accademia magazine

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Anno 3 - N. 02 GIUGNO 2010 Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento il voto il proposito di quei vecchi grandi che han fatto la patria; l’Italia avanti tutto! l’Italia sopra tutto! Gabriele D’Annunzio

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accademia delle imprese

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Page 1: Accademia Magazine

Anno 3 - N. 02 GIUGNO 2010

Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in

cuore quello che fu il sentimento il voto il proposito di quei vecchi grandi

che han fatto la patria;

l’Italia avanti tutto! l’Italia sopra tutto!

Gabriele D’Annunzio

Page 2: Accademia Magazine

L’attività di comunicazione rappresenta

una delle più importanti leve di marketing

territoriale di promozione e sviluppo di

produzioni locali e turistiche del territorio.

Il progetto si articola essenzialmente in

obiettivi differenti, coniugati ed amalgamati

da un’unica linea di azione di marketing

territoriale. Le azioni mirano a promuovere

il territorio, le sue eccellenze e le

professionalità, mediante interventi finalizzati

alla valorizzazione del patrimonio culturale,

ambientale ed artigianale, puntando sulla

netta convinzione che lo sviluppo del territorio

debba necessariamente partire dal territorio

stesso, sviluppando e promuovendo ciò

che esso offre. I piaceri della buona tavola

occupano un posto di rilievo nella cucina

calabrese. Una cucina semplice, che da

sempre conta su sapori unici e sull’impiego

di prodotti naturali attraverso un’alchimia

di profumi, gusti e odori. L’arte antica

della lavorazione, i delicati passaggi della

trasformazione e le tecniche tramandate nella

conservazione dei prodotti, unite all’unicità del

clima calabrese, danno origine a produzioni

di eccellenza caratterizzati da sapori unici

accompagnati da gusti forti e decisi della

montagna e del mare. La degustazione

dei prodotti locali d’alta qualità, frutto di

tecniche colturali ed agronomiche, rispettose

dell’ambiente, riconducono a sensazioni sopite

ed a fragranze che sembravano perdute. Il

legame fra la gastronomia ed il territorio è

inscindibile e variegato poiché ancora legato

alle produzioni locali.

Al di là dell’uniformità che oggi racchiude tutto

e tutti in schemi di vita standardizzati, i mestieri

del passato rappresentano la vera identità

della gente che vive in un territorio. Un ideale

viaggio nel passato dei paesi ci proietta in

piccoli mondi di fervida operosità: vicoli, strade

e piazzette accolgono le numerose piccole

botteghe degli artigiani, dalle cui porte si

percepiscono suoni diversi che mescolandosi

accompagnano la quotidianità. Quel che ieri

era quotidianità, oggi è rarità e patrimonio

culturale. Nello scenario economico il

comparto turistico assume rilievo di primaria

importanza. L’evoluzione del mercato, il suo

rapido allargamento, la necessità di offrire

prodotti sempre più sofisticati e complessi,

ha posto il territorio nell’oggettiva necessità

di accelerare il processo di adeguamento

dell’offerta turistica e di creare le condizioni

per essere più competitiva, salvaguardando le

tradizioni e la cultura sociale. Nell’ambito del

progetto, una delle chiavi di lettura è l’aspetto

Sociale. Con lo sviluppo delle azioni contenute

nel progetto, è conseguenza naturale il

contestuale sviluppo del territorio e delle

produzioni, questo significherà un aumento

di mano d’opera soprattutto specializzata.

In quest’ottica, nelle varie fasi del progetto,

già dalla prima rassegna, si stanzieranno

dei fondi per finanziare delle borse lavoro a

favore di soggetti disoccupati, inoccupati,

con problematiche di devianza del territorio,

con conseguenti azioni di formazione ed

inserimento lavorativo presso le Aziende.

enoagriart

Page 3: Accademia Magazine

ACCADEMIA DELLE IMPRESE EUROPEA

VIA PALMI, 7 (INT. 10)

89132 REGGIO CALABRIA

TELEFAX 0965.920797

WWW.ACCADEMIAIMPRESE.IT

[email protected]

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE ARIOBAZZANI

RESPONSABILE COMUNICAZIONE:MANUELA IATÌ

RESPONSABILE UFFICIO STAMPA:MASSIMO CALABRÒ

COORDINAMENTO REDAZIONALE:ELISA BARRESI

HANNO COLLABORATO:

ELISA CAMPOLO

AGOSTINO ANGELO CROCÈ

PIERA CATANOSO

MARGHERITA LIBRI

AMMINISTRAZIONE

IVANA ARIOBAZZANI

FEDERICA SPANÒ

IMPAGINAZIONE E STAMPA

ETTORE AMATO - UEBBIT.COM

DIREZIONE ORGANIZZATIVA

ANNUNZIATO MARINO

REG. TRIBUNALE

DI REGGIO CALABRIA N.12/90

Page 4: Accademia Magazine

Pag. 3 Il Gusto dei Sensi Giuseppe Ariobazzani

Pag. 4 L’UNIONE EUROPEA Nuove direttive Lara ComiPag. 5 I bilanci degli Enti Pubblici Roberto De DonnoPag. 6 Servizi finanziari ed etica nel mondo post-crisi Giovanni N. PesPag. 8 150 anni dall’Unità d’Italia Piera Catanoso

Pag. 10 L’Export Credit Risk Management Domenico Del SorboPag. 13 Marketing: l’importanza di una corretta comunicazione d’impresa Letizia GiorgianniPag. 14 Lusso Made in Italy Luisa MorgantePag. 16 Liguria, storia di una realtà imprenditoriale che non vuole arrendersi Daniela VercelliPag. 18 La tempesta non è ancora passata Vittorio FrattiniPag. 20 Imprese 2.0 VGiovanni Maria PorcelliPag. 21 Libri, Unimprese edita Bruno Latella

Pag. 22 Speciale Aspromonte Jonico Ivana Ariobazzani - Annunziato Marino

Pag. 32 2010 anno della Biodiversità Rosario PreviteraPag. 34 Fiera di Verona Coldiretti Calabria

