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Tiziana FirroneDall’albero cosmico all’albero casaViaggio nel mondo di una straordinaria creatura

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Copyright © MMXIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A-B00173 Roma

(06) 93781065

isbn 978–88–548–4300–4

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre 2011

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Ringrazio l’arch. Carmelo Bustinto per la cura e l’attenzione dedicate allalettura delle bozze del volume, per i preziosi consigli e per alcune immaginidel suo archivio fotografico, tra le quali quella in copertina, affettuosamentemesse a disposizione.

Ringrazio l’arch. Filippo Palazzolo per la documentazione e per le foto-grafie sulla “Festa di li schietti” a Terrasini, gentilmente offerte.

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“Gli alberi sono lo sforzo infinito della terraper parlare al cielo in ascolto.”.

Rabindranath Tagore

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In occasione del sesto Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste (UNFF6),la Croazia ha proposto l’istituzione dell’Anno Internazionale delle Foreste(AIF) con l’intento di stimolare la comunità internazionale a compiere azionisempre più efficaci per contrastare il problema della deforestazione.

Il 20 dicembre 2006, durante l’83esima Riunione Plenaria, l’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite, facendo propria la proposta della Croazia, haadottato una risoluzione proclamando il 2011 Anno Internazionale delleForesteper diffondere la conoscenza sulle azioni globali a sostegno dellagestione forestale sostenibile, della protezione, valorizzazione e sviluppo dialberi e foreste. Evidenziando come queste siano fondamentali per la salva-guardia della biodiversità, per l’attenuazione degli effetti del cambiamentoclimatico e per la vita stessa dell’uomo. Il messaggio è “Forest for people”che intende comunicare a tutti i cittadini l’importanza delle foreste e le fun-zioni economiche e sociali da esse svolte.

L’attuazione di tale iniziativa è principalmente a livello nazionale e localema si prevede la collaborazione di organizzazioni internazionali ed enti coor-dinati dal Segretario dell’UNFF, con sede a New York.

Il principale partner internazionale coinvolto nell’iniziativa è ilDipartimento Forestale della FAO.

Il Calendario Istituzionale, presentato il 1 dicembre 2010 a Roma, preve-de una serie di iniziative ed attività che avranno luogo nel corso del 2011presso sedi europee, americane ed africane, a cominciare dalla “Nona sessio-ne del Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste” che ha avuto luogo a NewYork dal 24 gennaio a 4 febbraio e con il quale ha preso il via l’AnnoInternazionale delle Foreste.

Come non cogliere, quindi, l’occasione di parlare ancora una volta deglialberi e della grande importanza che questi hanno per la vita del nostro pia-neta? Il patrimonio arboreo fa parte della dote che la nostra Terra ha offerto

Premessa 9

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all’uomo fin dalla sua comparsa; regalo prezioso ed essenziale, senza il qualel’esistenza del nostro pianeta avrebbe avuto sicuramente altri sviluppi.

Nella certezza che non saranno mai sufficienti le iniziative e le parolevolte a sensibilizzare tutti i popoli della terra a prendere coscienza del valoreche alberi e foreste hanno avuto e continuano ad avere per il mondo intero, hoconcretizzato, con questo volume, il mio grande desiderio di approfondire laconoscenza di questo mondo meraviglioso, complesso, ricco di fascino emistero che ha rapito il cuore di chi, come me e prima di me, si è imbattuto inquesto incontro.

Tiziana Firrone

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L’uomo ha sempre subito il misterioso fascino degli alberi,identificandoli spesso con l’essenza stessa della vita ed attri-buendo loro significati storici, culturali, religiosi, estetici.

Fonte di sostentamento, l’albero è uno dei grandi miti dellatradizione e della cultura di tutti i tempi: simbolo di conoscenza,di sacrificio e di redenzione. Nelle religioni, nella letteratura,nell’arte, l’albero è l’elemento cardine che nasconde il segretodell’Universo e riassume in sè la materialità e la spiritualità del-l’essere.

I testi fondatori delle grandi religioni pongono un albero all’i-nizio della storia del genere umano.

“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le roccet’insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà.”. Con questeparole, nel XII secolo, Bernardo da Chiaravalle, padre spiritualedei Cavalieri Templari, affermava che era sufficiente guardare lanatura per conoscere il mistero della vita.Sette secoli dopoHermann Hesse scriveva: “Gli alberi sono santuari. Chi sa par-lare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità.”1.

Nella predica di S. Francesco agli uccelli, affrescata da Giottonella Basilica Superiore di Assisi, il pittore sintetizza l’immagi-ne della Natura con un albero.

In passato gli alberi erano considerati la rappresentazione delpotere regio ma anche la manifestazione terrena del divino: “Non

San Francesco predica agli uccelli. Giotto,Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi(1297 ca.).

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1 - Hesse H., Il canto degli alberi, Guanda,Milano 2001.

Introduzione

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hai forse osservato a che cosa fa il Dio rassomigliare il suoVerbo eccellente? A un albero perfetto la cui radice è profonda ei cui rami si estendono verso il cielo.” (Corano XIV, 24). Ad ognispecie era legato un mito, una leggenda, un rito.

L’albero onirico di Nabucodonosor2, la cui altezza raggiunge-va il cielo e dai cui numerosi frutti si nutriva ogni essere viven-te, rappresenta il potere del re che, nel sogno, viene annientatoper volere di Dio che manifesta la sua ira abbattendo l’albero,smembrandolo e riducendolo in ceppo.

Le più arcaiche manifestazioni di spiritualità dell’uomo siesprimevano attraverso riti in cui l’albero rappresenta il mezzoper la rinascita.

I Dendriti, asceti cristiani dell’Oriente bizantino, trascorreva-no la loro vita in preghiera e penitenza all’interno delle cavità digrossi alberi. Ancora oggi si è a conoscenza di eremiti che vivo-no in meditazione all’interno di alberi cavi così come avviene, adesempio, sul monte Athos in Grecia, uno dei siti più suggestivi atal proposito.

L’albero fu sacro presso quasi tutte le antiche civiltà e reli-gioni ed anche presso i popoli privi di una cultura scritta le fun-zioni prodigiose dell’albero venivano cantate e rappresentatenelle forme più varie e molte sono, ancora oggi, le fiabe, le sto-rie e le leggende di tutto il mondo che hanno come protagonisti

Introduzione12

Rappresentazione pittorica del sogno diNabucodonosor.

2 - Sovrano babilonese vissuto dal 605 al562 a.C.

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gli alberi e contengono tante verità, conoscenze, saperi, principimorali ad essi legati.

Gli Egizi veneravano il fico, i Fenici la palma, i popoli delnord Europa la quercia, il frassino, il cipresso, l’ontano, la betul-la, il tasso3, i cristiani l’ulivo.

Carico di una simbologia millenaria, ha influenzato mistici esciamani, saggi e filosofi4, artisti e alchimisti divenendo, di voltain volta, Albero Cosmico-Asse del Mondo, Albero Rovesciato,Albero della Vita, Albero della Conoscenza del Bene e del Male,Albero Alchemico, Albero Mistico, Albero della Libertà e moltoaltro ancora.

L’albero è un’immagine che appare frequentemente tra leespressioni archetipiche dell’inconscio. Con il suo processo diaccrescimento e di ramificazione, esprime l’evoluzione interioree la presa di coscienza dell’uomo che lo spinge ad interrogarsisul senso della sua esistenza e del suo stato di sofferenza5.

Il fuoco giunge per la prima volta all’uomo attraverso un albe-ro colpito dal fulmine e per tale ragione molte culture ritenevanoche l’albero fosse anche “Padre del Fuoco”, dal quale ha origineanche la luce che disperde le tenebre della notte. “(...) in unprimo tempo si fece luce con le torce, poi con lanterne in cuiardeva l’olio dell’ulivo. Quando si utilizzò la cera, anche questaveniva dall’albero perchè nel cavo dell’albero si annidano le

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3 - Era tale la venerazione che il popolo cel-tico aveva per gli alberi che alcune tribùprendevano il nome da essi come, ad esem-pio, gli Eburones(dal tasso) e i Lemovices(dall’olmo).

5 - È un processo spontaneo e naturale per-chè insito nelle radici della vita psichica.

4 - Il filosofo della scienza e della poesiafrancese Gaston Bachelard (1884-1962),così descriveva l’albero: “L’immaginazioneè un albero. Ha le virtù integratrici di unalbero. È radici e rami. Vive tra terra ecielo. Vive nella terra e nel vento.”.

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api, creature nate dal fuoco celeste che dal nettare dei fioridistillano il miele (...).”6. Si riteneva, inoltre, che lo spirito vita-le, custodito all’interno dell’albero, venisse rilasciato quandoquesto veniva colpito da un fulmine.

L’antropologo James George Frazer, autore de Il ramo d’oro7,racconta che, secondo alcune tribù africane, quando un alberoveniva colpito da un fulmine, si dovevano spegnere tutti i fuochidel villaggio ed accenderne uno nuovo con il fuoco scaturito dal-l’albero in fiamme.

A Torobà, un villaggio del Burkina Faso, nascosto nella sava-na africana, i resti del tronco di un’enorme Ceiba pentandra(kapok), colpita da un ful-mine, si ergono possential centro di un’area consi-derata sacra ed invalicabi-le, la cui terra può esserecalpestata soltanto inoccasione di particolaricerimonie.

Secondo una credenzadelle tribù nordamericanedei Natchez, se un fuocosi spegneva questo poteva

Introduzione14

L’area sacra indicata dal grande tronco dellaceiba spezzato dal fulmine. Villaggio di Torobà,Burkina Faso, giugno 2009. (Foto di C.Bustinto).

7 - Frazer James George, Il ramo d’oro,Newton, Milano 1992.

6 - J. Brosse, Mitologia degli alberi. Dalgiardino dell’Eden al legno della Croce,BUR, Milano 2007.

Dettaglio dell’area sacra in prossimità del vil-laggio di Torobà, Burkina Faso, giugno 2009.(Foto di C. Bustinto).

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essere riacceso solamente usando quel-lo di un tempio o di un albero colpitoda un fulmine.

Nella mitologia persiana lo spiritodel male Ahriman “(...) scivolandocome un serpente giù dal cielo e arri -vando sulla terra (...)” crea l’uomo e lomette in condizioni di ricevere il fuocoda un albero in fiamme. Anche le Edda(saghe nordiche), contengono accenniall’albero che brucia.

L’albero nelle sue più svariate formee dimensioni, giovane o plurisecolare8,testimone del trascorrere del tempo e dieventi che hanno segnato la storia delmondo, segno territoriale di confine9,punto di riferimento, luogo di incontro,di riunione e socializzazione, sede dipellegrinaggio; dèi e re amministrava-no la giustizia sotto gli alberi.

Il tribunale degli antichi Slavi, deiCelti e dei Germani, si riuniva all’om-bra di una vecchia quercia sacra. In

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La sequoia gigante, GeneraleSherman, a Lilley Park, inCalifornia.

9 - Il leggendario Albero Solo(descritto daMarco Polo nel Milione) cresceva al centrodi una desolata steppa della provincia diTonocan, nell’attuale Iran nord-orientale.Chiamato dai cristiani del Medioevo AlberoSecco, segna il confine tra Occidente eOriente ma anche quello tra mondo terrenoe aldilà. Si tratta forse di un platano d’o-riente ma con le foglie di un pioppo bianco.

8 - Nella sua opera Naturalis Historia,Plinio racconta che ad Olimpia si potevaancora ammirare “un olivo selvatico i cuirami servirono a incoronare per primoErcole e che ai giorni nostri è oggetto divenerazione religiosa”.

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tempi più recenti si racconta di Consigli Comunali e atti notarilirogati sotto le fronde di alberi imponenti.

I greci, ed in particolare i filosofi, solevano parlare ai lorodiscepoli all’aperto, sotto l’ombra degli alberi o passeggiandolungo viali alberati. Nellacittà di Kos, nell’omonimaisola greca, situata al largodella costa turca, il famosoPlatano di Ippocratetroneg-gia al centro della piazzaprincipale, proprio dove,2500 anni fa, cresceva il suoantenato, sotto la cui ombraIppocrate meditava, istruiva idiscepoli e riceveva i pazien-ti. L’attuale platano ha ormai cinquecento anni e con il trascorre-re del tempo il suo tronco è diventato cavo e molti rami sonosostenuti da impalcature metalliche.

Chapel Oakad Allouville-Bellefosse, è il più vecchio, grandee famoso albero esistente in Francia. È una grande quercia dioltre ottocento anni di età, divenuta monumento religioso e sededi pellegrinaggio; su di essa, infatti, sono state costruite due cap-pelle, la prima (in realtà una piccola cella che poteva ospitare un

Introduzione16

Il Platano di Ippocrate a Kos, Grecia.

Con i suoi 4800 anni di età il MethuselahBristlecone pine (Pinus aristata), originariodelle montagne Rocciose, sembra essere il piùvecchio abitante vivente della terra. Sopravvivea basse temperature e all’azione costante di fortiventi. La sua crescita è molto lenta e questorende il suo legno compatto e resistente all’azio-ne di parassiti quali funghi e insetti xilofagi.

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letto), risale al 1669 ed è dedicata alla Vergine Maria; fu scavatada alcuni monaci all’interno del suo tronco. Successivamente, incima alla quercia fu realizzata una cappella con copertura conicasulla quale svetta una croce, raggiungibile attraverso una picco-la scala interna. Da allora l’albero diventò un vero e proprio san-tuario. Oggi la quercia è morta e la corteccia continua a staccar-si ma le parti mancanti vengono continuamente sostituite conscandole in rovere a protezione della pianta.

Durante la rivoluzione francese i sanculotti cercarono diincendiare il grande albero ma gli abitanti lo difesero con tutte leloro forze, salvandolo dall’attacco. La quercia è oggi vigilata daun custode, al quale sono affidate le chiavi della porta che con-duce al santuario ed una volta all’anno, per commemorare lafesta del paese, il parroco vi celebra la messa.

Questi sono solo pochi esempi di quanto gli alberi costitui-scano una ricchezza inestimabile per l’uomo e per l’ambiente,tanto da divenire in alcuni casi oggetto di tutela da parte di orga-ni istituzionali.

La bolla “Cum almam nostram urbem”che Papa Pio II emanòil 12 agosto 1462, è uno dei primi provvedimenti per la tutelaistituzionale di beni territoriali naturali. In essa era contenutol’Ordine Patrimoniale per la conservazione de’meravigliosialberi nel bosco del Carpinetto sopra la città di Mascali, relati-

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Chapel Oakad Allouville-Bellefosse,Normandia,Francia.

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vo ai castagni selvatici di quel bosco con un tronco la cui cir-conferenza superava i trenta palmi, tra cui il Castagno dei centocavalli, di 232 palmi, pari circa a 58 metri.

Questo enorme albero si trova nel territorio di S. Alfio, haun’età stimata di 3-4 mila anni10 ed è considerato il più vetustod’Europa mentre, per dimensioni, è tra i grandi del mondo. Il suo

18 Introduzione

Il Castagno dei cento cavallicome si presenta oggi. (Foto di C. Bustinto).

10 - Fu il botanico palermitano FilippoParlatore (1816-1877), ad esaminare perprimo il castagno attribuendo a questoun’età di quattromila anni; nel 1982, il prof.Bruno Peyronal, dell’Università di Torino,stabilì un’età di oltre duemila anni.

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nome è legato ad una leggenda secondo la quale la reginaGiovanna I d’Angiò11 (che regnò a Napoli dal 1341 al 1382), conil suo seguito di cento cavalieri, trovò piacevole riparo da untemporale sotto le sue enormi fronde. Il luogo è stato visitato, nelcorso dei secoli, da numerosi studiosi, scrittori, poeti e pittori ita-liani e stranieri che hanno subito il fascino del monumentalealbero ritraendolo nelle loro opere letterarie e pittoriche. Ne IlMongibello (edito in Catania nel 1636), don Pietro Carrera(1571-1647), descrivendo il Castagno racconta di “(...) un mae-stoso tronco di castagno incavato per l’età e, come riferito daquelli che l’hanno visto, capace di ospitare nel suo interno tren-ta cavalli.”.

Nella descrizione latina del sito di Mongibello redatta dallostorico naturalista e giureconsulto Antonio Filoteo degli Omodei(tradotta da Leonardo Orlandini ed edita in Palermo nel 1611)12,il grande castagno è descritto come pianta che in “meravigliaavanza le piante lodate da Plinio e degli altri scrittori (...).” e,ancora: “(...) il suo gran tronco cavato dalla natura dona (...)albergo a pecore, a capre, a pastori, a lavoratori del monte. Etalora si è veduta mandria di trecento pecore.”.

Sono state molte nel passato le iniziative volte alla protezionedegli alberi monumentali. Nel 1969 nasce, nel Parco Nazionaled’Abruzzo, la “Tavola del Grande Albero” e, l’anno seguente,

Dall’albero cosmico all’albero casaViaggio nel mondo di una straordinaria creatura

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Il Castagno dei cento cavalli. Dipinto di J.Houel, Museo Hermitage, San Pietroburgo.

12 - Omodei degli A.F., La descrittionelatina del sito di Mongibello di AntonioFiloteo de gli Homodei Siciliano tradottain lingua italica dal r. dottor D. LeonardoOrlandini e greco canonico reale del Domodi Palermo, Gio. Antonio de Franceschistampator camerale, Palermo 1611.

11 - Secondo altre fonti si tratta diGiovanna d’Aragona, figlia di Giovanni IId’Aragona e moglie di Ferdinando I, checondusse il regno di Napoli dal 1477 al1517. Altri ancora parlano di Giovanna IId’Angiò, figlia di Carlo III e regina diNapoli.

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viene avviata l’operazione “Grande Albero”, lanciata dal prof.Franco Tassi e dal Centro Studi Ecologici Appenninici, con l’ap-poggio del Parco Nazionale d’Abruzzo e del WWF Italia.

Le iniziative a favore dei Patriarchi Verdi si sono succedute dianno in anno, anche con il supporto del Corpo Forestale e dimolte Associazioni ambientaliste.

A volte non è l’uomo e le sue leggi a tutelare gli alberi mamolti di essi, secondo le tradizioni popolari, sono protetti da spi-riti agresti che dimorano al loro interno e ne seguono lo svilup-po fisico e spirituale (v. cap. 3). La Koompassia excelsa, la spe-cie più grande della foresta malese, è venerata e temuta dallepopolazioni locali perchè ritengono che sia abitata dagli spiriti.Anche i cinesi credono che ogni albero abbia il proprio spirito ilquale, spesso, assale i taglialegna che si avvicinano per abbatte-re la pianta.

Gli antichi sepolcri erano ubicati in prossimità di alberi sacrie, secondo un’antica legge etrusca, i poveri che non possedeva-no una tomba dovevano essere tumulati all’ombra di una forestadi cipressi, alberi che ancora oggi caratterizzano i luoghi disepoltura.

Alberi che portano i nomi di santi o di eroi. Ai nomi deglialberi facevano riferimento anche i mesi lunari e le stagioni, cosìcome avveniva presso le popolazioni celtiche che associavano ad

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Esemplare di Koompassia excelsa.

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ogni mese dell’anno un albero, le cui virtù avrebbero influito suinati in quel particolare giorno13.

Gli antichi irlandesi conoscevano anche un alfabeto arboreoin cui ogni lettera è associata all’iniziale del nome di un albero.Questo alfabeto, noto come Beth-Luis-Nion (dalle prime tre let-tere che lo compongono), o alfabeto Ogham (da Ogma, dio dellaconoscenza e delle arti che, secondo la tradizione, ne fu il crea-tore14), era un linguaggio criptico, usato dai Druidi15 nei lororituali e nelle preziose divinazioni profetiche. L’Ogham è com-posto da cinque vocali e quindici consonanti ed è un sistema discrittura verticale, procedente dal basso verso l’alto, che richia-ma la forma di un albero: un tronco da cui si propagano i rami.

In Scozia, Irlanda e Galles sono state ritrovate delle lapidifunerarie in cui sono ancora visibili i caratteri ogamici, ma ireperti sono molto scarsi perchè, nella maggior parte dei casiquesta scrittura veniva incisa sul legno, materiale facilmentedeperibile nel tempo.

Ogni consonante, inoltre, indica anche il mese associato allapianta corrispondente e, come sopra detto, compone il calenda-rio degli alberi che costituisce l’anno lunare e che parte dalsostilzio d’inverno. La S, ad esempio, corrisponde al salice che èil quinto albero dell’anno; questo è l’albero degli incantesimi,sacro alla Luna e ai Poeti.

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14 - Il dio Ogma aveva creato quattro pila-stri uguali e su questi aveva inciso le ventisacre lettere. Aveva poi insegnato ai Druidiuna specie di alfabeto muto, per usare lelettere senza scambiarsi parole.

15 - I Druidi erano una casta sacerdotalestregonica diffusa nell’Europa continentalee nelle isole britanniche. Il termine druidoletteralmente significa “sapiente delle quer-ce” ed è per tale motivo che erano anchechiamati “uomini quercia”.Si pensa che avessero anche conoscenzeerboristiche e mediche e che fossero ingrado di comporre filtri magici e malefici.

I segni e le lettere dell’alfabeto Ogham.

13 - Il calendario celtico è diviso in 13mesi, come le lune piene che ci sono in unanno. Ad ogni mese lunare corrisponde unalbero sacro e ad ogni albero corrispondeun segno zodiacale, che mostra le caratteri-stiche della persona nata in quel periodo.

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Le consonanti sono:B per Beth (betulla) - 24 dic./20 gen.L per Luis (sorbo) - 21 gen./17 gen.N per Nion (frassino) - 18 febb./17 mar.F per Fearn (ontano) - 18 mar./14 apr.Sper Saile (salice) - 15 apr./12 mag.H per Hath (biancospino) - 13 mag./9 giu.D per Duir (quercia) - 10 giu./7 lugl.T per Tinne (agrifoglio) - 8 lugl./4 ag.C per Coll (nocciolo) - 5 ag./1 sett.M per Muin (vigna) - 2 sett./29 sett.G per Gort (edera) - 30 sett./27 ott.P per Peith (tiglio) - 28 ott./24 nov.R per Ruis (sambuco) - 25 nov./22 dic.

Le vocali sono:A abete-olmo (Ailm)O ginestroneU ericaE pioppo biancoI tasso.

Dopo l’avvento del Cristianesimo i “bastoni ogamici” checontenevano le formule propiziatorie dei sacerdoti furono consi-derati opera del demonio e bruciati. Ma la corrispondenza tra let-tere dell’alfabeto ed alberi è ancora oggi presente anche nell’al-fabeto irlandese moderno.

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Dall’albero derivano anche alcuni termini come codice, dallatino caudex“tronco d’albero”, poi contratto in codexe riferitoall’uso antico di scrivere su tavolette di legno ricoperte di cera,unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio.

L’albero è l’archetipo che meglio di ogni altra cosa esprimeconcetti astratti quali crescita, permanenza, protezione, generosi-

tà e costituisce uno deisoggetti principali dell’e-spressione artistica escientifica dell’umanitàfin dalle sue origini.

Nella Summa de arith-metica,geometria, propor-tioni e proportionalità16,scritta dal matematicofrate francescano LucaPacioli, appare l’Arborproportionis et proportio-nalitis che esprime lafamosa teoria delle pro-porzioni, fondamento ditutte le arti e di tutto loscibile umano17.

23Dall’albero cosmico all’albero casaViaggio nel mondo di una straordinaria creatura

Arbor proportionis et proportionalitis di LucaPacioli.

16 - L’opera, pubblicata a Venezia nel 1494,è tra le più importanti del Rinascimento.Scritta con un insieme di termini latini, ita-liani e greci, costituisce una vera e propriaenciclopedia matematica.

17 - La dottrina delle proporzioni è allabase del pensiero di Luca Pacioli e del suointento di matematizzare il sapere.

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Leonardo da Vinci trasse grande insegnamento dall’opera difrate Pacioli che fu ispiratore e maestro del pittore18 e al qualetrasmise l’interesse per la dottrina delle proporzioni, così cometestimoniato dagli scritti matematici contenuti nei taccuini delpittore e presenti nel codice di Madrid II, nel codice Forser II(1°) e nel manoscritto K dell’Institut de France. Nel codice diMadrid II troviamo l’albero di c. 78r che ricalca l’Arbor propor-tionis et proportionalitatiscontenuto nell’opera di frate Luca.

Un esempio di quanto l’alberoabbia ispirato l’arte nel corso deisecoli e in ogni parte del mondo sipuò trovare oggi, sotto i nostriocchi, percorrendo una delle viedi Ouagadougou, capitale delBurkina Faso: un nutrito gruppodi artisti ha trovato ispirazione inuna serie di alberi appartenentialla specie Khaya senegalensin(Mogano senegalese), che punteg-giavano i marciapiedi della stradae che, non si conosce bene perquale motivo, erano morti. Glialberi furono lasciati al loro posto

24 Introduzione

Arbor proportionis et proportionalitis diLeonardo da Vinci, Codice di Madrid II, c.78r.

La sequenza degli alberi scolpitilungo una via di Ouagadougou,Burkina Faso. (Foto di C. Bustinto).

18 - A. Marinoni, La matematica diLeonardo, Philips Arcadia, Milano 1982.

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Dall’albero cosmico all’albero casaViaggio nel mondo di una straordinaria creatura

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In questa e nella pagina seguente alcune foto degli alberi scolpiti a Ouagadougou, Burkina Faso. (Foto di C. Bustinto).

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ma, eliminati i rami, gli artisti utilizzaro-no i tronchi per realizzare sulla lorosuperficie una serie di sculture ognunadelle quali dedicata ad un tema specificoquale l’amicizia, la fratellanza, la fedeltà,l’onore, l’amore.

Al simbolismo dell’albero sono infinelegate alcune usanze natalizie, come l’al-bero di Natale, emblema dell’alberocosmico e simbolo dell’albero-sole. Leluci che, secondo la tradizione, ornano isuoi rami in occasione delle feste natali-zie, rappresentano la nascita del nuovosole e la luce che illumina il mondo.

Da quanto fin qui esposto possiamosenz’altro affermare che l’albero è unodei più importanti mitologemi19 univer-salmente diffusi e condividere quindianche l’affermazione di Holmberg, auto-re di un approfondito studio sull’Alberodella Vita20, il quale scrive nel suo sag-gio che esso è “la più grandiosa creazio-ne leggendaria del genere umano.”.

La più antica rappresentazione di un Albero diNatale. Dipinto tedesco del 1521.

26 Introduzione

19 - Mitologema è il “Termine usato daalcuni studiosi di storia delle religioni perindicare il nucleo originario di un mito, dicui i singoli miti tradizionali sono sviluppio varianti.”. Da Il vocabolario Treccani,Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma1997.

20 - Holberg U., Der Baum des Lebens, inAnnales Academiae Scientiarum Fennicae,B, vol.16, Helsinki 1922-23.

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La simbologia dell’albero ha una tradizione millenaria checoinvolge tutti i popoli della terra, le loro culture e tradizioni etutte le epoche storiche, sviluppando nel corso dei secoli una pro-pria evoluzionenel suo significato e nelle sue espressioni. A que-sto simbolo universalmente conosciuto sonoassociati la mater-nità, la vita, la crescita, l’evoluzione, la spiritualità, la conoscen-za, la morte e la rinascita.

1.1 L’Albero Cosmico

In molte religioni e tradizioni l’albero è visto comeil “pilastro cosmico”, l’asse che sorregge il mondo;una forza strutturale che sta al centro dell’Universo eattraversa il cielo, la terra e le profondità sotterranee,ponendo in relazione il mondo materiale con quellospirituale, il concreto all’etereo. Questo avviene permezzo delle parti che lo compongono: le radici affon-dano nel terreno raggiungendo gli inferi, il mondodell’occulto, il fusto si eleva sulla superficie del

Capitolo 1

La simbologia dell’albero

Iwaz, sim-bolo dell’al-bero cosmi-co nell’alfa-beto runico.

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mondo terrestre e la chioma tocca il cielo dal quale, per suomezzo, scende il fuoco.

La tradizione vuole che questo grande albero, fonte di vita erigeneratore del cosmo, fosse presente sulla terra molto primadella comparsa dell’uomo e la sua immagine è comune pressotutti i popoli e le culture del pianeta1. Nella mitologia del popo-lo Chocò, originario della Colombia Nord Occidentale, l’originedei fiumi e dei mari si fa risalire all’Albero del mondo2.

L’immagine dell’Albero Cosmico appartiene ad una comuneconcezione sciamanica che dal Nord-Est europeo si estende finoalla Siberia3. I canti degli sciamani Ostiak Vasjugan, celebranol’Albero Cosmico che affonda le radici nelle profondità del sot-tosuolo e possiede nove gradini, come le sfere del cielo da essoattraversate. In occasionedelle cerimonie di inizia-zione, gli sciamani sibe-riani piantavano un gros-so ramo di betulla4 alcentro della tenda circola-re (yurt); l’estremitàsuperiore sbucava dall’a-pertura posta sulla som-mità della tenda che,

Capitolo 128

4 - L’impiego della betulla nelle cerimoniesciamaniche è legato all’uso di un fungo(amanita muscaria), necessario per entrarein trance e facilmente reperibile ai piedi diquesto albero.

Foto d’epoca di un rituale sciamano in Siberia.

2 - Raffaele Pettazzoni, Miti e Leggende,IV: America Centrale e Meridionale,UTET, Torino 1959.

1 - L’idea universalmente diffusa di un assecosmico, espressa nell’immagine di pila-stro, palo, albero o montagna, pare cherisalga al IVo III millennio a.C..

Foto d’epoca che ritrae uno sciamano davanti lasua tenda, accanto la quale svetta una betulla.

3 - La parola sciamano è stata coniata nelXVII secolo dai Tungu, un popolo dellaSiberia orientale.

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costruttivamente permetteva la fuoriuscitadei fumi prodotti dal focolare posto al cen-tro del vano mentre, simbolicamente, indi-cava la “porta del cielo” attraverso la qualelo sciamano sarebbe uscito, arrampicando-si sulla betulla (sul cui tronco sono incisinove gradini), in direzione della stellapolare5. Questa betulla è il “guardianodella porta” che apre allo sciamano l’ac-cesso al cielo. Altre betulle vengono pian-tate nel terreno (secondo precise regole) e

legate alla betulla che si trova all’interno dello yurt, attraverso unnastro blu e uno rosso, simbolo dell’arcobaleno che indica allosciamano la via per raggiungere gli spiriti.

Il tamburo svolge una funzione essenziale in queste cerimoniein quanto, secondo la tradizione sciamanica fu proprio l’AlberoCosmico a donare il proprio legno al primo sciamano, ordinan-dogli di usarlo per costruire la cassa di un tamburo. Facendo rul-lare il tamburo lo sciamano raccoglie e concentra le energienecessarie alla sua ascesa al mondo dello spirito6.

Anche il leggendario mago Merlino scala il suo albero cosmi-co (un grande pino ai cui piedi si trova la fontana di Barenton),come uno sciamano siberiano, per giungere alla conoscenza

La simbologia dell’albero 29

6 - Nelle sue visite nel mondo spirituale losciamano porta con sè offerte e sacrifici dadonare agli dèi affinchè lo aiutino a com-piere la sua missione di guaritore.

Tamburo sciamano raffi-gurante l’asse del mondo.

5 - Spesso per la sua ascesa attraverso imolteplici livelli dell’essere, lo sciamanoutilizza un palo sacro, anch’esso con novegradini.

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suprema ed ottenere tutti i poteri7.Presso tutti i popoli dell’Asia settentrionale è radicata la con-

vinzione dell’esistenza di un grande albero posto al centro delmondo.

Per gli Altaici, popolazioni asiatiche che vivono nelle regionicomprese tra i monti Urali e gli Altai, dall’ombelico della terra sierge un grande abete i cui rami raggiungono l’empireo.

Il gruppo etnico siberiano dei Tatari Abakan tramandano leg-gende che raccontano di una montagna di ferro sulla cui vetta sierge una betulla bianca con sette rami che simboleggiano i settepiani del cielo.

Anche i Mongoli raffigurano l’Albero Cosmico sulla sommi-tà di una montagna (montagna cosmica), a forma di piramide conquattro facce. Questo grande albero, intorno al quale ruotano lecostellazioni, viene utilizzato dagli dèi come palo al quale lega-re i loro cavalli.

L’immagine dell’Albero Sacro era un elemento cosmologicodi straordinaria importanza per molti popoli germanici che,influenzati dalla cultura finnica, ne fecero oggetto di venerazio-ne e luogo di incontro presso cui celebrare sacrifici umani.

In lingua Sassone Antica il “Grande Pilastro” era chiamatoIrminsul ed era rappresentato da una quercia o da un grande paloin legno che reggeva la volta celeste8.

Capitolo 130

7 - Del grande pino di Barenton oggi non cisono tracce ma nella cittadina gallese diCarmarthen esiste una grande quercia risa-lente al XVII secolo, conosciuta comeMerlin’s Tree(Albero di Merlino). Secondouna profezia del mago, la morte dell’alberodecreterebbe la fine della città. Per talemotivo, ancora oggi si cerca di tenere invita, in tutti i modi, la vecchia quercia, non-ostante le sue precarie condizioni.

8 - L’albero Cosmico è un sempreverdeidentificato con essenze diverse da Paese aPaese: in Gallia è la quercia, in Germania èil tiglio, in Scandinavia il frassino, inSiberia la betulla e il larice, nell’Islam e inNord Africa l’ulivo, in Mesopotamia lapalma dattifera, in India il ficus religiosa.

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Il più noto Irminsul è quello eretto pressoExternsteine9, nellaforesta di Teutoburgo, in Germania. Fu distrutto nel 772 da Carlo

Magno che sconfisse iSassoni costringendoli aconvertirsi al cristianesi-mo.

L’Irminsul di Extern-steine è stato più voltedescritto come una rap-presentazione dell’asseuniversale sostegno ditutte le cose (universaliscolumna, quasi sustinensomnia).

Un altro grande alberosacro si elevava vicino iltempio di Uppsala10:“Accanto al tempio vi èun albero che molto pro-tende i suoi rami, sempreverde d’estate e d’inver-no: di che specie sia nes-suno lo sa.”11 (v. cap.2).

31La simbologia dell’albero

9 - Externsteine è uno dei luoghi più sugge-stivi della Germania; si tratta di un singola-re raggruppamento megalitico, alto circa 40metri, ritenuto il territorio sacro delle anti-che tribù germaniche. Secondo alcuni stu-diosi, molti dei miti descritti nelle Eddascandinave (manoscritto medievale sullamitologia norrena), traggono spunto daquesti luoghi.

Rappresentazione graficadi un Irminsul.

Scena raffigurante l’abbattimento dell’Irminsul diExternsteine ad opera delle truppe di CarloMagno. H. Leutemann (1882). Wikimedia.

10 - Uppsala è la sede del più famoso boscosacro dell’Europa settentrionale, all’internodel quale fu eretto un grandioso tempio (v.cap.2).

11- Adamo di Brema, Gesta HammaburgensisEcclesiæ Pontificum, [IV: 26 (Scolio 134)].

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Ma l’albero cosmico piùnoto ed importante è il gran-de frassino Yggdrasill12

della cultura scandinavadella protostoria, presente inmolti poemi mitologici tracui la Völuspá (Profeziadella Veggente), alla qualesi ispira anche l’Edda diSnorri Sturluson13.

La Völuspá è unpoemagnomico-sapienzale, informa di monologo, scritto daun poeta islandese pagano,vissuto molto probabilmen-te nella prima metà del Xsecolo. Si tratta della visio-ne di una sinistra profetessa (Völva) evocata da Odino affinchèriveli tutto il sapere e il mistero degli eventi primordiali e deldestino ultimo del mondo.

All’inizio del canto profetico, la Völva parla dell’alberoYggdrasill descrivendolo come asse portante e sostegno dei novemondi che compongono il cosmo:

Capitolo 132

Rappresentazione del frassino Yggdrasill.

12 - Il termine Yggdrasill significa destrie-ro del terribile, dove Yggr (terribile) è epi-teto di Odino, padre degli dèi il quale,prima di regnare sulla terra fu un demonedella tempesta e dei temporali notturni.

13 - Snorri Sturluson, storico, poeta e stati-sta islandese, vissuto nel XIII secolo. Lasua opera è un riassunto in prosa della mito-logia nordica trasmessa oralmente e scrittatra il 1222 e il 1225; è una specie di manua-le per l’apprendista poeta, in cui l’autore faspesso riferimento ai poemi eddici analiz-zando i miti a cui si relazionano e spiegan-done le parti più oscure che altrimentisarebbero rimaste incomprensibili, data lacomplessità el’ermetismo di alcuni passaggi.

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“Nove mondi ricordonove sostegni,e l’albero misuratore, eccelsoche penetra la terra.”.Nell’Edda in prosa, Snorri Sturluson fornisce una descrizione

ampia e meticolosa di questo caposaldo della mitologia nordicadefinendo il frassino Yggdrasill, dalle cui foglie scende l’idro-mele, come la “sede più santa degli dèi”:

“Quindi parlò Gangleri: «Dove si trova la residenza prin-cipale o più sacra per gli dèi?»Rispose Hár: «Si trova presso il frassino di Yggdrasill. Làgli dèi devono tenere il loro consiglio ogni giorno».Quindi parlò Gangleri: «Cosa c'è da dire di questoluogo?»Allora disse Jafnhár: «Il frassino è di tutti gli alberi il piùgrande e il migliore; i suoi rami si allungano per tutto ilmondo, fin sopra il cielo.»”14.Nella descrizione di Sturluson il mondo è una sfera celeste in

perenne movimento involontario e Yggdrasill, immagine stessadel cosmo, è il perno intorno al quale ruotano i nove mondi,intorno al quale viene misurato il tempo e intorno al quale sidecreta il destino dell’Universo. Le tre radici dalle quali l’alberotrae sostentamento e dalle quali hanno origine le sorgenti e i

33La simbologia dell’albero

Rappresentazione del frassino Yggdrasill.

