a il covile b › ... › covile_804_ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · crivere di femminismo...

12
B A ANNO XIV N°804 24 LUGLIO 2014 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila A RM A NDO E RMIN I F E M M I N I S M O E CAPIT A LE. j CRIVERE di femminismo non è sem- plice perché non è un fenomeno li- neare ed univoco. In realtà si do- vrebbe parlare di femminismi, uniti da un mi- nimo comune denominatore ma divisi su molte cose. Scopo di questo articolo non è scriverne lennesima storia, sulla quale chi è interessato può trovare molto materiale cartaceo e sul web. S Ci interessa invece tentare di metterne in luce i legami, talvolta espliciti, altre impliciti quantunque ignorati o negati, col capitalismo; nel senso della funzionalità a questo sistema economico, ma anche e soprattutto come fun- zionalità o identità nelle concezioni losoche e antropologiche, in senso lato culturali, che ne sono alla base anche quando non esplicitate. Possiamo intanto partire da una prima con- statazione. Per esplicita e ripetuta ammissione di importanti esponenti femministe (ad esempio Muraro e Dominijanni), il Patriarcato 1 è ormai al tramonto e viviamo già in epoca post patriar- cale. Cosa vuol dire allora il fatto che, al contrario, il capitalismo è vivo e vegeto e ha or- mai scontto il suo avversario storico, o alme- no ciò che si proponeva come tale, diventando 1 Per una analisi più approfondita del concetto di Patriar- cato rimando al mio libro La Questione Maschile oggi, Settecolori, 2014, nel quale propongo chiavi di lettura diverse e a mio avviso più congrue rispetto a quella cor- rente. T uttavia in questa sede assumiamo per brevità il termine nel significato più comunemente accettato di si- stema sociale fondato sulla discriminazione di genere, in virtù dell’oppressione maschile verso le donne. l'ordine economico/sociale di riferimento, non solo per quanto riguarda i rapporti sociali ma anche e soprattutto per il modo di pensare e di rapportarsi alla realtà che ci circonda? Ora, la ne del Patriarcato implica, necessariamente, anche la ne del suo sistema simbolico, compre- so il linguaggio, ma sappiamo dalla sica che ogni vuoto tende ad essere riempito, occupato. Da cosa lo vedremo. Senza stabilire rapporti necessari di causa eetto ma vedendone piuttosto le inuenze re- ciproche, esiste una non smentibile contem- poraneità fra tre fenomeni: 1) laermazione e lestensione a livello planetario del sistema capitalistico; 2) levaporazione del padre e del suo simbolismo; 3) la nascita e la crescente in- uenza politica e culturale del femminismo. Si possono fare tutti i distinguo che vo- gliamo, ma da tali fatti emerge che Capitalismo e Patriarcato sono fenomeni diversi, non sem- pre compatibili, in particolare quando il capita- lismo dispiega pienamente la sua logica per di- ventare assoluto. 2 Il capitalismo dispiegato nel suo begriè incompatibile col patriarcato, ovve- ro coi limiti imposti dalla legge del padre, men- 2 Per l’evoluzione del capitalismo da una prima fase astrat- ta a quella odierna assoluta-totalitaria (definita come pe- netrazione del sistema delle merci e della sottesa ideolo- gia in ogni poro della vita sociale e individuale), passando per la fase dialettica (definita dallo scontro di classe e dal permanere di forti contraddizioni anche all’interno delle classi), si veda Diego Fusaro, Minima Mercatalia, filosoa e capitalismo, Bompiani, 2013, e Costanzo Preve, anomalia della sinistra non normalizzata, in www.ilcovile.it n. 797. Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sen- si della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. ☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Arman- do Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al- manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. © 2012 Stefano Borselli. Questa rivi- sta è licenziata sotto Creative Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. ☞Email: il.covile@gmail.com. Arretrati www.ilcovile.it ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Orna- ment della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice, immagini GIMP.

Upload: others

Post on 24-Jun-2020

4 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

BAANNO XIV N°804 24 LUGLIO 2014

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

A R M A N D O E R M I N I

FEMM IN ISMO E CAPITALE.

j

CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-

vrebbe parlare di femminismi, uniti da un mi-nimo comune denominatore ma divisi su moltecose. Scopo di questo articolo non è scrivernel’ennesima storia, sulla quale chi è interessatopuò trovare molto materiale cartaceo e sul web.

S

Ci interessa invece tentare di metterne inluce i legami, talvolta espliciti, altre implicitiquantunque ignorati o negati, col capitalismo;nel senso della funzionalità a questo sistemaeconomico, ma anche e soprattutto come fun-zionalità o identità nelle concezioni filosofichee antropologiche, in senso lato culturali, che nesono alla base anche quando non esplicitate.

Possiamo intanto partire da una prima con-statazione. Per esplicita e ripetuta ammissionedi importanti esponenti femministe (ad esempioMuraro e Dominijanni), il Patriarcato1 è ormaial tramonto e viviamo già in epoca post patriar-cale. Cosa vuol dire allora il fatto che, alcontrario, il capitalismo è vivo e vegeto e ha or-mai sconfitto il suo avversario storico, o alme-no ciò che si proponeva come tale, diventando

1 Per una analisi più approfondita del concetto di Patriar-cato rimando al mio libro La Questione Maschile oggi,Settecolori, 2014, nel quale propongo chiavi di letturadiverse e a mio avviso più congrue rispetto a quella cor-rente. Tuttavia in questa sede assumiamo per brevità iltermine nel significato più comunemente accettato di si-stema sociale fondato sulla discriminazione di genere, invirtù dell’oppressione maschile verso le donne.

l'ordine economico/sociale di riferimento, nonsolo per quanto riguarda i rapporti sociali maanche e soprattutto per il modo di pensare e dirapportarsi alla realtà che ci circonda? Ora, lafine del Patriarcato implica, necessariamente,anche la fine del suo sistema simbolico, compre-so il linguaggio, ma sappiamo dalla fisica cheogni vuoto tende ad essere riempito, occupato.Da cosa lo vedremo.

Senza stabilire rapporti necessari di causaeffetto ma vedendone piuttosto le influenze re-ciproche, esiste una non smentibile contem-poraneità fra tre fenomeni: 1) l’affermazione el’estensione a livello planetario del sistemacapitalistico; 2) l’evaporazione del padre e delsuo simbolismo; 3) la nascita e la crescente in-fluenza politica e culturale del femminismo.

Si possono fare tutti i distinguo che vo-gliamo, ma da tali fatti emerge che Capitalismoe Patriarcato sono fenomeni diversi, non sem-pre compatibili, in particolare quando il capita-lismo dispiega pienamente la sua logica per di-ventare assoluto.2 Il capitalismo dispiegato nelsuo begriff è incompatibile col patriarcato, ovve-ro coi limiti imposti dalla legge del padre, men-

2 Per l’evoluzione del capitalismo da una prima fase astrat-ta a quella odierna assoluta-totalitaria (definita come pe-netrazione del sistema delle merci e della sottesa ideolo-gia in ogni poro della vita sociale e individuale), passandoper la fase dialettica (definita dallo scontro di classe e dalpermanere di forti contraddizioni anche all’interno delleclassi), si veda Diego Fusaro, Minima Mercatalia, filosofiae capitalismo, Bompiani, 2013, e Costanzo Preve, anomaliadella sinistra non normalizzata, in www.ilcovile.it n. 797.