Pag. 36 Ragazze Madri Vera CatalanoPag. 38 Daniele Amanti Cinzia Lacalamita

Pag. 40 La Calabria che vorremmo Giuseppe RomeoPag. 43 EnoAgriArt CalabriaPag. 46 Michelangelo Jerace Giuseppe Jerace

Pag. 48 Dagli anziani agli adolescenti Cristina Potenze - Adriano SerioPag. 50 Le fave tradizione italiana Francesca MarraraPag. 52 VI Giornata mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa Vera Catalano

Pag. 54 Roberto Benigni Elisa BarresiPag. 55 Sicilia Isola di musica Sara CavallaroPag. 55 Mondiali 2010 in Sud Africa Elisa Barresi

SOCIALE E TEMPO LIBERO

SALUTE E BENESSERE

SPECIALE ASPROMOTE

ATTUALITÀ

EDITORIALE

TURISMO E CULTURA

SPORT E SPETTACOLO

ECONOMIA E LAVORO

AMBIENTE E AGRICOLTURA

Page 5: Accademia Magazine

L’anima del commercio lo sappiamo bene è la pubblicità, il marketing.

Oggi più che mai siamo proiettati in un mondo virtuale che elargisce

mille opportunità, sicuramente allettanti e vantaggiose per poter pubbli-

cizzare e vendere “prodotti” senza dover rinunciare al confort della propria

poltrona.

Questa è la New economy o meglio l’e-commerce. È una realtà sempre

più presente alla quale sempre più imprese ricorrono per far conoscere e

vendere i loro prodotti. Ma può tutto questo rappresentare il futuro delle

nostre aziende?

A questa domanda la risposta che prepotente si fa sentire è No. La

dimostrazione più evidente a questa voglia di superare l’era del virtuale

sono i Centri Espositivi Permanenti. Quasi un ritorno al passato, verrebbe

voglia di dire. Sbagliato non sarebbe, perché in un mondo che ci ha

abituati ad andare sempre di corsa si è totalmente perso il gusto di

assaporare i piaceri della vita.

La nostra penisola è ricca di prodotti che dentro di essi custodiscono

la storia e le tradizioni del territorio. Frutti della nostra terra che il

mondo intero ci invidia. Questa storia viene completamente rimossa da

un clic che distrugge l’anima stessa di ciò che abbiamo conquistato.

Ecco perché sempre più forte si sente l’esigenza di dare la possibilità

di entrare in contatto, di degustare il prodotto. Lasciare che ci affascini

con i suoi colori e odori, sentire la sua consistenza e infine assaporarlo

lasciando a lui il compito di raccontarci la storia della sua terra. Così una

“bellissima” bottiglia di vino acquistata on-line si trasforma in autentica

poesia se degustata prima, restituendo dignità al prodotto e trasfor-

mandolo da bellissimo a buonissimo rispetto ai sensi dell’acquirente. Ecco

perché i centri espositivi sono la soluzione ideale. Ampi spazi dedicati

all’esposizione dei prodotti tipici, dove gli stessi possono soddisfare i palati

più esigenti che si lasciano sedurre dal gusto e dal piacere di entrare in

contatto con il prodotto piuttosto che dal fascino del risparmio.

Ci sono tradizioni che non si prestano alla trasmutazione virtuale, poiché

così facendo perderebbero del tutto le loro peculiarità. Il vino, come l’olio

o i mille formaggi che fanno dell’Italia uno dei paesi più “amati e imitati”

in tutto il mondo non possono adeguarsi ad un commercio che sminuisce

tutto ciò che rappresentano .

I Centri Espositivi Permanenti sono il porto ideale per dare spazio ai nostri

sensi perché il risparmio di tempo e di denaro può anche vedere internet

come unica possibilità ma il piacere di riscoprire un territorio attraverso

la degustazione dei suoi prodotti non ha prezzo.

Giuseppe AriobazzaniPresidente Accademia delle Imprese Europea

ED

ITO

RIA

LE

Il Gusto dei Sensidal virtuale ai sapori della Terra

Page 6: Accademia Magazine

Attualità4

Unio

ne E

urop

ea

Eppur si muove…

I differimenti di pagamento sono, oggi, causa di

problemi e insicurezza finanziaria per i fornitori

e, in particolare, per le piccole imprese che rappre-

sentano il cuore della nostra economia; risultano,

infatti, le più vulnerabili a causa delle limitate fonti

alternative di liquidità, della mancanza di sistemi

adeguati di gestione del credito, delle scarse risorse

disponibili per affrontare il problema dei pagamenti

in ritardo e dell’accesso limitato ai finanziamenti

alternativi. Il tempo medio di attesa, indicato dalle

ricerche di mercato, rileva che per riscuotere un

credito da una pubblica amministrazione occorrono

128 giorni contro i 67 della media UE, ma anche le

aziende private saldano i propri fornitori in 88 giorni,

con un ritardo di 31 giorni rispetto ai competitors

europei. Questi ritardi costano 934 milioni di euro

l’anno, e a farne le spese sono proprio le Pmi che,

alla fine, non hanno accesso al credito. Esiste,

comunque, ad oggi un meccanismo di messa in

mora in caso di ritardo che, però, ha avuto nella

pratica un impatto limitato; si verifica, spesso, che le

imprese non prevedono interessi di mora per timore

di danneggiare i rapporti con il cliente o perché non

sono consapevoli dei loro diritti. Tale meccanismo,

indicato nella direttiva 2000/35/CE, approvata

nel maggio 2000 e in vigore dall’8 agosto 2002, è

risultato insufficiente per mettere al riparo le imprese

dalle possibili conseguenze dei ritardi, richiedendo,

quindi, un intervento più incisivo. La Commissione

Mercato Interno del Parlamento Europeo ha previsto

una revisione della Direttiva per migliorare l’efficacia

e l'efficienza dei mezzi di ricorso contro i ritardi:

ha fissato tassativamente, con 30 voti favorevoli, 0

contrari e 6 astensioni, il termine di 30 giorni per

liquidare i crediti del settore pubblico e privato; si

tenta d’ imprimere, così, una forte accelerazione al

superamento della crisi economica contribuendo a

evitare ulteriori bancarotte e promuovendo il flusso di

capitale per rafforzare la competitività delle imprese

europee nel lungo periodo. Questo limite può essere

fissato in 60 giorni se , previsto nei contatti, non

determini, però, danni ingiustificati a una delle due

parti. Per il pubblico le regole sono più stringenti:

infatti sono necessarie “circostanze eccezionali” che

giustifichino un ritardo nel pagamento oltre i 30 giorni,

mentre non sono giustificati ritardi ulteriori al limite

dei 60 giorni. Fanno eccezione le istituzioni di sanità

pubblica e le istituzioni pubbliche medico-sociali

per la particolare natura di organismi quali ospedali

pubblici, che sono in gran parte finanziati attraverso

rimborsi nell'ambito dei sistemi di sicurezza sociale.

