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L a discussione innescata dal libro di Mau- rizio Ferraris (Manifesto del nuovo reali- smo) e la serie di convegni sul «new rea- lism» potrebbero indurre a pensare che la realtà sia finalmente (e ufficialmente) rientrata nel discorso filosofico. La sua eclissi andrebbe ricondotta, per Ferraris, soprattutto al pensiero postmoderni- sta, le cui buone intenzioni si sono rovesciate in al- trettanti effetti-paradosso: il sogno di una società più solidale e liberata dalla «tirannia della ragione» si è tradotto nel populismo mediatico e nell’alluci- nazione permanente del reality; e il relativismo an- ti-illuminista (con la «verità» alleggerita tra virgo- lette ironiche) ha spianato la strada ai dogmi della Chiesa. Su questo versante socio-politico, il Manife- sto ha pagine taglienti e disintossicanti. Ma quando affronta il nucleo dell’equivoco postmodernista (il credo costruttivista, per cui «non ci sono fatti, ma solo interpretazioni») per introdurre un «nuovo re- alismo» fondato su una realtà oggettiva indipen- dente dagli schemi cognitivi dell’osservatore, ci si trova a disagio. Una simile prospettiva — così come quella, recentemente proposta da Eco, di un reali- smo «negativo», fondato su «uno zoccolo duro del- l’essere» — è stata infatti disegnata molte volte pri- ma (e meglio): soprattutto in un ambito, la biologia evoluzionistica, che dalla filosofia continua a esse- re ignorato e/o frainteso... Lo stesso Ferraris — che pure rivaluta l’oggettività fattuale e concettuale del- la scienza — tiene a smarcarsi dalla pretesa della scienza stessa a invadere terreni non suoi. Eppure, basterebbe avvicinarsi senza pregiudizi non solo all’evoluzione, ma anche alle sue confer- me e integrazioni più recenti (genetiche, neurobio- logiche, embriologiche), per trovare risposte davve- ro innovative e convincenti su tante questioni filo- sofiche e socio-psicologiche; per accorgersi che non c’è nessun reingresso della realtà nel discorso filosofico, per il semplice motivo che non ne è mai uscita, e che la liquidazione del postmodernismo (presentata come un funerale) è solo la visita a una tomba da tempo ricoperta di rampicanti. Prendiamo due libri-chiave. Nel primo (L’altra faccia dello specchio, 1973), Konrad Lorenz — risa- lendo a sue ipotesi degli anni Trenta — inserisce la connessione tra «soggetto conoscente» e «oggetto conosciuto» nel profondo del processo evolutivo, mostrando come gli schemi concettuali con cui gli organismi viventi «leggono» il mondo esterno sia- no informazioni adattative: dal paramecio che scan- sa l’ostacolo ai complessi comportamenti umani (o, come diceva Popper, dall’ameba a Einstein, acco- munati dal procedere per tentativi ed errori) cono- scere equivale a sopravvivere. Rifacendosi a Donald Campbell, Lorenz inscrive questa attitudine entro un «realismo ipotetico». Nel secondo libro (Sulla materia della mente, 1993), l’immunologo-neuro- scienziato Gerald Edelman parla invece di «reali- smo condizionato», riferendosi a come il nostro corredo (neuro)fisiologico rappresenti e ridefinisca in continuazione le vastità di un ambiente «senza etichette»: proprio come l’evoluzione (la selezio- ne), il nostro cervello opera in modo strutturato e «aperto». Per Edelman, un simile realismo è l’uni- Il suicidio filosofia Da biologia e neuroscienze le risposte più profonde sul senso ultimo della vita della Le scoperte sui meccanismi della mente superano le ambizioni del «new realism» L’inserto continua online con il «Club della Lettura»: una community esclusiva per condividere idee e opinioni di SANDRO MODEO i ll dibattito filosofico sul «new realism» è stato avviato da Maurizio Ferraris, autore del «Manifesto del nuovo realismo» (Laterza, pagine 126, e 15). I meccanismi della mente e il rapporto tra scienza e filosofia sono indagati da: Konrad Lorenz, «L’altra faccia dello specchio» (Adelphi, 1973; ristampato nel 1999); Gerald Edelman, «Sulla materia della mente» (Adelphi, 1993); Mark Denny-Alan McFadzean, «Engineering Animals. How Life Works», (Belknap, Harvard University Press, 2011). Nelle foto, dall’alto: Maurizio Ferraris e Konrad Lorenz. La filosofia analitica (che nasce e si sviluppa nel mondo anglosassone) e la filosofia continentale (legata all’Europa) sono i due grandi sistemi di pensiero entro cui si sono sviluppate le correnti filosofiche del Novecento apparentate per ambiti d’interesse, forme argomentative, metodi d’indagine. A contrapporsi sono di fatto due diversi modi di fare filosofia: uno rigoroso e scientifico (analitico), l’altro creativo e letterario (continentale) 4 La paranoia del complotto di GIOVANNI BELARDELLI L’incursione La lagna dei sudisti di ALESSANDRO LEOGRANDE 5 Come sarà il futuro di MATTEO PERSIVALE Come è stato il futuro di MARIO PORQUEDDU Orizzonti 6 Paternalismo e denaro di MASSIMO GAGGI e FEDERICO FUBINI 10 Nuovi linguaggi Post-digitali senza nostalgia di LEANDRO PISANO 11 Visual Data I segreti del libro perfetto di CRISTINA TAGLIETTI Caratteri 13 Narrativa Romanzi di (s)formazione di IDA BOZZI 15 La notte a Teheran di ALESSANDRO PIPERNO 17 Saggistica Il marketing della sovversione di GUIDO VITIELLO 18 Poesia Riscoprire Whitman di ROBERTO GALAVERNI 19 Compleanni Gli 80 di Ettore Mo 20 Le classifiche dei libri La pagella di ANTONIO D’ORRICO Sguardi 22 Pasolini pittore di VINCENZO TRIONE Littell critico d’arte di STEFANO MONTEFIORI 26 Il restauro Quel copione di Donatello di ARTURO CARLO QUINTAVALLE 27 Il personaggio Birnbaum, video star di RACHELE FERRARIO Percorsi 28 Graphic Novel Sognando la foresta di MARINO NERI 30 La data Calvino cantautore indie pop di FRANCESCO CEVASCO 31 La biografia Federer, l’ultimo campione di MARCO IMARISIO 32 L’officina Cronaca di un esorcismo di ERRICO BUONANNO 34 Patrimonio italiano La dolce vita dei Cesari di CARLO VULPIO Sommario Il dibattito delle idee R R R corriere.it/lalettura 2 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012 Codice cliente: 98695

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  • Ladiscussione innescata dal libro di Mau-rizio Ferraris (Manifesto del nuovo reali-smo) e la serie di convegni sul new rea-lism potrebbero indurre a pensare chela realt sia finalmente (e ufficialmente)rientrata nel discorso filosofico.La sua eclissi andrebbe ricondotta,per Ferraris, soprattutto al pensiero postmoderni-sta, le cui buone intenzioni si sono rovesciate in al-trettanti effetti-paradosso: il sogno di una societpi solidale e liberata dalla tirannia della ragionesi tradotto nel populismo mediatico e nellalluci-nazione permanente del reality; e il relativismo an-ti-illuminista (con la verit alleggerita tra virgo-lette ironiche) ha spianato la strada ai dogmi dellaChiesa. Su questo versante socio-politico, ilManife-sto ha pagine taglienti e disintossicanti. Ma quandoaffronta il nucleo dellequivoco postmodernista (ilcredo costruttivista, per cui non ci sono fatti, masolo interpretazioni) per introdurre un nuovo re-alismo fondato su una realt oggettiva indipen-dente dagli schemi cognitivi dellosservatore, ci sitrova a disagio. Una simile prospettiva cos comequella, recentemente proposta da Eco, di un reali-smo negativo, fondato su uno zoccolo duro del-lessere stata infatti disegnata molte volte pri-ma (e meglio): soprattutto in un ambito, la biologiaevoluzionistica, che dalla filosofia continua a esse-re ignorato e/o frainteso... Lo stesso Ferraris chepure rivaluta loggettivit fattuale e concettuale del-la scienza tiene a smarcarsi dalla pretesa dellascienza stessa a invadere terreni non suoi.Eppure, basterebbe avvicinarsi senza pregiudizi

    non solo allevoluzione, ma anche alle sue confer-me e integrazioni pi recenti (genetiche, neurobio-logiche, embriologiche), per trovare risposte davve-ro innovative e convincenti su tante questioni filo-sofiche e socio-psicologiche; per accorgersi chenon c nessun reingresso della realt nel discorsofilosofico, per il semplice motivo che non ne maiuscita, e che la liquidazione del postmodernismo(presentata come un funerale) solo la visita a unatomba da tempo ricoperta di rampicanti.

    Prendiamo due libri-chiave. Nel primo (Laltrafaccia dello specchio, 1973), Konrad Lorenz risa-lendo a sue ipotesi degli anni Trenta inserisce laconnessione tra soggetto conoscente e oggettoconosciuto nel profondo del processo evolutivo,mostrando come gli schemi concettuali con cui gliorganismi viventi leggono il mondo esterno sia-no informazioni adattative: dal paramecio che scan-sa lostacolo ai complessi comportamenti umani(o, come diceva Popper, dallameba a Einstein, acco-munati dal procedere per tentativi ed errori) cono-scere equivale a sopravvivere. Rifacendosi a DonaldCampbell, Lorenz inscrive questa attitudine entroun realismo ipotetico. Nel secondo libro (Sullamateria della mente, 1993), limmunologo-neuro-scienziato Gerald Edelman parla invece di reali-smo condizionato, riferendosi a come il nostrocorredo (neuro)fisiologico rappresenti e ridefiniscain continuazione le vastit di un ambiente senzaetichette: proprio come levoluzione (la selezio-ne), il nostro cervello opera in modo strutturato eaperto. Per Edelman, un simile realismo luni-

    Il suicidio

    filosofiaDa biologia e neuroscienzele risposte pi profondesul senso ultimo della vita

    della

    Le scoperte sui meccanismi della mentesuperano le ambizioni del new realism

    Linserto continua onlinecon il Club della Lettura:

    una community esclusivaper condividere idee e opinioni

    di SANDRO MODEO

    i

    ll dibattito filosofico sulnew realism stato

    avviato da MaurizioFerraris, autore del

    Manifesto del nuovorealismo (Laterza,pagine 126, e 15).

    I meccanismi della mentee il rapporto tra scienza

    e filosofia sono indagati da:Konrad Lorenz, Laltrafaccia dello specchio

    (Adelphi, 1973; ristampatonel 1999); Gerald Edelman,

    Sulla materia della mente(Adelphi, 1993); Mark

    Denny-Alan McFadzean,Engineering Animals. How

    Life Works, (Belknap,Harvard University Press,

    2011). Nelle foto,dallalto: Maurizio Ferraris

    e Konrad Lorenz.La filosofia analitica (che

    nasce e si sviluppa nelmondo anglosassone) e la

    filosofia continentale(legata allEuropa) sono i

    due grandi sistemi dipensiero entro cui si sono

    sviluppate le correntifilosofiche del Novecento

    apparentate per ambitidinteresse, forme

    argomentative, metodidindagine. A contrapporsi

    sono di fatto due diversimodi di fare filosofia: uno

    rigoroso e scientifico(analitico), laltro creativo e

    letterario (continentale)

    4 La paranoia del complottodi GIOVANNI BELARDELLILincursioneLa lagna dei sudistidi ALESSANDRO LEOGRANDE

    5 Come sar il futurodi MATTEO PERSIVALECome stato il futurodi MARIO PORQUEDDU

    Orizzonti6 Paternalismo e denaro

    diMASSIMO GAGGIe FEDERICO FUBINI

    10 Nuovi linguaggiPost-digitali senza nostalgiadi LEANDRO PISANO

    11 Visual DataI segreti del libro perfettodi CRISTINA TAGLIETTI

    Caratteri13 Narrativa

    Romanzi di (s)formazionedi IDA BOZZI

    15 La notte a Teherandi ALESSANDRO PIPERNO

    17 SaggisticaIl marketingdella sovversionedi GUIDO VITIELLO

    18 PoesiaRiscoprire Whitmandi ROBERTO GALAVERNI

    19 CompleanniGli 80 di Ettore Mo

    20 Le classifiche dei libriLa pagelladi ANTONIO DORRICO

    Sguardi22 Pasolini pittore

    di VINCENZO TRIONELittell critico dartedi STEFANO MONTEFIORI

    26 Il restauroQuel copione di Donatellodi ARTURO CARLO QUINTAVALLE

    27 Il personaggioBirnbaum, video stardi RACHELE FERRARIO

    Percorsi28 Graphic Novel

    Sognando la forestadi MARINO NERI

    30 La dataCalvino cantautore indie popdi FRANCESCO CEVASCO

    31 La biografiaFederer, lultimo campionedi MARCO IMARISIO

    32 LofficinaCronaca di un esorcismodi ERRICO BUONANNO

    34 Patrimonio italianoLa dolce vita dei Cesaridi CARLO VULPIO

    Sommario

    Il dibattito delle ideeRRR corriere.it/lalettura

    2 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012

    Codice cliente: 98695

  • co ismo superstite, in un cimitero di ismi incui la tomba del postmoderno viene circondata dacappelle e mausolei (monismo e dualismo, raziona-lismo e idealismo, e cos via).In questa prospettiva, il ruolo centrale viene assunto

    dal cervello e dal sistema nervoso: nei termini di Lo-renz, laltra faccia dello specchio, che per metafo-ra suggestiva ma impropria, perch i substrati neurona-li che ci permettono di accendere delle scene sulmondo non agiscono come superfici passive, ma comestrutture attive e creative, gi a livello percettivo. Lo ve-diamo in tutti i sistemi nervosi che hanno preceduto ilnostro. Proseguendo una distinzione tra s e nons avviata dalle cellule grazie alla membrana 3miliardi e mezzo di anni fa, levolversi di tali sistemi una sequenza di modelli interni del mondo esterno,via via pi complessi secondo le variazioni climatiche, ilmutare dellambiente, la crescente competizione traspecie: si va dai proto-sistemi nervosi di certi vermi(302 neuroni con schemi basici di orientamento) a quel-li di pesci, anfibi e rettili, fino ai paleo-mammiferi (gicapaci di emozioni e memoria episodica) e ai neo-mam-miferi (in cui la corteccia consente di percepire la pro-fondit e i neuroni-specchio di provare empatia).