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sen- si della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli. ☞Redazione:Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Arman- do Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte,Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al- manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Andrea G. Sciffo, StefanoSerafini, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. ☞ © 2012 Stefano Borselli. Questa rivi- sta è licenziata sotto Creative Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non operederivate 3.0 Italia License. ☞Email: [email protected]. ☞Arretrati www.ilcovile.it ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Orna-ment della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice, immagini GIMP.

Page 2: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 2 ) |tre al contrario è compatibile, quando non di-rettamente connesso, col femminismo e con lesue concettualizzazioni.

Il minimo comune denominatore dei fem-minismi a cui accennavo sopra è la convinzioneche le donne sono sempre state una categoriaoppressa, quale che ne sia la ragione, mentre loscopo è renderle finalmente «libere», quantun-que il termine libertà sia declinato in modo assaidiverso. Può essere infatti inteso come piena li-bertà di costruirsi un proprio progetto di vita(ma in questo caso soggiace agli stessi limiti ma-teriali degli uomini), ma anche come sgancia-mento da ogni determinazione naturale del cor-po. Può voler dire agire in positivo per le don-ne, ma anche agire contro gli uomini perchécausa dell’oppressione. Infine può voler direanche assegnarsi una missione liberatrice uni-versale. Liberarsi dal patriarcato significherebberendere anche gli uomini più liberi e autentici.

Scusandomi per l’estrema sommarietà, cre-do sia utile partire tracciando una brevissimamappa classificatoria del femminismo per poicercare di analizzarne i fondamentali, perquanto possibile nello spazio di un articolo.

Rispetto alla sua fase iniziale, quando leprime suffragette rivendicavano il riconosci-mento alle donne dei medesimi diritti socialidegli uomini, in primo luogo il diritto di votoattivo e passivo, il femminismo si è diviso indue grandi filoni fondamentali: Il femminismodell’uguaglianza e quello della differenza. Oc-corre avvertire che tale classificazione è utileper orientarsi ma non deve essere intesa in sen-so rigido perché, come già detto, esistono simi-litudini strette di analisi e quindi obbiettivi co-muni, anche se motivati in modo diverso.

M IL FEMMINISMO DELL’UGUAGLIANZA.Si può suddividere a sua volta, nel filone

liberale/individualista e in quello di classe di ispi-razione marxista.

Entrambi i filoni condividono la concezio-ne che rifiuta il legame fra psiche e corpo, epongono l’accento esclusivamente sulla co-struzione sociale delle identità, maschili e fem-minili. Si parla perciò di generi (gender) piut-

tosto che di sessi. Tale concezione, nata e svi-luppata in particolare negli USA, è stata fattapropria dall’ONU, dall’UE e dalle relativeONG che la propagandano in ogni loro docu-mento come fosse una verità indiscutibile e siadoperano in ogni modo affinché diventi labase educativa dei programmi scolastici, comeha già documentato Il Covile.3 In particolarenel n. 799 della rivista, a cui rimandiamo, cisiamo concentrati sui nessi interni fra la logicadel Capitale e la Gender Theory, fino ai suoi esi-ti più estremi del trans umanesimo.

Ora, se quelle connessioni non disturbanoaffatto il femminismo liberal, pongono invecequalche problema a quello che abbiamo defi-nito per brevità, benché con approssimazione,di classe.

Uguaglianza o uniformità nel femminismo liberal.I legami del femminismo liberal coi poteri

forti, cioè con i governi occidentali, con le Or-ganizzazioni Internazionali, con le grandi fon-dazioni statunitensi e colle multinazionali, so-no evidenti e documentati. Ne scrive a lungoAlessandra Nucci.4 La sua tesi è che questo ti-po di femminismo è stato elaborato a tavolinoda un’élite intellettuale, e non si propone affat-to di conoscere e favorire la volontà femmini-le, bensì di influenzarla e incanalarla per scopinon sempre corrispondenti all’interesse delledonne, e qualche volta addirittura contrari. Ledonne sarebbero strumentalizzate per, leggia-mo nell’abstra del libro,

promuovere una società pianificabile, fatta diuna moltitudine atomizzata di persone pocointeressate ad appartenersi l’una all’altro edunque poco interessate a riprodursi.

L’antagonismo di classe viene sostituito conquello fra i sessi, e la storia viene riscritta comestoria dell’oppressione maschile verso le donna.In questa visione il Patriarcato è un sistema direlazione oppressiva maschi/femmine presentein ogni epoca storica e in ogni cultura, indipen-dente dai sistemi economici. Induce quelli chevengono definiti gli stereotipi di genere, men-

3 Il Covile nn. 764, 768, 776, 788.4 A. Nucci, La donna a una dimensione, femminismo anta-

gonista ed egemonia culturale, Marietti 1820, 2006.

dIl Covilef N° 804

Page 3: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 3 ) |tre si assume invece come concetto che non ne-cessita di dimostrazione che maschi e femmineavrebbero gusti, inclinazioni, passioni e pre-disposizioni identiche, che solo la cultura pa-triarcale e sessista non farebbe emergere. Noninteressa la pari dignità di uomini e donne enon basta neanche la parità assoluta in fatto didiritti, che nei paesi occidentali è già stata am-piamente ottenuta (e oltrepassata) sul piano le-gislativo ed anche in larga parta nella società ci-vile. Si punta invece alla costruzione di indivi-dui omologati e de identificati partendo dallaconvinzione che il sesso biologico non abbia al-cun ruolo oggettivo nella definizione di ciò cheè maschile o femminile, che sarebbero solo co-struzioni culturali (Gender theory). Abbiamo giàvisto, trattando la questione,5 che l’individuoneutro è funzionale alla nuova fase del capitali-smo finanziarizzato e mondializzato. La Nuccinon manca di sottolineare come per arrivare aquesto obbiettivo si debba necessariamente con-trastare ogni credenza tradizionale.

Così descrive l’azione culturale del femmi-nismo di genere:

Il conseguente assalto alla cultura popolare hapreso sostanzialmente cinque direzioni: dele-gittimare la normalità (stereotipi), far diventa-re norma l’eccezione (culto della diversità), in-culcare motivi di risentimento e accusa(vittimismo), delegittimare su questa base la re-ligione cristiana e in particolare la gerarchiacattolica (patriarcato), sacralizzare con inten-to risarcitorio il femminile (neopaganesimo).6

La sacralizzazione del femminile in una gene-rica spiritualità di tipo panteistico (New Age),l’attribuzione alle donne (e solo a loro) deldiritto insindacabile di decretare la vita o lamorte dei nascituri (diritto all’aborto libero dis-simulato sotto la definizione di diritto alla sa-lute riproduttiva), e la corrispondente « svaluta-zione di tutto quanto attiene al maschile» inquanto ostacolo all’affermazione del main-stream di genere, fino a decretarne l’inutilità,7

5 Il Covile, n. 799.6 A. Nucci, op. cit., pag. 22.7 Si veda, ad esempio, la teoria dell’affidamento fra donne,

teorizzata da A. Cavarero e F. Restaino in Le filosofiefemministe, Paravia B. Mondadori, Milano 2002.

sono congrui con gli scopi dei poteri forti,economici, finanziari e politici, che puntanoalla denatalizzazione, alla costruzione di indi-vidualità deboli e malleabili utili all’instaura-zione di un Nuovo Ordine Mondiale sotto illoro controllo.

