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1 L’adolescente e lo sviluppo affettivo (3) In che maniera la scuola, il gruppo, l’amicizia e l’amore influiscono sulla identità del giovane? L’adolescente non deve affrontare solamente i propri personali mutamenti, ma deve rendersi conto che è anche cambiato l’atteggia- mento degli altri nei suoi confronti ed il suo verso gli altri. Ciò lo costringe ad assumere un nuovo ruolo, che gli permette alcune cose, ma, allo stesso tempo gli toglie molti vantaggi della fanciullezza,ponendolo di fronte a situazioni nuove: cambia tipo di scuola, entra a far parte di nuovi gruppi ed è bombardato dalla pubblicità, che gli suggerisce nuovi desideri e nuovi interessi. Il crollo delle vecchie certezze lo rende esitante, incerto e pieno di contrad- dizioni. Di qui le domande che l’adolescente si pone con frequenza: “ Chi sono? Cosa voglio?, Cosa vedono gli altri in me? ”. Insicuro e disorientato, spesso si chiude in se stesso, si distacca dagli altri, si astiene da ogni iniziativa per timore degli insuccessi e, quasi contemporaneamente, tenta di farsi sentire nel modo più sbagliato: diviene chiassoso, arrogante, eccentrico, si comporta come non si sarebbe mai comportato nello stadio precedente. E’ a questo punto che si evidenzia l’opposizione verso i genitori, chiunque essi siano, a dispetto dei quali adolescente diviene arrogante, si atteggia a personaggio, diventa egocentrico, ma allo stesso tempo desideroso di progredire. Ora non si accontenta più di vivere il presente, egli progetta il futuro, si abbandona ai suoi sogni e si vede già adulto famoso ed importante, ricco e ricercato da tutti. Ma, poiché è ricco solo d’immaginazione, la sua mente è capace di costruzioni e di combinazioni audaci e si appoggia ai ricordi ed alle letture, per imbastire un mondo di progetti e di anticipazioni. Poiché, il presente non lo interessa molto, o lo spaventa, egli vive del passato e nel futuro, anche se da ciò può risultare un adeguamento alla realtà assai fragile. Sogna ad occhi aperti nel bel mezzo della vita quotidiana. In questo periodo non è difficile scoprire il ragazzo gonfiare il torace e fare i muscoli davanti allo specchio, tenere un discorso o dirigere un concerto di fronte ad un pubblico immaginario. La ragazzina, dal canto suo, si atteggia a diva, prova e riprova trucchi diversi, assume posizioni languide e “fatali”. L’adolescente, in ogni modo, si trova in una posizione particolare, è, come si è soliti dire, “né carne né pesce” e in tale situazione, ogni suo atto non è che un tentativo. Infatti, come in uno stato d’attesa, aspetta che capiti qualche cosa a toglierlo dai suoi dubbi e dalle sue fantasie. In alcuni momenti è vivace ed attivo, in altri si muove pigramente, senza concludere nulla; ma comprende che gli spettano delle responsabilità. A volte teme di non trovare il suo posto nel mondo, e si dibatte tra l’euforia e la più profonda tristezza, senza riuscire a trovare il giusto mezzo. Le accuse di essere un fannullone, di non combinare niente di positivo, lo feriscono fortemente, proprio lui che è sempre spinto verso nuove esperienze, con la voglia di conquistare il mondo. La tensione affettiva che si sperimenta in adolescenza non ha eguali. Ci si sente capaci di amare oltre ogni limite e si incomincia a desiderare la compa- gnia degli amici, scoprendo la diversità. È il periodo delle grandi emozioni, delle amicizie, quelle che non si scorderanno più, per non parlare dell’esperienza straordinaria dell’innamoramento.Quando un adolescente è innamorato, si capi- sce subito, è allegro, un po’ sognante, distratto, usa molto il telefono e cura in modo eccessivo l’igiene personale ed il vestire. Se ha un buon rapporto con i * Lo sv.ppo affettivo 3 * Octavia Turina Minor * Euripide: Le Troiane * E.A.Mario * Racconto del mese * Dal dott.Zivago: Lara * Proverbi e semantica * Novità dal mondo * Ottaviano di Napoli * Eris, la dea discordia * Un film ed un libro * L’incontinenza urin. * L’Eros nel millenni * Il 27 gennaio * Salerno: il comune * Piatti tipici * Stranezze * lo sciopero * Il Welf are State * Stampa e libertà * Rifless. antropolog. * Ars Devotiònis * Lettere al Direttore * Leviora ù

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L’adolescente e lo sviluppo affettivo (3)

In che maniera la scuola, il gruppo, l’amicizia e l’amore influiscono sulla identità del giovane? L’adolescente non deve affrontare solamente i propri personali mutamenti, ma deve rendersi conto che è anche cambiato l’atteggia-mento degli altri nei suoi confronti ed il suo verso gli altri. Ciò lo costringe ad assumere un nuovo ruolo, che gli permette alcune cose, ma, allo stesso tempo gli toglie molti vantaggi della fanciullezza,ponendolo di fronte a situazioni nuove: cambia tipo di scuola, entra a far parte di nuovi gruppi ed è bombardato dalla pubblicità, che gli suggerisce nuovi desideri e nuovi interessi. Il crollo delle vecchie certezze lo rende esitante, incerto e pieno di contrad-dizioni. Di qui le domande che l’adolescente si pone con frequenza: “ Chi sono? Cosa voglio?, Cosa vedono gli altri in me? ”. Insicuro e disorientato, spesso si chiude in se stesso, si distacca dagli altri, si astiene da ogni iniziativa per timore degli insuccessi e, quasi contemporaneamente, tenta di farsi sentire nel modo più sbagliato: diviene chiassoso, arrogante, eccentrico, si comporta come non si sarebbe mai comportato nello stadio precedente. E’ a questo punto che si evidenzia l’opposizione verso i genitori, chiunque essi siano, a dispetto dei quali adolescente diviene arrogante, si atteggia a personaggio, diventa egocentrico, ma allo stesso tempo desideroso di progredire. Ora non si accontenta più di vivere il presente, egli progetta il futuro, si abbandona ai suoi sogni e si vede già adulto famoso ed importante, ricco e ricercato da tutti. Ma, poiché è ricco solo d’immaginazione, la sua mente è capace di costruzioni e di combinazioni audaci e si appoggia ai ricordi ed alle letture, per imbastire un mondo di progetti e di anticipazioni. Poiché, il presente non lo interessa molto, o lo spaventa, egli vive del passato e nel futuro, anche se da ciò può risultare un adeguamento alla realtà assai fragile. Sogna ad occhi aperti nel bel mezzo della vita quotidiana. In questo periodo non è difficile scoprire il ragazzo gonfiare il torace e fare i muscoli davanti allo specchio, tenere un discorso o dirigere un concerto di fronte ad un pubblico immaginario. La ragazzina, dal canto suo, si atteggia a diva, prova e riprova trucchi diversi, assume posizioni languide e “fatali”. L’adolescente, in ogni modo, si trova in una posizione particolare, è, come si è soliti dire, “né carne né pesce” e in tale situazione, ogni suo atto non è che un tentativo. Infatti, come in uno stato d’attesa, aspetta che capiti qualche cosa a toglierlo dai suoi dubbi e dalle sue fantasie. In alcuni momenti è vivace ed attivo, in altri si muove pigramente, senza concludere nulla; ma comprende che gli spettano delle responsabilità. A volte teme di non trovare il suo posto nel mondo, e si dibatte tra l’euforia e la più profonda tristezza, senza riuscire a trovare il giusto mezzo. Le accuse di essere un fannullone, di non combinare niente di positivo, lo feriscono fortemente, proprio lui che è sempre spinto verso nuove esperienze, con la voglia di conquistare il mondo. La tensione affettiva che si sperimenta in adolescenza non ha eguali. Ci si sente capaci di amare oltre ogni limite e si incomincia a desiderare la compa-gnia degli amici, scoprendo la diversità. È il periodo delle grandi emozioni, delle amicizie, quelle che non si scorderanno più, per non parlare dell’esperienza straordinaria dell’innamoramento.Quando un adolescente è innamorato, si capi-sce subito, è allegro, un po’ sognante, distratto, usa molto il telefono e cura in modo eccessivo l’igiene personale ed il vestire. Se ha un buon rapporto con i

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genitori: dopo un po’, porterà il suo amore in casa, cercando approvazione: tutto sommato, pensa di portare un dono ai genitori, un simbolo della propria maturità che, spesso, i genitori banalizzano ed osteggianoo peggio ancora ne parlano con amici e parenti, rompendo quella segretezza nella quale confidavano. In tal caso, la rabbia, per essere considerato ancora un bambino, può condurre alla decisione di tenere tutto per sé e, seppur con dolore, tenere la famiglia lontana dalle successive esperienze. Prima di adottare un qualsiasi atteggiamento, occorre ricordare che i genitori sono stati loro il primo amore: il papà per la figlia e la mamma per il maschio, e che la scelta dell’adolescente non può essere disgiunta da questa antica infatuazione. Pensiamo allora che chi arriva in casa è il risultato della ricerca di qualcuno o qualcuna con qualche caratteristica in comune con mamma e papà. Può essere la fotocopia, dei genitori, fisicamente o nel modo di pensare, per lo meno per come essi sono stati visti. Può pure accadere che le scelte cadano su soggetti diversissimi, o addirittura l’opposto dei genitori, ma qualche tratto comune sarà sempre riconoscibile. In ogni caso sarà sempre utile chiederci il perché di quella particolare scelta. L’amore scatta indipendentemente dalla volontà dell’innamorato e soprattutto può avere tempi e manifestazioni diversi. A volte può scatenarsi nei confronti di un perfetto sconosciuto con cui si scambiano poche parole, altre volte scatta nei confronti di un amico con cui abbiamo già condiviso un sacco di cose. Inoltre, può succedere che la sensazione di sentirsi innamorati non sia immediatamente consapevole. Concretamente, il sentirsi innamorati è un efficacissimo motore, per aprirsi all’esperienza della conoscenza profonda dell’altro. Se il sentimento è ricambiato, si crea tra gli innamorati un’alleanza che abbassa momentaneamente le difese e soprattutto alza moltissimo il livello d’accettazione dell’altro così com’è. Ci si convince che la persona con cui si sta uscendo è meravigliosa, si gode il piacere puro del sentirsi uniti ed in perfetta sintonia. Ovviamente, questo è uno stato del tutto provvisorio. Questa magia svanisce nel giro di poco tempo e quasi di colpo si scoprono aspetti dell’altro che ci mettono in difficoltà e con i quali non sappiamo rapportarci.1 Questa è un’evoluzione assolutamente sana che consente di passare all’esperienza dell’amore vero, quello dove s’impara ad affrontare e ad accettare la diversità. Il legame creato nell’innamoramento diventa la base per “sopportare” gli inevitabili conflitti, che l’intimità genera e soprattutto l’accettazione che l’altro non sia esattamente come ce lo aspettavamo. Si deve imparare a litigare e discutere bene aiuta la coppia a fondare un’unione che dura nel tempo. Sperimentare la paura di provare attrazione per persone dello stesso sesso, o sentirsi travolto dall’eccitamento fisico e mentale, sono esperienze diffuse con le quali ciascuno deve confrontarsi, per trovare un proprio equilibrio. Rispetto alla modalità con cui ciascuno decide di vivere la propria sessualità, può succedere di fare scelte sbagliate, di sperimentare esperienze o pensieri che poi lasciano l’amaro in bocca. Se uno inciampa significa comunque che sta camminando. Quando invece uno è sempre per terra, allora ci troviamo di fronte a una situazione particolare che va capita a fondo e necessita di aiuto. Ma, quando uno cade, ma poi si rimette a camminare, molto probabilmente, sarà più oculato nelle scelte e soprattutto avrà ancora più voglia di andare avanti. Peccato che molto spesso sia difficile trovare qualcuno con cui raccontare i motivi delle cadute. In adolescenza si devono fare i conti con un’energia esplosiva interiore che non è facile controllare. La cosa fondamentale è non avere paura e soprattutto trovare il coraggio di parlarne con qualcuno di cui ci si fida. In questo periodo occorre che l’adulto faccia attenzione a non banalizzare le esperienze dell’ado-lescente, ma nemmeno a trasformarle in problema. La segretezza è particolarmente importante perché non ha unicamente lo scopo di nascondere agli altri i propri processi interiori, ma rappresenta una vera e propria garanzia di solidità per potersi tenere insieme. In questo senso va letto il mutismo e il silenzio dell’adolescente. È questo un grosso problema della nostra società virtuale, dove anche le sensazioni e i sentimenti sono virtualizzati, influendo negativamente sullo sviluppo affettivo degli adolescenti, portandoli a considerare il desiderio sessuale come una necessità fisiologica da soddisfare nel più breve tempo possibile e con il minor coinvolgimento emotivo e sensoriale: com’estrarre una coca cola dal frigo e berla d’un fiato, senza nemmeno sentirne il sapore. ___________________

1 PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI” ; RAFFAELLO CORTINA EDITORE .

Guardarsi allo specchio e scoprirsi un mostro.

È quello che capita a molte donne ogni mattina: lo specchio rivela difetti, chili di troppo ed inestetismi che non fanno sentire a proprio agio. Ma cosa succede quando diventa una vera e propria malattia? Si chiama disturbo di dismorfismo corporeo (conosciuto storicamente come dismorfofobia) ed è una vera e propria patologia che distorce totalmente la realtà. I soggetti affetti da questa patologia si guardano allo specchio e vedono un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà: testa deforme, occhi e naso storti e altro ancora. Insomma, chi soffre di dismorfofobia vive e si vede come se fosse un mostro. (pagine mediche.it)

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Octavia Thurina Minor

Ottavia, molto più bella di Cleopatra, aveva tutte le virtù, il fascino e le capacità necessarie per guadagnarsi l'affetto delle persone, ed avere una forte influenza sul marito e sul fratello. Ottaviano, che si chiamerà poi Augusto e sarà imperatore di Roma, era molto legato alla sorella, tanto che le dedicò un'importante costruzione di Roma, il Portico di Ottavia, in cui spesso si riuniva il Senato. Figlia di Gaio Ottavio e della sua seconda moglie Azia minore. La figlia di primo letto del padre era la sorellastra Ottavia maggiore. Da parte materna era parente di Gaio Giulio Cesare, zio di Azia. Prima del 54 a.C., Ottavia sposò Gaio Claudio Marcello minore, console nel 50 a.C.. Il marito di Ottavia apparteneva alla gens patrizia dei Claudii, discendendo da quel Marco Claudio Marcello che aveva combattuto nella Seconda guerra punica. Nel 54 a.C., Gneo Pompeo Magno, uno degli uomini più potenti di Roma, aveva perso la moglie Giulia, figlia di Cesare. Lo zio di Azia, volendo mantenere dei legami familiari con l'influente Pompeo, gli propose di sposare Ottavia, dopo che questa avesse divorziato da Marcello. Pompeo rifiutò, e Marcello rimase marito di Ottavia e grande oppositore di Cesare, che osteggiò durante l'anno del consolato. Quando Cesare sconfisse gli oppositori nella battaglia di Farsalo, Marcello, che pur osteggiando Cesare non lo aveva combattuto, ottenne il perdono del nuovo signore di Roma, e continuò a vivere tranquillamente a Roma con la famiglia. Marcello e Ottavia ebbero tre figli: Claudia Marcella maggiore, Claudia Marcella minore e Marco Claudio Marcello. Alla fine del 41 a.C. Marcello morì, lasciando Ottavia incinta; quasi contemporaneamente, all'inizio del 40 a.C., anche Marco Antonio divenne vedovo, perdendo Fulvia, che gli aveva dato due figli. Poiché Antonio e Ottaviano si erano recentemente riappacificati dopo essersi combattuti, decisero di saldare il proprio legame con un matrimonio: fu così che per motivi politici, Ottavia sposò Antonio, non prima che il Senato romano legiferasse per permetterle di sposarsi incinta. Il matrimonio riuscì ad ottenere i risultati sperati: non solo Antonio rimase lontano da Cleopatra, ma, quando nel 36 a.C. Ottaviano e Antonio entrarono in contrasto, Ottavia riuscì a far riconciliare il marito col fratello. Ottavia curò l'educazione dei figli avuti da Marcello, dei figli di Antonio, e dei due figli che ebbe dal secondo marito, Antonia maggiore e Antonia minore. Quando però ebbe l'occasione di recarsi in oriente, per condurre una campagna contro i Parti, Antonio non si fece sfuggire l'opportunità di abbandonare la moglie, della qauale si era stancato, e di tornare da Cleopatra, che aveva già conosciuto nel 41 a.C. e da cui aveva avuto due gemelli. Ottavia tentò allora di riconciliarsi col marito. Si mise in viaggio nel 35 a.C. col denaro e le truppe che intendeva consegnare ad Antonio per la sua campagna contro Artavasde di Armenia, ma Antonio le mandò incontro dei messi ad Atene, che le chiesero di tornare indietro; Ottavia consegnò loro le truppe e il denaro per Antonio e ritornò in Italia. Secondo alcune testimonianze, fu Ottaviano a fornirle le truppe per Antonio: aveva già previsto la risposta del suo collega triumviro, e intendeva utilizzarla per giustificare una eventuale guerra contro di lui. Quando Ottavia tornò a Roma, Ottaviano le propose di lasciare la casa di Antonio e di recarsi a vivere con lui, ma Ottavia rifiutò la proposta del fratello, rimanendo fedele al marito, anche quando scoppiò la guerra tra Antonio e Ottaviano. Il matrimonio tra Ottavia e Antonio finì nel 32 a.C., quando Antonio inviò alla moglie una lettera di divorzio. Dopo la morte di Antonio, Ottavia continuò ad avere cura dei suoi figli, sia quelli avuti da Fulvia (Iullo Antonio, il fratello Marco Antonio Antillo, era stato giustiziato da Ottaviano nel 31 a.C.), sia quelli avuti da Cleopatra (Alessandro Helios, Cleopatra Selene e Tolomeo Filadelfo). Il figlio di Ottavia e Marcello, Marco Claudio Marcello, fu adottato da Augusto come suo erede, ma morì prematuramente nel 23 a.C.: Ottavia gli dedicò la Biblioteca di Marcello, mentre Augusto fece edificare il Teatro di Marcello in suo onore. Secondo Elio Donato, Virgilio declamò alla presenza di Ottavia ed Augusto i versi del sesto libro dell'Eneide, in cui vi erano dei versi dedicati a Marcello: quando giunse al verso 884, «Tu sarai Marcello», Ottavia svenne; dopo essere stata rianimata con difficoltà, concesse al poeta diecimila sesterzi per ogni verso per il figlio. Ottavia morì nell' 11 a.C.; l'orazione funebre fu pronunciata da Augusto, mentre i suoi generi trasportarono il suo feretro alla sua tomba. Il Senato decretò che le fossero conferiti molteplici onori, ma la maggior parte di questi furono declinati da Augusto.

