accademia del dialetto milanese sciroeu de milan

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Anno XX – Numero 125 – Gennaio/Febbraio 2018 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999 ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN www.sciroeu.it I Soci Fondatori Ambrogio Maria Antonini Nato a Milano nel 1901, ci ha lasciati nel 1987. Avvocato di professione, grande storico, poeta, uma- nista massimo esperto di cose milanesi. Ingegno eclettico sempre fedele al C.A.L. “Cenobio degli av- vocati lombardi” di cui per anni ne fu l’anima e il faro. DUEMILADICIOTTO A ogni ricorrere del primo genna- io, ci si augura che l’anno nuovo porti serenità, salute, benessere… più una convenzione sociale quella degli auguri che un vero e proprio convincente esorcismo contro la mala sorte. Assisteremo quindi nel nuovo anno, più o meno complici, allo svolgersi della vita che ci circonda, cercando di diventarne protagoni- sti, meglio se di successo. Il cammino ci riserva anche incon- tri ‘programmati’, come per esem- pio le manifestazioni sportive, le ricorrenze socio politiche e, perché no, gli anniversari che puntuali come l’alba di ogni giorno ci col- piscono. Anche per l’Accademia quest’an- no sarà importante: nel mese di novembre 2018 ricorrerà il quaran- tesimo anniversario di fondazione. Ricordo che l’Accademia non ha, purtroppo, una sua sede dove poter svolgere le attività legate al man- tenimento e alla valorizzazione del nostro dialetto, ciononostante i consiglieri e i soci continuano nelle loro attività presso vari centri culturali, come il Circolo Filologi- co, l’Humaniter, il Museo Martinitt e Stelline, El Pontesell e altri. Il consiglio direttivo sta valutando come dare il giusto risalto alla ricorrenza, della qual cosa ne sarà data tempestiva comunicazione a tutti i soci. Per ora, in attesa di questo importante traguardo novembrino, auguro a tutti i soci e gli amici un buon 2018. Gianfranco Gandini

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Page 1: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

Anno XX – Numero 125 – Gennaio/Febbraio 2018 – Registrazione del Tribunale di Milano N°789 del 24-12-1999

ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

SCIROEU de MILANwww.sciroeu.it

I Soci Fondatori

Ambrogio Maria Antonini

Nato a Milano nel 1901, ci ha lasciati nel 1987. Avvocato di professione, grande storico, poeta, uma-nista massimo esperto di cose milanesi. Ingegno eclettico sempre fedele al C.A.L. “Cenobio degli av-vocati lombardi” di cui per anni ne fu l’anima e il faro.

DUEMILADICIOTTO

A ogni ricorrere del primo genna-io, ci si augura che l’anno nuovo porti serenità, salute, benessere… più una convenzione sociale quella degli auguri che un vero e proprio convincente esorcismo contro la mala sorte.Assisteremo quindi nel nuovo anno, più o meno complici, allo svolgersi della vita che ci circonda, cercando di diventarne protagoni-sti, meglio se di successo.Il cammino ci riserva anche incon-tri ‘programmati’, come per esem-pio le manifestazioni sportive, le ricorrenze socio politiche e, perché no, gli anniversari che puntuali come l’alba di ogni giorno ci col-piscono.Anche per l’Accademia quest’an-no sarà importante: nel mese di novembre 2018 ricorrerà il quaran-tesimo anniversario di fondazione. Ricordo che l’Accademia non ha, purtroppo, una sua sede dove poter svolgere le attività legate al man-tenimento e alla valorizzazione del nostro dialetto, ciononostante i consiglieri e i soci continuano nelle loro attività presso vari centri culturali, come il Circolo Filologi-co, l’Humaniter, il Museo Martinitt e Stelline, El Pontesell e altri. Il consiglio direttivo sta valutando come dare il giusto risalto alla ricorrenza, della qual cosa ne sarà data tempestiva comunicazione a tutti i soci.

Per ora, in attesa di questo importante traguardo novembrino, auguro a tutti i soci e gli amici un buon 2018.

Gianfranco Gandini

Page 2: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

SOMMARIO

2 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

Accademiadel Dialetto Milanese

Quote annue di adesione del 2018Soci Aderenti da € 35,00Soci Effettivi da € 52,00Soci Sostenitori da € 180,00

La quota può essere versata suBanca Popolare del Commercio e dell’Industria Iban IT54I0311101613000000003602Agenzia 33 – via Secchi 2 – Milanooppure: C/C Postale N°24579203“Accademia del Dialetto Milanese”

SCIROEU de MILANEdito dall’Accademia del Dialetto Milanese

Bimestrale fondato nel 1999Reg. Trib. di Milano N°789 del 24-12-99

Direttore: Gianfranco Gandini

www.sciroeu.itACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE

Sede c/o Circolo Filologico Milanese via Clerici, 10 – 20121 Milano

Tel. 3336995933C.F. 97206790152 NAT. GIUR. 12

Presidente onorario: Gino Toller Melzi

Consiglio DirettivoPresidente: Gianfranco GandiniVicepresidente: Mario ScuratiConsiglieri: Ella Torretta - Segretaria Paola Cavanna Alberico Contursi

Redazione:

Tullio Barbato,Filippo Bianchi,

Osmano Cifaldi, Fior-ella,Gianfranco Gandini,

Giorgio Moro ViscontiGino Toller Melzi, Ella Torretta,

Marialuisa Villa Vanetti

E-mail: [email protected]

Realizzazione e disegni di:Marialuisa Villa Vanetti

EDITORIALEDuemiladiciottodi Gianfranco Gandini

1

PROGRAMMI E SEGNALAZIONI 3

LETTERATURA a cura di Gianfranco GandiniGiovanni Rajberti

5

Un banchetto nella Milano del quattrocentodi Osmano Cifaldi Il notaio della “Badia dei Mercanti” di Osmano Cifaldi

6

MILAN... LA COGNOSSI? di Giorgio Moro ViscontiViale Brianza

7

IN CARTA 8

SALUTE A MILANO di Filippo BianchiIl canale stretto

9

VEDRINA DE LA BOTANICA a cura di Fior-ella Mandragora, vegetale dalle proprietà magiche

11

LEGGIUU E SCOLTAA 14

CUNTA SÙ di Ella TorrettaRicòrd de Natal

19

ARTISTI 22

FIRIFISS 23

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PROGRAMMI E SEGNALAZIONI

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 3

RADIO MENEGHINARadio Meneghina, fondata da Tullio Barbato nel 1976, sta riposizionando la sua presenza sul territorio a Milano-centro in via Caffaro e in via Trasimeno. Trasmette interventi di Luca Barbato, Mario Censabella, Ada Lauzi, Enzo Ravioli, Roberto Carusi, Gianfranco Gandini, Roberto Marelli, Giuliano Fournier, Roye Lee, Piero Bianchi, Liliana Feldman, Ella Torretta, Pierluigi Amietta, Natale Comotti, Vincenzo Barbieri, Roberto Biscardini, Michaela Barbato, Lorenzo Barbato e le dirette delle partite di calcio casalinghe dell’Inter dallo stadio Meazza. Radio Meneghina è l’emittente che riserva il maggiore spazio alla produzione dialettale di canzoni, poesie, prose.

Ella Torrettaprosegue

le conversazioni“Freguj de milanes”

quindicinalmenteil giovedì alle 15.30

ed alle 16.30 “Scrivemm in milanes”

Humanitervia S. Barnaba, 48 - Milano

El Pontesell - Biblioteca Fra’ Cristoforo - via Fra’ Cristoforo 6 - Milano

XX Corso di Lingua e Cultura Milanesedal 25 settembre 2017 al 4 giugno 2018 tutti i lunedì dalle 16.45 alle 19.00

Docenti: Paola Cavanna, Gianmaria Ferrari, Bianca Mancuso, Mario Torchio con la partecipazione di altri esperti. “Giornate riservate al poeta amico” e

“Giornate dedicate a canzoni di tradizione e cori”Informazioni telefoniche dalle 17.00 alle 19.00 - 02 89530231 - 02 88465806 - 02 26145172

Museo Martinitt e Stellinecorso Magenta 57 - per info e prenotazioni tel. 02 43006522

“Grammatica e letteratura milanese” a cura di Gianfranco Gandini 2018: 9 gennaio ore 15.00 / 23 gennaio ore 16.00 - 6 febbraio ore 15.00 / 20 febbraio ore 16.00

Sabato 13 gennaio h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

Sabato 10 febbraio h. 15.30 Sciroeu di Poettapresso il Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10

EL SALOTTIN

Se cicciaraSe scoltaSe impara

... con ADA LAUZI

Circolo Filologico Milanesevia Clerici 10, 20121 Milano

Ogni martedì alle ore 18.15: Paola Cavanna, Laboratorio di poesiaEdo Bossi, Grammatica milanese

