a cura di oberto onalumi oto di ianfranco offetti · scuola di preghiera 9,00 20,30 20,30 santuario...

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Febbraio 2020 1

COMUNITÀ APERTA: Periodico mensile della Parrocchia di Almenno San SalvatoreDirezione, redazione, amministrazione e corrispondenza: COMUNITÀ APERTA - via XXV Aprile - Almenno San Salvatore (Bg)e-mail: [email protected] o [email protected]: Don Mario Rosa - Direttore Resp.: don Oliviero GiulianiAutorizzazione del Tribunale di Bergamo n. 32 del 28.09.1988 Pubblicità inferiore al 70%- Redazione: don Mario Rosa - don Giorgio Albani - don Lorenzo TestaRenzo Cornelli - Anna Cortinovis - Paolo Manzoni - Romano Bonfanti - Roberto Bonalumi- Impaginazione e grafica a cura di: Renzo Cornelli- Stampa a cura di: Press R3 S.N.C. di Rota Alessandro & C.È vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta.

Copertina a Cura di roberto bonalumiFoto di GianFranCo boFFetti

"Pietre unite Peruna Comunità unita"

(dall'Omelia del Vescovo)

246 8910121417182122283234

35363842444850525457586466

Com

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32

- n. 2

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020

SommarioCOMUNITÀ APERTA

1. ..........

2. .........

3. .........

4. .........

5. .........

8. .........

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Comunità Aperta 2

Editoriale

Quaresima.Quaranta giorniper ripartire...Il tempo della Quaresima è sempre un “tempo forte”, impegnativo, che scuote da quella pigrizia e quella “sonnolenza” che spesso prende il nostro cammino di fede. I quaranta giorni che ci stanno da-vanti a partire dal Mercoledì delle Ceneri ci invitano, quasi ci provocano, a stare alla presenza del Signore per sfuggire l’ammirazione degli uomini, oggi come ai tempi di Gesù, tanto ricercata, tentazione questa, che trasforma l’elemosina in vanto, la preghiera in ipocrisia e il digiuno in merito o idolatria religiosa.

La Quaresima invece ci riporta nel “deserto”, all’essenziale, perché tutto sia fatto nell’autentici-tà dello stare in piedi sotto la croce; la Quaresima torna ogni anno con le sue domande forti e con la sua richiesta di risposte forti; non la si può dare per scontata o invecchiata, invita al silenzio, all’ascolto

della Parola, alla preghiera, alla serietà, alla frater-nità, in una parola, alla carità che è l’Amore di Dio per noi chiamati a condividerlo con ogni uomo, soprattutto il più “povero”, che incontriamo sulla strada della nostra vita.

È un invito alla conversione del cuore, al rove-sciamento di alcune prospettive che spesso inca-tenano la nostra vita impedendoci di entrare nella logica del Vangelo.

La conversione non corrisponde a un ritocco di facciata, ad una tinteggiatura superficiale della no-stra esistenza. Quello che ci viene proposto è di cambiare radicalmente, in profondità, per aderi-re sinceramente al Vangelo di Gesù e per ricevere quella vita nuova che Egli promette a tutti coloro

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Febbraio 2020 3

Editoriale

Quaresima. Quaranta giorni per ripartire...

ATTENZIONECon il numero di Gennaio 2020 di Comunità Aperta è stato allegato un fascicolo, che fa il punto sul-la situazione della nostra Comunità Parrocchiale, con domande sorte dopo l'Assemblea Parrocchiale del 16 ottobre scorso. Il Consiglio Pastorale gradirebbe sentire l'opinione anche di tutta la Comunità Parrocchiale e pertanto attraverso questo fascicolo fa pervenire a tutte le famiglie le questioni più problematiche della Comunità.Vi invitiamo quindi a rispondere alle domande poste sul foglio che avete trovato allegato e vi sollecitiamo a consegnarlo nelle apposi-te cassette che sono state poste in ogni chiesa.Vi ringraziamo anticipatamente della vostra collaborazione. Le risposte possono essere firmate o, come preferite, anche anonime.

Il Parroco don Mario

che ascoltano la sua Parola e sono disposti a met-terla in pratica.In effetti la strada che ci viene proposta e che è trac-ciata dalla saggezza della Chiesa per questo tempo penitenziale ci aiuta a compiere una progressione…

* Ciò che conta, innanzitutto, è il desiderio. Non ci si stacca da ciò che è vecchio, scontato, abituale se non si è afferrati dalla ricerca di qualcosa e di Qual-cuno, se non si prova un bisogno intenso di vivere un modo nuovo. È questa la ragione vera del digiu-no: non per ritrovare un corpo presentabile, ma per avvertire la fame del cibo “vero” e così distinguere quella fame, più nascosta, ma più essenziale, che ri-guarda Dio, la sua Parola, la sua Presenza benefica.

* La Parola ci invita ad aprirci: aprirci a Dio, innan-zitutto, ad una relazione che può veramente trasfi-gurare la nostra esistenza; una relazione di amore che la preghiera tiene desta, rende viva, operosa;

una relazione che non è, sporadica, occasionale, ma fedele, tenace, tale da poter superare la prova decisiva del tempo.

* Ma non si è veramente aperti a Dio, se ci si chiu-de ai fratelli; ecco allora l’invito all’elemosina: a provare compassione per la sofferenza degli altri e ad essere disposti a pagare di persona per soccor-rerli ed aiutarli a trovare qualche rimedio alla loro condizione. In causa è il cuore, chiamato a liberar-si dall’incatenamento dell’egoismo per tornare ad essere “tenero” cioè compassionevole, buono; un cuore che non si lascia imprigionare dal sospetto, dalla paura, dal pregiudizio, ma va incontro all’al-tro, ad ogni altro senza discriminazione, con amore, limpido e trasparente, proprio come ci ha insegnato Gesù.

Ecco così tracciato il “cammino” della Quaresima, che non potrà fermarsi, però, a Pasqua, ma darci lo slancio per tutta la vita.Buona Quaresima!

Il parrocodon Mario

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Comunità Aperta 4

GIORNO APPUNTAMENTO ORARIO LUOGO

DOMENICA 1I di Quaresima

S. Messe ad orario FestivoVespri e Catechesi in Parrocchia

INCONTRO GENITORI BAMBINI/E DELLA 1a CONFESSIONE E 1a COMUNIONE

Animazione in Oratorio

15,00

16,30

Parrocchia

Oratorio

Martedì 3Preghiera di Quaresima per i Ragazzi/e

S. Messa - segue catechesi adultiASSEMBLEA PARROCCHIALE

7,459,0020,30

CappucciniCappuccini

Oratorio

Venerdì 6 Via Crucis al SantuarioVIA CRUCIS AI CAPPUCCINI

9,0020,30

SantuarioCappuccini

Sabato 7 Recita S. Rosario 20,30 Santuario

Domenica 8II di Quaresima

CONVEGNO DIOCESANO MISSIONARIOVespri e Catechesi 15,00 Parrocchia

Lunedì 9 Scuola della Parola 20,45 Oratorio

Martedì 10 Preghiera di Quaresima per i Ragazzi/eS. Messa Madri Cristiane - segue catechesi adulti

7,459,00

CappucciniCappuccini

Mercoledì 11 Conferenza San Vincenzo de' Paoli 19,45 Parrocchia

Giovedì 12Incontro Gruppo Missionario

Incontro Confratelli SS. SacramentoIncontro Catechisti

16,3020,3020,30

ParrocchiaParrocchia

Oratorio

Venerdì 13Via Crucis al Santuario

VIA CRUCIS ALL'OPERA PIAScuola di Preghiera

9,0020,3020,30

SantuarioOpera PiaSeminario

Sabato 14 Recita Santo Rosario 20,30 Santuario

DOMENICA 15III di Quaresima

S. Messe ad orario festivoVespri e Catechesi 15,00 Parrocchia

Martedì 17Preghiera di Quaresima per i Ragazzi/e

S. Messa - segue catechesi adultiCONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

7,459,00

20,45

CappucciniCappucciniParrocchia

Mercoledì 18 CONSIGLIO DI ORATORIO 20,30 Oratorio

Calendario Pastorale Marzo 2020

Parrocchia informa

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Parrocchia Informa

"" Una voce Una voce che che inviainvia ""

GIORNO APPUNTAMENTO ORARIO LUOGO

Giovedì 19

San Giuseppe Sposo di Maria VergineS. Messa Associazione Vedove segue Ritiro Ass. vedove

Incontro Genitori CresimandiIncontro Adulti Azione Cattolica

9,0020,3020,45

CappucciniOratorioOratorio

Venerdì 2024 ORE PER IL SIGNORE AL SANTUARIOore 17,00 S. Messa - segue Adorazione Eucaristica

e possibilità di Confessioni fino alle ore 23,0017,00-23,00 Santuario

Sabato 21 SERATA PER I GENITORI DELLA CATECHESI Oratorio

DOMENICA 22IV di Quaresima

Mattino: ritiro per IV - V elem.Vespri e Catechesi 15,00 Parrocchia

Lunedì 23 Scuola della Parola 20,45 Oratorio

Martedì 24 Preghiera di Quaresima per i Ragazzi/eS. Messa - segue catechesi adulti

7,459,00

CappucciniCappuccin

Mercoledì 25 Annunciazione del Signoreore 20,00 Rosario segue Santa Messa al Santuario 20,00 Santuario

Giovedì 26 Incontro Catechisti 20,30 Oratorio

Venerdì 27Via Crucis al Santuario

VIA CRUCIS ITINERANTE S. GIORGIO - SAN NICOLA9,0020,30

SantuarioS. Giorgio

Sabato 28Esposizione Statua della B.V. Addolorata

Ora legale estiva

DOMENICA 29V di Quaresima

Mattino: ritiro per I media.Vespri e Catechesi

Incontro Genitori 1a Conf. e 1a Com.Animazione in Oratorio

15,0016,30

ParrocchiaOratorio

Martedì 31Preghiera di Quaresima per i Ragazzi/e

TRIDUO IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA IN PARROCCHIA

7,4520,30

CappucciniParrocchia

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Comunità Aperta 6

Festa della Presentazione al Tempio "Candelora"

L'unità di queste antiche pietre sia anche tra i fedeliQuest’anno la festa della Candelo-ra cadeva in domenica e la giornata piuttosto mite ha contributo all’af-flusso di molte persone.

La messa delle 10,30 è stata presie-duta dal nostro Vescovo Mons. Fran-cesco Beschi che ha paragonato le antiche mura della Chiesa Pievana,

una delle antiche chiese battesimali della nostra Diocesi, con il Tempio di Gerusalemme dove Gesù, come tutti i figli maschi primogeniti, “ven-ne offerto a Dio”.

Un Tempio che è una domanda fatta di pietra e fede che viene posta in ogni luogo: per cosa e per chi tutto questo è stato costruito?

Il Vescovo ha citato una frase di sant’Agosti-no: “L’unità delle pietre deve essere quella dei fedeli, raccolti nell’amore di Cristo… se queste pietre materiali non fossero unite tra loro con la carità, se non combaciassero fa-cilmente, se non si “amassero” in qualche modo aderendo tra loro vicendevolmente, questo tempio non ci sarebbe”.

I lavori di messa in sicurezza della Madonna del Castello hanno un preventivo di spesa di 500.000

A cura di don Giorgio

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L'unità di queste pietre sia anche tra i fedeli.

Festa della Presentazione al Tempio "Candelora"

€; questi prevedono la sistemazione della crepa, presente da tempo immemore sul-la parete esterna della chiesa pievana che si è formata a causa della sovrapposizio-ne nel corso del tempo di varie strutture e la sistemazione di alcuni punti critici legati alla sua stabilità.

Ad oggi sono a nostra disposizione un fondo di €.150.000 della Regione Lom-bardia e un fondo della Fondazione Ca-

riplo di €.135.000. Non coprono tutto il preventivo di spesa, contiamo sulla gene-rosità degli almennesi che non mancherà.

Anche dalle pagine di Comunità Aperta vogliamo esprimere un no-stro grazie a tutti i collaboratori che in molti modi e con tanta dedizione hanno contributo a rendere bella la festa.

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Comunità Aperta 8

Liturgia viva

Tempo

di Quaresima A cura di don Giorgio

L’itinerario di fede percorso dai cristiani, anno dopo anno, durante il tempo della Quaresima ripropone, l’esperienza della storia della salvezza: è l’itinerario che dà senso alla storia del mondo e alla loro storia personale di fede, è al tempo stesso un itinerario di conversione, di crescita interiore, di cammino comunitario, perché lega i credenti tra loro impegnandoli in una comune missione di trasfigurazione di questo mondo.

Le tappe di questo itinerario richiedono di rinunciare a se stessi. È necessario attingere alle fonti dell’acqua viva, chie-dere di ricevere il dono della luce e della forza per vivere nella grazia e nella verità, farsi vigilanti perché la fede non si addormenti.

La liturgia della Parola di queste domeniche offre stimoli per riscoprire la propria fede e approfondirla nella speranza e nella luce che viene, fin dall’inizio dalla Pasqua a cui la celebrazione della Quaresima orienta.

Mercoledì delle ceneriDio ci chiama alla conversione. La quaresima che inizia in questo giorno ripropone a tutti i cristiani un tempo di rinno-vamento spirituale: quaranta giorni di cammino interiore per arrivare ben preparati alla celebrazione della Pasqua.

I Domenica di QuaresimaAll’inizio della sua vita pubblica Gesù accettò la prova della tentazione, che è esperienza inevitabile per ogni essere umano. Per questo preghiamo: non abbandonarci alla tentazione.

II Domenica di QuaresimaIl mistero della trasfigurazione: contemplare nel volto di Gesù la gloria di Dio, ci aiuta a porci in ascolto della sua parola per scoprire la nostra vera destinazione: l’ascolto della Parola di Dio, della sua chiamata attraverso i segni della storia è la premessa della fede e della sequela.

III Domenica di QuaresimaLa donna Samaritana con la sua ricerca di acqua, ci richiama il nostro battesimo: in quella donna possiamo anche noi riconoscerci, specialmente per il bisogno di incontrare chi ci salva e anche per la sorpresa che ci afferra quando vediamo i segni della presenza di Dio nella nostra vita.

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Liturgia viva

IV domenica di QuaresimaSiamo condotti verso la luce della Pasqua. Il racconto del vangelo ne riassume la sostan-za attraverso l’immagine: l’opera di Gesù non si limita a dare luce al cieco, ma mette in condizione di diventare diffusori di luce. Il Signore non ci lascia mancare la sua luce, a condizione che riconosciamo la nostra cecità e apriamo il cuore al suo sguardo.

V domenica di QuaresimaNella prospettiva della Pasqua, la vita ci è stata data per cercare Dio e per possederlo in eterno. La morte è stata superata dalla risurrezione di Gesù. Per il credente il suo destino è la visione di Dio, nella quale la vita mortale viene trasformata.

Domenica della PalmeMistero della croce, mistero di amore. La liturgia di oggi è centrata sul racconto della passione di Gesù. Il cristiano è sollecitato a unirsi al dolore di Cristo per vivere la gioia della vita che ritorna a fiorire. Questi eventi accadono per noi, oggi, e invitano a prendere posizione: in essi continua a rivelarsi in noi l’amore di Dio.

