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Semestrale d’informazione, arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici n° 36 - APRILE 2018 Acome AMICI Semestrale d’informazione, arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici Acome AMICI NOTTE DI NATALE 1223 il presepe vivente in musical è in tour BRILLA A TORINO LA LUCE DI CHIARA DI DIO successo per la rappresentazione al teatro Nuovo RICOMINCIARE A COLLEDORO un anno da neve e terremoto PRIMA NAZIONALE riallestimento del musical Patto di Luce GIORNATE DI SOLIDARIETÁ XXXII edizione VIA CRUCIS, VIA LUCIS la drammatizzazione della passione in Piemonte, Puglia e Sicilia n° 36 - APRILE 2018

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Semestrale d’informazione, arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici

n° 36 - APRILE 2018

Acome

AMICI

Semestrale d’informazione, arte e cultura dell’Associazione Dare promosso dalla Fondazione Leo Amici

Acome

AMICI

NOTTE DI NATALE 1223il presepe vivente in musical è in tour

BRILLA A TORINO LA LUCE DI CHIARA DI DIOsuccesso per la rappresentazione al teatro Nuovo

RICOMINCIARE A COLLEDOROun anno da neve e terremoto

PRIMA NAZIONALEriallestimento del musical Patto di Luce

GIORNATE DI SOLIDARIETÁXXXII edizione

VIA CRUCIS, VIA LUCISla drammatizzazione della passione

in Piemonte, Puglia e Sicilia

n° 36 - APRILE 2018

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di Rosanna Tomassini

Editore: Associazione Darec/o Via Resistenza 1 - 47833 Morciano di Romagna (RN)

Direttore responsabile: Rosanna Tomassini

Direzione:Anna De Persio - Cristiano Giuliani Francesco Troilo - Vincenzo OcchipintiLuigi Scalbi - Giovanni Giannone

Redazione: Asia FerriAntonella Di MuoioMonica Mancini

dall’Estero:Ralph Flum (Amburgo)Sven Skinner (Lugano)

Correzione bozze: Antonella Di Muoio

Grafiche: Asia FerriAlessandra M. AntonelliMonica Mancini

Stampa:

Arti Grafiche Ramberti- Riminifinito di stampare: Aprile 2018

Autorizzazione n° 21 del 25 Settembre 2000 Tribunale di Rimini

Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione n. 17577

Copyright © 2018 by Associazione Dare.Riproduzione vietata. Tutti i diritti riservati.

Semestrale d’informazione, arte e cultura

acomeamici.it - [email protected]

Unione StampaPeriodica Italiana

Lascio questo spazio ad una notizia e a parole importanti.Il 19 marzo scorso Papa Francesco ha incontrato a Roma tantissimi giovani per preparare il Sinodo che a ottobre riunirà i Vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Il pre-sinodo si è svolto nel Collegio internazionale Mater Ecclesiae, in Vaticano, dove Francesco ha salutato i ragazzi giunti da ogni continente. «In tanti momenti della storia della Chiesa, così come in numerosi episodi biblici, Dio ha voluto parlare per mezzo dei più giovani: penso, ad esempio, a Samuele, a Davide e a Daniele. Nei momenti difficili, il Signore fa andare avanti la storia con i giovani. Dicono la verità, non hanno vergogna. Non dico che sono “svergognati” ma non hanno vergogna e dicono la verità. E Davide da giovane incomincia con quel coraggio. Anche con i suoi peccati. Perché è interessante, tutti questi non sono nati santi, non sono nati giusti, modelli degli altri. Sono tutti uomini e donne peccatori e peccatrici, ma che hanno sentito il desiderio di fare qualcosa di buono, Dio li ha spinti e sono andati avanti. E questo è bellissimo... Troppo spesso si parla di giovani senza lasciarci interpellare da loro – ha detto il Santo Padre – . Quando qualcuno vuole fare una campagna... ah, lode ai giovani!, non è così?, ma non permette che i giovani li interpellino. Lodare è un modo di accontentare la gente. Ma la gente non è sciocca o stupida. No, non lo è. La gente capisce. Soltanto gli scemi non capiscono. In spagnolo c’è un motto bellissimo che dice: “Loda lo scemo e lo vedrai lavorare”. Dare la pacca sulla spalla e lui sarà contento, perché è scemo, non se ne accorge. Ma voi non siete scemi! Anche le migliori analisi sul mondo giovanile, pur essendo utili – sono utili –, non sostituiscono la necessità dell’incontro faccia a faccia. Parlano della gioventù d’oggi. Cercate per curiosità in quanti articoli, quante conferenze si parla della gioventù di oggi. Vorrei dirvi una cosa: la gioventù non esiste! Esistono i giovani, storie, volti, sguardi, illusioni. Esistono i giovani. Parlare della gioventù è facile. Si fanno delle astrazioni, percentuali… No. La tua faccia, il tuo cuore, cosa dice? Interloquire, sentire i giovani. A volte, evidentemente, – ha proseguito Papa Francesco – i giovani non sono il premio Nobel per la prudenza. No. A volte parlano “con lo schiaffo”. La vita è così, ma bisogna ascoltarli. Il prossimo Sinodo si propone in particolare di sviluppare le condizioni perché i giovani siano accompagnati con passione e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel “riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza”. Tutti noi abbiamo questa chiamata. Voi, nella fase iniziale, siete giovani. Questa è la certezza di fondo: Dio ama ciascuno e a ciascuno rivolge personalmente una chiamata. È un dono che, quando lo si scopre, riempie di gioia (cfr Mt 13,44-46). Siatene certi: Dio ha fiducia in voi, vi ama e vi chiama. E da parte sua non verrà meno, perché è fedele e crede davvero in voi. Dio è fedele».

(fonte: www.vatican.va Francesco Discorsi 2018 Marzo )

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SOMMARIO

4 XXXII edizione Giornate di Solidarietà

14 Prima Nazionale dell’Opera Musical Patto di Luce

20 Notte di Natale 1223 il presepe vivente in musical in tour

36 Ricominciare a Colledoro

38 Nuovi amici... in Ticino

40 Brilla a Torino la luce di Chiara di Dio

46 La narrazione della propria vita è strumento di crescita

47 Pasqua: Via Crucis Via Lucis in Piemonte, Puglia e Sicilia

48 A Modena la mostra +Sé-Io=Pace

52 Eleonora Goldoni, star del football si racconta

54 Tre artisti nel nuovo video di Bennato

56 Gianluca Raponi, un Dance Teacher internazionale

58 Nuove scoperte sul mondo della comunicazione vegetale

62 Spazio giovani… i lettori si raccontano La fiducia che cura tutto I veri amici non ti lasciano mai Un angelo nuota accanto a me Lasciamoci dietro un mondo di tristezza La bellezza di essere famiglia Voglio cogliere quella rosa...

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7-8 OTTOBRE

XXXII EDIZIONE

Giornate di SolidarietàLa festa della fratellanza

Centinaia i giovani e le persone confluite al Pic-colo Paese del Lago in occasione dell’anni-versario della nascita del suo fondatore, Leo

Amici, avvenuta il 7 ottobre del 1923. Personalità importanti del mondo della musica, della cultura, dell’arte e gruppi provenienti da tutt’Italia e dall’e-stero hanno partecipato a due giornate di iniziative ed eventi promossi e organizzati dall’Associazio-ne Dare e dalla Fondazione Leo Amici, come ogni anno, per questa speciale ricorrenza. Tra costoro, Gloria Criscione del Paraguay, famosa cantante so-prano, giunta appositamente dal Sud America per partecipare a questo appuntamento come sempre dedicato a fratellanza, unione di intenti, pensieri e sentimenti nel ricordo, vivo e presente, del fondato-re Leo Amici e dei valori che ha sempre trasmesso. Tante infatti, le testimonianze e le espressioni di ra-

gazzi che, pur non avendolo conosciuto, si sentono tutt’oggi legati a lui spiritualmente.

Le due giornate di solidarietà hanno avuto inizio con la celebrazione mattutina delle lodi presiedute da don Luigi, che così ha commentato: « [...] È il compleanno del maestro, vogliamo ricordarlo con le parole della IV di copertina del libro di Carlo, Leo, l’uomo senza tempo: “Chi è Leo? Una figura parti-colare, insolita, fuori da tutti gli schemi a cui siamo abituati. Come la calamita attira il metallo, Leo attira tutti coloro che cercano qualcosa in più, coloro che vo-gliono dare colore e sapore alla propria esistenza. Con la semplicità delle sue parole, con la naturalezza dei suoi comportamenti, con la concretezza del suo agire, Leo mostra un orizzonte nuovo».

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«Credo che questa giornata possa diventare vera-mente un orizzonte nuovo, per tutti – ha prosegui-to don Luigi -. Ha ragione il libro, un uomo insoli-to, come è stata Maria, la madre del Cristo, insolita per la sua storia. Egli è comunque attuale per chi ha deciso, per chi sceglie, in qualche modo, di essere te-stimone credibile, presente a stesso, coerente con le proprie scelte e la propria fede. C’è un angelo che si è allontanato ma che non se ne è mai andato, che è sempre lì, perché gli angeli si allontanano ma non se ne vanno. Essersi allontanato non è essere lontano, ciò che è lontano crea timore, ciò che è allontanato accresce la speranza. Questa è stata l’esperienza di Maria e questa è stata, io ci credo tanto, l’esperienza del maestro e di tutti i suoi eredi, tra i quali primi fra

tutti Carlo, Daniela e anche tutti quelli che con loro vivono questo posto, questo giorno, questa storia e questa giornata della fratellanza, chiamata così, ma che diventa ricca e portatrice di tante cose, se non altro della possibilità di porsi la domanda: “Io cosa faccio qui? Perché esisto?” Il Vangelo ci dice che c’è una missione, il maestro ci ricorda che c’è una storia, la vostra presenza ci dice che c’è un’attualità che ri-vive ogni giorno nella vita, nei sorrisi, nelle lacrime e nelle gioie di ognuno. Credo che sia un bel modo di cominciare questi due giorni, sostenuti dallo sguardo materno di Maria che è madre, prima che Madonna, perché se Madonna sa di lontananza, madre sa di prossimità».

In teatro durante l’incontro prende parola la can-tante Gloria Criscione del Paraguay: «[...] Io sono veramente contenta perché quando ho ricevuto il vo-stro invito, io non conoscevo tutto quello che ha fat-to Carlo, la meraviglia di quest’opera d’amore che ho visto in ogni giovane che ho conosciuto, in ogni arti-sta. Questo si deve sapere nel mondo, non per vana-gloria, ma perché l’arte è un’opera di Dio e attraverso di essa si possono trovare tante anime meravigliose. Dopo essere stata in 5 anni in 180 Paesi, dopo aver incontrato tante persone non mi piaceva più lavorare con il canto, perché non si deve lavorare da soli. Nel frattempo ho trovato questa organizzazione e posso lavorare insieme a voi, per mostrare il suo talento (ri-volta a Carlo), il talento della sua gente, quello che lui ha fatto emergere».

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La mattinata è proseguita con l’assemblea generale dei soci dell’Associazione Dare, la presentazione delle ultime pubblicazioni, l’in-contro di tutti i giovani con la Fondazione Leo Amici e Carlo Tedeschi. Il primo a parlare è sta-to Alex: «Stamattina mi sono svegliato con la gioia: questo giorno sembrava non arrivare mai, avevo l'impressione di correre incontro all’oriz-zonte, che andava sempre più lontano nono-stante io corressi. Perché sembrava non arriva-re mai?» Carlo: «È come l'emozione per l'attesa di qualcosa di bello, come quella di un dono. Noi identifichiamo la morte negativamente come cosa terribile da cui fuggire ma, riflettendo, sa-rebbe il dono più bello se è incontro con Dio; un dono si attende con emozione come tu hai atte-so il 7 ottobre – La morte è come andare a noz-ze, vai incontro a un amore sublime, varchi la soglia della vera vita e ti prepari per una lunga gita* – ».

*Parole di Leo Amici

Elia: «Mi unisco ad Alex, anche io oggi mi sono accorto che tutto quello che c’è in questo po-sto è per portare del bene e quindi anche solo il pensiero di esserne parte mi commuove e mi fa battere il cuore: è per questo che dobbiamo vivere». Carlo: «Questo è lo scopo della nostra vita: portare il bene. Il bene corrisponde a Dio, dunque portare in un luogo il bene significa por-tare in quel luogo Dio, aprirgli le porte, cosicché Lui possa entrare. Se tu fai il vuoto dentro di te, Dio può sceglierti come "tempio", perché farlo significa togliere tutto il male, tutti i pensieri negativi, i dubbi, le angosce, le paure. Fai il vuo-to, ti metti a disposizione e Dio può entrare. Da quel momento in poi i tuoi pensieri non sono più negativi, non hai più paura perché senti la Sua presenza e dunque non solo puoi guardare con i Suoi occhi o amare con il Suo amore, ma anche il tuo amore viene potenziato dalla Sua presen-za. Questo è quello che vuole Dio, è la grandez-za che vuole farsi piccola per venirci incontro. Non dobbiamo avere paura della grandezza e non dobbiamo pensare impossibile arrivare a Lui. Dobbiamo fare quello che ha detto Gesù: essere buoni come è buono il Padre mio che è nei cieli. Come si può essere buoni come Dio? Non è impossibile, è possibilissimo, perché è la bontà di Dio che si fa piccola ed entra dentro di noi. Dunque è semplice». [...]

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A teatro i giovani provenienti dalle accademie del-le varie sedi della Fondazione si sono esibiti in canti, danze ed espressioni da loro create per l’occasione. Ma non sono mancate domande di ordine morale, filosofico, spirituale, a Carlo Tedeschi.

Nico, da Napoli: «È possibile comunicare con il nostro angelo custode?»R.: «È più probabile che sia lui a comunicare con te, perché lui è nella dimensione in cui gli è facile sugge-rirti, starti accanto, proteggerti; noi siamo nella ricerca di Dio, lui nella certezza. Padre Pio ce lo insegna: man-dava il suo angelo o riceveva risposta da quello di un altro. Dunque si può». […]

Nico: «C’è differenza tra spirito e anima?» R.: «L’anima è l'entità che sopravvive alla morte e che entra nella vera vita. Lo "spirito", diciamo così, lo si po-trebbe identificare con la personalità che l'anima può formare attraverso la sua volontà, il libero arbitrio ed i componenti dell'essere umano».

Nico: «Sono importanti i 12 anni?»R.: «È a 12 anni che Gesù conclude la sua crescita di bambino. Era al tempio: è scattata la coscienza del bambino - Gesù che, a 12 anni, inizia l’età adulta. Sono state molte le civiltà in cui il bambino a questa età si considerava uomo, anche con riti di iniziazione. Anche nella scienza ci sono dati che ci fanno capire che a quell’età il bambino inizia a riconoscere il bene dal male e a scegliere».

Espressioni dei giovani:arte, musica e danza

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Caterina ed Aurora, dell’accademia di Assisi, partecipano leggendo una lettera scritta da loro: «...durante l’esperienza vissuta al lago, abbiamo ritrovato in noi emozioni profonde, che ad Assisi non provavamo più, soprattutto da quando è stato chiuso il teatro. Il senso di abbandono ci aveva cambiate, non capivamo quale fosse la strada da seguire, ci eravamo perse e non riuscivamo a ritrovare noi stesse. Appena abbiamo messo piede al lago, ci è sembrato che il mondo girasse in un altro verso, nel verso dell’amore e della pace. Quella pace l’abbiamo rivista nella luce degli occhi dei Ragazzi del Lago e piano piano siamo riuscite anche noi a provare queste emozioni, che ti entrano dentro e non escono più. Abbiamo assistito alle prove di Patto di Luce e abbiamo potuto rivivere i momenti di quando eravamo bambine e avevamo l’opportunità di interpretare gli animaletti ed ora che bambine non siamo più, abbiamo capito ciò che la vita ci prospetta, ossia seguire il bene...». [...]

Denis di Torino: «Come faccio a credere, a trovare la fede, se non riesco a credere nemmeno in me?» R.: «Hai bisogno di conoscere te stesso, se non credi in te non puoi credere nemmeno in Dio perché Lui è come te, tu in piccolo e Lui in grande. Quello che fa male a te, fa male a Lui, quello che fa bene a te, fa bene a Lui. Devi cominciare la tua ricerca e cominciare a guardarti dentro, a volerti rispondere alle domande che dentro nascono spontanee. A molte domande potrai rispondere con il tuo cuore, col tuo ragionamento, con quello che leggi in un libro o che vedi in televisione. Se tu cerchi profondamente la verità, è la verità che viene da te. Poi devi anche capire che la Chiesa dice una cosa bellissima e cioè che la fede è un dono. Tu che senti questo potresti pensare “a me non me l’ha data” o “perché ad un altro sì e a me no?” La differenza è questa: è la verità che viene da te, se tu cerchi, perché Dio ti rispetta, ti lascia libero, ma se vede che tu vuoi cercarlo e sapere se Lui c’è o no allora è Lui che si manifesta. La fede deve essere ragionata, sentita e toccata con mano, allora crederai veramente in Dio. Quando arriverai a quel punto scatterà tutto dentro di te, tutto quello che farai, lo farai con amore, anche sul lavoro e ti

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sentirai felice, contento, perché ti sentirai utile in mezzo alla società. Non ti sentirai più né solo né inutile. È la cosa più bella che possa capitare. A me è accaduto tanti anni fa. Era talmente forte dentro di me questa presenza che ho cominciato a piangere e tra la lacrime ho dovuto scrivere ciò che provavo. Se sei vivo ricerchi sempre... per esempio devi cercare una donna, poi devi cercare di mantenerla, devi sempre cercare qualcosa... allora cerca Dio! [...] Se tu sei sempre presente a te stesso controlli il male; Leo Amici diceva: «Il pensiero può essere buono o cattivo: l’idea lo compone, la coscienza lo fotografa e la volontà lo decide». È tutto nelle tue mani e nella tua libera volontà, più sei presente e meno gli istinti dominano il tuo corpo perché sei tu che metti nei binari giusti, dove e come vuoi tu, i tuoi istinti, la tua natura, la tua personalità. E questa diventa forza di carattere, diventi una persona sicura che non si lascia né intimidire né soggiogare da nulla. La sicurezza è un cuore temperato. Quando sei insicuro il cuore batte, ma se tu ti spingi oltre quella misura, il cuore si placa e lo hai temperato e costretto a battere come dici tu e non come dice l’emozione, il dubbio o l’angoscia. Pensate a quanto possiamo dominare il nostro corpo». [...]

Don Luigi: «Ripeto ciò che ho detto precedentemente ai ragazzi, su cos’è che cambia in meglio il mio sacerdozio sia in parrocchia che come cappellano di ospedale. Mi cambia ogni tanto venire qui e rimotivare in me l'essere prete. Sono un prete felice ma ogni tanto ho bisogno di rimotivarmi: il Lago è una delle cose che rimotiva il mio sacerdozio di cui proprio oggi è l'anniversario. [...]

Daniela Natale: «Quando il gruppo di Bagheria cantando ha dedicato la parola "padre " a Carlo ho sentito una forte emozione e mi sono ricordata di un episodio che ora vi racconto. Era il 1990. carlo con un gruppo di giovani di Cattolica si era recato a Ciitavecchia a casa di Leo Amici. Eravamo tutti insieme ed ognuno diceva qualcosa, parlando a cuore aperto. Carlo, giovane come loro, non sapeva cosa dire, aveva tante cose nel cuore ma anche tanto timore e per di più la balbuzie era un forte deterrente. Quando però toccò il turno di Carlo, che ancora cercava di allontanare qiel momento che sembrava ineluttabile in quanto ormai tutti avevano detto la loro, Leo Amici disse: «Silenzio tutti, ascoltate, adesso parla vostro padre.» Carlo in quel momento smise ogni titubanza e, pur nella commozione, parlò

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sicuro e con veemenza: solo lui infatti nel profondo del suo cuore sapeva di sentirsi "padre" verso quei giovani e sapeva di non averlo mi confidato a nessuno. Solo Leo aveva potuto leggergli l'anima. Solo le parole di Leo gli dettero la forza di assumere anche quel ruolo. In un altro episodio, circa due anni prima della sua scomparsa, sempre Leo ci aveva detto: «Siamo nel 1986; io non ci sono più, cosa dite a chi viene qui e vi pone delle domande?» Ci aveva già annunciato a suo modo il suo allontanamento, ma aveva già detto che Carlo avrebbe continuato dopo di lui. E lo ha fatto proprio come un padre. Questo non è mai stato sottolineato ma ho sempre visto che Carlo è veramente stato un padre per voi giovani. Anche io seguendo ciò che Gesù ci ha insegnato, nelle mie espressioni d'amore ho scelto un mio ruolo personale. Ho trovato prima un padre in Leo e poi anche in Carlo. Ho ricevuto tanto amore vivendo accanto ad un uomo così grande ed ho scoperto con lui anche la bellezza di essere madre. È bellissimo essere madri perché Dio ha voluto che noi donne lo fossimo affinché potessimo accogliere il Suo amore.

