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Attenzione scegliere Responsabilmente provoca dipendenza!

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Attenzione scegliere Responsabilmente

provoca dipendenza!

Miles Davis -1959

“Non è una questione di restar fermi ed essere sicuri. Se qualcunovuole continuare a creare deve confrontarsi col cambiamento.”

― Miles Davis

“Non suonare quello che c’è, suona quello che non c’è.”– Miles Davis

“Nella musica il Silenzio è molto più importante del Suono.”– Miles Davis

“Se non stai facendo errori, è un errore.”– Miles Davis

“Io penso sempre a creare. Il mio futuro incomincia quando mi sveglio ogni mattina. Ogni giorno cerco qualcosa di creativo da fare nella mia vita.» ― Miles Davis

So what? (E quindi?)

Visione - Tradizione

Visione e Tradizione

• La visione di un imprenditore o di un manager non è la previsione di un oracolo su come sarà il futuro.

• Essa costituisce un modello rispetto al quale ci si ispira per effettuare scelte concrete nella realtà operativa.

• È una costruzione paziente che parte da un analisi dei dati di realtà, combinando un lavoro di lungo termine sulle fondamenta con uno più opportunisticoche sfrutta i vantaggi temporanei.

Visione e Tradizione

• L’Uomo ha il bisogno fondamentale di dare senso alla realtà che vive.• Il processo di costruzione del senso è alla base della motivazione e della capacità di usare le proprie risorse. • Quando il senso manca le persone si demotivano e si frustrano. I cambiamenti producono sempre perdita di senso.• Quando il senso collettivo manca ognuno agisce in una propria realtà secondo la propria interpretazione.• La visione costituisce una mappa per orientare la lettura della realtà e per attribuirgli un senso a livello collettivo.• Per questo essa è strumento del cambiamento, perché permette alle persone di allinearsi, intendersi edintegrarsi nella realtà che sta mutando.

Visione e Tradizione• È nella Tradizione che giacciono le radici dell’identitàindividuale e di gruppo.• La Tradizione è quindi parte integrante di come un gruppo si rapporta con la realtà e con gli altri. Influenza e orienta le scelte e costituisce la base di giudizio con cui si misurano i comportamenti dei leader. • La Tradizione quando è molto radicata diminuisce le capacità di un gruppo di vedere soluzioni alternativead un problema e limita l’innovazione.• Ogni tentativo di avviare un cambiamento che tocchi parti profonde di una tradizione verrà osteggiato con forza e richiederà molto tempo per poter attecchire. • Nello sviluppare una Visione occorre quindi comprendere appieno le caratteristiche della Tradizione.

Visione e Tradizione• La Storia mostra che un gruppo o un’organizzazione che si basa sulla Fides (fiducia e correttezza) nello stabilire i rapporti interni fra i propri membri e fra il gruppo e l’esterno, inclusi i concorrenti, ha una migliore capacità di successo nel lungo termine, rispetto a gruppi o organizzazioni che si basano sulla Metis (astuzia, inganno).• Se nel breve l’astuzia e l’inganno possono assicurarsi dei vantaggi, essi tendono a danneggiare le relazioni e aimpedire accordi duraturi. All’interno l’organizzazione non sarà coesa e all’esterno avrà nemici implacabili.• Nel lungo termine la fiducia e la correttezza, costruiscono una rete di relazioni solide, che diventano potenziale da sfruttare all’interno e generatori di opportunità e accordi all’esterno dell’organizzazione.

Qualcuno ha detto che la tradizione è un progresso che ha avuto successo.

Non bisogna mai dimenticare che quello che facciamo e diciamo diventerà tradizione per

chi verrà dopo di noi.Non ci si deve quindi accontentare di

trasmettere ciò che si è ricevuto, bisogna aggiungere del nuovo. Così, ogni

generazione abbandona una parte delle tradizioni del passato e aggiunge qualcosa di

suo.(Jean D’Ormesson)

Singolare Plurale

Singolare - Plurale• Due dei tre bisogni fondamentali dell’Uomo, sono Appartenenza e Realizzazione. Il primo è lo stimolo che ci rende animali sociali. Il secondo quello che ci spinge ad emergere e a distinguerci.• Ogni uomo o donna che non sia alle prese con la sopravvivenza o la sicurezza, si trova perciò di fronte a due spinte potenzialmente competitive: appartenere ad un gruppo o distinguersi come individuo.• La prima lo spingerà a cercare di ottenere un clima armonioso in termini di relazioni sociali e affettive e a sentirsi parte di un tutto.• La seconda a voler esprimere la propria idea, a cercare di crescere, a prendere decisioni in modo autonomo, a cercare riconoscimenti e a voler lasciare una traccia del proprio passaggio, anche a scapito di conflitti con gli altri.