La direttiva ha abolito lo standard di risarcimento del

5% del conto, ma ha stabilito, invece, di aumentare

il tasso legale d’ interesse applicato se il pagamento

è in ritardo, al tasso di riferimento maggiorato di

almeno nove punti percentuali (invece di sette

punti, come proposto dalla Commissione). Inoltre, i

creditori riceveranno 40 € di risarcimento per i costi

amministrativi. La posizione della Commissione

Mercato interno dovrà passare al vaglio della

plenaria di Strasburgo a maggio o a giugno, la data

dipenderà dal raggiungimento di un accordo in

prima lettura tra Consiglio e Parlamento. E’ evidente

che l’impegno dei parlamentari del PDL sarà vigile

e attento per far emergere una diversa cultura

commerciale, più favorevole a una tempestiva

esecuzione dei pagamenti e per la quale i ritardi di

pagamento costituiscono un abuso inaccettabile a

danno del cliente e una violazione contrattuale, e

non una prassi normale.

l’Unione Europea ha adottato una direttiva, presentata dalla tedesca Weiler, che contrasta i ritardi nei pagamentinelle transazioni commerciali che, di fatto, penalizzanole imprese e, soprattutto, le Pmi

NUovE dirEttivE pEr coNtrastarE i ritardi sUi pagamENtile Piccole e medie imPrese ringraziano!

Lara Comi Europarlamentare

Page 7: Accademia Magazine

Attualità 5

A partire dagli anni Novanta si è avvertita

l’esigenza di dar maggior rilievo alle pari

opportunità tra uomini e donne nella vita politica

e sociale, rispettandone potenzialità e necessità e

favorendo un utilizzo pianificato di risorse pubbliche

in tal senso. Tale esigenza è stata recepita anche a

livello europeo, tanto che nel Trattato di Amsterdam

del 1997 si menziona espressamente tra i compiti

e gli obiettivi degli Stati membri l’eliminazione delle

diseguaglianze e la promozione della parità fra

uomini e donne.

Per tali ragioni è nato in diverse province italiane,

dapprima come esperimento e nel corso degli anni

sempre più ben definitosi, il Bilancio di Genere. Le

Province ed i Comuni sono stati individuati come gli

enti più adatti a dar concreto seguito alle intenzioni,

essendo più vicini ai cittadini ed al contempo in

grado di conoscere bene e coordinare un intero

territorio, non mancano tuttavia casi regionali come

Piemonte, Marche ed Emilia Romagna.

In Italia i bilanci di genere sono stati sperimentati

a partire dal 2000 e sostenuti dalla Comunità

Europea. Significative le esperienze dei Comuni di

Sestri Levante (primo in assoluto), Aosta, Torino,

Bari, Modena, e delle Province di Milano, Firenze,

Genova, Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Rimini.

Il Bilancio di Genere della Provincia di Bari, infine,

è in fase di pubblicazione.

Solitamente infatti non si limita a

una mera elencazione di dati ma è concepito per

tracciare un percorso evolutivo del ruolo della

donna nella società contemporanea, ponendo

rilievo sui dati più sensibili. Guardandoci alle spalle,

il cammino compiuto dalla donna negli ultimi cento

anni ha fatto passi da gigante: conquiste, lotte,

rivendicazioni, ma anche tradizioni, tutte hanno

contribuito a tracciare il profilo identitario della

donna oggi. Tuttavia si è ancora lontani dal raggiun-

gimento di effettive pari opportunità lavorative e

sociali: tanta è la strada ancora da percorrere ed

il Bilancio di Genere sarà strumento indispensabile

per portarla a termine con efficacia.

i bilAncidegli enti pubblici in chiAve di genere

Roberto De Donno

l’obiettivo del bilancio di genere è introdurre nel bilancio la prospettiva dell’uguaglianza tra

uomini e donne in tutte le fasi ed a tutti i livelli delle politiche pubbliche, con la finalità di aprire il confronto tra le Amministrazioni, aumentare la sensibilità sulle pari opportunità, fornendo infine indicazioni per la programmazione futura verso il riequilibriotra i generi.

Page 8: Accademia Magazine

Attualità6

P unti di riferimento che ormai sembravano persi dentro il vortice vizioso della finanza delle speculazioni,

della finanza rapace, della finanza dell’irreale, della finanza del nulla. Punti di riferimento che, invece,

oggi tornano ad essere più forti che mai, come pietre miliari nella strada dello sviluppo umano. Punti di

riferimento che sono tali non solo per l’altissimo valore concettuale, ma perché al contempo strettamente

afferenti alla realtà delle

cose, ai meccanismi

propri dell’economia e

della finanza.

Innanzitutto, il Santo

Padre abbatte una

volta per tutte il muro

concettuale tra impresa per il profitto e impresa sociale, sulla quale già Papa Giovanni Paolo II si era

espresso con chiarezza nell’Enciclica Centesimus Annus. Benedetto XVI scrive: “la gestione d’impresa

non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa. Deve anche farsi carico di tutte le

altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa”. Pertanto, si può fare impresa anche

se si perseguono fini di utilità sociale. Si deve fare impresa senza perdere il bene comune. Il Santo Padre

svuota, in tal modo, di ogni valore qualsiasi impropria dicotomia tra finanza e finanza etica. La finanza,

infatti, non dovrebbe essere concepita se non in una prospettiva di bene comune.