12 febbraio alle ore 17.30presso El Pontesell

Biblioteca Fra’ Cristoforovia Fra’ Cristoforo 6 - Milano

Presentazione del libro“Noi Martinitt”

Il Centro Ricreativo Culturale al 77corso di dialetto milanese, grammatica e poesia con Bico Contursi

saletta di via Sapri 79, Milanoper informazioni telefonare al 331 1182954oppure scrivere: [email protected]

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4 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

ACCADEMIA

12/01/2018 - venerdì - Scagliola Adriana Milano Capitale del Commercio (1) 16/01/2018 - martedì - Frattini Giuseppe Cose più notabili e mostruose d’Italia che si mangiano 19/01/2018 - venerdì - Scalco Luca Il Teatro: macchina ed architettura origini (1) 23/01/2018 - martedì - Crola Pierluigi La musica milanese tradizione ed innovazione (1) 26/01/2018 - venerdì - Colussi Paolo Matematica + magia= tecnologia (1) 30/01/2018 - martedì - Rossetti Giuseppe L’area geografica occitana: lingua e cultura 02/02/2018 - venerdì - Sconfienza Andrea Il cuoco risponde: quesiti, dubbi e far da mangiare(1) 06/02/2018 - martedì - Scalco Luca Teatri Milanesi ed urbanistica: i primi teatri (2) 09/02/2018 - venerdì - Ferri Alfredo Pinocchio in tante lingue e dialetti anche in Milanese 13/02/2018 - martedì - Biancardi Giovanni Libri e librai – una storia fatta di libri (1) 16/02/2018 - venerdì - Scagliola Adriana Milano Città fieristica da sempre (2) 20/02/2018 - martedì - Crola Pierliuigi Sonorità lombarde: gruppi musicali contemporanei (2) 23/02/2018 - venerdì - Colussi Paolo Automi e robot (2) 27/02/2018 - martedì - Scalco Luca Teatri: macchina ed architettura oggi (3)

ANTICA CREDENZA DI SANT'AMBROGIO

Per iscrizioni e informazioni rivolgersi alla segreteria via Rivoli, 4 Milano - tel. 02 45487985Cell.3284412882- Email: [email protected]

INCONTRI CON MILANO - MILANO O CARA - LABORATORIO DI RICERCA CALENDARIO: Anno Accademico 2018 - Ore 18.00/19.30

presso CAM - ingressi da Corso Garibaldi, 27 o da via Strehler 2 - Milano Progetto predisposto in collaborazione col Municipio 1 - Ass. servizi culturali, servizi sportivi, giovani

La basilica di Sant’Ambrogio gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 5

LETTERATURAa cura di Gianfranco Gandini

Giovanni Rajberti, medico e poeta al tempo delle Cinque Giornate di Milano, lo ritroviamo anche interprete della interessante traduzione di un poemetto sull’Ars poetica di Quinto Orazio Flacco (65-9 a. C.).Rajberti ricompone di fatto il lavoro di Orazio fornendo allo stesso un assetto più organico attraverso la sestina in endecasillabi, strofa questa che consente di affrontare il tema in quartina a rima alternata, per terminare nel distico a rima baciata.Continua quindi in questo numero, e nei prossimi sino al termine del poemetto, l’ottimo lavoro di Rajberti che riteniamo rappresenti una lezione di tutto rilievo e, nel contempo, una fonte di studio nell’approfondimento della prosodia, per quanti scrivono in lingua dialettale.Teniamo peraltro a precisare che lo scritto è proposto, ovviamente, nella sua forma originale quindi avulso dalle attuali regole grammaticali che nel tempo si sono evolute.

[Continua dal numero precedente]

L’è minga assee, che i vers sien bej, e bon :han de vess anca dolz, e han de andà al coeur:e conforma al soggett, e alla passionhan de tirà chi sent dove se voeur:i facc fan come i specc, che ve compagnen:ridii, che riden: se piangii, caragnen.

E se on Comich el voeur vegh la virtùde tiramm a luccià de compassion,vuj vedegh prima i madonninn a lù; allora intraroo a part i soeu magon: ma s’el recita i coss de cadreghee,o che pisorgni, o che ghe ridi adree.

Per cuntà su desgrazzi, e mett pietaa,ghe va ona cera longa, e maccarenta:se l’è ona lit, se hin gent, che se voeur maa,vuj vedè di muson con tant de grenta:per dì su di spegasc ghe va on smorbion,e per el seri on fà de sudizion.

Nun semm nassuu formaa dalla natura per sentì tutt i situazion del coeur:la stizza, el sbattiment, l’inversadura;e batt la lengua dove el dent el doeur:e se el parlà el fa a pugn cont el caratter,se fa s’cioppà del rid tutt el Teatter.

I vers han de giovà, o de divertì,o mej anmò fa tutt dò i coss insemma:

moralizzand, s’ha de vess spicc; che inscìse ten a memoria senza perd la flemma:i robb inutil, che se tira avoltrapassen dent in d’on oreggia, e van dell’oltra.Quand per fa rid se dà d’intend di ciaccol,van ditt al moeud, che gh’abbien de sta su,se de no van insemma a quij spettacolche cunta ai nost popò la servitù;e i voster storiell faran fortuna come i Papaver, che han veduu in la Luna.

Schivee i temma tropp seri, e tropp pesant,e pesg i giavanad, che no gh’han sug:quij piasen minga ai pù, che hin ignorant;a quist i omen de coo ghe dan el rugg:quand se mescia el piasè coll’istruzion,l’è quel tal dolz e brusch, che va benon.

Quist hin liber, che impatta i Stampador,de tanta fescia, che ghe sta in bottega:passen al mar, e ’l nomm del sur autordaj, daj, in d’on moment el se spantega:e anca dopo che l’è andaa a patremmel dura i secol de Matusalemm.

Giovanni RajbertiDalla letteratura dialettale Milanese di Claudio Beretta

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ACCADEMIA

Il notaio della “Badia dei Mercanti”di Osmano Cifaldi

6 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

La Badia dei Mercanti, la Camera di Commercio d’oggi, occupava una sede nei pressi della loggia de-gli Osii (piazza Mercanti) sull’area dove operavano le scuole Palatine (1336).Il Collegio dei Giureconsulti era sistemato nel Palaz-zo della Credenza, come il Tribunale di Provvisione, però in giorni diversi.In quest’area erano sistemati gli organi amministra-tivi e di giustizia al tempo di Gian Galeazzo Viscon-ti. I notai invece tenevano l’ufficio sempre nell’area della loggia degli Osii, ma operavano in strada con una sedia ed un tavolino. A questi ufficiali pubblici pensava il Broletto (Comune) che assegnava loro un posto fisso o a rotazione.Il notaio era un professionista importante e nessun contratto anche il più modesto, poteva essere stipula-to senza il loro intervento.Lo storico Bonvesin de la Riva sosteneva che ce ne fossero ben 1.500 in Milano e servivano anche i pae-si fuori dalle mura della città.

Nei palazzi nobiliari e dei ricchi borghesi, durante i frequenti conviti, non si badava a spese.Sebbene il banchetto era ancora lontano dall’avere un suo giusto ordine nel proporre le portate, rimane-va pur sempre ricco e pantagruelico. Abbondavano le salse piccanti e le spezie di ogni tipo per “ammorbi-dire” il gusto delle carni composte per lo più di sel-vaggina. Comincia a fare capolino il cibo mielato, poi nel Cinquecento entrerà nei consumi lo zucchero e tutto diventerà diverso e più pratico.I luoghi ove si cucinavano i cibi venivano il più pos-sibile mantenuti puliti ed i camini erano ampi e a più fuochi.Di fronte alla baldanzosa ostentazione di ricchezza da parte dei ricchi, il governo emanò decreti per fre-nare certi sperperi. Ma al chiuso dei palazzi le liba-

Un banchetto nella Milano del quattrocentodi Osmano Cifaldi

Anche allora qualche notaio disattendeva le leggi. Dalle sentenze dell’epoca si trae la notizia che per avere perfezionato falsi “istrumenti” alcuni notai vennero condannati a pene severissime: al rogo e all’amputazione della mano per i casi gravi, la priva-zone dell’ufficio per le violazioni più lievi.Sulla porta del palazzo ove operava il collegio giu-dicante venivano affissi i ritratti disegnati dei con-dannati per poterli più agevolmente individuare dai cittadini.Un ordine rigorosissimo come si vede regolava la pro-fessione notarile. Solo ai banchieri ed ai cambiavalu-te era consentito tenere, sull’esempio dei notai, i loro tavolini e le loro sedie davanti alla loggia degli Osii.Altre prescrizioni riguardavano l’ordine e la pulizia che era a totale carico degli operatori. Severamente vietati i contatti con donne di malaffare, ciarlatani, vagabondi e pseudo mercanti.Così andavano le faccende delle professioni notarili nella Milano del Trecento.

gioni continuarono senza battere ciglio.

