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A. Mongili, Sociologia, 2002-03
Materiale didattico non divulgabile
SOCIOLOGIA GENERALEI E II MODULO
• I testi che seguono corrispondono a quelli dei lucidi proiettati a lezione, in ordine cronologico.
• In questo file sono contenute solamente le presentazioni Powerpoint.
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Sociologia
una disciplina che studia la vita sociale degli individui, dei gruppi e delle intere
società.
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Sociologia
Si oppone al senso comune
Fornisce dei fenomeni sociali rappresentazioni verificabili
Contribuisce, a sua volta, alla formazionedi credenze di senso comune.
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Sociologia
• La sociologia studia le interazioni sociali strutturate in istituzioni sociali
•I sistemi di comportamento degli individui sono condizionati da fattori sociali esterni alla sua volontà.
•Le istituzioni sociali sono sistemi di comportamento strutturati, stabili
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Sociologia
• La sociologia studia infine l’azione umana, dei singoli o dei gruppi, con
significato sociale.
L’azione sociale è comprensibile mettendoci nei panni di chi la compie, ovvero chiarendone il significato per chi le compie.
UNO PER L’ALTRO, CON L’ALTRO E CONTRO L’ALTRO
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IL PARADIGMA CAUSALEEMILE DURKHEIM (1858-1917)
• Il fatto sociale come elemento di scientificità della sociologia.
Le istituzioni sociali corrispondono per la sociologia ai fenomeni naturali per la scienza.
Fatti sociali=cose. Ovvero la vita sociale può essere analizzata con rigore scientifico.
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IL PARADIGMA DELL’AZIONEMax Weber (1864-1920)
• Rispetto a Durkheim e a Marx, Weber si rifiuta di considerare i fenomeni sociali come FATTI e dati.
Ai fenomeni sociali sono attribuiti SIGNIFICATI da parte dei membri delle società, che ne determinano il valore ai loro occhi e che orientano il COMPORTAMENTO dei membri nei loro confronti.
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IL PARADIGMA DELL’AZIONEMax Weber (1864-1920)
L’immaterialità dei rapporti sociali porta ad escludere che lo studio della società possa essere quindi equiparato allo studio degli insetti.
Nel nostro caso non vi sono dati certi, ma basi materiali e mondi di significato che non è possibile uniformare.
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LA MODERNITÀ
• Nascita del capitalismo• Lo Stato moderno• Razionalizzazione e disincanto del
mondo• Differenziazione ed
autonomizzazione delle sfere della vita sociale (Stato, economia, religione, cultura, ecc.)
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KARL MARX (1818-1883)Il modo di produzione
capitalistico• FORZE PRODUTTIVE forme di
divisione del lavoro.• RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE
forme di proprietà e rapporti di classe dominanti all’interno del modo di produzione.
Le contraddizioni fra forze produttive e rapporti di produzione si incarnano in classi sociali antagonistiche.
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KARL MARX (1818-1883)Il modo di produzione
capitalistico• I modi di produzione si succedono
l’uno all’altro sulla base del superamento delle contraddizioni interne fra forze produttive e rapporti sociali di produzione.
• LA LOTTA DI CLASSE è quindi il motore della storia.
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WERNER SOMBART (1863-1941)IL CAPITALISMO MODERNO
(1902)• Economia monetaria di scambio tipo
dominante di transazione economica.• Non più accumulo di ricchezze, ma
profitto e suo reinvestimento nell’impresa.
• Organizzazione razionale dell’impresa connessione industria/tecnologia/scienza.
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MAX WEBER (1864-1929)L’ORIGINE DEL CAPITALISMO
• NASCITA DELL’IMPRESA • NASCITA DELLA CONTABILITÀ
RAZIONALE• NASCITA DELLA POLITICA
ECONOMICA DEGLI STATI MODERNI• ETHOS RAZIONALE NELLA
CONDOTTA DI VITA
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:LA CRISI DELL’AGRICOLTURA
FEUDALE• RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE.• PROVATIZZAZIONE DELLE TERRE
COMUNI (ENCLOSURES ACTS, EDITTO DELLE CHIUDENDE, 1830).
• “ESPULSIONE” DEI CONTADINI DALLE CAMPAGNE.
• UOMINI NUOVI E LAVORO SALARIATO.
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:MERCANTILISMO E CAPITALISMO
• MERCATO MONDIALE DELLE MERCI CAPITALISMO: (tesi di Braudel, Pirenne, Wallerstein) Sfera della circolazione.
• NASCITA DELLA FABBRICA E DELLA PRODUZIONE MANIFATTURIERA CAPITALISMO: (tesi di Dobb e Marx) Sfera della produzione.
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:LO STATO MODERNO
• MONOPOLIO DELLA FORZA LEGITTIMA, XVII-XVIII secc. Paesi privi di tradizioni comunali.
• MONOPOLIO FISCALE DELLO STATO necessità di finanziare le armate e di un flusso finanziario costante.
• MONOPOLIO DEL CONIO.• MONOPOLIO DELL’AMMINISTRAZIONE
DELLA GIUSTIZIA nascita del diritto razionale
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:DALLO STATO ASSOLUTISTA ALLO STATO DI
DIRITTO
• Ascesa della borghesia. Nascita del mercato e del capitalismo.
• Nascita della burocrazia statale.• Riforma protestante. Illuminismo.
LE RIVOLUZIONI INGLESE, AMERICANA E FRANCESE TRASFORMANO LO STATO ASSOLUTISTA IN STATO DI DIRITTO
Dal potere tradizionale al potere legale-razionale.
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ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ:LO STATO DI DIRITTO
• Uguaglianza giuridica formale.• NORME OGGETTIVE formali.• Le costituzioni vincolano la sovranità
degli Stati, derivante dal popolo.• Suddito cittadino: i diritti di
cittadinanza riconosciuti agli individui in quanto membri del popolo.
• Il cittadino è sottoposto ai comandi della legge e non di una persona.
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L’ETHOS RAZIONALEMax Weber [pron.: Veber]: L’etica
protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Gestione razionale dell’impresa (contabilità razionale, bilancio).
• Redditività invece che rendita feudale.• Rottura con lo stile di vita dell’aristocrazia,
ostilità verso l’ostentazione e lo spreco.• Ideale di vita sobria, lavoro come preghiera.• Ascesi intramondana: interpretazione
puritana della dottrina calvinista della predestinazione.
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CALVINISMO E BORGHESIAMax Weber [pron.: Veber]: L’etica
protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• La Bibbia di Lutero: mela’kah come Beruf.• Giovanni Calvino (1509-1564): la dottrina
della predestinazione. Dio è ineffabile, il suo disegno oscuro, le opere di bontà sono peccato di superbia.
• Dottrina della grazia: l’uomo è indegno (peccato originale), la grazia è concessa solo agli eletti, e ab aeterno, a prescindere dalle opere.
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CALVINISMO E BORGHESIAMax Weber [pron.: Veber]: L’etica
protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Cristo è morto solo per gli eletti.• Segno della grazia è una vita retta: per i
cristiani riformati (calvinisti) è peccato dubitare dell’elezione.