14 - Snorri Sturluson, Edda in prosaGylfaginning [13].

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Capitolo 134

fiumi, si diramano estendendosi in tredirezioni che definiscono le tre distintemanifestazioni dell’essere.

La prima si dirige verso il regno deimorti (che si estende negli abissi più pro-fondi) e arriva al pozzo di Hvergelmir, lasorgente primordiale di tutte le acque,luogo originario della creazione. Sottoquesta radice si trova il serpente Níðhöggr.

La seconda radice si dirige verso laterra dove abitano i giganti (il grandecerchio zoodiacale ai confini del mondo)e arriva alla fonte di Mímisbrunnr. Aquella fonte, sede della Sapienza e dellaConoscenza, si recò Odino il quale chie-se di bere un sorso di quell’acqua, madovette lasciare in pegno il suo occhio.

La terza radice si dirige verso ilmondo affidato agliesseri umani (ma che,secondo Snorri, va sunel cielo), e giungealla sacra fonte di

Il frassinoYggdrasill, in Edda

Oblongata, XIIsec., Reykjavik,

Istituto ArniMagnússon.

Rappresentazione del frassino Yggdrasill.

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Urðarbrunnr (sorgente del destino), nelluogo dove gli dèi si riuniscono in con-siglio ogni giorno. Sotto il frassino,davanti a quella fonte dimorano leNornir, le tre fanciulle che stabilisconoil destino degli uomini e degli dèi. Inquella fonte vivono anche due cigni,progenitori della specie.

Albero cosmico, albero della creazio-ne e albero della conoscenza, il frassino

Yggdrasill è dunque anche albero del tempo e del destino.Il grande frassino Yggdrasill ospita tra le radici, il tronco e i

rami, una fauna molto particolare: tra i rami dell’albero è appol-laiata una grande aquila, di estrema saggezza, tra i cui occhirisiede un falco. Orribili serpenti rodono incessantemente la radi-ce che si estende fino al regno dei morti. Lo scoiattolo Ratatoskrva su e giù lungo il tronco, riferendo gli insulti che si scambianol’aquila e il serpente Níðhöggr15.

Quattro cervi, simbolo della morte e della rigenerazione cicli-ca del mondo, saltano tra i rami del frassino e ne brucano lefoglie. Questa fauna che si nutre dell’albero sembra quasi minac-ciarne la stabilità e l’integrità, ma leNornir che abitano pressoUrðarbrunnr attingono ogni giorno dalla sorgente acqua mista

35La simbologia dell’albero

Stilizzazione di Yggdrasill.

15 - Lo scoiattolo indica l’antagonismo trala forza lunare (rappresentata dal serpente)e quella solare (rappresentata dall’aquila).

Rappresentazione del frassino Yggdrasill.

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ad argilla che spalmano sul tronco, sui rami e sulle foglie delfrassino per non farlo seccare o marcire.

Questi animali simboleggiano la fragilità e l’instabilità del-l’ordine cosmico in quanto con la loro presenza e con la lorocontinua azione demolitrice su tutti i livelli del grande frassino (edunque in tutte le manifestazioni dell’essere), essi minacciano lastabilità dell’Universo.

L’immagine del grande albero, insieme a quella del serpente edell’aquila, si ritrova in molte tradizioni del passato come, adesempio, in un racconto dell’epopea di Gilgamesh16, dal titoloGilgamesh, Enkidu e gli inferi,in cui si narra di un albero infe-stato da tre esseri malefici: un serpente che ne divora le radici,un uccello che minaccia la sua chioma ed una fanciulla spettraleche dimora nel suo tronco. Il re della città-stato di Uruk,Gilgamesh, chiamato da Inanna, dea alla quale era stato consa-crato l’albero, lo libera dalle minacciose creature.

L’albero Cosmico, simbolo del mondo, non appartiene soloalla cultura dell’Europa nord-occidentale o dell’Asia settentrio-nale, ma si ritrova anche in altre realtà, alcune delle quali moltoantiche come, per esempio, le civiltà pre-indiane di Mohenjo-Daro, lungo la valle del fiume Indo, nell’attuale Pakistan.Secondo queste culture, risalenti al terzo millennio a.C. e con-temporanee a quelle delle città-stato sumere sorte lungo la valle

Capitolo 136

16 - L’epopea di Gilgamesh, è uno dei piùantichi poemi conosciuti. Costituisce unaraccolta di storie della tradizione popolare,scritta su tavolette in terracotta, scoperteverso i 1840 tra gli archivi del re assiroAssurbanipal. Fu composto in alcune sueparti in epoca Sumera, intorno al 2200 a.C.e fu poi completato e sistemato daiBabilonesi e dagli Assiri, tra il 1500 e il600 a.C.

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dell’Eufrate, l’Albero Cosmico era l’albero Asvattha, veneratodagli Indu come una divinità ed identificato con il Ficus religio-sa, presso cui “(...) abitano le dee nude (...)”17. Secondo le cre-denze induiste era sufficiente toccare l’albero per ritornare alleproprie origini, ricordare le vite precedenti e giungere ancheall’immortalità.

Più tardi, la tradizione indiana raffigura Buddha con l’alberoBodhi-Ficus religiosa, sotto ilquale Siddharta Gautama ebbel’illuminazione. Questo albero,situato ad Uruvela, lungo le rivedel fiume Naïranjana, è ancoraoggi, dopo duemilacinquecentoanni, oggetto di grande venera-zione da parte dei fedeli buddhi-sti che in esso vedono l’incarna-zione della loro dottrina.

Numerosi sono stati negli annigli attentati volti alla sua distru-zione ma l’albero sacro è sempremiracolosamente risorto dalleproprie ceneri.

Il Pipal (Ficus religiosa) è un

La simbologia dell’albero 37

17 - “L’albero sacro è circondato da unrecinto, e talvolta una dea nuda vi sta fradue rami di Ficus religiosa che crescono inmezzo a un circolo. Lo spazio iconograficoindica con precisione il valore sacro delluogo santo e del centro.” . Mircea Eliade,Traité d’histoire des religions, Payot, Parigi1948. Traduzione di V. Vacca. Boringhieri,Torino 1976.

Siddharta Gautama sotto l’AlberoBodhi.

Esemplare di Ficus religiosa.

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grande albero che raggiunge un’altezza di trenta metri; i rami siallargano in tutte le direzioni e da essi pendono radici che rag-giungendo il terreno generano nuovi tronchi che crescono attor-no a quello principale, dando origine ad un piccolo bosco chericorda un tempio.

Ancora oggi presso i templibuddisti i fedeli pregano ai piedidegli alberi Bodhi che vengonoassociati a divinità differenti,secondo le diverse regioni.

Sempre secondo l’antica tra-dizione indiana, l’Universo èdiviso in sette continenti con-centrici, ognuno circondato daun oceano e chiamato con ilnome di un albero dal quale gliabitanti traggono benefici.

Nell’antico Egitto, i Testi dellePiramidi18 parlano dell’AlberoSacro identificandolocon Nehet,il sicomoro19, “sui cui rami abi-tano gli dèi”, che da esso nasco-no e dei suoi frutti si cibano.

Una rappresentazione dell’AlberoSacro egiziano su cui abitano gli dèi.

Capitolo 138

19 - Il sicomoro è il fico selvatico (Ficussycomorus) che cresce isolato ed è l’unicaspecie (insieme all’acacia) a foglie caducheche si incontra più di frequente in Egitto. Isuoi frutti ebbero una grande importanzaper l’alimentazione umana in età preistorica.

Radici cadenti di un Ficus religiosa.

18 - Testi incisi sulle pareti delle piramidi,apparsi per la prima volta al tempo delfaraone Unas (quinta dinastia). Si tratta diuna serie di formule che favoriscono edaccompagnano il defunto nel suo viaggionell’oltretomba.

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Spesso il sicomoro era rappresentato da unacolonna sacra (Zed o Djed), sormontata da quat-tro capitelli sovrapposti che, secondo i testi egi-ziani, rappresentano le ultime quattro vertebredella spina dorsale del dio Osiride20 e quindi lastabilità e il sostegno (come d’altronde indicatodall’etimologia della parola Zed che significa“essere stabile”).

Anche per i Sumeri il palo in legno era ilsimbolo visivo della sacralità dell’albero.Secondo la tradizione mesopotamica, presso lacittà di Eridu, vi era un albero di kiskanu, dinatura Celeste, splendente come il lapislazzuli,

simbolo cosmico per eccellenza e per questo oggetto di venera-zione. Le sue radici di cristallo bianco scendevano nelle profon-dità della terra e i rami, fonte di sapienza divina, possedevanovirtù magiche. L’albero ospitava ed era protetto da Dumuzi(identificato con Oannes), dio della fertilità, dell’agricoltura,delle arti e della scrittura, ma anche padrone della terra dei mortie, per questo, causa di siccità. Anche la madre di Oannes, Bautrovava ospitalità presso l’albero sacro.

Il kiskanu è il prototipo dell’Albero della Vita babilonese.In Grecia non è contemplato l’Albero Cosmico bensì l’Albero

La simbologia dell’albero 39

20 - Osiride, dio dei morti, ucciso dal fra-tello Seth, viene rinvenuto dalla sua sposaIside all’interno del tronco di un albero(forse un cedro o un sicomoro), chiuso inuna cassa di legno. La colonna sacra richia-ma il mito del dio e la sua relazione conl’albero sacro.

Il pilastro Djed.

Il re babilonese Nabonidus ritratto con l’AlberoCosmico nella forma di scettro, mentre rivolgele sue preghiere alla Luna, al Sole e a Venere.

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Sacro, contraddistinto dal suo legame con le divinitàdell’Olimpo, ad ognuna delle quali corrisponde una specie.

Nella tradizione cinese l’Albero Cosmico è il simbolo dellastruttura dell’Universo ed è rappresentato dal Qián mù(legnoeretto) che collega le None Sorgenti ai Noni Cieli.Secondo latradizione, a mezzogiorno, tutto quello che sta accanto al Qiánmùe sta dritto non produce alcuna ombra. Il Qián mù è l’alberodel rinnovamento e quindi anche dell’inizio assoluto, nel cuitronco cavo salgono e scendono i sovrani, mediatori tra il cielo ela terra e da ogni ramo doppio (Yin e Yang) nasce il fiore cioè ilprincipio unico di tutte le cose. In molte raffigurazioni cinesidell’Universo l’Albero Cosmico è rappresentato dal gelso sacro,considerato ermafrodito e quindi il principio universale. Unaforesta di gelsi sacri fronteggiava la portaest della capitale dell’impero.

Nella Cina arcaica l’Albero Cosmico èanche l’albero dell’anno e per tale ragioneè sovente rappresentato insieme agli ani-mali che rappresentano le dodici costella-zioni.

In Giappone, in tutti i templi sciontoistisi trovano alberi cinti da una corda che neindica la sacralità.

Capitolo 140

Albero sacro (Kami) shinto circondato con unacorda decorata con fogli di carta ritagliati(Gohei) che simboleggiano le offerte che untempo venivano fatte all’albero. L’Albero cosmico cinese.

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Nella simbologia di molte religioni l’Albero Cosmico diven-ta una croce: in Oriente la croce è la scala attraverso la quale leanime degli uomini salgono verso Dio21.

Anche nell’arte africana i motivi cruciformi hanno questosignificato.

Nella tradizione cristiana èil “Lignum Vitae” che simbo-leggia Cristo. In certe rappre-sentazioni della crocifissione,infatti, Cristo non è inchioda-to ad una croce ma ad unalbero22: l’Albero Cosmicoche sta al centro del mondo eche congiunge la vita terrenaall’eternità.

Il Cristo in Crocesull’Albero Cosmico, affre-scato da un pittore anonimosulla parete meridionale deltransetto della basilica diSanta Maria Maggiore aBergamo, è una fedele ripro-duzione dello schema compo-

La simbologia dell’albero 41

21 - In certe rappresentazioni la Croce hasette gradini, come gli alberi cosmici cherappresentano i sette cieli.

22 - Secondo un’antica leggenda il legnodella Croce proveniva dall’albero del para-diso.

Cristo in Croce sull’Albero-Asse delMondo affrescato da anonimo sulla paretemeridionale del transetto della Basilica diSanta Maria Maggiore, a Bergamo (1342-1347).

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sitivo del “Lignum Vitae”, scritto nel 1260 da San Bonaventurada Bagnoregio. L’opuscolo si sviluppa secondo la forma di unalbero; esso, infatti, è suddiviso in dodici capitoli, chiamati frut-ti che corrispondono ai dodici rami dell’albero23, ad ognuno deiquali sono appesi quattro tondi che raffigurano scene dell’infan-zia, della Passione e della glorificazione di Cristo, la cui croci-fissione è rappresentata nella parte mediana del fusto dell’alberoche unisce la terra al cielo. Nel XVII secolo, in occasione deilavori eseguiti all’interno della chiesa, l’affresco venne intera-mente nascosto da altre opere. In seguito, l’arazzo che occultavala parte inferiore dell’albero fu spostato consentendo così la par-ziale visione dell’opera.

Gli indiani del Nord America compivano riti intorno ad unalbero o un grande palo (albero-totem) per rafforzare il loro lega-me con il mondo sacro. Il più famoso fra questi è la Danza delSole, un rituale che si svolge presso i Sioux.

Per gli indiani d’America l’Albero Sacro rappresenta l’unitàdel gruppo tribale24 ed ha quattro significati principali: protezio-ne, nutrimento, crescita e interezza. Protezione in quanto le suefronde proteggono dal sole e il suo legno può essere utilizzatoper costruire le abitazioni entro cui l’uomo trova riparo ed unfocolare che lo riscalda durante l’inverno. Nutrimento perchèl’albero con i suoi frutti nutre gli esseri viventi e garantisce la

Capitolo 142

23 - L’albero di San Bonaventura è ripresodall’immagine dell’Apocalisse (22,2):“l’albero che porta i dodici frutti per la sal-vezza delle nazioni”.

24 - Per gli Omaha, popolazione Sioux,oggi concentrata nel Nebraska, il palo sacroera in origine un albero misteriosamentesplendente che simboleggiava l’unità dellatribù ed era connesso ai riti del mais.

Totem indiani in Canada.

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continuità della vita. Crescita perchè rappresenta la crescitapotenziale dell’uomo e la sua evoluzione fisica e spirituale. Ed

infine, interezza in quanto l’AlberoSacro rappresenta anche l’unitàcosmica insita in tutte le cose.

Per gli antichi popoli della costaoccidentale, il primo albero-totem fudonato agli uomini dal dio Raven.Essi lo chiamarono Kalakuyuwishche significa ”l’albero che tiene su ilcielo”. Ancora oggi alcune tribùindiane incidono e dipingono, su altipali in legno ottenuti dalla tuia

gigante, le immagini di animali da cui presumono la loro discen-denza (orsi, lupi, corvi, salmoni, balene). Altre volte vengonoscolpiti vegetali, figure mitologiche o personaggi realmente esi-stiti o, ancora, imprese di antenati o particolari avvenimenti25.

Anche nella cultura amerindiana dell’America centro-meri-dionale l’albero ha un valore simbolico: pilastro centrale delmondo, anche qui rappresenta il collegamento tra la terra e ilcielo. Le sue radici penetrano i 9 livelli del mondo sotterraneo(Xibalbà), abitati da dèi associati alla morte, ed il tronco con irami attraversano e sostengono i tredici cieli del sopramondo,

La simbologia dell’albero 43

Totem indiano raffigurantel’ Uccello di Fuoco, una delleforme in cui si manifesta ilGrande Spirito nella mitologiadegli indiani d’America che incar-na la forza vitale della natura.

25 - Pali di legno in cui sono scolpiti voltiumani, sono adorati anche in tutta laPolinesia.

Rappresentazione dell’Universo Maya conl’Albero Sacro al centro.

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abitato da divinità associate ai fenomeni naturali. I suoi ramiguidano l’ascesa dei defunti verso i cieli superiori. In tutti imomumenti i re Maya eranosempre raffigurati insieme adun Albero Sacro che spessoassumeva le sembianze di unacroce, ottenuta dall’intersezionetra la Via Lattea e l’Eclittica,oggetto di approfonditi studi daparte del popolo Maya.L’Eclittica era posta orizzontal-mente e rappresentata come unserpente a due teste. La ViaLattea, chiamata Albero delMondo era posta verticalmentee rappresentata dalla ceiba, sullacui cima sedeva un uccello,simbolo di Itzamna26 e immagi-ne delle stelle dell’OrsaMaggiore.

L’albero cosmico dei Maya èidentificato dunque con laceiba, in lingua maya Yaxchè,

Capitolo 144

Scultura in altorilievo della lastra tom-bale del re maya Pacal in cui è rappre-sentato l’Albero Sacro raffigurantel’Universo.

Miniatura del codice Cortesiano raffigurantedue divinità Maya ai piedi dell’Albero Cosmico.

26 - Itzamma, principale divinità maya, erail dio del cielo, creatore e civilizzatore del-l’umanità.

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ovvero Yax imix Che (come il segno del primo giorno del calen-dario), che significa letteralmente “albero verde”. Esso rappre-

senta l’Albero Sacro e allostesso tempo anche il para-diso o il cielo. Alla suaombra le anime beate ripo-sano in eterno, ormai liberedalle fatiche della vitaterrena.

La ceiba è un magnificoalbero che cresce nelle areetropicali27 e può raggiunge-re 70 metri di altezza,conun tronco di 3 metri di dia-metro. Alla base, le radiciassumono le sembianze dicontrafforti che si allarganoraggiungendo anche unalughezza di 9 metri. Da gio-vane sviluppa grosse spinelungo il tronco che poicadono durante la crescita.

La ceiba, ovvero il PrimoAlbero, è anche nota come

La simbologia dell’albero 45

Base del tronco della ceiba con le radiciaffioranti.

Albero di ceiba.

Fusto di una giovane ceiba.

27 - Una specie di ceiba, dalle dimensionipiù contenute, cresce anche nei territori conclimi mediterranei. Nella città di Palermose ne possono ammirare parecchi esemplari.

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l’alber o del cotone in quanto dai suoifrutti si produce una fibra filamentosama corta, kapoc, utilizzata come imbot-titura per cuscini. L’albero Yaxchè veni-va piantato in un punto privilegiato delvillaggio ed attorno ad esso si celebra-vano le più importanti solennità.

In prossimità di molti santuari inAsia crescono grandiosi esemplari diceiba che si insinuano tra i monumentisacri quasi mimetizzandosi con questi.

I Lacandoni, eredi dei Maya, persecoli sono vissuti nella giungla delChiapas, all’estremo sud del Messico,in isolamento, conservando l’indipen-denza e la cultura degli avi. Essi riten-gono che nel tronco della ceiba scendail sole al tramonto per giungere, attra-verso le radici, nel mondo sotterraneo.

Nel Codice Borgia28, fondamentaleraccolta dei dati simbologici atzechi,appare l’Albero Cosmico. Si tratta di undocumento di età precolombiana, risa-

Capitolo 146

L’albero cosmico in una raffi-gurazione risalente alla civiltàperuviana.

Una grande ceiba ai piedi dei monumenti diAngkor in Cambogia.

28 - Il Codice Borgia (Codice YoalliEhecatl) è un manoscritto rituale e divina-torio composto da 39 pagine in pelle di ani-male dipinte. Il codice prende il nome dalcardinale Stefano Borgia e oggi è conserva-to presso la Biblioteca Apostolica Vaticanadi Roma.

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lente al tardo XVsecolo, a carattere rituale-mitologico; esso con-tiene un calendario divinatorio ed è il più bello dei manoscrittimessicani antichi dipinti a mano.

In una miniatura del codice è raffigurato l’albero cosmicomulticolore che scaturisce dal corpo di una dea terrestre che rap-presenta l’occidente; da un lato dell’albero vi è Quetzalcoatl, ildio sotto forma di serpente piumato, legato al mito della morte edella rinascita (perchè sacrificato su un rogo per dar vita al Solee al pianeta Venere); dall’altra parte dell’albero troviamoMacuilxochilt, dio della vegetazione, dell’amore, del canto edella musica.

Secondo la tradizione africana l’albero è all’origine dellacreazione del mondo,lacui sopravvivenza dipen-de da esso.Per gli africaniil “Primo Dio” trasferisce,attraverso gli alberi, la suaforza spirituale e materia-le a tutti gli esseri chepopolano la terra; e pressomolte culture africane direligione animista la ceibarappresenta l’albero sacro

La simbologia dell’albero 47

Gli anziani del villaggio seduti ai piedi di unagrande ceiba. Villaggio di Torobà, BurkinaFaso, giugno 2009. (Foto C. Bustinto).

Miniatura del Codice Borgia. http://planetaneu-tro.blogspot.com/2009/03/simbolos-aztecas.html.

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attorno al quale celebrare sacrifici e riti propiziatori o sotto ilquale gli anziani del villaggio si riuniscono per prendere deci-sioni importanti.

Il sacro spesso si presenta sotto forma di fuoco o di luce el’Albero Cosmico è a volte descritto come “colonna di fuoco”,simbolo dell’illuminazione intellettuale e spirituale; Platonestesso lo descrive come “Asse luminoso di diamante”.

Nello Zohar l’albero è rappresentato come Albero di luce.Nel Corano sta scritto che: “un

ulivo non appartiene nèall’Oriente nè all’Occidente(sitrova cioè al centro del mondo) epuò bruciare anche se nessunfuoco lo tocca.”. L’ulivo descrittonel Corano produce l’olio che ali-menta la luce di una lampada chesimboleggia Allah.

La Menorahè uno dei simbolipiù antichi della religione ebraicae rappresenta il rovo ardente in cuisi manifestò a Mosè la voce di Diosul monte Horeb. È un candelabroa sette bracci che riproduce stili-

Capitolo 148

Menorah.

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sticamente l’Albero Cosmico, simbolo della luce divina e trovariferimenti anche nell’Albero della Vita mesopotamico; i suoisette bracci corrispondono ai sette corpi planetari conosciutiall’epoca. Su una tavoletta babilonese, risalente intorno al 1850a.C., è raffigurato, infatti, un albero stilizzato ai cui rami sonoappese delle losanghe che simboleggiano gli astri mentre, allasommità, è posto il Sole.

L’albero asse del mondo è stato anche ispirazione di grandiciviltà e dei loro architetti che, nella realizzazione di opere mae-stose (siano esse piramidi, palazzi reali o cattedrali), eranocostantemente alla ricerca di un centro che costituisse il punto dipartenza per un collegamento con il cielo. Artisti come Mondrianhanno prodotto numerosi disegni e dipinti nei quali emerge l’a-spetto cosmico dell’albero29.

1.2 L’Albero rovesciato

L’albero rovesciato è una variante dell’Albero Cosmico; pre-sente in numerose culture, esprime le origini della creazionecome manifestazione divina.

La vita giunge dal cielo e penetra nella terra; le radici sono lefronde e le fronde sono le radici.

La simbologia dell’albero 49

29 - Secondo Santarcangeli l’albero diMondrian è da intendersi “come alberodella vita, che simboleggia una delle com-ponenti più importanti tra quelle che con-corrono a costituire la sfera del labirinto,cioè il centro”. (Santarcangeli P., Il libr odei labirinti. Storia di un mito e di un sim-bolo, Sperling & Kupfer, Milano 2000,pp.145-146).

L’ Albero rossodi Piet Mondrian, 1908.

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L’albero rovesciato è celebrato dai testi vedici30 e nella cultu-ra greca, nelle tradizioni mitologiche dei popoli del nord Europa(Islanda e Finlandia), in India, nell’esoterismo cabalistico e isla-mico, presso alcunetribù australiane.

Secondo alcuni stu-diosi anche Platoneavrebbe fatto riferi-mento all’albero rove-sciato: “L’uomo è unalbero rovesciato conle radici che tendono alcielo e i rami versoterra.”31.32

L’albero Asvatthadelle culture preindia-ne era spesso identifi-cato con il Ficus reli-giosacapovolto, con leradici che affondanofin nel Cielo Supremoe i rami che avvolgonotutta la terra. Così, nelle

Capitolo 150

L’albero Asvattha delle culture preindiane.

32 - Nel Medioevo è diffusa l’idea chel’uomo sia un albero rovesciato.L’umanista Andrea Alciati, nella sua operaEmblemata cum commentariis, così scri-ve:”Ai medici piace vedere l’uomo come unalbero capovolto, infatti ciò che in questosono radice, tronco e fronde, in quello è ilcapo e il resto del corpo con braccia epiedi.”.

31 - Holmberg, Der Baum des Lebens,pag.54, Helsinki 1923.

30 - I Vedacostituiscono un’antichissimaraccolta di testi sacri indù che conduconol’uomo ad una graduale e corretta cono-scenza ed al conseguente innalzamentodello spirito. Si tratta di quattro “libri”,ognuno dei quali è composto da circa die-cimila versi, tramandati oralmente e conte-nenti inni (Rigveda), formule sacrificali(Yajurveda), melodie (Samaveda) e formu-le magiche (Atharvaveda).

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Upanishad33 l’Universo è unalbero rovesciato con leradici immerse nel Cieloed i rami protesi su tuttala terra ed“i suoi ramisono l’etere, l’aria, ilfuoco, l’acqua, laterra.” 34.

La Katha-Upanishad(6, 1) così lo descrive:“Questo Asvattha eterno,le cui radici vanno in altoe i rami in basso, è il puro(“sukram”), il Brahman,ciò che chiamano la Non-Morte. Tutti i mondi ripo-sano in lui!”. L’alberoAsvatthaè dunque la mani-festazionedel Brahma35 nelCosmo, cioè la Creazionecome movimento discen-dente.

Nella Bhagavadgita

La simbologia dell’albero 51

L’albero rovesciato, con le radici in cielo, R.Fludd, Utriusque Cosmi II, Francoforte 1621.

33 -”Le Upanishad sono trattati filosoficidi inestimabile valore, di estensione varia-bile, appartenenti ad epoche diverse, inprosa e in versi, alcune miste, dedite a indi-rizzare l’aspirante alla verità trascendenteil piano di realtà del grossolano attraversola contemplazione o la stimolazione dellabuddhi (ragion pura) attraverso l’ascoltodelle verità supreme che vertono qualisiano l’origine e il destino dell’uomo,quale ragione regga le varie vicende del-l’esistenza, quale sia il fondamento ultimodell’universo e della vita”. La FilosofiaIndiana, Leonardo Arena, Newton &Upanishad, a cura di Carlo della Casa,Edizioni Utet.

34 - Maitreyi Upanishad VI,7.

35 - Il Brahma è uno degli aspetti di Dioconosciuto come il Creatore.

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(“Canto del Beato”)36, è scritto:”Si parla di un fico sacro impe-rituro le cui radici sono in alto e i rami in basso, le cui fogliesono i metri vedici. Colui che lo conosce conosce il Veda. I suoirami si estendono verso il basso e verso l’alto; essi crescono apartire dalla qualità, hanno per germogli gli oggetti dei sensi.Verso il basso le sue radici, trascinate dal legame degli atti, siprolungano nel mondo degli uomini.”37.

Anche nella dottrina esoterica ebraica: “L’Albero di Vita siestende dall’alto verso il basso e il sole lo illumina interamen-te.”38. E nella tradizione islamica le radici dell’Albero dellaFelicità raggiungono l’ultimo cielo mentre i suoi rami affondanoal di sotto della terra.

Secondo una cerimonia della tradizione lappone, dedicata aldio della vegetazione, si suole accostare all’altare sacrificale sulquale viene ucciso un bue, un albero disposto in modo tale che leradici siano rivolte al cielo e la chioma a terra. Anche pressoalcune tribù australiane Wiradyuri e Kamilaroi, gli stregoni pian-tavano un albero rovesciato con le radici intrise di sangueumano, che poi bruciavano.

Nella Divina Commedia Dante Alighieri fa riferimento all’al-bero rovesciato sia nel XVIII canto del Paradiso sia nel XXIIcanto del Purgatorio39. Nel canto XVIII il Poeta parla delParadiso come di un albero, le cui radici sono volte in alto e trag-

Capitolo 152

39 - “[…] In questa quinta soglia de l’al-bero che vive de la cima, e frutta sempre emai non perde foglia... (D. Alighieri,Divina Commedia, Paradiso, Canto XVIII,28-30).”[…] un alber che trovammo in mezza stra-da, con pomi a odorar soavi e buoni; ecome abete in alto si digrada di ramo inramo, così quello in giuso, cred’io, perchépersona su non vada. Dal lato onde ‘l cam-min nostro era chiuso, cadea dall’alta roc-cia un liquor chiaro e si spandeva per lefronde suso”.(D. Alighieri, Divina Commedia,Purgatorio, Canto XXII, 131-138).

38 - Coomaraswamy A. K., Inverted Tree,pagina 21, Bangalore Press, Bangalore1938.

36 - Il Canto del Beato(risalente al II o Isec. a.C.), è un testo sacro come i Veda e leUpanishad ed ha lo scopo di illuminare ilmistero della vita. Si tratta di un poema,nella forma di dialogo, composto di sette-cento versi in diciotto canti, che parla del-l’esistenza umana e delle continue lotte allequali è chiamata.

37 - Bhagavadgita, XV.1-2, SBE 8, cap.III,p.15.

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gono sostentamento dalla cima, cioè da Dio e non dal basso,come gli alberi terreni. Questo albero rovesciato produce semprenuovi frutti (simbolo delle anime che continuamente vi giungo-no) e mai perde le sue fronde (con riferimento alle anime che maisi allontanano dal Paradiso).

Nel canto XXII del Purgatorio Dante descrive un albero perstruttura diverso dall’abete perchè con rami inferiori piccoli esottili che diventano sempre più robusti man mano che si va super il fusto.

Su questo albero si è detto molto e diverse sono le interpreta-zioni che ne sono state date: secondo alcuni studiosi l’albero nonnasce dalla terra ma è sospeso in aria, secondo altri le radicinascono dalle pareti della montagna, secondo altri ancora, si trat-ta di un albero rovesciato, con le radici in alto.

Ma l’Albero Cosmico e l’Albero Rovesciato sono le due faccedi una stessa medaglia: l’albero in posizione normale rappresen-ta l’ascensione della materia verso lo spirito mentre l’alberorovesciato rappresenta la discesa dello spirito e quindi la suaincarnazione nella materia.

Nel Quadriregio (poema epico-didascalico della secondametà del XIV secolo), il vescovo di Foligno, MonsignoreFederigo Frezzi, descrivendo “la pianta più bella del Paradiso,la felice pianta che conserva la vita e la rinnova”, così scrive:

La simbologia dell’albero 53

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“Su dentro al cielo avea la sua radiceE giù inverso terra i rami spande.”40.

1.3 L’Albero della Vita

Legato al ritmo delle stagioni e portatore di frutti, l’albero èuna manifestazione di vita in continua evoluzione e con unastraordinaria capacità rigenerativa. L’albero, infatti, rappresentail carattere ciclico dell’evoluzione: nascita, morte e rigenerazio-ne, che si ripete costantemente al mutare delle stagioni.

Negli alberi dunque, come abbiamo avuto già modo di ricor-dare, i primi uomini vedevano l’inizio della vita, tramandandoquesto concetto con canti, miti e leggende raccontate oralmente,fino a giungere al tempo delle grandi civiltà antiche quando lascrittura cominciò a contribure alla diffusione di questo pensie-ro. Anche i testi fondatori delle grandi religioni stabilirono in unalbero sacro l’origine della storia dell’uomo (v. cap. 5). Moltedivinità greche e romane nascono da alberi, come Adone, diogreco della vegetazione, che nasce da un tronco d’albero di mirra(v. cap. 3).

Come abbiamo già accennato, il pilastro cosmico Djed degliantichi egizi è il “(...) legno della vita da cui nascono gli dei.”.

Capitolo 154

La nascita di Adone, Bernardino Luini,Pinacoteca di Brera, Milano. Tratto dal testo diErich Neumann La grande madre.Fenomenologia delle configurazioni femminilidell’inconscio, Astrolabio Ubaldini, Roma1981.

40 - F. Frezzi, Il Quadriregio, libro 4, capi-tolo 2, G. Antonelli, Venezia.

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In Cina, la madre-albero è l’Albero Cosmico.Frate Odorico da Pordenone (1265-1331), missionario in

Oriente, durante il suo soggiorno in India sentì parlare di alberida cui nascevano piccoli uomini attaccati al tronco dai piedi. Conil vento il corpo rimaneva fresco, in mancanza di vento questiseccavano.

Lo stesso Odorico, nel suo resoconto di viaggio, avvenuto trail 1316 e il 1328, racconta di storie secondo le quali in Asia cen-trale, tra la Scizia e la Tartaria, cresceva un albero dai cui semi,

simili a meloni, nascevano agnelli.Così scriveva il frate: “Un dì fra glialtri viddi una bestia grande comeun agnello, che era tutta bianca piùche neve, la cui lana ressembrava unbombace, la quale si pelava. Edomandando dai circostanti checosa fusse, fummi detto che era statadonata dal Signore ad un barone peruna carne che fusse la migliore e piùutile al corpo humano che ognialtra; soggiungendomi che vi è unmonte che ha nome Capsiis in cuinascono certi poponi grandi, e

La simbologia dell’albero 55

Stampa raffigurante l’agnello diScizia.

Stampa raffigurante gli strani animali nati daglialberi.

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quando si fan maturi si aprono e n’esce fuori questa bestia.Fummi anche soggionto che nel reame di Scozia e d’Inghilterrasono arbori che producono pomi violati e tondi alla guisa di unazucca, dai quali, quando sono maturi esce fuori un uccello.”.

Questa fantastica pianta era conosciuta con il nome di bara-nec(agnellino) e gli animali erano ad essa legati attraverso unaradice, come da un cordo-ne ombelicale dal qualenon potevano staccarsi.Quando lo stelo si piega-va fino a terra, l’animalepoteva pascolare attornoalla radice e quando l’er-ba finiva questo moriva.L’agnello moriva anchese veniva staccato dallapianta o se questa appas-siva; egli era inoltre facilepreda per i lupi che adora-vano la sua carne. Si rac-conta che il suo sangueavesse il sapore del mielee che dal suo vello si otte-

Capitolo 156

Rappresentazioni del baranec.

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nesse un cotone pregiatissimo.Molti furono gli studiosi ed i viaggiatori interessati a questa

pianta, tra cui John Mandeville, autore di uno dei più famosi falsidella letteratura geografica di tutti i tempi,41 e il baroneSigismond deHerbertstein nei suoi Commentari sulla Moscovia esulla Russia, pubblicati per la prima volta a Vienna nel 1549.

Come lo stesso frate Odorico narra, seppur con variazioni sultema, si raccontava anche di un albero prodigioso che crescevain Scozia (secondo altre fonti in Irlanda o nelle Orcadi), che davavita a frutti simili ad anatre; si tratta della leggenda delleBernacae, di cui ci racconta anche lo storico gallese GiraldusCambrensis (1146-1223):“ (...) Contro le sue stesse leggi, la natu-ra li produce nella maniera più straordinaria. Sono come anatredi palude, ma un pò più piccole. Vengono generate da tronchi diabete gettati sulle spiagge dal mare e, a tutta prima, hanno unaspetto gommoso. In seguito si appendono con i becchi, simili aderbe marine pendenti dal tronco, protette da conchiglie, alloscopo di sviluppare più liberamente. Essendo così, col trascor-rere del tempo, ricoperte di uno spesso strato di piume, esse o silasciano cadere nell’acqua o si alzano in volo. Più e più volte hoveduto, con i miei stessi occhi, oltre un migliaio di questi picco-li corpi di uccelli penzolare da un solo tronco, lungo la costa delmare, racchiusi nei loro gusci e già formati.”42.

La simbologia dell’albero 57

41 - Il Libro di Mandeville raccoglie lememorie di un viaggio straordinario trarealtà geografica e immaginazione medie-vale, intrapreso da un cavaliere inglese, SirJohn Mandeville. Apparso in francese tra il1356 e il 1371, il testo è stato tradotto inmolte altre lingue ed ebbe un tale successoda offuscare per lungo tempo opere moltopiù grandiose e vicine alla realtà come ilMilione di Marco Polo, al quale Mandeville(o chi per lui) si ispira.

42 - Cambrensis scrisse due testi:Itinerarium Cambrie(1191) e DescriptioCambriae (1194), che costituiscono fontiutilissime per la conoscenza del Gallesmedievale.

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Delle Bernacae scrive anche Papa Pio II, grande umanista delsuo tempo, autore, tra l’altro, anche di un libro sull’Asia el’Europa.

Padre Athanasius Kircher, autore di China Monumentis, scri-ve nel 1667 di un albero nella provincia cinese di Honan, le cuifoglie cadendo si trasformavano in uccelli.

Anche qui, come nel caso degli agnelli vegetali e delle anatre,sono state date spiegazioni scientifiche, più o meno convincenti,sulla natura di questi strani esseri da cui hanno avuto origine sto-rie incredibili, ma a volte si preferisce lasciarci trasportare dallafantasia e continuare a credere che in qualche parte del mondo sipossano verificare anche eventi di tale genere.

Albero della vita ma anche della morte e dell’eternità: l’albe-ro di Loto(Sidrat-al-mantehâ)43 incontrato da Maometto nel suoviaggio notturno che lo conduce verso l’ascensione al cielo,segna la fine di ogni cosa, il limite estremo degli stati dell’esse-re. Il Loto del limite, che si trova alla destra del trono di Allah, èun grande albero con i rami di smeraldo e di perle e foglie simi-li alle orecchie di elefante. Dalla base dell’albero escono quattrosorgenti che generano quattro fiumi: il Nilo, l’Eufrate e duefiumi del Paradiso sotterranei.