Tempo di Quaresima

CCongr atul a zioniongr atul a zioni ai Coniugiai Coniugi

Matilde ManzoniMatilde Manzoniee

Antonio Dal CinAntonio Dal Cinper il loro per il loro 60°60° Anniversario di Matrimonio Anniversario di Matrimonio!!

Circondati dall'affetto di Figli e Nipoti. Auguri!!!Circondati dall'affetto di Figli e Nipoti. Auguri!!!

Famiglie in Festa

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Comunità Aperta 10

Desiderio di vita sensata

1. “Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” (Mt 19,16). La domanda che il giova-ne rivolge a Gesù ce la poniamo tutti, anche se non sempre la lasciamo affiorare con chiarezza: rimane sommersa dalle preoccupazioni quotidiane. Nell’anelito di quell’uomo traspare il desi-derio di trovare un senso convincente all’esistenza. Gesù ascolta la domanda, l’accoglie e risponde: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comanda-menti” (v. 17). La risposta introduce un cambiamento – da avere a entrare – che comporta un capovolgimento radicale dello sguardo: la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprir-le le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati.

Dalla riconoscenza alla cura

2. È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce. Per questo papa Francesco ci dice:

“L’appartenenza originaria alla carne precede e rende possibile ogni ulteriore consapevolez-za e riflessione” . All’inizio c’è lo stupore. Tut-to nasce dalla meraviglia e poi pian piano ci si rende conto che non siamo l’origine di noi stessi. “Possiamo solo diventare consapevoli di essere in vita una volta che già l’abbiamo ri-cevuta, prima di ogni nostra intenzione e deci-sione. Vivere significa necessariamente essere figli, accolti e curati, anche se talvolta in modo inadeguato” . È vero. Non tutti fanno l’esperienza di essere accolti da coloro che li hanno generati: nume-

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente

Apritele porte

alla Vita Pubblichiamo il Messaggio dei Vescovi Italiani in occasione della

42a Giornata della Vita

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rose sono le forme di aborto, di abbando-no, di maltrattamento e di abuso. Davanti a queste azioni disumane ogni persona prova un senso di ribellione o di vergogna. Dietro a questi sentimenti si nasconde l’attesa delusa e tradita, ma può fiorire anche la speranza radicale di far fruttare i talenti ricevuti (cfr. Mt 25, 16-30). Solo così si può diventare responsabili verso gli altri e “gettare un ponte tra quella cura che si è ricevuta fin dall’inizio della vita, e che ha consenti-to ad essa di dispiegarsi in tutto l’arco del suo svolgersi, e la cura da prestare responsabilmente agli altri” . Se diventiamo consapevoli e riconoscenti della porta che ci è stata aperta, e di cui la nostra carne, con le sue relazioni e incontri, è testimonianza, potremo aprire la porta agli altri viventi. Nasce da qui l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tec-nologia o l’economia. La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo intero: i rapporti con gli altri e il creato .

Ospitare l’imprevedibile

3. Sarà lasciandoci coinvolgere e partecipando con gratitudine a questa esperienza che potremo andare oltre quella chiusura che si manifesta nella nostra società ad ogni livello. Incrementando la fiducia, la solidarietà e l’ospitalità reciproca potremo spalancare le porte ad ogni novità e resistere alla tentazione di arrendersi alle varie forme di eutanasia . L’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valoriz-zata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri. È questa l’unica via attraverso cui, dal seme che muore, possono nascere e maturare i frutti (cf Gv 12,24). È l’unica via perché la uguale dignità di ogni persona possa essere rispettata e promossa, an-che là dove si manifesta più vulnerabile e fragile. Qui in-fatti emerge con chiarezza che non è possibile vivere se non riconoscendoci affidati gli uni agli altri. Il frutto del Vangelo è la fraternità.

Aprite le porte alla Vita

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente

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Comunità Aperta 12

Organismi parrocchiali

ConsiglioPastoraleParrocchiale Verbale del

Consiglio Pastorale Parrocchiale del 14 gennaio 2020

Ordine del giorno:

1. Preghiera e introduzione ai lavori; 2. Letturaedapprovazioneverbalesedutaprecedente(vediComunitàAperta-dicembre2019);3. Dopol’AssembleaParrocchialedel16Ottobrescorsoqualiriflessioniabbiamomaturatonei nostrigruppi,associazioniepersonalmente:momentodiconfronto,Assembleadimetàanno?;4. OratorioS.GiovanniBosco:programmaeiniziative;5. QuaresimaeTempoPasquale:proposteediniziative;6. “Situazione”Chiese(MadonnadelCastello,S.Nicola…);7. Piano“sicurezza”Oratorio8. Varie ed eventuali.

1.IlParrocoinizial’incontroconunainvocazionealloSpiritoSanto,conlaletturaeunabreveriflessionediunbranodelVangelodiMatteo(9,35-10,10).

2.Inriferimentoalverbaledellasedutaprecedente,siapprovaall’unanimitàquantoriportatosuComuni-tàApertadelmesedidicembre.

3.Dopol’assembleaparrocchialedel16ottobrelacomunitàsièincamminatasuunaastradadiverificasuquellocheèilcamminodellanostraparrocchiaallalucedellapropostadelVescovo“Una voce che invia” e del Papa“unachiesainuscita”.Ognigruppoerastatochiamatoariprenderealcunipuntiemersinell’assemblea,conl’aiutodiunatracciacheèstatafornitadalparroco.DonMariospiegachelacostatazionegeneralenonsolodellanostracomunitàmaanchedialtreparrocchie,èsenz’altroilfattocheinumerisistannoassottigliando,questolovediamonellapartecipazionedell’Eucaristiadelladomenica,momentocentraledellasettimanaperunacomunitàcristiana.Unacomunitàcristianachenonsitrovanell’Eucaristiadelladomenicaèunsegnalepreoccupante,fermorestandocheilcristianononèsolocoluichevaamessaladomenica.Alcunefasced’etàsonoevidentementeassenti,questoèlospecchiodiunasituazionechesivivenellarealtàfamiliare.Sedovessimofermarcisoloainumerilapercentualeforsenonarrivaalventipercentodellepersonechevediamoamessaladomenica,questociponediversiinterrogativi.Comeciponiamonoidifronteaquestasituazione?ComeciponiamoconchisièallontanatodallaChiesa?Inquestoallontanarsinonc’èforsequalcheresponsabilitàanchenostra?Comeèlanostratestimonianzadifede?Lanostratestimonianzadifedelasciapercepireilbellodell’esserecristiani?Oilnostroèuncamminostancochenonsuscitaentusiasmo?Sifanotarechelatestimonianzadegliadultièscadente,bastiguardareanchelapartecipazioneaidiversimo-mentidicatechesipergliadulti.

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Organismi parrocchiali

Consiglio Pastorale Parrocchiale

DonLorenzosuggerisceancheilbisognodiinterrogarsisuchisonoilontanidallafede?Comepossiamoraggiun-gerliointercettarequestepersone?DovepossoincontrareigiovanidiAlmennooggi?Forsebisognaavvicinarelepersoneinqueimomentiparticolarmentecrucialidell’esistenza?Lariflessionecontinuasottolineandodiversicambiamentidellacomunitàmailparrocociinvitaanonscorag-giarsimaieanonperderelasperanza,perchéuncristianoèchiamatoadesserelievitoesale,ilcompitodiuncristianoèdiseminarenonquellodiraccogliere,ricordandocichepregareèunacosachepossiamofaretutti.Perraccogliereunpo’ilpensierodituttalacomunitàèstatodecisochenelprossimonumerodi“ComunitàAperta”saràdistribuitoatuttelefamiglieunopuscoloconunaletteradelparrocoedelledomandesullequaliognunoèinvitatoariflettere,rispondereeparteciparepoiallaprossimaassembleaparrocchialechesaràil03marzoore20.30inoratorio.Assembleaallaqualetuttiicittadinisonoinvitati. 4. Per la settimana di San Giovanni Bosco le attività sono:25gennaio:seratainoratoriosultema“tipassoiltestimone”dedicataatutti igenitorideiragazzidellacatechesi;26gennaioore9.30messaanimatadai ragazzienelpomeriggioanimazione inoratoriopertutti iragazzi 29gennaiovisionedelfilmsuSanGiovanniBoscoepizzatapertuttiibambinidellacatechesi31gennaioore15.00messaemerendatuttiinsieme;01febbraioore20.30vegliadipreghieraalSantuario02febbraioore10.30S.messaalSantuariocelebratadalVescovo,ore16.00S.Messaperiragazzi;05febbraioore20.45serataperigenitoridegliadolescenti08febbraioore19.00serataperifuturianimatoridelCRE09febbraioore09.30S.MessaperlaGiornatadellavita

5. Il calendario delle Via Crucis è il seguente:28febbraioore20.30ChiesaParrocchialepropostadalgruppoACLI;06marzoore20.30ChiesadeiCappuccinipropostadall’AzioneCattolica;13marzoore20.30ChiesadellaFondazioneRotapropostadaicatechisti;20marzoore17.00S.MessaalsantuariosegueadorazioneEucaristicaeconfessionifinoalle23.00;27marzoore20.30daSanGiorgioaSanNicolapropostadalGruppoMissionario,S.Vincenzo,MadriCristiane03aprileore20.30daS.NicolaallaParrocchia,conclusioneconlaS.Messaperlafestadell’Addolorata.Periragazziilmartedìmattinamomentodipreghieraore7.40.

6. Situazione ristrutturazione delle chiese Per lamessa insicurezzadellaMadonnadelCastelloabbiamoricevutouncontributodallaRegioneLom-bardiadicentocinquantamilaeuroeuncontributodallaFondazioneCariplodicentotrentacinquemilaeuro;dovrebbearrivareancheunfinanziamentodicentottantamilaeurolegatoallaleggeantisismica.NellachiesadiSanNicolalavelinaturaèstatafatta,adessodovrebbepartireilrestaurodelleformelle.Siprocederàpercampate.Perleprimeduecampateilfinanziamentoc’ègraziealcomitatodiSanNicola,perilrestosisperadiriuscireareperirealtrifondi,cisistamuovendoancheperrecuperareilfondodelFAIcheadoranonèancoraarrivato.

7. Perlamessainsicurezzadeglispazidell’oratorio,stiamoaspettandol’ingegnerecherilasciilcertificatodiprevenzioneincendi.

Esauritalatrattazionedepuntiall’OdG,lasedutaètoltaalleore23.15.

Verbalizzante Il ParrocoSilene Gamba don Mario Rosa

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Comunità Aperta 14

Cari fratelli e sorelle,

1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stan-chi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quan-do Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, pecca tori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo... Questa gente lo ha sempre rincorso per ascol-tare la sua parola – una parola che dava speranza» (Angelus, 6 luglio 2014).Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamen-te da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per

XXVIII

Giornata

del Malato

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) -

11 febbraio 2020

Messaggio del Santo Padre Francesco

Da 28 anni ormai si celebra l'11 febbraio, Festa della Madonna di Lourdes, la

GIORNATA MONDIALE DEL MALATO. Pubblichiamo il Messaggio di Papa Francesco in questa occasione.

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Febbraio 2020 15

la propria situazione di fragi-lità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nes-suno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.

2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimen-tando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabi-litazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario persona-lizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione uma-na integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.

3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passio-ne, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male.In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi. La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sol-lievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita.In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, me-dici, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della perso-na malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto

Messaggio del Santo Padre Francesco

XXVIII Giornata del Malato

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Comunità Aperta 16

di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteg-giamento mite e umile, ad imitazione del Maestro» (Angelus, 6 luglio 2014).

4. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile.Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casiclinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile (cfr Istr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo

“sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, po-trete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato.Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.

5. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondointero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi ri-volgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano.

Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro fa-miliari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizio-ne Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020Memoria del SS. Nome di Gesù.

Francesco

Messaggio del Santo Padre Francesco

XXVIII Giornata del Malato

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Una Festa importante!

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Comunità Aperta 18

Oratorio San Filippo Neri

A cura di don Lorenzo

Diluvio in arrivo...consigli perla navigazioneInizia il tempo della Quaresima, un’occasione d’oro che il Signore ci regala per riscoprire il nostro battesimo. Dice san Pietro nella sua prima lettera al capitolo terzo che l’acqua del diluvio al tempo di Noè è figura del battesimo. In che senso? L’acqua del diluvio è distruttiva ma anche fonte di vita: di-strugge il male ma diventa la salvezza per chi vi naviga sopra. Così l’acqua del battesimo: distrugge il peccato e dona la vita. Sta a noi ora scegliere da che parte metterci: dalla parte di coloro che ai tempi di Noè facevano le loro cose senza accorgersi della minaccia che stava incombendo (vedi Matteo 24,37-39) o dalla parte di Noè che ascolta la voce del Signore e costruisce l’arca con la quale naviga sulle acque che ricoprono la terra? La stessa acqua diventa occasione di morte o di vita… dipende se lasciamo con superficialità che ci ricopra o se ci diamo da fare a costruire un’arca che galleggi e navi-ghi su di essa. Non si costruisce un’arca in condizioni di bel tempo se non perché una voce lo chiede: Noè ha ascoltato una voce quella di Dio- e si è messo all’opera (vedi Genesi 6,13-22), sicuramente

attirandosi anche commenti iro-nici (non sono mai mancati nella storia) da parte della gente che lo vedeva. Lui però sapeva a chi dava fiducia, sapeva quale voce ascoltare… E noi? Come ascol-tiamo la voce del Signore?

Mi viene in mente al riguardo un passaggio di un bellissimo libretto di A. Bloom, un vesco-vo ortodosso del secolo scorso vissuto in gran parte a Londra. Dice così: «Ricordo che una del-le prime persone che venne a chiedermi consigli dopo che ero stato ordinato presbitero fu una vecchia signora che disse: “Pa-dre, ho pregato quasi incessan-temente per quattordici anni, e non ho mai avvertito la presen-za di Dio”. Allora le dissi: “Gli ha

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Febbraio 2020 19

Oratorio San Filippo Neri

Diluvio in arrivo... Consigli per la navigazione

dato una chance di proferire anche solo una parola?”. “Oh no”, mi disse, “ho parlato io per tutto il tempo, non è forse questa la preghiera?”. Le dissi: “No, non penso che lo sia, e quel che le suggerisco è di mettere da parte quindici minuti ogni giorno, restando seduta a sferruzzare davanti al volto di Dio”. E così fece. Con quale risultato? Presto venne da me e disse: “È straordinario, quando prego Dio, in altre parole quando gli parlo, non sento nulla, ma quando mi siedo nella calma, faccia a faccia con lui, allora mi sento avvolta dalla sua presenza”. Non sarai mai in grado di pregare Dio realmente e con tutto il tuo cuore se non impari a tacere e a gioire a causa del miracolo della sua presenza, o, se preferisci, del tuo stare faccia a faccia con lui anche se non lo vedi» (A. Bloom, La preghiera giorno dopo giorno, 97-98).

Non è che presi dal diluvio delle nostre parole e delle nostre attività dimentichiamo proprio la Parola che ci fa vivere? La Quaresima è il tempo propizio per l’ascolto. Non rimandiamo al “domani” (che è sinonimo del “mai”) l’impegno dell’ascolto!

