazione assoluta in uscita.I materiali asportati non devono in nessun caso essere frantumati dopo la rimozione. Non devono assolutamente essere lasciate cadere a terra. Un idoneo mezzo di sollevamento deve essere pre-visto per il calo a terra delle lastre. Le lastre smontate, bagnate su entrambe le superfici, devono essere accatastate e pallettizzate in modo da consentire un’agevole movimentazione con i mezzi di sollevamento disponibili in cantiere.I materiali in cemento-amianto rimossi devono essere chiusi in imballaggi non deteriorabili o rivesti-ti con teli di plastica sigillati. Eventuali pezzi acuminati o taglienti devono essere sistemati in modo da evitare lo sfondamento degli imballaggi. I rifiuti in frammenti minuti devono essere raccolti al momento della loro formazione e racchiusi in sacchi di materiale impermeabile non deteriorabile immediatamente sigillati. Tutti i materiali di risulta devono essere etichettati a norma di legge.I materiali rimossi devono essere allontanati dal cantiere il prima possibile. L’accatastamento tem-poraneo deve avvenire separatamente dagli altri detriti, preferibilmente nel container destinato al trasporto, oppure in una zona appositamente destinata, in luogo non interessato dal traffico di mezzi che possano provocarne la frantumazione.Giornalmente deve essere effettuata una pulizia ad umido e/o con aspiratori a filtri assoluti della zona di lavoro e delle aree del cantiere che possano essere state contaminate da fibre di amianto.
104.DOSSIER AMIANTO 2011
AZIENDA SANITARIA LOCALE..............................................................Via.............n............................................ PIANO DI LAVORO PER LA RIMOZIONE DI LASTRE DI COPERTURA IN CEMENTO-AMIANTO
(art. 34 D.Lgs. n. 277/91) Impresa esecutrice dei lavori di rimozione e smaltimento delle lastre di copertura in cemento amianto nonché (eventuale) dei lavori di rifacimento della copertura:Con sede in...................Via...................n.........Titolare:.................................nato a....................il.................e residente a.......................Via...........................In possesso di:Abilitazione professionale alla gestione delle attività di rimozione, smaltimento e bonifica amianto (ex art. 10 – D.P.R. 8/8/1994) (rilasciata dall’ASL – Provincia di.............)Tel............................Fax..................................Tel. Cell...........................Consulente dell’Impresa:(eventuale).....................................................Con sede.............................Via........................n..........Iscrittto all’Albo..............................................della Provincia di.................al n............In possesso di:Abilitazione professionale alla gestione delle attività di rimozione, smaltimento e bonifica amianto (ex art. 10 – D.P.R. 8/8/1994 (rilasciata dall’ASL – Provincia di............)Abilitazione in qualità di Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione e in fase di esecuzio-ne (ex art. 10 D. Lgs. N. 494/96) (rilasciata da.............)(eventuale)Tel............................Fax..................................Tel. Cell...........................Dati fabbricato oggetto dell’intervento:Tipologia:....................Proprietario dell’immobile:......................................La costruzione è sita nel Comune di:......................in Via..........................n..........Superficie da rimuovere:...........................mq Stato di conservazione delle lastre:.......................Epoca di installazione delle lastre:..........................Altezza dell’edificio: ...................m.Tipologia del solaio di calpestio del sottotetto:..............................
ALLEGATO 2
105.DOSSIER AMIANTO 2011
Incapsulante:L’incapsulante utilizzato per trattare la superficie al fine di evitare la dispersione delle fibre è:.............................................Maschera protettiva:Modello di mascherina protettiva utilizzata: ad alta efficienza, del tipo FF – P3.Trasportatore:Il trasporto dell lastre sarà effettuato dalla Ditta..................................., con sede a...................in Via.....................n......., iscritta all’albo nazionale Imprese Esercenti servizi di Smaltimento di rifiuti – Sezione Regionale..............– presso la C.C.I.A.A. di................al n............Discarica:La discarica presso la quale verrà conferito il materiale è gestita da............., con sede a..........., Via ...................n.......La discarica è sita in Comune di....................... – Località......................Autorizzazione.....................n.......................del................con scadenza..................