    Ma in questa successione non c un progresso: levo-luzione, nonostante la sua storicit e fatte salve leestinzioni sempre contemporanea: i batteri, dacui tutto cominciato, ne sono i veri vincitori. In unrecente, straordinario libro (Engineering Animals), i bio-logi Mark Denny e Alan McFadzean ricostruiscono neidettagli non solo la genesi dellanatomia e la bio-mecca-nica di decine e decine di animali (come il volo deglialbatros), ma anche i meccanismi sensoriali e cognitivi,cio proprio i loro modelli interni del mondo ester-

    no. Tra le tante sequenze memorabili: il gusto dei pan-da rossi (con recettori peculiari del dolce); ludito atti-vo dei pipistrelli (i cui sonar leggono in anticipo i rilie-vi della roccia); il campo visivo elettrico dellanguilla;e la fitta elaborazione che presiede allorientamento deipiccioni, con mappe cerebrali che integrano lattenzio-ne al sole, alle stelle, ai poli, alle linee costiere.

    La lezione duplice. In primo luogo, elimina il pro-blema del noumeno kantiano, la cosa in s posta al dil dei sensi e della ragione: il nesso tra la realt l fuo-ri (il brulichio di atomi e molecole della materia, ani-mata o inanimata) e quella l dentro o l dietro (ilcorredo neurofisiologico) un incessante dialogo dina-mico. Se i cervelli non sono specchi, non sono tuttavianemmeno proiettori su uno schermo inerte (come vor-rebbe il costruttivismo); e il loro interagire col mondo(secondo le predisposizioni delle specie e, in forma pisottile, degli individui) vanno a formare una fantasma-goria di letture del mondo, tra loro fittamente intreccia-te. Nello stesso tempo, tutto questo ci ricorda che tuttinoi siamo dei patchwork plasmati dal bricolage diunevoluzione che adatta strutture remote a funzioni

    nuove, mescolando le specie: eanche qui, non soltanto a livelloanatomico (i polmoni come svi-luppo delle branchie), ma a livel-lo di schemi percettivi ed emoti-vo-cognitivi: basti pensare al no-stro cervello rettiliano, al fattoche le proteine attive nelle nostreconnessioni neuronali siano quel-le delladesione cellulare di anti-chissime spugne, o che un genedecisivo nel predisporre al lin-guaggio (il Fox P2) sia stato e siaadibito nelluomo e in altri ani-

    mali alla funzione respiratoria, senza la cui modula-zione non potremmo parlare.Certo, questa continuit/contiguit delluomo col re-

    sto del vivente coesiste con una netta discontinuit: pro-prio il linguaggio e la coscienza di essere coscienti(esiti di alte integrazioni tra aree cerebrali) ci hanno per-messo di penetrare la realt con acquisizioni spiazzanti,a partire da quelle contro-intuitive della scienza, da cuiabbiamo appreso a correzione dei nostri sensi chela terra gira intorno al sole o che gli oggetti sono compo-sti di atomi. Ma non dobbiamo sopravvalutare (n, be-ninteso, sottovalutare) questa attitudine. Per quantopossiamo spingere in avanti i nostri confini conoscitivicon astrazioni teoriche e prolungamenti tecnici dei no-stri sensi (dal telescopio al microscopio) o delle nostrefacolt cognitive (il computer), la nostra raffigurazionedel mondo sar sempre condizionata e mediata dai no-stri vincoli evolutivi e neurofisiologici. E lo stesso valeper le pi raffinate speculazioni teologiche e filosofi-che, per le possibilit dellimmaginazione, per le pi az-zardate elaborazioni linguistiche: tutte le nostre protesiconcettuali pi estreme (la Divinit e lInfinito, lEsseree il Nulla) si perdono come frecce scagliate nellindeter-minato, o vanno a sbattere sul mondo esterno, l fuo-ri, perch vanno a sbattere, simultaneamente, sui limi-ti del nostro cervello, l dentro. In questottica, anchela dorsale pi provocatoria della proposta di Ferrarise del new realism tenere scissa lontologia dallepi-stemologia, il discorso sullessere dalla teoria della cono-scenza rischia di risultare poco pi di un elegantesofisma, se non un mezzo improprio per proteggerelautonomia della filosofia dalla scienza.Edoardo Boncinelli scrive spesso come la biologia si

    possa trascendere, ma non ignorare. un adagio chepu essere rovesciato: ignorare la biologia, in fondo, lunico modo per poter avere lillusione di trascenderla.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sculture davanti a una chiesadi Hvar, Croazia, fotografateda Dario Lanzardo(1934-2011) da Leternogioco del doppio (ArTema)

    Monismo e dualismo, razionalismo e idealismoappaiono come tombe in un cimitero di ideesorpassate. Per essere efficaci, i pensatori dovrebberosmettere di trascurare levoluzione e le sueintegrazioni pi recenti genetiche e embriologiche

    Rovine

    RRR

    IL TEMPO UN BASTARDO

    Un grandissimo romanzo: leggetelo.Sandro Veronesi

    PREMIO PULITZERPER LA LETTERATURA 2011

    QUARTA

    EDIZIONE

    in tutte le libreriee in eBook su

    3LA LETTURACORRIERE DELLA SERADOMENICA 1 APRILE 2012

    Codice cliente: 98695

  • Secondo unopinionemolto diffusa, larealt non mai come appare perchi veri protagonisti delle decisioninon rilasciano interviste, non vannoin televisione, ma restano semprenellombra. E quel che noi crediamo di cono-scere , invece, soltanto ci che loro voglio-no farci conoscere. Loro, secondo questa os-sessione del complotto che in Italia ha una cir-colazione assai ampia, sono di volta in volta ipoteri forti, i servizi segreti pi o meno devia-ti, la Cia e gli americani, le mafie, il Mossadovvero, per nonmandare in pensione una del-le versioni pi antiche della teoria del com-plotto, puramente e semplicemente gliebrei. Per qualcuno la discesa in politica diBerlusconi nel 1994 sarebbe stata preventiva-mente concordata con la mafia, per qualcunaltro (e non un osservatore qualunque, malex presidente della Repubblica Cossiga) ne-gli eventi che di quella discesa furono causaindiretta le inchieste di Mani pulite e la cri-si del sistema dei partiti cera senzaltro lozampino degli Stati Uniti e della Cia.

    Nel novembre scorso, dopo le dimissionidel presidente del Consiglio Berlusconi, le in-terpretazioni complottiste si diffusero a mac-chia dolio sul Web e non solo: perfino LeMonde vide allorigine del governo Montiuna trama maturata negli ambienti di Gold-man Sachs. Nel 2010 lex parlamentare di AnGustavo Selva dichiar che la rottura tra Fini eBerlusconi nasceva dalla contiguit del presi-dente della Camera con la massoneria (ma cin-que anni prima La Russa, Gasparri e Matteoliavevano addirittura ipotizzato uniniziazionemassonica di Fini da parte di Amato e Chi-rac, membri con lui della Convenzione euro-pea).

    Se negli anni Settanta si parl delle sedi-centi Brigate rosse, fu appunto per lidea chedietro il terrorismo di Curcio e Franceschini vifossero trame e soggetti di ben altro colore econ ben altri scopi rispetto a quelli dichiaratinelle risoluzioni strategiche delle Br. Per annianche storici come Franco De Felice o NicolaTranfaglia hanno dato credito alla teoria di undoppio Stato che legherebbe tutti, e tuttispiegherebbe, i misteri della nostra storia. Na-turalmente, non che le vicende italiane difet-tino di misteri, di episodi oscuri, di fatti maichiariti in modo convincente. Ma ci che di-

    stingue la sindrome del complotto un saltodi immaginazione: partendo da fatti che sonoalmeno in parte veri, si d corpo allidea diuna grande cospirazione come vero motoredegli eventi storici. questo lelemento distin-tivo di ci che lo storico Richard Hofstadterchiam lo stile paranoico in un famoso sag-gio di quasi cinquantanni fa (Lo stile paranoi-co nella politica americana), finalmente tra-dotto in italiano sullultimo numero della Ri-vista di politica diretta da Alessandro Campi(Rubbettino), che dedica vari articoli proprioal tema del complotto.

    Nel corso del XX secolo ricorda Hofsta-dter lo stile paranoico riport un trionfo as-soluto nella Germania di Hitler, che pretese digiustificare la propria politica antisemita co-me reazione a un complotto ebraico, ma fuben presente anche nei processi staliniani, do-minati da una costante ossessione della con-giura. Unossessione che era presente anchein alcuni esponenti della destra americana,convinti che, a partire dal New Deal di Roose-velt, i vertici del governo fossero infiltrati daicomunisti. Nel 1951 il senatore McCarthy de-nunci una vasta cospirazione che a suo di-re aveva tra i propri capi il segretario di StatoGeorge C. Marshall, le cui decisioni serviva-no sempre e invariabilmente la politica mon-diale del Cremlino.

    Che si tratti dei deliri anticomunisti del se-natore McCarthy, della descrizione del com-plotto ebraico contenuta nei famigerati Proto-colli dei Savi anziani di Sion (ancora oggi mol-to diffusi in alcuni Paesi arabi), del ricorso aun doppio Stato o a qualche grande vec-chio per spiegare la vera storia dellItalia

    repubblicana, limmaginario complottista uti-lizza un modello che nella sua struttura sem-pre lo stesso. il modello come sostieneRaoul Girardet in un testo anchesso pubblica-to sulla Rivista di politica che venne uti-lizzato dallabate Barruel nelle sue Memorieper servire alla storia del giacobinismo, del1797. Di fronte alla necessit di spiegare quel-levento straordinario che era la Rivoluzionefrancese, Barruel la consider appunto comeil risultato di un complotto massonico voltoalla distruzione della civilt cristiana. Altri, ne-gli anni seguenti, chiameranno in causa piut-tosto gli ebrei o i gesuiti come veri capi delcomplotto destinato alla conquista del poteremondiale. Ma la struttura del paradigma com-plottista restava invariata: unorganizzazionepotentissima e segreta; lutilizzazione di ognimezzo per il raggiungimento dei propri scopi;limportanza attribuita al controllo dei mezzidi informazione e del sistema finanziario in-ternazionale; la presenza di rituali e pratichecriminali.

    Rispetto agli esempi ottocenteschi citati daGirardet, lossessione del complotto assumeoggi altre forme ed evoca altri responsabili(anche se non sempre, perch gli ebrei e Israe-le rappresentano purtroppo un evergreen del-lossessione complottista). Ma utilizza unastruttura che ancora fondamentalmente lastessa. A determinare il costante successo del-le teorie del complotto, anche delle pi invero-simili che costantemente circolano sul Web,sta infatti sempre una medesima esigenza: lanecessit di trovare spiegazioni semplici per ifenomeni complessi, impersonali e opachidel mondo globalizzato nel quale viviamo.Quando la societ soffre osserv mile Du-rkheim sente il bisogno di trovare qualcu-no a cui attribuire il suomale, qualcuno su cuivendicarsi delle sue delusioni. Per tanti pic-coli negozianti francesi che a fine Ottocentosoffrivano le conseguenze della crisi economi-ca, era di ben scarsa soddisfazione sapere chea ridurli sul lastrico era stata una entit imper-sonale e inafferrabile come il mercato. As-sai meglio prendersela con le trame ordite daiRothschild e dai loro confratelli ebrei.

