2.3.4 gli anni quaranta e gli anni cinquanta · 2005. 8. 23. · ultima, ma non meno importante, è...
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2.3.4 Gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta Anche la Metro-Goldwin-Mayer si rivolse a un pubblico adulto. I disegnatori più importanti
che lavoravano per questa casa furono i giovani William Hanna e Joseph Barbera e Tex
Avery, strappato alla Warner.
Nel 1940 Hanna e Barbera idearono forse la coppia più violenta dei film
d’animazione. Tom e Jerry erano i protagonisti di Puss Gets the Boot; Tom era molto più
feroce e brutale di come lo conosciamo noi oggi e Jerry rappresentava l’astuzia buona di
chi si deve difendere.
Immagine di Tom and Jerry di Hanna e Barbera (1940)
Tex Avery passò alla MGM i suoi anni migliori (1942 – 1955) inventando molti
personaggi, perché non era interessato ai protagonisti fissi, tuttavia ne creò qualcuno: il
triste bracco Droopy, lo scalmanato lupo senza nome e Screwy Squirrel, che fece morire
sullo schermo. Il capolavoro di Avery fu King Size Canary (1947) in cui un gatto, un topo,
un mastino e un canarino lottano tra loro aiutati dalla pozione “Jumbo Gro” che li fa
aumentare di dimensione.
Immagine di Droopy e Screwy Squirrel di Tex Avery
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Immagine del lupo creato da Avery Immagine tratta da King Size Canary
In opposizione a Tom e Jerry la Warner produsse Tweety Pie (1947),
cortometraggio recitato da Sylvester e Tweety, gatto e canarino in perenne lotta. La novità
dei personaggi consisteva nella loro falsità, il piccolo Tweety non era il pulcino innocente
che poteva sembrare e Sylvester era meschino e approfittatore.
La comparsa della televisione da principio non ebbe un impatto negativo sui film
d’animazione. Infatti per altri vent’anni, prima di ogni spettacolo veniva proiettato un
cortometraggio animato.
The Great Piggy Bank Robbery (Stati Uniti, 1946) è un esempio della vitalità del
reparto animazione della Warner Bros. Il film di Bob Clampett fa la parodia al surrealismo
dei film noir e richiama The Great Train Robbery (Stati Uniti, 1903) di Edwin S. Porter, il
primo film western dal vero.
E’ negli anni Quaranta che Chuck Jones creò la serie di Bip-Bip, comparso per la
prima volta in Fast and Furry-ous (1949). Sempre in questi anni nacque la United
Productions of America coi suoi personaggi fissi: Mr. Magoo e Gerald McBoing Boing.
Immagine di Bip-Bip e Fast and Furry-ous (1949) di Chuck Jones
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Mr. Magoo ricordava Popeye perché non era antropomorfo e soprattutto perché era
un adulto poco aggraziato, che destava simpatia per gli equivoci creati dalla sua forte
miopia. Fu il protagonista di una serie che durò un decennio.
Immagine di Mr Magoo e Gerald McBoing Boing della U. P. A.
Gerald McBoing Boing, un bambino che si esprimeva attraverso rumori invece di
parole, era tratto da un testo dello scrittore per l’infanzia Theodore Seuss Geisel.
Nonostante il cinema accogliesse ancora i cortometraggi animati, si cominciò a
produrne anche per la televisione. Il primo serial fu Crusader Rabbit (1949), in cui il
protagonista e il suo compagno, Ragland T. Tiger, vivevano avventure da Tavola Rotonda.
La serie non ebbe molto successo.
Immagine di Crusader Rabbit di Ward e Anderson (1949)
Gli anni Cinquanta vedono svilupparsi al cinema le serie nate negli anni Quaranta a
cui si affiancano The Magical Maestro (1952) di Tex Avery, One Froggy Evening (1955) di
Chuck Jones, in cui un uomo vuole sfruttare le doti canore di una rana e What’s Opera,
Doc? (1957), sempre di Jones, in cui l’opera wagneriana si unisce alla follia di Bugs
Bunny.
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Nel 1953 Walt Disney fonda la Buena Vista e inaugura la nuova casa di
distribuzione con Peter Pan. Disney si rende conto che i maggiori profitti provengono dai
lungometraggi e negli anni Cinquanta ne realizza ben cinque: Cenerentola (1950), Alice
nel paese delle meraviglie (1951), Le avventure di Peter Pan (1953), Lilli e il vagabondo
(1955) e La bella addormentata nel bosco (1959).
Per quanto riguarda la televisione, la prima serie di successo fu l’Huckleberry
Hound Show (1958) di Hannah e Barbera. Huckleberry Hound era un cane che
camminava eretto, vedeva tutto in positivo e aveva una voce nasale con accento
campagnolo.
Immagine di Huckleberry Hound di Hannah e Barbera
Poi comparvero anche Yogi Bear, il compagno Boo-Boo e John Smith, il ranger, nel
parco di Jellystone. Protagonisti anche di un lungometraggio tutto loro, Hey There, It’s
Yogi Bear (1964).
Immagine di Yogi Bear e dei personaggi che lo
affiancano in Hey There, It’s Yogi Bear (1964)
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2.3.5 Dagli anni Sessanta agli anni Novanta
Gli anni Sessanta si aprono con un film di animazione particolare, Moonbird (1960) di John
Hubley, di cui parlerò nel paragrafo dedicato ai lungometraggi.
Nel 1964 Disney torna a mescolare animazione e immagini dal vero con Mary
Poppins (1964). Nello stesso anno il primo episodio di The Pink Panther di Friz Freleng
vinse l’Oscar. Il personaggio della Pantera Rosa nacque dai titoli di testa del film omonimo
di Blake Edwards.
Immagine di The Pink Panther di Friz Freleng (1964)
Questo è il decennio che segna la fine dei cortometraggi in serie. La MGM smise di
produrre cortometraggi animati nel 1967, la Warner nel 1969. Sfrattati dalle sale
cinematografiche, Tom e Jerry e i loro compagni della Warner e della Disney trovarono
però un nuovo spazio nella televisione del sabato mattina.
Per questo spazio vennero creati i Flinstones (1960), che imitavano uno spettacolo
televisivo dal vero, The Honeymooners. In seguito si guadagnarono con successo anche
la prima serata.
Protagonisti dei cortometraggi sono Fred Flinstone, sua moglie Wilma e i loro amici
Barney e Betty Rubble. Vivono nelle caverne ma hanno ogni ritrovato della tecnologia a
portata di mano, adattato all’epoca in cui vivono: l’aspirapolvere è un piccolo mastodonte
con una lunga proboscide, il rubinetto è la proboscide di un elefante e tutti insieme fanno
gite a bordo di una macchina che si muove grazie alla spinta dei piedi dei passeggeri.
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Immagine di The Flinstones di Hannah e Barbera (1960)
Un’altra famiglia animata è quella dei Jetsons, proiettata in un futuro tecnologico.
Ultima, ma non meno importante, è la serie Scooby-Doo (1969) che vede
protagonisti un alano pauroso e quattro ragazzi che si trovano a vivere avventure tra
l’horror e il thriller.
Immagine di Scooby-Doo di Hannah e Barbera
Del 1965 è A Charlie Brown Christmas, il primo degli special creati da Charles
Schulz, il creatore dei Peanuts, Lee Mendelson e Bill Mendez.
Appartengono alla metà degli anni Sessanta tutti i supereroi in voga grazie ai
fumetti: Superman, Captain America, The Incredible Hulk, Iron Man, Batman & Robin,
Wonder Woman, Aquaman, Hawkman, Green Lantern, Tarzan e molti altri.
Il crescente interesse per fumetti anticonformisti e underground fece sì che nuovi
registi indipendenti di animazione emergessero. Molte furono le donne, come Susan Pitt,
Kathy Rose e Sally Cruikshank. Finalmente libere dai ruoli di donna di casa, maestra o al
massimo segretaria, le donne si appropriarono di ruoli da sempre appartenuti agli uomini.
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Il 1968 porta con sé una voglia di riscatto e di confronto in tutti i campi; soprattutto in quelli
che oltre ad essere dominati dagli uomini, creano prodotti per loro, come i fumetti.
Susan Pitt espresse le sue preoccupazioni in Crocus (1971) in cui una coppia che
fa l’amore circondata da oggetti fallici, viene disturbata dal pianto di un bambino.
Immagine di Crocus di Susan Pitt (1971)
Kathy Rose in Pencil Booklings (1978) prima tenta di educare le sue creazioni e poi
le raggiunge nel loro mondo animato.
Immagine di Pencil Booklings di Kathy Rose (1978)
Sally Cruikshank realizzò film satirici sul consumismo americano; i migliori sono
Quasi at the Quackadero (1975) e Make Me Psychic (1978), i cui protagonisti sono due
paperi, Quasi e Anita, senza una vera identificabilità e molto diversi dai paperi di Walt
Disney.
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Anche gli uomini ebbero voce in capitolo. George Griffin realizzò Lineage (1979) in
cui tratta il tema del film nel film, una ricerca di sé stesso attraverso la sua opera, piccola
parodia delle prime animazioni mute.
Per quanto riguarda la produzione per la televisione non ci furono grosse novità, ma
per lo più continuarono le serie degli anni Sessanta.
Durante gli ultimi due decenni del Novecento, parallelamente ai lungometraggi per il
cinema, la televisione produsse nuovi personaggi o ne riciclò di vecchi, come i Puffi del
belga Peyo, He-Man and the Masters of the Universe (1983) e She-Ra, Princess of Power
(1985) della Filmation, Spider-Man della Marvel Productions, Inspector Gadget (1984)
della DIC.
Molti eroi già conosciuti vennero riproposti ma con scarso successo, anche a causa
delle nuove regole di censura; Tom e Jerry, per esempio, erano considerati troppo violenti
per i bambini.
Rispetto ai decenni precedenti, se si escludono gli anni Settanta, negli anni Novanta
si producono ora più cortometraggi per adulti, quali The Simpsons (1990), South Park
(1997) e The Griffins (1999), ad esempio. I bambini, però, non vengono dimenticati,
vengono realizzate per loro serie più adatte, soprattutto tratte da lungometraggi. Il
processo degli anni Sessanta viene ora invertito e la Disney produce cortometraggi in
serie di Alladin, Tarzan, La Sirenetta e Pocahontas.
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2.3.6 I lungometraggi Il primo lungometraggio americano animato è Snow White and the Seven Dwarfs di Walt
Disney. La lavorazione del film, cominciata nel 1934 e finita nel 1937, costò 1.488.423
dollari. La prima proiezione avvenne durante una serata di gala il 21 dicembre 1937:
qualcuno tra il pubblico si mise a ridere, perché associava il disegno animato a qualcosa di
comico, ma presto si fece coinvolgere dalla storia della sfortunata eroina.
I fratelli Fleischer risposero con i Gulliver’s Travels (Stati Uniti, 1939), che il pubblico
accolse favorevolmente nonostante la trama non fosse particolarmente avvincente e gli
stili dei personaggi non omogenei tra loro.
Il secondo lungometraggio dei fratelli Fleischer, Mr. Bugs Goes to Town (o anche
Hoppity Goes to Town, Stati Uniti, 1941) fu la rovina della loro carriera. Il film si rifaceva al
Mr. Deeds Goes to Town di Frank Capra e narrava la storia di alcuni insetti in cerca di un
alloggio. Il pubblico non apprezzò il film e la Paramount assorbì lo studio dei Fleischer.
Gli anni Quaranta e Cinquanta furono dominati dai lungometraggi di Disney, che ne
produsse ben sette, tra cui Peter Pan nel 1953. Le altre case di produzione scesero in
campo, soprattutto negli anni Sessanta, con lungometraggi tratti dai personaggi più
apprezzati delle loro serie.
Cominciò la UPA con 1001 Arabian Nights (Stati Uniti, 1959), protagonista Mr.
Magoo. Seguì la Hannah & Barbera con Hey There, It’s Yogi Bear (Stati Uniti, 1964) e A
Man Called Flinstone (Stati Uniti, 1967).
John Hubley, staccatosi dalla UPA, realizzò con la moglie Faith Moonbird (Stati
Uniti, 1960) dal disegno elaborato, ma non particolarmente realistico.
Immagine di Moonbird di J. Hubley (1960)
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Solo negli anni Ottanta si cominciarono a vedere lungometraggi che erano in grado
di porsi in concorrenza con la produzione Disney.
Nel 1982 Don Bluth, dopo aver lavorato negli studi Disney e dopo una lunga pausa
di dieci anni nel campo dell’animazione, realizzò The Secret of NIMH. La trama era
semplice e prevedibile (è la storia di una topolina che salva casa e figli), ma la grafica era
piuttosto curata.
Il pubblico apprezzò maggiormente An American Tail (Stati Uniti, 1986) coprodotto
da Bluth e Steven Spielberg. Ambientato nella New York del 1885, narra le avventure di
un topino che giunge in America col miraggio che non vi siano gatti, ma molto formaggio.
Una seconda strada fu percorsa nel campo dei lungometraggi, quella dei film dal
vero in cui compaiono personaggi o ambienti animati.
La Disney ne produsse diversi: The Three Caballeros (Stati Uniti, 1945), Son of the
South (Stati Uniti, 1946), Mary Poppins (Stati Uniti, 1964), Bedknops and Broomsticks
(Stati Uniti, 1971), Pete’s Dragon (Stati Uniti, 1977) e in collaborazione con la Touchstone
Pictures Who Framed Roger Rabbit? (Stati Uniti, 1988).
Solo dopo settant’anni la Warner riesce a creare veramente un’alternativa alla
Disney con il film Shrek (Stati Uniti, 2001). Questa risponde con Lilo and Stitch (Stati Uniti,
2002), una storia che più di tutte le precedenti affronta tematiche contemporanee e adulte.
Mantiene però alcuni canoni classici come la bambina orfana, incompresa e rifiutata,
l’outsider.
Altro film Warner che mina il monopolio Disney è Ice Age (Stati Uniti, 2002). A
differenza di Shrek, antifiaba per eccellenza, questa storia è molto classica, la trama è
quasi scontata. Quello che rende veramente valido il film, a parte la cura dell’animazione
computerizzata, sono i personaggi ben costruiti e veramente divertenti.
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CAPITOLO 3: “PETER PAN ” DI WALT DISNEY
3.1 Peter Pan: il film di animazione Disney Walt Disney progettò a lungo la creazione del film che vede protagonista Peter Pan. Sin
dal 1935 ne parla con i suoi collaboratori, nel 1938 Albert Hurter disegna i primi schizzi. A
lui subentrano poi Joe Grant, Jack Kinney e Dorothy Blank. Nel 1939 Disney acquista i
diritti del film ma prima che questo sia pronto bisognerà aspettare il 1953.
Nel 1948 vengono testati i primi risultati sul pubblico. Le reazioni sono basate sul
ricordo dell’opera di Barrie. Bisogna tener conto che Peter and Wendy (1904) è lo
spettacolo teatrale natalizio per eccellenza, soprattutto in Inghilterra e che quindi molti
l’hanno visto, anche più volte, e lo conoscono bene. Il pubblico del 9 dicembre 1948 trovò
il film animato particolarmente originale; per alcuni in maniera eccessiva, tanto da renderlo
troppo differente dalla pièce teatrale. Venne apprezzata l’eliminazione della dolcezza
mielosa che pervadeva l’opera di Barrie e dell’effeminatezza del protagonista. Infatti
Disney immaginò Peter Pan come un ragazzino di dodici anni, quando a teatro era sempre
stato interpretato da giovani donne. Alcuni pensarono che la proiezione fosse adatta solo
ai bambini, ma praticamente tutti (33 su 34) concordarono sulle buone possibilità di
riuscita della futura versione integrale1.
Peter Pan è uno dei migliori film della produzione di Walt Disney, forse perché il
disegnatore era particolarmente affezionato al personaggio di Barrie. Infatti quando era
ancora bambino spese tutti i suoi risparmi per andare a vedere lo spettacolo messo in
scena da una compagnia ambulante. Non molto dopo interpretò proprio la parte di Peter in
una recita scolastica.
Walt Disney, in We Make the Movies, racconta così la nascita dei suoi film,
possiamo immaginare che anche Peter Pan abbia seguito lo stesso percorso2.
1 Questi dati sono tratti da R. Allan, Walt Disney and Europe, John Libbey & Company Ltd., Londra, 1999, p. 220 2 Nancy Naumburg, We Make the Movies, New York, 1937 in Oreste De Fornari, Walt Disney , L’unità/Il Castoro, Milano, 1995
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Un film a disegni animati viene realizzato come qualsiasi altro film. Preso in esame tutto il materiale, l’ufficio soggetti comincia a stendere la sceneggiatura definitiva (…).
Quando ci sembra che il racconto corrisponda a quel che abbiamo in mente allora I’ufficio soggetti lo passa a un regista (...), che stabilisce tutti i dettagli tecnici; fissa il metraggio assegnato a ogni azione e insieme al direttore musicale prepara la musica e gli effetti sonori. Deve anche registrare il dialogo, perché venga misurato in fotogrammi o in semplici disegni. E’ quindi il turno delle scenografie. Appositi schizzi che illustrano scena per scena il rapporto tra i personaggi in movimento e gli sfondi guideranno il lavoro degli animatori e dei disegnatori di fondali.
A questo punto il regista convoca i suoi capi animatori e distribuisce loro le diverse scene. La specializzazione è la regola principale del nostro studio.
(...) Dopo aver eseguito il primo disegno, l'animatore vi sovrappone un foglio di carta trasparente. Sarà cosi in grado di tracciare il secondo disegno e quelli successivi, semplicemente ricalcando dal primo le parti che restano immobili. Diversi animatori possono lavorare su uno stesso personaggio, utilizzando come guida i fogli-modello, che sono disegni del personaggio ritratto in varie pose. (…)
Quando un animatore e la sua équipe hanno finito una scena, questa viene fotografata e proiettata su uno schermo. Il regista, il supervisore alla sceneggiatura, gli animatori e io la visioniamo, la discutiamo a fondo e apportiamo parecchie modifiche.
Peter Pan, come tante altre pellicole, può essere letto su due livelli, quello del film
d’avventura il cui protagonista è Peter, eroe semplice, o quello della commedia, in cui il
protagonista, in questo caso Wendy, si trova a dover prendere una decisione importante,
crescere oppure no. Poiché il film si rivolge a un pubblico di bambini e adulti, ciascuna
delle due fasce d’età lo leggerà al proprio livello, questo è un elemento vincente della
pellicola.
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3.2 Panoramica degli anni Cinquanta negli Stati Uniti3 Gli anni Cinquanta americani sono caratterizzati da un’atmosfera di sospetti, dubbi e
paure, creata in gran parte dalla guerra fredda, cominciata dopo la fine del secondo
conflitto mondiale, ma acuita negli anni Cinquanta a causa di una situazione economica in
declino. Dopo il boom della seconda metà degli anni Quaranta, l’economia stava tornando
a livelli normali, bisognava tener viva l’industria bellica e distrarre la popolazione dallo
scontento: il comunismo servì bene allo scopo e la Russia diventò il nemico numero uno
degli Stati Uniti.
Ad aggravare la tensione creata dalla guerra fredda, si aggiunsero la minaccia
nucleare e la guerra in Corea. A causa di alcune spie, la Russia fu in grado di costruire la
bomba atomica molto prima di quanto gli Stati Uniti non avessero previsto e questa
scoperta creò un clima sempre più teso; nel 1953, anno in cui uscì Peter Pan, Julius e
Ethel Rosenberg furono giustiziati per spionaggio. Nel frattempo il senatore McCarthy
aveva incominciato la sua campagna anticomunista contro molti intellettuali e artisti. A
causa sua, molte migliaia di persone furono licenziate, centinaia vennero imprigionate, ai
comunisti venne negato il passaporto e molti residenti stranieri vennero perseguitati,
senza contare il numero delle persone straniere cancellate dalle liste di entrata negli Stati
Uniti.
Il comportamento di McCarthy non solo creò diffidenza tra i singoli cittadini, che
temevano di essere denunciati dal proprio vicino, come durante una seconda inquisizione,
ma diminuì l’efficienza del Ministero degli Esteri e danneggiò la reputazione degli Stati
Uniti.
La situazione in politica estera non era migliore, la guerra in Corea, iniziata nel 1950
per fermare l’avanzare del comunismo, si protrasse molto più del previsto; gli americani
avevano creduto di poter risolvere la questione nel giro di pochi mesi e il cessate il fuoco
giunse dopo tre anni. Tra il 1951 e il 1953 si combatté una guerra di posizione che non
portò altro che vittime e scontento nelle case americane.
3 Per scrivere questo capitolo mi sono avvalsa dei seguenti testi: M. L. Salvadori, L’età contemporanea, Loescher, Torino, 1995 M. A. Jones, Storia degli Stati Uniti, Bompiani, Milano, 1997
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Gli Stati Uniti tormentati e confusi elessero presidente il repubblicano Eisenhower
che attuò una politica di “conservatorismo dinamico”, come lui stesso diceva. Questa
prevedeva minori interventi governativi nell’economia, l’estensione dei benefici della
previdenza sociale e dei sussidi per la disoccupazione, l’aumento del minimo salariale e la
creazione, nel 1953, del Ministero per la Sanità, l’Istruzione e l’Assistenza Sociale.
Durante la sua presidenza, Eisenhower riuscì a riportare una certa tranquillità
politica e a diminuire i rancori creati dal maccartismo; inoltre in questi anni aumentarono i
diritti civili riservati alle persone di colore e la Corte Suprema invitò all’integrazione
razziale.
Nel 1956 Eisenhower fu rieletto, ma il secondo mandato fu meno felice del primo
per molteplici cause: una breve ma seria recessione economica che portò ad agitazioni
accompagnate da scontri razziali; il lancio nello spazio del missile russo Sputnik, che
segnò la fine della supremazia americana nel campo della tecnologia spaziale; la scoperta
che la corruzione politica era giunta fino alle alte sfere; una serie di scontri sindacali
appoggiati da altrettanti scioperi e infine una serie di insuccessi in politica estera (basti
pensare che fu alla fine degli anni Cinquanta che si posero le basi per il futuro conflitto in
Vietnam).
La fine di questo decennio vedeva il cittadino americano spaesato e incerto, il
successo di Peter Pan presso gli adulti era dovuto in gran parte all’atmosfera di
insicurezza e timore che si respirava negli Stati Uniti: molti avrebbero voluto tornare
bambini per non dover affrontare le difficoltà e le responsabilità della realtà che li
aspettava fuori dalla sala cinematografica.
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3.3 Peter Pan Il personaggio di Peter Pan è il risultato della fusione di diverse fonti, la più diretta è il
Peter Pan protagonista della commedia scritta da J. M. Barrie4, Walt Disney l’aveva vista
più volte e lui stesso aveva recitato nel ruolo di Peter ai tempi della scuola. In realtà, le
indicazioni fornite da Barrie per la rappresentazione sono piuttosto scarne, egli dice solo
che il bambino è vestito di ragnatele e foglie autunnali.
Fonte certa è il romanzo Peter and Wendy con le illustrazioni realizzate da F. D.
Bedford (1864 – 1954), come dimostrano i segni a penna blu, che Disney era solito
lasciare, trovati sulla copia della biblioteca degli studios5.
Il Peter Pan di Barrie, a sua volta, affonda le radici nella mitologia greca e romana.
Pan era una divinità silvestre che viveva libera nei boschi, si divertiva a suonare il flauto e
a terrorizzare i viandanti con urla e rumori inaspettati. Il suo aspetto era a metà tra l’umano
e l’animale, aveva busto d’uomo, zampe caprine e corna. Spesso questa divinità veniva
identificata anche con i fauni e i satiri, anche loro chiassosi abitanti dei boschi6.