Il principio di sussidiarietà è un’altra delle pietre miliari espresse nell’Enciclica. Sussidiarietà, espressione

dell’inalienabile libertà umana. Sussidiarietà concepita come strumento teso, da una parte, a potenziare

i diritti ma, dall’altra a prevedere l’assunzione di responsabilità. Scrive il Pontefice: “La sussidiarietà e`

prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto

quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalista emancipatrici,

perché favorisce la liberta e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità. La sussidiarietà

rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli

servizi finanziaried etica nel mondo Post-crisi Unariflessionesulpensierodi

Benedetto Xvi

Giovanni Nicola PesCapo Segretaria

Presidenza Comitato Nazionale Italiano

Permanenteper il Microcredito

Credo che il primo passo per uscire dalla ( ahimè! ) ancora attuale crisi debbaconsistereinunaprofondariflessionesull’etica,primaancorachesullaqualitàdeiserviziedeiprodottifinanziari.Intaleprospettiva,unaparticolareattenzionevariservataall’EnciclicaCaritasinVeritate,cheillustraallasocietàipuntidiriferimentodeinuoviparadigmidicrescitastrutturalesostenibile.

Page 9: Accademia Magazine

Attualità 7

altri. Riconoscendo nella reciprocità l’intima

costituzione dell’essere umano, la sussidiarietà

e` l’antidoto piuma efficace contro ogni forma di

assistenzialismo paternalista.”

In queste parole il Pontefice riassume in modo

magistrale il senso più profondo del microcredito e

della micro finanza, ossia il passaggio dalla logica

della beneficienza a quello della responsabilità. E'

anche questa la via italiana al microcredito. Una via

che, scommettendo nell'etica quale investimento

più redditizio, respinge una concezione distorta

dello sviluppo, secondo la quale il traguardo

economico è inteso come obiettivo unico ed

esclusivo, nella speranza che, solo in un secondo

tempo, ci si possa dedicare alle dimensioni

qualitative dell'esistenza umana. Una visione del

tutto erronea, come dimostra la storia. Occorre,

al contrario, come sostenuto magistralmente dal

Santo Padre, discostarsi dal paradigma esclusivo

del profitto e della crescita economica indiscri-

minata, misurando il progresso e lo sviluppo in

base al miglioramento delle condizioni di vita e non

solo degli indicatori economici.

Diocesi di Alba, CuneoFossano, Mondovi e Saluzzo

Incontro sacerdotale

Presentazione dell’EnciclopediaCaritas in Veritate di Benedetto XVI

Page 10: Accademia Magazine

Attualità8

150 Anni DALL’UNITA’ D’ITALIA

P er commemorare i 150 anni della partenza dei mille Genova

ha organizzato dall’ 11 al 16 Aprile la “GARIBALDI TALL

SHIPS REGATTA” che vede la partecipazione di spettacolari navi

dagli alti alberi tra cui la Palinuro la Orsa Maggiore della Marina

Militare Italiana che dopo aver sostato nel porto di Genova sono

partite il giorno 11 Aprile ripercorrendo la rotta dei Garibaldini

alla volta di Trapani.

Genova è stata anche protagonista della visita del Presidente

Napolitano. Il capo dello Stato si è fermato in prossimità dello

scoglio da cui il 5 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi e le sue

camice rosse si imbarcarono sulle navi Piemonte e Lombardo

per raggiungere Marsala. Il Presidente della Repubblica Giorgio

Napolitano ha dato il via ufficiale alle celebrazioni per i 150 anni

dell’Unità d’Italia deponendo una corona di alloro presso la stele

di marmo che ricorda la partenza della spedizione dei Mille da

Genova Quarto. In Italia, nella primavera del 1960, la situazione

politica era molto fluida, anche Cavour cominciava a pensare alla

possibilità di unificare la penisola.

Artefice di questa svolta poteva essere il “partito d’azione” di

cui era membro Giuseppe Garibaldi

il quale fu spronato ad agire anche in

seguito agli eventi siciliani dell’aprile

del 1860, quando a Palermo vi fu

l’ennesima rivolta contro il regno di

Francesco II. Garibaldi i primi di maggio

del 1860 passava all’azione con i suoi

mille volontari, che in realtà erano

1088 uomini più una donna Rosalia

Motmasson, moglie di Francesco

Crispi, principale mente politica della

spedizione. I volontari provenivano

da varie regioni: Lombardia, Liguria,

Veneto, Toscana e Sicilia pochissimi erano i piemontesi.

La composizione politica era di sinistra, quella sociale per metà

professionisti ed intellettuali, per l’altra metà operai artigiani e

commercianti, molti provenivano da esperienze cospirative.

Partiti da un piccolo approdo scoglioso nominato quarto a pochi

chilometri da Genova tra il 5 e il 6 Maggio del 1860.

Page 11: Accademia Magazine

Attualità 9

Si imbarcarono su due piroscafi

“Piemonte” e “Lombardo” di proprietà

della società genovese Rubattino

comandati rispettivamente da Giuseppe

Garibaldi e Nino Bixio. La prima breve

tappa fu nel porticciolo di Talamone dove

si rifornirono di armi e dove una piccola

colonna di camicie rosse (tale indumento

fu scelto da Garibaldi a causa degli scarsi

fondi utilizzando un tipo di panno di lana

rosso usato dai macellai per i loro camici)

si staccò dal gruppo per marciare su

Roma. Gli altri proseguirono la navigazione

e sbarcarono a Marsala l’11 Maggio.

Fratelli d’Italia,

l’Italia s’è desta,

dell’elmo di Scipio

s’è cinta la testa.

Dov’è la Vittoria?

Le porga la chioma,

che schiava di Roma

Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli

calpesti, derisi,

perché non siam

popoli,

perché siam divisi.

Raccolgaci un’unica

bandiera, una speme:

di fonderci insieme

già l’ora suonò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci,

l’unione e l’amore

rivelano ai popoli

le vie del Signore.

Giuriamo far libero

il suolo natio:

uniti, per Dio,

chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò, sì!

Dall’Alpe a Sicilia,

Dovunque è Legnano;

Ogn’uom di Ferruccio

Ha il core e la mano;

I bimbi d’Italia

Si chiaman Balilla;

Il suon d’ogni squilla

I Vespri suonò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò, sì!

