a tu per tu con bianca guacceroguaccero, giovanissima attrice under 30, fresca di compleanno in...

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Trimestrale di informazione medico-scientifica_anno VI_n. 1_ gennaio/marzo 2010_ distribuzione gratuita PSICOLOGIA Ecco la luce-terapia per sconfiggere la depressione stagionale DERMATOLOGIA Rasatura: quell’incontro quotidiano col brivido sulla pelle POLITICAL SCREENING Bonino e Polverini: i loro programmi per la sanità PERIODICO DI SALUTE E BENESSERE 1 news sanitarie dal mondo Marilab A TU PER TU CON BIANCA GUACCERO “Gioia e passione per il lavoro: la mia formula per il benessere”

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    PSICOLOGIAEcco la luce-terapia

    per sconfiggerela depressione stagionale

    DERMATOLOGIARasatura: quell’incontro

    quotidianocol brivido sulla pelle

    POLITICAL SCREENINGBonino e Polverini:

    i loro programmiper la sanità

    PERIODICO DI SALUTE E BENESSERE 1

    newssanitariedal mondoMarilab

    A TU PER TU CON

    BIANCA GUACCERO“Gioia e passione per il lavoro:

    la mia formula per il benessere”

  • Political screeningPolverini: “Voglio una sanitàuguale per tutti”

    Bonino: “Più salute, meno sanitàe trasparenza assoluta”

    Montino: “Lasciamo unasanità risanata”

    La salute vien mangiandoColesterolo: guai se non ci fosse,sciagura se è in eccesso

    A quattro zampe

    Rettili fai da te?No, grazie!

    Rubriche

    Info Marilab“Guardare dentro al fegato”

    Filo diretto

    Anno VI - numero 01 - gennaio/marzo 2010

    Direzione - RedazioneIntornoalsegno srl - Voc. Le 5 Torri, 2/21Fraz. Rosceto - 06059 Todi (PG)Tel. 075 [email protected]

    Direttore responsabileLuca Marino

    Comitato scientificoLuca Marino, Andrea Fabbri, Mario Pascone,Federica Razzi, Domenico Alberti

    Progetto graficoIntornoalsegno srl - Todi (PG)

    StampaMiligraf srl - Formello (RM)

    VIVENDI è una rivista trimestrale a caratteremedico-scientifico edita da: Marilab srl

    Marketing e pubblicitàc/o Marilab srl - rif. Francesca BoldriniTel. 06 56195237 - Fax 06 [email protected] Lucarelli - 335 8715700

    La riproduzione e la ristampa, anche parziali, di articoli e immagini del giornale sono formalmente vietate senza la debita autorizzazione dell’editore. L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte, nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere debita autorizzazione.

    Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 423 del 19.10.2005

    Finito di stampare nel mese di FEBBRAIO 2010

    VIVENDI viene distribuita gratuitamente.

    PER CONTATTARE LA REDAZIONE DI VIVENDI,POTETE INVIARE UNA MAIL ALL’INDIRIZZO:[email protected]@gruppomarilab.it

    Sommariogennaio/marzo2010

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    Dica 33 - Il personaggioBIANCA GUACCERO“Gioia e passione per il lavoro,formula magica per la salute” di Chiara Albi

    Mali e beni di stagioneUn raggio di luce controla depressione stagionale

    Novità salutari

    Curare la disarmonia con i fiori

    Pollice verso sull’usodei bastoni da neve

    Bene a sapersiRasatura, ogni mattinaappuntamento col brivido

    Se i figli sono troppo “bassi”

    L’oblio, spia dei disturbi di memoria

    Restituire al cittadinoil diritto di cura

    Anabolizzanti: più muscolima anche meno salute

    Cocaina, la prima “tirata”può essere anche l’ultima

    Aiutare quel pezzo di vitache sopravvive

    Victoria Regeneration SPA,il Paradiso è qui e adesso

    Pressione, l’automisurazionepratica perfetta

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  • Non è nostro costume intervenire su questioni direttamente politiche ed elettorali ma l’appuntamento con il rinnovo dell’amministrazione regionale impone una sottolineatura anche da parte di VIVENDI. Com’è noto la competenza in materia di tutela della salute pubblica è quasi esclusivamente regionale: sono gli enti locali che organizzano i servizi, reclutano il personale, sottoscrivono gli accrediti con le imprese private. La sanità pubblica da qualche anno attraversa una crisi profon-da per carenza di risorse, sprechi, inadeguatezze: i cittadini, gli elettori, i malati si aspettano dalla nuova amministrazione un piano di potenziamento e di sinergia tra tutti gli attori di questo settore per offrire una Medicina più vicina, di maggior qualità e di più pronta risposta. Alle pagine 18 e 19 le candidate Renata Polverini e Emma Bonino tratteggiano cosa intendono fare.Introdotti dall’immagine solare dell’affascinante Bianca Guaccero, affrontiamo in questo numero la sempre più diffusa forma di depressione, quella legata alla stagione invernale. Curarla è possibile, informa la Dr.ssa Maria Giulia Minichetti, e la terapia si affida alla forza vitalizzante della luce. Un altro male di stagione riguarda, invece, gli appassionati di sci: la lesione al dito pollice connessa all’uso sbagliato dei bastoni da neve è in agguato, come ricorda il medico sportivo Dr. Mario Pascone.Una curiosità, apparentemente di ordinaria amministrazione, è la rasatura che ogni uomo affronta al mattino prima di uscire di casa. Quel gesto, in realtà, può nascondere insidie o, comunque, può comportare una qualità della pelle che può esporre a inestetismi e problemi. Il dermatologo Dr. Josè Maria Lops nel suo arti-colo dispensa consigli e suggerimenti.Un tema sollecitato dai nostri sempre più numerosi e affezionati lettori è quello della bassa statura nel bambino. Il nostro specialista in Pediatria, Prof. Gian Luigi Spadoni, risponde ai dubbi e alle perplessità legate a questo delicato fattore di sviluppo.Infine, tra i tanti argomenti affrontati in questo numero, segnaliamo quello relati-vo ai disturbi della memoria. Il neurologo, Dr. Roberto Frusciante, ci spiega quan-do preoccuparsi e approfondire i primi sintomi legati all’oblio.Buona Lettura!

    a cura di Luca MarinoEditoriale

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    Adrenalinica. Non esiste altro aggettivo per definire Bianca Guaccero, giovanissima attrice under 30, fresca di compleanno in questo mese di gennaio che dà il via ad un 2010 intenso di informazione con Vi-vendi.Del resto è lei stessa, volto solare del pic-colo come del grande schermo e del pal-coscenico, a spiegare questa parola che la rappresenta al meglio e che la rende testi-monial perfetta di benessere: per Bianca, infatti, essere in salute “è tutta una que-stione di adrenalina”.“La gioia che provo nel fare il mio lavoro - ci racconta quando la raggiungiamo sul set della fiction Capri (in onda da febbraio ndr.) - mantiene alte le mie difese immuni-tarie. L’adrenalina che produco, per la feli-cità di fare una professione che mi piace e che mi tiene sempre in tensione, mi rende forte”.

    Basta guardarla, con quel sorriso che non ammette replica, per crederle. Assicura di non essere ipocondriaca e di rivolgersi al medico solo in presenza di sintomi evi-denti di malattia.

    E da piccola eri una bimba in salute?Sì, anche se sono sempre stata debole di stomaco. Se esageravo con il cibo mi ve-nivano terribili attacchi di acetone. Non sono certamente un bel ricordo ma, nel complesso, ho imparato a convivere con questo disturbo congenito che ora tengo tranquillamente sotto controllo.

    Preferisci la sanità pubblica o quella privata?Pubblica, senza dubbio. Tuttavia è anche vero che tendo a dare più importanza al dottore come persona che alla struttura nella quale opera. Credo che un medico non dovrebbe mai dimenticare il fattore umano. Capisco che, spesso, la professio-ne obbliga la categoria ad una certa fred-dezza nel trattare i pazienti ma ho sempre pensato che un professionista con un grande cuore faccia la differenza, per su-perare una malattia.

    La giovane attriceci parla del suo rapporto con la salute,strizzando un occhioa Patch Adams

    L’adrenalina come stimolante del benesseree sorridere alla vita per tener lontanola malattia: parola di Bianca Guaccero

    di Chiara Albi

    “Gioiae passioneper il lavoro,formula magica per la salute“

  • Mi viene da pensare al medico statu-nitense Hunter “Patch” Adams, quello interpretato sul grande schermo dal geniale Robin Williams. Per lui il vero scopo del medico non è curare le malat-tie ma prendersi cura del malato…Sì, anch’io ho tutta una mia teoria: penso che la malattia sia la manifestazione di un disturbo psicologico che si trasforma in disagio fisico quando non riusciamo a tro-vare dentro di noi la forza per combattere. Per questo bisogna reagire ai fattori ne-gativi e affrontare sempre la malattia con sorriso e auto ironia.

    Quindi sei favorevole alla medicina al-ternativa?Assolutamente sì. Anzi, evito i farmaci tradizionali perchè avendo problemi di stomaco cerco di non utilizzarli. Sono con-vinta, per esempio, che l’omeopatia sia un rimedio utilissimo perché la natura, di per sé, ci fornisce tutto quello di cui abbiamo bisogno per cui applicarla alla cura del corpo umano non può che fare bene. Si-curamente i tempi di guarigione sono un po’ più lunghi ma ugualmente efficaci.

    Quindi sarà facile incontrarti in un’er-boristeria?Esatto! Sono una convinta sostenitrice dei rimedi naturali come la propoli.

    È noto che una corretta alimentazione sia un’alleata di bellezza. Come ti regoli con i piaceri della tavola?Sono molto scrupolosa. Cerco di mangiare alimenti biologici e di evitare tutto ciò che contiene conservanti e coloranti. Il cibo deve arrivare sulla mia tavola meno tratta-to possibile per beneficiare delle proprietà di tutti i suoi componenti. Essere debole di stomaco mi ha aiutato ad andare in questa direzione. Ho sempre mangiato sano e avu-to poca attitudine agli eccessi alimentari.

    Come ti tieni in forma?Odio la palestra e tutto quello che le asso-miglia. Piuttosto, adoro la danza e, appena potrò, tornerò a ballare perché mi manca quel tipo di esercizio fisico che crea armo-nia tra il corpo e la mente.