Sul piano sociale questo tipo di femminismopone l’accento esclusivamente sulla discrimina-zione sessista e patriarcale che vorrebbe le don-ne confinate nel tradizionale ruolo di angeli delfocolare. Si disinteressa perciò alle differenze(di censo, di classe) all’interno del mondo fem-minile e osteggia ogni provvedimento di leggeteso a proteggerle, comprese le tutele alla ma-ternità, come residuo patriarcale e paternalista.In coerenza con l’assunto che il genere è un co-strutto culturale, lotta incessantemente controogni differenza ovunque si manifesti, e punta,anche mediante discriminazioni positive, a pro-muovere la piena parità maschi-femmine inogni campo della vita sociale ed economica eidentiche possibilità di affermazione personale.

«Il motore di questa trasformazione è psi-cologico»,8 prosegue la Nucci, e si attua attra-verso l’indignazione e il vittimismo tesi a ri-scrivere completamente la storia come storiadell’oppressione maschile verso le donne. Èciò che Rino Della Vecchia9 chiama la GrandeNarrazione Femminista, mediante la quale ilfemminismo ha assunto, è ancora la Nucci chescrive

il controllo dell’etica, ovvero della possibilitàdi stabilire ciò che è giusto, e annullando alcontempo il senso di appartenenza a qualunquestruttura capace di suggerire un’etica diversa.10

Le élite femministe, che non sono compostesolo da donne, si sono insediate ai vertici delleistituzioni internazionali è da lì conducono laloro guerra con armi incruente ma non menomicidiali. Si tratta, per Della Vecchia, di unaguerra condotta nell’ambito dell’Etosfera, illuogo del buono e del cattivo, del bello e delbrutto, del bene e del male. Uno spazio in cui«non si ragione, non si conosce, si sente», dove

8 A. Nucci., op, cit., pag. 12.9 Rino Della Vecchia, Questa metà della terra, Altrosenso

Saggi, 2004.10 A. Nucci, op. cit., pag 16.

24 Luglio 2014 Anno XIV

Page 4: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 4 ) |non vale il principio di verità o di logica, masolo quello di utilità. È vero ciò che è sentitocome utile, è falso tutto il resto, e vi possonocoesistere concetti ed elementi del tutto con-traddittori, che però non solo non sono perce-piti come tali, ma sono anzi utilizzati insieme seutili alla causa per la quale ci si batte. Non im-porta che la GNF non regga ad un confrontocoi fatti, dai quali sarebbe ben difficile dedurreche i maschi, cui da sempre sono stati affidati icompiti più duri e rischiosi (dal lavoro alleguerre) e che da sempre hanno protetto le don-ne considerando la loro vita più importante del-la propria, sono dei sadici oppressori col gustodi sottomettere l’altra metà del cielo. Ciò checonta è che la percezione di un’oppressione e-terna e violenta diventi luogo comune per sti-molare la guerra fra i sessi. In questo processo,afferma Fabrizio Marchi,11 le donne sono stategratificate attribuendo loro un grande potere(sessuale) sugli uomini, a prezzo, però, dellamercificazione generale di ogni aspetto dellavita. Mercificazione che le donne hanno ac-cettato, inconsapevolmente o meno poco im-porta, introiettando i canoni culturali del capita-lismo e rendendosi ampiamente ad esso fun-zionali, tanto da essersi trasformate da elemen-to di rottura, come si proponevano alle originidel femminismo, nel suo principale supporto.

M IL FEMMINISMO DI CLASSE O DI SINISTRA.Facile immaginarsi che il femminismo libe-

ral di ascendenza Usa, peraltro maggioritariotanto da essere considerato spesso come il fem-minismo per antonomasia, abbia suscitato piùdi una critica, in specie in quelle correnti chesi richiamano, in modo più o meno stretto, almarxismo.

Particolarmente netta è stata Nancy Fraserche nel 2013, sul Guardian, ha pubblicato unarticolo dal significativo titolo «Come il fem-minismo divenne ancella del capitalismo, e co-me riscattarlo». La Fraser sostiene che la criti-ca del sessismo è diventata una giustificazione anuove forme di disuguaglianza e sfruttamento.

11 Fabrizio Marchi, Le donne: una rivoluzione mai nata, Mi-mesis edizioni, 2007.

Mentre una volta le femministe criticavanouna società che promuoveva il carrierismo, oraconsigliano alle donne di darci dentro. Un mo-vimento che una volta promuoveva la solida-rietà sociale, ora celebra le donne imprenditri-ci. Una prospettiva che una volta valorizzavala cura e l’interdipendenza, ora incoraggia ilsuccesso individuale e la meritocrazia.

Il femminismo che criticava il capitalismo or-ganizzato di Stato, è diventato ancella delnuovo capitalismo ‹disorganizzato›, globalistae neoliberista. E non perché le donne sono sta-te vittime passive delle seduzioni neoliberiste,bensì per alcune scelte precise: 1) la critica al sa-lario familiare in nome dell’emancipazionefemminile e del diritto al lavoro, che ha finitoper legittimare il capitalismo flessibile. Essopuò avvalersi così di una massa di manodoperaa più basso costo, più flessibile e con minori li-velli di sicurezza (insomma l’esercito indu-striale di riserva come teorizzato da Marx); 2)l’accento posto esclusivamente sulle questionidi genere(sessismo, critica della violenza) piut-tosto che su quelle sociali, che ha finito perfare dimenticare le prime; e 3) la critica al pa-ternalismo dello Stato sociale, che è coincisacon l’abbandono da parte degli stati dei pro-grammi macro-strutturali orientati a combat-tere la povertà.

In sostanza, le istanze del femminismo, chein origine avevano per la Fraser una loro ra-gione d’essere, sono andate nella stessa dire-zione, e per questo strumentalizzate, dell’evo-luzione in senso neoliberista del capitalismo.

Le problematiche sollevate dalla Fraser han-no suscitato, era prevedibile, un dibattito inten-so nel femminismo di ispirazione di sinistra in-torno al rapporto fra patriarcato e capitalismo,ovvero sulla possibilità che esista un capitalismonon patriarcalista e non sessista. Prenderò comeesempio, perché mi sembra il più significativo edenso d’implicazioni, un articolo di Cinzia Ar-ruzza sul web.12 L’autrice ammette, e oggi sareb-be difficile negarlo, che la struttura logica del ca-pitale è intrinsecamente indifferente alle diffe-renze di sesso o di razza, ma solo ad un livello

12 www.communianet.org/content/riflessioni-degeneri-3-il-capitalismo-indifferente.

dIl Covilef N° 804

Page 5: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 5 ) |di astrazione così elevato che non può trovaremai riscontro nella pratica e nella storia.