Ecco un tipici menù da banchetto.Vini prelibati - Antipasti di fichi e mandorle al miele.Cappone ripieno di carne di selvaggina con salse - mandorle - spezie.Arrosti di fagiani, pernici,lepri,caprioli,cinghiali.Pesci grossi alla peperata accompagnati da minestre di riso al pepe verde. Lucci arrosto con aceto e sena-pe. Aringhe salate.Infine torte al miele con guarnizioni di frutta al vino cotto.Le imbandigioni erano poi intervallate dalla lavanda delle mani le quali rimanevano unte poiché sostitui-vano la forchetta che solo due secoli dopo entrerà in uso sui tavoli dei commensali

Page 7: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 7

ACCADEMIA

Continua a pag. 10

MILAN... LA COGNOSSI? a cura di Giorgio Moro Visconti

Viale Brianzadi Giorgio Moro Visconti

Il Viale Brianza scorre con grande traffico da Piazza-le Loreto a Via Ferrante Aporti (tunnel della Stazione Centrale). E’ giusto che una strada sia dedicata a que-sta regione non solo per la sua vicinanza logistica, ma anche per quella sociologica. Il termine Brianza indica un territorio lombardo a nord di Milano che non corrisponde ad un ente territoriale vero e pro-prio, ma comprende le province di Monza, Como e Lecco. La denominazione Brianza ha un origine celtica e cioè brig, che significa altura. Nel dialetto brianzolo si chiama Briansa. Menzioniamo i comuni più importanti con il loro nome in italiano e in brian-zolo: Lissone (Lisôn), Seregno (Serégn), Desio (Dés), Cantù (Cantü), Cesano Maderno (Cesàn Madernu), Vimercate (Vimercaa), Giussano (Giüssaan) Mariano Comense (Mariaan), Meda (Meda) e Seveso (Séves). Tra la vasta letteratura citiamo il libro “Omaggio alla Brianza” di Cesare Rodi, edito dal Banco Lariano nel 1972. Il con-cetto generale è che nel ’700 e ’800 la Brianza è stata una delle mete turistiche più importanti per i milanesi, molti dei quali avevano costruite grandi dimore, chiamate di letizia. Già dal secolo scorso queste ville sono rimaste, ma hanno cominciato a manifestarsi segni di declino: passate di pro-prietà tra privati ed enti pubblici, sono aumentati i problemi economici della loro manutenzione. «Occorre stare però molto attenti a non rompe-re l’equilibrio, a non creare delle ville che siano esclusivamente musei, perché sostanzialmente risulterebbero estranee alla vita della Brianza». Ogni paese brianzolo ha una storia particolare. Eugenio Mascheroni, sindaco dal 1967 al 2001 di Montevecchia, che si chiamava prima Monte del-le Vedette in Brianza, dove c’è il Parco Regionale della stessa località e della Valle del Curone (di cui lo stesso è ora presidente), nella presentazio-ne del libro di Antonio Sironi, Ed. Ned, Milano 1983 scrive che «Forse non c’è un paese in tutta Italia che possa vantare un volume come questo così ampio per documentare una antica tradizio-ne di consuetudine motivata dalla affascinante bellezza del panorama e della gustosa gastrono-mia locale». A pag. 35 nel capitolo “Dalla preistoria a Roma” si dice che i primi indizi di insediamenti e di presenze umane in Brianza risalgono al periodo

neolitico, circa 5000 anni a.C. Nella Grotta del Buco del Piombo (Erba) c’è testimonianza di una punta di freccia, in parte scheggiata, trovata nella sua grande sala. A pag. 293 si parla di “Brianzolitudine”: «Nel brianzolo c’è un marcato disinteresse culturale ver-so il passato, nessun amore alla conservazione e alla difesa del proprio ambiente naturale, delle proprie tradizioni storiche ed artistiche. Certo, è attaccato alla sua terra; nessuna ragione, nessuna difficoltà; per dura che sia, lo induce ad emigrare, tuttavia per-mette e spesso, peggio, collabora alla distruzione e alla degradazione del suo ambiente».

Per dare un idea geografica della Brianza segnaliamo questa cartina

Page 8: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

8 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

IN CARTA

Fra passato, presente e futuro

Sono queste le prime impressioni che mi derivano aprendo l’ultimo libro di Paola Cavanna “L’abecee de l’Arca de Noè”.Il passato, perché Paola dedica quest’ultimo suo im-pegno a suo papà Romeo.Ma non solo, anche perché Paola Cavanna perpetua il suo pluriennale impegno nel tentativo di sollecitare nelle nuove leve l’amore e la conoscenza del dialetto milanese.Il presente stante i numerosi impegni di Pa-ola, in seno al Pontesell, all’Accademia e al Filologico.Il futuro, quale sogno dell’autrice che que-sto suo grande impegno possa sortire gli ef-fetti sperati.L’Abecee è una gradevolissima raccolta di filastrocche che prendono in considerazio-ne gli animali iniziando dalla lettera A con l’Arca e l’Anaconda, per continuare in ordi-ne alfabetico: durante questo percorso ecco l’insegnamento di Paola, insegna ai suoi ‘al-lievi’ l’esatta pronuncia delle lettere dell’al-fabeto in milanese (A = a, B = be, C = ce…).Ma queste sono solo considerazioni tecni-che, seconde alla capacità di Cavanna nello svolgere le sue liriche con la consueta mae-stria, non lesinando lemmi che troppo spes-so passano in secondo piano, per finire quasi in disuso.La riscoperta di queste parole, unitamente all’uso della lingua dialettale milanese, con-sente di mantenere viva la nostra parlata e di ricordare ai più che cont el nòst dialett se pò scriv quell che se voeur, perchè l’è ona lengua…Grazie Paola Cavanna, spettom el pròssim liber.

Page 9: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 9

Il canale strettodi Filippo Bianchi

SALUTE A MILANOa cura di Filippo Bianchi

Il termine stenosi deriva dalla parola greca “ste-nosys” che significa restringimento. Quando quindi parliamo di stenosi del canale midollare o di ste-nosi spinale intendiamo un restringimento di quel canale costituito dalla colonna vertebrale attraverso cui passa il midollo spinale: questo può verificarsi in una qualsiasi delle regioni della colonna verte-brale, ma la sede lombo-sacrale (la parte bassa della schiena) è decisamente la più frequente. Quando si verifica il restringimento, le radici dei nervi e il mi-dollo vengono schiacciati con gravi conseguenze per il paziente.Questa patologia, sebbene possa colpire tutte le età, è molto comune soprattutto fra le persone anziane per-ché il restringimento del canale spinale può verifi-carsi a causa dei cambiamenti alla colonna vertebrale dovuti al processo di invecchiamento, in quanto le dimensioni e la forma del canale vertebrale subisco-no variazioni con l’avanzare dell’età. In condizioni normali, i forami vertebrali sono sufficientemente ampi da accogliere senza problemi le fibre nervose che si diramano dal midollo spinale; tuttavia, se que-sti forami subiscono un restringimento (ad esempio a seguito di un'eccessiva crescita dell'osso o del tes-suto adiacente), potrebbe verificarsi compressione dei nervi e quindi dolore. Le cause più frequenti della stenosi spinale lombare sono l’artrosi o la degenerazione del disco. L’artro-si può interessare qualsiasi articolazione del corpo umano, dalle mani alle anche, alle ginocchia, ma quando interessa la colonna vertebrale può causare la perdita della cartilagine tra le ossa , la formazione di speroni ossei (osteofiti), la riduzione della normale altezza dei dischi tra le vertebre della colonna ver-tebrale (malattia degenerativa del disco, conosciuta anche come spondilosi) e la crescita eccessiva (iper-trofia) delle strutture legamentose. Questi disturbi possono ridurre il normale spazio disponibile per i nervi nel canale spinale e la conseguenza è la pres-sione diretta sui tessuti nervosi che causa i sintomi di stenosi spinale lombare.La stenosi spinale è una patologia che si manifesta con alcuni sintomi che colpiscono la schiena, le gam-be, il collo, le braccia e le mani in base a quale punto della colonna vertebrale vengono schiacciati il mi-dollo o le radici nervose. Crampi e conseguente do-