Son giunchi che

piegano

Le spade vendute;

Già l’Aquila d’Austria

Le penne ha perdute.

Il sangue d’Italia

E il sangue Polacco

Bevé col Cosacco,

Ma il cor le bruciò.

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte.

Siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò, sì!

Piera Catanoso

Inno di Mameli

Page 12: Accademia Magazine

economia e lavoro10

L ’evoluzione nei processi di internazionalizzazione dei mercati ha modificato radicalmente gli assetti

produttivi mondiali imponendo, inevitabilmente, nuove modalità di gestire le transazioni commerciali

e nuove regole per i nuovi scenari venutosi a creare.

Ormai, parlare di internazionalizzazione non può limitarsi più al semplice import/export e le tradizionali

strategie di internazionalizzazione risultano sempre meno efficaci per l’accresciuta dimensione dei mercati

che impongono, quindi, alle imprese una visione globale nella loro attività produttiva e commerciale. In

una visione globale, internazionalizzazione significa definire processi adeguati per strutturare presenze

stabili e durature sui mercati esteri, abbracciando tutte le fasi da quella operativa a quella strategica e per

tutte le imprese da quelle grandi a quelle medie e piccole.

Internazionalizzazione, infatti, non significa solo studiare un mercato, la concorrenza, la distribuzione, i

prezzi, ecc., ma significa anche dare valore al cliente, aggiungendo assetti intangibili, come la consegna

e come la dilazione di pagamento. Laddove, in passato, strumenti come la lettera di credito irrevocabile

o il pagamento anticipato erano considerati gli strumenti più adeguati per gestire il rischio di credito,

attualmente le esigenze degli operatori che effettuano transazioni con controparti estere sono molto più

complesse e non è più considerato sufficiente il ricorso esclusivo a tali strumenti. A questo punto occorre

fare delle riflessioni sul ricorso ad uno strumento piuttosto che ad un altro; in quanto, se la dilazione è

un valore che viene offerto al compratore, l’esigenza opposta del venditore è quella di avere la certezza

dell’incasso e di, eventualmente, smobilizzare il proprio credito. Oggi gli operatori di commercio interna-

zionale hanno a disposizione numerosi strumenti per gestire in maniera critica ed efficace il rischio di

credito. Possiamo riassumere gli strumenti nella tabella allegat

l’export credit risk Management: StruMenti e StrAtegie per ridurre i MAncAti pAgAMenti

Domenico Del Sorbo

Page 13: Accademia Magazine

economia e lavoro 11

Gli strumenti finanziari, utilizzabili su singole operazioni, annullano completamente il rischio di credito per la controparte venditrice (a

patto, ovviamente, che la prestazione sia effettuata nei termini previsti), mentre impongono alla controparte acquirente affidamenti

bancari. Gli strumenti assicurativi, invece, non consentono, tranne nel ML Termine, di lavorare su singolo credito, ma si possono

utilizzare su una globalità di crediti. La percentuale di copertura è inferiore al 100% e la controparte acquirente non deve utilizzare

affidamenti bancari.

Tra gli strumenti finanziari di breve termine troviamo la lettera di credito e le garanzie bancarie: con la lettera di credito si copre un

adempimento del venditore mentre con le payment guarantee si coprono inadempimenti del compratore. Strumenti finanziari di

medio-lungo termine sono il forfaiting e la polizza credito acquirente, anche nella struttura di crediti open. Si noti che gli strumenti

finanziari nel ML Termine consentono al venditore di annullare i rischi e di smobilizzare il credito relativo e, al contempo, consentono

al compratore di regolare la fornitura nel tempo, nel rispetto del cash flow relativo al bene di investimento acquistato. Tali strumenti,

per quanto graditi al venditore, sono, di solito, meno graditi ai compratori in quanto limita la capacità di indebitamento degli stessi.

Analizziamo, quindi, quali sono le caratteristiche degli strumenti assicurativi utilizzati nel medio-lungo termine. La polizza credito

fornitore, proposta da Sace, che si applica per operazioni extra Ue e per dilazioni di pagamento superiori a 24 mesi, finanzia

direttamente il fornitore e che si assicurano il credito dal rischio commerciale e politico.

potrebbe quindi essere opportuno ricorrere a strumenti alternativi di copertura del rischio ovvero agli strumenti assicurativi che, negli ultimi tempi,

riscontrano un’offerta più ricca e più vicina alle esigenze degli operatori.

Breve termine Medio / lungo termine

Strumenti finanziari • Lettera di credito• Garanzie bancarie autonone

• Forfaiting• Credito acquirente/Linee Open Voltura

Strumenti assicurativi • Polizze Globali (Euler Hermes, Atraidus, Coface, Sace Bt, altri)

• Polizza Multiexport - Sace Bt per la copertura su singolo acquirente

• Polizza Sace• Polizza credito fornitore

Fonte: Elaborazione propria

Page 14: Accademia Magazine

economia e lavoro12

L’Export Credit Risk Management: Strumenti e strategie per ridurre i mancati pagamenti

Facendo a questo punto delle considerazioni, si osserva che con il ricorso a strumenti di tipo finanziario

si ottiene la dilazione nei pagamenti e quindi si smobilizza ma occorre ricorrere all’affidamento bancario,

cosa spesso non gradita agli operatori commerciali, mentre con l’utilizzo di strumenti assicurativi si evita

l’affidamento bancario ma non si riesce a smobilizzare.

Questa era la situazione fino al 2004 anno in cui Sace ha introdotto la polizza Voltura Sace che si

colloca a metà tra strumento finanziario e strumento assicurativo con il quale si conciliano le esigenze

del compratore che evita l’affidamento bancario e ottiene la dilazione e quelle del venditore che ottiene il

pagamento immediato.

In definitiva, l’esportatore assicura il suo credito con Sace e ottenuti i titoli di credito, dopo aver adempiuto

ai suoi obblighi con la controparte estera, può rivolgersi ad una banca chiedendogli di scontargli pro soluti

i titoli di credito e se la banca accetta,in cambio chiede che gli venga volturata la polizza sottoscritta con

Sace. Tra gli strumenti assicurativi di breve termine molto innovativi sono le polizze proposte da Sace,

soprattutto perché molto vicine alle esigenze delle pmi.