Potessimo sentire la voce del Signore come una costante della nostra vita, una costante che non ci abbandona, che si fa sentire… come il mal di denti. Sì, proprio come questo dolore. C’è un altro passo di A. Bloom molto suggestivo al riguardo: «Teofane il Recluso diceva che la nostra consapevolezza di Dio deve essere chiara come un mal di denti. Quando avete il mal di denti, non lo dimenticate af-fatto. Potete parlare, leggere, lavorare duramente, cantare, potete anche non fare nulla, ma il mal di denti sarà lì, continuamente presente, e non potete sfuggire al dolore della sua presenza. Allo stesso modo dovremmo sviluppare un dolore nei nostri cuori, non intendo nel cuore fisico, ma nella nostra anima, un dolore che sarà un dispe-rato desiderio di Dio, una sensazione che, nel momento in cui avete perduto il contatto nella preghiera, vi fa dire: “Io sono solo, dov’è lui?”» (A. Bloom, Scuola di preghiera, 42).

Se il desiderio di Dio ci ha preso il cuore, pian piano passano in secondo piano gli altri desi-deri che spesso abitano la nostra interiorità. «Non avete mai notato che l’essere ricchi causa sempre un impoverimento a un altro livello? È sufficiente dire: “Ho questo orologio, è mio!”, e chiudere la mano su di esso per essere in pos-sesso di un orologio e aver perso una mano. Così, se chiudete la mente sulle vostre ricchezze, se chiudete il vostro cuore così da conservarvi quello che ci avete messo per non perderlo più, allora esso diviene piccolo come la cosa che ci avete chiuso dentro» (A. Bloom, Scuola di pre-ghiera, 30). La Quaresima è il tempo anche del digiuno e dei buoni propositi: rinunciare a qual-cosa per essere riempiti da Dio!

E allora.. buona navigazione!

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Comunità Aperta 20

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Febbraio 2020 21

L'attenzione alla persona

Ro d e s c h i n i Au t o t R A s p o R t iRo d e s c h i n i Au t o t R A s p o R t ie co m m e R c i o Le g n Ae co m m e R c i o Le g n Adi GiancarloDeposito:Almenno San Salvatore (BG)Via Nikolajewka - Via Val d'ImagnaTel. 335 8276270 - 335 1267971 - Fax 035 643279E-mail: [email protected]

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Il Centro Anziani dott. Giacomo Locatelli riparte!Apertura: martedì 10 marzo 2020, alle ore 16.Il Centro Anziani martedì 10 marzo 2020, alle ore 16.00, apre di nuovo le porte della sua sede in via Repubblica,n.1, alle persone ultrasessantenni e non solo, di Almenno San Salvatore e dintorni per una merenda insieme.Un incontro, una chiacchiera, un dolcetto e un caffè permetteranno di trascorrere un’oretta in compagnia e in allegria.Sarà anche l’occasione per conoscere il nuovo Consiglio Direttivo e il Piano delle attività prepara-to per il 2020.

Per ora, essendo limitato il numero dei volontari, saremo aperti solo il martedì, il giovedì e il venerdì, dalle ore 14.00 alle ore 17.30; il venerdì ci sarà la tombolata dalle ore 15 alle 16.30.

Si aspettano i rinforzi di nuovi volontari per ampliare l’apertura del Centro e i suoi servizi.Si ringraziano il Consiglio Direttivo uscente e il suo presidente Romano Gotti che si sono impe-gnati per ben sette anni e hanno facilitato il passaggio delle consegne.

Si rimane in attesa di incontrarvi numerosiAdriana Gotti Spangaro

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Comunità Aperta 22

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza.

RICORDO DI SUOR ENRICA LOMBONI nostra concittadina e missionaria comboniana,

tornata a Dio lo scorso 19 agosto 2019

In questo anno pastorale la nostra parrocchia sta riflettendo (nel cammino di catechesi) sull’annuncio della Parola del Vangelo come TESTIMONIANZA: il testimone che in una staffetta gli atleti si passano rappresenta per noi l’annuncio di un Dio che ci ama e che ci chiama alla Santità, ci chiama a una vita piena di luce, di pienezza, di amore anche (e soprat-tutto) in un mondo in cui vediamo e sperimentiamo il male diffuso in ogni ambito.

Suor Enrica è stata un’”atleta” davvero tenace e gagliarda del Vangelo: testimone di speranza e di amore sia in terra di missione che nella malattia che l’ha riportata a casa e che ora l’ha riportata nelle braccia di Dio.

Vogliamo ricordare brevemente la sua vita a chi l’ha conosciuta grazie ai progetti di solida-rietà in cui negli anni ci ha coinvolto (attraverso il gruppo missionario) e farla conoscere a chi non ha avuto la possibilità di incontrarla.

Suor Enrica è nata ad Almenno San Salvatore (cascina “Stazù”, ai piedi della collina che porta alla Ca’ Verde) il 10 aprile del 1944; la sua famiglia era composta da mamma, papà cinque fratelli (un maschio e quattro sorelle).

La sua storia

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Febbraio 2020 23

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza

Ricordo di Suor Enrica Lomboni

Quando suor Enrica aveva circa 9 anni (era la più giovane dei fratelli) la sua fa-miglia si trasferì a Lazzate perché il papà aveva trovato una migliore occupazione lavorativa (era un contadino).

Foto di suor Enrica e dei suoi fratelli- anni ’80), ora sono tutti in Dio

A Lazzate suor Enrica ha vissuto la sua adolescenza impegnandosi come catechista e studiando; la sorella Alma decise di consacrarsi suora nelle Comboniane e a 18 anni anche Suor Enrica sente di essere chiamata ad un cammino speciale per i poveri e per Dio.

Ci aveva raccontato in un incontro alcuni anni fa: “Alla maggiore età mi sono domandata - Cosa sarà la mia vita? Ci sono dei paesi in cui tante persone non co-noscono il Vangelo… - e questo mi faceva muovere dentro il desiderio di essere missionaria”.

Aiutata dal suo Padre confessore, sostenuta dalla pre-ghiera di chi le voleva bene e dall’esempio della sorella comboniana, dopo tre anni di studi, emette la sua pro-fessione religiosa il 22 Settembre1968 nella congrega-zione delle Comboniane.

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Comunità Aperta 24

La Missione in Mozambico

Il carisma comboniano è “SALVARE L’AFRICA CON L’AFRICA” e per questo le suore comboniane scelgono un’esistenza fatta di semplicità, scelgono le stesse con-dizioni povere in cui vive la gente: vivono in piccole case in mezzo ai villaggi con e come i poveri.

Suor Enrica dopo la sua consacrazione va a Roma e poi a Napoli per perfezionare la sua formazione e fare esperienza come ostetrica ed infermiera. Nel 1972 parte per il Mozam-bico ad Alua (dopo aver soggiornato in Portogallo per imparare la lingua) e rimane in Mozambico per 50 anni.

La sorella suor Alma negli anni ’80 vive l’incubo del rapimento da parte di guerriglieri lo-cali (come succede purtroppo ancora oggi a molti missionari e missionarie) per poi essere liberata in Kenia mesi dopo; il Mozambico è caratterizzato da una storia politica e

sociale molto tormentata e, nonostante i periodi di ca-restia e di guerra civile, le sorelle comboniane (come suor Alma e Suor Enrica) non hanno mai lasciato le loro comunità, i “loro” fra-telli poveri.

Questa è una lettera di Suor Enrica al nostro gruppo mis-sionario per ringraziare del sostegno, della vicinanza spi-rituale la nostra Comunità (Marisa è la cara cugina che ha sempre tenuto i contatti con lei):

Chipene 25 Febbraio 2009Carissimi Marisa e amici del gruppo missionario,

ho ricevuto due giorni fa il pacco contenente la bella, bellissima tovaglia per il nostro altare. (…)

La missione è dare una stretta di mano al povero, al bambino, al denutrito, all’ammalato: è quello che cerco di fare secondo le mie possibilità.

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza.

Ricordo di Suor Enrica Lomboni

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Febbraio 2020 25

Il lavoro in ospedale non ha mai fine. I mesi scorsi sono passati con una grande crisi di fame in tutta la zona, dovuta allo scorso raccolto dell’anno scorso. Agli uomini, donne e bambini che incontri puoi contare tutte le ossa…

Ora le cose stanno un po’ miglioran-do, il granoturco sta maturando, le zucche e i cetrioli crescono e perciò c’è qualcosa da mangiare e nei volti si vede la gioia per il frutto del loro duro lavoro nei campi.

Come già sapete, siamo nel tempo del-le piogge, il nostro fiume Meculumba è in piena, così per alcuni mesi siamo isolati. Questa lettera la sto scriven-do in fretta perché ho saputo che una mia collega andrà a Nampula doma-ni e vorrei che la imbucasse, certa-mente dovrà fare molta strada a piedi.

Non si comunica con le altre missioni; qui siamo quattro suore e ci troviamo bene e perciò riusciamo a non sentire troppo l’isolamento.

Il nostro Parroco risiede ad Alne che dista 90 Km da qui e finchè la piena non calerà, non riuscirà a raggiungerci. Nello stesso tempo desideriamo che le piogge possano continuare per avere poi l’acqua tutto l’anno.

L’Apice ha sempre il suo fascino anche alla sera: il sole che tramonta e subito c’è l’oscurità, le casette della missione, le capanne circondate da palme e altri alberi, le luci fioche delle lampade a petrolio…sembra di vivere in un presepio!

In questo mese sono pure ricominciate le scuole: sono quasi 1500 alunni dalla 1^ alla 7^ classe. Abbiamo pure con noi una quarantina di ragazze che desiderano studiare per avere un futuro migliore.

(…)Di nuovo grazie per la tovaglia, le minestre e il materiale sanitario. Saluti cari anche al Parroco e alla Comunità, vi abbraccio Sr. Enrica”

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza

Ricordo di Suor Enrica Lomboni

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Comunità Aperta 26

La testimonianza nella malattia

La vita missionaria di suor Enrica scorre tutta nelle varie Comunità del Mozambico fino al 2010, quando compaiono le prime avvisaglie del male, che la obbliga – con grande soffe-renza – a rientrare in Italia. Le consorelle del Mozambico la ricordano così:

“Cara Enrica, in te abbiamo visto realizzarsi il grande sogno di S. Daniele Comboni: “Se avessi mille vite, le darei tutte per la missione.” La tua vita qui in Mozambico è stata una vita piena, donata totalmente agli altri con generosità e gioia. La tua missione è stata di una dedizione unica ai malati soprattutto ai più poveri e deboli, ai bambini, alle donne, ai colleghi di lavoro. Si potrebbe dire che era normale, era il tuo lavoro; ma tu facevi tutto con passione e con gioia: perché eri appassionata, e in quello che eri e facevi traspariva questa tua passione. (…) Non ti abbiamo mai sentito dire “ Non ho tempo o ho troppe cose da fare....” avevi sempre tempo per tutti. E il tuo sorriso che non mancava mai! Di fronte alla sofferenza delle persone soffrivi ed eri forte allo stesso tempo, sapevi comunicare speranza e ottimismo. Sei stata una donna di preghiera e dal Signore attingevi la forza per essere fedele ai tuoi impegni ed essere generosa. Da anni la malattia ti ha costretto a rimanere in Italia ma per noi è come se tu avessi continuato a rimanere qui tanto era il tuo desiderio di tornare per continuare a fare il bene per la tua gente....”Ho dovuto partire, ma tra voi ho lasciato il mio cuore” aveva detto Comboni. E la tua gente ha continuato ad aspettarti, insieme a noi. Per te abbiamo pregato, ti abbiamo tenuta informata su quello che succedeva qui, abbiamo aspettato il tuo ritorno...la tua fede è stata grande così come la tua preghiera per noi e per tutti. Sorella universale, missionaria dalle mille vite per la missione, sappiamo che non ci hai lasciato e siamo sicure che continuerai a rimanere in mezzo al tuo popolo: continua a camminare per queste strade, a sostenere i deboli e i poveri, a incoraggiarci e a regalare ad ognuno il tuo sorriso.

Grazie Enrica, Le tue sorelle del Mozambico.” Dal 2010, la sua vita si è dipanata tra la Comunità di Erba, dove ha esercitato sempre il suo servizio di infermiera tra le consorelle anziane e la Casa M. Fiorentina (a Verona, centro per le sorelle ammalate dalla missione), perché ha dovuto sottoporsi a frequenti controlli, terapie ed interventi chirurgici devastanti.

Infine, la malattia che avanzava e le terapie sempre più frequenti e debilitanti l’hanno ob-bligata a restare nella casa di cura di Verona, ufficialmente come “malata”. Ciononostante, ha continuato ad offrire a tutte il suo sorriso e le sue mani abili: finché ha potuto reggersi in piedi aiutava nel guardaroba e poi, nella sua stanza, confezionava oggettini e ricami al chiaccherino che poi donava volentieri a chi incontrava.

Le consorelle che le sono state accanto nella malattia scrivono di lei: “Abbiamo apprez-zato in lei una singolare capacità di lottare contro la malattia e di sdrammatizzare

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza.

Ricordo di Suor Enrica Lomboni

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la sua sofferenza, sostenuta da una grande fiducia in Dio e amore alla Missione, pur con tutte le limitazioni che la opprimevano. Alla fine, avendo compreso che il Signore la stava chiamando a Sé, si è preparata con grande lucidità e fede al “passaggio” e a tutti comunica-va la sua gioia e riconoscenza: “Ho avuto tanto dalla vita, diceva, sono contenta di quello che ho vissuto, dell’amicizia di tutti...”.

-.-.-.-.-.Come Comunità parrocchiale, come Gruppo Missionario di Al-menno San Salvatore, abbiamo deciso di ricordarla in modo concreto sostenendo in questo anno pastorale un progetto delle Suore Combo-niane nel suo amato Mozambico e in particolare per la Comunità di Chipene dove le suore Comboniane stanno portando avanti diverse iniziative contro la malnutrizione dei bambini e per aiutare le mamme a occuparsi delle loro famiglie.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.Beati gli afflitti, perché saranno consolati.Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.”(Mt 5, 3-7)

Beata te, Suor Enrica: grazie per la luce e la testimonianza che hai sa-puto regalare: cercheremo di ricevere e far passare il Testimone anche noi!

Quando l'amore per i fratelli più piccoli diventa testimonianza

Ricordo di Suor Enrica Lomboni

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Comunità Aperta 28

L'Apostolo Paolo e le sue lettere

Sui passi di Paolo

A cura di Ermanno Arrigoni

La separazione tra Paolo e Barnaba

Continuiamo questa "rubrica" di San Paolo che ci offre l'opportunità di approfondire la nostra conoscenza dell' "Apostolo delle genti".

L’incidente di Antiochia tra Paolo e Pietro

I contrasti tra le due facce del cristianesimo delle origini, tra Giacomo, capo della Chiesa

di Gerusalemme e l’apostolo Paolo, sull’osser-vanza o no della Legge ebraica, come abbiamo visto sull’ultimo Bollettino, non si esaurirono con il Concilio di Gerusalemme. Lo dimostra l’incidente di Antiochia, cioè lo scontro tra

Paolo e Pietro su questo problema nell’estate dell’anno 48.