Immagine di Pan con Bacco bambino
4Peter Pan, or the Boy Who Would Nor Grow Up messo in scena per la prima volta il 27 dicembre 1904 al Duke of York’s Theatre di Londra 5 Ho tratto questa informazione da Robin Allan, Walt Disney and Europe, John Libbey & Company Ltd.,Londra, 1999, p. 218 6 Ho tratto queste informazioni da: H. Lamer, Dizionario della civiltà classica, Il Saggiatore, Milano, 1959, pp. 555, 556 F. Ramorino, Mitologia classica illustrata, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1934, pp. 217, 218, 219, 220, 221
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Il Peter Pan di Walt Disney ha aspetto umano e animalesco insieme; in particolare
riprende le orecchie a punta dai satiri e le movenze leggiadre degli uccelli. Elemento
innovativo sono i capelli rossi, che sono stati spesso associati a bambini con un carattere
particolarmente discolo e irrequieto. Da Pan prende la capacità di imitare le voci, come
dimostra nella scena della liberazione di Tiger Lily, l’abilità nel suonare il flauto e la
tendenza al chiasso e al divertimento puro. Disney tralascia però la natura lasciva che
spingeva la divinità a rincorrere le ninfe: nella trasposizione filmica Peter insegue solo
avventure, ed è talmente ingenuo che non capisce le gelosie dei personaggi femminili che
lo circondano, perfino le sirene non riescono ad ammaliarlo.
Disney ci propone una versione talmente tanto mitigata del protagonista del libro di
Barrie che il risultato è un bambino impertinente ed egoista, ma in fondo buono. Nel film
Peter Pan non spiega perché non desideri crescere, non accenna neanche al fatto che
sua madre lo abbia chiuso fuori di casa e dal suo cuore, anzi afferma di non sapere cosa
sia una madre. Probabilmente si è veramente dimenticato di lei, forse preferisce non
ricordarla per non soffrire ulteriormente. Entrambi i comportamenti dimostrerebbero la sua
infantilità: il primo perché dimenticare è caratteristico dei bambini piccoli e il secondo
perché non ha il coraggio di affrontare la realtà e accettare l’abbandono.
Il personaggio di Peter Pan è realizzato in maniera talmente superficiale da non
possedere le caratteristiche che lo renderebbero protagonista del film. Risulta un eroe
irraggiungibile e misterioso, non si sa quali siano i suoi pensieri e Wendy lo sostituisce in
quelli che potevano essere i compiti che lo rendevano più umano, come raccontare le
fiabe ai Bimbi Sperduti.
Peter ha solo l’apparenza del protagonista, grazie all’abilità nel combattere, alla
voglia di giocare e all’acerrimo nemico, Hook, che ne fa risaltare le qualità. Queste sono le
caratteristiche del protagonista del film d’avventura7, ma dal momento che Peter non
subisce alcuna evoluzione caratteriale non si può affermare che sia il personaggio
principale del film. Rappresenta piuttosto la fonte di contrasto che servirà a Wendy per
poter crescere e capire che la condizione di bambino va coltivata nel proprio intimo, ma
che non ci deve impedire di affrontare la vita con le difficoltà, ma anche le gioie che ci
riserba.
7 Per queste affermazioni si veda su K. Danciger, J. Rush, Alternative Scriptwriting: Writing Beyond the Rules, Focal Press, Boston, 1995, p. 124
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Questo non toglie che Peter Pan eserciti un fascino particolare sullo spettatore. Il
suo carisma è dovuto alla sua estraneità, alla sua esoticità, l’uomo è sempre stato attratto
dall’ignoto, da ciò che non conosce. Peter è un miraggio, è la lente del binocolo che ci fa
intravedere un mondo nuovo e diverso, che ci incuriosisce, è l’illusione di una realtà facile
da affrontare e da vivere. Lo spettatore deve però disincantarsi e lo può fare attraverso
Wendy, deve capire che il mondo di Peter è bello ma di fatto vuoto, non c’è vera felicità se
non ci sono sentimenti autentici, non c’è vittoria senza una vera difficoltà da superare.
Quando arriva la sera, metafora dei momenti bui e più difficili, si ha bisogno di un adulto, la
presenza di Peter non basta, si vuole accanto una persona affidabile che sappia affrontare
le situazioni e la cui presenza sia certa. Per questo i ragazzi Darling non aspettano la
mattina per tornare a casa, ma preferiscono affrontare la notte pur di vivere in futuro con la
mamma che insegnerà loro a essere adulti.
D’altronde anche le imperfezioni di Peter sono fonte di attrazione per lo spettatore, il
quale si sente simile a lui, se è un bambino, oppure, se adulto, gli suscitano sentimenti di
protezione. Chi non vorrebbe essere simile a un eroe o addirittura essere in grado di
salvaguardarlo dai pericoli?
Il carisma di Peter si rivela anche nel saper trascinare i Bimbi Sperduti nelle sue
avventure, perfino Wendy, la più responsabile dei personaggi del film, si fa coinvolgere da
lui, autorizzando lo spettatore a lasciarsi trasportare verso la Neverland.
E’ proprio il carisma che Peter Pan esercita sullo spettatore e che stimola la sua
curiosità a creare un equilibrio tra caratteristiche positive e negative, è il suo fascino che
rapisce, che permette a Peter di occupare il titolo del film, ingannando ancora una volta lo
spettatore.
Infine non dimentichiamo che Peter Pan è il bambino per eccellenza, figura
peculiare, che spaventa e affascina allo stesso tempo. L’adulto può avere difficoltà a
relazionarsi con questo piccolo essere, da un lato semplice e dall’altro sconosciuto e
distante. Ogni adulto è stato bambino ma spesso il ricordo è quasi cancellato, relazionarsi
con un bimbo può provocare disagio: dove è finito il bambino che l’adulto è stato? L’adulto
è ancora quel bambino? Sono due entità distinte? Forse ogni adulto ospita una parte
sconosciuta su cui non ha controllo e che potrebbe metterlo in difficoltà a causa della sua
spontaneità.
La spensieratezza di Peter Pan è testimoniata dalla capacità di volare e lui è
abilissimo nel volo: non fa nessuna fatica perché la sua mente non è adombrata da
pensieri tristi.
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Il volo dimostra anche l’irresponsabilità di Peter. Quando viene a sapere che Wendy
e i ragazzi sono in pericolo li raggiunge volando: se fosse preoccupato per loro, avrebbe
qualche difficoltà a prendere il volo; invece, spinto verso una nuova esaltante avventura
volteggia magnificamente. Il piccolo eroe non si rende conto di cosa siano vita e morte,
quando, nel libro di Barrie, Peter si trova in serio pericolo affronta l’idea della morte come
una nuova avventura.
Il coraggio che il bambino volante mostra ne palesa l’incoscienza: sfidato da Hook
ad affrontarlo da uomo a uomo, senza volare, toccato nell’orgoglio, Peter accetta, non
rendendosi conto che il duello è impari. Quindi il coraggio dell’eroe non è dovuto alla
fiducia in se stesso, ma alla mancanza di capacità di valutare le conseguenze delle proprie
azioni.
L’egocentrismo infantile di Peter si rivela in diversi momenti del film. A partire dal
primo incontro con Wendy, quando le dice con tutta tranquillità che ascolta le sue storie
proprio perché parlano di lui. Spesso, prima di compiere un gesto gagliardo, la invita a
guardarlo, per avere tutta l’attenzione della bimba e infine va volentieri a trovare le sirene,
contrariamente ai Bimbi Sperduti, perché si dimostrano interessate a tutto ciò che fa e
dice.
Nonostante Peter non voglia crescere, non esita un istante a mettersi i vestiti dello
sconfitto Hook. Questo è il tipico comportamento dei bambini che indossano i vestiti o le
scarpe dei genitori, per fingere di essere adulti ed esperti come loro. Probabilmente Peter
non si rende conto del significato della sua azione o forse vuole solo assumere il ruolo e il
potere del suo nemico attraverso i suoi abiti.
E’ proprio in questa veste che vediamo per l’ultima volta Peter Pan. Non assistiamo
al suo saluto a Wendy e ai due fratelli Darling, questo ci fa pensare che potrebbero
rivedersi. Infatti, Barrie scrive, nel capitolo conclusivo del libro, che Peter tornerà l’anno
successivo a prendere Wendy per le pulizie primaverili e così ancora per diversi anni,
anche se non con regolarità. Quando la bambina sarà cresciuta Peter porterà con sé la
figlia e poi la nipote della sua vecchia amica, dimostrando ancora una volta la sua
incapacità a distinguere e a dare un valore a ciò che lo circonda, una bambina vale l’altra,
pur che soddisfi le sue esigenze.
82
3.4 Wendy Il nome della bambina protagonista nasce grazie a una piccola amica di Barrie, Margaret
Henley, figlia di un editore. La bimba era solita chiamare lo scrittore my friendy, ma la
malattia che la colpì in tenera età la portò ad avere difficoltà di pronuncia e l’appellativo di
Barrie diventò my fwendy, in suo onore Wendy divenne il nome della giovane Darling8.
Possiamo immaginare che fecero da modello per Wendy la madre di Barrie,
Margaret Ogilvy, da lui adorata, la sorella Ann e Sylvia du Murier, amica dell’autore amata
senza essere corrisposto.
L’eroina del film non corrisponde al personaggio creato da Barrie per il teatro; egli
scrisse in una lettera a un’amica che Wendy doveva essere “una di quelle ragazzine che
non vedono l’ora di diventare una mamma”, mentre nel film la bambina dichiara
esplicitamente di non voler crescere9.
Proprio per questa sua volontà decide di seguire Peter Pan verso Neverland,
anche se in fondo ha già accettato di dover diventare adulta, poiché non vuole fermarsi a
lungo; inoltre una volta giunta sull’isola è orgogliosa di fare da madre ai Bimbi Sperduti.
Sull’isola Wendy rappresenta, insieme a Hook, il mondo adulto, le regole; incarna la
figura della madre disciplinando i ritmi di vita dei ragazzi, e anche quella della moglie,
gelosa quando Peter rivolge le sue attenzioni ad altre donne.
Inizialmente anche per Wendy, come per Peter, tutto su Neverland è un gioco, ma
quando si rende conto che il suo ruolo comporta delle responsabilità più grandi di lei
decide di tornare a casa. Nel momento in cui la bambina capisce che i fratelli hanno
bisogno di una vera madre decide di partire, sa che le manca l’esperienza necessaria e
dimostra così la sua maturità.
Wendy giunge a questa decisione anche grazie a Peter Pan, è il suo
comportamento infantile che spinge la bambina a chiedersi che vita si possa condurre in
un mondo dove tutto è finzione, dove nulla ha veramente importanza. Stare al fianco di
Peter significa vivere nella sua ombra, significa non ricevere riconoscimenti ma solo
richieste; significa vivere una vita di continue incertezze. 8 La storia della nascita del nome Wendy è riportata in diversi siti internet e l’ho riscontrata anche nell’introduzione di F.M. Cataluccio (a cura di), Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere, Feltrinelli, Milano, 1992, p. 24 9 Ho trovato le informazioni riguardanti la lettera in cfr. Cataluccio op. cit. p. 24
83
Tornare a casa è un atto che dimostra consapevolezza; Wendy sa che lì potrà
imparare da sua madre a essere un buon adulto; come per ironia, però, giunge a questa
decisione proprio grazie all’assenza dei genitori. Wendy, infatti, può intraprendere il
viaggio verso la Neverland e la maturità perché i genitori non sono a casa, la bambina è
per un breve periodo orfana, come la maggior parte dei protagonisti dei libri per l’infanzia
di fine ottocento. I genitori sono ritenuti un ostacolo allo sviluppo intellettuale del figlio, il
quale ha bisogno di sperimentare da solo la vita; deve riuscire da solo a trovare le
soluzioni ai suoi problemi. I genitori impediscono questo processo prevenendo i bisogni
dei figli e risolvendo per loro le difficoltà. Inoltre la società è ritenuta dannosa per i bambini,
la cui innocenza può essere intaccata dai mali del mondo adulto privo di spontaneità.
Se Wendy parte da casa non è solo per non crescere, ma anche per allontanarsi
dal padre troppo invadente. Mr. Darling è un uomo concentrato su sé stesso, che dà
importanza solo ai soldi e a quello che pensano i vicini, è molto infantile e detta legge in
casa sua. Wendy si deve essere resa conto che non può crescere avendo accanto un
genitore che non è riuscito a farlo.
Hook è l’alter ego di Mr. Darling sulla Neverland, qui Wendy si può liberare dei
sensi di colpa ed eliminare la figura paterna con l’aiuto di Peter Pan. Questo messaggio
nel film è molto velato e Mr. Darling è più un personaggio comico che negativo, a
differenza del libro di Barrie. Al ritorno dalla Neverland, Wendy tenterà di ristabilire un
rapporto col padre che però non è ancora pronto; non riesce a stare dietro al racconto
della figlia, la sua pragmaticità e la sua mancanza di fantasia non gli permettono di
operare la suspension of disbelief necessaria per comprendere anche ciò che non è
logico. Mr. Darling guadagnerà il suo riscatto grazie alla vista del vascello di Peter, che lo
riporterà in contatto col bambino che è stato, solo a questo punto Wendy lo abbraccerà
orgogliosa di lui.
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3.5 Hook Hook è il nemico acerrimo di Peter Pan, è un pirata che ha studiato a Eaton e si ritrova in
mezzo a una ciurma di pirati ignoranti che frustrano le sue ambizioni di una vita nel
rispetto delle buone maniere.
Barrie ne fa una precisa descrizione, a differenza degli altri personaggi, nella
versione teatrale del suo racconto. Hook è descritto come un dark and fearful man,
dall’incarnato olivastro, i capelli neri e lunghi, gli occhi di una profonda insensibility, cioè
insensibilità, ma anche mancanza di coscienza. Al posto della mano destra ha un uncino,
da cui il soprannome, è di una cortesia quantomeno sospetta quando tratta coi nemici e ha
un coraggio indomito. Barrie ci dice che è turbato solo dalla vista del suo sangue che è di
colore giallastro, in realtà ha una folle paura anche del coccodrillo che ha mangiato la sua
mano.
Il capitano fuma due sigari alla volta grazie a un bocchino di sua invenzione, i due
fili di fumo che lo accompagnano ci fanno venire in mente un drago, una delle creature che
spesso compaiono nelle favole.
Nel film, Hook mantiene le caratteristiche fisiche indicate da Barrie; anche nella
pellicola veste in maniera elegante e adotta le buone maniere. Si distingue dagli altri pirati
per la sua immagine curata, si fa fare la barba tutti i giorni e indossa sempre un uncino
appropriato all’occasione. Ne possiede un’ampia scelta di tutti i tipi, persino d’oro. Il
capitano si distingue per il linguaggio forbito che utilizza e per le maniere curate, anche se
perde la pazienza facilmente e dà in escandescenze.
Hook è molto cattivo e astuto, come tutti gli antagonisti che si rispettino, ha
un’intelligenza molto acuta, una forza quasi sovrumana e risorse pressoché infinite.
Secondo lo schema del film d’avventura10 l’antagonista deve essere all’apparenza
invincibile per mettere in risalto le capacità del protagonista. Il capitano eccelle sia nel
campo dell’intelligenza e dell’eloquenza, che nel campo dell’abilità fisica, poiché deve
tener testa a due nemici, Wendy e Peter. Entrambi riescono a sconfiggerlo, la prima non
cede alle minacce e preferisce gettarsi in mare piuttosto che far parte della ciurma di
10 Cfr. K. Danciger, J. Rush, op. cit. p. 125
85
Hook, nonostante creda che Peter sia morto; il secondo si dimostra spadaccino molto
abile anche combattendo senza volare.
La paura del coccodrillo è l’elemento che rende il capitano un personaggio umano:
quando sente il ticchettio della sveglia che l’animale ha ingoiato, il terribile pirata si
trasforma in un agnellino tremante. Durante i momenti di panico Hook diventa perfino
comico e la sua figura risulta ridimensionata: i bambini possono ridere del personaggio
cattivo che hanno temuto fino a qualche istante prima. Disney deve aver smussato la
figura di Hook per non traumatizzare i piccoli spettatori: non era nelle sue intenzioni
realizzare un film di paura.
I pirati e i pellerossa sono gli unici abitanti della Neverland che non siano fanciulli, i
secondi giocano coi Bimbi Sperduti ed essendo dei selvaggi risultano in fondo dei bambini
anche loro. I primi invece sono degli adulti a tutti gli effetti, in particolare Hook, il quale
doveva assomigliare più degli altri agli uomini dei primi del Novecento inglese. Barrie ne fa
quindi il simbolo del mondo dei “grandi”, è il rappresentante di quella fetta di persone in cui
Wendy dovrà entrare a far parte. Attraverso Hook possiamo capire quale opinione avesse
lo scrittore degli adulti; li vede interessati solo alle apparenze, il capitano dice di dare peso
alle buone maniere ma non è capace di seguirne le regole. Barrie mette in guardia i
bambini dagli adulti, infatti Hook è un vero e proprio malvagio che usa l’inganno per
circuire le proprie vittime e ottenere da loro le informazioni che gli servono, come fa con
Tinker Bell e come vorrebbe fare con Tiger Lily. In particolare sono da evitare gli uomini,
difatti Mrs. Darling, soprattutto nel film, risulta un personaggio positivo, è una madre
presente e comprensiva, al contrario del marito che è incapace di gestire il proprio
rapporto coi figli. Anche per questo si può affermare che i due adulti si corrispondono: uno,
Hook, appartiene al mondo della fantasia e l’altro, Mr. Darling, a quello della realtà; per di
più a teatro erano solitamente interpretati dallo stesso attore, per rendere più evidente il
loro legame e al cinema prestò loro la voce un unico doppiatore.
Disney decise di non far morire il capitano e forse sarebbe stata una fine troppo
violenta per il suo pubblico di bambini o forse perché decise di non condannare senza
possibilità di redenzione il mondo degli adulti; inoltre questa scelta ha (in)volontariamente
permesso la realizzazione di un sequel dell’avventura.
86
3.6 Trama del film Per ragioni operative ho suddiviso il film in 11 sequenze.
La prima sequenza ci introduce alla storia che stiamo per vivere. Le scritte di
presentazione del film scorrono mostrandoci quelli che saranno i luoghi dove la storia si
svolgerà. Il film si apre con la vista notturna di Londra dall’alto, la città è individuabile al
primo sguardo grazie al Tamigi coi suoi ponti. L’atmosfera è serena, la notte è illuminata
dalla luna e dalle stelle, tutto è tranquillo. La cinepresa restringe la visuale e si sofferma su
una casa d’angolo, la voce narrante ci annuncia che è la casa della famiglia Darling. Ci
vengono mostrate le figure di Mrs. e Mr. Darling attraverso due finestre diverse, come a
significare che sono due persone molto diverse, che vedono il mondo in modo differente; e
la voce narrante lo conferma nella sua descrizione. La macchina da presa quindi sale
verso l’alto e entra nella nursery, dove i due fratelli John e Michael stanno giocando
interpretando rispettivamente il ruolo di Hook (Capitan Uncino) e Peter Pan. Il primo
indossa un fazzoletto sulla testa alla maniera dei corsari e ha un appendiabiti in mano che
rappresenta l’uncino del capitano. A questo punto entra in scena Wendy, la sorella
maggiore, che sa tutto di Peter Pan, anche se non sappiamo come, e corregge John che
porta l’uncino nella mano sbagliata. Quando Wendy esce dalla nursery, vi entra Nana, un
cane che svolge le funzioni di tata in casa Darling.
La serata è particolare: i signori Darling si stanno preparando per prendere parte a
una festa da alcuni vicini e Mr. Darling non trova i suoi gemelli. Si reca in camera dei
ragazzi per cercarli ma qui trova il suo sparato tutto disegnato dai bimbi e si arrabbia con
Wendy che racconta loro delle favole. La scena si conclude “tragicamente” con la
decisione che questa sarà l’ultima notte che la ragazza passerà nella nursery, d’ora in poi
dovrà crescere. Inoltre Nana, più apprezzata del padre, viene portata in giardino e legata,
perché, Mr. Darling dice, è solo un cane e i bambini non sono cuccioli, sono persone e le
persone prima o poi devono crescere.
Nella seconda sequenza, viene introdotto l’elemento perturbante, Peter Pan, che
offrirà l’occasione di varcare la soglia del mondo ordinario per entrare in quello
straordinario. Quando i signori Darling si allontanano da casa, Peter Pan fa la sua prima
comparsa, introdotto dalla melodia del flauto che lo accompagnerà per tutto il film. E’
un’ombra nera che pian piano prende colore, Tinker Bell (Campanellino o Trilly), la fatina
che lo accompagna, ne illumina il viso rivelandone lo sguardo furbo.
87
Peter è tornato per cercare la sua ombra che gli è stata strappata da Nana qualche
sera prima. Il ragazzino, infatti, va spesso alla finestra di Wendy per sentirla raccontare le
sue storie. L’ombra si trova in un cassetto, Peter la libera e nel cercare di prenderla
sveglia Wendy, che gli cuce l’ombra addosso e gli comunica che dal giorno seguente
dovrà crescere e che quindi, non ci saranno più storie. Lui allora decide di portarla con sé
nell’Isola che non c’è (Neverland) così Wendy non dovrà crescere e potrà fare da mamma
ai Bimbi Sperduti (Lost Boys). La bimba è molto tentata ma anche indecisa, cosa penserà
sua mamma? Non resiste e decide di partire ma di non fermarsi a lungo. Dalla gioia tenta
di dare un bacio a Peter, ma Tinker Bell, che si è appena liberata dal cassetto in cui era
rimasta chiusa, le tira i capelli. Il ragazzo cerca di prenderla e sveglia John e Michael, e
tutti e cinque partono poi alla volta dell’Isola che non c’è, sorvolando Londra. Per volare
basta che pensino a qualcosa di allegro e un po’ di polvere di fata. Nana preoccupata li
vede volare e abbaia, Michael le fa cadere addosso della polvere di fata e anche lei
comincia a fluttuare nell’aria, ma essendo legata non li può seguire, quasi a significare che
il controllo (la corda) frena i sogni. Il cane, simbolo della responsabilità e della sicurezza
domestica, li lascia andare, sembra aver capito, dopo aver provato a volare, che non è
pericoloso e che i ragazzi sono in buone mani. Sorvolando Londra il gruppo attraversa dei
giardini, probabilmente i Kensigton Gardens, dove Peter ha passato una parte della sua
infanzia, con le fate poiché questi giardini compaiono in tutte le opere di Barrie legate a
Peter Pan. Questo è sicuramente un omaggio che Disney ha voluto fare all’autore. Prima
di lasciare la città, infine, Peter indica la strada ai ragazzi appoggiati alle lancette del Big
Ben che segna le otto di sera.
La terza sequenza si apre con la vista dell’isola dall’alto; ancora una volta la
cinepresa “zooma” e ci mostra la nave di Hook con la ciurma stanca di stare all’ancora,
aspettando che il capitano prenda Peter Pan. Hook si vuole vendicare perché Peter gli ha
tagliato una mano e l’ha gettata a un coccodrillo, che ora non vede l’ora di mangiare tutto il
resto del pirata. In questa sequenza ci viene presentato anche questo animale, che
rappresenta il lato debole di Hook.
Il capitano sta architettando di rapire Tiger Lily (Giglio Tigrato) per farsi dire da lei
dove si trovi il nascondiglio di Peter Pan. Smee (Spugna), il suo braccio destro gli fa la
barba e confonde la faccia di Hook con il sedere di un uccello, paragone non tanto
lusinghiero per il pirata più importante della nave.
88
Nella quarta sequenza i viaggiatori arrivano all’Isola e sono accolti dalle palle di
cannone di Hook. Peter incarica Tinker Bell di portare i ragazzi al sicuro mentre lui distrae i
pirati. La fatina vola più veloce dei ragazzi e giunge al nascondiglio dove si trovano i Bimbi
Sperduti dicendo loro che saranno attaccati da un “Wendy bird” e che Peter ha ordinato di
abbatterlo. Di nuovo l’accoglienza per gli estranei è poco gentile, Wendy viene salvata
all’ultimo e Tinker Bell viene bandita dal nascondiglio di Peter per una settimana.
Tutta l’isola respinge i nuovi venuti, Wendy e i fratelli sono attaccati prima dai pirati,
poi dai Bimbi Sperduti. Più tardi le sirene non gradiranno la presenza di Wendy e infine i
ragazzi saranno fatti prigionieri dagli indiani senza essere liberati, come solitamente
avviene. Ora sono i londinesi a essere un elemento perturbante, il mondo del sogno e
della fantasia teme la loro diversità e teme forse che contagino i suoi abitanti e
sconvolgano la sua tranquillità.