“Il Loto ha le radici del Trono, e segna la fine della cono-scenza di ogni conoscitore, che sia un Arcangelo o un Profeta

Capitolo 158

43 - Il loto del limiterappresenta l’ottavogrado dell’ascensione di Maometto sullamitica puledra Buraq, narrata nella leggen-da Mirâj-nâmeh, composta dal poeta MîrHadydar. Riferimento al Sidrat-al-mantehâsi trova anche nel Corano.

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Messaggero. Tutto ciò che sta oltre è un mistero nascosto, sco-nosciuto a tutti, salvo che a Dio.”. (Corano LIII, v. 16/18).

Secondo un’antica leggenda della tradizione religiosa islami-ca, esisterebbe un albero straordinario sulle cui foglie sono inci-si, per volontà di Allah, i nomi di tutti gli uomini. Quando eglidecide che il loro tempo sulla terra è giunto al termine, le fogliecadono; l’Angelo della morte le raccoglie, chiamando il nome

corrispondente ad ogni foglia,per condurre l’anima deldefunto nell’aldilà.

Il concetto di ciclicità evo-lutiva attribuito al simbolismodell’albero si riscontra innumerosi miti secondo i qualil’uomo nasce dall’albero e,alla sua morte, viene sepolto inun albero cavo, ritornando cosìlà dove ha avuto origine la suavita. Non a caso, oggi comenel passato, il materiale usatoper realizzare l’involucro checontiene le spoglie dei defuntiè il legno44. Anche nella sim-

La simbologia dell’albero 59

Sarcofaghi egiziani in legno finementedecorati.

44 - Nell’antico Egitto il cedro (provenien-te dalla Siria) era simbolo di immortalità eveniva impiegato per fabbricare le bare deidefunti perchè imputrescibile, grazie al suoodore che si riteneva tenesse lontani gliinsetti ed i vermi necrofagi.

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bologia cristiana Gesù nasce in una mangiatoia di legno e muoresu una croce di legno.

Ma la linfa dell’albero è l’energia vitale che nutre ed i suoifrutti danno l’immortalità.

“La chioma dell’albero sparge un liquido divino di un gialloschiumoso. Quando lo bevono, nei viandanti la stanchezza si dis-solve e la fame scompare.”45. Questa è la descrizione data dalpopolo siberiano degli Iacuti, dell’Albero del Mondo che siinnalza dall’ombelico d’oro della Terra e con la chioma attraver-sa il cielo. Da una cavità del tronco emerge fino alla cintura unadonna che vedendo avvicinare a sè il primo uomo apparso sullaterra, gli annuncia chesarà lui il progenitoredel genere umano e lonutre con il suo latte.Questa immagine ricor-da la dea egizianaHathor, anch’essa raffi-gurata nell’atto di emer-gere tra le foglie di unalbero di sicomoro pernutrire le anime deidefunti46 (v. cap.3).

Capitolo 160

L’anima del defunto s’inchina a ricevere l’acqua eil cibo della Vita. (Geroglifico tratto da un papirofunebre dello Scriba Reale e comandante militareNakhi, 1350-1300 circa a.C.).

La dea Hathor dona cibo e bevande ai defunti.(dipinto dell’XI sec. a.C.).

45 - J. P. Roux, Faune et flore sacrèes dansles sociètès altaiques, Maisonneuve, Paris1966.

46 - In molte rappresentazioni iconografi-che dell’arte egiziana dall’Albero dellaVita emergono braccia divine che elargi-scono doni e versano da un vaso l’acquadella vita.

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L’albero di Sicomoro, inEgitto, donava ai morti la vitaeterna. La colonna sacra Djed,come già detto, rappresentava l’al-bero di Sicomoro, così come avve-niva in occasione della festa HebSed, di tradizione antichissima,che veniva celebrata già al tempodelle prime dinastie (AnticoRegno, 2700 a.C. - 2200 a.C.), perrinvigorire il potere del sovrano(non prima del trentesimo annodall’inizio del suo regno47), quan-do sembrava che questo venissemeno. Durante la festa il re innal-zava un pilastro abbattuto (simbo-lo della morte) e questo atto rap-

presentava la resurrezione, cioè la rinascita del sovrano cheacquisisce così nuova forza vitale. Questo processo di rinascita èstato poi esteso a tutta l’umanità o, per meglio dire, a tutti idefunti che, grazie a Djed e alla benevolenza di Osiride, otten-gono la vita eterna48.

In molte raffigurazioni di età precolombiana l’Albero della

La simbologia dell’albero 61

Cerimonia dell’innalzamento delpilastro Djed raffigurata su una pare-te del tempio di Osiride ad Abydos,Egitto.

48 - Nel famoso papiro egizio, conosciutocome Libro dei morti (composto dalle for-mule contenute nei Testi delle Piramidi enei Testi dei Sarcofagi), il pilastro Djed hail potere di resuscitare i defunti.

47 - Spesso l’intervallo trentennale non furispettato: il faraone Amenhotep, ad esem-pio, celebrò altre due feste Heb Sed dopo laprima, a distanza molto ravvicinata.

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Vita è anche fonte di nutri-mento.

In Africa e in India glialberi che stillano lattice sonovenerati dalle donne perchèritenuti simbolo della mater-nità divina ma anche simbolodi resurrezione e per questoricercati dagli spiriti deidefunti che desiderano abban-donare il regno dei morti etornare alla vita.

Come già detto, nella tradi-zione indiana l’Albero dellaVita è la manifestazione delBrahma nel Cosmo.

La mitologia greca narra diun giardino posto ai confinidel mondo, in cui cresceva unalbero sacro dalle mele d’oro,custodito da un grande drago.L’albero, chiamato “il melod’oro delle Esperidi”49, conferiva agli dèi l’immortalità.

Capitolo 162

Ercole nel Giardino delle Esperidi in undipinto di Pieter Paul Rubens (1638).

49 - Le Esperidi stesse erano ninfe natedalla dea Notte, raffigurata con urne colmedelle Acque della Vita, da cui l’albero cre-sceva.

Pittura di età precolombiana raffigurantel’Albero della Vita dal cui tronco germogliano iseni che, come i frutti, nutrono l’uomo.

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Nella tradizione persiana l’Albero della Vita e della rigenera-zione è l’Haoma oGaokerena, che dona l’im-mortalità a chi si nutre diesso.

In Mesopotamia, tutti ipopoli che si sono succedu-ti nel corso dei millenni neldominio di quei territori(Sumeri, Accadici, Babilonesi,Assiri), hanno sempre consi-derato l’albero simbolo divita eterna. Nella già citataepopea sumerica il miticoeroe Gilgamesh parte allaricerca della pianta dellavita che rende immortali.

Molti biblisti ritengonoche esista una certa analo-gia tra l’Albero della Vitadel paradiso terrestre el’Albero della Vita mesopo-tamico.

La simbologia dell’albero 63

Porzione di un bassorilievo del Palazzo aNimrud che ritrae l’Albero della Vita adoratodagli Assiri.

Genio alato assiro in adorazione dinanziall’Albero della Vita, simbolo della regalità edella fecondità. Lastra in calcare rinvenuta nelPalazzo Reale di Assurnasirpal II, 883-859 a.C.

Dio persiano Zoroaster con gli uomini-pesce,in adorazione dell’Albero della Vita.

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Nella religione ebraica,l’Albero della Vita piantato daDio in mezzo al paradiso terre-stre è già nel racconto della crea-zione con il quale ha inizio ilBereshit, divenuto in seguito ilprimo librodell’AnticoTestamentocristiano50. L’Albero della Vitadescritto nel Libro dei Proverbi,(testo contenuto nella Bibbia ebraica),è simbolo della salute edella sapienza che si ottiene soltanto osservando la Legge neltimore di Dio.

Nella tradizione biblica l’albero sacro è descritto anche comeAlbero della Genesio Albero Edenicoche cresce nel Giardinodell’Eden, insieme all’Albero della Conoscenza del Bene e delMale.

Giovanni Evangelista così scrive nella Gerusalemme Nuova(Ap 22, 1.2): ”Dal Trono dell’Agnello e di Dio, sgorga il fiumedella vita. Sulle sue rive, una volta al mese, fioriscono e fruttifi-cano gli alberi della vita, le cui foglie guariscono le ferite.”.

Nell’isola di Bahrain, nel golfo Persico, in una zona deserticache la tradizione indica come la sede del biblico Giardinodell’Eden, esiste solitario, un grande albero secolare, chiamato

Capitolo 164

L’Albero della Vita di Bahrain.

50 - Il Bereshit(Genesi), è il primo dei cin-que libri che compongono la Torah che, asua volta, costituisce una parte dei testisacri dell’ebraismo raccolti nel Tanakh. IlTanakh (Bibbia ebraica), corrisponde, inparte, all’Antico Testamento della Bibbiadei Cristiani.

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”Albero della Vita” ed oggetto di culto e devozione popolare. Ladevozione della popolazione locale è enfatizzata anche all’ecce-zionalità dell’albero che, sebbene circondato per chilometri daun’immesa distesa desertica, continua a vivere. In realtà il terri-

torio del Bahrein, purpresentandosi arido, pos-siede nel sottosuolo gran-di quantità d’acqua cherendono fertile l’isola.

Per Gioacchino daFiore51 l’Albero dellaVita rappresenta l’evolu-zione della storia chesegue un processo di svi-luppo ascendente secon-do tre stadi, ognuno deiquali corrisponde ad unapersona della Trinità e sisviluppa sul completa-mento dello stadio prece-dente.

Nelle immagini delsuo Liber Figurarumegli

La simbologia dell’albero 65

51 - Gioacchino da Fiore (1130-1202),abate, teologo e scrittore, fu uno dei piùimportanti mistici del XII secolo.

L’Albero trinitario, tratto dal Liber Figurarum,di Gioacchino da Fiore.

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illustra sapientemente il suo originale pensiero.Vassily Kandinsky descrive la sua visione spirituale dell’arte

servendosi dell’albero trinitario di Gioacchino da Fiore: “L’artenon consiste di nuove scoperte che cancellano le precedenti, madi uno sviluppo organico fondato su una precedente saggezza(...) così come il tronco dell’albero non diventa superfluo per lospuntare di un nuovo ramo.”52.

Espressione della natura e simbolo materno di fecondità, nellamaggior parte delle tradizioni l’energia vitale dell’albero è asso-ciata all’immagine femminile, forza creatrice e dea che nutre.

In un’immagine egizia la dea Hathor viene raffigurata sottoforma di un albero di Sicomoro, intenta ad allattare il figlio, futu-ro faraone.

‘Asherah53, la dea madre venerata dai Fenici, è l’Albero dellaVita, una dea donatrice di vita e benessere raffigurata nel tempiodi Gerusalemme come albero o palo sacro.

Nella religione cristiana,il culto mariano legato al simboli-smo dell’albero-madre è una delle manifestazioni più eclatanti diquesto concetto. Dal VII-VIII sec. il culto della Madonna fuinfatti centrato sulla figura di Maria, madre di Dio e quindi“Albero della Vita”. In Alto Adige a Luson, presso un grosso lari-ce nidificava un uccello ritenuto sacro e, per tale ragione, erachiamato albero della Madonna; su questo luogo fu eretta una

Capitolo 166

53 - ‘Asherah, nella mitologia assira è ladea Terra, venerata anche dai Sumeri.

Affresco raffigurante la Madonna col Bambino.Duomo di Spoleto.

52 - Da Conversazione con AlfredoGranata, di Loredana Barillaro, maggio2010. http://www.silantica.it/expan-sion%20of%20light.htm.

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chiesa dedicata a Maria.Durante il Medioevo moltissime chiese

furono dedicate alla Madonna arborea, traqueste si ricordano Santa Maria dellaQuercia a Viterbo, Santa Maria del Tiglioa Gravedona, sul lago di Como, SantaMaria dell’Olmo ad Alessandria, mentre,a Mezzana di Somma Lombardo, nelVaresotto, sorge la chiesa di Santa Mariadella Ghianda.

Nella città di Viterbo la devozionemariana ebbe origine nel tardo-medioevoquando, nel 1417, l’immagine dellaMadonna con il Bambino, dipinta su unategola, fu appesa su una quercia, a prote-zione di un terreno. Durante tutto il tempoin cui l’immagine rimase esposta (circamezzo secolo), si verificarono numerosieventi miracolosi tra cui la salvezza deiviterbesi colpiti da una terribile pestilenzanel 1467. I cittadini, grati alla Madonna,alla quale avevano fatto voto per ottenereprotezione e salvezza, le dedicarono un

La simbologia dell’albero 67

Chiesa di Santa Maria del Tiglio a Gravedona.

Tavolette votive, testimonidella fede alla Madonnadella Quercia di Viterbo.

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grandioso santuario, costruito proprio sulluogo dove cresceva la quercia, che venneinglobata in un tempietto.

Le prime rappresentazioni artistiche del-l’immagine simbolica dell’Albero dellaVita si fanno risalire al primo millennioa.C., come testimoniato da una statuettamesopotamica in cui è raffigurato un capro-ne nell’atto di arrampicarsi sul tronco di unalbero stilizzato. Al VI secolo a.C., risaleinvece una stele in arenaria54, rinvenuta aSaletto di Bentivoglio, presso Bologna, incui è scolpito in bassorilievo l’Albero dellaVita.

Espressioni iconografiche dell’Alberodella Vita si trovano spesso scolpite o raffi-gurate sulle pareti di chiese e cattedralicome, ad esempio, la porzione della lastra in marmo trovata nellachiesa di San Abbondio a Como, raffigurante due Alberi dellaVita inscritti in due edicole e l’albero della leggenda di Barlaame Iosafat, scolpito dall’Antelami su un portale del battistero diParma; o, ancora, l’affresco del Cristo in croce sul melograno,nell’Abbazia di Santa Maria in Sylvis a Porto Gruaro.

Porzione della lastra in marmo trovata nellachiesa di S. Abbondio a Como, IX-X secolo.

54 - La stele di Saletto è una lastra rettan-golare sormontata da un disco all’internodel quale è raffigurata una sfinge alata men-tre, al centro del rettangolo, è scolpitol’Albero della Vita.

Stele di Saletto. MuseoCivico Archeologico diBologna.

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Un’interessante rappre-sentazione dell’Albero dellaVita è quella del mosaicopavimentale della cattedraledi Otranto, realizzato tra il1163 e il 1165 da Pantaleone,un monaco dell’abbazia di S.Nicola di Casole.

Il grande albero che occu-pa la navata centrale dellabasilica, ha la base in corri-spondenza dell’ingresso e sisviluppa verso il presbiterio.Sui rami che si dipartonosimmetricamente dal tronco,sono rappresentate figuresacre e profane, animali realie immaginari, simboli dellamitologia orientale e soggettidei culti pagani. In alto si tro-vano i dodici mesi dell’anno,ognuno dei quali è inscrittoin un tondo che racchiude

La simbologia dell’albero 69

Lunetta del portale del battistero di Parma.Benedetto Antelami, fine del XII secolo.

Cristo in croce sul melograno, simbolo divita e fecondità. Santa Maria in Sylvis,Sesto al Reghena, Porto Gruaro.

Porzione delmosaico pavi-mentale dellaCattedrale diOtranto.

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anche l’attività agricola che corrisponde a quel preciso periodostagionale e il segno zodiacale. La simbologia racchiusa in que-sto grande albero poteva essere così facilmente compresa anchedai fedeli che non conoscevano la scrittura perchè era sufficien-te percorrere la navata con gli occhi al pavimento per ammiraree prendere coscienza dei significati profondi contenuti in questosplendido mosaico.

1.4 L’Albero delle Sephiroth

L’albero nella tradizione ebraica rappresenta la vita spiritualee trova espressione nell’Albero delle Sephiroth, simbolo a cui sisuole associare la cabala55; questa,nonostante sia da sempre conside-rata pertinente alla sfera dellamagia, costituisce la chiave di let-tura degli episodi biblici esintetiz-za il percorso che l’uomo devecompiere per giungere a Dio. Sitratta di uno dei più noti sistemimetafisici che permettono di otte-nere una spiegazione chiara della

Capitolo 170

55 - “Cabala è il termine tradizionale piùcomunemente usato per indicare il patri-monio degli insegnamenti esoterici delGiudaismo e del misticismo giudaico, inparticolare le forme che quest’ultimoassunse durante il Medioevo a partire dalsecolo XII. Nel suo senso più ampio, indicatutti i successivi movimenti esoterici nel-l’ambito del Giudaismo che si evolvetterodalla fine del periodo del Secondo Tempioe divennero fattori attivi della storia ebrai-ca” Gershom Scolem, La Cabala, Ed.Mediterranee, Roma 1982.Il più antico testo cabalistico conosciuto èil Livre de Bahir, scritto intorno al 1180,ma il testo fondamentale del cabalismo è loZohar, risalente al XIII secolo.

Bassorilievo che riproduce la cabalaoriginaria.

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realtà, delle origini del mondo e del posto che l’uomo occupa inesso. Nella cabala si trova, inoltre, la spiegazione di come leenergie divine scendano nel mondo terreno e da questo risalgano

verso lo spirito.L’albero delle Sephiroth

è un ideogramma simbolicoche collega tra di loro dieciessenze metafisiche (leSephiroth), citate nei testibiblici e nel NuovoTestamento.

“Le Sephiroth rappre-sentano i poteri, gli attri-buti e le potenzialità deldivino.”56. Esse sono: laCorona(Keter), laSaggezza(Hokhmah), l’Intelligenza(Binah), la Misericordia(Hesed), la Giustizia(Gevurah), la Bellezza(Tiferet), la Vittoria(Netzah), lo Splendore(Hod), il Fondamento

La simbologia dell’albero 71

Frontespizio del libro Portae Lucis di J.Gikalilla (XIII sec.), tradotto in latino daPaulus Ricius. L’illustrazione ritrae il cabali-sta e l’Albero delle Sephiroth, (Augusta1516).

56 - R. Cook, Arbre de vie, image du cos-mos, ed. du Seuil, Paris 1975.

Ideogramma dell’Albero delle Sephiroth.

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(Yesod), il Regno (Malkuth).Le Sephiroth sono disposte lungo tre assi verticali paralleli:

tre a sinistra, tre a destra e quattro al centro. Al centro si trova lacolonna dell’Equilibrio che ha la capacità di unificare gli oppo-sti; a sinistra quella della Grazia e a destra quella del Giudizio.Le colonne a destra e a sinistra rappresentano le due polarità fon-damentali dell’esistenza (il maschile a destra e il femminile asinistra) da cui derivano tutte le coppie di opposti del Creato.

Senza la colonna centrale l’Albero delle Sephiroth divental’Albero della Conoscenza del Bene e del Male.

Le 10 Sephiroth sono collegate fra loro da 22 sentieri (treorizzontali, sette verticali e dodici diagonali), associati alle lette-re dell’alfabeto ebraico.

L’Albero delle Sephiroth raffigura l’uomo originale nella suaessenza (Adam Kadmon) e la disposizione verticale simboleggiala totalità dell’albero ma anche quella del corpo umano:la testa(Emanazione), il tronco (la Creazione) il ventre (la Formazione),le gambe e i piedi (il Regno). In particolare, ad ogni Sephirahcorrisponde una parte del corpo umano: Corona (intelletto),Saggezza (mente), Intelligenza (cranio), Misericordia (manodestra), Giustizia (mano sinistra), Bellezza (grembo), Vittoria(gamba destra), Splendore (gamba sinistra), Fondamento (fallo),Regno (vagina).

Capitolo 172

Il capo di Adam Kadmon. Copia di un’illustra-zione tratta dalla Kabbala denudata, opera enci-clopedica in più volumi, che comprende leprime traduzioni dei più importanti testi cabba-listici ebraici.

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L’albero delle Sephirothrappresentacontempora-neamenteanche il cosmo:l’atmosfera,la terrae i cielinel mondo.

Sul piano psicologi-co sono dieci stati dellapsiche umana, sul pianospirituale sono le ”DieciPotenze dell’Anima”che aiutano la crescita dicolui che si relaziona adesse, nel cammino chelo conduce al ritornoall’Albero della Vita57.

Secondo alcuni stu-diosi l’Albero delleSephiroth poteva esserecollegato ad alcunecostellazioni celesti ed,in particolare, ad alcune

stelle di tali costellazioni, particolarmente significative per ipopoli antichi.

73La simbologia dell’albero

L’Albero Sephirotico ed il corpo umano. 57 - Dopo che Adamo mangiò il frutto delpeccato, l’Albero della Vita gli vennenascosto per impedirgli di avere accesso almistero della vita eterna, mistero che saràsvelato solo il giorno della redenzione.

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1.5 L’Albero della Conoscenza delBene e del Male e l’Albero delSapere

L’albero è stato sempre simbolodi conoscenza e di sapienza. Ireneodi Lione, vescovo e teologo greco,vissuto tra il 130 e il 220 d.C.,sosteneva che secondo i barbelio-ti58 l’albero nacque dall’uomo edalla gnosi ed è per tale ragione chelo chiamarono Gnosi.

Sulla base di analisi comparati-ve effettuate su antichi testi, alcunibiblisti hanno ritenuto che l’Alberodella Conoscenza del Bene e delMale fosse quello da cui Eva stac-cò il frutto del peccato originaledeterminando la cacciata dell’uo-mo dall’Eden.

L’Albero della Conoscenza cre-sce nel Paradiso Terrestre (cosìcome l’Albero della Vita) e dispen-

74 Capitolo 1

Tentazione di Adamo ed Eva, Masolino(1424-25), Cappella Brancacci, Chiesadi Santa Maria del Carmine, Firenze.

58 - Importante setta gnostica del II e IIIsec., il cui nome deriva da Barbelo. ABarbelo si attribuiva anche l’origine dellaluce e la missione di liberare l’elementodivino prigioniero della materia.

Adamo ed Eva e l’Albero del Bene e del Male.Codex Aemilianensis, 994.

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sa la conoscenza delle cose terrene, dove domina la polarità fragli opposti, bene e male, luce ed ombra, vero e falso, quindi ildubbio. Questo sapere è pertanto diverso da quello profusodall’Albero della Vita che, attraverso la sua linfa ed i suoi frutti,dona all’uomo la conoscenza assoluta, il sapere totale. Dio proi-bì ad Adamo di mangiare i frutti dell’Albero della Conoscenzadel Bene e del Male: “Ma dell’Albero della scienza del bene edel male non mangiare, perché in qualsiasi giorno tu ne avraimangiato, di morte morrai.”.(Genesi).

Mangiando i suoi frutti l’uomo non ha più accesso all’Alberodella Vita fino al giorno della redenzione, quando cioè, abban-donato il mondo terreno, dominato dal dubbio, egli potrà viverein eterno. Semplificando, si può dire che l’Albero della Vita èsimbolo dell’immortalità che Dio dona agli uomini come premiodell’obbedienza alla Legge e che l’Albero della Conoscenza delBene e del Male è invece il simbolo dell’autonomia etica del-l’uomo, che determina la morte dell’umanità.

Due alberi si trovano anche presso gli antichi Babilonesi,secondo i quali l’Albero della Vita e l’Albero della Verità eranoposti all’ingresso del Cielo, come i due alberi-colonne postiall’ingresso del tempio del re Salomone.

Secondo i libri apocrifi apocalittici: “Oltrepassate le monta-gne del Nord-Est, Enoc arrivò nel Paradiso della Giustizia, ricco

La simbologia dell’albero 75

Adamo ed Eva accanto all’Albero dellaConoscenza del Bene e del Male in un partico-lare della Cappella Sistina affrescata daMichelangelo tra il 1508 e il 1512.

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di alberi numerosi e grandi, fra cui primeggiava l’Albero dellaSapienza. Quelli che ne mangiano conoscono una grandesapienza. Esso rassomiglia al carrubo; il suo frutto, simile ad ungrappolo della vigna, è molto buono; e l’odore di questo Albero,si spande e penetra lontano. E io dissi: «come è bello quest’al-bero e come il suo aspetto è dolce». L’Angelo santo, Raffaele, ilquale era con me, mi rispose e disse: «Questo è l’Albero dellaSapienza, di cui mangiarono il tuo vecchio Padre e la tua vec-chia Madre, tuoi avi: ed essi conobbero la Scienza, i loro occhisi aprirono e seppero che erano nudi, e furono cacciati dalParadiso».”59.

Un altro albero legato alla conoscenza è l’albero prodigiosopiantato da Abramo nella terra di Canaan che stendeva le suefronde sugli uomini giusti proteggendoli dal sole, mentre liritraeva negando l’ombra agli infedeli ed ai peccatori; in questomodo, permetteva al patriarca di riconoscere i credenti.

Secondo la Mishna (prima codificazione della Torah orale)l’Albero della Conoscenzadel Bene e del Male era una vite.

Nel libro di Enoch la Vite-Albero della Conoscenza del Bene edel Male si trova tra sette montagne, così come riporta anche l’e-popea di Gilgamesh.Per molto tempo, in seguito, si continuò aritenere l’uva e il vino simboli di sapienza.

La figura dell’Albero della Scienza è meno diffusa. Secondo

Capitolo 176

59 - Apocalisse di Enoch. Cap. 32.

Ricostruzione del tempio di re Salomone pressoil Museo di Amsterdam.

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Jean Chevalier e AlainGheerbrant, autori delDizionario dei simboli,“Nelle tradizioni nordiche,sotto tutte le sue forme esotto tutti i suoi aspetti, illegno o l’albero partecipaalla scienza.”60. L’alberodella Sapientiaè circondatoda uccelli come nellaPandoradi Reusner.

Sempre secondo alcuniautori, in tutte le lingue celti-che esiste una omonimia trala parola scienza e la parolalegno; ed essendo il legnolegato alla conoscenza teori-ca e pratica esso è quindisimbolo della saggezza.

Lo scibile umano è sempre stato rappresentato come un gran-de albero con le radici conficcate nella terra e dal cui tronco sidipartono i rami e le foglie, ognuno dei quali rappresenta unadisciplina. Il bibliotecario statunitense Melvil Dewey, ideatore

La simbologia dell’albero 77

60 - Chevalier J., Gheerbrant A., Dizionariodei simboli, BUR Biblioteca UniversitariaRizzoli, Milano 1999.

Albero delle scienze, Ramon Llull, 1295.

Immagine tratta da Pandoradi HieronimusReusner (alias Franciscus Epimetheus),pubblicato a Basilea nel 1582. L’alberoassume la forma di una figura femminile.

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del moderno sistema di catalogazione dei libri, ha diviso lo sci-bile umano secondo uno schema ad albero con dieci classi prin-cipali, a loro volta divise in 100 discipline e 1000 sezioni.

Secondo la religione cristiana la Sacra Scrittura è la radicedell’Albero del Sapere che si ramifica nelle scienze particolari esboccia con i frutti rappresentati dal diritto canonico e dalla filo-sofia.

Anche l’Albero del Sapere Indù è diviso in molti rami, cherappresentano i Veda cioè la fonte della sapienza universale61.

La mela nella mitologia Celtica simboleggiava la conoscenzatramandata e l’albero di mele è stato spesso associato all’alberofilosofico della Conoscenza.

Un interessante sistema di rappresentazione della conoscenzaè l’Albero di Porfirio62 che prende il nome dal suo ideatore ilquale lo descrive nell’Isagoge, una breve introduzione alle“Categorie” di Aristotele.

Porfirio, attraverso una logica gerarchica, descritta secondouno schema ad albero, codifica la dottrina dei cinque predicabili(genere, specie, differenza, proprio e accidente).Ai vertici diogni nodo vi sono i generi e da questi si diramano le specie checostituiscono la definizione di ogni genere:la sostanza può essere corporea o incorporea;la sostanza corporea può essere animata o inanimata;

Capitolo 178

L’Albero di Porfirio in un’antica stampa.

62 - Porfirio (233-305 ca.), filosofo e teo-logo greco, fu discepolo di Plotino e com-mentatore degli scritti di Platone e diAristotele.

61 - Il termine Veda deriva dalla radice Vid,ovvero “vedere” con gli occhi dello spiritoed indica “sapere”, “conoscenza”, “saggez-za”.

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il corpo animato può essere sensibile o insensibile;il corpo sensibile o animale può essere ragionevole o irragione-vole;l’animale ragionevole può essere mortale o immortale;l’animale ragionevole e mortale è l’uomo fisico (Socrate ePlatone), da cui dipendono forme di vita sottostanti.

La schematizzazione ad albero permette di inserire nuovigeneri e modificarne anche la disposizione in funzione dell’in-troduzione di nuovi ordini gerarchici.

Alberi della scienza si possono definire anche i 99 esemplariche compaiono nella medicina tradizionale tibetana e che raffi-gurano l’intero corpo della conoscenza medica sviluppata nelcorso dei secoli63. Questi sono gli Alberi della Vitalità e coloroche si accingono a conoscere questa antica e complessa scienzamedica devono studiarne le radici, i tronchi, le foglie, i fiori e ifrutti. Tra questi, tre sono i più importanti ed illustrano i fonda-menti della medicina tibetana: l’Albero della Salute e dellaMalattia, l’Albero della Diagnosi e l’Albero della Terapia.

L’Albero della Salute e della Malattia è composto da due tron-chi: il tronco della salute e il tronco della malattia. Il tronco dellasalute rappresenta il corpo umano in stato di equilibrio; esso èparagonato ad un albero che cresce forte e sano alla luce del sole,in un terreno fertile e con buona acqua, ricco di foglie e fiori da

La simbologia dell’albero 79

63 - Gli alberi sono raffigurati nei quattrolibri che compongono I Quattro Tantra,opera risalente all’VIII secolo e che costi-tuisce il più famoso testo della medicinatibetana, insegnata dallo stesso Buddha.

Schematizzazione dell’Albero di Porfirio in unaantica stampa.

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cui nasceranno buoni frutti.Nell’immagine dell’Albero della Salute sono rappresentati tre

frutti simbolo delle tre principali condizioni della Mente:appa-gamento spirituale, ricchezza della mente e felicità della mente.

Nell’illustrazione di questo albero si trova anche la teoria chestabilisce i criteri per mantenerlo in buona salute che consiste neltrovare l’equilibrio fra i tre principi vitali o umori (Vento, Bile eFlemma, che esistono in ognuno di noi sia quando siamo sani siaquando siamo malati), l’equilibrio dei Sette Costituenti delCorpo e le Tre Escrezioni64.

I Tre Umori traggono origine da tre veleni mentali: odio,attaccamento ed ignoranza; l’odio produce la bile, l’attaccamen-to produce il vento, l’ignoranza produce la flemma. Questi treveleni mentali sono rappresentati nell’Albero della Salute e dellaMalattia da tre animali: il serpente rappresenta l’odio, il gallol’attaccamento e il maiale l’ignoranza.

Nel corpo abbiamo 5 tipi di Vento, 5 tipi di Bile e 5 tipi diFlemma. Il Vento è rappresentato dalle foglie azzurre, la Biledalle foglie gialle, la Flemma dalle foglie bianche. Sommando iquindici umori, i Sette Costituenti e i Tre Escreti abbiamo venti-cinque componenti che, se sono in equilibrio, garantiscono lasalute del corpo.

Il tronco della malattia rappresenta invece il corpo in stato di

Capitolo 180

L’albero della Salute e della Malattia nellamedicina tradizionale tibetana.

64 - I Sette Costituenti derivano dalla tra-sformazione del cibo nei suoi elementiessenziali, le Tre Escrezioni sono il sudore,l’urina e le feci.Gli scarti del cibo trasformato vengonoespulsi con i tre escreti.

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squilibrio. In esso sono indicate le cause ed il processo che deter-minano i disordini dei Tre Umori e la conseguente manifestazio-ne della malattia.

L’Albero della Diagnosi si sviluppa su tre tronchi, ognuno deiquali sintetizza un metodo di diagnosi utilizzato dalla medicinatradizionale tibetana. Il primo tronco descrivel’esame visivodella lingua e delle urine.Il secondo tronco è connesso al con-

trollo del polso, conside-rato dalla medicina tradi-zionale tibetana di fonda-mentale importanza per ladiagnosi degli squilibriumorali e la patologiadegli organi pieni ecavi65. Sul terzo tronco èrappresentata l’anamnesiche consiste nella deter-minazione dei sintomi edelle cause,al fine diidentificare la patologia.

L’Albero della Terapiaè rappresentato da quattrotronchi che illustrano i

La simbologia dell’albero 81

65 - La pulsologia è considerata un metodomolto utile per diagnosticare uno stato disofferenza di tutto il corpo nel suo insiemein quanto parte dal presupposto che tutti gliorgani sono interconnessi tra loro e lo statodi salute di un organo influisce su quellodegli altri.

L’albero della Diagnosi.

L’Albero della Terapia.

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quattro approcci terapeutici previsti dalla medicina tradizionaletibetana. Il primo tronco affronta la tematica relativa all’alimen-tazione, elemento indispensabile per riequilibrare le energie deiTre Umori. Il secondo tronco illustra lo stile di vita più congruoper riacquisire l’equilibrio perduto e che dipende anche dall’e-sercizio fisico e da una giusta distribuzione degli spazi vitali diogni singolo soggetto.

Per un corretto bilanciamento delle energie vitali del corpo sideve fare poi riferimento al terzo tronco dell’Albero dellaTerapia che illustra i rimedi, le medicine, le sostanze e i vari trat-tamenti da seguire a tal fine. Il quarto tronco elenca le terapieesterne per ottenere il riequilibrio dei Tre Umori.

1.6 L’albero Alchemico

“Ti prego, contempla con gli occhi dello spirito la piccolapianta contenuta nel chicco di grano e osservane tutte le circo-stanze, onde tu possa far crescere l’albero dei filosofi.”. Cosìscriveva un alchimista del XVII secolo.

Scopo dell’alchimia è la ricerca della pietra filosofale (lapisphilosophorum), sostanza mitologica attraverso la quale sarebbestato possibile ottenere l’onniscenza, l’immortalità e la trasmuta-

Capitolo 182

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zione dei metalli in oro. La pietra filosofale possedeva anche altrinomi (grande elisir, quintessenza, pietra dei filosofi o tinturarossa) ed era costituita di una sostanza che poteva essere di tipoetereo, liquido o solido come una polvere o una pietra.

L’opus alchemicum, ovvero la produzione della pietra filoso-fale, avveniva mediante sette procedimenti, divisi in quattro ope-razioni (Putrefazione, Calcinazione, Distillazione e Sublimazione), e

tre fasi (Soluzione, Coagulazione eTintura).

Attraverso queste operazioni la“materia prima”, mescolata con lozolfo ed il mercurio e scaldatanella fornace (athanor), si trasfor-merebbe gradualmente, passandoattraverso vari stadi, contraddistin-ti dal colore assunto dalla materiastessa durante la trasmutazione:nigredo o opera al nero, in cui lamateria si dissolve, putrefacendo-si; albedo o opera al bianco,durante la quale la sostanza sipurifica, sublimandosi; rubedooopera al rosso, che rappresenta lo

La simbologia dell’albero 83

Albero Filosofico, Ramon Llull,1295.

L’Albero dei Filosofi.

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stadio in cui si ricompone, fissandosi.Il processo alchemico non consisteva soltanto in un esperi-

mento fisico o chimico ma coinvolgeva colui che lo praticava inun’esperienza di crescita spirituale che lo avviava verso un cam-mino di liberazione.

L’albero ha un ruolo fondamentale nel simbolismo alchemicoin quanto esprime in modo esplicito il tema della trasformazionedella materia: la linfa che attraversando il fusto, i rami e le foglie,trasforma le sostanze vitali in fiori e frutti. I testi alchemicimedievali, infatti, ritraggono spesso l’albero la cui crescita e svi-luppo simboleggiano la crescita della sostanza arcana e la suatrasformazione nell’aurum philosophicum.La vita dell’alberodunque rappresenta l’Opus alchemico (il processo di trasforma-zione)che dà, alla fine, il suo frutto, cioè l’oro.

Secondo Zosimo66, il processo di trasformazione è come “(...)un albero ben curato, una pianta irrorata che, cominciando afermentare a causa dell’acqua abbondante, e a crescere per l’u-midità e il calore dell’aria, arriva alla fioritura e grazie allagrande dolcezza e alla speciale qualità della natura, dà frut-ti.” 67.

Ma anche l’Albero Filosofico, così come la pietra filosofale,è un’entità mitologica: esso cresce isolato, sul mare (forse suun’isola) o sulle montagneo nell’orto dei filosofi. In un testo ita-

Capitolo 184

67 - Berthelot M., Collection des anciensalchimistes grecs, Steinheil, Paris 1887- 88.

66 - Vissuto tra la fine del III secolo e l’i-nizio del IV secolo.

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liano del XVsecolo, dal tito-lo Miscellanea d’Alchimia,l’albero della conoscenzaalchemica cresce dal fallo diAdamo trafitto da una freccia.

La natura dell’alberoalchemico è acquea e con-temporaneamente ignea. Essoè anche metallico (con riferi-mento ai sette metalli) e perla maggior parte dei casi,d’oro. L’albero d’oro con isette rami68 fa riferimentoanche ai sette pianeti (i cuifrutti sono le costellazioni) equindi all’Albero Cosmico.

A volte è chiamato essostesso Pietra dei filosofi, altre

volte Sangue rosa della Pietra dei filosofi.L’alchimista inglese Sir George Ripley, monaco di

Bridlington del XV secolo, descrive l’Albero Filosofico comearbor inversa(albero rovesciato) che affonda le sue radici nellaterra del paradiso ovvero nell’aria e, secondo tale teoria, i suoi

La simbologia dell’albero 85

Adamo trafitto dalla freccia in Miscellanead’Alchimia, manoscritto del 1470 circa,Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze,Codex Ashburnham 1166, folio 16.

68 - Anche l’Albero della Contemplazionepossiede sette rami. È una palma e su ogniramo si trova un uccello e un fiore, ognunodei quali ha un significato morale.

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frutti spuntano a primavera mentre in autunno fiorisce.Vigenerus (Blaise de Vigenère 1523-1596), paragona l’AlberoFilosofico all’albero delle Sephiroth ed anche all’uomo i cuicapelli sono le radici attraverso le quali egli è radicato nel para-diso. Sono numerosi i testi che identificano l’albero con l’uo-mo69, alla maniera della Chiesa che rappresenta Cristo comealbero o come vigna70.