Secondo la lettera ai Galati (2,11), Pietro ad Antiochia era seduto a mensa con dei cristiani provenien-ti dal paganesimo (non circoncisi), prima che giungessero alcuni dalla parte di Giacomo. Dopo il loro ar-rivo, Pietro si allontanò dalla men-sa dove era prima per sedersi con i cristiani provenienti dall’ebraismo che erano circoncisi. Seguirono Pie-tro altri cristiani ebrei e lo stesso Barnaba, il grande amico di Paolo. La reazione dell’apostolo Paolo fu molto dura: chiamò ipocriti quelli che erano dalla parte di Giacomo e così scrisse nella lettera ai Galati:

“Quando vidi che non si comporta-vano rettamente, secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa [Pietro] in presenza di tutti: “Se tu che sei giu-deo, vivi come i pagani e non alla maniera dei giudei, come puoi co-stringere i pagani a vivere alla ma-niera dei giudei?” (Galati 2,13-14).

La reazione di Paolo è comprensibi-le soprattutto in relazione al ricordo

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Febbraio 2020 29

L'Apostolo Paolo e le sue lettere

Sui passi di Paolo

Il Primo Concilio di Gerusalemme

Cena del Signore (la Messa di oggi), che si ce-lebrava già allora (1Cor 11, 23-26); seguendo Giacomo e Pietro, come potevano i cristiani provenienti dal paganesimo, non circoncisi, ma battezzati, sedersi alla stessa mensa con cristiani provenienti dall’ebraismo circoncisi e pure loro battezzati? Come si poteva celebrare insieme la Cena di Gesù? Secondo Paolo il comportamen-to incoerente di Pietro indusse all’ipocrisia an-che gli altri ebrei cristiani e lo stesso Barnaba. Questo atteggiamento per Paolo comportava un’incoerenza teologica, poiché in questo modo veniva abolita la co-munione tra cristiani provenienti dal paganesimo e cristiani provenienti dall’ebraismo. Pietro, Barnaba e gli altri ebrei cristiani non si compor-tavano secondo la verità del Vangelo (Galati 2,14). Ad Antiochia questo conflitto sfociò nella separazione tra Paolo e Barnaba.

Paolo partirà per il suo secondo viaggio missionario con altri com-pagni, come scrive Luca negli Atti degli apostoli 15,39-40: “Il dissen-so fu tale che si separarono l’uno dall’altro: Barnaba prendendo con

sé Marco si imbarcò per Cipro; Pa-olo invece scelse Sila e partì, affida-to dai fratelli alla grazia del Signo-re”. Da questo punto in avanti negli Atti degli apostoli non si parla più né di Pietro, né di Barnaba; Luca seguirà solo la missione di Paolo.

La missione autonoma di PaoloPaolo non è stato il secondo fonda-tore del cristianesimo, come diceva W. Wrede, un famoso esegeta tede-sco, “ma senza la sua dedizione e le sue capacità non sarebbe mai sorta in tempi tanto ristretti una religio-ne universale di grande attrattiva” (Schnelle, Paolo, vita e pensiero, cit.140). Gli avvenimenti legati al primo Concilio di Gerusalemme

e il conflitto di Antiochia, portarono alla se-parazione tra Paolo e Barnaba e al congedo definitivo dell’apostolo dalla missione antio-chena. Dalla fine dell’anno 48 Paolo iniziò a praticare una missione autonoma; si sposterà sempre a piedi, sfruttando le eccellenti possi-bilità di collegamento che offrivano le strade romane, o per mare, verso Occidente, verso l’Europa, giungendo alla fine a Roma, la capi-tale dell’impero.

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Comunità Aperta 30

L'Apostolo Paolo e le sue lettere

Sui passi di Paolo

Con il secondo viaggio missionario Paolo rom-pe i confini che fino a quel momento avevano caratterizzato la missione antiochena (Palesti-na, Siria, e Asia minore meridionale), e porta il cristianesimo nell’Asia minore occidentale e in Grecia, diffondendo il mes-saggio di Gesù nei centri cul-turali del mondo di allora.

Accompagnato da Sila e Timo-teo, parte dalla Siria, attraversa la Cilicia e la Frigia e arriva in Galazia (zona attorno all’attua-le Ankara). Poi i tre si incam-minano verso Troade, da dove partono per la Macedonia, por-tando per la prima volta il cri-stianesimo sul suolo europeo.

Nella città di Filippi Pao-lo incomincia a svolgere la sua opera di evangelizzazione nell’ambiente della sinagoga ebraica, e converte Lidia, una commerciante di porpora. Da

Filippi, seguendo la strada romana Egnatia, raggiunge Tessalonica (l’at-tuale Salonnico, in Grecia). La pri-ma lettera ai Tessalonicesi (1,6-10) e Atti 17,4 concordano nel dire che la missione di Paolo a Tessalonica ebbe grande successo; per questo gli ebrei reagirono con persecuzioni contro di lui. Secondo la lettera ai Filippe-si (4,15s.), la comunità cristiana di Filippi avrebbe sostenuto Paolo con cibo e altri aiuti per due volte duran-te il suo soggiorno a Tessalonica.

Paolo ebbe fortuna anche a Berea; da qui, Paolo e i suoi collaboratori si recarono ad Atene dove l’apostolo si fermò per un certo periodo, man-dando Timoteo a Tessalonica, da cui lui era stato cacciato dagli ebrei, per mantenere un contatto con questa comunità. La missione di Paolo ad

Atene fu un fallimento; fra le comunità di Pao-lo in Grecia e nella storia successiva del primo cristianesimo, Atene non ebbe mai alcun ruolo. 6 (continua)

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Febbraio 2020 31

Trasporto infermi e dializzatiAssistenza manifestazioni sportive e nonTrasporti in Italia e all’esteroDimissioni da Ospedali e Istituti

ADERENTEA.N.P.A.S.

ORARI DI SERVIZIOper il Servizio di

emergenza urgenza 11824 ore su 24

Dai senso al tuo tempo liberoDiventa anche tu volontario

Pubblica Assistenza

CroCe AzzurrAVia C.A. Dalla Chiesa, 5

24031 Almenno San Salvatore (Bg)Segreteria: Tel 035 641837

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Sezione di Almenno San Salvatore 1969 - 2019

”Ol cör del donadurl’è òrb, ma generus”

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di RONCELLI24031 ALMENNO SAN SALVATORE (Bg)

Telefono: 035 640800

Esposizione ad Almenno San Salvatore

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Comunità Aperta 32

Per riflettere

A cura di Suor Giacinta Rota

Dal Monastero Francescano

di ZognoLa Contemplazione

Voglio iniziare questo scritto pensando a mia mamma. In quel giorno di festa quando durante la S. Messa sentii il commento al Vangelo che diceva: bisogna pregare sempre senza stancarsi mai. Questo mi turbò molto. Che cosa dovevo fare io che a quel tempo il mio unico lavoro era quello di giocare e cantare in continuazione?

Giunta a casa chiesi alla mamma: come si fa a

pregare sempre senza stancarsi mai? La mam-ma si fermò un attimo e poi mi disse: “bisogna pregare con il cuore”. Queste parole sono sta-te per me un continuo richiamo alla preghiera. Quando poi entrò nel mio cuore il desiderio di donarmi al Signore chiesi a chi mi poteva dare una spiegazione che cosa fosse la contemplazio-ne. Nel mio cuore erano sorte mille domande che necessitavano di una chiarificazione. Presi

tra le mani il dizionario e altri libri in modo partico-lare il Vangelo e chiedevo a Gesù: che cos’è la con-templazione? La mia ri-cerca proseguiva con cal-ma e con il desiderio che tutto diventasse chiaro, dai libri di Santa Teresa d’Avila trovai il rimando al Crocifisso, per me era un programma grandis-simo, e quasi impossibile, ma il mio desiderio non si era esaudito né fermato.

Ci sono tue “tipi” di con-templazione una sopran-naturale o contemplazione infusa che è un puro dono di Dio e poi c’è una con-templazione acquisita alla quale possiamo giungere

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Per riflettere

Dal Monastero Francescano di Zogno

tutti con la grazia del Signore, giovani e vecchi, malati e sani. Il profeta Isaia invita tutti: “o voi tutti che siete assetati venite all’acqua” (Is 55,1). Un libro di San Tommaso d’Aquino elenca quattro disposizioni necessarie per giungere alla contempla-zione, vivere le virtù morali, la lettura dei libri religiosi, la me-ditazione e la preghiera. Viven-do le virtù morali si eliminano gli ostacoli che le passioni e il tumulto delle preoccupazioni esterne che intralciano la via alla contemplazione. San Vitto-re riduce le disposizioni alla contemplazione a tre: l’applicazione delle buone opere, la medita-zione e la preghiera profonda e sincera.

Attorno alla mangiatoia di Gesù bambino, c’è l’adorazione profonda di Maria e Giuseppe, la contemplazione gioiosa dei pastori, l’omaggio regale dei sapienti giunti da oriente.

Giovanni, il discepolo prediletto, fermatosi a contemplare il cuore trafitto del Cristo con-templa il sangue e l’acqua che escono dal costa-to e annuncia alla famiglia umana: “volgeran-no lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). La testimonianza di Giovanni ci ricorda che Gesù ha amato senza limiti, che con la sua morte in croce ci ha purificato dai nostri pec-cati e ci ha fatti rinascere alla vera vita di Dio; anche noi siamo chiamati a unirci a Giovanni nella contemplazione del cuore trafitto di Gesù per crescere nella nostra risposta di amore ver-so colui che ha dato tutto per la nostra salvezza.

San Bonaventura assorto nella contemplazione del Crocifisso scrive che l’apertura del cuore di Gesù è certamente segno di una infinita e ineffa-bile clemenza. Nessuno può comprendere un sì grande amore, avviciniamoci anche noi a questo cuore per immergerci nella profondità del suo immenso amore, avviciniamoci con fiducia al co-

stato di Gesù e non abbiamo paura ad entrarvi.

Giovanni ha ancora lo sguardo fisso sul Maestro, nel momento drammatico della trafittura del co-stato quello che attira la sua attenzione contem-plativa è quel fluire di sangue e acqua. Giovanni non contempla nel Crocifisso lo sfacelo della morte, ma il trionfo della Vita che avverrà per-ché Cristo lo aveva annunciato. Con Giovanni contempliamo anche noi l’Agnello di Dio che si è lasciato immolare, dal Cuore di Cristo è sgor-gato il sangue per la remissione dei peccati ed è scaturita l’acqua della rinascita alla vita dello Spirito.

La Chiesa e il mondo hanno bisogno del culto eu-caristico che Cristo ha istituito nell’Ultima Cena. Gesù ci aspetta in questo sacramento di amore; non risparmiamo il nostro tempo per andare ad incontrarlo nell’adorazione, nella contempla-zione piena di fede e di amore pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione. La vita consacrata non si sostiene e non si diffonde senza la preghiera questa è una delle sorgenti della contemplazione e della vita spirituale della Chiesa. I Padri della vita spirituale così riassumono le disposizioni del cuore nutrito dalla Parola di Dio nella preghiera: cercate leggendo e troverete meditando; bussate pregando e vi sarà aperto contemplando.

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Comunità Aperta 34

Al servizio della persona

"Gruppo

del Sorriso" O.N.L.U.S. Grazie!

Anche nell’anno appena trascorso il nostro gruppo è sta-to aiutato in modo importante da generose elargizioni in denaro e da collaborazioni che si protraggono nel tempo e che coinvolgono i ragazzi e le loro famiglie in varie iniziative.Con il nuovo anno, vogliamo RINGRAZIARE le associa-zioni, i gruppi e i cittadini che sentiamo sempre vicini e solidali.Grazie di cuore.

Il direttivo

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Speciale Febbraio 2020 I

Un a Pa r o l a c h e d à Vi taUn a Pa r o l a c h e d à Vi tan aV i g a n d o n e l l’ac qU a d e l Bat t e s i m on aV i g a n d o n e l l’ac qU a d e l Bat t e s i m o

P a r r o c c h i a a l m e n n o s a n s a l V a t o r eP a r r o c c h i a a l m e n n o s a n s a l V a t o r e

q U a r e s i m a 2 0 2 0q U a r e s i m a 2 0 2 0

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Comunità Aperta 2020II

Venerdì 28 febbraio ore 20,30Via Crucis in

Chiesa Parrocchiale proposta dal Gruppo A.C.L.I.

Via Crucis 2020

Venerdì 6 marzo ore 20,30Via Crucis nella

Chiesa dei Cappucciniproposta dall’Azione Cattolica

Venerdì 13 marzo ore 20,00Via Crucis nella

Chiesa della Fondazione Rotaproposta dai Catechisti

«Dalla Croce Dio regna per attirare tutti gli uomini a se!»«Dalla Croce Dio regna per attirare tutti gli uomini a se!»

Venerdì 20 marzo SANTUARIO SANTUARIO 24 ORE PER IL24 ORE PER IL

SIGNORESIGNOREore 17,00 S. Messa segue

Adorazione Eucaristica e possibilitàdi Confessioni fino alle ore 23,00

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Speciale Febbraio 2020 III

Via Crucis 2020Venerdì 27 marzo ore 20,30

Via Crucis itineranteda S. Giorgio a San Nicola proposta da Gruppo Missionario,

S. Vincenzo, Madri Cristiane

«Dalla Croce Dio regna per attirare tutti gli uomini a se!»«Dalla Croce Dio regna per attirare tutti gli uomini a se!»

Venerdì 3 aprile ore 20,30Via Crucis itinerante

da S. Nicola alla Parrocchiaproposta dai Sacerdoticonclusione con la

S. Messa per la Festa dell’Addolorata

Tutti gli adulti sono Tutti gli adulti sono invitati a partecipare invitati a partecipare

durante le cinque durante le cinque Domeniche di Domeniche di

Quaresima alle ore Quaresima alle ore 15,00 al canto dei 15,00 al canto dei

Vespri a cui segue la Vespri a cui segue la Catechesi quaresimaleCatechesi quaresimale

e la Benedizione e la Benedizione Eucaristica.Eucaristica.

QuaresimaQuaresima

20202020ParrocchiaParrocchia

SS. SS. SalvatoreSalvatore

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Comunità Aperta 2020IV

La Quaresima è il tempo che ci prepara a vivere la Pasqua. Questo periodo, nella Chiesa antica ma anche oggi, è l’ulti-mo tratto della preparazione dei catecumeni al battesimo che si riceve nella Veglia pasquale. Noi siamo già battezzati, ma quanto è facile dimenticarci di questo dono! La Quaresima è l’occasione propizia per riscoprire il dono del batte-simo! Le letture di questo anno liturgico (A) ci prendono per mano e ci aiutano in questo itinerario. Saliremo anche noi sull’arca, come Noè al tempo del diluvio, per navigare sull’acqua, quella del nostro battesimo. Secondo san Pietro, infatti, l’acqua su cui navigava Noè è una figura del battesimo (1Pietro 3,19-22). Di settimana in settimana ripercor-reremo le parole e i gesti del nostro battesimo lasciandoci guidare da un faro che ci indicherà la direzione da seguire.

PRIMA SETTIMANA: la prova Rinunzio!SECONDA SETTIMANA: il Figlio Chiamati per nome TERZA SETTIMANA: la sete Battezzati nell’acqua QUARTA SETTIMANA: la Luce Ricevi la luce di Cristo!QUINTA SETTIMANA: la Vita Rivestiti di CristoSETTIMANA SANTA: l’Alleanza Consacrati con il Crisma

Il percorso di Quaresima verrà proposto nella Messa domenicale delle 9.30 e nei giorni della catechesi dei ragazzi. Verrà inoltre sviluppato in un foglietto che potremo trovare in chiesa e che sarà a disposizione di tutti per la preghiera quotidiana (sarebbe bello farla tutti insieme in famiglia!). I ragazzi avranno un cartoncino con la visualizzazione dell’itinerario da compiere giorno per giorno.