Nella sequenza successiva Wendy e i fratelli si dividono: la prima va con Peter a
visitare la laguna delle sirene, non prima di essersi raccomandata con Michael, mentre i
secondi vanno a caccia di indiani coi Bimbi Sperduti, ma sono loro a cadere nella trappola.
La macchina da presa li segue mentre attraversano diversi ambienti dell’isola che passano
dalla savana, con tanto di rinoceronti alla foresta di conifere. La scena della cattura è
ironica, proprio quando John ha messo a punto un piano, che prevede di circondare gli
indiani e prenderli di sorpresa, gli indiani prendono di sorpresa i ragazzini e li catturano
con facilità; i prigionieri vengono portati al villaggio indiano, legati come animali.
Mentre Peter e Wendy sono nella laguna delle sirene, il cielo si oscura e compare
una barchetta a remi seguita dal coccodrillo. Sopra vi sono Hook, Smee ai remi e una
bambina indiana che ha un fare sprezzante e indignato.
Questa sequenza, la sesta, ci presenta Tiger Lily, la figlia del capo indiano, rapita
da Hook e salvata da Peter grazie alla sua abilità di imitatore di voci e di spadaccino.
Nella settima sequenza Hook, dopo l’ennesima sconfitta, viene a sapere che Tinker
Bell è stata bandita da Peter e decide di fare leva sulla sua gelosia femminile per farsi dire
dove sia il nascondiglio segreto del nemico.
A questo punto si inserisce l’ottava sequenza che si intreccia con la precedente. Gli
indiani danno una grande festa in onore di Peter, soprannominato Little Flying Eagle.
Wendy, offesa dal ruolo di secondo piano che gli indiani attribuiscono alle donne, torna al
nascondiglio da sola.
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Torniamo ora sulla nave dei pirati dove Hook convince Tinker Bell a dirgli dove si
trovi la casa di Peter per poter rapire Wendy e portarla via dall’isola.
Al ritorno dalla festa (siamo ormai alla nona sequenza), Peter chiede a Wendy se la
festa non sia stata meravigliosa non essendosi nemmeno accorto che lei è venuta via
prima. La ragazza è gelosa di Tiger Lily, ma Peter non lo capisce.
Wendy ricorda ai fratelli che la mattina seguente torneranno a casa, nessuno è
d’accordo ma lei convince tutti quanti descrivendo loro cosa sia una madre. I ragazzi,
tranne Peter, decidono di partire subito, ma all’uscita dall’Albero dell’Impiccato, dove
vivono, vengono rapiti dai pirati.
Nella decima sequenza, Hook chiede agli ostaggi di arruolarsi - avranno anche un
tatuaggio gratis - altrimenti dovranno salire su un’asse e da lì buttarsi in mare. Questi
accettano per paura di affogare, ma Wendy sdegnata li rimprovera; è sicura che Peter
accorrerà a salvarli. Hook le spiega che non potrà farlo perché gli ha lasciato un pacco con
una bomba, che scoppia poco dopo. La ragazza coraggiosamente sale sull’asse e si butta,
ma Peter, salvato da Tinker Bell, la prende al volo e la porta al sicuro.
Comincia così il duello finale tra Peter e Hook. Il capitano sfida il ragazzo a
combattere senza volare, Peter accetta e vince, dimostrando correttezza e destrezza.
Tutta la ciurma, vista la malparata, sta già scappando, ma viene raggiunta e superata a
nuoto da Hook, inseguito dal coccodrillo affamato.
L’undicesima sequenza vede Peter proclamarsi capitano del vascello e decidere di
riportare i ragazzi a casa. Tinker Bell sparge la nave con la sua polvere fatata e questa,
tutta dorata, si leva in volo alla volta di Londra. Vi arriva che il Big Ben segna le undici di
sera, i signori Darling sono appena rientrati e Wendy è addormentata sul davanzale della
finestra. La madre la sveglia e lei racconta le avventure che hanno appena vissuto, Mr.
Darling non le crede finché non vede la nave stagliarsi contro la luna; dice di ricordarsi di
aver già visto il vascello molto tempo prima, quando era molto giovane. Così riconquista la
fiducia e il rispetto di moglie e figlia, in fondo è buono anche lui.
90
3.7 La Englishness nel film Il termine Englishness indica tutte quelle caratteristiche che rappresentano gli inglesi in un
determinato periodo; per la mia analisi prenderò in considerazione gli anni che vanno
dall’inizio del Novecento fino al primo conflitto mondiale, gli anni un cui Barrie si occupò di
Peter Pan11.
La morte della regina Vittoria nel 1901 permise lo sviluppo di una nuova politica in
Inghilterra. Durante il regno di Edoardo VII i liberali giunsero al potere e introdussero
misure che permisero un avanzamento sul piano sociale. Il Liberal Party si ispirava alla
filosofia della società fabiana, improntata alla proprietà collettiva per lo sviluppo della
società. In questo periodo i sindacati furono tutelati, attraverso il Trade Disputes Act
(1906), dalle controversie che potevano nascere con le industrie; nel 1911 fu approvato il
National Insurance Act che assicurava la classe lavoratrice in caso di malattia e infine
vennero approvate delle forme di tassazione che colpivano in minor misura i poveri e
penalizzavano i più ricchi.
Nel 1910 salì al trono Giorgio V che rese possibile la Home Rule, una forma di
autogoverno per l’Irlanda, che portò forti tensioni all’interno del paese e se non fosse
scoppiata la prima guerra mondiale, l’Inghilterra avrebbe probabilmente dovuto affrontare
gravi disordini.
L’inizio del secolo fu caratterizzato da miglioramenti sociali, ma anche da un
notevole fermento nell’industria, da scioperi dovuti all’aumento del costo della vita non
accompagnato dall’aumento degli stipendi e da una violenza diffusa.
E’ il momento in cui, grazie allo sviluppo nel campo dei trasporti, nascono i
sobborghi, lontani dalla sporcizia e dall’inquinamento della città; questo fenomeno di
allontanamento dai centri urbani rientra nel rilancio della Rural England, generato dalla
crisi dell’impero britannico.
Si diffuse un sentimento di delusione nei confronti dell’imperialismo, reso ancora più
tangibile dalla guerra dei Boeri in Africa: gli inglesi stavano perdendo la loro supremazia;
con l’indebolirsi dell’impero il Regno Unito divenne la meta di molti abitanti delle colonie e
il cittadino inglese dovette ridefinire la propria immagine attraverso le differenze con i nuovi
arrivati. Si creò così un sentimento di nostalgia per l’Inghilterra al suo massimo splendore
11 Per questa analisi mi sono avvalsa di: A, Marzola (a cura di), Englishness. Percorsi nella cultura britannica del Novecento, Roma, 1999 A. M. Crinò, B. Deakin, A Short Outline of British History, Sansoni, Firenze, 1987
91
coloniale, che si vedeva caratterizzata soprattutto dalle sue aree rurali, una sorta di Eden
incontaminato.
Le aree rurali erano considerate luogo mitico e ideale, in cui si ritrovavano gli
elementi distintivi più autentici dell’Inghilterra; anche per questo lo spopolamento delle
campagne in favore delle città era malvisto.
La mitizzazione della Rural England si ritrova in Peter Pan nella Neverland, un’isola
incontaminata dalla società in cui si vive dei prodotti della natura, una rappresentazione
dell’Inghilterra del passato. Anzi una proiezione di come la si vorrebbe ora, in grado di
scacciare gli estranei, così come sono stati scacciati i pirati dall’accento tutt’altro che
oxfordiano.
I tratti che caratterizzavano l’Englishness del primo decennio del Novecento
vedevano l’inglese come un uomo gentile e buono, indulgente e docile, pigro ma al tempo
stesso avventuroso, paziente e tollerante, doveva essere riservato nell’espressione dei
propri sentimenti, energico e infine onesto. Era un conquistatore stoico e determinato che
sapeva adattarsi a ogni situazione senza modificare nulla di sé; questo ritratto è quello del
colono di cui l’Inghilterra aveva bisogno per controllare i propri domini.
La donna era caratterizzata solo dal possedere dei sentimenti, il suo ruolo era
quello di definire l’uomo, a lei vengono lasciati spazi solo nel campo dell’arte e della
letteratura perché ritenuti poco incisivi.
Possiamo riscontrare come Walt Disney abbia riportato questa Englishness nel film,
oltre attraverso la Neverland, anche attraverso i personaggi che vi prendono parte.
Michael e soprattutto John sono i prototipi dell’uomo inglese, i bambini spettatori del film
Disney dovevano avere pressappoco l’età del fratello maggiore e con lui si dovevano
identificare, per essere i nuovi coloni americani.
John possiede molte delle caratteristiche sopra indicate: non appena giunge alla
Neverland si adatta all’ambiente e diventa capo dei Bimbi Sperduti; nonostante il potere
acquisito non perde la gentilezza. Una volta stabiliti i ruoli, John si mette in marcia da
bravo esploratore per conquistare il resto dell’isola e scoprirne gli abitanti da catturare. Si
dimostra uno stratega e sente la responsabilità dell’intera truppa; anche nei momenti più
difficili cerca di mantenere la propria dignità e di dare il buon esempio, come è giusto che
un capo faccia. Non riesce sempre a nascondere i suoi sentimenti, pensando alla casa e
alla madre gli scende una lacrima lungo il viso, prontamente cancellata dall’intraprendenza
e dall’idea del ritorno; dunque l’unico sentimento permesso è quello della nostalgia
dell’amata patria.
92
Pessimo rappresentante della Englishness è Mr. Darling, difatti lui è l’esempio da
non seguire, troppo impulsivo e incapace di farsi rispettare. La figura della donna
rispecchia abbastanza quella imposta dalla Englishness, Wendy è colei che ricorda ai
ragazzi quale sia il loro ruolo, ma non ha mai spazio nelle battaglie; lei è la spettatrice che
dà forza ai combattenti, rappresenta il riposo dopo la fatica, la dolce musica prima di
addormentarsi.
93
3.8 Musiche e canzoni Le musiche di Edward Plumb ci accompagnano per tutto il film, tranne che in rare
circostanze in cui il silenzio sottolinea la solennità degli avvenimenti. Durante i dialoghi le
melodie creano un sottofondo, quasi non ci si accorge della loro presenza; durante le altre
scene guidano l’attenzione e marcano le azioni dei personaggi.
La funzione della musica è quella di creare l’atmosfera adatta alla scena che si sta
svolgendo, di mettere lo spettatore nello stato d’animo adatto e di coinvolgerlo il più
possibile per renderlo partecipe della storia; quando compare Peter Pan, la melodia è
allegra mentre quando compare Hook è cupa. Il bambino è accompagnato dalla musica
del flauto, che spesso suona lui stesso, e da una particolare canzone, cosicché quando la
sentiamo sappiamo già che sta per comparire. Mr. Crocodile è annunciato, oltre che dal
ticchettio della sveglia che ha ingoiato, da una melodia ritmata e vivace che si addice al
suo personaggio.
Le musiche sono tutte orchestrali e a seconda dei sentimenti che vogliono suscitare
prevalgono strumenti dalla tonalità cupa che seguono ritmi lenti oppure strumenti dal
suono brioso e acuto che emettono note brevi in rapido susseguirsi.
Le canzoni che costellano il film sono cantate dai personaggi stessi o da un coro.
Queste hanno diverse finalità, possono servire per far avanzare la storia o per raccontare
qualcosa che è accaduto di cui noi non sappiamo niente e infine possono farci capire
meglio un personaggio.
La prima canzone è cantata dal coro ed è “The Second Star to the Right”; scorre
insieme ai titoli di testa e spiega la via per giungere a Neverland. Il ritmo è lento, le note
sono lunghe e ci cullano, come per farci addormentare ed entrare in un’atmosfera da
sogno. Lo spettatore deve dimenticarsi della realtà e lasciarsi andare, trasportato dalle
note, vivrà nella favola di Peter e Wendy.
A film iniziato, il coro canta “You can fly”, che accompagna la scena in cui i ragazzi
Darling imparano a volare e si avviano verso la Neverland. La musica è molto melodica,
con una buona armonia, ci dà una sensazione di distensione e leggerezza, ci invita a
volare e farci trasportare nell’avventura che sta per avere inizio.
I pirati si presentano grazie alla “Pirates’ Song”, in cui cantano le loro abitudini e i
loro compiti e dicono di amare la vita che conducono. E’ una canzone popolare cantata in
coro, assomiglia molto a una filastrocca per bambini, il ritmo concitato riproduce i tempi
della vita del pirata, mai piatta ma sempre avventurosa.
94
La canzone successiva viene intonata dai due fratelli Darling e dai Bimbi Sperduti
mentre si avventurano alla scoperta dell’isola. “Following the Leader” è una classica
melodia da commedia musicale, è vivace e interlocutoria, trasporta cioè lo spettatore da
una scena alla seguente, fa avanzare l’azione. Ascoltandola può far venire in mente la
colonna sonora del film The Bridge on the River Kwai (Stati Uniti, 1957), la si può definire
una marcia leggera.
Durante la festa per la liberazione di Tiger Lily, i pellerossa cantano e ballano, la
loro è la classica musica che si ascolta nei film americani con gli indiani d’America. Allo
spettatore dà la sensazione che i pellerossa esprimano un sentimento di benevola
accettazione nei confronti dei loro ospiti. La musica è molto ritmata, caratterizzata da note
basse e ritmi sostenuti, le percussioni sono accompagnate dai versi dei suonatori.
Attraverso le parole della canzone, i pellerossa raccontano la storia della loro etnia,
spiegano perché dicono augh e come mai hanno la pelle rossa; le loro spiegazioni sono
poco credibili e per questo sentono il bisogno di comunicare che tutte le altre notizie su di
loro sono falsità.
Al momento di andare a letto, Wendy spiega cosa sia una madre cantando una
canzone molto dolce: è una ninna nanna melodica pienamente corrispondente al fraseggio
che ci si aspetta da tale tipo di composizione. La voce di Wendy è molto adulta e la
canzone è talmente soave da incantare i pirati che la ascoltano, Mr. Smee versa persino
una lacrima.
L’ultima canzone che ascoltiamo è quella cantata dai pirati per convincere i ragazzi
ad arruolarsi nelle fila di Hook. E’ una danza di gruppo dai ritmi sostenuti, simile a una
marcia, il coro dei pirati si alterna agli assolo di Hook, ancora una volta questa musica è
tipica della commedia musicale americana. La melodia è coinvolgente e comunica quanto
i pirati si divertano, per convincere i ragazzi ad accettare la loro proposta.
Oltre a realizzare le melodie, l’orchestra produce i suoni che accompagnano i gesti
dei personaggi, lo scopo è di attirare l’attenzione su un determinato movimento o
espressione sottolineandolo con l’aiuto di uno strumento. Da notare è anche il verso del
gallo che fa Peter Pan quando è orgoglioso di sé stesso; Barrie, infatti, lo descrive come
cocky, cioè presuntuoso, da cock, gallo.
95
CAPITOLO 4: IL LIBRO DI BARRIE E IL FILM DI DISNEY
4.1 Affinità e differenze tra le due opere Le differenze tra il libro e il film sono dovute principalmente a tre cause: la prima è i
destinatari delle due opere: il libro è infatti dedicato a un pubblico adulto e lo dimostra il
fatto che il personaggio di Peter Pan è comparso prima nella commedia teatrale pubblicata
assieme ad altre commedie per adulti e poi in un’edizione raffinata e costosa di “Peter Pan
in Kensington Gardens”. Mentre il film è chiaramente per bambini, a partire dal fatto che è
un film di animazione e non un film dal vero.
Questa prima causa implica la seconda e cioè la lunghezza dell’opera. Il libro ha a
disposizione più spazio e può quindi approfondire di più i personaggi, mentre il film è
ridotto e più superficiale, non solo perché ha una durata inferiore, ma anche perché il suo
pubblico piccolo non è in grado di capire fino in fondo alcuni argomenti. Disney decide
dunque di far durare la sua favola solo una notte, mentre Barrie aveva scelto tempi ben
più lunghi, infatti i ragazzi Darling si fermano sull’isola diverse settimane.
La terza causa è costituita dall’epoca e dal luogo di realizzazione delle due opere;
tra una e l’altra si erano svolte due guerre mondiali che avevano messo in dubbio punti
fermi e certezze fino ad allora ritenuti incrollabili. Inoltre Barrie ambientò la storia nei suoi
tempi per cui il pubblico poteva cogliere con immediatezza alcune situazioni e conosceva
bene i meccanismi della società in cui la vicenda si svolgeva, cosa che non è più vera per
Disney, il quale dovette riprodurre un’epoca ormai lontana e conosciuta dai suoi spettatori
solo per stereotipi.
Il libro di Barrie è molto ironico e vi si trova anche una punta di cattiveria; anche il
film fa ridere, ma è più comico. La cattiveria del libro non si trova solo nelle battute, ma
anche nel personaggio di Peter, come più avanti approfondirò. La sua impertinenza e la
sua eccentricità sono mantenute nel film, ma Disney crea un personaggio buono in tutto e
per tutto.
I signori Darling nel libro sono più presenti e approfonditi, non vengono solo
accennati come nel film. Barrie li mostra disperati mentre ricordano la sera in cui i figli
sono scomparsi; e li mostrerà anche più avanti, a differenza di Disney che li fa comparire
solo all’inizio e alla fine del film. Inoltre i signori Darling della pellicola non si accorgono
nemmeno che i figli sono scappati di casa, sarà Wendy a raccontare loro le avventure
vissute sulla Neverland.
96
I fratelli Darling e i Bimbi Sperduti sono trattati in maniera simile dai due autori,
essendo personaggi secondari non sono stati studiati da nessuno dei due in maniera
troppo accurata. Anche i pirati sono sostanzialmente equivalenti nel film e nel libro, anche
se Disney decide di relegare Mr. Starkey al ruolo di pirata qualunque, mentre Barrie gli dà
più rilevanza e lo affianca a Smee, come spalla di Hook.
Il rapporto esistente tra la banda di Peter e i pellerossa è piuttosto differente, nel
film sono amici, tanto che festeggiano insieme la liberazione di Tiger Lily, avvenuta grazie
a Peter; mentre nel libro gli indiani sono dapprima indifferenti e in seguito la loro
riconoscenza è rivolta solo al liberatore della figlia del capo e trattano male i Bimbi
Sperduti. Mr. Crocodile ha maggiore spazio nel film e un tratto comico che nel libro non
risulta.
La lunghezza inferiore del film ha costretto Disney a tagliare diversi capitoli del libro,
basta guardarne l’indice per rendersene conto.
Vediamo più nel dettaglio le differenze. Il primo capitolo del libro viene ambientato
in una notte invernale e nevosa, mentre nel film la serata è calda, lo dice Mrs. Darling per
rassicurare Michael, preoccupato per Nana legata in cortile.
Il secondo e il terzo capitolo sono riportati nel film senza sostanziali cambiamenti,
mentre il quarto è stato completamente escluso. Questo capitolo, intitolato The Flight,
racconta del volo che i ragazzi compiono per arrivare a Neverland. Qui Peter Pan si
mostra in tutta la sua personalità, egocentrico e superficiale, si dimentica dei suoi
compagni di viaggio e si compiace nel mostrare la sua abilità nel volo. Disney non ha
riportato questo episodio, perché mette in cattiva luce il personaggio e ne evidenzia i lati
che il disegnatore ha deciso di non mostrare.
Anche il sesto capitolo viene tagliato, ma più per esigenze di tempo che per altro.
Infatti non vi succede niente di particolarmente rilevante: Barrie narra la costruzione di una
casa per Wendy. Inoltre i Bimbi Sperduti fanno largo uso del gioco make-believe, cioè
fingono reali alcune situazioni e alcuni oggetti inesistenti, gioco che Disney ha deciso di
non riportare nel film.
Un altro capitolo escluso dal film è The Never Bird, in cui Peter viene salvato da un
uccello-madre; Barrie inserisce questo episodio per raccontare una delle avventure di
Peter, ma non è funzionale alla storia.
97
Il decimo e il tredicesimo capitolo non sono riportati nel film, sono solo accennati.
Nel dodicesimo capitolo Hook vuole uccidere Peter con del veleno invece che con un
pacco bomba. Inoltre non è venuto a sapere del nascondiglio del suo nemico da Tinker
Bell, ma lo ha scoperto da solo.
Il quattordicesimo capitolo vede i ragazzi rifiutare di aderire alla ciurma di Hook,
mentre nel film si precipitano a firmare e sono fermati solo dalla voce indignata di Wendy.
Tutta la scena nel film è più divertente che paurosa, dimensione che invece domina nel
libro. Nel capitolo successivo troviamo la battaglia con i pirati che nel libro è decisamente
più cruenta: i pirati vengono uccisi uno alla volta, mentre nella pellicola vengono buttati
fuori bordo e cadono su una scialuppa con cui spariscono all’orizzonte.
Nel capitolo sedicesimo Peter, dopo aver riportato i ragazzi sulla via di casa, vola a
chiudere la finestra della loro nursery, per trattenerli con sé, ma visto il dolore di Mrs.
Darling decide di riaprirla; questo episodio non è presente nel film.
Infine dal film è completamente escluso l’ultimo capitolo del libro in cui Barrie
racconta quello che accade quando Wendy cresce. I Bimbi Sperduti decidono,
contrariamente al film, di restare a Londra e di frequentare la scuola; col passare del
tempo si dimenticano di Peter e di come volare. Ognuno di loro lavora in un ufficio,
Michael fa il ferroviere e tutti si sono adattati alla società che li ha resi uguali. Wendy si è
sposata e ha una figlia, Jane, a cui ha raccontato la sua avventura al fianco di Peter; la
signora Darling è “dead and forgotten” e il signor Darling ha venduto la casa al genero.
Una sera, dopo che Wendy ha messo a letto Jane, Peter ritorna per portarla sulla
Neverland, la luce è molto debole e lui non si accorge del cambiamento della sua amica.
Lei non è più capace di volare e sa di non poterlo più fare, non ha il coraggio di dire a
Peter che è cresciuta perciò accende la luce, così che lui capisca da solo che è diventata
adulta. Il bambino prova per la prima volta in vita sua una sensazione di panico e si
arrabbia con Wendy che aveva promesso di non crescere. La giovane donna non sa più
come consolare Peter in lacrime e corre via per cercare di riflettere.
Qualche istante dopo Jane viene svegliata dal pianto di Peter, i due si presentano e
la bambina impara a volare; Wendy rientrando nella nursery vede i due che hanno fatto
amicizia e prendono il volo verso la Neverland, vorrebbe unirsi a loro, ma, come le ricorda
la figlia, lei non sa più volare.
98
Infine Barrie ci racconta che anche Jane crescerà e avrà una bimba, Margaret, che
sarà la madre di Peter durante le pulizie primaverili e così via, finchè i bambini rimarranno
gay and innocent and heartless.
Disney preferisce terminare le avventure di Peter e Wendy con uno spiraglio di gioia
e la speranza di un futuro positivo, se non può far sposare i due protagonisti può però farli
vivere felici e contenti, anche separati.
99
4.2 I due Peter Pan a confronto La differenza fondamentale tra il personaggio creato da James M. Barrie e quello creato
da Walt Disney è che il primo è incattivito dalla sua condizione di vita, mentre il secondo è
sostanzialmente buono. Lo scrittore stesso confermò la diabolicità di Peter quando
esclamò: “Non vi traspare il demone che è in Peter!” vedendo la statua del suo eroe
posizionata nei giardini di Kensington1.
La cattiveria di Peter si mostra in diverse occasioni nel libro: per il bambino uccidere
è una cosa normale e gli capita persino di eliminare i suoi compagni di
gioco se questi crescono, violando una delle leggi della Neverland2. La malvagità peggiore
la compie quando i ragazzi Darling decidono di tornare a casa, seguiti dai Bimbi Sperduti;
Peter, sapendo che a ogni respiro sulla Neverland un adulto muore, comincia a respirare
più in fretta che può3. E’ infatti convinto che la colpa della partenza improvvisa sia causata
dagli adulti, che guastano ogni cosa.
Statua dello scultore George Frampton collocata il 1° maggio 1912
1 Traggo la citazione da cfr. Cataluccio, op. cit. p. 13 2 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p. 52 3 IBIDEM, pp.117, 118
100
Infine, per far sì che Wendy torni sulla Neverland con lui, decide di volare a casa
Darling e chiudere la finestra della stanza dei bambini e si ferma solo davanti al dolore di
Mrs. Darling, perché la madre dei suoi amici ha già sofferto a sufficienza.