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    Oggi sempre più ragazze, soprattutto in giovane età, ricorrono all’intervento del chirurgo estetico. Cosa ne pensi?È una cosa molto lontana dal mio modo di pensare ma non giudico chi si sottopone a interventi estetici. Semplicemente, credo che un corpo ancora giovane e acerbo non debba mai essere sottoposto al bisturi. La vedo come una sorta di violazione impro-pria, per cui mi sento di dire alle ragazze di aspettare prima di prendere decisioni importanti.

    Un’inchiesta della fine del 2009 ha evidenziato un incremento nell’uso di droghe, soprattutto cocaina, anche in questo caso tra giovani. Tu che lavori nel mondo dello spettacolo ti sei mai trovata a dover aiutare qualcuno con problemi di questo tipo?No, perché mi tengo sempre molto lonta-na da gente che fa uso di droga. Sono una innamorata della vita e penso che drogar-si, come ubriacarsi, significhi metter da parte la propria dignità per andare verso l’autodistruzione. Se capitasse a un mio amico, cercherei di aiutarlo, facendogli capire che non c’è droga più affascinante della vita stessa.

    Ti sei preoccupata per il diffondersi, in Italia, dell’influenza H1N1?No, e non capisco l’allarmismo quando sembra scientificamente provato che questo tipo di malattia sia più lieve dell’in-fluenza stagionale. Ho assistito a scene assurde di bimbi messi in quarantena con genitori che non sapevano come com-portarsi. Come al solito, la paura del nuo-vo può trasformarsi in un incubo mentre basterebbe una corretta informazione per tranquillizzare la popolazione e dare indi-cazioni utili a debellare il virus.

    Per finire, ti chiediamo di regalarci un saluto personalizzato ai lettori di Vi-vendi…L’ho già detto ma mi ripeto: sorridete alla vita perché è il dono più prezioso che ab-biamo. Buon anno a tutti!

    Per le splendide immaginidi Bianca Guaccero

    l’editore esprime la sua gratitudine allo studio PB Image

    ed al fotografo Gianni Brucculeri

  • Teatro, cinema, televisione… Non manca proprio nulla nel curriculum della nostra giovanissima testimonial. Bianca debutta sul grande schermo nel 1999 con il film “Terra bruciata”, recitando accanto a Raul Bova, Giancarlo Giannini e Michele Placido. L’anno successivo è tra i protagonisti di “Faccia da Picasso” di Massimo Ceccherini.Nel 2001, con il ruolo di Angelica, è nel cast del film “Tra due mondi” e appare in televisione nella miniserie di Rai Due “Ama il tuo nemico 2”. Successivamente alterna ruoli cinematografici a ruoli per il piccolo schermo e recita in teatro, partecipando ad alcuni programmi tv in veste di cantante.Nel 2003 è una delle protagoniste di “Tutti i sogni del mondo” insieme a Serena Autieri, Alessia Mancini ed Eleonora di Miele.Il 2006 le regala una delle interpretazioni più belle: è infatti “Assunta Spina” nel-la miniserie di Rai Uno, ruolo già interpretato nel 1947 da Anna Magnani. Nello stesso anno è protagonista, con Sergio Assisi, Kaspar Capparoni e Gabriella Pession, della serie tv “Capri”.Insieme a Enzo De Caro e Anna Kanakis, recita ne “La terza verità“ e nel 2008 affianca Pippo Baudo e Piero Chiambretti nella conduzione del 58° “Festival di Sanremo”.Bianca è ancora un volto Rai, insieme a Giorgio Lupano, nella miniserie tv “La stella della porta accanto” e ne “Il bene e il male”, in cui interpreta il ruolo dell’agente Grazia Micheli.Dopo averla vista trionfare sul palcoscenico nel musical “Poveri ma belli”, per la regia di Massimo Ranieri, a febbraio, subito dopo il Festival, la nostra attrice sarà ancora in tv con la nuova serie della fiction “Capri”.

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    Adrenalina: anche detta epinefrina, è un ormone e neurotrasmettitore; appartiene a una classe di sostanze attive farmacologicamente di nome catecolammine, contenendo nella propria struttura sia un gruppo am-minico che un orto-diidrossi-benzene, il cui nome chimico è catecolo.L’adrenalina è stata ritenuta per anni il neurotrasmettitore principale del sistema nervoso simpatico, nono-stante fosse noto che gli effetti della sua somministrazione erano differenti da quelli ottenuti tramite stimo-lazione diretta del simpatico. Viene correntemente usata nella terapia dello shock anafilattico, dell’arresto cardiaco ed aggiunta agli anestetici locali per ritardarne l’assorbimento.

    Acetone: è il termine con cui comunemente si indica un disturbo dell’infanzia, che in termini medici viene detto “vomito acetonemico” o “vomito ciclico con acetonemia”. L’acetonemia è un accumulo di acetone e di altri chetoni nel sangue, nelle urine e nei polmoni. I chetoni sono composti chimici che si formano du-rante i processi di utilizzazione degli acidi grassi da parte dell’organismo. Se nell’organismo è presente un adeguato quantitativo di zuccheri, i chetoni sono completamente degradati nel fegato per la produzione di energia. Quando gli zuccheri presenti sono insufficienti, i chetoni si accumulano causando uno stato di intossicazione. Il vomito acetonemico si manifesta con attacchi di vomito periodico irrefrenabile (i chetoni, infatti, stimolano il centro del vomito), con eliminazione di acetone per via urinaria e attraverso la respira-

    zione (l’alito assume un odore caratteristico di frutta matura). Questi sintomi possono essere accompagnati da mal di testa, dolori addominali, stanchezza o prostrazione fisica e, talvolta, da sonnolenza o da irrequietezza. Spesso al vomito si associano sete intensa e febbre, che possono causare disidratazione.

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    Si tratta di una forma di depressione a ri-correnza stagionale che esordisce solita-mente durante la stagione autunnale con remissione a primavera avanzata, anche se in tanti casi l’esordio viene posticipato con inizio in inverno e risoluzione in esta-te. I sintomi provocati sono stanchezza, depressione ma anche aggressività.Le persone che ne soffrono accusano inol-tre mancanza di energia, basso desiderio sessuale, sonnolenza oppure difficoltà di risveglio mattutino, aumento dell’appeti-to con particolare predilezione di dolciu-mi o pasta, aumento del peso corporeo, riduzione della produttività e tendenza all’evitamento e al ritiro sociale.Nei primi anni ‘80, fu scoperto da alcuni ricercatori che un tipo specifico di luce in-tensa poteva costituire una cura efficace contro tale forma depressiva. È nata così negli Stati Uniti, la light the-rapy, la terapia della luce o fototerapia.

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    Un raggio di luce controla depressione stagionale

    solare che riceviamo attraverso la pelle e gli occhi. Pur riconoscendo che il meccani-smo dell’azione della luce sul cervello sia scientificamente ancora poco conosciu-to, l’evidenza clinica riscontra una signi-ficativa alterazione del tono dell’umore in presenza della variazione della quantità di luce a cui la persona è esposta. Una ca-rente esposizione alla luce solare procura in alcune persone un decremento così importante del tono dell’umore tanto da diagnosticare il disturbo denominato SAD, Seasonal Affective Disorder, come lo definiscono i clinici statunitensi.

    Tanti sono i fattori che in varia mi-sura concorrono al benessere psi-cofisico della persona. Tra quelli non manipolabili da noi sono i fattori meteorologici come l’alternanza delle stagioni, l’irraggiamento solare, le escursioni termiche e la variazione degli agenti atmosferici. Tali fenomeni influi-scono significativamente sul benessere personale tanto da causare in soggetti più sensibili specifiche metereopatie.Il fenomeno meteorologico di maggior portata per la modificazione e lo sviluppo del ciclo vitale degli esseri umani è la luce

    Dr.ssa Maria Giulia Minichetti Psicologa, psicoterapeutaC.T.U Tribunale Civile di RomaSociologa della comunicazione, formatore e libera docentein psicologia e comunicazione

    La brutta stagione può provocare cattivo umoree uno stato generale di malessere.Si può curare con la light therapy

    Una carente esposizione alla luce solare procura in alcune persone un decremento così importante del tono dell’umore tantoda diagnosticare il disturbodenominato SAD,Seasonal Affective Disorder

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    Dr.ssa Maria Giulia Minichetti Psicologa, psicoterapeutaC.T.U Tribunale Civile di RomaSociologa della comunicazione, formatore e libera docentein psicologia e comunicazione

    La fototerapia agisce sullaghiandola pineale chesecerne l’importante ormone della melatonina. In questo processo sono anche coinvolti due neurotrasmettitori:la serotonina e la dopaminai quali svolgono un ruolofondamentale nei meccanismi che regolano l’umore.

    Si tratta di un trattamento terapeutico non farmacologico che ha lo scopo di ri-pristinare i ritmi circadiani alterati ripro-ducendo l’intensità della luce solare. Essa consiste nella somministrazione di intensi livelli di luce tramite un sofisticato sistema di illuminazione composto di speciali tubi

    fluorescenti ad avanzata tecnologia che diffondono, attraverso uno schermo a piano inclinato, luce ad ampio spettro, sovrapponibile a quello solare.La fototerapia agisce sulla ghiandola pineale situata alla base del cervello che secerne l’importante ormone della melatonina; in questo processo sono anche coinvolti due neurotrasmettitori: la serotonina e la dopamina che svolgono un ruolo fondamentale nei meccanismi che regolano l’umore. Viene praticata ambulatoriamente solo dopo una accertata diagnosi di disturbo dell’umore ad andamento stagionale e nei casi in cui esistano i prerequisiti per tale trattamento, anche in abbinamento ad un interven-to psicoterapico.La luce è determinante per il nostro benessere psicofisico e gli studiosi affermano che la terapia della luce diventerà un valido strumento per migliorare la qualità della no-stra vita e della nostra salute; se poi pensiamo alle prime parole del racconto biblico della creazione, non possiamo dubitare che dove c’è luce c’è anche vita.