lore sono senza dubbio i sintomi più evidenti, dolore che si allevia quando si assume una posizione seduta o sdraiata e che ricompare dopo uno sforzo fisico. La stenosi vertebrale lombare in genere si manifesta con un iniziale zoppicamento (claudicatio neurologica) che compare durante la deambulazione e sparisce con il riposo, mentre in altri casi si può avere astenia (debolezza muscolare) e intorpidimento o formicolii agli arti inferiori. Quando la stenosi prende origine da un’ernia al disco, tra i sintomi rientra una lieve lombalgia, che può essere accompagnata da sciatal-gia (dolore che si irradia nella parte posteriore della coscia e della gamba) o da cruralgia (dolore che si irradia nella parte anteriore della coscia). Quando in-vece la stenosi riguarda il tratto cervicale, il dolore si propaga al collo, alla spalla e agli arti superiori e può essere accompagnato da un senso di vertigine o di perdita dell'equilibrio.La patologia della stenosi spinale va curata nel mo-mento in cui si iniziano ad avvertire i primi sintomi ed è fondamentale consultare un medico specializza-to che sappia indicare la giusta terapia da seguire. In alcuni casi, il dolore a schiena e gambe causato da stenosi spinale può essere trattato con un'opportuna terapia farmacologica, iniezioni di corticosteroidi, riposo e fisioterapia. Il fisioterapista, dopo aver valu-tato le caratteristiche di ciascun caso, indica un piano personalizzato di attività con esercizi di stretching, flessione ed estensione della schiena che ognuno può fare da solo a casa propria. Una buona regolarità e l’impegno garantiscono ottimi risultati: la qualità della vita e l’autonomia migliorano, senza esporsi a effetti collaterali.A fronte però di un peggioramento della sintomato-logia dolorosa, i metodi conservativi potrebbero non offrire i benefici auspicati e, pertanto, il paziente può prendere in considerazione opzioni di trattamento più intensive. L'intervento chirurgico maggiormente praticato per la stenosi spinale cervicale è la forami-notomia cervicale. Tale procedura è volta ad allarga-re il canale spinale per alleviare la compressione sul midollo spinale e sintomi come formicolio e debo-lezza che si verificano con questa condizione patolo-gica. In alternativa si può ricorrere alla laminectomia decompressiva, che comporta l'asportazione di por-zioni di vertebre, di legamenti e/o dischi protrusi che causano la compressione dei nervi e/o del midollo spinale.

Page 10: ACCADEMIA DEL DIALETTO MILANESE SCIROEU de MILAN

Continua da pag. 7 - Viale Brianza

10 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

ACCADEMIA

Nel “Lessico comparato dei dialetti lombardi” di Claudio Beretta (Ed. Oscar Mondadori, 2003) da pag. 56 a pag. 226 la prima colonna è dedicata alla B. Brianza; per esempio il termine italiano «Trovarsi in serio dubbio nella scelta» è tradotto «Vess tra gnac-ch e petacch». Il carattere dei brianzoli è il risultato di complesse vicende storiche che si tramandano e sono destinate a costituire una promessa per il futu-ro. Nella guida di “Milano e suoi dintorni” del 1859 si parla di questa terra come spettacolo di vaghezza, perpetua primavera, superbi monumenti, magnifiche strade.

La guida del Touring Club Italiano, Monza e la Brian-za (2000), descrive in modo particolareggiato questa va-sta regione prevalentemente collinosa a nord di Milano, compresa fra il fiume Adda ad est e il Seveso ad Ovest, i Corni di Canzo e il Piano di Erba. Altro corso d’acqua è il fiume Lambro. I laghi sono anche una caratteristica del-la Brianza: quello di Annone misura più di 5 km quadrati, di Pusiano o Eupilio (vedi poesie di Giuseppe Parini, nato a Bosisio), di Garlate, Alserio, Olginate, Segrino, Sartirana e Cariggi. Nel 1839 fu pubblicato il volume “24 migliori vedute pittoresche nei monti della Brianza” con i disegni di Federico Lose. Un’enciclopedia di sette vo-lumi, dal 2008 dell’editore monzese Paolo Cattaneo di Annone Bianza (Lecco) su “Storia della Brianza” è molto dettagliata. La Brian-za è vicina a Milano, ma non è facile raggiungere uno dei suoi tanti paesi: il navigatore in questo caso può essere utile. La superficie della Brianza è di qua-si di 900 km quadrati e la popolazione all’incirca di 1.200.000. Una densità tra le più alte del mondo, con una industrializzazione, una potenzialità ed un

grande senso di identità dei suoi laboriosi abitanti.Tra le più famose quella del mobile. Il viale Brianza di Milano non presenta particolari attrattive architet-toniche. Gli stabili non sono molto alti e di recente costruzione, con molti negozi anche multietnici. Le parrocchie sono quella del SS. Redentore per i nume-ri dispari e dal 6 al 18 e dal 9 al 35 e quella di S. Ma-ria Beltrade per il resto. Comunicazione e tolleranza che dovrebbero essere sempre reciproche.

Buco del Piombo - disegno di Elena, 1836

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 11

Mandragora, vegetale dalle proprietà magichedi Fior-ella

VEDRINA DE LA BOTANICAa cura di Fior-ella

Continua a pag. 20

Pianta erbacea perenne delle regioni mediterranee, famosa per leggende riferite a proprietà magiche.Il nome Mandragora deriva dal persiano “erba dell’uomo” e in sanscrito “albero del paradiso”.Appartiene alla famiglia delle Solanacee, ne esistono soltanto tre specie.Spontanea nasce nei cimiteri, ma è considerata una delle piante del Paradiso terrestre, originaria dell’E-den.Una volta nata cresce aprendo le foglie ed i fiori poi compaiono numerose bacche.Piante di Mandragore sono state in possesso di Car-lo V e dei Duchi di Borgogna, perché si sono trovate tracce di radici in un astuccio di cuoio nell’inventario dei loro beni. Pianta che viene utilizzata nella composizione di ta-lismani per favorire la longevità e scongiurare imbo-scate o complotti.Nella lettura dell’Odissea si consiglia ad Ulisse que-sta essenza per difendersi dagli incantesimi della maga Circe.Linneo l’ha classificata come Atropa Mandragora, la più potente e la più nota, mentre la Mandragora officinorum cresce nell’Italia settentrionale e la Man-dragora autumnalis si trova nell’Italia meridionale. La Mandragora vernalis è diffusa in Sicilia e colti-vata per la radice che contiene alcaloidi.Risulta essere un componente importante negli un-guenti magici.Pianta splendente di notte come una stella ed usata per scacciare gli spiriti maligni. Le foglie si presentano in due tipi, basali strette, cau-linari larghe e dentellate.I fiori campanulati sono rossi, bianchi, blu o violacei. La pianta emana un forte odore venefico. Chi ne af-ferra la radice sente un forte grido lancinante che uc-cide chiunque lo percepisce.Se strappata, come per magia, emette un suono così lancinante che fa morire colui che la strappa. Le radici si estendono molto sul terreno e i maomet-tani affermano che se per errore si urta una radice l’emanazione venefica condanna a morte l’uomo, quindi viene consigliato di attaccare la radice al guinzaglio di un cane che la estirperà e correndo mo-rirà al posto dell’uomo. La radice interrata dopo un anno viene essiccata al

sole, quindi tritata con altri ingredienti. Il succo rica-vato, fatto bere ad un nemico cadrà paralizzato senza più sentire dolori per lacerazioni da coltelli o altre gravi sensazioni negative nel corpo.Si racconta che la radice è capace di eccitare l’amore, ma risulta un farmaco pericoloso anche se afrodisia-co, comunque per gli ebrei è considerata pianta della fertilità e fecondità nell’amore accrescendone anche la ricchezza. Nelle campagne francesi si usava offrire agli sposi il vino nuziale che conteneva polvere di radice di man-dragora.La radice a fittoni biforcate grosse e carnose hanno l’aspetto di un corpo umano, ma senza testa.La pianta è dedicata al segno zodiacale del Cancro, sotto il dominio della luna.Plinio il vecchio affermava che il succo bevuto è po-tente contro il morso dei serpenti, tagli o bruciature ed odorate le foglie conciliano un sonno profondo per il potente veleno che però può provocare deliri ed allucinazioni.L’ingestione del succo si dice anche che può rendere invisibili.

Metodo per cogliere la mandragora da un'immagine medievale

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I Soci Fondatori.