Secondo il belga Gerardus Dorneus71 “(...) i filosofi parago-nano la loro materia a un albero dorato con sette rami, poichèpensano che nel suo seme siano racchiusi i sette metalli, e che inesso questi siano nascosti... Poscia, non diversamente da comegli alberi naturali producono nella loro stagione parecchie fiori-ture, la materia della pietra lascia apparire, quando produce isuoi fiori, i più bei colori.”72.

Nella sua opera De genealogia mineralium atque metallorumomnium (ex Paracelso)73, Dorneus descrive l’albero filosofico lacui nascita, espansione, morte e rinascita è posta in analogia conil sistema dei vasi sanguigni dove i rami sono le vene che per-corrono la terra ed esso stesso è un liquido simile al sangue che,fuoriuscendo dalle estremità dei rami, coagula generando i frut-ti: “Dopo che la natura ha piantato nel mezzo del suo utero laradice minerale dell’albero, ovvero la pietra che deve produrrei metalli, la gemma, il sale, l’allume, il vetriolo, la fonte d’acqua

73 - In Theatrum chemicum, volume I,Lazarus Zetzner, Oberursel 1602.

72 - Gerhard Dorn (Dorneus), CongeriesParacelsicae De transmutationibus metal-lorum, Andream Wechelum, Francoforte1581.

71 - Gerhard Dorn (Dorneus), (1530-1584),alchimista, filosofo, medico ed autore discritti ermetico-alchemici, fu discepolo diParacelso (1493-1541).

70 - Nel Medioevo l’Albero Filosofico eraspesso chiamato vitis.

69 - Secondo credenze primitive l’alberorappresenta la vita stessa dell’uomo. Nelpassato era pratica diffusa piantare un albe-ro per celebrare la nascita di un bambino:l’albero e il bambino sarebbero stati cosìlegati da unico destino.

Capitolo 186

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salsa, dolce, fredda o calda, l’albero di corallo o la marcassi-te74, e ha conficcato il suo tronco nella terra, questo si spartiscenei diversi rami, la cui sostanza, ovvero la sostanza dei rami edel tronco, è un liquido: non alla maniera dell’acqua, nè dell’o-lio, nè dell’(umido) gesso, nè della mucillagine, ma concepibileunicamente come legno nato dalla terra, legno che non è terra,benchè sorto da essa. (I rami) si estendono anzi a tal punto che

l’uno è separato dall’altro da unadistanza di due o tre climi o daaltrettante regioni: dallaGermania fino all’Ungheria eoltre. In questo modo i rami deidiversi alberi si allargano su tuttoil globo terrestre, così come nelcorpo umano le vene si ramificanonelle diverse membra, separatel’una dall’altra.”.

Nei dipinti e nelle illustrazionil’Albero Alchemico è in genererappresentato da un’essenza arbo-rea di grandi dimensioni, assimila-bile a una quercia; altre volte èpiccolo e giovane; altre ancora,

La simbologia dell’albero 87

Raffigurazione dell’Albero Alchemico nel fron-tespizio di Philosophia reformata di JohannDaniel Mylius, Francoforte 1622. Immaginetratta dall’url: http://hdelboy.club.fr/index.html.

74 - La marcassite in chimica è un nomeche indica vari tipi di pirite.

Albero Filosofico, J. D. Mylius,Francoforte 1628.

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invece, appare in una raffigurazionestilizzata come, ad esempio gli alberifilosofali di Samuel Norton (1532–1584),pubblicati nel 1630.

Nelle illustrazioni riportate nei testimedievali l’Albero Filosofico è caricodi frutti solari e lunari (i frutti e i semidell’albero vengono chiamati ancheSole e Luna). Più di frequente è caricodi fiori e di frutti75. Frutti solari e luna-ri si trovano anche nel trattato diMichael Maier (1568-1622) Subtilisalle-goria76.

Nella Pretiosa margarita novella dethesauro ac pretiosissimo philosopho-rum lapidedi Pietro Bono77, pubblica-ta a Venezia nel 1546, l’albero assumela forma di un asparago che cresce dalbasso verso l’alto. Nella Turba philo-sophorum78, di Julius Ruska (1867-1949), sono contenuti numerosi passiche parlano dell’albero carico di frutti,cibo dell’immortalità.

Capitolo 188

Rappresentazioni dell’AlberoAlchemico di Samuel Norton.

75 - L’alchimista arabo Abu ‘l-Qasim (XIIIsec.), dà la descrizione di quattro tipi difiori: rossi, tra il bianco e il nero, neri e trail bianco e il giallo.

77 - Pietro Bono, medico lombardo, vissu-to nel IVX secolo.

76 - Michaelis Mejeri, Subtilis allegoriaSuper Secreta Chimicae, Francoforte 1677.

78 - Julius Ruska, Turba philosophorum,Julius Springer, Berlino 1931.

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Altre volte è rappresentatocome un albero di Natale orna-to dai sette pianeti e circonda-to dalle allegorie delle settefasi del processo alchemico.

Gli alchimisti furono sem-pre visti con sospetto; conside-rati fuorilegge e sottoposti ascomunica, utilizzavano unlinguaggio cifrato per sfuggirealle persecuzioni di cui eranooggetto. Tale metodo espressi-vo fu la causa dell’incompren-sione da parte dell’opinionepubblica.

La teoria ed il simbolismoalchemico sono stati oggetto diinteresse da parte degli psicoa-nalisti del XX secolo. Tra que-

sti, Carl Gustav Jung79 ha esposto una teoria secondo la qualeesisterebbe una relazione profonda tra alchimia e inconscio.Secondo Jung, l’opus alchemicum (ovvero il procedimento perottenere la pietra filosofale) corrisponde al processo psichico che

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Albero Filosofico, A. Kircher, Ars magnasciendi, 1669.

79 - C. G. Jung (1875-1961), psichiatra epsicoanalista svizzero, è il fondatore dellapsicologia analitica.

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conduce l’uomo alla coscienza di sè, della propria individualitàed all’affrancamento dai conflitti interiori.

Nel 1978Jung scrive L’albero filosofico80, un saggio in cuil’autore partendo dalla propria esperienza di terapeuta e dallostudio dell’alchimia medievale, dimostra come dalle manifesta-zioni spontanee dell’inconscio dell’uomo affiori un legame inti-mo con la figura dell’albero assimilato in tutte le sue espressionisimboliche.

La prima parte del volume raccoglie una serie di rappresenta-zioni grafiche dell’albero filosofico, elaborate dai pazienti diJung ed accompagnate da commenti ed interpretazioni che coin-cidono quasi paradossalmente con le descrizioni e il valore sim-bolico attribuito all’albero dagli alchimisti e raccolte nellaseconda parte dell’opera.

1.7 L’Albero Mistico

L’albero ha sempre ispirato il pensiero di molte personalitàmistiche e di autori di testi religiosi cristiani, ebraici ed islamici.Notissimi sono gli Alberi Mistici orientali.

In Occidente, durante il Medioevo, l’iconografia dell’AlberoMistico nella religione cristiana fu molto presente in quanto con-

80 - C. G. Jung, L’albero filosofico, BollatiBordigheri, Torino 2007.

Capitolo 190

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siderato allegoria della cosiddetta “teologia della salvezza”.L’albero rappresentava il simbolo della vita e dello spirito, ilsostegno delle anime, la manifestazione della forza interiore ori-ginata dalla fede. Gesù Cristo è stato più volte raffigurato nellesembianze di albero.

L’Albero Mistico, secondo la tradizione ermetica, racchiudein sé il simbolismo sessuale maschile e femminile ed è per que-sto che in molti Alberi Mistici le foglie o i frutti erano rappre-sentati con gli organi genitali maschili e femminili. Nel Seicentoquesta consuetudine fu censurata e le immagini vennero copertecon macchie di colore.

La pratica dell’Albero Mistico, intesa come percorso di matu-razione personale, era molto diffusa presso i conventi e si pro-trasse fino alla prima metà del Settecento. Il chierico disegnavapersonalmente il proprio Albero Mistico rappresentando l’evolu-zione della propria vocazione al chiericato.

Un esempio interessante è l’Albero Mistico personale verga-to dal chierico Gennaro Laurino sul foglio 106 del suo mano-scritto di teologia, redatto dal 1712 al 1716, presso il seminariodi Bari. Nel suo Albero di vocazione al chiericatoegli illustra unpercorso mistico con implicazioni teologiche e mistiche erudite,che può essere percorso verso l’alto o verso il basso, da uomo asostanza perfetta e da sostanza a uomo. Sotto le radici sono rap-

La simbologia dell’albero 91

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presentati due serpentiche indicano l’infinito esimboleggiano la medici-na e il dottorato clericale.Al di sopra della terra,accanto alle radici super-ficiali, sono posati dueuccelli che indicano igenitori carnali. Alla basedel tronco vi è il nomedel chierico e subito al disopra la scritta “Uomo”,inserita in un nodo fiam-meggiate dal quale sidipartono i rami termi-nanti con le foglie, anchequeste fiammeggianti,ognuna delle quali è con-trassegnata da un nome.

Partendo dalla foglia, ogni ramo fa un percorso a ritroso tornan-do al tronco, con il quale forma un nodo (anche questi hanno unnome). Il nodo posto al vertice è la “Sostanza” alla quale con-vergono il ramo proveniente dalla foglia “Corporea” e quello

Capitolo 192

Albero Mistico di Laurino.

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proveniente dalla foglia “Incorporea”. Ma da queste due fogliefuoriescono altri due rami che convergono al tronco incontran-dosi al nodo “Corpo”, che rappresenta l’unità dell’uomo fatto dispirito e di materia. Dal nodo “Corpo” si diramano i due rami cheterminano con le foglie “Animato” e “Inanimato”, dalle qualidiscendono i due rami che raggiungono ancora una volta il tron-co, unendosi nel nodo “Opposti”. I due rami che da questo sidipartono raggiungono le foglie “Sensibile” ed “Insensibile” etornano nuovamente al tronco verso il nodo “Animale”. Da que-sto si giunge alle due foglie “Razionale” ed “Irrazionale” per ter-minare con i rami che si ricongiungono al nodo “Uomo”.

L’albero Mistico di Laurino riprende in parte lo schemadell’Albero di Porfirio.

La simbologia dell’albero 93

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Capitolo 194

Antipagina del manoscritto di teologia di Gennaro Laurino (1712-1716).

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2.1 Boschi mistici e fantastici

I boschi e le selve sono sempre stati considerati dall’uomoluoghi carichi di mistero e sacralità1, allegoria dell’inconscioumano; luoghi privilegiati da santi ed eremiti che si immergeva-no nella quiete di un mondo quasi surreale per compiere il lorocammino spirituale. Ma anche dimora di maghi, fate, folletti,gnomi, entità spirituali, sedi di oracoli e veggenti, streghe e fat-tucchiere, teatro di eventi soprannaturali.

Nell’antichità i boschi erano anche “templi sacri” dove sicelebravano riti e sacrifici religiosi. Presso tutte le culture sia

mediterranee sia nordi-che, sia europee siaextraeuropee, la foresta èstata infatti assimilata alsantuario, luogo sacroalle divinità.

In questi luoghi eravietata qualsiasi attivitàche non fosse legata alla

Capitolo 2

Le foreste: sacralità e magia*

95

1 - “Se ti si affaccia selva folta di pianteannose e d’insolita altezza, che pel densointreccio dei rami tolga alla luce del cielodi penetrarvi; quel luogo cupo e segreto, el’ammirazione di quell’ombre protese tifanno fede dell’esistenza delle divinità.”.Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.C.),Naturales quaestiones.Faggeta.

Bosco sacro.

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sacralità, non era pertanto permessa la caccia, la pesca, il disbo-scamento.

Secondo Ralph Waldo Emerson“La chiesa gotica trasse ori-gine, manifestamente da un adattamento degli alberi della fore-sta, con l’intrico dei loro rami, in arcate solenni e fantomatiche(...) stando dentro un bosco, in un pomeriggio invernale, ognunosi renderà subito conto dell’origine delle vetrate istoriate cheornano le cattedrali (...) osservando i colori del cielo al tramon-to attraverso l’intreccio dei rami nudi.”2.

Boschi sacri erano presenti nella Fenicia, in Siria, in Armeniae in India.

Nel Dhammapada3 indi è scritto:”(...) le foreste sono soaviquando il mondo materiale non vi fa ingresso giacchè l’uomosanto ivi trova il suo giusto riposo.”. In India i boschi sacri, chia-mati Devarakadus(foreste degli dèi), erano luoghi privilegiati eprotetti, all’interno dei quali era proibita qualiasi attività che nonfosse la preghiera.

Il boschetto di Lumbini, nel sud del Nepal, era un luogo sacrogià prima dell’avvento del buddismo. In questo boschetto, riccodi alberi carichi di frutti e fiori, era venerata la dea Rumini, unadea arborea legata alla nascita ed alla fertilità4. Con la diffusio-ne del Buddismo il bosco di Lumbini venne dedicato aMayadevi, la madre di budda Shakyamuni, (chiamata anche

Capitolo 296

3 - Il Dhammapada, il “cammino dei dhar-ma”, è una raccolta composta di aforismitramandati e ricordati come parole delmaestro. Sono 423 versetti raccolti in 26categorie, espressi sotto forma di semplici espesso poetiche affermazioni ed esortazioni.

4 - In India la donna è intimamente legataall’albero in fiore, simbolo della fecondità.

2 - Emerson R.W., Natura e altri saggi,trad. di T. Pisanti, Rizzoli, Milano 1990, p.75.

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MahaMaya o semplicemente Maya), che prese il posto dell’anti-ca dea Rumini. Si racconta che quando Mayadevi sentì arrivareil momento del parto, si recò nel boschetto sacro di Lumbini edappoggiatasi alle fronde di un albero, partorì. (v. cap.3).

Presso i Sumeri era venerato lo spirito delle foreste, rappre-sentato in molte pitture e bassorilievi. Anche nella cultura assiro-babilonese era uso comune considerare i boschi come sede disacrifici e celebrazioni, ed è noto che gli ebrei praticassero il

culto dei boschi sacri, ragioneper la quale sono rimproveratinella Bibbia.

A Creta i némoi(boschi) sitrovavano generalmente in cimaalle montagne, considerateanche queste sacre.

Nella mitologia greca nume-rosi sono i riferimenti a boschi eforeste sacri, presso i quali sor-gevano importanti santuari. Unaforesta particolarmente impor-tante sotto questo aspetto è quel-la di Dodona, nell’Epiro, sededel più antico oracolo della mito-

97

L’albero della Vita tra la divinità sume-ra Ninhursag e lo Spirito delle Foreste.

Le rovine del tempio di Zeus a Dodona, ancoraoggi sovrastate da un’enorme quercia.

Le foreste: sacralità e magia

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logia greca e di un famoso santuario dedicato a Zeus. Presso taleforesta venivano compiuti annualmente riti sacri in onore dellepiù importanti divinità dell’Olimpo.

Ad Atene, la sede dell’Accademia Ateniese era anticamenteun bosco sacro di ulivi, conosciuto come il “Bosco di Academo”.

Nei testi sacri del confucianesimo la foresta è considerata illuogo più adatto all’edificazione dei templi. Già attorno al IVsecolo d.C. nei boschi del Giappone venivano scelte particolariaree sulle quali costruire i santuari dedicati agli dèi; l’ingresso aquesti luoghi era generalmente indicato da un torii, cioè unagrande porta in legno. Successivamente, tra il IX ed il XII seco-lo d.C., in queste aree vennero costruiti anche i templi buddistiche si integrarono perfettamente con l’ambiente e le architetturepreesistenti. Questa tradizione è ancora oggi in uso.

Nelle culture celto-germaniche interi boschi erano considera-ti dimora di esseri soprannaturali, luoghi sacri dove avvenivanoincontri e celebrazioni di riti propiziatori.

Per gli antichi Celti, il bosco sacro era il Nemeton, dalla radi-ce latina nemus(bosco). Più genericamente il nemusera il tem-pio druidico posto nel mezzo di boschetti sacri, presso radure osorgenti o nel cuore della foresta. Spesso l’altare era la base di ungrosso tronco d’albero. I sacerdoti si riunivano presso questiluoghi sacri per celebrare i loro riti al fine di ottenere la benedi-

Capitolo 298

Torii a Nikko, Giappone.

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zione degli dèi per l’intera collettività. I druidi tramandavano leloro conoscenze oralmente ai loro discepoli che venivanocostretti a vivere in questi boschi, con loro, per circa un venten-nio, prima di diventare essi stessi sacerdoti.

Nel suo poema epico-storico Pharsalia(Farsaglia), il poetalatino Marco Anneo Lucano (39-65 d.C.), per giustificare ladistruzione ad opera di Cesare di uno di questi boschi che sorge-va nei dintorni di Marsiglia, ne fa una descrizione a dir poco ter-rificante:

“V’era un bosco sacro, inviolato da tempo immemorabile,che cingeva con un intrico di rami l’aria tenebrosae gelide ombre profondamente remore dal sole.Non lo abitavano agresti Pan, né Silvani, signoridei boschi, o Ninfe, ma i riti degli dèi barbarici.Le are vi erano costruite in sinistri altari,e si soleva purificare tutti gli alberi con sangue umano.Se merita qualche fede l’antichità ammiratrice del divino,anche gli uccelli temevano di posarsi su quei ramie le belve di sdraiarsi in quei covi; neanche il ventoe la folgore sprigionata dalle fosche nubi potevano abbattersisulla selva; gli alberi erano percorsi da un brivido,senza che alcuna brezza investisse le fronde.Acqua abbondante cadeva a cupe fonti, e tetrestatue di dèi si drizzavano scolpite senz’arte nei tronchi.La muffa stessa e il pallore dei tronchi imputriditi

99Le foreste: sacralità e magia

Momento di un rito celebrato dai Druidi.

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producevano sgomento; non si temono così gli dèiconsacrati in figure tradizionali: tanto aggiunge al terroreil mistero degli dèi da temere. Già la fama riportavache spesso le profonde caverne muggivano per i sommovimenti

[della terra,e i tassi caduti tornavano nuovamente a elevarsi,le selve senza bruciare mandavano bagliori di incendie avvinghiandosi ai tronchi draghi strisciavano all’intorno.Le genti non s’accostavano al luogo per celebrarvi il culto, ma

[lo lasciavanoagli dèi. Quando Febo giunge a metà del corsoe la fosca notte occupa il cielo, il sacerdote stessoteme di entrarvi e di imbattersi nel sovrano del bosco.Cesare ordina di radere al suolo questa forestaa colpi di scure: intatta nelle guerre precedenti,

si ergeva foltissima vicino alla fortificazione tra monti spogli.5

Anche i soldati dell’esercito di Napoleone, in marcia verso laRussia, furono colti dal panico quando si presentò dinanzi ai loroocchi la folta e tenebrosa foresta della Germania. Per ben duevolte i soldati, nel tentativo di oltrepassare l’ostacolo, tornaronoindietro terrorizzati e lo stesso Napoleone, che volle provare adattraversare da solo quei boschi minacciosi, si perse tra gli intri-chi degli alberi e vagò per alcuni giorni prima di ritrovare la stra-da per raggiungere Mosca.

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5 - Lucano, Farsaglia, III, 399-428 e 429.

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Il più famoso bosco sacro dell’Europa settentrionale fu quel-lo di Uppsala a Gamla Uppsala, dove sorgeva un famoso tempio,interamente rivestito d’oro. Presso il tempio vi era un grandealbero da cui scaturiva una fonte che generava un pantano. Inquesto luogo sacro venivano celebrati sacrifici in onore diOdino, detto anche “Signore degli impiccati”, a causa del desti-no riservato a schiavi, criminali ed esemplari maschi di animaliche venivano impiccati all’albero sacro e a quelli circostanti, inprossimità del santuario. Un uomo veniva gettato vivo nel pan-tano e se questi riusciva a sopravvivere tornando in superficie erasegno di approvazione e gradimento da parte degli dèi.

In una traduzione del IVlibro delle Gesta Hammaburgensisecclesiae pontificum, dal titoloDescriptio insularum aquilonis, del

canonico Adamo diBrema6, così è descritto ilbosco di Uppsala: “In que-sto tempio, tutto rivestitod’oro, si venerano le sta-tue dei Tre Dei [Thor,Odino e Freyr]. In prossi-mità del tempio c’è unenorme albero che allargai suoi rami ed è verde

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La Foresta di Uppsala ai giorni nostri.

Illustrazione del tempio di Uppsala tratta da unmanoscritto scandinavo del 1700 circa.

6 - Adamo di Brema, storico e geografofrancone, fu nominato canonico e magisterscholarum dall’arcivescovo Adalberto diBrema al quale dedicò un’opera in quattrovolumi dal titolo Gesta Hammaburgensisecclesiae pontificum, che costituisce la piùantica testimonianza storica del popolo sas-sone. Il IVvolume contiene una descrizio-ne dettagliata dei Paesi nordici e dei loroabitanti.

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d’inverno come estate. Nessuno sa di che specie di albero si trat-ti. Nello stesso luogo c’è anche un pantano, vicino al quale ipagani hanno l’abitudine di eseguire i loro sacrifici e nel qualegettano un uomo vivo. Se questi non ritorna alla superficie,significa che gli dei hanno gradito il sacrificio e che si realizze-rà il desiderio del popolo.”.

Tale usanza era ripetuta ogni nove anni per evocare il sacrifi-cio compiuto da Odino il quale, per acquisire saggezza e poteresi appese, per nove giorni e nove notti al frassino Yggdrasill. Inquesta occasione si celebra anche il rinnovamento dei poteri delre che rappresenta Odino.

Il bosco dei Sennoni, popolo germanico che occupava unvasto territorio tra l’Elba, l’Oder, la Warta e la Vistola, era con-siderato il luogo origine della stirpe umana e per tale motivo fusede di un famoso santuario, descritto da Tacito alla fine delprimo secolo. Presso questo santuario venivano celebrate ceri-monie e riti culminanti con sacrifici umani: “In un’epoca deter-minata si raccolgono, per mezzo di delegati, in una foresta sacraper i riti degli avi e per vetusto e religioso terrore, i popoli dellostesso nome e della medesima stirpe e cominciano a celebrare,con l’uccisione di un uomo in nome dello Stato, il rito barbaro eorrendo (...). Tutto questo rito superstizioso vorrebbe rappresen-tare che di là ebbe principio la stirpe, che là risiede il dio che

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regna sovrano e che tutto il resto è suddito a lui e gli obbedi-sce.”7.

Alla leggendaria foresta bretone di Brocéliande, fitta selva diquerce, aceri e betulle, fanno riferimento molte leggende ed epi-sodi legati alle tradizioni religiose dei popoli della Gallia, alleimprese di re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Secondouna di queste leggende, il mago Merlino dorme all’interno di unsepolcro nascosto tra la folta vegetazione della foresta.

Nella cultura celtica la quercia è kaer quez, il “bell’albero”per eccellenza e dalle fronde delle querce secolari gli antichidruidi tranciavano il vischio con un falcetto d’oro, per ottenere

l’acqua benedetta usatanei riti di purificazione.

Ancora oggi i Druidicontemporanei si riuni-scono nella foresta diBrocéliande, in particola-ri giorni dell’anno, percelebrare riti e cerimoniecommemorative.

A Romowe, nel norddella Prussia, un famososantuario sorgeva presso

Le foreste: sacralità e magia 103

Taglio del vischio durante un rito druidico.

7 - Tacito, De origine et situ Germaniae,XXXIX; traduzione italiana di B. Ceva, LaGermania, in Tacito, La vita di Agricola eLa Germania, Milano 1952.

La Foresta di Brocéliande è, in realtà, la forestadi Paimpont.

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un bosco sacro sovrastato da una grande quercia sotto la quale lapopolazione si radunava per pregare e celebrare riti sacri.

I boschi magici di Munsalwaesche sono il luogo in cui il gio-vane Parsival si imbatte in numerose avventure, alla ricerca delSacro Graal.

Ancora prima della fondazione di Roma i sette colli eranoricoperti da fitti boschi di querce dove, secondo Virgilio, vivevaun “popolo forte nato dai tronchi di rovere duro”8 e si pensa chefu lo stesso Romolo ad istituire molti boschi sacri.

Marco Terenzio Varrone (I secolo a.C.), definito “il più gran-de erudito romano” dell’antichità, parla di boschi dove i Fauniandavano cantando gli antichi versi saturnii. Più tardi, lo storiconaturalista romano, Plinio il Vecchio, nella sua Historia natura-lis scriveva “(...) Non meno della effigie degli Dèi, non meno deisimulacri d’oro e d’argento, si adoravano gli alberi maestosidelle foreste(...).”.

Nell’antica Roma durò per lungo tempo l’uso di celebrare ritisacri e culti presso delubri9, spesso costituiti da un grande e vetu-sto tronco che sorgeva in un boschetto (lucus)10 o presso unafonte. I luchi venivano benedetti dall’Augure (interprete delvolere degli dèi), che li consegnava al sommo sacerdote, ilPontifex maximusdivenendo così luoghi sacri, dei quali oggiresta qualche debole traccia nella toponomastica di alcune loca-

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10 - Nella mitologia il lucoè un bosco con-sacrato agli dèi. Alberi e piante ivi presentinon potevano essere tagliati nè potati; glieventuali trasgressori venivano obbligati aespiare la colpa con sacrifici, atti riparatorie preghiere.

9 - Il delubrio è il primitivo santuario deltempio pagano.

Santuario di Romowe.

8 - Virgilio, Eneide, VIII, 314-318 e 347-354.

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lità che ricordano il termine latino lucus, come ad esempio, Lugodi Romagna, Monte Luco presso Spoleto, Luco di Siena, Lucodell’Aquila.

Sull’Esquilino vi erano molti boschi sacri di grande impor-tanza religiosa. Sul Quirinale si estendeva il bosco Quirino,ricordato da Ovidio; ai piedi del Campidoglio il lucus Silvani,mentre sulla sua cima, tra le gigantesche querce, sorgeva il tem-pio di Giove.

Alle pendici del Palatino vi era il lucus Vestaecon il Ficusruminalis11, posto dietro la casa delle vergini vestali e distruttonell’incendio di Roma del 64 d.C. Tra il Palatino e l’Esquilino siestendeva il lucus fagutal(di faggi) nel quale, all’epoca di Plinio,fu eretto il tempio Iuppiter Fagutalis.

Sul pendìo di Monte delle Piche, rivolto verso l’ansa delTevere, dominava la Silva Moesia (in origine sotto il controllomilitare degli Etruschi di Vejo), all’interno della quale vi eraillucus Deae Diae(o dei Fratres Arvales), conosciuto anche comeBosco degli Arvali. È un luogo sacro, dedicato al culto della deamadre Dia, (una divinità arcaica romana in seguito identificatacon Cerere), posto sotto la protezione di Marte.

Al suo interno sorgevano gli edifici sacri dei SacerdotiArvali12. La parte centrale ospitava il grandioso TempioRotondo degli Arvali, dedicato alla dea Dia (Aedes deae Diae).

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11 - Il Ficus ruminalisè l’albero presso ilquale si fermò, spinta dalle acque delTevere, la cesta contenente Romolo eRemo, che furono poi allattati dalla lupa.

Ricostruzione grafica del tempio di GioveCapitolino sul Campidoglio.

12 - Gli Arvali erano sacerdoti consacrati alculto della dea Dia. Si tratta di un collegiosacerdotale arcaico romano i cui membrifacevano parte di famiglie patrizie.

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Più a valle vi era il santuario più antico di ForsFortuna.Secondo fonti storiche, la festa dei Lucaria, dedicata ai

boschi, si svolgeva presso un lucus tra la via Salaria e il fiumeTevere, luogo nel quale si erano rifugiati i Romani scampati nellabattaglia contro i Galli, avvenuta il 18 luglio del 390 a.C.

Nella Roma pagana molti boschi furono dedicati alle divinità:vicino la Via Appia, presso un lucus ancora oggi esistente, isacerdoti di Cesare solevano innalzare le offerte alle dee dellemessi per propiziare i raccolti. Ai piedi dell’Aventino si estende-va un lucus di querce verdi, dimora della ninfa Egeria. Si rac-conta che in questo bosco vi fosse il più vecchio alberodell’Urbe.

Il Bosco Nemorense di Tivoli fu venerato a lungo dai romaniche vi avevano eretto, in tempi antichissimi, un tempio in onoredi Diana (l’Artemide dei Greci). Il 31 del mese di maggio si cele-bravano grandi feste. Addetto al culto era un sacerdote chiamato“re del bosco” (rex nemorensis) che otteneva l’incarico solodopo avere sfidato ritualmente e ucciso in duello il titolare. “(...)Sulle sponde settentrionali del lago [di Nemi, N.d.A.] si erigevail bosco sacro e il santuario di Diana Nemorensis, la Diana delBosco (...). In questo bosco sacro cresceva un albero attorno acui è probabile vedere, anche a notte inoltrata, una truce figura.Nella destra teneva una spada sguainata e si guardava conti-

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nuamente d’attorno (...). Quest’uomo era un sacerdote e quandoun nuovo individuo voleva occupare il suo posto per prendere ilsacerdozio doveva uccidere il suo predecessore (...) non primaperò di aver strappato un ramo dal succitato albero (...) La stra-na regola non ha alcun riscontro in tutta l’antichità classica enon si può spiegare per mezzo di essa (...).”13.

Sempre a Diana era consacrato il Nemus Aricinum, presso illago di Nemi, conosciuto anche come lago di Diana.

Boschi sacri erano anche in altri territori italiani come, adesempio, in Toscana, dove nei pressi di Vallombrosa è rintrac-ciabile una foresta risalente al Cinquecento; in Veneto, presso lasplendida foresta del Cansiglio. In Lombardia, nel punto esattodove oggi sorge il Duomo di Milano, si venerava un bosco sacro.E ancora, in Umbria presso il Clitumno e nel Ternano sul MonteLuco.

Ancora oggi nell’appennino italiano si svolgono all’apertorappresentazioni epico-popolari, molto suggestive e di origineantichissima, in cui vengono narrate le gesta di antichi cavalieri,con la partecipazione degli abitanti dei paesi limitrofi. In talioccasioni è quasi sempre presente un ramoscello piantato in terraa simboleggiare la presenza del bosco.

La tradizione dei culti pagani legati al mito degli alberi e delleforeste sacre fu inizialmente osteggiata dal cristianesimo che

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13 - Frazer J., Il Ramo d’Oro, Newton &Compton, Roma 2009.

Foresta del Cansiglio.

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consigliava ai fedeli di abbandonare queste pratiche pagane.Quando però la religione cristiana si affermò, non solo in Italiama anche in Europa settentrionale, i miti consigli divennerofermi divieti.

Il concilio di Aries, nel 452 d.C., emanò un editto che vietaval’adorazione degli alberi, delle fontane e delle pietre. A questoseguirono il Concilio di Tours, nel 567 d.C. e, un anno dopo,quello di Nantes. Ma nonostante queste iniziative, ancora nell’XIsecolo veniva praticata l’usanza di recarsi presso gli alberi con-sacrati per chiedere una grazia o per praticare riti magici comequelli delle streghe beneventane14 che avvenivano sotto le fron-de di un grande noce, in prossimità di Benevento. L’albero seco-lare, ritenuto infestato dai demoni, fu sradicato nel VII secolo dalsanto vescovo Barbato. La leggenda narra che, in seguito, il nocericrebbe proprio nello stesso punto in cui era stato estirpato ed inquesto luogo le streghe avrebbero continuato ad incontrarsi percelebrare i loro sabba. Già nel 1273 si raccontava di riunioni eriti di stregoneria a Benevento ma il primo documento ufficialeriguardante il Noce delle Streghe risale al 1427 quando S.Bernardino da Siena, durante un sermone quaresimale, si scagliacontro i raduni malefici presso la città sannita che, ancora oggi,secondo la credenza popolare è conosciuta come la “città dellestreghe”.

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14 - L’origine delle streghe beneventane sifa risalire al periodo in cui Benevento era lacapitale di un ducato longobardo e si prati-cavano riti attorno ad un albero, in adora-zione di una vipera d’oro, risalente proba-bilmente al culto di Iside.Per maggiori approfondimenti sull’argo-mento è utile la ricostruzione esposta daPietro Piperno nel suo libro Della supersti-ziosa storia del noce di Benevento, rifaci-mento della versione latina dal titolo DeNuce Maga Beneventana.

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Molti furono i boschi e gli alberi sacri abbattuti per ordine disovrani, vescovi e prelati, con l’intento di distruggere i cultipagani: da Carlo Magno che fece distruggere il grande Irminsuldi Externesteine, nel 772 (v. cap. 1), al vescovo Giovanni I, granmaestro dei cavalieri della Croce, che fece abbattere la grandequercia del santuario di Romowe, tra il 1351 e il 1355.

Vi erano luoghi, però, in cui la popolazione si oppose ferma-mante alla distruzione degli alberi e dei boschi sacri; la Chiesaovviò a tali impedimenti assimilando quei simboli e quei luoghipagani, consacrandoli alla Vergine, ai santi o attribuendo loronuovi valori simbolici e morali. La vite, consacrata a Bacco,divenne per l’etica cristiana simbolo di prosperità spirituale con-quistata con il sacrificio di Cristo. La palma, collegata alle origi-ni di Roma, divenne il simbolo del trionfo conseguente al marti-rio. Il pero, albero di Venere e di Giunone, divenne immaginericorrente nell’iconografia mariana che ritraeva la Vergine con ilFiglio accanto a questo albero. Il cipresso, pianta funeraria(come il salice di Giunone), consacrato dai pagani ad Ade, fu tra-sformato dai cristiani in simbolo di virtù spirituale. Il pioppo diErcole divenne espressione dello spirito di sacrificio.

Molti monasteri sorsero tra i boschi allo scopo di sconfiggerele forze del male che si nascondevano tra le intricate selve, con-fondendo la mente della gente del luogo ed insidiando coloro che

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sceglievano le foreste come luogo di meditazione e preghiera.Tra le divinità più temute vi era Pan, divenuto in epoca cristianaSatana.

San Benedetto da Norcia, nel VI secolo, fondò un monasteroa Montecassino dove, un tempo, sorgeva un tempio dedicato adApollo, circondato da una foresta sacra.

Nel XIII secolo i certosini presero possesso del castello diVauvert, in Francia, costruito all’interno di un bosco ritenuto,insieme al maniero, sede di spiriti maligni.

Nel Medioevo il bosco diventa anche simbolo di solitudine, dipaura e smarrimento dell’uomo di fronte alle insidie della vita edalla morte. La selva oscura dantesca conduce il poeta nel lungoviaggio nell’oltretomba.

Ancora a quel tempo gente del popolo ma anche uomini illu-stri, pur seguendo la religione cristiana, non abbandonano total-mente le pratiche pagane, rivolgendosi agli alberi sacri per otte-nere protezione e salvezza. Tra questi ricordiamo San Germano(vescovo di Auxerre) e San Columcille, ex druido irlandese che,fondato il suo monastero all’interno di un bosco sacrodell’Irlanda del Nord, si rifiutò di abbattere le vecchie querceadorate dai pagani e si battè, fino alla scomunica, per inserire letradizioni pagane nell’ambito della dottrina cristiana.

Si hanno testimonianze di sopravvivenza del culto degli albe-

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Dante nella selva oscura. Rappresentazionedi Gustave Dore.

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ri fino al XIII-XIV secolo d.C. e molto probabilmente ancheoltre. In Italia, ad esempio, ancora oggi si rinnova una tradizionedi origine antichissima che trae origine dalle feste pagane dellaprimavera. Si tratta di rappresentazioni teatrali, conosciute come“i maggi”, sviluppatesi nel XVIII ma ancora molto conosciutesoprattutto nel nostro alto appennino; in questo suggestivo spet-tacolo popolare che si svolgeva nel mese di maggio, è quasi sem-pre presente un ramoscello piantato in terra a simboleggiare pro-prio la presenza del bosco (v. cap.7).

La simbologia del bosco si ritrova anche nell’ambito dellapsicoanalisi. Secondo Carl Gustav Jung la foresta rappresental’inconscio individuale, pieno di paure e di angosce. Mentre, perl’antropologo tedesco Hans Peter Duerr, il bosco è “la raffigura-zione dell’altra realtà umana, dell’esperienza dell’inconsciocome passaggio attraverso l’oscurità, indispensabile per rag-giungere una nuova luce, un’approfondita conoscenza dellarealtà, un’esistenza più matura e consapevole.”.

Ancora oggi, presso molti popoli, il bosco sacro conserva unagrande valenza simbolica: è il luogo in cui si seppelliscono imorti15, in cui si celebrano i riti propiziatori, in cui i capi tribùacquisiscono i poteri e la forza per governare il loro popolo. Iberberi, ad esempio, seppelliscono i loro antenati ed anche tutti imembri di uno stesso clan all’interno di boschetti di ulivi, quer-

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15 - In passato anche i nostri cimiteri eranodei boschi sacri.

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ce zen o lentischio che circondano il santuario e proteggono idiscendenti che vivono in prossimità del luogo sacro.

In Africa, nelle vicinanze dei villaggi vi è sempre un boscosacro, il cui accesso è severamente negato agli abitanti, tranneche al capo, pena la morte e la dannazione. Tutti ciò che cresceall’interno di un bosco sacro non può essere toccato nè raccoltoo mangiato, tranne che in particolari occasioni legate a celebra-zioni o riti locali.

2.2 Foreste combattenti

Secondo la tradizione celtica i druidi avevano il potere magi-co di trasformare gli alberi in guerrieri e di mandarli a combatte-re. In molti territori dell’Europa centro-settentrionale le paureper la foresta ed i suoi poteri magici si sono tradotti spesso in rac-conti estorie che narravano di alberi che, trasformatisi magica-mente in guerrieri, terrorizzavano i nemici imbattendosi in scon-tri cruenti che terminavano sempre con la morte delle truppe.