• Cento anni dopo Calvino, i calvinisti inglesi (puritani) RADICALIZZANO e ADATTANO il calvinismo.
• Memento: il Cristianesimo comprende il Cattolicesimo, l’Ortodossia, le Chiese d’Oriente (Monofisiti Armeni e Siriaci, Nestoriani, Copti egiziani e etiopi) e il PROTESTANTESIMO: i Luterani (Evangelici) vanno distinti dai Calvinisti (Riformati) e dagli Anglicani (Episcopali).
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I PURITANIMax Weber [pron.: Veber]: L’etica
protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)
• Solitudine e incertezza del calvinista.• La setta puritana: controllo sociale sui
comportamenti: finisce la doppia morale.• Non è più la dottrina ma il comportamento a
‘fare’ il cristiano.• Retto comportamento: Lavoro, studio e
riflessione sulla Scrittura• La ricchezza: segno della grazia divina.• Effetto di composizione: modelli di
comportamento indipendenti dalla matrice religiosa, e legittimati su base utilitaristica e razionale.
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LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:L’INDIVIDUALISMO
• Vale l’individuo con le sue capacità e non la persona con le sue appartenenze (status acquisiti > status ascritti).
• L’individuo è inteso come padrone delle sue scelte.
• Religiosità interiore, privata, slegata dai dogmi (Riforma protestante).
• Diritto naturale > gli uomini nascono liberi e uguali (vs. diritti connaturati soprannaturale e positivo).
• PROTAGONISTI: l’imprenditore e il cittadino.
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LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:IL RAZIONALISMO
• LA RAGIONE: facoltà più nobile dell’uomo.• Usando la ragione si accede alla verità.• La ragione è lo strumento attraverso il
quale l’uomo governa la sua vita e il suo destino.
• RAZIONALIZZAZIONE degli ordinamenti (strutture sociali) e dei comportamenti (azione sociale).
• La razionalità strumentale diventa la forma legittima e superiore di razionalità
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LA CULTURA DELLA MODERNITÀ:IL DISINCANTO RISPETTO AL MONDO
• Le radici dell’Occidente: Atene e Gerusalemme.
• Il sacro è totalmente trascendente: si nega la magia.
• Il mondo e la natura > realtà oggettiva.• Governare gli eventi: tecnica e
previsione.• La vita è immersa nel progresso e
nell’infinito, la morte perde significato (Lev Tolstòj, La morte di Ivàn Il’ìč).
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IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE O
MODERNIZZAZIONE• Relazioni impersonali (“di lavoro”), uso
della conoscenza (intellettualizzazione) in contesti sempre più ampi.
• L’azione razionale rispetto allo scopo (razionalità strumentale) in ambiti sempre maggiori.
• Diffusione di ordinamenti razionali in tutta la società, ma anche in società caratterizzate dal dominio di comportamenti tradizionali.
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MODERNITÀ vs. TRADIZIONE:I MODELLI DICOTOMICI
• Henry James Sumner MAINE: Ancient Law (1861).
• Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893).
• Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und Gesellschaft (1887).
• Talcott PARSONS: lo schema delle pattern variables (1951).
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I MODELLI DICOTOMICI:Henry James Sumner MAINE: Ancient Law (1861). Le leggi di Maine
• Le società premoderne: lo STATUS (ascritto) determina privilegi e obblighi della persone appartenenti al gruppo.
• Le società moderne: il CONTRATTO liberamente assunto determina i diritti e i doveri degli individui.
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I MODELLI DICOTOMICI:Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893). Solidarietà meccanica e organica.
• Cambia il fondamento della solidarietà (coesione sociale).
• Divisione del lavoro e individualismo: crisi di norme e valori condivisi.
• La società moderna rimane però un insieme stabile e l’anomia è limitata.
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I MODELLI DICOTOMICI:Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893). Solidarietà meccanica e organica.• Società
premoderna• Piccoli gruppi: scarsa
densità di scambi.• Scarsa divisione del
lavoro.• Unità sociali simili:
famiglia, clan, tribù.• Unità di valori e norme
condivisi (CULTURA).• SOLIDARIETÀ
MECCANICA
• Società moderna• Grandi gruppi: grande
densità di scambi.• Divisione del lavoro:
funzioni differenziate.• Differenziazione,
interdipendenza, INDIVIDUALIZZAZIONE.
• “La legge è uguale per tutti”.
• SOLIDARIETÀ ORGANICA
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I MODELLI DICOTOMICI:Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und Gesellschaft (1887). Comunità e società• Comunità• Rapporti tipici:
Vincoli di sangue, vicinato, amicizia.
• Intimità, riconoscenza e esperienze comuni.
• La disuguaglianza non si può sviluppare oltre un certo limite.
• Società• Rapporti di scambio.• Si entra in rapporto
reciproco non con la totalità del proprio essere ma per prestazioni specifiche.
• Individui separati, isolati, in continua tensione fra di loro.
• La coesione sociale è superficiale.
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I MODELLI DICOTOMICI:Talcott PARSONS: lo schema delle pattern variables (1951). Le variabili modello.
• Gli orientamenti di valore e normativi tipici della modernità: essenziali per comprenderla.
• ORIENTAMENTI DI VALORE: orientano l’azione.
• ORIENTAMENTI NORMATIVI: regolano l’azione.
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I MODELLI DICOTOMICI:Talcott PARSONS: lo schema delle variabili modello.
• Società premoderne:
• 1. Affettività.• 2. Orientamento
all’interesse privato.
• 3. Particolarismo• 4. Diffusione (ruoli)• 5. Ascrizione
(status)
• Società moderne:• 1. Neutralità
affettiva• 2. Orientamento
all’interesse collettivo
• 3. Universalismo• 4. Specificità (ruoli)• 5. Acquisizione
(status)
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LA DUALITÀ DELLA STRUTTURA
• “è l’uomo a fare la storia, ma in condizioni non scelte da lui” K. Marx.
• Il peso delle strutture sociali condiziona l’azione sociale degli attori.
• Le scelte e l’intenzionalità degli attori producono il mutamento.
• Effetti di composizione / Sistemi di interdipendenze.
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L’AZIONE SOCIALEUno per l’altro, con l’altro, contro
l’altro
• L’azione sociale è un agire riferito al senso.
• Senso dell’agente/attore (individui o gruppi).
• Senso come significato intenzionale attribuito all’azione.
• Senso come definizione della situazione.
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TIPOLOGIA DELL’AZIONE SOCIALE
Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro
• AZIONI RAZIONALI• Rispetto allo scopo: scopo, mezzi,
conseguenze.• Rispetto al valore: scopo, mezzi,
valori interiorizzati, imperativi• AZIONI DETERMINATE
AFFETTIVAMENTE• AZIONI TRADIZIONALI
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RAZIONALITÀ E DEFINIZIONE DELLA SITUAZIONE
• La razionalità relativa alla situazione in cui ci si trova.
• La situazione è quella definita tale dagli attori coinvolti.