Singolare - Plurale• Un collante fra Singolare e Plurale è l’identità di gruppo, cioè la capacità del singolo di rispondere alla domanda «chi siamo noi?» in modo coerente con la risposta degli altri.• Più forte è l’identità minore è la necessità di regolare formalmente il gruppo. I comportamenti tenderanno ad essere più omogenei e allineati, con autoadattamenti. I conflitti saranno tendenzialmente sul contenuto delle soluzioni. I meccanismi di controllo saranno «a vista», cioè basati sul fatto che ci si comporti come gli altri (vai bene se ti comporti come noi).• In un gruppo a forte identità le spinte individuali tendono quindi ad essere regolate dalle convinzioniimplicite (cioè non formalizzate ma conosciute) che il gruppo nutre su ciò che è buono e giusto.

Singolare - Plurale• Con l’aumentare della complessità di un gruppo e di una organizzazione, mantenere un’identità forte diventa un problema insolubile senza definire delle regole formali.• I ruoli definiti, le gerarchie, le regole formalidefiniscono il perimetro di appartenenza al gruppo (vai bene se rispetti le regole e stai al tuo posto), rendendo quindi meno rilevanti le domande «chi siamo noi» e «chi sono io qui».• La formalizzazione e il rispetto delle regole permette l’integrazione e la gestione della diversità e di una multiculturalità. Il meccanismo di controllo è quindi formale.• Allo stesso tempo le regole formali e la loro plasmano il tipo di identità e di cultura del gruppo. «Dimmi che regole hai e ti dirò chi sei…»

• Quali sono le condizioni per cui un gruppo formato da persone con forti spinte all’individualità possa funzionare bene?• Le persone con forti spinte realizzative, hanno una naturale tendenza ad essere orientati al risultato, o per motivi di «crescita» e «apprendimento», o per motivi di differenziazione.• Amano quindi sfide, obiettivi e riconoscimenti, ma non tengono in grande conto le relazioni affettive all’interno del gruppo e non hanno bisogno di climi a basso conflitto.• Per funzionare il gruppo deve sostituire il legame di appartenenza con una centralità dello scopo-obiettivo. • Sei dentro il gruppo se la tua competenza, capacità e attitudine consente al gruppo di eccellere e centrare il risultato.• Il criterio di autoefficacia del gruppo è disciplina e competenza.

Singolare - Plurale

«Come l’individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo.»

(Carl Gustav Jung)

Coraggio Paura

Coraggio - Paura• La Paura è una delle emozioni base.• Le emozioni sono un fatto fisico (aumento sudorazione, accelerazione cardiaca etc.) e psicologico. • Le emozioni sono tutte utili, perché sono un sistema con il quale riceviamo messaggi importanti, mandiamo segnali agli altri e ricalibriamo il nostro modo di agire nel mondo.• Le emozioni vanno ascoltate, riconosciute e comprese nei messaggi di cui sono portatrici.• La Paura ci segnala la percezione di una potenziale minaccia.• Non ascoltarla e cercare di scansarla implica non attivare processi protettivi, non analizzare il rischio, fare scelte impulsive e assumersi compiti oltre le proprie capacità.