La differenza tra i due Peter è dovuta principalmente al fatto che il film è stato
ideato per i bambini e il libro per gli adulti. Walt Disney sapeva che i genitori non
avrebbero apprezzato un protagonista malvagio, sarebbe andato contro tutte le regole
della correttezza morale, che negli Stati Uniti ha un peso enorme, tanto da influenzare
Hollywood sin dalla sua nascita.
Per quanto riguarda l’aspetto fisico, non sappiamo molto del personaggio di Barrie,
egli ci dice solo che Peter è vestito di foglie secche e resina e che ha ancora i denti da
latte4. Disney veste il suo Peter Pan con una calzamaglia e una giacchetta verde, gli fa
indossare un cappello verde con una piuma rossa e ne mette in evidenza i denti da latte.
Entrambi i personaggi mantengono le caratteristiche riprese dal dio Pan, che è il
loro spunto comune. Infatti, l’uno e l’altro conservano la sua gaiezza e la sua voglia di
divertirsi; entrambi suonano il flauto di Pan e sono abili a imitare le voci. Nessuno dei due
ha avventure amorose, perché la sfera sessuale è esclusa sia dal libro che dal film: Peter,
in ambedue i casi, è interessato a trovare una madre, non un’amante.
Sia nel libro che nel film, il bambino è molto impertinente e arrogante. Peter
nasconde la sua insicurezza dietro il compiacersi delle sue azioni boriose e le suggella col
canto del gallo, altra eredità di Pan.
Nel film non è chiaro il perché Peter decida di non voler crescere; Barrie, invece, è
molto esplicito, il suo personaggio scappa di casa dopo aver sentito i genitori che
progettavano il suo futuro; il bambino non vuole omologarsi alla società e per questo non
vuole diventare grande. Anche nel momento in cui gli viene offerta una seconda possibilità
dalla signora Darling, Peter rifiuta e, dopo essersi accertato che rimanendo dovrebbe
frequentare una scuola, andare in ufficio ed essere un uomo, decide di tornare sulla
Neverland.
Disney non esplicita il pensiero di Peter Pan perché vorrebbe dire lanciare un
messaggio ambiguo ai bambini che vedono il film. La pellicola è piuttosto breve dato che
la durata della concentrazione di un bimbo non è lunga; questa scelta di ritmi non dà al
disegnatore il tempo per spiegare e approfondire le ragioni del bambino che non vuole
crescere.
4 Cfr. Cataluccio, op. cit., p. 59
101
Inoltre nel film Peter non parla di sua madre, dice anzi di non sapere cosa sia.
Disney ha preferito non turbare le menti dei piccoli spettatori menzionando una madre
tanto scellerata da chiudere un figlio fuori di casa e da dimenticarlo e rimpiazzarlo con un
altro. Questo ipotetico personaggio avrebbe potuto generare delle insicurezze nei bambini
e avrebbe potuto far sorgere delle gelosie magari nei confronti di fratelli o sorelle più
piccoli. O quantomeno avrebbero potuto pensarlo i genitori.
Una ulteriore differenza tra i due personaggi è che il Peter di Barrie va alla finestra
di casa Darling per ascoltare le favole che vengono raccontate, anche dalla signora
Darling, sia che parlino di lui sia che non lo facciano. Infatti è lì per far parte della famiglia
e per imparare delle storie da raccontare ai Bimbi Sperduti. Nel film, invece, Peter dice di
ascoltare le favole di Wendy proprio perché parlano di lui; in questo modo Disney rende
più chiaro il personaggio così pieno di sé, dal momento che dovendo escludere alcuni
episodi del libro rischia di non riuscire a realizzarlo pienamente.
Uno degli episodi esclusi è quello del volo verso la Neverland; nel film lasciamo i
ragazzi che stanno ancora sorvolando Londra e li ritroviamo sulle nuvole nei cieli dell’isola.
Barrie invece dedica un intero capitolo5 al viaggio che separa i due luoghi, durante il quale
Peter dimostra appieno la sua personalità. Il viaggio si rivela piuttosto lungo e Peter ogni
tanto scompare, spesso al suo ritorno non si ricorda chi siano i bambini in volo con lui.
Inoltre, quando uno di loro cade addormentato verso il mare popolato da squali, aspetta
l’ultimo momento per salvarlo in modo da mostrare la sua abilità, tenendo tutti col fiato
sospeso e ottenendo tutta la loro attenzione.
Disney non ci dice che Peter era noto, nel libro di Barrie, anche per accompagnare
per un tratto di strada i bambini che morivano, così che non fossero troppo spaventati;
questo episodio avrebbe gettato un’ombra troppo funesta sul film.
Il pudore che aleggiava negli anni Cinquanta spinse Disney a non mostrare la
scena del bacio tra Wendy e Peter, questo viene impedito da Tinker Bell che tira i capelli
alla ragazzina. Barrie invece non si fece alcuno scrupolo, i due bambini si scambiano due
baci prima che la fata intervenga, perché sono baci innocenti. Disney invece decide di
nascondere dietro il copricapo piumato del bambino anche il bacio che gli viene dato da
Tiger Lily.
5 Il capitolo citato è il quarto: The Flight, in cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.39
102
Il film non riporta l’ultimo capitolo6 del libro di Barrie in cui viene raccontato l’incontro
tra Peter e Wendy ormai cresciuta. Ancora una volta il bambino mostra la sua
superficialità, lo sconforto nello scoprire che l’amica è cresciuta dura giusto fino a quando
non si sveglia Jane, ottima sostituta della madre. Disney non accenna nulla di questo
capitolo nel suo film perché non aggiunge nulla al carattere di Peter, ma pone una nota di
tristezza sulla fine della storia. Il disegnatore preferisce regalare un lieto fine e delle
speranze ai piccoli spettatori che devono ancora affrontare la vita.
6 When Wendy Grew Up, in IBIDEM, p. 172
103
4.3 Le due Wendy a confronto I due personaggi sono piuttosto simili nel comportamento e nel rapporto con gli altri, ma
differiscono per un particolare fondamentale, la Wendy di Barrie vuole crescere e quella di
Disney vuole rimanere bambina. Entrambe partono per la Neverland proprio per
assecondare il loro desiderio, la prima intravede l’occasione di poter fare l’adulta, la
seconda invece parte per l’isola dove non si cresce mai.
La Wendy del libro incontra Peter quando è già cresciuta, è dall’età di due anni che
sa che dovrà crescere e che si prepara a farlo7; è la società in cui vive che la rende
consapevole e la spinge nella direzione della dimensione adulta, anche se solo nei modi di
fare e non nello sviluppo della personalità. Alle bambine venivano regalate bambole per
abituarle all’idea che sarebbero state madri e per dar loro l’occasione di imparare a
esserlo.
Anche la Wendy del film ha diverse bambole, la vediamo metterle in ordine, ma ha
avuto l’occasione di essere bambina e ora vuole continuare a esserlo. Come dice
chiaramente alla madre prima di addormentarsi, facendoci capire quanto lo sia ancora, dal
momento che sembra pensare di poter decidere se diventare adulta oppure no. Quando si
sente pronta a crescere è grazie alle esperienze vissute sulla Neverland e non perché le è
stato imposto, dimostrando di saper ragionare in maniera indipendente.
Proprio questa differenza caratteriale porta i due personaggi a impiegare in maniera
diversa il tempo trascorso sull’isola. La bimba del libro passa le sue giornate chiusa in
casa a cucire, rammendare e far da mangiare, mentre nel film Wendy va con Peter Pan
alla laguna delle sirene, che tanto l’affascinano. Certamente la differenza dei tempi
narrativi ha influito sui comportamenti delle due bambine, ma Disney non ha proprio voluto
rappresentare il suo personaggio come una piccola donna tutto fare, altrimenti avrebbe
trovato l’occasione almeno per farla vedere dietro i fornelli, mentre non accenna neppure a
un pasto, nonostante i bambini rimangano una giornata intera sull’isola.
Entrambe hanno un atteggiamento materno ma la Wendy di Barrie è una donna in
miniatura, mentre la Wendy di Disney è una bambina che si preoccupa per i fratelli,
racconta loro delle favole e canta la ninna nanna. Conserva la freschezza di una mamma
giovane e piena di entusiasmo, mentre la Wendy di Barrie è appesantita dai lavori di casa.
7 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.1
104
La differenza di carattere è evidenziata anche dai giochi che le bambine fanno
quando sono ancora a casa, prima di incontrare Peter Pan. La Wendy di Peter and Wendy
gioca a mamma e papà col fratello, fingendo di essere Mrs. Darling, mentre nel film John è
impegnato con Michael a impersonare Hook e la bambina sta andando a lavarsi.
Il rapporto che le due Wendy hanno con Peter è simile: si ritrovano entrambe a
fargli da madre anche se entrambe vorrebbero essere qualcosa di più per lui; per un certo
periodo, però, la protagonista del libro convince Peter Pan a fingere di essere i genitori dei
Bimbi Sperduti e dei fratelli Darling. La protagonista del film, invece, non è mai chiara con
l’amico che non comprende cosa lei voglia, così la bambina non ha altra scelta che
trattarlo come un figlio. Probabilmente è anche per questo motivo che Wendy non è
dispiaciuta di tornare a casa, poiché non riesce a ottenere ciò che vuole.
Anche il rapporto che le due protagoniste hanno con gli altri personaggi è
pressoché simile. Entrambe sono affascinate da Tinker Bell, e vorrebbero esserle amiche
ma la fata rifiuta sia in un caso che nell’altro. Le due Wendy sono intenerite dai Bimbi
Sperduti che risvegliano in loro l’istinto materno; tutte e due sono spaventate dai pirati ma
non si lasciano intimidire e non vogliono essere le loro madri. La Wendy del libro rimane
ammagliata per un momento da Hook, che usa con lei le maniere dolci e la lusinga, ma gli
resiste, anzi dichiara che preferirebbe non essere una madre affatto, piuttosto che essere
la sua.
Le due bambine vengono messe in disparte nel momento della lotta, assistono ma
non hanno un ruolo attivo nella vittoria della battaglia coi pirati.
La Wendy del libro è più maliziosa e cattiva di quella del film. Infatti decide di
raccontare la storia che a Peter Pan non piace e che, in entrambi i casi, è la molla che fa
sì che i ragazzi tornino a casa. Lo fa per dispetto nei confronti del bambino, che non vuole
essere veramente il padre dei Bimbi Sperduti e inoltre perché è gelosa di Tiger Lily.
L’arrivo delle due protagoniste sulla Neverland determina la fine dei giochi
ininterrotti. Nel libro Wendy regola le giornate dei bambini, decide di farli dormire dopo
mangiato e di mandarli a letto alla sera a un’ora precisa, fa lavare loro le mani prima di
mangiare e impone una vita meno sfrenata e scandita da orari precisi, così come è
abituata a fare lei a casa sua. Nel film la bambina porta via ai Bimbi Sperduti addirittura il
giocatore principale. Infatti Peter decide di accompagnarla dalle sirene e di rinunciare a
giocare a Follow the Leader. Anche lei ci tiene che i bimbi siano educati e puliti prima di
andare a dormire e inorridisce quasi al pensiero che Michael voglia crescere come un
selvaggio.
105
La protagonista del film ha il buon senso di stare sull’isola solo una giornata, si
accorge subito che i fratelli, soprattutto il più piccolo, si stanno dimenticando ogni cosa
della loro vita precedente e, cosa ancor più grave, pensano che lei sia la loro vera madre.
Teme inoltre che Mrs. Darling senta la loro mancanza, mentre la Wendy di Barrie è
preoccupata solo di non riuscire a ritornare più a casa, non si cura del dolore che può
arrecare ai genitori abbandonati. Corrisponde così perfettamente alla descrizione che lo
scrittore fa dei bambini: gay and innocent and heartless.
106
4.4 I due Hook a confronto I due Hook sono simili fisicamente e caratterialmente, Disney ha ridimensionato la
cattiveria del suo capitano, lo ha reso più umano e in alcuni casi comico, per non
spaventare eccessivamente i bambini spettatori. Il disegnatore mostra Hook in difficoltà
davanti al coccodrillo, gli fa fare boccacce e lo rende ridicolo grazie all’abilità spadaccina di
Peter Pan. Barrie invece mostra il capitano in difficoltà solo davanti al coccodrillo, il suo è
un pirata serio e crudele, che uccide i componenti della sua stessa ciurma solo perché
l’hanno infastidito.
Entrambi i pirati rappresentano il mondo degli adulti, entrambi sono infantili e
mettono in guardia lettori e spettatori dalle persone cresciute. I due Hook sono l’alter ego
nel mondo della Neverland di Mr. Darling, i due personaggi si corrispondono; Barrie lo fa
capire utilizzando nella commedia lo stesso attore e Disney, invece, utilizza lo stesso
doppiatore per le due figure maschili.
Il messaggio che Barrie lancia attraverso il suo Hook è senza appello, gli adulti, in
particolare gli uomini, spesso non sono stati in grado di crescere e di adattarsi alla società
in cui sono nati e si sono incattiviti. Molte volte cercano di affermarsi usando la violenza e
la loro presunta superiorità, perché non conoscono altro mezzo per farsi rispettare, così
come fa anche Mr. Darling. Questo giudizio è senza appello perché Barrie non riabilita né
Hook né il signor Darling; Disney, invece, salva la figura del padre nell’ultima scena, in cui
riconosce il vascello pilotato da Peter Pan.
Sia il pirata del libro che quello del film soffrono della cosiddetta sindrome di Peter
Pan8. I sintomi sono chiari in tutti e due i casi, entrambi sono tutt’altro che sereni, temono il
coccodrillo che rappresenta il tempo che passa; tutti e due soffrono di solitudine e non
stimano la ciurma che li circonda, tanto che non si fanno problemi a eliminarli al primo
errore che commettono; certo nel film i pirati vengono buttati fuori bordo e non uccisi
inequivocabilmente come nel libro. Se i due Hook rimangono con la loro ciurma è per
poter far parte di un gruppo e per poter distrarsi con loro nelle scorrerie piratesche. Far
parte di un gruppo è molto importante per la vittima di SPP (sindrome di Peter Pan). Infatti
dopo essere stati rifiutati dalla madre cercano di essere accettati da tutti gli altri. In
particolare il pirata di Barrie vuole rapire Wendy perché gli faccia da madre, vuole che
almeno lei lo accetti e il rifiuto deciso della bambina deve averlo depresso ancora di più.
8 Per l’analisi della SPP si veda D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan, Rizzoli, Milano, 1985
107
In nessuna delle due opere viene sottolineato il conflitto sessuale tipico della vittima
di SPP, la quale cerca l’approvazione di tutte le donne che incontra per contrastare il rifiuto
della madre. Né Barrie né Disney hanno preso in considerazione questo sintomo, anche
perché le uniche figure femminili presenti sull’isola menzionate sono Wendy, Tiger Lily,
due bambine e Tinker Bell, una fatina.
Inoltre entrambi gli Hook sono piuttosto narcisisti, tengono molto al loro aspetto, che
è estremamente curato. Diversamente dagli altri pirati i due capitani hanno l’aspetto più da
gentiluomini che da corsari, forse perché entrambi hanno frequentato il college e
appartengono a un rango elevato. L’Hook di Barrie si cambia di vestito per salire a bordo
di una nave appena conquistata e l’Hook disneyano ha una lunga serie di uncini d’oro da
indossare a seconda delle situazioni, possiede anche un anello da infilare nelle occasioni
particolari.
Infine entrambi tengono alle buone maniere imparate a scuola, probabilmente
perché le ritengono il mezzo per essere accettati dalla società.
108
4.5 Le due Neverland a confronto Barrie descrive Neverland come un luogo meraviglioso, è la proiezione dei desideri e dei
pensieri dei bambini, è la mappa della loro mente9; la maggior parte delle volte è un’isola,
così come nella storia che ci narra. Le dimensioni di questo luogo magico sono giuste per
accogliere un elevato numero di avventure, cosicché il bambino che vi abita non si annoia
mai. Il paesaggio è colorato e vario, al largo delle spiagge la barriera corallina impedisce
alle onde troppo grosse di arrivare a riva, le coste sono dolci e formano una laguna in cui
vivono le sirene, giocose e dispettose creature che evitano i bambini.
Neverland può essere abitata anche da gnomi, fate, principi con sei sorelle,
streghe, pirati, pellerossa e bestie feroci, oltre che da Peter e i suoi amici Bimbi Sperduti.
Barrie scrive che quando Peter Pan è lontano l’isola si riposa, prende fiato, tutti gli
abitanti si occupano di sé stessi e non avvengono battaglie10.
Disney rispecchia le caratteristiche della Neverland di Barrie, la mostra per la prima
volta con una veduta aerea: i ragazzi la guardano da una nuvola e immediatamente la
riconoscono. Sono ben riconoscibili l’accampamento degli indiani, la laguna delle sirene e
la nave dei pirati ormeggiata non lontano dalla riva.
Anche la Neverland disneyana è addormentata in assenza di Peter, infatti i Bimbi
Sperduti stanno dormendo profondamente nell’Albero dell’Impiccato. Il nascondiglio
segreto mantiene alcune delle caratteristiche indicate da Barrie: ogni bambino ha la sua
entrata segnalata da un fungo. Le peculiarità che Disney non riporta sono il letto enorme in
cui dormirebbero tutti i Bimbi Sperduti e l’albero che cresce continuamente al centro del
nascondiglio, che funge da tavolo ai pasti e viene tagliato quando i bambini giocano11.
Dunque le differenze tra le due isole sono minime, i due luoghi sono simili e
svolgono la loro funzione di mondo lontano e incontaminato dove le favole si trasformano
in avventure vere.
9 Cfr. Barrie, op. cit., 1911, p.6 10 IBIDEM, p. 51 11 IBIDEM, p. 77
109
CAPITOLO 5: PETER PAN: DISNEY E NON SOLO
5.1 La coomedia teatrale Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up Nel marzo 1904 J. M. Barrie inizia a scrivere la commedia teatrale Peter and Wendy con
protagonista il suo personaggio più gradito ai lettori, Peter Pan, finora comparso in alcuni
capitoli del libro The Little White Bird del 1902. L’autore finì di scrivere la commedia alla
fine di aprile e la presentò al produttore americano Charles Frohman col titolo The Great
White Father, l’appellativo che i pellerossa danno a Peter dopo che ha salvato la figlia del
loro capo. Il produttore accetta la commedia, ma fa cambiare il titolo in Peter Pan.
La prima dello spettacolo si svolge a Londra il 27 dicembre 1904 presso il Duke of
York’s Theatre. Barrie modificherà il testo sino all’ultimo momento e lo pubblicherà in
versione definitiva solo nel 1928.
Il testo è diviso in cinque atti: nel primo viene presentata la famiglia Darling,
descritto l’incontro tra Wendy e Peter e la loro partenza per Neverland accompagnati da
John e Michael Darling.
Nel secondo atto Barrie descrive prima i pirati e in seguito i Bimbi Sperduti. Peter e i
ragazzi Darling arrivano sull’isola in momenti diversi: Wendy viene colpita da una freccia
scoccata da uno dei Bimbi Sperduti e sviene. Peter le fa costruire una casa per
proteggerla e farla guarire; quando la bimba rinviene accetta di essere la madre di tutti i
bambini dell’isola.
Il terzo atto è ambientato nella laguna delle sirene. Barrie descrive i loro giochi,
interrotti dall’arrivo dei pirati che hanno catturato Tiger Lily. Peter la libera e segue una
battaglia tra corsari e Bimbi Sperduti.
Il quarto atto si apre nella casa sotterranea, il nascondiglio di Peter, dove i bambini
stanno fingendo di mangiare. Al termine della cena Wendy racconta una favola suscitando
l’ira di Peter che racconta che sua madre lo ha chiuso fuori di casa e che probabilmente
anche Mrs. Darling ha chiuso la finestra della nursery dei ragazzi Darling; questi
spaventati decidono di tornare a casa. Usciti dal nascondiglio vengono tutti catturati dai
pirati e portati sulla loro nave dove nel quinto atto avviene lo scontro decisivo tra Peter e
Hook. Il capitano perde e si butta tra le fauci del coccodrillo che lo insegue da tempo per
mangiarlo.
110
La seconda scena del quinto atto è ambientata a Londra dove Mr. Darling vive nella
cuccia di Nana per espiare le sue colpe e Mrs. Darling sta attenta che la finestra della
nursery sia sempre aperta.
I bambini sono sulla via del ritorno e Peter Pan, accompagnato da Tinker Bell, vola
avanti per chiudere la finestra da cui devono rientrare; la riapre, però, commosso dal
dolore della mamma dei suoi amici.
Tutti i Bimbi Sperduti decidono di rimanere a Londra; vengono adottati dalla famiglia
Darling e dalla loro domestica Liza, solo Peter decide di tornare sulla Neverland dove
Wendy lo andrà a trovare per la settimana delle pulizie primaverili.
Barrie non scrive, come nel romanzo, qual è il destino dei piccoli protagonisti,
accenna però al fatto che già l’anno seguente Wendy fa fatica a volare e non vede
nitidamente Peter perché sta crescendo e gli adulti non sono in grado di vederlo.
Durante la lavorazione del testo Barrie scrisse a una amica attrice, Maude Adams,
che stava lavorando a una commedia per bambini1. In realtà questa sarà poi pubblicata in
una raccolta con altre commedie per adulti. Anche “Peter Pan in Kensington Garden” sarà
pubblicato in un’edizione raffinata e costosa; il personaggio creato da Barrie è adatto a un
pubblico giovane, ma la sua profondità può essere capita solo dagli adulti ed è per questo
che ha avuto un successo così diffuso, poiché adatto a tutte le età come tutte le favole
classiche, proprio perché rappresenta una vicenda universale.
Un pubblico così vasto ha garantito una lunga vita alla commedia che è diventata
l’opera teatrale natalizia per eccellenza, soprattutto a Londra.
Nella prima rappresentazione Peter Pan era recitato da una donna, Nina
Boucicault, così come succede per Ariel in The Tempest di Shakespeare2. Mr. Darling e
Hook erano recitati dallo stesso attore, Gerald du Murier, per sottolineare il legame tra i
due personaggi e Tinker Bell era rappresentata con un fascio di luce.
Barrie realizzò una commedia divertente e cruda allo stesso tempo, ma non tanto
quanto lo sarà il libro. Le indicazioni scritte su personaggi e scenografie sono molto
precise e caratterizzate da un tono ironico, che ritroveremo nel libro. Nell’opera vi sono
anche alcune trovate molto fantasiose: per difendersi dai lupi i piccoli Bimbi Sperduti si
mettono con la testa tra le gambe e le bestie feroci scappano guaendo.
1 Ho trovato notizia della lettera nell’introduzione di cfr. Cataluccio, op. cit., p. 24 2 Il personaggio di Ariel viene recitato da donne perché ritenute più adatte a interpretare un personaggio così leggiadro
111
Il testo teatrale anticipa la maggior parte delle vicende del libro del 1911, ma il
capitolo col volo da Londra a Neverland è escluso, probabilmente per la difficile
realizzazione scenica.
Locandina teatrale di Peter Pan, or the Boy Who Would Not Grow Up
112
5.2 Il film Hook di Steven Spielberg Diversi registi hanno ripreso la storia di Peter Pan e l’hanno trasposta in film: il primo fu
Herbert Brenon che, nel 1924, ha realizzato una versione muta delle avventure di Peter
Pan, seguito da Vincent J. Donehue e Dwight Hemion che, rispettivamente nel 1960 e nel
1976, realizzarono due film per la televisione3. Altre versioni e serie furono prodotte, ma il
film più interessante è Hook (Sati Uniti, 1991) di Steven Spielberg4.
Il regista racconta la storia di Peter Pan che, dopo aver incontrato la nipote di
Wendy, decide di crescere al suo fianco. L’ex-bambino che non voleva crescere è ora un
abile avvocato che si occupa di fusioni di aziende, soffre di vertigini e ha paura di volare.
Peter Banning non ha tempo da dedicare ai suoi figli e non riesce a comunicare con loro, è
diventato esattamente come Mr. Darling.
