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Sete di Sete di Parola Parola Prima Settimana di Avvento dall'1 al 7 dicembre 2013 Vangelo del giorno Commento Preghiera Impegno PAPA FRANCESCO al Presidente della Repubblica Vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo. Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là

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Sete diSete di ParolaParola Prima

Settimana di Avventodall'1 al 7 dicembre

2013Vangelo del giorno

CommentoPreghieraImpegno

PAPA FRANCESCO al Presidente della RepubblicaVorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, e offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo. Il compito primario che spetta alla Chiesa è quello di testimoniare la misericordia di Dio e di incoraggiare generose risposte di solidarietà per aprire a un futuro di speranza; perché là dove cresce la speranza si moltiplicano anche le energie e l’impegno per la costruzione di un ordine sociale e civile più umano e più giusto, ed emergono nuove potenzialità per uno sviluppo sostenibile e sano. Al centro delle speranze e delle difficoltà sociali, c’è la famiglia. Con rinnovata convinzione, la Chiesa, continua a promuovere l’impegno

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di tutti, singoli ed istituzioni, per il sostegno alla famiglia, che è il luogo primario in cui si forma e cresce l’essere umano, in cui si apprendono i valori e gli esempi che li rendono credibili. La famiglia ha bisogno della stabilità e riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione. Mentre mette a disposizione della società le sue energie, essa chiede di essere apprezzata, valorizzata e tutelata.

Domenica, 1 dicembre 2013Beato Charles de Foucauld, religioso

Liturgia della ParolaIs 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

…È MEDITATAEccoci di nuovo! Dopo un anno inteso passato in compagnia di Luca, dopo aver sostato ai piedi della Croce per riconoscere lo splendore della regalità di Gesù, la liturgia ci riporta ai blocchi di partenza con il tempo dell'Avvento in compagnia di Matteo, il pubblicano divenuto discepolo ed evangelista.L'ho pensato spesso in questi ultimi giorni e ora mi convinco ancora di più che è veramente

importante riscoprire l'arte del ripartire. Il Signore, oggi, ci chiama a questo. Ci ricolloca all'inizio, allo start. Ci smuove a riscoprire la bellezza e lo stupore dell'inizio, la freschezza dell'alba, la lucentezza del primo sguardo. Mi piace questo ripartire, perché non è da zero, ma da Lui. Si (ri)parte per (ri)mettere fondamenta, per azzeccare il primo passo, per imparare a fidarsi e per rimettersi in gioco. Nessuno si può sentire

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escluso.Il cammino di Avvento ci addestra a dare senso al tempo, a non farcelo scivolare addosso, a riempirlo della sua presenza e a ripartire da lui. A volte incontro persone che dopo un grosso fallimento, uno sbaglio, una caduta o una delusione, mi dicono che vogliono ripartire da zero... Penso che non ci sia nulla di più sbagliato. Se vuoi rialzarti, se vuoi rimetterti in cammino, se vuoi ridare vigore alla tua vita e alla tua fede, trovati un po' di silenzio, un tempo di intimità e dillo al Signore: "Ricomincio da te". Vorrei che il nostro Avvento iniziasse così, rimettendo lui al centro. Perché quello è il suo posto. O ci metti lui, o è un gran caos... Il brano del Vangelo di questa prima domenica ruota attorno ad una brevissima parabola. Dio è come un ladro che viene di nascosto, all'improvviso, quando non te lo aspetti. Magari è tutta la vita che lo cerchi, hai domande forti nel cuore e vuoi metterle nelle sue mani; oppure ti sei convinto di cercarlo, ma non fai altro che incensare il tuo ego e tenere a bada i tuoi sensi di colpa;

oppure sei così convinto di averlo già incontrato e d'essere un cristiano arrivato che dormi tranquillo il sonno del giusto e ti lasci vivere. Animo, fratelli! Si riparte, coraggio! Se sei un cercatore di Dio o sei abitato dalla tiepidezza o sei inguaribile dormiglione, da oggi hai possibilità nuova: il Signore viene, ancora, per te. Questo è la notizia buona dell'Avvento: lui non si è ancora stancato di te. Attento, ripigliati: Dio sta venendo a farti visita!----------------------------------------------L’Avvento ci porta un annuncio: “Il Signore viene”. Il cristiano attende la sua venuta. Eppure può accadere di vivere senza rendersi conto della venuta di Cristo. Non è quello che si fa che conta, ma l’apertura del cuore in ogni cosa che facciamo al Signore che viene, all’improvviso, come un ladro. Occorre essere vigilanti nell’attesa della venuta del Signore. La vigilanza è il frutto dell’amore. Veglia chi ama. Il nostro amore a Gesù ci fa essere attenti ai segni della sua venuta e della sua presenza.