DOCUMENTA LATINA http://www.vatican.va/latin/latin_index.html

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II TT RR AA GG II CC II GG RR EE CC II A cura di Franco Pastore

ll teatro tragico, per i Greci, era una rappresentazione drammatica dell'esistenza, ma soprattutto "realtà poetica" della polis. Sommi artefici della straordinaria produzione tragica furono Eschilo, Sofocle ed Euripide, che in modo differente interpretarono la coscienza religiosa e la gloria di cui viveva Atene, mettendo a nudo le ansie e le miserie del popolo greco e rappresentando tutta l'anima e lo spirito di una civiltà. Il motivo della tragedia greca è lo stesso dell'epica, cioè il mito, ma dal punto di vista della comunicazione essa sviluppa mezzi del tutto nuovi: il mythos (µύθος, racconto) si fonde con l'azione, cioè con la rappresentazione diretta (δρᾶµα, dramma, deriva da δρὰω, agire), in cui il pubblico vede con i propri occhi i personaggi che compaiono come entità distinte che agiscono autonomamente sulla scena (σκηνή, in origine il tendone dei banchetti), provvisti ciascuno di una propria dimensione psicologica. Rimangono, però, molti punti oscuri sull'origine della tragedia, a partire dall'etimologia stessa della parola trago (i)día (τραγῳδία): si distinguono in essa le radici di τράγος "capro" e ᾄδω "cantare", quindi il "canto del capro", forse in riferimento al capretto consegnato in premio al vincitore della competizione tragica.

EURIPIDE (Εὐριπίδης) Nacque, secondo la tradizione, a Salamina lo stesso giorno in cui avvenne la famosa bat- taglia, (480 a.C.) da una famiglia ateniese rifugiata sull'isola per sfuggire ai Persiani. Il suo nome verrebbe dall'Euripe, il canale dove si svolse la battaglia. Aristofane suggerisce a più riprese nelle sue commedie la bassa estrazione sociale del poeta, confermata da Teofrasto contemporaneo di Socrate e suo amico. Si propose pubblicamente come tragediografo, a partire dal 455 a.C.. La sua prima opera, Peliadi, ottenne il terzo premio. Divenne presto popolare. Compose: La Medea, l’ Andromaca, l’Ecuba, l’Alcesti, le Supplici, l’Eracle, Le Troiane, L’ Elettra, l’Ifige-nia in Tauride, l’Elena, Ione, Fenicie, l’ Oreste, l’ Ifigenia in Aulide, le Baccanti, Il Ciclope e Reso. Morì a Pella, il 406 a.C.. Le Troiane ( Τρώαδες )

Rappresentata intorno al 415 a.C.

Ambientazione: Troia Antagonista: Elena Protagonista: Ecuba, Andromaca Personaggio d’aiuto: ---

Dopo una lunga guerra, la città di Troia, è caduta. I troiani sono stati uccisi e le loro donne devono essere assegnate come schiave ai vincitori. Cassandra viene data ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo e Ecuba ad Odisseo. Cassandra predice le disgrazie che attenderanno lei stessa e il suo nuovo padrone una volta tornati in Grecia ed il lungo viaggio, che Odisseo dovrà subire prima di rivedere Itaca. Andromaca subisce una sorte ancor più terribile, poiché i greci decidono di precipitare il figlio che aveva avuto da Ettore dalle mura di Troia, per evitare che un giorno Astianatte possa vendicare il padre e per porre fine alla stirpe troiana. Ecuba ed Elena si sfidano in una sorta di agone giudiziario, per stabilire le responsabilità dello scoppio della guerra. Elena si difende ricordando il giudizio di Paride e l’intervento di Afrodite, ma Ecuba svela infine la colpevole responsabilità della donna, fuggita con Paride, perché attratta dal lusso e dall’adulterio. Alla fine, il corpicino di Astianatte viene riconsegnato ad Ecuba per il rito funebre, e mentre Troia viene data alle fiamme, le prigioniere vengono portate via mentre salutano per l’ultima volta la loro città. Sinossi : L'opera fu messa in scena nell'ambito di una trilogia, legata alla guerra di Troia, di cui faceva-no parte le tragedie Alessandro e Palamede (oggi perdute). Alla fine della trilogia fu rappresentato anche Sisifo, un dramma satiresco anch'esso perduto. Troia è caduta, gli uomini sono stati uccisi e alle donne troiane si apre la prospettiva di trascorrere nella schiavitù il resto dei loro giorni. Tutto è già avvenuto e restano i morti e il dolore dei sopravvissuti. È evidente la centralità del punto di vista dei vinti: questo tipo di prospettiva, già adottato nei Persiani, evidenzia la disperazione dei vinti, con il fine di gettare luce sulle sofferenze portate dai conflitti armati. Di qui, un evidente antimilitarismo. In tutto il dramma, la presenza viva ed acuta del dolore si congiunge con la convinzione dell'eroicità della sventura di fronte alla vittoria dei distruttori; una vittoria apparente, poiché ognuna delle protagoniste reagisce, a proprio modo, alla tremenda sventura che le ha colpite. I vincitori, invece, che sono poi alcuni dei più grandi eroi della mitologia greca, si comportano solo come insensati aguzzini, capaci della più bruta barbarie senza la minima remora. Le donne troiane insomma hanno perso tutto, ma non la loro dignità umana, che invece gli spietati soldati greci sembrano non aver mai posseduto.

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OMAGGIO AD UN GRANDE POETA

E.A. Mario Nacque da una modesta famiglia di Pellezzano (SA), in un basso di Vico Tutti i Santi. Il padre, Michele Gaeta, era barbiere e la madre, Maria della Monica, una casalinga. Il retrobottega della barberia era tutta la loro casa: un locale dove vivevano lui, il fratello Ciccillo, le sorelle Agata e Anna, la madre ed il padre. In altre due piccole stanzette,invece, erano sistemati tre zie ed uno zio Quando aveva circa dieci, undici anni, un giorno capitò che, un posteggiatore, entrato nel negozio di barbiere del padre, per radersi o per farsi tagliare i capelli, dimenticò un mandolino sulla sedia e, fu proprio con quello strumento, strimpellando piano piano, giorno dopo giorno, che imparò ad usarlo ed a tirare poi fuori tante bellissime melodie. . In gioventù riuscì persino ad iscriversi all'Istituto nautico ma, non potendo il padre sostenerlo negli studi, poiché le tasse risultavano troppo impegnative per la modesta economia familiare, non poté mai diventare capitano di lungo corso. Suonava bene il mandolino ed imparò la musica grazie ad una pubblicazione settimanale della Casa Editrice Sonzogno, "La musica senza maestro".. Nel 1919,dopo un breve fidanzamento, si sposò con Adelina, figlia di una famosa attrice dell'epoca, Leonilde Gaglianone. Dal loro matrimonio nacquero Delia, Italia e Bruna. Nella sua giovinezza fu molto benvoluto da Eduardo Scarpetta, padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Collaborò con il massimo editore napoletano dell'epoca; Ferdinando Bideri, che fu editore anche di Gabriele D'Annunzio. Non divenne mai ricco ed agiato poiché, per curare una grave malattia della moglie e provvedere al sostentamento della famiglia, fu costretto a vendere i diritti di tutte le sue canzoni ad una casa editrice di Milano. Molti lo chiamavano "Maestro" ma egli si scherniva, dicendo di non esserlo. Giovanissimo si impiegò nelle Regie Poste Italiane a Napoli, lavorando negli uffici di Palazzo Gravina, zona di Monteoliveto, vecchia sede delle Poste Napoletane, dove già un tempo - alcuni anni prima di lui – aveva lavorato come telegrafista un'altra grande scrittrice napoletana, Matilde Serao. Gaeta fu assegnato allo sportello delle raccomandate e dei vaglia, dove, dopo poco tempo, fece un incontro fortunato. Un giorno, rico-nobbe davanti a lui, avendone letto il cognome come mittente di una raccomandata, il musicista Raffaele Segrè, noto compositore di canzonette dell'epoca.Con la sfrontatezza e la sincerità propria del suo carattere e della sua giovanissima età ebbe a dirgli: "Maestro,le vostre musiche sono bellissime ma i testi sono tante papucchielle!".Il mu- sicista, risentito, stava quasi per rispondergli in malo modo ma le molte persone presenti ed i colleghi del poeta, che già lo conoscevano molto bene, gli fecero capire che il ragazzo era molto bravo poeticamente: " Professò, chisto è uno ca 'e poesia se ne intende!". Il Segrè allora, preso da un'istintiva simpatia, gli lanciò una sfida: "Facimme 'na cosa, scrivetemi voi un testo, una poesia ed io, se sarà bella, ve la musicherò!".Fu così che nacque la sua prima canzone in dialetto napoletano, "Cara mamma", pubblicata dalla Casa editrice Ricordi. La sua attività di Poeta iniziò nel 1902 a Genova ed a Bergamo. A Genova conobbe Alessandro Sacheri, giornalista e redattore capo del "Il Lavoro" che, resosi conto del valore del giovanotto (aveva diciotto anni), gli diede il suo primo lavoro da giornalista. Il giovane talento scelse di utilizzare lo pseudonimo di "Hermes. Grazie ad un cultura eclettica, che si era costruito leggendo tantissimo, era in grado di scrivere articoli su vari argomenti, che poi pubblicava in diversi giornali. Fu una persona di grande cultura musicale e letteraria. La sua generosità e la grande disponibilità, sempre disinteressata, verso gli altri, il suo carattere e la sua sensibilità, lo resero oggetto di grande stima e di profondo affetto, da parte di tutti coloro che ebbero modo di frequentarlo. In molti cercarono d'imitarlo, ma il talento poetico e musicale non s'improvvisa.Anche il grande Totò, agli inizi della sua carriera, nel tentativo di cambiare genere di spettacolo, scrisse e recitò "Vicoli", una parodia della canzone "Vipera" di E.A. Mario. Nutriva in quel periodo, una grande ammirazione per il Carducci e per Mazzini, ai quali spesso dedicava i suoi versi. Una delle sue prime composizioni in lingua, nel 1905, fu proprio la sua Canzone a Mazzini, con prefazione della poetessa veneta Vittoria Aganoor Pompilj, un poemetto di 999 novenari, che gli procurò anche un “amichevole richiamo” da Mario Rapisardi, appassionato mazziniano. Ciò però non lo distolse dal desiderio di portare la prima copia del suo lavoro, direttamente sulla tomba di Mazzini a Staglieno. Nel 1904, Giovanni Gaeta, che agli inizi della sua carriera, era solito firmare i suoi lavori con il suo vero nome, adottò per la prima volta lo pseudonimo di E.A. Mario, che gli avrebbe poi portato tanta fortuna, facendolo diventare famoso in tutto il mondo con le sue canzoni. Il suo nome d'arte E.A. Mario, è la composizione di varie scelte. “E” deriva dal suo primo pseudonimo Ermes, “A” fu scelto come segno di riconoscimento e stima verso Alessandro Sacheri, giornalista e scrittore, suo amico fraterno, e caporedattore del giornale Il Lavoro di Genova, che gli pubblicò i primi lavori di scrittore. sul fronte veneto. Mario stava ad indicare il patriota Alberto Mario, che fu suo idolo nella giovinezza, trascorsa con grande passione Mazziniana. La leggenda del Piave solo per caso non divenne l'inno nazionale italiano definitivo. esclusa la Commenda in oro che gli aveva consegnato il re Vittorio Emanuele ed i gemelli in oro donati dall'ex re Umberto II, in occasione del suo settantesimo compleanno. Questi cimeli sono attual- mente conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Lucchesi Palli, nella sala a lui intitolata e dedicata. Solo perché ad Alcide De Gasperi, che l' aveva convocato a Roma, per chiedergli di scrivere l' inno ufficiale per la Democrazia Cristiana, facendogli intendere che avrebbe, con grande piacere, appoggiato la candidatura della sua canzone, nella scelta dell'inno della Patria, E.A. Mario rispose che non se la sentiva, perché non scriveva su commissione ma solo con il cuore. Alcide De Gasperi ci rimase molto male e, all'occasione, non fece avanzare la candidatura della Leggenda del Piave. Egli volle rendere un tributo alla Patria: di tutte le medaglie che aveva ricevuto dai comuni interessati, le prime cento le donò "alla Patria", assieme alle fedi nuziali, nel novembre del 1941.

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Le altre che gli restarono furono poi rubate dopo la sua morte, nel maggio 1974 nella casa di una delle figlie. Nel 1918, nella notte del 23 giugno, poco dopo il termine della battaglia del solstizio, in seguito alla resistenza, la riscossa e la vittoria italiana sul Piave, scrisse di getto i versi e la musica de La leggenda del Piave, che gli procurò subito una grande notorietà. La canzone fu non a torto considerata l'inno nazionale italiano, poiché esprimeva la rabbia e l'amarezza per la disfatta di Caporetto e l'orgoglio per la grande riscossa e la vittoria. Per la cronaca, La leggenda del Piave è stata riproposta come inno nazionale il 21 luglio del 2008 da Umberto Bossi. Scrisse oltre 2.000 canzoni, musicandone una gran parte; scrisse saggi storici, novelle, poesie, canzoni. Incisioni famose di sue canzoni sono, le interpretazioni di Santa Lucia luntana di Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Franco Ricci, Gilda Mignonette, Francesco Albanese, registrate sui vecchi supporti in vinile a 78 giri. In seguito molte delle sue canzoni più famose, furono registrate ed interpretate dai più grandi tenori di tutti i tempi, quali, tra gli altri; Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco, José Carreras, Plácido Domingo, fino al grande Luciano Pavarotti. La famosa canzone Tammuriata nera, della quale E.A. Mario compose la musica, nacque da una circostanza assai curiosa avvenuta nel 1945. Edoardo Nicolardi, amico di E.A. Mario, nonché dirigente amministrativo del famoso ospedale napoletano Loreto Mare, un giorno vide un particolare trambusto nel reparto maternità. Ciò che suscitò tanta meraviglia fu una ragazza napoletana che aveva partorito un bambino di colore. Il caso però non rimase isolato, vi furono altre ragazza che partorirono bambini frutto di relazioni con soldati afro-americani. Quando la sera i due amici si ritrovarono a casa di E. A. Mario, (i due, oltre che essere amici e colleghi, stavano per diventare anche consuoceri, poiché Italia terza figlia di E.A.Mario, doveva di lì a poco sposare Ottavio, figlio del Nicolardi), si resero subito conto della svolta epocale che quel fatto rappresentava ed E.A.Mario esclamò commosso: "È 'na mamma curaggiosa! È 'na mamma chiena 'e core! Edua', facimmo 'sta canzone!". E fu così che sull'onda della commozione, con spirito partenopeo, sull'immediatezza dei versi del Nicolardi, dettati di getto, e l'istintiva melodia di E.A. Mario, nacque quella canzone che è diventata poi, famosa in tutto il mondo. Nel 1922, il re Vittorio Emanuele espresse il desiderio di conoscerlo, avendo avuto modo di ascoltare per la prima volta La leggenda del Piave, in occasione dell'arrivo al Vittoriano, a Roma, della salma del Milite Ignoto.E fu in quella occasione che il Re, entusiasta, chiese chi fosse l'autore e lo convocò al Quirinale.Saputo che l'autore era un impiegato delle Regie Poste Italiane, diede l'incarico al ministro delle Poste Giuffrida, che con orgoglioso interessamento lo fece cercare. Il poeta si presentò al Quirinale, al cospetto del Re che gli conferì personalmente l'onorificenza insignendolo della Commenda della Corona, assieme alla sua ammirazione ed a parole di lode. Un ministro gli disse che la sua canzone era servita a dare coraggio ai nostri soldati più di un qualsiasi pur bravo generale. Quando per strada incontrava dei soldati, questi gli facevano il saluto militare. A Santacroce del Montello (TV), il carillon del campanile, suona ancora oggi, ad ogni mezzogiorno, le note de La leggenda del Piave. L'ultima sua abitazione, in fitto, fu quella del Viale Elena, oggi Viale Antonio Gramsci, dove poi morì, il 24 giugno 1961, giorno del suo onomastico. Aveva settantasette anni. A ricordarlo vi è affissa una lapide.

TAMBURRIATA NERA

Io nun capisco, ê vvote,che succede e chello ca se vede, nun se crede! nun se crede! E' nato nu criaturo niro, niro... e 'a mamma 'o chiamma Giro, sissignore, 'o chiamma Giro... Séh! gira e vota, séh... Séh! vota e gira, séh... Ca tu 'o chiamme Ciccio o 'Ntuono, ca tu 'o chiamme Peppe o Giro, chillo, o fatto, è niro, niro, niro, niro comm'a che!... 'O contano 'e ccummare chist'affare "Sti fatte nun só' rare, se ne contano a migliara! A 'e vvote basta sulo na guardata, e 'a femmena è restata, sott''a botta, 'mpressiunata...": Séh! na guardata, séh... Séh! na 'mpressione, séh... Va' truvanno mo chi è stato ch'ha cugliuto buono 'o tiro: chillo, 'o fatto, è niro, niro, niro, niro comm'a che!... Ha ditto 'o parulano: "Embè parlammo, pecché, si raggiunammo, chistu fatto nce 'o spiegammo! …

LA CANZONE DEL PIAV E

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera! Muti passaron quella notte i fanti, tacere bisognava e andare avanti. S'udiva intanto dalle amate sponde sommesso e lieve il tripudiar de l'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero. il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!" Ma in una notte triste si parlò di tradimento e il Piave udiva l'ira e lo sgomento Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto, per l'onta consumata a Caporetto. Profughi ovunque dai lontani monti, venivano a gremir tutti i ponti. S'udiva allor dalle violate sponde sommesso e triste il mormorio de l'onde Come un singhiozzo in quell'autunno nero, il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!". [… ]

AL MILITE IGNOTO

Il Carso era una prora, prora d'Italia volta all'avvenire, col motto in cima: Vincere o morire. E intorno a quella prora si moriva, quando alla nave arrise la vittoria; e il nome d'ogni fante, che periva, passava all'albo bronzeo della storia. Soldato ignoto, e tu, sperduto fra i meandri del destino, mucchio senza piastrino, Eroe senza medaglia, il nome tuo non esisteva più.Finita la battaglia, fu chiesto inutilmente; nessun per te rispose allor: Presente! La gloria era un abisso, che si stendeva dallo Stelvio al mare, ma l'occhio ardente e fisso non si distolse: si dovea passare... E la chiodata scarpa vi passava, tritò l'impervio Carso, a roccia a roccia, e il Piave sacro nemico tratto a goccia a goccia […]

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L’ANGOLO DELLA TENEREZZA

(Dalla raccolta “Le tue labbra” – Ediz. Andropos in the world - Sa 2009)

COME IL SOLE AL TRAMONTOCOME IL SOLE AL TRAMONTOCOME IL SOLE AL TRAMONTOCOME IL SOLE AL TRAMONTO

Perché questa maschera di rughe spietate, sul viso, mi stravolge il sorriso? Una voce profonda, senza note di gioia, come il sole al tramonto, tra tristezza e la noia, non ha voglia di dire, di parlare d’amore?