Le tre streghe del Macbeth di Shakespeare (le “sorelle deldestino”, ovvero le Norne della mitologia nordica), profetizzanoche il tiranno resterà signore di Scozia e “(...) nessun uomo par-torito da donna (...)”potrà fargli del male finchè la foresta di

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Birman non marcerà contro il castello di Dunsinase e verrà scon-fitto da un esercito che, mimetizzandosi con rami frondosi, sem-brerà “(...) una foresta che si muove.”.

Anche nel poema gallese Câd Goddeus16 (La battaglia deglialberi) del bardo Taliesin17, si racconta di una battaglia tra i figlidel re Don (Amathaon e Gwydion) e Arawn, il re di Annwn (l’ol-tretomba). Il leggendario mago Gwydion (Gwydd o Wydd signi-fica legno), a capo delle truppe bretoni, sarebbe stato sconfittosolo se i nemici avessero indovinato il nome della sua compagnaLady Achren (“alberi”), mentre l’esercito di Arawn avrebbeperso la battaglia solo se il nome di Bran (uno degli uomini del-l’infernale re), fosse stato indovinato. Gwydion, per vincere labattaglia, ricorre ai suoi poteri soprannaturali, trasformando icombattenti in alberi e poichè ogni albero aveva un propriosignificato, Gwydion indovina il nome di Bran dall’albero adegli associato18. Alcuni studiosi ritengono che il componimentonon racconti di una vera battaglia combattuta fisicamente sulcampo, bensì di uno scontro intellettuale, una guerra verbalecombattuta nella lingua dei dotti.

Una famosa e leggendaria foresta magica si trovava anchenell’odierno territorio della Romagna, in Italia. Si tratta dellaSilva Litana. Secondo una leggenda che affonda le sue radici nelmito celtico, in questa selva sarebbe avvenuta una particolarissi-

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18 - Secondo l’accademico Robert Graves,gli aberi impegnati nella battaglia rappre-sentavano le lettere dell’alfabeto ogamico.Graves R., La Dea bianca, Adelphi, Milano1992.

17 - Il bardo è un antico poeta o cantore diimprese epiche presso i popoli celtici.Esistono oggi solo alcune opere in linguagallese scritte da Taliesin (c. 534 – c. 599),uno dei più antichi bardi di cui si conoscel’esistenza.

16 - La battaglia degli alberiè una lungacomposizione in versi rimati contenuta inuna miscellanea di cinquantotto composi-zioni poetiche, nota come Libro di Taliesin.L’opera, risalente al Basso Medioevo, è adalto contenuto simbolico e, per tale ragione,è stata oggetto nel tempo di una grandequantità di interpretazioni.

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ma battaglia durante la quale terrificanti alberi guerrieri avreb-bero aiutato l’esercito dei Galli Boi nel combattimento contro letruppe romane.

Lo scontro riportato da Tito Livio e dallo storico grecoPolibio, si riferisce ad un episodio avvenuto durante il viaggiodel pretore romano Lucio Postumio, inviato nel 216 a.C. inGallia per costringere i Celti ad abbandonare Annibale.

Il racconto di Livio così recita: “L’esercito di Postumio dove-va passare per una vasta selva, chiamata Litana. Ai lati dellastrada, a destra e a sinistra, i Galli avevano segato i tronchidegli alberi di questa foresta, in modo che, stando immobili,apparivano ritti; al minimo urto sarebbero, invece, caduti.

Postumio aveva due legioni romane ed aveva arruolato tantialleati nelle zone adriatiche. I Galli, essendosi collocati suibordi esterni della selva, appena la schiera dei Romani entrònella zona boscosa, diedero una spinta agli alberi che avevanotagliato per ultimi. Questi caddero l’uno sull’altro essendo persé instabili e mal piantati nella terra e si abbatterono sulle armi,sugli uomini e sui cavalli dei Romani con una doppia strage,dalla quale a stento scamparono dieci uomini...la maggior parte(dell’esercito) fu uccisa dai tronchi d’albero e dai frammenti deirami (...) i Galli, con le armi in pugno, circondata tutta la zona,massacrarono il resto della massa dei soldati romani, spaventa-

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Il combattimento degli alberi. Disegno diMarcel Laverdet.

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ti per l’inaspettato disastro.”19.Numerosi storici20 sono piuttosto critici nei riguardi di questo

racconto che non sembra essere attendibile in quanto apparemolto improbabile che un esercito di migliaia di uomini possaessere stato interamente investito da alberi abbattuti, non soloper il gran numero di piante da segare ma anche per la quantitàdi tempo occorrente per compiere l’imboscata, nonchè per ilrumore che si sarebbe prodotto e trasmesso anche a grandedistanza. Ovviamente Livio non poteva sminuire la gloria dell’e-sercito romano ammettendo la sconfitta ad opera dei guerriericelti (decisamente più abili nel combattimento corpo a corpo),

preferendo così imputare laresponsabilità del massacroai giganteschi alberi dellaminacciosa selva, abbattutisiimprovvisamente, con l’in-ganno, sulle legioni romanee sul loro condottiero.

Probabilmente, un’imbo-scata è stata messa in attocontro le truppe romane, masicuramente il numero deglialberi tagliati fu molto infe-

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20 - Calvetti A., I Celti in Romagna, Longo,Ravenna 1991; Grassi M.T., I Celti inItalia, Longanesi, Milano 1991; BerresfordEllis P., Celts and Roman - The Celts inItaly, Constable, Londra 1998.

L’albero-guerriero. Disegno di MarcelLaverdet.

19 - Tito Livio, libro XIII-24.

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riore di quanto riportato dallo storico romano e strettamente suf-ficiente per cogliere di sorpresa i romani, disperderli nella fore-sta ed affrontarli in combattimento.

Il tema degli alberi combattenti si trova anche nella tradizio-ne folklorica come, ad esempio, Il viaggio di Iannik, in cui siassiste ad una disputa tra alberi, un tempo una coppia di sposiche non andavano d’accordo. Trasformati in alberi i due conti-nuarono a litigare come da vivi.

2.3 Le creature dei boschi

Nella mitologia e nelle antiche leggende i boschi sono spessoil regno di creature fantastiche, il più delle volte maledette edorribili, sempre in agguato e pronte ad aggredire ed ucciderechiunque si avventuri nel loro territorio. Draghi, serpenti, orchidall’aspetto terrificante popolavano intere foreste.

La Foresta Nera è nota per le leggende legate al regno del“Piccolo Popolo” di elfi, folletti, gnomi, valchirie21 e fate, chesecondo un’antica tradizione abiterebbe l’intricata e misteriosaselva. Questi numi tutelari dei boschi, che popolano il mondo delsoprannaturale, elargiscono consigli, ricchezza e benessere maanche dispetti, malefici e scherzi a coloro che si avventurano nel-

Capitolo 2116

21 - Le valchirie, secondo la religione ger-manica, erano delle vergini guerriere cheaccompagnavano le anime degli eroi, cadu-ti in battaglia, nel regno dei morti.

Valchirie accompagnano eroi morti al Valhalla.Autore sconosciuto.

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l’immensa distesa arborea. Gli elfi sono spiriti luminosi, moltodiffusi nelle leggende popolari germaniche, vivono tra i cespuglie dividono la loro dimora con i coboldi (folletti del folklore tede-sco) i quali preferiscono però la parte centrale del tronco dell’al-bero, in prossimità del midollo.

Nani e folletti22 sono piccole creature (cattive per qualcuno,semplicemente dispettose per altri), che vivono nei boschi dellaBretagnae della Normandia (gobelin), ed ancora oggi c’è chiracconta di avvistamenti avvenuti ai margini di boschi, durantele ore notturne. In Norvegia troviamo i troll mentre gli Slavihanno i lechy.

I ljeschiesono gli spiriti dei boschi della Russia. Il loro aspet-to umano è confuso da alcuni elementi animali come le corna, lezampe e le orecchie, che ricordano quelli delle capre. Anche i sil-vani e i fauni dell’Europa mediterranea presentano le stessecaratteristiche. Queste creaturepossono cambiare la propriaaltezza, raggiungendo quella degli alberi, se attraversano unbosco o quella di un filo d’erba, se si trovano su un prato.

Anche in India esistono leggende che narrano di orrendi esse-ri abitanti dei boschi cherappresentavano gli orrori e i pericolidelle foreste stesse. Giganti, esseri dalle strane forme, con manie piedi neri, che rapivano le donne o i bambini o divoravanochiunque attraversasse la foresta.

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22 - I folletti sono conosciuti con moltinomi tra cui korrigan, minuscoli esseriprovvisti di piccole corna.

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Spesso, all’ombra di grandi alberi era possibile scorgere unafata, così come risulta da quanche testimonianza bretone risalen-te ai primi anni del diciannovesimo secolo. Si tratta di esili figu-re femminili, vestite di bianco, che elargiscono favori a chi sidimostra benigno nei loro confronti. A volte, però, si attribuivaloro un atteggiamento negativo e malvagio, accusandole di rapi-re i bambini o unirsi con uomini per garantire la continuazionedella loro razza.

Sembra anche che le fate fossero le discendenti delle druides-se celtiche, che perseguitate dai Romani, preferirono rifugiarsinelle foreste per non essere costrette alla conversione e conti-nuare a svolgere indisturbate i loro riti. E la bacchetta magica,che identifica l’immagine della fata, è un ramo dell’Albero Sacroda cui hanno origine tutti i suoi poteri23.

Presso i popoli germanici i sambuchi che si trovavano lungo ifiumi, i laghi e in prossimità delle fonti erano abitati da una bene-vola fata dai lunghi capelli d’oro: Holda o Hulda, da cui il nomeHolunder, “Albero di Holda”.

Figure ricorrenti nella mitologia greca erano i satiri (discen-denti dall’unione di Hermes e della ninfa Istima), più noti nellamitologia romana con il nome di fauni24. È una figura maschileche abita i boschi, dall’aspetto poco rassicurante a causa del peloche ricopre il suo corpo, delle corna che svettano dalla testa e

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23 - La bacchetta era il simbolo del poteremagico dei druidi.

24 - Il satiro, a differenza del fauno, eralegato al culto dionisiaco.

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degli zoccoli caprini con i quali vaga-bonda allegramente tra le foreste, cor-teggiando le ninfe dei boschi e suonan-do strumenti a fiato. Questi esseri rap-presentano la fertilità e la forza vitaledella natura.

Il satiro più importante, nella mito-logia greca, era il dio greco Pan, signo-re dei boschi e protettore dei pascoli. Ildio Pan, metà uomo e metà capra, non-ostante l’aspetto inquietante, trascorre-va il suo tempo cacciando e corteg-giando le ninfe ma qualche volta anchespaventando tutti coloro che si avvici-navano alle sue terre, minacciando gliesseri che le abitavano. Presso iRomani il dio Pan acquisì moltaimportanza divenendo una delle divi-nità più considerate.

Il mito del satiro-fauno è giuntofino al Medioevo, periodo nel quale era noto anche come uomo-bestia, dotato di intelligenza acuta e forza straordinaria e dall’at-teggiamento aggressivo; per tale motivo era considerato una

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Satiro e baccanti, pittura suvaso.

Venere e satiro, Sebastiano Ricci, 1720.

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minaccia per greggi e mandrie al pascolo.I boschi sono stati anche rifugio per ladroni e briganti che

spesso si nascondevano tra il folto della vegetazione per sfuggi-re alla giustizia ma anche per compiere le cosiddette “imbosca-te” a danno dei viandanti che si trovavano a percorrere sentierilungo i quali si protendeva un bosco o una radura. Per impedireciò furono emanate disposizionirelative al taglio dei boschi pro-spicenti le maggiori vie di comu-nicazione e per una certa profon-dità.

Ma ciò che ha sempre nutritola fantasia degli uomini di ognitempo è l’idea dell’esistenza delfatidico “Uomo dei boschi”, unasorta di guardiano della foresta,non necessariamente cattivo masicuramente brutto, se non addi-rittura mostruoso. In verità si trat-terebbe di taglialegna o carbonaiche trascorrono la maggior partedella loro vita tra i boschi e spes-

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Homo selvatico di Giovannino de’Grassi (1350-1398).

Homo selvatico.

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so non si curano del loro aspetto, rendendosi così poco gradevo-li agli occhi di chi si imbatte in un loro incontro.

Molte sono le storie fantastiche che invece sono state raccon-tate in tutti i tempi (ed in particolare durante il Medioevo), supersonaggi mostruosi che si aggirano tra gli intrichi delle foreste,terrorizzando i malcapitati che attraversano quei luoghi. E altret-tanto terrificanti sono le descrizioni che di essi vengono fattedagli autori. Si tratta di esseri per lo più selvaggi, dalle fattezze

orrende, per metà uomini emetà animali, che vagano indi-sturbati tra i boschi, in compa-gnia di bestie feroci delle qualisono padroni, insieme agli albe-ri e a tutto quello che cresce evive all’interno del loro territorio.

La piùanticastoriadi “UomoSelvaggio” è senza dubbio, quel-la di Enkidu25, personaggiodella mitologia sumera, la cuistoria è narrata nell’Epopea diGilgamesh (v. cap.1).

Enkidu è rappresentato comeun uomo selvaggio, allevato da

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Enkidu e Gilgamesh. Museo del Louvre,Parigi.

25 - Il suo nome, in alcune fonti più anti-che, è riportato come Enkiddu, Enkidu,Eabani, Enkita.

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animali e nato per volere del dio An, sovrano del firmamento, percontrastare il crudele e dispotico Gilgamesh, re di Uruk. I due siscontrano ma diventano presto amici e compiono grandi gestafino a quando Enkidu muore.

Anche il mago Merlino è stato a volte descritto come un uomoselvaggio che vaga tra le querce della foresta di Brocèliande26.

Al primo piano di un edificio di Sacco, in Valtellina, si trovauna delle più belle immagini documentate dell’Uomo Selvatico.L’opera fa parte di un ciclo di affreschi, realizzati dai maestriBatestinus e Simon (datati 18 maggio 1464), che ricopre com-pletamente la stanza.Nell’affresco compaionoanche frasi in latino scrittecon caratteri gotici.

Alcune mura del Castellodi Rodengo, costruito nelXII secolo, nelle vicinanzedi Bressanone, sono affre-scate con Le vicende delcavaliere Ivano, opera rea-lizzata molto probabilmenteda un pittore tedesco,Maestro Hugo, incaricato dal

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L’uomo selvatico dipinto nella Camera Pictain un edificio di Sacco, in Valtellina.

26 - Nel suo Vita Merlini, Geoffrey diMonmouth narra di come Merlino, in predaalla follia, corra a nascondersi tra i frassini,dove darà inizio alla sua esistenza di uomoselvaggio, nutrendosi di bacche e radici ecomportandosi come se fosse un animale.

L’uomo dei boschi.

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Vescovo Konrad vonRodank. Questi affreschisono stati rinvenuti neglianni settanta del secoloscorso, a seguito dei lavo-ri di restauro ai quali erastato sottoposto il castelloe, tra gli affreschi, è statotrovato un riquadro cheillustra l’incontro dell’e-

roe Ivano con un uomo dei boschi: un essere terrificante, privodi abiti e dall’aspetto possente; con i capelli fulvi e la barba ispi-da, la sua bocca e gli occhi ricordano quelli di un animale. Tienetra le mani una clava che ne esalta l’aspetto pericoloso ma, inrealtà, non lo è. Lo strano essere, infatti, non è ritratto nell’attodi scagliarsi contro Ivano ma indica all’eroe la strada per rag-giungere una fonte fatata.

Un altro personaggio leggendario diffuso in Europa è il“Cacciatore fantasma” o “Cacciatore maledetto”, presente giànella mitologia preellenica e riproposto in epoca medievale. È unuomo che, avendo continuato a cacciare anche la domenica(giorno di riposo settimanale per la religione cristiana), vienecondannato in eterno ad inseguire la sua preda, senza mai rag-

Homo selvaticodel ciclo di Ivano a CastelRodengo, presso Bressanone.

123Le foreste: sacralità e magia

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giungerla, mietendo terrore tra coloro che lo incontrano.Secondo alcune credenze dell’Europa settentrionale, si trattereb-be di re Artù, anch’egli condannato a vagare nella foresta in unacaccia eterna, perchè uscito dalla chiesa (attratto dal rumore deisuoi cani all’inseguimento di una lepre), durante la celebrazionedella messa, nel giorno di Pasqua.

Capitolo 2124

* Carmelo Bustinto

Architetto, è Dirigente presso l’Assessorato delle Infrastrutture e della Mobilità dellaRegione Siciliana.Cultore della materia di Progettazione Ambientale presso la Facoltà di Architetturadell’Ateneo palermitano, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche in ambitonazionale e internazionale.Collabora al corso di Progettazione Ambientale, tenuto dalla Prof.ssa TizianaFirrone, presso il Corso di Laurea quinquennale in Architettura della Facoltà diArchitettura di Palermo.

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Spesso l’albero è dedicato ad una divinità perchè da essonasce o in esso si trasforma o, ancora, perchè dimora di ninfe odèi.

Secondo alcune credenze del Centro-Europa che traggonospunto dalla mitologia greca, lequerce ospitavano due specie dininfe protettrici della foresta: leDriadi, che avevano la facoltà diallontanarsidall’alberoe le Amadriadila cui esistenza era strettamentelegata a quella dell’albero in quan-to avevano il compito di protegger-lo da ogni pericolo ed in ultimo,erano destinate a morire con esso.In origine le Driadierano le ninfedelle querce (dal greco drys “quer-cia”); in seguito, con questo nomevennero indicate le ninfe deglialberi in senso più generico; ma peri greci esisteva una classificazione

Capitolo 3

Alberi di dèi - Alberi di santi

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Mosaico raffigurante il dio Pan con una ninfaamadriade. (Museo archeologico nazionale diNapoli).

Ninfa Driade.

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ben precisa: le Driadi delle querce, le Cariatidi del noce, leMeliadi del frassino (dal termine greco melia: frassino),leMeliale del melo, e così via. Secondo la leggenda le Meliadi,nate dal sangue di Urano caduto su Gea, proteggevano i bambi-ni che venivano abbandonati sotto gli alberi.

Le ninfe degli alberi erano generalmente raffigurate comegiovani donne, con la parte inferiore del corpo simile al tronco diun albero ed il resto coperto da abiti fatti di foglie; la pelle ricor-dava la corteccia di un albero ed i capelli sembravano foglie dalcolore cangiante in base alla stagione. Vivevano tra i boschi epotevano anche unirsi con i mortali.

Le ninfe dell’albero ashoka sono, invece, le Yakshins: figuremitologiche femminili associate alla fertilità1. Sono giovanidonne dall’aspetto avvenente, spesso ritratte appoggiate al tron-co dell’albero, con le mani tra i rami fioriti. L’immagine di que-ste ninfe è un elemento ricorrente nell’arte indiana e si trovanospesso rappresentate all’ingresso di molti templi buddisti ed indùe in molti siti archeologici. Nel Uddamareshvara Tantra sonodescritte ben trentasei Yakshins.

In Mesopotamia, presso l’albero di kiskanu era Dumuzi, (diodella fertilità, dell’agricoltura, delle arti e della scrittura), insie-me a sua madre Bau (v. cap.1).

Nelle isole della Polinesia, il fico e il cocco sono considerati

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1 - Nel sud dell’India sono consideratecreature poco benevoli.

Bassorilievo riproducente una yakshi sotto unalbero asoka in fiore.

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la dimora degli dèi, mentre i Lettoni sostenevano che sotto leradici dell’albero di sambuco dimorava il dio della terra,Puschkaitis.

3.1 Teofania vegetale

L’arte plastica e pittorica paleo-orientale è ricca di opere cheritraggono il tema della teofania vegetale.

La rappresentazione di una divinità che si manifesta in unalbero è infatti molto comune in tutta l’area che comprende

l’India, la Mesopotamia, l’Egitto e l’Egeo.Si tratta, in genere, della teofania di unadivinità della fecondità.

Nel Devi-Mahatmya2, la dea indiana(pre-ariana) Durga così recita: ”In seguito,o Dèi, nutrirò (letteralmente sosterrò)l’u-niverso intero con questi vegetali chemantengono la vita e che spuntano dalmio stesso corpo durante il periodo dellepiogge. Diventerò allora gloriosa sullaterra come Sakamhari (portatrice di erbe,o che nutre le erbe)e, in questo stesso

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Rappresentazione pittoricadella dea Durga.

2 - Il Devi-Mahatmyaè un testo religiosoindù del V secolo, dedicato quasi esclusiva-mente alla dea Durga. Quest’opera fa partedi un testo più ampio chiamato MurkandeyaPuranache raccoglie le storie di dèi indù.Durga ha un carattere ambivalente in quan-to è fonte di vita, ma al tempo stesso dimorte, per l’uomo e la natura. Nella suaaccezione positiva è chiamata Shakambarie viene onorata in occasione della cerimo-nia chiamata Navapatrika (o delle NovePiante) durante la quale si rinnova il suolegame con l’uomo e con la vegetazione.

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periodo, sventrerò la grande arsura chiamata Durgama(perso-nificazione della siccità).”.

Nel culto dell’Albero Sacro a Creta la divinità dell’albero è laGrande Madre Terra, raffigurata spesso come un tronco d’alberodal quale si erge il busto della dea.

Esempi di teofania vegetale si trovano anche in Egitto dove sicredeva che la dea del sicomoro, la vacca divina Hathor, creatri-ce del mondo e di tutte le cose in esso contenute, abitasse glialberi che crescevano ai confini con il deserto. Una vasta icono-grafia la rappresenta nell’atto di emergere dal tronco dell’AlberoSacro ed offrire cibo e bevande a coloro che sono appena morti,in segno di benvenuto, assicurando loro la vita eterna. Le animesi posavano sui rami del-l’albero sotto forma diuccelli e raggiugevanocosì l’eternità. In un’altrarappresentazione pittoricaHathor viene raffiguratasotto forma di un alberodi sicomoro, intenta adallattare il figlio, futurofaraone. Sempre dall’arteegiziana ci giungono rap-

Capitolo 3128

Rappresentazione pittorica della dea Hathor chedona da bere all’anima di un defunto.

Affresco del tempio di Hathor a Dendera.

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presentazioni iconografiche nelle quali braccia divine emergentidall’Albero della Vita elargiscono doni e versano da un vasol’acqua della vita. (v. cap.1).

Nella mitologia assira ‘Asherah, la dea madre donatrice diVita, venerata anche dai Fenici e dagli Ebrei, era raffiguratanella forma dell’Albero Sacro ed onorata nei boschetti a lei dedi-cati. La sua rappresentazione come albero o palo sacro fu pre-sente per lungo tempo anche nel tempio di Gerusalemme.

Un bassorilievo trovato adAssur (antica capitaledell’Assiria), attualmenteesposto al museo di Berlino,mostra un esempio di teofaniavegetale nella quale il dioemerge da un albero. In unamoneta di Myra (Licia) è inci-sa la teofania della dea inmezzo all’albero.

La tradizione indiana raffi-gura Buddha con l’alberoBodhi che è anche la manife-stazione del Brahma nelCosmo.

129Alberi di dèi - Alberi di santi

Immagine di Buddha scolpita sul tronco diun Ficus religiosa in Thailandia.

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Mayadevi è la madre del buddhaShakyamuni. Nelle raffigurazioni ladonna è appoggiata al tronco dell’al-bero sotto il quale partorì3 e la suacomunione con l’albero è tale chesembra quasi fuoriuscire dal troncoo, addirittura, essere essa stessa iltronco.

Presso gli Iacuti era solito rappre-sentare l’immagine di una donna che,emergendo dalla cavità di un tronco,nutre con il suo latte il progenitoredel genere umano.

3.2 Alberi e dèi

Come più volte ribadito, gli alberi sono stati da sempre ogget-to di culto presso tutte le civiltà che si sono succedute nei secoliin ogni angolo del nostro pianeta. Alcuni di essi erano venerati inquanto simbolo di forze naturali o divine non facilmente spiega-bili. Antiche tribù africane solevano adornare i loro alberi rite-nuti sacri con teschi, corna, denti e pelli.

Capitolo 3130

3 - Shakyamuni esce dal fianco destro delcorpo della madre che al momento del partotocca le fronde dell’albero. Secondo alcuniracconti è stato lo stesso albero a tendersiverso di lei per aiutarla.

Mayadevi.

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Il più delle volte l’albero era associato ad una divinità allaquale veniva consacrato e che ne rappresentava le caratteristiche;altre volte la specie arborea prende il nome da quello di semideiche si presumeva lo avessero generato; altre volte ancora l’albe-ro portava il nome di una ninfa che in esso veniva trasformata(solitamente per sfuggire ad un pericolo incombente).

In Egitto, a Tebe, si veneravano gli alberi così come a Menfi,dove ancora prima del Nuovo Impero si rendeva omaggio ad unsicomoro posto a sud del tempio del dio Ptha. Ad Osiride fu con-sacrato il cedro.

I santuari più antichi dei Patriarchi del popolo di Israele eranoeretti in luoghi aperti, in prossimità di una grande quercia o di unterebinto che con il suo fogliame sempre verde simboleggiaval’infinita bontà divina.

A nord di Babilonia la dea dell’Albero della Vita era la“divi-na Signora dell’Eden” che a sud era chiamata “Signora dellaVite”4.

Nella Creta minoica il culto dell’albero fu particolarmentesentito. Arbusti piantati vicino ad altari si trovano presso i crete-si e un pò in tutti i popoli che svolgono sacrifici o danze rituali.Gli alberi sacri raffigurati nei sigilli cretesi sono pini, palme,ulivi, fichi. A Creta il platano era il simbolo della Grande Dea, laMadre Terra e per questo era venerato dal popolo. Spesso la dea

131Alberi di dèi - Alberi di santi

4 - Ricordiamo che il simbolo originariosumero della vita era rappresentato da unafoglia di vite.

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veniva raffigurata nell’atto della benedizione, con la mano aper-ta a mostrare le dita che ricordano i cinque lobi della foglia delplatano.

Anche per la civiltà micenea esiste il culto dell’Albero Sacro.L’Artemision di Efeso (di epoca micenea), conteneva il “troncodell’Albero Sacro”, intorno al quale si svolgevano i riti.

Adrastea, nutrice di Zeus (identificata in Nemesi), era la deadel frassino e del destino. Mircea Eliade ricorda, nel suo Trattatodi Storia delle religioni5, un anello rinvenuto a Micene, in cui èrappresentata la Grande Dea seduta sotto l’Albero della Vita;accanto a lei sono raffigurati il labrys (scure a due lame, simbo-lo del potere minoico), il sole, la luna e le quattro sorgenti.Molto simile è la riproduzione elaborata dal finlandese UnoHolmberg di un rilievo semitico in cui appare la dea con il figliotra le braccia, seduta sul trono accanto all’Albero Sacro.

In una necropoli d’epoca minoica scoperta a Mochlos (picco-la isola del mare Egeo), è stato portato alla luce un anello d’oroin cui la dea Amalthea, in viaggio su una nave, è raffigurataaccanto ad un albero e all’altare.

La dea del Destino egiziana è invece seduta sui rami bassi diun grande albero alle cui estremità sono scritti i nomi dei farao-ni e il loro destino. Anche presso i popoli altaici la dea delle Etàè seduta ai piedi dell’Albero della Vita che ha sette rami.

Capitolo 3132

L’anello d’oro rinvenuto nella necropoli diMochlos (Creta), risalente al 1450 a.C.

5 - Eliade M., Trattato di storia delle reli-gioni, traduzione di Vacca V., Boringhieri,Torino 1976.

L’anello di Micene con la Grande Dea sedutasotto l’Albero della Vita. Micene.

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Sia a Creta sia in Grecia si usava appendere ai rami degli albe-ri da frutto, statuine raffiguranti la dea minoica primitivaArianna.

Secondo la mitologia greca Frisso dona il Vello d’oro a Gioveappendendolo ad un albero del bosco sacro a Marte.

Nel Peloponneso il platano era consacrato ad Elena Dendritis(Elena dell’Albero). Elena, moglie di Menelao e figlia di Zeus edi Leda, era una semidea, morta impiccata ad un platano nell’i-sola di Rodi. Pausania testimonia dell’esistenza di un santuario alei dedicato, costruito sull’isola in cui fu uccisa per mano dellaregina di Rodi, intenzionata a vendicare la morte del maritoTlepomeno. Secondo un mito spartano, invece, Elena, dea dellafecondità, si è uccisa impiccandosi ad un platano per donare,attraverso il suo sacrificio, nuova vita alla natura. Secondo ilpoeta greco Teocrito (vissuto tra il 315 a.C. e il 250 a.C. circa),vicino a Sparta c’era un grande platano oggetto di culto, cosciu-to come l’Albero di Elena,in prossimità del quale sorgeva untempio. Sul sacro albero era scritto: “Adorami: sono l’albero diElena.”.

Un altro albero oggetto di culto in Grecia fu un pinosul monteCiterone, dal quale si credeva che Penteo, re di Tebe, avessespiato le Menadi ed i misteriosi riti sacrificali di Bacco.Scopertoe ucciso dalle donne rapite dall’estasi dionisiaca (tra le quali era

Alberi di dèi - Alberi di santi 133

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anche la madre Agave), l’oracolo ordinò che il pino fosse vene-rato come un dio.

Tra gli alberi consacrati agli dèi la quercia è forse la più famo-sa. A Zeus fu consacrata la Quercus robur, albero maestoso chepuò vivere anche più di un millennio. Dallo stormire delle fron-de delle querce di Dodona, le sacerdotesse interpetravano il vole-re di Zeus.

Sotto questi alberi solenni avvenivano anche le cerimonie inonore diArtemide-Diana, signora dei boschi e della luna.

Il frassino era consacrato a Poseidone, il pino ad Attis.Sono numerosi in Grecia i

templi aperti costruiti intornoad alberi sacri, legati a speci-fiche divinità. Uno dei piùnoti è il tempio di Apollo aDelfi, eretto intorno all’albe-ro di alloro. L’alloro, sacro adApollo è anche simbolo dellamusica, della poesia e segnodella vittoria. La ninfa Dafne,amata dal dio ma da questanon ricambiato, venne tra-sformata in alloro.

Capitolo 3134

Apollo e Dafne dipinti dal Veronese (1528-1588). Museum of Art, San Diego.

Esemplare di Quercus robur.

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Il tema delle metamorfosi è molto diffuso in tale ambito; ne ètestimonianza l’opera di Publio Ovidio Nasone (43-18 a.C.), Lemetamorfosi, in cui l’autore reinterpreta in XVlibri, circa 250

miti greci.Un’altra metamorfosi

famosa è quella che vedeMirra trasformata nell’o-monimo albero dalla cuicorteccia nasce Adone6.

Molte altre sono lemetamorfosi subite daninfe (ma anche da fanciul-li), che si salvano così dalleattenzioni di focosi inna-morati o che vengono cosìpuniti per gelosia. Leuke,inseguita da Ade, viene tra-sformata in un pioppobianco; Filiria in Tiglio (incretese philýra); la ninfaPitis si trasforma in unalbero di pino marittimo (ilcui nome greco è, appunto,

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Nascita di Adone. Sala degli affreschi dell’at-tuale Palazzo Comunale di Monterotondo(Roma). Girolamo Siciolante da Sermoneta(1554-1560).

6 - Un tremendo sortilegio di Venere fainnamorare Mirra del proprio padre, con ilquale la donna riesce a giacere senza chequesti si accorga dell’inganno. QuandoCinira scopre la verità tenta di uccidere lafiglia che viene salvata dagli dèi che la tra-sformano in albero.

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pítys); Siringa sfugge dalle ingerenze di Pan tramutandosi in unacanna; le sorelle di Fetone,disperate per la morte del fratello, sitrasformano in albero; Fillide viene trasformata in mandorlo daEra, mossa a compassione per la morte della giovane, provocatadal dolore per la perdita del suo amato Acamante (creduto erro-neamente morto).

Le “metamorfosi” di Ovidio sono ricche di vecchi miti e leg-gende che vedono come protagonisti esseri umani da cui hannoorigine numerose specie di piante; in alcuni casi queste nasconodal loro sangue, come il narciso che prende vita dal sangue diNarciso, morto cadendo nello specchio d’acqua nel quale eracondannato a riflettersi perchè aveva rifiutato l’amore di Eco.Apollo fa nascere un fiore dal corpo del suo amato Giacinto,mentre trasforma il fanciullo Ciparisso in cipresso.

Esistono anche racconti di metamorfosi risalenti ad un passa-to più recente che vedono come protagonisti esseri umani: uninnamorato infedele trasformato in una grande quercia dal toccodella bacchetta magica di una fata. Sempre una fata (secondo unaleggenda della fine del Seicento), avrebbe continuato a mantene-re i suoi amanti nelle sembianze di alberi fino al giorno in cuiavrebbe provato amore per un mortale.

Alle diverse specie venivano anche attribuiti valori morali: laquercia è la forza perchè è associata ai fulmini di Giove e al dono

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della veggenza. Il pioppo, riferito ad Ercole, rappresenta lo spi-rito di sacrificio. L’ulivo, fatto germogliare da Minerva al termi-ne della contesa per il possesso dell’Attica, è simbolo di pace.L’ulivo rappresenta anche la sovranità e la vittoria e con i suoiramoscelli ha incoronato i vincitori olimpici dell’antica Grecia.Il salice, albero di Giunone e delle divinità lunari, è ritenuto infe-condo e perciò tramandato con valenza negativa di pianta fune-raria. Per i buddisti il salice piangente è invece simbolo di mitez-za e viene spesso rappresentato nelle opere d’arte. L’albero diacacia, pegno di resurrezione; l’acanto è simbolo di trionfo; ilmelograno è la pianta della fertilità; il castagno, dono dellaProvvidenza; il noce, albero della profezia; il cedro, espressionedell’incorruttibile; il banano, invito a meditare sulla fragilitàumana; il melo è simbolo della conoscenza.

Nella Bretagna insulare vi erano molti boschi consacrati aglidèi come, ad esempio, quello consacrato ad Andrasta, alla qualei sovrani chiedevano protezione prima di intraprendere un com-battimento ed alla quale sacrificavano spesso vite umane. Maanche i boschi che si estendevano sul continente nord europeoerano spesso consacrati a divinità pagane come, ad esempio leforeste delle Ardenne, regno della dea del cinghiale Arduinna ola Foresta Nera, in Germania, consacrata alla dea Adnoba. Si rac-conta che, fino alla seconda metà del XII secolo, nelle vicinanze

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L’ulivo è considerato un albero sacro, simbolodi vita, pace, perennità e forza.

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di Oldenburg (nell’attuale Germania), è esistito un bosco di quer-ce dedicato al dio Prove, il cui accesso, protetto da una palizza-ta di tronchi, avveniva attraverso due grandi porte riccamentedecorate.

I Celti attribuivano poteri divini a Fago(faggio) e Robori(rovere); mentre, la città di Eburundunum era dedicata ad Ebur,(tasso). Alla sacralità dell’albero erano legati anche i riti che sisvolgevano durante i sacrifici umani. In onore del dio Esus le vit-time sacrificali venivano impiccate ad un albero; per Taranis,invece, venivano chiuse all’interno di un manichino di legnodato poi alle fiamme.

Nella mitologia germanica, la betulla era l’albero di Thor, diodel fulmine e della guerra e secondo Plinio il Vecchio, questaessenza costituiva una sorta di totem tutelare di molte tribù del-l’antica Gallia settentrionale.

Presso il popolo dei Maori gli alberi sono consacrati al diouccello Tane. Secondo il mito della creazione di Aotearoa (nomemaori della Nuova Zelanda), tramandato dagli indigeni poline-siani, il Cielo e la Terra avvolti nell’oscurità e stretti nel loroabbraccio, tenevano a sè i loro figli ma uno di loro, il dio Tane,desideroso di libertà, con il suo corpo dalle sembianze di albero,riuscì ad allontanare i genitori dividendoli per sempre. Aotearoavide così la luce e da quel momento il dio Tane regnò sui boschi.

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3.3 Alberi e santi

Gli alberi a cui sono attribuiti poteri miracolosi sono spessomessi in relazione con martiri o con reliquie di santi.

Nel 1854 la Notice archéologique de l’Oise, contò in undipartimento vicino Parigi, la presenza di 253 alberi di diversespecie, oggetto di venerazione.

A Bhirg, betulla (albero di luce), è legato il nome di SantaBrigida, Birgit, che deriva dalla radice indoeuropea Bhirg. SantaBrigida di Kildare7 era in origine un’antica divinità celtica dellarinascita e della vegetazione. Oggi è una delle patrone di Irlanda,festeggiata il 1° febbraio, vigilia della Candelora, giorno in cui sicelebra il ritorno della luce.

In Italia possiamo vantare numerosi alberi legati alla tradizio-ne cristiana popolare come, ad esempio, i faggi: grandi alberi chepossono raggiungere i quaranta metri di altezza, con una spicca-ta tendenza a formare boschi puri (faggete). L’abbondante pro-duzione di humus che caratterizza questa essenza ha un contri-buto determinante nel miglioramento delle caratteristiche del ter-reno in cui vegeta. È questa la ragione per la quale la faggeta èdetta anche “madre del bosco”.

Tra i faggi oggetto di devozione in Italia citiamo senz’altro ilFaggio Santo di Vallombrosa, un maestoso albero non lontano

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Faggio Santo di Vallombrosa.

7 - Kildare (chiesa delle querce), è unalocalità irlandese, sede di un bosco sacropagano e, in seguito del convento che ospi-tò Santa Brigida fino alla sua morte, nonchèluogo della sua sepoltura. Si narra che sullatomba della santa, subito dopo la sepoltura,si accese da solo un fuoco con particolariproprietà magiche.