…È PREGATAO Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria. 

…MI IMPEGNAMi sforzerò di fare ogni azione alla presenza del Signore.

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Lunedì, 2 dicembre 2013Liturgia della ParolaIs 4,2-6; Sal 121; Mt 8,5-11

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va’!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa’ questo!», ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

…È MEDITATALa salvezza che Gesù è venuto a portare sulla terra è per tutti gli uomini, anche per i pagani. Quest’ufficiale romano che chiede la guarigione del proprio servo, è modello di quella fede genuina nella potenza guaritrice di Gesù, al di là di ogni forma di magia. Non per nulla le parole che egli pronuncia: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” sono state prese dalla liturgia per guidare i fedeli all’incontro sacramentale con Gesù nella comunione.La fede è incontro personale con Gesù, fiducia nella sua potenza salvifica, abbandono fiducioso al

suo amore che vuole incontrarsi con ciascuno.La salvezza portata da Gesù è per tutti gli uomini della terra che sono chiamati ad essere partecipi delle promesse che Dio ha fatto ai patriarchi e che trovano realizzazione in Gesù di Nazaret.----------------------------------------Vaccinati al Natale, professionisti del sacro, abitudinari del cattolicesimo, corriamo il rischio di non stupirci più della venuta di Dio e, quel che è peggio, di non stupire più Dio, che si meraviglia davanti all'inattesa, fresca e trasparente fede del centurione pagano

…È PREGATA

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Signore, fa’ che mi accosti a te con una fede che sia abbandono alla tua azione salvatrice. Tu vuoi un rapporto vivo con me. La mia vita si realizza nella misura in cui cresce la mia amicizia con te. Dammi di crescere nell’intimità con te che incroci le mie strade, i miei problemi, i miei bisogni e fammi capire che tutto si risolve a partire da te. Amen.

…MI IMPEGNAFarò una visita a Gesù Eucaristia per chiedergli di farmi crescere nell’intimità con lui.

Martedì, 3 dicembre 2013San Francesco Saverio, sacerdote Patrono delle Missioni Spagna, 1506 - Isola di Sancian, Cina, 3 dicembre 1552Studente a Parigi conobbe sant'Ignazio di Loyola e fece parte del nucleo di fondazione della Compagnia di Gesù. E' il più grande missionario dell'epoca moderna.San Francesco Saverio fu mandato nelle Indie, come dire, allora nel 1542 all'estremità del mondo, dove si arrivava con viaggi lunghissimi e pieni di pericoli. Subito si diede all'evangelizzazione, ma non in un solo posto, bensì in numerose città e villaggi, viaggiando continuamente, senza temere né intemperie nè pericoli di ogni genere. E non si accontentò delle Indie, che pure erano un campo immenso di apostolato, che sarebbe bastato per parecchie vite d'uomo. Egli era spinto dall'urgenza di estendere il regno di Dio, di preparare dovunque la venuta del Signore e così, dopo appena due anni, giunge a Ceylon e poi ancora più lontano, alle isole Molucche. Torna in India per confermare i risultati della sua evangelizzazione, per organizzare, per dare nuovo impulso all'opera dei suoi compagni, ma non vi rimane a lungo. Vuoi andare ancora più lontano, in Giappone, perché gli hanno detto che è un regno molto importante, ed egli spera che la conversione del Giappone possa influire su tutto l'Estremo Oriente. E in Giappone riprende i suoi viaggi estenuanti, estate e inverno, sotto la neve, con fatiche estreme. Torna dal Giappone, ma il suo desiderio lo spinge verso la Cina. Ed è proprio mentre tenta di penetrare in questo immenso impero che muore nell'isola di Sanchian nel 1552. In una decina di anni ha percorso migliaia e migliaia di chilometri, malgrado le difficoltà del tempo, si è rivolto a numerosi popoli, in tutte le lingue,

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con mezzi di fortuna. Tutto questo rivela un dinamismo straordinario, che egli attingeva nella preghiera e nella unione con il Signore, nella unione al mistero di Dio che vuole comunicarsi.