Inoltre, ogni martedì mattina alle ore 7.45 per i ragazzi delle Elementari e delle Medie ci sarà un momento di preghiera nella chiesa dei Cappuccini.Non mancherà il tradizionale concorso settimanale.

Gli adolescenti e i giovani sono invitati (insieme agli adulti che vorranno) ogni martedì mattina dalle 6.20 alle 6.40 per un momento di preghiera, seguito dalla colazione, nella Chiesa dei Cappuccini. Per i giovani saranno suggeriti ulteriori momenti di riflessione e di condivisione.

Continua l’impegno di carità dei ragazzi, iniziato in Avvento, per sostenere il progetto: Aiutami a diventare grande.

Mercoledì delle ceneri: 26 febbraio: ore 16.30 Messa con tutti i ragazzi in Parrocchia ore 7,30 e 20,00 in Parrocchia ore 9,00 al Santuario ore 17,00 Fondazione Rota

Confessioni ore 16,00: Elementari: mercoledì 4 marzo. Medie: martedì 3 marzo Elementari: lunedì 6 aprile. Medie: martedì 7 aprile Adolescenti e giovani: Domenica 5 aprile ore 18.00

Domenica 22 marzo mattina: ritiro per IV e V elementareDomenica 29 marzo mattino: ritiro per I media (Dopo la messa delle 9.30 ci si porta in oratorio per un momento di riflessione e preghiera. Termine: ore 12.00)

Incontro genitori cresimandi: giovedì 19 marzo ore 20.30 prima confessione e prima comunione: domenica 1 e 29 marzo ore 16.30

31 marzo e 1- 2 aprile: ore 20,30 triduo in preparazione alla Pasqua per gli adulti, in Parrocchia

3 aprile: Madonna Addolorata: ore 15.30 messa per ragazzi in chiesa parrocchiale (ritrovo alle 15.00 all’oratorio).

SABATO 28 marzo RACCOLTA VIVERI CON I RAGAZZI DELLA CATECHESI

Quaresima 2020Quaresima 2020UNA PAROLA CHE DÀ VITA

Navigando nell’acqua del Battesimo

sabato 21 marzo: serata per i genitori con apericena, riflessione e confronto.A breve verrà dato il programma

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Gruppi e Associazioni

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Comunità Aperta 36

a cura di Romano Bonfantida un'idea di Sandro Rota "ol Ghirì".

Domanda:

Sono un parrocchiano di Almenno. Vorrei sapere perché ad Almenno quando si recita il Padre Nostro, alla fine si dice ancora: " ... E non c'indurre in tentazione", mentre in altre chiese dicono: " .•. E non ci abbandonare nella tentazione". Chi ha ragione? Quelli che dicono che c'è stata la riforma o i sacerdoti di Almenno? Grazie.

Lettera firmata

Risposta:

La “riforma liturgica” non dipende certo dai sacerdoti di Almenno, ma fa parte di quel grande progetto partito da oltre cinquant’anni con il Concilio Vaticano II e riguarda la Chiesa universale; un progetto che si sta gradualmente realizzando.

Riguardo alla nuova traduzione del Padre nostro, è già presente nel testo ufficiale della Bibbia a cura del-la Conferenza episcopale italiana, pubblicato nel 2008. Dove suona così: «Non abbandonarci alla tenta-zione» (la citazione della frase «non ci indurre in tentazione» era chiaramente un errore). La Bibbia della

Cei è alla base delle letture presenti nel Lezionario, pubblicato in quello stesso anno.

Per quanto riguarda il Messale roma-no (il libro liturgico che contiene tut-to ciò che serve per la celebrazione della Messa, eccetto le letture, come le preghiere, le rubriche e l’indicazio-ne dei gesti da compiere), la terza edi-zione in lingua italiana, dopo quelle del 1973 e del 1983, verrà consegna-to al popolo di Dio dopo Pasqua, che quest’anno cade il 12 aprile. L’uso della nuova edizione del Messale di-

Chiedilo al Parroco

"Non ci indurre intentazione..." o"Non ci abbandonare..."?

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Febbraio 2020 37

Questa rubrica sarà tenuta aperta se perverranno le domande ogni mese al Parroco.

In merito ad essa, coloro che fossero interessati all'iniziativa, potranno presentare delle domande, per scritto (ma, perché no, anche a voce), entro il 25 di ogni mese precedente a quello di uscita del Bollettino a questi recapiti:

Redazione Comunità Aperta presso Casa Parrocchiale (cassetta delle lettere) e-mail Parrocchia: [email protected] e-mail Renzo Cornelli: [email protected] Il sottoscritto curatore della rubrica mette a disposizione la sua cassetta in via S. Giorgio 5.

La redazione raccoglierà le domande, non le filtrerà né le modificherà e le sottoporrà al Parroco.

Non saranno prese in considerazione quelle non consone alla rivista e quelle anonime.

L'anonimato, se richiesto, verrà effettuato nella pubblicazione.

"Non ci indurre in tentazione" o "Non ci abbandonare..."?

venterà obbligatoria a partire dalla prima domenica di Avvento, il 29 novembre prossimo.

Il Messale che sarà presentato dopo la Pasqua di quest’anno contiene alcune novità, tra cui la nuova for-mulazione del Padre nostro, che oltre a «non abbando-narci alla tentazione», prevede l’aggiunta di un «anche» nella frase precedente, che diventa così: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri de-bitori». C’è un cambiamento anche nel testo del Gloria, sulla base dell’originale greco del Vangelo di Luca. Inve-ce di «Pace in terra agli uomini di buona volontà» si dirà «Pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Le nuove traduzioni si basano sul testo greco originale in cui sono scritti i Vangeli, non sulla Vulgata, la traduzione latina di san Girolamo.La grande riforma liturgica della Chiesa non consiste però semplicemente nel cambiamento di alcuni termini o modi di dire, ma riguarda soprattutto lo spirito, l’ani-mo con cui ogni credente vive la celebrazione.

Scrivono a questo proposito i Vescovi italiani nel messaggio in occasione della pubblicazione della terza edizione del Messale Romano: nel riconsegnare il Messale, vogliamo invitare tutte le Comu-nità a riscoprire nella Liturgia la “prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano” (Sacrosanctum Concilium 14). La partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa alla celebrazione dell’Eucaristia è garanzia per una formazione integrale della per-sonalità cristiana. Ricordando, infine, questa bella esortazione di papa Francesco: «Sappiamo che non basta cambiare i libri liturgici per migliorare la qualità della Liturgia. Fare solo questo sarebbe un inganno. Perché la vita sia veramente una lode a Dio, occorre infatti cambiare il cuore».

Il Parrocodon Mario

Chiedilo al Parroco

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Comunità Aperta 38

Circolo ACLI Almenno San Salvatore

Circoli di R-esistenza

PREMESSA Anche quest’anno il Circolo ACLI di Almenno S.S. ha scelto di proporre 4 incontri di riflessione e ap-profondimento, a partire da un testo di Luigino Bruni, noto economista e biblista.

Ritrovarsi insieme a riflettere, mettere in comu-ne pensieri e emozioni, scambiare parole e sen-timenti, è stato certamente arricchente e vita-le, per ciascuno di noi; soprattutto in un tempo, quello di oggi, nel quale, più che in altri, sono dif-fusi l’individualismo, il disinteresse, la solitudine, la disaffezione.

INSIEME ABBIAMO RIFLETTUTO (pensieri e riflessioni emerse nei 4 incontri)

1 - Profeti e idoliChi è il profeta? Che cosa significa essere profeti oggi?Nel linguaggio comune spesso la figura del pro-feta è intesa come qualcuno che prevede il futuro, un veggente, un indovino che prevede gli eventi

prima che essi accadano.

Un approccio scorretto, semplicistico e poco ve-ritiero, soprattutto se ci riferiamo al linguaggio biblico.

Spesso non riconosciuto in casa propria e nel proprio tempo, solo dopo la sua morte se ne rico-nosce la valenza profetica nel suo essere capace di un ascolto profondo del suo tempo.

Profeta non è colui che predice ciò che accadrà, profeta è colui che interpreta ciò che sta acca-dendo, stando dentro la storia degli uomini.Non è un folle utopista o un visionario, è piutto-sto un attento scrutatore del presente; è colui che osserva la realtà, senza uniformarsi a mode e opinioni correnti; è nemico degli idoli, prima di tutto del denaro padrone, si batte per una eco-nomia più solidale e più giusta.

Essere profeta significa avere sull’oggi uno sguardo attento e profondo, riconoscere segni di positività e alimentarli, cogliere nell’at-tualità i segni di un domani migliore, senza rimpiangere nostalgicamente il passato o ri-fugiarsi in un futuro utopistico e irraggiungibile, ma cogliere e lanciare messaggi di fiducia e di speranza, assumendoci respon-sabilità e impegno personali per la costruzione del bene comune.

Essere profeta significa anche

A cura di Lucia Gotti4 incontri di riflessione intorno al libro

di Luigino Bruni: “Economia e profezia”

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Circolo ACLI Almenno San Salvatore

essere capaci di andare contro corrente, smon-tare stereotipi o pregiudizi, andare oltre l’ovvio e non aderire a luoghi comuni, avere uno sguardo individuale per ogni singolo uomo, perché cia-scun uomo è creatura di Dio.La nostra fede è annuncio, annuncio della giusti-zia e della dignità che Dio vuole per ogni suo figlio.

Viviamo oggi in una società di mercato, dove ciò che conta è l’avere, il denaro, il consumo; tutto si compra, tutto si vende; la persona è al servi-zio dell’economia, non l’economia al servizio del-la persona; quando le risorse, anche le persone, non servono più diventano esuberi, scarti (come afferma Papa Francesco).

E così anziché ingaggiarci e impegnarci nella costruzione di una società più giusta e umana, spesso costruiamo idoli: quando l’oggetto divie-ne l’assoluto, quando una parte prende il posto del tutto, costru-iamo l’idolo: il lavoro, il denaro, il culto dell’immagine, il sesso; perfino la libertà può diventare un idolo, quando siamo incapaci di scegliere perché scegliere di-viene sinonimo di rinuncia.

Eppure anche oggi uno sguardo attento e profondo può aiutarci a cogliere e riconoscere segna-li di bene e di cura (dell’uomo e della terra), a riconoscere la pre-senza di profeti e di segni profe-

tici di cambiamento.

Papa Francesco in primis; ci esorta ad essere scrutatori dell’oggi, a saper discernere, a cogliere l’essenziale, a sentirci responsabili di fronte ad ogni uomo che soffre e che bussa alla nostra porta, ad avere cura della terra e di tutto il pianeta, ad essere testimoni e profeti per i nostri giovani, prestando loro ascolto e rispetto, accom-

pagnando con competenza, maturità e fede i loro percorsi piuttosto che criticandone compor-tamenti o modi di essere.

Anche le recenti espressioni a difesa del clima e del pianeta (pensiamo alla giovane Greta), o le manifestazioni di giovani che chiedono ascolto sono segnali che ci interrogano e ci chiedono uno sguardo, profondo e lungimirante, all’uomo e alla sua umanità.

2 - La parabola del buon samaritanoNella parabola del Buon Samaritano, il samarita-no incontra per strada “un uomo”, e lo affida a un albergatore. Un uomo. Un uomo di cui non sa nulla, di cui la stessa parabola del Vangelo non specifica nulla, semplicemente “un uomo”. Non sappiamo altro di lui, solo “un uomo”; il samari-tano lo vede e a lui “si fa prossimo”. Non è a lui vi-

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cino (politicamente, culturalmente, socialmente, ecc.), ma a lui si avvicina e si fa prossimo. Il pros-simo non è il mio vicino, sono io che mi avvicino a lui e mi faccio prossimo.

Il samaritano conduce quest’uomo al taverniere e glielo affida. Ha fiducia in lui, anche se nella cul-tura del tempo il taverniere è screditato e malfa-mato. Sfida gli stereotipi diffusi sulla immoralità degli albergatori e si fida ancora una volta di “un uomo”.

E l’albergatore fa altrettanto, ha fiducia del sa-maritano, si fida, ha fiducia che lui tornerà a ri-pagarlo; e diviene il “secondo samaritano”. È un atto di fiducia, di fiducia generativa.

Siamo anche noi capaci di fiducia generativa, sfi-dando senso comune e pregiudizi? Qualche volta forse lo siamo… quando ci fidiamo di qualcuno che, per stereotipo o pregiudizio, appartiene a categorie di cui non è bene fidarsi (es. lo stranie-ro nel mondo del lavoro…); e fidandoci diamo vita ad una relazione generativa.

Succede invece spesso che non vediamo l’uomo, ma un aspetto (la condizione economica, la cate-goria sociale, il colore della pelle), impedendoci

di vedere “un uomo” nella sua complessità, nella sua profondità, nella sua uma-nità. Tutte le volte che una persona viene ridotta a una sola dimensione sia-mo dentro l’inizio di una storia di violenza.

Ce ne offre testimonianza il racconto biblico del Re Davide e di Betsabea, la cui bellezza diventa per Davi-de l’unica dimensione che conta.

E tutto il racconto si snoda su questa confusione tra la parte e il tutto (e così co-

struiamo l’idolo sostituendo la parte al tutto).

Il peccato di Davide si compie non quando viene tentato dalla bellezza della donna, ma quando, usando spregiudicatamente il suo potere, “decide” di usarla e consumarla: ne è quindi responsabile.

La dimensione del potere nella sua accezione negativa sta proprio qui; il desiderio si trasforma immediatamente in azione, il desiderio nella sua soddisfazione, il volere nell’avere.

E il potere diviene corruzione e abuso, perden-do la sua dimensione di servizio perché non più esercitato alla luce di valori e responsabilità.

Al contrario leggiamo la fedeltà a Davide del suo servo Uria, genuina, coerente, profonda. La sua fedeltà diverrà la condanna per il suo padrone, il suo tormento, il senso di colpa da cui non si libe-rerà mai.

Il tema della coerenza /incoerenza tocca ognuno di noi; anche noi spesso, come Davide, commet-tiamo peccati ma additiamo l’altro e condannia-mo in lui il nostro peccato senza riconoscerlo, o fingendo di non riconoscerlo, in noi stessi.

Circolo ACLI Almenno San Salvatore

Circoli di R-esistenza

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Dal Poliambulatorio della Fondazione Rota

L'intervento

Psicologico

della DemenzaAccogliamo e pubblichiamo questo contributo che ci arriva da POLIAMBULATORIO "FONDA-ZIONE ROTA: è un tema molto importante su cui è utile riflettere.

Le demenze oggi rappresentano un fenomeno di proporzioni enormi.La demenza senile è il progressivo declino della funzione cognitiva causato da danni o malattie al cervello, oltre a quanto ci si potrebbe aspettare dal normale invecchiamento.Sebbene la demenza sia molto più comune in tarda età, può verificarsi in qualsiasi stadio dell'età adulta.

Nella demenza senile le aree che vengono compromesse possono essere la memoria, il linguaggio; mentre negli stadi successivi della condizione le persone interessate possono essere disorientate nel tempo (è comune ad esempio non sapere in quale giorno della settimana, del mese o l'anno in cui si trova) sul luogo (non sapere dove ci si trova), e nelle relazioni (non sapere chi sono e dove si trovano).