    QUEL RAGGIO CHE RESTITUISCE POTENZASi tratta di uno studio pilota ma stando ai primi risultati funziona. I ricercatori dell’Università di Siena hanno sperimentato la ‘light therapy’ per combattere i disagi sessuali, come il calo del desiderio e l’eiaculazione precoce. “Nel nostro studio – spiega la professoressa Letizia Bossini, neuropsichiatra del dipartimento di neuroscienze dell’università di Siena – abbiamo verificato che la luce-terapia, stimolando la ghiandola pineale (che regola diverse funzioni biologiche fra cui quella sessuale), influisce sui disturbi che interessano la sessualità maschile. Ma solo in quei soggetti che non avevano una disfunzione erettile legata a una patologia specifica, ovvero in quelli che hanno un’impotenza funzionale”. Il paziente al mattino veniva sottoposto alla light therapy, cioè esposto ad un fascio di luce bianca fluorescente di intensità pari a 10 mila lux (la stessa intensità dei raggi so-lari) per mezz’ora, per un periodo di due settimane. I risultati, pubblicati su Psychotherapy and Psychosoma-tics, parlano chiaro: al termine della ricerca le prestazioni sessuali dei pazienti sono migliorate sensibilmente. “Questo studio – conclude Letizia Bossini – dimostra un potenziale effetto positivo della light therapy sulle disfunzioni sessuali primarie”. Gli uomini affetti da mancanza di desiderio, impotenza e incapacità di raggiun-gere l’orgasmo, hanno visto migliorare le proprie performance sessuali.

  • ni” energetiche in grado di allinearsi con le vibrazioni dell’animo umano e “correg-gere”, laddove vi siano, disarmonie emo-tive o personalità bloccate. Sotto questo aspetto, il sistema Bach può essere defini-to una guarigione attraverso una “riarmo-nizzazione” della coscienza.Grazie alla loro attenta e preziosa prepa-razione, i fiori agiscono armonizzando ciò che di “stonato” può esserci negli animi delle persone. Non esiste problematica di dosaggio ec-cessivo, né di effetti collaterali, né di in-compatibilità verso altre forme di terapia.Con la floriterapia possono essere trattate tante debolezze caratteriali, comuni a tut-ti noi come, per portare degli esempi pra-tici, la paura, la gelosia, il senso di colpa, l’egocentrismo, il senso critico, ecc..Nella mia pratica professionale, ad esem-pio, utilizzo, quando ne sento la necessi-tà, la floriterapia per aiutare i pazienti ad affrontare alcune problematiche emotive legate all’alimentazione. Spesso, infatti, i nostri conflitti interiori si scaricano nel rapporto con il cibo. Quando l’istinto pri-mordiale del mangiare per sopravvivere diventa un problema possono insorgere

    La malattia non è né una crudeltà in sé, né una punizione, ma solo ed esclusivamente un correttivo, uno strumento di cui la nostra anima si serve per indicarci i nostri errori, per tratte-nerci da sbagli più grandi, per impedirci di suscitare maggiori ombre e per ricondurci sulla via della verità e della luce, dalla quale non avremmo mai dovuto scostarci”.

    L’eterna validità e meraviglia di questa frase scritta quasi un secolo fa da Edward Bach trova sempre maggiore accettazio-ne in chi, ancora oggi, sostiene un tipo di “medicina umanistica”, antroposofica o psicosomatica.Bach riteneva che la malattia fosse il ri-sultato di una disarmonia interiore e sot-to questo aspetto il sistema floriterapico viene dallo stesso definito “il più perfet-to che a memoria d’uomo sia stato dato all’umanità; ha il potere di guarire e la sua semplicità permette di impiegarlo in casa”. Nascono i fiori di Bach, conosciu-ti ed apprezzati in tutto il mondo, frutto della sua sensibilità e del suo amore per l’umanità. Trentotto fiori, trentotto diverse “vibrazio-

    delle vere e proprie patologie come l’ano-ressia, la bulimia o l’obesità. Esistono fiori per coloro che sfogano sul cibo la loro tensione interiore, fiori per chi è ossessionato dalle diete, fiori per chi ten-de a divorare il cibo o a mangiare troppo velocemente, fiori per chi cerca di riempi-re con il cibo un vuoto affettivo, ecc..In questo ambito, di fondamentale im-portanza risulta la maturità e la sensibilità dell’operatore che non dovrà mai accostarsi al sistema utilizzando una medica raziona-lità, ma che dovrà saper afferrare in modo quasi empatico la sensibilità del paziente, anzi dell’animo, che a lui si rivolge.

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    dr. Mario PasconeMedico Sportivo

    Dr.ssa Federica RazziDietoterapista, specialista in nutrizione, malattie metaboliche, obesità. Specializzata in nutrizioneclinica e disturbi del comportamento alimentare.Floroterapista con fiori italiani, di Bach e californiani.

    Curarela disarmoniacon i fiori

    Intervenire con 38 essenzeper agire su altrettantevibrazioni energetiche: ecco il principio della terapiadi Bach

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    PRECISAZIONE Nel numero 3 del 2009 di VIVENDI abbia-mo erroneamente attribuito alla dotto-ressa Federica Razzi l’articolo intitolato “La movida torrida inizia a tavola” sul’ef-fetto afrodisiaco di alcuni alimenti. Si è trattato di una svista e ci scusiamo con i lettori e con la diretta interessata.

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    Lo sciatore, il portiere di calcio e il pallavolista sono spesso accomu-nati da un triste destino che colpi-sce il primo dito della mano.È inutile sottolineare l’importanza che il pollice riveste nella funzione pinzante della mano non soltanto nello sportivo ma anche nell’uomo comune.Tale condizione patologica è chiamata lesione di Stener ed è caratterizzata dalla lesione del legamento collaterale ulnare del pollice. Questo legamento stabilizza l’articolazione metacarpo-falangea del pollice originando dalla testa del meta-carpo e inserendosi alla base della falange prossimale.La lesione è conseguenza di un trauma in ipersollecitazione dell’articolazione me-tacarpo-falangea: nello sci è determinata dalla caduta con gli sci e un ruolo molto importante giocano i “bastoni da neve” che nel contatto del dito contro la neve agiscono da leva articolare. In tutti gli sport in cui sia necessario colpire o affer-rare una palla le lesioni delle dita sono le più frequenti: nella pallavolo la lesione di Stener si verifica in circa 1/3 dei giocatori ma anche nel calcio tale patologia è assai frequente.La sintomatologia è rappresentata da do-

    lore localizzato a livello dell’articolazione metacarpo-falangea che spesso appare tumefatta. Stressando l’articolazione si ha un’apertura abnorme della stessa. La diagnosi è clinica e radiografica, il trat-tamento dipende dal grado di instabilità dell’articolazione.In caso di lesione parziale si può attuare il trattamento incruento con un apparec-chio gessato che immobilizza l’articola-zione. In caso di lesione importante è ne-cessario seguire un intervento chirurgico a cui seguirà un periodo di immobilizza-zione articolare.Se il paziente non vuole operarsi rimarrà un’instabilità dell’articolazione metacar-

    Pollice verso sull’uso dei bastoni da neve

    dr. Mario PasconeMedico Sportivo

    po-falangea per cui i movimenti di pren-sione (es. sollevare una bottiglia) potran-no essere molto difficoltosi.La rieducazione della mano soprattutto negli atleti deve iniziare già durante l’im-mobilizzazione per limitare al minimo la caduta del tono muscolare. Il completo recupero della funzione della mano in un’atleta è di estrema importanza. La persistenza di un’alterazione è fonte di notevole preoccupazione e quindi di condizionamenti alla ripresa dell’attività agonistica; infatti limitazioni funziona-li tollerabili in soggetti non dediti allo sport, non possono assolutamente essere trascurate nell’atleta.

    Frequentissima nella stagione invernale, con lo sci,ma anche negli appassionati di pallavolo e nei portieri di calcio, la lesione di Stener al primo dito della mano: non è un danno di poco conto

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    I La pelle degli uomini viene molto strapaz-zata dalla rasatura, ma se si usano gli stru-menti giusti, se si ha una mano ferma e in-fine se si tratta la pelle nella maniera cor-retta, la rasatura “a umido” ha lo stesso ef-fetto di un peeling; cura la pelle, la purifica, la rinfresca e la rende morbida ed elastica. Nella rasatura “a secco” con il rasoio elet-trico va detto che questo non taglia, ma “pialla”. Ecco perché i peli della barba non vanno assolutamente ammorbiditi altri-menti il rasoio non riesce ad afferrarli. Chi si rasa a secco dovrebbe quindi fare la doc-cia solo dopo essersi rasato. In presenza di acne o di una pelle che tende facilmente

    a infezioni, conviene la rasatura a secco perché i peli della barba vengono af-ferrati più in superficie e quindi si ri-duce il rischio di ferite. La rasatura ”a umido” in ogni caso va più in profon-dità della rasatura a secco dato che le lame (perlopiù due o tre) possono afferrare i peli più alla radice.

    Per una buona rasatura non ”a sec-co“ è importante seguire i seguenti consigli.1) Quando sono asciutti i peli della barba sono resistenti, prima della rasatura vanno quindi ammorbiditi

    Quando un uomo si fa la barba, al mattino, deve stare attento: in quel momento decide della salute della sua pelle. Una rasa-tura eseguita in modo sbagliato lo espo-ne al rischio di andare incontro a infezioni, follicoliti e irritazioni. Disturbi che si pos-sono evitare con alcuni semplici accorgi-menti e una corretta igiene, sia del viso sia degli strumenti della rasatura. Per prevenire fastidi e irritazioni consiglio di eseguire prima della rasatura, delle spu-gnature con un panno caldo ed umido.Questo serve ad idratare i peli e a evitare così il pericolo di irritazioni.

    con acqua, schiuma o sapone da barba, crema o gel; al mattino i muscoli del viso sono più contratti e il rischio di ferirsi è in questo momento estremamente basso dato che prima di un pasto i capillari sot-to la pelle sono riforniti di poco sangue.2) Fate la doccia prima della rasatura. Ri-lassa la pelle e i peli idrofili possono as-sorbire l’acqua. In questo modo si gon-fiano leggermente e sono più facili da ta-gliare.3) Che usiate schiuma, crema, sapone o gel da barba, in ogni caso applicate-ne una quantità sufficiente, i peli della barba in questo modo si ammorbidisco-no un po’ e si rialzano, sulla pelle si crea inoltre un leggero strato protettivo.4) Radetevi sempre nel verso di crescita dei peli. Se si rade contropelo si rischiano peli incarniti, piccole lesioni o delle folli-coliti che compaiono come piccoli brufo-li ravvicinati e pruriginosi. Le caratteristiche della barba in ciascun uomo sono determinate da fattori geneti-ci. Alcuni uomini possiedono solo una pe-luria sottile, mentre altri sono caratterizza-ti da peli irti e grossi. Inoltre, la barba può essere morbida o ispida, riccia o liscia e soggettivi sono anche la densità, la consi-stenza e il ritmo di crescita della barba.