    La forza di ogni teoria complottista, ci chene favorisce il successo, dunque il fatto cheessa fornisce una spiegazione semplice di ciche complicato e spesso mai interamentespiegabile (chi affetto dalla sindrome delcomplotto non crede alleterogenesi dei fini,cio al fatto che gli avvenimenti non corri-spondono mai del tutto alle intenzioni inizialidei protagonisti). Ma per lItalia possiamo ipo-tizzare che la facilit con cui molti credono acomplotti e congiure, ai grandi vecchi o aipezzi di Stato che tramano nellombra e tut-to decidono, si alimenti anche di una cronicasfiducia nelle istituzioni. probabile insom-ma che nel nostro Paese la sindrome del com-plotto, unendosi al dilagante sentimento anti-politico, di questo condivida la popolarit e ilsuccesso.

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    {

    Cisono i sudisti e ci sono i meridionalisti. Idue termini non sono affatto sinonimi.Anzi, indicano due predisposizionimentali del tutto opposte. Ilmeridionalismo storico (quello diSalvemini, Dorso, Rossi-Doria...) non ha mai messoin discussione lUnit dItalia e ha sempre rifiutato itoni apocalittici, perch intimamente reazionari. Hasempre pensato che lanalisi dei mali del Suddovesse essere inquadrata in un progetto criticorazionale, e che la soluzione dei problemi potessevenire solo allinterno di una cornice democratica enazionale. Salvemini era sprezzante non solo controgli artefici a vario titolo della disunit dItalia,ma soprattutto contro i Coc del Mezzogiorno,emblema di quella piccola borghesia incolta,parassitaria, immobile, avvezza al particolare.Oggi i Coc sono dilagati e si sono incistati nelleamministrazioni locali. Il sudismo non ha niente ache fare con tutto questo. Non altro che lasempiterna ripetizione dellelogio del buon tempoandato. Il credere che il Regno di Napoli fosse ilmigliore dei regni possibili, che 150 anni di Unitsiano un cumulo di violenza e rapina ai danni diuna societ idilliaca, priva di crepe. Di contro cunaltra variante del sudismo: linterpretare il Sudcome Inferno irredimibile. Una terra lazzarona,dove le anime belle muoiono o vengono uccise, onon riescono a fare un bel niente. Una terra amarache impone sempre e comunque un aut aut:rimanere e perire; o andarsene per sempre. Oggi ilmeridionalismo pare moribondo, mentre i sudismi

    sono vivi e vegeti, e hanno disseminato una fucinadi luoghi comuni difficile da estirpare. Il lamentoneoborbonico ha in Pino Aprile (autore di Terroni eGi al Sud) il suo maggior rappresentante. Quandoparla della conquista del Sud, Aprile forniscenumeri da genocidio. Scambia i briganti devoti allatriade Dio, patria (di Franceschiello) e famiglia permartiri della libert. Ma soprattutto dimentica lagrande tradizione del repubblicanesimomeridionale, anche con le sue sconfitte (quelleraccontate da Martone in Noi credevamo, perintenderci). Le rivendicazioni di Aprile rinfocolanouna furia diffusa che cova sotto la cenere. I suoilibri agitano i sogni separatisti di una classedirigente locale che si crede immacolata tantoquanto destinataria di poche risorse. Di furia parlaanche Angelo Mellone nel suo recente poema Addioal Sud. Apparentemente siamo agli antipodi diAprile. Mellone si definisce un fottutonazionalista, e avrebbe volentieri impalato un podi briganti. Ma, pagina dopo pagina, la sua tetradescrizione di uno sfascio abitato da diavoli, dalquale occorre congedarsi ora e subito in attesa diimprobabili eroici ritorni, appare come laltra facciadella medaglia. Il sudismo nazionalista (Melloneevoca addirittura unadesione ideale alla Repubblicasociale) va di pari passo con il sudismoneoborbonico, mentre sullo sfondo aleggia il solitosudismo folclorico, calderone di tic, pregiudizi,stereotipi come nel film Benvenuti al Sud di LucaMiniero. Impossibile non provare una profondanostalgia del meridionalismo che fu: intransigentema lucido, riformista, attento alle analisi. In gradodi cogliere ci che si sottrae alla dissipazione perdifenderlo e irrobustirlo. A Sud si pu vivere, eanche impegnarsi. Certo, con grandi difficolt. Mabasta con le solite caricature e le lagne reazionarie.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di GIOVANNI BELARDELLI

    RRR

    di Nicola Saldutti

    Dal mare, verso il mezzo dellintera isola,cera una pianura; la pi bella e la pi fertile ditutte le pianure, e rispetto al centro sorgevauna montagna non molto alta. Crizia cheparla del mito di Atlantide. Per Diogene

    Laerzio, biografo, Platone discendeva daPoseidone, dio del mare. Da parte di padrecera re Codro, da parte di madre, Solone.Bello pensare che uno dei padri del pensierosia in qualche modo arrivato su unonda.

    RRR

    RRR

    Tranfaglia, Gustavo Selva, perfino Le MondeNon tramonta mai lossessione delle trame

    Lincursione

    Il dibattito delle ideeCambusa

    Platone e Poseidone

    ILLU

    STRA

    ZION

    EDI

    FRANCE

    SCACA

    PELLINI

    CON APRILE E MELLONELA LAGNA REAZIONARIADEL SUD CHE NON C PI

    di Alessandro Leogrande

    Neoborbonici e repubblichiniIl pensiero meridionale oggi

    pare moribondo, mentrei sudismi hanno disseminatouna fucina di luoghi comuni

    difficile da estirpare

    StereotipiDallabate francese Barruel

    al senatore americanoMcCarthy, limmaginariocospirazionista utilizza

    sempre lo stesso modello

    La paranoia del complotto

    Contro i ringraziamentialla fine dei libri (brutti)

    V orrei suggerire un altro decreto algoverno Monti: labolizione deiringraziamenti alla fine di un libro.Prima, in libreria, leggevi la prima paginaper saggiare il tono. Adesso corriallultima pagina perch vuoi sapere inmodo morboso fatti intimi della vitadellautore. Fidanzati, figli, mamme, amicidel cuore, editor, agenti, colleghi.Ci sono scrittori che scrivono libri gelidi, epoi per in quellultima pagina fannosciogliere lacrime. I ringraziamenti sonoavvincenti, hanno frasi bellissime. Ilromanzo ci perde sempre nel confrontocon le parole dedicate a coloro chehanno aiutato lautore a portare atermine lopera. Abolirli vuol dire ucciderela tentazione di leggere soltanto quelli.

    Francesco Piccolo RIPRODUZIONE RISERVATA

    Alessandro Leogrande Vicedirettore del mensile Lo Straniero. autore di Uomini e caporali (Mondadori 2008, con cui ha vinto il PremioNapoli e il Premio Sandro Onofri) e Il naufragio (Feltrinelli 2011).

    Sindromi Cia, Mossad, massoni, gesuiti: per molti ci sono loro dietro tutti i misteri

    Vizi editoriali

    4 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012

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  • {Il dibattito delle ideeInfezioni da carcere

    di Giuseppe Remuzzi

    i

    Sopra le righe appena uscito A Plague of Prisons: theEpidemiology of Mass Incarceration in Americadi Ernest Drucker, medico esperto di salutepubblica. Negli Usa vanno in carcere 754persone su 100 mila pi che altrove (lAmerica

    ha il 5 percento della popolazione del mondo eil 25 percento dei carcerati). Ma i drogati perDrucker si dovrebbero curare o almeno ci sidovrebbe provare. Metterli in carcere e bastaserve solo a diffondere Aids e tubercolosi.

    Il presente supera la fantasia: perci indagano lavvenire Aug,Attali, Morin. E il fisico Michio Kaku: il mondo tra centanni

    Come sar il futuro

    Lo scaffaleValerio Evangelisti

    (Bologna, 1952), autore delciclo di romanzi

    dellinquisitore Eymerich, considerato il maestroitaliano della letteratura

    di genere fantasye di fantascienza; il suo

    ultimo romanzo, One BigUnion, racconta

    il movimento operaio negliUsa di inizio 900; di Tullio

    Avoledo (Valvasone, Pn,1957), altro nome di puntadella fantascienza italiana,

    gli ultimi libri sonoLe radici del cielo

    (multiplayer.it editore,2012) e Un buon posto

    per morire, (scrittoinsieme a Davide Boostadi Leo, Einaudi Stile libero,

    2011). La mostra delleatrocit di James G.

    Ballard edito da Feltrinelli

    iIl saggio

    Sintitola Fisica del futuro(traduzione di Sergio Orrao e

    Valeria Lucia Gili, Codiceeditore, pp. 457,

    e 29) il libro che lo studiosoe divulgatore scientifico

    nippo-americano MichioKaku (nato in California nel

    1947) ha tratto dai suoicolloqui con circa trecento

    scienziati sullavveniredellumanitIl dibattito

    Di recente sono usciti altrilibri sulle prospettive delgenere umano. Leditore

    Raffaello Cortina ha appenapubblicato il libro di Edgar

    Morin La via (pp. 297,e 26), mentre Futuro di

    Marc Aug uscito da BollatiBoringhieri (pp. 194, e 9). Da

    segnalare anche lopera diJacques Attali Breve storia

    del futuro (Fazi, 2007)

    Evangelisti: siamo fermi al cyberpunk. Caronia: il capitalismoha divorato tutto. Avoledo: non vero, noi siamo gli alieni

    Come stato il futuro

    diMATTEO PERSIVALE

    diMARIO PORQUEDDU

    Senel 1981 mi fossi presen-tato nellufficio di un edi-tore con la proposta diun romanzo di fanta-scienza ambientato nel2011 e in quella proposta ci fosse stata unanormale descrizione del nostro mondodoggi, mi avrebbero detto che era impossi-bile, che quello descritto era unmondo ridi-colo. Privo di senso... Immaginare nel 1981che il petrolio avr un effetto destabilizzan-te sul clima globale, che unepidemia alta-mente contagiosa di una malattia letale atrasmissione sessuale avr effetti devastan-ti sullAfrica, New York verr attaccata daestremisti islamici che distruggono duegrattacieli e lAmerica reagisce con dueguerre in Medio Oriente e Asia Centrale?Leditore mi avrebbe sbattuto fuori dallaporta... Certo, avrebbero ammesso che den-tro quella proposta cerano una mezza doz-zina di trame avvincenti per altrettanti ro-manzi di fantascienza, ma tutte nello stessoromanzo? Impossibile.

    Per spiegarci con sintesi ed eleganza cheil futuro non pi quello di una volta ci vo-leva William Gibson (nella tradizionale in-tervista che la Paris Review americana faagli scrittori sul loro metodo di lavoro), checon Neuromante (Mondadori) ha battezza-to il cyberpunk e ha creato due trilogie diromanzi che raccontano un futuro fatto dimegalopoli, di multinazionali che si sonosostituite ai governi, di hacker e droga a vo-lont. Ma dal 2003 a oggi ha pubblicatounaltra trilogia, la terza, ambientata nellan-no precedente alluscita del libro. Perch,appunto, il presente ha scavalcato la scien-ce fiction.

    ovvio che sempre esistita una corren-te di autori da Ray Bradbury a J.G. Bal-lard per arrivare a Gibson che hanno usa-to il futuro per raccontare il presente. Ma altrettanto ovvio che diventato molto picomplicato annusare il futuro in un mondoad alto tasso di imprevedibilit che, peresempio, se da una parte sempre pi intri-so di scienza dallaltra manifesta sempre dipi linfluenza della religione.

    Di recente ci hanno raccontato il futuroJacques Attali (Breve storia del futuro, Fa-zi), Marc Aug (Futuro, Bollati Boringhieri)e Edgar Morin (La via. Per lavvenire del-lumanit, Raffaello Cortina). Ma forse nonresta che fare come Michio Kaku, scienzia-to titolare della cattedra Henry Semat di fisi-ca teoretica al City College di New York checon ammirevole curiosit e tenacia ha inter-vistato in modo straordinariamente appro-fondito trecento degli scienziati pi impor-tanti per la Bbc, per Discovery Channel eper Science Channel. Alla fine dei colloquiha scritto Fisica del futuro. Come la scienzacambier il destino dellumanit e la nostravita quotidiana entro il 2100, Codice edito-re) per aiutarci a pensare limpensabilecome ha scritto la New York Times BookReview.