La demenza senile influenza il senso di identità di una persona anziana, il modo in cui essa pensa ed il suo comportamento, l'umore e le relazioni personali.

Per aiutare chi soffre di demenza a vivere bene è necessaria una migliore comprensione dell'impatto psicologico della malattia, un sostegno concreto che possa supportare il paziente nei momenti di dif-ficoltà, ma anche i famigliari e gli operatori che si prendono cura di lui.

Demenza e psicologo possono rappresentare un binomio vincente e utile al fine di migliorare il sup-porto che il paziente anziano abitualmente riceve a stretto contatto con i famigliari.

Come può uno psicologo aiutare un pazien-te affetto da demenza?

In che modo i famigliari possono trarne beneficio riuscendo a sostenere l'ammalato nella patologia? È possibile raggiungere un PUNTO DI INCONTRO FELICE (Pif) fra malato e famigliare che lo assiste?

Assistere una persona affetta da demenza,

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Dal Poliambulatorio della Fondazione Rota

L'intervento Psicologico della Demenza

magari da Alzheimer, può essere gratifi-cante, anche stimolante, ma talvolta stra-ziante. Prendersi cura di una persona con demenza può avere un enorme impatto sulla qualità della vita e a volte questo ruo-lo può suscitare sentimento di paura, tri-stezza, senso di colpa, impotenza e rabbia.

Queste sono tutte risposte normali e comprensi-bili ad un cambiamento di vita della persona che si assume la responsabilità e la fatica di prender-si cura del paziente affetto da demenza.Spesso la prima cosa da fare per non re-stare intrappolati in situazioni simili è non trascurare i propri impegni prendendosi cura di se stessi: per quanto possa sembrare un cliché , se non ci si prende cura di se stessi in modo corretto, non sarà nemmeno possibile riuscire ad occu-parsi dell'altra persona senza rimanere imbottigliati da fatica, carico e preoccupazione.

Ecco perché spesso rivolgersi ad uno psicologo può essere un valido aiuto ed un importante soste-gno. Non solo per dare sfogo ai propri sentimenti davanti ad un professionista che senza giudicare è in grado di comprendere il dolore di un ruolo molto difficile, ovvero quello di vivere accanto ad una persona che ha continuamente bisogno di attenzioni e cure; ma anche e soprattutto perché capace di fornire gli strumenti utili per abbassare il livello di stress e problematicità.

La somministrazione di terapie non farmacologiche che lo psicologo può valutare e suggerire, rap-presenta infatti un potente strumento d'aiuto e supporto per malato e famigliare (o per malato e operatore sanitario).

Navigare nella demenza senza chiedere aiuto, isolarsi, non farsi accompagnare per una migliore gestione dei disturbi comportamentali che spesso caratterizzano i malati di Alzheimer, pensare di potercela fare da soli, allontana dalla possibilità reale di trovare un equilibrio possibile e meno dif-ficile fra malato e chi se ne prende cura.

A volte mi viene chiesto se un malato di Alzheimer può essere felice?

La mia risposta è sì.

Se si impara come dialogare con lui (utilizzando codici, parole e modalità specifiche per le demen-ze), come coinvolgerlo (quali attività, quali progetti, in che modo, con quale ritmo), come toccarlo (la relazione passa anche e soprattutto attraverso la percezione di come lo avvicino, come lo guardo, come lo sfioro), come relazionarsi con lui, come intercettare le sue emozioni, i suoi bisogni, le sue preoccupazioni e paure , come adeguare l'ambiente a lui ( attivare misure che rendano l'ambiente in cui vive più sicuro e rasserenante secondo indicazioni precise e specifiche), sì può essere felice e soprattutto è possibile un incontro felice fra malato e famigliare.

Personeni Dr.ssa Michela PsicologaSpecializzata Alzheimer e demenzeTerapie non farmacologiche

Poliambulatorio Fondazione Rota

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Incontro

Diocesano A.C.R

"Tutta la mia Città"

Azione Cattolica Ragazzi

Domenica 19 gennaio con circa una trentina di bambini e ragazzi della nostra ACR ci siamo ritrovati nell’oratorio dell’Immacolata a Ber-gamo per trascorrere una giornata insieme ad altri gruppi della diocesi sul tema “TUTTA MIA LA CITTÀ”. Durante la mattinata ci siamo divisi in quattro gruppi e ad ognuno è stato assegna-to un ambito (ACCOGLIENZA, AUTONOMIA, SICUREZZA e SERVIZI) e una planimetria del quartiere, in cui avrebbero dovuto segnare i punti di forza e quelli di debolezza rispetto al proprio settore.

Nel pomeriggio ogni gruppo ha esposto e se-gnato su una grande cartina quanto trovato du-rante la mattina e alla fine di questo confronto si è discusso insieme circa i cambiamenti o mi-glioramenti attuabili all’interno della zona circo-stante l’oratorio.

Dopo di che ci siamo potuti confrontare con un ex assessore all’urbanistica, il quale ci ha ascol-tato per poi spiegarci più attentamente alcune

decisioni avute riguardo al posizionamento di edifici e luoghi pubblici, tenendo conto anche della precedente diposizione degli spazi agli ini-zi dell’ ideazione della città.

Nella stessa giornata si è tenuto anche il “supercongresso”del Movimento Studenti di Azione Cattolica, il quale è costituito da una sessantina di ragazzi che frequentano le scuole

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Azione Cattolica Ragazzi

superiori e mirano a rendere la propria scuola un luogo migliore e più coinvolgente. Nell’incontro avuto con il vescovo Francesco Beschi e la presidente diocesana Paola Massi siamo stati spronati a continuare ad impe-gnarci negli ambiti della vita quotidiana e a condividere questa esperienza con i nostri coetanei.

In conclusione l’assemblea ha fatto il punto sul cammi-no percorso per poi tracciare il cammino prossimo alla luce di un documento congressuale redatto insieme ed eleggendo i nuovi segretari che ci guideranno nei pros-simi anni.

Ispirati da questa giornata, vogliamo sentirci sempre più parte di questa grande famiglia che è l’AC per farla crescere anche con il nostro contributo. Gli Educatori

Incontro Diocesano A.C.R. "Tutta la mia Città

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Azione Cattolica Ragazzi

Incontro Diocesano A.C.R. "Tutta la mia Città

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Incontri/corsi per Associazioni(dalle 20,00 alle 23,00)

ORATORIO SAN FILIPPO NERI

L'Oratorio offre alcuni spazi per

Feste di Compleanno (dalle 14,00 alle 20,00)

Riunioni Condominaili (dalle 14,00 alle 23,00)

Referente: Zonca Claudia: 035/641234

”Il Pulmino dell'Oratorio a nove posti è disponibile per iniziative di Gruppi e Associazioni Parrocchiali”(Referente: Enrico Cell. 3357238605).

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L'EUCARISTIA AGLI AMMALATI O ANZIANI A CASAGli ammalati o anziani che sono impossibilitati a recarsi in Chie-sa, possono chiedere che venga portata loro la S. Eucaristia il primo venerdì del mese o possi-bilmente la domenica, dopo le S. Messe, comunicandolo al Parroco o a don Giorgio.

È bene anche che gli stessi oppure i loro familiari preparino in casa una tovaglietta bianca con il crocifisso e una candela.

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L'angolo

della Poesia

Per elevare ”lo Spirito”

a cura di Maria Luisa Salvi

È iniziato un mese particolarmente caro a noi Almennesi per la festività della Madonna del Castello a cui siamo molto affezionati! Sono numerose le persone che vengono qui a pregare, un po’ da tutti i paesi a noi vicini! Raggiungono la nostra chiesa dove insieme offriamo alla nostra Vergine Maria il nostro amore e le nostre attese! È alla nostra “ MADRE” che dedichiamo questa poesia , esprimendo la nostra fede, la speranza ed il nostro affetto!

LA MADRE

E il cuore quando d’un ultimo battitoavrà fatto cadere il muro d’ombraper condurmi, Madre, sino al Signore,come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,sarai una statua davanti all’eterno,come già ti vedevaquando ancora eri in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,come quando spirastidicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,ti verrà il desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti – (1888 - 1970 )

CARNEVALE Carnevale vecchio e pazzo s’è venduto il materasso per comprare pane, vino tarallucci e cotechino. E mangiando a crepapelle la montagna di frittelle gli è cresciuto un gran pancione che somiglia ad un pallone. Beve, beve e all’improvviso gli diventa rosso il viso, poi gli scoppia anche la pancia mentre ancora mangia e mangia… Così muore il Carnevale e gli fanno il funerale:dalla polvere era nato ed in polvere è tornato.

Gabriele D'Annunzio - (1863 – 1938)

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Per elevare lo "Spirito"

L'Angolo della Poesia

DONA CIO’ CHE NON HAI

Occupati dei problemi del tuo prossimoprendi a cuore gli affanni,le esigenze di chi soffre.

Dona la luce che non hai,dona la forza che non possiedi,dona la speranza che senti vacillare,dona la fiducia di cui sei privo.

Illumina la tua vita buia.Arricchiscila con la povertà.Dona un sorrisoquando tu hai voglia di piangere.

Produci serenitàcancella la tempesta che hai dentro.Ecco, quello che non ho, te lo dono.

Ti accorgerai che l’amorea poco a poco entrerà in te.Invaderà il tuo cuore,diventerà veramente tuo.

Nella misura in cui tu l’avrai donato agli altri.

Giuseppe Galizzi

VIOLETTE DI FEBBRAIO

Anche quest’anno andrai per violettelungo le prode, nel febbraio acerbo.

Quelle pallide, sai, che han tanto freddo,ma spuntano lo stesso, appena scioltel’ultime nevi, e fra uno scroscio e un raggioti dicono: “Domani è primavera”.

Ogni anno ti confidi al tuo tremantecuore: “È finita”, e pensi. “Non andròper violette, non andrò mai più per violette- chè passò il mio tempo - lungo le prode nel febbraio acerbo”.

Invece (e donde ignori, e da qual bocca)una voce ti chiama alla campagna:e vai; e i piedi ti diventano ali,sì alta è la promessa che è nell’aria.

E per amor dell’esili corollequasi senza fragranza, ma beated’esser le prime, avidamente schiaccicon gli steli la zolla entro le dita.

O sempre nuova, o non guarita maidell’inquieto mal di giovinezza,a chi dunque darai le tue viole?

A nessuno: a te stessa: o, forse, ad un fanciulla che ti passi, agile, accanto,e ti domanda dove tu le hai colte:sola n’è degna, ella che fresca ridecome il febbraio; e non si sa qual sia più felice, se ella, o primavera.

Ada Negri (1870 – 1945)

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Comunità Aperta 50

DIZIONARIETTO INCOMPLETO DELLA PARLATA DEGLI ALMENNO RIGUARDO LE MALATTIE E LE PAROLE A ESSE ASSIMILABILI (diciassettesima puntata)

Legenda: LEVATI = Gianni Levati - ol Cicamàra - Ed. Villadiseriane. MACONI = La medicina popolare in Valle Imagna. C. Studi V. Imagna 2006. MP = Medicina Popolare, non basata sulla scientificità, che si contrappone alla MU, Medicina Ufficiale. MU = Medicina Ufficiale, che si contrappone alla MP. PS = letto più significati. La parola ha più significati.

Malatìa = malattia, qualsiasi alterazione negli organi e nelle funzioni, per cui l'organismo non è più sano. SOLO NOSTRA. Tutti gli altri hanno "malatéa". Il LEVATI, nel gennaio dell'80, scrive: “…Da cordo, i dotori al giorno doggi hanno inventato tante di quelle medicine che non ci dovrebbe essere neanche un malato, ma hanno inventato anche un sacco di nuove malatie che uno neanche si insognava. Metta, putacaso, la langina pètori, la nevrite, la leucemia, la pocondria, lulcera, il pericardio, il pistachio, la ritema e via di scorendo: tutte malatie strambe e poco serie. Ai nostri tempi di malatie ce nera poche, ma buone: o si guariva o si crepava in pochi giorni, qualche volta anche con l'aiuto del dotore. Si ricorda cavaliere le belle polmonite di una volta? Uno spariva dalla circolazione per una settimana o due, dopo di che, o sentivi suonare la campana a morto o lo rivedevi

che pareva un cadavere ambulante. Cià presente il "piaga"? Lui tutti i anni mancabilmente si faceva la sua brava polmonite, alla fine si stancava la polmo-nite e il "Piaga" è ancora in circolazione più argillo e più piaga che mai. Oltre la polmonite, cera la tisi, il tifo, la pelagra, la gota, la rosipola, le slogature, le stursioni e il sangue grosso (la pressione alta, ndr.) e qui entrava infunsione la "maga" del paese: una donna che sapeva tutto di questi mali, dove invecie il dotore capiva unacca. Rivava lei con le sue boceti-ne, il suo olio, le sue erbe e con la "sonza ", un pesso di lardo mufito e così spusolento da togliere il fiato e incominciava a ungere, fregare, masagiare secon-do i casi, opure ti faceva le ventose coi bicchierini dove ci metteva un fiocco di bombasino (bambagia, ndr.) che poi acendeva e teli piccicava di colpo sulla schiena, due, tre e anche quattro e il tisio, con tutti quei bicchierini piccicati sul filone, pareva

Come si curavanouna voltaa cura di R.G.B.a cura di R.G.B.disegni di Michela Bonfantidisegni di Michela Bonfanti

Dizionarietto riguardante le malattie

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un centraleletronica spasiale tipo Goldrake. Pota, una volta era così; ci si rangiava come si poteva! Mica cera i soldi da buttare coi dolori e con le medicine. La maga del paese coi suoi impiastri era più che baste-vole, tanto più che lei si contentava di un po' di farina bianca o gialla o di un salametto odi due codeghini e dove non rivavanoi impiastri, rivava la sua parola buona e la fiducia nel Signore, nella Madonna e nei Santi protettori, così se uno doveva crepare, crepava almeno rassegnato ... Al giorno doggi non cè più gnà la donna medicona coi suoi impia-stri e gnà la fede nel Signore e nella Madon-na e nei Santi. Ci sono invecie tanti medici e tante medicine, ma si crepa ugualmente... ",

Proverbi: "Gna la malatìa gna la prezù i rènt l'òm bu": né la malattia né la prigione rendono l'uomo più buono.

"La malatìa a la domànda mìa ol permès dè ègn": la malattia non chiede il permesso di venire.

"La malatìa a la rìa a caàl è a la va vià a pè" = lett. la malattia viene a cavallo, ma se ne va a piedi. Si sapeva quando ci si ammalava, ma non quando si sarebbe guariti.

"Al mal mè rimediàga intàt chè a l'è frèsc": al male bisogna porre rimedio intanto che è fresco (cioè re-cente). (MACONI).

"Ògne malatìa a la ga ol sò riméde": ogni malattia ha il suo rimedio.

"Malatìa longa, mórt sigüra": malattia lunga, morte sicura. (MACONI).