Liturgia della Parola Is 11,1-9; Sal 71; Lc 10,21-24LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».…È MEDITATABeati i nostri occhi che vedono la venuta del Messia! Molti hanno desiderato vederla, ma non sono riusciti. Iniziamo questo mese di dicembre nella consapevolezza della fortuna che abbiamo di essere come quei piccoli che accolgono il Regno e per cui Gesù esulta. Il percorso di avvento, che abbiamo appena iniziato, è tutto all'insegna di questa esultanza: percorriamo questo cammino interiore per giungere al Natale col cuore rinnovato e stupirci, ancora e ancora, di essere chiamati a far parte della famiglia di Dio. Dio viene, Dio è in mezzo a noi, Dio è accessibile, incontrabile, amabile. Il mistero dell'incarnazione ci porta a stupirci dell'immensa benevolenza di Dio che si rende visibile. Scoprire la sua presenza in mezzo a noi è una questione di cuore, di fede, di attesa. È lo

Spirito Santo che ci permette di riconoscere la presenza di Dio nella quotidianità e di esultare. Togliamoci di dosso la crosta dell'abitudine e della ripetitività, spalanchiamo il nostro sguardo interiore per dirci, come se fosse la prima volta, che Dio si fa bambino per poter essere accolto. Beati i nostri occhi che vedono perché molti hanno desiderato di vedere ciò che noi vediamo! ----------------------------------------------Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d’Europa e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra viene escluso dal cielo e cacciato nell’inferno. Francesco Saverio

…È PREGATA

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Signore Gesù, fammi penetrare il mistero della tua comunione col Padre, perché possa gustare la pienezza della vita divina che tu vuoi comunicare ai tuoi discepoli. Dammi una passione ardente che mi spinga a spendere la mia vita perché il tuo amore raggiunga ogni uomo redento dal tuo sangue prezioso. Amen.

…MI IMPEGNAAccogliamo la rivelazione di questo dinamismo dell'amore che viene da Dio: se vogliamo ricevere Cristo in noi dobbiamo essere pronti a portarlo agli altri, seguendo questo movimento che ci porta sempre fuori di noi stessi, verso gli altri con grande amore. E questo l'insegnamento che ci viene dalla vita di san Francesco Saverio, in modo impressionante. Per ricevere l'amore di Dio bisogna trasmetterlo, per riceverlo di più bisogna averlo dato agli altri molto fedelmente, molto generosamente. Domandiamo al Signore la grazia di corrispondere davvero al desiderio del suo cuore. 

Mercoledì, 4 dicembre 2013Liturgia della Parola Is 25,6-10a; Sal 22; Mt 15,29-37

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. …È MEDITATAGesù, di ritorno dalle regioni pagane, si trova sul lago di

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Galilea, teatro di tante sue gesta, e sale sul monte, luogo della presenza di Dio sul quale come novello Mosè forma il nuovo popolo di Dio. La gente gli porta i malati: ciechi, storpi, zoppi, sordi… ed egli li guarisce, suscitando la meraviglia e la glorificazione di Dio da parte del popolo. Questi miracoli introducono il racconto della seconda moltiplicazione dei pani. Gesù ha compassione della gente che gli va dietro da più giorni. I discepoli manifestano a Gesù la loro incapacità di trovare pane sufficiente per sfamare tanta gente. Alla richiesta di Gesù: “quanti pani avete?”, gli apostoli riescono a raccogliere sette pani e pochi pesciolini. Non importa. Gesù accetta il poco e moltiplica i pani e i pesci e li da ai discepoli

perché li distribuiscano alla folla. Tutti mangiano. Avanzano sette sporte. Il poco che abbiamo, messo a disposizione di Gesù, riesce a sfamare gli uomini. È quanto hanno fatto i santi lungo tutta la storia della Chiesa: hanno messo a disposizione di Gesù la loro vita per saziare la fame degli uomini.----------------------------------------Dio non è sulle nuvole a farsi gli affari propri, ma si rende accessibile e concreto, Il Dio che Gesù viene a manifestare è il Dio attento ai bisogno delle persone, che interviene, non magicamente, ma chiedendo la collaborazione di tutti, per sfamare le tante persone che ancora non hanno trovato il senso della propria vita.