Uno degli strumenti pensati per le piccole e medie imprese è la polizza multi export con la quale si

assicurano operazioni ripetute nel tempo che avvengono con uno o più acquirenti, con un periodo di

dilazione fino a 12 mesi.

Si tratta di una polizza globale che consente di assicurare merce di origine italiana, di origine Ue, di origine

extra Ue e merce, in presenza congiunta, di origine Ue ed extra Ue e la copertura assicurativa può essere

riferita sia a clienti che a paesi.

Sace copre sia dal rischio abbinato di natura politica e commerciale che dal solo rischio politico nel qual

caso il massimale viene stabilito di volta in volta a seconda del paese.

Il sostegno di Sace all’internazionalizzazione delle pmi non si limita solo all’intervento diretto ma anche

attraverso strumenti indiretti di riassicurazione e coassicurazione, garantisce il suo aiuto alle imprese

italiane. Nel caso della riassicurazione, Sace interviene come assicuratore indiretto dei rischi di credito

assunti da compagnie assicurative private mentre per quanto riguarda la coassicurazione si tratta di

accordi di cooperazione tra gli enti assicuratori all’interno dell’Ue.

La disamina degli strumenti esistenti per la gestione del credito ha evidenziato pregi e difetti di ognuno

di loro ne è emerso anche come la crescita delle imprese italiane nel mercato internazionale dipenda,

fortemente, dalla possibilità di annullare o minimizzare i rischi.

È fondamentale, quindi, munire le imprese italiane, le quali sono maggiormente di dimensioni piccole-

piccolissime e medie, di strumenti tali da renderle competitive all’estero e sono proprio gli strumenti

assicurativi che costituiscono una nuova opportunità nella riduzione dei rischi e della crescente presenza

sui mercati internazionali.

Page 15: Accademia Magazine

economia e lavoro 13

I n fine dei conti, alla base di qualsiasi

attività di scambio vi è proprio la

conoscenza, da parte del potenziale

acquirente, dell'esistenza sul mercato di

un determinato bene o servizio e delle sue

caratteristiche. Esistono vari mezzi che

consentono di sviluppare una comuni-

cazione verso l'esterno: la stampa (in

particolare le riviste specializzate), la radio,

la televisione, Internet, il direct marketing, il

contatto personale, la cartellonistica, mostre

e fiere; ognuno di questi ha un costo e una

specificità rispetto al prodotto o all'azienda.

Occorre però capire quale di queste

strategie sia più indicata per la propria

tipologia di prodotto o per l’immagine che

vogliamo comunicare ai nostri steakholders.

Del resto, l’immagine che un pubblico di

riferimento ha di un’impresa deriva spesso

dalla metodologia di comunicazione

(pubblicità) attuata da quest’ultima.

Comunicare in modo efficace fin dal

momento dell'apertura è la prima forma

di investimento di un’azienda. Bisogna

però tener conto che “comunicare” appare

oggi sempre più complicato: viviamo in un

era di globalizzazione dove ognuno di noi

riceve ogni giorno centinaia di messaggi.

Per questo, affinché gli investimenti in

comunicazione si traducano in messaggi

e relazioni efficaci , risulta opportuno

progettare una corretta strategia di

comunicazione e di marketing. L’immagine

di un’impresa è composta principalmente

da tre elementi: l’identità, ovvero ciò che

l’impresa è realmente, l’immagine riflessa,

ovvero ciò che il management ha strate-

gicamente definito debba essere la sua

realtà, il modo come si vorrebbe essere

percepiti dal pubblico esterno, ed infine,

l’immagine reale ovvero quella posseduta

dal pubblico. Occorre ricordare che

l'immagine è percepita dal pubblico come

qualcosa di stabile, quindi un'impresa

che possieda un'immagine forte e ricono-

scibile acquisisce un patrimonio che dura

nel tempo. L'immagine di un'azienda poi

andrà sempre testata, vagliata e ricont-

rollata nel tempo, affinché sia sempre in

sintonia con la propria strategia. Lo scopo

delle agenzie di marketing e comuni-

cazione è proprio quello di rendere al

mondo esterno l'azienda come questa

desideri apparire. Occorrerà dunque

progettare insieme al dirigente d’impresa

una strategia di marketing capace di

restituire al pubblico la corretta immagine

che si vuol dare alla propria impresa. Tutto

questo solitamente viene eseguito grazie

ad uno staff competente, costituito da

esperti in marketing, art director e grafici,

che lavorano nella pianificazione di una

strategia di immagine aziendale capace di

esprimere al meglio i valori dell’azienda e

la qualità dei prodotti o dei servizi in grado

di offrire.

marketingLetizia Giorgianni,“VideoMarketing”, Chianciano Terme (Si)

l’imPortanza di una correttacomunicazione d’imPresa

L a comunicazione d’impresa è una disciplina ormai praticata in tutteleaziende,spessoinmanierainconsapevole.Eppurerivesteunruolo

di primaria importanza, proprio perché riveste il mezzo tramiteilqualel’aziendasiponenelmercato.

Page 16: Accademia Magazine

Attualità14

Q uante sono le facce del lusso? Si tratta di un concetto molto comune, spesso legato a una certa

tipologia di abitudini di vita che ci fa pensare al business for business, cioè a dire all’economia per

sé, al consumo smisurato di beni e servizi apparentemente effimeri e quasi inutili.

In realtà però l’esaltazione del concetto economico, legato a beni e servizi consumabili e fruibili nell’ambito

di determinati tenori di vita non resta ascritto ad una sfera vitale frivola o del tutto priva di contenuti. In

Italia in particolare, questo ambito di mercato sviluppa e dichiara tutta la propria valenza attraverso l’alto

giro d’affari che dimostra di poter restare ben saldo nei diversi strati della popolazione e nel tempo. Nel

nostro Paese, infatti, non è così facile stabilire una netta differenza tra popolare e “aristocratico”

essendo la cultura della marca, del pezzo unico, del servizio eccellente in qualche modo insediata in

tutti gli strati della popolazione e apprezzata, esaltata e coltivata come quel valore aggiunto che ci fa

italiani a tutti gli effetti.