Ciò che è possibile su un piano meramente ana-litico e astratto e ciò che è storicamente possibi-le sono due cose completamente diverse.

Nel suo funzionamento concreto il capita-lismo ha come conseguenza necessaria e natu-rale la riproduzione costante, in forme diverse,dell’oppressione di genere. Femminilizzazione edefemminilizzazione del lavoro, riconfigura-zione continua dei rapporti familiari, creano co-munque nuove forme di oppressione fondate sulgenere, e così come le conquiste dei ceti subal-terni non significano che il capitalismo potrebbefare a meno dello sfruttamento e dell’estrazionedi plusvalore, così le conquiste delle donne nonprefigurano la possibilità di un capitalismo incui non esista l’oppressione di genere.

C’è una prima obiezione di principio da muo-vere a questa tesi. Qualunque giudizio se ne dia,un capitalismo in cui non esista la separazionedei produttori dai mezzi di produzione non èconcepibile neanche teoricamente; al con-trario, se è concepibile sul piano analitico e teo-rico un capitalismo non sessista o razzista, lasua realizzazione concreta dipenderà dal con-testo storico, che può ovviamente cambiare neltempo e nello spazio, ma non può essere esclusain linea di principio. Così fosse la enunciazioneteorica risulterebbe immediatamente falsa. Ed’altra parte ciò che accade oggi è proprio la di-mostrazione di quanto sopra. Emerge infatticon la massima limpidità che il capitale, lascia-te al loro destino la morale e l’etica borghesi oreligiose, persegue un solo fine: la sua riprodu-zione allargata. Tutto il resto viene piegato aquesto scopo. Discriminazioni, sessismi, razzi-smo, uso politico delle religioni, possono essereesercitati in qualunque direzione purché sianofunzionali allo scopo, oppure essere osteggiatisempre per lo stesso motivo. Pensare il contra-rio significa essersi fissati su una fase superata,combattere, e nemmeno con sempre buone ra-gioni, un avversario immaginario, che ha già ab-bandonato quella trincea per spostarsi altrove.

La Arruzza intende dimostrare la sua tesicon un esempio:

Mettiamo che a un livello meramente astratto[…] gravidanze e parti potrebbero essere inte-ramente meccanizzati, che l’intera sfera dellerelazioni emotive potrebbe essere mercificataed espletata attraverso servizi a pagamento.Insomma, mettiamo tutto questo. Si tratta diuna visione credibile sul piano storico? L’op-pressione di genere può essere sostituita così fa-cilmente da altre forme di gerarchia che abbia-no la stessa presa, appaiano altrettanto natu-rali, siano altrettanto radicate nella psiche enei processi di formazione soggettiva? Qualchedubbio è più che legittimo.

Capitalismo e oppressione di genere sareb-bero perciò inscindibili, ma ciò che in realtà ri-sulta da questo esempio è non è l’origine so-ciale delle discriminazioni di genere. Fra que-ste sarebbero infatti le gravidanze e i parti, dicui si auspica la meccanizzazione. Allo stessomodo la mercificazione e la sostituzione conlavori a pagamento delle relazioni emotive(penso voglia dire quelle che implicano un la-voro di cura, come la maternità o l’assistenzaagli anziani, cioè attività tipicamente o esclu-sivamente femminili), non è giudicata sbagliatao inumana, ma semplicemente non credibile inuna società capitalista. Per usare le parole, untempo di moda, del Presidente Mao TzeTung, la Arruzza solleva una pietra che le ri-cade sui piedi. L’origine dell’oppressione con-sisterebbe infatti nella naturale costituzioneorganica femminile, dal momento che gravi-danze maschili sono difficilmente immaginabi-li. L’emancipazione delle donne consisterebbe,semplicemente, nel superamento della natura enella disumanizzazione della sfera emotiva. Lacritica al capitalismo si riduce così al rimprove-ro per non riuscire in questo compito, ossia al-la sua inefficienza, superabile, forse, in un al-tro tipo di struttura sociale. Il femminismo diorigine marxista finisce così per saldarsi conl’altro filone che, partendo dalla negazione deldato naturale, la corrispondenza fra corpo epsiche, approda infine, ossessionato dalledifferenze, al transumanesimo. In realtà l’Ar-ruzza sottovaluta semplicemente le capacitàdel capitalismo di ottenere quelle che lei consi-dera come conquiste.

24 Luglio 2014 Anno XIV

Page 6: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 6 ) |Non si fanno invece troppi problemi le au-

trici della storia del femminismo del sito Leo-nardo.it.13 Vi si inneggia senza riserve al fattoche, depurati dalle scorie delle pretese rivolu-zionarie ben presto appannatesi, gli anni dellarivoluzione giovanile e femminile hanno inne-scato una vera rivoluzione antropologicasull’onda dello sviluppo capitalistico in sensoedonistico e consumista.

La liberazione della donna ha mutato la socie-tà. Dal 1972 è nata un’altra donna e tutte le al-tre conquiste che avverranno sono legate a que-sta mutazione antropologica di questi anni,dove e soprattutto e innanzi tutto non solo ladonna ha mutato il suo carattere, ma ha fattoparallelamente mutare carattere anche all’uo-mo. Col ’72, infatti, si sono spente le ultimemanifestazioni della contestazione, ed è calataanche la spavalderia, l’arroganza e l’egocen-trica opinione che l’uomo aveva di se stesso. Ledonne diventarono sempre più belle, sicure,attraenti, eleganti, e se voleva l’uomo com-petere doveva adeguarsi agli stessi canoni. Ilmedioevo era finito,

mentreSulla ribalta salgono Versace, Valentino, Trus-sardi, Ferrè, Litrico, Cardin e tanti altri. E ini-ziano le modelle. È iniziata una nuova era (piùgradevole).

Insomma l’era della Milano da bere. Neoca-pitalismo consumistico e femminismo dell’e-guaglianza finiscono per supportarsi l’un l’al-tro, in analogia con quanto è accaduto allacritica marxista della società borghese. Inca-pace di inverarsi nel momento costruttivo diuna società diversa e più giusta, la critica e ladecostruzione dei valori borghesi e religiosisono state utilizzate dal capitale per liberarsi diquelle scorie ormai obsolete e inservibili nelsuo stadio attuale. Come dimostra oltre ogni ra-gionevole dubbio la parabola dei partiti exmarxisti, questi hanno finito per accettare pie-namente la logica e la weltanschaung del capi-tale, diventandone anzi il volto moderno, gra-devole, democratico e politicamente corretto.Idem per il femminismo, o almeno per questofemminismo.

13 http://cronologia.leonardo.it/storia/a1972g.htm.

M IL FEMMINISMO DELLA DIFFERENZA.La negazione di ogni differenza ontologica

e di ogni determinazione corporea dei sessi,conduce il femminismo dell’uguaglianza, al dilà di ogni intenzione originaria, a collocarsinel campo del capitale, come abbiamo tentatodi dimostrare.