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    Rasatura,ogni mattinaappuntamento col brivido

    Dr. Josè Maria LopsDermatologo

    nell’uomo la salute della pelle sul volto dipende dal come fare la barba.Limiti ed efficacia della pratica “a secco”e di quella “a umido”

  • È vero che preparando la pelle con dell’acqua tiepida o con un panno tiepido si favorisce l’erezione del pelo e quindi il taglio risulterà migliore?Si, con l’acqua il pelo si idrata e gonfiandosi si taglia più facilmente, mentre il calore rende la pel-le più morbidaIl cosiddetto pelo incarnito può determinare infezioni purulente della pelle del volto?Si, e va trattato con creme antibioticheLa pelle del volto dovrebbe essere “riposata” e quindi non rasata almeno un giorno a settimana per evitarne l’invecchiamento precoce?NoEsistono creme o pomate dopobarba in grado di ritardare l’eccessiva cheratinizzazione (inspessimento o indurimento) della pelle del volto?Si, ma non necessariamente devono essere prodotti dopobarbaAffinchè la pelle dopo la rasatura sia ben disinfettata e si prevengano eventuali infezioni il dopobarba deve necessa-riamente contenere una quantità percentuale di alcool?No, anzi sono preferibili dopobarba non alcolici che hanno un’azio-ne lenitiva maggioreÈ vero che in caso di taglio se non si dispone di cerotti o co-tone si può cauterizzare la ferita con un pezzo di carta?Si, basta che questo sia disinfettato J.M.L.

    Dr. Josè Maria LopsDermatologo

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    Dacci oggi il nostro rasoio quotidiano

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    PELi E dinToRniCi si rade da sempre, fin dai tempi primitivi. Sembra infatti che già nella preistoria venissero per lo scopo utilizzati utensili di pietra o valve di conchiglia. Si deve però all’evoluta civiltà egizia la nascita del rasoio con l’impiego di rame e bronzo. Il reperto più antico, risalente al 3000 a.C. e conservato al Museo del Louvre di Parigi, è uno strumento a forma di coltellino con la punta un po’ ricurva. Successivamente sempre gli Egizi hanno creato un rasoio a forma lunata e un rasoio formato da due lame unite al centro da una piccola griglia. Famosi anche i rasoi ‘punici’ del VII-II sec. a.C. ritrovati nel Nord Africa, Spagna, Sardegna con impugnatura a collo di cigno. Alessandro Magno era un fa-natico della perfetta rasatura per sé e per tutti i suoi soldati (che così ‘lisciati’ in viso si presentavano meno aggredibili dagli avversari). Proprio da questa esigenza nacque un più comodo rasoio che si ripiegava nel manico detto ‘culter tonsorium’. Nel 300 a.C. a Roma si data l’apertura della prima bottega di barbiere cui ne seguirono molte altre: vi è da dire, però, che i ‘tonsores’ estraevano anche denti e si improvvisavano chirurghi e medici e che fino all’inizio dell’800 in Italia le due categorie restarono unite. Il 1895 rappresenta una data importante nella storia della rasatura con la nascita del primo rasoio di sicurezza con lame monouso da parte dell’imprenditore americano King Camp Gillette perfezionata poi nel 1914 con l’acciaio inossidabile. Pensato per la depilazione delle gambe femminili nasce nel 1928 in America il primo rasoio elettrico, lo Schick, che verrà quasi subito adattato per la rasatura maschile.

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    che ben il 50% della popolazione normale di maschi di quell’età ha una statura al di sotto della media. Siamo dunque di fronte ad una “presunta” bassa statura.Se invece un maschietto di quella età ha una statura inferiore ai 126 cm potremo correttamente parlare di bassa statura. Ma anche di fronte ad un caso di bassa statu-ra reale dobbiamo sapere che 9 casi su 10 sono bambini perfettamente normali. E perché allora questo bambino ha una sta-tura al di sotto della norma? Due sono le possibilità.La prima è che uno o entrambi i genitori, perfettamente sani, siano bassi anche loro. Il bambino avrà dunque semplicemente ereditato quel carattere da uno o entrambi i genitori. In questo caso si parla di bassa statura familiare (BSF). È la semplice misu-razione della statura dei genitori a far so-spettare questa evenienza che dovrà però essere confermata da un dato essenziale: il bambino dovrà avere una normale velocità di crescita. Ovvero, pur di bassa statura, do-

    La causa più frequente di un con-sulto presso un endocrinologo dell’infanzia è sicuramente la bas-sa statura, presunta o reale, di un bambino.Nel primo caso siamo di fronte ad un fal-so problema dovuto ad un equivoco tra il concetto di statura normale e di statura media. Come tutti i parametri biologici in-fatti anche la statura di un individuo pre-senta una ampia variabilità. Ovvero ad ogni età la statura normale può ampiamente oscillare tra un limite superiore ed un limite inferiore, anche molto distanti tra loro. Ad esempio: a 10 anni la statura di un maschio può variare tra 126 cm e 150 cm. La statura media a quell’età è invece rappresentata dalla unica statura di 138 cm che separa semplicemente la popolazione normale, in base all’altezza, in due gruppi. Spesso un bambino viene portato dal pediatra endo-crinologo in quanto la sua statura è “al di sotto della media”: in questo caso si tratte-rà semplicemente di far capire al genitore

    A volte i bimbi “piccoletti”lo sono per fattori ereditari.Quando c’è il sospettoche la statura minutadipenda da altri problemiè bene consultare uno specialistae procedere ad una valutazionenel tempo della velocità di crescita

    Prof. Gian Luigi Spadoni

    Specialista in Pediatriaed EndocrinologiaUniversità Tor Vergata

    Se i figlisono troppo “bassi”

    vrà avere un progressivo e soddisfacente aumento della sua statura col passare dei mesi.La seconda possibilità è che i genitori ab-biano una statura normale ma che uno di loro, o entrambi, abbiano avuto una puber-tà ritardata. Una pubertà ritardata è infatti quasi sempre preceduta da una ritardata maturazione ossea che si associa a sua volta ad una bassa statura. Anche in que-sto caso la velocità di crescita del bambino deve però necessariamente dimostrarsi normale. In questo caso parleremo di ritar-do costituzionale di crescita (RCC).Se dunque la bassa statura rappresenta una variante normale della crescita nella maggioranza dei bambini, per alcuni que-sta deriva invece da qualche patologia.Come possono essere individuati questi soggetti? Non dunque con una singola mi-surazione della statura ma con una valuta-zione nel tempo della velocità di crescita. Un bambino basso con BSF o RCC infatti abbiamo già detto che dovrà necessaria-mente avere una normale velocità di cre-scita. Viceversa un bambino, con statura anche normale, che abbia però una bassa velocità di crescita andrà indagato per in-dividuare il motivo di questa sua crescita rallentata.

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    Prof. Gian Luigi Spadoni

    Specialista in Pediatriaed EndocrinologiaUniversità Tor Vergata

    sto a regolari (ogni 6-12 mesi) misurazioni della statura per valutare la sua progressi-va crescita nel tempo. Una normale velo-cità di crescita sarà infatti garanzia di un buono stato di salute del bambino men-tre, al contrario, ogni rallentamento della crescita andrà attentamente valutato.

    Di fronte dunque ad un bambino con bassa velocità di crescita sarà necessario procedere ad alcuni ac-certamenti di laboratorio. Questi ac-certamenti saranno inizialmente volti

    ad escludere una malattia cronica, che possa manifestarsi col solo sintomo

    “bassa velocità di crescita”, diagnostica-bile con procedure relativamente semplici, come, ad esempio, una celiachia (con do-saggio ematico degli anticorpi anti-tran-sglutaminasi) o una malattia renale (con dosaggio della creatininemia) o una paras-sitosi intestinale (con esame parassitologi-co delle feci) o un ipotirodismo sub-clinico (con dosaggio di TSH ed ormoni tiroidei). Una volta escluse queste cause sarà neces-sario andare a verificare la produzione da parte dell’ipofisi dell’ormone più importan-te per la crescita ovvero, appunto, l’ormone della crescita, detto anche GH (dall’inglese Growth Hormone).Le procedure diagnostiche per individuare un’insufficiente secrezione del GH da parte dell’ipofisi non sono né semplici né rapide ma, seppur impegnative, consentono di in-dividuare i soggetti che potranno giovarsi di una terapia sostitutiva con ormone della crescita esogeno. Migliaia di bambini con deficit di GH sono trattati oggi nel mondo con eccellenti risultati e con una pressoché totale assenza di effetti collaterali.Una considerazione pratica ci pare utile for-mulare alla fine di questa breve disamina

    dei ritardi di crescita: ogni bambino, bas-so o alto che sia, deve essere sottopo-

  • pegnate male, bisogna scovare gli sprechi, eliminare poltrone, accorpare le Asl, cen-tralizzare gli acquisti”.

    Sanità pubblica, sanità accreditata e sa-nità privata: come pensa di far convivere e far crescere il sistema in funzione di un miglioramento del servizio a vantaggio dell’utente?“Il capitolo sanità è molto complesso e per la definizione del programma è al lavoro un team di esperti.Quel che conta è il cittadino, i suoi biso-gni; dobbiamo anche fare i conti con una forte mobilità verso la nostra regione da altre che non danno risposte adeguate.Ci sono modelli che funzionano come quello della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna da cui prendere esempio per rivoluzionare la sanità del La-zio e vincere la sfida di riportare questa re-gione in vetta alle classifiche delle regioni italiane”.

    La candidata a Governatore del Lazioper il PdL, Renata Polverini, intende

    rivoluzionare il sistema: “sui cittadini non deve ricadere la responsabilità dei conti”

    “Voglio una sanità uguale per tutti”

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    Regione Lazio, evidenzia che il terreno del-la qualità dei servizi sanitari sarà uno dei punti principali nel giudizio degli elettori.

    Quali sono i limiti della sanità che conte-sta all’amministrazione uscente?“È una sanità ancora non accessibile a tutti. Non si tratta solo di risolvere un problema di deficit ma di rivoluzionare un sistema affinché il servizio sanitario sia davvero migliore e più giusto per tutti, a livello pubblico e privato. In questa campagna elettorale voglio parlare non di sanità ma di salute dei cittadini sui quali non deve ricadere la responsabilità dei conti”.