Carlo: «Volevo dirvi che nella canzone voi dite “resta con noi”: questo sentimento, che provate e che è vero c’è solo un modo per non farselo scivolare via, non farselo togliere dal male: quello di fare una vostra ricerca vera, sincera, personale, a costo di sacrifici, per arrivare a toccare con mano Dio. Questa è l’unica garanzia che voi avete affinché questo sentimento che avete espresso per me non svanisca mai. Che la vostra volontà sia quella di rimanere insieme come fratelli e insieme a me, chi ci unirà sarà il Signore, il Padre con la P maiuscola. È solo questo che vi darà la garanzia che non ci lasceremo mai. Cominciate ora che avete questi sentimenti portati al vivo, dopo la vita ve li potrebbe togliere, allontanare o spegnere. Questo sarebbe tanto ingiusto perché la vostra non è una sensazione, ma proprio la verità!».

Una ragazza siciliana del gruppo di Bagheria legge uno scritto: «Carlo, porta serrata, blocca fuori gli inutili brusii del mondo, per lasciar posto nel cuore di ogni uomo ad un devastante silenzio, generatore di certezza, conoscenza e tenerezza». Ed un’altra ragazza gli chiede: «Come si fa a fidarsi di se stessi e a volersi bene?»

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R.: «Quando vuoi bene al prossimo automaticamente vuoi bene a te stesso perché non permetteresti mai a te stesso di abbandonarti ai brutti pensieri, alla trascuratezza del tuo corpo, alle bassezze umane. Quando ami non te lo permetti perché sai che butteresti via del tempo e lo toglieresti a chi ha bisogno del tuo amore». [...]

Martina da Torino: «Per me ieri è stato il debutto come ballerina in Patto di Luce. Questo è stato il primo spettacolo che ho visto qui al lago quando ancora non conoscevo niente. Quando vidi esibirsi quei ragazzi io ho come riconosciuto Dio su questo palco e ho desiderato essere come loro e poter anch’io cercare Dio nella danza, nell’arte, in quello che amo fare. Ogni volta che salgo su questo palco io sento Dio, forte, dentro di me».

Carlo, rivolto ai giovani del gruppo di Mattinata, chiede: «Chi di voi ha scritto la canzone che avete appena cantato? Ciò che mi tocca è che ricalca le parole della canzone del gruppo di Bagheria, anche se siete due gruppi che forse nemmeno conosciuti. Naturalmente vale anche per voi quello che ha

detto Daniela, però, è impressionate come la verità alberghi dentro ai nostri cuori e, se il cuore è aperto, come si incardini sulla libertà di ognuno e si aggrappi ai nostri sentimenti; poi se c’è un sentimento che Dio vuole farci vivere in comunione ecco che le parole e i concetti sono gli stessi. Questo tocca perché è l’amore di Dio che ci tocca, ci protegge, ci cura e ci fa fare lo stesso percorso».Manuel: «Spesso mi capita che nelle circostanze in cui mi trovo bene o in posti dove sento a pelle che c’è positività, arrivano dei pensieri negativi alla mente che sembrano volermi indurre al male, alle tentazioni. A volte questi pensieri si trattengono però questo mi turba». R.: «Il male è attirato dal bene come le api sul miele. Mentre tu produci il miele ecco che le api arrivano, il male arriva sempre. Intanto questa per te deve essere una prova che sei nel bene. Il cacciarli, come fai tu, funziona: piano piano nel tempo chiudi quel punto negativo in cui entra quel pensiero e quando il punto negativo è chiuso neanche più quel pensiero arriva. Se tu sarai nel bene e arriverà il male sarà come un rumore; il male busserà ma non potrà entrare perché non ci sarà più quel punto negativo,

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che è una porta aperta. I punti negativi sono tanti: l’egoismo, l’orgoglio, la presunzione, l’avarizia, ed è attraverso di essi che entra il male; però se tu ti opponi, chiudi questi punti. Ti costruisci nel bene, cadendo ma rialzandoti, fino a che non cadrai più, o inciamperai solamente». [...]

Domanda di un bambino: «Io volevo fare una domanda su di te: ma tu come ti vedi?» R.: «Io non mi vedo, quando al mattino mi guardo allo specchio penso: “Mamma mia, sono pure vecchio, però come ho fatto a non avere ancora i capelli bianchi?” Mi guardo indietro e penso: “Beh, però hai fatto tanti sacrifici per rispettare il tuo corpo e la natura dell’essere umano, per amare gli altri”, ma non mi vedo, non riesco a vedermi. C’è stato però un momento in cui mi sono guardato non con i miei occhi ma con altri occhi, in questo senso: quando io vi guardo riesco a guardarvi con gli occhi

di Gesù: allora i miei occhi si dilatano, il mio cuore si apre. Un giorno è accaduto che mi ero vestito da pierrot per Leo Amici e lo avevo fatto come questi ragazzi fanno oggi per me. Vidì così i suoi occhi intenerirsi. Dunque, anche se non mi vedo, penso di fare tanta tenerezza a Dio».

Piero, di Santa Caterina: «Io conosco la realtà della Casa del Ponte (Fondazione Leo Amici) da dicembre dell’anno scorso, pur essendo del paese di Santa Caterina Villarmosa. Io e mia moglie abbiamo una storia alle spalle e con Leri e Francesco lì abbiamo trovato una luce da parte del Signore, nel senso che venivamo da una situazione triste e tornando da un viaggio a Lourdes sono successe tante cose belle: una di queste è stato l’incontro con tutti questi ragazzi con cui ora collaboriamo. Sono felice di questo, quando abbiamo saputo che dei ragazzi del nord Italia venivano a Santa Caterina Villarmosa in Sicilia,

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povero paese sperduto, siamo rimasti sconvolti. In pochi mesi ci hanno coinvolto negli spettacoli, siamo felicissimi di seguire questa strada, li vogliamo supportare, perché per noi la Casa del Ponte è una grazia di Dio, ed è un riferimento per tutti, anche per bambini e giovani».

Mattia, di Assisi: «Io questa estate ho risentito della chiusura del teatro ad Assisi. A noi questo ha fatto tanto male. Mi sono sentito abbandonato, solo. Mi sembra solo un sogno bellissimo, ormai svanito completamente, quando facevamo lì gli spettacoli insieme».R.: «Questa è una dura prova per voi, durissima. Quando però il male chiude una porta poi il bene apre un grosso portone. Adesso la casa (n.d.r. di Capodacqua) comunque è sempre aperta, ci sono solo gli insegnanti, però intanto loro ci sono. Tu vai in quella casa, quando ti viene un pensiero brutto vai

lì. Io sono certo però che tutto stia ricominciando, le quattro ragazze nuove lo testimoniano, vedrai che tutto continuerà e nel modo più giusto. Bisogna solo avere fede, in questo momento abbi la speranza che questo accadrà così aumenti la tua fede».

Le quattro ragazze di Assisi che si sono esibite con i trampoli, Monica, Simona, Ilenia e Giulia: «Noi siamo nuove e volevamo ringraziarvi per questa opportunità. Non ci era mai capitato di poter fare teatro di strada su un palcoscenico così bello e così famoso, quindi grazie per questi due giorni che sicuramente ci hanno lasciato tanto, torneremo a casa con un "peso" in più, che va però ad aggiungersi al carrello di tutte le cose belle».

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Lo spettacolo Patto di Luce, la ma-gnifica leggenda del Lago di Piedi-luco, è stato inserito all’interno del programma delle Giornate di Soli-darietà: in anteprima nazionale la sera del 7 e come Prima nazionale ad invito il pomeriggio dell’8 con l’adesione e la partecipazione di importanti personalità del mondo della cultura e dello spettacolo.Dal 15 di ottobre è partita la sta-gione teatrale invernale al Teatro L.Amici proprio con Patto di Luce in pianta stabile ogni domenica pomeriggio alle ore 16.00.

Prima Nazionale dell'Opera musical Patto di Lucedomenica 8 ottobre - Teatro Leo Amici

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Carlo Tedeschi, autore e regista, apre la serata prima dell’inizio dello spettacolo: «Questa è la Prima ufficiale del riallestimento di Patto di Luce. Lo spettacolo ha debuttato 7 anni fa al teatro Lyrick di Assisi. [...] Il nuovo cast che lo compone è ancora più giovane del precedente, però posso dire che non sono meno professionisti. Tra i volti e i nomi, che sono molto cari, del pubblico, ce ne sono alcuni che vorrei presentare, come l’avv. Giacomo Pelliccioni, l’ing.Petitto, l’ing. Pazzini, Maria Pia Ruggeri con una rappresentanza del progetto “Noi per Zambia” con cui collaboriamo per costruire villaggi e scuole in quel

Paese lontano e infine dal mondo dello spettacolo, della cultura e della passione per l'impegno sia morale che fisico e spirituale ci sono due personalità di rilievo: una è l’étoile della danza, Liliana Cosi, e alla sua destra un’altra étoile, questa volta del bel canto, Gloria Criscione del Paraguay che canterà per noi alla fine dello spettacolo. [...] Queste giornate sono dedicate al compleanno di Leo Amici, io sono al suo "40esimo" compleanno. Lui accettava che facessimo una festa attorno a lui perché era riuscito a trasformarla nella festa della fratellanza. Buona visione a tutti e grazie!

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Ogni anno, in occasione delle Giornate di Soli-darietà, si svolge la cerimonia di consegna del Pre-mio Leo Amici conferito dall'omonima fondazione a coloro che si sono distinti nei valori della pace, dell’amore e della fratellanza.

In rappresentanza del dott. Fernando Maria Pelliccioni ritira il riconoscimento il figlio Giacomo

Assegnato il Premio Leo Amici

Riconoscimento Leo Amiciper F.M. PELLICCIONI

Motivazione

L’onestà, come un documento sottoscritto firmato dall’impegno di mantenerne il contenuto anche nel tempo,sembra ormai acqua passata sotto i ponti dell’emancipazione civile eppure una diga ne ha trattenuto l’acqua, quella pura, trasparente e vecchio stile. È la diga dell’animo di un notaio di Rimini: Fernando Maria. Onesto tra i documenti, tra i sentimenti, obiettivo, sintetico, efficiente,non ha tralasciato comprensione paterna nelle vicissitudini della Fondazionee ancor prima della sua formazione. Affetto e stima, esperienza, lungimiranza e cura ne hanno fatto e fanno luce nel districarsi gentile tra le maglie della burocrazia dove come il filo di Arianna, seguendone il percorso, si possono trovare imbocchi ed uscite grazie alla sua conoscenza, cultura e animo esperto di galanteria che, come la sua onestà, impegno e passione, non hanno mai oltrepassato quei ponti e sono qui ancora a servizio.Grazie.

Nel corso degli anni esso è stato assegnato a per-sonaggi illustri come Liliana Cosi, che lo ha ricevu-to nell' ultima edizione ed è presente anche questa sera, il cantautore Gianni Morandi, lo scienziato Antonino Zichichi, il dott. Park, ma anche a perso-ne meno note, ma non per questo meno degne di un tale riconoscimento.

7-8 OTTOBRE

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Riconoscimento Leo Amiciper GLORIA CRISCIONE

Motivazione

Spinge il sussurro dell’anima

che prorompendo

diviene suono

e poi canto.

È un canto che raggiunge note inconsuete

dove la massima espressione del cuore

ne batte il ritmo e lo trasmette a chi ne è investito.

Così ascoltarla è un’esperienza mistica,

gradevole, appassionata, utile

secondo l’interpretazione che assume la sua voce.

È Gloria, che ricambia il dono di Dio e canta

donando a piene mani

ciò che da Lui proviene.

Sono meccanismi ed espressioni

della meravigliosa perfezione d’amore

in cui lei, non solo canta con la sua voce,

ma danza con la sua anima.

Grazie Gloria.

Consegna del Riconoscimento a Gloria Criscione

Liliana Cosi tra Carlo e Daniela Tedeschipartecipa alla consegna

Gloria offre un canto al pubblico al termine della rappresentazione di Patto di Luce

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TEATRO

Patto di Luce al Lago di Monte Colombo

Riparte la stagione teatrale

L’opera musical per la pace e i diritti umani

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Con il riallestimento del musical Patto di Luce hanno preso parte alle scene ed alla trama due nuovi personaggi. Il primo è un buffo ra-

gazzetto scimmietta, della stessa tribù della pasto-rella e orfano come lei, che la accompagna durante tutto lo spettacolo. Il secondo è il personaggio di Roa (dall’ebraico Ruah) che il regista così ha descrit-to: «È un nome femminile che indica lo spirito di Dio nella perfezione della natura, di come il Suo spiri-to impregni ogni cosa, come sia presente e possa agire. Rappresenta anche la reazione della natura agli accadimenti del mondo perché siamo collegati ed in cima a questa catena meravigliosa c’è natural-mente Dio, dal quale tutto proviene e al quale tutto arriva. Lei rappresenta questa onda di movimen-to da Dio verso l’uomo e dall’uomo verso Dio. Noi siamo pregni di questo spirito di Dio in cui ha im-merso la creazione e la modellazione dell’universo. Questo personaggio è collegato a tutte le vicende importanti di questa magnifica leggenda e dunque nelle danze e nel canto reagisce agli accadimenti, come credo reagisca la presenza di Dio in mezzo a noi. Nel senso che noi avvertiamo quel qualcosa di grande che ci fa provare emozioni ma anche di-spiaceri, dolori che si trasmettono a questo grande spirito in cui noi viviamo. È uno scambio reciproco, invisibile, per noi forse è difficile credere che tutto questo sia vero, ma chi ne fa esperienza può dire, invece, che è la verità.

Roa Ragazzo scimmiettacon lo sciamano

Questa verità, a volte interdetta a noi adulti, così occupati a vivere e affrontare le difficoltà della vita, diventa più sem-plice per un giovane o un bambino, quando lo si mette nelle condizioni di potersi esprimere. Io ho voluto fare questo, dare uno strumento a questi giovani affinché potessero tra-smetterci la loro voglia e gioia di vivere e anche il loro cuore, che ancora è puro e che percepisce molto di più, rispetto a noi adulti, di ciò che c’è intorno a noi, che io chiamo Roa, questo grande spirito». (note di regia)

ogni DOMENICA ore 16.00

TEATRO LEO AMICI

Lago di Monte Colombo - RN

Info e video: www.pattodiluce.it

facebook: PattodiLuceOperaMusical

ISCRIVITI AL CANALE

Lago di Monte Colombo

Italian Musicals Channel

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Q uando debuttò sulle rive di quel lago a forma di cuore, nel 2000, nella versione da 20 minuti con il titolo Un vagito nella notte, il presepe vivente

in musical fu un successo senza precedenti: migliaia e migliaia di persone raggiunsero il Lago di Monte Colombo, piccolo centro dell’entroterra riminese, e persino la neve, vera e non artificiale, sottolineò l’evento ammantando le dolci colline del Sangiovese con la sua coltre.

Da Torino alla Sicilia, un classico delle feste

Notte di Natale 1223, il presepe vivente in musical in tour

NATALE

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Natale al Lago di Monte Colombo

Un Vagito nella Notte è tratto da una poesia di Carlo Tedeschi. Nel 2003 vi inserisce la figura di San Francesco e lo trasforma in un vero e proprio musical in due tempi in cui si rappresenta ciò che avvenne la notte di Natale del 1223, quando San Francesco insieme all’amico Giovanni diede vita al primo presepe vivente istituendone così la tradizione. La scena si apre su un bellissimo Angelo che narra come il poverello d’Assisi, intonando un canto gregoriano con a seguito gente semplice ed

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Il Lago di Monte Colombo si è vestito a festa con un presepe statico ad altezza naturale, mercatini, mostre d’arte, esposizione di action figure Marvel, enogastronomia e numerosi altri eventi che si sono conclusi il 6 gennaio con la suggestiva rappresentazione dell'arrivo dei Re Magi. Inoltre gratuitamente è stato possibile assistere alla proiezione 3D dello storico Un vagito nella notte per tutte le festività natalizie.

umile, viene accolto dal popolo e, nel divenire dei vari quadri, il presepe si anima realmente con le danze dei pastorelli, la melodia al bambino Gesù, la canzone dedicata alla stella cometa ed infine a conclusione un brano polifonico di grande impatto emotivo. Il coordinamento artistico e aiuto regia è stato a cura di Annamaria Bianchini.

Natale 2017, il presepe vivente in musical è tornato live al suo pubblico, nella versione più estesa: Notte di Natale 1223, quando Francesco ideò il primo presepe vivente, musical scritto e diretto da Carlo Tedeschi, è stato messo in scena dal vivo al Teatro L. Amici del Lago di Monte Colombo, dalla compagnia I Ragazzi del Lago, a ingresso gratuito durante le festività.Il presepe vivente in musical è divenuto, ancora una volta, appuntamento tradizionale che ha richiamato ma anche coinvolto migliaia di giovani da tutto il Bel Paese.

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Allestimento del presepe statico

Grazie al sostegno della Compagnia I Ragazzi del Lago, dell’ACSD Danza e Musical, dell’Associazione Dare e della Fondazione

Leo Amici e dello stesso autore Tedeschi, Notte di Natale 1223 è stato rappresentato in diverse località italiane, da gruppi teatrali giovanili cui è stato dato gratuitamente aiuto e sostegno dai professionisti della compagnia, favorendo, secondo le finalità degli enti promotori, attività teatrale e musicale tra i giovani.

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Queste le altre date e i luoghi di rappresentazione: Torino il 17 dicembre al teatro Cardinal Massaia ore 21:00, il 22

dicembre Chiesa della Consolata di Balangero ore 21:00, il 23 dicembre nel Teatro De André di Robassomero ore 21:00, 6 gennaio nel Teatro Luciano Pavarotti di Leinì ore 21:00, in collaborazione con Associazione Sollievo e Ass. Anima Libera; Teramo, Colledoro di Castelli nel centro di aggregazione giovanile del Giardino di Maria il 30 dicembre, il 2 e il 5 gennaio alle ore 21:00; Palermo, Bagheria nell’Auditorium parrocchiale San Pietro Apostolo il 19 dicembre matinée alle 8:30 e alle 10:30 e il 30 dicembre ore 21:00; Siracusa, Lentini il 18 dicembre matinée al Teatro Odeon, 6 gennaio presso il sito archeologico del Castellaccio; Caltanissetta, Santa Caterina nella Chiesa Madre in scena il 7 gennaio.

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6 gennaio: rappresentazione dell'arrivo dei Re Magi

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Q uest’anno sono tante le iniziative di aggregazione che io e Francesco abbiamo voluto proporre ai giovani che frequentano l’accademia presso la Casa del Ponte

a Santa Caterina.Un Natale ricco di amore vissuto all’insegna della parola “famiglia”, cercando di trasformare questa parola in fatti concreti.Già da ottobre abbiamo iniziato, insieme ai giovani che vivono la Casa del Ponte come una loro seconda casa, a lavorare al presepe, allestito nel giardino della casa: un presepe aperto tutti i giorni nel periodo di Natale ai visitatori di Santa Caterina e non solo. I giovani si sono resi protagonisti, vestendosi in abiti d’epoca e accogliendo ogni giorno le tante persone che venivano a vedere il presepe, accompagnandole ad ogni stazione e offrendo tè caldo e biscotti fatti in casa da gentili signore che hanno voluto dare anche loro un contributo con questo gesto bellissimo. I primi visitatori sono stati circa 500 bambini delle scuole materne, elementari e medie di Santa Caterina e, nei giorni successivi, tante e tante famiglie del paese e dintorni.

Natale in Sicilia - Santa Caterina Villarmosa

La magia del presepe alla Casa del Ponte

NATALE

di Leri Benedetti

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- L’amministrazione comunale di Santa Caterina Villarmosa si congratula per il vostro lavoro e il vostro impegno. Uno scenario da rivivere… complimenti!!

- L’emozione che mi avete dato rimarrà nel mio cuore, bellissimo, davvero grazie.

Giuseppe da Caltanissetta

- Emozionante davvero. Un’ atmosfera che crea pace e serenità, grazie che mettete la vostra arte a disposizione di chi ha il cuore pronto ad ascoltare. Maria Carmela

- Alla grande umiltà che sprigionate nel vostro fare.

- Complimenti! Continuate così in modo da essere strumento di Cristo nel portare la Sua luce e il Suo amore agli altri.

- La vostra fede ci fa rendere partecipi di ogni vostro gesto verso Gesù e verso gli altri.

- Complimenti per la delicatezza e le suggestioni delle varie rappresentazioni.

Aldo L.V.

- Je viens, en vacance et je suis content d’avoir rencontre ce lieu c’est magnifique. Je le regrette pas!!

Nathan

- Veramente bellissimo, si vive un’atmosfera spirituale che in nessun altro posto ho avvertito, continuate su questa strada…

- Complimenti per tutto quello che fate e la grazia che regalate.

Margherita

- Ogni anno migliorate di più, siete fantastici. Siete in grado di riprodurre una scenografia davvero emozionante, si vede che è fatto con il cuore. Complimenti! Fam. Cannata

- Complimenti suggestivo ed emozionante si respira aria Divina, complimenti di cuore.

Carmelo I.

Alcuni commenti dei visitatori al presepe:

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Ai ragazzi che hanno chiesto di vivere questo Natale insieme a me e Francesco alla Casa del Ponte abbiamo proposto di fare un’esperienza di Casa Famiglia d'accordo con i loro genitori. La Fondazione Leo Amici ha messo a disposizione gratuitamente la struttura in cui i giovani hanno potuto vivere insieme e fare esperienza di famiglia e condivisione.

La riflessione di uno di loro:

I giorni passano, passano anche questi bellissimi momenti che sto trascorrendo con queste persone che definisco speciali.Questi giorni qui, alla Casa del Ponte stanno passando così in fretta che vorrei non finissero mai.Volevo ringraziare Leri e Francesco perché ci danno queste possibilità di partecipare alle loro iniziative, perché è grazie a queste che sto raggiungendo il mio obiettivo, quello di stravolgere la mia vita, infatti sto imparando a ricercare nel mio io quello che potrei cambiare, prendendo esempio da Leo Amici che diceva: «Nella ricerca trovi il tuo io e ti riconosci».Così facendo, sto imparando a camminare lungo questo meraviglioso percorso, iniziando a riconoscere il bene e a scartare il male, che fino a poco tempo fa, quando mi tentava, non riuscivo a combattere.Inoltre volevo ringraziare Carlo, Denise, Lara e Chiara, ragazzi che stanno vivendo insieme a me questa esperienza, perché mi accettano per come sono e perché anche attraverso loro imparo tanto.Qui mi diverto tantissimo perché le sorprese non finiscono mai, come oggi ad esempio che Francesco ci ha fatto il regalo di portarci tutti sulla neve, ci siamo davvero divertiti molto, tanto da pensare che non mi sia divertito mai così tanto in vita mia.Questa è la mia prima esperienza di Casa Famiglia e la trovo semplicemente straordinaria, quello che già oggi porto a casa è la forza di non arrendermi mai ed il vero significato della parola famiglia che prima conoscevo solo a metà. Sono certo che tutto questo è solo l’inizio di un cammino verso Dio, ed io sono grato a loro di avermi fatto iniziare a percorre questa strada con tutta la gioia che oggi mi porto nel cuore.

Giuseppe V. (15 anni)

Parla un giovane che ha interpretato il ruolo di San Francesco:

Ormai è fatta, sono completamente innamorato del mondo dello spettacolo in tutto e per tutto, così tanto che non posso più farne a meno.Per non parlare della meravigliosa realtà, di cui oggi mi ritengo di fare parte, sempre straordinaria e piena di sorprese che ti riempiono il cuore di vera gioia. Anche quest’anno ho avuto l’onore di rappresentare la figura di San Francesco d’Assisi nel musical Notte di Natale 1223.

Da cinque anni consecutivi interpreto questo ruolo, ma ogni anno è sempre diverso, cerco sempre di immedesimarmi nel ruolo, ma crescendo si acquistano maggiori conoscenze ed esperienze da poter trasmettere e così portare qualcosa di nuovo anche a colui che vede e ascolta. È bello vedere sempre il sorriso, la gioia delle persone che ti stanno guardando, lo spettacolo ti fa uscire da te stesso senza nemmeno accorgertene.

È bello vedere con i propri occhi che davanti a uno spettacolo del genere, che rappresenta lo Spirito di Dio in tutta la Sua essenza, dal più piccolino al più grande, ognuno a proprio modo, tutti quelli che guardano si lasciano trasportare da quell’aria meravigliosa, mettendo da parte l’odio e tutti quei punti negativi che fanno sì che le persone si allontanino tra loro. Sono sempre meravigliato di questo aspetto vorrei tanto che questo accadesse anche al di fuori di uno spettacolo, ma non è così facile.

Io, però, non mi arrendo, spero un giorno di riuscire a farlo anche al di fuori di una rappresentazione, nella vita di tutti i giorni, poter riuscire a far sentire l’amore di Dio così puro. Ringrazio sempre Carlo per avermelo fatto sentire in primis e per avermi dato la possibilità di fare tutto questo. Grazie di cuore.

Carlo M.

Esperienze... di casa famiglia

Riflessioni sullo spettacolo

NATALE

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Notte di Natale 1223 a Bagheria

di Nicole Bellafiore

Il fascino e la magia del musical natalizio Notte di Natale 1223, è arrivato anche in Sicilia e pre-cisamente a Bagheria coinvolgendo giovani,

studenti, adulti, famiglie.Il musical, infatti, è andato in scena nel periodo natalizio presso l’Auditorium San Pietro aposto-lo di Bagheria (PA) per più di 1200 persone e per la prima volta nella sua versione integrale.Lo spettacolo è stato rappresentato tre volte, due delle quali il 19 dicembre, per gli studenti della scuola elementare G. Cirrincione di Baghe-ria, e una il 30 dicembre, per la comunità, le fa-

miglie, gli amici e chiunque volesse parteciparvi. In scena ad interpretarlo c’erano i giovani e i gio-vanissimi allievi dell’Accademia del Musical, con loro anche gli insegnanti che li seguono durante l’anno accademico e che hanno allestito il mu-sical. La rappresentazione è stata un successo: i bam-bini, accompagnati dai docenti, nonostante la tenera età, hanno mostrato interesse per tutta la durata dello spettacolo, mantenendo alta la loro attenzione e riuscendo a coglierne il signi-ficato.

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«L’Accademia del Musical ha una sua funzione. L’ha spiegato in questi giorni Carlo Tedeschi, inter-vistato su Rai 1, quando ha chiarito il perché di una compagnia teatrale.Ha illustrato tutte le attività che si svolgono a Rimi-ni in un posto molto bello e suggestivo. Un paese fuori dal mondo, dove c’è un laghetto che realmen-te ha la forma del cuore. Questo paese è stato creato dalla persona di Leo Amici, che è stato colui che ha avviato una serie di attività spirituali e sociali a favore dei giovani che oggi vengono portate avanti da Carlo Tedeschi.

Tra queste, la più importante è il musical. L’accademia non è un termine per riempirsi la boc-ca, perché di accademie ce ne sono tante in giro. L’accademia voluta in questo paese si pone il pro-blema di come vivere con i giovani e di come far vivere i giovani. Questi ragazzi stasera hanno voluto farci questo dono, farci riflettere ancora sulla magia del Natale. Abbiamo sentito tanto canto, l’anima ha danzato, il cuore ha gioito. Abbiamo visto la famiglia sacra-mento; sacramento di un’altra parola che France-sco e gli altri hanno urlato a squarciagola: Amore.

Al termine delle rappresentazioni il parroco don Luciano, che ha messo a disposizione i locali della par-rocchia, ha espresso, con poche ma significative frasi, il senso del musical:

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C’è un grande messaggio nel presepe di Francesco tradotto in segni: l’omaggio a Gesù bambino, l’o-maggio forte della matrona che si spoglia dei suoi gioielli, del crociato che toglie la spada e si inchina, si prostra alla presenza di Dio. Far parte dell’Accademia del Musical vuol dire por-tare avanti un qualcosa che ci induce a lavorare al presente per il futuro. È possibile migliorare questo mondo, è possibile stabilire una disciplina per vive-re all’interno di esso, stabilire quali sono i valori.

Ce lo hanno detto quali sono i valori, lo hanno can-tato. Ecco, abbiate fiducia! Voi genitori non mirate solo al balletto o all’esibizione dei vostri figli, osser-

vate come tornano a casa, osservate se tornano a casa più sereni, responsabili, più amabili, più idonei ad essere se stessi, responsabili di se stessi. Questo è l’augurio che io vi faccio come sacerdo-te. Sono orgoglioso di loro e vorrei esserlo sempre di più. Disponiamoci all’ascolto, ad un cammino di fede, per chi vuole. L’accademia è aperta a tutti.

Avendo conosciuto Carlo Tedeschi, avendo cono-sciuto il loro stile, il loro modo di essere, io sono grato al Signore per questo e per questa volontà ferma che ci ha dato, che mi ha dato, prendendo quindi lo spunto per fare qualcosa anche qui per i nostri giovani.»

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Al termine di questa esperienza alcuni ragazzi che hanno partecipato al musical hanno espressodei pensieri:

Alla fine dell’anno scorso mi è stato chiesto di par-tecipare allo spettacolo di Natale, nel ruolo di San Giuseppe. Prima di ciò ero completamente estraneo a questo mondo, al mondo dell’Accademia del Musi-cal. All’inizio ero un po’ titubante, non sapendo a cosa andassi incontro visto che non mi sono mai trovato a tu per tu con un’esperienza teatrale-musicale, ma la mia ragazza che già ne faceva parte mi ha convinto a provare... Mi sono reso conto di quanto possa essere grandiosa la condivisione di un’esperienza del genere con altri ragazzi, ho visto l’impegno che ci sta dietro e l’amore che ognuno metteva nel suo ruolo. Ero molto stupito da questo e così ho deciso di impegnarmi e di immergermi nella mia parte.

È stato qualcosa di unico, è come se l’amore e l’u-nione su quel palco mi avesse fatto sentire parte di qualcosa; ho sentito una sensazione di bene e di pace dentro di me; mi sono sentito amato da questa for-te energia che coinvolge tutti e mi sono commosso mentre recitavo il mio ruolo. Allora ho capito una cosa…che lo scopo principale di questo progetto che è l’Accademia del Musical non è solamente recitare e dare una bella impressione al pubblico, fare uno spettacolo insomma, ma sentire l’amore, l’amore della condivisione e dell’unione che trasmette emo-zioni, sia a chi recita che a chi assiste. Ecco, per me questa piccola sensazione, che in verità è enorme, significa Dio.

Giuseppe

Questo periodo mi è stato tanto di insegnamento. Fare Notte di Natale nuovamente, e non solo per la comunità ma anche per i bambini, è stata un’occasio-ne per sentirmi viva e completamente me stessa. L’u-nica cosa che ho cercato di fare è stata non nascon-dere niente di me, ma lasciarmi andare alla musica, alle parole vere che mi hanno indotta sempre più a cercare Gesù nella mia vita. Penso che quella verità, meglio dell’entusiasmo nel fare qualcosa in cui si cre-de, sia arrivata ai bambini, vista la loro reazione.

È stata una gioia e una soddisfazione e per la prima volta ho pensato alla parola Fiducia perchè soltanto avendo fiducia in me e in ciò che faccio con consape-volezza, presente a me stessa, riesco a trasmettere ciò che davvero ho nel cuore. È difficile, eppure senti-re le parole di Carlo apre in me ogni volta una piccola finestra che mi incita a perseverare ogni giorno per-chè la via e il fine sono uno, sta a me scegliere ogni giorno.

Roberta P.

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Quando penso a Greccio penso subito a quando mi preparavo aspettando l’apertura del sipario. In quel momento ero davvero carico, pronto a dare tutto me stesso. Avevo quell’agitazione che nello stesso tempo dava sicurezza e determinazione. Sono veramente contento di come siano andati questi spettacoli e di quello che tutt’ora continuiamo a fare. Nicole e Car-lo sono stati veramente all’altezza di prepararci con disciplina e passione. Quello che si prova quando si è in scena è qualcosa di indescrivibile, impronunciabi-le. Quando canto Laudato sii, Dimmi tu stella, è come stare su una nuvola alta e limpida, una nuvola che nel-la sua semplicità, ti permette di guardare quell’oriz-zonte infinito che è Dio. I bambini che hanno assistito agli spettacoli sono stati attenti, silenziosi, affascina-ti dall’inizio alla fine. Forse avranno avvertito queste bellissime sensazioni.

Ettore

Quest’anno con i ragazzi dell’accademia siamo riusciti a mettere in scena Greccio sia per le scuole che per la comunità ed è stato bello quanto difficile. Volevamo tutti dare il meglio di noi stessi e riuscire a trasmettere ogni sentimento vissuto in noi e che ci veniva trasmesso da Dio. È la magia del teatro, dei musical e dell’accademia di cui facciamo parte, che è possibile grazie a Carlo Tedeschi, ai nostri insegnanti e al nostro parroco, a tutti coloro che si occupano di noi e che per questo non smetterò mai di ringraziare.

Irene

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Quest’anno è stato il primo in cui abbiamo messo in scena Greccio per le scuole e in versione integrale. È stata un’esperienza unica vedere come i bambini che hanno assistito sono stati presi dalla trama e dal-le sensazioni coinvolgenti dello spettacolo, dall’inizio alla fine, e mi ha ricordato quanto queste opere tea-trali siano un regalo bellissimo da ricevere e soprat-tutto da donare agli altri, quanto la bellezza di Dio nasca nei cuori che ascoltano la sua chiamata che ar-riva nell’anima di tutti. Ringrazio Lui per aver fatto schiudere il fiore del mio spirito grazie a questi spettacoli, mezzi emozionanti e testimoni della Sua opera, che ci uniscono e ci per-mettono di divenire strumenti del canto e della dan-za di Dio.

Giuliana

Quest’anno è cominciato decisamente con una marcia in più! Ancora carichi dell’entusia-smo che ci aveva lasciato lo Svarietà, abbiamo subito colto l’occasione di mettere in scena Not-te di Natale con un esito che è andato oltre le no-stre aspettative. I mattinée con le scuole ci han-no regalato le risate e i volti colmi di stupore dei bambini che hanno scelto di vederci,ma la cosa più bella è stata sentirsi dire le seguenti parole: «Durante tutto lo spettacolo,si percepisce l’a-more che vi unisce». Da lì, la conferma del fatto che l’arte sia il mezzo più nobile per trasmettere un messaggio. Il fine: quello di unirci sempre più, andando oltre l’etichetta di “accademia”, pre-sentandoci agli altri come un gruppo di ragaz-zi che non recitano una parte, ma che in scena sono veri, ognuno con le proprie sfumature.

Brigida

È stato davvero impegnativo, basta pensare a quello che dovevo fare per capire la prova che ero chiamato a superare. Devo dire di essere abbastanza soddisfatto del percorso intrapreso fin qui anche per-ché non mi è mai mancato nulla. Nei periodi più diffi-cili la vicinanza degli insegnanti e dei miei compagni di viaggio si faceva sentire. L’unione faceva realmen-te la forza. E tutto questo è sbocciato come un fiore

nel saggio finale dell’anno scorso che è stato il coro-namento di un anno bellissimo che mi ha fatto cre-scere tanto. Non ringrazierò mai abbastanza padre Luciano e Carlo Tedeschi perché hanno permesso di costruire una realtà così bella a Bagheria. Infine rin-grazio Nicole e Carlo per tutti i giorni passati insieme per le risate e i pianti condivisi che mi fanno sentire realmente parte di qualcosa di speciale.

Fabio

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Musical al teatro L. Pavarotti

Epifania con la compagine Anima Libera di Torino

Ultima data dello spettacolo sulla natività

La compagine teatrale Anima Libera, formatasi grazie al progetto “Accademia PerLa Strada”, fortemente voluto e promosso dall’Associa-

zione Sollievo, ha portato in scena nel periodo na-talizio, in varie località della provincia di Torino il mini musical Un vagito nella notte.Grazie all’aiuto della Fondazione Leo Amici e dell’Associazione Dare, che hanno messo a dispo-sizione grutuitamente basi e copione per lo spet-tacolo, gli artisti di Anima Libera hanno messo in scena quest’opera sulla natività coinvolgendo gli al-lievi che frequentano i corsi di danza e teatro nelle tre sedi che in questi anni sono state aperte nella provincia di Torino, punti di aggregazione e socia-lizzazione dei giovani attraverso l’arte. Il musical ha debuttato il 17 dicembre al Teatro Cardinal Massa-ia di Torino per poi proseguire il 22 Dicembre al Te-atro De Andrè di Robassomero (TO), il 23 dicembre presso la parrocchia di Balangero per concludersi il 6 gennaio al Teatro Civico Luciano Pavarotti di Leinì. I ragazzi coinvolti sono stati circa un centi-

naio e hanno riscosso un grande apprezzamento da parte di tutto il pubblico pervenuto, circa 1.500 spettatori. Tante le emozioni e gli stati d’animo vis-suti sia durante le varie tappe degli spettacoli che e soprattutto durante l’allestimento della sua messa in scena. «Sono proprio quelli i momenti di cresci-ta e di condivisione – spiega Silvana Papandrea, presidente dell’Associazione Sollievo – che i ragazzi sperimentano attraverso il lavoro in gruppo, il supe-ramento delle difficoltà, dei limiti, con la scoperta dei loro talenti e la gioia di riconoscersi bisognosi l’uno dell’altro. Questo per noi è stato vivere il Nata-le attraverso il musical, con le parole scritte da Carlo Tedeschi che guida questi ragazzi alla ricerca della bellezza della verità. Il nostro progetto vuole es-sere luce e speranza per tutti i giovani che grazie all’arte hanno trovato il modo di esprimere la loro parte migliore, una scuola della bellezza che dal palco continua durante la loro quotidianità, sce-gliendo così di vivere e non di sopravvivere”.

di Carmine Passaro

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NATALE

Ai piedi del Gran Sasso

Il musical della Nativitàanche in Abruzzo

Il Giardino di Maria si veste a festa

Dopo un anno dalle calamità, neve e terremoto, che hanno colpito queste terre d’Abruzzo, eccoci qui al Giardino di Maria al centro di

aggregazione con un estratto di Notte di Natale 1223, riallestito dai giovani allievi della ACSD Danza e Musical insieme ad alcuni adulti. Nelle date del 30 dicembre, 2 e 5 gennaio alle ore 21.00, il centro si è riempito di tutte le persone del posto e di tante

famiglie provenienti dall’entroterra teramano che hanno partecipato con gioia e commozione ringraziando per la bellezza e il messaggio d’amore trasmesso dagli artisti in scena. In queste serate gli ospiti hanno potuto visitare il presepe statico, allestito con statue a grandezza naturale, e cenare con una buona pizza cotta nel forno a legna o con la piadina romagnola.

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I commenti per l’esperienza vissuta sono tutti positivi.

Canti e musiche appassionano la piccola Sofia di 6 anni e Dalila di 7: «E’ stato bellissimo salire sul palco con Francesco e l’Angelo. Ringraziamo Serena e Carlo che ci hanno dato la possibilità di far parte di questo musical così bello».

«Un anno particolare, nel bene e nel male: tutto sembrava essere più grande di noi la neve molto più alta e il terremoto molto più potente, ma ecco che nella difficoltà l’amico cerca l’amico, si unisce al vicino e anche al lontano, al semplice conoscente o allo storico nemico, talmente storico che non si ricorda più neanche il motivo dell’inimicizia» dice Marianna, 20 anni.

«L’unione, la luce, il calore. Ad un anno esatto, l’unione, questa fonte di bene torna ad essere fra noi ragazzi e in circostanze più allegre: si va in scena con Notte di Natale 1223. E’ incredibile come tutto ciò abbia un senso, siamo in 20 di età molto differenti (dai 6 ai 50 anni) eppure c’è armonia. Non siamo tutti sul palco, ma ciascuno di noi dà il proprio massimo: che sia finire un copricapo, aggiustare i volumi delle basi, cambiare una lampadina o per truccare chi sta per andare in scena. Ed ecco che finalmente arriva il momento. I tecnici stanno per chiamare il “chi è di scena”, manca un minuto e siamo tutti lì uniti per fare insieme il segno della croce, per fare lo spettacolo dando il massimo nel nome del Padre, dedicandolo al Figlio, cercando di fare nostro lo Spirito Santo che questo musical trasmette. In questo spettacolo ho vissuto l’amore. Ci siamo divertiti molto e voglio dire grazie a tutti specialmente a Serena. Troppo, troppo bello questo musical, posso dire che è uno dei più belli e le rappresentazioni sono andate molto bene. Sono fiera di me, ma non solo, di tutti» dice Arianna, 11 anni.

«Poter stare con questi bimbi e ragazzi bellissimi – commenta Serena l’insegnante di danza e canto – mi ha dato la vita. Ogni loro sguardo, ogni singolo sorriso, durante questi due mesi di prove, ha annullato ogni stanchezza fisica, mentre è sempre prevalsa la serietà di ognuno di loro, il loro impegno. Grazie ad ognuno di voi per aver trasmesso il meglio.»

Alessia 31 anni, un’altra delle protagoniste del musical «Viverlo è stata una bellissima esperienza di condivisione, preziosa per riscoprire l’importante messaggio di pace e di amore di cui esso si fa portavoce. Vestire i panni della matrona, spogliarsi insieme a lei delle ricchezze materiali per abbracciare l’amore, quello vero ed infinito, mi ha ricordato i valori della vita, dei quali troppo spesso perdiamo il senso».

«Per trascrivere il significato che ha avuto per me far parte di questa rappresentazione, dovrei scrivere un po’ della mia vita...mi ha chiaramente sottolineato che esiste una Verità assoluta e che va testimoniata e raccontata, anche quando a noi sembra impossibile. I testi delle canzoni, toccanti, profondi, esistenziali. Difficile descrivere a parole...Commovente!» commenta infine Cinzia, 42 anni.

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NOTIZIE

Il Gran Sasso si staglia all’orizzonte sotto un timido sole di gennaio, dall’interno giunge un vociare di bambini...sono le ultime prove per la

rappresentazione dell’Epifania 2018 dell'estratto di Notte di Natale 1223 al Centro di aggregazione giovanile, a Il Giardino di Maria, centro di accoglienza della Fondazione Leo Amici di Rimini, a Colledoro di Castelli. E’ passato quasi un anno da quel 18 gennaio 2017, quando il terremoto e una terribile nevicata misero in ginocchio tutto l’entroterra teramano e provocarono la tragedia di Rigopiano che, da qui, dista poco meno di venti chilometri.La natura colpì duro anche Colledoro: con la neve alta oltre due metri e case lesionate o isolate. Senza acqua e senza luce, gli oltre sessanta abitanti del piccolo paese trovarono rifugio nel centro di aggregazione e nella casa della Fondazione, strutture antisismiche, autosufficienti che anche la Protezione Civile ha riconosciuto come punto di riferimento e che ospitarono anche 20 militari impegnati nei soccorsi.A sostenere gli sfollati furono proprio i volontari dell’Associazione Dare (braccio operativo della Fondazione che gestisce Il Giardino di Maria) e gli aiuti giunsero persino da altri volontari, partiti dalla Svizzera. Furono accolti famiglie, anziani, organizzati pasti e pernottamenti, portato sostegno a persone allettate, predisposti i soccorsi anche per le fattorie isolate e i loro animali.

«La ferita è ancora fresca – dice il sindaco di Castelli (nel cui territorio rientra Colledoro), Rinaldo Seca

– siamo vicini a Farindola e a Rigopiano dove ci lavoravano anche nostri amici che sono rimasti vittime. Non è ancora superata questa tragedia ma sono sicuro che il 2018 sarà l’anno della ripartenza.» Eh già, è passato quasi un anno: con fatica, Colledoro è tornato a vivere, le case a ripopolarsi, il centro di aggregazione a svolgere di nuovo la sua funzione e a Il Giardino di Maria si è pure celebrato il matrimonio di Leonard ed Asia, una giovane coppia che, giunta dalla riviera, ha voluto proprio festeggiare qui il giorno più importante, dando così un forte segnale di vitalità.«In questo piccolo paese di montagna – spiega Giovanni, vice presidente della Associazione Dare – il centro di aggregazione costituisce un punto di riferimento. Basti pensare che qui ogni domenica si celebra la messa perché la chiesa del paese è tuttora inagibile. Con i nostri volontari organizziamo attività di diverso tipo: dai laboratori teatrali gratuiti, alle lezioni di doposcuola, alle serate di cinema, all’accoglienza per gruppi di scout.»

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Volontari della Dare e il sindaco di Castelli raccontano

Ricominciare a Colledoro: un anno da neve e terremoto

Il ruolo del centro di accoglienza della Fondazione Leo Amici

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Il mix terribile di neve e sisma ha segnato la piccola comunità colledorese. «Ci fa piacere che un anziano del luogo spesso pranzi ancora con i volontari del centro e della casa di accoglienza – spiega Stefano Natale, vice presidente della Fondazione Leo Amici –. Quanto avvenuto lo scorso anno ha segnato tutti ed insegnato qualcosa a tutti. L’emergenza ha fatto superare anche i piccoli dissapori personali che a volte in un paesino si possono creare. Così, come mi ha fatto notare una persona durante uno degli ultimi eventi del Natale scorso, due paesani che prima non si parlavano, dopo la convivenza qui al Centro di aggregazione durante l’emergenza, hanno ritrovato l’amicizia.» Un anno in cui sia Fondazione che Ass. Dare hanno potenziato la propria azione.

La prima investendo nella ristrutturazione e nel miglioramento della struttura, riconosciuta dalla Protezione Civile, l’altra garantendo la presenza di più volontari. Ma il quadro tecnico ce l’ha sott’occhio il giovanissimo sindaco di Castelli, Rinaldo Seca.

A tutt’oggi come è la situazione?«Per Colledoro, rispetto al resto del comune, è abbastanza rassicurante. Il dato definitivo delle inagibilità dovute al mix tra nevicata e sisma, a livello residenziale, individua poche abitazioni mentre è diverso il discorso per capannoni e stalle. A Castelli capoluogo e Befaro abbiamo riportato molti danni. L’apporto che ha dato l’Associazione Dare a Colledoro è stato importantissimo, sia per la struttura che era riscaldata e dove i residenti hanno trovato ricovero, sia per la disponibilità dei ragazzi che hanno aiutato gli abitanti, per la maggior parte anziani e

bisognosi di maggiori attenzioni. Ho speso parole di ringraziamento per l’associazione sia in generale per il lavoro che svolgono a Colledoro che in particolare per l’emergenza anche il 2 settembre scorso quando abbiamo dedicato una giornata di ringraziamento a tutte le associazioni che ci hanno sostenuto un anno fa.» Dopo l’emergenza un percorso per tornare alla normalità… «Premetto che il lavoro delle associazioni in generale su tutto il territorio del comune di Castelli è importantissimo. Qui, rispetto alle grandi realtà, i servizi sono pochi e questo tipo di attività permette ai ragazzi di cimentarsi con danza, musica o iniziative extra scolastiche pomeridiane che assumono un ruolo rilevante sul fronte della prevenzione. Abbiamo avuto tante espressioni di vicinanza da parte di tante associazioni italiane e straniere, anche dal Canton Ticino, la macchina della solidarietà si è mossa e si muove ancora.» Come Il Giardino di Maria, un esempio di “welfare society”, dove si trova sempre un amico per due calci al pallone, o un volontario che gioca a dama con te o per uno spuntino nella pizzeria-piadineria che è anche aperta al pubblico ed insieme al bed and breakfast contribuiscono a sostenere i volontari e le loro attività, lì, nel cuore dell’Abruzzo, ai piedi del Gran Sasso.

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Leonard e Asia, sposi - 21 dicembre 2017

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I Ragazzi del Lago in Svizzera

Nuovi amici... in TicinoIncontro con alcuni cresimandi a Cadenazzo

di Gabriele Guarino e Asia Ferri

ESTERO

Venerdì 23 febbraio 2018 siamo partiti in 7 ragazzi, dal Lago di Monte Colombo, per raggiungere la sede della Fondazione Leo

Amici a Cadenazzo, dove avremmo incontrato alcuni giovani che si stanno preparando al Sacramento della Cresima.

I primi a salutarci al nostro arrivo sono stati Sven e Lorena, la coppia che vive lì stabilmente e che si occupa della sede. Ci hanno accolto con grande affetto, presentandoci alcune famiglie e persone adulte che frequentano la casa e che si stavano occupando della preparazione della cena organizzata per i giovani del luogo; anche il loro sacerdote, padre Arturo, avrebbe partecipato alla cena. Era la prima volta, per alcuni

di noi, che visitavamo la sede della Fondazione in Svizzera ed eravamo molto emozionati per questo e per i ragazzi che avremmo conosciuto. Al loro arrivo alla casa abbiamo rotto un po’ il ghiaccio perché non ci conoscevamo ma poi siamo passati tranquillamente a parlare insieme, in amicizia.

Padre Arturo ci ha guidati in una preghiera per cominciare la serata. Avevamo uno scritto di Carlo sui 7 doni dello Spirito Santo che abbiamo deciso di portare con noi e leggere insieme, in quanto a noi, in occasione della nostra Cresima e non solo, aveva colpito e fatto bene. Così abbiamo cercato di spiegare loro, di qualche anno più piccoli di noi, quelle parole profonde, rendendo lo scritto più chiaro, riportando

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esempi pratici della nostra esperienza e vita quotidiana. Durante la serata poi abbiamo offerto qualcosa di noi: Riccardo, con la sua chitarra, ci ha permesso di cantare insieme, mentre Matteo e Maria Pia hanno ballato. Alcuni tra adulti e ragazzi, già stati al Lago, si ricordavano ancora dell’incontro dell’anno precedente con i cresimandi di allora. Tutti sono stati invitati a venire o a ritornare al lago in occasione della 6a edizione del Festival della Canzone per Leo: un evento a cui partecipano ogni anno centinaia di giovani dall’Italia e dall’estero.

Al termine di tutto padre Arturo ci ha ringraziati per la nostra andata, notando unione tra noi e un nostro sostenerci l’un l’altro, trasmettendoci che è questo il modo in cui vale la pena vivere, dato che al giorno d’oggi i giovani sono spesso soli. Con la sua benedizione ci siamo salutati, augurandoci di rivederci al più presto.

Siamo stati felici di aver conosciuto nuovi amici e di esserci fatti conoscere a nostra volta, un’esperienza nuova per costruire... amore, fede ed amicizia!

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Successo per la rappresentazione al Teatro Nuovo

Brilla a Torino la luce di Chiara di DioPubblico delle grandi occasioni e applausi a scena aperta

S tanding ovation e applausi a scena aperta per Chiara di Dio al Teatro Nuovo di Torino il 16 marzo scorso, per una unica data in Piemonte. Una sala gremita in ogni ordine di posti e un ricco parterre con autorità civili e religiose della città e di altre realtà piemontesi, hanno accolto il musical che ha radunato in passato oltre 500mila spettatori (14 anni di rappresentazioni, in pianta stabile per 10 anni al Teatro Metastasio di Assisi), scritto e diretto da Carlo Tedeschi, con le musiche di Stefano Natale e Andrea Tosi, coreografie Gianluca Raponi. Applausi per tutti gli interpreti: per Annamaria Bianchini, storica protagonista dello spettacolo che ha interpretato Chiara morente ma anche per Francesco Troilo che ha ricoperto il ruolo di Francesco. Apprezzati anche gli altri interpreti, numerosi del torinese, come Chiara giovane: Martina Ghetti;

Chiara 10 anni: Sofia Quinci; Chiara bambina: Aida Cannalire; Suor Filippa: Lisa Frassi; Suor Agnese: Gloria Restuccia; Frate Ginepro: Simone Marino; Frate Angelo: Davide Ghetti; Frate Leone: Carmine Passaro; Anima di Chiara: Giada Mecozzi; primi ballerini: Maya Manenti e Jano Milio, Giada Mecozzi e Carmine Passaro. Le musiche e le splendide voci hanno sottolineato i testi del cantato e del recitato tratti direttamente dalle fonti francescane. Carlo Tedeschi non è nuovo al pubblico di Torino. Regista, autore, pittore è stato ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2016 dove ha presentato il suo ultimo romanzo Leo, l’uomo senza tempo. Da diversi anni aiuta l’Associazione Sollievo Onlus di Leinì, l’Associazione Anima Libera e l’Associazione Music-All del torinese. Inoltre ha ricevuto nel 1988, dalle mani dell’allora

EVENTI

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Assessore Giampiero Leo del Comune di Torino, il riconoscimento Antico Sigillo Città di Torino quando nella città fu rappresentato il musical Sicuramente Amici, al Teatro Colosseo, suo primo spettacolo musicale originale italiano dedicato al tema dell’amicizia e alla condivisione. Chiara di Dio è prodotto dall’Associazione Dare e promosso dalla Fondazione Leo Amici di Rimini, ed ha unito la compagnia teatrale I Ragazzi del Lago e le associazioni Anima Libera e Music-All. Una sinergia che ha permesso a quasi 100 giovani di mettersi in gioco (seppure con diversi livelli di preparazione) nella messa in scena dello spettacolo. L’iniziativa è frutto di una collaborazione intrapresa tra la Fondazione Leo Amici e l’Associazione Sollievo Onlus di Leinì (Torino) la cui presidente Silvana Papandrea intervenendo, al termine dello spettacolo, ha sottolineato come esso sia stato finalizzato all’integrazione, socializzazione e realizzazione dei ragazzi. Gli stessi giovani che sono coinvolti in tante attività dell’associazione in favore del prossimo in difficoltà e che nel maggio prossimo con il musical Accadde per strada saranno il 4 al Teatro Nuovo e il 20 al Teatro Colosseo. «Quindi qui non c`è soltanto un’opera artistica che già parla da sola, ma c`è proprio un`opera d`amore che Carlo e Daniela hanno voluto in questi anni e che noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare e con cui da anni collaboriamo. Oggi credo non sia più una collaborazione ma una grande fusione di anime e di amore. La nostra associazione che quest’anno compie 18 anni di vita – prosegue Silvana Papandrea – diventa “maggiorenne”, matura e pronta a presentare il progetto educativo e gli obiettivi di promozione sociale delle tre accademie attive nel territorio torinese.» «Ho vissuto parecchie serate come questa, anche con altri giovani in teatro, ma devo dire che questa è stata veramente unica, la ricorderò veramente, grazie – ha affermato sul palcoscenico Monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino – Vi auguro che possiate presentare la bellissima rappresentazione di questi due santi che ci sono cari in Italia, Francesco e Chiara, a tante persone, soprattutto a tanti giovani. Intanto per far capire loro che anche se si è ragazzi ci si può impegnare nella vita in maniera molto

positiva, donando agli altri bellezza, profondità piuttosto che essere disimpegnati. I giovani che vi vedono possono capire, attraverso di voi, il segreto di quella felicità che cercano in tanti modi, a volte in tante forme che portano fuori dalla stessa vita. La vera gioia, invece, nasce dall’amore di Dio, vissuto verso il prossimo, soprattutto verso i poveri, come ci ha detto S.Francesco, anche qui a Torino. L`amore ai poveri è un amore ricco che ti dà gioia, raddoppia il tuo amore, il tuo senso di vita, e ciò che avete rappresentato è il messaggio più importante da portare ai giovani.»

Monsignor V. Viola e Monsignor C. Nosiglia con Carlo Tedeschi dietro le quinte

Mons. V. Viola e Carlo T. dietro le quinte con gli interpreti

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Coinvolgenti anche le parole di Monsignor Vittorio Viola, vescovo di Tortona: «Io ho assistito alla na-scita di questo spettacolo che, come avete visto, è più di uno spettacolo! Anche questa sera è una con-ferma. L’ho visto ripetersi ogni volta che abbiamo potuto sentire Chiara e Francesco in quest’opera. La conferma qual è? È che “in mezzo a questo buio fitto… c’è tanta ma tanta Luce”.»Carlo Tedeschi ringraziando il pubblico ha ricor-dato come il suo essere uomo di fede l’abbia so-stenuto nel rappresentare la figura di Chiara, per-sonaggio di grande attualità, una combattente ed esempio, ancora oggi, per tutte le donne. «La vo-stra presenza qui non è un caso! Il Signore ha tan-ti modi per esprimersi, ed anche questo è uno dei suoi modi. Ha chiamato ognuno di voi, col vostro

nome, a guardare questi giovani che sono la vo-stra e la nostra speranza; ad ascoltare le parole del vostro Vescovo e quelle di padre Vittorio. Perché è vero che siamo “nel buio”, ma il Signore non può farsi vedere sempre! Questa sera, però, un pizzico ce l`ha donato! E’ vero che in questo “buio fitto” c`è sempre “tanta, ma tanta luce” per noi, per ognuno di noi! Tornate a casa con questa certezza perché il Signore c`è, c`è sempre.»L’iniziativa è stata realizzata grazie al patrocinio della Città metropolitana di Torino e al sentito in-teressamento della Diocesi di Torino e di don Luigi Magnano della Parrocchia San Giacomo Apostolo di Balangero - Torino.

www.chiaradidio.it [email protected]

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IL 16 AL NUOVO LA «PRIMA» PIEMONTESE

CHIARA, LA SANTA SI FA MUSICALMonica Sicca

L’intento è quello di diffondere i valori di pace, amore e fratellanza attraverso un genere che i ragazzi amano moltissimo, il musical.

In replica da 10 anni ad Assisi, lo showgira in tutta Italia dal 2004

per difendere pace e tolleranza

“Chiara di Dio” un musical per raccontare un miracolo

È una storia di quasi mille anni fa, che però non ha mai smesso di emoziona-re le persone, che siano o meno catto-liche. ... La “casa” di questo spettacolo è sempre stata il teatro Metastasio di Assisi, ma stasera per la prima volta lo show fa tappa a Torino, al Teatro Nuo-vo in corso Massimo d’Azeglio 17...

Santa Chiara: in un musical la forza e il coraggio di una donna ribelle

Al Teatro Nuovo unica data in Piemonte e per la prima volta a Torino

Se Chiara vivesse oggi sarebbe una femminista, una che si ribella e vuole stare nel mondo, con Francesco, i poveri, gli ultimi, non chiusa in convento...

PIEMONTE

Musical Il 16 marzo a Torino nuova messinscena del successo già visto da 500mila spettatori. L’autore Carlo Tedeschi:«Protagonisti giovani»

CHIARA di Dio torna a cantare

TeatroDopo 14 anni di successo ininterrotto,

e il record di 10 anni di residenza al Teatro Metastasio di Assisi, il musical di Carlo Tedeschi

“Chiara di Dio” viene riallestito a Torino domani, rappresentato dagli artisti della Compagnia

teatrale I Ragazzi del Lago di Rimini, e delle torinesi Associazione Anima Libera e Associazione Music-All

ESTRATTO RASSEGNA STAMPA

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Partecipare al musical Chiara di Dio è una doppia esperienza: da un lato un arricchimento spirituale a tutti gli effetti... dall’altro un arricchimento teatrale “in toto”. «Non è un caso che voi siate qui...che ciascuno di voi sia qui...» ecco le parole conclusive di Carlo Tedeschi che hanno risuonato nel Teatro nuovo, ma soprattutto negli animi degli spettatori gia preparati dalla visione del musical ad accogliere il suo invito finale... a seguire il messaggio evangelico e a riconoscere l’unicità dello spettacolo (se il regista fosse salito sul palco all’inizio, le sue parole sarebbero cadute nel vuoto... anzi nel pieno dei pensieri degli spettatori arrivati da ogni dove… con mille preoccupazioni e non avrebbero avuto lo stesso effetto). Questo musical, pensato e preparato con intento d’amore, è un capolavoro di spiritualità e teatralita-musicalita. Nell’analizzarlo, per lasciare le mie impressioni, non posso disgiungere i due aspetti perche è proprio il modo scelto dall’autore per raccontare la vita di Chiara e di Francesco, che lo rende originale. L’idea di partire dalla morte di Chiara distesa nel suo letto con il conforto delle consorelle e poi a ritroso nel tempo, utilizzando la tecnica del flashback, far apparire la figura della madre che le ha donato la vita mentre lei è ancora in scena... è di una potenza e profondita incredibile. Ne ho scorto il passaggio dalla vita eterna alla vita terrena e dalla vita terrena con l’affidamento della creatura a Dio Chiara di Dio... alla vita eterna... nell’amore di quel Dio che ha accompagnato Chiara in tutte le fasi della sua vita. Di qui un dipanarsi di scene, una piu bella e piu toccante dell’altra, realizzate con un’attenzione speciale per ogni dettaglio... dai costumi... alle coreografie... alla scenografia proiettata... al racconto particolareggiato... ai canti... alle luci... agli effetti speciali... Nel primo tempo mi ha colpito in modo particolare la lentezza dei movimenti delle suore e della narrazione... mi ha obbligato a rallentare i pensieri e a calarmi nella storia... la simultaneita dei movimenti è l’effetto speciale che impressiona lo spettatore poiche nulla è veramente lasciato al caso: un gesto... una mimica facciale... la postura perfettamente allineata... catturano l’attenzione e attirano lo sguardo sul palco.

Chiara DIOdi

IO C’ERO...

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Un miscuglio potente, inaspettato, improvviso, mai banale e scontato; una scelta artistica che nella mia piccolezza non posso che osservare e restarne meravigliata ad ogni passaggio: dal buio alla luce...dal “verbo” al silenzio... dal movimento all’immobilità... dal bianco al nero... al colore... dalla musica assordante... alla delicatezza degli arpeggi. La musica!! Uno sfondo equilibrato... misurato... affascinante su cui “adagiare” i dialoghi dei personaggi. Che dire del coinvolgimento del pubblico da parte di Francesco e di Chiara? Scendere in mezzo alla platea per invitare gli spettatori ad invocare il Signore è una scelta del regista ben riuscita, il pubblico diventa così “cassa di risonanza” che porta a percepire la “potenza del messaggio francescano”. Non solo un messaggio lanciato dal palco... ma un ardito tentativo di invocare lo Spirito Santo e rendere tutti noi partecipi di un pezzetto del musical ...impossibile rimanerne indifferenti!! L’apparato scenico apparentemente “minimalista”, ma tecnologicamente avanzato, è reso da effetti di luce...immagini e colori... di sfondi proiettati che hanno permesso di calare la storia in uno spazio e in un tempo preciso. I pochi oggetti portati in scena hanno impreziosito le scene al momento giusto, lasciando sempre molto spazio alla rappresentazione vera e propria, portata avanti con maestria dai giovani interpreti. I testi della “storia sacra” che si fa “racconto“... i dialoghi tra i personaggi sempre molto equilibrati... i testi dei canti inediti preparati ad hoc per il musical, hanno vivacizzato e permesso di ascoltare in modo piu attento tutta la trama per carpire l’umanita e l’attualita dei due giovani: Chiara e Francesco. Non ci sono parole per esprimere la potenza emotiva della scena della morte di Francesco... il dolore di Chiara amplificato dalle sue consorelle aggrappate alle grate… il buio che avvolge la scena... i vocalizzi di sottofondo fanno valorizzare ancora di piu la fedelta al Signore e l’amore verso il prossimo di San Francesco . Il colpo di scena piu rappresentativo di tutto il musical, a mio parere, è la rivelazione del personaggio che dall’inizio accompagna tutta la storia... il vecchio che si avvicina a Chiara... che la segue e l’accompagna rivela la sua identita: è Gesu!

Apparso nella sua magnificenza e grandezza per pochi secondi, ma tali da impressionare e lasciare senza fiato ...ha fatto risuonare nel mio animo le parole evangeliche piu potenti: «Qualunque cosa avrete fatto ai piu piccoli... l’avrete fatta a me». L’idea di far sparire quasi subito la figura di Gesu, dapprima mi ha sorpreso... sarei rimasta in contemplazione ancora per qualche minuto e avrei preferito che il musical finisse con quell’immagine... solo dopo, penso di aver capito la scelta del regista. Nel suo apparire velocemente e riapparire per pochi secondi, l’immagine di Gesu ci ricorda che Lui ci è sempre vicino, anche se noi lo percepiamo solo ogni tanto, una vicinanza delicata, improvvisa... inaspettata che deve essere riconosciuta come tale e mantenuta viva dalla fede. Questo musical ha un valore accresciuto dalla presenza... per la prima volta sul palco... dei giovani formati dall’Accademia di Leinì, Balangero e Susa. L’aver deciso di far partecipare alcuni attori e ballerini, ha forse, in qualche modo, obbligato a rivederne il copione e adattarne qualche scena... ma cio ha permesso di “allargare come un cerchio d’onda” l’esperienza teatrale e spirituale ad altri giovani...alle loro famiglie e per riflesso alle comunita dove essi sono inseriti. La mescolanza di artisti arrivati da piu parti è apprezzabile e invita a riflettere che i giovani sanno mettersi in gioco, sostenuti ed incoraggiati da persone poste come loro guida (ad es. la signora Silvana). I ragazzi e i giovani imparano a rispettarsi, a confrontarsi, ad accettare le diversita, si arricchiscono a vicenda scoprendo le peculiarita di ciascuno. Sicuramente questo modo “hollywoodiano” di far conoscere eventi particolarmente significativi della Storia, trasmettere i valori della pace... tolleranza... umilta...impegno... indirettamente o in modo esplicito trasmette anche la profonda fede in un Dio che ci ama immensamente ed è una strategia per motivare i giovani a credere in un mondo migliore. L’ entusiasmo coinvolgente per chi prepara i musical trasmette gioia di vivere, serenita e amore in chi ascolta. Riconoscente a tutti per l’impegno e il coraggio nel portare avanti i vostri progetti.

Nelda marzo 2018

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Raccontami di te: don Luigi Magnano, parroco di Balangero

La narrazione della propria vita è strumento di crescitaI giovani protagonisti del proprio futuro con le loro aspettative

«I sogni non solo costruiscono il futuro, ma rendono il futuro reale.» Cita Giovanni Paolo II, al quale è

particolarmente legato, don Luigi Magnano, parroco di Balangero e cappellano dell’ospedale di Lanzo. La frase del Papa era dedicata ai giovani, a quei giovani che don Luigi ha sempre incontrato nei suoi anni di sacerdozio e che incontra e sostiene, ancora oggi, nella loro ricerca di verità, amicizia, realizzazione in una società che lascia poco spazio alle aspirazioni e all'espressione del sé più profondo.

«Sono molto affezionato al Papa polacco che diceva ai ragazzi di aprire il cuore al Signore – continua don Luigi – li spronava ad osare, imparare, a sognare: questo disse alla GMG di Czestochowa» dove nel 1991, giornata mondiale della gioventù, ci fu anche il primo grande incontro tra i giovani dell’Est e dell’Ovest europei, dopo la caduta del muro di Berlino.Vicino all'Associazione Sollievo Onlus di Leinì, don Luigi collabora con l'attività dedicata ai giovani, «ho sempre consigliato ai ragazzi di seguire le parole di Giovanni Paolo II ed ho sempre invitato i giovani a chiedere aiuto al Signore.»«Ho avuto delle belle esperienze sotto questo aspetto – prosegue don Luigi, ordinato sacerdote il 7 ottobre 2001, originario di Siracusa e in Piemonte dal 1997 –. Sono stato quattro anni a Roma per studiare Comunicazione e teologia della comunicazione.

Ero ospite, sacerdote-studente, in una parrocchia dove ho avuto una bella esperienza con studenti universitari, anche nell'accompagnamento vocazionale e nella pastorale giovanile. Io ho fatto la scelta dell'accademia, che si affianca all’oratorio

classico, nella nostra parrocchia. I corsi dell'accademia artistica radunano molti

giovani e questa collaborazione con il Sollievo mi ha permesso anche

di conoscere il Lago di Monte Colombo e Carlo Tedeschi.» Tornando alle attività dell'oratorio... «Dopo i corsi invernali partirà una collaborazione estiva per

quattro ragazzi con l'Opera Leonardo Murialdo, impegnata

nel mondo giovanile, soprattutto nell'avviamento dei giovani al lavoro,

alle vocazioni con una dimensione propositiva per la vita e per il bene comune,

con una visione della dottrina sociale molto attuale.» A lei che incontra tanti

ragazzi, chiediamo: qual è la chiave per parlare ai giovani di oggi? «È la narrazione – spiega infine Don Luigi – . Bisogna dare ali ai giovani, dare loro la possibilità di raccontarsi con

le parole e i sentimenti. Tirare fuori sogni e aspettative. Raccontare la buona

notizia della loro vita. Più si narra e più si trova una via di crescita e di miglioramento.

Questo permette loro di non essere contenitori ma protagonisti e testimoni. Il testimone ha imparato il messaggio, sa portarlo all’altro e sa raccontarlo...che è poi quello che viene chiesto ad ogni cristiano».

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RACCONTI

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Pasqua: in scena in Piemonte, Puglia e Sicilia

Via Crucis, via LucisDrammatizzazione della Passione di Cristo

firmata Carlo Tedeschi

Diverse rappresentazioni della Via Crucis, via Lucis, sono state proposte in Piemonte, Puglia e Sicilia per la Pasqua 2018.

Si è iniziato il 21 marzo scorso a Manfredonia, nella parrocchia della Sacra Famiglia, per poi proseguire il 24 marzo nella Chiesa Madre di Santa Caterina Villarmosa, in Sicilia e sempre il 24 marzo a Mattinata (Foggia) nella Chiesa santa Maria della Luce, il 25 marzo poi a Manfredonia (Foggia) Abbazia San Leonardo e infine il il 3 aprile a San Giovanni Rotondo. In Piemonte è stata messa in scena dai giovani di Anima Libera lunedì 26 marzo al Teatro De Andrè (Robassomero), mercoledì 28 marzo al Teatro Italia (Borgaro), venerdì 30 marzo nella Chiesa della Consolata (Balangero) - Torino. In Puglia è stata interpretata dai giovani di Mattinata, Manfredonia e Monte Sant’Angelo che frequentano la casa di accoglienza dell’Associazione Dare e l’Accademia d’Arte, promossa dalla Fondazione Leo Amici a loro favore, e gestita dalla ACSD Danza e Musical, un'associazione di giovani artisti e insegnanti di danza in collaborazione anche con realtà e associazioni locali, essi hanno drammatizzato la passione di Gesù Cristo nelle 14 stazioni della via Crucis commentate da Carlo Tedeschi attraverso l’interpretazione del pensiero di Giovanni, il discepolo che Gesù amava.

Sono stati così rappresentati, in modo emotivamente coinvolgente, i momenti della vita, della morte e della sua resurrezione che seppure complessi risultano coinvolgenti e fruibili da tutti e non solo dal pubblico dei credenti. I brani delle sacre scritture, inoltre, sottolineati anche da canti e da alcune danze, hanno dato vita ad intensi momenti in cui l’arte ha esaltato l’alta spiritualità di questo rito della chiesa.

Via Crucis, Via Lucis è stata proposta da diversi anni e ha toccato Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Umbria trasmesso anche in diretta dalle emittenti televisive e satellitari Tv2000 e Telepace. Carlo Tedeschi, commentando la rappresentazione, ha ffermato: «In questa via Via Crucis, Via Lucis sarà Giovanni che, seguendo la via Crucis di Gesù fino alla crocefissione, leggerà e racconterà i suoi pensieri, la sua emozione e il suo dolore. Giovanni, che era il discepolo che egli amava rappresenta tutti i giovani di oggi, i nostri figli e i nostri nipoti. E come Giovanni guardava la croce di Gesù, così loro, i nostri figli e i nostri nipoti, guardano la nostra croce. Gesù ha portato la sua croce con tanta dignità e tanto amore e sopportazione e l’amore di Giovanni per lui è aumentato: è diventato un amore sublime, arrivando fino al cielo. Allora ognuno di noi accetti la sua croce affinché i nostri figli e i nostri nipoti ci possano guardare con gli stessi occhi con cui Giovanni ha guardato la croce di Gesù».

PASQUA

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EVENTI

Modena ha ospitato, dal 2 al 16 dicembre 2017, la mostra nazionale itinerante sui temi della pace, condivisione, del rispetto

dell’altro diverso da sé allestita alla Galleria Europa in Piazza Grande, con il patrocinio del Comune di Modena e della Regione Emilia Romagna.

La mostra è stata visitata da diverse scuole, come il nutrito gruppo di alunni dell’istituto comprensivo Collodi di Modena, delle classi quarta A e B, accompagnati dalle insegnanti Melissa Madonna, Patrizia Spada, Stefania Alfano, Roberta Barbieri e Filomena Lina.

I cinquanta studenti hanno consegnato le proprie lettere della pace, ricevuto in cambio la T-shirt con il logo della mostra per il “patto di pace di classe”

Ultima tappa nella città emiliana per la mostra nazionale

La Galleria Europa parla ai giovani con +Sé-Io=Pace

Un modo per tenere accesa la fiaccola della pace nella quotidianità

e assistito alle performance degli artisti della compagnia teatrale I Ragazzi del Lago che hanno proposto brani sul tema della pace, uno dei quali tratto da Patto di Luce – per la pace e i diritti umani.

Inaugurazione della mostra

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Èstata invece Sofia della IIIA Liceo Classico dell’Istituto Muratori-San Carlo a consegnare il 2 dicembre la prima lettera

della pace degli studenti di Modena alla presenza dell’artista Carlo Tedeschi, le cui opere costituiscono il percorso di +Sé-Io=Pace, e del vicesindaco e assessore alla cultura Gianpietro Cavazza al quale sono state consegnate le lettere della pace dei giovani delle altre città italiane visitate dalla mostra, in particolare quelle degli studenti di Pesaro, Foggia e Teramo. «Nelle nostre scuole d’infanzia – ha affermato il

vicesindaco Cavazza, inaugurando stamattina la mostra – c’è già uno spazio dove i bambini si spiegano l’un l’altro le proprie ragioni in caso di conflitto, cercando la pace. Noi siamo nati in un’Europa pacificata, tutte queste iniziative sono un modo per tenere accesa la fiaccola della pace nella nostra quotidianità.» Gli studenti della IIIA, accompagnati dai professori Titti di Marco e Ciro Carotenuto, hanno anche assistito alla performance del brano Vento di pace leit-motiv della mostra, eseguito dagli artisti della compagnia teatrale.

Carlo Tedeschi con gli studenti dell’Ist. Collodi

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EVENTI

2 / 16 DICEMBRE 2017Galleria Europa

MODENA

MOSTRA PITTORICA ITINERANTE"+ SÉ – IO = PACE"

FACEBOOK: @PIUSEMENOIOUGUALEPACE

Accettando il proprio sé si scarta il proprio io eliminando il male.

Il bene sprigionato farà scorrere la pace nell’essere.Così nella società: corrispondendo a se stessi e non agli altri

si costruirebbe un grande bene che farebbe scorrere la pace nel mondo.

Infine gli studenti hanno visitato la mostra insieme alle curatrici, alla presenza anche dell’assessore alla cultura del comune di Goito Deborah Izzo e conversato con l'artista sul tema della pace.

«La mostra – ha detto Carlo Tedeschi – è un messaggio di pace per i giovani. Noi viviamo, incontriamo il vicino di casa, incontriamo persone sull’autobus, persone… Se considerassimo che sono del tutto simili a noi, anche se diversi nel loro carattere, nella loro esperienza, nella loro cultura, forse potremmo cominciare a concepire cosa sia la pace. Sentirsi uniti a tutti i popoli, a tutti gli uomini del mondo significa avere questa sensazione di pace perché ci si considera parte della stessa umanità.»

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La mostra nazionale è stata ospitata nella città emiliana grazie al patrocinio del Comune di Modena e della Regione Emilia Romagna.

L’esposizione, promossa dalla Fondazione Leo Amici e sostenuta operativamente dall’Associazione Dare, si è avvalsa della straordinaria partecipazione del pittore, regista e scrittore Carlo Tedeschi (Artista per la pace nel 1991, Premio Borsellino per la pace nel 2009 che ha presentato le sue opere dedicate a questa tematica.

+Sé-Io=Pace è giunta a Modena dopo aver toccato Pesaro, Assisi, Foggia, Teramo, Trento, Milano e incontrato migliaia di studenti e visitatori italiani e stranieri muovendosi su due linee guida: stimolare una crescita comune, di tutta la cittadinanza, improntata alla condivisione e reciproca considerazione, oltre ad un impegno quotidiano, da portare avanti nelle proprie città, in favore della pace; nelle scuole, oltre al rispetto dell’altro, promuovendo il superamento delle prevaricazioni e dei fenomeni di bullismo.

Consegna delle lettere della pace Ist. Collodi, le insegnanti con Giovanni Giannone vice pres.Ass. Dare

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TALENTI

Eleonora Goldoni convocata per la nazionale di calcio

Dalle scarpette agli scarpiniProtagonista anche degli stage al Lago di Monte Colombo

Ha solo 21 anni ma è già dotata di tanto buon senso e saggezza…sarà forse per le tante esperienze che l’hanno portata in

giro per il mondo ma anche per aver intrapreso un cammino personale di crescita, fondato su valori solidi e accompagnato da un costante impegno. Lei è Eleonora Goldoni, da Ferrara, e il 20 gennaio 2018 per la prima volta era in campo con la nazionale maggiore italiana di calcio femminile. Convocata anche per la Cyprus Cup, torneo che ha visto le azzurre impegnate nel girone contro Svizzera, Galles, Finlandia. Ecco quindi un’altra sfida per Eleonora Goldoni che, convocata per la gara amichevole contro la Francia, è diventata un personaggio in tutta Italia grazie ad un nuovo traguardo raggiunto, quello di far parte della nazionale maggiore di calcio femminile.

L’ ultima volta che ho raggiunto il Lago di Monte Colombo ero con dei miei amici che non conoscevano per niente il Piccolo Paese fuori

dal mondo. Era il 27 dicembre scorso, abbiamo visitato le strutture, visto il musical Notte di Natale a teatro e ci siamo fermati a cena. È stata una esperienza toccante e molti di loro contano di ritornarci con famigliari e amici per trascorrere una intera giornata”. Eleonora invece, il lago lo conosce da tempo. Infatti lì ha seguito alcuni stage dedicati alla danza anni or sono anche perché con sua sorella Federica, condivide la passione per l’arte. Proprio nell’accademia di Ferrara ASD Accademia musical Arte e Luce diretta dalla sorella Federica, ha seguito corsi di danza acrobatica, classico, moderno, cimentandosi anche nella recitazione. «Qui la formazione non è soltanto tecnica – racconta Eleonora; si può acquisire anche stile, sicurezza e professionalità con corsi aperti a tutti, dai bambini, agli adolescenti fino agli adulti. Permette di sviluppare al meglio le proprie capacità artistiche

grazie ad un team di insegnanti professionisti. Non si cresce solo artisticamente ma anche personalmente attraverso ciò che ci sta più a cuore: la socializzazione, la solidarietà e lo spirito di gruppo. I musical proposti sono stati scritti da Carlo Tedeschi che ha formato anche gli insegnanti.» Quest’ultimi attualmente sono i primi ballerini di Patto di Luce opera musical, in scena tutte le domeniche al Teatro Leo Amici.

«Bisogna lasciarsi trasportare dalle emozioni e non farsi fermare dalle paure o dai giudizi altrui. Altrimenti finiamo per stare sempre nel nostro piccolo e non fare nulla.»

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Focus sull’atleta Eleonora Goldoni

Nell’estate 2012 è tra le 25 atlete convocate dal Coordinatore delle Nazionali Giovanili femminili nel raduno di Norcia che permetterà allo staff tecnico di scegliere la formazione che affronterà le qualificazioni al Campionato europeo 2013 di categoria. In maglia azzurra fa il suo esordio a Belfast il 10 settembre 2012, nella partita vinta dall’Italia per 5 a 0. Nel 2013 viene selezionata per rappresentare l’Italia nella Nazionale Under-19 alle qualificazioni per l’Europeo 2014 di categoria. Il debutto avviene al Športni park di Odranci, Slovenia, il 21 settembre 2013, in occasione della partita giocata contro le pari età della Nazionale slovena e pareggiata dalle Azzurrine per 2-2. Nel 2014 viene nuovamente convocata nell’Under-19 per giocare nelle fasi preliminari delle qualificazioni per l’Europeo 2015 di categoria, dove l’Italia è inserita nel Gruppo 4 con Galles, Kazakistan e Turchia. Il suo primo gol con l’Under-19 lo realizza nella partita del 15 settembre, la seconda del girone, dove all’80’ insacca il gol del parziale 7-0 nei confronti delle kazake, incontro poi concluso per 8-0 in favore delle azzurrine.

All’effervescente Eleonora chiediamo un consiglio per i ragazzi …

«Bisogna lasciarsi trasportare dalle emozioni e non farsi fermare dalle paure o dai giudizi altrui. Altrimenti finiamo per stare sempre nel nostro piccolo e non fare più nulla. Bisogna provare a lasciarsi trasportare da quello che si vuole

veramente fare. Se non si arriva con il talento naturale si può arrivare con un duro lavoro e

con il sacrificio. E questo ripaga sempre.»

Ma lei, la 21enne di Ferrara, che da due anni e mezzo frequenta la East Tennessee State University di Johnson City in Tennesee

(ed è una delle punte di diamante della squadra di calcio femminile) finisce con il tempo, grazie alla sua passione e spirito indomito, a coniugare bene le scarpette con gli scarpini, ovvero danza e calcio:

«Entrambi per me sono importanti e possono convivere perché tutte e due hanno bisogno di grande coordinazione nei movimenti, un mix esplosivo; l’impegno e la perseveranza nel lavorare su di sè accomuna entrambe le discipline – spiega Eleonora–. Stare in panchina con 20 mila spettatori e scendere in campo contro una delle squadre più forti al mondo a Marsiglia è stata un’esperienza indimenticabile ed entusiasmante. Mi sembrava di essere in un sogno. È stata un’opportunità formativa e soddisfacente e adesso so anche su cosa devo lavorare anche per

raggiungere il livello delle altre. Ed è bellissimo essere stata convocata per la Cyprus Cup (competizione calcistica ad invito istituita a Cipro da dieci anni e riservata alle nazionali di calcio femminili di tutto il mondo e che si svolge ogni anno)! Un altro appuntamento importante è quello del 10 aprile prossimo allo stadio “Paolo Mazza” di Ferrara,con la gara Italia-Belgio, valida per le qualificazioni alla Coppa del mondo di calcio femminile di Francia 2019. E c’è già tutta Ferrara che ha comprato i biglietti! Sarebbe un altro sogno scendere in campo nella mia città.» Insomma un anno di fuoco per la giovane ferrarese che ha trovato tra le compagne in campo anche tante amiche…«l’amicizia è una delle basi per formare il gruppo, affiatare una squadra. Questi valori si riflettono anche nel gioco, nello stare insieme e nella vita di tutti i giorni.»

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TALENTI

Un Geppetto che fa il tip tap, ma anche una Volpe curiosa ed un Grillo saccente, tutti in punta di piedi! Gianluca Raponi, neo diplomato in Dance Teacher

(Level 4 diploma in Dance Education, DDE) e coreografo e primo ballerino della compagnia I Ragazzi del Lago, insieme a Francesco Troilo e Matteo Mecozzi, ballerini e performers, sono tra i protagonisti del nuovo video di Edoardo Bennato per la ristampa del suo storico Burattino senza fili.

Tre artisti nel nuovo video di Edoardo Bennato “Mastro Geppetto”

Geppetto, il Grillo e la Volpe...a suon di tip tap

Sono i performer della Compagnia I Ragazzi del Lago

Il video “Mastro Geppetto”, il brano di Edoardo Bennato pubblicato a 40 anni dall’uscita del concept album, è stato girato all’Almagià di Ravenna per la regia del bolognese Stefano Salvati. Presente anche il celebre cantautore napoletano con centinaia di attori e comparse, selezionati ai casting di Palazzo Rasponi. Ancora una volta Bennato si riconferma cantautore attento e capace di leggere la realtà.

Il suo Burattino senza fili, parodia in musica della fiaba di Collodi, dimostra ancora oggi tutta la sua attualità e capacità di leggere, in maniera profonda e ironica, la realtà della nostra società. Ma questa volta, la realizzazione del video è stata anche occasione per giovani artisti di mettersi in gioco.

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«Per me è stata un’esperienza che ha arricchito il mio bagaglio teatrale formato in questi anni nei musical di Carlo Tedeschi,

non solo nelle rappresentazioni live ma anche nelle riprese video dei musical per la realizzazione dei dvd – spiega Francesco Troilo –. Rispetto al teatro live esiste una grossa differenza, dato che non c’è l’impatto emozionale che si ha con il pubblico in un teatro e neanche lo stesso coinvolgimento per le numerose ripetizioni di scena. Però occorre un diverso tipo di concentrazione, più impegnativo per me, nel ripetere più volte sistematicamente la stessa parte fino al raggiungimento della perfezione. Il lavoro di Stefano Salvati è stato un arricchimento per la sua diligenza e professionalità, senza far mancare la cura nei dettagli, per i ruoli e per noi attori ad interpretarli. Le nostre performance si sono basate su brevi stacchi di tip-tap, uniti ad un grande lavoro di mimica facciale e fisica che era fondamentale per far emergere lo spirito dei personaggi, così come il regista Salvati li ha concepiti, rapportando le creazioni di Collodi ai giorni nostri. La formazione sulle arti sceniche che ho ricevuto, grazie alle borse di studio della Fondazione Leo Amici, costituisce un ampio bagaglio che bene si è potuto rapportare a questo lavoro e ha consentito a questa esperienza di essere svolta con serenità e senza troppe difficoltà.»

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TALENTI

Prestigioso riconoscimento per il ballerino e coreografo

Un Dance Teacher internazionale Gianluca Raponi corona una brillante carriera

Un diploma che profuma di laurea per un artista che ha fatto della propria passione un arte, arte anche a servizio degli altri, arte da trasmettere

ai giovani. Il 1° Febbraio scorso, Gianluca Raponi, primo ballerino della compagnia teatrale I Ragazzi del Lago e coreografo di numerosi spettacoli di Carlo Tedeschi, è stato invitato a Londra dalla I.S.T.D. per partecipare alla Graduation Cerimony 2018, per il ritiro del suo diploma come Dance Teacher (Level 4 Diploma in Dance Education, DDE) che si è tenuto a Milton Court Concert Hall, Silk St, London EC2Y 9BH. Oltre a tutte le autorità in carica della I.S.T.D., ospite d’onore della cerimonia Dame Beryl Grey CH DBE che al suo novantesimo compleanno rimane una presenza vitale nel mondo del balletto. Il diploma è stato consegnato da John Travis, uno dei più grandi nomi della danza, riconosciuto dall’organizzazione britannica. Per i non addetti ai lavori, è un grande riconoscimento che corona una ricca carriera, riconosciuta a livello nazionale e internazionale.

Gianluca, inizia suoi studi negli anni ‘80, è già grande, diciottenne, non è proprio l’età ottimale per apprendere l’arte di Tersicore. Fautore del suo incontro con il mondo dello spettacolo Leo Amici prima, che l’aiutò a lasciarsi alle spalle disavventure giovanili, poi Carlo Tedeschi che lo inserì nei suoi spettacoli. Studiando danza classica metodo RAD, Modern Jazz, Tip Tap, Acrobatico, Passo a Due, Canto e Recitazione presso L’Accademia d’Arte e Formazione Professionale del Lago di Monte Colombo di Rimini il cui insegnante e formatore è stato Carmelo Anastasi, inizia la sua formazione. In seguito si perfeziona partecipando a numerosi stage con importanti nomi della danza contemporanea, Modern-Jazz e Classica. Nel 1986, quindi, entra a far parte della compagnia teatrale di Carlo Tedeschi partecipando fino ad oggi a tutti i suoi spettacoli come primo ballerino nei musical Sicuramente Amici, Dio, che meraviglia!, L’Uomo dal Turbante Rosso, S...Varietà Made in Italy

e S...Varietà è Donna! con Gino Bramieri, Accadde ad Allumiere, Senza fili, spettacolo di danza e mimo, Notte Gitana rappresentazione di danza e musica. E successivamente in Nel nome di Gesù, Chiara di Dio, Notte di Natale 1223, Patto di Luce nei quali affianca anche Carmelo Anastasi, coreografo delle storiche Canzonissime e di Garineri e Giovannini.

Foto di Pierluigi Abbondanza, il fotografo della Danza, uno dei più grandi nomi a livello mondiale, scattata durante uno Stage Internazionale tenuto da Gianluca Raponi nel 2016 nella città di Verona.

Gianluca, sua moglie Simona Imola e il figlio Giosuè

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Ma è anche primo ballerino in altri spettacoli teatrali come nel riallestimento della commedia musicale Alleluia Brava Gente, regia Garinei e Giovannini, coreografie Gino Landi, con Sabrina Ferilli, Massimo Ghini e Rodolfo Laganà. Triccaballacco ricordi dello spettacolo italiano, col Renato Greco Ballet, regia e coreografia Renato Greco; Trilussa Favole in Balletto, con Mario Scaccia e Edoardo Sala, coreografie Maria Teresa Dal Medico; Caino e Abele dance Opera di Tony Cucchiara, con La Compagnia Italiana di Danza Contemporanea, regia e coreografie Renato Greco.; ai quali fa seguito E meno male che c’è Maria, regia Pietro Garinei, coreografie Gino Landi, con Enrico Montesano, Barbara Durso e Enzo Garinei come solista; ne I Figli della Lupa, regia Pietro Garinei, coreografie Gino Landi, con Valeria Moriconi, Michele La Ginestra, Augusto Fornari e Maurizio Mattioli. Ballerino anche nelle operette Il Pipistrello e la La Vedova Allegra al Teatro Verdi di Trieste, collabora con il balletto del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Carla Fracci.

Non mancano le trasmissioni televisive sulle reti Rai dove si distingue. Per tre stagioni partecipa come primo ballerino insieme alla moglie, Simona Imola, al programma In famiglia su Rai Due danzando Le più belle di fine secolo con coreografie di Greco e Dal Medico. Alla sua storia si ispira il libro La verità di un ragazzo scritto da Carlo Tedeschi tratto dall’omonimo film documento per la regia di Leo Amici, dove interpreta il ruolo di protagonista. Dal 1996 si dedica all’insegnamento di danza Modern-Jazz tenendo corsi presso l’Accademia d’Arte e Formazione Professionale del Lago di Monte Colombo di Rimini. Negli anni successivi insegna anche nella scuola di danza A.U.L.O.S. (RN) la quale partecipa con alcune sue coreografie a concorsi classificandosi sempre al primo posto. Dal 2003 ad oggi Carlo Tedeschi lo sceglie come coreografo dei suoi spettacoli. Coreografa inoltre L’Incredibile Show con Corrado Sillitti e l’anno successivo la commedia musicale L’Analfabeta Colta testi di Francesco Miceli, musiche di Corrado Sillitti, con stesura teatrale e regia di Carlo Tedeschi.

Nel 2007 viene ingaggiato dalla Royal Academy Of Dancing come docente nella scuola estiva “Italiana” in Trentino a Fondo e sempre come docente nel 2012-’13-’14-’15-’16-’17 nella Italian Summer School at Sportilia Istd (Imperial Society Teachers Dancing). Nel 2018 fa parte della giuria nel prestigioso concorso di danza “Sarò Protagonista”. Assieme alla moglie Simona Imola, prima ballerina, gestisce una scuola di danza a San Clemente in provincia di Rimini: Studio Danza dove tengono corsi di Danza Classica, Modern Theatre, Contemporaneo, Tip Tap, Hip Hop, Danza Acrobatica, Canto e Musica.

Gianluca Simona e Giosuè

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SCIENZA

Nuove scoperte sul mondo della comunicazione vegetale

La scienza confermaConvalidate anticipazioni di 50 anni fa di Leo Amici sul tema

Davvero le piante occupano una posizione subalterna nei regni del vivente?

Nel novembre del 2013 è apparso su Focus, una rivista di divulgazione scientifica del mercato italiano, un interessante articolo sulle più recenti scoperte acquisite in ambito vegetale. L’articolo “Sensibile come una pianta” è di Marco Ferrari e si basa su due importanti contributi editoriali: Verde brillante – Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale di Stefano Mancuso (fisiologo vegetale e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze) e Alessandra Viola e Quel che una pianta sa di Daniel Chamivitz (biologo che dirige il Manna Center for Plant Biosciences all’Università di Tel Aviv).

Vi si legge: «… le piante non sono affatto creature isolate, insensibili e incapaci di comunicare, come siamo abituati a pensare. Anzi… Gli alberi di un bosco, ma anche il basilico e il peperoncino sul nostro balcone, si “parlano”, come si è scoperto di recente: queste piante, secondo le ipotesi degli scienziati, stabiliscono rapporti di buon vicinato e comunicano attraverso vibrazioni».

Erano gli anni ‘70-‘80 quando a Leo Amici venne riferito: «La scienza ha riscontrato che le piante emettono suoni…» e lui, prima che l’intervenuto concludesse la sua richiesta:

«Però mica se lo sanno spiegare perché emettono questi suoni! Sono la loro parola, il loro richiamo. Tu, adesso che stiamo parlando, come fai? Emetti la tua voce».

Ed è vero perché risalgono addirittura agli anni ‘60 gli ormai noti esperimenti con il galvanometro (dispositivo usato per misurare la corrente elettrica) condotti da Cleve Backster sulla sensibilità e le emozioni delle piante. Era, infatti, la mattina del 2 febbraio 1966 quando l’agente newyorkese dell’FBI, uno dei massimi esperti della macchina della verità, decise di applicare alla Dracaena massangeana del suo ufficio degli elettrodi. Qualche goccia d’acqua sulle foglie fece registrare un abbassamento del livello di conducibilità, come di solito accade ad un essere umano che prova una lieve emozione, quindi lui passò ad analizzare uno stimolo negativo: bruciare delle foglie. Backster però non fece in tempo a tornare dall’altra stanza

di Antonella Di Muoio

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con i fiammiferi che la pianta aveva reagito di nuovo (grafico sottostante); ulteriori esperimenti confermarono la sensibilità delle piante, la capacità di leggere il pensiero e addirittura di individuare il colpevole di un delitto (nell’esperimento condotto l’assassino aveva commesso il reato di calpestare una pianta) mantenendone la memoria. Interessanti sono i video messi a disposizione del web per visionare tali esperimenti.

«Devi capire che, se ti avvicini ad un albero con un’accetta al collo, questo prova un senso di paura perché sa che vai a fargli del male» aveva affermato Leo Amici, e alla domanda: «Quando si brucia una pianta soffre?» aveva altresì risposto:

«Se a te tagliano un braccio e poi te lo buttano sul fuoco, tu mica senti il dolore. Non ha più vita! Ormai è staccato da te. Certamente, se ce lo metti che l’hai ancora attaccato, lo senti il dolore!»

Anche queste asserzioni erano già state riscontrate agli inizi del ‘900 dal celebre scienziato indiano Jagadis Chandra Bose1, studioso della fisiologia delle piante che aveva condotto degli esperimenti con il crescografo: strumento da lui inventato e capace di effettuare un ingrandimento di dieci milioni di volte, quando ancora non esisteva il microscopio elettronico. Egli verificò in diretta la crescita delle cellule nei tessuti vegetali e la loro reazione ai vari stimoli esterni. Dimostrò sperimentalmente come determinati stimoli provochino nelle piante le stesse reazioni (di natura elettrica2 e non chimica) degli animali, anticipando anche lo studio sul parallelismo tra tessuti vegetali e animali. Le piante, per lui, come tutto in natura, provano sensazioni e di fronte ad una minaccia (una barretta di metallo, una soluzione di bromuro, il cloroformio, la lama di un rasoio) reagiscono manifestando elettricamente le loro emozioni: paura, depressione, euforia. E, registrando appunto l’elettricità emessa dalla pianta, fu addirittura in grado di assistere all’”agonia” di una pianta che,

1 fisico e botanico, è uno dei più importanti scienziati indiani. Spe-rimenta due anni prima di Marconi la trasmissione senza fili, ma finisce per dedicare la sua vita alle indagini sull’elettrofisiologia delle piante.

2 Una reazione di natura elettrica che non sia solo fisico-chimica è alla base della differenza tra esseri animati e inanimati.

prima di morire, emetteva una scarica, quasi fosse il suo «ultimo respiro».

«Le piante emettono suoni» aveva proseguito Leo Amici «e si comprendono l’una con l’altra.L’uomo li ha decifrati, anche se in piccola parte. Però non si può dialogare con le piante, l’uomo non può trovare un linguaggio simile ma solo avvertire quel suono…».

Proprio sulla scia di Backster, il dott. Ken Hashimoto, famoso botanico giapponese, tradusse i messaggi elettrici di un cactus in suoni attraverso il poligrafo, così come avviene per la voce umana quando i pennini dello strumento ne generano il relativo grafico. Su un nastro magnetico registrò quindi il suono prodotto dalla modulazione dei messaggi emessi dal suo cactus.

Come riportato da Esperide Ananas ne La musica delle piante, i suoi tentativi di “dialogare” con la pianta inviandole messaggi fallirono ma sua moglie riprese i suoi esperimenti cercando di insegnare al

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SCIENZA

cactus a riprodurre i suoni della lingua giapponese. Nel documentario che seguì il libro, si vede la signora Hashimoto, in classico Kimono, ripetere con pazienza lo stesso suono, ma le risposte delle piante non sembrano altrettanto chiare…

Un altro studioso degli inizi del ‘900, un orticoltore, considerato il primo vero grande botanico e uno dei massimi pionieri della scienza agricola, Luther Burbank, affermava: «Il segreto per migliorare la riproduzione delle piante, a parte la conoscenza scientifica, è l’amore». Egli parlava alle sue piante, le invitava a non avere paura e le faceva sentire protette da lui: convinse addirittura un cactus del deserto a perdere le spine dal momento che non ne aveva più bisogno. «Non hai nulla da temere. Non hai bisogno di queste spine per difenderti. Ti proteggerò io» gli ripeteva.

Leo Amici ne era certo: «I fiori hanno una sensibilità: se la persona che li cura non lo è, si rifiuta di crescere».«I fiori, che sono essenza, anche loro percepiscono. Se tu li tratti con amore diventano migliori di quelli che altri hanno intorno, perché li sai trattare, perché dai loro amore».

Su questo argomento si era anche spinto oltre giungendo ad equiparare per taluni aspetti l’albero all’essere umano: «…vede, ti sente, mangia, beve come te, respira come respiri tu».

E proprio Chamovitz nel prologo del suo libro giunge a queste conclusioni: «… nel corso delle mie ricerche ho scoperto un gruppo specifico di geni necessario alla pianta per determinare se si trova esposta alla luce oppure al buio. Con mia grande sorpresa e contro ogni mia intenzione, in seguito ho scoperto che lo stesso gruppo di geni fa parte anche del DNA umano… Molti anni più tardi e dopo svariate ricerche, ora sappiamo che questi geni non soltanto si sono mantenuti sia nei vegetali sia negli animali, ma che in entrambi i casi regolano (insieme ad altri processi dello sviluppo) anche le risposte alla luce! Mi sono reso conto, quindi, che la differenza genetica fra le piante e gli animali non è così rilevante come credevo un tempo, e ho cominciato a interrogarmi sui parallelismi fra le piante e la biologia umana…».

Proprio in questi anni il termine “neurobiologia” associato a “piante” ha generato una forte reazione da parte della scienza ufficiale che non accetta di accostare la parola “neuro” a organismi che non hanno

un cervello. E il dibattito sull’intelligenza delle piante dura ormai da più di 10 anni, ovvero da quando un gruppo di plan scientist, tra i quali lo stesso Mancuso, ha pubblicato nel 2006 sulla rivista scientifica Trend in Plant Science un articolo che ha segnato la nascita di una nuova disciplina di ricerca, la neurobiologia vegetale, appunto, i cui risultati, presentati per la prima volta alla comunità scientifica nel maggio 2005 al First Symposium on Plant Neurobiology, Primo Simposio sulla neurobiologia delle piante, tenutosi a Firenze, riscattano il mondo vegetale da pregiudizi e

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suoni, anche se il modo in cui ciò avviene non è ancora chiaro… La scoperta apre scenari del tutto nuovi sulla comunicazione vegetale: il fatto che le radici emettano suoni e che siano in grado di percepirli, sembrerebbe configurare l’esistenza di una vera e propria nuova via di comunicazione sotterranea.»

Entrambi gli studiosi, Mancuso e Viola, dedicano poi ampio spazio all’analisi dell’apparato sensoriale delle piante, e ciascun senso umano viene confrontato con quello vegetale, rivalutato anche rispetto a quello animale perché sorprendentemente sofisticato e abile nell’adottare strategie di problem solving quando deve adattarsi ai diversi ambienti o difendersi da attacchi esterni. Anzi proprio perché impossibilitati a muoversi, i vegetali risultano addirittura superiori agli animali, con sensi ulteriori, e l’uomo stesso non potrebbe vivere senza la loro presenza sulla Terra.

«Gli studiosi» prosegue Marco Ferrari nella sua disamina per Focus «parlano di “intelligenza vegetale”, dicono che le piante sono in grado di elaborare segnali e rispondere scegliendo la reazione appropriata».

E infine: «Dall’intelligenza si può passare alla coscienza? Il passo è affascinante, conclude Daniel Chamovitz: “Le piante potrebbero avere una specie di coscienza basata solo sulle sensazioni e non sulla consapevolezza di sé, come accade per noi e gli animali più complessi”. Una cosa è certa: non chiamateli vegetali se intendete che sono incapaci di reagire agli stimoli.»

Leo Amici, certo della perfezione della natura e dell’universo e «in una logica che si adegui al riscontro con la realtà», attraversava i regni del vivente affermando:

«Lo stesso meccanismo si ripete attraverso la natura, gli animali e la vegetazione» e che «… è sempre un processo che si ripete continuamente».

Anche l’aspetto della riproduzione in natura è stato da lui sorprendentemente toccato, sia nella modalità di accoppiamento che nei meccanismi che sottendono alla nascita delle varie specie, ma anche per questi interessanti contributi bisogna attendere che la scienza prosegua nel suo percorso di osservazione, analisi e sperimentazione prima di poterne confermare le affermazioni; mentre a noi viene solo da chiedersi: davvero il regno vegetale si trova in sudditanza rispetto a quello animale e, all’estremo, a quello a noi più familiare, ossia a quello umano?

falsi concetti, liberandolo da una visione puramente materialistica della realtà.

Ma intanto: «C’è chi parla con i gerani. Ma loro ci sentono? Non possiamo dirlo… Tuttavia, le piante hanno l’udito: possono percepire vibrazioni con i “canali meccano-sensibili”. Alcuni studi hanno per esempio mostrato che crescono verso suoni con frequenze tra i 100 e i 500Hz (che sono tra quelle della voce umana). Ed è stato mostrato che una piantina di peperoncino riesce ad ascoltare i suoni prodotti dai vicini in un test condotto da Monica Gagliano e colleghi della University of Western Australia… Ma gli scienziati hanno bloccato i metodi di comunicazione, chimici o con contatto, noti: non c’è altra soluzione, dice Gagliano, che pensare ai suoni. Probabilmente sono prodotti dalle minuscole vibrazioni originate dalla rottura delle cellule delle radici».

E Leo Amici lo ribadiva più di 50 anni fa: «Le piante comunicano tra di loro».Inoltre proprio Stefano Mancuso in Verde brillante – Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale, opera divulgativa che gli è valsa il Premio Gambrinus Giuseppe Mazzotti, nella sezione Ecologia e Paesaggio, al capitolo III “I sensi delle piante” approfondisce: «Fino a pochissimi anni fa si riteneva che le piante avessero la capacità di ricavare informazioni dall’ascolto delle vibrazioni trasmesse dal terreno, ma che non potessero usarle per comunicare tra loro, non essendo in grado di produrre alcun suono. Nel 2012, però, una ricerca condotta in Italia ha dimostrato che le radici producono

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INSERTO SPECIALE

SPAZIO GIOVANI

Un nuovo “spazio” creato dai giovani per i giovani,

pagine dedicate a chi vuole esprimersi e raccontare di sé.

Qui sono raccolti e pubblicati scritti, pensieri e testimonianze

di ragazzi da tutta Italia e dall’estero o di chi, più grande,

ha un’esperienza da trasmettere.

Mi chiamo Alex, ho 20 anni e sono nato ad Assisi.La mia passione più grande è esprimere tutto ciò che di bello c’è dentro di me, attraverso la danza.Però non è stato sempre così …Ho sempre giocato a calcio, fin da quando ero pic-colo, dato che mio padre ne è un appassionato.Ero sempre con il pallone ai piedi, mattino, pome-riggio e sera. Non smettevo mai di giocare.Arrivato all’età di 16 anni, a campionato già comin-ciato, venni a conoscenza di un piccolo problema fisico che mi avrebbe tenuto fermo per 40 giorni.Poco tempo prima di questo evento, spinto da mia mamma, avevo conosciuto dei ragazzi meravigliosi: la compagnia teatrale di Chiara di Dio al teatro Me-tastasio di Assisi.In quei giorni di fermo andai però tutti i giorni in tea-tro per trascorre anche solo 10 minuti con loro, e poi proseguii anche quando ripresi l'allenamento.Perché? Perché questa grande spinta?Quando ero insieme a loro stavo bene, ero contento come non mi era mai successo. Era una sensazione strana.

A fine gennaio sono stato operato, e dopo 2 gior-ni di ospedale i medici si sono raccomandati che io rimanessi immobile, sdraiato nel letto, per tutta la settimana successiva.La mancanza dei ragazzi era fortissima, dopo solo 2 giorni ho chiesto a mia mamma di accompagnarmi in teatro, naturalmente all’insaputa di mio papà.Quando sono entrato in teatro c’erano tutti i ragazzi che avevo conosciuto nei mesi precedenti, intorno ad una persona che stava parlando.Carlo Tedeschi…Capisco che è lui perché avevo visto il suo volto nei video che erano in teatro. Subito mi fa sedere insie-me a tutti gli altri. L’ho guardato per pochi secon-di negli occhi, poi ho abbassato subito lo sguardo e ho cominciato a piangere. Io ero solito piangere in questo modo, mi succedeva molto spesso, però quel giorno stava accadendo qualcosa di diverso.Il mio cuore batteva sempre più forte.I suoi occhi brillavano e il suo parlare mi tranquil-lizzava, così sono riuscito a risollevare la testa e a sussurrare qualche parolina. Dopo pochi giorni l’ho incontrato di nuovo.

Alex, da Assisi a Rimini, superando i propri limiti

La fiducia che cura tutto...anche la timidezza

Un’intervista in tv occasione e rimedio inaspettato

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Era passato da Assisi perché sarebbe dovuto anda-re a Roma per fare un’intervista in diretta.La prima cosa che mi ha detto, naturalmente dopo avermi salutato, è stata: «Domani mattina andrò a Roma per fare un’intervista in diretta in televisione, vuoi venire con me?»Non ho pensato alla risposta, ma la prima parola che mi è uscita dalla bocca è stata: «Sì».A questo punto Carlo ha chiamato mia mamma per avere il suo consenso poiché ero minorenne.Lei non poteva credere alle sue orecchie, perché co-nosceva la mia sensibilità e la sua risposta è stata: «Se lui ti ha detto di sì, per me va bene, però sappi che è molto timido a scuola, ad esempio i professo-ri non riescono ad interrogarlo perché comincia a piangere e non apre bocca».La mattina successiva siamo partiti e sono venuti con me anche i miei genitori.Ero terrorizzato, non sapevo cosa aspettarmi.Siamo arrivati a Roma e abbiamo cominciato l’in-tervista dopo pranzo. Sinceramente mi ricordo ben poco di quel momento, l’unica cosa che mi ricordo è stata la voce di Carlo, che, mentre parlava, pro-prio come la prima volta che l’ho incontrato, mi tranquillizzava così ho risposto anche io a qualche domanda. Finita l’intervista ero contentissimo.Finalmente ero riuscito a parlare senza piangere.Quell’episodio mi ha dato tanta forza, scaturita dal-la fiducia di Carlo, e grazie ad essa ho avuto il co-raggio di andare dal mio allenatore per dirgli cosa mi piaceva fare veramente e che avrei smesso di giocare.Senza rendermene conto stavo prendendo decisio-ni che avrebbero cambiato la mia vita. Ho iniziato a frequentare l’accademia, semplicemente perché sarei riuscito a stare insieme ai ragazzi del teatro per ancora più tempo. Lezione dopo lezione, la

danza è diventata la mia nuova passione.

Un giorno, esattamente il 25 maggio 2013, Carlo mi ha proposto di fare lo spettacolo Chiara di Dio e l’8 giugno ho debuttato.Nel frattempo sono arrivati ad Assisi altri ragazzi della compagnia che non co-noscevo. I miei coetanei, quelli con cui ero cresciu-to, hanno cominciato a lamentarsi di me perché non stavo più insieme a loro.Io ho cercato di parlare loro e di spiegare che stavo scoprendo qualcosa di meraviglioso, di nuovo, ma non mi sentivo capito.Nei successivi due anni ho continuato a frequentare l’accademia, dando i primi esami di danza.Poco prima di prendere il diploma ho detto ai miei genitori che, una volta conclusa la scuola, sarei an-dato al lago a fare degli stage di teatro almeno per due settimane. Ma poi ho deciso di iscrivermi all'ac-cademia del Lago perché ho valutato che sarei cre-sciuto di più, sia artisticamente che moralmente ed anche i miei genitori sono stati d'accordo. Quello che sto vivendo ora è una vita meravigliosa, piena di esperienze nuove, di gioie, di momenti incredibi-li, ma anche di cadute e delusioni, che però hanno confermato che la vita è uno spettacolo e noi dob-biamo solo entrare in scena e danzare perché... Lui sta già applaudendo.Oggi mi viene da benedire mia mamma che quel giorno mi ha ascoltato e portato in teatro, mio papà che nonostante io stia facendo una vita diver-sa da quella che lui magari si aspettava per me, mi ha sempre sostenuto, ed infine ringrazio quel mio primo “sì” verso Carlo che mi ha dato la spinta per arrivare dove sono ora.

Alex, 20 anni

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come uno sport da femmine e ai miei coeta-nei di quindici anni non interessava altro che giocare a pallone. Inaspettatamente Lollo, Giulio, Simone ed Alex si avvicinarono, iniziammo così l’accade-mia insieme, creando un legame che mi porta a sentirli tuttora molto vicini, non una sempli-ce amicizia. Attraverso l’accademia conobbi ancora più a fondo " I Ragazzi del Lago" e so-prattutto Carlo.

Rimasi subito impressionato da questo uomo, dal suo parlare, dai suoi gesti scaturiva amo-re, tanto che ancora ricordo quando si inter-rompeva per salutare e ad accogliere noi, i ragazzi di Ferrara, e subito dopo continuava l’incontro in cui diversi giovani gli facevano domande, e rimanevo affascinato dalle sue ri-sposte sagge e profonde. Purtroppo però ac-

Era il 2010, per la prima volta con la mia famiglia ed altri amici sono arrivato al Lago di Monte Co-lombo. Inaspettatamente in due settimane di stage, co-noscevo un nuovo aspetto della musica, del tea-tro e della danza: diverse sfumature di una stessa arte che permetteva, a ragazzi giovani come me, di trasmettere gioia; per poi parlare a cuore aperto davanti a centinaia di persone di sé e della propria fede. In quel luogo si respirava la pace e quando venne l’ora di ritornare a casa, sentivo un vuoto: il rammarico di aver lasciato quel posto straordina-rio.

Qualche anno dopo, la famiglia Goldoni costruì una piccola realtà simile al Lago, a Ferrara, a 40km da casa mia. Invitai così alla nuova accademia di Fer-rara alcuni amici per avere compagnia, ma scopro che il mondo della danza e del teatro viene visto

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Elia, una “brutta strada” alle spalle

I veri amici non ti lasciano maiUna voce conosciuta mi chiamò ...e tutto cambiò

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Elia, 19 anni

canto a questi momenti di bene, continuava il mio rapporto con i compagni di scuola, ai quali però te-mevo di raccontare quanto di bello avevo vissuto; cercavo continuamente di nascondere parti di me (soprattutto il fatto che frequentassi l’accademia) perché ero certo che avrebbero riso. Già in parte venivo escluso perché andavo a messa o non avevo il coraggio di bestemmiare. Comunque la voce si sparse e per me era arrivato il momento di scegliere quale compagnia frequen-tare, ovvero pomeriggi trascorsi seduti su panchi-ne, oppure i ragazzi dell’accademia. In quel momento volevo sentirmi grande e pre-so in considerazione, quindi scelsi di entrare nel “branco”, iniziando quello che ora posso ritenere il periodo più buio della mia vita.

L’unico modo per non annoiarsi era la droga e di conseguenza tornare a casa tardi e inventarsi mi-lioni di scuse, solo per non essere scoperto dai genitori. In realtà se ne accorsero subito, ma cer-carono di frenare ciò che stava accadendo impo-nendomi continue punizioni, che scatenarono in me una ribellione nei loro confronti. Persuaso dai “nuovi amici”, decisi di frequentare sempre meno l’accademia e anche il mio rendi-mento scolastico si abbassò notevolmente. Den-tro vivevo l’incomprensione di tutto quello che stava succedendo. Non mi spiegavo come avessi fatto a cadere così in basso e non trovavo la forza di rialzarmi.

Era il 27 ottobre 2015 e mi trovavo in piazza seduto a giocare a carte. Una voce conosciuta ma insolita mi saluta, insistendo, fino a quando non decido di voltarmi. Erano Costantino e Lorenzo, alcune persone che avevo conosciuto durante lo stage al Lago di Mon-te Colombo.. Non potevo crederci: i due mondi che tanto fatica-vo a tenere distanti, ora faccia a faccia. Insieme a Lorenzo e Costantino ci avviammo ver-so casa mia, seduti a tavola mi dissero che Carlo voleva propormi di trasferirmi ad Assisi, dove avrei avuto la possibilità di fare teatro.

Nella testa entrarono tanti pensieri, primo su tutti la preoccupazione di non vedere più i miei amici da un giorno all’altro, poi una voce nella testa sus-surrava di fidarmi perché finalmente avrei avuto la

possibilità di cambiare strada. Quella sera stessa feci le valigie, salutai la mia fa-miglia e salii in macchina in direzione di Assisi.

Quella sera a cena non c’era mio papà perché era fuori casa per lavoro, ma appena salito in macchi-na Costantino me lo passò al telefono e scoprii che lui sapeva già tutto e che non si sarebbe mai aspettato da me un “sì” così grande ma che aveva pregato Dio perché tutto ciò accadesse. Arrivammo ad Assisi a notte fonda e quando mi svegliai il giorno successivo c’erano tutti i ragazzi della compagnia teatrale a salutarmi, ma soprat-tutto c’era Carlo che mi accolse, mi abbracciò e vedendomi in lacrime mi disse: «Tu ora devi solo stare tranquillo» e infatti bastò solo quello, nono-stante fosse tutto nuovo.

Ricominciai il liceo il 3 novembre 2015 e nel 2017 mi sono diplomato con 100. In tutto questo tempo ho avuto anche la possibilità di salire sul palco per interpretare la parte di San Francesco nel musical Chiara di Dio. Adesso mi trovo al lago per iniziare una nuova avventura: mi sono iscritto infatti all’università di Ancona nella Facoltà di Medicina nella speranza di poter prestare un giorno servizio come medico in questo luogo straordinario. Mi sono anche innamorato di una ragazza stupen-da che mi sostiene. Solamente queste evidenze mi basterebbero per ritenere la mia vita bellissi-ma, ma ho trovato una cosa che le supera tutte: l’amore di Carlo e dei miei fratelli che insieme a me ricercano Dio e scoprono la vera gioia.

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Dopo questo pensiero mi accorsi ad un tratto, che non avevo più bisogno di respirare, stavo benissi-mo. Non avevo ancora fatto in tempo a capire cosa fosse successo che mi ritrovai accanto una dolcissima presenza che, con mio grande stupo-re, voleva aiutarmi. Inizialmente non ero sicura se potevo fidarmi di lei, ma sentivo un profondo e vero amore da parte sua nei miei confronti. Dunque mi affidai completamente a lei perché ca-pii che era lì per me. Conversammo velocemente solo attraverso il pensiero, non potevamo fraintenderci, perché tutto era così chiaro. La presenza celeste mi tran-quillizzava. Poi ad un tratto mi trovai in un tunnel buio, mi sentivo leggera e mi chiedevo se questa fosse la morte di cui tanti parlano. Sarei rimasta lì per sempre in quel buio? Poi mi apparve un bellissimo paesaggio ed io chie-si, ma questo cos’è?Ricordo che scesi nuovamente giù in quella stessa piscina accompagnata sempre da questa presen-za celeste, mi sentivo bene, protetta e carica di un amore completo, e sicura di poter svolgere sulla Terra qualcosa di importante.

Desidero condividere questa esperienza di quasi 30 anni fa con te Carlo e con tutti – scrive Anna-maria nell’ottobre scorso, dalla Svizzera –. Dal’11 settembre scorso, dopo quell’incontro e dopo aver sentito il tuo scritto, ho deciso di rinnovare tutto dentro di me. Mi sono aperta al dialogo con i miei amici e ho ritrovato una nuova parte di me, perché l’ho scelto. Dopo tanti anni, riflettendo, mi sono ri-cordata dell’esperienza vissuta da bambina... Oggi ho un feeling con Dio e mi sento finalmente impor-tante anche io nel compiere la mia missione per Lui. Mi sento come rinata e ogni fine settimana faccio volontariato in una casa di riabilitazione.

La mia esperienza che sto per raccontare si veri-ficò quando io avevo circa 10 anni. A scuola noi alunni avevamo la solita lezione di nuoto settimanale. Il nostro istruttore quel gior-no ci lasciò liberi di passare l’ora liberamente, la-sciandoci senza custodia. Potevamo utilizzare in acqua vari attrezzi per piscina; c’erano anche degli anelli pesanti d’immersione che, lasciandoli in ac-qua, scendono sul fondo per poi andarli a recupe-rare.Tutti i ragazzini iniziarono a giocare in acqua mentre l’istruttore si era assentato nel suo ufficio. Io ero rimasta subito attratta da quegli anelli ed ingenuamente li infilai tutti, così pesanti, alle mie braccia ed alle mie gambe volendo giocare in quel modo nell’acqua. Anche se per un attimo mi arrivò una sensazione di pericolo, come un avvertimento, la voglia di giocare e divertirmi prese il sopravvento. Dunque mi tuffai con tutti gli anelli addosso e su-bito il loro peso mi tirò verso il fondo della piscina. Volevo tornare in superficie ma non riuscivo a ri-salire.Ricordo che mi mancava l’aria e pensai che sarei morta annegata se non fossi riuscita a tornare su.

Un’imprudenza rischia di diventare un dramma

Un angelo nuota accanto a meDalla Svizzera un racconto di vita vissuta

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Ma mentre scendevo giù quel sapere svanì e, in quel preciso istante, la presenza che era ancora ac-canto a me mi disse: «Pensa sempre a tutta quella gente che ha bisogno di te, mancherebbe qualco-sa nella loro vita. A Loro mancherebbe la tua infor-mazione se tu rimanessi qui». Io non capivo a chi si riferiva mentre diceva “loro”. La presenza non disse più niente. Poi pensai che forse mi stava parlando dei miei genitori.La presenza mi guardò ma continuava a stare in si-lenzio. Poi mi invitò a guardare quella piscina che nel frattempo si era svuotata e vidi da sopra il mio corpo galleggiare nell’acqua con la faccia in giù. Mi spaventai mentre l’angelo mi disse di non farci caso e di ascoltarlo attentamente. Mi indicò minuziosamente come avrei dovuto fare per uscire da quella piscina ma in un modo così chiaro che io capii subito. Volevo tornare in quel corpo perché volevo svolge-re il mio compito e ad un tratto mi ritrovai a sbatte-re con le mani in acqua cercando di respirare. Pro-vai varie volte a risalire senza riuscire e ogni volta la presenza mi sosteneva e mi dava sempre più forza sostenendo la testa per prendere una boccata d’a-

ria. Riuscii in qualche modo dopo il terzo tentativo a raggiungere lentamente il primo gradino delle sca-le che portano fuori dalla piscina. Ero sfinita. Senti-vo ancora quella dolce presenza accanto a me.Mi sentivo stordita ed andai negli spogliatoi e giun-ta dentro una ragazzina della mia classe mi disse: «Sei stata brava a fingere in acqua, sai che sembra-vi veramente morta!» In quel momento mi venne tanta paura, paura di non avere abbastanza tempo per svolgere il mio compito. Non raccontai nulla a nessuno all’epoca di tutto ciò che mi era accaduto, nemmeno ai miei genitori, perché ero sicura che se l’avessi fatto, i miei genitori non avrebbero capito e tutto il mio vissuto sarebbe stato frainteso.Solo da poco tempo comprendo le parole di quella presenza, le capisco e le sento nel cuore.Sento di essere importante anche io dopo tante lotte interne... finalmente sono riuscita ad aprire quella porta e questo mi rende gioiosa con tutti ma soprattuto con me stessa.

Annamaria

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Ciao a tutti gli amici del Lago.Ciao Carlo, è un immenso piacere per me avervi conosciuto. Riuscite a trasmettere tanto ogni volta.Sono stata da voi due volte, la prima volta ho accompagnato i miei figli e ogni volta lasciate un bellissimo profumo di bello, pulito e soprattutto di Amore.La vita di tutti i giorni non è facile, delle volte si presenta più difficile ed è in questi momenti che dobbiamo essere forti, reagire... questo è possibile solo se si ha la fede.In ognuno di noi c’è del buono, basta solo saperlo esprimere con piccoli gesti, aiutando sempre il prossimo.Quando sono stata al lago mi avete trasmesso tantissimo, non era un bel momento per me ma sono stata accolta con amore ed è tanto. Lì le cose sembrano più semplici.Quando ti sento parlare navigo su un altro pianeta lasciandomi dietro un mondo di tristezza.Sarà il posto magico, i sorrisi di tutti che sono medicina curativa per ogni stato d’animo.Un mondo a parte il vostro, completamente diverso.Questa volta io non ci sono e ho voluto che mia figlia facesse questa esperienza da sola.Aspetterò il suo ritorno con gioia quando mi racconterà e vedrò felicità attraverso i suoi occhi. Sono sicura che tornerà carica di esperienza e piena di entusiasmo portandomi sicuramente un bagaglio di positività.

Grazie per questa possibilità, grazie a tutti.

Ringrazio per la meravigliosa finestra che si è aperta nella vita mia e di mio marito nell’incontro con la "realtà" gestita con grande umiltà ed intelligenza da Rosa che sa essere davvero attenta nell’ascolto della volontà di Dio e dei sentimenti delle persone che Lui stesso pone sulla sua strada senza lasciare nulla al caso.C’è ordine in tutto ciò, un ordine che sa di bene e che coinvolge nel profondo dell’anima pur se con tanta semplicità.Sento forte la gioia di condividere l’emozione di quella camminata al buio in una stradina stretta e scoscesa verso la casa famiglia, ed è stato come camminare con Gesù.Siamo tornati a San Giovanni Rotondo ed altri legami si sono stretti e la bellezza e l’intensità della prima volta sono stati confermati e vorremmo poter aiutare tutti dal più piccolo al più grande e stringerli in un unico grande abbraccio che possa rassicurarli e confermare che non sono soli e che Dio attraverso altri esseri umani, troverà il modo di risollevarli e condurli ad una vita degna di essere vissuta.Un seme è stato piantato e mio marito ed io mettiamo nelle Sue mani tutto quello che siamo in grado di dare in tutta umiltà e senza alcuna pretesa.Grazie, grazie, grazie e immensi auguri di ogni bene per questo Natale 2017 che sta per giungere per avvolgerci in quella scia di magico e divino splendore eterno di cui anche noi siamo parte.

Laura

Da Mattinata il racconto di una mamma

Lasciamoci dietro un mondo di tristezza

Coppia genitoriale per S. Giovanni Rotondo

La bellezza di essere “famiglia”

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«Dio ha dato all’uomo la voglia di scoprire e quindi inventare, usando al massimo il nostro cervello o esplorando fino in fondo l’universo. Dio ci vuole talmente bene che ci ha dato tutto questo, non per appesantirci la vita, ma per dare a quelli che verranno dopo di noi fra 200-300 anni molte più informazioni di quante ne abbiamo ora. L’uomo però ha confuso la voglia di scoprire il bene con la voglia di scoprire il male: bombe atomiche, missili nucleari, guerre… spero che coloro che hanno conosciuto Leo Amici e tutte le persone in generale, possano vedere e capire il significato della canzone di Patto di Luce dedicata alla natura, che, come cantano lo Sciamano, i capi tribù del Leone, afferma: Dio ha dato all’uomo l’intelletto per ragionare e una coscienza per riflettere perché il bene e il male si riconoscono. Spero quindi che fra anni, anni e ancora anni si possano comprendere tutte queste cose.»

Chiacchierare insieme, confrontarsi, raccontarsi... un'occasione unica per scambiarsi esperienze ma an-che per riflettere sui punti di forza e di debolezza di ciascuno, trovando amicizia e condivisione. Ogni sabato, numerosi giovani, di età diverse si incontrano al Piccolo Paese del Lago per confrontarsi su differenti temi. Un momento di confronto che favorisce ulteriori riflessioni che spesso gli stessi protagonisti decidono di fissare in poche righe... ecco alcune di queste lettere...

In settimana ho pensato a quello che ha detto Stefano, sul perché vengo il sabato all’incontro dei giovani. Io vengo perché ho tante domande da fare, ma non le faccio perché mi vergogno o temo che siano domande stupide perciò sto zitto per evitare brutte figure, ma adesso mi rendo conto che faccio brutta figura stando zitto.Allora voglio rispondere.Il sabato è un giorno speciale perché tutti ed io possiamo esprimerci e per me è un giorno di festa.

Davide,14 anni

Elia,12 anni

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Non ho mai detto una parola, ma non perché io non sapessi cosa dire anzi, sono sempre stata una ragazza con tanta voglia di dire la sua, di cambiare il mondo.

Ho sempre avuto un universo tutto da scoprire nel-la mia mente, peccato solo di non aver mai scavato così a fondo, a tal punto da uscire da quel mondo tutto mio, sbagliato, che mi ero creata. O forse, che mi ero dovuta creare.Perché canto? Perché è una passione che ho dentro da quando ero piccola, e perché nella mia famiglia cantano tutti: mio nonno era cantante, mia mam-ma, i miei cugini e fratelli. E anche io.

Quando canto mi sento un’altra persona, acquisto autostima di me. Sono sempre stata sottovalutata, perché ero timida, perché non parlavo. Canto per-ché è attraverso il suono della mia voce che riesco a sputare tutto quello che ho dentro, canto perché non mi sento stupida.

Sono sempre rimasta nell’angolino, ma quando canto no, quando canto esplodo. E mi piace, perché i fuochi d’artificio sono bellissimi quando esplodo-no, e io mi sento così. Un fuoco pronto a toccare il cielo. Quando ero piccola mio padre se n’è andato, lui ci vuole bene, lo so, ma non è stato in grado di fare il papà. Ammetto che c’era rabbia in un primo mo-mento ma io non sono mai stata una che porta rancore. Me ne hanno fatte di ogni colore: amici, compagni di classe, estranei con tanta voglia di par-lare a caso, ma ho sempre perdonato perché sono convinta che non c’è bisogno di provare ira verso le persone, perché ognuno raccoglie ciò che semina. C’è stato tanto male però. Ero l’unica dei tre fratelli, che aveva così tanta sof-ferenza, perché gli altri due ciò che era dolore lo avevano trasformato in menefreghismo, in rabbia, in assoluto niente. Mentre io no, io avevo bisogno

di qualcuno che mi guardasse, di un sorriso.Mi sono sentita un po’ abbandonata, ma non solo dal mio papà, un po’ da tutti. Probabilmente anche io mi ero abbandonata.

Fu alle medie che iniziai ad avere attacchi d’ansia e a soffrire di una lieve depressione. Avevo preso consapevolezza di tutto il male, di tutta la “polve-re nera” che avevo attorno, a cui avevo permesso di entrare nel mio territorio. Penso che Daniele sia arrivato giusto in tempo, guardo lui come molti di voi guardano Carlo.

Prima di conoscere lui ero persa, ero su una strada che non era la mia, era la strada comoda. Quando mi ha portato per la prima volta all’in-contro dei giovani vedevo tutti voi come delle persone diverse da me e da ciò che in realtà io co-noscevo. Poi ho capito che non siete diversi, siete solo sulla strada giusta. Daniele ha trasformato tutto ciò che nella mia vita era nero, in colorato. Non parlo così perché è il mio fidanzato, ma perché da quando conosco lui, ho trovato un senso a tut-to, sono diventata più coraggiosa, faccio più cose, trovo obiettivi, faccio della mia vita un premio, una cosa bellissima da curare fino in fondo, mentre pri-ma vivevo solo perché ero viva.Penso che il lago sia stata l’idea migliore che potes-se venirvi in mente, così come l’incontro del saba-to, che so che può sembrare banale, ma non lo è, tanti ragazzi della mia età, chi più grande, chi più piccolo... tante storie difficili, chi brutte, chi belle, tutti insieme si fanno coraggio, si parlano, ma sa-pete quanto è bello poter parlare con una persona che ti capisce? Non sentirsi soli, sapere che qualunque cosa possa succedere ci sarà sempre qualcuno... penso che sia un dono. Così come l’amore, l’amicizia, la famiglia, che molti di noi sottovalutano...

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Sono sempre rimasta nell’angolino, ma quando canto esplodo

Voglio raccogliere quella rosa...Carmela e la meraviglia di non sentirsi soli

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Carmela, 18 anni

credere, poi ho incontrato Daniele, che mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto allontanare tutto il male, mi ha cambiata.Mi ha mostrato che si può essere felici anche senza fare cose sbagliate, mi ha mostrato che si può an-che piangere. Che non bisogna essere forti per for-za, che non siamo soli. Mi ha insegnato ad amare. Ad amare me, lui, gli altri, la vita. E soprattutto che è importante la vita, una vita sta-bile, credere, avere un obiettivo.Fare della mia vita un capolavoro.Inutile dire che sono molta grata. Voglio raccogliere quella rosa un giorno, così da es-sere pienamente consapevole di tutto.

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Prima di conoscere Daniele non credevo in niente, anche se in realtà nella mia vita Dio c’è stato, in par-ticolare modo quando sono stata investita in pie-no da un’auto che correva, e ho dovuto mettere più di venti punti in testa, incosciente e sanguinante, mi hanno definita un miracolo. «È viva, è un miracolo», dicevano.

Oltre ad essere stata presa in pieno sono volata un paio di metri su, per poi ricadere sbattendo la testa sul parabrezza della macchina e scivolare otto metri da lì, assurdo vero? Un miracolo.Arrivata in ospedale dicevano che non si spiegavano come io potessi essere viva e non avere (a parte la testa) neanche un graffio su tutto il resto del corpo.

Ma tralasciando questo episodio, non ho mai voluto

Il Lago si veste di bianco«29 novembre 2017. Al Piccolo Paese del Lago, si è celebrato il matrimonio di Francesco ed Eleonora, due giovani artisti della compagnia teatrale I Ragazzi del Lago costituita da Carlo Tedeschi. La cerimonia, presieduta e benedetta da mons. Vittorio Peri, vicario episcopale della cultura di Assisi, e da don Davide, sacerdote della parrocchia S. Andrea in Besanigo (Rn), si è svolta eccezionalmente all'interno del Teatro Leo Amici. »

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MUSICA NEI MIGLIORI STOREiTunes - Google Play - Deezer Spotify - Amazon...

Le colonne sonore dei MUSICALS

Patto di LuceL’Uomo dal Turbante Rosso

Un fremito d’aliSicuramente Amici

Greccio, notte di Natale 1223Gabriele dell’Addolorata

Dio, che meraviglia!Chiara di DioNotte Gitana

Sicuramente Amici

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“Cinque” brani inediti di Rdldel 5° Festival della canzone per Leo

Angela degliabissi

Il ritorno dal labirinto

AcomeAMICI

AcomeAMICI

#ZAMBIANELCUORE: volontariato internazionale

per la Fondazione L. Amici e Associazione Dare

1986-2016SICURAMENTE AMICI

compie trent’annitutta la storia del musical

dalle mille rappresentazioni

LASCIAMI VOLAREal teatro del Lago di Monte

Colombocon Ema pesciolino rosso

n° 34 - APRILE 2017 n° 35 - OTTOBRE 2017

PATTO DI LUCEritorna l’opera-musicaldedicato alla pace e ai

diritti umani

RACCONTAMI DI TE…Lucia Vasini, Giovanni Giannone,

Silvana Papandreatre storie di vita, tra amicizia e

volontariato

#20ANNI DI NOTTE GITANA:dal debutto del 1997

a Riccione,fino a Genova e alla Puglia

nel 2017MOSTRE:

“Sacro Sublime” al Santuario

di S. Michele Arcangelo in Puglia

“+Sè-Io=Pace” in autunno a Volterra e a Modena

ACA N° 34

DVD

CD

ACA N° 35

ISCRIVITI AL CANALE

Lago di Monte Colombo

Italian Musicals Channel

Il video integrale di Notte Gitana

spettacolo musicale spagnolo è online...

Acquistate, condividete, ballate!

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Pubblicazioni del 7 ottobre 2017

"30 anni di testimonianze" I parteSemestrale A come Amici n° 34 e 35

Dvd Dio che meraviglia!Dvd L'Analfabeta colta - nuvole di sole

Dvd Notte GitanaCd Notte Gitana - live Genova 2017

Cd Patto di Luce - nuove voci

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altri luoghi della FondazioneGIARDINO DI MARIA

CASA DELLA MONTAGNA

Colledoro di Castelli - Teramopresso il Santuario di San Gabriele

MuseoCentro di aggregazione giovanileCorsi di danza e teatro Danza e musical Compagine teatraleBed & BreakfastPizzeria - PiadineriaCentro di prima accoglienza della Protezione CivileTel. 0861 970686 - [email protected]

BORGO DELLA SPERANZAUlignano di Volterra - Pisa

Borgo antico e Chiesa del 1100 Ristorante - Locanda del BorgoResidencesBed & BreakfastCorsi danza e musical - S. Girolamo di VolterraTel. 0588 086113 - [email protected]

Struttura per l’accoglienzaCorsi di danza e teatro Danza e musicalCompagine teatraleCappella dei santi Francesco e ChiaraTel. 334 7176815

CASA DEL PONTESanta Caterina - Caltanissetta

Struttura per l’accoglienzaCentro di aggregazione giovanileTel. 0041 - 91 2243236

CASA DEL TICINOCadenazzo - Lugano

LA FONDAZIONE È INOLTRE PRESENTE

Accoglienza Corsi di danza e teatro Danza e musicalCompagine teatraleTel. 075 - 8065047

DOMUS ROSARUMAssisi

Struttura per l’accoglienzaCorsi di danza Danza e musicalCompagine teatraleCappella di S. Michele Arcangelo Tel. 377 1755286

CASA DI MATTINATAMattinata - Foggia

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Via Canepa, 136 - 47854 Monte Colombo (Rn) - Tel. 0541.985207

www.lagodiMonte Colombo.it www.teatroleoamici.it www.villaleri.it www.ilmiocasale.it

• 1 - Hotel Villa Leri SPA - Tel 0541 985262Centro Benessere - Poliambulatorio - Residences - Ristorante Leonardo

• 2 - La Grotta della Giamaica - Tel 0541 985580Bar- Ristorante - Pizzeria forno a legna- Pontile sul lago

• 3 - ll mio Casale - Tel 0541 985164Ristorante - Agriturismo - Azienda agricola bio certificata - Vendita prodotti

• Casina nel bosco Piadineria

• 4 - Casa LA BASE per bambini - Casa LA META per anziani• 5 - Teatro Leo Amici Accademia - Musicals - Convegni - Incontri di spiritualità

Strutture ricettive

Servizi gratuiti

Gli utili ricavati dalle strutture sono devoluti al mantenimento del paese e alle opere umanitariedella Fondazione. L’attività teatrale rientra nell’opera di socializzazione e prevenzione giovanile.

• Visita guidata del Paese del Lago• Visita museo Leo Amici: - filmati sulla storia della Fondazione - filmati musicals• Visita guidata all’azienda agricolo-didattica Il mio Casale• Mostre pittoriche e fotografiche permanenti

• Parchi gioco per bambini• Centro sportivo• Dimostrazioni di riflessologia• Stages teatrali• Gite organizzate alle sedi distaccate

• Ingresso ad eventi straordinari • Incontri di spiritualità• Incontri per giovani e famiglie• Corsi di cucito, cucina, pittura• Teatro dei burattini

Attività promosse erealizzate dal 1983

Cultura, sport e ricreazione• Pubblicazioni riviste, libri, audio e video,

incontri, mostre, spettacoli.• Rally, podismo, apnea, calcio, calcetto,

gare, tornei, records mondiali.• Centri di aggregazione, incontri, corsi

di cucina, cucito, pittura, iconografia, danza, recitazione, canto, musica.

• Incontri di spiritualità.• Centri di ascolto del Vangelo.• Liturgia delle ore.

Assistenza sociale• Opera di prevenzione del disagio

giovanile.• Educazione e socializzazione anche

presso scuole ed Istituti.• Borse di studio.• Formazione, avviamento professionale

ed inserimento lavorativo.• Protezione, sotto il profilo fisico e

morale, dell’infanzia abbandonata o priva di assistenza.

• Coinvolgimento e coordinamento di famiglie per l’accoglienza e l’affidamento di minori.

• Ospitalità e cure ai bambini di Chernobyl.

• Ospitalità a bambini e famiglie della ex Jugoslavia.

• Campi scuola.• Protezione, sotto il profilo fisico e

morale, agli anziani.• Assistenza e supporto agli ammalati ed

animazione anche presso ospedali e case di cura.

• Soggiorni per anziani.• Sostegno morale ed economico a

famiglie bisognose.• Attività di recupero dalla

tossicodipendenza.• Attività ed iniziative per il sostegno

economico ed umanitario in Kenia, Rwanda, Zambia, Australia ed avviati luoghi di aggregazione in Italia (Toscana, Abruzzo, Puglia, Umbria) e all’estero: Svizzera, Spagna, Francia, Germania.

Istruzione• Laboratori, stages.• Accademia d’arte e formazione

professionale.• Corsi di supporto scolastico.• Inserimento scolastico per immigrati.

Sanità• Poliambulatorio privato e Centro di

Riflessologia.• Congressi di medicina.• Incontri aperti al pubblico su

alimentazione, stile di vita, prevenzione.

Collaborazioni con parrocchie, diocesi, aggregazioni laicali, movimenti carismatici, associazioni culturali, sportive, umanitarie del territorio nazionale ed estero.

F

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E

C

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Piccolo Paese del LagoSede Fondazione Leo AmiciGestione Associazione Dare

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Associazione Dare

Fondazione Leo Amici

Data Costituzione: 3/3/1983Forma Giuridica: Associazione privata di volontari, senzafini di lucro (regolamentata dagli artt. 36 e seguenti del Codice Civile).Sede Legale: Morciano di Romagna (RN), Via Resistenza 1Organi: Assemblea - Comitato Direttivo - Presidente Telefono: 0541.985207E-mail: [email protected]

Data Costituzione: 20/6/2002Forma Giuridica: Fondazionericonosciuta in data 27 novembre 2002ed Iscritta nel Registro Prefettizio dellePersone Giuridiche dell’Ufficio Territoriale del Governo di RiminiSede Legale: Montescudo-Monte Colombo (RN), Via Canepa 136Organi: Consiglio di Amministrazione -Collegio dei RevisoriTelefono: 0541.985207E-mail: [email protected]

È sufficiente apporre la firmanell’apposito riquadro delladichiarazione dei redditi (CUD -730 - UNICO) a “Sostegno delleorganizzazioni non lucrative di utilità sociale” ed indicare nello spazio sottostante il codice fiscale della Fondazione: 91078410403

PER DONAZIONI alla fondazione Leo Amici puoi effettuare contribuzioni volontarie utilizzando anche il conto corrente bancario intestato alla Fondazione Leo Amici, specificando nella causale “erogazione liberale”.UniCredit Banca S.p.a. Filiale diSan Giovanni in Marignano - RNIBAN: IT 86 R 02008 68000000020087815

5 x mille - Donazioni

www.leoamici.it www.carlotedeschi.it www.fondazioneleoamici.org

Piccolo Paese del LagoPoeticamente definito dal suo fondatore Leo Amici «Piccolo paese fuori dal mondo», è oggi sede della Fondazione Leo Amici. Le strutture, utilizzate per scopi umanitari, sono state realizzate dal 1982 dall’Associazione Dare attraverso il volontariato dei suoi associati.

Fondazione Leo AmiciGià nel 1982, Leo Amici aveva espresso la volontà di dar vita ad una fondazione alla quale devolvere la proprietà delle strutture che sarebbero sorte affinché nel tempo permanessero rivolte unicamente a scopi umanitari. La Fondazione, costituita da Carlo Tedeschi, Daniela e Stefano Natale e dall’Associazione Dare, è stata riconosciuta nel 2002 ed è il risultato giuridico finale dell’opera umanitaria intrapresa da Leo Amici. Il fine primario della Fondazione è salvaguardare e perpetuare le iniziative promosse ed avviate dal suo ispiratore a favore del prossimo.

Associazione DareCostituita nel 1983, non ha intento politico né fini di lucro. È uno strumento a disposizione di coloro che abbiano in animo la realizzazione di opere sociali ed umanitarie. Sostiene, anche attraverso il volontariato, la Fondazione Leo Amici.

Leo Amici (1923 - 1986)

Nasce ad Allumiere (RM) nel 1923. Frequenta la scuola fino alla terza elementare. Già da piccolo si distingue per la sua bontà. Partecipa alla seconda guerra mondiale arruolato in marina. È minatore in Francia, operaio nelle ferrovie e commerciante. Compie lunghi viaggi continuando dovunque a fare del bene. Negli anni ‘60 e ‘70 è a Civitavecchia. Nella sua casa confluiscono persone da ogni parte per chiedergli aiuto. Egli corrisponde trasmettendo alle centinaia di persone che vogliono conoscerlo pace, serenità e voglia di vivere. Rafforzandone lo spirito guarisce inoltre numerosi malati e recupera centinaia di ragazzi tossicodipendenti. A chi vuole ripagare in denaro il favore ricevuto, risponde: «Tu sai a chi darlo. Quando sei guarito, sei felice e ami il tuo prossimo, tu mi hai ripagato». Tiene riunioni a porte aperte in Italia, ma anche in Europa, Africa, Australia e America corrispondendo ai grandi interrogativi dell’uomo.

Il suo progetto del Piccolo Paese comprende: una clinica, una casa per bambini abbandonati, una per anziani e strutture per la socializzazione dei giovani. Nel 1983 a tale scopo promuove la costituzione dell’Associazione Dare. Nel 1985 forma la compagnia teatrale “I Ragazzi del Lago” e la casa di produzione televisiva Ralac. Gira il film La verità di un ragazzo di cui è autore e regista. Nello stesso anno è fautore del record mondiale di immersione in apnea di Angela Bandini e ne realizza il relativo documentario. Nel 1986 dà vita al musical di Carlo Tedeschi Sicuramente Amici. Muore a Monte Colombo il 16 aprile 1986 dopo avere gettato le basi per la realizzazione del Piccolo Paese del Lago. Ha lasciato scritti, poesie e testimonianze di fede ed amicizia, strutture a beneficio dell’umanità e una traccia indelebile: pace, amore e fratellanza.

Maria Di Gregorio

(1940 - 2002)

Nel 1971, insieme alla sua famiglia, incontra Leo Amici e, da quel momento, ne sosterrà l’opera per tutta la vita. Testimone ed esempio d’amore, educa e coordina centinaia di volontari nelle iniziative sociali ed umanitarie. Nel 1982 con il marito e i figli si trasferisce a Monte Colombo per sostenere l’ultima realizzazione di Leo Amici: il Piccolo Paese del Lago. Dopo la sua scomparsa, insieme a Carlo Tedeschi, ne porta a compimento il progetto. Muore l’11 giugno del 2002.

Carlo TedeschiNel 1978 incontra Leo Amici e lo affianca. Artista versatile riceve consensi e riconoscimenti non solo per il valore culturale ma anche per l’impegno sociale. Tutta la sua produzione artistica diventa strumento di espressione dei valori universali della pace, dell’amore e della fratellanza. Dedica tutte le sue forze ed il suo impegno a favore della realizzazione dei giovani. Anche dopo la morte di Leo Amici porta a compimento la costruzione delle strutture del Piccolo Paese insieme a Maria Di Gregorio e ne ha proseguito fino ad oggi l’opera morale e sociale, realizzando anche le nuove sedi.

• Casina nel bosco Piadineria

• 4 - Casa LA BASE per bambini - Casa LA META per anziani• 5 - Teatro Leo Amici Accademia - Musicals - Convegni - Incontri di spiritualità

Gli utili ricavati dalle strutture sono devoluti al mantenimento del paese e alle opere umanitariedella Fondazione. L’attività teatrale rientra nell’opera di socializzazione e prevenzione giovanile.

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vi aspetta al Teatro Leo Amici del Lago di Monte Colombo.

www.teatroleoamici.it fb @teatroleoamici

@nottegitanaspettacolomusicale

ESTATE 2018