AMBROGIO MARIA ANTONINI

Sono molti i componimenti poetici di Ambrogio Maria Antonini, liriche rivolte spesso alla storia e alle tradi-zioni di Milano, accolte anche da periodici milanesi e lombardi quali “La Martinella di Milano”, “Il Convi-vio Letterario”, “La Rivista della Famiglia Meneghina”, “Le vie di Milano” e altri.Nel 1973 esce “Per le vie di Milano” (Passeggiate per Milano in rima). Molti sono i premi letterari conseguiti da Antonini, fra i quali ricordiamo il “Sant Ambroeus” nel 1966, il “Carlo Porta” nel 1967, e il Premio della R.A.S nel 1968.Ambrogio Maria Antonini si è anche cimentato nella poesia epica con “La canzon de Legnan” nella quale la prima parte è la libera traduzione milanese del “Parlamento” carducciano, mentre le altre due sono sue fantastiche creazioni su dati storici accuratamente studiati.Nel 1983, con la collaborazione di Aldo Resio, vede la luce il “Vocabolario Italiano - Milanese”, una ricca raccolta di lemmi che indicano, nella loro trasposizione in milanese, uno o più termini, anche fra quelli meno ‘modernizzati’ o meno recenti, atti a regalare una più vasta scelta per chi scrive in lingua dialettale milanese.La sua opera più importante è La divina Commedia, da lui magistralmente tradotta in milanese.

ADIO VERZEE!

O car el mè Carlin chissà s’t’hee diiQuand, tutt a on tratt, t’han streppaa giò la scuffia!Te avaret cert sognaaDe vedè finalment el tò verzee!Te avaret già sentiiDe milla fracasseri el bulardeeAl post di vos di donn, di caroccee,Del vosattà scarpaa di verzeratt,T’hee sospettaa ’na quaj improvvisada,On quai coss de divers,Ma on spettacol de quistCert vuj vess marcadettSe te avesset sognaa de avell mai vist!

Adio esercit gris di ombrelloniDe sotta a la colonna!Adio casett malsan e spuzzolent,Portasc negher e scur,Ringher e baltreschinCon la pignatta frusta e ’l fiorellin!Adio casa Lattuada,Col tò porton in mezz a la contrada;O casa GallaranaCoi regord de la toe bella CeciliaE col stemma barocchIn la cort de famiglia!Te vedaret anmò, forsi a coll stort,Fermo al sò post, San Bernardin di mort!

Carlo, sont chì, e milanes de bon,Foo l’att de costrizionE reciti el “mea colpa”Se incoeu gh’è i oss iscambi de la polpa.T’hee de savè però che el nost MilanEl s’è mangiaa lù stess per ingrossiss,E inscì l’è semper quellPussee grand, pussee bell...Ma l’è el mond che intorno el s’è cambiaa!Stà attent, damm on poo a trà!Quii righ bianch hinn nò lì per segnà el postAl banchettin di inguill de la Ninetta,Ma ai carozz che vann senza cavaj,Che te guarden denanz cont i oeucc de veder,E dedree cont i oggitt ross, bianch e giald,

Che dì e nott te tegnarann sù allegher;Te passerà denanz on bulardeeD’ogni sort de vittur, gross, piscinin,Miara de personn, cent milanes,E de quist domà desTe vardarann, fasend gnanca ona piegaPer la gran pressa de truscià a bottega!

E l’è per quest che intant che sona i orDe la torr de San Steven,(Hinn domà i trè e tas quieta la nott),Me sont faa propi sottAl tò bell monument per stà mì e tì.

Prima de tutt ringraziQuel tal, (soo nò chì el sia:Nè soo come lodall)Che l’ha pensaa de fatt el pedestallQuasi a livell de la strada;Inscì, Carlin, te set propi con nun,Mis’ciaa con nun, col tò sorris filon,Cont el mantell che scond,Tant ’me ona pitta, tutti i creatur,Creatur del tò mond!La toa man la se moeuvE i lavor par che parlenCont ona vos romantega, legriosa,Malinconica insèmma;I oeucc hinn trasparentTra ram e stagn e argent,E disen che, a la fin, te set content!Rampeghi sù... me spongiaroo on poo i oss,Me spelaroo on poo el nas...Ma importa nient! Te brasci sù e te basi...

E poeu, ’me tì, stoo lì quïett e...ta si!

EL QUARTER DE PORTA COMASINA

Arca de gloria, o bel san Simplician,o Madonna del Carmen solariana,o san Carpofen, che t’hann faa cristiansora a on tempi de pret con la sottana,

strad e stradett on poo foeura de man,via Madonnina con la soa andannastorta, gobenta, coi regaj de cane coi donnet grazios in fila indianna...

La porta Comasina inscì la cantala soa canzon antiga e semper noeuvaadree al quarter che ormai el se descanta!

Ma el se descanta senza fà la proeuvade sbatt giò per fà sù, e la banderade vecc Milan la rid fresca e sincera!

FIRENZE 1924(penellad faa in pressa)

SAN FREDIAN

La giò a San FredianLa nott l’è pussee scuraI lampioni fann pagura...’Se gh’è, ’se gh’èOna lusnada rossaE ona spuzza de pesa brusattada...On carlee... Ma de bon?A st’ora porten vun dent al foppon?Torc e torcioniCros che dondenLenguasc de fiamm e fumm,Litàni mezz stonaa,Sfilapraa, disperaa...Ona truppa de gentCont in coo di capucc,I oeucc che spunten foeuraCome bornis pannaa...Turibol che se gira...Misericordia, disen... mì voo via!Infili on vicol scur...Ecco... gh’è on giardinett... giò l’Arno...Respiri finalment!

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14 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

LEGGIUU E SCOLTAA“Sciroeu di poetta” ospita, così come ci sono pervenute le composizioni, “lette e ascoltate”, noi le pubblichiamo, correggendo qualche palese refuso, convinti di stimolare la volontà

di chi sente spontaneo il desiderio di esprimersi, interloquendo con la musa, in dialetto milanese e con l’augurio che queste pagine possano scoprire nuovi talenti.

LA COSCIENZA

De tanti robb incoeu se pò fà senza;e senza, de maross, se stà anca mei.Voeuna de questi robb l’è la coscienzache la tormenta coeur e scinivei;d’altra part l’è ona vera providenzase la coscienza la var pù cinqu ghei:inscì nassen no invidî o lott de classe ’l governo ghe mett minga i tass.

El fatt che la var pocch sta mercanziael dimostra ciar, nett e manifestche hinn giust i regol dell’economia (la domanda, l’offerta e tutt el rest)chi ghe l’ha ’l fa de tutt per dalla viaanca a on prezzi strasciaa, pussee che onest;chi ghe l’ha no la voeur nanca per niente ’l se impippa del mond e della gent.

Gino Toller Melzi

LA GATTA E EL PRINCIP

Ona gatta sorianna,stuffa de ciappà ratt per guadagnassquell pocch de viv, l’è andada a lamentassin la fata Morgannae l’ha faa tanto piang e suplicàche quella in pressa in pressacont on colp de bacchetta l’ha trasformada in d’ona principessa:ona tosa bellissima, perfetta, che gh’era propi nient de criticà.Sicchè quand l’ha veduda el fioeu del rede quell paes lontanel s’è innamoraa, sto gorgoran,e l’ha voruu sposalla sui duu pee.Ve disi nient de sto matrimonion:messa granda in del domm, musich, vestiid’or e d’argent guarnii e poeu bander, pennacc, decorazion.Ma quand la sira finalment i spôs stracch e content s’hinn saraa sù in la stanza ecco on rattin coriose (se ved) on ciccin senza creanzache ’l se ferma a doggià sul paviment.L’è affari d’on moment,el se disseda anmò l’istint del gatt:on salt, ona cagnada e in d’on boccon,senza nanca lassagh dì i orazion,la sposinna la mangia el pover ratt.El fioeu del re, già, l’ha ciappaa on stremizzi;ma l’ha imparaa che in questa vitta gramaanca con l’apparenza d’ona damala gatta la gh’ha sempre quell pendizzi.

Gino Toller Melzi

E quand m’incòrgi che se smòrza el ciar,in ciel, là in fond sul mar, dessora doe se ved i ond,mì vedi anmò ’na stella sberlusìla vedi inscìin de per lee, come se la fudessla lus di pess.Ona speranza, on’ongia de sorris,la par vernisper i lampar che spetten la mattina.E i pescador,anlor a rimirà i stell, e poeu,…giamò l’è incoeu…

Gianfranco Gandini

http://blog.libero.it/CORALLONERO

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 15

LEGGIUU E SCOLTAA

MILAN E EL NAVILI

Incoeu Milan l’è bellinondaa dal sô!El vecc naviliel riflett con legriai cà antigh, i ringher,el campanin modestde la gesa, i pontche ricamen in l’acqua tanti disegn astratt.Intorna vos e vos,che se mes’cen contentcont i pass de la gent.Quanti pass in riva al navili!Quanti stòri che nissun cunta sù!On sorris, ona lagrima, on sògn,E la vita la scorr senza dagn.Gh’è ona dònna che la cerca on quai ghell,gh’è on bèll fioeu che vend i collan,gh’è el pittor ch’el regala i color…sul navili adess ven la sera… quanti lus in la strada,in del grisde la nebbia che adasi la riva.Ma el navili el voeur minga dormì.El navili l’è viv in del coeurde la gent che la va senza corr…E va innanz la stòria infinidain la nòtt senza stell de Milan…El canton de la nòstra cittàel sorrid in del silenziovattaa.On basin, on ricòrd… On tocchel de canzon…Ciao Milan!