    In un quadro di deficit profondo della sanità laziale, dove trovare le risorse per migliorare gli standard e la risposta nei confronti dei pazienti?“Certamente non tagliando posti letto. In-tendo rinegoziare con il governo il piano sanitario di rientro del deficit.Le risorse per il Lazio ci sono ma sono im-

    Il 28 e 29 marzo gli elettori della Regio-ne Lazio sono chiamati alle urne per rinnovare l’amministrazione ed eleg-gere il nuovo Governatore.Il PdL ha candidato Renata Polverini, già segretario generale del sindacato Ugl.La candidata raccoglie sinora l’appoggio della PdL, della Destra e dell’UdC, partiti con i quali sta elaborando il suo piano pro-grammatico. Peraltro, su entrambi i fronti le coalizioni non hanno ancora varato un dettagliato programma elettorale. In ogni caso, ecco le prime riflessioni sugli impe-gni possibili in campo sanitario.

    “Sulla sanità è necessario cambiare lin-guaggio e mettere al centro la salute dei cittadini: bisogna dare tempi certi e stan-dard elevati nell’erogazione dei servizi. Deve esserci una sanità uguale per tutti, con centri sanitari di pari valore, siano essi pubblici o privati”.Già nelle prime dichiarazioni, Renata Pol-verini, candidata PdL alla presidenza della

    LA SCHEDARenata Polverini ha 47 anni, sposata. Da giovanissima inizia la sua esperienza sindacale nella Cisnal e poi nell’Ugl dove ha ricoperto ruoli prima amministrativi poi di responsabilità confederale. Per sette anni vice se-gretario generale, è stata eletta segretario generale della Ugl nel febbraio del 2006. Diplomata in ragioneria, non fuma e non beve alcolici. Da sempre amante dello sport, il poco tempo a disposizione però le permette solo di fare lunghe e intense camminate. Di solito usa medicinali sotto indicazione del medico, senza ricorrere all’autoprescrizione, anche perchè non è una persona che abusa di farmaci.

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    Emma Bonino, radicale della prima ora, è la candidata del centrosini-stra per la carica di Governatore del Lazio.L’amministrazione di centrosinistra uscente rivendica con orgoglio che, no-nostante la drammatica eredità econo-mica lasciata dalla precedente giunta Storace, in campo sanitario si è proce-duto esclusivamente ai tagli dei costi e degli sprechi ma non dei servizi. Quale strategia per il futuro? “Anzitutto più salute, meno sanità. Oggi il cittadino-paziente conta poco o niente - e non solo nel Lazio a dire il vero - essendo chiamato a pagare soprattutto in termini di disservizi, addizionali sulle imposte, li-ste di attesa e cure spesso inappropriate. Il problema va affrontato alla radice con una vera e propria Operazione Verità, introdu-cendo procedure trasparenti e mettendo a sistema tutte le risorse disponibili”. Il Governo, per operare il piano di rientro, per voce del suo commissario ha chiesto di chiudere 18 ospedali. Come valuta questa richiesta? “Ricordo che tutte le Regioni che hanno risolto il problema del deficit e del debi-to - indipendentemente dal colore delle giunte - hanno operato dalla fine degli Anni ‘90, così come in tutti i paesi indu-strializzati, una forte ristrutturazione della rete ospedaliera, riducendo ospedali e nu-mero di letti. Nel Lazio la degenza media è superiore a quella nazionale e il tasso di ospedalizzazione, calcolato in base al nu-mero di ricoveri su mille abitanti, è fra i più alti. Ciò significa che, contro ogni tendenza

    Per Emma Bonino, candidata del centro-sinistra alla Regione Lazio, “nella sanità va razionalizzato il sistema per ridurre sprechi e inefficienze”

    “Più salute, menosanità e trasparenzaassoluta”

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    nazionale e internazionale degli ultimi de-cenni, si tende a concentrare ogni cura in ospedale a scapito delle esigenze di salu-te dei cittadini che andrebbero risolte con altre forme extraospedaliere di assistenza. Inoltre, degenza medio-alta significa spes-so bassa professionalità... Più in genera-le vedo che si fa strada nel nostro paese un’idea di decentramento fuori controllo in base al quale ogni capoluogo vuole il suo aeroporto, la sua università, la sua fie-ra. Così si perdono le eccellenze, le mani-festazioni competitive vengono sostituite dalle sagre paesane, che sono importanti, ma sono altro. Lo stesso riguarda la sanità: tutti vogliono l’ospedale sotto casa, ma se fai una operazione ogni due anni non ha molto senso. Questo eccesso di localismo comincia ad avere conseguenze negative molto importanti, non solo in termini di bi-lancio ma anche di mobilità del Paese”. Il piano sanitario lasciato dall’ammini-strazione uscente e concordato con il commissario governativo, prevede nuovi importanti infrastrutture sia ospedaliere (nosocomio dei Castelli Romani ad Aric-cia, 1.000 nuovi posti nelle Rsa ed altro). Di cosa ha bisogno la sanità del Lazio? “Le eccessive attese oggi patite dai cittadi-ni laziali per ricevere una prestazione sani-taria non dipendono tanto da una carenza

    dell’offerta che c’è, bensì dal mancato completamento del processo organizzati-vo del Servizio Sanitario Regionale. Quindi una politica attenta ai problemi di conteni-mento della spesa e ai bisogni dei cittadini deve intervenire subito per razionalizzare il sistema evitando sprechi ed inefficien-ze. Per esempio le disposizioni impartite dall’amministrazione regionale prevedono che almeno il 70% delle prestazioni sanita-rie erogabili siano rese disponibili attraver-so il servizio di prenotazione Recup - che, tra l’altro, andrebbe potenziato al fine di migliorarne la prestazione - ma in realtà questo non accade, la quota riservata è di appena il 30%, il resto viene gestito in ma-niera meno che trasparente. Qui torniamo al tema della legalità. Insomma, gli stru-menti che ci sono non vengono rispettati, e la gestione opaca di nomine e convenzioni fa il resto. Le nomine nella sanità sono di responsabilità politica. Bene, io non mi sot-traggo. Il problema è come si arriva alle no-mine. Se hai curricula pubblici - poi i nomi vengono scelti sempre dalla politica - tutto il processo è monitorabile dall’opinione pubblica. Il problema è la trasparenza del processo, se hai candidati pubblici, come accade negli USA dove ci sono vere e pro-prie campagne pubbliche di sostegno, tut-to cambia, i cittadini possono intervenire, dialogare o far pressione. Da noi anche la mancanza di trasparenza è da considerarsi un’emergenza”.

    LA SCHEDAEmma Bonino, 61 anni, nubile, laureata in Lingue e Letteratura Moderna, già ministro italiano e commissario europeo, è vicepresidente del Senato, eletta nel 1976, a 28 anni, deputato nel Partito Radicale; fuma, di tanto in tanto si concede un bicchiere di vino bianco ai pasti, ha più fiducia nella medicina tradizionale specialmente nei paesi che della libertà di ricerca hanno fatto una loro priorità.

  • Nella Regione Laziodeficit ridotto senza tagli

    e nuove strutture in arrivo

    Montino: “lasciamouna sanità risanata”

    dalla ristrutturazione del San Giacomo che, nel pieno centro storico di Roma, garantirà assistenza a bassa intensità storicamente relegata nelle province del Lazio. Credo che quando i cittadini romani si troveran-no ad avere ricoverato un anziano caro a pochi passi da casa piuttosto che a qual-che decina di chilometri apprezzeranno il coraggio delle nostre scelte”. Il centro-destra pone tra i suoi punti programmatici “una pari importanza tra sanità pubblica e sanità privata”. Che le insegna la sua esperienza?“La sanità privata, soprattutto quella vicina al mondo religioso, fa storicamente parte del patrimonio sanitario pubblico di que-sta regione. Noi dobbiamo continuare a ragionare in termini di efficienza del siste-ma e chiunque è in grado di garantire qua-lità e appropriatezza dell’offerta sanitaria è nostro interlocutore. Dobbiamo mettere il sistema in effettiva concorrenza, così come previsto dalla legge, senza rendite di posi-zione e riconoscendo le giuste remunera-zioni a chi fa qualità effettiva. Oggi il siste-ma di pagamento delle prestazioni rischia di abbassare la qualità penalizzando pro-prio chi in questo investe. Bisogna diver-sificare i sistemi di pagamento in base alla complessità delle prestazioni e garantire agli ospedali pubblici le necessarie risorse per migliorare la qualità complessiva. Una cosa deve essere chiara: il principio univer-salistico sancito ormai da 30 anni non può essere mai messo in discussione, di fronte alla malattia siamo tutti uguali e abbiamo tutti diritto alle migliori cure possibili”.

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    Esterino Montino, vicepresidente della Regione Lazio, si è fatto ca-rico di condurre in porto sino alle prossime elezioni l’amministrazio-ne regionale. Nel farlo ha rivendicato con orgoglio le scelte difficili adottate nel cam-po della sanità pubblica.