APPROFONDIMENTI LINGUISTICI:

Sinestesìa - dal greco σύν,’insieme' e 'αιστήνεσται, percepire', è un procedimento retorico che consiste nell'associare, all'interno di un'unica immagine, sostantivi e aggettivi appartenenti a sfere sensoriali diverse, che in un rapporto di reciproche interferenze danno origine a un'immagine vividamente inedita. Ad esempio:

� colore caldo (l'impressione visiva è unita a quella tattile); � voce chiara (l'impressione acustica è unita a quella visiva); � musica dolce (l'impressione acustica è accostata a quella gustativa).

Un simile procedimento, non estraneo alla poesia antica, diviene particolarmente frequente con i poeti simbolisti e costituisce, poi, uno stilema tipico dell'area ermetica della poesia italiana del Novecento. Tra gli innumerevoli esempi che si potrebbero addurre, basti il celebre 'urlo nero della madre' di S. Quasimodo (Alle Fronde dei Salici), in cui due sensazioni diverse, che interessano, la prima (urlo), il campo sensoriale dell'udito, la seconda (nero), quello della vista, si fondono in un'immagine, che suggerisce l'idea d’angoscia, di disperazione e di paura, creando un’atmosfera cupamente drammatica. Altri esempi tipici sono:

� a poco a poco mi ripigneva là dove 'l sol tace . (Dante, Commedia, Inferno, canto I) � Il divino del pian silenzio verde (Giosuè Carducci, il bove) � riso amaro; � voce graffiante; � ghiaccio bollente, nella celebre canzone dal titolo analogo.

____________ N.B. - La sinestesia è anche un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una "contaminazione" dei sensi nella percezione: Es. odore-sapore; udito – olfatto; ecc

Quante fitte nel cuore, tra sconforto e vergogna, d’esser solo passato, che non vive, né sogna, solo tempo ch’è andato. Una bimba, guardando quella maschera grigia tra il collo e l’orecchio, grida forte :-C’è un vecchio, che piange come fosse un bambino, sembra, mamma, un piccino che ha bisogno d’amore!- -Ma non c’è la sua mamma, è un vecchio che muore!-

Franco Pastore

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IL RACCONTO DEL MESE : NON ERA UN CASO

Vai avanti per una intera esistenza senza interessarti minimamente di ciò c’è al di là della vita. La morte sembra quasi un problema di altri, tanto che chiudiamo ermeticamente le porte della nostra comprensione ai numerosi interrogativi che si affacciano, come problematiche di una nuova filosofia. Devi misurare e toccare con mano tutta la tua fragilità e la vacuità delle cose e degli eventi umani, per iniziare a porti le prime domande sul destino dell’uomo dopo la morte. Forse perché quando si è giovani ci si crede immortali, o forse perché è il dolore a maturarti in tal senso, mentre la morte medesima incomincia a girarti intorno, togliendoti, una ad una, tutte le persone più care.Quando sei diventato un povero orfano ed incominci già ad intuire le ombre della tua sera, allora la vita diventa un bene prezioso ed i giorni li apprezzi tutti, con i suoi momenti belli e le sue cose tristi, in una strana altalena, che continueresti all’infinito. E’ allora che ti accorgi veramente che appartieni ad un universo di cose care, ad un macrocosmo che vive con te e del quale tu fai parte in modo indissolubile; una sorta di fratellanza, cementata, dal dolore e dalla morte. Sono queste considerazioni che mi portano a credere fermamente nelle cose che sto scrivendo e che vado a raccontare così come si sono verificate, senza aggiungere elementi fantastici o comunque frutto di fantasia.Entrai nel locale angusto, subito dopo la sua proprietaria e mi sedei su di una poltroncina verde scuro, predisponendomi all’ascolto. La mia ospite, una giovine donna sui vent’anni, mamma da poco, si sedette al mio fianco e mi chiese se fossi un cattolico e se credessi nella vita oltre la morte. Quando seppe che credevo senza alcuna remora, allora, con gli occhi umidi Filomena, cosi si chiamava, iniziò a parlare ed io presi nota nella mia mente, di ogni suo pensiero. “ Conobbi Annarita all’età di quattordici anni, quando andai da lei per apprendere l’arte della parruc-chiera. Fu così che per quattro anni fu la mia insegnante e da lei appresi tutte le abilità necessarie per esercitare un lavoro così delicato ed impegnativo. Mi insegnò ad esempio che per avere buoni risultati occorre innanzitutto usare buoni prodotti, così come non ci si può cullare sui risultati raggiunti, occorre aggiornarsi continuamente, per poter rispondere in modo adeguato a tutte le esigenze delle clienti. Avevo diciannove anni, quando lasciai la parruccheria della mia insegnante, per avventurarmi in un lavoro tutto mio ed una mia clientela. Ciò nonostante, continuai ad avvantaggiandomi dei consigli e della sua esperienza. Nella sua grande bontà, mi indirizzò parte della sua clientela, permettendomi quei guadagni che recuperarono la mia indipendenza dalla famiglia e da mio padre. Poi, l’incidente mortale e fu la fine della sua vita terrena e l’inizio di un qualcosa di incredibile, che sfida le leggi della ragione ed induce a riflettere seriamente sulla vita e sul suo significato più profondo. Ebbene, nemmeno la morte fisica interruppe il nostro rapporto e continuò ad essere presente nella mia esistenza comunicando con me durante i sogni , dapprima, poi anche da sveglia, in modo tangibile e stravolgente. Ed ecco come lei stessa mi ha raccontato i suoi ultimi istanti di vita: “ Avevo salutato tutti, quando fui raggiunta da Rosaria: - Anche se le cose sono cambiate fra di noi, non puoi farmi stare in pensiero con quel catorcio di macchina che ti ritrovi, tieni le chiavi della mia auto, è vecchiotta, ma va che è un piacere!- Essendomi già rifiutata di dormire a casa sua, acconsentii e le sorrisi conciliante. Ero molto stanca e non avevo alcuna voglia di discutere alle due di notte. La serata, come avevo previsto, era stata un disastro, ma dovevo andare per Lui, per tutto quello che aveva rappresentato per me, fino a quel momento. L’aria fresca del mattino era piacevole, ma nulla poteva contro quel cerchio alla testa che mi intontiva. Quella festa di compleanno si era protratta oltre ogni previsione e mi sentivo stranamente triste, come se quel mondo, che aveva lentamente sostituito quello delle mie radici, non mi appartenesse più. Pensai per un attimo ai miei genitori, ai miei fratelli, al mio lavoro, così intenso e ricco di relazioni, di amicizie, di affetti sinceri e non mi dispiacque, minimamente, allontanarmi da quel falso diverticolo, che mi aveva fagocitato. La portiera della vecchia Renault si aprì senza alcuna difficoltà e mi accomodai pesantemente alla guida, dopo di aver lanciato sul sedile destro la borsa ed un pacchettino che mi aveva dato Alfonso. Avrei voluto già essere a letto. Partii di gran carriera ed al mercato ortofrutticolo di Pagani, girai a destra per S. Valentino. A quell’ora la strada non era affatto trafficata, a parte qualche camion, diretto al deposito per la sosta notturna. Mi sentivo lo stomaco in disordine, avevo fumato troppo. Quel giorno avevo lavorato fino a tardi e gli occhi mi si chiudevano per la stanchezza. Come Dio volle, raggiunsi via Zeccagnuolo, ancora poche centinaia di metri ed avrei raggiunto casa. Camminavo al centro della larga strada asfaltata e vedevo già le luci del mio paese, quando incrociai una grossa moto che sembrò venirmi addosso. Il raggio potente del faro mi abbagliò e cercai di sterzare sulla destra. Fu un attimo. Per la velocità eccessiva, persi il controllo della macchina e l’impatto fu inevitabile: l’auto prese in pieno il guardrail e fui scaraventata contro il metallo contorto, mentre la macchina continuò la sua corsa folle, schiantandosi contro il muro di cemento di un grosso deposito sulla sinistra. Continuavo a vedere le luci del mio paese, ma vedevo pure il mio povero corpo martoriato. Invano il custode accorse, con l’intento di soccorrermi, ma l’anima era già libera, con l’ultimo sussulto. E pensare che lì a due passi vi era la mia famiglia, che bel regalo di compleanno avevo fatto a mia madre. Rimasi delle ore lì per terra, ma nessuno si fermò. Alla fine, furono i carabinieri ad occuparsi, pieto-samente, dei miei resti.

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Seguii il mio corpo fino a Sarno dove, al pronto soccorso, mi accomodarono su di un tavolo, per il medico legale. Una giovane infermiera, quando si accorse del taglio sull’occhio destro e delle arterie del braccio, che colavano quel poco del sangue, che era ancora rimasto, svenne. Volevo andar via, ma ero ancora misteriosamente legata a quelle povere spoglie. Fu allora che sentii la voce dei miei fratelli e li vidi, nel corridoio poco illuminato, erano pallidi ed agitati. Mio padre era con loro, povero papà! Zoppicava ancora per l’intervento al ginocchio e sembrava più sofferente che mai. Pasquale piangeva come un bambino; era buono il mio Pasquale e mi voleva tanto bene. Fortunatamente mia madre non era con loro, non avrei sopportato il suo dolore. Cercai di chiamarli, di rassicurarli, ma non mi sentivano, né mi vedevano; come li avrei stretti con piacere tra le mie braccia! Speriamo che lassù si decidano in fretta! Pensai rapidamente, non mi piaceva attendere in quel posto squallido. Ma il peggio doveva ancora venire. Sentii, poco dopo, il pianto disperato di Angela, ma non la fecero entrare ed andò via senza che la vedessi. Solo più tardi, si aprì la porta e la rividi la mia sorellina, sempre disponibile ed ingenua come una bambina. Quanto dolore era sul suo viso. Aveva fatto l’impossibile per raggiungermi. Scoprì il mio povero involucro ed ebbe un brivido, ma si fece forza e mi ricompose con amore e dolore. Quante volte avevo pettinato i suoi capelli, ora era lei a rendermi presentabile per l’ultima scena. Fasciò la testa per nascondere il cranio sfondato ed il vuoto dell’occhio, lavò le mie membra dilaniate, nascondendo le ferite con ovatta e bende, poi, da non credere, mi mise l’abito da sposa, coprendomi con un candido velo. Avevo compreso. Lo aveva fatto, perché mia madre potesse guardarmi per l’ultima volta, senza inorridire. Ma quando mamma entrò, implorai Dio di portarmi via. Nel pomeriggio, raggiunsi la casa di mio padre, passando per la piazzetta gremita di compaesani. Alcuni erano sbigottiti, altri silenziosi, ma i più curiosi facevano ipotesi sulle modalità del mio incidente. Certo, per gli habitué del Bar Rosa, sarei stata l’argomento principe per tutta la settimana. Ma le donne di via S. Maria delle Grazie correvano verso la casa di mio padre, per piangere con lui. Ero commossa. L’arrivo di Rosy e Sandra non mi distolse dal pensiero dei miei nipoti. Li consideravo un poco tutti figli miei e me li coccolavo come una seconda mamma. Entrai nella casa di Sandra e stavano tutti lì, più belli e vivaci che mai. La figlia di Rosy era già una signorina, ma tutti, perfino Giuseppe, sembravano più cresciuti. I miei gioielli, che dolore non poter più giocare con loro e viziarli un po’! Fui richiamata dalle urla di mia madre e corsi da lei, era già svenuta ed Angela cercava di rianimarla. Mi avevano sistemata sul letto dei miei genitori, per la veglia funebre e per le visite di cordoglio di parenti e paesani, che vennero compatti a darmi l’estremo saluto. Rividi Rosaria e tutto il gruppo di amici, ma non provavo più alcuna emozione. Quante scelte sbagliate si fanno nella vita! Ma sono quelle che ci maturano e ci rendono consapevoli dei veri valori. A un tratto, scorsi tra la folla il volto di Nicola, il fidanzatino di tanti anni fa. Lo seguii. Entrò nella camera e guardò il mio corpo con l’abito da sposa, piangeva disperatamente. Fu l’unico a baciarmi la mano e, forse, era stato l’unico ad amarmi veramente. Venne il momento dei funerali e, mentre una folla immensa applaudiva la mia bara, una grande luce mi attrasse e volai verso la gloria del Signore”. Il racconto mi commosse e cominciai a singhiozzare nel sonno ma Rita mi riprese: non era il caso di versare lacrime, ora era veramente serena e felice. Pensai che la mia avventura paranormale fosse terminata, ma non fu così, anzi si intensificò, in seguito ad avvenimenti che mi coinvolsero e mi misero letteralmente in crisi. Il signor Giuseppe aveva dato in fitto il negozio di parrucchiera della figlia ad una signora del capoluogo, la quale non si fece scrupolo di chiudere, di li a qualche mese l’attività, adducendo la motivazione che il lavoro non era sufficiente nemmeno a coprire le spese. In realtà, il fine era solo quello di rubare tutto ciò che era stato acquistato con anni di lavoro paziente. Sparirono così creme, sciampi e coloranti costosi, attrezzi di lavoro e tutte quelle cose che avevano costruito la buona nomea ed il prestigio di Annarita. Fu allora che la mia maestra ed amica mi chiese aiuto, insinuandosi nei miei sogni, tenendomi sveglia una notte dopo l’altra, finché non ne potendone più, mi sedei in mezzo al letto e le chiesi esplicitamente a mettersi in contatto con me. Fu allora che sentii i suoi passi nella stanza e compresi che il suo messaggio era imminente. Appena chiusi gli occhi, le sue parole, furono chiare: - Recupera ciò che è stato rubato nel mio negozio! – Mi feci forza e contattai la signora Maria, dicendole dello strano rapporto venutosi a creare con la figlia e, soprattutto le trasmisi il messaggio perentorio di Annarita, finalizzato al recupero delle sue cose. Contrariamente a quanto pensavo, la povera donna non solo mi credé, ma mi chiese di verificare tutto quello che era stato rubato. Entrai nel negozio e provai una fitta al cuore: tutto mi parlava di lei. Risentivo la sua vocina affettuosa e decisa, che m’istruiva e dava consigli preziosi. Non ci volle molto per accorgermi che il locale era stato svuotato di creme, prodotti vari, robot e di ogni altro ben di Dio. Era stato un furto sistematico ed organizzato, come solo uno dello stesso mestiere può fare. Riferii la cosa al padre di Annarita, il quale, sconcertato, mi promise che avrebbe cercato, per la pace della figlia, di recuperare i suoi beni.

- Hai a che fare con una morta! – disse alla parrucchiera ladra, che sosteneva di non aver sottratto nulla.

- Ai morti non la si fa, fai molta attenzione! Ti consiglio di restituire ogni cosa…- La Marilena ebbe paura delle parole dell’uomo e restituì la maggior parte delle cose che aveva sottratto.

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Pensai che ora Annarita si fosse quietata, ma mi sbagliavo. Entrò nei miei sogni con quella furia che ricordavo nei miei anni di apprendistato:

- Ed il robot per la diagnosi del capello? Come hai fatto a non accorgerti che mancava?...- Discutemmo tutta la notte ed al mattino ritornai dal signor Giuseppe, con il nuovo messaggio di Annarita, finalizzato al recupero della macchina. In quello stesso pomeriggio, l’uomo ritornò dalla Marilena:

- Ti avevo detto che ai morti non la si fa! Annarita rivuole il robot per la diagnosi del capello…- le disse con maggiore decisione.

- Quello si è rotto, per questo non l’ho restituito, mi dispiace…- rispose la donna; - Allora, mi farai la cortesia di ricomprarlo e di riportarmela al più presto!-

Dopo qualche giorno, anche quella macchina ritornò al suo posto. Vi fu un lungo periodo di tranquillità ed io ripresi la vita di sempre, senza più i rimproveri del mio fidanzato, che credeva non lo amassi più. Anche Mamma cessò di dire che ero impazzita e che avevo bisogno delle cure di uno psichiatra ed altro. Avevo portato a termine la mia missione, ed i miei sonni ripresero la tranquillità di sempre. Tuttavia, presto scoprii che Annarita non era dello stesso avviso: io ero l’unico contatto col suo universo terreno e non voleva rinunciarci. Ritornò nei miei sogni, e non solo; discorravamo anche di giorno in macchina, quando mi recavo dalle mie clienti:

- Tu dei rilevare il mio negozio…- - Ma non ne ho la forza,non sono come te…- rispondevo accoratamente; - Ti darò io la forza necessaria!- mi rispose con l’aria di chi non avrebbe accettato altri rifiuti. Quando

capii, infine, che alla mia amica mancava il contatto con le sue clienti ed aveva deciso che questo continuasse attraverso di me, mi arresi. Il signor Peppino ed i parenti della mia amica furono felici di affidarmi la parruccheria, e, lentamente, ritornarono tutti i clienti che furono di Annarita, la quale non si limitava più a sporadici consigli, ma sentivo la sua presenza nel locale. Mi abituai anche a questo. Era divenuta il mio angelo custode, forse troppo presente, ma pur sempre attenta e protettiva. Fu il 25 marzo del 2006 che mi venne tangibilmente in sogno. Era seduta sul mio letto e mi toccava la pancia: - Tu sei incinta, è una femmina e tu la chiamerai come me…- mi disse molto semplicemente.

Mi svegliai che ero un bagno di sudore ed ero terrorizzata: Annarita non mi aveva mai mentito. Due giorni dopo, feci il testo di gravidanza e risultai incinta.