Si finisce per bloccarsi su definizioni ed ana-lisi di tipo esclusivamente sociologico, ma conciò si rimane alle soglie del problema, rinun-ciando ad indagare l’universo simbolico origina-rio del maschile e del femminile, l’unico atto arender conto in modo non superficiale dellastoria del rapporto maschi/femmine, e a partiredal quale poter anche indagare come quegli uni-versi simbolici si sono espressi in concreto nei si-stemi socioeconomici che l’umanità si è data.

A questa problematica ha tentato invece didare risposta il femminismo della differenza.

Anche questo femminismo è attraversato dadifferenze importanti. Ne esiste infatti unaversione, diciamo così dozzinale nonché in-consistente sul piano teorico e pratico, chelegge la differenza nel senso di gerarchia eticae morale, nonché di capacità razionale, ossiad’intelligenza. Le donne sarebbero predispostealla non violenza, alla solidarietà, alla coo-perazione anziché alla competizione, alla paceinvece che alla guerra, all’accoglienza inveceche all’esclusione. E per di più il loro cervellofunzionerebbe meglio, sarebbero cioè comples-sivamente più intelligenti degli uomini. Lo sisostiene, ad esempio, in alcune così dette ricer-che scientifiche,14 ed è ciò che il prof. Veronesisi incarica di propagandare ogni volta che neha occasione. Ne discende che un mondo go-vernato dalle donne sarebbe una specie di no-vello Eden. Non vale la pena spendere paroleper contestare queste idee paranoiche. Sonosemplicemente avulse dalla realtà, indimostra-bili e indimostrate ma soprattutto il frutto diun inedito razzismo di genere che imprime agliuomini uno stigma inemendabile. Semmai è dasottolineare che grazie all’inesauribile lavoro

14 Si veda www.maschiselvatici.it/index.php/mondo-selva-tico/61-uomini-e-giornali/403-nuove-vecchissime-sce-menze-sul-maschio.

dIl Covilef N° 804

Page 7: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 7 ) |di propaganda mediatica e culturale,15 questeidee sono penetrate in larga parte dell’universofemminile ma anche in quello maschile e, comesottolinea ancora Alessandra Nucci, utilizzatedai poteri forti per disgregare ogni spirito di so-lidarietà fra uomini e donne in vista del NuovoOrdine Mondiale.

Esiste però anche un altro filone del fem-minismo della differenza che, benché minori-tario sul piano della diffusione, ha dignità cul-turale e un importante spazio soprattutto inFrancia ed in Italia. Deve per ciò essere presoin seria considerazione. Lo faremo discutendosoprattutto alcune tesi di due autrici impor-tanti, Luce Irigary e Luisa Muraro.

Questo femminismo non entra, se non peraccenni, nel merito specifico dei rapporti fradiscriminazione delle donne e capitalismo.Benché quel rapporto possa essere dedotto, ri-mane quasi sempre sotto traccia e raramenteesplicitato. Il punto di partenza è la constata-zione, in senso generale sicuramente condi-visibile, che maschi e femmine sono diversi inquanto portatori di istanze, modi di essere, dipensare, di ragionare, non riducibili l’uno al-l’altro. Ma, si sostiene, tutto quanto è fem-minile, a iniziare dal sistema simbolico, è statoemarginato e soffocato dal patriarcato, sistemaben anteriore al capitalismo come noi lo cono-sciamo, che ne sarebbe solo una variante. Periniziare a far emergere la trama delle idee delfemminismo della differenza possiamo usare leparole di Luisa Muraro, importante esponentedella Libreria delle donne di Milano e membrodella comunità filosofica femminile Diotima.16

Parlando del libro Diotima, Potere e politicanon sono la stessa cosa (Liguori, Napoli 2009),di cui firma la prefazione insieme a ChiaraZamboni, afferma proposito degli effetti delfemminismo in epoca postpatriarcale che

tra privato e pubblico c'è osmosi, le tecnichedel potere si sostituiscono all'autorità tradizio-nale delle donne nel lavoro di cura, i media fan-

15 Si veda Il Covile n. 357, «I maschi, l’ultima porta, a sini-stra», ripreso in A. Ermini, op. cit.

16 http://senonoraquandoreggioemilia.wordpress.com/2011/05/16/intervento-di-luisa-muraro.

no entrare la soggettività più intima nella visibi-lità pubblica ...

Dunque l'irruzione delle tecniche di potere nellavoro di cura, ossia la loro mercificazione el'ingresso nel mercato sarebbe un esito positivodella caduta del patriarcato? E l'insoppor-tabile chiacchiericcio del gossip mediatico chemischia vita privata e politica sarebbe anch'es-so un effetto positivo del femminismo? Giudi-chino i lettori, ma l’assonanza con quantoscrive la Arruzzi è evidente.

Altre femministe, sia pure in modo con-traddittorio, hanno invece una qualche consa-pevolezza che la fine del patriarcato non si-gnifica di per sé una società migliore. Per Sar-tori Ghirardini,17 anch’essa esponente di Dio-tima, infatti,

con la venuta meno del patriarcato viene menoanche il suo ordine, ma il risultato non è im-mediatamente un nuovo ordine, quanto piutto-sto un aumento del disordine, e il ritorno a for-me di regolazione, concettualizzazione, azio-ne, emozione, più arcaiche, sempre più spessoelementari e violente.

Si assiste infatti allaliberazione di un immaginario patriarcale or-mai non più regolato dall'ordine simbolico delpadre.

C’è una evidente contraddizione logica nel-la proposizione per cui il patriarcato, per defi-nizione fondato sulla legge del padre ossia suun sistema di regole e norme, libererebbe mo-rendo il suo immaginario senza regole. Per laSartori Gherardini il suo posto è preso in unprimo momento da forme di fratriarcato con co-nflittualità sregolata, per superare il quale oc-corre seppellire, dopo Dio e il padre che lo rap-presentava in terra, anche la madre patriarcale,ossia quella

madre spettrale dove si confondono le vecchiepaure e le nuove, le tradizionali matrifobia e idea-lizzazione materna e le più recenti fobie e no-stalgie innescate dalla nuova libertà femminile.

17 In Piero Coppo, «Note a margine di L’ombra della madredi Luisa Muraro», in I fogli di ORISS, 29, 2008, da cuisono tratte anche le citazioni successive.

24 Luglio 2014 Anno XIV

Page 8: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 8 ) |Per superare conflittualità e sregolatezza,

dovremmo dunque tornare al primigenio ordi-ne materno. Vedremo quali sono le sue regolepsichiche ma anche sociali,

Tornando a Luisa Muraro, nell’interventogià citato insiste su un concetto: nella politicadelle donne,

il primo posto viene dato alla pratica del parti-re da sé [...] non facile da far intendere a chinon la conosce in prima persona. Il partire dasé è un pensare non in base ad una rappresen-tazione ma ad un rapporto vissuto personal-mente fra sé e ciò che è in questione, esplici-tandolo: io dove sono, che cosa desidero, checosa m'interessa di questa faccenda. È comeschiodarsi da una fissità di dentro e fuori, io egli altri, nel tentativo di situarsi non astratta-mente [...] il personale è politico, non c'è se-parazione tra pubblico e privato.