    Tagli ai costi ma non tagli ai servizi, è così?“Abbiamo trovato una Regione che per tre anni ha dimenticato i bilanci sulla sa-nità. Abbiamo aperto tutti i cassetti, Asl per Asl, e abbiamo trovato una voragine nelle finanze che rischiava di portare alla bancarotta l’intero sistema. Ora possiamo dire che il debito pregresso di circa dieci miliardi è stato coperto nella sua interezza, mentre il disavanzo annuale è passato da 2 miliardi a 1,3 nel 2009, questi ultimi co-perti con risorse regionali. Con la gestione del centrosinistra ci siamo fatti carico non solo di pagare i debiti pregressi ma so-prattutto di non produrre nuovi debiti. In questo quadro di risanamento, il governo nazionale per i mancati trasferimenti alla Regione dei soldi delle tasse pagate dai cit-tadini del Lazio, persevera nel costringere la Regione a pagare 200 milioni all’anno di interessi passivi”. Il Governo, però, per operare il piano di rientro vi ha chiesto di chiudere 18 ospe-dali e voi non l’avete fatto...“Spesso e soprattutto nelle province, i piccoli ospedali rappresentano l’unica ri-sposta di salute presente nel territorio. I ri-sparmi di una loro eventuale chiusura sono tutti da dimostrare. Se vogliamo attuare un

    nuovo modello di sanità, più vicina ai cit-tadini e in grado di dare risposte non solo nella fase acuta delle malattie, ma anche nel percorso post ospedaliero, dobbiamo partire dalle strutture che abbiamo. Per questo motivo il Piano Sanitario Regionale appena approvato punta molto sull’ospe-dale di prossimità (Ptp) e sulle Case della Salute”. Ciò nonostante avete lasciato in eredi-tà un piano sanitario, concordato con il commissario governativo, che prevede nuovi importanti cambiamenti. Quali sono? “Innanzitutto sull’edilizia sanitaria, andia-mo verso un modello che punta ad aumen-tare la qualità dei servizi per gli acuti e a rendere più territoriali i servizi post-acuzie. Ciò vuol dire che chi sta molto male avrà più qualità e chi è in via di guarigione, o ha una malattia cronica, avrà la disponibilità di un servizio vicino a casa. In pratica parlo del nuovo ospedale dei Castelli, i cui lavori sono in fase di avvio, del nuovo ospeda-le di Frosinone che sarà inaugurato nelle prossime settimane, del nuovo ospedale della Valle Tevere. Nelle periferie di Roma potenzieremo, e in alcuni casi raddoppie-remo, gli ospedali già esistenti. Mi riferisco al Grassi di Ostia, al Pertini e a Tor Vergata. Inoltre, abbiamo già stabilito 1000 nuovi posti letto in Rsa, abbiamo concordato con imprenditori e sindacati criteri oggettivi e regole certe per la loro attivazione. Voglio che sia chiaro che le nostre priorità sono le esigenze dei cittadini e non le pressioni dei gruppi di potere. Il primo esempio di strut-tura sanitaria vicina ai cittadini sarà dato

  • Marilab

    La nostra sede Marilab Caffaro è l’unico centro privato convenzionato a Roma dove è possibile effettuare indagini epatiche con Fibroscan. Attualmente nel Lazio solo altre 3 strutture hanno questo macchinario in dotazione.

    Che cos’è Fibroscan e a cosa serve?L’esame Fibroscan, anche detto Elastografia Epatica, rappresenta ad oggi una delle tecniche più innovative nel pano-rama delle nuove metodiche diagnostiche della fibrosi epatica. Questo straordinario strumento grazie ad una sonda ad ultrasuoni posizionata su di un sistema vibrante, consente di misurare con grande precisione il grado di rigidità del fegato, permettendo una valutazione rapida e totalmente indolore dello stato di fibrosi presente nel paziente. Fino ad oggi questa informazione poteva essere ottenuta solo agendo in modo invasivo attraverso una biopsia epa-tica, ossia con un prelievo di tessuto mediante un ago e in regime di anestesia locale, con giustificata mal disposizio-ne da parte dei pazienti costretti a subire comunque un esame spiacevole e chiaramente fastidioso.L’Elastografia Epatica o Fibroscan invece è una metodica ambulatoriale rapida (dai 5 ai 15 minuti ad esame), non invasiva quindi del tutto indolore, ripetibile nel tempo per un monitoraggio costante del proprio stato di salute.

    La nostra offerta FibroscanAl centro Marilab Caffaro è possibile:• Effettuare solo l’indagine diagnostica Fibroscan realizzata da un operatore specializzato che alla fine dell’esame consegnerà al paziente una cartellina contenente solo i dati ottenuti durante la valutazione epatica. Il referto, quindi, dovrà essere portato dal paziente al suo medico curante/prescrittore o al suo epatologo di fiducia per una attenta lettura e interpretazione clinica.• Effettuare sia l’indagine con Fibroscan che la successiva visita con specialista epatologo in grado di leggere ed interpretare i dati ottenuti durante l’esame.

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    Agenzia di OSTIA

    Via Luigi Borsari, 29 - 00122 ROMATel. 06 5621327 - 06 5601653Fax 06 5600345

    a cura del Prof. Fabrizio SoccorsiEmerito Primario di Epatologiae consulente del Marilab Center

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    Colesterolo: un termine che fa molta paura ed incute sempre più timore; quasi un veleno che in agguato minaccia la nostra salute. Eppure (ci credete?) senza coleste-rolo non sarebbe possibile vivere! Infatti, indipendentemente dall’accezione nega-tiva ormai comune, mi fa piacere ricorda-re che il colesterolo è una sostanza lipi-dica importantissima per la vita cellulare: basti pensare che è un componente fon-damentale delle pareti cellulari e nuclea-ri, del cervello e del sistema nervoso.

    Tant’è che il corpo umano si preoccupa di produrne da sé una buona parte, il co-lesterolo endogeno che insieme a quello esogeno (introdotto cioè con gli alimenti) va a costituire quella che è indicata come colesterolemia, ossia la quantità di coleste-rolo totale nel sangue.Di norma la quantità di colesterolo nel sangue non dovrebbe superare la soglia di 200mg/100ml, ma capita che per scom-pensi metabolici, fattori ereditari o errori alimentari possa essere molto più alto (ipercolesterolemia).

    Colesterolo:guai se non ci fosse,sciagura se è in eccesso

    Contrariamente a quanto si crede, nelle dosiopportune, è una sostanza indispensabile.La prevenzione? È nella scodella

    L’UOVO DI COLOMBO NELL’IPERCOLESTEROLEMIAUn dilemma che, quasi con frequenza ossessiva, mi viene posto dai pazienti è: l’uovo può essere mangiato?È vero che il tuorlo di un uovo contiene circa 290 mg di colesterolo, ma si tratta di una quantità non eccezionale se paragonata al quantitativo di colesterolo endogeno prodotto dall’organismo; anzi sembra che meno colesterolo “arrivi da fuori” con gli alimenti, più il corpo ne produca “da dentro”! Quindi, anche in caso di ipercolesterolemia, personalmente non elimino le uova dalla dieta, semmai ne riduco un pò le quantità consumate settimanalmente. F.R.

    di Federica Razzi

    Alcuni dei fattori indicati, come per esem-pio la familiarità, si definiscono non modi-ficabili, altri invece, come lo stile di vita e i fattori alimentari, è possibile sostituirli. Significa cioè, che indipendentemente da una sorta di predisposizione personale all’ipercolesterolemia, è possibile ed au-spicabile “lavorare” per diminuire i tassi di colesterolo (soprattutto LDL) nel sangue.Naturalmente la mia professione mi porta ad indicare alcune condotte alimentari uti-li in questo senso. Partirei subito col dire che “la prevenzione è nella scodella”: significa che in generale una dieta ricca di legumi (fagioli, ceci, len-ticchie, piselli) aiuta tantissimo a ridurre il colesterolo esogeno e di conseguenza la colesterolemia plasmatica.

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    Questo perché i legumi sono ricchissimi di fibre, sia insolubili, sia e soprattutto solu-bili (saponine) che spazzano via il grasso nocivo. Il colesterolo in eccesso è una diretta con-seguenza di un’alimentazione raffinata tipica del mondo occidentale (eccesso di zuccheri e farina bianca, carenza di fibre e di vegetali). Le popolazioni che abitual-mente consumano alte quote di carboi-drati, specialmente se integrali, vantano livelli bassi di colesterolo.In generale, un consiglio può essere quel-lo di ridurre l’introito di lipidi alimentari al 30% e quello degli acidi grassi saturi (latte intero, burro, panna, formaggi grassi…) ad un massimo del 10% delle calorie totali. In particolare è dimostrato che l’aglio sia un efficace alimento anti-colesterolo, così ha confermato la più recente ricerca bio-medica e clinica. Gli unici problemi prati-ci di una terapia a base di aglio possono, semmai, riguardare l’effetto secondario costituito dall’odore, anche se ad oggi esistono estratti d’aglio “deodorizzati” fa-cilmente reperibili nelle farmacie e/o erbo-risterie.

    Prestoi vostri esami sul PC

    Cari lettori, innanzitutto vi faccio i miei migliori auguri di buon anno!Rinnovo inoltre come sempre i ringra-ziamenti a tutti coloro che mi hanno

    contattato dandomi dimostrazione di grossa stima e soddisfazione per il lavoro svolto.

    In particolare vorrei dare evidenza in questo numero ad una segnalazione che mi consente di anticipare una nuova iniziativa studiata per agevolare buona parte della clientela. Pertanto rispondo al signor A.M. di Fiumicino che a bre-ve sarà possibile, per i pazienti interessati, consultare i risultati degli esami ef-fettuati nei nostri centri tramite internet; verrà fatta un’adeguata campagna informativa non appena avremo messo a punto tutte le procedure.Consiglio inoltre ai lettori particolarmente interessati alle nuove metodiche da noi introdotte, di consultare la rubrica Infomarilab di questo numero che il-lustra le potenzialità del Fibroscan, un rivoluzionario strumento che consente di effettuare indagini epatiche di grande precisione. Nel rinnovarvi l’invito ad inviarmi tutte le vostre segnalazioni tramite i recapiti di seguito indicati, mando un caloroso saluto a tutti voi e come al solito vi au-guro buona lettura!

    Gentili lettori questa rubrica vi riguarda. Si tratta di uno spazio espressamen-te dedicato a voi ed alla vostra voce. Questo filo diretto vi darà la possibilità di segnalare eventuali osservazioni, richieste, suggerimenti sui servizi da noi erogati, sull’accoglienza delle nostre strutture, sulla professionalità del nostro personale. Allo stesso tempo consentirà alla Marilab di ottenere un riscontro immediato e realistico sul raggiungimento degli obiettivi di qualità prefissati ma soprattutto sul livello globale di soddisfazione della clientela, che rappre-senta per l’azienda un obiettivo primario e costante.A tal fine vi prego di contattare il n° 06 56195237 o di inviare un fax al n° 06 56195254. In alternativa potrete inviare una e-mail al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]à mia cura rispondere personalmente alle segnalazioni. Le osservazioni più significative verranno pubblicate in questa rubrica nei numeri successivi di Vivendi.