• TEOREMA DI THOMAS “una situazione definita reale dagli attori coinvolti, è reale nelle sue conseguenze”
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RELAZIONE SOCIALE
• QUADRO DELLE AZIONI SOCIALI: Due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni
• ASSOCIAZIONE E DISTANZA: le due forme.
• Tipi: cooperative e conflittuali.• Durata: stabili o transitorie.
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INTERAZIONE SOCIALE
1. AGIRE REAGENDO ALL’AZIONE: la “storia”, il “contenuto” della relazione sociale.
2. Interazione diretta: compresenza, faccia a faccia.
3. Interazione indiretta: senza compresenza (dal telefono in poi).
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IL GRUPPO SOCIALE
• INSIEME DI PERSONE• CHE INTERAGISCE CON CONTINUITÀ• SCHEMI DI INTERAZIONE STABILI• SI DEFINISCONO MEMBRI DEL
GRUPPO• SONO DEFINITI TALI DA ALTRI• Gruppo Aggregato Categoria
soc.
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IL GRUPPO SOCIALE:i caratteri dimensionali (Georg
Simmel)
• DIADI: Due persone Fragilità, personalizzazione, emotività.
• TRIADI: Tre persone Figure tipiche del conflitto interno: il mediatore e il tertium gaudens.
• > 3 Gruppi di numero pari: più conflittuali dei dispari.
• Gruppo più stabile: 5 membri.
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IL GRUPPO SOCIALE:il lavoro continuo di demarcazione
• Definizione continua dei confini e definizione della situazione.
• Grado di completezza rispetto a una popolazione data.
• Alto grado di completezza = alto grado di influenza sociale.
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IL GRUPPO SOCIALE:la tipologia dei non membri di R.K.
Merton
• STATUS DI NON MEMBRODEFINITO DAL GRUPPO
ATTEGGIAMENTODEI NON MEMBRI
Con i requisiti perl’appartenenza
Senza i requisitiper l’appartenenza
“Aspira a farparte del gruppo”
Candidatoall’appartenenza
Uomo marginale
“Indifferente” Membropotenziale (strategiedi inclusione)
Non membroneutrale (sfondosociale)
“Deciso a non farparte del gruppo
Non membroautonomo
Non membroantagonista (out-group)
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I RUOLI SOCIALI
• Descrivere un gruppo significa descriverne i ruoli differenziati.
• RUOLO: insieme di comportamenti che ci si aspetta da chi occupa una data posizione sociale.
• Punto di incontro fra le vite individuali e le strutture sociali.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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I RUOLI SOCIALI
• RUOLI SPECIFICI: comportamenti limitati e specifici.
• RUOLI DIFFUSI: insieme ampio e non definito di comportamenti.
• Il gruppo totalitario impegna tutti i ruoli dei partecipanti.
• OGNI PERSONA HA TANTI RUOLI QUANTE SONO LE SUE APPARTENENZE
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I RUOLI SOCIALI:SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI E FORMALIZZAZIONE
• SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI:
1. Gruppi primari: interazione faccia a faccia, ruoli diffusi, contenuti affettivi.
2. Gruppi secondari: ruoli specifici, interazioni indirette, impersonali.
• GRUPPI FORMALI• GRUPPI INFORMALI
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ERVING GOFFMAN (1922-1982)
La sociologia della vita quotidiana
• Il Sé è frutto del rituale dell’interazione sociale.
• La meccanica più intima dell’interazione è la VITA QUOTIDIANA.
• Il nostro comportamento nella VQ è determinato dal ruolo sociale
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ERVING GOFFMAN (1922-1982)
Il modello drammaturgico• Esecuzione di un ruolo >
pubblico rilevante (altri di ruolo).• Situazioni di ribalta e situazioni
di retroscena.• Interazione non focalizzata (es.:
l’incontro).• Interazione focalizzata (es.: la
disattenzione civile).
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ERVING GOFFMAN (1922-1982)
NOI E I NOSTRI RUOLI• Controllare le impressioni di sé
(base dell’immagine di sé).• Esecuzione regolare di un ruolo.• Attaccamento/ Distanza/
Assorbimento rispetto ai ns. ruoli.• Aspettative reciproche inespresse.• Salvarsi la faccia: il tatto.
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I COMPORTAMENTI COLLETTIVI
• Un insieme di individui agisce SENZA RIFERIRSI A RUOLI DEFINITI (come nei gruppi).
1. IL PANICO: reazione circolare, perdita di controllo.
2. LA FOLLA: reazione circolare, sviluppo di atteggiamenti comuni: a): folla espressiva; b): folla attiva.
3. IL PUBBLICO: interazione interpretativa, risposte con contenuto diverso rispetto ai messaggi di altri partecipanti (spesso: polarizzazione delle opinioni).
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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I GRUPPI ORGANIZZATI:Le ASSOCIAZIONI
• Insieme di persone che perseguono interessi/ideali comuni
• Gruppo secondario formale• Aspetto volontario• Condizioni di sviluppo: libertà
politiche, livello di reddito e istruzione, debolezza dei ceti.
• Cfr. Alexis de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, 1835-40
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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I GRUPPI ORGANIZZATI:Le ORGANIZZAZIONI
• Uffici costituiti per raggiungere fini.
• Gruppo secondario formale• Aspetto non volontario• Personale specializzato, retribuito,
inquadrato gerarchicamente.• Ordinamento razionale.
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IL TIPO IDEALE WEBERIANO DI BUROCRAZIA
• Divisione dei compiti• Gerarchia di comandi• Regole scritte• Specializzazione > credenziali
educative; fine del ‘dilettante di talento’; concorsi/selezioni.
• Retribuzione da parte dell’org.ne
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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WEBER: BUROCRAZIA COME ORGANIZZAZIONE
EFFICIENTE• COMPETENZA CERTIFICATA• RIDUZIONE DELL’ANSIA SOCIALE• RIDUZIONE DELLA CORRUZIONE
(NEPOTISMO/FAMILISMO).• QUADRO CHE GARANTISCE
RELAZIONI IMPERSONALI DI LAVORO
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
IL PARADOSSO DI MERTON• MANSIONI SEMPLICI E
STRANDARDIZZATE: efficiente.• MANSIONI COMPLESSE: le
stesse condizioni che la rendono efficiente in condizioni normali, la rendono qui inefficiente (impersonalità, gerarchia, regole scritte, ecc.)
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA:
I GIOCHI DI POTERE DI CROZIER• RUOLI PREVEDIBILI E
IMPREVEDIBILI.• REGOLAMENTAZIONE DEI RUOLI
NON SEMPRE ESISTENTE.