Ancora nello stesso intervento leggiamo cheabbiamo concepito la politica come un agireche si avvale di relazione e scambi in cui le per-sone interessate portano l'energia dei propridesideri e la lucidità della verità soggettiva.E continua

Se una è femminista, per lei è importante checi sia libertà per ogni donna che viene almondo, libertà di pensare e di agire in rispon-denza ai propri desideri e, prima ancora, liber-tà di desiderare senza misure stabilite da altri:che sia lei, la singola, l'interessata, a dire e de-cidere quello che la riguarda.

Sono parole importanti, da tenere in mentequando tratteremo dei caratteri del capi-talismo attuale. Qui è da sottolineare che dellasimmetrica libertà maschile non c'è traccia,come se questa fosse presupposta esserci dasempre e quindi la legge del padre implicassenorme e limiti per le sole donne, ma questo co-me abbiamo già visto con Sartori Gherardini,non è vero, oppure, di tutto ciò che riguarda ilmaschile e il paterno alla Muraro non importanulla, con tanti saluti alla pretesa di liberazio-ne universale che il femminismo ama proporrecome suo scopo.

Il femminile implica quindi per comuneammissione, un elevato grado di soggettivitànell'approccio alla conoscenza. Si può dire

che quel tipo di approccio è opposto a quellomaschile, il cui sguardo, almeno intenzio-nalmente, si pone dall'esterno, con lo scopo dioggettivizzare la conoscenza, astrarla dal sen-tire personale, separarsi dall'oggetto, segmen-tarlo, dividerlo per poi ricomporlo alla finecompleto dei nessi logici fra le sue parti, indivi-duati ed esplicitati. È, appunto, quella diffe-renza fra maschile e femminile che Erich Neu-mann così descrive:

La coscienza matriarcale che osserva non deveessere confusa [...] con il distanziarsi della co-scienza maschile che porta alla scienza eall'obbiettività; essa viene diretta da sentimentie intuizioni concomitanti fondati su processisemi-consci, con il cui aiuto l'Io si orienta conuna forte partecipazione di tendenze emotive.[...] Si tratta di un tipo di percezione totale acui prende parte tutta la psiche, nella qualel'Io ha il compito di condurre la libido versol'evento vitale osservato e di rafforzarlo, piùche astrarre da esso e giungere così ad un am-pliamento della coscienza.18

Si tratta insomma di una conoscenza cheparte da un movimento esattamente inverso aquello maschile oggettivante, e che Jung para-gonò a una gravidanza, a un render pregno.

Per la coscienza lunare [femminile. N.d.R.] laconoscenza è al di là dell'affermazione, del re-soconto e della testimonianza. È come un pos-sesso interiore che si sottrae facilmente alla di-scussione poiché il processo conoscitivo inte-riore, entro il quale si trova questa conoscenza,non è esprimibile adeguatamente e può esseretrasmesso molto male a qualcuno che non lo ab-bia sperimentato.

Le conoscenze della coscienza matriarcale nonsono indipendenti dalla personalità che lesperimenta, non sono astratte e prive di emo-tività, poiché essa mantiene il legame con quel-le zone dell'inconscio da cui quelle derivano.Quindi possono essere spesso in contrasto conil conoscere della coscienza maschile, fatto dicontenuti consci, idealmente isolati ed astratti,privi di emotività, dotati di generale indipen-denza dalla personalità.

18 Erich Neumann, Psicologia del femminile, Astrolabio,Roma MCMLXXV.

dIl Covilef N° 804

Page 9: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 9 ) |Non può sorprendere che la stessa Muraro,

commentando il saggio di Luce Irigary Ge-nealogie femminili, scriva che queste genealogiesfuggano ad essere definite con precisione.

Questo tema si trova infatti sul confine fra di-cibilità e indicibilità, come del resto moltaparte, non sappiamo quanto grande, dell'espe-rienza femminile.19

Quindi per Neumann il conoscere femmi-nile è «vitale di tipo generale […] appartieneal campo della saggezza e non della scienza».20

Ora, se la conoscenza femminile è, peresplicita ammissione delle stesse autrici delfemminismo differenzialista, inscindibile dallapercezione soggettiva, è quanto meno incon-gruo che la Irigary, in polemica con Freud,parli del narcisismo come fenomeno maschilequando invece è evidente il contrario.

La descrizione freudiana dell’invidia del pene,nella donna, è guidata secondo la Irigary, dal-lo sguardo maschile: è l’uomo che non vede nel-la bambina niente di simile a sé e ne restainorridito, per cui costruisce un parallelismofra la paura maschile della castrazione e l’invi-dia femminile del pene; ma è l’uomo a provarela paura della castrazione e a veder rispecchia-ta tale paura nella donna; se il rassicurantespecchio femminile non rimandasse questaimmagine, se non ci fosse, da parte femminileinvidia del pene, la costruzione maschile nar-cisistica crollerebbe.21

Ma non tanto questo è importante, quanto lanecessità per le donne di parole, di un lin-guaggio, ossia di un simbolico conforme al-l’esperienza femminile, che riesca a compren-dere il linguaggio del corpo e quello gestuale.

La questione del simbolico materno/fem-minile è cruciale anche in Luisa Muraro, macon una differenza importante rispetto alla Iri-gary. Mentre per questa, infatti, esistono «dueprincipi dell'essere e della simbolizzazione»,l'uno paterno e maschile e l'altro materno efemminile, e si tratta di non sacrificare l’uno

19 www.girodivite.it/Luce-Irigaray.html.20 Ibidem., pag. 69, 70, 71.21 Il Pensiero della Differenza:Luce Irigary, a cura di Wanda

Tommasi, in http://www.filosofico.net/irigary2.htm

per l’altro ma di affiancarli e farli coesistere,per Luisa Muraro

non c'è che un solo principio, quello materno,del quale sinora solo gli uomini hanno bene-ficiato, o si sono appropriati, persino dissimu-lando e scartando le donne

nota Francoise Collin.22

Per la Muraro,23 occorre costruire un ordi-ne simbolico materno, quindi un complessoculturale, concettuale e linguistico, a partiredal fatto incontestabile, che è anche il primoautentico momento della conoscenza, della re-lazione con la madre. Questa relazione pri-maria, cito da Wikipedia, è

fatta di contatti, di gesti, di parole, di recipro-ca comunicazione nella quale non si distingueil corpo dalla mente e la mente dalla parola, èil luogo dell’immanenza, della presenza interadell’essere. Saper amare la madre, l'esperienzadi relazione con la madre, dà così il senso au-tentico dell'essere, e il senso autentico dell’es-sere si manifesta nella coincidenza di avere sen-so ed essere vero. Saper amare la madre è dun-que il principio della conoscenza, ma la ri-mozione culturale del nostro rapporto con lamadre che si verifica con l’avvento della leggedel patriarcato, la quale si sovrappone all’ope-ra positiva della madre, ha l’effetto di scinderela logica dall’essere ed è causa del nostro perdere eriperdere il senso dell’essere.24

Coerentemente con la concezione secondocui il filo conduttore della storia sarebbe l’op-pressione maschile sulle donne a partire dallaprevaricazione violenta del Patriarcato sulMatriarcato, la Muraro finisce per delegitti-mare millenni di cultura, tutti inquinati dal-l’oppressione patriarcale, da Platone e Aristo-tele fino a Cartesio e oltre, inclusi Freud e lapsicanalisi, Jung e la psicologia analitica, edanche, stavolta in accordo con la Irigary, lenarrazioni mitiche della Grecia. Di esse rifiutala complessa lettura metastorica, considerata

22 Francoise Collin, Il pensiero della differenza. Nota su Lui-sa Muraro.

23 Luisa Muraro, L’ordine simbolico della madre, EditoriRiuniti, 2006.

24Wikipedia, capitolo ‹Luisa Muraro› nella voce «Fem-minismo». Il testo sintetizza da L. Muraro, L'ordine sim-bolico della madre, 1991, pp. 26–27.