Mal brot = cancro. SOLO NOSTRA. Per il DB era l'epilessia. Sinonimo di "tümùr", "timùr" e "bào". (VEDI). Mal cadoc = epilessia. Per il DB era anche il "cancro". Il Maconi dice: "È una malattia caratterizzata da frequenti crisi consulsive, con alterazioni o perdita della conoscenza, che si presentano improvvisamente in pieno benessere e hanno tendenza a ripetersi. Era detto "Cadoc" (cadùco, transi-torio) perché queste crisi erano di breve durata. Secondo la MP gli epilettici erano considerati più degli indemoniati che veri e propri malati e perciò più che alle cure sani-tarie erano sottoposti a esorcismi o ai rituali dei guaritori... Tuttavia la MP per curare gli attacchi epilettici ricorreva ad altri rimedi: veniva per esempio consigliato di schiacciare il minolo del malato perché il dolore provocato da questa mano-vra poteva bloccare la crisi. Per mitigarla venivano impiegati decotti di camomilla, di papavero o di radici di valeriana. Nelle forme più gravi veniva somministrato a digiuno sangue bovino. Ma contro questo male si riteneva che valesse soprattutto mettere gli ammalati sotto la protezione della Madonna e dei santi Donato e Valentino. Una piccola chiave, che portava il nome di quest'ultimo il nome di quest'ultimo santo, veniva appesa al collo dell'epilettico...".

Mal chè consoma (male che consuma) = Tisi, Tubercolosi polmonare. VEDI "Tübercolózi", Mal chè fa crodà i chèi (male che fa cadere i capelli) = alopecia. Sinonimo di "Pèlòja". PS Mal chèl tùrna ògne tat tèp (male che torna ogni tanto tempo) = male cronico. Mal chè ràmpa (male che si arrampica) = male che si espande in tutto il corpo. Mal chè as s-ciàpa (male che si prende) = Male infettivo.

Continua nella diciottesima puntata.

Come si curavano una volta

Dizionarietto riguardante le malattie

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Chronicon

Un

tempo...a cura di Carlo Rota La Trebbiatrice

Che bello il mese di giugno con i campi co-lorati di oro, verde e giallo! A noi interessava il colore che era vero oro per i contadini che avevano di che vivere per tutto l'anno, parlo del frumento, questo antico prodotto della terra che, trasformato in farina, dà pane e vita.

Il frumento veniva seminato a ottobre dopo che i contadini avevano concimato, vangato e rastrellato il terreno. La semina, se il terreno non era grande, veniva effet-tuata con una macchinetta con una casset-ta che conteneva il frumento da seminare: quando il contadino tirava una cinghia alcuni semi scendevano nel terreno. Se il campo da seminare era grande, la macchi-netta era provvista di sei o più canalette da cui fuoruscivano i chicchi di grano ed era trainata da un bue o da un cavallo. In primavera venivano tolte le erbacce più resistenti: a giugno era pronto per la raccolta. La raccolta iniziava il mattino presto e lo strumento era solo "ol sighès dèl formét" (la falce fienaria). Bisognava lavorare curvi, tagliare un mazzetto di spighe e lasciarle sul terreno, passava poi un contadino che ne fa-ceva delle fascine, i covoni, legandole con un altro mazzetto di spighe. Poi formava dei mucchi con le spighe rivol-te, però, in alto che, alla sera, venivano portate sotto un porticato della cascina. Si doveva aspettare la trebbiatrice.

Dopo che si era falciato il frumento, le donne passavano a "spiglà" (spigolare) cioè a raccogliere le spighe di frumento rimaste per terra, le mettevano nei loro "bigaröl" e le davano da mangiare alle galline. Finita la raccolta i contadini si accordavano per il giorno della treb-biatura ("fa fò ol formét") perché la ditta che aveva i macchinari, i signori Rota Nodari (detti "Maté") di Almenno S. Bartolomeo, erano oberati di lavo-ro e allora bisognava prenotare il giorno. Il giorno fissato tutti preparavano sulla propria aia ("ol stal") il proprio frumento. Quando la trebbiatrice si met-teva in moto, si dovevano passare i covoni all'addet-to che li metteva nella bocca della macchina nella quale pulegge, setacci e filtri separavanoi chicchi che uscivano puliti nei sacchi, mentre la paglia veni-va pressata dalla macchina ed espulsa in balle. Que-sta giornata, naturalmente, attirava la curiosità di

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Un tempo...

Chronicon

noi ragazzi che volevamo vedere a tutti i costi come funzionasse questa macchina diabolica, ma presto venivamo richiamati in casa perché la polvere pro-dotta dalla trebbiatrice era pericolosa come perico-loso era starle o passarle vicino perché c'erano ruote e pulegge che facevano girare la macchina. Alla fine i contadini portavano a casa contenti i sacchi pieni di frumento e le balle di paglia che venivano per fare lo strame per le mucche.

Queste cose oggi non succedono più perché ora si fa tutto sul campo, ci sono macchine che, contem-poraneamente, mietono e trebbiano, lasciando la paglia sminuzzata sul terreno per fame concime: il frumento viene caricato in appositi camion che lo

portano nei silos dove viene immagazzinato per la vendita.

OL SCARTOSÀ

A ottobre, quando il granoturco era ben maturo e pronto per la raccolta, il contadino prendeva la gerla (cesta a for-ma di cono rovesciato, assicurata alla schiena da cinghie), lo appoggiava a una pianta o al filare di vite e piano piano incominciava a staccare le pannocchie di grano da i "mergàs" (lo stelo del granoturco ormai secco) e riempiva la gerla. Se era vicino a casa, la vuotava sotto il portico all'asciutto poi ritornava al campo e ripeteva l'operazione. Se era distante da casa scaricava la gerla sul carretto trainato da un asino. Il contadino di solito era aiutato da qualcuno: dalla moglie in-tanto che i bambini dormivano, dal nonno se era ancora in gamba, da qualche figlio o nipote libero dalla scuola oppure da qualche amico. Il lavoro continuava per un paio di giorni, poi, finita la raccolta, si aspettava qualche giorno per "scartosà", cioè venivano separate le brattee dalla pannocchia. Tutti seduti sul mucchio di pannocchie, si cominciava a sfogliare e si lasciavano 6-8 foglie che servivano per essere ap-pese alle "lobie" (i ballatoi della masserìa). Qui rimanevano ad essicare per qualche mese; quando servivano venivano staccate e sgranate a mano oppure con la macchina sgranatrice. I "rosgiòcc" (i tutoli) venivano bruciati nella stufa o nel camino. I sacchi di granoturco erano portati al mulino per avere la farina gialla per la polenta.

Partecipavano tanti a "scartosà": questo lavoro veniva fatto sul tardo pomeriggio, ma soprattutto alla sera dopo cena da grandi e da piccoli. Ai ragazzi dava la possibilità di stare insieme agli amici, agli adulti di raccontare

gioie e dolori della giornata. Intanto che si scartocciava si recitava il rosario e si chiacchierava. I ragazzi vi andava-no volentieri perché il contadino, prima di andare a casa, preparava i "boröle" (le caldarroste) e offriva il vino che era ancora dolce perché aveva appena finito di fermentare, la moglie invece offriva fette di "smajàsa (torta fatta con polenta, uva americana chiamata da noi "melòna" e gra-tinata nel forno): i ragazzi la divoravano in un momento. Il lavoro si protraeva per 2-3 sere a seconda della quanti-tà di granoturco raccolto. Poi si andava a casa a dormire contenti per la bella serata.

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Ricerca sulle date in comune ai due paesi (1368-1601-1907) effettuata dal LABORATORIO GIORNALINO della scuola primaria di Almenno San Bartolomeo negli anni scolastici 2008/09, 2009/10 e 2010/11.

Sto presentando un lavoro fatto da bambini delle elementari e che riguarda tre avvenimenti che hanno interessato, nel passato, i due Almenno: la prima divisione nel 1368 a opera dei Guelfi e dei Ghibellini, la seconda nel 1601 in seguito al lascito Vignola e il 1907 quando la Rotonda di San Tomè venne concessa definitivamente a San Bartolomeo, Tra STORIA e FANTASIA.

Nelle puntate precedenti gli alunni, accompagnati dal loro insegnante (detto Rommy), con l'aiuto di un autobus munito di una macchina del tempo, sono sbarcati proprio nel cortile della scuola che allora non esisteva: c'era una valletta dove un piccolo pastore pascolava le pecore. A lui i bambini hanno rivolto delle domande. Era il 1368.Quest'anno parleremo della seconda divisione, quella del 1601. Abbiamo già parlato della nascita del dialetto bergamasco e di com'era Bergamo in quel tempo. In questa puntata parleremo di com'era l'ITALIA in quel tempo. In questa puntata inizieremo a parlare della divisione del 1601.

Per raccontare la seconda divisione degli Almenno, quella del 1601, Rommy ha fatto il riassunto del capitolo che Il prof. Paolo Manzoni dedica all'argomento nel suo recente libro: "ALMENNO SAN BARTOLOMEO – STORIA RELIGIOSA E CIVILE NEI SECOLI XV-XVII.

"Il comune di Almenno fu unico fino al 1601. Si trattava ad ogni modo di un'unità piuttosto relativa perché fin dalla conquista della Bergamasca da parte della Repubblica di Venezia il suo territorio, con il consenso dei vincitori era stato diviso in sei parti così denominate:

"squadra brugi inferioris (= Borgo basso), brugi superioris (= Borgo Alto), de la porta de unita (= La Porta), de pussano (=Pussano), et barlino (=Barlino), et de lunga (=Longa). Ciascuna di esse era dotata di organismi di autogoverno (= volevano governarsi da sole) e aveva ampie libertà di agire-indipendentemente dalle altre così che spesso nascevano contrasti e discordie intestine (= lotte che avvenivano all'interno delle varie squadre).

Conoscere

(gli) Almenno (14)a cura di R.G.B.

A cavallo della storia con i bambini

disegni delle bambine e dei bambini del Laboratorio ”Giornalino”

”La cosa più bella è avere nostalgia non del passato, ma del futuro”.

A. Einstein

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Conoscere (gli) Almenno

A cavallo della storia con i bambini

Già nei secoli XIV(=Trecento) e XV(=Quattrocento) le spinte separatiste (=la volontà di dividersi) si erano apertamente manifestate con le guerre tra guelfi (= sono gli alleati della Repubblica di Venezia, sostenitori del Papa ed occupano la parte Alta del territorio detto Almenno Alto) e ghibellini (= sono gli alleati del Duca di Milano, sostenitori dell'Imperatore ed occupano la parte bassa del territorio detto Almenno Basso), che avevano portato -l'abbiamo visto l'anno scorso- nel 1368 ad una prima divisione del territorio dell'antica Lemenne nei due comuni di Lemine Superiore Lemine Inferiore, avendo come confine Ca' della Zogna, 5 Vie, San Giorgio, Tornago. L'annientamento nel 1443 da parte dei guelfi e quindi dei Veneziani, con la conseguente cacciata degli abitanti e con la distruzione del borgo e del castello di Lemine Inferiore, in teoria avrebbe dovuto portare ad una pacificazione del territorio e alla concordia tra le squadre vincitrici. In realtà si accesero liti per la spartizione dei beni confiscati (= sequestrati, tolti) ai ribelli e venduti da Venezia ai sudditi fedeli di Lemine Superiore.

Nonostante questi contrasti, nel Quattrocento e nel Cinquecento, l'unità di Lemine rimase inalterata. Nel 1520 (l a la chiesa esisteva già dal 1426) il Papa Leone X riconobbe la Parrocchia di S. Bartolomeo: era la seconda parrocchia. Finora c'era solo quella di San Salvatore: questo accelerò e accentuò il distacco tra gli abitanti al di qua e al di là del Tornago; anche la profonda valle di questo torrente favorì questo processo.

All'interno dell'unico comune di Almenno si formarono pertanto due blocchi ostili, composti da una parte dalle squadre di Pussano, Barlino e Longa che costituivano la parrocchia di S. Bartolomeo e dall'altra dalle squadre della Porta, di Borgo (Brugo) Superioree Borgo (Brugo) Inferiore che formavano la Parrocchia di S. Salvatore. Le prime avvisaglie (= primi segni) di rottura incominciarono a manifestarsi in modo marcato a metà del 1500. Nel 1559 era scoppiata una grande carestia che aveva costretto l'Ospedale di San Cristoforo che si trovava dove oggi c'è Via Ospedaletto ad Almenno SS) a vendere alcune terre per aiutare i poveri. Quello che si ebbe dalla vendita (565 lire e 10 soldi) creò malumore tra le squadre di S. Salvatore e di S. Bartolomeo. Almenno SB diceva: noi siamo di più e ci aspettano più soldi. Almenno SS: i soldi sono nostri perché i benefattori sono di Almenno SS. Il Vicario Episcopale (= l'aiutante del Vescovo di Bergamo), interpellato, sentenziò che le elemosine continuassero ad essere distribuite secondo la tradizione, cioè come prima.

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Conoscere (gli) Almenno

A cavallo della storia con i bambini

Poi si continuò a litigare nel 1560 per il problema dell'estimo (= valutazione di un bene economico); nel 1566 sull'ammon-tare di alcune spese; nel 1583 per la Cappella di S. Cristoforo nella chiesa di S. Salvatore; nel 1586 per la quantità di pane e di sale del legato (= testamento, scritto con cui: si dispone a chi andranno i nostri beni alla nostra morte) Arimondi.

La causa principale della divisione fu, però, il legato del benefattore Girolamo Vignola che lasciava al Comune di Almenno 25.000 ducati d'oro da impiegare in "opere pie". L'esecutore testamentario (= è colui che ha il compito di far rispettare i testamenti) G. Pietro Arrigoni venne contestato dalle squadre di S. Bartolomeo che si convinsero che, solamente dividendo Almenno, potevano pretendere la metà dell' eredità Vignola.

In realtà la divisione del paese non fu voluta dalla gente comune, ma da alcuni uomini che trovarono nell' operazione il modo di emergere politicamente (= di comandare): Domenego Alberghetti, Cagniga da Barlino, Menegazzo da Longa e qualcuno anche di S. Salvatore come Battista Bergonzi. Ma il capo che fece dividere Almenno fu G. Pietro Rota di Albenza che riuscì a convincere le squadre di S. Bartolomeo. Il 6 novembre 1598 queste presentarono la domanda di divisione alle Autorità Civili di Bergamo e scelsero come a divisore Giuseppe Rota. Quelli di S. Salvatore non erano molto d'accordo, la discussione durò più di due anni, ma dovettero scegliere come loro divisore Pietro Benaglio.

Finalmente il 30 marzo 1601 venne steso l'atto di divisione. (= è uno scritto che contiene un accordo).

I principali accordi furono:

-Le contrade di Almenno di Sotto, Porta e Borgo si chiameranno Comune di "Almeno di Santo Salvatore".

-Le contrade di Longa, Pussano e Albenza si chiameranno Comune di "Almeno di Santo Bertolameo".

Come confine tra i due nuovi comuni si scelse il torrente Tomago, partendo da dove entra nel fiume

Brembo a sud di Molina, su su fino ad est della contrada di Lomboni; qui, abbandonato il letto del torrente" la linea di demarcazione percorrerà la valle chiamata "de barlino" fin dove questa si biforca (= si divide in due) e, seguendo una delle diramazioni, salirà alla sommità del monte, dove corre il confine antico fra il Comune di Almenno e della Roncola. Continua nella prossima puntata.

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Per divertirci...