Maria Grazia Messa

IN DEL BOSCH…VERTICAL

Gioann, te se ricòrdet quell boschett de Trennindove andavom d’estaaa cercà on poo de refrigeri?Rivagh l’era on viagg, ma poggiada giò la bici,giragh denter a pee on quart d’oretta e poeusettass giò depos ai pianta cuntassela sù, per numml’era on piesè gòdes ’l fresch.Avevom provaa (ricòrdet?)a dighel anca ai tosann“tegnevesel per vialter el fresch”l’era stada la rispòsta…Che se deslenguen in del sudor’sti malmostos de baggiann!Sent, Gioann, ch’el pòst làel m’è vegnuu in ment l’altrerche seri fermo in Giòiaa spettà el quarantatrii e m’è scappaa l’oeugga ch’el demòni degrattaciel ciamaa“Bosco verticale”.S’t’en diset?!L’è minga vera chede mond ch’è mondi bosch hinn faa percamminagh denter,in mezz ai piant?!Inveci ch’el bell soggettde quell’architett geniali piant je impiccaa la facciada di cà!…e ’l se stima tutt dela soa grand idea……el gh’ha reson, perchèel “Bosco verticale”l’è staa giudicaael pussee bell grattacieldel mond…

Gianmaria Ferrari

CALA EL SIPARI

Ona commedia veral’è la vitaon palch scenich averttì… sù la scena.

La part… che t’è toccaaa l’è on poo gramala recita di vòlton poo stonada.

Te fee quell che te pòdet,quell che te see.

La recita l’è nananmò finidaperò già se intraved’na fin amara.

Te tornet dentin l’ombria de la nòttde ti… resta nagòttcala el sipari.

Alarico Zeni

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16 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

EL DÌ DE TUTTI I SANT Denànz al cimiteri de Renaavedi on amis, on alter, on alter anmòl’è tanto temp che se vedom nòma se recognossum ancamò

Tucc che insèma emm giugaaE tanti gioeugh insèma inventaaPoeu ognidùn on bell lavorà l’ha inventaaE inscì hann slargaa i brasc a Renaa

Gh’è chì, cont el gioeugh del ballon in scima a la lista del sò gironel Renaa l’ha portaaanca se a Parma el va a giugà

e intant che sèmm adree a fàss festa senti ’me ona orchestra… l’inno a la vita l’è adree a sonà

e in de l’orchestra gh’hinn tanti elementma passi el cancelle… tasen tanti strument

tanti sii qui che in l’orchestrapodii pù sonàtì tè ghe see nò perchè in del Dòmm restaa

viàlter sonii i vòster strument cont i angiol in del firmament vialter sii la lus di stell in de la nòtte sii ben lontan da i nòster rebellòtt

Marialuisa Corti

GOTTA DE BEN

Serada de baldòria in compagnia,ridad e ciaccer pocciaa in del vin ross,poeu mezzanòtt, la festa l’è finida.Saludi i nòst amis e lassi tì per ultim,’me zuccher fioretton servii in final. “Cià che voo a cà”, te disi,e intant te strengi i man.In pè denanz a mì te me tiret arent con fà decìs,per fà sentì al mè sen el tò respire dàmm per bònanòtt ’na gotta calda come vin col mel.Gotta de ben,borlada giò de sfròs a l’improvvista in sù la spalla biòtta, gotta per scoeud la sedma che la inziga famm.A l’è ’na scusa, el soo, l’è on saltafòss per tì,per sbassà giò el coppìn e per saggiàmm la pèll.Perchè l’è nò on basin, a l’è puttòst…’na pizzicàda malandrinafada sui còrd del coeurch’el se perd via.Col fiaa legger e tevedin e ’l taj del tò sorris tovajen via tutt i magon e tutt i cicatrìs.Con la barba e i barbìs per on moment te me feet i galìtt, e ’na scuriada dolzala me scarliga giò longh el firón…Balossètt d’on amis,te me vardet de sbièss,te sbarattet i brasc,te me fee fina ogginper dimm senza fiadàde fàmm pussee visìn.Me scrusci giò in fregùj sòtt ai tò al.L’era ona gotta, e adèss... adèss l’è on temporal!

Adriana Scagliola

Prima classificata al concorso “Cantem insemma” di Lissone del 26 novembre 2017

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 17

El STRUZZ col mal de coo(dal libro: “L’Abecee de l’Arca de Noè”)

-Varda tì, ma vah che rabbiachì gh’è nanca on poo de sabbia!Mì che sont abituaade cascià, se spaventaa,

dént la rèna el mè crappin...Ghe n’è nanca on ciccinin!El sann tucc che son paurose per quest gh’hoo tanto brus

Tutt'i vòlt che me stremissidoo crappad sénza giudizzisora el legn del pont de l’ArcaNo gh'è terra su ’sta barca!

E per quest, sénza eccezion,tutt’i dì gh’hoo ’l balordon!Riva vun che me fa: -Boo!-Salti via, poeu pesti el coo...

Mì i calmin a sett a settmangi come spagnolett!El m’ha dii l’Orlocch speziee:-Per calmà ’sto gibilee

provaria l’agopontura:la fonziòna de sicura...-L’è staa inscì che per curammvoo su l’Istrice a settamm

L'emicrania l’è balcadagrazie pròppi a ’sta trovadaIn compéns, per i ponturgh’hoo el sedass ’me ’n dacquador!-

Paola Cavanna

L’ESTAA DE SAN MARTIN

November, nebbiètta, se scurten i dì,Ormai la natura l’è lì per mori.Foeuj giald e strasii, né fior né color e l’erba la perd regoeuj e splendor.Insèma anca ti, sfinida, in stonderaon pass dòpo l’alter già vers la toa sera…Te cuntet i foeuj secch, i fior mai cattaama ormai l’è November, gh’è pù nient fà…Ma tutt on moment.. ’se l’è ’sto tepor!!On sguizzett de vent, on bòff de calor,’na sferla de sô che la cambia i color..on sgrisor sòtt terra, che smòlla el rigore par che la linfa la ciappa vigorOn butt tremorent d’on fior miresellfioriss per incant, senza nanca vorell ’sto pòver fiorin, già convint de morìd’intorna e se varda e ’l resta inlocchii,con l’aria de dì: “Chichinscì ’se succed?’L’estaa l’è tornada. No pòss pròppi cred!”E allora anca a ti, sfinida, in stondera, che pian, senza voeuja te vee vers la toa sera,compagn de quell fior, te ciappet caloron sguizz de legria, ’na smania d’amor.Però, cattél minga quell fior profumaa…l’è ’l fior d’illusion, el fior del passaa,El dura domà el temp d’on basin,’m’el temp de l’estaa del bell San Martin.

Donata Vescovi

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18 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

Guerra finida se comincia de noeuv

CIANIN IN LA CORT

Furugada in la cort…dòpo la scòla,disnà, dover e… poeu ’na masnada de fioeua sfogass a giugàa scondiroeula…

vun... duu... trii... quatter... cinqu... tucc a corres adree,sgalis,in mezz ai caraveecoloraa de ross/gris

Cianin “biscella”incrosa in d’on cantonla cappellettasu ’na murella…se blòcca,se mett in genoggion,segn de la cros, basitte… via a tutta manettaa scondessenza fiadà con… acqua in bocca.

“Slandròna...Bolgiròna, puttana!”se sent sbraggiàel Gepp, dal poggioeu del terz pian.

Se faccia la Giovanna:“Scansafadigh!…El sciscia sgnappa…lù!Te petteni la crappacon la giannetta…”

Cont in man ’na michettabutter e zuccher,el Cianin, settaa giòsul praa col nas per ariel se gòd el teàterde chì sfacciaa’me on orinari.

De tant in tantse sent…cadregatt,ombrellee,verdurer, calzolar,magnan, bagatt, molitta,…e anca on quèi gesuitta,cont i fioeu a fà rondana.

“Ouèi nan… fà’l bravo!”Dònn che baccaja adreein sul porton…Vita grama in la cortma senza fà mancàa l’occasionel “coeur in man”.

“Papà!… papà!…”Cianin el vedGaetan con la spicciolaverda de dònache’l riva de bottegasudaae involtiaa in di penser…“Famm fà on girett…de chì a là!”