• CONFLITTO: regolamentare i ruoli altrui, rendere incerti i propri.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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IL MODELLO DI MINTZBERGTIPI DI BUROCRAZIE
• Rispondere alla certezza o incertezza ambientale
• 1. A STRUTTURA SEMPLICE• 2. MECCANICA (weberiana)• 3. BUROCRAZIA PROFESSIONALE• 4. A STRUTTURA DIVISIONALE• 5. ADHOCRAZIA
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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I VALORI
• ORIENTAMENTI DI FONDO DELL’AGIRE: DOVER ESSERE
• SFONDO DELLE INTERAZIONI
• FATTI SOCIALI ADOTTATI MEDIANTE PROCESSI COMPLESSI DI SCELTA E DI RIGETTO
• SOGGETTIVI/OGGETTIVI
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I VALORI
• VALORI UNIVERSALI
• GRADO DI INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI VALORE
• CONFLITTI VALORIALI NELLE SOCIETÀ MODERNE
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L’ORIGINE DEI VALORI
• MARX: I VALORI DELLA CLASSE DOMINANTE COME VALORI DOMINANTI
• BASE MATERIALE E INTERESSI DI CLASSE NELLA LORO GENERAZIONE
• ALIENAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LA MORTE DEI VALORI
• FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900): SECOLARIZZAZIONE, CRISI DELLE GRANDI NARRAZIONI IDEOLOGICHE, CRISI DEI VALORI TRADIZIONALI.
• MA NUOVI VALORI HANNO SOSTITUITO I VECCHI
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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IL DIFFERIMENTO DELLE GRATIFICAZIONI
• FORMA ESCATOLOGICA DELLA SFERA VALORIALE
• TEMPO-LUOGO: IL REMOTO FUTURO
• ESALTAZIONE DEL SACRIFICIO
• RADICE RELIGIOSA EBRAICO-CRISTIANA
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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IL DIFFERIMENTO DELLE GRATIFICAZIONI
• RELIGIONE: LE RELIGIONI DI REDENZIONE
• POLITICA: NARRAZIONI POLITICO-UTOPICHE
• ECONOMIA: IL CAPITALISTA
• FAMIGLIA E SCUOLA: I VALORI DEL CETO MEDIO IN ASCESA
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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MUTAMENTI ODIERNI NELLA SFERA VALORIALE
• INCREMENTO DEI VALORI UNIVERSALI
• FRAMMENTAZIONE DEI SISTEMI DI VALORE
• PRESENTIFICAZIONE VALORIALE, DIFFUSIONE DEI VALORI HIC ET NUNC.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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PLURALISMO DEI VALORI
• UN UNICO SISTEMA (SOCIETÀ ARCAICHE)
• DUE SISTEMI IN CONFLITTO (RIVOLUZIONI)
• DUE SISTEMI COESISTENTI
• IL “SUPERMARKET” DEI VALORI E SISTEMI VALORIALI POCO COESI
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE NORME SOCIALI
• MODELLI ELEMENTARI DI COMPORTAMENTO
• CARATTERE PRESCRITTIVO
• SEMPRE ACCOMPAGNATE DA SANZIONI
• CAMBIANO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO (relatività delle norme)
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE NORME SOCIALI
• NORME SOCIALI E NORME GIURIDICHE
• NORME FORMALI E NORME INFORMALI (NORME ESPLICITE E NORME IMPLICITE)
• REGOLE COSTITUTIVE E REGOLE REGOLATIVE
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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PERCHÉ SI UBBIDISCE?
• NORME COME CONDIZIONE NECESSARIA PER L’ESISTENZA DELLA SOCIETÀ E DELL’INTERAZIONE SOCIALE
• INDUZIONE DI SISTEMI STABILI DI ASPETTATIVE RECIPROCHE
• PREVEDIBILITÀ RELATIVA DEI COMPORTAMENTI SOCIALI
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE SANZIONI
SANZIONI Formali Informali
POSITIVE Premio,onoreficenza,
riconoscimentopubblico
Successo, carriera,autorevolezza nel
gruppo diriferimento
NEGATIVE Arresto, multa, altrepunizioni, esclusione daistituzioni, licenziamento
Esclusione da un gruppo,emarginaz.ne, insulto,derisione, isolamento
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
Materiale didattico non divulgabile
LE NORME SOCIALI
• SENSIBILITÀ UMANA PRECOCE ALL’ADEGUAMENTO NORMATIVO
• ORIGINE STORICA DETERMINABILE DEI SISTEMI NORMATIVI (ES.: LE BUONE MANIERE ORIGINATE DELLA SOCIÉTÉ DE COUR)
• AMBITO DI VALIDITÀ DEI SET DI NORME
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I SISTEMI NORMATIVI:COERENZA ED INCOERENZA
ANOMIA
• ECCESSO DI NORME
• NORME CONTRADDITTORIE (NORME E CONTRO-NORME): DILEMMI ETICI
• CARENZA DI NORME
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LE ISTITUZIONI SOCIALI
• “MODELLI DI COMPORTAMENTO DOTATI DI COGENZA NORMATIVA”
• SISTEMI COERENTI DI NORME
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE
• ABITUALIZZAZIONE: CRISTALLIZZAZIONE DI UN’AZIONE
• ISTITUZIONALIZZAZIONE: TIPIZZAZIONE RECIPROCA E OGGETTIVIZZAZIONE
• LEGITTIMAZIONE DISCORSIVA
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ORIGINE DELLE ISTITUZIONI SOCIALI:
• SPONTANEA (ES.: SISTEMI LINGUISTICI).
• STABILIZZAZIONE DI MOVIMENTI SOCIALI.
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:GLI UNIVERSALI CULTURALI• “ISTITUZIONI SOCIALI PRESENTI IN
QUASI TUTTE LE SOCIETÀ E DA SEMPRE”
• TABÙ DELL’INCESTO, PARENTELA, LINGUA, GIOCO, RELIGIONE, ARTE…
• NELLE VARIE CULTURE GLI U.C. SI PRESENTANO IN FORME DIVERSE
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:LA SPIEGAZIONE FUNZIONALISTA
• RISPONDENZA A BISOGNI SOCIALI SISTEMICI
• FUNZIONE SOCIALE SVOLTA DALLE ISTITUZIONI SOCIALI PER SODDISFARE I BISOGNI SOCIALI.
• MODELLO AGIL ELABORATO DA TALCOTT PARSONS
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:IL MODELLO A.G.I.L.
PER ESISTERE, OGNI SISTEMA SOCIALE DEVE RISPONDERE A QUESTI
REQUISITI:• ADAPTATION (ADATTAMENTO)• GOAL ATTAINMENT
(FINALIZZAZIONE)• INTEGRATION (INTEGRAZIONE)• LATENCY (LATENZA)
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LE ISTITUZIONI SOCIALI:GRADO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE
• DIFFUSIONE
• CONOSCENZA E INTERIORIZZAZIONE DELLE NORME
• ACCETTAZIONE E CONTROLLO SOCIALE: SANZIONI
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TEMPO DELL’UOMO, TEMPO DELLE ISTITUZIONI SOCIALI
• ADATTAMENTO DEGLI UOMINI AI CICLI DI VITA DELLE ISTITUZIONI
• NASCITA: INTENZIONALITÀ O EFFETTI DI COMPOSIZIONE
• MUTAMENTI: CAPACITÀ DI SOPRAVVIVENZA.