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Comunità Aperta 58

Viaggio trekking

La mia

Alaskaa cura di Federico Ponti

Un viaggio sulle orme dei fantasmi di Jack London

Era un freddo e nevoso Natale di tanti anni fa quando mia sorella mi regalò il libro di

“Zanna bianca”. La lotta per la sopravviven-za dei primi pionieri contro quella natura così aspra e inospitale ha scaturito dentro di me il richiamo di quei luoghi senza tempo, infiniti e selvaggi; conservai per tanti anni il sogno di visitare Lei: l’Alaska.

Poi un giorno un amico mi parla di questo sito di viaggi, che riunisce sconosciuti con in comune soltanto la meta da raggiungere; tra i viaggi organizzati trovo un trekking di 19 giorni proprio lì, in Alaska: il mio sogno.

Io, che non ho mai fatto grandi viaggi ed ho sempre avuto il timore di spostarmi da solo, decido così che il 2018 sarà l’anno in cui esau-dirò il mio sogno.

Per un anno continuo a pensare, a progetta-re e a preparare l’attrezzatura tra mille dub-bi, tante paure e anche tante delusioni ma poi finalmente il gruppo si costituisce e ben presto arriva il 4 Agosto 2018. Il giorno pri-ma della partenza mi ritrovo il braccio destro completamente paralizzato da una forte ten-dinite, sono parecchio preoccupato ma come dice il mio amico le esperienze che iniziano

Pubblichiamo (a puntate: il testo è abbastanza lungo) il racconto di un'esperienza indubbiamen-te singolare ed affascinante: condividere certe esperienze è significativo ed arricchente anche per chi le legge o ascolta.

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La mia Alaska

Viaggio trekking

tragicamente risultano poi es-sere sempre le migliori. Ed ec-comi lì all’aeroporto di Malpen-sa ad incontrare quelli che fino ad allora erano per me soltanto un’immagine profilo di una chat di Whatsapp.

Ricordo che la prima impres-sione del mio gruppo non fu la migliore, ma mi resi conto che i pregiudizi sono inevitabilmen-te parte integrante dell’animo umano e quello che è successo in quel viaggio mi ha insegnato quanto mi sbagliavo.

Imbarchiamo così i nostri enor-

mi zaini, pieni di attrezzature, di pensieri e di sogni, e voliamo alla volta di New York dove facciamo scalo verso Denver per tra-scorrere la nottata.

Nel cuore della notte veniamo però sve-gliati di soprassalto dalla sirena antin-cendio. Ci ritroviamo tutti evacuati fuori dall’hotel, più addormentati che svegli, con le nostre facce distrutte dai due scali aerei e il pensiero di averne un altro la mattina seguente. Un massiccio spiegamento di pompieri, dopo aver appurato un falso al-larme, rimanda tutti noi a dormire ancora più stanchi di prima. Da Denver raggiungia-mo finalmente Anchorage.

Atterriamo con gli occhi che brillano di un misto di eccitazione ed euforia, la stessa che si prova quando si realizza un sogno. Siamo lì in quella terra tanto lontana deno-minata “L’ultima Frontiera” e la nostra av-ventura sta per avere inizio!

Ci sistemiamo a bordo di due enormi mo-novolumi americani, che per 19 giorni sa-rebbero state le nostre navi madri, stipan-

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Comunità Aperta 60

La mia Alaska

dole all’inverosimile di bagagli, taniche di acqua potabile, cibo e tante ma tante ri-sate. Battezziamo i due equipaggi Yoghi e Bubu dal nome con cui ci chiamiamo alle ricetrasmittenti.

Inizia così il nostro viaggioDa subito si presenta quella che sarebbe stata la nostra più fedele e inseparabile compagna di viaggio per i restanti giorni: la pioggia. Ma l’ottimismo ci fa credere che il maltempo pas-serà e così facciamo tappa da Rey Store dove facciamo incetta di tutto l’equipaggiamento che non è stato possibile imbarcare sull’ae-reo, perlopiù cibi liofilizzati e bombolette di metano. Compriamo anche sei spray antior-so, necessari per accedere ai parchi, simili a piccoli estintori rappresentano l’unica difesa contro i grandi predatori di questa terra.

Viaggiamo alla volta di un campeggio, dove trascorriamo la notte divisi in diverse tende fisse montate su una sorta di palafitte, rial-zate vicino ad un torrente.

La notte vicino al circolo polare artico non è buia, è più simile ad un crepuscolo e fati-co a prendere sonno anche a causa del no-tevole fuso orario. La mattina quando mi

sveglio, mi ritrovo proiet-tato nella mia adolescen-za: il rumore del ruscello, l’umidità di una tenda e l’odore di pineta bagnata dalla pioggia. Mi sembra di essere tornato a Livigno, nel campeggio del mio oratorio; manca soltan-to il caffelatte della Car-men, quello proprio non c’è! Consumiamo invece una sostanziosa colazione americana all’insegna del burro e del colesterolo in

Viaggio trekking

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un chioschetto messi-cano. Piove e nostro malgrado decidiamo di rinunciare ad adden-trarci nel parco del De-nali, la pioggia infatti non ci permetterebbe di goderlo a pieno, e ri-pieghiamo sul Trek dei tre laghi. Percorriamo un sentie-ro di poco fuori il parco dove l’Alaska inizia a rivelarsi a noi per come l’avevamo sognata, con la sua pineta rigo-gliosa, i prati lussureg-gianti e la miriade di laghi. La mia spalla va molto meglio e la ten-dinite sembra essere

ormai un ricordo, questo pensiero mi fa dimenticare il maltempo che verso sera ci dà una falsa tregua.

Decidiamo di montare le tende in un camping di poco lontano dal Denali e sicuro della mia espe-rienza di anni di campeggio con la mia famiglia e con l’oratorio allargo il telo sottotenda ben oltre il perimetro della mia tenda per scongiurare l’umidità del terreno.La mattina seguente ricevo un duro insegna-mento: quando pecchi di presunzione e credi di saperne più di Lei, l’Alaska ricaccia indie-tro la tua superbia con una bella lezione! Il telo ha fatto da imbuto convogliando tutta la pioggia della notte sot-to la mia tenda. Sono un po’ amareggiato ma per fortuna il pavi-mento impermeabile ha salvato tutta l’at-trezzatura. Scuotiamo a lungo le nostre tende

La mia Alaska

Viaggio trekking

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La mia Alaska

Viaggio trekking

con la speranza di asciugarle e, anche se il risultato non ci sod-disfa a pieno, impacchettiamo il tutto: oggi è la volta del Parco del Denali. Il meteo non è af-fatto migliorato, ma rimanda-re significherebbe accumulare ulteriori ritardi sulla tabella di viaggio e magari perdere futu-re tappe, quindi raggiungiamo il centro visitatori. Lì un video corso ci illustra le tecniche di comportamento all’interno del parco per avere il minore impat-to possibile sull’ambiente dove ci troviamo e in particolare come comportarci per non incorrere in situazioni di pericolo con gli orsi. Ci spiegano come creare lo sche-

ma del “golden triangle” che consiste nel piantare le tende lasciando almeno a 100 metri di distanza le provviste in speciali barili e cucinare a 100 metri da questi ultimi due punti. Così facendo viene a crearsi un triangolo di postazioni; lasciare cibo o cucinare vicino alle tende è severamente vietato. Qualora un orso, attirato dagli odori, trovasse cibo dentro ad un campo inizierebbe a razziare tutte le tende che incontrerebbe sul suo cammino in quanto assocerebbe l’uomo al cibo! Ritiriamo quattro ingombranti e pesanti barili antiorso e saliamo a bordo del bus.

Ci dà il benvenuto all’interno del parco una ranger lasciandoci un quesito: “What does this Wilder-ness for me?”; “Cosa significa questa Natura per me?”. Ognuno di noi si porta dentro questa doman-da mentre percorriamo l’infinita strada che si inerpica dentro il Denali.

Subito avvistiamo in lontananza un orso Grizzly; è lontano almeno quattrocento metri ma siamo tutti elettriz-zati; non è comunque facile da avvistare, specialmente con il maltempo. Ben presto però l’eccitazione lascia il posto allo sconforto: il Denali decantato in qualsiasi documentario sull’Alaska come il posto più bello, si pre-senta a noi come una grigia e triste landa sommersa di nebbia. Siamo piuttosto delusi e a fine giornata il bus ci scarica nella zona a noi destinata, l’ultima in fondo al parco, dove però è presente un villaggio di lodge di lusso che, per quanto piccole siano, crediamo deturpino pesantemente questa selvaggia immensità.

Percorriamo un sentiero che ci porta ad una altura dove piantiamo le tende. Lì il maltempo ci conce-de una tregua e il Denali ci regala un meraviglioso tramonto di mille sfumature, che per un attimo ci svela la maestosità del luogo dove ci troviamo.

Non appena ci rintaniamo per la notte, la pioggia ricomincia a ticchettare cadenzata e inesorabile sulle nostre tende. La ricordo come la peggiore notte che io abbia mai trascorso e la mattina come il momento più triste di tutto il viaggio. La pioggia, l’umidità e il freddo sono entrati nelle ossa e hanno raggiunto anche il nostro umore. La delusione è tanta, davvero tanta.

(continua)

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Comunità Aperta 64

Anagrafe parrocchiale

Gennaio 2020

Rinati nell'acqua del Battesimo

BELOLI CHRISTIANnato il 12 agosto 2019

di Michael e Panza Marianna

Il 12 GennaIo 2020Il 12 GennaIo 2020

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Febbraio 2020 65

GennaioFebbraio 2020

Morti in Cristo in attesa della Risurrezione

Anagrafe parrocchiale

ALESSANDRO ROTAanni 70

morto il 17 gennaio 2020

ANGELA BOTTIanni 81

morta il 25 gennaio 2020

ANGELO GINETTO BREMBILLA anni 70

morto il 24 gennaio 2020

BARBARA RUBBIanni 44

morta il 5 febbraio 2020

GIANFRANCO CORTINOVISanni 69

morto il 10 febbraio 2020

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Comunità Aperta 66

Sempre nel ricordo

e nel nostro cuore 2016

Michele Cortinovis

2004

Luigi Rota

2008

Giovanna Cornali

Febbraio 2020

Salvatore Manzoni e Genoveffa Ravasio

2019

Tiziano Frosio

1980

L'Eterno riposo...

2007

Alessandro Turata

2018

Egidio Rota

2007

Teresa Rota Francesco Bonfanti e Maria Rota

2002 2015

1990

Giacomo Rinaldi

1983

Luigi Manzoni

1978

Aristide Manzoni

1982

Maria Bonzi

1971

Domenico Manzoni

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1983

Mario Giovanni Capelli

AVVISOSi ricorda che la foto con gli anniversari di morte di parenti, vengono pubblicati solo

su richiesta dei famigliari e per la pubblicazione è richiesta una offerta libera, non quantificata, che serve a coprire le spese di stampa del Bollettino stesso.

L'Eterno riposo...

Giuseppina Rota e Giovanni Boffetti

2016 1998

Fausto Gamba e Teresina Verzeri

2005 2011

Giambattista Ravasio e Margherita Zonca

1939 1970 2019

Rachele Enrica Gamba

2012

Luigia Locatelli

2003

Giovanni Crippa

2015

Alessio Capelli

1989

Antonio Manzoni

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Comunità Aperta 68

Parrocchia San Salvatore Diocesi di Bergamo via XXV Aprile 5 - 24031 Almenno San Salvatore - Tel. 035 640227Sito Web: almennosansalvatore.parrocchiesulweb.it - e-mail: [email protected]

SACERDOTIdon Mario Rosa 035/64.02.27e-mail [email protected]

Per il Santuario rivolgersi alla Parrocchia don Giorgio Albani 035/64.18.05don Antonio Manzoni 035/64.15.38don Lorenzo Testa - oratorio - 035/64.03.78 ”””- cellulare - 3392523771

SEGRETERIA ORATORIOLa Segreteria è aperta nei giorni:Lunedì - Mercoledì - Venerdì dalle ore 15,00 alle ore 17,00Telefono Segreteria 035/640378Cellulare 348/7929673oppure 035/640366

ISTITUTI RELIGIOSI Suore Sacra Famiglia 035/64.03.47

ENTI PUBBLICIMunicipio 035/63.202.11(Il Sindaco Sarchielli Michele riceve il Giovedì dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e il Sabato su appuntamento) 035/63.202.12Polizia Locale 035/64.25.89Pattuglia Stradale 320 4386551Poste e Telegrafi 035/64.00.39Biblioteca Comunale 035/64.42.10

Fondazione Giovanni Carlo Rota Onlus 035/63.200.11

Istituti di CreditoUBI Banca Popolare di Bergamo 035/64.30.22Intesa San Paolo 035/64.14.16Banco Popolare Credito Bergamasco 035/64.42.30

SCUOLEIstituto Comprensivo 035/64.41.55Scuola Media Statale ”Giovanni XXIII” 035/64.00.92Scuole Elementari Statali 035/64.00.03Scuola Materna ”San Salvatore” 035/64.14.00e-mail [email protected]

EMERGENZENUMERO UNICO DI EMERGENZA 112Carabinieri di Almenno S. S. 035/64.00.64Croce Azzurra 035/64.18.37Croce Rossa - Villa d’Almè 035/54.25.25ATS Servizio di continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) 0353535

MEDICI DI BASEDr. Leonello Mazzoleni Dr. Giambattista Cordoni Dr. ssa Sertinean NataliaDr. Gianmauro Salvi Dr.ssa Lisa Maestroni

rivolgersi al numero telefonico o cellulare sottoindicati

Informazioni UtiliInformazioni Utili

Agenda della ComunitàAgenda della Comunità

Centro prenotazione uniCo Visite mediChe mediCina GeneraleLe modalità di accesso agli ambulatori dei medici (solo su appuntamento) sono le seguenti:

Per fissare gli appuntamenti telefonare dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00 al numero:035 511386 oppure 333 3590620

Un’Infermiera Professionale sarà presente negli ambulatori secondo i seguenti orari: dalle ore 8,00 alle ore 9,00 studio Dr. Mazzoleni dalle ore 9,00 alle ore 10,00 studio Dr. Salvi dalle ore 10,00 alle ore 11,00 studio Dr. dalle ore 11,00 alle ore 12,00 studio Dr. CordoniLe richieste di visita domiciliare vanno fatte telefonando all’infermiera presso lo studio del medico secondo l’orario

di presenza dell’Infermiera stessa presso lo studio. Gli studi medici sono aperti nei seguenti orari:

Dr. ssa Sertinean Mazzoleni Cordoni Salvi MaestroniLunedì 16.00/19.30 09.00/12.00 - 19.00/20.00 8,00/9,30 -17,30/19,30 16.00/20.00 Martedì 9.00/11.30 14.30/19.00 8.30/11.00 10.00/12.30 12,30/13,30 Mercoledì 16,00/19.30 09.00/12.30 16,00/19.00 10.00/12.30 Giovedì 9.00/11.30 09.00/12.30 17.00/19.30 16,00/20.00

Venerdì 16.00/19.30 14.30/19.00 8.30/11.00 11.00/12.30

ambulatorio prelieVi ematoChimiCi presso la Fondazione rotaI prelievi si effettuano nei giorni di LUNEDÌ - MERCOLEDÌ - VENERDÌ dalle ore 7,30 alle ore 9,00

pressoPoliambulatorioFondazione G.C. Rota

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