In occasione della progettazione di una nuova ala del Great Ormond Street Hospital
for Sick Children di Londra dedicata a nonna Wendy, tutta la famiglia Banning vola a
Londra dall’America.
La casa della famiglia Darling è molto accogliente e calda, vi troviamo una
domestica, Liza, che porta il nome della cameriera che aiutava Mrs. Darling quando
Wendy era piccola; Tootles, uno dei Bimbi Sperduti che ha deciso di crescere e che
sembra aver perso la ragione e Nana IX, un cane bobtail che fa le veci del vecchio San
Bernardo.
La nursery è pronta per Jack e Maggie, i figli di Peter, e la finestra è aperta, ci sono
diversi giocattoli sul pavimento e nonna Wendy mostra ai ragazzi il libro scritto da Sir
James Barrie, ispirato a lei e a loro padre; sulle pareti sono affrescate le loro avventure.
Mentre Peter, sua moglie Moira e Wendy sono fuori a cena, Hook rapisce i bimbi
Banning e li porta a Neverland nella speranza che il padre li venga a salvare e duelli con
lui ancora una volta; Peter però, ha dimenticato tutto il suo passato. Wendy lo esorta a
ricordare e a tentare di raggiungere Neverland dove potrà ritrovare i figli, solo Tinker Bell
riuscirà a far credere a Peter che c’è qualcosa di magico nel lasso di vita di cui non ha
ricordi.
3 Il primo è un musical 4 Altre apparizioni di Peter Pan sullo schermo: Peter Pan Handled, film muto in bianco e nero, regia di Walter Lantz, Stati Uniti, 1925 Peter Pan, film tv, registrazione dal vivo del musical di Broadway, adattato da Jerome Robbins, 1956 J. M. Barrie and the Lost Boys, serie tv, regia di Rodney Bennet, 1978 The Wendy Barrie Show, serie tv in bianco e nero, andata in onda dal 1948 al 1950 Peter Pan, musical per la televisione, regia di Glenn Casale, interpretato da Cathy Rigby
113
La fata lo trasporta fino all’isola dove Peter è completamente spaesato. Hook non lo
riconosce e stenta a credere che sia il suo irriducibile nemico. Solo per il gusto di poter
duellare ancora con lui gli concede tre giorni da passare con i Bimbi Sperduti per ritornare
come una volta.
Anche i suoi compagni di gioco fanno fatica a riconoscerlo, ma pian piano lo aiutano
a recuperare la fantasia e i ricordi del passato. Peter non riesce più nemmeno a giocare a
make-believe, il suo gioco preferito, in cui si deve fingere qualcosa tanto da renderla reale.
Durante un’incursione al porto dove è attraccata la nave di Hook, Peter scopre che
suo figlio si è affezionato al pirata e si è dimenticato di lui, decide perciò di imparare a
volare di nuovo. Dopo l’ennesimo tentativo fallito la sua ombra gli indica l’Albero
dell’Impiccato, dove aveva vissuto da piccolo con Wendy; qui parla con Tinker Bell e
grazie a lei riesce a trovare il pensiero felice per volare: i suoi figli. Peter confessa che se
decise di diventare adulto era per poter essere padre e ora grazie a questo ricordo può
tornare a volare. E’ di nuovo se stesso in tutto e per tutto e dimentica il motivo per cui è
tornato a Neverland finché Tinker Bell non glielo ricorda.
La battaglia finale tra Bimbi Sperduti e pirati, ingaggiata per liberare Jack e Maggie,
è molto colorata. I Bimbi Sperduti usano solo armi che non uccidono, come uova,
pomodori e intrugli vari.
Durante lo scontro tra Peter e Hook si scopre che il pirata è ormai anziano e porta
una parrucca; ma nonostante i cambiamenti esteriori è rimasto scorretto e tenta di colpire
il nemico alle spalle. Il capitano muore, infine, ingoiato dal coccodrillo che aveva
imbalsamato ed esposto al porto.
Al ritorno a Londra Peter cambia vita, è molto più affettuoso con i figli e con la
moglie e si libera del telefono cellulare che rappresenta il suo impegno continuo nel lavoro.
Spielberg inserisce nel suo film diverse battute e particolari ripresi fedelmente sia
dal libro di Barrie che dal film Disney. Ad esempio, sull’uscio di nonna Wendy Peter ricorda
ai figli quanto siano importanti le prime impressioni, aveva detto lo stesso sull’uscio della
piccola casa che i Bimbi Sperduti avevano costruito per Wendy sulla Neverland.
In alcuni casi il regista riprende le frasi del libro ma le fa pronunciare in momenti
diversi da quelli indicati da Barrie. Nel duello finale tra il bimbo cresciuto e il pirata, Peter
pronuncia la famosa frase “To die would be a great adventure”, una leggera variazione di
“To die will be an awfully big adventure” che pronunciò a Marooner’s Rock quando
pensava di dover affogare.
114
“It’s Hook or me this time” ricorda il titolo di uno degli ultimi capitoli del libro di Barrie
e Peter la pronuncia sempre nel duello finale in tutte e tre le rappresentazioni: nel libro e
nei due film.
Hook disprezza la sua ciurma tanto quanto nel film disneyano e nel libro; Tootles
rimane il bimbo di Barrie che si perde tutte le avventure e Smee è l’unica spalla di Hook,
come nel film d’animazione.
Diversamente da questo e come nel libro Jack e Maggie, tornati a casa, invece di
svegliare la mamma si coricano nei loro letti e lei crede di vedere qualcosa che non c’è,
finché i bambini non la abbracciano.
Nel lavoro di Spielberg ci sono anche alcune differenze con le precedenti versioni di
Peter Pan. Neverland ha un porto caotico con botteghe e donne di facili costumi che non
era mai stato rappresentato prima, i Bimbi Sperduti non sanno volare e Tinker Bell può
esaudire desideri.
Inoltre Peter Pan dice di non aver voluto crescere perché le persone adulte
muoiono e non perché non volesse vivere la vita prospettata dai genitori.
Il regista introduce un nuovo personaggio a Neverland, Rufio, un Bimbo Sperduto
che ha preso il posto di comando dopo che Peter è partito. Questo ragazzino si muove su
una sorta di monorotaia nel tentativo di imitare il suo predecessore e dare l’impressione di
volare, ha fattezze orientali e i capelli, in parte colorati di rosso, pettinati in modo
eccentrico. Rufio muore nello scontro finale pugnalato da Hook ed è la sua morte che fa
capire a Jack, il figlio di Peter, quanto il capitano sia sleale e che ciò che veramente
desidera è tornare a casa.
Altro elemento innovativo del film è la capacità di Tinker Bell di parlare in maniera
che tutti la comprendano. Fa anche una dichiarazione d’amore a Peter, che ora, da uomo
maturo, può comprendere, non come nel libro di Barrie e nel film di Disney.
Il cast del film è composto da grandi attori: Peter Banning-Pan è interpretato da
Robin Williams, Maggie Smith è nonna Wendy, Dustin Hoffman recita la parte di Hook,
Julia Roberts interpreta Tinker Bell e Bob Hoskins è Smee. Infine ci sono due comparse
speciali, Phil Collins è l’investigatore della polizia londinese e Glenn Close recita come
pirata di Hook.
115
Locandina del film Hook, di Steven Spielberg (1991)
116
5.3 Il film Peter Pan. Return to Neverland Nel 2002 la Walt Disney decide di produrre una nuova avventura a disegni animati con
protagonista Peter Pan, affidando la regia a Robin Budd e Donovan Cook. La storia si
apre su una Londra bombardata, in cui i bambini vengono allontanati dalle loro case per
metterli al sicuro nelle campagne. Wendy è cresciuta ed è ormai mamma di due bambini,
Jane e Danny. La più grande è una bambina molto responsabile, la guerra l’ha fatta
crescere molto in fretta e ora non crede più nelle favole e pensa che Peter Pan e tutte le
sue avventure siano solo frottole. Dovrà ricredersi quando Hook, scambiandola per la
madre la rapirà e la porterà a Neverland.
Jane e Wendy sono molto diverse; la seconda crede ancora a fate e favole,
nonostante la guerra, la prima appare molto più adulta della madre, fino a essere
supponente.
Hook rapisce Jane scambiandola per Wendy, nella speranza di attirare Peter e farsi dire
dove ha nascosto il suo prezioso tesoro. Le cose non vanno esattamente come il pirata
aveva previsto perché Jane, dopo una primo incontro con Peter e i Bimbi Sperduti, viene
cacciata. La sua colpa è quella di aver quasi ucciso Tinker Bell, gridandole di non credere
alle fate.
La piccola si sente intrappolata sull’isola e il suo unico desiderio è quello di tornare a casa,
dove deve badare alla madre e al fratello. Non riesce a farlo perché l’unico modo per
giungere a Londra è volare e Jane non ne è capace perché le manca la fantasia e un
pensiero felice adeguato.
La notte, mentre la bambina stenta a prendere sonno in mezzo a un bosco, sente
Hook piangere, questi le racconta che vorrebbe andarsene dall’isola ma non può farlo
finché non ritrova il suo tesoro e offre a Jane un passaggio a casa se lo aiuta a ritrovarlo.
La bambina accetta e si mette alla ricerca di Peter, il quale a sua volta la sta
cercando per far guarire Tinker Bell. La fata infatti tornerà in piena salute solo se Jane
crederà ancora in lei. Pur controvoglia Peter invita Jane a chiedere ciò che vuole; la
bambina sceglie di giocare alla caccia al tesoro. Vince ma invece di chiamare Hook, lancia
in acqua il fischietto che lui le ha dato. Peter la nomina prima Bimba Sperduta e nella gioia
uno dei bimbi, trovato il fischietto, lo usa richiamando involontariamente i pirati che
catturano Peter Pan e i suoi amici. Jane, lasciata libera corre da Tinker Bell, insieme
salgono sulla nave di Hook, e riuscendo finalmente a volare, libera i suoi amici. Peter e
117
Hook si combattono ancora una volta e ancora una volta il capitano fugge con la sua
ciurma, inseguito da una piovra gigante che ricorda molto Mr. Crocodile.
Finalmente Jane può tornare a casa, accompagnata da Peter e Tinker Bell. Qui il
bambino incontra di nuovo Wendy e per un momento sembra offeso trovandola adulta. Il
film si conclude col ritorno a casa del papà di Jane, che era partito per la guerra.
Il film non è né particolarmente originale, né particolarmente avvincente; sfrutta
molte delle trovate della pellicola del 1953. La piovra gigante non è altro che la
trasformazione di Mr. Crocodile e come il suo predecessore viene annunciata da un suono
ritmico, provocato dalle ventose che ha sui tentacoli, ma è molto meno simpatica.
L’atmosfera del film è cupa e spaventosa, in linea con i libri di paura che i bambini
dimostrano di apprezzare negli ultimi anni. Le prime scene, infatti, si svolgono di notte e i
pirati sembrano molto cattivi; inoltre Jane si trova da sola nella foresta di notte e la scena
in cui viene presentata la piovra vorrebbe essere ricca di suspense.
Questo Peter Pan richiama il film Hook in alcuni particolari: il papà di Jane
assomiglia a Robin Williams e le scene in cui la bambina tenta di imparare a volare o a
vivere come i Bimbi Sperduti ricordano le scene in cui Peter Banning tenta di recuperare il
suo passato.
Locandina del film animato Peter Pan. Return to Neverland (2002)
118
5.4 Utilizzo dei personaggi presenti in Peter Pan nell’ambito della musica I personaggi del libro e del film Peter Pan sono stati ripresi in diverse occasioni per i più
diversi scopi, a partire da Walt Disney che ha impiegato Tinker Bell per presentare la sua
trasmissione televisiva del sabato mattina, Disneyland.
Cantanti sia italiani che stranieri hanno utilizzato la figura di Peter Pan nei loro
dischi. Particolarmente significativo è ‘Sono solo canzonette’5 di Edoardo Bennato, in cui
compaiono quasi tutti i personaggi di Barrie6.
La prima canzone, “Ma che sarà”, potrebbe essere cantata da Peter stesso, è un
invito a non rimanere troppo coi piedi per terra e a non farsi condizionare dalla società in
cui viviamo. Secondo l’io lirico il volo può aiutare a vedere ciò che ci circonda da una
prospettiva diversa e a imparare a non averne paura, così da non essere manovrati da
nessuno. Ci avverte che tanto “l’unico rischio è che sia tutta pubblicità”.
Ne “Il rock di Capitan Uncino” il pirata si rivolge alla sua ciurma e la esorta a
prendere Peter Pan, che considera “un qualunquista, un esibizionista”. In poche strofe
Capitan Uncino riesce a raccontare tutta la storia del suo nemico, dal proprio punto di
vista.
In ‘Nel covo dei pirati’ l’io lirico si rivolge a Wendy e la ammira per il suo coraggio,
sa che lei teme di crescere e teme gli adulti che sono “strani e fanno paura più dei
pescecani”. Wendy pare avere un’esitazione, forse questa volta Peter non verrà a salvarla.
L’io lirico ha fiducia nelle capacità della bambina che conosce i pirati e sa che non sono
veramente ostili, se cercano di spaventarla è per “combattere le loro stesse paure”.
La voce della quarta canzone, “Dopo il liceo che potevo far”, è quella di Smee. Ci
racconta la sua vita e la sua scelta di servire Capitan Uncino; invidia Peter Pan perché sa
volare, anche se non è mai andato a scuola e lui vorrebbe farlo ma non riesce.
“L’isola che non c’è” è un invito a seguire la propria fantasia e i propri desideri,
anche se ci viene detto che sono irrealizzabili. Chi ha un sogno trova da solo la via per
realizzarlo e secondo Bennato è giusto che tenti di tradurlo in realtà. L’isola che non c’è
rappresenta la vita come a ognuno di noi piacerebbe che fosse e non bisogna smettere di
cercarla, perché questa sarebbe la vera pazzia.
5 Edoardo Bennato, Sono solo canzonette, G. Ricordi & C., 1980. 6 Riporto tutti i testi in appendice.
119
L’io lirico della canzone successiva è Mr. Crocodile che, in “Rockoccodrillo”,
dichiara di essere il tempo e invita a vivere la vita senza imitare modelli fasulli. Il
coccodrillo ci ricorda che il tempo scorre e non aspetta nessuno, infine esorta a seguire i
ritmi di vita naturali senza forzarsi.
In “Tutti insieme lo denunciam” due genitori si lamentano della gioventù e
addossano le colpe a Peter Pan della diffusa mancanza di ideali. I due si lamentano
perché Peter mette in testa ai figli delle strane idee che li distraggono dalla scuola. Un
coro di genitori si unisce a loro e decidono di denunciare il bambino volante alla pubblica
opinione.
Attraverso il testo di “Sono solo canzonette” Bennato ci racconta di sé come di un
bambino che giocava a essere Peter Pan. Ora la sua musica è un po’ come il volo per il
bambino che non voleva crescere; il cantante la usa per fare, o meglio dire, ciò che vuole.
Le canzoni sono il mezzo per poter continuare a giocare e a realizzarsi. Il testo inoltre
critica la società contemporanea che se concede qualcosa lo fa per averne un ritorno.
Alcuni degli altri cantanti che hanno dedicato almeno una canzone al bambino
volante sono: Enrico Ruggeri che ha pubblicato nel 1991 il disco Peter Pan contenente
una canzone intitolata allo stesso modo e altre i cui titoli ricordano le tematiche presenti
nel libro di Barrie, come ‘Scelte di tempo’ e ‘Vola via’. Giorgia ha cantato Peter Pan, The
Smashing Pumpinks hanno chiamato una loro canzone Sad Peter Pan. Kate Bush ha
inserito nel suo album del 1978 Lionheart, In search of Peter Pan, in cui racconta la storia
di una bambina sensibile che non vuole diventare grande e comprendere ciò che ora non
riesce. Anche Patty Griffin ha dedicato una sua canzone a Peter Pan nell’album Flaming
red del 1998.
120
5.5 Utilizzo di Peter Pan nell’ambito della psicologia Nel campo della psicologia sono stati individuati una serie di comportamenti che
vanno sotto il nome di sindrome di Peter Pan (SPP). La vittima di questa sindrome, che
non viene considerata una vera e propria malattia, agisce come un bambino e fatica quindi
a stabilire rapporti con gli altri.
Non esiste uno psicologo che abbia per primo elaborato la teoria della SPP perciò,
per scrivere questo paragrafo, mi sono basata soprattutto sul libro di Dan Kiley, The Peter
Pan Syndrome, il quale afferma di essere il primo a mettere per iscritto questa teoria7.
Generalmente la vittima della SPP è il primogenito di una famiglia benestante in cui
i genitori non sono separati. Può soffrire di sette disturbi emotivi che dominano i suoi
comportamenti, essi sono paralisi emotiva, procrastinazione, impotenza sociale, potere
magico del pensiero, rapporto problematico con la madre, rapporto problematico col padre
e problemi sessuali.
La paralisi emotiva fa sì che la vittima non esprima i suoi sentimenti per quello che
sono, così che col passare del tempo essa non sa più cosa provi veramente.
La procrastinazione consiste nel rimandare ogni cosa, comprese le scelte riguardanti il
futuro. Chi è affetto da SPP si nasconde dietro l’indifferenza, finge di non essere
interessato a ciò che lo circonda o a ciò che gli accadrà. In futuro si pentirà di questi suoi
comportamenti e sarà sempre in cerca di qualcosa da fare e sarà un gran lavoratore.
L’impotenza sociale comporta la mancanza di veri rapporti di amicizia; questa
situazione porta la vittima di SPP a mostrarsi più disponibile e presente con gli amici che
con la famiglia, è la solitudine che la porta a cercare di far parte di un gruppo.
Chi soffre di SPP crede nel potere magico del pensiero, si autoconvince che una
tale situazione sia diversa da come è in realtà a tal punto da non distinguere menzogna e
verità.
Il rapporto problematico con la madre è determinato dal doppio sentimento che la
vittima prova nei suoi confronti: da un lato è arrabbiata con lei e dall’altro si sente in colpa
nei suoi confronti. Vorrebbe allontanarsi dalla madre opprimente, ma allo stesso tempo
prova sensi di colpa per il suo desiderio.
7 D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan, Rizzoli, Milano, 1985
121
Il rapporto problematico col padre nasce dalla voglia della vittima di avvicinarglisi e
dalla convinzione che non riuscirà mai a farlo. Di conseguenza idealizzerà la figura
paterna e molto probabilmente avrà problemi con le figure autoritarie che incontrerà sul
suo cammino.
Infine, le difficoltà sul piano sociale portano chi soffre della SPP ad avere difficoltà
anche sul piano sessuale; infatti l’infantilità della vittima allontana le ragazze. Quindi, per
essere accettata, assume atteggiamenti da “vero uomo”, crudele e insensibile, o da uomo
adulto. Grazie a questo comportamento finalmente riesce a far parte di un gruppo e ad
avere successo con le donne; a questo punto cambia partner molto spesso per dimostrare
a se stesso la sua capacità di piacere e di non essere più rifiutato. Le donne che si sceglie
devono dipendere da lui, così che possa credere di essere in grado di proteggere gli altri.
La SPP mette le radici già nella prima infanzia, ma si manifesta durante la pubertà,
intorno ai dodici anni. Sei sono i sintomi che compaiono tra i dodici e i ventidue anni, a
seconda dell’età della vittima questi si mostrano in maniera più o meno rilevante; non
sempre sono presenti tutti e sei. Se al termine di questo ciclo la vittima non riesce a uscire
dallo stato di crisi, rischia di rimanere affetta dalla SPP per tutta la vita.
Tra gli undici e i dodici anni si manifesta una completa irresponsabilità nelle vittime
di SPP. Il permissivismo pedagogico porta a risultati poco educativi, il bambino crede che
nessuna regola si applichi a lui, da qui nasce l’irresponsabilità. Il bimbo non si impegna per
imparare a gestire i piccoli compiti che gli vengono affidati e col passare del tempo si
renderà conto di non essere in grado di svolgere alcuna mansione e perderà la fiducia in
se stesso.
Il secondo sintomo della SPP è l’ansia, il suo culmine si verifica quando la vittima
ha tra i tredici e i quattordici anni. La causa dell’ansia sono i genitori e in particolare la loro
incapacità di comunicare col partner. Ognuno di loro è insoddisfatto del matrimonio e di
riflesso di se stesso; il bambino percepisce che qualcosa non va, che i genitori sono infelici
e si convince di essere la causa della mancanza di felicità.
Il padre spesso nasconde i suoi veri sentimenti e assume atteggiamenti da “duro”,
rimprovera il figlio perché piange e lo esorta ad aspettare che tutto passi da sé. Il bambino
percepisce la figura del padre come ambigua, che non dà amore, né comprensione.
La madre soffre dell’infelicità coniugale e la esterna, il figlio percepisce la situazione
di isolamento e solitudine del genitore, ma al tempo stesso non può rimproverare il padre,
causa del dolore, poiché vuole il suo affetto. Così l’unica cosa che il bambino riesce a fare
122
è di rimproverare se stesso per non essere in grado di consolare la madre e di attribuirle
buone ragioni se lo vuole allontanare.
Un altro mattone che compone la SPP è la solitudine, ancora una volta causata
dalla famiglia. I genitori invece che attenzione danno al figlio soldi, generando in lui due tipi
di pensiero: il primo che il denaro è una cosa dovuta, così come il lavoro e il bambino non
saprà dare il giusto valore a queste due importanti componenti della nostra società. Il
secondo pensiero sarà quello di cercare l’affetto e l’approvazione al di fuori della casa; la
vittima di SPP cerca in tutti i modi di entrare a far parte di un gruppo formato da altri
bambini e lo sforzo sarà tale da non fargli godere i vantaggi di appartenervi. In altre parole
la poca fiducia riposta in sé sparirà, mentre comparirà la convinzione di non essere
accettato. Una ulteriore conseguenza che si ingenera nel bambino è che quando sarà
adulto non si sentirà realizzato, infatti non darà il giusto peso al lavoro, che gli sembrerà
sempre di scarso valore.
Una volta entrata a far parte di un gruppo, la vittima della SPP cercherà di
dimenticare tutti i suoi problemi trascinando gli altri in continui giochi e feste, a seconda
dell’età. La solitudine è preponderante rispetto agli altri sintomi verso i quindici o sedici
anni.
Durante i due anni successivi è il conflitto sul ruolo sessuale a prendere il
sopravvento sulle altre problematiche. Ormai la vittima di SPP non è più un bambino, è
diventato un adolescente, comincia a scoprire di avere una sessualità e non sa come
gestirla. Da un lato vorrebbe avvicinarsi alle ragazze, ma dall’altro ne è spaventato a
morte, teme di essere rifiutato da loro. Dopo essersi sentito allontanato dalla madre ora
non vuole essere allontanato da nessun’altra donna, ne cerca solo l’approvazione. Tutto è
reso più complicato dal fatto che la vittima di SPP non possa comportarsi come veramente
vorrebbe. L’adolescente maschio pensa di non poter seguire i propri sentimenti in tutto e
per tutto; se volesse piangere non lo farebbe, perché non è un comportamento adatto a
lui. In questo senso le ragazze sono più facilitate perché a loro è permesso avere
comportamenti sia femminili che maschili.
Gli ultimi due sintomi si manifestano tra i diciotto e i ventidue anni, essi sono
narcisismo e sciovinismo. Il narcisismo è il segnale della profonda insicurezza del ragazzo
affetto da SPP; egli cerca negli altri la conferma di essere bravo e in gamba. Non ha
fiducia in se stesso, perciò la sua opinione non gli basta, ha bisogno che dall’esterno
giunga una conferma.
123
Lo sciovinismo si manifesta come adorazione esagerata e fanatica delle donne, il
ragazzo le mette su di un piedistallo, così da averle vicine ma non troppo. La vittima non
vuole un vero rapporto con una donna perché ha paura di un suo eventuale rifiuto, vede in
lei un segno di sicurezza e conferma delle sue capacità.
Lo sciovinismo è spesso nascosto dietro a un atteggiamento da uomo adulto che
permette alla vittima di essere accettata dal gruppo di amici e da una compagna. Quando
il ragazzo si svela per quello che è sorgono incomprensioni con la partner, il loro rapporto
si deteriora e se la vittima non riesce a uscire dalla sua fase di crisi è molto probabile che,
se avrà un figlio, anche questo soffrirà della sindrome di Peter Pan.