    Da bambino, Kaku costru un accelerato-re di particelle nel garage di casa e da allo-ra, per fortuna dei suoi lettori (e dei suoi

    studenti) non ha perso il gusto quasi infan-tile dello stupore davanti alla scienza, del re-stare a bocca aperta davanti alle possibilitdel futuro. Cos Kaku (il professore anchesu Twitter: @michiokaku) accompagna illettore con chiarezza ammirevole chetutti avremmo voluto nei nostri insegnantiai tempi della scuola attraverso le pro-spettive delle biotecnologie, dellintelligen-za artificiale, chiedendo a tanti esperti diaiutarci a immaginare lo sviluppo nel lorocampo entro i prossimi cento anni. Cartesia-namente, ha dedicato i capitoli a Il futurodei computer: mente e materia, Il futurodellintelligenza artificiale: lavvento dellemacchine, Il futuro della medicina: oltrei confini della perfezione, Nanotecnolo-gia: tutto dal nulla?, Il futuro dellener-gia: energia dalle stelle, Il futuro dei viag-gi spaziali: verso le stelle, Il futuro dellaricchezza: vincitori e vinti (con brutte noti-zie per i contemporanei fautori dellugua-glianza sociale) e Il futuro dellumanit. buffo che il futuro telecinesi, teletra-sporto, invisibilit assomigli per certiversi a quello che tv e cinema hanno imma-ginato in Star Trek e Guerre Stellari, cosache Kaku ha serenamente ammesso in unlibro di qualche anno fa (Il futuro imiterStar Trek). tragico che per certe malattie da quelle terribili come alcuni tipi di tu-more a quelle da nulla, ma comunissime co-me il raffreddore sar difficile trovareuna cura definitiva nel prossimo secolo.

    Rivelare tutte le previsioni di Kaku rovi-nerebbe il gusto della lettura, un po comeraccontare per filo e per segno la trama diun romanzo pieno di colpi di scena: bastisapere che per chi, come Ray Bradbury, so-gna la colonizzazione di altri pianeti, Kakuha brutte notizie: probabile che entro il2100 saremo riusciti a mandare astronautisia su Marte sia nella fascia degli asteroidi,e che avremo esplorato le lune di Giove emosso i primi passi per mandare una son-da verso le stelle. Ma... avremo costruito co-lonie spaziali? Direi di no, troppo costoso.Poi, nel finale, il professore cede alla tenta-zione da narratore nellultimo, gustoso capi-tolo: Un giorno del 2100, dallalba al tra-monto.

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    Il futuro si avverato e quindi non pi. Abitiamo i tempi immaginati da Ja-mes Ballard, William Gibson e Philip K.Dick; quei loro futuri sono il nostro pre-sente. E c un problema: oggi da quipensare a un futuro possibile complicato.Per la fantascienza (e forse non solo per lei).Pu essere un modo di vedere le cose. Da20 o 30 anni non c un futuro da progettareperch stato ablato, divorato da una forma-zione economico sociale che si chiama capi-talismo post-fordista o della conoscenza.Antonio Caronia risponde al telefono da untunnel della metropolitana. Docente di Co-municazione multimediale allAccademia diBrera, stato (anche) curatore di opere e au-tore di testi sulla fantascienza, oltre che tra-duttore di Ballard (La mostra delle atrocit).Sostiene che ilmedia landscape, il paesaggiomediatico preconizzato da Ballard, diventa-to realt. Che significa? Lo scrittore in unin-tervista del 1982 ma cera arrivato da tem-po lo spiegava cos: La tv domina ed vista da tutti per tutto il maledetto tempoche gli resta libero... La pubblicit molto po-tente... Il volume e il ricambio di immagini, ilbombardamento costante sono enormi. Lapressione della distribuzione commerciale tremenda. Noi siamo vittime di questo so-vraccarico informativo che ha appiattito la vi-ta della gente. lunica realt che viviamo daqueste parti: paesaggio mediatico.

    Anni prima, proprio in quel testo tradot-to da Caronia, Ballard indagava i punti diincontro tra i media e il nostro sistema ner-voso, cercando di dare senso ad alcunemorti mediatiche degli anni 60: da Marilyna JFK. Nel libro, uscito nel 70 in Inghilterrae nel 72 negli Usa, e l ritirato dal commer-cio, Ballard inser lo scritto del 68 Perchvoglio fottere Ronald Reagan, in cui vatici-nava lelezione alla Casa Bianca dellalloragovernatore californiano. Intuizione fuoritempo massimo allepoca della ristampadel volume a San Francisco nel 90. Ecco:per il gioco sulle profezie avverate non

    vale... Ma conta davvero qualcosa?Ammesso che un genere letterario abbia

    una missione, quella della fantascienza qual? Fare previsioni indovinate? Jules Verneparl di viaggi sottomarini e spaziali in anti-cipo sulla tecnologia necessaria a realizzarlie immagin laria condizionata. H. G. Wellsscrisse di bomba atomica nel 1914 in La libe-razione del mondo, dove trova posto ancheluso industriale dellenergia nucleare e glisconvolgimenti che la scoperta avrebbecomportato. Invece chi pens a viaggi neltempo e teletrasporto, o diede vita a marzia-ni e replicanti pare sbagliasse: Marte deser-to e dei Nexus 6, ideati per terminare il lorociclo nel 2016 (almeno nel film Blade Run-ner), a primavera 2012 non c traccia. Inogni caso, Orwell o Huxley oggi paiono pro-feti migliori di Verne. Almeno a Caronia.

    Verne inventava ordigni futuri. Ma parti-va da modelli presenti: aveva in mente ideee prototipi che circolavano al suo tempo di-ce Valerio Evangelisti, che con il ciclo di Ey-merich (ma non solo) fra i pochi autori ita-liani di fantascienza. Ma il punto, dice, unaltro. Il tratto distintivo della narrativa fanta-scientifica il suo massimalismo, la capaci-t di affrontare grandi temi crisi econo-miche, imperialismo, automazione produtti-va fornendo strumenti per interpretareil reale, viverlo e trasformarlo. Come il cy-berpunk, ultima grande stagione della scien-

    ce fiction, ormai esaurita. Fu unindaginesui possibili sviluppi dellinformatica comeconnessione uomo-macchina dice Evan-gelisti . La corrente estinta, ma i suoi te-mi sono stati recepiti dalla societ. Quando nato e si affermato il web cerano giova-ni, forti di letture cyberpunk, gi pronti a ca-larsi nella nuova realt, viverla, usarla per ipropri scopi e crearvi comunit. Impiegan-do una terminologia ricavata dai romanzi.

    C un verso scritto sui muri di Milano daIvan, poeta dassalto, che recita: Il futuronon pi quello di una volta. Non dettosia un male. Non per Tullio Avoledo, autoredi romanzi ai confini del genere: I tg parla-no di clonazione, compriamo navigatori sa-tellitari, Gareth Edwards ha fatto un film,Monsters, ambientato in citt ridotte a cu-muli di macerie; gli ho chiesto come avevaricostruito le scene e mi ha detto che si spo-stava seguendo le previsioni degli uragani efilmava le devastazioni. Noi non ce ne ren-diamo conto perch ci siamo arrivati pergradi, ma abitiamo unmondo alieno se solosi prova a guardarlo con gli occhi di chi vissuto qualche tempo fa. La fantascienza,per, non finita. La capacit di immagina-re il futuro forse manca a qualche scienzia-to, ma chi scrive pu indicare prospettive.Quando nacque questa letteratura, la scien-za pareva la panacea per tutti i mali. Con Hi-roshima emerse il lato oscuro del progressoe la science fiction divenne pi sociale. Oggipu essere un vaccino nei confronti del futu-ro, inoculare sane paure. Uno scienziato te-desco a Norimberga disse che se Hitler aves-se chiesto di creare enormi condotti per por-tare sangue umano loro si sarebbero preoc-cupati solo di problemi tecnici. Uno scritto-re si chiede da dove viene il sangue....

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    Le visioni di Ballard sono realtOggi la fantascienza non sogna pi

    Luomo andr su Martema avr sempre il raffreddore

    Le illustrazioni della paginasono di BEPPE GIACOBBE

    5LA LETTURACORRIERE DELLA SERADOMENICA 1 APRILE 2012

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  • dal nostro inviatoMASSIMO GAGGI

    Videogame photography, lobiettivo entra nel gioco

    Il consigliere di Obama: bisogna incentivare le scelte virtuose

    di IRENE ALISON

    Vi faccio fare la cosa giusta

    I fotografi diventano avatare documentano con screenshotle efferatezze dei war games,metafora della guerra vera

    U na strada deserta ai confini del nulla. Il presagio di unabattaglia che, come nebbia, grava sulle cose. E unsospetto, che incrina la perfezione sinteticadellimmagine: tutto pi vero del vero. Dove siamo? In qualesottomondo siamo precipitati? Questa non la realt. Perch,allultima generazione di fotoreporter, lorizzonte del reale stastretto: sono sempre di pi i fotografi che esplorano luniversodei videogiochi, ed sempre pi forte il richiamo dellavideogame photography nelle gallerie e sulle pagine delleriviste. Se in principio erano i gamer ad attrarre lobiettivo sono celebri i ritratti di videogiocatori di Phillip Toledano eRobbie Cooper oggi lo sguardo documentario attraversa lospecchio: entrando nel gioco. Fotografi come Duncan Harris,

    Francois Soulignac e Iain Andrews portano avanti una ricercache, partendo dagli screen grab (cattura schermo) deivideogame, diventa arte: c chi lavora sul paesaggio cogliendoi pi suggestivi background dei giochi, chi ferma in istantaneeperfette i momenti di maggiore pathos della narrazione ludica,chi ancora rifonda, in chiave virtuale, lesperienza dellafotografia di guerra. I pi temerari, come Brunet Thibault (nellafoto), entrano nei videogame come giocatori ma, forzando leregole e andando contro la naturale inclinazione del proprioavatar, si sottraggono allazione e si ritagliano il ruolo ditestimoni, documentando a colpi di screenshot le efferatezzedei war games come metafora della guerra vera.

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    Sar lo scrittore Antonio Pascaleil #twitterguest della settimana del canalede La Lettura su Twitter. Pascale seguelo scrittore e sceneggiatore FrancescoPiccolo, #twitterguest della scorsasettimana. A partire da oggi, allindirizzo@la_Lettura, lautore di Questo il paeseche non amo e collaboratore del Corrieredella Sera consiglier ogni giornoai nostri follower un libro da leggere.

    WASHINGTON Senza regole non c una societche funziona, cos come senza tasse non c tutela dellalibert n protezione dei diritti dei cittadini. Ma perindurre i cittadini a fare certe scelte non sempre ne-cessaria la coercizione. A volte basta suggerire con ap-positi incentivi. E non affatto vero che con BarackObama il carico delle norme sia aumentato. George W.Bush, nei suoi primi tre anni di presidenza, ne avevaintrodotte di pi.Breakfast, di prima mattina in un albergo di Washin-

    gton, con Cass Sunstein, un personaggio davvero fuoridel comune: giurista di Harvard, amico di vecchia datadi Barack Obama che se l portato alla Casa Bianca dan-dogli il ruolo di zar delle regole, autore di uninfinitdi saggi di successo sui temi pi disparati, dai dirittidegli animali a Internet che indebolisce la democraziacol suo effetto-rimbombo sullinformazione. Personag-gio straordinario, ma anche schivo: attivissimo nellapubblicistica accademica, lontano dai riflettori dei me-dia. C voluto Mike Allen, fondatore di Politico.com,uomo-chiave dellinformazione nella capitale, per con-vincerlo ad apparire in questo piccolo evento pubblico. la prima volta da quando, tre anni fa, sbarc alla CasaBianca.In fondo alla sala la moglie, Samantha Power, sorri-

    de soddisfatta senza intervenire. anche lei una presen-za storica del team Obama. Celebre soprattutto perquellaffermazione, Hillary Clinton un mostro, chedurante la campagna del 2008 la costrinse a dare le di-missioni dalla squadra del candidato democratico. Tor-nata in pista dopo la sua elezione, ora assistente diObama per i diritti umani e gli affari internazionali mul-tilaterali.Due studiosi che, per, non si sono conosciuti in un

    campus universitario, ma nel bel mezzo di una campa-gna elettorale infuocata, alla quale partecipavano da at-tivisti democratici: Ci siamo messi insieme durante leprimarie in Iowa. La prima, sorprendente, vittoria di Ba-rack. Samantha dice che quel giorno era talmente felice

    che avrebbe potuto sposare chiunque, racconta conun filo dironia Cass. Lappuntamento mattutino, lodo-re del caff, lo spingono a qualche altra notazione confi-denziale: Siamomolto diversi: lei va dove ci sono rivo-luzioni e conflitti, io faccio fatica a uscire dal mio uffi-cio. Nel quale, ogni tanto, scorrazza il nostro bimbo didue anni e mezzo. Vuole sempre vedere Obama, un pa-io di volte lho anche portato nello Studio Ovale.