Ero spaventata, troppe cose accadute e troppe coincidenze. Avevo paura. Anche quella notte la mia amica venne a trovarmi:

- Non avere timori, ti darò io la forza per superare ogni cosa, ma tu assecondami sempre e ti troverai bene. Da un bacio alla mia mamma!- Portai avanti la gravidanza, con tanta pazienza di tutti, massimamente dell’uomo che, nel frattempo, era diventato mio marito, finché, a novembre, proprio quando ero alla fine della gestazione, una notte, tutto incominciò a girare intorno a me, il letto si muoveva, deliravo e della bava biancastra usciva dalla mia bocca. In ospedale, i medici temevano per la mia vita e quella della mia bambina, ma avevo fede, Annarita non avrebbe permesso che ci succedesse qualcosa ed infatti, il venerdì sette novembre, all’una di notte, di parto cesareo, la mia piccola viene al mondo. - Ecco Annarita, disse il medico, è piccolina ma forte e vivace !- Dissero che era stato un vero miracolo, perché ci davano entrambe per spacciate. A distanza di due anni, la mia bimba continua a crescere magnificamente, se non fosse per la gente, sarei la mamma più felice del mondo: guardano mia figlia come se fosse un fenomeno da baraccone: - E’ Annarita che è ritornata! – ha ipotizzato qualcuno; - E’ la bambina protetta dal cielo! - dicono altri. Ora sono io la parrucchiera del paese, ho rilevato il negozio della mia maestra e servo i suoi clienti, era questo che lei voleva ed io l’ho accontentata. Ora è tranquilla, ma non assente dalla mia vita: entra puntualmente nei miei sogni e mi consiglia, mi da coraggio, trasformandosi da amica e maestra in spirito guida. Altre volte, sento la sua presenza in negozio, come se vigilasse su d i me e sul mio lavoro. Nonostante sia una cattolica convinta, non ho mai creduto negli angeli, e mi sbagliavo, infatti, ho un angelo che mi protegge giorno e notte, mi aiuta nelle difficoltà della vita, che percorre con me, come se appartenessimo ad un’unica dimensione “. Non era un caso quel respiro eterno che avevo sempre percepito oltre i sensi e che, ad ogni aurora, dava un significato alla mia vita, nutrendo d’immensità il mio essere “niente”. (Dalla raccolta “Pazzia d’ammùri” di Franco Pastore)

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LLL AAA DDD OOO NNN NNN AAA NNN EEE LLL LLL AAA LLL EEE TTT TTT EEE RRR AAA TTT UUU RRR AAA a cura d i Franco Pas tore (Andropos)

LARA (D a l r o ma n z o d i B. L. Pasternak )

Yuri Andrèevic Zivago è un giovane medico gli inizi della carriera ed è stato allevato dalla famiglia Gromeko, la cui figlia Tonja è destinata a divenire sua sposa. Tuttavia, durante i suoi studi a Mosca, Yuri conosce e s' innamora di Lara, una ragazza di umili origini, ma di nobili sentimenti. Nella notte di Natale, la giovane ferisce con un colpo di pistola Victor Komarovski l' amante della madre, che ha tentato di farle violenza. Ciò la costrnge a fuggire ed a trovare rifugio presso l'amico Pasa, un corag- gioso rivoluzionario che, da sempre innamorato di lei, le evita la prigione, e Lara, per riconoscenza, lo sposa. E’ l’ epoca della Prima guerra mondiale e Yuri parte per il fronte come medico. Lì ritrova fatalmente Lara che lavora come infermiera,dopo che il marito l’ha lasciata per arruolarsi. Intanto, l'esercito russo, si sgretola ed avvengono diserzioni di massa. Yuri resta a curare i feriti, ma è costretto a ritornare in patria e a dividersi da Lara, perché è scoppiata la Rivoluzione d'Ottobre. Yuri si ricongiunge così a Tonja ed al figlio che ha avuto da lei, ma cade in disgrazia presso i rivoluzionari per le poesie che scrive e, solo grazie all’aiuto del suo fratellastro Yevgraf Živago, che è influente presso i rivoluzionari bolscevici, parte per rifugiarsi con la famiglia nella tenuta di campagna sugli Urali. Durante il viaggio in treno, Yuri viene preso dalle truppe della Rivoluzione e portato dinanzi a Strelnikov, un feroce capo rivoluzionario che altri non è che Pasa, il marito di Lara, che sopravvissuto al fronte si è unito alla fazione bolscevica sotto falso nome. Interrogato da questi, è poi rilasciato e può continuare il viaggio in treno. Yuri si stabilisce nella tenuta sugli Urali e scopre più tardi che in un paesino poco lontano vive anche Lara. I due tornano così a rivedersi ed a vivere la loro relazione mentre in tutta la Russia scoppia la guerra civile. Proprio quando si decide a troncarla perché la moglie Tonja aspetta il secondo figlio, Yuri viene catturato ed arruolato di forza come medico dell'Armata Rossa, mentre si intensificano i combattimenti. Ne fuggirà dopo due anni e tornerà da Lara, venendo a sapere da lei che la sua famiglia è riuscita a riparare clandestinamente in Francia. Ormai Yuri è un disertore, e non gli resta che nascondersi con Lara nella vecchia tenuta sugli Urali. La loro intensa storia sembra scorrere felice, al riparo dagli eventi che stanno sconvolgendo la Russia, ma alla fine fa dinuovo la sua comparsa Komarovski che, unitosi per convenienza al comando bolscevico, fa sapere che Strelnicov è stato ucciso e quindi Lara è ormai senza protezione e un mandato d'arresto è pronto per Yuri per via del contenuto delle sue poesie. Ormai a Lara, che aspetta una figlia da Yuri, non resta che espatriare in Mongolia con Komarovski per salvarsi, mentre Yuri rimarrà lì, perché è troppo orgoglioso per andare con loro. Ormai vecchio, Yuri crederà di intravedere fra la folla moscovita il volto di Lara ed il suo cuore provato non reggerà all’emozione.

Fortemente caratterizzata nella sua individualità, Lara è anzitutto un’astrazione, la quintessenza della femminilità; una forza della natura che diviene simbolo della Madre Russia, ed è proprio questo suo essere un.idea astratta di femminilità a renderla un personaggio quasi inconsistente . Del resto, la tendenza della letteratura russa tradizionale è sempre stata quella di creare una trama maschile: l’eroina è solo un momento della vicenda dell’eroe e per lo più assurge a modello femminile ideale e paradigma di perfezione. E’ questa perfezione che le costringe a un ruolo passivo: quasi dee, impossibilitate ad esprimere la propria vera identità. Lara è trasfigurata dallo sguardo maschile del poeta.Zivago in un modello ideale di donna, che ricorda molto da vicino l’ideale femminile dell’iconografia più tradizionale, che si rassegna mitemente al proprio desti-no, subisce le violenze della vita e prosegue imperterrita per la propria strada, senza mai lasciarsi abbattere. Una sorta di rassegnazione eroica che trascende la realtà e rasenta il mito. Versatile, metamorfica, non si tira mai indietro davanti alla vita, ma si mette sempre, costantemente in gioco, senza temere la sconfitta. Ella è solo un momento del destino di Zivago, non ha vita autonoma e la sua funzione fondamentale è quella di mu-sa ispiratrice del poeta Zivago. Ciononostante, Lara è investita di tali profondi significati da poter essere con-siderata molto più che un semplice complemento del personaggio maschile: protagonista suo malgrado di una tragedia impostale dalla necessità storica, ella è l’epoca storica in cui vive, ed è dunque la storia a tra-scinarla in una serie di straordinarie avventure. L’eroina non sceglie quasi mai, ma lascia che siano i suoi uomini o il destino stesso a decidere per lei. La sua forza è quella di ricominciare sempre da capo, di non lasciarsi abbattere dai colpi del destino, investita com’è di una inesausta energia morale. In questo coraggio d’affrontare l’orrore quotidiano, Lara è come le donne della Petruevskaja, una donna qualunque, le cui frustra-zioni e sconfitte sono quelle di mille altre donne sovietiche.

EPUCANOSTRA [email protected]

BAR DES AMIS Un grazioso locale salenitano in via Posidonia, dove l’espresso di Enzino

apre le porte al mattino.

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PROVERBI E MODI DI DIRE � Avanti picca a godiri ca assai a trimuliari. � A tempu di pira: "zziu Pè! zziu Pè!", fineru i pira , e finì u ziu Pè. � tempu ri caristia, ogni funtana leva a siti. � Acqua cunsigghi e sali, senza spiàti nunn'ha ddari. � Ammuccia, ammuccia, ca tuttu pari.

Esplicatio: Meglio avere poco e goderne che avere tanto e tremare. Nel momento [della raccolta ] delle pere: "zio Peppe! zio Peppe!". Finiscono le pere, e finì zio Peppe. In momento di grave bisogno, ogni fonte d'acqua disseta. Acqua consigli e sale, se non espressamente richiesti, non offrirne (sono preziosi). Nascondi, nascondi, che tutto si vede. Cenni semantici: PICCA: poco, agg.e sost., da una radice fonosimbolica pikk. Derivati: picciòtto, piccino,piccolo. GODIRI: godere, verbo intr. dal latino gaudēre. TEMPU: tempo, sost. maschile dal latino tempu(s). in nap. tiémpo. PIRA: dal greco ΠιρΠιρΠιρΠιρά. La pira funeraria per cremare i cadaveri (cfr..Omero). SITI : sete, sost.femminile, dal latino siti(s) CUNSIGGHI: consiglio, sost. maschile, dal latino consili(um), con evoluz. centrale in g e raddoppio frequentativo. PARI: appare, da apparire. Dal latino pareo-es-ui-paritum-ēre, apparire. AMMUCCIA : ammucciàre, nascondere, transitivo; v. it. merid., dal norm. mucher (fr. mod. se musser), da un *muciare nascondere di origine celtica. Cfr. il rom., umbro, a.tosc. 'mucciare' ". Cf. Salzano ammuccia' 31 "v. intr., rifl., smettere di parlare, deporre la superbia", (a la) ammucciùne 31 " di soppiatto, alla chetichella"; le verbe est lexicalisé par Piccitto, ammucciari "nascondere.", Rohlfs ammucciare, -ari 76 "nascondere [ant. fr. mucer, mucher, fr. mod. musser]". Mérid. ammuccià, ammucciari < a. normanno-picard mucher, variante musser, XIIe s., 'cacher' < lat. lat. pop. *muciàre, d'origine gauloise. Derivati: mucciùni, ammucciùni, ammucciàta. In poesia:

Ammuccia ammuccia ca tuttu pari cu lu guadagnu e cu l'arrubbari. Ammuccia ammuccia ca tuttu pari caru cumpari! "Patrù! Patrù!" Scappa, e unni s'ammuccia u sacchinaru? Ca ormai u scupreru? ...

Centro Artisti Salernitani Premio Internazionale Letterario - Artistico

“La piazzetta” 12a Edizione 2010 - Segreteria del Premio: Pina Sozio

Via EugenioCaterina, 41- 84126 Salerno Tel. 089 792430 – 340 98772936

www.centroartistisalernitani.it - [email protected]

Dora Sirica

I TAMBURANOVA ______

Ermanno Pastore voce e tammorra Nuccia Paolillo

voce e ballo Cristiana Cesarano

voce e ballo Michele Barbato e

Giovanni del Sorbo chitarre

A. Benincasa Bassoacustico

Pasquale Benincasa percussioni

Enrico Battaglia mandolino e violino.

Un

UN INCONTRO FELICE

CON LA MUSICA DELLA NOSTRA

TERRA

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MBUTONZONE

http://www.mbutozone.it/

Nascondi nascondi che tutto si vede Con il guadagno onesto e il rubare. Nascondi nascondi che tutto si vede Caro compare! “Padrone! Padrone!” Scappa, e dove si nasconde il ladruncolo? Che ormai lo hanno scoperto….

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NOVITA’ DAL MONDO

SALUTE: SCARPE DA GINNASTICA DANNOSE PER ARTICOLAZI ONI

Washington, 5 gen . – Le scarpe da ginnastica e da corsa proteggono il piede durante l’attivita’ fisica, ma trasferiscono gli impatti con il suolo alla caviglia, ginocchio ed anca, danneggiando le articolazioni. Lo hanno scoperto gli scienziati dell’Universita’ di Charlottesville, Stati Uniti: “le scarpe da ginnastica applicano una forza sulle articolazioni anche maggiore dei tacchi alti” hanno dichiarato i ricercatori, autori di uno studio pubblicato su PM&R: The journal of injury, function and rehabilitation. Le scarpe da corsa sono al centro di un lungo dibattito con sostenitori della corsa a piedi nudi, giudicata piu’ naturale e meno dannosa per i piedi. “Abbiamo studiato 68 corridori privi di precedenti come ferite e distorsioni. I volontari hanno corso per 20 chilometri alla settimana in scarpe da ginnastica ed a piedi nudi” hanno spiegato i ricercatori. “Abbiamo quindi confrontato i due stili di corsa, e scoperto che quando si corre con le scarpe da ginnastica si aumenta la forza di torsione della caviglia, anca e ginocchio. Questa forza e’ minore se si corre a piedi nudi”. La forza applicata sulle articolazioni e’ paragonabile a quella, calcolata in uno studio precedente, che si subisce indossando i tacchi alti. “La struttura delle scarpe da ginnastica moderne, piene di cuscini e solette, e’ stata disegnata per migliorare la posizione del piede ed e’ diventata uno standard accettato dalle industrie” commentano i ricercatori. “Tuttavia, non ci sono prove scientifiche che questi accorgimenti migliorino la salute del piede dei corridori. Le scarpe da corsa dovrebbero imitare l’effetto di correre a piedi nudi, senza pero’ rinunciare a proteggere il piede”. (AGI)

LA NUOVA PROTESI LIQUIDA INIETTABILE

La ricerca biologica – La R.B. ha recentemente messo a disposizione il bio-alcamid® , un prodotto costituito da una molecola polimerizzante, con il 95% di acqua, stabile nel tempo, sicura e non tossica.Queste caratteristiche consentono di iniettare il bio-alcamid® nello strato sottocutaneo ed ottenere così l'immediato aumento di volume della zona.Il bio-alcamid® grazie alla rapida formazione di una sottile capsula, diventa subito stabile cosicché non si disperde e non si riassorbe, mantenendo l'effetto estetico per anni.Il bio-alcamid® é presente in due preparazioni iniettabili: BODY, forma poco fluida adatta all'immissione di grandi quantità (oltre 10/15 ml) e per regioni a bassa sensibilità (es. i glutei e le gambe); FACE, forma più fluida e modellabile, che richiede un particolare trattamento, adatta all'immissione in piccole o medie quantità (da 0.1 a 10/15 ml) e per regioni a media/alta sensibilità (es. viso,pene).I costi e le attenzioni necessarie sono corrispondenti a quelli di inserimento di una qualunque protesi, di cui il bio-alcamid® , mantiene il grande vantaggio della possibile totale rimozione, ma in più ha il vantaggio di poter essere, aumentato il volume tramite una ulteriore iniezione in tempi successivi

NON TROVA MOGLIE E DECIDE DI SPOSARE UN CUSCINO

Lagos (Nigeria) - Un uomo, Okeke Ikechuku non riuscendo a trovare moglie, ha deciso di convolare a nozze con il proprio cuscino. L’uomo, che sente il bisogno di condividere il proprio letto con qualcuno che lo ami, non riesce a trovare moglie, perché la balbuzie da cui è affetto lo mette fortemente in difficoltà con le ragazze, che non lo prendono “sul serio” e in molti casi lo deridono. Quindi, avendo deciso di sposarsi a tutti i costi, ha pensato che il candidato ideale sia il proprio cuscino: “Dormiamo insieme da 10 anni e ci siamo trovati sempre bene”, ha dichiarato, quando ha comunicato la decisione di passare con lui il resto della vita. Tanto più che, sottolinea Ikechuku, mantenere il cuscino costa molto meno che mantenere una moglie.

PREMIO “ARTISTI CON IL CUORE”

Un premio di poesia inedita fondato da Floriana Vittani, Presidente dell‟Associazione Artisti con il Cuore, che lo promuove.

Per informazioni: [email protected]

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NAPOLI, UNA REGIONE DA SCOPRIRE Ottaviano

Era in epoca romana un praedium Octaviorum, un borgo di case all' inter- no di un vastissimo possedimento appartenente alla gens Octavia,la fami- glia dell’imperatore Augusto. Il territorio fu teatro di una battaglia, tra Lucio Cornelio Silla e l'italico Lucio Cluenzio,del 90 a.C.,durante la guerra socia- le e durante la prima guerra servile,nel 73 a.C.,Spartaco vi sconfisse i due due pretori, Gaio Clodio e Publio Vatinio, inviati contro di lui contro dal Se- nato. Il borgo Octavianum crebbe d’importanza divenendo Municipio e,se- condo alcuni storici, vi sarebbe morto lo stesso imperatore Augusto, in se- guito trasportato a Nola. I resti di epoca romana furono sepolti dalle successive eruzioni del Vesuvio, ma ruderi e tombe sono stati rinvenuti negli scavi in varie parti del paese.Poco prima dell’anno 1000 Octavianum mutò nome e fu chiamato Ottajano (e questo nome durò fino al 1933 quando nel bimillenario di Ottaviano Augusto il governo di allora modificò il nome in Ottaviano). Nel 1085, ospite del barone locale, vi fu in visita papa Gregorio VII, che vi celebrò la messa in una chiesetta (chiesa del Vaglio) situata presso il castello baronale (oggi palazzo Mediceo). Vari Signori e Baroni ebbero in possesso la città. Nel XIII secolo fu in possesso di Tommaso d'Aquino, nonno di san Tommaso d'Aquino, da cui passò, a varie riprese, alle famiglie degli Orsini e dei Cola. Durante il dominio angioino nel 1304 il borgo fu messo a ferro e fuoco da Carlo di Lagonessa per ordine di Carlo II d'Angiò, a causa dell'uccisione di un funzionario regio ("sovrintendente dei boschi") e della sua scorta da parte dei fratelli Giovanni e Roberto de' Marrone insieme a un gruppo di ottajanesi.Tra il 1532 e il 1551 fu feudo di Fabrizio Maramaldo, che l'aveva ottenuto per i servigi prestati a Carlo V. Il feudo venne quindi ceduto ai Gonzaga di Molfetta e da questi, nel 1567 a Bernadetto de' Medici, cugino del granduca Cosimo I e fratello del papa Leone XI. Il feudo, prima signoria e quindi principato, rimase in possesso di questa famiglia fino al 1860 e comprendeva anche gli attuali comuni di Terzigno e di San Giuseppe Vesuviano; tra il 1690 e il 1815 il feudo si allargò fino a comprendere anche gli attuali comuni di Sarno, Striano e Poggiomarino dopo che Giuseppe I de' Medici acquistò dai Barberino il ducato di Sarno diventando così Principe di Ottajano e Duca di Sarno. Della famiglia dei de' Medici fece parte Luigi de' Medici, rappresentante del Regno di Napoli presso il Congresso di Vienna. La città,che da sempre ha subito danni dalle eruzioni vesuviane, in modo particolare fu quasi completamente sepolta dalle ceneri delle eruzioni del Vesuvio del 1631, 1779 e 1906. Secondo William Hamilton, durante la prima e la seconda poco ci mancò che Ottaviano "venisse sepolta come Pompei"; e così anche nella terza, come testimoniò Matilde Serao chiamandola la nuova Pompei, la opulenta Ottajano fu quasi completamente distrutta dalla cenere e dal lapillo. Anche il tetto della Chiesa Madre di San Michele Arcangelo crollò per il peso delle ceneri, fortunatamente senza uccidere nessuno.Ottaviano è diventata tristemente ed immeritatamente famosa, in tempi recenti, per aver dato i natali a Raffaele Cutolo, famoso boss della camorra negli anni Ottanta, che proprio ad Ottaviano aveva il suo bunker, nei pressi del "castello di Ottaviano". Attualmente, però, gli ottavianesi, che da millenni sanno lottare con il furioso e sterminatore Vesuvio, hanno combattuto anche questa immeritata fama e hanno ripreso l'antica strada della legalità ridiventando Città di Pace e di Cultura. Oggi, Ottaviano è un comune della provincia di Napoli di 23.852 abitanti ed è sede del Parco Nazionale del Vesuvio. Esso si estende su una superficie di 19,85 km2, con due isole amministrative nel comune di Nola, le masserie "Cacciabella" e "Nocerino". La sua altezza sul livello del mare varia notevolmente, dai 50 m ai 1.281 m s.l.m..