In mezz a tant gibilerie ai cent facc de la cort,el Cianin vivla vita… spensieraa,tra dover e… giugà e… desideri.

Gaetan lavorador,dòpo avè patii in guerrarella e magon,el sent l’impegn de dà al sò biscellaeducazion, speranzin d’on domanpien d’incertezzper mèj viv el romanzde la soa vita.

Bico Contursi

DOMÀ ON BAGAI

Impegn e dedizion Nient gh’è ’rivaa per casociappà ’n’idea al vol … ricòrd, pedai, penserfermalla in su la carta … hann faa ’me pirolette ricamagh intorna. … per giugà insèma a mì.

Me inziga di paròll“…comincia a mett insèmala toa produzione pensa ’me fà on liber…”.

’na gravidanza longapussee di noeuv, canonich…e poeu in punta de peepian, pian a l’è ’rivaa.

Gh’avevi minga el tempde totorall, guardallallora, per trii dìl’hoo miss sòtta al cossin.

Campann e campaneitegneven compagniaal mè ripòs, de nòtte fòrsi anca ai sògn.

Come on vero pattanel ciama i sò attenzion,domà on bagai de cartael mè… bagai de carta.

Mara Chierichetti

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Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 19

CUNTA SÙ

Ricòrd de Nataldi Ella TorrettaQuand seri piscinina in cà mia se usava fa on Presepi bell grand: minga quatter statuett, la gròtta cont el Bambin e on poo de pastor in gir, ma gh’era on de fà de pollin per trall insema, tant che se cominciava a truscià el dì de Sant Ambroeus.El mè papà el portava giò dal soree on tavolon massis de nos e per faghel stà in sala, se dove-va tra per ari quasi tutta la cà. El tavol normal de la sala el se rusava in d'on canton, la “cri-stalliera” la se refilava de part, el buffet el fini-va apos al contrabuffet cont el specc, inscì se creava spazi contra la paret dove mett el tavolon del Presepi che, slongaa con di alter ass, el tegneva tutta la paret de la stanza, longa quatter meter o pussee. Per trà insema tutt sto arcabari el mè papà el pialla-va, el resegava, l’inciodava de gran lena, perchè ògni ann ghe ne giuntava semper on quai tòcch. Quand el tornava a cà de l’uffizi, el se metteva a trà insema i casett de legn di pastor con di tòcch de compensaa, intanta che la mia mamma la preparava i tendin per i finestroeu ò la pitturava i tecc cont el gess, in manera de parì quattaa de nev fresca. Me ricòrdi che gh’era ona baita cont el pòrtigh e mi gh’avevi la mansion de preparà i fassin de legna, faa con di ramm de pin piscinitt, per metti ben a pòst in la legnera. On’altra casetta, con de foeura doo banchett e on tavolin, l’O-steria, la pareva pròppi fada de quadrei, perchè la mia mamma i aveva pitturaa in sul legn.Sora a on’impalcadura de legn gh’era inciodaa spon-ton, guli, tòcch de legn tant ben sagomaa de parì i bricch d'ona montagna con tant de galleria, pontesell sul torrent e baitell per i pastor. Tutti ann sta monta-gna la doveva vess sbiancada, perchè restada in soree per vundes mes, l’era piena de ragner e consciada per la polver del temp. Ona quai vòlta riussivi anca mi a ciappà in man el pennell e me piaseva pocciall in del gess per sbiancà tusscòss e stoppà i bus che i carioeu aveven faa in de legn.Tiraa a oltra tanti scatolon con denter tutt el necessa-ri, se cominciava a tirà foeura i statuett, se rimiraven polid e se metteven in filera per controllà se on quai personagg, on poo malconsc, el doveva vess comprà de noeuv. Per quest se andava a la Fera di “Oh, Bei!, Oh, Bei!” dove insema ai statuett, vegnevi a cà cont al còll on firon de castegn!

Ogni ann, come hoo già dii, el mè papà el prepara-va on quaicòss de noeuv e el mè Presepi el diventa-va semper pussee grand e complet. Ona vòlta gh’è vegnuu in la ment de costruì la Città Santa. Dòpo avè scartabellaa liber e libroni, l’ha realizzaa i dise-gn, poeu l’ha imbastii di bei casett quadraa cont ona rotonda sul tecc (pròppi come quei che se ved in di paes african), l’ha faa la Moschea cont el Minareto, ona scalinada con quatter colònn e trii arch de soste-gn... insòmma pròppi on borgh de la Palestina, come l’aveva doggiaa in del Presepi de la gesa di fraa de Pòrta Vittoria.Anca la capanna del Bambin tutt i ann la doveva vess rifada, perchè el gh’aveva semper in ment ona noeu-va e pussee bella realizzazion. L’impiant de illumina-zion poeu el dava on’ impression suggestiva a tutt el Presepi. Ogni casetta la gh’ aveva la soa lus colorada a seconda di tendin de “celluloide” impastaa dedree di finestroeu. Gh’è staa on ann che, per contentamm, l’ha fina inventaa on congegn per fà el Presepi mo-vibil, inscì se vedeven i pastor, miss sul naster tra-sportador, sconduu de la teppa, che andaven vers la Capanna per portà i regai al Bambin. Minga assee de tutt sto gibillee, l’ann dòpo l’ha re-alizzaa anca on impiant per fà rivà l’acqua in scima a la montagna. Da chi, prima ona ronsgetta, poeu on torrentell el sbilzava tra i bricch per rivà in d’on la-ghett cont i occhett, dove on pescador cont el pess d’argent taccaa a l’amiscioeu, l’era semper intent a pescà in l’acqua vera, minga in del specc, come se vedeva in tanti Presepi!

Continua a pag. 20

a cura di Ella Torretta

Presepe di Giuseppe Caruso

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In Germania fibre di mandragora erano inserite ne-gli abiti degli eroi che diventavano invulnerabili alle armi nemiche. Le virtù sedative ed anestetiche erano conosciute dagli antichi egizi, mentre le virtù profe-tiche fanno scoprire tesori nascosti ed hanno il potere di scacciare i diavoli. Questa pianta è citata nelle novelle di Boccaccio e di Shakespeare. Nella commedia “La Mandragora” di Niccolò Mac-chiavelli il vecchio Messer Nicia Calfucci si dispera perché la giovane moglie Lucrezia non riesce a pro-creare.

20 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

ACCADEMIA

L’acqua l’andava a finì prima in del pozz, dove gh’e-ra la bòna Samaritana, poeu in l'oasi cont i palm apos a la Città Santa.On para de dì, prima de Natal, quand el Presepi l’era montaa e la mia mamma l'aveva finii de pitturà i sce-nari con vision de camei e sabbia del desert, quattaa la vòlta del ciel cont ona stòffa bleu, ritajaa in la carta d'argent la luna e i stell e miss tutt ’intorna on panegg per scond i gamb del tavol e i fil di vari impiant, se metteven i frasch de lavor e de pin per contornà el scenari del Presepi. Allora entravi in scena mì. In pee, sora a on scagn, re-stavi inlocchida denanz a sta realizzazion fada domà per mì, che la me faseva fantasticà sù tutt quell che gh’era rappresentaa. Come l'era bell! A sera poeu, l’era ancamò pussee bell... Dòpo avè pizzaa tutt i ciaritt, el mè Presepi, inscì ben illuminaa el me pare-va on paes fantastich e me sentivi diventà piscinina, piscinina come ona statuetta, ma purtròpp... incoeu me ricordi pù quell che fantasticava la mia ment!... Soo domà che restavi lì denanz a rimirà sto scenari per di or, incantada!Ogni dì gh’avevi el mè de fà a controllà che tusscòss fuss al pòst giust... ma poeu trovavi semper on quai personagg de mett in d’on alter canton, ona pegori-na tròppa lontana del pastor, el sciavattin foeura de l’uss l'era mej mettel in sul canton de la soa baita...

senza parlà di Re Magi che con camei e elefant, ògni dì doveven andà semper pussee apres a la Capanna.Quand pròppi l’avevi rimirà ben, ben, spantegavi la notizia del mè eccezional Presepi ai amis e ai com-pagn de scòla che, a turno, invidavi con la raccoman-dazion de toccà nagòtt! Anzi, come a scòla, doveven tegnì i man dedree ò in saccòccia! Mì, seri la padròna e domà mì, podevi, quand vorevi, cambià la posizio-ne ai personagg del mè Presepi.Rivaa el dì de la Befana, se cominciava a desfall. Se tornava a mett tusscòss in di scatolon e me vegniva el magon. I mè gent me condiven via con la promessa de fall ancamò pussee bell e grand per el prossim Natal! Cert che se andavom innanz in sta manera, alter che ciamà quei de Bust... la saria stada pù assee nanca tutta la nòstra cà per imbastì el Presepi.L’altrer, ravanand in soree, hoo vist quei scatolon e ancaben sien pien de ragner, cont i statuett de gess sbiavii ò ròtt, la teppa gialda, i montagn cariolaa, i casett on poo sgangheraa, senti che denter lì gh’è on tocchel de la mia infanzia, fada de illusion, de sògn, de speranz, de fantasia che in part rivivi quand in l’aria se spantega quell sentor de Natal, che cobbiaa al profumm del Panatton, me fann rinass in del coeur i emozion, la felicità e l’innocenza de quand seri ona tosetta.