I bambini colpiti dalla SPP appartengono quasi sempre alle classi più abbienti
perché i genitori hanno la possibilità di dar loro soldi invece che affetto. Inoltre i bimbi delle
classi meno abbienti sanno dare il giusto valore a denaro e lavoro, non correndo il rischio
di non sentirsi appagati da questo. Le bambine non ne sono affette perché possono
esprimere i loro sentimenti come meglio credono, possono piangere senza che nessuno si
aspetti da loro un comportamento diverso.
124
5.6 Impieghi diversi dei personaggi presenti in Peter Pan Peter Pan e alcuni degli altri personaggi ideati da Barrie sono stati utilizzati negli anni per i
più diversi scopi. Dell’opera originale sono state realizzate diverse riedizioni sia teatrali, sia
editoriali, sia cinematografiche8. Tuttavia, il personaggio di Peter è stato impiegato in
campi diversi e spesso lontani da ciò che rappresenta. Ad esempio è diventato testimonial
di una pizzeria d’asporto.
Basta fare una ricerca in internet, inserendo il nome del bambino che non voleva
crescere, per rendersi conto di come il personaggio di Barrie sia stato ripreso per dare il
nome ad associazioni che aiutano famiglie con bambini malati, o per scopi meno nobili.
In Italia Peter Pan è il nome di una famosa discoteca di Riccione e di un
allevamento di cani, ma anche di almeno un negozio, un ostello e un cavallo. In Germania
un gruppo heavy metal ha deciso di chiamarsi ‘Peter Pan Speedrock’, in America Peter
Pan è anche il nome di una azienda di pullman e di una ditta che vende pesce in scatola.
Persino l’Arma dei Carabinieri ha riportato una propria versione della storia del
bambino che non voleva crescere sul proprio sito ufficiale.
La Disney stessa ha fatto largo uso del suo personaggio, a partire da Disneyland
per arrivare a bambole e regali nei formaggini per bambini. In seguito all’uscita del
secondo film con protagonista Peter Pan, sono stati realizzati videogiochi sia per il
computer che per altri supporti. Senza contare l’uscita di videocassette e dvd con la storia
dell’eroe.
Peter Pan e Tinker Bell si trovano anche su piatti di carta e su tutto l’occorrente per
organizzare una festa, dagli inviti alle tovaglie; inoltre ci sono oggetti e soprammobili di tutti
i tipi.
Il bambino volante è stato protagonista di molti musical; nel 1950 Leonard Bernstein
scrisse cinque brani musicali per un adattamento a cui dovevano prendere parte Boris
Karloff e Jean Arthur.
La Universal ha realizzato ultimamente una nuova versione cinematografica
dell’opera di Barrie. La regia è di P. J. Hogan e vi recitano Jason Isaacs, Jeremy Sumpter,
Rachel Hurd-Wood e Ludvine Sagnier.
8 vedi p. 116
125
La Miramax, invece, ha prodotto un film sulla vita di J. M. Barrie e su come è
arrivato a ideare il suo personaggio più famoso. Lo scrittore è interpretato da Johnny
Depp, gli altri attori del film sono Kate Winslet nel ruolo di Sylvia Llewelyn Davies, Julie
Christie, Kali Peacock, Catrin Rhys, Kate Maberly e Dustin Hoffman, già interprete di
Hook.
I personaggi di Barrie sono stati utilizzati anche in pubblicità per reclamizzare
soprattutto cibi, recentemente sono andati in onda spot di prodotti surgelati e di formaggi
che utilizzavano in maniera più o meno esplicita la figura di Peter Pan e quella di Tinker
Bell.
I giapponesi sembrano aver apprezzato molto il personaggio di Peter Pan, infatti
molti siti internet che lo riguardano sono nipponici. Nel 1989 in Giappone è stata creata
una serie di film animati, tratta da un manga, con protagonista il bambino che non voleva
crescere, che è passata anche nei nostri canali nel 1990.
126
APPENDICI
127
APPENDICE 1
Le funzioni di Propp1
L’etnologo sovietico Vladimir Ja. Propp ha analizzato le fiabe popolari russe
e ha enunciato tre principi validi anche per le fiabe europee:
1. gli elementi costanti, stabili della favola sono le funzioni dei personaggi,
indipendentemente dall’esecutore e dal modo dell’esecuzione;
2. il numero delle funzioni che compaiono nelle fiabe di magia è limitato;
3. la successione delle funzioni è sempre identica
Propp ha identificato trentuno funzioni:
1) allontanamento
2) divieto
3) infrazione
4) investigazione
5) delazione
6) tranello
7) connivenza
8) danneggiamento (o mancanza)
1 G. Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973, pp. 73, 74
128
9) mediazione
10) consenso dell'eroe
11) partenza dell'eroe
12) l'eroe messo alla prova dal donatore
13) reazione dell'eroe
14) fornitura del mezzo magico
15) trasferimento dell'eroe
16) lotta tra eroe e antagonista
17) l'eroe marchiato
18) vittoria sull'antagonista
19) rimozione della sciagura o mancanza iniziale
20) ritorno dell'eroe
21) sua persecuzione
22) l'eroe si salva
23) l'eroe arriva in incognito a casa
129
24) pretese del falso eroe
25) all'eroe è imposto un compito difficile
26) esecuzione del compito
27) riconoscimento dell'eroe
28) smascheramento del falso eroe o dell'antagonista
29) trasfigurazione dell'eroe
30) punizione dell'antagonista
31) nozze dell'eroe
130
APPENDICE 2
Canzoni in Peter and Wendy
p. 53
Avast belay, yo ho, heave to, / A-pirating we go, / And if we’re parted by a
shot / We’re sure to meet below!
p. 58
Yo ho, yo ho, the pirate life, / The flag o’ skull and bones / A merry hour, a
hempen rope, / And hey for Davy Jones.
p. 62
Avast belay, when I appear, / By fear they’re overtook; / Nought’s left upon
your bones when you / Have shaken claws with Cook.
p. 72
Wendy:
“I wish I had a pretty house, / The littlest ever seen, / With funny little red
walls / And roof of mossy green.”
Bimbi Sperduti:
“We’ve built the little walls and roof / And made a lovely door, / So tell us,
mother Wendy, / What are you wanting more?”
131
Wendy:
“Oh, really next I think I’ll have / Gay windows all about, / With roses
peeping in, you know, / And babies peeping out.”
Bimbi Sperduti:
“We’ve made the roses peeping out, / The babes are at the door, / We
cannot make ourselves, you know, / ‘Cos we’ve been made before.”
Canzoni in Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up
p. 86
“Yo ho, yo ho, the pirate life, / The flag o’ skull and bones / A merry hour, a
hempen rope, / And hey for Davy Jones!”
p. 88
“Avast belay, to ho, heave to, / A-pirating we go, / And if we’re parted by a
shot / We’re shure to meet below!”
p. 92
“Yo ho, yo ho, when I say “paw”, / By fear they’re overtook, / Naught’s left
upon your bones when you / Have shaken hands with Hook!”
p. 106
“I wish I had a woodland house, / The littlest ever seen, / With funny little red
walls / And roof of mossy green.”
132
p. 166
Hook:
“Then here is to Johnny Plank – Avast, belay, the English brig / We took and
quickly sank, / And for warning to the crew / We made them walk the plank!”
Pirati:
“Yo ho, yo ho. The frisky cat, / You walks along it so. / Till it goes down and
you goes down / To tooral looral lo!”
133
APPENDICE 3
Edoardo Bennato,Sono solo canzonette 1980
MA CHE SARÀ
Ma che sarà, che cosa t'offrirà
quest'altra storia, quest'altra novità
l'unico rischio è che sia tutto finto
e che sia tutta pubblicità!...
Ma che ne sai, se non ci provi mai
che rischi corri se non vuoi volare
coi piedi a terra, legato alla ragione
ti passa presto, la voglia di sognare!
Ma è quello che vogliono da te
già appena nati ci hanno abituati
a non pensare, a darci l'illusione e
sempre con la scusa della ragione!...
E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un'occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a
volare!...
Attenzione-attenzione! Comunicato
ufficiale!
parla l'organo del partito, non
lasciatevi suggestionare!
Quella voce che vi invita a volare
è di un maniaco sabotatore!...
Spegnete la radio adesso
giradischi e registratori, presto!...
presto!...
Ma la radio va e non si fermerà
ti prenderà per mano ti insegnerà a
volare
visti dall'alto i draghi del potere
ti accorgi che son draghi di
cartone!...
E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un'occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a
volare!...
Attenzione-attenzione! A tutte le
persone serie!
consapevoli, equilibrate, non
lasciatevi suggestionare!
abbiamo ben altri progetti per voi
uomini del 2000, saggi e civili
perciò prestate attenzione
134
solo alla voce della ragione!...
Ma la radio va e non si fermerà
ti prenderà per mano, ti insegnerà
a volare,
visti dall'alto i draghi del potere
ti accorgi che son draghi di cartone!...
Ma non le ali sono di cartone
se resti a terra che vuoi capire
con la scusa di schiarirtele
ti confonderanno sempre più le idee
ti manderanno allo sbaraglio in questa
farsa, nel ruolo di comparsa!...
Ma basta che voli in alto
ma basta che ti alzi un poco
e forse scopri che quello che ti faceva
paura era soltanto un gioco!
e adesso, hai l'occasione per poter
volare, allora, non la sprecare, prova
a volare!...
Prova ma che ne sai
se non ci provi mai non puoi
sapere se vale o no la pena
di tentare, è un'occasione
per volare!...
Adesso basta! Fatelo stare zitto!
Abbiamo troppo sopportato!
Abbiamo troppo tollerato!
E' un provocatore! Fatelo tacere!
....Fatelo tacere!....
IL ROCK DI CAPITAN UNCINO
Ciurma!... questo silenzio cos'è?!...
Svegliaa!... tutti a rapporto da me!...
Spugnaa!... pendaglio da forca!....
.... possibile che nessuno si muove?!
.... ma sono o no il comandante
di questa lurida nave?!....
di questa lurida nave?!
Sono o non sono il Capitan Uncino?
e allora quando vi chiamo
lasciate tutto e correte
e fate presto perché
chi arriva tardi lo sbrano!
Avanti chi mi dà notizie di Peter Pan
lo voglio vivo però
quando l'acchiappo non so
che cosa gli farò!...
Si prende gioco di me
e fa il gradasso perché
quei branchi di mocciosi
lo stanno ad ascoltare
lo credono un eroe!
135
Ma è solo un qualunquista
un esibizionista
di tutti i miei nemici
è il più pericoloso
è il primo della lista!
Ma a voi vi sembra giusto
durante un duello
ha preso la mia mano
l'ha data in pasto a quel
dannato coccodrillo!....
Ma non la passa liscia
gliela farò pagare
con le mie stesse mani
anzi, col mio uncino
lo dovrò scannare!....
Eccolo in vista!... è lui con tutta la
banda!...
Meglio!... che questa volta si
arrenda!...
Non voglio prigionieri!... mi basta
solo un ostaggio!
.... la ragione è dalla vostra parte
ricordatevelo!...
Avanti all'arrembaggio!... Avanti
all'arrembaggio!...
Sono o non sono il Capitan
Uncino, eh?
e allora avanti col coro!
Cantate tutti con me e ripetete con
me
gli slogan che vi ho insegnato!...
Veri pirati noi siam! Contro il sistema
lottiam!
Ci esercitiamo a scuola a far la faccia
dura
per fare più paura!... Ma cosa c'è di
male?
Ma cosa c'è di strano?... Facciamo un
gran casino
ma in fondo lavoriamo per Capitan
Uncino!...
Io sono il professore della rivoluzione!
della pirateria io sono la teoria
il faro illuminante!
Ma lo capite o no? Ve lo rispiegherò!
per scuotere la gente, non bastano
i discorsi
ci vogliono le bombe!
Io ero un benestante, non mi
mancava niente
ma i soldi di papà, li spendo tutti qua
a combattere sul fronte!
Chi si arruolerà! Un bel tatuaggio
136
avrà!
ma da quel trampolino, io a chi non
vuol firmare
lo sbatto giù nel mare!...
....Si batte la fiacca eh?
io mi sacrifico per voi
e questo è il vostro
ringraziamento?....
NEL COVO DEI PIRATI
Nel covo dei pirati c'è poco da
scherzare
chi non si arruola finisce in fondo al
mare...
Finanche i più convinti, finanche i più
decisi
a denti stretti si sono tutti arresi....
Tu invece sei la sola che va così
sicura
sul trampolino di Capitan Uncino...
Ma dimmi come fai a non aver paura
o sei incosciente oppure sai che è un
sogno
che non dura!...
Come sei brava a raccontare
ad inventarti quelle avventure
sembrano vere...che fantasia che
hai!...
Continua il tuo racconto, mi
sembra di vederti
al punto giusto lui arriverà a
salvarti...
Tutte le tue avventure son belle da
sognare
però nei sogni non ti puoi rifugiare....
Non vedi il tempo corre e non lo
puoi fermare
diventi grande e ti vogliono
cambiare...
E questo ti spaventa, i grandi sono
strani
fanno paura più dei pescecani.
Ma proprio adesso, ti vuoi fermare
non ti interessa di far vedere se è
proprio vero che non ti arrendi mai!...
Nel covo dei pirati c'è poco da
scherzare
chi non si arruola finisce in fondo al
mare…
Ma tu con i pirati sai già che cosa fare
è un tuo vantaggio e non ci
rinunciare!...
.... Tu già lo sai cosa fare
è come nei sogni, è come nelle
avventure
137
ma il principe azzurro stavolta
forse non viene
e contro i pirati dovrai lottare
davvero!...
... Ma oramai già lo sai dai pirati
cosa ti puoi aspettare!
Ti potranno insultare, minacciare, in
fondo è il loro mestiere!
Ti faranno i versi, le boccacce, ti
faranno le facce scure!
E' per questo che si allenano davanti
allo specchio
quasi tutte le sere!...
Ma lo fanno per cercare di vincere le
loro stesse paure!
... Oramai già lo sai dai pirati cosa ti
puoi aspettare!
Ma è proprio questo il tuo vantaggio e
non ci rinunciare!
... Oramai già lo sai dai pirati cosa ti
puoi aspettare!
DOPO IL LICEO CHE POTEVO FAR
Dopo il liceo che potevo far
non c'era che l'Università
ma poi il seguito è una vergogna....
son fuori corso qui in facoltà
e me lo voglio dimenticar
e bevo, bevo come una spugna.
Son sempre ubriaco son sempre fatto
e arrivo a sera che son distrutto
così a furia di questo sballo
non so più quando non so più come
mi son scordato il mio vero nome
ma qui nel giro mi chiamano
Spugna, eccomi qua!...
Faccio il pirata ma non mi va
e tengo pure una certa età
son tutto buchi come una spugna
del movimento mi importa poco
faccio buon viso a cattivo gioco
e bevo, bevo senza ritegno....
Quel Peter Pan non mi ha fatto niente
però deve essere un gran fetente
perché lo dice il mio comandante
mi fa una rabbia il fatto che vola
pur non essendo mai andato a scuola
mentre io ci provo ma poi
mi ritrovo a testa in giù!....
Lo so che non valgo molto
son livido, son sconvolto
c'è poco da scherzare....
Ma voglio volare anch'io
volare a modo mio
il prezzo è assai alto
ma ci riuscirò!
138
.... E ora ho trovato la giusta via
sono qualcuno in pirateria
e questo ormai è il mio destino....
e se qualcuno mi vuol fermare
sono disposto anche a sparare
sono devoto a Capitan Uncino....
Ai suoi discorsi son sempre presente
ma non so bene cosa abbia in mente
e non mi faccio più troppe domande
e non m'importa dov'è il potere
finché continua a darmi da bere
non lo tradisco e fino all'inferno
lo seguirò... non lo tradisco e fino
all'inferno lo seguirò!...
L’ISOLA CHE NON C’E’Seconda stella a destra, questo è il
cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
Forse questo ti sembrerà strano,
ma la ragione ti ha un po' preso la
mano
ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è.
E a pensarci, che pazzia,
è una favola, è solo fantasia,
e chi è saggio, chi è maturo lo sa
non può esistere nella realtà.
Son d'accordo con voi, non esiste una
terra
dove non ci sono né santi né eroi
e se non ci son ladri, se non c'è
mai la guerra
forse è proprio l'isola che non c'è...
che non c'è...
E non è un'invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te...
Son d'accordo con voi:
niente ladri e gendarmi,
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza,
né soldati né armi
forse è proprio l'isola
che non c'è.. .che non c'è...
Seconda stella a destra, questo è il
cammino
e poi dritto fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché
quella è l'isola che non c'è...
139
E ti prendono in giro se continui a
cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato e ti ride alle
spalle
forse è ancora più pazzo di te...
ROCKOCCODRILLO
Non lo sentite?... che strano
ticchettio!
è il primo allarme, poi dopo arrivo io!
non voglio alcun vantaggio
ma non è per coraggio
è perché sono il più cattivo....
.... e mi diverte, il fatto d'inseguirvi
ci provo gusto, mi piace tallonarvi
non vi dò tregua mai!
perciò poveri voi!... restate in
guardia
che sta arrivando il vostro
co-co-co-co-coccodrillo! Sono
diplomato
ed insegno ritmo, ballo, sono un
maestro!
Scappate pure, correte se vi pare!
io vado piano, io non mi dò da fare!
io non mi affanno troppo
vi aspetto tutti al varco
e quando è l'ora di fare i conti....
.... io mi presento al ritmo di una
sveglia
il ritmo batte, vi dà una strana voglia
che strana tentazione
che voglia di ballare!... non resistete
che sta arrivando il vostro
co-co-co-co-coccodrillo! son
diplomato
ed insegno ritmo, ballo, sono un
artista!
Persone serie, voi, persone rispettate!
siete le peggio, perché voi resistete!
voi non vi abbandonate mai
voi non vi concedete mai
fate violenza, a voi stessi...
.... e poi con gli altri, per rabbia vi
sfogate!
non è corretto, ma quando la
smettete?
si voi, persone serie!.... ma fatemi
il piacere!
seguite il ritmo, e andate a tempo
col vostro co-co-co-co-coccodrillo!
Andate a tempo e seguite tutti
il ballo, e non sgarrate!...
E voi banditi, pirati e contrabbando!
è da parecchio che vi sto osservando!
ma che rivoluzione! la vostra
aspirazione
è diventare ne più e ne meno
140
come quelle
... persone serie, persone rispettate
che per scemenza guardate e
scimmiottate!
che bella situazione!... l'unica
soluzione
è di cercare di andare a tempo
col vostro co-co-co-co-coccodrillo!
capire il ritmo e farsi un altro ballo
....un altro giro!....
Ma che razza di coccodrillo sei?
Vuoi far ballare tutti noi,
ma non si capisce cosa vuoi!...
Sì, perché non ci spieghi cosa vuoi?
perché non ci dici chi ti manda
che razza di coccodrillo sei?...
Ve l'ho già detto io sono il più cattivo!
Io vi dò il tempo, anzi il tempo sono
io!
Il tempo a volte è strano, ma il
tempo è galantuomo!
Io non vi imbroglio, ma non mi si
può imbrogliare!
Io vado piano, ma non mi si può
fermare!
Dà tempo al tempo e i conti devon
tornare,
seguite il ritmo e andate a tempo
col vostro co-co-co-co-coccodrillo
a volte piango non mi vergogno a
dirlo,
ma son tutte lacrime di co-co-co-
co-coccodrillo
ma son solo lacrime di co-co-co-
co-coccodrillo
io vi dò il tempo ma sono un
coccodrillo
son galantuomo, ma sono un
coccodrillo,
a volte piango...
TUTTI INSIEME LO DENUNCIAM
Ma che rabbia che mi fa
non lo posso tollerar
i miei figli si son fissati
quel pagliaccio me li ha stregati!
Non mi ascoltano più, lo sai?
e non parlano che di lui
si son presi un'infatuazione
per quel guitto da baraccone!...
Si Agenore, lo so
e tanto torto non ti dò
i discorsi di quel tipo che vola
li distraggono dalla scuola!
però Agenore, per me
tu esageri, perché
non è poi così tanto grave
sono favole inoffensive!...
141
Lo difendi pure, e già!
e lui intanto sai che fa?
canta favole e non fa niente
si diverte e prende in giro la gente!
mentre io sgobbo fino a sera
come un asino da soma
quello inventa quei discorsi assurdi
ma che bel metodo per far soldi!....
Io la penso come te
ma il problema sai qual è?
Oggi i giovani son tutti eguali
perché mancano gli ideali!...
Gli ideali glieli dò io!
sono stato ragazzo anch'io
ma a quei tempi che vuoi sognare
c'era solo da lavorare!...
... La senti questa voce da lontano?
deve essere quel pazzo ciarlatano!
non lo sopporto più, non lo sopporto
basta con tutte quelle frottole!
frottole!.... dice che li farà volare,
volare, ma dove volare, ma
dove?....
.... Ma volare dove? .... chissà!....
sono fuori dalla realtà!
sono fuori dalla ragione
tutta colpa di quel buffone!...
.... Non possiamo restare
impotenti a guardare, quel
mascalzone lo dobbiamo fermar, o
tutti i nostri figli ci contagerà!....
.... Genitori, che si fa?
ci dobbiamo organizzar!
per poterlo denunciare alla pubblica
opinione, sì sì presto
presto, non si può più aspettare
neanche un po'!... è un dovere
è un dovere, di ogni saggio genitore
provvedere, provvedere, smascherare
l'impostore....
.... Genitori, che si fa?
ci dobbiamo organizzar!
per poterlo denunciare alla
pubblica opinione, sì sì presto
presto, non si può più aspettare
neanche un po'!... è un dovere
è un dovere, di ogni saggio
genitore
provvedere, provvedere, smascherare
l'impostore....
tutti insieme noi lo denunciam
non ci lasceremo infinocchiar…
142
SONO SOLO CANZONETTE
Mi ricordo che anni fa
di sfuggita dentro un bar
ho sentito un juke-box che suonava
e nei sogni di bambino
la chitarra era una spada
e chi non ci credeva era un pirata!
.... e la voglia di cantare
e la voglia di volare
forse mi è venuta proprio allora
forse è stata una pazzia
però è l'unica maniera
di dire sempre quello che mi va!...
Non potrò mai diventare
direttore generale
delle poste o delle ferrovie
non potrò mai far carriera
nel giornale della sera
anche perché finirei in galera!
.... mai nessuno mi darà
il suo voto per parlare
o per decidere del suo futuro
nella mia categoria
è tutta gente poco seria
di cui non ci si può fidare!...
Guarda invece che scienziati,
che dottori, che avvocati,
che folla di ministri e deputati!
pensa che in questo momento
proprio mentre io sto cantando
stanno seriamente lavorando!
.... per i dubbi e le domande
che ti assillano la mente
va da loro e non ti preoccupare
sono a tua disposizione
e sempre, senza esitazione
loro ti risponderanno!...
.... io di risposte non ne ho!
io faccio solo rock'n'roll!
.... se vi conviene bene
io più di tanto non posso fare!...
Gli impresari di partito
mi hanno fatto un altro invito
e hanno detto che finisce male
se non vado pure io
al raduno generale
della grande festa nazionale!
.... hanno detto che non posso
rifiutarmi proprio adesso
che anche a loro devo il mio
successo,
che son pazzo ed incosciente
sono un irriconoscente
un sovversivo, un mezzo
criminale!...
Ma che ci volete fare
143
non vi sembrerò normale
ma è l'istinto che mi fa volare!
non c'è gioco né finzione
perché l'unica illusione
è quella della realtà, della ragione!
.... però a quelli in malafede
sempre a caccia delle streghe
dico: no! non è una cosa seria!
e così è se vi pare
ma lasciatemi sfogare
non mettetemi alle strette
e con quanto fiato ho in gola
vi urlerò: non c'è paura!
ma che politica, che cultura,
sono solo canzonette
The Smashing Pumpkins SAD PETER PAN
It's the plan of most
To discover that magnificent ghost
When did I get perverted
And my innocent eyes diverted
from the view so grand
Imbued with distractions
I'm greedy like Senior Babbitt
I'm just chasing that electric rabbit
I'm a reluctant rebel
I just want to be Aaron Neville
With a crown on my head
And my denim shirt all dark with
sweat
I'm just pushing the paint around
On advice from your lying mouth
You touched me and then you ran
And left a sad Peter Pan
All alone and awkward
But a transformation, I swear it will
occur
Kate Bush Lionheart 1978
IN SEARCH OF PETER PAN
It's been such a long week.