VVV eeesssuuuvvviii ooowwweeebbb...cccooommm Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, su lla vasta area tra il vulcano ed il mare -

La porta di Capotorre – Villa Angelica – Le torri a ragonesi – Vico Equense -Sorrento e Capri - I Funari – La villanella – Diz.rio torrese – Eros a Pompei.

NOVITA’: Poggiomarino. Scoperte due ville imperiali – Composizioni sul Vesuvio, geopoesie L’incendio vesuviano del 26 aprile del 72 – Il monastero della SS.Trinità di Vico Equense Gita nella valle del Sarno – La lenga turrese – Breve guida archeologica e tanto altro.

www.vesuvioweb.com - [email protected]

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A CURA DI ANDROPOS

Ἐρις (‘Eris ) Identificata dai latini con la greca Eris, è una divinità connessa al culto di Marte del quale era considerata ancella fedele, madre di due terribili figli, Spavento e Terrore. Avendola Giove la scacciata dall' Olimpo,perché seminava zizzania tra gli dei, lei per vendicarsi, giunse perfino a contemplare l’ idea di scagliarei Tita- ni contro gli altri Olimpi, che erano stati tutti invitati, e detronizzare Zeus . Alla fine, scelse una via più subdola per compiere la sua vendetta. Giunta sul luogo in cui si teneva il banchetto nuziale di Peleo e Teti, dal quale era stata esclusa, e fece rotolare una mela d'oro,secondo alcuni presa nel giardi- no delle Esperidi, dichiarando che era destinata "alla più bella " fra le divine con- convitate. La disputa che sorse fra Era, Atena ed Afrodite per l' assegnazione del frutto e del relativo titolo,condusse al giudizio di Paride e in seguito al ratto di Elena che originò la guerra di Troia. Eris era una dea spietata e sanguinaria, animatrice dei conflitti e delle guerre tra gli uomini. Stando a Omero e Quinto Smirneo, Eris era sorella di Ares, e dunque figlia di Era e Zeus. Un altro mito, riportato da Ovidio e dal Primo Mitografo Vaticano, vuole che Eris e Ares siano stati concepiti da Era semplicemente toccando un fiore, senza che la dea giacesse con il divino consorte Zeus.Per Esiodo invece sua madre fu la Notte, che la generò senza bisogno di accoppiarsi, mentre secondo Igino la concepì con Erebo. Appartenente all'era preolimpica, ha come fratelli e sorelle: Moros (il destino avverso), Ker (la morte violenta), Thanatos (la morte), Hypnos (il sonno) e la tribù degli Oneiroi (i sogni), Momos (la colpa), Oizys (la miseria), Nemesi (la vendetta), Apate (l'inganno), Philotes (l'amicizia), Geras (la vecchiaia), i Keres ( i destini fatali), le Esperidi e le Moire filatrici del destino. A questo elenco, Igino aggiunge: Letum (dissoluzione), Continenza, Lysimele (amore), Epifrone (prudenza), Porfirione, Epafo, Petulanza, Eufrosine (benevolenza), Misericordia e Styx (l'odio). Sempre secondo Esiodo, Eris diede alla luce Ponos (travaglio), Lethe (oblio), Limos (fame), Algea (i dolori), Isminai (i combattimenti), Makhai (le battaglie), Fonoi (gli omicidi), Androktasiai (le stragi), Neikea (i litigi), Pseudo-logoi (le bugie), Amfilogie (le dispute), Disnomia (la disobbedienza alle leggi), Ate (errore) ed Horkos (giuramento).

TETTE NUOVE PER SAN VALENTINO

Sempre piu' coppie per San Valentino decidono di regalarsi un appuntamento dal chirurgo plastico: l'intervento piu' richiesto e' l'aumento del seno, una scelta che migliora l'aspetto fisico di lei e, perche' no, nello stesso tempo fa felice anche lui. Con prezzi non proprio modici, ma neanche probitivi: in media dai 5.000 ai 7.000 euro. "Nel periodo di San Valentino ricevo molte richieste di aumento del seno - afferma Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna socio dell'Eafps (European academy of facial plastic surgery) -. Di solito, e' lui che ha deciso di fare un regalo alla sua amata. All'appuntamento si presentano in coppia e lui e' attivamente partecipe alla scelta: insieme decidono la protesi piu' adatta per il nuovo seno e le dimensioni. Si tratta di coppie tra i trenta e i quarant'anni, sposate o conviventi. E' raro che si faccia un regalo cosi' impegnativo alla fidanzata". Nella situazione piu' ricorrente, lei sogna da tempo di aumentare di qualche taglia il seno, ma non ha ancora trovato il coraggio per affrontare il bisturi. "Nove donne su dieci si raccomandano di non aumentare troppo il seno - dice ancora il dottor Gennai -. Il partner, invece, insiste per aggiungere qualche centimetro di piu', ma lei per pudore preferisce che non si veda troppo. Bisogna anche dire che 8 pazienti su 10, dopo l'intervento si pentono di non avere scelto un de'collete' un po' piu' generoso. Il tutto sempre rispettando la proporzione del proprio corpo: bellezza, per me, e' anzitutto armonia delle forme. Oltre all'aumento del seno, sono molto richiesti anche gli interventi di medicina estetica, in particolare quelli di Macrolane, il gel riempitivo che consente di rimodellare tutto il corpo, dal seno ai glutei, senza bisturi". ( da Italia chiama Italia )

Dai ricercatori dell’Università di Birmingham:

“Non è mai troppo tardi per smettere di fumare!!!” http://news.paginemediche.it/

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Un libro ed un film contro separazioni e divorzi

Il fenomeno della dissoluzione matrimoniale si va sempre più diffondendo. In Italia ogni anno si contano, tra separazioni e divorzi, oltre 130 mila nuovi casi (356 ogni giorno). Secondo i dati Istat del 2007, ci sono state 81.359 separazioni (+1,2% rispetto al 2006) e 50.669 divorzi (+2,3%). I figli coinvolti sono 100.252 nelle separazioni e 49.087 nei divorzi. Insieme alle sofferenze, a disagi, alle spese, quello che fa più impressione è il disfacimento del tessuto sociale. Per far fronte a questa emorragia, la Chiesa Cattolica ha da anni attivato una pastorale per i divorziati e sta lavorando sodo nella preparazione al matrimonio. Intervistato da ZENIT don Marcello di Fulvio, responsabile dell'ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Palestrina, ha spiegato che nel lavoro di educazione e formazione è stato molto utile la proiezione del film "Fireproof. Non abbandonare mai il tuo partner" e la lettura del libro "La sfida dell'amore" (Editrice Uomini Nuovi). Il film, uscito nelle sale in Italia lo scorso luglio, e ora disponibile anche in formato Home Video, racconta la storia di Caleb Holt, un vigile del fuoco, il quale vive tenendo sempre in mente una massima del padre: "Mai lasciare indietro il tuo compagno". Mentre si prodiga per salvare vite umane, Caleb non è abbastanza sensibile e gentile per salvare il suo matrimonio, che dopo sette anni rischia di naufragare. In maniera assolutamente veritiera il film mostra i litigi tra Caleb e sua moglie Catherine. I due sembrano non comprendersi più, ed anche quando Caleb su consiglio del padre si comporta più gentilmente, Catherine, tentata da un medico, non riesce a capirlo. A questo punto la "Prova del fuoco" diventa una sfida ad amare di più. Consigliato e sfidato dal padre, Caleb non accetta l'idea della separazione e del successivo divorzio, si mette in gioco e comincia a seguire un programma di 40 giorni, come dettato dal libro "La sfida dell'amore". Una sorta di educazione all'amore gratuito e incondizionato, con la pratica di esercizi quotidiani per contrastare il proprio egoismo e sviluppare una più vasta capacità di amare. Nonostante gli sforzi di Caleb, a causa di equivoci e tentazioni, Catherine respinge continuamente le attenzioni di suo marito e arriva a chiedergli il divorzio. Ma proprio nel momento più duro Caleb trova la fede, si rinnova, gode del sostegno dei suoi genitori che lo spingono a non mollare e a migliorarsi, fino ad arrivare al lieto fine, con i due che scoprono di amarsi più di quando si erano sposati. Quando è uscito negli Stati Uniti, Fireproof ha fatto segnare un incredibile esordio, con oltre due milioni di dollari incassati al suo primo giorno di programmazione, avendo a disposizione meno di 900 sale. Il film è scritto e diretto da Alex Kendrick, un pastore battista, regista di Affrontando i Giganti", un altro film che nel 2006, pur essendo costato appena 100,000 dollari, riuscì ad incassare negli Usa ben 10 milioni di dollari. Don Marcello di Fulvio ha detto a ZENIT di essere rimasto colpito da come il film e il libro guidino "verso un percorso di fede matrimoniale, sottolinendo l'importanza della indissolubilità del matrimonio". Secondo il responsabile della comunicazione della Diocesi di Palestrina, il film oltre ad essere fatto cinematograficamente molto bene è adatto anche ai giovani che si accingono a sposarsi. "Offre molti spunti di riflessione catechistici senza mai annoiare o cadere in una forma di bigottismo che lo renderebbero poco credibile", ha commentato il sacerdote."In un panorama cinematografico italiano che si vanta di distribuire volgari cinepanettoni - ha concluso don Marcello - questo è un film che parla della famiglia con ben altri concetti, per questo credo che sia da diffondere e da valorizzare". (A. Gaspari - da ZENIT.org)

INNAUGURATO A PAGANI L’ORGANO A CANNE NELLA CHIESA MADRE SS.CORPO DI CRISTO

Don Flaviano Calenda , rivolgendosi a tutti i presenti, fedeli ed autorità, ha rigraziato per essere presenti all’inaugurazione dell’organo. Ha poi proseguito dicendo: “…da sempre ha guidato il mio operato di sacerdote il concetto che la fede e l’arte costruiscono un binomio eccezionale che potenzia la preghiera ed agevola l’intimo raccoglimento per celebrare la gloria del Signore.Il sommo poeta Dante parla di cori angelici e di musica celeste, per non parlare dell’armonia dei canti gregoriani, nati all’incontro dei canti romani con il canto gallicano, che fin dall’ottavo secolo sono riconosciuti dalla Chiesa come "canto proprio della liturgia romana. Quanto avevamo fatto per questa chiesa, non bastava: i marmi, gli stucchi ed i candelabri dorati erano elementi strutturali che non riguardavano l’azione liturgica, né nutrivano la sensibilità dei cuori. Quì nel tempio che custodisce i resti di San Felice e Santa Costanza, qui dove si è udita la parola di sant’Alfonso Maria De’ Liguori, occorreva una voce calda come l’amore, potente come una preghiera, struggente come un pianto di pentimento. Occorreva la voce di un organo, che meglio accompagnasse le celebrazioni ed i nontri canti di ringraziamento al Signore…” Dopo le belle parole del parroco, si è svolta la funzione religiosa tenuta dal Vescovo S.E. Gioacchino Illiano. Di poi, tra la commozione di tutti, si è esibito il maestro-organista Vincenzo Cipriani, che ha eseguito musiche di J.S. Bach, Gigout e Dupré.

Laura de Boris

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LA PAGINA MEDICA

L’INCONTINENZA URINARIA

L'incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina attraverso l'uretra. È spesso chiamata "malattia silenziosa" perché le donne che ne soffrono ra- ramente ne parlano al proprio medico. Eppure si tratta di una patologia mol- to comune, che coinvolge circa 2 milioni di donne in Italia. Qualsiasi donna potrebbe essere soggetta ad incontinenza urinaria. Non si tratta, infatti, di età o di tipo di lavoro o di modo di vivere. L'incontinenza è piuttosto dovuta a cause che possono essere anche transitorie. Ad ogni modo, l' incontinenza urinaria si presenta come un problema invalidante, poiché impedisce le azio- ni quotidiane e condiziona psicologicamente la vita delle donne che ne sono affette. Spesso dovuta ad un indebolimento del pavimento pelvico, ad un blocco dell'uretra o ad una diminuzione del tono sfinterico dell'uretra dell’inconti-nenza si possono comunque ricercare altre cause: infezioni urinarie o vaginali, effetti secondari di alcuni farmaci, debolezza muscolare, malattie nervose e/o muscolari, effetti secondari di alcuni interventi chirurgici. Sono fattori di rischio anche la pluriparità (quasi un terzo delle donne incinte soffrono di incontinenza urinaria ed il rischio aumenta con parti successivi), la menopausa (un rilassamento dei tessuti uterini e un cambiamento delle mucose potrebbero portare all'incontinenza), la costipazione (la costipazione cronica ha delle conseguenze sui muscoli pelvici e quindi direttamente sul sistema di continenza). L'incontinenza si presenta sotto diverse forme e ognuna di esse viene identificata in modo diverso per quel che riguarda i sintomi e le cause: incontinenza urinaria da sforzo, incontinenza da urgenza, incontinenza mista, incontinenza da rigurgito. Se una donna sospetta di soffrire di incontinenza urinaria, la prima cosa da fare è andare da uno specialista (urologo, di solito). Lo specialista le prescriverà degli esami da effettuare per conoscere il tipo di incontinenza ed il grado che daranno un quadro preciso e dettagliato della situazione. L'incontinenza urinaria può essere oggi trattata con successo, spesso attraverso la combinazio-ne di più approcci. La terapia chirurgica, la terapia farmacologica e la rieducazione pelvica sono le tre strade possibili tutte ben articolate al loro interno. Proprio per questa ragione solo un medico potrà suggerire correttamente la scelta più giusta per ogni singolo caso. L’incontinenza urinaria può essere causata dall’incidenza di più fattori, abbastanza diversi a seconda del sesso. Negli uomini, per esempio, l’incontinenza è dovuta soprattutto a problemi alla prostata, mentre nelle donne è legata principalmente alla gravidanza e allo sviluppo-evoluzione dell’apparato riproduttivo (dalla sopraggiunta maturità sessuale fino ad i postumi della meno-pausa).In ogni caso, indipendentemente dal sesso, è il medico curante che deve definirne l’eziologia e metterla in relazione con gli altri trascorsi del paziente. In generale, le cause principali possono essere così schematizzate: � indebolimento del pavimento pelvico, spesso associato a cistocele; � indebolimento dello sfintere nelle persone anziane; � anomalia del detrusore: la pressione della vescica supera quella dello sfintere; � instabilità del detrusore: si producono delle contrazioni involontarie; � costipazione; ostruzione della vescica; effetti secondari di farmaci o di interventi chirurgici; � patologie urinarie o vaginali; patologie cerebrali (Morbo di Parkinson, sclerosi a placche); � demenza; tumore o sclerosi della vescica; fistole vescico-vaginali; malattie cardiovascolari; � diabete; effetti secondari di certi farmaci; � gravidanza e parto, obesità che indeboliscono i muscoli pelvici; � menopausa, che provoca una carenza ormonale e l'indebolimento della vescica; � infezioni delle vie urinarie che portano a un restringimento dell'uretra: fattori costituzionali come la razza (le donne asiatiche e nere, per esempio, hanno meno problemi di incontinenza; instabilità uretrale; vescica iperattiva. ( Da pagine mediche.it )

B R O N T O L O M e n s i l e Sa t i r i c o U m o r i s t i c o L e t t e r a r i o

F o n d a t o e d i r e t t o d a N e l l o e D o n a t e l l a T o r t o r a Redaz ione : V ia Margo t ta 18 – 84127 Sa le rno – te l . 089 . 797917

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a cura di Andropos

Μιλησιακοί λόγοι

La Fabula Milesia (Μιλησιακά) era un componimento che celebrava l’eros con grande disinvoltura. Dell'autore, Aristide di Mileto mancano del tutto dati biografici e cronologici. Tuttavia, si tende a collocarlo tra la fine del II e l'inizio del I secolo, con un’ attività concettualmente tra il 126 e il 90 a.C.. Nel mondo romano ebbe particolare fortuna grazie alla traduzione fatta in età sillana dallo storico Cornelio Sisenna ed alla sua diffusione nell’ambiente militare. L'opera non ci è pervenuta né nella redazione greca, che nelle traduzione latina, ma testimo-nianze interessanti, oltre a quelle indirette di Petronio ed Apuleio, sono quella del secondo libro dei Tristia di Ovidio o del prologo degli Amores di Luciano. Ovidio parla dell’opera di Aristide come di “Milesia crimina”, come a sottolinearne la licenziosità. Plutarco, Crass. 32, 4, la definisce ακόλαστα. Aristide si servì della tecnica dello «stile orale»: le vicende sono raccontate da un narratore omodiegetico (interno al romanzo, in prima persona) che si identifica spesso nel protagonista, così che i fatti sono narrati come personalmente vissuti o uditi (e in questo senso sono importanti gli Amores, ove troviamo Aristide intento a farsi raccontare fatti accaduti a Mileto). Quest'ultima tecnica è riscontrabile inoltre anche nelle inserzioni novellistiche del Satyricon o delle Metamorfosi, che certo hanno subito influssi dalla Fabula Milesia.Il titolo della raccolta presuppone una connessione con la città di Mileto. Forse si riferisce all'origine dell'autore o al carattere lascivo e molle attribuito agli abitanti di quella città o forse ancora è una parodistica imitazione dei titoli della tradizione logografa ionica, di età ellenistica.La Milesia non si estinse con l'opera di Aristide, ma continuò ad arricchirsi e a svilupparsi, accogliendo, accanto al tono licenzioso, anche altri temi, come dimostrano le numerose testimonianze di età cristiana (si pensi a Gerolamo, Tertulliano, Siconio), che tendono a suggerire un ambito più variegato di trattazioni. Matrone vogliose e giovani ingenui, fanciulle violate e femmine versate in ogni trucco amoroso, padri e fratelli snaturati, amori incestuosi e incantesimi erotici; rappresentazione decadente e smaliziata della ricca città di Mileto, sulle coste dell'Asia minore, questa popolarissima raccolta di favole erotiche attribuite ad Aristide di Mileto fu uno dei libri più diffusi della tarda latinità.