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dalle foreste del Casentino, che sovrasta la chiesetta di SanGiovanni Gualberto, patrono dei forestali. Si racconta che, intor-no all’anno Mille, il Santo era solito ritirarsi in preghiera sotto lefronde di un grande faggio che un giorno, germogliato con largoanticipo, gli offrì riparo abbassando i suoi rami e generando unafonte purissima. L’albero continuò ad avere le foglie fino a tardoautunno e da allora, per seicento anni, il faggio miracoloso con-tinuò a germogliare in anticipo rispetto alla stagione e fu semprel’ultimo a perdere le foglie in autunno8.

Un altro faggio famoso è il Faggio di Rivodutri, presso Rieti.È un albero millenario che si distingue dagli altri circostanti perl’incredibile aspetto tortuoso del tronco e dei rami nodosi e rivol-ti verso il basso9. Il motivo di questa strana forma è spiegatodalla leggenda secondo la quale San Francesco, passando perquei luoghi, fu colto da una violenta bufera che lo costrinse a cer-care riparo sotto le fronde del faggio. Questo piegò i suoi ramiarrivando anche a torcere il tronco affinchè il Santo potesse sten-dere sui rami il suo mantello per meglio proteggersi dalla piog-gia. Da allora il faggio è oggetto di venerazione da parte deifedeli e sottoposto a salvaguardia dalle autorità locali che ne vie-tano il taglio. Al fine di scoraggiare eventuali atti dissacratori,circola una storia secondo la quale, in un inverno dei primi delNovecento un uomo, cercando di recidere un ramo, venne muti-

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9 - Le piante di questa specie (Fagus sylva-tica), presentano, invece, il tronco alto eslanciato.

Faggio di San Francesco a Rivodutri.

8 - Historia del Patriarcha SanGiovangualberto, redatta dal vallombrosa-no Diego de’Franchi nel 1638.

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lato dalla sua stessa ascia che invertì la direzione del colpo,tagliando l’arto del malcapitato.

Esistono altri alberi sacri legati alla vita di San Francesco, unoper ogni eremo: il Castagno del Sacro Speco è uno di questi. Sinarra che intorno al 1212, Francesco, uscendo da una cavernasituata a Speco di Vasciano (in Umbria), nella quale si era reca-to per pregare, conficca nel terreno il ramo che utilizzava comebastone; dalla corteccia di questo ramo nacque un castagno edancora oggi è possibile vedere qualche fedele che a piedi nudi,sotto le fronde del Castagno Sacro, schiaccia i ricci caduti dairami in segno di penitenza.

Presso l’Eremo delle Carceri sul monte Subasio, luogo in cuiSan Francesco soleva soggiornare durante la sua conversione,cresceva un leccio divenuto oggetto di devozione perchè, comela tradizione tramanda, gli uccelli si posavano sui suoi rami perascoltare le prediche del Santo. Il Leccio Sacro è oggi ridotto adun arbusto, circondato da una gabbia metallica che lo proteggedalle intemperie.

Poco distante dal recinto dell’Abbazia benedettina di Bovara,si trova l’Olivo di Sant’Emiliano, un albero secolare (forse il piùantico dell’Umbria) oggetto di venerazione da parte dei devoti inquanto, in un antico codice del IX secolo si narra che nel 304Emiliano, primo vescovo cristiano di Trevi, venne legato al tron-

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co di un ulivo e decapitato ad opera dei romani. Il sangue delmartire raggiunse le radici dell’albero che divenne immortale.

Un altro albero legato alla figura di un santo è il noce di SanGiovanni, un albero secolare che si trova in prossimità diTrisobbio, in provincia di Alessandria. Ogni anno il noce, all’ap-parenza secco, comincia a germogliare solo nei giorni vicini alsolstizio d’estate, in concomitanza con la ricorrenza di SanGiovanni Battista (24 giugno); solo allora l’albero si riempie difoglie e fiori che ben presto diventano frutti. Una leggenda popo-lare racconta anche che la Notte di San Giovanni tutte le streghedella zona si incontrano sotto il noce per celebrare il sabba10 piùimportante di tutto l’anno.

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10 - Il sabba è un rito in onore del diavolo,che si svolge nella notte tra il sabato e ladomenica e durante il quale avviene unconvegno orgiastico tra le streghe e satana.

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Presso i popoli germanici, in passato, “(...) molti alberi eranovenerati come oggetti sacri, capaci di proteggere gli uomini in

particolari evenienze, difendendolidalle malattie, dalla malignità deidemoni e anche dalle azioni deinemici.”1.

Nel passato, il sambuco venivaconsiderato un albero sacro emagico, in grado di allontanare ipoteri del male. Era tale la venera-zione per il sambuco2 che i conta-dini tedeschi, fino all’inizio delsecolo scorso, incontrando questoalbero per i campi si levavano ilcappello in segno di rispetto.Usanza che troviamo anche nelletradizioni folkloriche friulane.

Ma il sambuco godeva di gran-de considerazione anche presso

Capitolo 4

Alberi magici

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1 - Ernest Tonnebat, La religion desGermains, Presses Universitaries deFrance, Parigi 1948.

2 - Il Sambucus nigraè una pianta che cre-sce in Europa, Asia ed America, molto dif-fusa anche in Italia. Il Sambuco può rag-giungere i 10 metri di altezza.Albero di sambuco.

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molti altri popoli. In Svezia questi alberi erano considerati pro-tettori delle donne in gravidanza e, fino all’Ottocento, le donnein tale stato solevano baciare il tronco del sambuco per assicu-rarsi la sua benevolenza. Anche in Bretagna, Russia e Danimarcail sambuco era venerato perchè considerato protettore della fami-glia. In Serbia e in Ucraina la tradizione voleva che il giornodelle nozze si portasse in chiesa un bastone fatto con il legno delsambuco, per augurarsi la buona fortuna.

Presso molte culture, inoltre, il sambuco era ritenuto un albe-ro dalle proprietà divinatorie: se isuoi fiori in estate erano gialli ocolor ruggine, si preannunciaval’arrivo di un figlio. La siccitàveniva invece annunciata dallapresenza di un’infiorescenza pic-cola e sottile, ma se questa erarobusta il raccolto sarebbe statosicuramente ricco.

Abbiamo più volte osservatocome la betulla3 (albero dellaluce), fosse un albero di grandeimportanza per molti popoli;Albero Cosmico degli sciamani, la

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3 - Betulla (Betula, Linnaeus) è un generedi piante che comprende oltre 40 specie,tutte originarie dei territori nordici. Puòraggiungere un’altezza di trenta metri.Il nome del genere deriva dal celtico beith. Esemplare di betulla.

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betulla fu molto considerata dalla mitologia germanica che lalegò al dio del fulmine e della guerra. Nume tutelare per moltetribù della Gallia settentrionale, ha goduto anche di grande con-siderazione nell’ambito della cristianità attraverso Santa Brigida.

Bianca e luminosa, la betulla ha una grande valenza anche nelfolklore russo in quanto le si attribuiscono quattro potenzialità:illumina il mondo, placa i rumori,purifica e pulisce. Tali poten-zialità corrispondono, in realtà, soltanto a quattro impieghi prin-cipali che si fanno di questa pianta infatti, i suoi rami vengonoutilizzati sia come torce perchèse bruciati generano una fiammachiara, sia per costruire scope. Il catrame ottenuto dal legno diquesto albero veniva spalmato sulle ruote dei carri impedendocosì che queste cigolassero4. Essa è infine considerata una pian-ta purificatrice, in grado di guarire alcune malattie: la sua linfa,detta anche acqua o sangue di betulla, è ancora oggi usata comerimedio per l’artrite e le malattie delle vie urinarie. Anche la cor-teccia presenta ottime proprietà terapeutiche contro la febbre, lemalattie della pelle, la cattiva digestione; favorisce inoltre la diu-resi.

L’aspetto purificatore della betulla è anche legato all’uso deisuoi rami con i quali si componevano i fasci che circondavanol’ascia retta dai littori davanti i magistrati dell’antica Roma. Ifasci avevano la duplice funzione di purificare l’aria intorno ai

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Bosco di betulle.

4 - Già le popolazioni neolitiche usavano ilcatrame di betulla per chiudere le fessure otappare buchi; in seguito si utilizzò ancheper conciare le pelli.

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magistrati e rappresentare le punizioni alle quali potevano incor-rere coloro che venivano giudicati colpevoli. Anche in seguito intutta Europa si continuarono ad usare i rami di betulla per fru-stare i delinquenti o scacciare gli spiriti maligni.

Il platano5, con la sua corteccia a placche che ricorda la pelledel serpente, era simbolo di cam-biamento e rinnovamento.

Un’antica leggenda raccontache il platano nascose nella cavitàdel suo tronco il serpentedell’Eden;per tale ragione l’albero vennepunito e la sua cortecciaassunsel’aspetto della pelle di serpente.

Il platano è un albero origina-rio dell’Oriente, giunge in Greciaattraverso l’Asia Minore e da quisi diffonde in Europa. In Grecia èconsiderato un albero sacro, scelto da Giunone e Giove perfesteggiare il loro matrimonio, eda cui sono legati aspetti sim-bolici e magici (v. cap.3). Si racconta di un platano della Lidiache, incontrato da Serse durante la sua spedizione conro i Greci,nel 480 a.C., fu oggetto di grande venerazione da parte delfigliodi Dario che lo fece adornare con oggetti preziosi e sorvegliare

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5 - Platanus, Il suo nome deriva dal greco“platys” cioè esteso, largo, piatto, con rife-rimento alle foglie ampie.

Platani lungo le sponde di un fiume.

Particolare della corteccia di un platano.

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dalla sua guardia personale.Il platano citato nell’Iliade di

Omero è un platano profetico cheannuncia ai guerrieri greci, raduna-tisi sotto le sue fronde, la sconfittadi Troia, dopo dieci anni di duraguerra.

Arriva in Italia attraverso laSicilia e già al tempo di Augustoerano numerosi i boschetti di plata-ni intorno alla città di Roma. Plinioracconta, addirittura, che era usocomune innaffiare questi alberi conil vino. I Romani, inoltre, come iGreci, attribuivano ai platani ilpotere di tenere lontani i pipistrelli che si riteneva fossero porta-tori di sventura. I frutti dell’albero venivano macerati nel vino eutilizzati come antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni.

Il frassino6, albero sacro per celti e germani, è sempre statoconsiderato un albero dalle proprietà magiche e terapeutiche.Fino alla prima metà del diciannovesimo secolo, in Inghilterra, ibambini sofferenti di ernia venivano fatti passare attraverso iltronco cavo di un frassino, prima del sorgere del sole. Un altro

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Esemplare di Platanus occidentalis.

6 - Il frassino, dal latino fraxinus, è origina-rio dell’Europa e dell’Asia e può raggiun-gere trentacinque metri di altezza. Crescevelocemente e raggiunge i 250 anni di età.

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sistema era quello di farpassare, all’alba, il bambi-no attraverso una fendituralongitudinale praticata sultronco del frassino. Il taglioveniva poi chiuso conargilla ed il tronco venivalegato per cicatrizzare laferita inferta all’albero. Seciò avveniva il bambinoguariva. Da quel momentola vita del bambino era indissolubilmente legata alla sorte del-l’albero che doveva quindi essere protetto e tutelato dal fanciul-lo per tutta la sua vita.

Fino agli inizi del secolo scorso il frassino era considerato unottimo rimedio contro il veleno dei serpenti così come già inepoca romana lo stesso Dioscoride7 riferisce. I poteri beneficidel frassino erano noti anche nel Medioevo; si credeva infattiche, per allontanare gli spiriti maligni che avevano preso posses-so di un luogo bastava bruciarvi della legna di frassino.

Ancora oggi presso le popolazioni berbere del nordafrica per-dura la tradizione di tenere le assemblee “dei Santi e degliInvisibili” ai piedi di un frassino sacro8.

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Esemplare difrassino.

8 - Per i berberi il frassino è il primo albe-ro creato da Dio.

7 - Dioscoride Pedanio fu un medico, bota-nico e farmacista della grecia antica chevisse a Roma al tempo dell’imperatoreNerone.

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Il gigantesco e longe-vo baobab9 è per gli afri-cani e per gli australianiun albero sacro chiamatoanche Albero della Vita eAlbero Farmacista perchèla polpa dei suoi frutti, lefoglie, i semi, la cortecciae le radici sono fonte dinutrimento e rimedio permolte malattie curate conla medicina tradizionale.A questa specie vengonoinoltre attribuiti poterimagici in quanto si ritieneche il suo spirito proteggai villaggi e, per tale moti-vo, solo ai saggi è conces-so arrampicarsi lungo il

suo troncoed è severamente vietato abbatterlo. Ancora oggi,presso alcuni villaggi, gli antichi depositari del sapere (griot),vengono sepolti all’interno del suo tronco cavo.

Il ginkgo biloba, originario della Cina, è l’unico superstite

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Baobab del Senegal.

Esemplare di Adansonia rubrostipa delMadagascar.

9 - “I Baobab (Adansonia, L. 1758) sono ungenere di piante appartenente alla famigliadelle Bombacaceae (o Malvaceae secondola classificazione APG) e comprendenteotto specie: una diffusa in Africa, una inAustralia, e sei endemiche delMadagascar.”.http://it.wikipedia.org/wiki/Adansonia.Il suo nome deriva probabilmente dall’ara-bo “bu- hibab”, che significa “il frutto daimolteplici semi”. Secondo alcune fonti,deriverebbe da un termine senegalese chesignifica “albero di mille anni”.Il baobab può raggiungere un’altezza ditrenta metri ed un diametro di dodici metri;è molto resistente alla siccità e per taleragione è molto longevo.

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delle Ginkgoinae,una specie preistoricavissuta oltre 250milioni di anni fa eritenuta ormai estin-ta10. Nel XVIII secolofu invece ritrovato inCina dove venne con-siderato sacro e colti-vato dai monaci bud-disti attorno ai lorotempli.

Una caratteristicaparticolare del ginkgo è la sua resistenza al fuoco dovuta all’a-zione di una resina che viene secreta dall’albero quando è espo-sto ad alte temperature e che ne ritarda la combustione. Dopo treanni dall’esplosione della bomba atomica ad Hiroshima, unginkgo che sorgeva in prossimità di un tempio buddista e chevenne fulminato dalla detonazione, ritornò miracolosamente avivere ed ancora oggi si può ammirare nel suo splendore.

Esistono ancora oggi credenze legate a tradizioni locali, tra-mandate nel tempo, che attribuiscono ad alcuni alberi poterimagici o occulti che fanno di questi esemplari oggetto di vene-

10 - Riferimenti al ginkgo si trovano nellamedicina cinese sin dal 2800 a.C.

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Esemplare di gingko biloba.

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razione, rispetto e a volte anche timore.Nel 1942, ad Arten, piccolo villaggio francese, si verificò un

fenomeno eccezionale che terrorizzò la popolazione. Il tronco diun abete cominciò ad emettere una strana luce fosforescente,visibile a grande distanza e che rischiariva il buio delle nottidegli abitanti del luogo. Si pensò che fosse un fenomeno diabo-lico e così l’abete fu abbattuto e sepolto tra gli scongiuri dellagente. Il fenomeno fu poi spiegato scientificamente ed attribuitoalla presenza di batteri fosforescenti che, in genere, proliferanotra gli ammassi di legname in putrefazione. A causa di una ele-vata presenza di umidità, questi batteri avevano ricoperto ancheil tronco di un albero vivo rendendolo così fosforescente.

A Bra, in Piemonte, un enorme pruno millenario, posto inprossimità di una cappella dedicata alla Madonna, fiorisce inpieno inverno e secondo una tradizione popolare ciò avviene percelebrare un miracolo avvenuto il 29 dicembre del 1336. Si rac-conta che una giovane donna, prossima al parto, giunta al bivioin cui si trovava l’albero, venne aggredita da due soldati che cer-carono di abusare di lei; la donna atterrita vide la Vergine avvol-ta dalla luce e svenne. Al suo risveglio i rami del pruno erano fio-riti e al suo fianco c’era il suo bambino appena nato.

Secondo i botanici la fioritura precoce è dovuta alla natura delterreno ed all’esposizione dell’albero.

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Capitolo 4152

Splendido esemplare di baobab.

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5.1 Albero delle origini

Nella cultura delle società primitive, le piante erano ritenutegli “spiriti degli antenati”. “È nell’albero che si deve cercare l’o-rigine dell’uomo.”1

Nella tradizione culturale di molti Paesi è ricorrente l’ideache l’uomo abbia origine dal primo albero.L’espressione “dis-correre della quercia e della roccia”, che spesso si trova nelleopere di Omero e in quelle di Esiodo significa risalire al piùremoto passato, fino alle leggende sull’origine dell’uomo, natodalla quercia e dalla roccia2. In epoca arcaica, infatti, alla quer-cia si attribuiva l’origine degli uomini. Gli arcadi erano convintidi essere stati querce prima di diventare uomini e chiamavanoquesti alberi le “prime madri”. Il suo frutto - la ghianda o bala-nos(in latino glans)- era considerato da questo popolo simbolodella fecondazione della madre Terra da parte di Zeus3.

Secondo la tradizione iranica, la prima coppia umana,Masyagh e Masyanagh, è nata da una pianta (reivas) il cui semederivava dai sette metalli che fluirono nella terra dal corpo

Capitolo 5

Albero Antenato

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1 - J.P. Roux, Faune et flore sacrées dansles sociétés altaïques, A. Maisonneuve,Paris 1966.

3 - Le ghiande prodotte dalla quercia sonoritenute il primo alimento degli uomini.

2 - Secondo Esiodo, gli “uomini di bronzo”erano una stirpe sanguinosa e violenta chediscendeva dal frassino. Sia il frassino sia ilbronzo erano simboli di durezza e, per taleragione, i greci costruivano le loro armi inbronzo, con manici in legno di frassino.

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dell’Uomo primigenio Gayomard, ucciso dallo spirito del male4. Presso gli abitanti degli Altai, nell’Asia centrale, la leggenda

narra che Dio, creò il primo uomo, Erlik, ancora prima del cieloe della terra ma subito dopo lo maledì e così provò a crearlo peruna seconda volta, facendocrescere un albero con nove rami daognuno dei quali derivò il capostipite di uno dei nove popoli cheabitano la terra. Il popolo degli Yacuti, nella Siberia settentrio-nale, sostiene che il luogo d’origine del primo uomo è un alberocon otto rami, nutrito da una donna il cui corpo è parte dellostesso albero.

Spesso, ancora oggi, presso molte culture la nascita e lagenealogia di un individuo o di interi clan, tribù o comunità, ven-gono associate ad un albero che ne rappresenta le origini. Gruppietnici thailandesi, birmani, filippini, cinesi (in particolare gli abi-tanti della provincia cinese di Yunnan, situata nell’estremo sud-ovest della nazione) ed anche giapponesi, fanno discendere leproprie origini da bambù, mimose ed altre piante.

In Africa la credenza che l’albero sia all’origine della crea-zione del mondo e che la vita stessa del nostro pianeta dipendada esso è ancora oggi molto diffusa in gran parte del continente.Nel Madagascar vivono ancora due tribù che fanno discendere iloro antenati dagli alberi: una si chiama Antaivandrikachesignifica “la gente (dell’albero) vandrika”, l’altra è quella degli

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4 - L’albero si può definire la metamorfosidell’uomo in quanto nasce dall’Uomo pri-migenio ma diviene esso stesso uomo.

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Antaifasy, discendenti di un banano. La leggenda narra che ungiorno, da un banano uscì un bambinodal quale furono generatigli antenati della tribù che ancora oggi vengono chiamati “i Figlidel Banano”. Gli Herero, popolo africano appartenente al grup-po etnico dei Bantu, ritengono che i primi uomini siano nati daun albero chiamato Omumborobonga(che significa Albero degliantenati). Da questo imponente albero che cresce nel letto deifiumi in secca, sarebbe nato anche il fuoco sacro. I Camantidell’Etiopia settentrionale discendono invece da un cactus.

In Australia è profondamente radicato questo concetto e moltetribù di questo continente credono fermamente di derivare le pro-prie origini dagli alberi come la robinia, il caprifoglio o la mimo-sa (tribù di Melbourne). In particolare, per la gente della tribùWarramunga che risiede nel nord dell’Australia, non soltanto ilprimo antenato nasce da un albero, ma essi ritengono che anchelo spirito di ogni bambino si trovi all’interno degli alberi e chequesto, ad un certo punto, ne esca fuori per penetrare dentro ilventre materno attraverso l’ombelico5.

Anche nel continente americano si possono riscontrare talicredenze: secondo le tradizioni dell’isola canadese di Banks, inpieno mar Glaciale Artico, il dio Quat creò la prima donna intrec-ciando dei sottili rami. Più in basso, in America Centrale, ilpopolo precolombiano degli Zapotechi riteneva di discendere da

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Esemplare di Omumborobonga (nome scientifi-co Combretum imberbe); le sue radici possonoraggiungere cinquanta metri di lunghezza perarrivare a grandi profondità nel terreno dove sitrova l’acqua.

5 - Mircea Eliade, Traité d'histoire des reli-gions, Payot, Parigi 1948.

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un cipresso mentre gruppiTzotzil e Tzeltal delle altu-re del Chiapas, appartenen-ti al popolo Maya, pensava-no che le loro stirpi discen-dessero dalle radici dellaCeiba (Ceiba pendranta oBombax pentandrum). Inun’illustrazione del popoloOlmec, prima civiltà mesoa-mericana vissuta dal 1400al 400 a.C., nei territori delMessico centro-meridiona-le, è rappresentata la nasci-ta dell’umanità in cui il primo uomo è generato dall’AlberoSacro raffigurato dalla croce.

Nei Caraibi si discende da una palma. Secondo un’antica tra-dizione orale delle isole del pacifico meridionale, Huanaki eFao6 giunsero da una terra sconosciuta (Fonuagalo) a Niue e dalterreno sotto i loro piedi uscirono le piante, una delle quali vennetrasformata nella prima coppia umana.

Nelle isole Gilbert, al centro dell’Oceano Pacifico, uomini edèi nascono dall’albero primordiale.

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Albero Cosmico del popolo Olmec. I due ser-penti che avvolgono con le loro spire la croce,simbolo dell’Albero Sacro, rappresentano ilBene e il Male.

6 - Huanaki e Fao, insieme a Lageiki,Lagiatea e Talimainuku (Fakahoho), sono icinque dèi ai quali si attribuisce l’originedell’isola di Niue.

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Anche secondo un’antica credenza scandinava gli uominisono discendenti di due alberi7. Gli dèi Odino, Hönir e Lodhurtrovarono sulla spiaggia due alberi abbattuti, un frassino e unolmo. Dal frassino essi crearono l’uomo Ask e dall’olmo ladonna Embla: questi ricevettero da Odino la vita e l’anima, daHönir l’intelligenza e i sentimenti, da Lodhur il sangue, i sensi ela parola. Da Ask e Embla discesero tutti i popoli.

L’irlanda è ricca di leggende sugli alberi sacri, tramandate neltempo da generazione a generazione e, come già ricordato, alcu-ne tribù prendevano il nome da essi come, ad esempio gliEburones(dal Tasso) e i Lemovices (dall’olmo). Parecchi sonoancora oggi i cognomi con etimologia vegetale8.

L’albero rappresenta anche la crescita di un uomo, di unafamiglia, di una nazione o di un potere regale.

L’inizio della storia dell’uomo, secondo la Bibbia è stretta-mente legata all’albero, sia in senso materiale sia spirituale.

Il profeta Isaia racconta che Gesù nacque nella famiglia diJesse, padre del re Davide; tale asserzione venne rappresentata,sin dal Medioevo, sotto forma di un albero delle origini o genea-logico9: l’albero di Jesse. L’albero antenato esce dal corpo di unafigura sdraiata, che rappresenta Jesse ovvero il progenitore; dairami dell’albero si snodano le immagini della Vergine e delCristo, insieme ad angeli, profeti e altre figure.

157Albero Antenato

8 - “Alcuni nomi avevano alberi come ante-nati (...). Nomi come Mac Cuill (figlio delnocciolo) (...) Mac Ibair (figlio del tasso)sono comuni in Irlanda (...).”. (JosephVendryes, La religion des Celtes, PressesUniversitaires de France, Parigi 1948).

7 - Nella cosmogonia scandinava, il gigan-te Ymir era stato il primo degli esseriviventi. Erano poi nati tre dèi, Odino, Vili(Hönir) e Vè (Lodhur) che,dopo avere ucci-so Ymir “avevano trovato sulla costa unolmo e un frassino e ne avevano fatto laprima coppia umana (...).”. (Joseph Huby,Manual d’histoire des religions,Beauchesne, Parigi 1947).

9 - L’albero genealogico costituisce l’elen-co completo degli antenati, o più specifica-mente, “una rappresentazione grafica,totale o parziale, di un ceppo familiare conle relazioni di parentela e l’indicazionedella manifestazione di uno o più caratterinelle varie generazioni.”. Vocabolario dellalingua italiana Zingarelli.

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Il primo modello di albero di Jesse appare nel secolo XI. Aquesto segue una vasta rappresentazione pittorica e scultoreapresente ancora oggi all’interno di chiese e cattedrali in Italia eall’estero, soprattutto apartire dal XIII secolo adopera dei cistercensi. Diqueste si ricorda l’affre-sco sull’altare di SanLeonardo, nellaCattedraledi Venafro, in Molise, ilgrandedipintonel Duomodi San Giovanni Battistaa Monza e il bassorilievosu un pilastro del Duomodi Orvieto.

L’affrescopresente nellaCattedrale di Venafro risa-le probabilmente al XVsecolo. Nell’opera è raffi-gurato il patriarca Jessedisteso, dal cui corpoprende vita un albero. Suirami sono poste le imma-

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Albero biblico di Jesse dipinto sull’altare di SanLeonardo nella Cattedrale di Venafro, in Molise.

Albero di Jesse e trionfo della Croce, Duomo diSan Giovanni Battista a Monza.

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gini di dodici profeti tra i quali siriconosce in particolare re Davide,raffigurato con uno strumento musi-cale a corde (un violone) tenuto inuna mano. In cima vi è l’ovale in cuiè racchiusa la figura di Maria con ilBambino.

Il tema dell’albero di Jesse èmolto presente nell’iconografiacistercense come testimoniato neicodici miniati, nell’oreficeria e nellevetrate delle cattedralidi cui Chartrese Saint Denis sono gliesempi piùinteressanti.

5.2 Albero filogenetico

Al concetto di albero antenato si collega quello di albero filo-genetico quale diagramma che definisce la filogenesi10 cioè lerelazioni di discendenza comune di gruppi di esseri viventi.

Nella storia dell’analisi filogenetica si trovano spesso rappre-

L’albero di Jesse dipinto sullavetrata di una Cattedrale.

L’albero genealogico dei domenicani, 1473.

10 - La filogenesi studia l’origine ed il pro-cesso evolutivo di un insieme di organismiviventi nel corso dei secoli.

159Albero Antenato

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sentazioni grafiche ad albero che costituiscono una sorta di albe-ro genealogico. L’idea di questo tipo di rappresentazione nascedalla considerazione che, così come gli individui hanno degliantenati comuni (da cui derivano le famiglie, i clan e i popoli),anche le specie hanno dei progenitori e posseggono una discen-denza.

Secondo la visione evoluzionistica, lo sviluppo delle forme divita ha avuto origine da un progenitore comune dal quale, perspeciazione, si sono diramate le diverse linee di discendenza chesono giunte alle specie oggi presenti sul pianeta. Questa visioneevoluzionistica predilige la rappresentazione delle relazionisecondo la forma ad albero in cui il progenitore è rappresentatodal tronco o radice dell’albero, mentre le specie attualmente pre-senti sono le cime dell’albero, dette anche ramificazioni termi-nali.

Ogni nodo o biforcazione di un albero filogenetico rappresen-ta l’antenato comune più recente di coloro che si trovano ai nodisuccessivi; spesso, la lunghezza dei rami viene determinata infunzione del tempo e dei cambiamenti genetici che possonomanifestarsi.

Charles Darwin fu il primo a rappresentare l’evoluzione dellavita sulla Terra attraverso un albero la cui origine è nel tronco,dal quale si dipartono lentamente i diversi rami e le cui foglie

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John Goddard, The Tree of Man’s Life, 1649.Rappresentazione allegorica della vita dell’uo-mo nei vari momenti della creazione, nascita,vita, morte, sepoltura, resurrezione, fino al gior-no del giudizio. Tra i rami e le foglie sono scrit-ti testi tratti dalla bibbia.

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corrispondono alle specieesistenti e i nodi agli ante-nati estinti. Nel suo libro,L’Origine delle Specie11,egli tracciò un diagrammamolto esplicativo del con-cetto dell’albero dell’evo-luzione che si impressenelle menti delle personeche cominciarono a con-vincersi del fatto che l’e-voluzione di tutti gli esse-ri viventi dipendesse dapiccoli cambiamenti cheavvenivano casualmentepartendo da una radicecomune dell’albero del-l’evoluzione12.

Il primo albero filoge-netico della vita è proba-bilmente quello disegnato nel 1866 dal biologo tedesco ErnstHaeckel (1834-1919), che apprezzò molto la teoria dell’evolu-zione di Darwin divenendone un convinto assertore e divulgatore.

161Albero Antenato

11 - Charles Darwin, On the Origin ofSpecies by Means of Natural Selection, orthe Preservation of Favoured Races in theStruggle for Life, John Murray, London1859.

12 - La teoria di Darwin della discendenzada un antenato comune fu poi confutatadalla cosiddetta esplosione cambriana (risa-lente ad un periodo compreso tra 545 e 495milioni di anni fa), scoperta nel XX secoloda Walcott e secondo la quale tutti i gruppierano nati improvvisamente e tutti nellostesso momento.

L’albero della vita di Darwin: disegno e appuntidi Charles Darwin (1809-1882), da una paginadel diario tenuto durante il viaggio a bordo delBeagle (1831-1835).

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In seguito furono ela-borate numerose rappre-sentazioni dell’albero del-l’evoluzione che venneropubblicate in libri di testo,trattati scientifici, riviste equotidiani.

La rappresentazione adalbero della filogenesi èuno schema che ha avutogrande fortuna anchenella linguistica.

Capitolo 5162

Versione inglese dell’albero di Ernst Haeckel, daThe Evolution of Man, pubblicato nel 1879.

Antica stampa dell’Albero filogenetico diHaeckel 1866 con le tre ramificazioni Plantae,Protista et Animalia.

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Come abbiamo avuto modo di constatare nelle pagine prece-denti, l’usanza di piantare alberi in occasione di riti popolari ereligiosi si perde nella notte dei tempi. Al significato esoterico,laico e religioso dell’albero, simbolo della rinascita ciclica dellanatura e della vita, si affianca quello politico, la cui origine èdocumentata nell’America del nord a partire dal XVII secolo.

Nel Massachusetts, durante la guerra di Indipendenza controgli inglesi, i coloni americani erano soliti riunirsi intorno aglistendardi che portavano il simbolo della Nuova Inghilterra: l’a-bete rosso.

Nell’aprile del 1776, il consiglio del Massachusetts adottaun’altra bandiera in cui è raffigurato un olmo, insieme all’iscri-zione Liberty Tree. L’olmo effigiato sulla bandiera ricordava unalbero realmente esistito che cresceva in una piazza di Bostondove i “figli della libertà” solevano incontrarsi all’ombra dellesue fronde. L’olmo venne abbattuto per ordine del generaleinglese Gage e dal quel giorno l’albero divenne un simbolo dilibertà per i colonizzatori del Massachusetts.

Anche la città di Charleston annovera un famoso Albero dellaLibertà sotto la cui chioma, durante la guerra di Indipendenza, si

Capitolo 6

Albero della Libertà

163

Pine Tree Flag,la bandiera del Massachussettscon l’Albero della Libertà.

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svolgevano importanti incontri politici e militari. Un avveni-mento di particolare importanza, per il quale questo albero èancora oggi ricordato, fu la lettura della Dichiarazione diIndipendenza fatta, per la prima volta ai cittadini di Charleston,all’ombra delle sue fronde. In seguito, alberi della libertà nonfurono solo abeti rossi ed olmi ma anche pini, querce e pioppi.

Un secolo dopo la guerra di Indipendenza americana,l’Albero della Libertà diventa il simbolo della rivoluzione fran-cese. Nel 1790, per festeggiare l’abolizione della tirannide e ilritorno della libertà, per iniziativa dei sanculotti e dei giacobini,viene piantato per la prima volta a Parigi l’Albero della Libertà1,allegoria dei principi ispiratori della rivoluzione francese, liber-tà, fraternità e ugua-glianzatra gli uomini.

La pianta gene-ralmente preferitaera una giovanequercia, che venivaornata con il berret-to frigio rosso, ban-diere, fiori e coccar-de ed attorno allaquale si faceva festa,

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Americani e inglesi sotto l’Albero della Libertà.

Giacobini e l’Albero della Libertà.

1 - L’uso di piantare un albero a simbolodella libertà e della rinascita di un popolo sipuò ricondurre ad un’antica usanza conta-dina che celebrava la rinascita della naturamettendo a dimora una pianta.

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si ballava la danza della Carmagnola2 e si affiggevano motti.Ben presto nelle piazze principali di tutti i municipi francesi

furono piantati alberi della libertà in ricordo dell’abolizione dellatirannide e della libertà raggiunta. Questa usanza si diffuse anchein altri Paesi ad opera delle truppe repubblicane che esportaro-

no in Europa i principidella rivoluzionefrancese.

Spesso, in Italia, veni-va usato il pioppo, proba-bilmente perchè più facil-mente reperibile.

L’usanza dell’Alberodella Libertà si sviluppòmolto rapidamente e allafine del 1792 erano statipiantati già 60.000 diquesti alberi, situazioneche impose l’emanazionedi un decretoda partedellaConvenzioneNazionale alfine di regolarne l’uso3.

L’Albero della Libertànon doveva necessaria-

165Albero della Libertà

2 - La Carmagnola è un’antica danza,accompagnata da canti, divenuta popolaredurante la rivoluzione francese ed in parti-colare nel cosiddetto Periodo del Terrore.Veniva eseguita in occasione delle feste deirivoluzionari e delle esecuzioni capitali.Carmagnola era anche il nome di una giub-ba indossata dai rivoluzionari.

3 - Il giorno 3 piovoso dell’anno II (22 gen-naio 1794) la Convenzione Nazionale pre-scrisse addirittura di piantare un nuovoalberello entro il 1° germinale (21 marzo)ovunque ne fosse morto uno, così che inogni comune rinverdisse il simbolo dellalibertà.

Ballo intorno all’Albero della Libertà.Acquaforte in Il caffeè, Almanacco istruttivo perl’anno 1798, Bologna.

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mente essere una vera e propria pianta vegetale bensì potevaessere rappresentato anche soltanto da una semplice asta o palodi legno decorato con nastri dei colori simbolo di un determina-to Paese ed incoronato col berretto frigio. Attorno ad esso si cele-bravano non solo festeggiamenti rivoluzionari ma anche cerimo-nie civili, come il giuramento dei magistrati o il falò di diplominobiliari.

Il ballo intorno all’Albero della Libertà divenne un’usanza trale più diffuse del periodo. Il 12 febbraio 1849, nasce laRepubblica Romana e viene abolito il potere temporale dellaChiesa; tale avvenimento venne festeggiato a Bologna da tutti icittadini che si riversarono con le bandiere in mano per le stradefino a notte fonda, cantando e danzando attorno all’Albero dellaLibertà, piantato per l’occasione sul ponte della Carità. L’eventofu immortalato dal pittore Gaetano Belvederi che ritrae la gentein festa in un momento del ballo attorno all’albero.

Terminato il periodo rivoluzionario molti alberi della libertàvennero abbattuti e solo in pochi continuarono ad esistere.

Oltre agli alberi della libertà esistono altri alberi commemo-rativi, piantati in occasione di eventi di particolare rilevanza sto-rica o politica come, ad esempio, il Platano di Napoleone, fattopiantare dallo stesso imperatore nei pressi di Alessandria, percelebrare la vittoria sugli austriaci nella sanguinosa battaglia di

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Gaetano Belvederi, Ballo intorno all’Alberodella Libertà, olio su tela, 1850 circa. Museocivico del Risorgimento di Bologna.

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Marengo, avvenuta il 14 giugno 1800. Il platano, oggi raggiungecirca 40 metri di altezza e si può ancora ammirare nella suastraordinaria grandezza e magnificenza, così da essere conside-rato uno degli alberi monumentali più importanti d’Italia.

In provincia di Avellino, a San Pietro Caliano, si trova unboschetto di pini, piantato in occasione dell’incoronazione diFerdinando II di Borbone a re delle due Sicilie. Mentre, per la

promulgazionedello StatutoAlbertino, nel1848, il parcodella Burcina, inprovincia diBiella, vennearricchito dasequoie gigantiche oggi hannoraggiunto un’al-tezza di 50 metri.

167Albero della Libertà

Il Platano di Napoleone lungo la strada traAlessandria e Marengo.

Le sequoie giganti del Parco della Burcina, Pollione.

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Esemplare di Sequoia sempervivensnel Parco della Burcina.

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7.1 Alberi di Maggio e dell’Abbondanza

Secondo alcuni studiosi l’Albero della Libertà deriva dall’an-tica tradizione degli “Alberi di Maggio”, risalente ad un ritualedelle feste celtiche: il Calendimaggio. Questa festa è ancora oggicelebrata in molti Paesi europei ed anche in alcune regionid’Italia, per festeggiare l’arrivo della primavera ed augurare lafertilità e l’abbondanza delle messi. Il protagonista della festa èl’albero, detto “maggio” o “majo” (di solito un pino sfrondato eornato in cima con bandiere colorate), simbolo della rinascitaciclica della natura e dell’uomo.