…È PREGATATu mi hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole. Mi hai sostentato col solido cibo del Corpo di Gesù Cristo, nostro Dio e mi hai inebriato con il calice divino del tuo Sangue vivificante che egli ha effuso per la salvezza di tutto il mondo. San Giovanni Damasceno

…MI IMPEGNADa dove nasce la moltiplicazione dei pani? La risposta sta nell’invito di Gesù ai discepoli «Voi stessi date…», “dare”, condividere. Che cosa condividono i discepoli? Quel poco che hanno: cinque pani e due pesci. Ma sono proprio quei pani e quei pesci che nelle mani del Signore sfamano tutta la folla. E sono proprio i discepoli smarriti di fronte all’incapacità dei loro mezzi, alla povertà di quello che possono mettere a disposizione, a far accomodare la gente e a distribuire – fidandosi della parola di Gesù - i pani e pesci che sfamano la folla. E questo ci dice che nella Chiesa, ma anche nella società, una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è “solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà:

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una parola malvista dallo spirito mondano! PAPA FRANCESCO

Giovedì, 5 dicembre 20131° giovedì del mese: preghiera per le vocazioni

Liturgia della ParolaIs 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

…È MEDITATAIl Vangelo ci riporta oggi le parole finali del discorso della montagna, il primo grande discorso di Gesù nel Vangelo di Matteo. Accogliere e confrontare la propria vita con queste pagine è decisivo per il credente. Al termine del discorso Gesù dice: "Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, può essere paragonato a un uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia", mentre "chi non le mette in pratica, può essere paragonato a un uomo stolto che costruì la sua casa sull'arena". L'esempio continua: venne la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e si

abbatterono su quelle due case. Gesù parla in verità delle tempeste della vita che tutti sperimentiamo. Ebbene, la casa fondata sulla pietra, resta salda; invece l'altra, fondata sulla sabbia, crolla. Sono due immagini efficaci con le quali Gesù ci paragona a dei costruttori. Ed in effetti il Vangelo ci viene annunciato perché possiamo costruire la vita, quella nostra e quella della comunità, su una base solida e stabile. Per questo Gesù ci invita ad ascoltarlo e soprattutto a mettere in pratica la sua parola. Ogni giorno infatti siamo invitati a nutrirci della parola evangelica per

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fondare la nostra vita non su noi stessi, non sulla nostra arroganza che, come la sabbia sono inconsistenti e mutevoli, ma sulla Parola di Dio che è la roccia, il vero fondamento della nostra esistenza. Non basta amare Dio a parole: Occorre fare sempre la sua volontà. ----------------------------------------------Le parole di Gesù ci indicano dove dobbiamo porre le fondamenta per poter resistere all’uragano del

giudizio; ma ascoltarle e conoscerle non basta se non costruisci effettivamente sulla roccia, se non pratichi quelle parole che conosci. La vita è una e irrepetibile e, alla fine, il giudizio è inevitabile. Lo potrà evitare soltanto colui la cui vita sia tutta costruita con un unico ideale: Dio, il regno di Dio e la sua giustizia. Wolfgang Trilling

…È PREGATASignore, la preghiera mi aiuti a scoprire la tua volontà. Rendimi, Signore, grembo che accoglie la Parola e le permette di germinare vita. Tutta la mia vita sia una preghiera incessante, un’offerta gradita alla tua volontà. Amen.

…MI IMPEGNACon la preghiera prima delle azioni, chiedo al Padre di poter compiere la sua volontà in tutti i momenti della mia vita.

Venerdì, 6 dicembre 2013San Nicola di Mira, vescovo

Liturgia della ParolaIs 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

…È MEDITATA

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La luce è uno dei temi del Natale: la suggestione del presepe, le mille candele accese, la stella cometa... E di luce parla oggi la Parola. Luce degli occhi, la luce recuperata da due poveri ciechi, luce promessa da Isaia che si rivolge ad un popolo depresso e scontento ("i brontoloni impareranno la lezione") e immagina un mondo più giusto, meno violento, in cui gioiscono il debole e l'umile. Anche noi siamo chiamati a ricevere la luce del Signore, nel prossimo Natale, a lasciarci illuminare interiormente, a recuperare la vista della fede e, per farlo, occorre ammettere le proprie oscurità. Vi invito, oggi, a prendervi tre minuti di silenzio in preparazione al Natale per provare a riflettere su quanta luce avete ricevuto dal Signore nella vostra vita, quante cose avete capito, quanto bene avete donato e accolto. Una specie di "cronaca bianca" della vostra vita, per non essere ingrati di fronte al Signore che, continuamente, colma i nostri cuori di illuminazione e pace. Comportiamoci come figli della luce, direbbe san Paolo, noi che siamo stati illuminati dalla Parola e dal dono dello Spirito Santo ricevuto in abbondanza!.-----------------------------------------