Coraggio - Paura• Uscire dalla zona di comfort, quella cioè dove percepiamo di avere il controllo della realtà in cui ci muoviamo, per andare in un’altra realtà significa domandarsi se saremo in grado di farlo.• La paura ci segnala il pericolo di essere inadeguati al nuovo compito, cioè di non essere capaci di affrontare la nuova realtà e di pagarne il prezzo. • Talvolta il prezzo da pagare per non aver ascoltato la paura è molto alto.• Quindi l’azione è quella di pesare con attenzione quali sono i rischi e come posso mitigarli preparandomi adeguatamente.• Tuttavia lasciare che la Paura ingigantisca la percezione delle minacce, senza una seria analisi, ci porta alla paralisi e alla perdita di opportunità. La Paura va quindi gestita.

Coraggio - Paura • Quando la vita ci presenta nuove opportunitàci confrontiamo con la necessità di apprendere a muoverci in contesti nuovi. • Senza la capacità di saper fronteggiare le situazioni, che è quella di saper capire i propri limiti e come usare le proprie risorse, si diventa o incoscienti o fermi. • Il Coraggio è l’attitudine a riconoscere ciò che la realtà mi mette davanti e a come posso incidere con le mie capacità su quella realtà, per cercare di raggiungere gli obiettivi che mi pongo.• Il Coraggio è saper rimanere se stessi, autentici, senza tradirsi, indipendentemente dalla realtà in cui siamo immersi.• Il Coraggio contempla la Paura, non la soffocané la cancella.• Si può scegliere liberamente solo conoscendo le proprie paure.

«Chi ha coraggio, dunque, non può dimenticarsi di avere paura.»

(Pier Luigi Celli)

Coraggio - Paura

“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”

(Giovanni Falcone)

Responsabilità Incoscienza

Responsabilità - Incoscienza• Il concetto di Responsabilità ha molto a che fare con la capacità di essere consapevoli.• Essere Responsabili passa per la consapevolezza di chi sono, dove sono e qual è il mio ruolo «qui ed ora». Quindi avere la capacità di identificare quali sono le attese che io nutro e quali sono quelle degli altri. Per questo servono domande.• Qual è il mio ruolo in azienda? Che cosa comporta? Che cosa dipende veramente da me e dalle mie scelte? Qual è il contributo che io sto dando al mantenimento e alla costruzione di questa organizzazione? In che modo il mio stare con gli altri dipende anche da me? • La Responsabilità comporta la risposta a queste domande la comprensione delle conseguenze delle scelte che facciamo, non solo nel breve termine.

• Una delle cose che mina la Responsabilità è la costruzione degli alibi, cioè lo scaricare la Responsabilità di ciò che sta accadendo su fattori fuori dal nostro controllo.• Gli alibi sono un meccanismo facile che ci consente di tirarci fuori, di dire io non c’entro• Accettare alibi significa non capire dove nella realtà si può incidere davvero, in che cosa possiamo fare la differenza ed essere sempre e solo reattivi, mai proattivi.• Gli alibi azzerano il potenziale d’iniziativa e di crescita di un’impresa o di un’organizzazione.• Le aziende che hanno lasciato il segno nella storia economica e sociale, non hanno accettato culture degli alibi.

Responsabilità - Incoscienza

Responsabilità - Incoscienza

• L’incoscienza può essere quella della superficialità, quella che ci fa inseguire le pulsioni, quella che non ci fa verificarei numeri, che non ci fa analizzare le conseguenze nel lungo termine, quella che tratta l’azienda e il suo ambiente circostante come fosse un gioco, o peggio un giocattolo. Essa mina la Responsabilità alle sue fondamenta e mette in pericolo l’organizzazione.• C’è una forma di incoscienza che invece deriva dal non sapere veramente come saranno le cose e accettarlo senza sentirne la paura. Quella forma che è caratteristica dei bambini e che gli permette di essere totalmente nel presente e che negli adulti è quella che permette di sfruttare tutto il potenziale creativo per risolvere un problema mai affrontato prima. Essa diventa la risorsa dell’Imprenditore o del Manager trasformativo.

“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.”

Martin Luther King

Responsabilità - Incoscienza

Ragione e Sentimento

Ragione e Sentimento• I sentimenti sono un costrutto della nostra mente per dare un nome alle emozioni che proviamo. • Le emozioni sono coinvolte nella maggior parte dei processi cognitivi.• Non è possibile in un qualsiasi processo decisionale tenere fuori le emozioni. • Esse saranno presenti nel modo in cui guardiamo e capiamo la realtà• Nel modo in cui utilizziamo il nostro sapere per scegliere delle soluzioni.• Nel modo in cui agiamo per affrontare i nostri problemi.• È attraverso le emozioni che possiamo sapere che cosa vorremmo e che cosa ci piacerebbe profondamente e cioè il Cuore.• Il Cuore non è la pulsione basica, l’impulso del momento, l’innamoramento facile e veloce.