• MORTE: SPONTANEA O INTENZIONALE
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NATURA E CULTURA
• L’UOMO E GLI ANIMALI:- Capacità di apprendimento
elevatissima- Dotazione istintuale poco differenziata• I MODELLI CULTURALI
SOSTITUISCONO GLI ISTINTI.• L’APPRENDIMENTO E LA
SOCIALIZZAZIONE SOSTITUISCONO L’IMPRINTING.
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IL PATRIMONIO CULTURALE
• Diventiamo uomini sotto la guida di modelli culturali, sistemi di significato creati storicamente, nei cui termini noi diamo forma, ordine, scopo e direzione alla nostra vita. (Clifford Geertz).
• Cultura: insieme di disposizioni per orientare il comportamento: progetti, prescrizioni, regole, istruzioni.
• FORME CULTURALI > COMPORTAMENTO
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SOCIALIZZAZIONE
• Le forme culturali sono in parte trasmesse ai nuovi membri attraverso I PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE:
• La SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA > competenze sociali di base (ruoli diffusi)
• La SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA > competenze sociali specifiche (ruoli specifici)
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:Alla nascita
• Il bambino ha vaste possibilità di sviluppo: plasticità del neonato.
• Assoluta dipendenza dalla “madre”.
• La “madre” risponde ai suoi bisogni > fiducia nell’ambiente, nella vita.
• La “madre” non risponde ai suoi bisogni > sfiducia.
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:I meccanismi
• Affettività.• Reciprocità del rapporto adulto-
bambino (carattere di interazione del processo)
• Determinazione e gerarchia dei modelli di comportamento trasmessi.
• MANCATA SOCIALIZZAZIONE > morte fisica o spirituale delle persone.
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:Interiorizzazione dei modelli di
comportamento
• Modello del MECCANISMO PREMIO/PUNIZIONE > INADEGUATO
• MODELLO DI INTERAZIONE (G. H. MEAD) > astrazione graduale da parte del bambino delle disposizioni ricevute e dei ruoli: il meccanismo del gioco.
• Le due fasi dell’ASSUNZIONE DEL RUOLO DELL’ALTRO e dell’ALTRO GENERALIZZATO
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:Le quattro fasi della costruzione
dell’identità
• Distinzione fra il Sé e il mondo esterno (tutto è ora “madre”).
• Distinzione fra la “madre” e gli “altri”, cui si attribuiscono caratteristiche specifiche.
• Tipizzazione di genere (4 anni).• Assunzione di nuovi ruoli (i
giochi).
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:Le componenti analitiche della costruzione
dell’identità
• IDENTIFICAZIONE > sentirsi simile o uguale rispetto ad altri (famiglia, gruppo, casta, nazione, ecc.) >NOI, senso di appartenenza.
• INDIVIDUAZIONE > distinguere fra sé e gli altri per propri tratti fisici e morali, per la propria biografia > la diversità individuale o di gruppo.
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SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA:I campi della variazione del processo
• IL TEMPO
• LO SPAZIO
• IL GENERE
• LA CLASSE SOCIALE DEI GENITORI
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
“Pratiche messe in atto dalla società per consentire agli individui di svolgere
ruoli adulti”.• Ruolo aspettative di
comportamento posizione sociale (status)
• OGGI: ogni individuo ha molte posizioni sociali = molti ruoli = crescita delle pratiche di socializzazione secondaria.
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Role set e socializzazione ininterrotta• Ruoli: familiari / lavorativi /
politici / leasure.• Role set insieme di ruoli che
ognuno di noi svolge.• Il role set si modifica
continuamente per ogni individuo.• La socializzazione secondaria si
arresta solo con la morte.
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Caratteri• L’apprendimento di nuovi modelli
si fonda su ciò che si è già appreso.
• Quando il nuovo entra in conflitto col vecchio, viene rigettato oppure rimpiazza il vecchio.
• Con l’accumularsi di conoscenze, l’attore sociale diventa egli stesso agente della socializzazione.
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Gli agenti della socializzazione• LA SCUOLA ruoli specifici; principi
di autorità impersonale, prestazione, cooperazione e competizione; meccanismo mezzi-fini (tipico delle classi medie).
• IL GRUPPO DEI PARI rapporti di potere simmetrici; ruoli non gerarchizzati; contenuto: continuum solidarietà – competizione.
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
Gli agenti della socializzazione• IL LAVORO l’organizzazione, la
“professionalità”• LA POLITICA il punto di vista,
l’appartenenza• LA RELIGIONE le credenze,
l’organizzazione• I MASS MEDIA l’agenda-setting, la
trasmissione delle informazioni e del sapere.
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SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA
I conflitti di socializzazioneOgni agente di socializzazione ha
la propria ratio, che spesso confligge con quella/e di altri
agenti• SCUOLA / FAMIGLIA• SCUOLA / RELIGIONE• SCUOLA / LAVORO / FAMIGLIA• TUTTI / MASS MEDIA
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SOCIALIZZAZIONE E CLASSI SOCIALI
CLASSE OPERAIA E CETI MEDIDiversi valori educativi = diverse pratiche
educative• Genitori di classe media PREMI >
PUNIZIONI autonomia, autocontrollo, repressione interiorizzata.
• Genitori di classe lavoratricePUNIZIONI > PREMI conformità esteriore, obbedienza, deferenza.
Ricerche di M. Khon e L. Pearlin
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SOCIALIZZAZIONE E CLASSI SOCIALIIl differimento delle gratificazioni nei ceti
medi
• Non ha patrimoni: solo un capitale culturale da trasmettere
• Obiettivo: tenere i figli almeno allo stesso livello di prestigio sociale dei genitori.
• Mezzi: sacrificarsi oggi per raggiungere il successo domani.
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LA DEVIANZA
• “Atto o comportamento che violi una norma sociale e che quindi vada incontro ad una sanzione”
• NESSUN ATTO È DEVIANTE IN SE
• UN ATTO È DEVIANTE SULLA BASE DELL’ATTRIBUZIONE DI QUEL SIGNIFICATO ALL’INTERNO DI UN SISTEMA SITUATO DI INTERAZIONE
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RELATIVITÀ DELLA DEVIANZA
• UN ATTO È DEVIANTE SOLO IN UN CONTESTO DATO
• Relatività TEMPORALE e SPAZIALE
• ATTI CONSIDERATI DEVIANTI IN MOLTE SOCIETÀ SOLO SE RIVOLTE VERSO MEMBRI DEL PROPRIO GRUPPO (NON TUTTE): incesto, furto, violenza, omicidio.
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STUDIO DELLA DEVIANZA: Le difficoltà principali
• Nelle statistiche giudiziarie sono presenti solo i reati ufficiali, denunciati.
• Numero oscuro dei reati: alto per reati sessuali, taccheggio, scippo ecc.
• Un atto deviante diventa reato se scoperto o denunciato.
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TEORIA DELLA SUBCULTURAEdwin H. Sutherland
• Socializzazione alle norme devianti che dominano in comunità devianti rispetto alle norme della società.
• Socializzazione a norme, valori, atteggiamenti e forme di legittimazione delle norme devianti.