Nascono a Benevento sei gemellini

Lo scorso 10 gennaio sono venuti alla luce presso il reparto di Neonatologia dell'azienda ospe-daliera Rummo di Benevento sei gemelli, due maschietti e quattro femminucce, figli di una coppia di trentenni di Orta di Atella, in provincia di Caserta.I piccoli stanno bene e pesano tra i 610 e gli 800 grammi, sono venuti alla luce alla ventiseiesima settimana con un taglio cesareo in un clima di festa, ma anche di grande serietà e concentrazione per quello che è stato senza dubbio un evento straordinario. I gemellini sono venuti alla luce prematuri dopo che la mamma era stata ricoverata presso l’ospedale beneventano con una diagnosi di preeclampsia 1 e gestosi. Da qui, l’urgenza di un parto cesareo. I gemellini, Paolo, Maurizio, Francesca Pia, Angelica, Annachiar a e Serena , sono adesso in terapia in-tensiva neonatale, sotto l’occhio attento del dottor Luigi Orfeo e di mamma e papà, ancora frastornati per questo evento.Il papà dei piccoli, disoccupato, ha chiesto aiuto ai nonni, ma tante sono state le testi-monianze di affetto e solidarietà pervenute da gente comune, che si è fatta viva con messaggi, telefo-nate e offerte non solo di denaro ma anche di oggetti indispensabili, come passeggini, lettini, vestiti. Intanto una casa farmaceutica ha promesso ai neo-genitori la fornitura per un anno di latte e pannolini e il sindaco di Benevento, Fausto Pepe , ha messo a disposizione dei genitori un albergo dove attendere che le condizioni dei piccoli diventino stazionarie e possano tornare a casa. ______________

1) Condizione di rischio caratterizzata da ipertensione, proteinuria ed edema che può insorgere in gravidanza (più frequentemente dopo il quarto mese) e può sfociare nella eclampsia (con comparsa di convulsioni o coma). Richiede un pronto intervento ginecologico per consentire di proseguire la gravidanza o di procedere, se necesario, ad un parto prematuro.

IL DISCOBOLO E LA REDAZIONE DI ANDROPOS IN THE WORLD Presentano: KOINOTES

Appuntamento culturale a cura di FRANCO PASTORE regia di GIUSEPPE MARCHETTI

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Hoy es 27 de Enero el día de mi memoria que decepcionada, mira al que la quiere borrar. El día del recuerdo universal de antebrazos numerados. Silencio y miseria humana. No, no puedo hablar… 27 de Enero del 2010, hoy, a 65 años de Auschwitz. El día de los números; Números... alucinación… Recuerdo, nací judío en el 40. Europa en guerra… conflictos, mapas y estrategia. Europa en guerra sus soldados en pelea. Para los judíos, exterminio y agonía,

número, crematorio Los míos en hilera con pasos de ceniza… 6 millones asesinados médicos germanos "El plan" Holocausto - SHOÁ: Crimen y dolor, cada segundo en pugna, no entrar a la máquina de gas... Hoy es un día en el universo, neo mundo, neo Europa, neo antisemitismo, neo odio irracional. 6 mil sobreviven en Israel, en memoria numerada de números en extinción. ¡Silencio..! Todo está vacío, mi mirada también... Hoy estoy en silencio

me resisto a hablar. Porque seguirán con su odio los genes de la fobia en obsesiva, perversa, continuada persecución. Recuerdo, 1940, Mis pensamientos se estrellan contra una pared imaginaria y se vuelven hacia mí sin preguntar. Sigo en silencio... Sin lágrimas y casi sin mirar... Secos los ojos y en silencio... ¡Seis millones asesinados y ... sobrevivientes que no pueden llorar..! Secos los ojos mirando al vacío... Y yo en silencio para no hablar. Hoy es un día en el cosmos.

Ernesto Kahan «Oggi è 27 di Gennaio il giorno della mia memoria che delusa, guarda a chi la vuole cancellare. Il giorno del ricordo universale di

avambracci numerati. Taccio la miseria umana. No, non posso parlare 27 Gennaio del 2010, oggi, a 65 anni di Auschwitz. Il giorno dei numeri; Numeri... allucinazione Ricordo, nacqui ebreo in quel 40. Europa in guerra, I miei in fila con passi di cenere 6 milioni assassinati seimila sopravvivono in Israele, in memoria numerata di numeri in estinzione. Silenzio..! Tutto è vuoto, il mio sguardo anche... Oggi sto in silenzio mi rifiuto di parlare. Perché seguiranno col suo odio i geni della fobia in ossessiva, perversa, continuata persecuzione. Ricordo, 1940, conflitti, mappe e strategia. Europa in guerra i suoi soldati in lite. Per gli ebrei, sterminio ed agonia, numero, crematori medici germanici "Il piano" Olocausto - SHOÁ: Crimine e dolore, ogni secondo in lotta, non entrare alla macchina di gas... Oggi è un giorno nell'universo, neo mondo, neo Europa, neo antisemitismo, neo odio irrazionale. I miei pensieri si schiantano contro una parete mmaginaria e tornano verso me senza domandare. Seguo in silenzio... Senza lacrime e quasi senza guardare... Secchi gli occhi ed in silenzio... Sei milioni assassinati e... sopravvissuti che non possono piangere..! Secchi gli occhi guardando al vuoto... Ed io in silenzio per non parlare. Oggi è un giorno nel cosmo » ________________

ERNESTO KAHAN . Argentino. Médico, poeta, doctor honorario en literatura. Debido a la dictadura emigró a Israel (1976). Profesor en Universidades: Tel Aviv-Israel, UNBA-Argentina, Patagonia-Argentina, UCE-Dominicana, Católica-Perú, UNAM-México, y Salamanca-España. En Argentina fue Director General del Ministerio de Salud de la Nación y Profesor de Salud Pública y Epidemiología en las Universidades de Buenos Aires y de la Patagonia. Argentino. Trad.: Medico, poeta, dottore onorario in letteratura. Per sfuggire alla dittatura emigrò in Israele (1976). Professore nelle Università diTel Aviv-Israel, UNBA-Argentina, Patagonia - Argentina, UCE - dominicana, Cattolica - Perù, UNAM - Messico, e Salamanca - Spagna, in Argentina fu Direttore Generale del Ministero di Salute della Nazione e Professore di Salute Pubblica ed Epidemiologia nelle Università di Buenos Aires e della Patagonia.

27 de Enero – Día del Holocaus

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A cura di Rosa Maria Pastore

L’architettura del Palazzo di città di Salerno è di stile fascista, fu infatti progettato durante il ventennio dall'architetto Camillo Guerra1, all’epoca ingegnere capo comunale. Si estende su una superficie di circa 5.000 mq. per quattro piani di altezza; sul fronte principale si può ammirare un caratteristico porticato, mentre uno "scalone d’onore" a due rampe occupa la corte centrale e conduce direttamente all’appartamento di rappresentanza del Podestà. Fu inaugurato il 12 aprile 1936 e nessuno avrebbe mai ipotizzato che nella primavera del 1944, nell’imponente Salone dei Ricevimenti, si sarebbe riunito il governo Badoglio. Oggi il Salone si chiama dei Marmi per il rivestimento di marmi policromi, ed è decorato con mosaici oro, rosso e blu (i colori dello stemma cittadi-no) e dal ciclo pittorico dell’artista Pasquale Avallone, raffigurante le varie fasi della storia della città. Fuori del Salone sono esposti alcuni gruppi bronzei dell’artista Gaetano Chiaromonte (Salerno 1872 - 1962), i cui soggetti rappresentati sono: Roberto il Guiscardo, L’entrata a Salerno di Gregorio VII e Roberto il Guiscardo, La fertilità della Terra. Il Chiaromonte è autore anche del busto di gesso dedicato a Giovanni Cuomo. Segue la sala dove si riunisce la giunta, l’antica Sala delle Commissioni, e sul lato opposto la Sala del Gonfalone. Il piano terra è quasi interamente occupato dal recentemente restaurato cinema teatro Augusteo, la cui sala ha la capacità di ospitare circa settecento persone. Caratteristica la mirabile volta in cemento dai cui lacunari si diffonde la luce. La facciata principale del Palazzo guarda su via Roma, mentre il lato posteriore si affaccia sul Lungomare Trieste. __________ 1) Figlio dell'architetto Alfonso Guerra, Camillo si laurea come il padre in ingegneria nell'anno 1912. Nel 1919, sostenuto da illustri intellettuali napoletani tra cui Croce, salva dall'abbattimento il Mausoleo Schilizzi, opera del padre, proponendone la riconversione in monumento ai caduti della prima guerra. Nella susseguente opera di completamento si occuperà delle coperture realizzandole in calcestruzzo armato e non in legno e metallo come prevedeva il progetto originario; si occupò anche delle decorazioni interne ed esterne. Nel 1920 riceve, in qualità di ingegnere del Genio Civile, l'incarico dei tre palazzi dei telefoni a Napoli (Piazza Nolana, Via Depretis, Via Crispi). Negli anni venti, progetta anche altri edifici come Palazzo dell'Arte a Napoli (realizzato nell'arco di un anno, 1923), il Palazzo di Città di Salerno e lo stadio Donato Vestuti, sempre a Salerno.

2) Il Governo Badoglio I è stato in carica dal 25 luglio 1943 al 17 aprile 1944 per un totale di 267 giorni, ovvero 8 mesi e 23 giorni.

EDITRICE

ANTITESI Roma

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C i r c o l o C u l t u r a l e

Mario Luzi Boccheggiano(Gr)

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IMPULSEART [email protected]

Centro Studi Italiano

Arte-Terapia

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BROADCAST

IN UNA SCUOLA ELEMENTARE (Dialogo tra una maestra di classe terza ed una mamma dell’agro sarnese-nocerino)

Maestra : -Capirà, suo figlio non sa relazionarsi alla Scuola,avrà sicuramen- te dei problemi, infatti è troppo vivace! E poi, senta, è un bambino così apatico…- Mamma : -Ma, scusi, mi faccia capire, mio figlio è vivace o apatico? Maestra : Guardi signora, suo figlio è bravo e di una grande intelligenza, ma ride, ride e… mi indispone!- Mamma: - Ah! La indispone, allora ha antipatia per mio figlio!- Maesta: - Su, su…finiamola con questo tribunale, trasferisca pure il bambi. no…ho 25 anni di servizio immacolato e sono un’ottima insegnan- te…chieda, chieda pure in giro chi sono io…- Mamma : -A questo punto, non mi sento più di affidarle mio figlio… Maestra : -Signora, sappia che non mi assento mai e che i miei figli, a trenta anni, ancora oggi mi temono. Mamma : -Molto confortante, signora maestra!- Commento: Quando crolla il supporto didattico-pedagogico, la scuola muo-re.Poveri bambini, macinati dalla cecità di docenti ignoranti e senza profes-sionalità. Una utopia? La preparazione psicologica dei docenti. (Andropos)

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PIATTI TIPICI NELLA TERRA DEGLI AUSONI a cura di Rosa Maria Pastore

La Campania - Terra degli Ausoni (Aurunci ) e degli Opici, verso l'VIII sec. a.C., fu invasa, sulle coste dai Greci, che fondarono la città di Cuma e Partenope (rifondata poi come Neapolis tra la fine del VI e l' inizio del V secolo a.C) . Ma nel VI sec., le zone interne della regione furono occupate dagli Etruschi, che diedero vita ad una lega di dodici città con a capo Capua. Nella seconda metà del V sec. a.C., iniziò l' invasione dei Sanniti, che conqui- starono Capua (nel 440 circa) e Cuma (425 circa). Gli invasori imposero il loro dominio e la loro lingua, diventan- do così un solo popolo: gli Osci. Quando una seconda ondata scese dalle montagne per invadere la Campania, Capua si rivolse a Roma per essere difesa (343 a.C.). Iniziarono allora le guerre sannitiche (343-290 a.C.), il cui esito fu l'occupazione romana di tutta la regione, sia interna che costiera, con la fondazione di numerose colonie. Con la discesa di Annibale, a nulla valse organizzarsi contro Roma, durante la seconda guerra punica, la regione subì un profondo processo di romanizzazione, e solo Napoli e Pompei conservarono le loro radici elleniche. Dopo aver fatto parte, con il Lazio, della prima regione d'Italia, la Campania divenne sotto Diocleziano una provincia a sé, mantenendo la sua unità anche sotto gli Ostrogoti e i Bizantini. Con l'occupazione longobarda di Benevento (570 circa), la regione fu divisa tra il ducato di Benevento, comprendente Capua e Salerno e Napoli e la regione costiera centrale. Amalfi, invece, arricchitasi coi traffici marittimi, riuscì nei sec. IX-XI a divenire un fiorente ducato indipendente. Dopo la definitiva conquista di Napoli, da parte dei Normanni, nel 1139, la Campania, nei sec. XII e XIII, fu compresa nel regno di Sicilia, divenendo prima un possedimento degli Angioini e poi degli Aragonesi. Dal 1503 al 1707, fu dominio della Spagna e, subito dopo, degli Austriaci (dal 1707 al 1734). Questa fusione di radici culturali, di usi e costumi di popoli diversi, ha avuto una influenza benefica sulla bellezza delle donne campane e sull’arte culinaria, che può contare sia sulle ricchezze di un mare pescoso, che sulle coltivazioni di frutta ed ortaggi delle pianure.

PRANZIAMO A…

Un Primo piatto : TORTIGLIONI CON RICOTTA

Ingredienti e preparazione : (per 4)

Fare imbiondire mezza cipolla affettata in un tegame con l'olio, quindi versare 1 kg di pomodori freschi o pelati, salare e lasciar cuocere per circa un'ora a fuoco lento. Poco prima di spegnere aggiungere qualche foglia di basilico. Nel frattempo lessare al dente 400 gr di tortiglioni e, a parte, in una zuppiera, stemperare 200 gr di ricotta con un mestolo di acqua di cottura della pasta. Aggiungere alla ricotta un mestolo di salsa e spolverare di parmigiano.

Versare nel composto ottenuto la pasta, mescolare e condire con il rimanente sugo.

Un secondo piatto : SCALOPPINE AI FUNGHI Ingredienti e preparazione (per 4) Infarinare con cura le fettine 4 fettine di vitello, farle dorare nell'olio bollente, salarle e aggiungere ½ bicchiere di vino bianco; quando sarà evaporato unire 200 gr di champignon tagliati a fettine piccole e 100 gr di pomodorini schiacciati. Far cuocere lentamente per circa 30 minuti, quindi aggiungere una spolveratina di pepe e il prezzemolo tritato.

Contorno : INSALATA VERDE

L’insalata è anche un’ottima fonte di vitamine: quelle antiossidanti (A, C ed E) che proteggono le cellule dall’invecchiamento; ed è ricca anche di sali minerali, soprattutto di potassio (che contrasta la ritenzione idrica e la cellulite), oltre a rame, zinco e selenio (ad azione antietà). La più diffusa è la lattuga (dalla cappuccio alla romana al lattughino) che con il suo sapore leggero, dolce e acquoso si accompagna bene a verdure aromatiche (come la cipolla) o dolci (pomodoro e cetriolo).

Oggi,Ottaviano è un comune della provincia di Napoli di 23.852 abitanti ed è sede del Parco Nazionale del Vesuvio. Esso si estende su una superficie di 19,85 km2, con due isole amministrative nel comune di Nola, le masserie "Cacciabella" e "Nocerino". La sua altezza sul livello del mare varia notevolmente, dai 50 m ai 1.281 m s.l.m..

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Un dolce: TORTA CAPRESE Ingredienti e preparazione (per 5)

Lavorare 200 gr di zucchero con 200 gr di burro fino a farlo diventare una crema, aggiungere 6 uova battute e mescolarle bene, quindi 300 gr di mandorle tritate con la buccia e 200 gr di cioccolato fondente tritato finissimo. Amalgamando con un cucchiaino di lievito e mezzo bic-chierino di crema cacao o strega. Imburrare una teglia di 27 cm di diametro rivestita con carta da forno, versarvi l’impasto e metterlo in forno medio (180°) per 50/55 minuti. A cottura ultimata, capovolgere la torta su un piatto da portata e appena raffreddata cospargere di zucchero a velo.

Vino : GRAGNANO ROSSO DOC Scheda: Il Gragnano ha colore rosso rubino intenso, con spuma esuberante. Viene prodotto nei comuni di Gragnano, Pimonte, Castellammare ed Agerola e per il suo carattere vivace risulta un vino molto versatile ed e' solitamente frizzantino. Ha un Profumo gradevolmente fruttato e piace-vole. Il retrogusto di uva fa di questo vino una bevanda adatta anche a dolci secchi come crostata alle noci o torta di mele. Va gustato ad una temperatura tra i 10° ed i 12°- C Ottima l’annata 2005 ______________ La cucina della Campania “I nostri chef”, Il Mattino - Gastronomia salernitana di A. Talarco, ed. Salernum - Cucina dalla A alla Z di L. Carnacina, Fabbri Editori - Le mille e una… ricetta, S. Fraia Editore - Mille ricette, Garzanti – L’ antica cucina della Campania , Il Mattino - Giorni ricchi d’ una cucina povera, ricette…/M. F. Noce, Editore Galzerano .