    Com cambiato Obama da quando vi frequentavate,molti anni fa, allUniversit di Chicago? rimasto quel-lo di allora spiega Sunstein. Molto alla mano. Certo,ha pi capelli grigi. E fa unmestiere molto pi comples-so. straordinario nella sua capacit di ascoltare, inte-riorizzare a grande velocit un enorme volume di infor-mazioni e pareri diversi. Poi fa la sintesi e decide: dasolo, rapidamente, senza necessariamente dare ragio-ne alle tesi maggioritarie. Bada solo che tutti possanoesprimersi, prima, senza condizionamenti. Raramentefa capire il suo punto di vista prima di aver sentito quel-lo degli altri.Coi repubblicani che accusano Obama di essere un

    dirigista che soffoca leconomia in una rete di vincoli eregole, quella di Sunstein diventa una presenza strategi-ca per il presidente. Nei suoi comizi, ad esempio, Rick

    Santorum spesso attacca una Casa Bianca che vuoledirci che cosa dobbiamo mangiare (qui il repubblicanopensa alle campagne contro obesit e diabete infantiledella first lady, ndr), a chi dobbiamo chiedere il mutuoper la casa e anche quale auto dobbiamo comprare.Chiaro riferimento allo spot di Obama per la Volt, la(fin qui sfortunata) vettura elettrica della General Mo-tors: Quando non sar pi presidente, tra cinque an-ni, ne comprer una.Sunstein per, dati alla mano, dimostra che le nor-

    me introdotte dallattuale amministrazione non sonopi invasive n costose di quelle emanate dalla presi-denza Bush. Fin qui il governo Obama ha rivisto 886leggi contro le 931 di Bush. Ma soprattutto sostieneil direttore dellOira, lOffice of Information and Regula-tory Affairs della Casa Bianca i benefici economicinetti di questi interventi sono molto pi alti rispetto alpassato: 91 miliardi di dollari di risparmi in tre anni.Per i repubblicani, allergici a ogni tipo di regolamen-

    tazione, si tratta solo di giochi contabili di un burocra-te, sia pure molto raffinato. Ma Sunstein reagisce conveemenza: Sono cresciuto allUniversit di Chicago,dove il modello non era certo quello di una societ in-gessata dalle normative. E poi le regole non sono tutteuguali: ci sono anche quelle che vengono introdotteper liberalizzare il sistema, riducendo i vincoli. I no-stri non sono calcoli arbitrari, assicura Sunstein. Del re-sto lanalisi costi-benefici che alla base di queste misu-razioni, risale alla presidenza Reagan. E le severe nor-me di sicurezza per le automobili non sono certo natecon la presidenza Obama: sono sessantanni che gli Usahanno il pi basso tasso di mortalit per gli incidentisulle loro autostrade.Un altro esempio che luomo delle regole della Ca-

    sa Bianca ama citare quello dei suggerimenti per lali-mentazione. In America, si sa, si sono imposti troppicibi industriali economici e spesso appetitosi, ma ecces-sivamente ricchi di grassi, sale, zucchero. I tentativi dicambiare rotta non sono mancati, ma in un Paese che

    Strategie politiche Il giuristaCass Sunstein lo zar delle regolealla Casa Bianca: la sua tesi cheuna certa dose di paternalismonon autoritario possa migliorarei comportamenti sociali. Le normeda noi introdotte hanno fattorisparmiare 91 miliardi di dollariin tre anni. E sono molto menoinvasive di quelle di Bush

    RRR

    OrizzontiSu Twitter i consigli di Lettura

    FUTURAMA

    i

    Nuovi linguaggi, scienze, religioni, filosofie

    Cass Sunstein, giurista natonel 1954, dirige lUfficio pergli affari dellinformazione e

    delle regole alla CasaBianca. Tra i suoi libri uscitiin Italia: Republic.com (Il

    Mulino, 2003); Il dirittodella paura (Il Mulino

    2010); Voci, gossip e falsedicerie (Feltrinelli, 2010)

    {

    Non vero che abbiamo aumentatoil potere della burocrazia. E poi le regolenon sono tutte uguali: ci sono anche quelleche servono a liberalizzare il sistema,riducendo i vincoli

    RRR

    6 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012

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  • Frai tanti modi in cui si pu catalogareil mondo, uno sempre pi diffuso dividerlo fra scala orizzontale e verti-cale. Non che abbia molto senso defi-nire tutto in termini cos astratti, pi pratico sperimentare le applicazioni. Nelletelecomunicazioni, per esempio, verticale ilsistema delle vecchie compagnie telefonicheche distribuiscono tutte le nostre chiamate.Orizzontale invece il protocollo InternetSkype con cui ci si chiama da computer a com-puter, o da uno smartphone allaltro, senza lin-termediazione di unautorit centrale. Nellin-formazione verticale questo o molti altrigrandi quotidiani internazionali, dal NewYork Times a El Pas; verticali sono laCnn o Al Jazeera. Orizzontale invece Twitter, dove linformazione si scambia fra pa-ri da punto a punto della rete del socialnetwork. In entrambi i casi la dimensione oriz-zontale venuta dopo e fa con-correnza a quella verticale.

    E nella finanza? Verticale, dadecine di secoli, sono il dolla-ro, leuro e le monete da cui en-trambi discendono. Unautori-t non a caso chiamata bancacentrale crea la valuta e ne re-gola la circolazione; ognuno dinoi la accetta dal prossimonon sulla base della fiducia ver-so quella persona, ma verso labanca centrale e soprattuttoverso il governo o i governi dacui questa espressa. Verticalesono la banca privata o la socie-t di carte di credito attraversocui passano tutti i nostri paga-menti al prossimo.

    Ma questo non esaurisce il mondo della fi-nanza. Non pi. La differenza rispetto agli ulti-mi 30 secoli circa, adesso che esistono i com-puter e la Rete, che nata e si diffonde ancheuna finanza orizzontale. E anchessa sta di-mostrando una capacit di competere conquella verticale che fino a poco tempo fa eralunica ritenuta possibile.

    Lesempio pi dirompente, bench nienteaffatto lunico, bitcoin: sta al dollaro, e alleu-ro, come Skype sta a Tim o a Vodafone. Esisteuna mappa (online) dei beni e dei servizi cheoggi si possono pagare in bitcoin, una qua-si-moneta che esiste solo in forma elettronicaed prodotta da un algoritmo crittografato an-zich da una banca centrale. Si pu comprare

    una notte alle Urban Living Suites di Toronto,Ontario, o al B&B Del Corso in Corso Garibaldi340/c a Napoli; si pu cenare al Carena Bar diCefalonia, pranzare a Manhattan o a Brooklyn,o prenotare una vacanza con lagenzia di viag-gi ufficiale della Corea del Nord. Sul sito (crip-tato) Silk Road, con bitcoin si pu comprareun chilo di eroina, una partita di hashish e poidare un voto sulla qualit e i tempi di conse-gna come su Amazon e eBay.

    Bitcoin uno strumento di pagamento ano-nimo, creato da una persona che non d pinotizie di s da un anno e di cui non si cono-sce lidentit, solo lo pseudonimo: SatoshiNakamoto. Un bitcoin oggi vale circa 5 dollari,dopo aver debuttato a pochi cents ed essere ar-rivato a un picco di 29 dollari nella primaveradellanno scorso; a questo tasso di cambio, ilcircolante ha un valore totale di circa 40-45 mi-lioni di dollari. Ma pi che il valore, sono lano-

    nimato e la sfida implicita alle monete ufficialia risultare attraenti per i paria nella comunitglobale come i trafficanti di droga o il governodi Pyongyang.

    Anche i pionieri erano gente che non si fa-ceva la doccia tutti i giorni commenta DenisRoio, in arte Jaromil . Luso iniziale di bi-tcoin da parte di soggetti marginali normale.Ma non si proibiscono i coltelli da cucina per-ch ci si pu uccidere una persona. Jaromil,35 anni, abruzzese, sviluppatore di software inOlanda, dottorando al Planetary Collegium diPlymouth, uno dei pochi (e dei pi anziani)che sia stato capace di contribuire alla pro-grammazione di bitcoin. Jaromil la vede comeuna moneta peer-to-peer, da pari a pari:Avvicina alle persone la possibilit di conclu-dere transazioni senza bisogno di istituzioni.Non c pi una banca centrale protetta damol-ta polizia allesterno, un caveau e un segreto sucome si fanno le banconote allinterno. Bastaun algoritmo molto potente.

    Tra le qualit che Satoshi Nakamoto ha infu-so nel sistema di bitcoin due spiccano e ne fan-no un potente mezzo peer-to-peer, propriocome Skype o Twitter. La prima che la retebitcoin estremamente resistente agli attacchidegli hacker: Satoshi deve essere un grande

    professionista di software e crittografia conesperienza nella finanza, capace di costruireun enigma matematico quasi inattaccabile. Laseconda qualit vitale di bitcoin che le transa-zioni in questa critpo-moneta sono verifica-bili e non falsificabili: in sostanza, come non sipu pagare lo stesso euro a due persone diver-se, cos non si pu trasferire loro (elettronica-mente) lo stesso bitcoin. Nel caso dei normalibonifici online la societ delle carte di credi-to o pagamento, Mastercard, Visa o PayPal, agarantire che qualcuno non paghi con euro odollari che non ha o ha gi dato ad altri. Perbitcoin invece questa funzione viene svolta in"peer-to-peer" da garanti decentrati detti mi-ner, spiega Arturo Filast, un programmato-re italiano residente negli Stati Uniti che in pas-sato stato unminer lui stesso. Questi garantivengono remunerati in bitcoin, con i qualispesso finanziano cause politicamente scor-rette come Wikileaks: molti di loro hanno vi-sto nellembargo delle banche e societ di car-te di credito sul gruppo di Julian Assange unavera e propria ingiustizia.

    Bitcoin abita una zona grigia ai margini del-la legge, sul filo di una sfida P2p alla sovrani-t degli Stati. Ma non il solo caso nel suo ge-nere, solo il pi estremo di unepoca in cui In-ternet e la crisi rimettono in discussione i pila-stri del sistema. Come unmessaggio nella botti-glia, Satoshi ha iscritto nellalgoritmo di cui padre il titolo di un articolo del Times di Lon-dra sul ruolo delle banche nei crolli degli ulti-mi anni. E proprio gli istituti privati sono sotto-posti a una sfida per certi aspetti simile da par-te di un sistema diffuso in Africa (specie in Ken-ya) prima ancora che nel mondo avanzato. Sichiama M-Pesa ed un sistema di pagamentida cellulare a cellulare gestito da una compa-gnia telefonica (Safaricom) per proprio conto,non per conto delle banche come nel caso del-lamericana Square. La perdita di questa fun-zione per le banche equivale alla perdita di po-tere sulla moneta da parte degli Stati, spiegaJon Matonis, un blogger americano che a lun-go stato in contatto con Satoshi. Lo chiamode-central banking del futuro, dice Matonis.

    Vincer? Skype non ha chiuso Vodafone.Twitter non ha chiuso n il New York Timesn il Corriere. solo iniziata una nuova con-vivenza che, alla lunga, beneficia sia chi vive inorizzontale sia chi preferisce ancora il buonvecchio asse verticale.