La tradizione vuole che nella notte fra il 30 aprile e il primomaggio gli abitanti dei paesi si rechino nei boschi limitrofi aprendere alberi o semplici rami fioriti che vengono adornati connastri colorati e piantati davanti l’abitazione delle autorità delpaese o al centro della piazza. Questo rito veniva anche celebra-to da giovani ragazzi che dichiaravano il loro amore per una fan-ciulla piantando un ramoscello davanti alla finestra dell’amata.Sempre durante la notte i maggiantio maggerini, ornati di fiori,bussano alle porte delle case a “cantar maggio”1 per ricevere in

Capitolo 7

Alberi in festa

169

Albero di Maggio.

1 - “Cantar maggio” è un’antica tradizionesecondo la quale i contadini, agli inizi delmese di maggio, si recano nelle città por-tando un ramo di albero e cantando canzo-ni propiziatorie.

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cambio doni; se ricevono regali le strofe dei canti sono beneau-guranti altrimenti contengono maledizioni. L’albero più belloviene poi adornato con i doni raccolti durante la questua e attor-no ad esso la gente si raccoglie per ballare, cantare e giocare inallegria.

Anche se i riti con cuiancora oggi si celebra ilCalendimaggio si differen-ziano un pò da Paese a Paese,per tradizioni, culture e sto-ria, lo spirito è sempre lostesso, cioè quello di festeg-giare la vita in tutte le suemanifestazioni2.

Con il tempo l’Albero diMaggio si è trasformato in unsemplice palo riccamentedecorato secondo le tradizio-ni locali.

L’Albero di Maggio pre-senta anche una connotazio-ne politica e Padre Gregoriodi Valcamonica, nei suoi Curiosj

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Albero di Maggio. Disegno di AbramoMontanari.

Albero di Maggio a Monaco.

2 - In alcuni casi, in occasione di questafesta, si organizzano rappresentazionipopolari (a volte anche in maschera), cheaffrontano varie tematiche fra cui le vite deisanti, i racconti dei paladini e argomenti diattualità.

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Trattenimenti (1698), racconta l’usanza in vigore sin dalTrecento di “piantare Maggi nelle piazze delle Terre con la ban-diera della propria fattione, e dove queste erano miste, facevanolo stesso avanti le porte delle case, per darsi à conoscere seGuelfi fossero, ò Gibellini gli abitanti. Erano questi maggi arbo-ri lunghi, e grandi, che portano tal nome perché nel primo gior-no di Maggio usavano piantarli di nuovo con molta festa, e quin-di nacque la costumanza ritenuta fin hora in alcune Terre di ValCamonica, d’erigere in mezzo le piazze arbori smisurati (...).”3.

Ancora oggi questa usanza viene praticata nei primi giorni dimaggio non solo in Val Camonica ma anche nel bresciano e inaltre regioni d’Italia. L’Albero di Maggio, nella sua connotazio-ne politica, ornato di bandiere rosse, è ritenuto a Gottolengo sim-bolo della festa del lavoro, celebrata il primo maggio in Italia.

Un particolare Albero di Maggio è l’Albero della Cuccagna:un alto palo in legno alla cui cima vengono appesi doni che i par-tecipanti al gioco devono andare a prendere, arrampicandosilungo il tronco reso scivoloso dal grasso.

Le origini di tale albero sono sempre legate all’arrivo dellaprimavera che, per i popoli del nord Europa, aveva un particola-re significato in quanto segnava la fine dell’inverno portatore difreddo, carestia e morte. I primi germogli che spuntavano suirami degli alberi venivano pertanto visti di buon auspicio per la

171Alberi in festa

3 - Valcamonica (Di) Gregorio,CuriosjTrattenimenti Continenti Raguagli Sacri, eProfani dè Popolo Camuni. HistoriaeUrbium ed Regionum Italiae Rariores,Forni, Bologna 1965.

Albero della Cuccagna.

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continuazione della vita e l’opportunità di cibo più abbondante.È per tale motivo che in questi Paesi la tradizione voleva che conl’arrivo della primavera gli alberi venissero addobbati con cibo,in segno di augurio e di ringraziamento alle divinità.

Ancora oggi in Germania, all’ingresso di alcuni centri abitati,si possono ammirare alberi (o simboli di essi) ai cui rami sonoappesi i prodotti caratteristici di quella località. Questi alberisono chiamati Maybaum(Alberi di Maggio) in ricordo, appunto,degli alberi festeggiati con l’arrivo della primavera.

Pare che l’Albero della Cuccagna venne introdotto in Italiadai Franchi, all’epoca di Carlo Magno. Oggi non è necessaria-mente legato alle celebrazioni della primavera; la tradizione si ètrasformata più che altro in un semplice gioco, perdendo quasidel tutto le sue connotazioni originali.

L’Albero della Cuccagna rappresenta un elemento immanca-bile nelle feste di molti Paesi europei: vere e proprie squadre benallenate si contendono i premi appesi alla sommità dei pali issa-ti nelle piazze in occasione delle più svariate riccorrenze e spes-so non si tratta più di cibo ma il più delle volte il premio è indenaro.

Un curioso legame con l’Albero della Cuccagna si trova inuna raffigurazione nel tempio di Dendera in cui è rappresentatoun gioco rituale agrario dell’antico Egitto, che aveva luogo in

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Disegno da rilievo sul tempio di Dendera(Egitto). Fine Età Tolemaica - inizio EtàRomana. Da Lanzone, Dizionario di mitologiaegizia, Amsterdam 1974. Foto Museo NazionaleArti Orientali, Roma.

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occasione della festa di Min, il dio che tutelava il raccolto. Sullacima di un alto palo venivano posti alcuni simboli legati alla fer-tilità e gli uomini dovevano arrampicarsi e raggiungere la som-mità del palo.

Dall’Albero della Cuccagna all’Albero dell’Abbondanza ilpasso è breve. Ne abbiamo un esempio nell’affresco dipinto sullaparete delle fonti del Palazzo dell’Abbondanza, a MassaMarittima.

Il Palazzo, costruito nel 1265 era la sede delle fonti pubblichee di un grande magazzino che veniva utilizzato come granaiopubblico. Quì i cittadini conservavano parte del loro raccolto chesarebbe servito loro in caso di carestia o guerra.

L’affresco, rinvenuto casualmente nel 1999, durante i lavoridi restauro, ritrae un grande albero con molti rami, tra le cuifoglie pendono 25 falli maschili, chiaro simbolo della fertilità,della vita, dell’abbondanza e della buona sorte, fin dalla tradi-zione prima greca e dopo romana.

Grandi corvi neri svolazzano sotto le fronde dell’albero, cer-cando di raggiungere il grano conservato nel magazzino e agi-tandosi sopra le teste di figure femminili rappresentate ai piedidell’albero. Si tratta di sacerdotesse, forse di fate, con il capocinto da ghirlande, alcune nell’atto di prendere i frutti che pen-dono dai rami, altre intente a conservarli all’interno di sacchi.

173Alberi in festa

Affresco dell’Albero dell’Abbondanza.

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Le interpretazioni di quest’opera sono numerose e contraddit-torie; secondo alcune teorie l’affresco ha un carattere propiziato-rio, di buon augurio per i raccolti sempre più abbondanti, edinsieme di scongiuro contro l’eventuale sfortuna di dovere ricor-rere, in caso di emergenza, ai sacchi conservati come scorteall’interno del magazzino.

Secondo George Ferzoco, un esperto di arte toscana medieva-le, l’affresco rappresenta un messaggio fatto dai guelfi a tutticoloro che frequentavano la fonte. Con questo affresco (conside-rato quindi un manifesto politico), i sostenitori del Papa avverti-vano la popolazione che se i ghibellini fossero saliti al poterel’intero paese sarebbe stato invaso da idee eretiche, atti di stre-goneria e perversioni sessuali. Ferzoco ricorda che all’epoca incui è stata realizzata l’opera (XIII sec.) in Toscana, circolavanomolte storie sulle streghe e, secondo lo studioso, le donne dipin-te sull’affresco sono proprio streghe.

7.2 Una festa popolare in Sicilia: la “festa di li schietti” aTerrasini

In molte località della Sicilia sopravvivono alcuni riti festivinei quali l’albero è protagonista. Di molti altri si hanno solo lon-

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tani ricordi, tramandati oral-mente dagli anziani. Tradizioniscomparse che, a volte, sonostate riproposte introducen-do nuovi elementi che nonsempre però si integrano conil significato rituale originario.

Una festa che ha mante-nuto quasi intatte le suecaratteristiche è la “Festa dili schietti”, detta anche“Festa dell’Albero”, che sicelebra a Terrasini il giornodi Pasqua.

I protagonisti sono i ragaz-zi celibi del paese che, in que-sto giorno di festa si avvicen-dano per sollevare e tenerein equilibrio sulla mano unalbero del peso di cinquantachili, dimostrando la loroabilità e la forza fisica.

In passato la tradizione

175Alberi in festa

Foto storica che ritrae un momento dellafesta. Da A.A. V.V., La festa di li schietti,Colori di Sicilia, Cinisi 2008.

L’alzata dell’albero. (Foto F. Palazzolo, giugno2011).

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voleva che l’albero venisse sollevato sotto il balcone dell’amata,come dichiarazione d’amore e come dimostrazione di virilità,destrezza e forza per lavorare e mantenere la famiglia4.

Le origini di questa festa, tra il sacro e il profano, sono remo-te e misteriose e rimandano alle feste primaverili pagane dedica-te ad Adone5. Si racconta anche che i cavalieri saraceni si con-tendevano l’amore dell’amata sollevando un albero; ma le primenotizie di questa festa si hanno a partire dal 1850 circa. Una pos-sibile ipotesi sulle origini è la celebrazione del risveglio dellanatura, della forza vitale e della fecondità (di cui l’albero sap-piamo essere simbolo) che si unisce alla celebrazione del ritornoalla vita santificato dalla Pasqua di resurrezione.

L’albero protagonista della festa è un melangolo (aranciuairu, arancio amaro), coltivato negli agrumeti di Terrasini e scel-to con cura dal comitato organizzatore formato dagli schietti (laDubbitazione)6 che deve valutarne le caratteristiche ed in parti-colare la regolarità del tronco.

Tutto è programmato con largo anticipo e studiato nei minimiparticolari. La manifestazione ha inizio all’alba del Sabato Santocon il rito del taglio dell’albero, ad opera di un artigiano delluogo che utilizza particolari attrezzi, esaltando così la sacralitàdel momento che sancisce la morte dell’albero, resuscitato inseguito con il rito dell’alzata. Il taglio dell’albero avviene alla

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4 - Se la ragazza acconsentiva, staccava unramoscello dall’albero, siglando così lapromessa di matrimonio. Ma se il giovaneinnamorato non riusciva ad alzare l’alberola tradizione voleva che il matrimoniovenisse annullato.

6 - I componenti della Dubbitazione (com-posta dal presidente, dal cassiere e da ungruppo di schietti), indossano l’abito tipicodella tradizione siciliana.

5 - Nel calendario romano di Filostrate, del354 a.C., è riportata la festa Arbor intratcelebrata in onore di Attis (Adone) il 22marzo, in concomitanza con l’equinozio diprimavera.

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presenza della Dubbitazione che prosegue la sequenza deglieventi programmati partecipando ad un pranzo collettivo7 duran-te il quale si consumano piatti tipici locali ma, soprattutto, siripete l’usanza pagana del sacrificio dell’agnello, accompagnatoda canti e danze tradizionali. In passato il pranzo veniva consu-

mato nell’agrumento dove erastato coltivato l’arancioamaro.

Nel pomeriggio l’alberoviene portato in paese su uncarretto siciliano addobbato afesta ed il falegname che haeseguito il taglio procede nellapreparazione dell’albero chedeve essere adattato alle rego-le previste per l’alzata8.

Segue il rito dell’addobboche viene fatto adornando l’al-bero con fiocchi, nastri colo-rati, aineddi (caciottine aforma di piccoli animali) ecianciane (campanelli).L’albero, vestito a festa, viene

7 - Il pasto collettivo è un rito molto comu-ne nelle feste pagane propiziatorie, connes-se alla celebrazione di un nuovo ciclo dellanatura e alla speranza di un anno di abbon-danza e ricchezza.

8 - Si aggiunge al tronco un’asta di legno difaggio e, se l’albero ha un peso inferiore acinquanta chili, si innestano rami ausiliari.Nella parte terminale dell’asta viene inseri-to un cono di ferro e il punto dell’innestoviene rinforzato con un grosso anello,metallico.

177Alberi in festa

L’ addobbodell’albero.

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quindi condotto per le vie del paese sul suo carretto, seguito incorteo da altri carretti, altrettanto addobbati e carichi di schietti.

In passato i membri della Dubbitazione trascorrevano la notteinsieme all’albero per sorvegliarlo e proteggerlo.

La mattina del giorno di Pasqua l’albero, dopo essere statobenedetto dal parroco, viene condotto in trionfo per le vie delpaese ed alzato dai ragazzi celibi. Giunto nella piazza principaleha inizio la gara che non è riservata soltanto ai celibi ma preve-de anche la partecipazione dei maritati (sposati). Vince chi riescea sostenere la prova per un tempo più lungo.

La gara costituisce un nuovo elemento della festa, inserito alrituale tradizionale solo in tempi successivi. L’allestimento dibancarelle e chioschi, la sfilata di carretti siciliani e le perform-ances di bande musicali e digruppi folkloristici comple-tano il programma delle duegiornate.

Dal 1986 questa festaviene celebrata anche negliStati Uniti, a Detroit, sededi una numerosa comunitàdi terrasinesi.

Capitolo 7178

L’alzata dell’albero lungo le vie di Terrasini.(Foto S. Leone).

Un momento della gara che si svolge nellapiazza del paese. Da A.A. V.V., La festa di lischietti, Colori di Sicilia, Cinisi 2008.

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8.1 Abitare tra gli alberi

La sacralità dell’albero si riconnette alla sacralità della casadell’uomo. Un’antica tradizione vichinga voleva che quando unuomo lasciava la propria casa per trasferirsi altrove, doveva por-tare con sè “i legni della sua antica dimora”1 che dovevano esse-re inseriti nella nuova abitazione a ricordo della continuità della

stirpe.Nelle saghe degli eroi del

Nord, la casa dei Volsunghiera costruita intorno ad unalbero che ne costituiva ilcentro. La Völsungar saga2

(saga dei Volsunghi o Velsi)racconta che il re Völsungrfece costruire una sala con alcentro un grande albero con irami sporgenti dal tetto3.

Le abitazioni dei popoli

Capitolo 8

Albero casa

1 - Andrieu-Guitrancourt P., Histoire del’Empire Normand Et De Sa Civilisation,Payot,Paris 1952.

2 - La saga dei Völsungar è un caposaldodella letteratura norrena. Opera in prosa,scritta nel tardo XIII secolo da autore ano-nimo, parla delle vicende del clan deiVölsungar (i discendenti di Völsungr), edelle imprese di Sigurðr, conosciuto inseguito nella letteratura mitologica germa-nica con il nome di Siegfrid.

3 - Seppilli A., Poesia e Magia, Einaudi,Torino 1962.

Casa sugli alberi.

179

Non è raro incontrare, ancora oggi, abitazio-ni costruite attorno ad un grande albero chene attraversa la copertura per toccare il cielo.

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germanici erano dei microcosmi in cui il tetto rappresentava lavolta celeste sostenuta dall’Asse Cosmico, un grande troncosquadrato che reggeva l’intera struttura della casa.

Ulisse costruisce la propria camera nuziale attorno al lettoricavato da un grande ceppo di ulivo.

Sia per i cristiani sia per i musulmani l’albero rappresenta altempo stesso la colonna vertebrale, di sostegno al corpo e il pila-stro centrale sul quale si reggono la casa e il tempio.

Dall’albero alla colonna lignea il passo è breve: “La colonnanon ha inventore. L’uomo l’ha trovata nella natura, già pronta aprendere posto negli edifici. L’albero è una colonna bella e fatta.La prima colonna fu un semplice albero aguzzato alla base epiantato a guisa di palafitta.”4.

Nella fantasia degli artisti il tema della casa che nasce dalleradici dell’albero dal quale trae sostentamento è ancora oggiattuale e oggetto di grande interesse così come, ancora oggi,presso molte culture del nostro pianeta l’albero rappresenta lacasa dell’uomo, il rifugio dove trascorrere le ore del riposo, alriparo dal freddo, dalla pioggia o da possibili aggressioni di ani-mali. Ma anche luogo di evasione dalla monotona quotidianitàdella vita o punto di vista da cui osservare il mondo: “(...) suglialberi noi trascorrevamo ore ed ore (...) per il piacere di (...)arrivare più in alto che si poteva, e trovare bei posti a guardare

Capitolo 8180

4 - Leroux G., Les Origines de l’édificehypostyle en Grèce, en Orient et chez lesRomains, Bibliothèque des Écoles françai-ses d’Athènes et de Rome, Paris 1913.

Ju tree house, elaborazione fotografica di JerryUelsmann.

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il mondo laggiù, e fare scherzi evoci a chi passava sotto.”. Questoed altro troviamo ne Il barone ram-pante5, in cui il protagonista,Cosimo Piovasco di Rondò, aseguito di un litigio con il padre,decide di trascorrere la sua vitasugli alberi, (dapprima quelli dellatenuta di famiglia, poi quelli dei

boschi del circondario), per non discenderne mai più. Nella suanuova ed originale dimora egli riesce a mantenere le relazionisociali, i rapporti con la famiglia e con gli amici, studia e si inna-mora.

Ma se alcuni abitano sugli albe-ri per piacere, altri li scelgono persalvare l’ambiente, altri ancora pertradizione, cultura o per necessità6.

Nelle giungle del bacino delfiume Brazza, nella provincia indo-nesiana di Papua Nuova Guinea, lapresenza di mosquitos e vecchierivalità hanno costretto le tribù loca-li Korowai e Kombai a costruire i

181Albero casa

5 - Scritto da Italo Calvino nel 1957, è ilsecondo capitolo della trilogia araldica dicui fanno parte Il visconte dimezzato(1952)e Il cavaliere inesistente (1959).

Illustrazione de Il barone rampantedi Italo Calvino.

Un membro della tribù Korowai, in NuovaGuinea, raggiunge il suo rifugio costruito suglialberi.

Abitazioni sugli alberi in PapuaNuova Guinea.

6 - Nell’architettura militare della Romarepubblicana e poi imperiale, i primi rudi-mentali castelli di guardia altro non eranoche costruzioni realizzate sugli alberi checrescevano ai margini dei percorsi stradali.

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loro ripari sulla cima di alti alberi, raggiungibili attraverso scalericavate da tronchi. Alcune di queste abitazioni raggiungonoanche un’altezza di 40 metri.

Il 10 dicembre del 1997, Julia Butterfly Hill sale su unasequoia millenaria di 60 metri d’altezza, per difendere gli alberidella foresta di Headwaters, nei pressi della cittadina di Stafford(nel nord della California), che dovevano essere tagliati dallaLumber Pacific, una grande multinazionale della lavorazione dellegname. Scenderà dalla sequoia “Luna” il 18 dicembre del1999, dopo ben 783 giorni di freddo, fame, solitudine, ricatti eminacce, ma solo dopo aver raggiunto un accordo che metteva insalvo la sequoia ed una parte della foresta per un raggio di circa60 metri.

Julia è diventata unsimbolo per gli ambienta-listi di tutto il mondo chesi occupano della difesadelle foreste e della natura.Sul suo esempio molti atti-visti hanno ripetuto l’espe-rienza di Julia in tutte leoccasioni in cui si è paven-tata una minaccia simile7.

Capitolo 8182

7 - Julia Hill ha fondato, insieme ad altriattivisti, la Circle of Life Foundation che sioccupa della difesa dell’ambiente.

Julia Hill sulla sequoia “Luna”.

Julia Hill sulla sequoia “Luna”.

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Ma al di là delle tradizio-ni, delle culture locali odelle esigenze contingenti,chi non ha mai sognatonella vita di trascorrerealmeno qualche ora all’in-terno di una casa costruitasulla sommità dei rami onella cavità del tronco di ungrande albero? O, ancora,in un riparo leggero, appesoad un albero e fluttuante alsoffio del vento?

Plinio il Vecchio raccon-ta che l’imperatore Caligolaamava banchettare tra irami di un enorme platano

che si ergeva in tutta la sua imponenza nelle terre di sua proprie-tà a Velletri. La famosa “Fonte della Rovere” di Francesco I deMedici, non era altro che un elegante rifugio, fatto costruire dalgranduca di Toscana, sulla cima di una quercia secolare nellatenuta di Pratolino.Due scale di accesso permettevano agli ospi-ti di salire sull’albero dove trovavano posto anche un tavolo e

183Albero casa

Progetti di case sugli alberi per finalità turisti-che proposti in occasione di un concorso diidee bandito nel 2004.

Una recente immagine della tenuta del Pratolinonel luogo dove si trovava la famosa Fonte dellaRovere.

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alcune sedie di marmo nonchè una fontana che con i suoi zam-pilli rinfrescava l’aria.Anche nel giardino della sua residenza nelKent, Winston Churchill fece costruire una casa sugli alberi peri suoi figli.

8.2 Abitare dentro gli alberi

Alberi secolari con fusti cavi di grandi dimensioni hanno fattoda riparo ad asceti ed eremiti (come già accennato nell’introdu-zione di questo volume), che hanno scelto di trascorrere la lorovita in preghiera e meditazione.

Ma le cavità arboree rap-presentano anche un ottimorifugio in caso di pericolo edun confortevole riparo peruna piccola abitazione, comericoveri per animali da cortileo anche per finalità eccentri-che come la toilette di un lodgein Zambia, realizzata all’inter-no del fusto di un baobab o lacella dove rinchiudere tempo-

Capitolo 8184

Toilette di un villaggio turistico in Zambia,ricavata all’interno di un tronco di baobab.

Albero casa in contrada Borgo di Mindino, inprovincia di Cuneo, ricavata nel tronco di unenorme castagno.

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raneamente un malviventenell’attesa del trasferimentoin prigione.

Un famoso albero-rifugiosi trova in una frazione diCaprino Veronese: si tratta diun enorme platano centenario(Platanus orientalis), dichia-rato Munumento Nazionale econosciuto come il Platanodei Cento Bersaglieri inquanto pare che nel 1937

abbia offerto rifugio, tra le sue fronde e nelle sue cavità, ad unacompagnia di cento soldati. Fu nascondiglio anche per molti par-tigiani che, non visti, mettevano in atto agguati all’esercito tede-sco. Si racconta che, per tale motivo, le SS fecero potare l’albe-ro privandolo così della sua folta e imponente chioma.

L’uso del cavo arboreo a scopo conviviale è ricordato ancheda Plinio, in età classica: questi racconta che Marco LicinioCrasso Muciano, console della Licia (in Asia minore), ospitònella cavità di un enorme platano ben diciotto commensali. Inquell’occasione furono realizzati dei singolari giacigli con lefoglie dello stesso albero.

185Albero casa

Baobab-prigione in Australia occidentale.

Platano dei Cento Bersaglieri.

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Il Lilley Park, in California, ospita una foresta di sequoie trale più alte del mondo, appartenenti alla specie redwood, chiama-ta così per il colore rossastro del legno.

Una di queste sequoie è forse il più famoso albero-casa almondo: conosciuta come Fraternal Monarch o anche Worldfamous tree house, è un albero plurisecolare di circa 4000 anni;bruciato da un incendio 800 anni fa, ha continuato a vivere, rag-giungendo oggi un’altezza di 250 piedi, con una circonferenzaalla base di 101 piedi.

All’interno dell’enorme fusto è stato ricavato un grande vanoche ospita un ritrovoper i turisti che amigliaia, ogni anno,si recano al parco perammirare la famosasequoia.

Tronchi cavi digrandi alberi abbattu-ti possono, infine,essere adattati anchea piccoli rifugi ascopo turistico o ad abitazioni viaggianti, trasportate su un car-rello come un qualsiasi altro rimorchio.

Capitolo 8186

Foto del vano ricavato all’interno del tronco dellasequoia gigante.Il Fraternal Monarch in una foto d’epoca.

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8.3 La casa sugli alberi

Il tema della casa sull’albero è oggi piuttosto ricorrente pres-so molte culture che ne hanno fatto oggetto ludico, spesso fina-lizzato anche a scopi turistici e ricreativi. Dalla casetta sull’albe-ro per il gioco dei bimbi, al resort di lusso, fino ad arrivare alristorante sull’albero, sono numerosi gli esempi e le propostepresentate da architetti e designer di tutto il mondo che si sonocimentati in questo settore della progettazione. Ma qualunque siala destinazione d’uso di una costruzione sugli alberi, questa deveessere progettata e realizzata secondo precisi parametri e criterilegati all’impatto ambientale, alla sicurezza, al rispetto dell’ha-

Albero casa 187

Albero casa mobile

Piccola casetta sui rami di un albero.

Una cartolina ritrae la foto di un bagno pubblicoricavato all’interno di un tronco di sequoiagigante della specie redwood, in California.

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bitat, alla scelta dei mate-riali ed alla sostenibilitàambientale.

Il primo passo è sicura-mente il sopralluogo,indispensabile per cono-scere la morfologia delterreno e la natura deglialberi in esso presenti8. Sipassa quindi alla cono-scenza dello stato di salu-te dell’albero o degli albe-ri sui quali si decide di intervenire, attraverso analisi visive estrumentali (verifica dendrostatica) sulle condizioni di salutedelle radici, del fusto e delle foglie9. Questo studio è accompa-gnato da ulteriori test che permettono di stabilire la resistenza ela portanza del legno che costituisce la pianta.

La casa che su di esso sarà costruita deve integrarsi nel modopiù completo con l’albero che la ospita e questo non soltanto perun motivo legato all’inserimento nell’habitat ed al rispetto perl’ambiente ma anche perchè l’albero è costantemente sottopostoad una serie di sollecitazioni (torsione, oscillazione, sollevamen-to), provocate dal vento, da movimenti del terreno ma anche

Capitolo 8188

9 - Un metodo di indagine non invasiva, dapoco messo a punto, è il VTA (Visual TreeAssessment). È una metodologia di valuta-zione delle condizioni strutturali dell’albe-ro che basa il sistema di controllo visualetradizionale su principi biomeccanici.Questo metodo prevede l’identificazione dipossibili sintomi esterni che si possonomanifestare in un albero quando al suointerno vi sono difetti di tipo fisico o mec-canico. Il VTA, inoltre, stabilisce i criteri divalutazione di controllo del pericolo dicrollo o rottura.

8 - Particolarmente adatti sono le querce, itigli, i frassini, i faggi, i noci, i castagni, glialberi da frutta adulti, i cedri, i pini e gliabeti.

Beach Rock treehouse, progettata dall’architettogiapponese Kobayahsi, Okinawa, Giappone.

Casa albero.

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dalla naturale crescita della pianta, con conseguente dilatazioneed allungamento del tronco e dei rami e sviluppo della chioma.

Il modo migliore per agganciare la casa all’albero è l’uso dicavi di acciaio fissati ai rami attraverso cinture in tessuto.L’acciaio garantisce la flessibilità della costruzione che può cosìassecondare tutti i movimenti dell’albero senza danneggiarlo. Lecinture in tessuto proteggono la corteccia dalle abrasioni e quin-di dall’attacco di insetti e parassiti. In ogni caso si deve evitarel’uso di chiodi o bulloni che intaccherebbero l’integrità struttu-

rale dell’albero.Una progettazione seria

e consapevolerichiedel’intervento di architetti,artigiani, giardinieri edesperti del paesaggio,ognuno dei quali devefornire il proprio contri-buto al fine di ottenere lasoluzione più congrua alsingolo caso. Non puòesistere infatti una casauguale per tutte le esi-genze in quanto la forma,

Albero casa 189

Casa albero.

Casa-osservatorio sull’albero, costruita da BillComphere al Gifford Pinchot National Forest,tra le montagne della Catena delle Cascate(Cascade Range) che attraversa lo Stato diWashington.

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le dimensioni, lo sviluppo planimetrico e spaziale sono stretta-mente dipendenti dal contesto ambientale nel quale si deve inter-venire e dalla dimensione e conformazione degli alberi. In basealla natura dell’albero, alla sua accessibilità e alla dimensionedel fusto e dei rami, si stabiliscono le caratteristiche dall’abita-zione: dimensione, peso, altezza dal suolo, sistema di collega-mento all’albero. Le costruzioni possono presentare uno svilup-po orizzontale o verticale, ad uno o più livelli, più o meno arti-colate. Possono essere strutture composte da più volumi connes-si tra loro tramite scale o ponticelli. Alcune abitazioni sonosospese fra due alberi, altre volte si poggiano sui rami più robu-sti alcuni dei quali, a volte, vengono inglobati nella struttura del-l’abitazione, integrandosi con essa.

L’aspetto legislativo ed urbanistico che attiene a questo tipodi architettura non è sempre chiaro ed esaustivo, dipendendodalla normativa in vigore nei vari Paesi in cui si realizza. In alcu-ni casi, infatti, queste costruzioni vengono classificate comestrutture temporanee e pertanto esenti da particolari oneri, in altricasi sono considerate costruzioni a tutti gli effetti (specialmentese di dimensioni notevoli e fornite di impianti tecnici per la for-nitura di acqua, gas ed elettricità) e quindi soggette a tutte le nor-mative tecniche che fissano i requisiti di sicurezza e comfort.

La più antica casa sugli alberi ancora oggi esistente in Europa

Capitolo 8190

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risale al XVII secolo e sitrova a Pitchford Hall inInghilterra; la più grande almondo si trova nel Texased è stata progettata dall’ar-chitetto americano HorraceBurgess.

L’abitazione, alta trentametri, è stata costruita suun enorme albero centrale,circondato da altri alberiche hanno fatto via via dasupporto alla casa durantele sue fasi di ampliamento.

8.4 Nuove forme ed espressioni di costruzioni sugli alberi

Negli ultimi anni sono stati banditi concorsi di idee finalizza-ti allo studio di nuove soluzioni progettuali che hanno riscontra-to enorme interesse non solo in ambito accademico ma ancheindustriale e che si sono concretizzate con l’elaborazione di pro-totipi di studio o veri e propri modelli seriali introdotti sul mer-

Albero casa 191

La più grande casa-albero del mondo relizzata aCrossville, Texas.

La più antica casa-albero in Europa si trova inInghilterra ed è stata costruita su un grandealbero di lime, nel 1692, a Pitchford Hall nelShropshire.

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cato mondiale. Il panora-ma internazionale è oggimolto ricco di proposte diforme insediative originalied accattivanti.

In Giappone, nella cittàdi Okinawa, è stato realiz-zato un ristorante sui pos-senti rami di un alberoGajumaru, raggiungibileattraverso una scala ester-na elicoidale o attraversoun ascensore ricavatoall’interno del fusto.

Nella forestadi Auckland,in Nuova Zelanda, un teamdi professionisti (PacificEnvironments ArchitectsNZ), ha progettato il YellowTree House: una strutturain legno, a forma di boz-zolo di farfalla, destinataad ospitare un lussuoso

Capitolo 8192

Interni del Yellow Tree House. Il ristorante puòospitare 18 persone, mentre i servizi e la cucinasono a terra.

Ristorante costruito su un grande albero inGiappone.

Yellow Tree House, Pacific EnvironmentsArchitects NZ, Auckland, Nuova Zelanda.

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ristorante-bar da costruireattorno ad una gigantescasequoia redwood.

L’opera è stata fissata altronco di una sequoia dicirca 40 anni di età, a dodicimetri di altezza ed è rag-giungibile attraverso unapasserella sopraelevata tragli alberi, costruita con

legno riciclato. Il guscio è stato realizzato con listelli di legno dipino che avvolgono una porzione del tronco, mentre il pavimen-to è in legno di pioppo. I listelli del guscio sono distanziati traloro e questo permette un’ottima illuminazione naturale duranteil giorno ed un suggestivo effetto nelle ore notturne.

Rifugi di lusso o piccoli ripari per amanti della natura sonoinvece le proposte di Tom Chudleigh, di Lukasz Kos e di moltialtri progettisti più o meno legati al tema della sostenibilitàambientale.

Chudleigh, carpentiere e costruttore di barche, ha progettato erealizzato, nel 2007, la Free Spirit Sphere, una sofisticata casasferica che può essere sospesa nel vuoto attraverso cavi aggan-ciati ai tronchi dei robusti alberi che popolano le foreste dell’i-

193Albero casa

Vista notturna del Yellow Tree House.

Alcune immagini della Free Spirit Sphere.

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sola di Vancouver, in Canada.La struttura, in legno e vetroresina, è dotata di bagno con

sauna, angolo cottura, zona letto e relax e le finestre ad oblògarantiscono ampie vedute dell’esterno.

Lukasz Kos, studente della facoltà di Architettura e Design diToronto, ha pensato, per il suo progetto di una casa sull’albero,alla lanterna giapponese sui trampoli. Un’elegante struttura chefluttua all’interno di una foresta di abeti del lago Muskoka,nell’Ontario e che emana luce dal suo interno. I quattro tronchiintorno ai quali la costruzione è realizzata, attraversano l’unitàabitativa per tutta la sua altezza che si sviluppa su tre livelli.

Trae spunto dalle cupole geodetiche di Richard BuckminsterFuller, la 02 Sustainability Tree Housedi Dustin Feider, realiz-zata con tela di canapa, cartone ed eco-resine riciclate. Il risulta-

Capitolo 8194

Trasporto del modulo abitativo Free SpiritSphere.

Particolare del sistema di aggangio e viste di interno del modulo abitativo Free Spirit Sphere.

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to è una semisfera traslu-cida che brilla come unatorcia quando è illumina-ta dall’interno. La strut-tura, sospesa agli alberiattraverso cavi in acciaio,è facilmente montabile esmontabile determinandocosì un limitatissimoimpatto ambientale.

Strutture ricettivecostruite sugli alberi costi-tuiscono oggi una tipolo-gia ad ampia diffusione.Alberghi e bed & break-fast nascosti tra le chiomedegli alberi si trovano unpò ovunque: albergatoritedeschi, svizzeri, france-si, italiani, offrono vacan-ze ecologiche, a contattocon la natura, in conforte-voli camere sospese tra i

Albero casa 195

Vista notturna della casa sull’albero di LukaszKos.

Interno della casa tra gli alberi di Lukasz Kos.

02 Sustainability Tree Housedi Dustin Feider.

La “Lanterna” di Lukasz Kos.

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rami di possenti alberi, raggiungi-bili attraverso scale o rampe e col-legate tra loro da ponticelli sospesi.

Il Baumhausè il primo hotelsugli alberi realizzato in Germania.Sono cinque appartamenti costruitiad un’altezza di 8-10 metri da terra,all’interno del parco dei diverti-menti Kulturinsel Einsiedel, inSassonia. Costruito nel 2005, l’an-no successivo ha vinto il GermanTourism Award.

Nel luglio del 2010, ad Harads,in Svezia, è stato inaugurato ilTreehotel. Si trova a 60 km dalCircolo Polare Artico ed è statoprogettato da architetti locali perconto di due imprenditori (Britta eKent Lindvall), che hanno volutorealizzare un originale e lussuosoritrovo per gli amanti della natura.Si tratta di un complesso alberghie-ro composto da unità abitative,

Capitolo 8196

Il Judkas Troll familienhaus è ilrifugio preferito dai bambini chevisitano il parco KulturinselEinsiedel perchè, oltre ad essere ilpiù alto, la leggenda narra che que-sta sia stata la casa di una famigliadi trolls.

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dotate di tutti i comfort,costruite su alberi di pino, aduna altezza variabile da quattroa sei metri e raggiungibiliattraverso scale e ponticellisospesi. Le abitazioni hannouna superficie di 15-30 metriquadrati, tutte dotate di serviziigienici autonomi. A queste siaggiunge una cabina per lasauna alimentata a legna, per12 persone ed un modulo per lacolazione.

Ogni modulo è diverso dal-l’altro per forma e dimensionied anche l’arredamento è intema.

Il materiale da costruzione èprevalentemente il legno manon manca l’alluminio, il vetroe la plastica. I moduli sono statirealizzati a terra e, successiva-mente, posizionati sugli alberi.

197Albero casa

Il mirrorcube progettato dagli architettiTham & Martin Videgård. La cabina(4x4x4 m), è realizzata con una strutturadi alluminio fissata ai tronchi degli alberie rivestita esternamente con vetri a spec-chio che riflettono la natura circostante eil cielo. Gli interni sono rivestiti in com-pensato e le finestre permettono una vistadi 360°.

I tronchi d’albero che attraversano lacabina ed ai quali è collegata la struttura,sono visibili all’interno dell’unità.

The cabin, progettato da Mårten Cyren &Gustav Cyren per il Treehotel.

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Tutti gli ambienti sonodotati di sistema di riscal-damento elettrico a pavi-mento. Attualmente sonostate realizzate sei unità(the Cabin, the BlueCone, the Bird’s Nest, theMirrorcube, the UFO, aHome with a view), magli imprenditori prevedo-no la realizzazione di 24moduli nei prossimi cin-que anni.

Ma se la nuova moda di trascorrere la vacanza in un albergocostruito sugli alberi si è affermata in Europa soltanto da pocotempo, in altri Paesi questo è un uso abbastanza comune. È suf-ficiente rivolgersi ad una qualunque agenzia viaggi o, più sem-plicemente, collegarsi ad internet per avere a disposizione unavasta scelta di alberghi e resort realizzati secondo tale principio.Africa, Brasile, Costa Rica, Hawaii, India, Australia e molti altriPaesi offrono soluzioni interessanti per trascorrere qualche gior-no in luoghi esotici, resi ancora più interessanti e suggestivi dallapossibilità di soggiornare in strutture immerse nella vegetazione.

Capitolo 8198

The UFO, progettato da Bertil Harström.

Fase di trasporto di un modulo abitativo.

Il Blue Cone in costruzione.

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Nella foresta pluviale checirconda la città di Kerala, inIndia, è stato realizzato unalbergo le cui camere, fornitedi tutti i comfort, sono incima ad alberi alti anche 30metri.