    Daniele Marino

  • Ma come si chiama...?”. “Ma dove ho messo...?”. “Ma sei sicuro di avermelo già det-to...?”. Spesso ci si accorge di dimenticare nomi, oggetti, fatti riferiti pochi minuti prima o di avere difficoltà a memorizzarli. A chi non è mai accaduto? E soprattutto avrete notato che le “dimenti-canze” possono essere più frequenti in al-cuni momenti della vita!Nella maggior parte dei casi, infatti, ci tro-viamo di fronte a disturbi occasionali della capacità di ricordare e memorizzare. Altre volte, invece, il disturbo della memoria può presentare un decorso caratterizzato da un lento, ma progressivo peggioramento.Tuttavia il disturbo della memoria, che può riguardare la capacità di ricordare avveni-menti ed esperienze recenti o fatti ed even-ti avvenuti nel passato, anche nei casi in cui sembra peggiorare in modo inesorabile nel

    tempo non necessariamente è legato a un deterioramento cerebrale, ma può essere conseguenza di cause banali, come un di-sturbo dell’umore o del sonno.A volte precisare la causa e l’entità del defi-cit di memoria può essere semplice, ma in casi più complessi può essere necessario eseguire esami strumentali e test specifici per indagare e valutare le molteplici funzio-ni cognitive che il nostro cervello è in grado di svolgere.Dietro la definizione generica di “distur-bo di memoria” si nascondono, infatti, molteplici patologie neurologiche che hanno come manifestazione principale il deficit mnesico, ma a cui possono asso-ciarsi numerosi altri sintomi, quali: disturbi dell’umore, in particolare la depressione; idee deliranti e allucinazioni visive; cam-biamenti di personalità, quali apatia e disi-nibizione; alterazioni del comportamento,

    come aggressività verbale e fisica, diso-rientamento, agitazione, comportamenti sessuali inappropriati, aumento anomalo dell’appetito, tendenze autolesive. La malattia di Alzheimer è sicuramente la più conosciuta e frequente tra le demen-ze su base degenerativa e si manifesta nell’età medio-avanzata con una preva-lenza che aumenta progressivamente con l’età. È quindi una patologia destinata a di-ventare sempre più frequente nella nostra società con l’allungarsi dell’aspettativa di vita e l’impegno di grandi risorse umane ed economiche nella ricerca scientifica sta portando al raggiungimento dei primi, in-coraggianti successi terapeutici che oggi fanno intravedere un futuro più roseo ai malati e ai loro familiari e incoraggiano verso una diagnosi sempre più precoce di questa malattia.

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    Dr. Luca MarinoDirettore SanitarioMarilab Center

    L’oblio, spia dei disturbidi memoria

    Nella maggior parte dei casi una dimenticanzaè solo un problema transitorio.Quando invece diventa frequente, è bene indagare

    dr. Roberto FruscianteNeurologo

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    Restituireal cittadinoil diritto di curaNella sanità è arrivato il momentodi cambiare sistema: è una stradapossibile, senza nuovi investimenti macon più coraggio negli amministratori

    Dr. Luca MarinoDirettore SanitarioMarilab Center

    Ormai non c’è più scelta! Le scor-ciatoie sono finite e i treni sono passati già tutti! A guardare bene forse ne è rimasto an-cora uno; non è un treno qualsiasi ma un modernissimo TAV e sta a noi decidere, o meglio, ai nostri futuri amministratori: o ci si sale sopra tutti insieme con tanto di ba-gagli al seguito, oppure rimaniamo a piedi per i prossimi dieci anni.Non c’è più tempo per la finanza creativa per risanare i bilanci della nostra regione né, tantomeno, per le finte manovre di ri-duzione della spesa che non hanno portato nessun risparmio concreto. Non ci possia-mo più affidare ai famigerati tagli effettuati dove non c’era niente da tagliare; è arrivato il momento di sedersi intorno ad un tavolo e rimettere mano a tutto il sistema e c’è da augurarsi che per una santa volta questo tavolo sia composto dalle persone giuste; c’è da sperare che la politica sanitaria ven-ga fatta non dai politici ma da coloro che operano all’interno del Servizio Sanitario Regionale (medici, paramedici, ammini-stratori) e da coloro che ne usufruiscono (i cittadini). La politica si deve limitare a sta-bilire i fabbisogni ed a stanziare le risorse necessarie, il resto va demandato ai profes-sionisti della sanità. Il soggetto che pone le

    zio ha speso in un anno più di 2 miliardi di euro per il pronto soccorso. Le strutture ambulatoriali territoriali possono fare mol-to per evitare che il cittadino si rivolga ai presidi ospedalieri per delle semplici pre-stazioni di diagnostica. Non servono nuovi investimenti! Se si con-sidera che nel Lazio esistono circa 600 ambulatori privati accreditati, ed a questi si aggiungono numerosi presidi territoriali pubblici, si comprende come il piano di de-ospedalizzazione sia facilmente attuabile con le risorse già esistenti. Le decisioni da adottare sono poche e sem-plici: primo, una nuova visione del rapporto tra medici di medicina generale e strutture ambulatoriali accreditate; secondo, uno spostamento di risorse economiche dal set-tore del ricovero a quello ambulatoriale.In questo modo si risolverebbe sia il proble-ma dell’inappropriatezza prescrittiva che quello degli accessi al pronto soccorso, de-terminando un notevole risparmio di spesa in termini di minor numero di prescrizioni e di minore accesso ai punti di pronto soccor-so che, come è noto, a parità di prestazione erogata hanno un costo notevolmente su-periore a quello dei presidi ambulatoriali.Quindi, basta con i tagli scriteriati e senza un programma sanitario di riferimento! Che i futuri amministratori abbiano il coraggio di prendere il toro per le corna e cambiare una volta per tutte un sistema che, fino ad oggi, ha determinato un servizio inefficien-te per di più generando ingenti perdite economiche!Che sia ridato al cittadino di questa Regio-ne il diritto alla cura che gli spetta, senza che questo comporti sacrifici inaccettabili in una società moderna che si rispetti.

    regole ed effettua i necessari controlli deve essere diverso dai soggetti che forniscono il servizio. In parole povere l’amministra-zione regionale deve stabilire le regole del gioco e poi deve accertarsi che chi sta dentro le rispetti fino in fondo; meglio ancora sarebbe se si adottasse un sistema premiante per le realtà virtuose. Infatti, solo in un sistema in cui venga dav-vero garantita la libera scelta il cittadino potrà eleggersi a giudice del gradimento delle varie realtà presenti sul mercato. Così facendo le strutture accreditate, pubbliche e private, opererebbero non solo all’inter-no di un sistema omogeneo ma anche in un regime di libera concorrenza finalizzato a premiare la qualità.D’altra parte qualcuno dovrà pure trovare il coraggio di dire che non sono più questi i tempi della sanità del “tutto a tutti” e che in questo panorama difficile si fa sentire sempre più forte l’esigenza di introdurre un meccanismo, alla stregua di quello adot-tato per i farmaci, che preveda più livelli: il primo totalmente gratuito e gli altri con una partecipazione alle spese, fino ad arri-vare alle prestazioni a totale carico dell’as-sistito.Tale meccanismo, ovviamente, terrà conto delle categorie protette che usufruiranno di agevolazioni di vario tipo.Non a caso il nuovo Piano Sanitario Regio-nale punta il dito sull’eccedenza di posti letto per acuti e sulla necessità della deo-spedalizzazione e del potenziamento della medicina del territorio. Gli accessi al pronto soccorso sono assolutamente fuo-ri controllo e sono costituiti per il 50% da codici bianchi e verdi, ovvero casi trattabili anche ambulatorialmente: la Regione La-

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    la voce profonda, l’ipertrofia clitoridea, la crescita di peli sul viso e l’amenorrea. Se da un lato l’iniziale utilizzo di steroidi ana-bolizzanti appare associato ad un aumen-to della libido e della frequenza di erezioni in molti uomini, dall’altro l’uso prolungato comporta un progressivo deterioramento della funzione sessuale maschile oltre che delle potenzialità riproduttive. Negli indi-vidui giovani (di età inferiore ai 20 anni), l’uso di steroidi può provocare una più precoce saldatura delle cartilagini di ac-crescimento con conseguente riduzione della statura adulta definitiva.L’effetto collaterale più comune dell’uso di anabolizzanti è la ritenzione di sodio, e quindi di liquidi, con conseguente ede-ma, che può diventare un serio problema in quanto causa di ipertensione arteriosa. L’aumento della pressione arteriosa, seb-bene generalmente asintomatico, può manifestarsi con cefalee, insonnia e dif-

    ficoltà respiratorie; inoltre, se associato a modificazioni delle lipoproteine plasma-tiche (aumento dell’LDL e riduzione del HDL), anch’esse potenzialmente collega-te all’uso degli anabolizzanti, rappresenta un importante fattore di rischio cardiova-scolare negli atleti.L’uso prolungato di anabolizzanti è un fattore rischio anche per la comparsa di diabete mellito, soprattutto in soggetti con familiarità per tale malattia, come di-mostrato da alterazioni nella tolleranza al glucosio.Gli steroidi anabolizzanti vengono assun-ti per via orale o parenterale. Nel primo caso possono determinare gravi tossicità a livello epatico, mentre per via parente-rale (intramuscolare) l’assorbimento è più lento e quindi le dosi possono essere più dilazionate nel tempo. L’osservazione che tali ormoni, somministrati in soggetti ma-schi ipogonadici (con deficit di testostero-ne), avevano un notevole effetto sullo svi-luppo delle masse muscolari, ha condotto all’idea che, a dosi superiori, tali composti potessero promuovere un aumento del-la “massa magra” del soggetto normale. Non tutti sanno però qual è il prezzo che viene o verrà pagato dal proprio benesse-re psicofisico!

    La massa muscolare di un individuo dipende in parte dal suo patrimo-nio genetico, in parte dall’allena-mento ed in parte dagli ormoni, in particolare dagli androgeni. Queste sono nozioni ormai note a tal punto che tra i frequentatori delle palestre, amatoriali e non, sta diventando sempre più diffuso l’uso di ormoni anabolizzanti che hanno caratteristiche simili agli ormoni sessuali maschili, per accrescere la massa musco-lare.Gli atleti però non prestano spesso suf-ficiente attenzione a quelli che possono essere gli effetti collaterali anche gravi legati all’uso degli steroidi. Tipici sono la ginecomastia (aumento volumetrico delle ghiandole mammarie), la ritenzione idrica, la pelle molto grassa con acne diffusa, l’al-ternanza di stati psichici euforici ed irasci-bilità manifesta, e, nelle donne, lo svilup-po di caratteri secondari maschili, come

    Anabolizzanti:più muscoli ma anche meno salute

    Sempre più diffuso il ricorso agli steroidiper la scultura del fisico.Attenzione, però, ai disastrosi effetti collaterali!