UNA RETE INTERNAZIONALE DI MERCATI LOCALI MERKOPOLIS.COM è un nuovo portale aperto al pubblico in 2010. Tradotto in 11 lingue, questa piattaforma permetterà ai suoi utenti di acquistare, vendere, mettere all’asta e scambiare qualsiasi articolo o prodotto sul mercato, e diffondere qualsiasi tipo d’informazione culturale o sociale in una bacheca di annunci gratuita organiz-zata territorialmente. L'iniziativa nasce dal team di gestione di SANESOCIETY.ORG e TALENTSEEKERS.NET , per consentire agli artisti di vendere le proprie creazioni. Tuttavia, non solo le opere d'arte saranno annunciate. In realtà, è possibile trovare qualsiasi articolo immaginabile, dal momento che uno degli obiettivi di Merkopolis è quello di facilitare agli artisti lo scambio delle proprie opere per altri beni che gli possono essere necessari. Con questo metodo ci auguriamo di fornire il mercato con delle opere d'arte che probabilmente altrimenti, non sarebbero vendute. 'Creare una piattaforma che soddisfi tutte le aspettative tecniche e offrire la massima garanzia di sicurezza non è niente facile. In realtà, ci abbiamo impiegato cinque lunghi anni per arrivarci ', spiega il direttore tecnico del progetto, César García. Innumerevoli sono gli strumenti che sono offerti, alcuni dei quali segnano chiaramente la differenza con altri siti simili. Per esempio, i venditori non pagheranno nessuna commissione per le proprie vendite e gli acquirenti, tramite pagamento, potranno chiedere la mediazione di Merkopolis per garantire il successo di un acquisto. Solo allora il denaro sarà pagato al venditore. 'In questo modo la possibilità di frodi, cosí comuni su Internet, sarà molto limitata, per non dire inesistente', conclude César. Tutti coloro che si registreranno a Merkopolis entro la fine del febbraio 2010 riceveranno un buono speciale in regalo, con cui potranno pubblicare un annuncio gratuito al giorno per un tempo indeterminato, permettendo così la costruzione di un negozio proprio con indirizzo web personalizzato e dotato di moderne applicazioni dell’e-commerce, marketing e comunicazione. Merkopolis offre i seguenti vantaggi: • Vendite senza commissioni ('Vendita Indipendente'). • Servizio d’intermediazione con le più alte garanzie di sicurezza ('Vendita Merkopolis'). • Un centro di comunicazione per ogni cliente da cui si potranno realizzare tutte le operazioni in modo semplice e centralizzato. • Un negozio online proprio con indirizzo personalizzato e sistema di vendite multiple col carrello della spesa. • Una sofisticata intranet con tutti gli strumenti necessari per effettuare i suoi acquisti / vendite e operazioni di marketing. • Attenzione personale nella propria lingua. • Ricerca intelligente (trova esattamente ciò che si desidera, per lingua, regione, settore, modello, prezzo, ecc. con un eccezionale livello di precisione). • Metodi di vendita adattatti alle sue esigenze (prezzo fisso,prezzo trattabile,vari articoli identici, asta,e scambio). • Ambiente amichevole (basta navigare per pagine complicate con nessuna sensibilità artistica!!). • Un unico portale per tutti i suoi articoli (Basta con dover visitare dieci siti in dieci lingue diverse per vendere o trovare quello che si cerca). Direttrice - Dipartimento Italiano

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LO SCIOPERO di Renato Nicodemo

E’ vero. E’ passato il tempo in cui lo sciopero in Italia era,come il calcio,uno sport nazionale o meglio una filosofia: cesso, erogo sum. Scioperavano tutti: uomini, donne, giovani, bambini, invalidi,pensionati, carcerieri, carcerati, magistrati, avvocati, impiegati pubblici e privati,disoccupati,studenti,inse- gnanti,presidi.Una volta ci fu uno sciopero dei becchini e un’altra volta quello dei sa- cerdoti addetti al Santuario di Loreto! Vi erano vari tipi di sciopero: generale, di categoria, a singhiozzo, a gatto selvaggio, di solidarietà, politico, economico. Si effettuava prima della trattativa contrattuale, durante la trattativa, dopo la trattativa, a sostegno della trattativa, per bloccare la trattativa. Si scioperava per festeggiare un avvenimento, per esprimere un dolore, perfino … per rifiutare nuovi posti di lavoro, come quello alla Fiat di Termoli nel novembre del 1994 per opporsi all’assunzione di 400 nuovi operai! Ora, invero, solo qualche Sindacato legato a vecchi schemi ideologici usa o minaccia lo sciopero ad ogni occasione. Le modalità sono comunque restate le stesse: la gente che sciopera è allegra, canta, balla, suona, fischia, innalza bandiere, scandisce slogan più stupidi che minacciosi. Personalmente ho sempre preferito lo sciopero degli addetti alle Autostrade e quelli degli addetti alla Televisione: con i primi cammini tranquillo senza code ai caselli e con i secondi mangi in santa pace chiacchierando con la famiglia a tavola sia a pranzo che a cena. Mentre però gli scioperanti perdevano e perdono la paga della giornata i capi sindacali no; essi, infatti, sono pagati per far scioperare i propri iscritti! Se fosse durata a lungo quella stagione avrei proposto di modificare la Costituzione là dove recita che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro per sostituire la parola lavoro con sciopero, di dedi-care il 1° maggio alla Festa dell o Sciopero, di sostituire S. Giuseppe con un Epifani qualsiasi e di indicare sul calendario a fianco del Santo anche la categoria che avrebbe scioperato in quel giorno. Mi è capitato di sognare che degli operari, per protestare per il mantenimento del proprio posto di lavoro o ottenere un aumento di salario, effettuassero uno “sciopero di lavoro” come vidi fare una volta in Giappone. Si tratta di andare a lavorare regolarmente e annodare su un braccio un fazzoletto per dimostrare che si sta protestando. Se si vuole, si può anche devolvere la paga della giornata ai tanti che ancora oggi ne hanno bisogno. Ma si è trattato di un sogno, ed i sogni, si sa, svaniscono all’alba. ____________ 1) Renato Nicodemo – Nato a Laurito (Sa), risiede a Nocera Inferiore. Laureato in Pedagogia, è Dirigente scolastico in pensione. Abilitato per l’ insegnamento delle lettere negli istituti superiori, è autore di articoli pedagogico-didattici, di legislazione scolastica e noterelle. Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I nuovi programmi della Scuola elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed altro.Osservatore attento e sa-sagace dei fatti umani, il Nicodemo riesce a cogliere, nella dinamica della vita, quelle peculiarità che di so-lito sfuggono alla maggior parte degli uomini. Lo stile, semplice ed immediato, è perfettamente adeguato alla vivacità ed all’arguzia del suo pensiero.

INFORMAZIONE AI GIOVANI

Da uno studio dell'Università del Minnesota, pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers and Prevention, della American Association for Cancer research, i cosiddetti 'soft drinks', bevande analcoliche zuccherate molto amate dai ragazzi, raddoppiano o quasi il rischio di tumore al pancreas, anche solo due a settimana.

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Una foto d’altri tempi:

Stranezze e pinzillàcchere:

LO SCHIZZINOSO DI CAPRIO , attore, è un igienista incallito. Durante i suoi viaggi non usa gli asciugamani dei vari alberghi dove soggiorna. Usando i suoi (tra l'altro di un certo pregio) diffida sempre personalmente le cameriere a non lavarle e nemmeno toccarle. Ma fa di più. Ogni giorno butta nella spazzatura indumenti come calzini e boxer usati una sola volta. PRETE FASULLO - Ad Allise (LE), Padre Roberto per 17 anni ha celebrato matrimoni, funerali, messe e confessato fedeli. In realtà Roberto Coppola di 43 anni non aveva mai preso i voti. Il prete fasullo è stato smascherato dalla curia vescovile di Nardò, insospettita dai suoi comportamenti non prorio da prelato. Adesso nel piccolo centro del leccese sono illegittime tutte le funzioni da lui consacrate, compreso i matrimoni. TROPPA PIPI’ - Il famoso stadio Maracanà di Rio De Janiero rischia di crollare per colpa di troppa urina riversata alla base dei pilastri portanti. La diagnosi e' stata fatta dai tecnici che stanno curando il restauro dello stadio di Rio de Janeiro. Dopo cinquant'anni, durante i quali migliaia di persone hanno pensato bene di espletare i propri bisogni fisiologici, la struttura dello stadio più famoso del mondo e' oggi seriamente compromessa. POLLO SENZA TESTA - Il 10 settembre 1945, un pollo di razza Wyandotte di proprietà di Lloyd Olsen di Fruita, Colorado (USA) visse per 18 mesi senza testa. Lloyd Olsen nutriva il suo pollo Mike direttamente dall'esofago con un contagocce. Una sera, in un motel dell'Arizona, Mike morì soffocato.

Perché sorga la “Stella della speranza” di Felice Marciano

Aveva letteralmente sbalordito la moltitudine di ascoltatori intervenuti, lo scorso anno, al suo Concerto, nella chiesa S.Giovanni Battista in Striano (NA). Con quella voce melodiosa ed al tempo stesso accattivante, aveva proposto il suo “Cammino semplice” sulle linee-guida indicate da Madre Teresa da Calcutta. L’elaborazione musicale del pensiero di quest’ultima, aveva incantato i presenti, accorsi numerosi. Anche quest’anno, nella ricorrenza della festività di S. Severino Abate, Patrono di Striano, di cui ricorre il XVI anniversario della nascita, don Elio Benedetto ha ripetuto il miracolo artistico, suscitanto applausi ed entusiastici consensi. Il tema dominante di questo suo secondo lavoro discografico, dal titolo L’isola che c’è, è stata la Parola di San Paolo e altre letture bibliche, mentre i cui testi sono stati sapientemente curati da don Giuseppe Di Virgilio e don Redi Maghenzani, Il cd, spiega lo stesso don Elio, vuole “ offrire un piccolo aiuto a coloro che sono alla ricerca dell’isola che c’è, affidando a Maria “Stella di Speranza” i loro dubbi e le loro ansie” . Alla fine dello spettacolo, un senso di gioia e di serenità ha pervaso gli spettatori, grazie a don Elio che è riuscito a scalfire la dura roccia che è in ognuno di noi. Ormai il nome di Elio Benedetto ha oltrepassato i confini regionali ed il suo messaggio d’amore, di speranza e di umiltà delle sue canzoni, ha rapidamente conquistato tutti, anche grazie ai videoclip che accompagnano le canzoni, commentandole e rendendole più incisive. Il Parroco di S. Giovanni Battista don Michele Fusco ed il Sindaco di Striano Antonio Del Giudice, alla fine del Concerto, hanno pubblicamente ringraziato il bravo cantautore abruzzese, indirizzandogli sinceri apprezzamenti per la sua lodevole attività artistica che, lo ricordiamo, è sempre affiancata da quella di Parroco della piccola comunità di Palata, ridente paesino in provincia di Campobasso. Don Enzo Ha concluso il suo intervento Benedicendo di cuore coloro che si fossero messi in ascolto, perché sorgesse, ogni giorno, nel loro cuore “la Stella della speranza”, sperimentando con lui l’Amore di Dio, ossia “l’isola che c’è”.

ROMA 1971 – Scuola Genio Pionieri – Cecchignola – “Concorso S,Barbara”!

Franco Pastore, soldato della Compagnia Coman- do, all’epoca ventiseienne, davanti a dodici compagnie schierate, riceveva dal Generale del Genio una meda-glia d’oro per la poesia. Era allora Comandante della Scuola il Colonnello tSG Vittorio Bernard.

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La chiave della legittimazione dello Stato moderno

( “ Il Welf are State” nell’analisi di Ritter ) di Franco Pastore (andropos)

G.A.Ritter1, considerando il Welf are State in tutta la sua pregnanza politica, come chia-ve della legittimazione dello Stato moderno, si è inserito in seno ad una controversia, che, negli anni 1979-1980, iniziava a consolidarsi, contro gli effetti della spesa sociale, sui deficit degli Stati ad alta industrializzazione.

Lo storico, veicolando la sua analisi fino alle origini del pensiero politico attuale, ricostruisce il percorso di formazione e di sviluppo dello Stato moderno e ne indica, attraverso un iter comparativo, la genesi e le linee di sviluppo, spingendosi sino agli sbocchi più recenti. Se ne ricava, allora, che lo Stato sociale è stato un motore eccezionale di trasformazione della società, giacché ha ampliato le funzioni pubbliche nel campo della sicurezza sociale, anche se ha indebolito il potenziale d’iniziativa della persona, limitando l'autonomia dei singoli. Partendo dal concetto di assistenza e tutela nel medioevo, Ritter individua la nascita di nuove forme di autotutela collettiva, nel passaggio alla società industriale, distinguendo giustamente la prima industrializzazione, dagli inizi della legislazione sociale e del movimento sindacale in Gran Bretagna. Di poi, attraverso una rapida analisi della sicurezza sociale nel periodo antecedente al primo conflitto mondiale, si spinge nello sviluppo generale dei sistemi di sicurezza sociale in Europa, eviden-ziando la portata della crisi dello Stato sociale, tra le due guerre. Nel vortice degli sconvolgimenti susseguenti il primo conflitto mondiale, la Costituzione tedesca di Weimar, del 1919, costituì il primo atto sistematico con cui il mondo politico e giuridico tedesco diedero formale approvazione, nel nuovo sistema istituzionale che andava edificandosi, ad una nuova categoria giuridica, che rappre-sentava la transizione dal mondo liberale a quello che, vagamente, si può definire della democrazia: la categoria dei diritti sociali. Dottrina e giurisprudenza tedesca giunsero a questo traguardo, dopo travagliate ed interminabili discussioni, incentrate su due fulcri fondamentali: la formulazione dei nuovi diritti e la loro successiva posi-zione, con il fatale scontro con i classici diritti di libertà, di matrice liberale. Con l'obiettivo di studiare e comprendere le cause che hanno condotto alla nascita ed allo sviluppo del pensiero politico nello stato moderno, Ritter estende la sua indagine alla sicurezza sociale della Germania nazionalsocialista, nello stato corporativo austriaco ed in Unione Sovietica. Di poi, dopo un breve sguardo alla sicurezza sociale negli Stati Uniti, rivolge la sua attenzione alle tendenze evolutive ed ai problemi dello Stato sociale, dopo la seconda guerra mondiale, analizzando le ripercussioni del nuovo ordinamento sociale britannico sugli altri paesi. Dopo la seconda guerra mondiale, si venne a creare fra gli stati europei un ideale comune di un'organizzazione sovranazionale, in grado di gestire, attraverso un potere comune, i settori che ne dovevano trarre beneficio. A questo punto, l’indagine di Ritter affronta i temi e le tendenze dello Stato sociale, nella crisi degli anni novanta, caratterizzati, questi ultimi, dalla crescente globalizzazione dell’econo-mia e dei mercati finanziari. Già nel 1970, la crescita economica e di espansione dei mercati era notevolmente rallentata. Dal 1980 ad oggi, i maggiori paesi capitalistici si sono preoccupati esclusivamente di gestire la crisi nei due terzi del globo, inventando nuovi sbocchi finanziari. Per evitare la svalutazione del capitale, sono state adottate misure come, ad esempio, quelle sul cambio, sui tassi d’ interesse, le privatizzazioni e la derego-lamentazione. La gestione della crisi, usata sino ad ora, accresce la dicotomia del sistema Ovest nuovo Est, e produce effetti sociali, all’interno dell’occidente a capitalismo avanzato, che rimettono in discussione i medesimi assetti politici. Localmente, la finanziarizzazione si unisce ad un aggravio enorme della disuguaglianza nella distribu-zione interna del profitto, con conseguenza di un arretramento delle stesse forme politiche ed economiche che erano tipiche delle democrazie occidentali. __________

1) Nato nel 1929 a Berlino, da William Ritter e Martha Knight, dal 1944-1945 fu apprendista commer-ciale con l'AG Feldmühle. Studiò filosofia e scienze della comunicazione presso l’università di Tubingen e la libera Università di Berlino, dal 47 al 52 . Conseguì il dottorato presso la Libera Università di Berlino, con una summa cum laude 1952 . Completò lo Studio delle scienze sociali e di ricerca sulla storia britannica al College St. Antony's College, Oxford, 1952-1954. Assistente di ricerca presso la Friedrich-Meinecke-Institut della L.Univ. di Berlino 1954-1961, dal 1956, fu docente presso l'Università degli Studi di Politica tedesca a Berlino. 1959, presso l'Università di Oxford. nel 1961 Abili-tazione in Storia Moderna e scienze politiche presso la L.Univ. di Berlino. Titolare della cattedra di scienze politiche presso l'Otto-Suhr Institute, Libera Università 1962-1965. O. Professore di Storia moderna e contemporanea presso l'Università di Münster 1956-1974. O. Professore di Storia moderna e contemporanea presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera dal 1974 fino al suo pensionamento nel 1994

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LETTERE AL DIRETTORE

Esimio Direttore, ho una figlia di 16 anni ormai divenuta incon-trollabile nei comportamenti, non riesco più a seguirla.. sono separata da quasi 10 anni e vorrei chiedere all’avvocato di dare l’affidamento al padre.. Qualora avvenga ciò mia figlia può anche continuare a vivere con me? La mia richiesta è solo per dare al padre responsabilità dei comportamenti della figlia… I doveri di madre non cessano dopo la fanciullezza, ma riguardano la esistenza intera. Come del resto quelli del padre. Sarebbe troppo comodo farli cessare alle prime difficoltà. Mantenga costante il suo amore e la sua assistenza vigile e materna, vedrà che sua figlia rientrerà in sé ed un giorno le sarà grata.Quando una famiglia si disgrega,il giovane perde le sue certezze e brucia sulla sua carne macerata. Il mio ragazzo mi ha lasciato dopo 1 anno di fidanzamento. Stavamo benissimo insieme, con lui ero a mio agio, c’era tanta complicità… Circa 6 mesi fa mi dice di prendersi una pausa di riflessione e dopo un po’ mi ha lasciata come una stupida. All’inizio non mi ha fatto tanto male, perché ancora avevo la speranza di un banale ritorno, invece tornando dalle vacanze è stata tragica, ci ho sofferto tantissimo, un continuo pensarlo, e una continua serie di sogni su di lui… e su di un suo ritorno. L’ultima volta in cui ci fu un chiarimento fu 4 mesetti fa, in cui provavo ad autoconvincerlo di ritornare, ma niente da fare, mi dice che vuole “crescere” e che dovrà passare, se tutto va bene, un 2 anni. Mi ringrazia dei bellissimi momenti passati insieme, e tutto quello che ho fatto per lui. Gli faccio gli auguri al suo compleanno, è sempre lo stesso non è cambiato mica… Al mio compleanno si aggiunge di nuovo sul “social network”, mi lascia un messaggio in bacheca, e da lì non si fa più vivo. Ragazzi ci sto male, mi manca un casino, e ci vorrei tanto parlare, però non so neanch’io che fare. Ho utilizzato la tecnica “chiodo schiaccia chiodo” ma come dicono, non è servita a un bel niente, anzi. Ho fatto passare due o tre mesetti ed esco con un nuovo ragazzo, sono fredda, cinica, non lo so neanche io, non provo niente, perché il mio pensiero fisso è lì !! E quindi ho lasciato perdere pur di non far soffrire quest’altro. Non so più che fare. Al cuore non si comanda. Possibile che non capisca che il suo fidanzato non l’ama e che forse non l’ha mai amata? Si metta dunque il cuore in pace e cerchi un rapporto più serio.

Per vari miei motivi sono ateo, non agnostico, ateo! So la differenza tra i due, comunque non ho voglia di dare motivazioni del perché non creda in nessun dio. Ma ho aperto la parentesi della religione solo come intro, dicevo che non credo a nessun dio e proprio per questo non credo nel destino, io penso, che ognuno di noi possa decidere per sé e per la propria vita. Concludo dicendo di non fidarvi di indovini e predicatorie vi do anche un altro consiglio: non affidate la vostra vita a dio ma fidatevi delle persone vicine a voi, sono loro che vi aiutano veramente, non mi rimane altro da scrivervi, per chiarimenti sulla mia “ipotesi” o semplice-mente per vostri pareri non siate timidi e commentate, sarei curioso del vostro parere. Grazie. Certamente, credo che ciascuno sia arbitro del pr oprio destino e delle proprie scelte, ma, credo che una persona incasinata e senza nessun credo, non può permettersi di consigliare qualcosa a qualcuno.