La luce della fede: con quest’espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre ». Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, Sol invictus, invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull’intera esistenza dell’uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale, il suo raggio è incapace di arrivare fino all’ombra della morte, là dove l’occhio umano si chiude alla sua luce. « Per la sua fede nel sole — afferma san Giustino Martire — non si è mai visto nessuno pronto a morire ».Consapevoli dell’orizzonte grande che la fede apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole, « i cui raggi donano la vita ». A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: « Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio? ». Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta. Lumen Fidei n° 1

…È PREGATADonami, Signore, la luce della fede che mi faccia riconoscere in Te il Figlio di Davide, il Messia Salvatore, venuto a sanare le piaghe doloranti dell’umanità con la luce intramontabile

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della fede che mi fa riconoscere, anche nel buio del mondo, la tua presenza che salva. Amen.

…MI IMPEGNASosterò in preghiera dinanzi al SS. Sacramento per chiedere a Gesù la luce della fede.

Sabato, 7 dicembre 2013Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa Ambrogio (Treviri, Germania, c. 340 – Milano, 4 aprile 397), di famiglia romana cristiana, governatore delle province del nord Italia, fu acclamato vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Rappresenta la figura ideale del vescovo, pastore, liturgo e mistagogo. Le sue opere liturgiche, i commentari delle Scritture, i trattati ascetico-morali restano memorabili documenti del magistero e dell’arte di governo. Guida riconosciuta

nella Chiesa occidentale, in cui trasfonde anche la ricchezza della tradizione orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo latino. In epoca di grandi trasformazioni culturali e sociali, la sua figura si impose come simbolo di libertà e di pacificazione. Diede particolare risalto pastorale ai valori della verginità e del martirio. Autore di celebri testi liturgici, è considerato il padre della liturgia ambrosiana. 

Liturgia della ParolaIs 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-38 - 10,1.6-8

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»

…È MEDITATA

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Gesù va in giro predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia. Egli sente la compassione per l’umanità che vede come un gregge sbandato senza pastori. Per questo vuole condividere la sua passione e la sua tenerezza d’amore con i suoi, unendoli alla preghiera, perché il Padre invii santi operai nella sua messe che è abbondante. Egli affida la sua stessa missione ai dodici apostoli: annunciare il Vangelo del Regno, scacciare i demoni, curare ogni malattia. Essa

si deve svolgere nel segno della gratuità dell’amore.-----------------------------------------Cristo è tutto per noi: se vuoi curare una ferita, egli è medico; se sei riarso dalla febbre, è fontana; se sei oppresso dall'iniquità, è giustizia; se hai bisogno di aiuto, è forza; se temi la morte, è vita; se desideri il cielo, è via; se fuggi le tenebre, è luce; se cerchi cibo, è alimento.Sant'Ambrogio di Milano

…È PREGATASignore Gesù, divino pastore delle anime, suscita in tutti i battezzati l’ardore missionario perché sentano la passione dell’annuncio del tuo regno fino agli ultimi confini della terra. Concedimi di corrispondere alla tua chiamata per essere nella tua Chiesa una pietra viva per l’edificazione del tuo regno. Amen.

…MI IMPEGNAGesù che mi invia a portare un messaggio di gioia e di salvezza là dove si snodano le mie giornate.

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Papa FrancescoUDIENZA GENERALE

Mercoledì, 20 novembre 2013

Cari fratelli e sorelle,

Mercoledì scorso ho parlato della remissione dei peccati, riferita in modo particolare al Battesimo. Oggi proseguiamo sul tema della remissione dei peccati, ma in riferimento al cosiddetto “potere delle chiavi”, che è un simbolo biblico della missione che Gesù ha dato agli Apostoli.

Anzitutto dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati è lo Spirito Santo. Nella sua prima apparizione agli Apostoli, nel cenacolo, Gesù risorto fece il gesto di soffiare su di loro dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23). Gesù, trasfigurato nel suo corpo, ormai è l’uomo nuovo, che offre i doni pasquali frutto della sua morte e risurrezione. Quali sono questi doni? La pace, la gioia, il perdono dei peccati, la missione, ma soprattutto dona lo Spirito Santo che di tutto questo è la sorgente. Il soffio di Gesù, accompagnato dalle parole con le quali comunica lo Spirito, indica il trasmettere la vita, la vita nuova rigenerata dal perdono.