24 Luglio 2014 Anno XIV

Page 10: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 10 ) |una distorsione patriarcale, in favore di una let-tura esclusivamente storica, quasi letterale.Così, ad esempio, nell’Orestea vede semplice-mente l’instaurarsi violento e in senso sociolo-gico della società patriarcale su quella matriar-cale che la precedeva. Ogni altra interpreta-zione della dialettica patriarcato-matriarcato,ad esempio in senso psichico, non è presa inconsiderazione per il semplice motivo che mi-nerebbe il suo impianto teorico.

Il simbolico materno si costruisce dunquecol ritorno alle origini primigenie, ma per viaesclusivamente femminile, attraverso la riap-propriazione del rapporto d'amore madre/fi-glia che il patriarcato ha reciso. Da questo pun-ti di vista esiste una evidente asimmetria fra isessi, perché il maschile necessita di un distac-co del quale tuttavia si nutre perché, secondoFreud, non è costretto a staccarsi dall'amoreper l'altro sesso ma lo trasferisce su un'altradonna, elevandola a musa ispiratrice e inter-locutrice, mentre la femmina, negando lamadre, nega anche il proprio sesso per poterrivolgersi all'altro. È questa negazione dell'a-more materno-filiale, imposta dal patriarcato,che la Muraro contesta per riappropriarsene econcettualizzare, appunto, l'ordine simbolicodella madre.

In lei non c'è, come nella Irigary, la consa-pevolezza che l'amore fusionale è un ostacoloe non un aiuto anche per la donna, perché co-stringe a identificarsi tout court col materno, epensarsi, come donne, tutte sorelle nell'utopiadi una sorta di comunismo matriarcale primi-tivo, in cui ogni aggressività sarebbe rimossa.La Muraro si ricollega alla tesi secondo cui lepacifiche civiltà matriarcali mediterranee sa-rebbero state distrutte e soppiantate dall’irru-zione di popolazioni di cultura guerriera e pa-triarcale. Ma come ho già evidenziato nel miolavoro sulla questione maschile,25 non soloquesta tesi non spiega né le origini del patriar-cato dei popoli invasori né il perché un identi-co fenomeno si sarebbe verificato in civiltà cheall’epoca non avevano alcuna possibilità dicomunicare, ma non è nemmeno vero che quel-

25 A. Ermini, op. cit.

le civiltà matriarcali fossero così pacifiche enon aggressive, come dimostra l’etnografia.

Nella Muraro, non c'è posto per il padre.In una intervista con Ida Dominijanni26 espli-cita chiaramente il concetto a partire dalla ri-vendicazione del privilegio di «essere nata del-lo stesso sesso della madre». E il padre?

Quando nel libro compare, il padre è l'uomoche si affianca alla donna e alla sua maternità, eche lei indica ai suoi figli: questo è vostro padre.In altre parole io non trovo nessuna ragione perdifendere la necessità del padre, della legge delpadre, pur ammettendo che un uomo, gli uo-mini, possano invece avere questa necessità. So-no d'accordo con te che un simbolico maternoche esclude ogni altro amore, ogni amore del-l'altro, sarebbe gravemente difettoso, ma nonpenso che questo altro debba essere il padre.

Non avrebbe potuto essere più chiara nella su-bordinazione e nell’insignificanza della figurapaterna, priva di uno statuto simbolico proprioe ridotta a puro ausilio della madre.

Nella stessa intervista la Muraro accennaanche all’attuale «ordine (o disordine) capita-listico», ma come scrive un autore insospet-tabile, Massimo Recalcati,

La condizione strutturale per accedere al desi-derio implica un divieto di accedere al godi-mento assoluto della Cosa27

e quindi la Legge del padre si configura noncome pura interdizione ma «come dono dellafacoltà del desiderio», mentre senza quella leg-ge si afferma il «discorso del capitalista», chesfrutta la convinzione che «il soggetto sia li-bero, senza limiti, senza vincoli, agitato solodalla sua volontà di godimento», per illuderlodi poter trovare soddisfazione nel consumoavido di oggetti, quando in realtà, «liberato»dal limite imposto dalla Legge e perciò daldesiderio autentico, ciò che lo spinge è la ri-cerca della «Cosa assoluta del godimento»(l’incesto materno).

Il rifiuto del padre e della sua legge, dun-que, si inscrive di per sé nell’ordine logico e fi-

26 www.ecologiasociale.org/pg/dum_fem_muraro3.html.27 Massimo Recalcati, Cosa resta del padre? La paternità

nell’epoca ipermoderna, Raffaello Cortina Editore, 2011.

dIl Covilef N° 804

Page 11: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 11 ) |losofico del capitalismo, regolato sul concettodi illimitatezza.

Si delinea così in modo chiaro la contiguità,anzi l’identità, anche del discorso del fem-minismo della differenza cogli assunti filosoficidel capitalismo, che tuttavia deve essere an-cora meglio esplicitata. Se finora abbiamo vi-sto il significato della negazione del padre, oradobbiamo ragionare sul significato del ritornoalla madre, così come lo assumono la Muraro ela Sartori Ghirardini.

È da sottolineare, prima di tutto, che l’esi-stenza e la legittimità di un ordine simbolicomaterno/femminile non è mai stata messa in di-scussione in nessuna delle civiltà definite pa-triarcali. Come nel mito di Demetra/Core cosìnell’Orestea, il patriarcato non ha soppresso ilsimbolismo materno/femminile; Core può tor-nare periodicamente alla madre, le Erinni di-ventano le Eumenidi. Stando all’attualità, perlo psicanalista Franco Fornari l’affermarsi delcodice affettivo materno, il «regno della ma-dre», è decisivo e insostituibile per la vita delbambino. Gli dona sicurezza affettiva e mate-riale, appagamento di ogni bisogno. Ma altempo stesso il rapporto madre-bambino è an-che ambivalente perché intessuto di violenza.Durante il parto la madre oscilla tra il timoredi morire e quello di far morire il figlio, il bam-bino sperimenta l’angoscia della perdita dellabeatitudine onnipotente provata nella vita in-trauterina. È perciò necessario che la simbiosipositiva madre/bambino venga prolungatatemporaneamente oltre la nascita, ed a questoprovvede il padre assumendo il compito di«ammortizzatore e mallevadore dei pericoliche minacciano la nascita del figlio dell’uo-mo». Il padre diventa così, in un primo mo-mento il garante dell’affermazione del codicematerno da lui definito autocentrico, ma in se-guito anche l’operatore della separazione framadre e figlio la cui simbiosi proseguirebbenaturalmente fino a diventare regressiva e psi-chicamente mortifera senza l’instaurarsi del co-dice paterno eterocentrico.