1° CONCORSO LETTERARIO “ GIUSEPPE M. CALVINO” Poesia in dialetto siciliano – Poesia in lingua

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“HITLER ERA UN FRANCESCANO CHE VENDEVA CARAMELLE” OVVERO, DALLA VERITA’ ALLA MISTIFICAZIONE

La libertà di stampa è una sacrosanta conquista di ogni paese democratico e certuni giornalisti fanno onore alla loro professione, perché patrocinatori della notizia autentica, della informazione veramente tale, così come va offerta al cittadino, nel “panta rei” della vita quotidiana. Ma non è sempre così. Chi scrive non comprerebbe un giornale nemmeno se lo pagassero, soprattutto quelli dove pseudo professionisti, instancabili ricercatori dell’ambiguo presso cancellerie compiacenti, “sciori-nano” mistificazioni come immondizia al sole. Ero ancora un liceale quando ebbi il primo sentore della falsità di certi articoli e di una certa stampa. Non ho difficoltà a raccontare di un tal Riziero, un compariello di mio padre, le cui vicende, negli anni 60, appassionarono un piccolo centro della provincia di Salerno: San Valentino Torio. Riziero, un contadinotto ingenuo, che era solito vergognarsi pure della sua ombra, lasciò i campi per il servizio militare. In libera uscita con gli amici, conobbe una prostituta, e paesanotto com’era commise la leggerezza di sposarla. Alla fine della ferma la condusse con sé al paese come sua moglie. Dopo qualche mese di regolare menage, la meretrice, per nulla grata per essere stata tolta dal marciapiede, mentre il marito era a lavorare nella sua campagna, pensò bene di riprendere alla grande il suo mestiere. Per qualche tempo tutto andò liscio come l’olio, ma quando in paese si accorsero dello strano traffico in casa del giovane, si fecero in quattro per avvertirlo ed Il poveretto, la sorprese nell’esercizio della sua professione. Subito si affrettò a metterla fuori casa, ritenendo nella sua ingenuità, che fosse suo diritto porre fine a quella vergogna. La prostituta invece, che la sapeva lunga, pensò bene di denunciare quel fesso di “marito”,accusandolo di istigazione alla prostitu-zione. Fu allora che i giornali iniziarono a “costruire il caso”, trasformando un povero e giovane contadino in un delinquente, che usava i proventi dello sfruttamento per frequentare i night club e fare la bella vita. E pensare che Riziero non aveva nemmeno il vestito della domenica. In questi anni, nulla è cambiato, oggi più che mai Il meccanismo infame miete continuamen-te vittime: basta un lieve sospetto, una denuncia fasulla e l’indagine viene avviata. Ma ciò che è ancora più grave è che l’indagine che dovrebbe essere segreta, perché l’ipotesi non costituisce reato, si legge sui giornali in una forma così ambigua che l’indagato è bello e condannato tra le righe e nella mente della gente, con grave danno per la reputazione, il lavoro ed i rapporti familiari. Se questa è l’espressione della libertà, allora Hitler era un frate francescano che regalava cara-melle. E’ proprio il caso di dire: ” C’è qualcosa che non va ! “ Andropos

LO SAPEVATE CHE …I popoli malesiani hanno praticato il cannibalismo fino all’inizio del XX secolo, ad esempio come segno di offesa verso la tribù nemica o per "assorbire" le qualità del defunto. Questi teschi umani stavano li appesi come ultimo trofeo di quel cannibalismo di cui generalmente si parla. Un cannibalismo come atto rituale all'interno di culture primitive. Sir Thomas Stamford Raflles1, nel 1820, ha studiato la Batak e dei loro rituali e delle leggi riguardanti il consumo di carne umana e scrive, nel dettaglio, le trasgressioni che giustificano un atto così, come i loro metodi. Raffles ha affermato che " è normale per le persone mangiare i loro ge- nitori, quando troppo vecchi per lavorare ", e che per taluni reati, un cri- minale sarebbe stato mangiato vivo. Prosegue … " la carne si mangia cruda o alla griglia, con la calce, sale e un po' di riso ”. De gustibus non disputandum est (Da “ Racconti dei miei viaggi “- Elioarte )

1)Thomas Stamford Raffles (Jamaica, 6 luglio 1781 – Londra, 5 luglio 1826) è stato un politico e militare britannico, nonché amministratore coloniale. È ricordato soprattutto come fondatore della città di Singapore (oggi città-stato della Repubblica di Singapore) nel 1819.È’ stato segretario generale della British East India Company. Ha promosso la conquista di Giava (Guerra anglo-olandese per Giava-1811).

Teschi batak in rete

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RIFLESSIONI SOCIO-ANTROPOLOGICHE ED ORA DISCORRIAMO D’AMORE

di Gargano Sofia

L’amore per quanto mi riguarda, è un sentimento semplice, siamo noi a complicarlo con le nostre crisi esistenziali, le nostre pretese assurde, per non parlare poi delle nostre aspettative inevitabilmente deluse. Le donne forse più degli uomini investono in questo ambito, sia a livello economico, con profumi, intimo e gadget sessuali per ogni tipo di fantasia.., che emotivo: si chiedono consigli, si consultano riviste femmi-nili, si ricorre alle lacrime (fino a disidratarci) e si apprendono tattiche di seduzione. Alla fine, come se ciò non bastasse, se ne parla fino allo sfini-mento con amiche, parenti e infine con la mamma. Ma per favore, non siamo ridicoli! Nulla da togliere al sentimento in sé, ma queste ed altre esagerazioni non sono solo un dispendio inutile di energie, ma non si addicono alla nostra essenza di donne moderne ed istruite, che sanno quel che vogliono e pure come ottenerlo. Gli uomini sembrano incomprensibili ai nostri occhi, ma sono molto più semplici di quanto noi possiamo immaginare… Di solito, sono metrosexual (ma chi le inventa queste parole?), manager, sportivi, traditori di ogni sorta, che tengono alla cura del proprio corpo e del proprio spirito (come dovremmo fare noi!); che ignorano o se ne fregano largamente di tutte le paranoie di cui, ogni giorno, noi poveracce ci faccia-mo carico. L’amore è semplicemente una trasmissione d’emozioni e tra due persone unite da un sentimento. E allora se questo è vero, non è più sem-plice parlare, spiegarsi, progettare e costruire insieme dei sogni? Tra l’altro, vi sono risposte che solo il tempo può dare, è inutile coinvol-gere terze persone che non potranno mai essere di aiuto. Bisogna solo crederci nell’amore, altrimenti godiamoci la condizione di single, anche lì c’è qualcosa da imparare.

XXV Giornata Mondiale della Gioventù

Roma - Giovedì 25 Marzo 2010 alle ore 19,00 in Piazza San Pietro il Santo Padre Benedetto XVI incontra i giovani. Poi il 28 Marzo 2010, Domenica delle Palme, alle ore 9,30 in Piazza San Pietro vi sarà la Santa Messa con il Papa. I biglietti, totalmente gratuiti, per Piazza S. Pietro, possono essere prenotati, entro il 19 marzo, presso il Servizio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma (P.zza S. Giovanni in Laterano, – Tel. 06/69886574 – . [email protected]

I dieci consigli contro i malanni del Ministero della Salute

- Regolare la temperatura degli ambienti interni in modo conforme agli standard suggeriti; - Curate l’umidificazione degli ambienti di casa riempiendo le apposite vaschette dei radiatori: una casa troppo fredda e un’aria troppo secca possono costituire un’insidia; - Curate l’isolamento di porte e finestre, riducete gli spifferi con appositi nastri e altro; - Se usate stufe elettriche o altre fonti di calore (come la borsa di acqua calda) evitate il contat- to ravvicinato con le mani o altre parti del corpo. - Controllate la temperatura corporea di bambini piccoli e persone anziane non autosufficienti - Assumete pasti e bevande calde (almeno 1 litro e ½ di liquidi), gli alcolici non aiutano contro il freddo, al contrario, fanno disperdere il calore prodotto dal corpo. - Uscite nelle ore meno fredde della giornata: evitate, se possibile, la mattina presto e la sera soprattutto chi soffre di malattie cardiovascolari o respiratorie. - Usati vestiti idonei: sciarpa, guanti, cappello, insieme a un buon cappotto - Passando da un ambiente freddo a uno caldo abbiate cura di spogliarvi, per evitare di sudare e di raffreddarvi quando uscirete di nuovo. - Se viaggiate in automobile non dimenticate di portare coperte e bevande calde.

LILIANA LUCKI

* ARTISTA

ARGENTINA

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LA MUSICA TRA LETTERATURA E STORIA

ARS DEVOTIONIS (L’arte della devozione)

di William Borrelli

La cultura e le arti medievali, almeno per un lungo periodo, furono gestite e promosse dalla Chiesa, alla quale va il merito di essere stata punto di riferimento per la civiltà, nei secoli bui che seguirono alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Il Medioevo musicale, fino al X secolo, in mancanza di altre manifestazioni artistiche all' infuori dei canti che scandivano i riti, si era identificato con la liturgia. La musica strumentale, di fatto,non esisteva,poiché gli strumenti erano utilizzati so- lamente per accompagnare il canto.Non c'è da stupirsi,perciò,se la pratica e la me- desima idea musicale appaiono slegate dalla tradizione greco-romana. Scompaio- no del tutto le melodie lente e decadenti care ai Romani e gli strumenti, quelli della tradizione, con l'eccezione della tromba e dell'organo,cadono in disuso. Il Cristiane- simo recupera l' idea di sacro, come rappresentazione della santità di Dio, che si manifesta anche attra- verso le norme culturali che interessano un'ampia gamma di eventi e situazioni. Luoghi, rituali, uomini di Chiesa e fedeli sono tutti espressione di sacralità. In questo rigido schema la musica è parte integrante del culto: scuola cantorum1, mediante il quale un gruppo di fedeli viene a contatto con Dio. All'interno della suddivisione del sapere medievale, inoltre, la musica ha una collocazione alta: fin dal V secolo viene collocata tra le artes (le cosiddette “arti liberali “) del quadrivium, assieme a Geometria, Aritmetica ed Astronomia, ovvero la arti basate sul numero. Rifacendosi alla scuola pitagorica, si crede che la musica abbia in Dio la sua origine e l’armonia umana sia soltanto un riflesso dell’armonia celeste. Come testimonia l'ampia iconografia, la musica divina si manifesta nei cori angelici, rappresentati simbolica-mente dai cori dei chierici, e nel movimento incessante dei corpi celesti, dei cerchi che costituiscono il Paradiso della Commedia: l'armonia prodotta dalla rotazione dei cieli è una lode a Dio, perché “coeli enarrant gloriam Dei”. La Chiesa inizierà, a partire dall'anno Mille, sarà scossa da movimenti interni di rinnovamento o di rottura, per non parlare dello sviluppo della cultura vernacolare e volgare. Prima di allora, infatti, non c'era stato bisogno di operare una distizione tra sacro e profano, dato che le manifestazioni musicali erano perte integrante della liturgia. Con la diffuzione dei canti vernacolari, che rappresentavano l'espressione di una cultura popolare, che non si esprimeva più nella lingua ufficiale della liturgia, si rese necessaria la distinzione tra sacro, ovvero “dedicato a Dio”, e profano ( pro / fanum : fuori dal tempio), di destinazione diversa. Le manifestazioni extraliturgiche, pur essendo spiccatamente profane, erano legate ai rituali religiosi, da cui ereditarono forma e contenuti, trasformandosi in un certo senso in parodia, ricalco e quasi prosecuzione. Non avverrà una vera rottura, almeno fino alla fioritura trecentesca della cosiddetta Ars Nova, anzi la Chiesa ingloberà parte della produzione profana nella propria tradizione musicale, sviluppando un nuovo repertorio basato su melodie e testi popolari. Bisogna, d'altro canto, tener presente che la stessa musica popolare aveva bisogno di acquisire una propria indentità culturale, e per questo si avvalse delle strutture e del repertorio dei canti liturgici, in parte modificandoli. Nel corso dei secoli l'allentarsi delle restrizioni del rito portò la Chiesa a rinnovarne alcuni momenti, per venire incontro alla nuove sensibilità popolare. Attorno all'anno Mille, infatti, si moltiplicaro-no i movimenti mistici ed ereticali, che predicavano la fine del mondo o l'avvento di una nuova era; tali movimenti, continueranno, poi, a proliferare nei secoli successivi, rafforzati da superstizioni e pratiche occulte, e saranno duramente combattuti dalla Chiesa. Solo con la cultura trobadorica e cortese, la musica, come del resto la letteratura, conquisterà vera indipendenza e si svilupperà autonomamente, trasformandosi globalmente. ____________________

1) Palestra dove la Chiesa ha preparato i propri cantori fin dai primi tempi (all'epoca di papa Damaso, morto nel 384, c'era già una distinta schiera di diaconi esclusivamente dedicata a questo scopo). In modo simile a quanto avveniva nelle scuole d'arte medievali, si può parlare di un continuo lavoro collettivo, in cui si miscelavano qualità individuali e tradizione, stile personale e caratteristiche comuni al gruppo. A Gregorio Magno fu attribuita dal suo biografo Giovanni Diacono (scomparso nell'anno 880) la prima compilazione di canti per la Messa: "Antiphonarium centonem compilavit", cioè raccolse in un Antifonario (libro di canti per la Messa). Di qui la denominazione di canti gregoriani.

Il canto grgoriano più cantato al mondo

http://www.youtube.com/watch?v=37q9zIznj2M

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Cose dell’altro mondo

Due studenti di ingegneria si incontrano e uno chiede all'altro,: - Dove hai preso questa bellissima bici ? - - Mentre passeggiavo ieri ho incontrato una bellissima ragazza, che mi si ferma davanti, posa in terra questa bici, si spoglia tutta nuda, e mi dice: "Prendi quello che vuoi" – - E tu? - - Ho preso la bici, i vestiti mi sarebbero stati sicuramente troppo stretti -.

Quando il mondo è pazzo Un Irlandese, un Inglese e uno Scozzese sono al pub a bere una birra. Ad un certo punto l'Inglese nota una mosca dentro al suo bicchiere di birra si rivolge al barista: - Per cortesia, mi porti un cucchiaio! - E con calma rimuove la mosca. Succede la stessa cosa all'Irlandese che prende la mosca con le dita e dice:- Pussa via! - Anche lo Scozzese si accorge di avere una mosca nel bicchiere, al che la prende anche lui con le dita e comincia a scuoterla dicendo: - Grande bastarda, sputa subito la birra che hai bevuto! -

Sui nostri simpatici carabinieri A terra, il corpo senza vita di un carabiniere, un medico sconvolto spiega alla sua segretaria: - Gli ho detto di trattenere il respiro, poi è squillato il telefono e mi sono allontanato... –

Ci fai, o ci sei? Al ristorante un tizio chiede un pollo padovano. Quando il cameriere gli porta il pollo il tizio gli infila un dito nel retro e poi scaglia il pollo lontano urlando: "Ho detto che voglio un pollo di Padova e questo pollo invece e' di Trento! ". Il cameriere torna in cucina, prende un altro pollo e lo porta al cliente. Ma anche questa volta il cliente dopo aver messo un dito su per il retro del pollo, va su tutte le furie gridando: "Ma questo pollo e' di Bologna!". Il cameriere torna in cucina, racconta l'accaduto al cuoco, il quale esclama: " Perbacco, finalmente un vero inten-ditore! " e prepara, questa volta, un vero pollo di Padova. Il cliente mette il dito dietro ed esclama contento: "Questo si' che e' un vero pollo di Padova! ". Finito il pasto il signore paga il conto e sta per andarsene, quando il cameriere gli si avvicina e sottovoce, sulla porta di uscita, gli chiede: -Mi scusi, non vorrei importunarla, ma io sono un trovatello; non potrebbe dirmi almeno di che citta' sono originario? -.

Evviva la vita - Alessandra quando finisci di essere gelosa?- lei: - Quando incominci a chiamarmi Valentina -.

Freddure � Il silenzio pre-elettorale? E' l'unico giorno quando i politici non dicono bugie. � Perché i nani ridono mentre giocano a calcio?- Perché l’erba solletica i loro testicoli. � Che differenza c'e' tra un filosofo, un matto e uno psicologo? - Il filosofo costruisce castelli in

aria, il matto li abita e lo psicologo incassa l'affitto! – � Qui è sepolto Napoleone...non tutto...ma Buonaparte! � Mi prese per mano e mi portò in camera sua... spense la luce e mi disse: - ti piace il mio

orologio giallo fosforescente !? - � Cosa dice un rubinetto all'idraulico? “ E làsseme perde!..- � Era un uomo così antipatico che al suo funerale i parenti chiesero il bis! � Aveva l'alito così pesante che alla sua morte i suoi parenti non gli pemisero neppure di

esalare l'ultimo respiro.

per r idere un po’…

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Gemelli – Dedicatevi di più agli affetti, vi daranno quella grinta necessaria per vincere le vostre battaglie quoti-diane. Cercate di non prendere freddo ed attenti al fumo, massimamente quello passivo. La vita sentimentale scorre senza sorprese.

Cancro - E’ un buon mese per il cancro: avrete spensierate ore in famiglia. Ma evitate di esporvi in prima persona e di esprimere giudizi in pubblico. I peccati di gola non fanno bene, ma è giusto concederseli di tanto in tanto. Un amico vi farà un complimento, accettatelo con disinvoltura. Leone – Continuate a non sentirvi in forma, consultate il medico e curatevi seriamente. Per il resto, aspettate fiduciosi gli eventi. Non rifiutate gli sforzi di chi vuol esservi amico, i rapporti sociali vi daranno una marcia in più e vi aiuteranno a mettervi in forma.

Bilancia – Sfruttare a pieno le situazioni vantaggiose. Una visita inattesa vi allieterà un pomeriggio della seconda decade del mese. Trattate con più dolcezza chi vi ama, avrete un gradito ritorno di gioie ed affetti.

Vergine - Riconsiderate seriamente l’amore, ore felici vi ricompenseranno del tempo perduto. Non preoccupatevi per il rigore dell’inverno, di tanto in tanto un raggio sole vi aprirà alla vita. Incominciate a risparmiare per far fronte all’accumulo di spese.

Scorpione –. Non curatevi del giudizio degli sciocchi: nuovi amici vi faranno sentire al settimo cielo. Notizie insperate di una persona lontana vi metteranno di buon umore e vi faranno dimenticare l’attuale difficoltà economica.

Sagittario – A parte un fastidioso raffreddore, non potetete proprio lamentarvi del vostro stato di salute. Ci vorrebbero più soldi, ma presto le cose cambieranno. Gli amici vi saranno vicini, ma siate cauti nel confidarvi, non tutti potrebbero comprendervi.

Capricorno – Dedicate più attenzione a chi vi ama, un po’ di dolcezza rende più accettabile la vita. Cam-biate il vostro modo di apparire, avrete più consensi . Prendetevi una breve pausa con la persona amata, farà bene al vostro rapporto.

Acquario – Cercate di essere sempre voi stessi, la sincerità esalta la vostra personalità e vi rende mitici. Sarete turbati da una lettera, consigliatevi con un amico, troverete la strada giusta. Ottimo il fine mese.

Pesci – Vi sentite esausti ed avete bisogno di staccare la spina. Pazientate qualche altra settimana e poi concedetevi una breve pausa, magari per contattare vecchi amici o lontani parenti. Non date troppa importanza a chi pretende di darvi consigli. I nati in questo mese avranno l’astuzia necessaria per superare ogni difficoltà.

Toro – Le vostre capacità, le avete già ampiamente dimostrate. Preoccupatevi di più della vostra salute, sarà opportuno evitare gli inviti a cena. Siate fiduciosi febbraio sarà per voi un mese ricco di emozioni e nuovi incontri. Apritevi all’amore.

Ariete – Avete fatto male a confidarvi con una certa persona, siate più attenta per il futuro. Comunque, verranno tempi migliori, non scoraggiatevi. Un incontro di fine settimana vi metterà di buonumore. Evitate di bere troppi caffè, una tisana rilassante vi concilierà il sonno.

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