Modalità di esecuzione dei lavori di rimozione:La superficie delle lastre in cemento amianto sarà trattata con prodotti incapsulanti, mediante l’uti-lizzo di una pompa manuale a bassa pressione, allo scopo di creare maggiori condizioni di sicurez-za per gli addetti alla rimozione, prevenendo così il rilascio delle fibre.La liberazione delle lastre da viti o chiodi di fissaggio sarà effettuata mediante l’uso di attrezzi ma-nuali (chiavi o pinze), evitando la rottura del materiale, per quanto tecnicamente possibile.Le lastre rimosse verranno calate a terra, secondo la convenienza di manovra, o mediante eleva-tore elettrico, da terra a tetto, oppure con l’ausilio di gru istallata su autocarro.Le lastre rimosse saranno sistemate su bancali e inglobate in teli di polietilene sigillati con nastro adesivo.Su ogni bancale verranno apposti n. 2 cartelli con la lettera “a” di attenzione amianto.La copertura preesistente verrà rimossa (eventuale) in fasi successive nel senso che, giornal-mente, ciascuna superficie oggetto di rimozione verrà subito ricoperta mediante l’installazione del previsto manto sotto tegole, in.........., evitando così l’esposizione alle intemperie.I frammenti di lastre in cemento-amianto, eventualmente presenti, verranno raccolti in sacchi di polietilene e smaltiti unitamente alle lastre.Per l’aspirazione di eventuali polveri di cemento-amianto, conseguenti alle operazioni di rimozione, sarà presente in cantiere un aspiratore dotato di filtro assoluto in uscita.Le operazioni di cui sopra saranno condotte con idonei Dispositivi di Protezione Individuale.Al termine del turno di lavoro gli operai si puliranno scrupolosamente le mani e le parti eventual-mente esposte.
Personale preposto alla rimozione:
Cognome e Nome
Luogo di nascita Data di nascita Comune di resi-denza
Mansione
106.DOSSIER AMIANTO 2011
Ai sensi dell’art. 26 del D.Lgs. n. 277/91, i lavoratori dipendenti sono stati informati circa: • i rischi per la salute derivanti dall’esposizione all’amianto;• le norme igieniche da osservare (divieto di fumare, ecc.);• l’uso corretto dei mezzi di protezione individuale;• le procedure di lavoro e le precauzioni per ridurre al minimo l’esposizione.
Saranno realizzate, a cura dell’Impresa incaricata della preparazione del cantiere................con sede in.................Via..........n.........Tel....................Fax......................, idonee opere provvisionali per la protezione dal rischio di caduta consistenti in ponteggi lungo il perimetro della gronda, e inoltre saranno adottati, a cura della sottoscritta Impresa, opportuni accorgimenti atti a rendere calpestabili le coperture (realizzazione di camminamenti con tavole di legno).I lavori inizieranno solo dopo l’acquisizione dell’autorizzazione da parte di Codesta ASL.Adempimenti successivi:Sarà inoltrata copia dell’avvenuto smaltimento presso discarica autorizzata.Sarà indicato, per ogni lavoratore che ha operato nella rimozione delle coperture, il tempo trascor-so per compiere detta lavorazione (precisando solo il tempo occorso per trattare con incapsulanti e togliere la copertura, cioè quello di possibile esposizione alle fibre di amianto).Data inizio lavori:sarà comunicata via fax.Elenco allegati:n.....copie di certificati di idoneità specifica alla mansione rilasciati dal Medico competente relative a n.....lavoratori;n.....attestati di partecipazione / frequenza a corso per operatori, di durata pari a trenta ore, (ex art. 10 – D. P.R. 8/8/1994) rilasciati dall’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di...........;n. ..attestati di Abilitazione professionale aòlla gestione delle attività di rimozione, smaltimento e bonifica dell’amianto (, (ex art. 10 – D. P.R. 8/8/1994) rilasciati dall’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di..........;scheda tecnica dell’incapsulante;copia dell’autorizzazione regionale al trasporto delle lastre;copia dell’autorizzazione regionale della discarica;scheda dei facciali filtranti;n..........foto. Data:....................... Il Consulente dell’Impresa.............................................. Il Titolare dell’Impresa..............................................
107.DOSSIER AMIANTO 2011
108.DOSSIER AMIANTO 2011
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ALLEGATO 3
109.DOSSIER AMIANTO 2011
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110.DOSSIER AMIANTO 2011
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111.DOSSIER AMIANTO 2011
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112.DOSSIER AMIANTO 2011
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