So much crying.
I no longer see a future.
I've been told when I get older
That I'll understand it all.
But I'm not sure if I want to.
Running into her arms
At the school gates
She whispers that I'm a poor kid.
And Granny takes me on her knee.
She tells me I'm too sensitive.
She makes me sad.
She makes me feel like an old
man.
She makes me feel like an old
man.
144
They took the game right out of it.
They took the game right out of it.
When I am a man
I will be an astronaut,
And find Peter Pan.
Second star on the right,
Straight on 'til morning.
Second star on the right,
Straight on 'til morning.
Dennis loves to look
In the mirror.
He tells me that he is beautiful.
Patty Griffin Flaming red 1998
PETER PAN
Hey, peter pan
I'm going home now
I've done all I can
Besides I'm grown now
I'll think of you all painted with the
night
You sit and watch from somewhere
As one by one the lights go out
I wrote a note to tell you how you
matter
When the rain came down
All the letters scattered
And washed away
Drifted off to never
Where you'll be safe from me now
forever
I believe you now when
You say that this will hurt
So I don't have to go and
Play with you in the dirt now
Hey peter pan
I'm going home now
I'm all grown up
Your on your own now
I'll think of you all painted with the
night
You sit and watch from somewhere
As one by one the lights go out
Enrico RuggeriPeter Pan 1991
PETER PAN
Dicono tutti che non c'è
ma io l'ho visto so dov'è
forse non immagini
ma non è difficile comprendere.
L'hanno lasciato in libertà
vive lontano non è qua
forse si nasconde in mezzo agli
alberi
145
Vola veloce su di noi
fotografare tu non puoi
chiede ad una farfalla che
gli faccia compagnia.
Ti abbandoni liberi le mani
non ti piace stare sveglio
meglio di così
non saremo mai
Ti addormenti dimmi che lo senti
che ti sta toccando piano
piano quanto vuoi
come le carezze che non hai.
Dicono che non tornerà
ma come lo chiamo ci sarà
mi aiutava sempre a fare i compiti.
Vola veloce su di noi
cosa mi dice tu non sai
vola raccontando quando
non lo sentirai.
Ti confonde dopo ti riprende
quando vuole ti cattura
sei sicura che
non lo vuoi con te?
Ti accompagna mare che ti bagna
come fosse un temporale
sale dove vuoi
se ci credi forse lo vedrai.
Chi sei dimmi cosa vuoi?
Cosa devi raccontare?
Ci sei? Dimmi come sei
moriremo crescendo
chi sei dimmi cosa fai
a girare tutto il mondo
ci sei? Dove volerai
solamente con la fantasia?
Ti abbandoni liberi le mani
non ti piace stare sveglio
meglio di così non saremo mai
Ti confonde dopo ti riprende
quando vuole ti cattura
sei sicura che
non ci credi e non lo vuoi con te.
Chi sei dimmi cosa vuoi?
Cosa devi raccontare?
Ci sei dove volerai
solamente con la fantasia?
Ti abbandoni liberi le mani
non ti piace stare sveglio
meglio di così
non saremo mai davvero noi.
Chi sei dimmi cosa vuoi?
Cosa devi raccontare?
146
Ci sei dimmi come sei?
Moriremo crescendo
chi sei dimmi come fai
a girare tutto il mondo
ci sei dove volerai?
Chi sei dimmi cosa vuoi?
Cosa devi raccontare?
Ci sei dove volerai?
Chi sei dimmi come sei?
147
APPENDICE 4
1) From the December 1965 Horn Book Magazine2
Walt Disney Accused IN THE SPRING of this year Max Rafferty, California’s Superintendent of Public
Instruction, wrote an article praising Walt Disney as “the greatest educator of this century.”
Frances Clarke Sayers challenged Dr. Rafferty’s stand in a letter to the Los Angeles
Times, which we reprint with Mrs. Sayers’ permission.
It is a pity, in this fairest of springs, to break into the idyllic world of Dr. Max Rafferty
and Walt Disney with a blast of anger, but it must be done.
I, too, am an educator, and because I am, it will take more than “a spoonful of sugar
to make the medicine go down” — the medicine of Dr. Rafferty’s absurd appraisal of Walt
Disney as a pedagogue.
Mr. Disney has his own special genius. It has little to do with education, or with the
cultivation of sensitivity, taste, or perception in the minds of children.
He has, to be sure, distributed some splendid films on science and nature, but he
has also been a shameless nature faker in his fictionalized animal stories.
I call him to account for his debasement of the traditional literature of childhood, in
films and in the books he publishes:
He shows scant respect for the integrity of the original creations of authors,
manipulating and vulgarizing everything for his own ends.
His treatment of folklore is without regard for its anthropological, spiritual, or
psychological truths. Every story is sacrificed to the “gimmick” (Dr. Rafferty’s word) of
animation.
2 www.hbook.com
148
The acerbity of Mary Poppins, unpredictable, full of wonder and mystery, becomes,
with Mr. Disney’s treatment, one great marshmallow-covered cream puff. He made a
young tough of Peter Pan, and transformed Pinocchio into a slapstick sadistic revel.
Not content with the films, he fixes these mutilated versions in books which are cut
to a fraction of their original forms, illustrates them with garish pictures, in which every
prince looks like a badly drawn portrait of Cary Grant, every princess a sex symbol.
The mystical Fairy with the Blue Hair of the Pinocchio turns out to be Marilyn
Monroe, blonde hair and all.
As for the cliché-ridden texts, they are laughable. “Meanwhile, back at the castle . .
.”
Dr. Rafferty finds all this “lone sanctuaries of decency and health.” I find genuine
feeling ignored, the imagination of children bludgeoned with mediocrity, and much of it
overcast by vulgarity. Look at that wretched sprite with the wand and the over-sized
buttocks which announces every Disney program on TV. She is a vulgar little thing, who
has been too long at the sugar bowls.
FRANCES CLARKE SAYERS
Senior Lecturer, School of Library Service
and Department of English, UCLA
The controversy culminated in an interview with Frances Clarke Sayers, conducted
by Charles M. Weisenberg, Public Relations Director of the Los Angeles Public Library.
The interview was published in the August issue of F. M. and Fine Arts and is reprinted
here with the permission of Mrs. Sayers, Mr. Weisenberg, and F. M. and Fine Arts.
149
CMW: Your criticism of Walt Disney has created a considerable stir among Los
Angeles parents and educators, many of whom feel that the twenty-five million children’s
books published by his companies are bringing good literature and culture to the young
people of the twentieth century.
SAYERS: I think the number of books published by Mr. Disney has nothing to do
with whether or not he is bringing literature to children. That judgment has got to be based
on quality rather than quantity. It’s the same old problem that continually plagues American
culture. I would rather have children playing their own games out of doors in the sunlight
than getting the misrepresentation of literature as given by Walt Disney.
CMW: I wonder if we might look at what he is giving them in rather specific terms.
I’m talking about Walt Disney’s use of folk tales and his reinterpretations of standard
children’s literature. In terms of quality and style, to what do you object?
SAYERS: I find almost everything objectionable. First let’s take the folklore. One of
the great faults he has is to destroy the proportion in folk tales. Folklore is a universal form,
a great symbolic literature which represents the folk. It is something that came from the
masses, not something that is put over on the masses. These folk tales have a definite
structure. From the folk tale, one learns one’s role in life; one learns the tragic dilemma of
life, the battle between good and evil, between weak and strong. One learns that if he is
kind, generous, and compassionate, he will win the Princess. The triumph is for all that is
good in the human spirit. There is a curious distortion of all these qualities in Disney’s
folklore. He does strange things. He sweetens a folk tale. Everything becomes very
lovable. In Cinderella, for example, the birds are too sweet, and a great deal of attention is
paid to the relationship of Cinderella to the birds and the mice. You realize this technique
gives animation a chance to operate, but it destroys the proportion and purpose of the
story, the conflict and its resolution. Folk tales are so marvelous in structure and
symbolism that this distortion of the elements is particularly bad.
CMW: But aren’t folk tales currently being criticized because they are terribly gory,
and doesn’t Walt Disney eliminate the gore?
150
SAYERS: He eliminates it on one hand, but on the other, he will accentuate it. In
Snow White, for example, he makes a sentimental world where the little animals are all so
cute, so curved, so soft; and then on the other hand, the villainess is depicted with such
exaggerated realism that many children lose the whole point of the story in their concern
over the terrible witch. The difference is partly between something that is heard and
something that is seen. When a child reads about a witch, a child knows immediately that
a witch is evil. But when he sees the terrible witch in detail, it has greater impact. It’s as if a
musician were playing and simply distorting the music by making it loud where the
composer called for it to be soft, and by playing the whole thing out of key with no respect
for the mood or the message or the markings of the composer.
CMW: You talk about the message. Isn’t it true that in Disney books good always
triumphs? Don’t we always get a moral lesson before we’re done?
SAYERS: That’s another thing he does, always making it so obvious. In Pinocchio,
which is one of the children’s classics, he labels everything. He leaves nothing to the
imagination of the child. In the original story of Pinocchio, there is a cricket. The cricket
gives Pinocchio good advice, to which he pays no attention. In the Disney book, it’s
labeled that this cricket is the conscience of the child. That’s sort of overworking the idea.
CMW: Are you saying Disney restricts the child’s need to think as a child does when
he reads the more traditional versions?
SAYERS: Yes; precisely. Disney takes a great masterpiece and telescopes it. He
reduces it to ridiculous lengths, and in order to do this he has to make everything very
obvious. It all happens very quickly and is expressed in very ordinary language. There is
nothing to make a child think or feel or imagine.
CMW: Another book that comes to mind, perhaps the one that is receiving the most
current attention, is Mary Poppins. I noted there are several editions put out by Disney,
apparently aimed at different age levels. Do you feel there is an attempt being made to
bring stories like Mary Poppins down to children who are really not ready for them?
151
SAYERS: I think Mr. Disney is basically interested in the market. He sees this all as
a means of reaching a wider audience. With Mary Poppins, again, I’m talking of the book
as it was originally conceived; in this form it is one of the most creative, imaginative and
original efforts in the field of children’s literature. In an effort to reach all the children,
Disney belittles them. Mary Poppins is a story that almost anyone would be interested in
from the age of four to eighty. It could be read aloud to a child of four. Like all great books,
it is without age limits. What I deplore about Mr. Disney is his tendency to take over a
piece of work and make it his own without any regard for the original author or to the
original book.
CMW: Then he takes a book like Mary Poppins or Treasure Island and simplifies it.
Might not the child be introduced to the book at too early an age and then not bother with it
later because he thinks he has read that book?
SAYERS: This would be a great loss. The same problem exists in certain rewriting
of the classics in order that everyone can read them. You know, some educators believe in
this. They believe that it is important for a child who has no skill in reading to read a
rewritten Treasure Island or a rewritten Tom Sawyer so that he can have the book. I think
that this is a false concept of education because all children have in the rewritten edition is
the plot, and the plot is the least important part of a great book. Much of the book — the
atmosphere, the feeling, the emotion, the language, the skill and artistry of the writer — is
lost. It’s like reading the Reader’s Digest. When you ask someone if they read such and
such a book, they will never say, “Yes, I have read it.” They will say, “I read the Reader’s
Digest edition,” because, as adults, they know the difference. Many educators say that it’s
better that they at least know that such a book exists. I don’t agree. There is no reason
why good books should be lowered or lessened to meet the demands of people who are
not ready or interested enough to make the effort to read.
CMW: What about the children who are not ready to read quality literature; isn’t
Disney fulfilling a need?
152
SAYERS: There are books for such children and I don’t think Disney has any place
in that field. It seems to me that it’s a matter of merchandise with Mr. Disney. He is seeking
that which sells quickly and easily to the mass market. What I deplore is that such books
seem to show so little respect for the imagination of a non-reading child and so little
respect for the capacity of a reading child.
CMW: Let’s turn to art and matters of illustration. What about Disney’s art? You
spoke of his illustrations of the witches being particularly devastating and his illustrations of
the birds being too sweet; how would you rate the artistic or aesthetic quality of the
drawings of the Disney books in comparison with what is available in other children’s
books?
SAYERS: Here again I think that a major crime has been committed. In the first
place, you cannot attribute these pictures to any one artist; the pictures in the books are
done by the Disney staff. The minute you have a collective illustration, you lose one of the
great qualities of an illustrator, which is his own style, his own conviction. In every book,
you get the “Disney look.” The simpering female, the badly drawn prince, a cartoonish
nature, and a lack of respect for the anatomy of animals. This is a particularly tragic aspect
of Mr. Disney’s books because the illustrations in children’s books, especially in America
during the last twenty-five years, have made a golden era in picture books. Some of our
finest artists — not only our great illustrators, but the great artists, men and women whose
pictures hang on the walls of museums — have illustrated books for children. Each book is
a separate and individual experience, and the children who have access to these books
are learning about all the subtleties of art and subtleties of appreciation and enjoyment.
CMW: What do you say to those who say that the cartoon style of drawing is really
a form of American art and that you simply aren’t willing to accept it?
SAYERS: I’m willing to accept certain cartoons. I just can’t accept Disney. I have
been accused of being the sort of person who would take the blanket away from Linus in
Peanuts because I object to Walt Disney. I think that Peanuts is absolutely perfect in its
conception and in its drawing. It is so close to children and so close to the universal
experience. It isn’t that I’m anti-cartoon. Some of our great picture book artists, Robert
McCloskey, for example, have the same marvelous stern, sharp lines; the same beautiful
153
control of line, strong and definitive; and the ability to exaggerate certain aspects of a
person. These are the makings of a fine cartoonist. Here again, I think there’s a quality of
muddy color in Disney pictures, mushy outlines and nebulous design.
CMW: There’s another aspect of a book that I think we should cover. We’ve talked
about literary style; we’ve talked about illustrative styles; but how about things like
characterization? Do you find significant differences in the characterization of people and
creatures in the Disney version of standard children’s works and folk tales?
SAYERS: Yes. Disney seems to think that the names he gives creatures are better
than the names the original author gave them. [...]
CMW: Some might say that Disney has updated the story and introduced a degree
of sophistication that is necessary in the twentieth century.
SAYERS: I don’t think it is necessary. What if a child does meet a game he’s not
known before? What if he doesn’t know what battledores are? There are other things
mentioned here such as hide-and-seek, balls, strutting about wearing hats, whistling and
shouting. I think the truth is that Walt Disney has never addressed himself to children once
in his life — never. This material is made to reach an adult audience. This is the whole
trouble. Everything is made to reach everyone, and in order to reach everyone, he must
introduce the Hollywood touch. Every illustration of a girl in Disney’s books looks like the
Hollywood queen and every picture of the hero looks like a badly drawn Cary Grant.
Obvious symbols of an adult world.
CMW: Mr. Disney is a free enterprise agent in a very competitive line. Do you feel
that Mr. Disney has any responsibility or obligation to preserve the traditional or the
original? Does he have any responsibility or obligation to further what would be considered
quality literature?
SAYERS: I feel that anybody who addresses himself to children has a responsibility,
and that responsibility is to make available to children the very best that has ever been
154
produced and to sustain the distinction of what has been produced. Everybody in the
popular entertainment field or in the popular arts has a responsibility. It’s not that I want
everybody to be precious or snobbish; it’s that I want everybody to be sincere. They
should present what is individually their own point of view instead of taking someone’s
point of view and distorting it and even profaning it.
CMW: Are we making a distinction here between destroying or profaning something
and simply modernizing it? In the last fifty years the American language has changed
enormously. Is there a distinction here between the destruction of something and the
updating or modernizing of it to make it more acceptable?
SAYERS: I’ve heard people ask, What’s so sacred about a classic that you can’t
change it for the modern child? Nothing is sacred about a classic. What makes a classic is
the life that has accrued to it from generation after generation of children. Children give life
to these books. Some books which you could hardly bear to read are, for children, classic.
Black Beauty is dated, Victorian, and a tear jerker, but it has an enduring life because
when you read Black Beauty — you feel like a horse. This is the quality that must be
preserved, that makes a classic. A lot of people living in an ivory tower saying a book is a
classic doesn’t make it one. To be a classic means that it has enduring life which is given
to it from its readers.
Now, on this matter of updating and changing the language. As a teacher at the
university level, I see that one of the great lacks in the modern college student is a
knowledge of the past. He lives in a kind of vacuum between birth and death with very little
relationship to anything that has gone on before. I think you can overdo this updating. If
something seems dated to you, then it’s dated and you don't have to read it. But there will
be many children who do like it. Children always ask Mother to tell about the olden times
when she was little. There is a genuine interest in olden times with old language, with the
language of Howard Pyle in his King Arthur stories and Robin Hood. We’re caught in the
pace of modern living — this emphasis on the “quick take,” on the magazine that says it
will take you eight minutes to read an article. It seems to me that here is a tendency that
ought to be denied in part. Certain children do read in the past; they love the old language;
they love the sound of words. I don’t think it’s good enough to say something is better
because is it updated and modern.
155
CMW: You talk about the “quick take”; are you suggesting that the kind of rewriting
that Disney engages in accustoms young children to wanting everything that way? And
that their future reading might also be limited by this background?
SAYERS: Precisely. That’s it exactly. If everything is made so obvious that it asks
nothing of the readers, then after a while, their ability to respond is atrophied. And they
grow up as young people unable to take anything from a printed page, or they become
bored because they haven’t discovered the nuances, the differences of opinion, the
differences of approach between one author and another. Children can be trusted to skip
what they don’t like in a book. That’s perfectly all right. But to have it all reduced to the
supposedly twelve-year-old mind of the adult public is what I object to. I think the great skill
of the animators in the Disney films and the control of all the techniques of animation and
drawing are interesting in themselves; but they should be subordinate to the material, and I
think that, too often, they are not.
CMW: In all honesty, do you think quality children’s literature is marketable to a
mass audience in America today?
SAYERS: I think you can find the answer to that in the public libraries all over the
country. The folk tales, the fantasy, the fiction, as well as the great and wonderful field of
non-fiction, circulate by the millions. These books are marketable because children
consume them.
CMW: Walt Disney has been praised by a great many people. One of them was
Max Rafferty, Superintendent of Public Instruction in California. Not too long ago, he wrote
a column about Walt Disney in which he called him a great educator. He said: “Disney’s
live movies have become lone sanctuaries of decency and health in the jungle of sex,
sadism and pornography created by the Hollywood producers. His pictures don’t dwell on
dirt; they show life as something a little finer than drunken wallowing in some gutter of self-
pity. The beatniks and degenerates think his films are square. I think they’re wonderful.”
Couldn’t this quotation perhaps be applied to the books of Walt Disney? Aren’t his
books also an oasis in a field of smut that fills the newsstands from one end of the city to
another?
156
SAYERS: I once heard Jessamyn West give a marvelous address at an American
Library Association meeting in which she said there was only one kind of dirty book, and
that was a book which falsified life. I think Disney falsifies life by pretending that everything
is so sweet, so saccharine, so without any conflict except the obvious conflict of violence. I
think that even in the lines of Mother Goose you find an element that is in all great
literature, and that is the realization that in life there is a tragic tension between good and
evil, between disaster and triumph, and it isn’t all a matter of sweetness and light. The first
people to know this intuitively are the children themselves. In my experience as a
children’s librarian in the public libraries in New York City, I’ve had children come to tell me
things that happened in their homes that are as tragic and as dreadful as anything that
ever appeared in a book. We can’t make them think everything is sweet and lovely. This, I
think, is the tragic break in Disney. He misplaces the sweetness and misplaces the
violence, and the result is like soap opera, not really related to the great truths of life. It’s
set up so that you can sit there quietly and take on Peyton Place and all that utter
nonsense without really feeling a thing.
CMW: By way of closing I’d like to look to the positive side of children’s literature.
You’ve talked about the inadequacy of Disney’s illustrations, but who are the good or even
great illustrators? Who can reach the child of today with drawings that have the quality you
think should be found in a children’s book?
SAYERS: Robert McCloskey — we’ve already spoken of him. Maurice Sendak is an
outstanding illustrator. There is Marcia Brown, who’s doing marvelous illustrations in wood
blocks, who changes her style for every book she illustrates. When she illustrated
Cinderella she went into a French period because the earliest version of that story was a
French version. Here in Los Angeles we have Taro Yashima, the great Japanese illustrator
of children’s books. There are hundreds of them, really: Louis Slobodkin, the sculptor who
makes children’s picture books; James Daugherty, a famous muralist, whose Andy and the
Lion is a great classic of picture books — it’s the old-story of Androcles and the Lion which
he’s turned into a piece of Americana.
157
CMW: Do you distinguish between the Disney work we’ve been talking about and
the Mickey Mouse material?
SAYERS: Yes. I remember vividly the Three Little Pigs, one of the early animated
films of Disney which I thought was absolutely enchanting, and the Donald Duck and
Mickey Mouse stories. In the early days I found them most original and pleasing. What I
am eager for people to do is to realize that in his own medium Walt Disney has made a
great contribution to the humor of the world. What I object to is his treatment of traditional
literature and of the great books of childhood.
CMW: Do you have an objection to the contemporary Donald Duck and Pluto and
other standard characters that he has created?
SAYERS: On the screen, no. That’s what they were created for and that’s where
they should be enjoyed. What I do object to is the milking of everything. For instance, that
terrible organization of children, The Mouseketeers, which makes me cringe. It’s making
everything a gimmick. In the early days and in certain other films, Disney is a master in his
own field. I just would like to have him stay in that field and not attempt to impose his
particular gifts on the literature and the arts of children.
CMW: What do you say to those people who say you are tearing down and
attacking a great American? Walt Disney has become more than just a man, hasn’t he?
He’s almost a household word. The Walt Disney imprint is accepted far and wide as a sign
of quality, and certainly the Disney imprint is accepted immediately as something good for
children.
SAYERS: You’re like the manager of a radio station who said to me, “It’s like
attacking motherhood to attack Walt Disney.” Just let me say that I am attacking Walt
Disney in relation to children’s literature, not in relation to many other things that he has
done. I think he is a genius in many ways. To the people who think that I am tearing down
an American institution, that he is a great educator, and that he is a great patron saint of
childhood because he’s put these books into his pictures, I have just one thing to say to
those people: If you read Mary Poppins, you will see what has happened to it in the film. If
158
you read Treasure Island, Alice in Wonderland, and The Wind in the Willows, you will see
for yourself how Disney has destroyed something which was delightful, which was an
expression of an individual mind and imagination. I would say that before you condemn
anyone who attacks Disney, read the original classics and compare. Form your own
opinion. We all have that right.
2) Da Horn Book Magazine, numero di dicembre, anno 1965
Walt Disney sotto accusa Nella primavera di quest’anno Max Rafferty, sovrintendente alla Pubblica Istruzione
della California, scrisse un articolo in cui lodava Walt Disney come “il più grande educatore
di questo secolo”. Frances Clarke Sayers ha messo in discussione la presa di posizione
del Dott. Rafferty in una lettera inviata al Los Angeles Times, (che pubblichiamo col
permesso della signora Sayers).
“E’ un peccato, in questa magnifica primavera, irrompere nell’idilliaco mondo del
Dott. Max Rafferty e Walt Disney con una folata di collera, ma bisogna farlo.
Anch’io sono un educatore, e proprio perché lo sono, ci vorrà più di “un cucchiaio di
zucchero per mandar giù la medicina”… la medicina dell’assurda valutazione del Dott.
Rafferty su Walt Disney pedagogo.
Il signor Disney ha un suo particolare talento, che ha poco a che fare con
l’istruzione, o con il coltivare la sensibilità, il gusto o l’intuizione nelle menti dei bambini.
Sicuramente, ha distribuito alcuni splendidi film sulla scienza e sulla natura, ma è
stato anche un falsificatore senza vergogna della natura nelle sue storie inventate di
animali.
Deve spiegare la degradazione della tradizionale letteratura per l’infanzia che si può
notare sia nei film che nei libri da lui pubblicati.
Mostra scarso rispetto per l’integrità delle creazioni originali degli autori, con la
manipolazione e la volgarizzazione di ogni cosa per i suoi scopi.