    Prof. Andrea FabbriProfessore Associato di EndocrinologiaDipartimento di Medicina InternaUniversità di Roma Tor VergataDirettore Unità Operativa Complessadi Endocrinologia e DiabetologiaOspedale S. Eugenio & CTO A. Alesini

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    Attualmente la cocaina è la droga di uso più comune tra i soggetti che si presentano ai Pronto Soc-corso degli Ospedali. Il suo am-pio uso è imputabile sia alla errata convin-zione che un suo saltuario uso “ricreativo” sia sicuro, sia al costo relativamente basso, sia alla facilità di assunzione, sia alla pron-ta disponibilità. La cocaina se fumata (nota come “crack” per il rumore di scoppiettio che produce quando è riscaldata) inizia a fare effetto in 3-5 secondi; se inalata (“snif-fata”) inizia a fare effetto in 1-5 minuti, ha il picco in 15-20 minuti e l’effetto dura fino a 60-90 minuti. Si calcola che in Italia tra pochi anni ben l’1% della popolazione possa averne fatto uso. Sono molteplici gli effetti dannosi per l’uso continuativo della cocaina. Per l’apparato cardiovascolare il rischio più frequente è l’infarto miocardico “a corona-rie sane”, presente per lo più nei giovani, dovuto al forte effetto vasospastico sulle

    arteriole, (l’uso costante per via inalatoria può portare alla necrosi del setto nasale, che ne viene a contatto in grande con-centrazione), allo stimolo simpatico e alla aumentata predisposizione alla formazio-ne di trombi. Le altre complicanze cardio-vascolari vanno dalla semplice tachicardia (il corrispettivo della sensazione di “sbal-lo”) ad aritmie più “serie”, come la fibril-lazione atriale. Quest’ultima è la perdita, momentanea o permanente, del normale segnapassi che “innesca” ritmicamente la attività cardiaca, e viene sostituita da un movimento incoordinato, inefficace degli atri (sede del normale segna-passi) e pertanto il ritmo perderà la sua normale cadenza, dando al paziente la sensazione di aritmia. Possono anche innescarsi aritmie ventricolari più pericolose, poten-zialmente letali (da singoli battiti a tachicardie ventricolari fino alla fibrillazione ventricolare), o altre

    patologie a carico dell’apparato CV, dalla ipertensione severa alla miocardiopatia dilatativa (quest’ultima, se bloccata in tempo, ha una buona risposta alle tera-pie, ma necessita della sospensione della cocaina). Purtroppo c’è da rilevare che gli effetti negativi vengono esaltati dal con-comitante uso (come peraltro “di regola”) di alcool, tabacco, altre sostanze d’abuso o anche il Viagra. Purtroppo, la psicosi farmaco-indotta ren-de il soggetto incurante della propria sa-lute: il 60% dei pazienti entrati in Pronto Soccorso per uso di cocaina, ne riprende l’uso. Va infine sottolineato che quasi tutti gli effetti nocivi della cocaina non sono dose-dipendenti. E pertanto chiunque ne abbia un contatto anche solo per la prima vol-ta, può essere colpito dai gravi effetti ci-tati, e la prima “prova” può anche essere l’ultima.

    Cresce il consumo della “neve” tra i giovani e, di conseguenza, aumentano i danni cardiovascolari ad esso collegati. Gli effetti possono manifestarsi anche al primo “assaggio”

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    RSIProf. Andrea Fabbri

    Professore Associato di EndocrinologiaDipartimento di Medicina InternaUniversità di Roma Tor VergataDirettore Unità Operativa Complessadi Endocrinologia e DiabetologiaOspedale S. Eugenio & CTO A. Alesini

    Cocaina,la prima “tirata”

    può essereanche l’ultima

    Dr. Antonio di FlorioSpecialista in Cardiologia

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    ni, fegato, cornee, pancreas e per ultimo l’intero intestino.Donazione e trapianto implicano pro-blematiche di tipo emotivo e psicologico perché si incontrano sentimenti molto forti come la disperazione per la perdita di un congiunto, la generosità, la speran-za di chi riceve e il suo desiderio di vivere. La psichiatria e la psicologia hanno assun-to un ruolo importante perché molti sono

    Quante volte leggiamo di paren-ti che autorizzano l’espianto di organi ai loro cari, malati ormai terminali! E quante volte ci è capitato di riflettere su questo estremo atto di generosità in grado di salvare altre vite o di restituire qualità a un’esistenza minata da un handicap!La donazione e il trapianto degli organi sono temi molto controversi e difficili da affrontare per mancanza di informazione, per scarsa sensibilizzazione e per i pregiu-dizi di natura etica e religiosa. Per molti, la donazione è il più grande atto di solida-rietà e di generosità, una vera e autentica donazione di sé al servizio della vita così come Dio ha donato suo figlio Gesù per alleviare le sofferenze dei Cristiani. C’è invece chi avanza dubbi sulla legge che codificando la cosiddetta morte cerebrale autorizza l’espianto quando l’ammalato è ancora vivo, con cuore battente e riflessi presenti. Di fatto, espianto e trapianto sono diventati una pratica terapeutica indispensabile per patologie gravi che ne-cessitano la sostituzione di cuore, polmo-

    Aiutare quel pezzo di vitache sopravvive

    di Maria Giulia Minichetti

    La donazione e il trapianto di organi vissuti su entrambi i fronti:il ruolo fondamentale dello psicologo

    i risvolti che si notano nelle persone tra-piantate e nei familiari che devono dare il consenso. Le persone in attesa di trapian-to vedono questo intervento come unica possibilità di sopravvivenza e l’uscita da un lungo percorso di sofferenza ma a vol-te sono psicologicamente poco motivati e quindi a rischio di rigetto.Alcuni studi hanno evidenziato che spes-so il trapiantato inizia a percepire la sua personalità come sdoppiata e la sua iden-tità - costituita da un insieme di mente e di corpo - deve essere ricostruita per evi-tare meccanismi di identificazione con la psicologia e la vita del donatore, sensi di colpa e necessità di riparazione. Poi ci sono i familiari coinvolti nell’assenso della donazione di organi che negano il trapian-to perché non vogliono accettare la morte definitiva della persona amata; chi invece dà il consenso con l’illusione che il con-giunto sopravviva nel ricevente. È una fase drammatica anche per il personale medi-co che ha la difficoltà di far comprendere il concetto di morte cerebrale che molti rifiutano.

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    Negli ultimi anni si sta dando molta impor-tanza alla psicologia medica per i trapianti che mette al centro dell’attenzione la sog-gettività delle persone coinvolte nell’iter.

    L’intervento psicologico o psichiatrico se-gue tre fasi:

    1) la prima fase consiste in un colloquio psi-codiagnostico con la somministrazione di vari test di personalità per valutare lo stato patologico del malato e i problemi ad esso collegati e lo stato nevrotico generalizzato (ansia, fobia, depressione ecc.);

    2) la seconda fase avviene dopo l’opera-zione per affrontare ed elaborare lo stato di accettazione progressiva di un organo estraneo che deve diventare proprio. Il tra-pianto infatti non è solo un passaggio fisico ma anche psicologico ed emozionale ed è una fase cruciale per la guarigione perché è presente la problematica del rigetto;

    3) la terza fase avviene nel momento della dimissione per aiutare il paziente ad inte-grare l’immagine dell’organo nel proprio corpo. Il paziente dovrebbe essere seguito anche al suo ritorno alla vita normale per-ché spesso all’euforia iniziale segue uno stato depressivo e confusionale.

    Il trapianto è un intervento che coinvolge e sconvolge la persona nella sua interez-za, deve essere valutato attentamente ri-spettando sempre la volontà soggettiva perché ne è coinvolta anche la dimensio-ne spirituale.

    QUANDO AVVIENE IL PRELIEVO DEGLI ORGANI?Quando sia stata accertata e documentata la morte encefalica o morte cerebrale, stato definitivo e irreversi-bile. L’accertamento e la certificazione di morte sono effettuati da un collegio di tre medici (medico legale, anestesista-rianimatore, neurofisiopatologo) diversi da chi ha constatato per primo la morte e indipendenti dall’èquipe che effettuerà il prelievo e trapianto. Questi medici accertano la cessazione totale e irreversibile di ogni attività del cervello per un periodo di osservazione non inferiore a 6 ore (www.aido.it).

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    il centro riserva alle mamme con la Mater SPA, un’area totalmente dedicata a questo mondo straordinario all’interno della quale sono stati realizzati trattamenti, pre e post parto, appositamente eseguiti da ostetriche specializzate. Il tutto accompagnati da una colonna sonora le cui note rilassanti sem-brano danzare sospese tra i riflessi di luce ricreati dal moderno sistema fotovoltaico e cromoterapico; una atmosfera magica nella quale è possibile abbandonarsi totalmente, corpo e anima, fino al raggiungimento di un totale relax.

  • Tra i pazienti cardiopaticiè sempre più diffusoil controllo della pressione arteriosa “in proprio”.Ecco gli accorgimentie le raccomandazioniper farlo al meglio

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    La pressione arteriosa (PA) è nor-malmente caratterizzata da ampie variazioni dei valori, causate da molteplici fattori (neuro-ormonali, terapeutici, emozionali, ecc.), cosicchè una diagnosi certa dovrebbe basarsi su ripetu-te misurazioni, anche nell’arco della stessa giornata. Se, infatti, risulta “certa “ la dia-gnosi di ipertensione severa o di pressione normale, non è altrettanto facilmente indi-viduabile la diagnosi nei valori “borderline” (ora chiamati “pre-ipertensione”).Dagli anni ‘30 si cercò di focalizzare l’im-portanza della “MISURAZIONE DOMICILIA-RE” (HBPM) della PA (equivalente di AUTO-MISURAZIONE) come migliore riferimento per fare una diagnosi o per adattare una terapia antiipertensiva. Ma vi erano note-voli difficoltà tecniche perchè i “candidati” dovevano essere in grado di apprezzare in modo corretto la comparsa e la scomparsa dei toni sotto il bracciale dello sfigmoma-nometro, distinguendoli da falsi rumori. A rendere più facile ed attendibile l’HBPM fu l’introduzione, dagli anni ’80 di apparecchi automatici. Solo dalla fine degli anni ’90, con il miglioramento della tecnologia e l’introduzione di protocolli di validazione, si è potuto disporre di apparecchi vera-mente affidabili.

    di molto emotiva) che è presente in circa il 20% dei pazienti in cui è diagnosticata l