    Twitter @federicofubini RIPRODUZIONE RISERVATA

    di FABRIZIO GORIA

    di FEDERICO FUBINI

    Anche la moneta un tweet:cos bitcoin sfida euro e dollaro

    i

    ha il culto di tutte le libert, anche quella di farsi delmale, chi inveisce contro lo Stato-balia trova sempreplatee pronte ad applaudire.Ma qui nessuno impone nulla, obietta Sunstein,

    perch il ministero dellAgricoltura si limitava a forni-re una serie di informazioni nutrizionali inquadrate nel-la cosiddetta "piramide del cibo". Indicazioni non sem-pre facili da comprendere, che ora il governo ha sostitu-ito con un nuovo schema, molto pi semplice, a formadi piatto.

    unapplicazione della teoria della spinta gentilesviluppata da Sunstein, insieme alleconomista compor-tamentale Richard Thaler, in Nudge. La spinta gentile,un saggio del 2008, edito in Italia da Feltrinelli nel2009, che stato un grande successo mondiale. Alcu-ni interventi correttivi dei governi sono leciti spiegaSunstein perch i comportamenti economici del-luomo non sono sempre pienamente razionali. Ma per-ch imporre la gabbia degli obblighi quando certi risul-tati si possono ottenere con accorgimenti non vincolan-ti?. Lesempio classico di quello che Sunstein chiamapaternalismo libertario riguarda la pensione, quan-do non c un fondo obbligatorio. Per assicurarsi che lagrande maggioranza dei lavoratori metta da parte qual-cosa in vista della vecchiaia, basta che al momento del-lassunzione il dipendente, in luogo di un obbligo, sitrovi davanti a uniscrizione automatica al fondo, man-tenendo, per, il diritto di opt out, cio di dire no,grazie.Checch ne dicano i candidati repubblicani, si tratta

    di un tipo di paternalismo accolto con entusiasmo an-che da leader conservatori come il britannico David Ca-meron, che ha addirittura creato un nudge team per in-corporare questometodo nel lavoro del governo di Lon-dra. Unmetodo che, invece, piace poco alla sinistra libe-ral americana (sospetta che sia il cavallo di Troia diuna nuova stagione di deregulation). Intanto, mentre lapolitica discute, il metodo viene adottato da organizza-zione extragovernative come le assicurazioni sanitarieUsa o il Danish Nudging Network, un organismo mistopubblico-privato che lo vuole diffondere nella societdanese.

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    JOHN TAFTStewardship

    WILEYPagine 218, $ 27,95

    Finanza orizzontale

    RischiLanonimato e la

    competizione conWashingtonattirano alcuni paria della

    comunit globale: trafficantidi droga e governi canaglia

    Qualit resistente agli attacchidegli hacker: lenigma

    matematico inattaccabile.Le transazioni sono

    verificabili e non falsificabili

    Contro la favola morale del mercato

    Un mondo senza finanzanon pi possibile. Daquando, nella primaveradel 2007, iniziata la crisi legataai mutui subprime statunitensi,luniverso bancario diventato ilnemico pubblico numero unoper opinione pubblica e politici.E a cinque anni di distanza,manca ancora un modello ingrado di rendere sostenibile ilsistema. Una soluzione lapropone John Taft, numero unodi Royal Bank of ScotlandWealth Management, inStewardship: Lessons Learnedfrom the Lost Culture of WallStreet.Scritto insieme a Charles Ellis,ex banchiere, e John Bogle,

    fondatore di Vanguard, uno deimaggiori fondi dinvestimentoamericani, il saggio propone dirivedere il concetto di fiducia fragli operatori di Wall Street. Delresto, come scritto, con leinterconnessioni presenti neimercati, se salta uno di noi,saltiamo tutti.Il crollo di Lehman Brothers, laquarta banca statunitense,avvenuto nel settembre 2008, hacambiato i confini dentro i qualisi muove la finanza. Ma non hacancellato la finanza stessa. PerTaft non si pu tornare indietro.Questo modello finanziario ancora quello vincente. Ma adifferenza del passato, nonbisogna trincerarsi dietro

    alletica per cambiare il sistema.I proclami politici sarannoanche utili a smuovere le masse,come testimonia il movimentoOccupy Wall Street, ma hannopoca incisivit nella realt deifatti. Bisogna invece spiegare almeglio come mai lattivitbancaria utile alla societ.Scrive Taft: Le banche nonsono enti di beneficenza edevono fare profitti. E haragione.La via di Taft, Ellis e Bogle passaper tre punti: meno incentivilegati ai meri risultati aziendali,pi turnover del personale e,soprattutto, pi valutazioni daparte dei clienti. Il concetto difondo che il rispetto della

    clientela deve essere il primodegli scopi, dato che se frodiun cliente, lo perdi per sempre.Una nozione, ricorda Taft,completamente dimenticatadai banchieri mondiali. Ilpensiero non pu che andare aGreg Smith, il dipendente diGoldman Sachs dimessosi duesettimane fa con una lettera diaccuse alla casa madre,pubblicata sul New YorkTimes. Muppet, cioburattini, pupazzi: cos i verticidi Goldman Sachs chiamavano iclienti, secondo Smith. Il tuttosenza rendersi conto che il maledi un cliente il male dellabanca e, date le ramificazioni,del sistema. Mentre Wall Streetcerca di adottare unaregolamentazione sempre pistringente, la ricetta proposta daTaft pu risultarecontrocorrente. Ma il ritorno alla

    fiducia reciproca pu esserelunica via. Lehman Brothers hamesso in evidenza un fattospaventoso: perfino gli operatorinon sanno cosa ci sia dentroalcuni mercati e non si fidanoluno dellaltro, scrive. Ilriferimento ai mercatiover-the-counter, nonregolamentati. La proposta quindi quella di creare unacontroparte centrale in grado diregistrare ogni singolatransazione finanziaria. Unideasimile a quella dellaCommissione Europea, ma suquesto punto il saggio scettico:I politici utilizzerebbero questaopportunit per i propriinteressi particolari, come leelezioni. Proprio come stannodimostrando di fare da cinqueanni a questa parte.

    Twitter @FGoria RIPRODUZIONE RISERVATA

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    EDI

    CHIARA

    DATTOLA

    Banche Un saggio propone di rivedere il concetto di fiducia tra gli operatori finanziari. Evitando la retorica di Occupy Wall Street

    I sistemi di pagamento peer-to-peer costringonobanche centrali e Stati a un ripensamento

    RRR RRR

    7LA LETTURACORRIERE DELLA SERADOMENICA 1 APRILE 2012

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  • Chieder al Parlamentodi abolire la parola raz-za dalla nostra Costitu-zione: questa la pro-messa che FranoisHollande, candidato alla Presidenza fran-cese, ha solennemente assunto in campa-gna elettorale. Di per s non una gran-de novit, se vero che gi negli anniCinquanta del secolo scorso, ClaudeLvi-Strauss propose allUnesco di sosti-tuire razza con etnia o cultura (Razzae storia. Razza e cultura, Einaudi). La di-chiarazione del candidato socialista allE-liseo tuttavia sintomatica del fatto cheil razzismo, in questo primo scorcio dimillennio, tornato prepotentemente al-la ribalta in tutta Europa. Le stragi diOslo e Utoya in Norvegia; gli omicidi diFirenze; il recente eccidio di Tolosa euno sciame di episodi pi omeno violen-ti, testimoniano lintensificarsi di quellache si potrebbe definire razzializzazio-ne delle differenze culturali. Lapparte-nenza religiosa o etnica, lorigine territo-riale, persino le abitudini alimentari (lacarne halal, il kebab) e labbigliamento(il velo) divengono marchi indelebili,gabbie di ferro in cui racchiudere interecategorie di persone, relegandole in ruo-li marginali, in ghetti residenziali (lebanlieues parigine, i campi rom), negliinnumerevoli spazi degradanti dellim-maginario collettivo (gli altri integrali-sti, barbari, antidemocratici).La proposta di Hollande, in realt, an-

    drebbe invertita, perch non la razza adar vita al razzismo bens viceversa: il ve-nir meno del razzismo e delle sue molte-plici metamorfosi renderebbe privo di si-gnificato il termine razza e altri concetticome etnia e popolo che, con buona pa-ce di Lvi-Strauss, sono spesso usati conun significato equivalente. Labolizionedel razzismo smaschererebbe la finzio-ne e il mito della razza che, trasfigu-rato in termini etnici, torna oggi a vagareper lEuropa.Numerose false credenze circondano,

    pi omeno consapevolmente, la questio-ne del razzismo. In primo luogo, lideasecondo cui lostilit verso laltro untratto comune a tutte le societ umane.In realt laltro, il totalmente-al-tro-da-noi che diviene oggetto di atteg-giamenti razzisti, non un dato di natu-ra, ma una costruzione sociale che pubasarsi su tratti fisici, su abitudini cultu-rali, sulla lingua o il dialetto parlato, sucredenze professate o presunte, sul fattodi essere considerati o meno cittadinidi un certo territorio. In epoca precolo-niale, gli Hutu e i Tutsi (Ruanda e Burun-di) non costituivano affatto razze oetnie differenti: la loro distinzione eralegata a forme di specializzazione allin-terno di un comune regno, di cui i Tutsierano gli aristocratici allevatori di bestia-me e gli Hutu i contadini a cui erano affi-date speciali prerogative rituali (Ugo Fa-bietti, Lidentit etnica, Carocci). La di-stinzione era il frutto di un patto tragruppi di origine differente che avevanodato vita a ununit politica, riconoscen-dosi reciprocamente come portatori didifferenza: ununit fondata, come in al-tre societ indagate dagli antropologi,sulla complementarit, sullammissionedella propria incompletezza, sulla sim-biosi, sullinterdipendenza (FrancescoRemotti, Cultura, Laterza). Furono il co-lonialismo tedesco e, in seguito, quello

    belga a trasformare la differenza inalterit, innescando unetnicizzazione euna razzializzazione dei due gruppi, cheha avuto il suo ultimo, tragico epilogonel genocidio ruandese del 1994.In secondo luogo, il razzismo un fe-

    nomeno istituzionale pi che indivi-

    duale. questa la tesi sostenuta dalla giu-rista Clelia Bartoli in un libro appenapubblicato da Laterza (Razzisti per leg-ge). Parlare di razzismo istituzionale nonsignifica in alcun modo giustificare osminuire la responsabilit degli atti indi-viduali, ma guardare al fenomeno dal

    punto di vista delle radici piuttosto chedelle fronde. La domanda a cui cerca dirispondere il saggio di Bartoli non per-ch si spara, bens perch si spara aebrei, senegalesi, omosessuali, donne?Il razzismo contemporaneo istituziona-le perch nasce e si consolida con prov-vedimenti legislativi, delibere di ammini-strazioni locali, dichiarazioni di politiciinfluenti. Esso si nutre non tanto dei fat-ti eclatanti di violenza di cui abbondanole cronache, ma di piccoli eventi quoti-diani: amministratori che proibiscono ci-bi etnici, burocrazie che rallentano leconcessioni di permessi di soggiorno, ta-gli di risorse che impediscono linsegna-mento dellitaliano ai bambini stranieri,leggi che trasformano gruppi eterogeneidi persone in clandestini, lultima del-le neo-razze prodotte in Italia dalla conte-stata legge che ha dichiarato reato laclandestinit.In terzo luogo, la violenza razzista non

    di per s frutto di indigenza e povert,bens di politiche dellemarginazione edella chiusura che nascono dallalto etendono a preservare i vantaggi di grup-pi egemoni. Lestrema povert pu scate-nare lotte violente per le risorse, ma nonnecessariamente su base razzista. infat-ti quantomeno curioso che il razzismoscientifico sia il prodotto di una delle so-ciet e delle epoche pi opulente che lastoria dellumanit abbia conosciuto.Come si esce dal razzismo, in specie

    dal razzismo istituzionale? Il saggio diClelia Bartoli propone, tra laltro, di tra-sformare lenfasi sulle culture in attenzio-ne ai contesti, la segregazione dei campie delle banlieues in convivenza abitativa,lassimilazione e lintegrazione in condi-visione, lemarginazione in coinvolgi-mento e cittadinanza attiva. Come per laFrancia, non baster abolire il terminerazza e i suoi equivalenti. Anche il lin-guaggio, tuttavia, ha la sua responsabili-t nella costruzione del razzismo. Parla-re di follia, istinto omicida, barba-rie, come molti giornali italiani hannofatto commentando recenti fatti di crona-ca, equivale a naturalizzare il razzismo,perdendo di vista le sue profonde radicistoriche e sociali.

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    Nella foto sopra: ClaudeLvi-Strauss (1908-2009)

    autore del fondamentaletesto Race et histoire,

    incluso nel volume Razzae storia. Razza e cultura

    (Einaudi, 2002). Alcuni saggiusciti di recente

    sullargomento: Clelia Bartoli,Razzisti per legge (Laterza,

    pp. 190, 12); GianfrancoBiondi e Olga Rickards,

    L'errore della razza(Carocci, pp. 200, 18,50).