Continua da pag. 19 - Ricòrd de Natal

Continua da pag. 11 - Mandragora, vegetale dalle proprietà magiche

Interviene il giovane innamorato Callimaco che con-siglia di far bere un decotto di mandragora alla spo-sina.Nottetempo Callimaco proclamato il suo amore e conquistate le sue grazie, Lucrezia, dona all’ignaro marito il desiderato erede fingendo di aver bevuto l’intruglio consigliato. Molte sono le virtù profetiche, le credenze, le magie, il culto, le trasformazioni, il simbolismo salfico, le tradizioni, riferiti alle radici della Mandragora, vege-tale erotico per eccellenza.

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ACCADEMIA

Progetto - creare e divulgare cultura attraverso la memoria collettivaRiproponiamo la stessa pagina del numero prece-dente per ricordare l’iniziativa promossa dalla Dot-toressa Cristina Cenedella, Direttrice del Museo Martinitt e Stelline, progetto che vede coinvolta e partecipe l’Accademia del Dialetto Milanese.L’evolversi dei lavori non sarà visibile in ogni nume-ro del Sciroeu, stante la complessità e le caratteristi-che temporali dei lavori stessi, ma ci sembra dove-roso continuare a pubblicizzarne l’esistenza affinché ciascun socio dell’Accademia ne sia consapevole.

Progetto - Creare e Divulgare cultura attraverso la memoria collettiva

Obiettivo generale - Accrescere la “cittadinanza culturale”

Nella società italiana contemporanea il consumo cul-turale è al di sotto delle medie europee. Il progetto vuole porsi come una possibile risposta a questa situazione e innalzare il livello di “attivi-smo culturale e di partecipazione”. L’idea alla base è che le Istituzioni Culturali, quali nella fattispecie archivi, musei, associazioni, fondazioni e scuole, possano giocare un ruolo chiave nel contrastare tali dinamiche rendendo più partecipate le loro atti-vità e proponendosi nei rispettivi territori come luoghi di aggregazione e di scambio. Le parole chiave di questo progetto sono: PARTECIPA-ZIONE, PLURALISMO E FRUIZIONE.

Il progetto intende raccogliere le testimonian-ze orali, documentarie e fotografiche di chi ha vissuto un preciso periodo storico nella Milano metropolitana: ossia il lavoro e il mondo del la-voro nel periodo della ricostruzione e della fase di profonda industrializzazione cittadina (1945-1980). Il risultato, attraverso la raccolta coordinata

delle testimonianze orali di coloro che hanno vis-suto nella seconda metà del Novecento, porterà alla realizzazione di docufilm, di laboratori didattici da proporre negli anni scolastici a venire, di un portale web, attraverso il quale ultimo si accompagnerà l’u-tente nella lettura dei documenti di archivio, nell’a-scolto di testimonianze e nella visione di fotografie d’epoca e deidocufilm prodotti. Sono previsti, inol-tre, incontri aperti a tutta la cittadinanza, per la pro-mozione delle iniziativa e la proposta di partecipa-zione attiva al progetto stesso.

Obiettivo specifico – Salvaguardare la memoria generazionale. Stimolare la partecipazione alla vita culturale di due segmenti della società: vec-chia e nuova generazione. Diffondere la cultura delle fonti, scritte e orali.I segmenti della società a cui si rivolge sono la vec-chia e la nuova generazione, di cui il progetto pre-vede una partecipazione attiva.

Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018 21

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ARTISTI

22 Sciroeu de Milan - Genar/Febrar 2018

Tatiana Villani

Laureata in giurisprudenza ma appassionata di scultura.Dotata di capacità arti-stiche naturali, ha perfe-zionato il suo stile nello studio dell'artista Marisa Vanetti.Adora rappresentare tut-to quello che la circonda e che interagisce con lei, tutto il mondo in minia-tura:i mestieri, gli sport, i mo-menti della vita.Gran parte del suo lavoro è la rappresentazione di momenti speciali che le vengono commissionati da coloro che vogliono fermare un attimo, alla stregua di una fotografia, ma che si trasforma in un'opera d'arte tridimensionale, dai ma-trimoni ai battesimi, dalle lauree ai traguardi sportivi, ai ricordi di momenti passati ricavati da vecchie fotografie.Per la realizzazione delle sue opere utilizza solo l'argilla, un materiale naturale ma molto complesso. La comples-sità deriva dal fatto di essere "vivo", per questo va curato, accudito e seguito nei suoi momenti di trasformazione.

www.tatianavillani.it

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FirifissHo smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni. Mia madre mi portò a vederlo in un grande magazzino e lui mi chiese l’autografo.

Shirley Temple

Il tempo è gratis ma è senza prezzo.Non puoi possederlo ma puoi usarlo.Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo.Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indie-tro.

Harvey MacKay

È nel momento più freddo dell’anno che il pino e il cipresso, ultimi a perdere le foglie, rivelano la loro tenacia.

Confucio

La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.

Soren Kierkegaard

Ogni anno, mentre scopro che FebbraioÈ sensitivo e, per pudore, torbido,Con minuto fiorire, gialla irrompeLa mimosa.

Giuseppe Ungaretti

Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.

Albert Camus

Cammina leggero in primavera; Madre Terra è in-cinta.

(Proverbio della tribù degli Iowa, indiani nativi americani)

Fà on fregg de biss.

La biscia, per se stessa, dà un senso di gelo a chi ne tocca la pelle fredda. Molte specie di bisce, nel pieno dell’inverno, si rifugiano sotto il mu-schio, nelle crepe del terreno, nei buchi e negli anfratti, dove si riparano dal freddo e aspettano i tepori della primavera. La sensazione di freddo e la biscia sono elementi che si collegano fra loro quasi spontaneamente; perciò in milanese, quan-do il freddo è rigido e tutti vorrebbero rintanarsi in casa, si suol dire “fà on fregg de biss” letteral-mente “fa un freddo da bisce” per avvertire ch’è arrivato quel freddo dal quale rifuggono persino le bisce.

A Natal... on sbagg d’on gall.

A Natale uno sbadiglio di gallo!L’ansia di sole dei milanesi, che per molti mesi stanno sotto una coltre di nebbia, traspare da questo detto. Dopo il 21 dicembre, infatti, il sole comincia a ritardare il tramonto e, come dice il popolo, le giornate si allungano. Ma è un pro-gredire lento, che in principio si misura a minu-ti, tanto che si suol dire che a Natale il giorno prevale sulla notte di uno sbadiglio, sbagg, di gallo, cioè di un soffio, perchè il gallo quando si sveglia non si attarda in sbadigli ma erompe nel suo incontenibile chicchirichì

Aforismi Motti e detti milanesi

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SCIROEU de MILAN

“I Soci Fondatori” sarà il tema del il 2018 per le pagine centrali, la prima e l’ul-tima pagina.La scelta ci è parsa doverosa in quanto il 2018 segnerà il quarantesimo anniver-sario di fondazione dell’Accademia, traguardo questo che in primis va attribuito a chi ha dato inizio a questo lungo commino, che auspichiamo possa continuare per molto tempo.

Ambrogio Maria Antonini

BOBOLI

Ma... ma adess, ’se gh’è?Ona fila de stellSora ona fila de cipress striaaChe brontolen al vent. ’Na serenadaDel poer Carletto, là, su la scesadaDe martelletta squadradaBasitt... sospir... strengiudE forse sogn sognaa senza conclud...La vitta... cossa l’è?On poo de stell spazzettaaDe tanti pont de cipress negher...Propi nagott de alegher... !

LA CÀ SARADA

Santa Cros... e piovisna...On uss, ona scaletta...On odorasc de carna e de moccusc,Dò o tre candirInfilaa come quij de sant Antoni...Quatter donasc mezz biottSettaa coi gamb avertSora divan tucc desconsciaa e rott...Gh’è di omen che vardenCome in del nient e tasen...Vunna la branca on moccolott... la va...E vun el ghe va adree...Vunna la torna, la candela in manE la pienta al sò post.Aria pesanta, par che manca el fiaa...Fumm che se mes’cia-sù cont el sudor...Che bell amor...!