Accanto a soluzioni lus-suose in cui l’intervento del-l’uomo spesso altera gli equi-libri ambientali, è possibiletrovare anche proposte piùvicine ai concetti di ecososte-nibilità. Il Tree House Lodge,in Costa Rica, sorge all’inter-no della riserva naturale diGandoca-Manzanillo. Attornoad un albero secolare è statorealizzato un alloggio, conservizio doccia, che puòospitare fino a sei persone. Ilmateriale utilizzato per lestrutture è il legno degli albe-

199Albero casa

Il Tree House Lodge Costa Rica.

Il Green Magic Nature a Kerala, India.

Il Tsala Treetops Lodge, nella foresta sudafrica-na di Tsitsikamma, a pochi chilometri dalla baiadi Plettenberg. Ogni stanza è costruita sui ramidegli alberi più resistenti.

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ri caduti al suolo a causa di eventi naturali e non abbattuti dal-l’uomo, mentre per il rivestimento della copertura sono stati uti-lizzati materiali riciclati.

Tutte le abitazioni sono autosufficienti per quanto riguarda laproduzione di energia elettrica eacqua calda sanitaria, grazie apannelli fotovoltaici e di solare termico. I proprietari donano unaparte dei guadagni alla Green Iguana Foundationche si occupadella protezione e salvaguardia degli animali del luogo.

Quanto alle abitazioni familiari, la casa in legno costituisceoggi uno dei settori di maggior sviluppo della bioedilizia e l’in-teresse per le abitazioni costruite sugli alberi diventa sempre piùgrande, anche in funzione di un nuovo modo di concepire il rap-porto con l’ambiente e la natura. Numerosi sono gli studi pro-fessionali che si occupano di questo tipo di progettazione. Dal2003 lo studio tedesco Baumraum, diretto dall’architettoAndreas Wenning, progetta e realizza abitazioni sugli alberi, siaprefabbricate sia realizzate su misura. Anche in questo caso lecostruzioni vengono fissate agli alberi attraverso un sistema dicavi posti in tensione e cinghie in materiale tessile, per garantirel’integrità delle piante ed ottenere una buona flessibilità dellastruttura.

I mini appartamenti sono realizzati generalmente in larice opino douglas, con l’inserimento di parti metalliche, plastica e tes-

Capitolo 8200

Casa albero realizzata dalla società tedescaBaumraum.

Casa Ontano e Quercia. Baumraum.

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suto. Per l’isolamentodelle pareti vengonoimpiegati materiali ecolo-gici e lane minerali.

In Italia, un team for-mato da tre architetti(Daniele Del Grande,Stefano La Rocca, DarioRomagnoli) ed un avvo-cato (Giosue Marigliano),ha fondato nel 2004 unostudio di progettazione diarchitetture sostenibili,

sia dal punto di vistaambientale sia economico, dando vita al progetto sperimentale“lacasasullalbero” che prevede la realizzazione di prototipi diabitazioni costruite sugli alberi, con l’obiettivo di “(...) ribalta-re il punto di vista: trasformare l’albero da elemento percepitodall’esterno, e troppo spesso solo da lontano, a punto di osser-vazione dal quale scrutare il mondo.”.

Particolare attenzione è volta alla scelta dei materiali che perlo più sono naturali, biodegradabili (corda, canapa, iuta, sughe-ro, giunco, bambù) e di recupero; gli impregnanti impiegati sono

201Albero casa

Casa Magnolia e Abete. Baumraum.

Casa sul Pero a Heilbronn, nel distretto diStoccarda. La terrazza, raggiungibile con unascala, si trova a 3,5 metri dal suolo, mentre lacasa, sostenuta da pali, è un metro più in alto edè collegata alla terrazza da una passerella.Baumraum.

La casa Djuren, realizzata dalla Baumraum vici-no Brema, è appoggiata ad una quercia e a quat-tro montanti metallici inclinati, annegati in unafondazione in c.a. La terrazza è sospesa all’albe-ro mediante tiranti in acciaio collegati ai ramiper mezzo di cinture in tessuto. Baumraum.

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di origine minerale mentre le vernici sono vegetali. Altrettantacura è posta al risparmio delle risorse naturali, con l’utilizzo diimpianti fotovoltaici, di solare termico, ventilazione naturale esistemi per il recupero delle acque piovane.

Le loro abitazioni si integrano con la natura degli alberi suiquali vengono costruite e in base a questi assumono la forma e ledimensioni.Essenze diverse come abeti, aceri, faggi, pini, plata-ni e querce costituiscono le fondazioni sulle quali la casa si svi-luppa. Sono nate così la Casa Joras, nel Parco del Pollino; laCasa Hausetin Belgio e molte altre soluzioni che prevedonoanche la semplice realizzazione di rifugi o terrazze tra gli alberi,come la Casa Franki, la Casa Morganao la Casa O&G, nellaMaremma toscana.

La Casa Jorasè un’abitazio-ne unifamiliare (per 2-3 perso-ne), sospesa su cinque faggiattraverso un sistema di traviagganciate agli alberi tramitetiranti in acciaio. I faggi fannoparte integrante della casa: unodi essi la attraversa per tutta lasua altezza (due piani), sbucan-do dal tetto, mentre gli altri

Capitolo 8202

Modello di studio dellaCasa Joras.www.lacasasullalbero.itCasa Joras. www.lacasasullalbero.it

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costituiscono la struttura delledue verande che si sviluppanosu una superficie complessiva di70 mq. La piattaforma postasulla copertura consente unavisione panoramica del conte-sto. L’abitazione è fornita ditutti gli impianti necessari perrenderla autosufficiente in qual-

siasi stagione dell’anno tra cui un impianto di solare termico perla produzione di acqua calda sanitaria. Il progetto ha vinto ilprimo premio al concorso di architettura+xm-plusform 2007.

Una scuola materna di Hauset, in Belgio, ha commissionato aiprofessionisti il progetto per una struttura sospesa su abeti affin-

chè i bambini potessero avereun contatto più diretto con lanatura ed acquisire fin da picco-li il senso di rispetto per l’am-biente.

Casa Franki è un piccolorifugio poggiato su una piatta-forma appesa a due grandi quer-ce. La capanna, chiusa con

203Albero casa

Casa Hauset. www.lacasasullalbero.it

Casa Hauset. www.lacasasullalbero.it

Casa Joras. www.lacasasullalbero.it

Casa Franki. www.lacasasullalbero.it

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infissi scorrevoli, è dotata di un camino per riscaldare l’ambien-te nelle giornate invernali.

Anche la Casa Morganaè un piccolo rifugio che si sviluppasu due betulle. Al piano superiore vi è un ambiente chiuso, dalledimensioni molto contenute, che fa da riparo durante la stagionefredda.

In Francia, l’ex pubblicitariofrancese Alain Laurens, ha fon-dato un’azienda artigianale, Lacabane perchée, che progetta erealizza case sugli alberi in tuttaEuropa.

Per i proprietari di un agritu-rismo in provincia di Viterbo,Laurens ha progettato nel 2006un mini appartamento di 44 mqda realizzare su una querciasecolare (pare che l’albero abbiacirca 800 anni, è alto 23 metri eha 40 metri di chioma). L’abitazione è stata costruita interamen-te in legno di cedro rosso americano. La fornitura di acqua, gased elettricità avviene attraverso condotte sotterranee che si svi-luppano per circa seicento metri di lunghezza.

Capitolo 8204

Casa sull’albero realizzata da La caba-ne perchée.

Casa Morgana. www.lacasasullalbero.it

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205Albero casa

Casa sull’albero in un agriturismo nelle vici-nanze di Viterbo. Progetto di A. Laurens.

Casa sull’albero in un agriturismo nelle vicinanze diViterbo. Progetto di A. Laurens.

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In Inghilterra, la Blue Forestè forse la società più attiva nellaprogettazione e realizzazione di abitazioni sugli alberi ed edificisostenibili. Il fondatore, Simon Payne e suo fratello Andy, hannovissuto la loro giovinezza in Kenya, dove sono cresciuti a con-tatto diretto con la natura. La Blue Forestnasce proprio da que-sta esperienza e dal desiderio di offrire all’uomo un’occasioneper vivere in una dimensione più naturale.

Negli Stati Uniti, Henri David Thoreau10 e Ralph WaldoEmerson11, si possono annovarare tra coloro che hanno traccia-to le fondamenta dei con-cetti legati al rispetto dellanatura e alla sostenibilità.Dopo di loro molti si sonoappassionati ai temi ambien-tali, fino a giungere ainostri giorni e alle semprepiù numerose proposte ditesti sull’argomento chemostrano come realizzarecostruzioni eco-sostenibilie vicine alla natura. Traquesti, Pete Nelson, pro-gettista e costruttore di

Capitolo 8206

10 - Henri David Thoreau (1817-1862),filosofo e scrittore. La sua opera autobio-grafica Walden, ovvero La vita nei boschi, èuna riflessione sul rapporto dell’uomo conla natura.

11 - Ralph Waldo Emerson (1803-1882),scrittore, saggista, filosofo, nonchè poeta,fu autore del saggio Nature, pubblicato nel1836.

Casa su un pino costruita da Peter Lewis nel suddel Main, su una base metallica esagonale.

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case sugli alberi,autore di libri in cui sono raccolti interessantiprogetti di abitazioni tra gli alberi12.

Nel 1997 l’architetto americano Robert Harvey Oshatz, pro-getta la Wilkinson Residence, una casa tra gli alberi nei dintornidi Portland, per una famiglia di musicisti. L’abitazione si svilup-

pa in altezza e le sue formeorganiche si integrano con ilverde delle fronde che la cir-condano. Interamente realiz-zata in legno, parte dellastruttura è avvolta da ampiepareti vetrate che mantengo-no un costante rapporto conl’esterno.

Nel maggio del 2008, alMass MoCA(MassachusettsMuseum of ContemporaryArt) di North Adams (nelBerkshire, vicino a Boston) èstata inaugurata la mostra sulpaesaggio e la sua architettu-ra intitolata Badlands: NewHorizons in Landscape; in

207Albero casa

Wilkinson Residencedi R. H. Oshatz.

Esterni ed interni della Wilkinson Residencedi R. H. Oshatz.

12 - Nelson P., New treehouses of theworld, H. N. Abrams, New York 2009.

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questa occasione sono state presentate, tra l’altro, numerose pro-poste di case sugli alberi, tutte improntate sul criterio della soste-nibilità.

8.5 Piantare casa

Sempre nell’ottica della sostenibilità e del risparmio energeti-co, un’idea originale giunge da Mitchell Joachim, ricercatore delMIT Media Lab, del Massachusetts Institute of Technology, chepropone la realizzazione di case prodotte dagli alberi, control-landone lo sviluppo del tronco e dei rami affinchè questi acqui-siscano forme adeguate a costituire un vero e proprio involucroabitativo. Per ottenere ciò, la struttura dell’albero viene modella-ta secondo schemi prestabiliti, intrecciando i rami durante la lorocrescita, per ottenere l’ossatura delle pareti. Queste, rinforzatecon ramoscelli ed arbusti, vengono poi riempite con terra crudae paglia, sulla quale èpossibile impiantarefiorio erba. Le pareti interne,sono previste in terracruda intoncata. Lefinestre sono in plastica

Capitolo 8208

Le fasi di crescita dell’albero casa.Il Fab Tree Hab, progettato da MitchellJoachim.

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di soia, flessibile ed ecologica. Il benessere termoigrometricodell’abitazione viene garantito dalla presenza del materiale vege-tale, dell’argilla presente nelle pareti e dal camino di ventilazio-ne passiva, ottenuto con un tronco cavo. È previsto anche unimpianto di pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica ed unsistema per il recupero dell’acqua piovana.

Un laghetto, nelle vicinanze della casa, con piante acquaticheper la fitodepurazione, garantisce la rigenerazione delle acquegrigie nonchè il nutrimento e la fertilizzazione dell’albero-casa.

Il tempo di crescita previsto per la struttura è di cinque anni.Il progetto appare eccellente dal punto di vista ecologico, ma

non sembra altrettantoeccellente dal punto divista ambientale se tenia-mo in considerazione ilfatto che per realizzarlo ènecessario forzare lo svi-luppo naturale della pian-ta. Questa tecnica ha ori-gini antichissime cherisalgono alla cosiddetta“Architettura in materialevivente” della quale parla

209Albero casa

Sezione della parete esterna e delle sue ramifi-cazioni nel terreno.

Spaccato del Fab Tree Hab.

Fab Tree Hab village.

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anche Rudolf Steiner (1861-1925). Il filosofo, esoterista e peda-gogista austriaco, riporta quanto da lui letto nella Cronaca diAkasha13, nella quale sono spiegate le tecniche costruttive prati-cate ad Atlantide: “Nella predisposizione urbanistica di Atlantidetutto era ancora legato alla natura (...). In origine l’insediamen-to assomigliava ad un giardino in cui le abitazioni si sovrappo-nevano fatte di alberi che in maniera guidata intrecciavano leramificazioni. Ciò che la mano dell’uomo costruiva provenivadalla Natura (...).”.

Secondo una leggenda si tramanda che la prima chiesa cri-stiana in Inghilterra fu una chiesa costruita con salici daGiuseppe di Arimatea. E si ritiene che anche le chiese costruitedai monaci irlandesi nel periodo compreso fra i primi secolipaleocristiani e l’VIII secolo (e di cui non si ha alcuna traccialapidea), fossero in salice.Nel VIII secolo, lo storicodell’architettura JamesHall, fu un convinto asser-tore della tesi secondo laquale gli elementi struttu-rali che caratterizzanol’architettura gotica (lecolonne nervate, le volte a

Capitolo 8210

13 - La Cronaca di Akashaè una specie dimemoria universale non scritta che conter-rebbe la descrizione di tutti gli avvenimen-ti passati, presenti e futuri. Trae le sue ori-gini dall’induismo secondo la cui dottrina èpossibile giungere alla memoria universaleattraverso la meditazione e la fusione con ilmacrocosmo.Steiner fece questa esperienza entrandonelle anime di personaggi del passato(come Giulio Cesare) e rivivendo le loroesperienze. Illustrazione di una chiesa in salice.

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crociera, i costoloni) trag-gono origine propriodalla natura e dall’archi-tettura a salice. A dimo-strazione di quanto affer-mato, costruì due chieseneo-gotiche utilizzando latipologia ad impiantovegetale.

Anche il teorico del-l’architettura franceseMarc-Antoine Laugier(1713–1769) nel suoEssai sur l’architecture,esprime la sua convinzio-ne secondo la quale lanatura è il principio origi-nario dell’architettura.

Nei primi anni delNovecento l’ingegneretedesco Arthur Wiechula,influenzato dagli scritti diJacob Lorber e Emanuel

Albero casa 211

Frontespizio dell’Essai sur l’architecture, diMarc-Antoine Laugier, edizione del 1755.

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Swedeborg, riprende il tema dell’archi-tettura vegetale e scrive un libro,Developing Houses from Living Trees,in cui descrive, anche con l’aiuto diillustrazioni, come poter realizzare abi-tazioni residenziali ed edifici pubbliciutilizzando rami di alberi vivi, intrec-ciati e curvati secondo le forme detta-te dalla sua fantasia e con finalità pret-tamente funzionali. Il sopraggiungeredella guerra fermò le sue sperimenta-zioni, fino agli anni ottanta del secoloscorso quando, anche se con unapproccio diverso, l’architetto tedescoRudolf Doernach, esponente di un’as-sociazione di architetti e artisti, laSanfte Strukturen14, promuove la rea-lizzazione di strutture ottenute con vir-gulti di salice appena recisi.

Il salice viene capitozzato, cioè sub-isce il taglio del tronco ad un’altezza di circa due o tre metri,affinchè produca un numero maggiore di rami che trovano unvasto impiego sia nei campi, per legare le viti o realizzare perti-

Capitolo 8212

Disegno di un ponte realizzato con gli alberi.Illustrazione tratta da Developing Houses fromLiving Treesdi Arthur Wiechula.

Studi sulla formazione di nodie tecnica di curvatura di ele-menti naturali vivi. Disegnitratti da Developing Housesfrom Living Trees di ArthurWiechula.

14 - Sanfte Strukturen (“Strutture miti”),nasce agli inizi degli anni settanta, con l’in-tenzione di promuovere tecniche di costru-zioni alternative facilmente accessibilianche a coloro che non avevano dimisti-chezza con il mondo delle costruzioni.

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che e forcelle, ma anche perrealizzare graticci per le strut-ture in terra cruda, oggetti emobili in vimini (Salix vimi-nalis). Per tali ragioni il salicefu, in passato, una piantamolto importante e già neglistatuti del 1311 che definisco-no la figura del mezzadro, isuoi compiti ed i suoi diritti, silegge che questi deve “ (...) piantare ogni anno 50 salici ricevu-ti dal padrone e curarne la crescita.”.

L’impianto avviene in primavera. I rami prelevati dall’alberovengono piantati nel terreno, legati insieme e, se necessario, ven-gono modellati secondo linee di curva predefinite. Con il temposi formano le radici e durante la crescita continua l’opera dimodellazione, fino all’ottenimento della forma desiderata che davita ad un’opera di architettura naturale, in continua trasforma-zione in funzione della stagione.

Questa tecnica ha il vantaggio di poter essere facilmenteadottata da una vasta fascia di popolazione che ha così l’oppor-tunità di avvicinarsi in modo alternativo alla natura ed ai suoimateriali. Sono stati pubblicati volumi ed articoli su riviste spe-

Albero casa 213

Esemplare di Salix viminalis.

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cializzate al fine di divulgare le tecniche sperimentate in questosettore. Doernach propose anche di sostituire il titolo “architekt”con il termine “biotekt” con il quale definisce la figura di un pro-fessionista che all’architettura tradizionale preferisce un approc-cio naturalistico, espressione di un’architettura vivente e in con-tinua riproduzione. Si tratta infatti di strutture costituite da ele-menti costruttivi vegetali piantati al suolo. Inizialmente si tratta-va di semplici archi o tunnel realizzati nei parchi o nei giardinidelle scuole, oggi le opere realizzate sono più grandi e più impe-gnative dal punto di vista costruttivo, divenendo dei veri e pro-pri spazi pubblici all’aperto.

I vantaggi offerti da questa architettura sono essenzialmentedi tipo ambientale in quanto garantiscono una maggiore produ-zione di ossigeno e, nel contempo, un maggiore assorbimento dianidride carbonica, la regolazione climatica, la crescita di verde,il risparmio energetico dovuto alla scelta di un materiale dacostruzione naturale che non produce inquinamento e non depau-pera le risorse energetiche del pianeta, la totale assenza di rifiutiderivanti dalla dismissione della costruzione che, in questo caso,subisce soltanto un depertimento organico a recupero totaleall’interno del ciclo di vita naturale; infine, l’aspetto formale edestetico in continua mutazione in funzione della crescita deglielementi arborei e del mutare delle stagioni. Si può definire come

Capitolo 8214

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l’estrema espressione dell’architettura organica. La scelta delsalice si deve alle sue particolari caratteristiche di malleabilità edelasticità, nonchè alla sua straordinaria forza ed adattabilità. È,inoltre, ampiamente diffuso in molte parti del mondo tra cuiEuropa, Asia e Nord America, con una varietà di trecento specie,ognuna delle quali presenta particolari peculiarità.

L’architettura di salice si è affermata nei Paesi del nordEuropa, in particolare in Germania, in Austria e in Svizzera, dovesi realizzano con sempre maggiore frequenza strutture ludiche ericreative all’interno di parchi giochi e scuole, ma anche opere

più imponenti come il Duomodi vimini (Weindendom) aRostock e lo Auerworldpalast,entrambi in Germania; ilLaboratorio di ricerca delParco Nazionale di Gesäuse, inAustria o il Ribimatte diHuttwill, in Svizzera.

Il Weindendom è stato rea-lizzato dal Sanfte Strukturensotto la guida di MarcelKalberer nel 2001. Il saliceviene appoggiato ad una leg-

Albero casa 215

Il Weindendom a Rostock.Architettura vivente realizzata da MarcelKalberer.

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gera struttura in acciaio chene modella la crescita secon-do lo schema architettonicodella cattedrale che, successi-vamente, viene rivestito dallacrescita del fogliame.

Anche l’Auerworldpalastèstato progettato da MarcelKalberer ed è stato premiatoalla biennale di Venezia nel2008.

All’interno del Parconazionale del Gesäuse, è statapiantata una cupola di rami disalice vivi che ospita un labo-ratorio di ricerca, sede di atti-vità scientifiche e didattiche.

Quanto all’aspetto norma-tivo, queste architetture viventinon vengono considerate deicorpi di fabbrica ma semplici impianti arborei e, per tale ragio-ne, non sono sottoposte ad alcun vincolo di tipo costruttivo nèall’ottenimento della concessione edilizia. È sufficiente, quindi,

Capitolo 8216

La cupola in salice vivo che ospita il Laboratoriodi ricerca del Parco Nazionale di Gesäuse, inAustria.

L’ Auerworldpalastdi Marcel Kalberer.

Il Weindendoma Rostock.

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contattare il comando forestale e, solo in particolari occasioniche prevedono la costruzione di grandi strutture destinate adospitare un numero elevato di persone, è richiesto il collaudo sta-tico dell’opera finita.

La modellazione di arbusti, tronchi e rami di alberi in fase dicrescita, è anche una forma di arte sperimentata nel passato, notaanche come arborsculpture, per ottenere oggetti ornamentali o diutilità come sedie e tavoli. Pionieri come John Krubsack (1858-1941) e Axel N. Erlandson (1884-1964), si sono dilettati ad inne-stare, potare, intrecciare e curvare tronchi e rami facendoli cre-scere secondo forme predefinite. In alcuni casi i tronchi vengo-no tagliati alla base e l’oggetto ottenuto, staccato dal suolo, noncresce più; altre volte l’opera non viene rimossa dal terreno, con-

tinuando a vivere ed a cresce-re. Le sculture vive richiedo-no una cura costante e moltapazienza a causa dei tempi dicrescita della pianta, a voltemolto lunghi.

Nel 1947 il giardiniereamericano Erlandson fondaun parco esotico a SantaCruz, in California, chiamatoModellazione di un albero.

Albero casa 217

Sedia realizzata da John Krubsak.

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The Tree Circus, in cui si pote-vano ammirare le sue creazioni,alcune delle quali avevanorichiesto un tempo molto lungoper essere portate a compimentocome, ad esempio, il BasketTree, ottenuto dalla modellazio-ne di sei alberi di sicomoro inne-stati tra loro attraverso 42 diver-se connessioni per ottenere laforma a canestro.

Sull’esempio di Erlandson edi Wiechula, altri personaggi sicimentano oggi in questa formadi arte-architettura come, adesempio i tedeschi KonstantinKirsch ed Herman Block, l’olan-dese Marinus Boezem, lo statu-nitense Richard Reames, l’ingle-se David Nash,che continuano ascolpire le piante in accrescimento per ottenere sculture o archi-tetture. Circa dieci anni fa, Kirsch e Block, hanno piantato 1.300frassini, uno accanto all’altro, secondo la planimetria di un’abi-

Il Basket Treedi Axel N. Earlandson.

Capitolo 8218

Uno dei numerosi esperimenti condottida Axel N. Earlandson.

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tazione, con l’intenzione di far crescere queste piante, interse-candole tra loro, fino ad ottenere le pareti della casa.

Marinus Boezem, nel 1987, ha invece piantato, ad AlmereHout (Paesi Bassi), un bosco ispirato alla cattedrale di NotreDame di Reims. Si tratta di 178 pioppi italiani (Populus nigra

Italica), disposti secondo loschema planimetrico dellacattedrale i cui percorsi inter-ni riproducono le nervaturedelle volte a crociera.

I pioppi scelti da Boezemhanno una vita trentennale,alla fine della quale, raggiun-ti i trenta metri di altezza(pari a quelli della Cattedraledi Reims), per la GreenCathedral avrà inizio unlento decadimento. Il caratte-re di temporaneità dell’opera,espressamente voluto dal pro-gettista è ulteriormente evi-denziato dal disegno dellasagoma della cattedrale che

I percorsi interni ripropongono le nervaturedelle volte.

La Cattedrale Verde di Boezem, ad AlmereHout, Flevoland, Paesi Bassi.

Albero casa 219

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Boezem ha ottenuto in negativo abbattendo querce e siepi di unaforesta limitrofa alla Green Cathedral. In questo modo, secondo”l’artista”, mentre la cattedrale di pioppi muore lentamente, lasua memoria si manterrebbe nel tempo, al crescere della vegeta-zione circostante.

Richard Reames vive e lavora in Oregon dove ha fondatol’Arborsmith Studios nell’ambito del quale realizza abitazioni,arredi, sculture, utilizzando come materia prima alberi e arbustiviventi. È autore di due volumi in cui spiega come ottenere leforme volute attraverso la modellazione degli alberi.

Anche lo scultore inglese David Nash si diletta a dare formaalle sue sculture viventi tra le quali ricordiamo la più famosa,l’Ash Dome (Cupola difrassino), realizzata nel1977 con ventidue albe-relli piantati a formareuna circonferenza del dia-metro di nove metri. Nel2004 Nash è stato insigni-to del prestigioso Orderof the British Empire.

Queste forme di arte earchitettura, se per certi

La Green Cathedral ed il suo “negativo”,Almere Hout, Flevoland, Paesi Bassi.

Disegno dell’Ash Domedi David Nash.

Capitolo 8220

L’Ash Domedi David Nash. Cae’n-y-Coed, vici-no al villaggio di Maentwrog, in Galles.

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versi possono considerarsi curiose ed originali, per altri possonoessere intese come la manifestazione evidente di quanto l’uomopossa influire in modo incisivo e determinante sulla natura.Personalmente mi è difficile apprezzare come opere d’arte quel-le che Erlandson mostra orgogliosamente nel suo parco esoticocaliforniano e che evocano piuttosto macabre sperimentazioni dilaboratorio. Nè ritengo educativo, da parte del signor MarinusBoezem, abbattere querce e siepi (risorse fondamentali per l’e-quilibrio del nostro pianeta), per riproporre in negativo la sago-ma della cattedrale di Notre Dame solo perchè la sua copia, rea-

lizzata con i pioppi nellevicinanze, non vivrà a lungocome l’originale che fortuna-tamente è ancora possibileammirare nel suo splendore aReims.

In un momento storico incui è sempre più forte lanecessità di sensibilizzarel’umanità verso atteggiamen-ti di maggiore tutela e rispet-to per le risorse ambientali edil mondo che ci ospita, simili

Albero casa 221

La cattedrale di Notre Dame a Reims.

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comportamenti, potrebbero risultare fuorvianti e di pessimoesempio per le generazioni future. Non deve sembrarci stranodunque se la natura a volte cerca di riappropriarsi di quanto leviene negato o usurpato. È il caso, ad esempio, degli alberi checrescono lungo i marciapiedi, le cui radici, costrette dal cemen-to, finiscono per invadere le pavimentazioni stradali. Altre voltegli alberi circondano ed invadono le costruzioni con le loro radi-

Capitolo 8222

Dettaglio della Kam tin tree housein cui si evidenzia la struttura muraria ormai deltutto circondata dai rami dell’albero.

Abitazione invasa dagli alberi.

Kam tin tree house, in Cina, è un vecchio alberobanyan, cresciuto attorno ad una casa in mattoni.

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ci ed i rami che si insinuano attraverso le strutture murarie, riap-propriandosi dei propri spazi rubati dall’invadenza dell’uomo.

8.5.1 Tecniche dell’architettura a salice

Esistono diverse tecnicheper la realizzazione di strut-ture viventi, dalle più sem-plici che prevedono l’im-pianto di singoli virgulti allatecnica a fasci.

L’impianto a singoli vir-gulti è la tecnica più antica etrae origine dai primitivisistemi costruttivi tempora-

nei adottati sin dall’età paleolitica che prevedevano il fissaggioal terreno di pertiche o rami lignei secondo una planimetria cir-colare, curvati e legati in cima, costituenti la struttura portantesulla quale disporre un rivestimento di pelli, zolle di terra ederba.

Oggi, piuttosto che utilizzare elementi lignei prelevati dallapianta e quindi non più in vita, si adotta il sistema di piantare vir-

Albero casa 223

Ricostruzione di una capanna estiva aurigna-ciana. Da M. Collura, Architettura in legno,Lo Monaco, Palermo 1968.

Struttura a singoli virgulti realizzata da RichardReames.

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gulti di salice disposti secon-do una disposizione planime-trica circolare, sull’esempiodei nostri predecessori; que-sti, una volta cresciuti, ven-gono legati in cima a formareuna cupola. Questo tipo ditecnica è stata adottata, comeabbiamo già avuto modo diconoscere, per la realizzazio-ne di strutture ludiche perasili, scuole e parchi giochinei quali è possibile impian-tare anche strutture a tunnel,labirinti o ambienti a piantaovale.

I virgulti possono essereanche intrecciati tra loro e modellati secondo configurazioni pre-definite; è quello che hanno fatto Krubsac, Erlandson e gli altripersonaggi già citati nel precedente paragrafo.

Esiste poi una tecnica che prevede la realizzazione di impal-cature sulle quali vengono inserite piante rampicanti che cre-scendo ricoprono interamente la struttura portante. Le impalca-

Capitolo 8224

Dettaglio della struttura del Treedome diKonstantin Kirsch.

Treedomerealizzato da Konstantin Kirschnel 1992, intrecciando i virgulti in fase dicrescita.

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ture possono essere fatte conrami, elementi lignei oacciaio. Queste strutture,oltre a costituire un gradevo-le arredo per ville e giardini,sono adottate come pergolatie schermature solari. La tec-nica di far crescere i virgultidi salice sulle impalcaturemetalliche permette di otte-nere ambienti coperti didimensioni maggiori di quan-to è possibile avere con lesole piante.

La tecnica a fasci consiste,invece, nel legare insieme uncerto numero di virgulti disalice ottenendo fasci divario spessore, con i quali èpossibile costruire strutturemolto resistenti, con luci chepossono raggiungere i dodicimetri. Questa tecnica ha ori-

Tradizionale abitazione irachena realizzatacon la tecnica Mudhif.

Bassorilievo sumero in cui è rappresentatauna capanna Mudhif.

Albero casa 225

Tecnica Mudhif applicata all’architettura di salice.

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gini molto remote e si fa risalire all’età sumerica quando gli arabidelle paludi mesopotamiche, solevano comporre spessi fasci dicanne palustri con cui realizzavano ogni tipo di costruzione,dalle abitazioni ai luoghi di culto. Nota come tecnica Mudhif,dall’Iraq si è poi diffusa in Europa dove è stata ulteriormente svi-luppata anche ad opera del gruppo Sanfte Strukturen che ne hapromosso la diffusione in molti Paesi.

Un ulteriore sviluppo della tecnica tipo Mudhif consiste nellegare i fasci di salice a tubi curvi in acciaio che ne determinanola modellazione secondo archi di dimensioni predefinite. I tubi inacciaio costituiscono una struttura temporanea in quanto, manmano che i fasci crescono prendono il posto dei tubi che con ilpassare del tempo si ossidano perdendo anche le caratteristichedi resistenza originarie che vengono sostituite da quelle dei fascivegetali.

8.5.2 Ponti-radice

Nel Nord-Est dell’India, nella foresta di Cherrapunji, esistonodei ponti viventi realizzati dal popolo indigeno War-Khasis perattraversare i corsi d’acqua che, numerosi, percorrono il territo-rio. Questa tecnica risale ad un tempo immemorabile e sfrutta lestraordinarie proprietà di un albero, il Ficus elastica(una specie

Capitolo 8226

Base di un tronco di Ficus elastica.

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di albero della gomma indiano), che presenta un sistema radica-le estremamente forte. Dai tronchi di questo albero, infatti, fuo-riescono radici secondarie molto resistenti che vengono attorci-gliate intorno ai massi che si trovano sul letto del corso d’acquao intorno ad un tronco di palma di betel (Areca catechu), cheviene adagiato tra le due sponde e che permette all’attraversa-mento di mantenere un andamento rettilineo. Le radici, crescen-

Albero casa 227

Ponte-radice nella foresta di Cherrapunji, regione di Meghalaya, Nord-Est dell’India.

Pavimentazione di un ponte-radice.

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do, avvolgono con forza sempre maggiore il tronco, aumentandocosì le dimensioni del passaggio.

Se il letto del fiume presenta una larghezza elevata, il troncodi betel avvolto dalle radici, viene sospeso ai rami dei ficus chesi trovano tra le due rive. Quando le radici raggiungono la spon-

Ponte-radice nella foresta di Cherrapunji.

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da opposta queste vengono interrate affinchè attecchiscano econtinuino la loro esistenza.

Il completamento di questi ponti, alcuni dei quali sono lunghioltre cento piedi, richiede un tempo di circa 10-15 anni, conclu-si i quali il ponte è al massimo della sua efficienza e poichè que-ste strutture sono viventi, continuano a crescere aumentandosempre più la resistenza strutturale che permette di sostenerecarichi anche molto impegnativi.

Esistono esemplari risalenti a circa cinquecento anni fa, anco-ra oggi utilizzati dalla popolazione locale. Uno dei più suggesti-vi è senz’altro lo Umshiang Double-Decker Root Bridge: un bel-lissimo ponte a due elevazioni.

8.6 Un condominio-foresta a Torino

Nel dicembre del 2011 sarà completato a Torino 25 Verde, uncondominio-foresta realizzato su un’area di 3500 mq. L’edificiosarà costituito da 63 abitazioni inserite in una struttura metallicache si sviluppa su sei piani fuori terra, articolata come gli alberidi una foresta e che si intreccia con piante a medio ed alto fustodisseminate nel cortile interno, attorno all’edificio, incastrate trai terrazzi degli appartamenti o piantate in grandi vasi.

Albero casa 229

Rendering del progetto 25 Verde.

Il ponte a due elevazioni Umshiang Double-Decker Root Bridge.

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Specchi d’acqua, pas-serelle sospese e mantierbosi sui tetti completa-no l’opera.

Il progetto, elaboratodagli architetti LucianoPia e Ubaldo Bossolono,si fonda sui principi dellabioarchitettura e dell’ef-ficienza energetica, rag-giungibile attraverso una serie di soluzioni quali l’isolamento acappotto, la realizzazione di pareti ventilate, schermature solari,uso di energia geotermica15, sistemi per la raccolta e il riusodelle acque meteoriche.

La presenza massiccia di vegetazione garantisce ottime con-dizioni di comfort ambientale grazie all’abbattimento delle pol-veri sottili, alla protezione dal rumore, all’ombreggiamento esti-vo e ai benefici sul microclima in quanto si prevede una produ-zione di circa 150.000 litri di ossigeno all’ora durante la notte.

Rendering del progetto 25 Verde.

15 - Le falde acquifere che si trovano nelsottosuolo e la presenza del fiume Po con-sentono un razionale sfruttamento dell’ac-qua. È prevista la realizzazione di un gene-ratore elettrico a pompa di calore per il tra-sferimento dell’acqua sanitaria e dell’acquaper il riscaldamento nel periodo invernale earia fresca per il raffreddamento degliambienti in estate.

Rendering del progetto 25 Verde.

Capitolo 8230

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Indice

243

Premessa..........................................................................................................9Introduzione.............................................................................................11Cap.1. La simbologia dell’albero............................. ...................................27

1.1 L’Albero Cosmico............................................................................271.2 L’Albero rovesciato..........................................................................491.3 L’Albero della Vita...........................................................................541.4 L’Albero delle Sephiroth..................................................................701.5 L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male

e l’Albero del Sapere........................................................................741.6 L’Albero Alchemico..........................................................................821.7 L’Albero Mistico..............................................................................90

Cap.2. Le foreste: sacralità e magia...............................................................95 2.1 Boschi mistici e fantastici.................................................. ..............952.2 Foreste combattenti........................................................................1122.3 Le creature dei boschi...................................................................116

Cap.3. Alberi di dèi - Alberi di santi............................................................1253.1 Teofania vegetale............................................................................1273.2 Alberi e dèi.....................................................................................1303.3 Alberi e santi..................................................................................139

Cap.4. Alberi magici....................................................................................143Cap.5. Albero Antenato......................................................................... ......153

5.1 Albero delle origini.................................................... ....................1535.2 Albero filogenetico.........................................................................159

Cap.6. Albero della Libertà..........................................................................163Cap.7. Alberi in festa....................................................................................169

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Indice244

7.1 Alberi di Maggio e dell’Abbondanza............................................1697.2 Una festa popolare in Sicilia: la “festa di li schetti” a Terrasini.......174

Cap.8. Albero casa.......................................................................................1798.1 Abitare tra gli alberi.......................................................................1798.2 Abitare dentro gli alberi.................................................................1848.3 La casa sugli alberi.........................................................................1878.4 Nuove forme ed espressioni di costruzioni sugli alberi.................1918.5 Piantare casa...................................................................................2088.5.1 Tecniche dell’architettura a salice................................................2238.5.2 Ponti-radice..................................................................................2268.6 Un condominio-foresta a Torino.....................................................229

Riferimenti bibliografici..............................................................................231

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aree scientifico–disciplinari

area 01 – Scienze matematiche e informatiche

area 02 – Scienze fisiche

area 03 – Scienze chimiche

area 04 – Scienze della terra

area 05 – Scienze biologiche

area 06 – Scienze mediche

area 07 – Scienze agrarie e veterinarie

area 08 – Ingegneria civile e Architettura

area 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione

area 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche

area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

area 12 – Scienze giuridiche

area 13 – Scienze economiche e statistiche

area 14 – Scienze politiche e sociali

Il catalogo delle pubblicazioni di Aracne editrice è su

www.aracneeditrice.it

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Finito di stampare nel mese di ottobre 2011dalla ERMES. Servizi Editoriali Integrati

via Quarto Negroni, 15 — 00040 Ariccia (RM))per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma