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1 Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi della Repubblica Centrafricana Città del Vaticano, 28 maggio-2 giugno 2007 A cura del SeDoc Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE Repubblica Centrafricana p. 2 Cenni storici p. 3 Struttura ecclesiastica p. 4 La storia della Chiesa p. 5 La vita della Chiesa p. 6 Le visite ad limina p. 25 Giovanni Paolo II e la Repubblica Centrafricana p. 38

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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa

dei vescovi della Repubblica Centrafricana

Città del Vaticano, 28 maggio-2 giugno 2007

A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana

INDICE

Repubblica Centrafricana p. 2 Cenni storici p. 3 Struttura ecclesiastica p. 4 La storia della Chiesa p. 5 La vita della Chiesa p. 6 Le visite ad limina p. 25 Giovanni Paolo II e la Repubblica Centrafricana p. 38

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REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Paesi confinanti: Ciad a Nord, Sudan a Nord-Est, Congo e Repubblica Democratica del Congo a Sud, Camerun ad Ovest Superficie: 622.436 Km² Capitale: Bangui Altre città: Bouar, Bérbérati. Moneta: Franco CFA, legato da un tasso di cambio fisso con l'euro Forma di governo: Repubblica presidenziale

Capo dello Stato: François Bozizé (KNK), dal 15 marzo 2003, eletto l'8 maggio 2005 Capo del Governo: Elie Doté Popolazione: 3.151.072 (cens. 2003)3.259.000 (stime 2005) Lingua: Francese (ufficiale), Sango, dialetti sudanesi Religione: protestanti: 25,7%; animisti: 23,9% cattolici: 16,8%, musulmani, 15,1 %, altri: 18,5%.

Membro di: ONU, WTO e UA, associato UE E‟ in vigore la pena di morte. [Dati De Agostini 2007]

Cenni storici La regione occupata dalla Repubblica Centrafricana è stata abitata fin da tempi antichissimi: vari ritrovamenti testimoniano l'esistenza di antiche civiltà anteriori alla nascita dell'Impero Egizio. Nella zona, si sono sovrapposti, nei secoli, vari regni e imperi, incluso l'Impero di Kanem-Bornu, il Regno di Ouaddai, il Regno di Baguirmi, e gruppi Fur stanziatisi nella regione attorno al Lago Ciad e lungo l'Alto Nilo. Più tardi, vari sultanati rivendicarono la regione dell'attuale Repubblica Centrafricana, utilizzando l'intera regione del Oubangui come una grande riserva di schiavi, dalla quale gli schiavi erano trasportati e venduti nel Nord Africa attraverso il Sahara, soprattutto al mercato de Il Cairo. La migrazione di popolazioni nel XVII e XIX secolo, portò

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nuove etnie nell'area, inclusi gli Zande, Banda, e Baya-Mandjia.

Nel 1894 divenne colonia francese con il nome di Territorio dell'Oubangui-Chari che nel 1910 entrò a far parte della Federazione dell'Africa Equatoriale Francese (A.E.F). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l'istituzione dell'Unione Francese nel 1946, iniziò la prima di una serie di riforme che avrebbero portato alla completa indipendenza di tutti i territori Francesi dell'Africa Occidentale ed Equatoriale. Nel 1946 gli abitanti della A.E.F. ottennero la cittadinanza francese e il permesso di istituire assemblee locali. Nella Repubblica Centrafricana la costituzione dell'assemblea fu fortemente voluta da Barthélemy Boganda, sacerdote cattolico leader

del Mouvement d'Evolution Sociale de l'Afrique Noire, praticamente il primo partito politico del Paese. Il 1° dicembre 1958 la Repubblica Centrafricana entrò a far parte della Comunità Francese, un organismo di cooperazione economica e politica costituito nel 1958, con a capo del governo Boganda. Alla sua morte nel marzo 1959 gli successe il cugino David Dacko, che guidò il Paese alla completa indipendenza, dichiarata il 13 agosto 1960. Nel gennaio 1966 il potere fu assunto con la forza dal maresciallo Jean-Bedel Bokassa, auto-proclamatosi "imperatore" il 4 dicembre 1976 e destituito il 20 settembre 1979, quando fu restaurata la Repubblica. Il 1° settembre 1981 il Paese subì un nuovo colpo di stato

militare ad opera del generale André Kolingba. Nel 1991 le pressioni internazionali costrinsero Kolingba ad avviare il processo di democratizzazione e le prime elezioni, nel 1993, segnarono la vittoria del Movimento per la liberazione del popolo centrafricano (MLPC) guidato da Ange-Félix Patassé. Nel 1997, in seguito a un nuovo sollevamento dei militari, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decise l'invio di un contingente di 1.350 caschi blu per ripristinare l'ordine. Ritirata nel 2000 la missione dell'ONU, un ennesimo tentativo di colpo di stato è stato represso nell'ottobre 2002 grazie all'aiuto di forze militari libiche, intervenute a fianco delle truppe governative. I ribelli hanno mantenuto tuttavia il controllo di vaste aree del centro-nord e il 15 marzo 2003, dopo aver occupato la capitale Bangui, il generale François Bozizé ha assunto il potere: sospesa la costituzione del 1995 e sciolta l'Assemblea nazionale, Bozizé ha formato un governo di unità nazionale. La legittimità istituzionale è stata ripristinata con le elezioni della primavera 2005 che hanno confermato al potere Bozizé. In base alla nuova Costituzione approvata con referendum il 5 dicembre 2004, il Paese è una repubblica semi-presidenziale. Contro Bozizé, sostenuto dal presidente ciadiano Idriss Déby, continuano a combattere i ribelli fedeli al precedente governo Patassé (oggi in esilio

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in Togo), capeggiati da Abdoulaye Miskine. Oltre 200.000 centrafricani

sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e a vivere come sfollati o profughi (migliaia si sono rifugiati nel Ciad meridionale) a causa delle violenze generalizzate nei territori settentrionali dove sono attivi gruppi di predoni, banditi, ribelli, forze governative e mercenari. (Fonti varie)

Struttura ecclesiastica

Conferenza episcopale

Conférence Episcopale Centrafricaine (CECA)

Presidente Mons. François Xavier YONGBANDJE

vescovo di Bossangoa

Vice-Presidente Mons. Edouard MATHOS, vescovo di Bambari

Segretario: Don Marcellin LENGAPOU POUKRE

Nunzio apostolico

Mons. Joseph CHENNOTH, arciv. tit. di Milevi La Chiesa cattolica è presente nel territorio con 1 arcidiocesi metropolitana e 7 diocesi suffraganee. Arcidiocesi di Bangui Mons. Paulin POMODINO Suffraganee Diocesi di Alindao Mons. Peter MARZINKOWSKI Diocesi di Bambari Mons. Edouard MATHOS Diocesi di Bangassou Mons. Juan-José AGUIRRE MUÑOZ Diocesi di Berberati Mons. Agostino Giuseppe DELFINO Diocesi di Bossangoa Mons. François Xavier YONGBANDJE

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Diocesi di Bouar

Mons. Armando Umberto GIANNI Diocesi di Kaga Bandoro Mons. Albert VANBUEL Diocesi di Mbaïki Mons. Guerrino PERRIN

STORIA DELLA CHIESA

1846: il territorio fa parte del Vicariato Apostolico dell'Africa Centrale, affidato fino al 1878 a P. Daniele Comboni ed ai suoi missionari. 1894: i Padri dello Spirito Santo, inviati da mons. Prosper Agouard, Prefetto Apostolico di Brazzaville, fondano la prima missione nell’Ubangui-Chari; 1896: altre stazioni missionarie vengono fondate ai confini meridionali; 1909: erezione della Prefettura Apostolica di Ubanghi-Chari; 1914: inizia la penetrazione nell'interno del territorio, ma manca personale a causa della guerra 1919: riapertura e proliferazione delle stazioni missionarie;

1929: arrivo delle prime religiose (Suore Missionarie dello Spirito Santo); 1937: la Prefettura Apostolica dell'Ubangui-Chari diventa Vicariato apostolico che nel 1940 prende il nome di Bangui; 1938: primo sacerdote indigeno; 14 settembre 1955: istituzione della Gerarchia del paese e elevazione di Bangui ad arcidiocesi metropolitana; 1966: La città di Obo accoglie migliaia di rifugiati sudanesi, fra cui molti cristiani, che cercano di sfuggire alle vessazioni con cui gli arabi e il governo musulmani di Khartoum tentano di reprimere la sete di autonomia del sud di quel paese. Il 5 settembre 1966 li raggiungono quattro comboniani, due padri e due fratelli. L'anno seguente, in dicembre, giungono ad Obo le comboniane, per aiutare una ventina di suore sudanesi della giovane congregazione di Nostra Signora delle Vittorie, fondata da Mons. Domenico Ferrara, Prefetto Apostolico espulso dal Sudan e rifugiato in Centrafrica nel 1965. Le città di Abosi, Mboki, Bazia-Baiwo, garantiscono anni di assistenza materiale, religiosa, sanitaria e scolastica ai rifugiati. Nel 1969 i comboniani assumono anche la missione di Obo. La comunità delle suore a Bimbo, a pochi chilometri da Bangui, e la parrocchia di Nostra Signora di

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Fatima nella capitale, consolidano la presenza comboniana nel Paese.

1968: nominato primo vescovo autoctono, mons. Joachim N'Dayen, coadiutore di Bangui; 14 agosto 1985: visita del Papa Giovanni Paolo II (27° Viaggio internazionale in Togo, Costa d'Avorio, Cemerun, Repubblica Centroafricana, Zaire, Kenya, Marocco); [Fonte: Guida delle Missioni cattoliche 200; Comboni.org]

LA VITA DELLA CHIESA (dalle notizie della Radio Vaticana)

GOVERNO AUTORIZZA DIOCESI AD INSTALLARE PROPRIE

RADIO BANGUI, 23 dic 94 - Il governo della Repubblica Centrafricana, su richiesta dell'episcopato, ha recentemente dato l'autorizzazione alle varie diocesi di installare emittenti proprie a modulazione di frequenza. La prima a muoversi in questo senso e' l'arcidiocesi di Bangui, il cui vescovo, monsignor Joachim N'Dayen si augura di poter trasmettere anche in onde corte. Ben presto anche la diocesi di Bonar avrà una radio. Se tutto procede come previsto, si avranno così le prime emittenti radiofoniche dell'africa centrale.

LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA CHIESA

CENTRAFRICANA BANGUI, 1 mar ‟95 - Mons. Diego Causero, Nunzio apostolico in Centrafrica ha iniziato ieri la visita pastorale nella regione nord-est del paese. Lo accompagna l'ausiliare di Bangui mons. Edouard Mathos. La visita toccherà successivamente centri importanti della stessa diocesi di Bangui come Ndele, cittadina alla frontiera con il Ciad. Intanto sabato scorso è stato fatto un bilancio delle iniziative intraprese per commemorare il centenario dell'arrivo in terra centrafricana dei primi missionari. La commemorazione si è svolta in pratica lungo il biennio 1993-94 ed è stata coordinata da sette commissioni interdiocesane. Domenica scorsa, mons. Joachim N‟Dayen, presidente della Conferenza episcopale centrafricana, ha celebrato per i delegati la Santa Messa di ringraziamento raccomandando, all'omelia, di conservare l'unità e l'amore tra tutti. L'appuntamento per la chiesa centrafricana è per il 19 marzo, quando il vescovo di Bouar, il cappuccino italiano Armando Gianni, consacrerà la nuova cattedrale.

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INTITOLATA A MARIA MADRE DELLA CHIESA LA NUOVA

CATTEDRALE DELLA DIOCESI DI BOUAR BOUAR, 22 mar ‟95 - E' intitolata a Maria Madre della Chiesa la nuova cattedrale della diocesi di Bouar nella Repubblica Centrafricana. La concelebrazione della Santa Messa di dedicazione è stata presieduta, domenica scorsa 19 marzo, da mons. Joachim N‟Dayen, arcivescovo di Bangui e Presidente della Conferenza episcopale. Con lui tutti i vescovi del Centrafrica che con la loro presenza hanno voluto anche commemorare il centenario dell'arrivo dei primi missionari nel Paese. Il Nunzio apostolico mons. Diego Causero ha dato lettura del documento con il quale Giovanni Paolo II ha accolto la domanda del

vescovo di Bouar, mons. Armando Gianni, di dedicare la nuova cattedrale a Maria Madre della Chiesa. La cattedrale, costruita i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 1989 vicino alla vecchia dedicata a San Giuseppe, può ospitare 3 mila fedeli. La sua realizzazione è senza dubbio un traguardo molto importante e un ulteriore segno di speranza per la Chiesa locale dove ogni anno in tutte le diocesi vengono costruite numerose chiese. Ma più che sulle chiese materiali la Chiesa centrafricana può contare sulla miriade di “piccole chiese spirituali", che ininterrottamente sorgono nei villaggi più sperduti. Le comunità cristiane si moltiplicano infatti costantemente. E ciò avviene ormai non solo ad opera dei missionari, ma anche per l'iniziativa dei

cristiani desiderosi di fare conoscere il Vangelo. Un motivo ancora più grande di speranza per la Chiesa centrafricana sono i seminari che in questi anni sono stati fondati dai Cappuccini e dai Carmelitani nella diocesi di Bouar. Sono ormai dieci anni che funzionano a pieno regime i due Seminari Minori fondati dai suddetti ordini in località Yolé, a 7 Km. da Bouar. Si tratta di una nuova formula di seminario: un seminario a dimensioni veramente africane, nel quale è valorizzata al massimo la cultura locale e nel quale trova largo spazio il lavoro manuale, specialmente agricolo, come mezzo insostituibile di formazione.

LA PLENARIA DEI VESCOVI DEL 1995 BOSSANGOA, 30 giu ‟95 E' in corso di svolgimento a Bossangoa l'assemblea della conferenza episcopale del centrafrica. Vi prendono parte i sette vescovi del paesi con i loro vicari generali. Mons. Joachim N'Dayen in qualità di presidente ha dato, mercoledì scorso, il benvenuto ai confratelli ed ha riassunto i punti in discussione, la famiglia prima di tutto. Su questo tema, agli inizi dell'anno prossimo i vescovi centrafricani indirizzeranno ai fedeli una lettera pastorale. Altri temi: la scuola, i mezzi di comunicazione sociale, la formazione dei

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sacerdoti, infine, i rapporti con l'islam. Mons. N'Dayen ha sottolineato

in proposito la necessità di un rapporto fraterno tra cattolici e musulmani nel rispetto e nell'onore di ciascuno.

LA PLENARIA DEI VESCOVI DEL 1996 BANGUI, 16 gen „96 - La Conferenza episcopale centrafricana ha concluso, sabato scorso, a Bangui la prima assemblea generale del 1996. All'ordine del giorno figurava come questione maggiore la preparazione al grande Giubileo del 2000. In apertura dei lavori, il 9 gennaio, il nunzio apostolico mons. Diego Causero ha insistito sulla necessità che il clero sia ben formato intellettualmente e

spiritualmente. La formazione dei sacerdoti è una necessità vitale per la chiesa di tutta l'Africa centrale, ha rilevato il nunzio. E‟ necessaria perciò una rigorosa selezioni dei candidati al sacerdozio. Un altro argomento discusso e' stata la stregoneria. Una tavola rotonda in proposito ha visto riunito insieme ai vescovi anche giuristi, sociologi e alcuni parroci. I vescovi hanno convenuto che la stregoneria e' un male per la società nel suo insieme, perché ne frena lo sviluppo. E' un male anche per i fedeli perché li costringe a false pratiche religiose.

L’ASSEMBLEA DEI VESCOVI DEL GIUGNO 1996 BOUAR, 25 giu ‟96 - E' in corso a Bouar, nella Repubblica

Centrafricana, l'assemblea della Conferenza episcopale. I lavori sono iniziati ieri e si concluderanno domenica prossima. All‟ordine del giorno i temi riguardanti la famiglia, l'influsso delle pratiche magiche anche tra i cristiani, la teologia dello sviluppo e l'impegno dei cattolici nella vita politica e sociale. Naturalmente si esaminera'lo sviluppo della preparazione al Grande Giubileo del 2000. intanto, domenica scorsa, mons. Paulin Pomodimo, vescovo di Bossangoa e presidente della Commissione episcopale per le vocazioni e i seminari, ha ordinato diaconi 12 seminaristi di diverse diocesi del Centrafrica. Si tratta della prima ordinazione insieme del genere nel Paese.

I VESCOVI INVITANO I FEDELI A FARSI COSTRUTTORI DI PACE E SUPERARE LE TENSIONI CHE

DIVIDONO IL PAESE BOUAR, 19 lug ‟96 - I vescovi della Repubblica Centrafricana, al termine della loro assemblea plenaria, svoltasi recentemente a Bouar, hanno pubblicato una lettera in cui invitano i loro concittadini a farsi costruttori di pace e a impegnarsi attivamente per superare le tensioni sociali e politiche che dividono il paese. Lavorare per la pace, scrivono, significa eliminare le cause dei conflitti sociali che essi

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indicano nella povertà in tutte le sue forme. Perché nel paese torni un

clima di serenità, continuano, e' necessario l'impegno di tutti, del cittadino comune, come dei leader religiosi e politici. Ad essi i vescovi chiedono di mettere al primo posto gli interessi della nazione e di impegnarsi perché si affermino i valori della giustizia, della verita' e del rispetto reciproco. Ai cristiani, infine, essi chiedono di non dimenticare il messaggio centrale del vangelo: l'invito all'amore fraterno che "va oltre le appartenenze etniche e politiche".

CONFERENZA SULL’AIDS BANGUI, 29 lug ‟96 - Le implicazioni morali e sociali indotte dalla

diffusione della Sida/Aids, sono state al centro di una tre giorni di riflessione promossa dalla speciale commissione per la famiglia della Conferenza episcopale centrafricana. I lavori si sono conclusi, sabato scorso, presso il seminario maggiore San Marco di Bimbo ed hanno visto la partecipazione anche di non cristiani. Al centro dell'attenzione dei partecipanti sono state le conseguenze della diffusione della sindrome all'interno delle famiglie. I VESCOVI ESORTANO FEDELI A CONTRASTARE IL FENOMENO

DELLA STREGONERIA BANGUI, 18 feb ‟97 - Le pratiche e gli atti di stregoneria sono diffusi

in Centrafrica. I fedeli devono fare tutto quello che possono per contrastare il fenomeno dilagante. Lo hanno ribadito i vescovi all'inizio della Quaresima riprendendo le osservazioni ed i moniti contenuti in una loro lettera pastorale, che reca la data del 12 gennaio, e dedicata interamente alla stregoneria in Centrafrica. Sul tema della stregoneria e' iniziato ieri a Bossangoa un incontro dello speciale gruppo di riflessione costituito nell'ambito della Conferenza episcopale. I lavori si chiuderanno domani. Nella prima domenica di Quaresima i fedeli sono stati esortati anche ad intensificare la loro preparazione in vista del grande giubileo del 2000 aprendo i loro cuori alla pace e alla riconciliazione. Quest'ultimo invito dei vescovi e' da mettere in relazione alla crisi esplosa nel paese dopo il recente ammutinamento, presto rientrato, di interi reparti dell'esercito a Bangui. sabato scorso, nella chiesa protestante di cristo re, donne cattoliche e protestanti hanno animato una liturgia della parola per ringraziare il signore della fine dell'ammutinamento. L'inizio della Quaresima e' stata l'occasione per i vescovi del centrafrica di riproporre ancora all'attenzione dei fedeli la crisi morale e sociale della famiglia. Tutta l'azione pastorale dei vescovi del Centrafrica in questo tempo speciale avviene all'insegna del motto evangelico "convertitevi e credete al vangelo!".

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L’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI VESCOVI DEL 1998

BANGUI, 8 gen ‟98 - Si è aperta, martedì scorso a Bangui, la prima sessione ordinaria annuale della Conferenza episcopale del Centrafrica. Tra i presenti anche il Nunzio apostolico mons. Diego Causero. Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Joachim N‟Dayen, rivolgendosi al nunzio, ha voluto ringraziare il Santo Padre per la recente nomina del missionario comboniano Juan Jose Aguerre Muñoz a vescovo coadiutore di Bangassou. Mons. N‟Dayen ha altresì preannunciato l'agenda dei lavori dell'assemblea, tra cui la redazione di una guida pastorale e della regola di vita del prete e la possibilità di far intervenire ai lavori dell'assemblea stessa sacerdoti, religiosi e

laici. L'arcivescovo di Bangui ha accennato pure ad un suo ritiro dalla presidenza della Conferenza episcopale, dopo 28 anni. A prendere la parola è stato poi il nunzio apostolico. Mons. Causero si è felicitato della costituzione di strutture collegiali nell'azione pastorale e nella gestione amminstrativa delle varie parrocchie. Ha auspicato altresì una più larga presenza di formatori centrafricani nel seminario maggiore. L'assemblea della conferenza episcopale del Centrafrica concluderà i propri lavori domenica prossima.

L’ INCONTRO ANNUALE DEI SACERDOTI AUTOCTONI

BERBERATI, 31 lug ‟98 - La diocesi di Berberati, nella Repubblica

Centrafricana, ha ospitato il tradizionale incontro annuale dei preti autoctoni. L'incontro, che ha abbracciato la settimana dal 20 al 26 luglio, ha visto la presenza di 80 sacerdoti accolti da mons. Francois-Xavier Yombanjé, vescovo di Kaga-Bandoro e presidente della commissione episcopale per il clero centrafricano. Un saluto ai sacerdoti, giunti da tutte le diocesi centrafricane, è stato porto anche da mons. Joachim N‟Dayen, arcivescovo di Bangui. dinnanzi alla critica situazione del paese, i sacerdoti hanno espresso il proprio punto di vista partendo dalla realtà delle proprie diocesi di provenienza. Ne hanno ripercorso la storia, lo sviluppo della cristianizzazione, hanno dipinto la situazione odierna delle parrocchie. I sacerdoti centrafricani, nonostante le loro difficoltà sia logistiche che finanziarie, hanno ribadito comunque il proprio impegno per il progresso della pace e della concordia nella regione. Si e' trattato del quarto incontro del genere. Il prossimo sarà ospitato dalla diocesi di Bangassou. SUSSIDIO IN VISTA DEL GIUBILEO: RICONCILIAZIONE, PACE,

ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE BANGUI, 2 feb 00 - “Fare dell‟Anno 2000 un Anno Santo”. E‟ il

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sussidio preparato dal Comitato Nazionale del Grande Giubileo della

Conferenza Episcopale della Repubblica Centrafricana che intende fornire orientamenti pastorali e catechesi per comprendere e vivere il Giubileo. Il sussidio prende come punto di partenza l‟esame delle varie problematiche tipiche del Paese (soprattutto disoccupazione, situazione sanitaria, educazione scolastica) per tracciare le linee guida per un approfondimento. “E‟ indispensabile – si legge nel sussidio – che la Chiesa contribuisca alla formazione dell‟Uomo, alla formazione della sua volontà, alla presa di coscienza della nozione di bene comune e di coscienza professionale utilizzando tutti i mezzi di cui dispone”. Ripartire dai nuclei familiari “che devono riprendere

coscienza della propria vocazione” per arrivare fino ai problemi più generali del Paese. Così la questione della riduzione del debito estero, uno dei nuovi segni giubilari voluti da Giovanni Paolo II, deve essere accompagnato da “una presa di responsabilità e da un impiego onesto dei fondi, da una buona gestione e da una amministrazione nei paesi beneficiari tale da sanare la situazione e prevenire crisi future”. Il sussidio offre oltre ad una panoramica sui vari avvenimenti previsti durante il Giubileo, come il Congresso Eucaristico, di cui evidenzia alcune tematiche, anche test per comprendere il significato del Giubileo, preghiere, orazioni e schemi delle celebrazioni liturgiche che si terranno sia a livello nazionale che diocesano. “Non si può avere –

si legge – un vero Giubileo senza essere riconciliati e aperti agli altri”. Questa dinamica di perdono e di riconciliazione è intensificata durante questo tempo giubilare da campagne di educazione alla pace, al perdono, all‟amore del prossimo, con iniziative in collaborazione con la Commissione “Giustizia e pace”, la Lega Centrafricana di Diritti dell‟Uomo, l‟Azione dei Cristiani per l‟abolizione della pena di morte e della tortura.

IL GIUBILEO DEI GIORNALISTI BANGUI 5 giu 00 – Il Giubileo degli operatori dei mass-media, svoltosi a Bangui, Centrafrica, il 3 e il 4 giugno, ha avuto una vasta eco alla televisione, alla radio e sulla stampa locale. Particolarmente seguito è stato l‟incontro dei giornalisti con mons. Joachim Ndayen, arcivescovo di Bangui, che ha poi celebrato in cattedrale la Santa Messa con una partecipazione imponente e sentita. “Siate al servizio della verità” è stata l‟esortazione rivolta ai giornalisti dall‟arcivescovo. Il Giubileo dei giornalisti della Repubblica Centrafricana è stato preparato dal missionario comboniano padre Tonino Falaguasta Nyabenda, direttore di “Radio Notre Dame” della Commissione episcopale per i media.

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LA PLENARIA DEL NOVEMBRE 2000

BANGUI 27 nov 00 – Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale centrafricana (Ceca) si è riunito nei giorni scorsi a Bangui. L‟incontro è stato presieduto da mons. Paulin Pomodimo, vescovo di Bossangoa e presidente della Ceca. All‟ordine del giorno figuravano il funzionamento del seminaro maggiore di Bimbo, l‟ora di religione nelle scuole statali, la costruzione di una cappella e di un centro di accoglienza per i vescovi nel centro interdiocesano di Bimbo, il funzionamento dei tribunali ecclesiastici. Del Consiglio permanente della Conferenza episcopale centrafricana fanno parte, oltre a mons. Pomodimo, i vescovi di Mbaiki, mons. Guerrino Perin, e di Kaga-

Bandoro, mons. François Xavier Yombandje. TORNARE PRESTO ALLA NORMALITA’: L’AUSPICIO ESPRESSO

DA MONSIGNOR JOACHIM N’DAYEN BANGUI 9 gen 01 - Il Centrafrica deve ritornare al più presto alla normalità con scuole e ospedali funzionanti e con strade sicure. È quanto ha chiesto, nella solennità dell‟Epifania, monsignor Joachim N‟Dayen, arcivescovo di Bangui. L‟auspicio è stato formulato al termine della cerimonia per la chiusura dell‟Anno Santo. Rivolgendosi al presidente Ange Felix Patassé e alle autorità il presule ha proposto che le forze vive del Paese - cattolici, protestanti, musulmani, partiti,

sindacati - e il governo si mettano insieme per trovare una soluzione ai gravi problemi che affliggono la nazione. "Non possiamo permettere - ha detto l'arcivescovo - che il Centrafrica resti sempre il fanalino di coda dei paesi africani". La Santa Messa è stata concelebrata sul piazzale della cattedrale di Bangui dai vescovi del Centrafrica e da un centinaio di sacerdoti.

IL CARD. ARINZE ALLA SECONDA SESSIONE ANNUALE DEL 2001 DEI VESCOVI

BANGUI, 26 giu 01 - Il cardinale Francis Arinze, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso, ha lasciato, domenica scorsa, Bangui, dopo aver partecipato alla seconda sessione annuale che la Conferenza episcopale centrafricana ( Ceca) ha voluto dedicare all‟Islam. Il porporato ha celebrato la Santa messa, il 20 giugno, nella Cattedrale di Santa Giovanna d‟Arco della diocesi di Mbaiki e, il 23 giugno, nella Cattedrale dell‟Immacolata Concezione di Bangui dove ha esortato i fedeli ad amare Gesù e sua Madre. A Bangui, nella Facoltà di Teologia Evangelica, il cardinale Arinze ha avuto un incontro, il 22 giugno, con esponenti della comunità protestante, che hanno partecipato ai festeggiamenti comuni per il centenario

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dell‟arrivo del Vangelo in Centrafrica. Il giorno successivo, il porporato

è stato accolto con onore nella Moschea Centrale di Bangui ed è stato elogiato dal grande Imam. Non è mancata l‟udienza da parte del presidente della repubblica Ange Felix Patassé, il 21 giugno, con il quale il cardinale Arinze ha scambiato i punti di vista sulla situazione e gli avvenimenti recenti della Repubblica Centrafricana. Nella sua settimana di permanenza in Centrafrica il porporato è stato accompagnato dal Nunzio apostolico mons. Joseph Chennoth e da alcuni vescovi.

I VESCOVI CONDANNANO TENTATO COLPO DI STATO

BANGUI, 10 lug ‟01 - I vescovi della Repubblica Centrafricana hanno pubblicato nei giorni scorsi un messaggio ai fedeli in cui condannano il tentativo di colpo di Stato compiuto il 28 maggio e denunciano il clima di insicurezza dilagante determinato dalla grave crisi politica che attraversa il Paese. Nella lettera, diffusa al termine della loro recente plenaria a Bangui, essi condannano in particolare "le rappresaglie senza tregua che continuano dopo il fallito colpo di Stato, gli atti di vandalismo contro il patrimonio nazionale, la cultura della morte sfruttata ad oltranza" e quella che definiscono "il clanismo esasperato". Essi sottolineano le conseguenze che tutte queste distruzioni hanno sulla situazione economica, sociale e politica del

paese e soprattutto il trauma profondo da esse lasciato nel popolo centrafricano. Di qui l'esortazione ai cristiani "alla conversione degli spiriti e dei cuori, alla moderazione, alla saggezza al patriottismo e al senso del bene comune" e ai gruppi armati "a deporre le armi e a cooperare alla restaurazione di un clima di concordia nazionale".

I VESCOVI SI INCONTRANO PER UNA VALUTAZIONE SULLA DRAMMATICA SITUAZIONE POLITICA,

ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE BANGUI, 16 gen 02 - I vescovi della Repubblica del Centrafrica si sono incontrati, sabato scorso, a Bangui per una valutazione sulla penosa situazione politica, economica e sociale del paese. E' dal 1996, infatti, che questa parte dell'Africa, è squassata da convulsioni politiche ed economiche. "Ogni giorno che passa si avvicina lenta ma sicura una implosione se si rimane con le mani in mano" annotano i vescovi del Centrafrica nel loro comunicato, perché si sono accumulati " tanti di quegli odi, sofferenze, frustrazioni che non possono non condurre alla violenza cieca". In particolare, i vescovi accennano alla povertà diffusa, che ha condotto alla recente decisione di non pagare gli stipendi agli impiegati. "Privati della giusta retribuzione al loro lavoro -

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commentano i vescovi - coloro che lavorano nei servizi pubblici sono

costretti ad offrire le prestazioni al pubblico in cambio di soldi". "Ai quattro angoli del Paese la popolazione affonda inevitabilmente in una miseria senza precedenti", perché i tipici prodotti agricoli quali caffè, cotone e tabacco non trovano acquirenti.

I VESCOVI CONDANNANO LE VIOLENZE

CONTRO LE DONNE BANGUI 26 nov ‟02 – I vescovi della Repubblica Centrafricana hanno espresso la propria indignazione “per l‟inammissibile brutalità verso le donne” da parte di uomini armati, in particolare del Movimento di

Liberazione del Congo (Mlc). E‟ accaduto che, ad ottobre, elementi di questo movimento siano stati inviati nella capitale Bangui per sostenere le forze armate locali contro ribelli. Una volta compiuta la loro missione, gli uomini dell‟Mlc hanno compiuto razzie tra la popolazione locale violentando in particolare le donne. In un comunicato, diffuso domenica scorsa, i vescovi del Centrafrica ammoniscono che il paese “impiegherà molto tempo per risollevarsi da questa grande umiliazione inflitta da bande armate venute dall‟estero. Le nostre mamme – aggiunge il comunicato -, le nostre sorelle, le nostre figlie sono state insudiciate nella loro dignità di portatrici di vita”.

ESPONENTI DELLA CHIESA VITTIME DI VIOLENZE

BOSSANGOA 13 dic 02 - Un sacerdote centrafricano è stato ucciso a sangue freddo, lunedì scorso, dai ribelli legati all'ex generale golpista Françoise Bozizé a Bossangoa, città roccaforte degli insorti. Padre Jean Claude Kilamong, una quarantina d'anni, è stato fermato domenica dagli uomini armati che controllano pienamente la città da oltre un mese. Il giorno successivo è stato rinvenuto il suo corpo senza vita, ma le operazioni di recupero del cadavere sono state rese particolarmente rischiose dalla presenza degli stessi ribelli. I funerali si sono svolti martedì nella cattedrale di una città ormai semi-deserta, da dove sono fuggite già migliaia di persone. I rivoltosi - protagonisti del fallito colpo di Stato del 25 ottobre scorso - hanno saccheggiato l'ospedale locale e distrutto il blocco operatorio. Depredati e seriamente danneggiati anche i locali del vescovado. Quasi tutto il clero locale ha ormai abbandonato Bossangoa. I religiosi rimasti si trovano al momento tutti nel seminario minore nel timore di ulteriori violenze. Desta ancora grave preoccupazione la situazione della fraternità francescana nel centro cittadino, dove 5 missionari cappuccini - 3 francesi, un italiano e un polacco -, sono praticamente

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ostaggi dei miliziani, che li guardano a vista. Soltanto mercoledì si è

appreso che l'altra comunità francescana, alle porte di Bossangoa, è stata assaltata un paio di settimane fa dagli stessi rivoltosi. I 3 missionari - un italiano di 67 anni, un francese di 77 e un giovane confratello centrafricano - sono stati percossi e minacciati di morte, per poi riuscire ad abbandonare la città. Solo dopo un'avventurosa fuga a piedi e con mezzi di fortuna durata oltre 3 giorni attraverso i villaggi sono riusciti a mettersi in salvo raggiungendo la capitale Bangui.

I VESCOVI DENUNCIANO IL SILENZIO DEI MEDIA SULLA

DRAMMATICA SITUAZIONE DEL PAESE BANGUI, 20 dic 02 – I vescovi della Repubblica Centrafricana hanno scelto l‟agenzia missionari Misna per descrivere all‟opinione pubblica il disastro del loro Paese sul quale è calato il più assoluto silenzio mediatico. E‟necessario, dunque, dare spazio a questo documento della Conferenza episcopale centrafricana che segnala come le condizioni della popolazione sono particolarmente critiche nel nord del Paese, controllato dai ribelli legati all'ex capo di Stato maggiore François Bozizé. "In nome del primo articolo della Carta dei diritti umani, cioè il diritto a vivere nella dignità, noi vescovi del Centrafrica - si legge in un documento firmato dal presidente dell'episcopato,

monsignor Paulin Pomodimo - invitiamo i belligeranti ad aprire dei corridoi umanitari che permettano alle agenzie e ai servizi competenti di portare aiuto alle popolazioni colpite". I vescovi tracciano un quadro a tinte fosche: "E' un grido di disperazione della popolazione del nostro Paese - scrive ancora il presule - che geme, piange e seppellisce i propri figli in silenzio, lontano dalle telecamere dei Paesi occidentali". Le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale centrafricana descrivono un Paese piagato da oltre un anno e mezzo di grave instabilità politica, a partire dal tentato colpo di Stato del maggio del 2001 fino al fallito golpe dell'ottobre scorso. Saccheggi, furti, violenze e malversazioni di ogni genere contro i civili vengono tuttora compiute sia dai ribelli di Bozizé che dai miliziani congolesi di Jean-Pierre Bemba, intervenuti a fianco dell'esercito governativo proprio in occasione dell'attacco insurrezionale del 25 ottobre. La mappa delle angherie cui è costretta la popolazione punteggia vaste aree settentrionali del Paese. A Bossembelé (circa 95 chilometri a nord-ovest di Bangui), per esempio, la soldataglia di Bemba ha depredato il centro sanitario e la farmacia pubblica. Il dispensario farmaceutico in località Ombrella Mpoko, che serve un'utenza di circa 160 mila persone, è stato chiuso e il personale costretto alla fuga.

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Razziate anche le residenze del sindaco, del parroco, delle suore. A

Damara, a una settantina di chilometri dalla capitale, la popolazione è stata utilizzata come 'scudo umano' dai ribelli di Bozizé in occasione dei bombardamenti contro i rivoltosi da parte dell'aviazione libica, presente in Centrafrica in appoggio alle truppe governative. Particolarmente gravi le condizioni dei 660 mila abitanti della diocesi settentrionale di Kaga-Bandoro e di oltre mezzo milione di persone nell'area della diocesi di Bossangoa. L'ospedale di Batangafo, si legge nel documento della Conferenza episcopale centrafricana pervenuto alla Misna, ha esaurito le scorte di medicinali e non vi sono i mezzi per fronteggiare l'emergenza sanitaria. La città è stata ripetutamente

saccheggiata prima di essere bombardata dagli aerei libici, che hanno costretto la popolazione a fuggire nei campi. La città-martire, aggiungono i vescovi nella loro denuncia, è Bossangoa, divenuta da poco più di un mese la roccaforte degli insorti. L'elenco di strutture e uffici rapinati e devastati comprende l'ospedale regionale, il blocco operatorio, il dispensario farmaceutico, gli uffici del comune, le sedi della Cooperazione tedesca e di una ong italiana, il centro culturale cattolico, i locali della società centrafricana di telecomunicazione. "L'arcivescovado - scrive ancora monsignor Pomodimo, che guida la diocesi della città - è stato demolito con una rara violenza e non sappiamo perché". Tra i crimini perpetrati, sottolineano i vescovi, vi è

anche l'uccisione di un sacerdote cattolico centrafricano e di un giornalista della radio diocesana insieme a due guardiani. "La popolazione della prefettura di Ouham - si legge ancora nel documento - ha registrato moltissime perdite di vite umane". La maggior parte dei centri abitati più importanti in direzione dei confini con il Ciad è nelle mani degli ex-golpisti. Non solo, ma alcune strade sarebbero state minate, isolando di fatto la popolazione del nord del Paese. Prima che il Centrafrica precipiti in un vortice di violenza senza fine, i vescovi interpellano le grandi potenze e la comunità internazionale per "fare di tutto per facilitare la promozione di un dialogo politico che non escluda nessuno". "La Chiesa - conclude il documento - condanna la violenza in tutte le sue forme e promuove l'amore, la pace, la giustizia, il rispetto della persona umana, il perdono, la tolleranza e la riconciliazione". IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CHIAMATO A

COORDINARE IL DIALOGO NAZIONALE BANGUI, 4 gen 03 - Le speranze di dialogo e riconciliazione nella Repubblica Centrafricana sono state affidate al Presidente della Conferenza episcopale. Mons. Paulin Pomodimo, vescovo della diocesi

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di Bossangoa ha ricevuto un incarico particolare dal Capo di Stato

Ange Felix Patassé, che lo ha nominato coordinatore dell‟iniziativa per il „dialogo nazionale‟. L‟iniziativa era stata lanciata lo scorso novembre dallo stesso Presidente nel tentativo di superare la grave crisi interna provocata dal tentato golpe dell‟ottobre scorso, l‟ultimo di una lunga serie. Lo rendono noto fonti governative di Bangui, precisando che il presule sarà affiancato da Henri Maidou, già Primo Ministro ai tempi dell‟ex imperatore Jean-Bedel Bokassa. Una nomina dall‟alto valore simbolico, che conferma il ruolo attivo dell‟episcopato centrafricano nel denunciare i soprusi compiuti dai ribelli legati all‟ex capo di Stato maggiore François Bozizé, che controllano ampie zone nel nord del

Paese. Non solo, ma Bossangoa – la sede vescovile di monsignor Pomodimo – è attualmente la „roccaforte‟ degli insorti, che hanno occupato anche parte delle strutture cattoliche. Un politico locale, coperto dall‟anonimato, ha commentato positivamente la scelta del vescovo: “C‟era bisogno di un‟autorità morale per coordinare il dialogo nazionale e questo fa parte dell‟apostolato di monsignor Pomodimo. Serviva un uomo di Chiesa, perché da noi è in corso una crisi di valori spirituali”.

33 MISSIONARI ASSEDIATI NEL NORD GOFO, 15 gen 03 - Potrebbe giungere a conclusione entro 48 ore la

vicenda dei 33 missionari che da alcune settimane si trovano isolati nel nord della Repubblica Centrafricana. Entro domani dovrebbe aver termine il loro 'assedio' in una struttura missionaria dei frati cappuccini nel villaggio di Gofo, in un'area controllata dai ribelli legati all'ex capo di Stato maggiore François Bozizé. Un operatore umanitario ha confermato alla agenzia missionaria MISNA che è stato raggiunto un accordo per il rimpatrio dei religiosi, che domani dovrebbero varcare la frontiera tra Centrafrica e Ciad, per raggiungere la città meridionale di Sarh (sud Ciad). Da lì, in giornata dovrebbe avvenire il trasferimento nella capitale N'Djamena, da dove verranno eventualmente rimpatriati. Tra i religiosi - 30 cattolici e 3 protestanti di diverse nazionalità - vi sono anche degli italiani: alcune suore e 5 frati cappuccini appartenenti alla provincia religiosa di Reggio Emilia: Antonio Triani, Damiano Bonori, Cesare Clerici, Innocenzo Vaccari e Norberto Munari. "Le comunicazioni con Gofo sono estremamente complesse - spiega l'operatore umanitario - ma ci sono arrivate conferme che le operazioni dovrebbe procedere senza problemi. Siamo fiduciosi". Per la liberazione del gruppo è stato necessario l'intervento della Croce rossa e di Medici senza frontiere (Msf), che stanno organizzando il trasferimento dei missionari. Sulle loro

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condizioni di salute era stato proprio lo staff di Msf - che aveva

ragginuto Gofo prima di Natale - a confermare che tutti sono in buone condizioni, benché un po' provati psicologicamente per la lunga 'permanenza forzata' nel villaggio, senza possibilità di muoversi in un territorio dove imperversano le bande armate anti-governative. Nella capitale del Ciad le differenti ambasciate avrebbero già predisposto le misure per l'eventuale rimpatrio dei religiosi nei rispettivi Paesi di origine. I missionari - uomini e donne di nazionalità italiana, francese, spagnola, polacca, brasiliana e malgascia - si erano raccolti a Gofo a metà dicembre dopo aver deciso di lasciare Bossangoa, la città-roccaforte dei ribelli che sorge circa 300 chilometri a nord della

capitale Bangui. Le condizioni di grave insicurezza nella diocesi di Bossangoa avevano reso necessario il loro trasferimento in un unico villaggio in cui fossero presenti strutture per poterli accogliere. Lo scorso 25 ottobre, armati fedeli a Bozizé hanno tentato di rovesciare il presidente centrafricano Ange Felix Patassé. Dopo essere stati respinti dalla capitale Bangui, i rivoltosi hanno iniziato a conquistare le principali città del nord del Paese, che controllano in gran parte ormai da un paio di mesi.

DIOCESI DI BOSSANGOA E DI KAGA-BANDORO ANCORA ASSEDIATE DAI RIBELLI

BANGUI, 18 gen 03– In Centrafrica, dopo il mancato colpo di stato, il 25 ottobre, di François Bozizé, il territorio delle diocesi di Bossangoa e di Kaga-Bandoro continua ad essere assediato dai ribelli e dai loro complici provenienti dal Ciad. Il milione e più di fedeli patiscono esecuzioni sommarie, come quella del parroco Jean Claude Kilamong, torture, violenze sessuali. Gli ospedali, gli uffici amministrativi, i centri di formazione, le sedi di associazioni e di movimenti sono saccheggiati a ripetizione. Stessa sorte per le strutture diocesane, dalle case parrocchiali e religiose agli stessi episcopi. Le popolazioni sono terrorizzate ed hanno abbandonato i propri villaggi rifugiandosi nei campi e nella savana. A tutt‟oggi donne e bambini stanno morendo per la fame e per la mancanza assoluta di medicine. APPELLO DEI MISSIONARI COMBONIANI PER LA CESSAZIONE

DELLE OSTILITA’ BANGUI, 22 gen „03 - Un accorato appello in favore della stremata popolazione nella Repubblica Centrafricana, afflitta da una gravissima crisi armata scoppiata il 25 ottobre scorso, è stato lanciato in queste ore dai missionari comboniani presenti nell‟ex colonia francese. In una lettera pervenuta alla MISNA, i religiosi auspicano una cessazione

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delle ostilità, al fine di garantire i soccorsi ai civili provati "dalla

sofferenza, dallo scoraggiamento, dalla fame e dall‟indifferenza". Invitando le comunità cristiane sparse nel mondo a pregare per la riconciliazione del loro Paese, i missionari chiedono anche la solidarietà dei mezzi di informazione che purtroppo non danno sufficiente copertura ad una guerra di fatto „dimenticata‟. Facendo un preciso riferimento alla drammatica emergenza umanitaria, i comboniani invitano le agenzie internazionali di soccorso a mobilitarsi con il sostegno dei „donor‟, per aiutare la Chiesa cattolica e tutte le altre realtà solidaristiche presenti sul territorio centrafricano, al fine di evitare che la tragedia si trasformi in un‟ecatombe. Ricordando la

straordinaria testimonianza di tanti religiosi e religiose, missionari e missionarie, al fianco della gente, i comboniani concludono la loro missiva con parole toccanti: "non abbandonate questo Paese".

SACERDOTI E RELIGIOSE FUGGITI ALLE VIOLENZE DEI RIBELLI DI FRANÇOIS BOZIZE’

BANGUI, 1 feb ‟03 – Mercoledì scorso, una sessantina di sacerdoti e di suore, sfuggiti in Centrafrica alle violenze dei ribelli di François Bozizé e dei miliziani di Jean Pierre Bemba, hanno trascorso una giornata a Bangui, ospiti del Nunzio Apostolico, mons. Joseph Chennoth. Li accompagnava mons. Edouard Pathos, ausiliare di Bangui. Nei saluti

di circostanza, il Nunzio ha paragonato agli ospiti ai vincitori della grande prova, dui cui parla l‟Apocalisse. Il riferimento è stato alle vicissitudini, che hanno accompagnato la fuga dei sacerdoti e delle suore. Si pensi all‟assassinio del parroco Jean Claude Kilamong e del giornalista Raymond Dake della radio diocesana Ndoye (Carità). Gli ospiti della nunziatura hanno raccontato queste loro vicissitudini e mons. Chennoth, che ha espresso a ciascuno l'attaccamento e l'affetto del Santo Padre a ciascuno di loro e al popolo del Centrafrica. Il Nunzio apostolico ha letto anche due lettere di conforto del cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, a mons. Paulin Pomodino, vescovo di Bossangoa, per le devastazioni e le morti causate dalla violenza cieca. Nelle lettere il card. Sepe auspica il successo della missione di pacificazione e di mediazione avviata dallo stesso mons. Pomodino tra le parti in conflitto. GRAN PARTE DELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA IN PREDA

ALLE VIOLENZE BANGUI, 7 feb ‟03 - "Gran parte del paese è ancora in mano ai ribelli" dice un missionario cappuccino a Bangui, LA capitale della Repubblica

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Centrafricana. Il paese africano è sconvolto da mesi da una

sanguinosa guerra civile, dopo il fallito golpe tentato da soldati fedeli all'ex capo di stato maggiore François Bozizé. "Nelle zone sotto il controllo ribelle, la popolazione vive nel terrore di essere depredata e costretta ad arruolarsi a forza nelle fila dei ribelli – dice ancora il missionario -. Per questo diverse cittadine e villaggi si sono svuotati e la popolazione è fuggita nella foresta. L'attività della Chiesa ne risente pesantemente anche perché parrocchie e missioni sono depredate dai ribelli, in cerca di cibo, denaro, carburante e autoveicoli. In alcuni casi, i ribelli hanno anche compiuto atti sacrileghi contro gli arredi sacri della Chiese, con calici e ostensori profanati in modo indegno. A

questo si aggiunge la notizia che i ribelli girano con liste di persone da arrestare, con tanto di nome e fotografia; tra loro vi sono pure alcuni missionari. Non sappiamo – conclude il religioso - perché se la prendono con uomini di Chiesa il cui lavoro pastorale e umanitario è apprezzato da tutti.

CARMELITANE PRESENTI DA 30 ANNI NELLA

REPUBBLICA CENTRAFRICANA TORINO, 4 mar 03 - Le Suore Carmelitane di Santa Teresa di Torino sono presenti e operanti nella Repubblica Centrafricana da quasi trent‟anni, chiamate dai Padri Carmelitani Scalzi della Provincia Ligure

ad una comunione e collaborazione fraterna, nella reciproca autonomia. Le loro case sono tre, tutte sul territorio della Diocesi di Bouar: quella di Baoro, aperta nel 1975; quella di Bossentele, aperta nel 1991; la casa di formazione, affiancata a quella di Baoro dal 1995. Le comunità sono composte da missionarie italiane e malgasce, questo perché le Suore Carmelitane hanno avviato le missioni al Madagascar nel 1959 e numerose sono ormai le vocazioni autoctone. Il loro apostolato si fonda sulla collaborazione con i Padri nella pasto­rale dell'evangelizzazione; sull'attività svolta nei centri di servizio sociale, sull'assistenza sanitaria, aperta anche alla cura dei lebbrosi ed attuata nei dispensari e nelle visite ai villaggi della brousse; sull'attività scolastica avviata in questi ultimi anni. Il 29 gennaio, per la prima volta, la casa di Bossentele è stata raggiunta da un numeroso gruppo di guerriglieri ribelli, fra i quali c'erano dodici feriti, a causa di un incidente, che sono stati curati da Sr. Maria Teresa Gallo, responsabile di quella comunità. All'avvicinarsi del pericolo ella aveva rimandato a casa i bambini della scuola. Dopo la visita dei guerriglieri, ha fatto partire le due suore malgasce, Sr. Marie Viviane e Sr. Marie Dominique, alla volta di Baoro, perché fossero più al sicuro. Le religiose italiane hanno opposto una certa

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resistenza alla partenza e si sono dichiarate pronte a dare la vita. La

superiora le ha perciò lasciate a Bossentele, dove si sono ripresentati i guerriglieri per chiedere assistenza.

ELOGIATA DALL’ONU L’OPERA DELLA CHIESA NELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA

BANGUI 30 ott 03 - La rappresentanza delle Nazioni Unite a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, ha riconosciuto l'opera della Chiesa nella regione a favore dei diritti umani. E' stato così lodato l'impegno della locale Commissione Giustizia e Pace e della Associazione denominata "delle donne credenti mediatrici di pace".

I VESCOVI DENUNCIANO IL PERSISTERE

DELLE VIOLENZE BANGUI, 15 gen ‟04 - I vescovi della Repubblica Centrafricana lamentano il persistere delle violenze perpetrate da quasi un anno a questa parte dalle milizie armate nel paese. “Nelle città, nelle strade, nell‟entroterra uomini armati in divisa impongono la loro legge”, denunciano i presuli nella dichiarazione finale della loro assemblea plenaria, svoltasi dal 2 all‟11 gennaio nella capitale Bangui. Le violenze sono iniziate con il colpo di stato compiuto il 15 marzo 2003 dal generale François Bozizé. “Pensavamo che le violenze e le

vessazioni subite nel corso degli eventi che hanno preceduto e accompagnato il cambio di regime dovessero cessare. Ma purtroppo – lamentano i vescovi - tutti e ogni giorno dobbiamo fare fronte a ripetute prevaricazioni, e addirittura a dei veri e propri pericoli”. Una situazione già denunciata la settimana scorsa, in occasione dello scambio di auguri per il nuovo anno con il clero locale, dal Presidente della Conferenza episcopale, Mons. Paulin Pomodimo, che, per altro verso, aveva anche rilevato qualche progresso nel contenimento del clima di insicurezza generalizzato che incombe nel paese, ma limitatamente alle città. Preoccupazione per la recrudescenza degli atti di violenza nella Repubblica Centrafricana era stata espressa l‟8 gennaio anche dal Segretario della Nazioni Unite Kofi Annan

REAZIONI POSITIVE AL MESSAGGIO DEI VESCOVI PUBBLICATO AL TERMINE DELLA PLENARIA

BANGUI 22 GEN 04 - “Abbiamo registrato reazioni molto positive: il messaggio dei Vescovi è stato accolto in maniera favorevole dal governo e dalla popolazione ” Lo affermano fonti della Chiesa locale nella Repubblica Centrafricana. Il messaggio è stato reso noto al termine della plenaria, l'11 di gennaio. In esso i vescovi denunciano

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violenze e un diffuso clima di insicurezza “La Chiesa cattolica è tenuta

nella massima considerazione dalle autorità e dalla popolazione - ribadisce la fonte - per questo quando i Vescovi esprimono la loro opinione su fatti così gravi, riescono a ottenere l‟attenzione di tutti”. La Repubblica Centrafricana sta cercando di uscire con fatica da un periodo di instabilità dopo che l‟attuale presidente, François Bozizé, ha preso il potere nel marzo 2003, al termine di una guerra civile condotta contro l'ex presidente Ange-Félix Patassé. I Vescovi sottolineano che "come tutti, abbiamo pensato che le violenze subite durante gli avvenimenti che hanno preceduto e accompagnato il cambiamento di regime stavano per finire. Purtroppo, tutti noi ogni

giorno dobbiamo far fronte a molestie, se non a gravi pericoli". "Con questo messaggio - commenta la fonte della Chiesa locale - i vescovi hanno voluto incoraggiare e appoggiare gli sforzi del governo per riportare l'ordine nel paese. Si tratta di un processo lungo, perché vaste aree del Centrafrica sfuggono ancora al controllo governativo". IN SPAGNA COLLETTA ANNUALE A FAVORE DELLA DIOCESI DI

BANGASSOU MADRID, 6 mar ‚04 – Si tiene oggi, sabato 6 marzo, nella città spagnola di Cordoba, l‟annuale cena di beneficenza organizzata dalla Fondazione Bangassou. Bangassou è una diocesi nella Repubblica

Centrafricana e la fondazione è stata voluta dal vescovo di quella diocesi, mons. Juan José Aguirre Muñoz, che è originario proprio di Cordoba. La raccolta di fondi si pone obiettivi precisi e quest‟anno la scelta è caduta sulla realizzazione di un centro di accoglienza per una ottantina di malati terminali di Aids. Prezzo della cena, che si terrà nel Circolo de la Amistas di Cordoba, è di 35 euro. Nel 2003 la Fondazione ha raccolto la bellezza di 69mila euro. Bangassou, una delle più grandi città della Repubblica Centrafricana, ha 500mila abitanti, metà dei quali è sieropositivo e il 30 per cento dei bambini nasce con gravi malattie. Tra i progetti della Fondazione di mons. Aguirre Muñoz, c‟è anche un orfanotrofio per 140 minori, i cui genitori sono morti di Aids, una farmacia e un presidio chirurgico.

L’ANNO DEL ROSARIO NELLA DIOCESI DI BERBÈRATI

BERBERATI, 26 mar 04 – Nella Repubblica Centrafricana la diocesi di Berbèrati ha chiuso recentemente l‟anno diocesano del Rosario. Mons. Agostino Delfino ha presieduto tutte le celebrazioni conclusive e, nel corso dell‟anno, ha promosso il pellegrinaggio di quattro statue della Madonna in tutta la diocesi. La celebrazione liturgica conclusiva

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dell‟anno del Rosario nella cattedrale di Berbèrati ha visto anche la

professione dei voti perpetui di due suore della congregazione delle Figlie di Gesù di Massac.

IL CLIMA DI TENSIONE NEL PAESE AL CENTRO DELLA PLENARIA DEL GENNAIO 2005

BANGUI, 10 GEN 05 - Mons. François Xavier Yongbandje, vescovo di Bossangoa e Mons. Edouard Mathos, vescovo di Bambari, sono rispettivamente il nuovo presidente e vice-presidente della Conferenza episcopale centrafricana (Ceca). Sono stati eletti nel corso della plenaria svoltasi nei giorni scorsi nella capitale Bangui che ha

confermato padre Tonino Falaguesta segretario generale della stessa Conferenza e episcopale. La sessione è stata dedicata, come ogni anno, a fare il punto della situazione della Chiesa locale nei suoi vari ambiti: pastorale, catechesi, missione e apostolato sociale. Ma all‟attenzione dei vescovi è stato, in particolare, il preoccupante clima di tensione in cui continua a vivere il Paese a più di due anni dal colpo di Stato dell‟ex capo di stato maggiore François Bozizé. Una situazione già denunciata un anno fa nella dichiarazione finale della plenaria del gennaio 2004. Nell‟omelia della messa conclusiva dell‟assemblea, Mons. Yongbandje ha invitato i fedeli a pregare per lo svolgimento pacifico delle imminenti elezioni politiche che dovrebbero porre fine al

periodo di transizione iniziato nel marzo 2003. Al termine della riunione i presuli hanno quindi rivolto un nuovo appello ai loro concittadini alla pace e all‟amore per il loro Paese. MEDIA E SEMINARI AL CENTRO DELLA PLENARIA DEI VESCOVI

DEL GIUGNO 2005 MBAIKI 16 lug 05 – Si è svolta a fine giugno Mbaïki l‟assemblea della Conferenza episcopale del Centrafrica. Una grande attenzione è stata riservata all‟uso dei mezzi di comunicazione per l‟evangelizzazione. Per l‟occasione, due esperti francesi hanno illustrato ai vescovi centrafricani le nuove tecniche. Altro punto discusso è stata la formazione dei seminaristi. Al termine dei lavori i vescovi si sono ritrovati nella cattedrale dedicata a Santa Giovanna d‟Arco per la concelebrazione della Santa Messa di ringraziamento. LA CHIESA CENTRAFRICANA PREOCCUPATA DALLE TENSIONI

DOPO IL 1° TURNO DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE E PRESIDENZIALI

BANGUI, 17 mar 05 - La Repubblica Centrafricana sta vivendo un clima di tensione in attesa della proclamazione dei risultati ufficiali del

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primo turno delle elezioni legislative e presidenziali del 13 marzo. Lo

confermano all‟agenzia Fides fonti della Chiesa locale contattate nella capitale Bangui. Il clima è infiammato dalle polemiche dei candidati che temono di aver raccolto pochi voti e che potrebbero reagire con violenza alla sconfitta. Il coordinamento della campagna del Presidente uscente François Bozizé ha denunciato da parte sua le “manovre antidemocratiche” dei candidati dell‟opposizione, che avevano affermato di aver riscontrato irregolarità nel voto. Il processo elettorale apertosi domenica scorsa, dovrebbe segnare un punto di svolta nella crisi della Repubblica Centrafricana, che sta cercando di uscire con fatica da un periodo di instabilità dopo che l‟attuale

Presidente, François Bozizé, ha preso il potere nel marzo 2003, al termine di una guerra civile condotta contro l‟ex Presidente Ange-Félix Patassé. In questi anni la Chiesa cattolica ha più volte ribadito la sua posizione in difesa della democrazia e della pacifica convivenza nel Paese. In particolare l‟Arcivescovo di Bangui, mons. Paulin Pomodino, ha in diverse occasioni chiesto a tutte le parti politiche il rispetto della regole democratiche e della Costituzione”.

APPELLO DEI VESCOVI PER IL DIALOGO E LA PACE BANGUI, 17 gen 07 - I vescovi centrafricani hanno rivolto un appello al Presidente François Bozizé per l‟apertura di un dialogo senza

pregiudiziali che possa garantire “un futuro di pace” al Paese. Segnato da decenni di instabilità, la Repubblica Centrafricana è nuovamente preda di forti tensioni tra governo e opposizione, aggravate dalla ripresa in questi ultimi 15 mesi della guerriglia nel Nord. In una lettera pubblicata al termine della loro plenaria, svoltasi nei giorni scorsi a Bangui, i vescovi esortano le autorità politiche a “superare i malintesi e le divergenze” per dare al popolo centrafricano una possibilità di uscita dall‟attuale crisi ed evitare il peggio. “Dipende da noi rifiutare il tribalismo, la crescente anarchia, la delazione elevata a espediente di sopravvivenza, l‟autoritarismo politico responsabile dell‟attuale stagnazione economica e della rovina intellettuale”, afferma il testo, aggiungendo che la Chiesa si considera parte attiva nella costruzione del futuro della società centrafricana. I vescovi chiedono quindi al Capo dello Stato di introdurre i cambiamenti necessari per garantire a tutti i cittadini “il rispetto della loro dignità, integrità e lavoro”.

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LE VISITE AD LIMINA

(Estratti dei discorsi di Giovanni Paolo II

in occasione degli incontri del 1982, 1993 e 1999)

19 novembre 1982

Pastori di una Chiesa giovane Voi siete Pastori di giovani Chiese, nelle diocesi situate nel cuore del continente africano, in cui voi avete un ministero episcopale impegnativo, e avete dovuto lasciare per qualche tempo le vostre

comunità per venire qui al centro della Chiesa, a manifestare dinanzi a me la vostra preoccupazione dell‟unità. Vi accolgo con una grande gioia, e spero che questi momenti passati a Roma saranno per voi un conforto e una nuova fonte di ardore apostolico, sulle orme degli apostoli Pietro e Paolo. (…) I primi missionari Quando i primi missionari sono venuti da voi, meno di cento anni fa - penso alla vera epopea di Monsignor Augouard -, essi hanno voluto condividere totalmente la vita degli Africani. Per un buon numero di loro, la salute non ha resistito molto tempo al clima; ma ciò che

interessava loro era che Cristo trovasse tra voi dei discepoli. Noi dobbiamo sempre rendere grazia a Dio per questi pionieri coraggiosi, e per tutti coloro che li hanno seguiti, missionari dello Spirito Santo, cappuccini, comboniani, religiose di vari Istituti, sacerdoti Fidei Donum, cooperatori laici. La Chiesa è solidamente stabilita da voi, e se essa ha ancora pochi - troppo pochi - sacerdoti, religiosi, Vescovi nativi del paese, essa raggruppa tuttavia, anche nei villaggi di campagna, dei cristiani convinti, felici di esserlo, e che non mancano di iniziative. Penso specialmente ai “catechisti” che hanno così ampiamente contribuito a fondare le comunità cristiane con i

missionari. I progressi compiuti sono tanto più meritori in quanto la Chiesa nel vostro paese ha conosciuto vie difficili, che essa ha dovuto, or sono vent‟anni - per non citare che un esempio - reinvestire in altre opere pastorali le forze che essa aveva consacrate fino ad allora nelle scuole cattoliche. (…)

Apprezzare ogni cosa per il suo valore e scegliere Non ho avuto l'opportunità di recarmi presso di voi, ma ho potuto farmi un'idea abbastanza precisa dei problemi e degli sforzi delle

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vostre comunità cristiane venendo a conoscenza dei lavori delle

"assise della Chiesa cattolica nella Repubblica Centrafricana" tenute a Bangui nel gennaio scorso. Mi felicito con voi di questa iniziativa, ben preparata. I delegati, i sacerdoti, i religiosi, i laici sembra si siano espressi in un clima fraterno, con grande franchezza, con molta serietà e senso pratico, su tutto ciò che potrebbe, ai loro occhi, migliorare la qualità della vita cristiana, rendere i differenti membri delle comunità più responsabili, più trasparenti al Vangelo, più apostolici. Voi stessi avete in quell'occasione incoraggiato i cristiani a risvegliarsi. È stata una buona esperienza di Chiesa per l'insieme delle vostre diocesi, e nello stesso tempo una festa della fede. Ora io

auguro che essa produca tutti i suoi frutti. Spetta a voi, a voi Vescovi, esaminare da vicino i risultati, apprezzare ogni cosa per il suo valore, e scegliere i suggerimenti e i progetti più importanti e più validi, affinché trovino un'applicazione effettiva e duratura, nell'interesse di tutta la vostra Chiesa. (...) I problemi pastorali della vostre comunità Auguro che la vostra Conferenza Episcopale conosca anch‟essa un intenso ritmo di incontri, di lavori, di matura collaborazione in comune, secondo gli Statuti che voi non mancherete di elaborare, proseguendo le vostre riunioni regolari con i vostri confratelli del

Congo e del Ciad. Ho notato i diversi problemi pastorali che si pongono alle vostre comunità cristiane e anche le speranze che nascono e che vorrei incoraggiare. I sacerdoti originari del paese sono ancora molto pochi, a stento trenta in tutto; ma ecco che, ormai, il numero dei piccoli e soprattutto dei grandi seminaristi, permette di sperare in un progresso sostanziale a breve scadenza. Molti dei vostri fedeli desiderano vivamente questi futuri sacerdoti e sono pronti ad incoraggiare la loro vocazione e la loro profonda formazione. Ora, voi esaminate la possibilità di un grande Seminario di filosofia a Bangui, e penso che il progetto vada rapidamente prendendo forma, mediante le cure di una Commissione “ad hoc”. Spero anche che potrete inviare dei giovani sacerdoti a seguire gli studi teologici superiori negli Istituti romani, per preparare pastori di grande competenza e che mantengano nello stesso tempo tutto il loro zelo sacerdotale per aiutare efficacemente i loro compatrioti. Preghiamo Dio di inviare operai per una messe così abbondante! (…) Le vocazioni e i laici È anche importante preoccuparsi delle vocazioni religiose di giovani ragazze, un certo numero delle quali sono alla ricerca in questo senso

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e il cui apostolato o la vita contemplativa sarebbero così preziosi per

la vostra Chiesa. Indirizzandosi alla comunità di Corinto (1 Cor 12), l‟apostolo Paolo enumerava quantità di doni spirituali o di carismi, donati da Dio a questo o a quel membro, in vista del bene comune. Nello stesso senso, auguro che i vostri laici, i cui delegati hanno mostrato tanta vitalità nelle assise di quest‟anno, continuino a prendere una parte attiva per sostenere i loro fratelli. Agli uni, la responsabilità di catechisti, di animatori, di comunità di villaggio o di quartiere; agli altri, quella di responsabili di movimenti o di consiglieri... Tutti abbiamo a cuore l‟approfondimento della loro fede - voi avete previsto per i catechisti dei centri a questo scopo -, e di

agire con disinteresse e carità, di articolare le loro responsabilità con quelle dei sacerdoti! Grazie ad essi, i catecumeni, così numerosi in tutto il paese - quasi cinquantamila - proseguono la loro preparazione intensa ai sacramenti! I battezzati trovino, nei gruppi, la catechesi o l‟aiuto spirituale, il necessario sostegno alla loro fedeltà e a una pratica religiosa regolare! I giovani e gli studenti beneficino di un accompagnamento spirituale al loro livello, negli assistenziali che voi desiderate sviluppare! (…) Le parrocchie Le parrocchie offrano a tutti un nutrimento dottrinale sostanziale, una

liturgia che introduca alla preghiera, un‟accoglienza calorosa, e, in modo complementare, le piccole comunità favoriscano una testimonianza che vivifichi la vita quotidiana! Da un‟etnìa all‟altra, da una diocesi all‟altra, vi sia stima, condivisione, collaborazione! La Chiesa offra il suo contributo allo sviluppo del paese, soprattutto nel campo rurale che è di importanza preponderante; essa lavori, con i suoi mezzi, per rendere la terra più abitabile! Questi sono, mi sembra, i desideri che voi nutrite, voi tutti Pastori e laici cristiani. Che Dio vi doni di realizzarli insieme, con coraggio, con discernimento, con una grande speranza! Egli permetta a queste nuove comunità cristiane, secondo l‟espressione del Presidente della vostra Conferenza, “di rendere maturo questo cristianesimo che è ancora del tutto fresco”! Così voi apporterete il vostro contributo alla vitalità della Chiesa universale la cui coesione è stata affidata specialmente alla mia sollecitudine. (…) Di tutto cuore vi benedico e vi incarico di portare la mia affettuosa benedizione apostolica ai vostri collaboratori e a tutti i vostri diocesani.

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1 aprile 1993

Il primo centenario dell'evangelizzazione Quest‟anno, il vostro pellegrinaggio a Roma assume un rilievo particolare, in quanto ha luogo alla vigilia delle celebrazioni del centenario dell‟evangelizzazione nella Repubblica Centrafricana. Nella vostra preghiera di pellegrini, vorrete, ne sono certo, rendere grazie a Dio per i frutti che la Buona Novella ha portato nel vostro paese. Allo stesso modo, riunendovi presso il sepolcro dei santi Apostoli, non mancherete nemmeno di raccomandare alla loro intercessione l‟approfondimento della fede in seno alle vostre famiglie diocesane,

nella prospettiva delle testimonianze che da esse ci si attende alla vigilia della prossima Assemblea speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi. Nello scorso mese di gennaio, avete commemorato l‟arrivo di Mons. Augouard a Bangui. Il 1994 segnerà il centesimo anniversario dell‟inizio dell‟evangelizzazione, poiché proprio nel 1894 gli Spiritani fondarono la prima missione, sulle rive dell‟Oubangui, a San Paolo delle Rapide. So che vi preparate nel fervore a commemorare quest‟evento, e formulo i miei migliori auguri affinché ciò che avete intrapreso contribuisca efficacemente al progresso del Regno nei cuori, affinché la Chiesa in Centrafrica sia veramente, come avete

scritto nella vostra lettera pastorale del 15 marzo 1992, “portatrice di una Buona Novella e di una Speranza per i poveri”. (…)

Grande cura per i fedeli laici A questo fine, al pari di numerosi episcopati africani, voi prestate una grande cura alla formazione dei fedeli laici. Certamente, in seno al popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale, non mancano i battezzati che accettano di assumere le proprie responsabilità, ma la mancanza di una solida cultura cristiana costituisce un ostacolo. Avete dunque compiuto uno sforzo considerevole per permettere ai catechisti e ai responsabili di comunità di perfezionare le loro conoscenze. Avete creato dei centri che offrano loro delle sessioni di studio e degli “stage” sufficientemente lunghi. In tal modo, gli animatori di comunità risultano meglio preparati a fare da lievito nella pasta, sia per l‟evangelizzazione che per lo sviluppo del villaggio o del quartiere. (…) I Catechisti si trovano nel cuore della storia della Chiesa Come avviene in tutta l‟Africa, i Catechisti si trovano nel cuore della

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storia della Chiesa. In origine bracci destri dei missionari, sono

divenuti dei collaboratori di primo piano per l‟apostolato, con un ruolo profetico nella comunità e nelle scuole, sia in campagna che in città. Per vostro tramite, esprimo loro la mia gratitudine per la loro generosa dedizione alla causa del Vangelo. Mi auguro che essi crescano sempre nella fede: per aiutarli, disponete ormai del Catechismo della Chiesa Cattolica, “dato perché serva come testo di riferimento sicuro e autentico per l‟insegnamento della dottrina cattolica... e offerto a tutti i fedeli che desiderano approfondire la conoscenza delle ricchezze inesauribili della salvezza” (Costituzione apostolica Fidei depositum). (…)

Conoscere meglio la fede dei giovani Un desiderio sovente espresso dai giovani è quello di poter conoscere meglio la loro fede. Possiate voi rispondere nel modo più esauriente possibile a questa attesa, nel quadro delle strutture di cui disponete, mettendo a frutto, tra l'altro, la ricca esperienza dei religiosi e delle religiose, a cui la Chiesa deve tanto! Incoraggiate i giovani ad essere dei soggetti attivi nell'evangelizzazione e nel rinnovamento sociale sviluppando in sé i valori della giustizia, della nonviolenza e della solidarietà, ai quali sono naturalmente sensibili. "La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla

Chiesa. Questo reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio, favorirà l'incontro e lo scambio tra le generazioni, e sarà fonte di ricchezza e di giovinezza per la Chiesa e per la società civile" (Christifideles laici, 46). (...) Il Sinodo per l'Africa A proposito dei bambini e dei giovani e, in particolare, delle attività destinate a formarli, l‟“Instrumentum laboris” preparatorio per l‟Assemblea speciale per l‟Africa del Sinodo dei Vescovi, riprendendo un‟affermazione della Familiaris consortio, osserva al n. 36: “Occorre tuttavia ribadire che non esiste alcun sostituto della famiglia come prima cellula educativa”. Ecco perché la promozione della famiglia cristiana costituisce per voi un obiettivo della massima importanza. In questo campo, come d‟altronde per tutta la pastorale sacramentale, è opportuno che i membri della Conferenza episcopale concertino tra loro ed elaborino un piano d‟insieme, allo scopo di rendere più efficace l‟azione evangelizzatrice, e al fine di evitare, tra una circoscrizione ecclesiastica e l‟altra, delle disparità che potrebbero creare una certa confusione tra i fedeli. A questo proposito, formulo l‟augurio che si sviluppino i legami d‟unità tra di voi, affinché “sgorghi una santa

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concordia di forze, per il bene comune delle Chiese” (Concilio Vaticano

II, Decreto Christus Dominus, 37), e affinché i sacerdoti, che hanno bisogno di sostegno o di un ritorno alle origini, possano efficacemente beneficiare della vostra sollecitudine episcopale. La famiglia, i figli e il matrimonio Continuate ad aiutare i futuri sposi o le coppie a superare gli ostacoli di certi costumi e a prepararsi liberamente ad accogliere la grazia del sacramento del matrimonio nell‟ottica di un dono totale, esclusivo e aperto alla vita. “Inoltre la famiglia, come la Chiesa, deve essere lo spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo irradia [...]. I

genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell‟ambiente nel quale è inserita.” (Evangelii nuntiandi, 71). (…) La cura della formazione dei vostri sacerdoti Insieme alla promozione di autentiche famiglie cristiane, si presenta per voi la preoccupazione indubbiamente prioritaria delle vocazioni sacerdotali, che nascono, nella maggior parte dei casi, nelle famiglie cristiane. Parimenti, dovete risolvere i problemi connessi con il loro accompagnamento, e, in seguito, con la formazione permanente dei

sacerdoti. I vescovi sono i primi responsabili della formazione dei loro futuri collaboratori, i sacerdoti. Ecco perché vi invito a restare inflessibili nell‟ammissione dei candidati: presentate loro senza preamboli le esigenze della vita sacerdotale, e abbiate la più grande sollecitudine nel procurare loro dei formatori competenti, testimoni irrecusabili del sacerdozio ministeriale, uno dei cui compiti principali sarà il discernimento della vocazione durante tutti gli anni di formazione. Nel seguire Gesù, il Buon Pastore, i sacerdoti hanno l‟incarico di condurre il popolo di Dio: essi annunciano la Parola, della quale essi stessi sono chiamati a dare testimonianza al mondo; essi comunicano la grazia tramite i sacramenti che essi stessi conferiscono; celebrano e presiedono l‟Eucaristia, in cui il loro ministero trova il suo compimento. Sulla scia di quello degli Apostoli, il ministero dei sacerdoti è al tempo stesso pastorale, sacramentale e missionario. Scelti da Dio all‟interno del suo popolo, è nel seno di questo stesso popolo che essi odono la sua chiamata, la cui autenticità viene verificata dalla Chiesa. (…) La sfide delle sétte religiose Nella Repubblica Centrafricana, come nell‟insieme del continente

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africano, un gran numero di sette lanciano una sfida pastorale alla

Chiesa Cattolica. Questo problema ha costituito l‟oggetto della vostra riflessione, e nel gennaio 1990 avete pubblicato un documento per aiutare i pastori e i fedeli a far fronte al proselitismo dei “nuovi gruppi religiosi”. Tra le persone più vulnerabili all‟influenza delle sette, bisogna citare i giovani, facilmente attirati dalle novità che esse presentano o dalla sicurezza che esse pretendono di offrire; vi sono anche le donne, le persone isolate nelle aree urbane o nelle periferie. Queste persone possono essere attirate da offerte di guarigione corporale o spirituale, o dalla promessa di soluzioni immediate ai loro problemi, o ancora del successo professionale o economico. Talvolta,

l‟accento viene posto su una conversione spirituale intesa in senso stretto, che non è conforme al Vangelo e che intende ignorare le responsabilità sociali e politiche. Sforzandosi, sull‟esempio di Cristo, di costruire un rapporto con tutti, e cercando il dialogo ogni volta che è possibile, è opportuno, come voi fate, sviluppare ciò che c‟è di meglio nella Chiesa. Ancora una volta, bisogna sottolineare l‟importanza del lavoro di formazione. Inoltre, le piccole comunità cristiane, la cui vitalità da voi è notevole, contribuiranno a sviluppare il senso dell‟accoglienza, la fratellanza calorosa e l‟attenzione personalizzata, cose a cui i nostri contemporanei sono particolarmente sensibili. (…)

Il rapporto e il dialogo con i musulmani Nel vostro paese, i musulmani, che sono in aumento, rappresentano dei partner importanti: essi sono portatori di valori religiosi autentici. Tuttavia, la mancanza di concetti comuni può rendere difficile il dialogo. Inoltre, anche alcuni metodi di conversione all‟Islam pongono dei problemi. È probabilmente nel contesto della famiglia, intesa nel senso più vasto, e della vita comune nel villaggio, che una buona intesa ha delle probabilità di farsi strada. Mi auguro che, in particolare con il concorso dei religiosi e delle religiose, di cui la dedizione nelle opere di misericordia e la testimonianza di una vita consacrata a Dio sono molto apprezzate dagli ambienti musulmani, una collaborazione fruttuosa e pacifica si instauri nel campo dello sviluppo, e che si operi insieme per una maggiore giustizia nella società. (…) Dare speranza al vostro popolo E torno a quello che mi sembra un aspetto particolarmente urgente della vostra missione, oggi, in Centrafrica: dare la speranza al vostro popolo. Infatti, quando si fa sentire la tentazione di una diagnosi di fallimento totale, è necessario prendere coscienza delle realtà positive che costituiscono altrettante fonti di dinamismo per il futuro. Sulle

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orme dei padri e dei fratelli missionari di un tempo, continuate

l‟impegno sociale che ha tanto favorito l‟avvicinamento delle popolazioni, e sviluppate lo spirito di servizio. La Chiesa in Centrafrica può far nascere e coltivare una speranza reale nei cuori: tramite alcune realizzazioni, come la tutela delle madri e dei bambini, che ha radici profonde dalle vostre parti; tramite il lavoro di animazione nei villaggi e nelle città; tramite la sollecitudine per i poveri, della quale la Chiesa offre un'eloquente testimonianza in Centrafrica; tramite l'insistenza sul rispetto della coscienza professionale nei cristiani sia giovani che adulti, così come tramite il loro impegno ad operare per lo sviluppo del paese servendo la causa della giustizia e della pace. (...)

27 settembre 1999 Alle porte del Giubileo del 2000 Al ritorno nelle vostre Diocesi, porgete ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai laici delle vostre comunità il saluto affettuoso del Papa, che prega il Signore affinché li rafforzi nella loro vita cristiana e nel loro impegno apostolico. Trasmettete a tutti i vostri concittadini i miei cordiali auguri di pace e di prosperità, in un periodo importante per il futuro del Paese. Mentre si avvicina il momento di

entrare solennemente nella gioia del Grande Giubileo dell'Anno 2000, l'intera Chiesa, prendendo sempre più coscienza del suo ministero e della sua missione, è chiamata ad «allargare il proprio sguardo di fede su orizzonti nuovi nell'annuncio del Regno di Dio» (Bolla d'Indizione del Grande Giubileo dell'Anno 2000 Incarnationis mysterium, n. 2). Mi rallegro vivamente nel constatare che i segni della presenza attiva dello Spirito di Dio nel vostro popolo sono numerosi. La recente creazione di due nuove Diocesi ha messo in luce la vitalità apostolica delle vostre comunità e l'apertura degli uomini e delle donne della vostra regione agli appelli del Signore. Che i cattolici della Repubblica Centrafricana vi scoprano un invito pressante a un dinamismo missionario rinnovato! Auguro a tutti, e in particolare ai nuovi Vescovi, di sapere rispondere con coraggio e audacia ai bisogni spirituali del popolo che avete avuto la missione di riunire per costituire la Chiesa famiglia di Dio. (...) È dovere della Chiesa ricordare i valori fondamentali Nella difficile e complessa situazione che il vostro Paese vive, la Chiesa ha la responsabilità particolare di conservare tutti i membri della nazione nella speranza e di aiutarli nella loro ricerca di motivi

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per vivere autentici e credibili, al fine di guardare al futuro con fiducia.

Nel corso degli ultimi anni, essa ha saputo essere la voce di coloro che non hanno voce, favorendo la riconciliazione e l'emergere di una coscienza comune in vista dell'edificazione di una comunità nazionale unita e solidale. È dovere della Chiesa ricordare in ogni occasione opportuna o non opportuna i valori fondamentali legati alla dignità di ogni essere umano, così come alla verità e alla responsabilità dei suoi atti personali, in quanto Dio vuole che tutti gli uomini costituiscano una sola famiglia e si trattino reciprocamente come fratelli. «Annunciare Cristo è dunque rivelare all'uomo la sua dignità inalienabile che Dio ha riscattato mediante l'incarnazione del suo

unico Figlio... Dotato di tale incomparabile dignità, l'uomo non può vivere in condizioni di vita sociale, economica, culturale e politica infra-umane» (Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, n. 69). Invito voi e le vostre comunità a proseguire la coraggiosa lotta per lo sviluppo integrale dell'uomo, per la promozione della giustizia e della concordia fra tutte le componenti della Nazione. (…) L'impegno sociale della Chiesa Attraverso il suo impegno sociale, la Chiesa intende svolgere il suo ruolo profetico al servizio dell'uomo e della sua dignità. Di fatto, esiste uno stretto legame fra evangelizzazione e azione sociale. Non è

possibile proclamare il comandamento dell'amore senza promuovere un'autentica crescita della persona umana e della società. Conosco la generosità delle vostre comunità, che si esprime spesso mediante mezzi poveri e limitati ma ricchi di significato umano e spirituale. Incoraggio vivamente le persone che, con grande dedizione, si mettono al servizio dei propri fratelli e delle proprie sorelle che vivono nel bisogno o in ristrettezze, dei malati, delle persone sole, degli anziani o dei rifugiati che provengono dai Paesi vicini. Che ogni cristiano, avendo il senso della condivisione e aprendo con generosità i tesori del suo cuore, si consideri un inviato del Signore per alleviare la miseria e combattere ogni forma di emarginazione, annunciando così con le sue azioni il Vangelo di Cristo! (...) L'educazione cattolica e la fede Avete voluto che le scuole cattoliche occupassero un posto particolare nel vostro servizio alla società centrafricana per preparare i giovani agli impegni della vita, al loro ruolo civico e al loro dovere morale. In effetti, queste scuole «sono contemporaneamente luoghi di evangelizzazione, di educazione integrale, d'inculturazione e di apprendimento di un dialogo vitale fra giovani di religioni e ambienti

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sociali differenti». (Ecclesia in Africa, n. 102). Tale orientamento deve

essere incoraggiato, con opportuna prudenza, affinché la Chiesa contribuisca in modo efficace a far sì che i giovani possano accedere all'educazione e trovi i modi per rivolgere un'attenzione privilegiata ai più poveri fra di essi. A tal fine la solidarietà reale della Chiesa universale deve continuare a manifestarsi concretamente, affinché siano garantite la presenza e la formazione umana, culturale e religiosa di educatori in numero sufficiente e possano essere superati i problemi materiali che un simile progetto non mancherà di suscitare. (…)

Lo slancio della pastorale vocazionale Nelle vostre Diocesi, la pastorale delle vocazioni sta vivendo un nuovo slancio, del quale mi rallegro. È indispensabile che tutti i cattolici, in particolare in seno alla propria vita familiare, prendano coscienza del fatto che è loro responsabilità promuovere e incoraggiare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Ai giovani che si sentono chiamati dal Signore a seguirlo lungo questa via auspico di accogliere senza paura lo sguardo d'amore che il Signore rivolge loro e di rispondergli liberamente e generosamente. Spetta poi ai Vescovi, con l'aiuto dei responsabili incaricati di seguire le vocazioni, e dei formatori del seminario, discernere e confermare l'autenticità della chiamata

ricevuta. Per permettere ai giovani di progredire nella propria ricerca e offrire loro elementi atti ad approfondire le proprie conoscenze umane, culturali e spirituali, appare importante organizzare un anno di propedeutica. In tal modo potranno entrare con maggiore profitto nel primo ciclo del seminario maggiore. (…)

La formazione dei seminaristi La formazione dei candidati al sacerdozio è una responsabilità fondamentale del Vescovo, che esige di rivolgere un'attenzione

particolare alla sua organizzazione e alla vita dei formatori e di ogni seminarista. Una seria formazione spirituale, intellettuale e pastorale, indispensabile all'esercizio del ministero presbiterale, dovrà essere associata a una solida formazione umana e culturale. «Senza un'opportuna formazione umana l'intera formazione sacerdotale sarebbe priva del suo necessario fondamento» (Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis, n. 43). I futuri sacerdoti devono acquisire quelle qualità umane indispensabili allo sviluppo di personalità equilibrate, forti e libere. È particolarmente importante insistere sulla maturazione affettiva dei candidati, elemento decisivo dell'educazione all'amore

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vero e responsabile necessario a colui che è chiamato al celibato, che

consiste nell'«offrire, con la grazia dello Spirito e con libera risposta della propria volontà, la totalità del suo amore e della sua sollecitudine a Gesù Cristo e alla Chiesa» (Ibidem, n. 44). (…) Vita consacrata: fedeltà al carisma La vita consacrata, nella sua grande diversità, è una ricchezza della Chiesa nel vostro Paese. La qualità spirituale dei suoi membri, che si riflette sui fedeli e che è anche un prezioso sostegno per i sacerdoti, rende sempre più presente nella coscienza del popolo di Dio «l'esigenza di rispondere con la santità della vita all'amore di Dio

riversato nei cuori dallo Spirito Santo, rispecchiando nella condotta la consacrazione sacramentale avvenuta per opera di Dio nel Battesimo, nella Cresima o nell'Ordine» (Esortazione Apostolica Vitae consecrata, n. 33). Incoraggio i responsabili degli istituti presenti nelle vostre Diocesi a offrire ai giovani religiosi e religiose una formazione umana, intellettuale e spirituale radicata nella cultura del Paese, che permetta una conversione a Cristo di tutto il loro essere, affinché la loro consacrazione nella sequela di Cristo li configuri sempre più al Signore Gesù nella sua oblazione al Padre. Le persone consacrate si ricorderanno anche che la chiamata che hanno ricevuto comporta un impegno a dedicarsi totalmente alla missione. Nella fedeltà al loro

carisma specifico, in comunione e in dialogo con le altre componenti ecclesiali, in primo luogo con i Vescovi, gli Istituti religiosi risponderanno con generosità agli appelli dello Spirito e si preoccuperanno di cercare vie nuove per la missione, affinché Cristo sia annunciato a tutte le culture, anche nelle regioni più lontane. (…) L'immensa opera degli Istituti religiosi Colgo l'occasione per rendere grazie a Dio per l'immensa opera realizzata dagli Istituti religiosi nella Repubblica Centrafricana fin dall'arrivo dei primi missionari, più di un secolo fa. Lo sviluppo di una Chiesa locale, ormai ben costituita, è il segno del dinamismo spirituale e apostolico che hanno saputo infondere trasmettendo il messaggio evangelico. Ringrazio anche i sacerdoti fidei donum e i laici missionari, che manifestano concretamente la loro solidarietà e quella delle loro Chiese locali di origine con la missione nella Repubblica Centrafricana. (…) L'impegno generoso dei laici Nelle vostre relazioni avete sottolineato che nelle vostre Diocesi numerosi sono i laici impegnati in movimenti e associazioni cattoliche.

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Mi congratulo con essi per la loro disponibilità e per il loro fervore. Li

incoraggio vivamente a fare dei loro diversi gruppi luoghi privilegiati per sviluppare il loro impegno missionario in mezzo ai fratelli. Che siano ovunque segni della misericordia di Dio, aprendosi completamente ai bisogni materiali e spirituali degli altri! Che non abbiano paura di annunciare il Vangelo mediante una vita cristiana esemplare, conforme agli impegni del loro Battesimo! La formazione dei laici riveste un'importanza determinante per il futuro della Chiesa. In effetti essa ha «come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione» (Esortazione

Apostolica Christifideles laici, n. 58). Vi invito a rivolgere un'attenzione particolare alla formazione dottrinale e spirituale dei giovani e delle persone chiamate ad assumersi responsabilità a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della vita sociale. In un mondo che ha bisogno di ritrovare punti di riferimento e motivi per sperare, l'insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa permetterà di preparare ai compiti politici, economici e sociali cristiani atti a essere testimoni attivi di Cristo nel loro ambito di vita e a partecipare efficacemente all'edificazione della Nazione. (…) Un saluto speciale per i Catechisti

Fra i laici impegnati in modo particolare nel servizio alla comunità, saluto e mi congratulo con i catechisti, dei quali conosco la generosità, con e le loro famiglie. Essi sono per voi e per i sacerdoti collaboratori insostituibili nell'apostolato. Ai giorni nostri, i cambiamenti in atto nella Chiesa e nella società esigono per ognuno di essi una preparazione dottrinale e pedagogica approfondita e un costante rinnovamento spirituale e apostolico. Auspico che, nel loro compito così importante per l'insediamento e l'espansione della Chiesa, manifestino una consapevolezza sempre più grande della loro appartenenza alla comunità ecclesiale e della dignità della loro funzione. (…) Le insidie contro la famiglia africana Numerose e di ogni ordine sono le minacce che gravano oggi sulla famiglia africana e sulle sue fondamenta, minando così la coesione dell'intera società, essendo essa un pilastro insostituibile dell'edificio sociale. «Dal punto di vista pastorale, ciò costituisce una vera sfida, date le difficoltà d'ordine politico, economico, sociale e culturale alle quali i nuclei familiari in Africa devono far fronte nel contesto dei grandi mutamenti della società contemporanea» (Ecclesia in Africa, n.

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80). È dunque essenziale incoraggiare i cattolici ad adoperarsi con

tutte le loro forze per preservare e promuovere i valori fondamentali della famiglia. I fedeli devono tenere in grande considerazione la dignità del matrimonio cristiano, che riflette e realizza l'amore di Cristo per la sua Chiesa. Per questo si deve insegnare chiaramente la verità sul matrimonio e sulla famiglia così come Dio li ha stabiliti, ricordando soprattutto che l'amore che i coniugi nutrono l'uno per l'altro è unico e indissolubile, e che, grazie alla sua stabilità, il matrimonio contribuisce alla piena realizzazione della loro vocazione umana e cristiana. (...)

Il sacramento del matrimonio Una seria preparazione delle coppie, tenendo conto della loro situazione particolare e della loro cultura, farà sì che prendano coscienza del fatto che il sacramento del matrimonio è una grazia che Dio ha concesso loro per la crescita del loro amore nel corso della vita. È dunque opportuno aiutarle ad acquisire quella maturità umana che permetterà loro di assumersi le proprie responsabilità di coniugi e di genitori cristiani e di offrire loro una salda spiritualità matrimoniale per scoprire nel matrimonio e nella vita familiare mezzi di santificazione. Che essi, nel corso della loro esistenza, trovino presso i propri Pastori e nella comunità cristiana, soprattutto nella

testimonianza di vita evangelica delle altre famiglie, un sostegno per affrontare i compiti e le difficoltà quotidiane! La Chiesa sacramento di unità Per manifestare la sua missione di comunione fra tutti gli uomini, la Chiesa, chiamata a essere segno e sacramento dell'unità del genere umano, deve mantenere e promuovere rapporti fraterni con tutti, in vista dell'edificazione di una società unita e solidale. Lo sviluppo, in uno spirito di dialogo, della collaborazione fra i discepoli di Cristo, con gli altri credenti e con tutti gli uomini di buona volontà, non potrà che contribuire al bene comune. Tuttavia, si cercherà di aiutare i cattolici a operare un serio discernimento a livello della fede e della sua espressione ecclesiale, soprattutto nell'incontro con fratelli battezzati di altre confessioni cristiane, al fine di favorire rapporti fondati sulla verità, tenendo conto di ciò che unisce ma anche di ciò che ancora ostacola la completa comunione. (…) Pluralismo religioso e dialogo In una società in cui si sviluppa il pluralismo religioso, diviene sempre più necessario rivolgere un'attenzione particolare ai rapporti con i

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musulmani. Una conoscenza autentica dei valori spirituali e morali

dell'Islam, fondata su una volontà di rispetto reciproco, faciliterà una migliore comprensione e una sincera accettazione della libertà religiosa. In questa prospettiva, vi incoraggio, come alcuni di voi già fanno, a formare esperti in scienze delle religioni e delle questioni interreligiose, che saranno in grado, con lungimiranza e saggezza, di instaurare un dialogo autentico con gli altri credenti e di consigliare le comunità cristiane più direttamente coinvolte. Vi affido a Maria Affido il vostro ministero episcopale all'intercessione materna di Maria,

la Vergine santissima chiamata a essere la Madre del Signore. Che Ella sia per voi e per il popolo che vi è stato affidato la Madre che mostra a tutti i suoi figli il cammino che conduce al Figlio, assicurandovi della sua protezione lungo le vie della vita! (…)

GIOVANNI PAOLO II E LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA Giovanni Paolo II ha visitato la Repubblica Centrafricana nel 1985 in

occasione del 27° Viaggio Apostolico Internazionale in Togo, Costa D'Avorio II, Camerun I, Repubblica Centrafricana, Zaire II, Kenya II, Marocco (8-19 agosto 1985)

DISCORSO DI BENVENUTO AEROPORTO INTERNAZIONALE DI BANGUI-M’POKO

14 agosto 1985 Oggi ricambio la visita ai vostri vescovi e a tutto il loro popolo cristiano Sono lieto di potervi visitare, cari popoli della Repubblica Centro-africana, per salutarvi, per ricevere la testimonianza della Chiesa che vive tra voi e per incoraggiarla io stesso nella sua missione. Mi dispiace di non poter rimanere più a lungo tra voi, dato l‟intenso programma già previsto. Come sapete, vado a Nairobi per chiudere il 43° Congresso eucaristico internazionale e anche a Kinshasa per celebrare la prima beatificazione di una suora zairese. Ho desiderato molto cogliere questa occasione per rendere visita alla vostra nazione e ad alcuni altri Paesi d‟Africa. Voglio assicurarvi che il successore di

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Pietro vive vicino al vostro Paese, incuneato nel cuore dell‟Africa e

forse un poco isolato. Avevo già avuto la gioia di ricevere i vostri vescovi a Roma, nel novembre 1982. Oggi ricambio la visita ad essi e a tutto il loro popolo cristiano. (…) Dio ci libera dalla paura e dal peccato Nella maggior parte dei Paesi africani di questa regione, l‟evangelizzazione è cominciata proprio un secolo fa. Per voi è stato novant‟anni fa. Penso alla vera epopea dei pionieri: Monsignor Augouard, poi Monsignor Grandin e tutti i missionari spiritani, cappuccini, comboniani, sacerdoti “fidei donum” fratelli e religiosi,

laici, che non hanno esitato ad aprirsi una strada fino a voi, per condividere con voi la fede cristiana che essi stessi avevano ricevuta. Nessuno è proprietario di questo inaudito dono di Dio. Da quando Gesù mandò i suoi apostoli ad ammaestrare e battezzare tutte le genti, chi esiterebbe a proporre, a suo nome, questa buona novella che ci assicura l‟amore di Dio, ci libera dalla paura e dal peccato, e ci spinge a costruire una civiltà fraterna? I sacerdoti e i religiosi stranieri che continuano a consacrarvi le loro forze e la dedizione del loro cuore per vostro amore, sono ancora numerosi e ben necessari. Io li ringrazio a nome di tutti voi e a nome della Chiesa universale. (…)

I primi evangelizzatori Essi hanno avuto la gioia di vedere che la vostra terra accoglieva volentieri il seme del Vangelo. Un numero rilevante di centro-africani accettarono il Battesimo o vi si prepararono. Alcuni sono diventati sacerdoti, religiosi o religiose. Uno di essi ha ricevuto la pienezza del sacerdozio, Monsignor Joachim N'Dayen, per esercitare il ministero episcopale in questa capitale e presiedere la Conferenza dei suoi fratelli vescovi. Sì, trovo qui una Chiesa viva, meritevole. E oggi la visito per rendere grazie con lei, per confermarla nel suo impegno apostolico, affinché la sua presenza sia in mezzo al popolo come il lievito nella pasta. Noi ci uniremo in questa preghiera fra poco, durante l'Eucaristia. (.) Ringrazio la presenza di tutti. Ma al di là della famiglia dei cattolici che condividono pienamente la mia fede, so che molte altre persone sono venute qui per salutarmi all‟arrivo nel Paese, assisteranno alla nostra assemblea di preghiera, o in qualche modo si interessano alla mia visita pastorale. Alcuni si riconoscono con noi discepoli di Cristo Salvatore. Altri sono figli dell‟Islam. Altri ancora sono seguaci delle religioni tradizionali di

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questo Paese. Un certo senso religioso ci avvicina, come anche la

ricerca del vero bene dell‟uomo, che è pure un dono di Dio. Apprezzo vivamente la presenza delle autorità nazionali e locali, dei membri del Corpo diplomatico; sono sensibile alla venuta di numerose persone e famiglie di questo caro popolo. A tutti esprimo i miei ringraziamenti, la mia stima e i miei auguri cordiali di felicità e di pace. (…) Il mio soggiorno sia un motivo di conforto e di speranza Nella capitale di questo Paese, alla presenza dei responsabili del bene comune, formulo auguri per tutta la nazione Centrafricana. Sulle vie del suo destino, essa ha conosciuto tante prove che, lo speriamo,

appartengono ormai al passato. E voi siete tutti consapevoli delle difficoltà che rimangono per rafforzare la pace mantenendo le libertà essenziali, per consolidare un clima di fiducia e di fraternità nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella cooperazione attiva e leale al bene generale, per assicurare lo sviluppo economico, pur instaurando condizioni di vita eque per tutti e cercando di aiutare i più bisognosi. Ma io sono persuaso che questo popolo ha in se stesso le risorse morali necessarie per raccogliere queste sfide nella dignità. Il mio soggiorno tra voi vuol essere anche su questo piano un motivo di conforto e di speranza. (…)

LITURGIA EUCARISTICA «PER LA CHIESA»

NELL'AVENUE DES MARTYRS Bangui, 14 agosto 1985

"In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli" (Gv 15, 8) Voi siete divenuti i suoi discepoli. Voi, i vostri genitori o i vostri nonni, avete ascoltato la parola di Dio, portata qui nel corso di quest'ultimo secolo, da altri discepoli ai quali essa era stata trasmessa di generazione in generazione a partire da Gesù, a partire dai suoi apostoli Pietro e Paolo. Voi avete creduto. Avete voluto il Battesimo, dopo un rigoroso catecumenato. E subito, in quanto laici battezzati e cresimati, avete insegnato agli altri il cammino della fede. E con voi molti hanno vissuto quest'esperienza cristiana: la parola di Dio è buona, ha cambiato il cuore degli uomini. Ben presto sulle rive dell'Oubangui si è formato un popolo di Dio; il vostro arcivescovo, monsignor N'Dayen, ne ha or ora presentati i frutti del successore di Pietro. Io lo ringrazio delle sue parole di benvenuto, e vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza. L'essenza del messaggio cristiano che avete

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recepito è questa buona novella: Dio è Padre. Egli ha creato l'uomo a

propria immagine. Non l'ha abbandonato al suo peccato. Ha amato tanto il mondo che gli ha dato il suo unico Figlio, affinché ogni uomo che crede in lui sia salvato, ottenga la vita eterna. Con Gesù, morto e risorto per voi, siete diventati figli adottivi di Dio. (.) Dio è fedele Dio vi ha fatto partecipare al suo Spirito Santo che dimora in voi. Siete felici di seguire Cristo, lui che è la via, la verità, la vita. Insieme a lui pregate Dio con totale fiducia. Insieme a lui potete vivere una vita piena di pace e d‟amore. Insieme a lui sopportate le vostre prove,

anche la prova della morte. Poiché Dio è fedele, vi chiama a condividere la sua vita e in questo mondo e nell‟altro. Ecco l‟essenza della fede che avete in comune con tutti i cristiani del mondo, con la Chiesa della quale il Signore mi ha fatto pastore universale, in unione coi vostri vescovi. Per questa fede ricevuta, non smettete mai di rallegrarvi, di rendere grazie a Dio. È un seme che può dare molti frutti. È una presenza che può far sbocciare tutta la vostra vita. Non tenete per voi questo tesoro: io auspico che prosegua, tramite voi, l‟annuncio del Vangelo in tutto questo Paese, nel quale molti ancora non hanno avuto l‟occasione di conoscerlo veramente e dargli liberamente la propria adesione. (…)

“Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc 2, 18) Ma voi, non accontentatevi mai di dire: “Io sono battezzato”, “Io ho fede”. Avete sentito l‟avvertimento dato dall‟apostolo Giacomo ai primi cristiani: “Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?” (Gc 2, 14). Ognuno dovrebbe invece dire: “Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc 2, 18). E queste opere consistono nell‟adempiere la legge di Cristo che è carità, amore. Certo, è la fede a venire innanzitutto. È Dio che è la fonte, perché ci ha amati per primo. Se ci offre non è per via dei nostri meriti: è un dono gratuito, una grazia. E se noi arriviamo ad adempiere la sua legge attraverso opere meritorie, è perché egli stesso continua ad ispirarci e aiutarci. Ed è normale che noi corrispondiamo alla sua volontà, sino ad offrirgli in sacrificio ciò che ci è più caro, come fece Abramo. È logico, è necessario, che rispondiamo al suo amore con tutte le nostre forze, con tutto il nostro cuore. Così queste opere rendono perfetta la fede, ne danno testimonianza. Senza di esse, la nostra fede sarebbe come un corpo morto, che non respira più. (…)

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L'amore del prossimo non è mai una parola astratta

Ora, il comandamento di Cristo è che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha amati (cf. Gv 15, 12). Come potremmo pregare Dio chiamandolo Padre nostro, se non considerassimo il nostro prossimo come un fratello e se non facessimo niente per lui quando soffre per la fame, la sete, la mancanza d'abiti o di un tetto, quando è ammalato, carcerato, forestiero (cf. Mt 25, 35-36); e, aggiungerei io, quando è senza lavoro o senza la speranza di un futuro veramente umano su questa terra? L'amore del prossimo non è mai una parola astratta: tende a tradursi in un gesto concreto d'attenzione, di rispetto, di stima, di giustizia, di condivisione, di aiuto a vivere, a

vivere meglio. Vivere il Vangelo nella vita quotidiana Mettere in pratica il Vangelo in tutta la vita quotidiana, nelle mentalità delle istituzioni, ecco a cosa siete chiamati, cristiani del Centrafrica. È la vocazione di tutto il popolo cristiano. Il Battesimo e la Cresima, infatti, rendono i laici membri attivi del corpo di Cristo, sia nella Chiesa, nella quale possono assicurare i servizi della propria comunità cristiana - intorno al sacerdote, che ha un ruolo specifico - sia nel mondo, in cui cooperano con gli altri svariati compiti profani, senza conformarsi allo spirito del mondo, quanto piuttosto nello spirito delle

beatitudini: beati coloro che hanno lo spirito di povertà, beati gli artefici della pace; beati coloro che hanno fame e sete di giustizia; beati i misericordiosi; beati i puri di cuore! Il Concilio Vaticano II ha chiaramente espresso questo ruolo dei laici nella società: “Essi vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi, gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall‟interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l‟esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico” (Lumen gentium, 31). (…) Dio vi ha dato la terra e l'acqua Mi sembra che la Chiesa del Centrafrica abbia ben compreso, già da una cinquantina d‟anni, questa responsabilità dei laici, come è stato testimoniato dai lavori delle assise della Chiesa cattolica nel gennaio 1982. Il proliferare delle vostre piccole comunità nei villaggi rurali o nei quartieri urbani, coi loro responsabili o consiglieri, nonché gli svariati movimenti cristiani, contribuiscono a tradurre lo spirito del Vangelo nelle realtà della vita quotidiana. Il vostro ambiente di vita aspetta l‟azione e la dedizione dei cristiani per far fronte in modo

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solidale alle sue esigenze umane. Il vostro Paese, cari amici, non

manca di ricchezze, siano esse del suolo o del sottosuolo. Dio vi ha dato la terra e l‟acqua; vi affida questa fertile terra affinché produca a sufficienza per tutti, e affinché i bambini di questo Paese non muoiano mai di fame, né soffrano di malnutrizione. Senza negare la necessità di una solidarietà nazionale e internazionale, spetta a voi stessi valorizzare tutte le vostre ricchezze, attraverso un lavoro coraggioso, onesto, organizzato, modernizzato mediante tutte le risorse della vostra immaginazione e dell‟aiuto reciproco tra vicini. (…) La Chiesa vicina ai bisognosi

So che sotto l‟impulso dei movimenti cristiani manifestate molta dedizione nell‟animazione rurale e urbana. Assumete numerose iniziative concrete, per esempio al fine di garantire la creazione di pozzi e di fonti, di strade, al fine di migliorare i rendimenti agricoli, l‟organizzazione delle cooperative, l‟alfabetizzazione, le scuole, la formazione di artigiani, l‟educazione domestica e il cucito, la promozione della donna nel suo insieme, i dispensari, l‟educazione sanitaria, la lotta contro l‟alcolismo, il miglioramento d‟ambiente, la difesa solidale dei vostri diritti … Sì, è bene che ciascuno capisca, con l‟aiuto dei suoi fratelli, i propri diritti e doveri, nonché le proprie possibilità, e si senta spronato a dare la sua collaborazione, con

l‟obiettivo di diventare sempre più responsabile, secondo il disegno di Dio, e di servire la comunità nei suoi bisogni essenziali. È un‟opera di carità fraterna e di giustizia che ben si adatta ai cristiani. (…) Cercare sempre il bene comune di tutti Una tale azione, assolutamente e intrinsecamente necessaria, deve integrarsi con quanto viene messo in atto in tutto il Paese e nei diversi campi al fine di cercare il bene comune di tutti, vale a dire la promozione di tutte le categorie sociale della nazione e delle condizioni necessarie allo sviluppo, alla solidarietà e alla pace. I cristiani devono essere in prima fila tra coloro che educano a questo senso del bene comune, al di là degli interessi particolari, e tra coloro che cooperano ad esso. Essi terranno ad acquisire una vera competenza, a svolgere coscienziosamente il lavoro della propria professione; inoltre, se avranno accesso a cariche pubbliche, terranno a ricoprirle al fine di servire tutti i loro connazionali, soprattutto i più deboli, senza accettare favoritismi, intolleranza tra gruppi etnici, corruzione. Questi cristiani li si dovrebbe poter riconoscere in queste parole dei Salmi: "Felice l'uomo pietoso che dà un prestito, / amministra i suoi beni con giustizia... / la sua giustizia rimane per

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sempre" (Sal 112, 5. 9). (.)

I cristiani e le sfide socio-economiche Il Concilio Vaticano II ha insistito sulla partecipazione dei cristiani alla vita economico-sociale e politica al fine di contribuire a “umanizzarle” secondo il disegno di Dio. A questo fine “non c‟è niente di meglio che coltivare in senso interiore della giustizia, dell‟amore e del servizio al bene comune e rafforzare le convinzioni fondamentali sulla vera natura della comunità politica e sul fine, sul legittimo esercizio e sui limiti di competenza dei pubblici poteri” (Gaudium et spes, 73 § 5; cf. anche n. 43). Occorre fare tutto il possibile per dirimere le

controversie attraverso il dialogo e secondo giustizia, affinché regni la vera pace e sia rispettata la dignità di ciascuno. Do dunque il mio incitamento a tutti coloro che in questo Paese si adoperano a formare le coscienze in questo senso e a realizzare sin da ora un mondo più giusto, più fraterno; penso all‟azione educativa e alla riflessione di svariati movimenti cristiani quali la JAC, la JEC, gli Scout, le guide, i GEN, la Piccola azione cattolica. È in gioco la testimonianza della Chiesa, è in gioco un futuro migliore per il Paese. (…) Una sollecitudine speciale merita la gioventù I giovani accedono maggiormente all‟istruzione, e questo è un bene per far sbocciare il loro spirito e servire il Paese con maggiori

capacità. Tuttavia essi cadono sempre più nella delusione, perché non vedono i frutti sognati, per mancanza di posti di lavoro adatti, e anche forse per mancanza di una formazione corrispondente alla situazione. Le soluzioni sono certamente complesse, e non ci si deve limitare ad accusare, come se i risultati dovessero arrivare pronti dall‟alto, o dagli altri; tuttavia nessuno può rassegnarsi a questa delusione dei giovani: essa rischia di portare taluni alla rabbia, alla rivolta, agli atti di vandalismo o di ripiegamento egoista su se stessi, oppure anche alla fuga nell‟alcol e nella droga, al cinico fatalismo. (…) I giovani e gli adulti Cari adulti, genitori, professori, responsabili del bene comune della nazione, non accettate un tale rischio. Fate uno sforzo di immaginazione per preparare il futuro dei giovani. Cercate cosa si può fare, assumete iniziative coraggiose, trascinate tutta la nazione a questo obiettivo e fate tutto il possibile per sostenere la coscienza dei giovani nella dritta via. E voi stessi, cari giovani, reagite con dignità, con coraggio, con solidarietà, certi che vi è speranza per colui che cerca secondo lo spirito del Vangelo. Il bel motto della Repubblica Centrafricana e: “Unità, dignità, lavoro”; io lo traduco: divenite uomini

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liberi, a testa alta; la libertà non è un dono, va conquistata. Rifiutate

la divisione e l‟odio. Preparate una vita migliore attraverso il vostro lavoro e la vostra dedizione agli altri. (…) Educazione religiosa e famiglia La Chiesa intende dare il più possibile la propria collaborazione all‟educazione religiosa e integrale dei giovani - e nelle scuole di Stato, e in quelle di cui può avere responsabilità diretta - sia per aiutare i giovani stessi sia per sostenere gli educatori nella loro magnifica vocazione, tra l‟altro nel quadro dei “Gruppi di insegnanti”. La cellula di base della società resta la famiglia. I primissimi missionari avevano tenuto a preparare ragazzi e ragazze capaci di

fondare un focolare cristiano. Penso a Pierre Kwesse e a Marie Peke, che, sin dalla loro conversione, meno di cinque anni dopo il primo annuncio del Vangelo in questo Paese, hanno formato un‟ammirevole famiglia. La libertà dei futuri sposi, la stabilità della loro unione, la loro influenza decisiva sui figli sono troppo spesso minacciate, sia da taluni aspetti negativi delle usanze che sarebbe bene eliminare, sia da certe seduzioni dell‟epoca moderna. (…) Felicitazioni ai "Focolarini" Porgo le mie felicitazioni ai membri dell‟Associazione dei focolari cristiani che cercano di portare i propri amici a una concezione

cristiana della famiglia, secondo i principi che io stesso ho esposto nell‟esortazione Familiaris consortio a un sinodo di vescovi del mondo intero. Queste esigenze, liberamente accettate, assunte nel sacramento del matrimonio e incessantemente vissute con Cristo nella preghiera, assicurano agli sposi cristiani profondità, costanza, fecondità dell‟amore coniugale, educazione alla fede, come in una Chiesa in miniatura. Cari amici, che Dio vi aiuti a promuovere tali focolari! Non trascurate il sacramento del matrimonio, che Cristo ha istituito per santificare l‟unione e tutta la vita degli sposi, e permettere loro di avvicinarsi sempre alle altre fonti della grazia! Sì, la coscienza cristiana ben plasmata faccia brillare ovunque la luce del Vangelo, diffonda amore, susciti speranza! (…) “Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (Gv 15, 16) Questo vale per tutti i discepoli di Cristo. Gesù lo diceva innanzitutto agli apostoli. A essi affidava un ruolo speciale, per annunciare il Vangelo in tutta la sua forza, per vegliare sulla costanza dei discepoli, per dar loro a suo nome il pane di vita che è il suo corpo, nonché il perdono dei peccati, per farli vivere nell‟unità fraterna al di là di tutti i particolarismi, per collegare le nuove comunità sparse alla Chiesa