Qui è il punto decisivo, perché la dinamicaindividuale descritta da Fornari vale anchequando ci trasferiamo sul terreno transperson-

sale. Descrive gli stadi di sviluppo dell’umani-tà dalla situazione originaria di prevalenzadell’inconscio, dell’indistinzione fra l’io e il tue fra l’uomo e il cosmo circostante, che Neu-mann chiama partecipation mistique, a quelladella emersione progressiva della coscienzaegoica, ossia in una parola della cultura. Se in-tendiamo con Patriarcato e Matriarcato nontanto una struttura sociologica di dominanzadel gruppo maschile o femminile (fra l’altro didubbia prova storica e comunque largamenteinservibile per analizzare le strutture psichichedi una società, ben più complesse e intreccia-te), quanto invece la dominanza dell’archetipopaterno o materno, emerge allora che il patriar-cato ha avuto una funzione emancipativa perl’umanità. E qualsiasi eccesso a cui ha potutodare luogo, qualsiasi inflazione del maschi-le/paterno ai danni del femminile/materno sisia verificata, non inficia minimamente il fattoche, come il singolo bambino (maschio e fem-mina anche se con modalità e difficoltà diverseche non possiamo qui analizzare) si deve stacca-re dalla madre per diventare adulto, cosìl’umanità, per diventare adulta, è dovuta passa-re dallo stadio psichico matriarcale a quellopatriarcale. Sul piano soggettivo ciò non si-gnifica dover rinnegare il rapporto positivocon la madre che anzi rimane essenziale «perpoter diventare madre anche psicologicamen-te»,28 bensì distaccarsi dalla totalità originariae sperimentare il lato della coscienza, che an-che la donna vive come simbolicamente ma-schile. Questo è il vero senso di ciò che il fem-minismo definisce come negazione patriarcaledel simbolismo materno. In assenza di tale di-stacco, mentre il maschio subirà una castrazio-ne simbolica, la femmina potrà lo stesso «rea-lizzarsi completamente dal punto di vista fem-minile e naturale»,29 tuttavia non sperimenteràlo spirito.

L’ordine simbolico della madre auspicatodalla Muraro, in assenza di un ordine simboli-co del padre, significherebbe né più né menoche la regressione all’indistinzione originaria,all’indifferenziazione tipica del rapporto sim-

28 Erich Neumann, op. cit., pag. 2129 Ibidem, pag. 20

24 Luglio 2014 Anno XIV

Page 12: A Il Covile B › ... › COVILE_804_Ermini_femminismo.pdf · 2019-03-01 · CRIVERE di femminismo non è sem-plice perché non è un fenomeno li-neare ed univoco. In realtà si do-vrebbe

| ( 12 ) |

biotico madre/bambino, orientato all’autosuffi-cienza, all’onnipotenza, alla soddisfazione illi-mitata del bisogno. L’eclisse del simbolismopaterno nella postmodernità, ha effetti anchesul piano sociologico. Anche la legge si ma-ternizza, per così dire, e

celebra il trionfo di un godimento smarrito,barattandolo con un concetto di libertà e diemancipazione in cui tutto è permesso.30

Ma tutto ciò corrisponde in pieno alla logi-ca del capitalismo attuale, emancipato dai fa-stidiosi limiti esterni che gli ponevano nelleprime fasi del suo sviluppo l’esistenza di unareligione del padre e quella di classi, che perquanto contrapposte e in lotta l’una control’altra, avevano una loro weltanschaung irridu-cibilmente opposta o solo parzialmente so-vrapponibile a quella del capitale.

In una disgregazione integrale sia dell’Io, siadel Super-Io [configurazione tipica della psi-che attribuite dal femminismo al Patriarcato.N. d. R.], l’antropologia proposta dal capitali-smo assoluto-totalitario è, su ogni fronte, quel-la della destrutturazione […] dell’ego cogitanscartesiano, destrutturazione volta a instaurarel’egemonia assoluta del desiderio illimitato,

30 Giancarlo Ricci, Il padre dov’era, Sugarco Edizioni, 2013

funzionale alla logica del cattivo infinitodell’accumulazione.31

Verità soggettiva, illimitatezza e libertà deldesiderio, ritorno alla madre e rifiuto del limi-te paterno, esaltazione oppure rifiuto di ognidifferenza entrambi cangianti in in-differenza,così la rivoluzione sessantottina e femministasono diventate funzionali alla logica de-eman-cipativa del capitale. De-emancipativa perchéper attuarsi deve operare una regressione delsoggetto all’indistinzione delle origini e re-im-mergerlo in uno stato di unificazione misticacol cosmo nella quale si perdono le differenze.Vale allora la pena, per terminare, spenderealcune parole sulla spiritualità new age. Lo fa-remo con le parole di Alessandra Nucci.

Il pensiero femminile quindi serve a veico-lare […] anche un modo di pensare che cor-risponde ad una filosofia totalizzante, ovve-ro al modo olistico di vedere il mondocome un tutto unico, in cui l’umanità è po-sta sullo stesso livello delle piante e deglianimali e il raziocinio è secondario all’e-mozione. Questo corrisponde alla correntedi irrazionalismo neo-romantico femmini-sta e New Age, che celebra la sorellanzamistica fra le donne di tutto il mondo. Invirtù cioè dell’appartenenza al generefemminile, le donne che si mettono in sinto-nia colla natura supererebbero le barriereetniche e linguistiche per intendersi auto-maticamente e in quasi arcadica armoniasui temi della pace, dell’ambiente, della le-galità ecc.32

È lo stesso programma del capitalismo glo-balizzato che intende unificare anch’esso ilmondo, ma sotto la forma merce.

j

31 D. Fusaro, op. cit., pag. 395.32 A. Nucci, op. cit., pag. 177.

dIl Covilef N° 804Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)

EDIZIONI SETTECOLORII LIBRI DEL COVILE

1 KONRAD WEISS, La piccola creazione, pp. 80 € 10.2 AA. VV., Konrad Weiß, Epimeteo, Carl Schmitt e Felizitas, pp. 116 € 10.3 ARMANDO ERMINI, La questione maschile oggi, pp. 212 € 14.4 AA .VV. , I l Forte to . D e s t ino e cata s trofe d e l cat tocomunismo , p p . 20 4 € 14 .

DOVE SI ACQUISTANOI Libri del Covile sono in vendita pressol'Editore, www.settecolori.it, in Internet

(IBS, ecc.) e in alcune selezionate librerie:a Firenze: ALFANI, via degli Alfani,

84–86R; BABELE, via delleBelle Donne,

41R.