    A destra: unimmaginetratta da Tintin in Congo,

    fumetto accusatodi razzismo

    {

    i

    Lavoratori, non automi

    di ADRIANO FAVOLE

    di CHIARA LALLI

    di Marco Del Corona

    Le differenze etniche non sono un dato di natura ma una costruzione socialeAlla quale oggi contribuiscono le scelte istituzionali mirate a discriminare i diversi

    Io sono i miei geni?.Come dico a mio figlioche sono malato e cherischia di esserlo anche lui?.Posso provare ad avere bambi-ni o pi sicuro adottare?. So-no solo alcune delle domandeche potremmo farci se scoprissi-mo di avere una mutazione ge-netica correlata a una malattia.Robert Klitzman, psichiatra e

    professore alla Columbia Univer-sity di New York, ha intervistato64 persone alle prese con unadiagnosi genetica di qualche ti-po, in un percorso tortuoso trapaura, ansia e fatalismo. Il librosi intitola Am I My Genes? Con-fronting Fate and Family Se-crets in the Age of Genetic Te-sting (Oxford University Press)e racconta le reazioni di chi si sottoposto a un test genetico.I test sono sempre pi diffu-

    si, economici e fai da te. Co-me sempre i vantaggi si portanodietro i rischi: se alcune infor-mazioni genetiche ci permetto-no di ampliare la sfera della dia-gnosi e di individuare precoce-mente alcune mutazioni geneti-che negative, le stesse informa-zioni possono essere usate ma-le. Leventuale uso discriminato-rio da parte di datori di lavoro ecompagnie assicurative ha por-tato gli Stati Uniti a promulgarenel 2008 il Genetic InformationNondiscrimination Act.I rischi non si limitano per

    alleventuale abuso di una infor-mazione: come leggiamo un

    test genetico e che cosa ci pudire? Se non abbiamo abbastan-za strumenti per interpretarlo,rischiamo di non capire nulla.Sarebbe come pretendere di leg-gere un testo in una lingua chenon conosciamo. Le informazio-ni genetiche hanno poi una ca-ratteristica tutta speciale: sonocondivise. Se scopro qualcosasu di me, quasi inevitabilmentesapr qualcosa sui miei genito-ri, i miei fratelli e i miei figli, an-che nascituri. Questa caratteri-stica ci pone davanti a questioniche non riguardano solo noi: achi rivelo i risultati del test? Sescopro di avere una predisposi-zione a una patologia, chi devoinformare e come vivr con que-sto peso?Per rispondere a queste do-

    mande dobbiamo evitare errorigrossolani, come il riduzioni-smo genetico o interpretazioniaffrettate del rischio come un fu-turo gi scritto.Klitzman ci ricorda che il Dna

    stato scoperto solo cin-quantanni fa: un terreno gio-vane in cui facile forzare la no-stra conoscenza, trasformandolinformazione genetica in unaspecie di oroscopo o in un desti-no immutabile.Nella maggior parte dei casi

    la scoperta di unamutazione ge-netica associata a una patologia da interpretare come una pre-disposizione, valutata in termi-ni probabilistici e su cui poi lostile di vita, lambiente e altre va-

    riabili incideranno. Ma ci sonoalcuni casi in cui il futuro cer-to: il caso della Corea di Hun-tington, la cui mutazione statascoperta nel 1986 e la cui tra-smissione autosomica domi-nante. Se scopro di essere mala-ta, i miei figli avranno la possibi-lit di esserlo al 50 per cento. una malattia asintomatica finoa 40-50 anni, ma se ho la muta-zione i primi sintomi insorge-ranno e la neurodegenerazione irreversibile e incurabile.Le domande che ci porrem-

    mo riguardo alla scoperta diuna predisposizione esplodonoin presenza di un verdetto indu-bitabile, e allangoscia della sco-perta si sommano domandestrazianti: come lo dico a mio fi-glio? Lo condanno a conviverecon questombra o esiste un di-ritto a non sapere? A che et giusto informarlo? Lo informosolo se e quando decider diavere a sua volta un figlio? Le re-azioni, racconta Klitzman, sonodeterminate da molti fattori: lenostre credenze e conoscenze,la nostra capacit di conviverecon unamalattia attuale o fu-tura, certa o probabile. Queglistessi fattori concorrono a farcidecidere se sottoporci al test op-pure no, in un intreccio di rifles-sioni razionali e di reazioni emo-tive. Forse lunico elemento co-mune che nessuno vorrebbemai trovarsi a dover risponderea simili domande.

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    Dna, la paura e gli equivocidi un destino scritto nei geni

    Inchiostro di Cina

    Orizzonti Scienze

    La razza? Un prodotto del razzismo

    Etica

    Leslie T. Chang smaschera la falsa coscienzadi occidentali inclini a ridurre il lavoro nellefabbriche cinesi a una relazione tra la faticae il prodotto, con senso di colpa (nostro)incluso. Sul New Yorker lautrice di

    Operaie (Adelphi) mostra invece esperienza alla mano come per i migranticonti migliorare la propria vita, realizzarsi.Negare questa loro consapevolezza significanegare la realt. E la loro umanit.

    Le cause profondeLa violenza xenofoba

    di per s non frutto diindigenza e povert, bensdi politiche della chiusura

    che nascono dallalto

    Antropologia Perch non sufficiente cancellare le parole del pregiudizio dal lessico comune

    Il caso RuandaIn epoca precoloniale Hutue Tutsi non si ritenevano

    etnie ostili. Furonogli europei a trasformare

    la loro differenza in alterit

    Le mutazioni associate a malattie pongono gravi dilemmiche non riguardano solo il singolo. Ma anche i suoi parenti

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    8 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012

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  • Il primo a parlare di post digitale Nicholas Negroponte, autore delbestseller planetario Essere digitalie fondatore del prestigioso MediaLaboratory del Mit di Boston. il1999 e il guru americano afferma: La ri-voluzione digitale finita, denuncian-do il rischio che lassuefazione renda letecnologie digitali sempre pi banali, fi-no a decretarne la scomparsa. Nella suaforma letterale dichiara la tecnolo-gia comincia gi a essere data per sconta-ta, e la sua connotazione diventer doma-ni concime commerciale e culturale pernuove idee. Come laria e lacqua da be-re, ci si accorger del digitale solo per lasua assenza, non per la sua presenza.Le riflessioni di Negroponte, che se-

    gnano un distacco dal fluire inarrestabi-le delle culture digitali, sarebbero diven-tate di l a qualche anno il punto diriferimento per una serie di iniziative cul-turali di resistenza alluso incondiziona-to e acritico del digitale, dallarte al suo-no fino al design.Queste affondano le radici in una visio-

    ne critica delle nuove tecnologie che sisviluppa su diversi piani, dalla cultura al-leconomia, come suggerisce gi nei pri-mi anni del Duemila lanalisi del compo-sitore Kim Cascone: Con il commercioelettronico, una parte consistente dellafabbrica di affari del mondo occidentalee di Hollywood stanno sfornando giga-byte di fuffa digitale: la tecnologia perdesempre pi fascino per gli artisti.Cascone, gi assistant music editor

    del regista David Lynch ai tempi della se-rie Twin Peaks, uno dei teorici che rie-scono pi efficacemente a dare contodellondata (a cui partecipa direttamenteda musicista) di nuovi trend che invado-no la computer music a cavallo del nuo-vo millennio: il glitch e i microsuoni, peresempio. Artisti come Carsten Nico-lai/Alva Noto, Ryoji Ikeda, Oval e Chri-stian Fennesz, non musicisti nel verosenso della parola, ma esperti conoscito-ri di software musicali, o provenienti dalcampo delle arti visive, focalizzano lapropria attenzione sui processi di errore,sui bug (letteralmente: errori nella scrit-

    tura di un software), sui crash di sistemadelle macchine digitali, adoperandoli co-me materiali vivi, come suoni da incor-porare allinterno delle proprie composi-zioni musicali.Il loro lavoro ci ricorda, per citare an-

    cora Kim Cascone, che il controllo dellatecnologia che pretendiamo di avere unillusione: gli strumenti digitali sonoperfetti, precisi ed efficienti, allo stessomodo in cui lo sono gli esseri umani cheli hanno creati.Se il dilagare del flusso digitale ha alte-

    rato irrimediabilmente lorizzonte socia-le, culturale ed economico in cui si trova-no a operare gli artisti, c chi non rinun-cia al tentativo di forzare dallinterno ildominio delle nuove tecnologie, senzatuttavia riuscire ad affrancarsi completa-mente. il caso degli artisti che decido-no di servirsi di un approccio low-tech, abasso impatto tecnologico, o di chi scon-fina nellanalogico: le nuove forme darteche emergono al di l della frontiera, nelpost-digitale.

    Rispolverare le vecchie tecnologie oriesumare strumenti e linguaggi risalen-ti alle origini del digitale, significa per lo-ro evocare i simboli di una tecnologianon invasiva, libera da ogni aspetto com-pulsivo e ossessivo. Linstallazione Ran-dom Screen (2005) di Aram Bartholl un buon esempio di low tech: venti pixelgiganti si illuminano a turno e a interval-li di tempo variabili su uno schermomul-ticolore.I pixel e le forme poligonali, che aveva-

    no rappresentato in qualchemodo la mo-dernit negli anni Ottanta, per scompari-re definitivamente nel corso del decen-nio successivo, riemergono in questo la-voro come un flashback che dal passatosi proietta nellepoca delle tecnologiepi avanzate dei display digitali.C poi chi si spinge al punto di dichia-

    rare in maniera pi o meno provocatoriache analogue is the new digital, lana-logico il nuovo digitale, come da titolodi una mostra tenutasi a Manchester nel2010, in cui diciannove artisti avvezzi ailinguaggi dei nuovi media (video, com-puter art, fotografia digitale), vengonoinvitati a confrontarsi con il tema dellereti invisibili di dati che permeano la no-stra comunicazione quotidiana. In que-sto caso, lapproccio al tema ad esserediverso: non pi lavori a schermo o sof-tware art, n installazioni tecnologica-mente complesse, ma opere fisiche, fat-te a mano e scolpite, che rispecchiano ipi recenti processi tecnologici, dalmap-

    ping attraverso libridazione mediale e idispositivi mobili, fino alle distorsionidel corpo e ai modelli di coinvolgimentovirtuale del pubblico, come afferma lacuratrice del progetto Andrea Zapp.Anche quando le forme di resistenza

    al digitale da parte degli artisti sembranoassumere i contorni netti di una presa diposizione attivista e radicale, esse nonriflettonomai un atteggiamento nostalgi-co o di chiusura acritica, ma trovano laloro ragion dessere nellopposizione aimodelli di consumo di massa che si sonoaffermati attraverso i media digitali negliultimi anni. il caso di Terre Thaemlitz,teorico e musicista che tiene a distingue-re tra cultura online e cultura digitale, ri-tenendo la prima pericolosamente conta-minata dagli stereotipi e dalle degenera-zioni dei sistemi di distribuzione di con-tenuti digitali dalla piattaforma iTu-nes al sito YouTube in rete. Anchequando Internet esisteva solo per scopigovernativi e per uso didattico, mi sonoconsiderato sempre un produttore di me-dia digitali, spiega Thaemlitz, che im-pegnato in una serie di progetti che pun-tano ad analizzare in maniera critica lelogiche di distribuzione dei contenuti au-dio-video dettate dai giganti dellindu-stria e le relative pratiche dascolto.Con Soulnessless, album in uscita a

    maggio, Thaemlitz spinge la sua ricercaoltre i limiti fisici del formato digitale,proponendo oltre 30 ore di musica perpianoforte compresse fino a saturare lacapienza massima del formato Mp3, ecio 4Gb a un bitrate di 320Kb/s. Si trat-ta di un album non esportabile fisica-mente in rete e non fruibile attraverso ilettori Mp3, a causa degli attuali limititecnologici di riproduzione. solo unprimo passo, chiosa Thaemlitz, per crea-re una comunit di ascoltatori pronti apartecipare a un modello alternativo diconsumo rispetto a quelli imposti daimodelli di business diffusi in rete. Rima-ne esplicitamente un prodotto digitale,chemescola in maniera romantica la cul-tura digitale offline con quella online.

    Twitter @leandropisano RIPRODUZIONE RISERVATA

    {

    di LEANDRO PISANO

    La marcia di WikiLeaks unasorta di sfida lanciata alla filo-sofia politica e morale. Adaffermarlo Peter Singer, uno dei piinfluenti e controversi pensatori con-temporanei, docente a Princeton, inuna lunga e non convenzionale conver-sazione con Julian Assange, il fondatoredel sito che raccoglie e diffonde docu-menti coperti dal segreto di Stato, com-parsa in esclusiva sul magazine france-se Philosophie. E in effetti i temi af-frontati sono tipicamente filosofici, a co-minciare da quelli concernenti i rappor-ti fra democrazia e trasparenza e fra li-bert e sicurezza, fino ad arrivare a que-stioni etiche generali su cos il bene oil male e su quali caratteristiche dovreb-be avere un mondo migliore (il collo-quio intitolato: Cambiare il mondo,istruzioni per luso).