• Socializzazione alle competenze necessarie per commettere atti devianti.
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TEORIA DELLA SUBCULTURAEdwin H. Sutherland
• Apprendimento delle norme criminali in piccoli gruppi: motivazioni e tecniche.
• Il comportamento deviante è conforme alle aspettative dell’ambiente significativo.
• Esempi: mafia, cultura barbaricina della balentia, gang giovanili, delitti dei ricchi e dei potenti (inquinamento, corruzione, ecc.).
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TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO(Labeling theory)
• La devianza come frutto dell’interazione fra chi viola le norme e chi applica le sanzioni e definisce le identità devianti.
• I devianti e i conformi hanno gli stessi bisogni e gli stessi valori;
• Solo chi viene scoperto diventa un deviante;• Il marchio di deviante identifica un ruolo sociale
che retroagisce su tutta la vita di chi viene etichettato, definendone l’identità.
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TEORIA DELL’ETICHETTAMENTOLa costruzione sociale dell’identità deviante
• DEVIANZA PRIMARIA: Ogni atto deviante cui venga attribuito un significato marginale e che non venga scoperto.
• DEVIANZA SECONDARIA: Atto deviante sanzionato: fase dell’etichettamento del colpevole come deviante.
L’etichettato riorganizza la propria identità come deviante, frequenterà altri devianti e svilupperà una carriera deviante.
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TEORIA DELL’ETICHETTAMENTOLe aspettative sociali
• SONO ETICHETTATE PIU’ FACILMENTE alcune categorie sociali specifiche (NON SEMPRE LE STESSE):
• Gruppi sociali, classi d’età, gruppi etnici, generi, abitanti di alcuni quartieri, gruppi socio-professionali.
• CHI ETICHETTA? Giornalisti, Assistenti sociali, Forze dell’ordine, Addetti alla sicurezza, Sociologi, Criminologi, Psicologi, Bidelli, Portieri, ECCETERA
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IL SUICIDIOE. Durkheim, Le suicide, 1897
• PREDOMINIO DELLA FORZA DELLA SOCIETÀ SULL’INDIVIDUO
• LA COSCIENZA È CIECA RISPETTO ALLE CAUSE SOCIALI
• CAUSA SOCIALE: ANOMIA• TIPI DI SUICIDIO: EGOISTICO, ANOMICO E,
NELLE SOCIETÀ PREMODERNE, ALTRUISTICO
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ALCUNE INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
• Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Einaudi, Torino 1976.• Mario Morcellini / Passaggio al futuro. Formazione e
socializzazione tra vecchi e nuovi media / FrancoAngeli, Milano 1997.
• Salvatore Palidda / Polizia postmoderna. Etnografia del nuovo controllo sociale / Feltrinelli, Milano 2000
• Marzio Barbagli, L’occasione e l’uomo ladro, Il Mulino, Bologna 1995
• Marzio Barbagli (a cura di), ISTAT, Reati, vittime, insicurezza dei cittadini, ISTAT 2000.
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RELIGIONE
• DEFINIZIONE: credenza o insieme di credenze relative a una realtà ultrasensibile, ultraterrena o sovrannaturale.
• DEFINIZIONE: “Une religion est un système solidaire de croyances et de pratiques relatives à des choses sacrées, c'est-à-dire séparées, interdites, croyances et pratiques qui unissent en une même communauté morale, appelée Eglise, tous ceux qui y adhèrent ». (E. Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse, 1912)
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RELIGIONE
• DEFINIZIONE: « […] una religione è: 1) un sistema di simboli che opera ( o funziona) 2) stabilendo profondi, diffusi e durevoli stati d’animo e motivazioni negli uomini per mezzo della 3) formulazione di concetti di un ordine generale dell’esistenza e del 4) rivestimento di questi concetti con un’aura di concretezza tale che 5) gli stati d’animo e le motivazione sembrano assolutamente realistici » (C. Geertz, Interpretazione di culture, 1973).
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RELIGIONESacro e profano
• CREDENZA: giudizio su una realtà che organizza, classifica la realtà.
• La classificazione principale per il pensiero religioso riguarda l’opposizione fra SACRO e PROFANO.
• ATTRAVERSO la classificazione della realtà in SACRO e PROFANO si genera un ordine nel modo di vedere la realtà, che si sovrappone alla realtà stessa facendola apparire veramente così come viene descritta.
• LE COSE SACRE: “. Les choses sacrées sont celles que les interdits protègent et isolent ; les choses profanes, celles auxquelles ces interdits s'appliquent et qui doivent rester à distance des premières. Les croyances religieuses sont des représentations qui expriment la nature des choses sacrées et les rapports qu'elles soutiennent soit les unes avec les autres, soit avec les choses profanes. Enfin, les rites sont des règles de conduite qui prescrivent comment l'homme doit se comporter avec les choses sacrées » (Durkheim, op. cit.).
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RELIGIONESacro e profano
• RAPPORTO SACRO/PROFANO: differenzia fra di loro le religioni e tutte le religioni rispetto alla magia.
• LA REALTÀ e la sua categorializzazione come sacra o profana: il pensiero religioso è il fondamento dell’intellettualizzazione del mondo.
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Religione e magia
• La Religione sottomissione del profano alle esigenze del sacro. Esistenza della comunità unita dai riti.
• La Magia sottomissione del sacro alle esigenze del profano. Riti individuali e non comunitari
• In tutte le religioni esistono dei caratteri magici.
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L’ESPERIENZA RELIGIOSA
• La sacralizzazione di ciò che è bene e di ciò che è male genera un ordine morale condiviso, e dunque le civiltà.
• La limitatezza dell’esperienza umana genera la concettualizzazione dell’illimitato.
• L’esperienza del caso e dell’insensato genera la concettualizzazione dell’ordine e del senso trascendente delle cose .
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CRITERI DI CLASSIFICAZIONE
• RAGGIO D’INFLUENZA• TIPO DI CREDENZE FONDAMENTALI• GRADO DI ETEROGENEITÀ FRA
UMANO E DIVINO• TIPO DI PROMESSA O PREMIO
RISERVATI AI FEDELI• METODICHE DI COMPORTAMENTO
CHE CONDUCONO ALLA ‘SALVEZZA’• FORME ORGANIZZATIVE.
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RAGGIO D’INFLUENZA
• CULTI LOCALI (animismo e totemismo).
• RELIGIONI UNIVERSALI (ebraismo, cristianesimo, islām, buddhismo, induismo, confucianesimo)
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TIPO DI CREDENZE FONDAMENTALI
• RELIGIONI “PRIMITIVE” spiriti, energie sacre.
• RELIGIONI TEOCENTRICHE una o più divinità (mono- o politeismo).
• RELIGIONI COSMOCENTRICHE sfera armonica del Cosmo contrapposta al disordine terreno.
• RELIGIONI ETICHE ideali etici e norme di comportamento che guidano la vita terrena in armonia con il Cielo.
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TIPO DI CREDENZE FONDAMENTALI
• RELIGIONI “PRIMITIVE” : Animismo, Totemismo, Shintoismo.