Ragione e Sentimento

• La Ragione è la capacità di guardare la realtà, il più possibile in modo ampio ed inclusivo degli elementi rilevanti per un problema.• La Ragione non si accontenta della spiegazione causa-effetto più semplice, ma di fronte ad un problema indaga, scava, analizza, comprende ed apprende.• La Ragione è quella che ci permette di stare nel presente, nel «qui ed ora», di identificare le emozioni nostre ed altrui e di scegliere quello che ci sembra il comportamento più funzionale ai nostri scopi.• La Ragione ascolta i nostri bisogni, ascolta i nostri principi etici e i valori, usa l’esperienza e capisce come ci dovremmo proteggere.

Ragione e Sentimento

• La Ragione in realtà media fra ciò che vorremmo, ciò che dovremmo e/o sarebbe giusto e ciò che è possibile ottenere nella realtà.• La Ragione ascolta e mette al sicuro il Cuore e non lo trascura.• L’uso di una Ragione che ascolta e media con il Cuore, ci permette di fare scelte che non solo faranno il risultato di business, ma terranno in considerazione chi siamo e chi vogliamo essere.• Non possiamo togliere il dolore dovuto alle conseguenze di una scelta difficile, ma la Ragione ci permetterà di rispettare quel dolore.• È la Ragione che ascolta il Cuore che ci assicura che nella gestione del business saremo autenticamente Noi e che non ci tradiremo.

Ragione e Sentimento

Gli esseri umani sono le sole creature capaci di comportarsi irrazionalmente in nome della ragione.

(Ashley Montagu)

Libertà Limite

Libertà - Limite

• È tipico del bambino quello di avere un pensiero «onnipotente» e magico, cioè di pensare di arrivare ovunque e di riuscire in tutto.• Da Adulti la realtà ci mette davanti, a volte in modo brutale, la nostra incapacità di modificare determinate situazioni.• Lo scontro che avviene fra la spinta che arriva da un nostro bisogno e l’impossibilità di soddisfarlo direttamente, produce una frustrazione.• Questa frustrazione può essere una forza positiva o può diventare nel lungo periodo insidiosa e generatrice di problemi psicologici.

Libertà - Limite• Nel processo creativo l’assenza totale di limiti

porta all’impossibilità di creare per davvero.• È solo quando ci confrontiamo con i limiti imposti

dalla realtà e con la frustrazione indotta dal bisogno insoddisfatto che cerchiamo soluzioni e troviamo risorse insperate.

• Ed è allora che si compie il processo creativo che porterà all’innovazione. Perché quello è il momento in cui scopriremo come poter utilizzare cose nate per usi diversi per risolvere altri problemi.

• Quella frustrazione è quindi la molla dell’innovazione.

• Aziende che sperimentano un alto livello di benessere, di mezzi e di possibilità per lungo tempo, smettono di essere innovative.

Libertà - Limite• Il rapporto fra l’individuo e quello che percepisce

come limite, ovvero il modo come lo vive, è centrale per l’Uomo.

• L’incapacità di accettare ciò che non si può cambiareè al centro di molte frustrazioni in azienda.

• Invece di cercare di capire cosa potremmo fare di diverso, cioè cambiare noi, ci accaniamo sul perché non cambino gli altri.

• È solo nel confronto col limite che possiamo scoprire noi stessi, chi siamo e chi possiamo essere veramente.

• L’esercizio della Libertà sta nel comprendere quali sono gli spazi in cui posso muovermi e saperli sfruttare pienamente per essere noi stessi.

Libertà - Limite

“Uno non ha che dichiararsi libero, ed ecco che in quello stesso istante si sente limitato.

Abbia solo il coraggio di dichiararsi limitato, ed eccolo libero.”

J. W. Goethe