L’identità dell’italiano medio, ma anche di chi conduce un tenore di vita medio basso, non può infatti

prescindere dal buon gusto; la nostra passione per la moda, la cultura, la bellezza è qualcosa che con le

civiltà greche e latine nasce per restare iscritta nel nostro DNA nazionale.

Ed è tutta nazionale l’idea che ha dato i natali alla Tabai Corporate, un’agenzia di comunicazione e

Luisa Morgante

Lusso made in Italy

Page 17: Accademia Magazine

Speciale 15

pubblicità che mette al centro il consumatore per esaltarne le percezioni. L’obiettivo dell’azienda, nata

dalla creatività e intuizione del milanese Otto Tabai, è da molti anni, quello di far parlare il prodotto da

sé; questo non deve essere infatti pubblicizzato solo perché se ne parli il più possibile ma perché se ne

possa ben parlare, esaltandone le doti intrinseche ed uniche che lo rendono speciale e tipico quindi,

come dire appunto, di “lusso”. La Tabai è una realtà nazionale, leader nel settore del lusso che ha

sviluppato negli anni, importanti rapporti anche in ambito internazionale. Facendosi rappresentante di

testimonial altamente selezionate, propone per questi, strategie di comunicazione ampie e variegate che

vanno dall’organizzazione di eventi di alto livello a sfilate di Haute Couture fino alle importanti campagne

pubblicitarie di aziende del settore. Questo impegno multiforme ha permesso all’agenzia di sviluppare

intense collaborazioni con prestigiose aziende del fashion business quali Burberry, Paul Smith e Turati,

solo per citarne qualcuna.

Tra le attività della Tabai Corporate, bisogna esaltare quella svolta sui contenuti del canale televisivo

Fashion Vip Channel che lavora su una programmazione palinsestuale spalmata sulle 24 ore ininterrot-

tamente. Lo schermo televisivo diventa così la vetrina privilegiata per quei brand italiani che urlano sempre

più forte il loro bisogno di internazionalizzazione. Le numerose rubriche e le interviste alle più importanti

personalità che rappresentano il settore del lusso in Italia spaziano in tutti i settori di interesse, dalla moda

al design, dall’arte alla gastronomia fino ai viaggi a dimostrazione costante di quanto variegato sia in realtà

il mondo del lusso. Il volto del canale televisivo che, come la vetrina di un negozio in continuo allestimento,

monitora e racconta i cambiamenti e l’evoluzione di questo mondo è anche quello degli utenti della

newsletter online che può contare su un numero di oltre 270.000 iscritti a fronte di una media 20.000

contatti televisivi giornalieri. Le telecamere del Fashion Vip Channel sono sempre sull’evento, sulla novità,

sulla contemporaneità del bello e saranno infatti impegnate durante la prossima estate nell’organizzazione

e ripresa dei maggiori eventi di lusso in giro per il mondo, dalla Versiglia alla Costa Smeralda, per dire a

tutti che lusso è bello ma è anche identità, incontro, confronto, economia e crescita a molti livelli.

Page 18: Accademia Magazine

economia e lavoro16

liguria: terra racchiusa tra le montagne ed il mare.

M entre a nord sembra avere dei blocchi derivanti dalla morfologia del territorio, verso sud si aprono le porte

verso gli altri paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo e da qui verso il resto del mondo. La realtà impren-

ditoriale ligure è estremamente articolata ed ha sfaccettature estremamente contraddittorie. Come ogni regione che

si affaccia sul mare, per lunghissimi periodi ha tratto benefici dalle attività ad esso connesse. Uno dei più grandi porti

del Mediterraneo e la capacità mercantile delle famiglie genovesi hanno garantito benessere alla città e di riflesso a

tutta la regione. Per molti anni, nei secoli scorsi, Genova è stata considerata una delle capitali della marineria ed i

traffici sviluppati le hanno consentito di primeggiare a livello non solo nazionale ma anche internazionale. In tempi

più recenti, nei primi anni del ‘900, i piroscafi con linea fissa verso New York ed il Sud America permettevano non

solo il trasporto dei passeggeri in ambo le direzioni, ma anche il trasferimento di merci in import ed export. Succes-

sivamente, l’arrivo dei Liberty americani nel periodo bellico ed il loro abbandono da parte degli armatori d’oltre

oceano, aveva consentito l’acquisizione di una flotta quasi a costo zero che riutilizzata per fini commerciali era in

grado di generare ricchezza e benessere per l’intera regione. Si parla degli anni del primo dopoguerra, con una

gran voglia di ricostruire e soprattutto di riaprire i canali commerciali bloccatisi durante il periodo bellico. E’ negli

anni ’50 che l’Italia di Navigazioni (compagnia di Stato) decide di investire su Genova e diventa proprietaria di quelli

che venivano a ragione considerati gioielli della marineria nazionale e fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo. Con il

passare degli anni e l’affermarsi sempre più prepotente del trasporto aereo, questi transatlantici hanno cominciato

a segnare il passo e con l’avvento dei primi segnali di crisi anche il porto ha vissuto i primi momenti di difficoltà.

I piroscafi non erano in grado di competere con mezzi di trasporto più veloci, i passeggeri preferivano sistemi

di spostamento più consoni alle nuove esigenze, i carichi alla rinfusa stavano per lasciare il posto ai containers.

Iniziava una fase di declino per la città, che strettamente vincolata al porto e a tutto quel che esso rappresentava, si

trovava nella condizione di trovare una riconversione a livello prettamente industriale. Il terziario veniva penalizzato

a favore dell’industria pesante, gli sbocchi a mare che avevano garantito anche flussi turistici divenivano preda di

altiforni, il petrolio faceva il suo ingresso prepotente nella realtà economica ligure. Meno marinai e più dipendenti

dell’industria di Stato, meno terziario commerciale e più operai di grandi aziende. In poche parole, meno attività

legate alla piccola e media imprenditoria e più aziende di grandi dimensioni, meno turismo e più inquinamento.

liguriAstoria di una realtà imPrenditorialeche non vuole arrendersi

Daniela VercelliG.D.S. S.r.l.