• RELIGIONI TEOCENTRICHE MONOTEISTE: Cristianesimo (Cattolici, Ortodossi, Protestanti riformati e evangelici, Cristiani d’oriente), Ebraismo, Islām (Sunniti e Sciiti); POLITEISTE: Induismo, Mazdeismo o Zoroastrismo, Giainismo, Sikhismo, religioni dell’Antichità classica (“paganesimo”).
• RELIGIONI COSMOCENTRICHE: Buddhismo (Grande Veicolo, Piccolo Veicolo, B. del Loto), Taoismo.
• RELIGIONI ETICHE: Confucianesimo.
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ETEROGENEITÀ FRA UMANO E DIVINO
• Eterogeneità maggiore la sfera del Sacro è inconoscibile, indifferente all’umano, totalmente trascendente.
• (minore eterogeneità) Culti locali Religioni politeiste Monoteismi Religioni cosmocentriche (maggiore eterogeneità).
Fra le religioni monoteiste è il Cristianesimo, e al suo interno il Protestantesimo riformato (Calvinismo), ad avere il grado più alto di eterogeneità.
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TIPO DI PROMESSA
• Raggiungimento di uno stato di pienezza e felicità in questa vita (bodhisattva o nirvana) o in vite successive (samsara): Buddhismo, Induismo.
• Riscatto delle pene e delle sofferenze della vita in un aldilà (RELIGIONI DI REDENZIONE): Ebraismo, Cristianesimo, Islām.
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METODICHE DI COMPORTAMENTO CHE CONDUCONO ALLA
‘SALVEZZA’
Imprenditore calvinista, Preti impegnati nel sociale, Don Bosco ecc.
Monaco benedettino (ora et labora ma fuori dal mondo), altre figure religiose che lavorano per il mondo ma fisicamente se ne astraggono.
ASCETISMO(Fare del proprio io uno
strumento di Dio o di altre figure o energie sacre).
Letterato confuciano (mandarino), guaritore, santo taumaturgo.
Eremita, stilita, i grandi mistici del Cristianesimo Ortodosso, Santa Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce…
MISTICISMO(Svuotare il proprio io
per far posto a Dio o ad altre
figure o energie sacre)
Intramondano
Extramondano
COMPORTAMENTI DETERMINATI DALLA RELIGIONE
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FORME ORGANIZZATIVE
FORME PRINCIPALI:• CHIESA organizzazione complessa su
cui si è trasferito il carisma del fondatore; funzionari; i seguaci sono membri dalla nascita; identificazione; associazione.
• SETTA gruppo carismatico (Capo-affiliati); assertori di ‘verità’; i seguaci si sono convertiti, sono ‘rinati’; individuazione; distanza sociale.
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FORME ORGANIZZATIVE
FORME DI PASSAGGIO:• CULTO pre-setta (Leader-
Accoliti); esperienza individuale o di gruppo non ancora tradotta in organizzazione esclusiva.
• CONFESSIONE setta “raffreddata”; il carisma tende ad istituzionalizzarsi nell’organizzazione.
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RELIGIONE E DISUGUAGLIANZA
SOCIALEL’uomo felice raramente si accontenta
del semplice fatto di possedere la propria felicità. Egli ha anche bisogno di aver diritto a tale felicità (…). E vuole anche essere autorizzato a credere che i meno fortunati… ricevano parimenti ciò che loro spetta.
Max Weber
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RELIGIONE E DISUGUAGLIANZA SOCIALE
LE RELIGIONI TRADIZIONALI
• STIGMATIZZAZIONE DEL SOFFERENTE
• ESCLUSIONE DAI RITI
• EGLI ERA LA VITTIMA, IL CAPRO ESPIATORIO
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RELIGIONE E DISUGUAGLIANZA SOCIALE
LE RELIGIONI DI REDENZIONE
• PROMESSA DI SALVEZZA DALLA SOFFERENZA, DALLE DISGRAZIE, DALLA MORTE (LA kènosis DI CRISTO)
• RISCATTO DALLA SOFFERENZA SPIRITUALE PIÙ CHE MATERIALE
• LA MORTE RIGUARDA ANCHE I RICCHI E I POTENTI
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SECOLARIZZAZIONE
• ORIGINE NELLA TRADIZIONE RELIGIOSA EBRAICO-CRISTIANA
• DEMAGIZZAZIONE DEL MONDO E DISINCANTO DAL MONDO
• RIFORMA GREGORIANA DELLA CHIESA• SVILUPPO DEL PENSIERO SCIENTIFICO• SEPARAZIONE STATO/CHIESA• SAZIETÀ DELL’OCCIDENTE
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SECOLARIZZAZIONE
• DIMINUISCE LA PARTECIPAZIONE AI RITI COLLETTIVI
• DIMINUISCE LA PARTECIPAZIONE AI RITI DOMESTICI
• SECOLARIZZAZIONE DEL TEMPO E DELLO SPAZIO
• RELIGIONE COME SFERA SPECIALIZZATA DI PRODUZIONE DI SENSO: RELIGIONE INDIVIDUALIZZATA
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LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE
KARL MARX• RELIGIONE COME FALSA COSCIENZA
E IDEOLOGIA• OPPIO DEI POPOLI• CUORE DI UN MONDO SENZA
CUORE• SECOLARIZZAZIONE COME
SVELAMENTO
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LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE
ÉMILE DURKHEIM• LES FORMES ÉLÉMENTAIRES DE
LA VIE RELIGIEUSE (1912)• Una definizione sociologica di
religione caratterizzata da:• SACRO E PROFANO • FEDE E RITO
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE
ÉMILE DURKHEIM• LES FORMES ÉLÉMENTAIRES DE LA
VIE RELIGIEUSE (1912)• “Una religione è un sistema solidale di
credenze e di pratiche relative a cose sacre, ovvero separate, vietate, credenze e pratiche che uniscono in una medesima comunità morale, chiamata chiesa, tutti coloro che vi aderiscono”, p. 65.
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LE INTERPRETAZIONI SOCIOLOGICHE
MAX WEBER• LA RELIGIONE COME FATTORE DI
MUTAMENTO.• LA PROFEZIA COME FATTORE DI
ROTTURA (sta scritto, ma io vi dico…)• LE NUOVE RELIGIONI COME VEICOLO DI
ASPIRAZIONI E DI INTERESSI IDEALI E MATERIALI DI NUOVI CETI EMERGENTI.
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STRATIFICAZIONE SOCIALE:Definizione
“Sistema di disuguaglianze strutturali di una società”.
• “strutturali” : permanenti, non effimere.• Distribuzione diseguale di beni materiali
e simbolici fra gruppi sociali.• Relazioni diseguali di potere fra i gruppi
sociali (chi comanda, chi obbedisce).
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Che cos’è uno strato sociale?
UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE GODONO DELLA STESSA QUANTITÀ DI:
• Risorse materiali (ricchezze);• Risorse simboliche (onore sociale,
prestigio, purezza rituale, “considerazione”);
• Potere (occupano la stessa posizione nei rapporti di potere).