Ma prima di fare il gesto di soffiare e donare lo Spirito, Gesù mostra le sue piaghe, nelle mani e nel costato: queste ferite rappresentano il prezzo della nostra salvezza. Lo Spirito Santo ci porta il perdono di Dio “passando attraverso” le piaghe di Gesù. Queste piaghe che Lui ha voluto conservare; anche in questo momento Lui in Cielo fa vedere al Padre le piaghe con le quali ci ha riscattato. Per la forza di queste piaghe, i nostri peccati sono perdonati: così Gesù ha dato la sua vita per la nostra pace, per la nostra gioia, per il dono della grazia nella nostra anima, per il perdono dei nostri peccati. È molto bello guardare così a Gesù!

E veniamo al secondo elemento: Gesù dà agli Apostoli il potere di perdonare i peccati. È un po’ difficile capire come un uomo può perdonare i

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peccati, ma Gesù dà questo potere. La Chiesa è depositaria del potere delle chiavi, di aprire o chiudere al perdono. Dio perdona ogni uomo nella sua sovrana misericordia, ma Lui stesso ha voluto che quanti appartengono a Cristo e alla Chiesa, ricevano il perdono mediante i ministri della Comunità. Attraverso il ministero apostolico la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono perdonate e mi è donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E questo è molto bello. La Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di penitenza, accompagna il nostro cammino di conversione per tutta la vita. La Chiesa non è padrona del potere delle chiavi, ma è serva del ministero della misericordia e si rallegra tutte le volte che può offrire questo dono divino.

Tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perché domina sempre l’individualismo, il soggettivismo, e anche noi cristiani ne risentiamo. Certo, Dio perdona ogni peccatore pentito, personalmente, ma il cristiano è legato a Cristo, e Cristo è unito alla Chiesa. Per noi cristiani c’è un dono in più, e c’è anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale. Questo dobbiamo valorizzarlo; è un dono, una cura, una protezione e anche è la sicurezza che Dio mi ha perdonato. Io vado dal fratello sacerdote e dico: «Padre, ho fatto questo…». E lui risponde: «Ma io ti perdono; Dio ti perdona». In quel momento, io sono sicuro che Dio mi ha perdonato! E questo è bello, questo è avere la sicurezza che Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare. E non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono. Si può provare vergogna a dire i peccati, ma le nostre mamme e le nostre nonne dicevano che è meglio diventare rosso una volta che non giallo mille volte. Si diventa rossi una volta, ma ci vengono perdonati i peccati e si va avanti.

Infine, un ultimo punto: il sacerdote strumento per il perdono dei peccati. Il perdono di Dio che ci viene dato nella Chiesa, ci viene trasmesso per mezzo del ministero di un nostro fratello, il sacerdote; anche lui un uomo che come noi ha bisogno di misericordia, diventa veramente strumento di misericordia, donandoci l’amore senza limiti di Dio Padre. Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i Vescovi: tutti siamo peccatori. Anche il Papa si confessa ogni quindici

giorni, perché anche il Papa è un peccatore. E il confessore sente le cose che

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io gli dico, mi consiglia e mi perdona, perché tutti abbiamo bisogno di questo perdono. A volte capita di sentire qualcuno che sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa.

Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.

Cari fratelli, come membri della Chiesa siamo consapevoli della bellezza di questo dono che ci offre Dio stesso?

Sentiamo la gioia di questa cura, di questa attenzione materna che la Chiesa ha verso di noi? Sappiamo valorizzarla con semplicità e assiduità?

Non dimentichiamo che Dio non si stanca mai di perdonarci; mediante il ministero del sacerdote ci stringe in un nuovo abbraccio che ci rigenera e ci permette di rialzarci e riprendere di nuovo il cammino.

Perché questa è la nostra vita: rialzarci continuamente e riprendere il cammino.

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Vieni e rinasci in noi, sorgente della vita; vieni e rendici liberi, 

principe di pace. 

Vieni e saremo giusti, seme della giustizia; vieni a risollevarci, figlio dell'Altissimo. 

Vieni ad illuminarci, luce di questo mondo: vieni a rifare il mondo, 

Gesù, figlio di Dio!

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