    Assange, che ha anche studiato filoso-fia oltre a fisica e matematica, sostieneche Internet non solamente uno spa-zio di libera espressione. anche il siste-ma di sorveglianza pi sofisticato chesia mai esistito. E giustifica la necessitdi violare i dati segreti proprio con lesi-genza di controllare il potere che a suavolta ci controlla. Singer cerca di formu-lare criteri normativi, ad esempio quan-do afferma che ogni informazione dicui la divulgazione rappresenta una mi-naccia chiara e reale dovrebbe essere te-nuta segreta. Ad esempio, dice, rende-re nota lesistenza di alcune armi batte-riologiche potrebbe servire a bioterrori-sti per propagare unepidemia mortale.

    Assange ha buon gioco a controbattereche il consequenzialismo, cio leticadella responsabilit, spesso un prete-sto per mettere il bavaglio alla libert.Singer afferma poi che andrebbero inter-dette tutte le violazioni della vita priva-ta che non servono linteresse genera-le. Deducendone, fra laltro, che la pri-vacy di chi esercita alcune professionipubbliche molto in vista meno sa-cra di quella dei comuni cittadini.

    Limpressione alla fine che, puravendo sia Singer sia Assange buone ra-gioni, la prospettiva del primo si imbat-ta in alcune contraddizioni teoriche chea malapena sono coperte dal buon sen-so empirico. Oltre a sembrare un po da-tate: come voler richiudere la portadella stalla dopo che i buoi sono gi fug-giti. Il fatto che concetti come privacy,trasparenza, segreto di Stato, apparten-gono ad unepoca, quella della primamodernit, che ormai irrimediabil-mente alle nostre spalle. Del tutto obso-leta ci sembra, nella nostra societ, lanetta distinzione, su cui si era afferma-to il liberalismo, fra vita pubblica e vitaprivata. La domanda sottesa alla conver-sazione allora pi generale: come con-servare lo spirito del liberalismo nelnuovo contesto aperto da Internet, rifor-mulando il nostro stesso lessico politi-co. Compito immane, ma direi ordina-rio: il liberalismo, diceva Nicola Mat-teucci, vive come risposta a sfida,cio ridefinendosi ogni volta nelle diver-se situazioni storiche.

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    Post-digitali senza nostalgia

    di Chiara Maffioletti

    Anche su Twitter capitano cose che non tiaspetti. Fenomeni allapparenza pocospiegabili. Succede per esempio che KanyeWest, rapper ormai entrato nella storia dellamusica americana, nella scarnissima lista di

    persone che segue sul social network soltanto undici abbia inserito anche JohnMcCain. Di Barack Obama invece, a cui haanche regalato un brano per il disco Yeswe can, non c proprio traccia.

    I protagonistiA sinistra: Christian

    Fennesz, 50 anni, gurudella musica elettronica

    contemporaneae cofondatore delletichetta

    discografica Mego. A destra:Terre Thaemlitz, alias DJ

    Sprinkle, 44 anni, musicista,produttore e proprietariodelletichetta ComatonseRecordings. In alto: The

    transfinite, linstallazionesonoro-visiva dellartista

    giapponese Ryoji IkedaLautore

    Leandro Pisano, 39 anni,curatore e media producer,studia estetica e design dei

    nuovi media. coinvoltoanche nel progetto

    di strategie Ict per le areeinterne e rurali

    (www.leandropisano.it)

    Analogico, installazioni low tech, modelli di consumo alternativiGli artisti promuovono una visione critica della tecnologia

    RRR

    Un nuovoliberalismoper arginareAssange

    Orizzonti Nuovi linguaggiFollower

    Kanye West, il rapper che non taspetti

    La sfidaIl compositore Thaemlitzlancer un album di 30

    ore, oltre i limiti fisici delformato Mp3, impossibile

    da esportare sul web

    i

    Tendenze

    LanalisiPer il musicista Cascone,

    collaboratore di DavidLynch, con il commercioelettronico ora Hollywoodsforna gigabyte di fuffa

    Il dibattitoIl filosofo Peter Singer

    in difficolt nel sostenerele ragioni della privacydi fronte allelogio dellatrasparenza dellattivista

    Il confronto

    RRRRRR

    di CORRADO OCONE

    10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012

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  • {DensityDesign Lab

    Visual data

    Orizzonti Nuovi linguaggi

    E Chabrol diresse i fantasmi di Simenon

    La visualizzazione dati a cura delDensityDesign Lab del Politecnicodi Milano guidato da Paolo Ciuccarelli.La realizzazione di oggi di FedericaBardelli, Gabriele Colombo, Carlo DeGaetano, Giorgio Caviglia.

    di CRISTINA TAGLIETTI

    Diche cosa ha parlato la letteraturaitaliana dal secondo dopoguerra?La visualizzazione propone unaradiografia dei 65 vincitori del riconosci-mento letterario pi rappresentativo: loStrega. Le galassie dei temi ricorrenticollegano autori lontani mettendo in ri-lievo influssi e filiazioni, mentre la rela-zione tra lanno duscita del romanzo e ilperiodo in cui si svolge la storia mostracome gli anni dallUnit al secondo do-poguerra abbiano nutrito la nostra lette-ratura (anche se il Duemila ha prediletto

    il presente). Da notare che alcuni roman-zi (quelli collegati al punto interrogati-vo), non hanno indicazioni temporali.

    Ledizione numero 66 del premio siavvia verso le fasi ufficiali. Entro l11 apri-le i candidati devono essere presentatida due Amici della domenica e il 17 siriunir il comitato direttivo che sceglie-r la rosa dei 12. Una competizione chedovrebbe riguardare, come al solito, so-prattutto gli autori presentati dai grandigruppi editoriali. Bench la gestione diTullio De Mauro abbia rinnovato la giu-ria anche con il potenziamento di voticollettivi e lettori forti, questi continua-

    no ad avere la possibilit di gestire cospi-cui pacchetti di voti. Il gruppo di Segra-te, almeno nella prima parte, si sdoppiaconMondadori che punta su Inseparabi-li del favorito Alessandro Piperno ed Ei-naudi su Marcello Fois con Nel tempo dimezzo. Mentre il gruppo Rcs, vincitorelo scorso anno con Storia della mia gen-te di Edoardo Nesi (Bompiani), si affidaa Il silenzio dellonda (Rizzoli) di Gianri-co Carofiglio. Parte con quotazioni alteEmanuele Trevi con Qualcosa di scritto,edito da Ponte alle Grazie e bandiera delgruppo Gems, mentre si attende la deci-sione di Feltrinelli che potrebbe presen-

    tare Tutti i colori del mondo di GiovanniMontanaro. Ci sar Newton Compton,con La colpa di Lorenza Ghinelli, men-tre Dalai porta Cos in terra di DavideEnia. Sicura la partecipazione di Giorgio

    Manacorda con Il corridoio di legno (Vo-land), Carlo Pedini con La sesta stagio-ne (Cavallo di ferro), Gaia Manzini conLa scomparsa di Lauren Armstrong(Fandango), Emanuele Tonon con La lu-ce prima (Isbn), Amos Mattio con Lunadi notte (Gremese), Gabriella Guidi Gam-bino con Lultima passeggiata (Mursia),Marosia Castaldi con La fame delle don-ne (Manni). Nutrimenti quasi certamen-te ci sar con Malacrianza di GiovanniGrieco, mentre si attende che altri sciol-gano le riserve per unedizione molto af-follata.

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    di Maurizio Porro

    I segreti del libro stregato

    Titoli di codaEpoca di fantasmi. Quelli di Ozpetek, diEduardo e ora tornano anche per Adelphi Ifantasmi del cappellaio di Simenon, il verorealismo magico della patologia in giallo.Vengono in mente i fantasmi del cinema

    francese di marca, che ha amato sempre laparola, come la riduzione del romanzo diSimenon diretta dal Claude Chabrol nell82(un groviglio di vipere di provincia e un pizzicodi Hitchcock) con Serrault splendida star.

    Paesaggi e temi dei 65 vincitori del pi importantepremio dItalia. Mentre partita la battaglia per la nuovaedizione. Tra i favoriti Piperno, Carofiglio e Trevi

    11LA LETTURACORRIERE DELLA SERADOMENICA 1 APRILE 2012

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  • Il romanzo di formazione (in tedesco Bildungsro-man) il romanzo in cui si segue la crescita di uno opi personaggi, da una condizione o et acerba finoa una maturit che non necessariamente let adul-ta (in genere lazione si svolge in poche ore, o giorni,o mesi), ma lattraversamento di unesperienza fondativache trasforma il personaggio, lo cresce, lo indurisce; spes-so (anche se non necessariamente) lo delude, lo ferisce, ea volte, perfino, lo distrugge. In generale, un confrontocon il mondo che difficilmente lascia identici e anche pidifficilmente trova gli esseri umani preparati ad affrontar-lo. In questo, molto simile alla vita. Proprio in ci sta laformazione, nellattraversare (goffamente, e sbagliandotutti i passi) quellesperienza e nel trovarvi compagni, ne-mici, pericoli, brevi oasi di sopravvivenza, sonore lezioni eguide eccezionali nel bene e nel male; ma anche, sempre,perfino nelle storie a lieto fine, un retrogusto di disincan-to, la percezione che il mondo si sia mostrato per quel che davvero, e che lepoca delle illusioni sia finita.

    Sono le ore di fuga solitaria del giovane Holden di Salin-ger, sono le violenze subite e le dissipatezze del ragazzoMalcolm di Purdy, o la vita di orfano tra ladri e assassini diOliver Twist. Per venire a casi pi vicini, sono i ragazzi di-sorientati, luminosi e perdenti raccontati da Silvia Balle-stra, oppure i protagonisti di Ammaniti, o quelli del Vastade Il tempomateriale. Allinizio ingenui, o entusiasti, o ap-pena un po sconnessi, poi sorpresi dal confronto con ilmondo come da una scossa elettrica.

    Insomma, parrebbe ovvio: a formarsi il personaggio,non il lettore.

    Limpressione per, da qualche anno a questa parte, che alcuni protagonisti dei romanzi di formazione parta-no gi imparati, che nascano granitici e assai poco biso-gnosi di crescita, al pi di un po di compagnia nella disav-ventura o di un orecchio cui raccontarla (il lettore) nonsenza qualche vanteria. Guarda comeme la cavo, io. Po-co innocenti. Poco disponibili a formarsi e anzi gi dotatidi caratteri immutabili, e di convinzioni formidabili cheessi stessi tentano di comunicarci di continuo. Pulcini chedanno limpressione di saperla gi cos lunga, con buonapace dellinesperienza di cui parla Antonio Scurati.

    E viene il sospetto che chi si tenta di formare davverosia qualcun altro: il lettore. E che non ci si trovi davverodavanti a romanzi di formazione (o bildung, costruzione),bens a storie di edificazione. Si tratta, diremmo scherzan-do, di ben altra edilizia.

    Un esempio significativo il romanzo pur ben scrit-to, avvincente e originale Il bambino che parlava con icani (Piemme) di Eva Hornung. la storia di un orfano diquattro anni che viene allevato dai cani: quattro anni sonopochi per essere sicuri di s, eppure il bambino riesce aesserlo. Non sono i cani a insegnare al bambino a vivere, il bambino insieme ai cani a insegnare a noi lettori co-me ci si barcamena nelle difficolt.

    Un altro caso recente Il quaderno di Maya (Feltrinelli)di Isabel Allende: Maya unex tossicodipendente ombro-sa, dolente, ferita, ma la sua formazione gi avvenuta al-trove; ecco perch il suo soggiorno nel villaggio dellisola,in fuga da oscuri nemici, sembra avere le caratteristiche diun racconto edificante, con ospiti e vicini che la circonda-no di attenzioni, in una dimensione di convalescenza enon di crescita. Proprio questa dimensione, tra edificazio-ne (del lettore) e convalescenza, si ritrova nel romanzo Ilmio inverno a Zerolandia (Rizzoli) di Paola Predicatori, incui il lutto per la morte della madre e la storia damore conlultimo della classe, linquieto Gabriele, non pare occasio-ne di formazione per il personaggio, che fin dalle primepagine si muove nellabisso del lutto con una familiaritsospetta, come guidato da una mano adulta (quella dellascrittrice?). Ci che accade in un altro romanzo italiano,La vita accanto (Einaudi) di Mariapia Veladiano, dove findalle prime righe la protagonista Rebecca mostra di sape-re tutto ci che c da sapere sulla vita di una donna brutta.Il che pare un paradosso, come certe inserzioni di lavorolette qua e l: Cercasi apprendista con esperienza.

    La stessa mano sicura, anche se lautrice unaltra, pareguidare i passi di Ida Maria, protagonista del romanzo Do-ve finisce Roma (Einaudi Stile libero) di Paola Sriga: laragazza una staffetta partigiana nascosta in una cava alleporte di Roma, a pochi giorni dallarrivo degli Alleati, ma

    fin dalle prime p