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: SCHIAVITÙ
Proprietà di una persona da parte di un’altra. Gli schiavi sono stati
considerati, nella quasi totalità dei casi, una specie sub-umana.
• Sistema di massima disuguaglianza.
• Sistema regolato giuridicamente (la schiavitù è legittima).
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: LE CASTE IN INDIA
Sistema di gruppi sociali contrassegnati dalla esclusività
sociale che si pongono in gerarchia in termini di purezza rituale
• ESCLUSIVITÀ SOCIALE: (a) si entra solo per nascita (b) endogamia, ipergamia (c) connubio e commensalità ristrette ai membri della casta d’appartenenza (d) la casta determina il mestiere dei membri
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: I quattro VARNA dell’Induismo
– BRAHAMANI: SACERDOTI E INTELLETTUALI
• KŚATRIYA: ARISTOCRATICI GUERRIERI.• VAIŚYA: CONTADINI, PASTORI,
COMMERCIANTI.• ŚUDRA: SERVITORI, DOMESTICI, ARTIGIANI.• FUORI CASTA: INTOCCABILI (PARIA, HARIJAN)
• SITEMA YATI: moltiplicazione delle caste.• Caste: professionali, territoriali, etniche o
tribali.
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: Legittimazione religiosa delle caste
• Dottrina indù del samsara: la infinita reincarnazione delle anime in diversi avatar, sulla base dell’osservanza dei rituali della casta di appartenenza.
• Dottrina indù del karman o della ricompensa: si occupa una posizione nel sistema delle caste sulla base del comportamento nelle vite precedenti.
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: I CETI
Sistema di gruppi sociali chiusi fra di loro diseguali in base al diverso
onore sociale connesso a uno stile di vita.
• Appartenenza per nascita.• Diritti e privilegi di ceto.• Esclusività e chiusura sociale.• Stile di vita particolare.
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: SISTEMI DI CETO: L’ANCIEN RÉGIME
“è solo la nascita, indipendentemente dalla ricchezza, a classificare gli uomini” (A. de Tocqueville)
• Importanza degli status ascritti.• Disuguaglianze di fatto e di diritto.• L’appartenenza ai ceti conferisce
prestigio ma impone obblighi in termini di stili di vita.
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SISTEMI DI STRATIFICAZIONE: LE CLASSI SOCIALI
Gruppi sociali con le stesse possibilità di vita in termini economici (ricchezza),
disuguali per le diverse possibilità economiche ma uguali di fronte alla
legge.
• I tipo di classificazione: la fonte del reddito (rendita, profitto, salario).
• II tipo di classificazione: relazione di lavoro e situazione di mercato.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
Materiale didattico non divulgabile
TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria delle classi in Marx
• Fondamento dei sistemi di classe: il rapporto fra le forze produttive e i rapporti di produzione configura i modi di produzione (mdp antico, mdp feudale, mdp capitalistico)
• Si appartiene a una classe sociale se si è proprietari o meno dei mezzi di produzione.
• La classe in sé si differenzia dalla classe per sé sulla base della coscienza di classe.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber
• La disuguaglianza sociale si manifesta in tre ambiti diversi (sovrapposti o distinti):
• ECONOMIA (nel mercato) classi sociali: il bene distribuito in modo diseguale è la RICCHEZZA.
• CULTURA (nella società) ceti sociali: il bene distribuito in modo diseguale è l’ONORE SOCIALE.
• POLITICA (nei rapporti di potere) partiti (distribuito in modo diseguale è il POTERE)
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: le
classi• La situazione di mercato fonda
l’appartenenza e il conflitto di classe.• Mercato del lavoro: acquisto e vendita
della forza lavoro (operai; imprenditori).• Mercato delle merci: consumatori,
venditori. È il mercato tipico dell’era feudale.
• Mercato del credito: debitori, creditori. È il mercato prevalente nell’Antichità classica.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: le
classiTipi di classi sociali prevalenti a seconda del periodo storico e del tipo di
economia:Classi possidenti Classi acquisitive
Privilegiate insenso positivo
Redditieri chetraggono i loro redditida schiavi, miniere,impianti di lavoro,navi.
Imprenditori(agricoltura,industria,commercio),professionisti(avvocati, medici).
Classi medie, piccole proprietà, titoli distudio minori, piccole competenzeprofessionali (artigiani, contadini, piccoliburocrati).
Privilegiate insenso negativo
Coloro che nondispongono di nulla.
Lavoratori.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: i ceti• Situazione di ceto: destino di un
gruppo di uomini, condizionato da una comune valutazione sociale del proprio onore, comune a tutti i membri del gruppo.
• ONORE DI CETO: implica una particolare condotta di vita; limita i rapporti sociali (connubium e commensalità).
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE CLASSI SOCIALI IN ITALIA(Sylos Labini: fonte del reddito)
• Borghesia: proprietari di fondi (rendita); imprenditori (profitto); grandi managers (redditi misti).
• Piccola borghesia autonoma: coldiretti, artigiani, commercianti (redditi misti).
• Classe media impiegatizia: funzionari e impiegati pubblici e privati (stipendi).
• Classe operaia: braccianti e salariati fissi in agricoltura, operai (salari).
• Sottoproletariato: disoccupati di lungo periodo, senza lavoro abituali, vagabondi.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE CLASSI SOCIALI IN GRAN BRETAGNA
(Goldthorpe: relazioni di lavoro e situazione di mercato)
• I CLASSE: Alto reddito, autorità, autonomia lavorativa, sicurezza del lavoro (imprenditori, professionisti, grandi manager).
• II CLASSE: reddito e autonomia minori, sicurezza del lavoro (imprenditori, professionisti, manager).
• III CLASSE: redditi medi, danno e ricevono ordini, sicurezza del lavoro: relativa (impiegati di medio e alto livello).
• IV CLASSE: autonomia lavorativa, redditi e sicurezza del lavoro variabili (artigiani, commercianti, coldiretti)
• V CLASSE: reddito e sicurezza del lavoro discreti, danno ma soprattutto ricevono ordini (tecnici e supervisori dei lavoratori manuali).
• VI CLASSE: redditi medio-bassi, ricevono ordini (operai specializzati).
• VII CLASSE: operai non qualificati.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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LE CLASSI SOCIALI OGGI
• MUTAMENTI: nel numero, tipo, composizione interna, confini e rapporti fra e all’interno delle classi.
• CAUSE: sviluppo e declino dei settori economici con l’industrializzazione e in seguito la terziarizzazione.
• LA DISUGUAGLIANZA: diminuisce nel XVIII secolo, aumenta nel XIX, diminuisce nel XX sino agli anni ‘60: da allora riprende ad aumentare per: ampliamento dei differenziali retributivi; aumento del tasso di attività delle donne; aumento dei divorzi.
A. Mongili, Sociologia, 2002-03
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GERHARD LENSKILa teoria della ricchezza e del potere
• La disuguaglianza sociale cresce:
• Al crescere del surplus economico;
• Con l’aumento della concentrazione del potere politico.