159
Il suo modo di trattare il folklore è senza riguardo per la verità antropologica,
spirituale o psicologica. Ogni storia è sacrificata al “trucco” (parola del Dott. Rafferty)
dell’animazione.
L’acerbità di Mary Poppins, imprevedibile, piena di meraviglia e mistero, diventa,
grazie al trattamento del signor Disney, un gran bignè alla panna ricoperto di
marshmallow. Ha fatto di Peter Pan un giovane bullo e ha trasformato Pinocchio in una
festa chiassosa e sadica impregnata di comicità di bassa lega.
Non contento dei film, fissa queste versioni mutilate in libri che sono ridotti a una
frazione della loro forma originale, li illustra con figure sgargianti in cui ogni principe
assomiglia a un ritratto mal fatto di Cary Grant, ogni principessa un sex symbol.
La mistica Fata Turchina di Pinocchio non è altro che Marilyn Monroe con i capelli
biondi e tutto il resto.
Per quanto riguarda i testi pieni di cliché, essi sono ridicoli. “Nel frattempo, al
castello…”
Il Dott. Rafferty trova che tutto questo sia “un isolato santuario di decenza e salute”.
Io trovo sentimenti genuini ignorati, l’immaginazione dei bambini minacciata dalla
mediocrità, e buona parte del tutto offuscata dalla grossolanità. Guardate quella
disgraziata fata con la bacchetta magica e le natiche enormi che annuncia ogni
programma Disney in televisione. E’ una cosina di cattivo gusto che è stata troppo a lungo
nella zuccheriera.”
Frances Clarke Sayers
Senior Lecturer, School of library Service
and Department of English, UCLA
La controversia culminò in un’intervista a Frances Clarke Sayers da parte di
Charles M. Weisenberg, responsabile del settore Pubbliche Relazioni della Biblioteca
Pubblica di Los Angeles. L’intervista venne pubblicata sul numero di aprile di F. M. and
160
Fine Arts e viene ora ristampata qui col permesso della signora Sayers, del signor
Weiesenberg e di F. M. and Fine Arts.
CMW: La sua opinione su Walt Disney ha creato una considerevole agitazione tra i
genitori e gli educatori di Los Angeles, molti dei quali pensano che i venticinque milioni di
libri per bambini pubblicati dalle sue società stiano portando una buona letteratura e una
buona cultura ai giovani del ventesimo secolo.
SAYERS: Penso che il numero di libri pubblicato dal signor Disney non abbia nulla
a che fare col fatto che stia o meno avvicinando i bambini alla letteratura. Il giudizio deve
essere basato sulla qualità, piuttosto che sulla quantità. E’ il solito problema che affligge
continuamente la cultura americana. Preferirei che i bambini giocassero all’aria aperta,
invece che sorbire il travisamento della letteratura fatto da Walt Disney.
CMW: Mi chiedo se possiamo vedere più precisamente che cosa dà ai bambini. Sto
parlando dell’uso fatto da Walt Disney delle storie popolari e della sua reinterpretazione
della letteratura classica per l’infanzia. In termini di qualità e stile, lei a cosa si oppone?
SAYERS: Credo che quasi ogni cosa possa essere messa in discussione. Per
prima cosa analizziamo il folklore. Una delle grandi colpe che Disney ha è la distruzione
della proporzione delle favole popolari. Il folklore è una formula universale, una letteratura
grande e simbolica che rappresenta il popolo. E’ un qualcosa che proviene dalle masse,
non qualcosa che è imposto alle masse. Le storie popolari hanno una struttura definita.
Dalla storia popolare si impara il proprio ruolo nella vita; si impara il dilemma tragico della
vita, la battaglia tra bene e male, tra debole e forte. Si impara che a essere gentili,
generosi e compassionevoli, si conquista la principessa. Il trionfo arriva per tutto ciò che
c’è di buono nello spirito umano. C’è una curiosa deformazione di tutte queste qualità nel
folklore disneyano. Egli fa cose strane. Addolcisce le storie popolari. Tutto diventa
amabile. In Cenerentola, ad esempio, gli uccellini sono troppo dolci, e molta attenzione è
dedicata al rapporto di Cenerentola con gli uccellini e col topo. Ci si rende conto che
questa tecnica dà all’animazione un’occasione di funzionare, ma distrugge la proporzione
e lo scopo della storia, il conflitto e la sua risoluzione. Le favole popolari sono così
meravigliose nella struttura e nel simbolismo che la deformazione dei loro componenti è
particolarmente dannosa.
161
CMW: Ma le storie popolari non sono attualmente criticate per essere piene di
sangue, e Walt Disney non elimina l’eccesso di sangue?
SAYERS: Lo elimina da una parte, ma dall’altra lo aumenta. In Biancaneve, per
esempio, crea un mondo sentimentale in cui i piccoli animali sono così carini, così
rotondeggianti, così morbidi. Dall’altra parte, il nemico è dipinto con un tale esagerato
realismo che molti bambini perdono l’intero significato della storia nella loro
preoccupazione per la strega terribile. La differenza in parte è tra qualcosa che si sente e
qualcosa che si vede. Quando un bambino legge qualcosa riguardo a una strega, sa
immediatamente che la strega è male. Ma quando vede la strega terribile in tutti i dettagli,
ha un effetto più forte. E’ come se un musicista suonando distorcesse la musica,
emettendo suoni forti dove il compositore aveva indicato di suonare piano; o come se
suonasse in un’altra chiave, senza rispetto per la disposizione o il messaggio o le
indicazioni del compositore.
CMW: Lei parla del messaggio. Non è vero che nei libri di Disney il bene trionfa
sempre? Non ne riceviamo sempre una lezione di morale?
SAYERS: Questa è un’altra cosa che fa, rende sempre tutto così ovvio. In
Pinocchio, che è una delle classiche favole per bambini, etichetta tutto. Non lascia nulla
all’immaginazione del bambino. Nella storia originale di Pinocchio c’è un grillo che dà a
Pinocchio buoni consigli, ai quali egli non presta attenzione. Nel libro Disney il grillo è
etichettato come coscienza del bambino. E’ quasi un abusare dell’idea.
CMW: Sta dicendo che Disney limita il bisogno del bambino di pensare e che il
bambino pensa di più quando legge le versioni più tradizionali delle favole?
SAYERS: Sì, precisamente. Disney prende un grande capolavoro e lo semplifica.
Lo riduce a dimensioni ridicole, e per farlo deve rendere tutto molto ovvio. Tutto ciò accade
molto rapidamente e viene espresso con un linguaggio molto comune. Non c’è niente che
faccia pensare, sentire o immaginare un bambino.
162
CMW: Un altro libro che mi viene in mente, forse quello che riceve più attenzioni in
questo momento, è Mary Poppins. Ho notato che ci sono diverse edizioni pubblicate dalla
Disney, che apparentemente si rivolgono a fasce di età differenti. Crede che sia un
tentativo di avvicinare storie come Mary Poppins a bambini che non sono realmente pronti
a leggerle?
SAYERS: Penso che il signor Disney sia fondamentalmente interessato al mercato.
Vede tutto questo come un mezzo per raggiungere un pubblico più ampio. Per quanto
riguarda Mary Poppins, anche qui, intendo parlare del libro come era stato originariamente
concepito. E’ una delle imprese più creative, fantasiose e originali nel campo della
letteratura per l’infanzia che, nello sforzo di raggiungere tutti i bambini, Disney sminuisce.
Mary Poppins è una storia che interessa a quasi tutti tra i quattro e gli ottant’anni anni.
Potrebbe essere letta ad alta voce a un bambino di quattro anni. Come tutti i grandi libri,
non ha limiti di età. Ciò che disapprovo del signor Disney è la sua tendenza a prendere un
lavoro e farlo suo senza alcun riguardo per l’autore o il libro originale.
CMW: Allora, prende un libro come Mary Poppins o L’Isola del Tesoro e lo
semplifica. Non potrebbe un bambino essersi avvicinato al libro troppo presto e poi non
preoccuparsi di rileggerlo perché pensa di averlo già letto?
SAYERS: Sarebbe una grossa perdita. Lo stesso problema si crea in certe
riscritture dei classici, così che tutti li possano leggere. Sa, alcuni insegnanti lo ritengono
giusto. Credono che sia importante per un bambino che non ha facilità di lettura, leggere
una riduzione dell’Isola del Tesoro o di Tom Sawyer, così che possa avere il libro. Penso
che questo sia un falso concetto di istruzione, poiché tutto ciò che i bambini trovano nelle
edizioni ridotte è la trama, e la trama è la cosa meno importante dei grandi libri. Molto del
libro, l’atmosfera, i sentimenti, le emozioni, il linguaggio, la capacità e l’elaborazione
artistica dello scrittore, va perso. E’ come leggere il Reader’s Digest. Quando si chiede a
qualcuno se ha letto questo o quell’altro libro, non dirà mai: “Sì, l’ho letto”. Dirà: ”Ho letto
l’edizione del Reader’s Digest”, perché, da adulto, conosce la differenza. Molti insegnanti
dicono che è meglio che i bambini almeno sappiano che quel libro esiste. Non sono
d’accordo. Non c’è ragione per cui i buoni libri debbano essere ridotti per incontrare le
esigenze di persone non pronte o non abbastanza interessate per fare lo sforzo di leggerli.
163
CMW: Cosa mi dice dei bambini non ancora pronti per leggere letteratura di qualità;
Disney non soddisfa un bisogno?
SAYERS: Esistono libri per questi bambini e non ritengo che Disney occupi un
posto in questo settore. Mi sembra che sia solo un fatto di merce per il signor Disney. Sta
cercando ciò che vende rapidamente e facilmente sul mercato di massa. Ciò che deploro
è che questi libri sembrano mostrare così poco rispetto per l’immaginazione di un bambino
che non sa leggere e altrettanto poco rispetto per le capacità di un bambino che legge.
CMW: Parliamo di arte e illustrazioni. Cosa mi dice dell’arte di Disney? Lei ha
parlato delle sue illustrazioni delle streghe che sono particolarmente sconvolgenti e delle
sue immagini di uccellini troppo dolci; come valuterebbe la qualità artistica o estetica dei
disegni nei libri Disney in confronto con ciò che si trova in altri libri per bambini?
SAYERS: Anche qui ritengo che un crimine ancora più grande sia stato commesso.
Per prima cosa, non si possono attribuire queste immagini a nessun artista; le figure di
questi libri sono create dallo staff di Disney. Nel momento in cui si ha un’immagine
collettiva, si perde una delle grandi qualità di un illustratore, che è il suo stile, la sua
credibilità. In ogni libro si trova il “tratto Disney”. La ragazza col sorriso affettato, il principe
mal disegnato, una natura da film animato e la mancanza del rispetto dell’anatomia
animale. Questo è un aspetto particolarmente tragico dei libri del signor Disney, perché le
illustrazioni dei libri per bambini, soprattutto negli ultimi venticinque anni in America, hanno
creato un’età dell’oro nei libri illustrati. Alcuni dei nostri migliori artisti, non solo grandi
illustratori, ma anche artisti importanti, uomini e donne, i cui quadri sono appesi alle pareti
dei musei, hanno illustrato libri per l’infanzia. Ogni libro costituisce un’esperienza a sé, e i
bambini che hanno accesso a questi libri imparano molto sulle sottigliezze sia dell’arte sia
del suo apprezzamento e godimento.
CMW: Cosa risponde a chi dice che lo stile del film d’animazione è una vera forma
d’arte americana e che lei semplicemente non è disposto ad accettarlo?
SAYERS: Sono disposto ad accettare alcuni film animati. Solo non posso accettare
Disney. Sono stato accusato di essere una di quelle persone che toglierebbero la coperta
a Linus nei Peanuts perché disapprovo Walt Disney. Penso che i Peanuts siano
164
assolutamente perfetti nella loro idea e nel loro disegno. Sono così vicini ai bambini e alla
esperienza universale. Non è che io sia contro i film animati. Alcuni dei nostri grandi artisti
illustratori di libri, Robert McCloskey ne è un esempio, hanno gli stessi meravigliosi tratti
rigorosi e nitidi; lo stesso bellissimo controllo della mano, forte e decisivo; e l’abilità di
esagerare certi aspetti di una persona. Queste sono le qualità di un buon animatore.
Eccoci ancora qui, ritengo che ci sia una qualità di colore torpido nelle immagini Disney,
contorni languidi e disegni nebulosi.
CMW: C’è un altro aspetto di un libro che penso dobbiamo affrontare. Abbiamo
parlato di stile letterario; abbiamo parlato di stili illustrativi; ma cosa mi dice di argomenti
come la caratterizzazione? Trova delle differenze significative nella caratterizzazione di
persone e creature nella versione Disney di classici per l’infanzia e storie popolari?
SAYERS: Sì. Disney sembra pensare che i nomi che lui dà alle creazioni siano
migliori dei nomi originali che l’autore aveva usato. […]
CMW: Alcuni potrebbero dire che Disney ha aggiornato la storia e ha introdotto un
grado di raffinatezza necessaria nel ventesimo secolo.
SAYERS: Non penso che sia necessaria. Cosa succede se un bambino si imbatte
in un gioco che non conosce? Cosa importa se non sa cosa sia una racchetta del volano?
Ci sono altre cose menzionate, come nascondino, i balli, il camminare impettiti con un
cappello in testa, fischiare e urlare. Ritengo che la verità sia che Walt Disney non si sia
mai dedicato ai bambini nella vita… mai. Questo materiale è fatto per raggiungere un
pubblico adulto. Questo è il problema. Ogni cosa è fatta per raggiungere tutti, e per farlo
deve utilizzare il tocco hollywoodiano. Ogni immagine di ragazza nei libri Disney sembra
l’immagine di una regina di Hollywood e ogni immagine di eroe sembra quella di Cary
Grant mal riuscita.
CMW: Il signor Disney è un libero imprenditore in un settore molto competitivo.
Pensa che abbia la responsabilità o l’obbligo di conservare le cose tradizionali o originali?
Ha la responsabilità o l’obbligo di promuovere quella che è considerata letteratura di
qualità?
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SAYERS: Penso che chiunque si rivolga ai bambini abbia una responsabilità, e
questa responsabilità è di rendere disponibile ai bambini il meglio che sia mai stato
prodotto e di sostenere l’eccellenza di ciò che è stato prodotto. Chi agisce nel campo del
divertimento popolare o dell’arte popolare, ha una responsabilità. Non voglio che tutti
siano ricercati e snob; voglio che siano genuini. Dovrebbero proporre il loro punto di vista
personale, invece di prendere il punto di vista di qualcun altro e distorcerlo e persino
profanarlo.
CMW: Stiamo definendo la differenza tra distruggere o profanare qualcosa e
semplicemente modernizzarlo? Negli ultimi cinquant’anni la lingua americana è cambiata
profondamente. C’è una differenza tra la distruzione di qualcosa e il suo aggiornamento o
modernizzazione per renderlo più accettabile?
SAYERS: Ho sentito persone chiedere: ”Cosa c’è di così sacro in un classico che
non si possa cambiare per i bambini moderni?” Non c’è nulla di sacro in un classico.
Quello che lo rende tale è la vita che si è accumulata in esso di generazione in
generazione. I bambini danno vita a questi libri. Alcuni libri che si leggono a fatica, sono
classici per i bambini. Black Beauty è datato, vittoriano e strappa lacrime, ma sopravvive
ancora perché quando lo si legge … ci si sente un cavallo. Questa è la qualità che deve
essere preservata, questo fa un classico. Tante persone che vivono in una torre d’avorio e
dicono che un libro è un classico, non lo rendono tale. Essere un classico significa avere
una vita duratura che viene data dai lettori.
Ora, sull’aggiornamento e cambiamento del linguaggio. Come insegnante di livello
universitario, mi accorgo che una delle grandi mancanze dell’attuale studente di college è
la conoscenza del passato. Egli vive in una sorta di vuoto tra la nascita e la morte, con un
misero rapporto con ciò che è avvenuto nel passato. Penso che si possa esagerare in
questo aggiornamento. Se qualcosa ti sembra datata, allora è datata e non c’è bisogno di
leggerla. Ma ci sono molti bambini a cui piacerà. I bimbi chiedono sempre alla madre di
raccontar loro i vecchi tempi, quando era piccola lei. C’è un interesse genuino per i tempi
andati con la lingua antica, con la lingua di Howard Pyle nelle sue storie di Re Artù e
Robin Hood. Siamo presi nel ritmo della vita moderna… l’enfasi sul “prendi e scappa”,
sulla rivista che dice che ci vorranno otto minuti per leggere un articolo. Mi sembra che sia
una tendenza che dovrebbe essere in parte rifiutata. Certamente i bambini leggono al
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passato; adorano i vecchi linguaggi; amano il suono delle parole. Non ritengo che sia
giusto dire che una cosa è migliore perché è aggiornata e moderna.
CMW: Lei parla di “prendi e scappa”; sta insinuando che il modo di riscrivere che
Disney adotta abitua i bambini a volere tutto alla stessa maniera? E che le loro future
letture potrebbero essere limitate da questo precedente?
SAYERS: Esattamente. Questo è il punto. Se ogni cosa è resa così ovvia da non
richiedere niente ai lettori, allora dopo un po’, la loro capacità a reagire sarà atrofizzata.
Essi crescono come giovani incapaci di assorbire alcunché da una pagina stampata,
oppure si annoiano perché non hanno scoperto le sfumature, le differenze di opinione, le
differenze di approccio tra un autore e l’altro. I bambini sono in grado di tralasciare ciò che
non piace in un libro. E’ perfettamente giusto. Ma mi rifiuto di ridurre il tutto per la mente di
un pubblico adulto ritenuta simile a quella di un dodicenne. Ritengo che la grande abilità
degli animatori nei film Disney e il controllo delle tecniche di animazione e disegno siano
interessanti in se stessi, ma dovrebbero essere subordinati al materiale; secondo me,
troppo spesso non lo sono.
CMW: In tutta onestà, pensa che la letteratura di qualità per l’infanzia sia
commerciabile oggi per un pubblico di massa in America?
SAYERS: Ritengo che la risposta possa essere trovata nelle biblioteche pubbliche
di tutto il Paese. Le favole popolari, la letteratura “fantasy”, il romanzo così come il grande
e meraviglioso campo del realismo, circolano tra milioni di persone. Questi libri sono
commerciabili poiché i bimbi li leggono.
CMW: Walt Disney è stato lodato da molte persone; una di loro è Max Rafferty,
sovrintendente alla Pubblica Istruzione della California. Non molto tempo fa, ha scritto un
articolo in cui definiva Walt Disney un grande educatore. Scriveva: “I disegni animati di
Disney sono diventati santuari isolati di decenza e salute nella giungla del sesso, del
sadismo e della pornografia creata dai produttori di Hollywood. Le sue immagini non
trattano cose sporche; mostrano la vita come qualcosa di un po’ meglio di ubriaconi che
sguazzano in una fogna di autocommiserazione. Gli esponenti della beat generation e i
degenerati pensano che i suoi film siano fuori moda. Io penso che siano stupendi”.
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Questa citazione non potrebbe essere applicata ai libri di Walt Disney? Non sono
anche i suoi libri un’oasi in un campo di sconcezze che riempie le edicole da un capo
all’altro della città?
SAYERS: Una volta ho sentito Jessamyn West fare un meraviglioso discorso in una
conferenza dell’American Library Association in cui diceva che esiste un solo tipo di libro
sporco ed era quello che contraffà la vita. Penso che Disney falsifichi la vita fingendo che
tutto sia così dolce, così zuccherino, senza conflitti tranne che lo scontato conflitto con la
violenza. Ritengo che anche in Mamma Oca ci sia l’elemento che è presente in tutta la
grande letteratura, ed è la percezione che nella vita esiste una tensione tragica tra bene e
male, tra sconfitta e trionfo, e non è solo una questione di dolcezza e luce. Le prime
persone a comprenderlo intuitivamente sono i bambini stessi. Durante la mia esperienza di
bibliotecario per bambini nelle biblioteche pubbliche di New York, alcuni bambini mi hanno
raccontato episodi che avvenivano in casa loro, che sono tragici e spaventosi tanto quanto
qualsiasi cosa mai accaduta in un libro. Non possiamo far credere loro che tutto sia dolce
e piacevole. Ritengo che questo sia il tragico errore in Disney. Egli mette al posto
sbagliato la dolcezza e la violenza, e il risultato è una soap opera, che non ha veramente a
che fare con le grandi verità della vita. E’ tutto disposto in modo che ci si possa sedere
tranquillamente e assorbire Peyton Place e tutte quelle totali assurdità senza provare
veramente qualcosa.
CMW: Prima di terminare, vorrei dare uno sguardo al lato positivo della letteratura
per l’infanzia. Lei ha parlato dell’inadeguatezza delle immagini disneyane, ma chi sono i
bravi o anche i grandi illustratori? Chi può raggiungere il bambino di oggi con disegni che
abbiano la qualità che lei pensa debba esistere in un libro per bambini?
SAYERS: Robert McCloskey… abbiamo già parlato di lui. Maurice Sendak è un
illustratore fuori del comune. C’è Marcia Brown, che sta facendo meravigliose incisioni su
legno, e che cambia il suo stile in ogni libro che illustra. Quando illustrò Cenerentola,
studio il periodo francese perché la prima versione della storia fu francese. Qui a Los
Angeles abbiamo Taro Yashima, il grande illustratore giapponese di libri per bambini. Ce
ne sono centinaia, veramente: Louis Slobodkin, lo scultore che realizza libri illustrati per
bambini; James Daugherty, un famoso realizzatore di murales, il cui Andy e il Leone è un
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grande classico di libri illustrati. E’ la vecchia storia di Androclo e del Leone che ha
trasformato in un pezzo della storia americana.
CMW: Fa una distinzione tra i lavori Disney di cui abbiamo parlato e Topolino?
SAYERS: Sì. Ricordo distintamente i Tre Porcellini, uno dei primi film animati
Disney che ritenni assolutamente incantevole, e le storie di Paperino e Topolino. Nei primi
tempi li trovai molto originali e piacevoli. Ciò che mi preme è che le persone capiscano
che Walt Disney ha dato un grosso contributo alla umorismo nel mondo. Quello a cui mi
oppongo è il suo modo di trattare la letteratura tradizionale e i grandi libri per l’infanzia.
CMW: Si oppone agli attuali Paperino e Pluto e agli altri personaggi che ha creato?
SAYERS: Sullo schermo, no. E’ per questo che sono stati creati ed è dove si
devono gustare. Quello a cui sono contrario è lo sfruttamento di tutto questo. Ad esempio,
quella terribile organizzazione di bambini, i Mouseketeers, che mi fanno rabbrividire.
Rendono ogni cosa una trovata. In passato e in certi film, Disney è un maestro nel suo
campo. Vorrei solo che stesse in quel campo e non cercasse di imporre il suo dono
speciale alla letteratura e all’arte per i bambini.
CMW: Cosa risponde a chi dice che sta demolendo e attaccando un grande
americano? Walt Disney è diventato più che un semplice uomo, non è così? E’ quasi una
grande famiglia. Il marchio di Walt Disney è accettato in lungo e in largo come indice di
qualità, e sicuramente il marchio Disney è accettato subito come qualcosa di buono per i
bambini.
SAYERS: Lei è come il direttore di una stazione radio che mi disse: “Attaccare Walt
Disney è come attaccare la maternità”. Mi lasci dire che sto attaccando Walt Disney in
relazione alla letteratura per l’infanzia, non per le molte altre cose che ha realizzato. Penso
che sia un genio, sotto molti aspetti. A chi pensa che io stia demolendo un’istituzione
americana, a chi pensa che Disney sia un grande educatore, e che è un santo patrono
dell’infanzia perché ha messo questi libri nei suoi film, ho solo una cosa da dire: se
leggeste Mary Poppins vi accorgereste cosa le è accaduto nel film. Se leggeste L’Isola del
Tesoro, Alice nel Paese delle Meraviglie e Il vento tra i salici, vi accorgereste da soli come
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Disney ha distrutto qualcosa che era delizioso, che era l’espressione di una singola mente
e immaginazione. Direi che prima di condannare chiunque attacchi Disney, si dovrebbero
leggere i classici originali e fare un paragone. Fatevi un’opinione. Abbiamo tutti questo
diritto.
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