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intera riunita in un sol corpo. Oggi questo è il ruolo insostituibile dei

vostri vescovi e dei loro collaboratori immediati, i sacerdoti e i diaconi. Popolo di Dio in questa terra del Centrafrica, sei abbastanza consapevole del ruolo inestimabile del sacerdote in seno alla tua Chiesa? Le vocazioni giunte a maturità sono state a lungo poco numerose. Si delinea un progresso... me ne rallegro. Sarebbe impensabile che dei focolari ben cristiani, delle comunità ferventi non facciano tutto il possibile per risvegliare tali vocazioni, per spronarle, e poi per sostenere questi ministri di Cristo che dedicano tutta la propria vita al suo servizio nella Chiesa. Gli stessi laici potranno svolgere appieno il proprio ruolo solo se dei sacerdoti sosterranno la

loro vita cristiana, e sarebbe bene che più numerosi vescovi centrafricani assumano maggiormente questa responsabilità nella Chiesa. (…) Persone consacrate e religiosi Penso qui a tutte le persone consacrate, religiosi, religiose, membri di istituti secolari: la testimonianza del dono totale della propria persona a Cristo e agli altri, nella castità, nell‟obbedienza, nella povertà, è un segno per eccellenza del Vangelo, e anche un segno della maturità della Chiesa. Quanti laici impegnati, quanti catechisti hanno trovato la via di Cristo e sono divenuti degli evangelizzatori grazie alla loro

mediazione! Sono sicuro che aspettate il momento in cui delle religiose centroafricane prenderanno il posto delle meritevoli religiose venute da altri Paesi. Bisogna preparare attivamente questa tappa e accettare la formazione necessaria alla vita religiosa. Non dimentico coloro, uomini e donne, che, in seno a questa Chiesa, conducono una vita religiosa contemplativa: anch‟essi, attraverso la preghiera e il sacrificio, costruiscono la Città di Dio. L'amore risiede nel cuore di Cristo Cari fratelli e sorelle, Cristo ha ancora alcune parole da affidarvi, parole belle e gravi: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Tutti i frutti di cui abbiamo parlato, nella vostra vita personale, familiare, sociale e nazionale, saranno possibili, e saranno frutti dell‟amore, solo se resterete saldamente attaccati a Cristo come il tralcio alla vigna, come il ramo al tronco dell‟albero. La linfa che genererà in voi il dinamismo dell‟amore è l‟amore che risiede nel cuore di Cristo, il suo amore verso il Padre e il suo amore verso l‟uomo. Senza questo amore, i nostri sforzi saranno solo un puro attivismo “come un cembalo che tintinna” (cf. 1 Cor 13, 1). Cari fratelli e sorelle, rimanete in Cristo, facendo tutto il possibile per

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rinsaldare i vostri legami con lui. Restate in Cristo attraverso la fede,

una fede viva, una fede che si nutre delle parole di Cristo - “che le mie parole dimorino in voi” - meditate personalmente o in gruppo, e chiedendo alla Chiesa l‟interpretazione autentica, in breve una fede che cerchi di meglio capire la salvezza e la volontà di Dio. Momenti salienti di questa ricarica e di questo aiuto spirituale sono l‟omelia della messa, le catechesi, le riunioni di discussione, i ritiri spirituali, i gruppi di studio della Bibbia. (…) "Signore, cosa vuoi che faccia?" Rimanete in Cristo attraverso la preghiera: la preghiera mantiene con

Dio dei legami d‟amore, esprime la riconoscenza del figlio che ringrazia, l‟audacia del figlio che chiede, la disponibilità del figlio che dice: “Signore, cosa vuoi che faccia?” Restate in Cristo accogliendo i suoi sacramenti, che sono i segni efficaci della sua presenza. Preparatevi a riceverli, domandate al Signore di purificarvi e innalzarvi attraverso il sacramento della riconciliazione. Chiedetegli di nutrirvi della sua vita attraverso l‟Eucaristia, in particolare nell‟assemblea domenicale. Chiedetegli di trasfigurare il vostro amore umano attraverso il sacramento del matrimonio. Le vostre parrocchie sono luoghi privilegiati, indispensabili, per aiutarvi a restare in Cristo. Lo dicevo ai vostri vescovi nel corso della visita “ad limina”: “Le

parrocchie offrano a tutti un nutrimento dottrinale sostanzioso, una liturgia che introduca alla preghiera, un‟accoglienza calorosa, e, in modo complementare, le piccole comunità favoriscano una testimonianza che vivifichi la vita quotidiana!” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Episcopos Africae Centralis occasione oblata eorum visitationis “ad limina Apostolorum”, 4, 19 novembre 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1330). Il Congresso Eucaristico di Nairobi Ci accingiamo ora a proseguire la nostra preghiera eucaristica, in unione coi cristiani di tutti i Paesi riuniti nel Congresso eucaristico di Nairobi, al quale sto per recarmi. Concentriamo lì tutti i meritevoli sforzi della vostra Chiesa, per unirli in offerta a Cristo. Presentiamo al Signore le nostre intenzioni, i nostri bisogni. Gesù ci dice come pregare: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato... Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda” (Gv 17, 7. 16). Forse non osiamo chiedere abbastanza? Pregheremo per tutto il popolo della Repubblica Centrafricana, per la pace, per l‟unità, per lo sviluppo, per il progresso da tutti i punti di vista. Pregheremo per la Chiesa in

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questo Paese e anche per la Chiesa universale. E voi, pregate per il

mio ministero. La preghiera di tutti porterà a frutto queste intenzioni. (…) La preghiera Signore, che la Chiesa si unisca nello Spirito Santo per essere il fermento e l‟anima del mondo (preghiera di apertura): - Signore, aiuta la Chiesa a rivelare ai poveri le ricchezze del Vangelo (preghiera dopo la comunione); - che essa sia un luogo di verità e di libertà, di giustizia e di pace. Dacci lo Spirito d‟amore, lo Spirito di tuo Figlio (preghiera eucaristica).

Fa‟ sì, che noi tutti, nella Chiesa e nella società, siamo animati dallo Spirito d‟amore, che si traduce nel servizio. Cristo ci dice: “Voi siete miei amici se farete tutto ciò che io vi comando... Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché... portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15, 14-16). E ricordate: "Il Figlio dell'uomo... non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti" (Mt 20, 28). Io stesso, Giovanni Paolo II, sono stato scelto tra i miei fratelli per garantire il servizio dei servitori di Dio, il servizio dell‟unità, della costanza, della marcia coerente della Chiesa. Seguendo Gesù, vorrei stare in mezzo a voi come colui che serve (cf. Lc 22, 27).

Prego Dio di accrescere in ciascuno dei cristiani qui presenti la fede che vi fa entrare nel disegno di Dio, l‟amore che vi mette al servizio degli altri, e infine la speranza. Sì, la speranza, poiché mai, per nessuna ragione, cediate allo scoraggiamento, ma siate invece come quegli uomini e quelle donne che hanno sentito l‟appello di Gesù: “Alzati e cammina” (Mt 9, 5). Che il nostro cammino si compia sempre insieme a Maria, la Serva del Signore. (…) Maria Vergine O Maria, che ci prepariamo a celebrare domani, / O Maria, ascesa in cielo, nella gloria di tuo Figlio, / tu, nostra Madre, hai creduto, / hai amato, / hai sperato meglio di qualsiasi creatura. / Sei stata colmata da Dio. / Che il tuo esempio e la tua intercessione / aiutino il popolo centrafricano a partecipare al regno di Dio, / su questa terra e per l‟eternità! / Amen.

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CERIMONIA DI CONGEDO

Aeroporto Internazionale di Bangui-M’Poko 14 agosto 1985

Porto nel mio cuore un grande ricordo Sono ben consapevole di aver appena iniziato la visita pastorale nel vostro caro Paese. Non so se la Provvidenza mi permetterà di tornarvi più a lungo. Ma il momento che ho passato a Bangui è stato molto denso e ricorderò in particolare la celebrazione eucaristica in cui si è espressa con fervore la preghiera di numerosi centro-africani. Ho ricevuto con gioia la testimonianza di vitalità di questa Chiesa, e ho

potuto esprimere i miei incoraggiamenti a tutti i suoi operatori apostolici. Da Roma, penserò spesso nella preghiera a questa terra africana e alla messe cristiana che continua a preparare. (…) Vi auguro libertà e cooperazione Al suo Paese, Signor Presidente, rinnovo i miei auguri cordiali. Con questa visita volevo manifestargli la stima, il rispetto e l‟incoraggiamento della Santa Sede. Con lei, con tutti quelli che si preoccupano del bene comune della nazione e della felicità di tutti i loro compatrioti, desideriamo che la Repubblica Centro-africana viva in uno spirito di totale riconciliazione e nella pace, all‟interno come

all‟esterno, che essa mobiliti tutte le sue forze per consacrarsi - in un clima di libertà e di leale cooperazione - allo sviluppo delle sue risorse, alla promozione umana integrale di tutti i suoi cittadini. Noi auspichiamo che, progressivamente, essa risolva felicemente i suoi problemi, che a volte sono delle vere sfide; abbiamo ricordato quella della formazione agricola, quella della gioventù. Ci auguriamo che la Repubblica Centro-africana possa beneficiare della benevolenza e della solidarietà di altri Paesi, in particolare dei Paesi africani. E non dimentichiamo il contributo che essa stessa può dare a certi problemi lancinanti in Africa. Penso ai rifugiati in pericolo che hanno bisogno di trovare presso i loro vicini un‟accoglienza generosa in uno spirito di pace e di neutralità, e una certa integrazione, in attesa che possano - com‟è auspicabile - ritornare nel loro Paese e ricostituire la loro famiglia. Sono a conoscenza che un buon numero di essi ha trovato, qui, l‟ospitalità desiderata. (…) I cattolici formano una parte importante della popolazione Essi sono decisi a combattere i mali che potrebbero paralizzare il progresso del Paese, ostacolare la giustizia e la pace. Essi tendono la mano ai loro fratelli, cristiani o non, per agire nel senso del rispetto

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dell‟altro, dell‟onestà, del reciproco aiuto, del bene comune. Essi

sanno, malgrado i loro limiti di cui sono consapevoli, che certe virtù vanno di pari passo con la loro fede: questa mattina abbiamo meditato su questo spirito di servizio e di amore, che ci viene da Cristo e che è all‟opera ovunque, nella Chiesa universale, a nome della quale sono venuto a testimoniare. Su questo punto, possano essi incontrare sempre, da parte dei loro compatrioti, la comprensione, la fiducia e l‟incoraggiamento! (…) Il Signore doni a tutti il suo conforto e la sua pace! A tutti i diocesani di Bambari, di Bangassou, di Berberati, di

Bassangoa, di Bouar, che non ho potuto visitare, come quelli di Bangui e che non hanno potuto raggiungerci per diverse ragioni, porgo il mio saluto affettuoso. Benedico i vescovi miei fratelli, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i laici, tutti quelli che lavorano per il Vangelo. Il mio pensiero affettuoso raggiunge specialmente coloro che soffrono per le malattie, infermità, prove; anch‟essi partecipano, con la loro pazienza e il loro amore, alla nascita della Chiesa. Io mi sento vicino ad essi. Essi sono vicini a Maria, la Vergine ai piedi della Croce, la Vergine nella gloria del cielo. (…)

DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI DELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Udienza del 01/06/2007 CITTA' DEL VATICANO, 1 GIU. 2007 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano i Vescovi della Conferenza Episcopale Centroafricana al termine della Visita "ad Limina Apostolorum". "È in un difficile contesto che voi dovete compiere la missione al servizio del popolo che il Signore vi ha affidato" - ha detto il Papa i Vescovi - "Per rispondere alle sfide che la Chiesa nel vostro Paese deve affrontare, una effettiva collaborazione è una garanzia di maggiore efficacia; ma è soprattutto una necessità fondata su di una viva consapevolezza della dimensione collegiale del vostro ministero. (...) Voi siete chiamati ad essere testimoni in mezzo al vostro popolo con una vita di comunione sempre più forte, e con una vita quotidiana esemplare". Riferendosi alle questioni più urgenti alle quali la Chiesa del Paese deve rispondere, il Santo Padre ha citato: "La pace e la concordia

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nazionale. I più poveri sono vittime di situazioni drammatiche che

conducono inevitabilmente a profonde divisioni nella società e allo scoraggiamento". Il Papa ha ricordato al riguardo che la Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, che è in preparazione, "sarà un tempo forte di riflessine sull'annuncio del Vangelo in un contesto segnato da numerosi segni di speranza, ma anche da situazioni preoccupanti". "Spero vivamente che l'Africa" - ha sottolineato il Papa - "non sia più dimenticata in questo mondo che subisce profondi cambiamenti, e che

sorga un'autentica speranza per i popoli del Continente". "È dovere della Chiesa difendere i deboli ed essere la voce di chi non ha voce. Vorrei dunque incoraggiare le persone che si dedicano a risvegliare la speranza, ad impegnarsi risolutamente nella difesa della dignità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili. (...) La promozione della pace, della giustizia e della riconciliazione è un'espressione della fede cristiana nell'amore che Dio nutre per ciascun essere umano". "Mediante le sue opere sociali, in particolare nell'ambito sanitario e nell'educazione dei giovani, la Chiesa" - ha ricordato il Pontefice - "contribuisce anche all'edificazione di una società fraterna e solidale

alla quale il vostro popolo aspira". "D'altronde, perché la società possa avere accesso ad un autentico sviluppo umano e spirituale, occorre operare un cambiamento di mentalità. Questa opera di ampio respiro riguarda particolarmente la famiglia ed il matrimonio". Il Santo Padre ha ribadito che: "Impegnandosi risolutamente a vivere nella fedeltà coniugale e nell'unità della coppia, i cristiani dimostrano a tutti la grandezza e la verità del matrimonio. È con un 'sì' liberamente pronunciato, per sempre, che l'uomo e la donna esprimono la loro autentica umanità e la loro apertura alla vita". Parlando dell'importanza della formazione degli aspiranti al sacerdozio "che non si può sottovalutare", Benedetto XVI ha affermato che: "È più che mai necessario essere esigenti riguardo alla formazione umana e spirituale dei candidati al sacerdozio. Infatti poiché i sacerdoti sono chiamati a portare pesanti responsabilità nell'esercizio del loro ministero, requisiti essenziali degli aspiranti sacerdoti sono un insieme di qualità umane, perché essi siano in grado di acquisire una vera disciplina di vita sacerdotale. Si dedicherà speciale attenzione a verificare l'equilibrio effettivo dei seminaristi e a formare la loro sensibilità, per assicurarsi della loro idoneità a vivere le esigenze del

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celibato sacerdotale. Questa formazione umana deve trovare il suo

senso in una solida formazione spirituale, perché è indispensabile che la vita e l'attività del sacerdote siano radicate in una fede viva in Gesù Cristo". Infine il Papa ha sottolineato che "La partecipazione attiva e proficua dei fedeli al 'Sacramento dell'Amore' rimane essenziale. In tale prospettiva, il perseguimento di certi obiettivi appropriati ai diversi contesti e alle diverse culture deve appoggiarsi si di una concezione autentica dell'inculturazione, affinché l'Eucaristia diventi veramente 'criterio di valorizzazione di tutto ciò che il cristiano incontra nella

varie espressioni culturali'".