Naval and Industrial Supplies

Page 19: Accademia Magazine

economia e lavoro 1717

Genova iniziava una fase nuova che solo col tempo si sarebbe rivelata

piena di criticità e problematiche tutt’ora irrisolte. Restavano indenni a

questo restyling le due riviere (ponente e levante) che continuavano ad

offrire opportunità ai turisti lombardi e piemontesi e l’entroterra ligure

che con quel poco di agricoltura consentita delle difficoltà del territorio

garantiva lavoro a chi non voleva migrare verso la grande industria. Gli

anni ’60 avevano portato da un lato l’avvento dell’industria pesante e

dall’altro il boom economico aveva garantito flussi turistici sempre più

importanti per le località di riviera. Le campagne si svuotavano per

dare nuova forza lavoro a queste imponenti realtà, le riviere vivevano

gli anni dell’urbanizzazione per consentire a molti la disponibilità di una

casa per le vacanze. La crisi della metà degli anni ’70, con il rincaro

dei prodotti petroliferi e la nascita di una concorrenza di levatura

internazionale nel settore siderurgico, colpivano duramente Genova

e la Liguria. Le grandi aziende non erano più in grado di garantire

occupazione se non a costo di continui interventi statali con ovvie

ripercussioni sulla collettività, mentre le attività connesse al turismo

risentivano pesantemente della generale diminuzione del potere di

spesa. Erano anni bui che presupponevano un nuovo cambiamento

nelle vocazioni commerciali liguri, ma un’ulteriore riconversione non

era né semplice né veloce da realizzarsi. Solo nel decennio successivo

si sarebbero visti i primi mutamenti, sempre a partire dal mare, con

l’arrivo di un polo dedicato ai containers ed un ammodernamento delle

aree portuali che ancora oggi è in atto. Erano anni di lotte sindacali

per non perdere diritti acquisiti, di piccoli e grandi operazioni ostruzio-

nistiche per non consentire l’ingresso di nuove realtà che avrebbero

potuto destabilizzare quello che veniva considerato, a torto o a ragione,

un sistema ormai consolidato e da tenere in vita a tutti i costi. Ed

arriviamo ai giorni nostri, con le problematiche di congiuntura interna-

zionale che tutti ben conosciamo e delle quali forse non siamo in grado

di valutare la portata.

Anche aree dedicate ai giochi per i bambini, ai turisti in arrivo e partenza

grazie alle navi da crociera, ad uno degli acquari più conosciuti al

mondo ed ai suoi visitatori. L’industria pesante sta lasciando il posto ad

aziende di piccola e media dimensione, il terziario si sta riprendendo

gli spazi che gli erano stati tolti, un polo tecnologico vedrà la luce e la

piena operatività nel giro di pochi anni. Ad oggi Genova sta evolvendo,

seppur a fatica e con molta lentezza, verso un mix tra pochissime

aziende di importanti dimensioni e tantissime piccole realtà produttive

e commerciali che sono la prerogativa principe della realtà economica

italiana. Le riviere invece soffrono ancora della concorrenza di mete

liguriAstoria di una realtà imPrenditorialeche non vuole arrendersi

Genova, 18 Maggio 2010

la liguria è cambiata. il porto di genova si è aperto alla città.non solo aree operative dove movimentare merci e svolgere attivitàprettamente lavorative.

Page 20: Accademia Magazine

economia e lavoro18

I l rapporto sulle regioni meridionali riguardante

il IV° trimestre 2009, realizzato congiuntamente

da ISAE, OBI ed SRM, tracciava un quadro

congiunturale sull’andamento dell’economia del

Mezzogiorno, inquadrato nel contesto europeo, di

recupero sia sul piano della risposta psicologica di

famiglie ed imprese che su quello più strettamente

parametrico, con indicatori di riferimento tendenzi-

almente in aumento rispetto allo stesso periodo

del 2008. La Grecia era lontana ma nessuno si

faceva illusioni sulla repentina soluzione della

crisi planetaria. L’indicatore di “Clima Economico”

elaborato dalla Commissione Europea passava da

79,5 ad 88,6 punti. Il medesimo parametro, riferito

al nostro Paese attestava un incremento dell’indice

da 89 a 95,3. La ripresa sembrava interessare

tutto il territorio con un particolare balzo in avanti

nel Mezzogiorno, con una marcata ripresa della

fiducia dei consumatori.Al di là degli indicatori

macro che, come sappiamo, pur se elaborati in

piena onestà intellettuale e professionale, risentono

dell’influenza dei criteri di calcolo e delle “politiche

di osservazione” dei fenomeni, eravamo sostanzi-

almente convinti che il nostro Paese se non aveva

ancora fatto riscontrare una tangibile inversione di

tendenza, aveva sicuramente dimostrato di “tenere”,

di limitare i danni meglio di quanto non avessero

fatto alcuni dei più importanti partners europei.

Certamente la crisi finanziaria che ha investito il

mondo “globalizzato” ha scosso il sistema dalle

fondamenta, come non era mai accaduto prima,

con ripercussioni sull’economia reale che hanno

visto vacillare negli operatori, come nei consumatori

le certezze del passato.

Da quel rapporto il nostro ottimismo ha subito

qualche flessione. La tempesta non ci ha ancora

lA teMpeStA nonè AncorA pASSAtAnon Si puo’ SventolAre il veSSillodel MeZZogiorno SoltAntoper lA ricercA di conSenSo

Vittorio FrattiniSegretario Nazionale

SINFUB - Banco di Napoli

Page 21: Accademia Magazine

economia e lavoro 19

superato, e questo non per fare del pessimismo

di maniera o, come si dice dalle nostre parti,

“gli uccelli del male augurio”. Non mettiamo in

discussione le analisi evidenziate dal rapporto

nella loro complessità ma proprio non riuscivamo

a convincerci, già allora, della “marcata ripresa

della fiducia dei consumatori”.Se ne avessimo

sentito qualcuno fiducioso forse ne saremmo

stati convinti anche noi. Per superare la crisi in

maniera definitiva, consolidata, è necessario che

le decisioni in materia di mercati finanziari non

continuino ad essere legate soltanto al buonsenso

ed al senso di responsabilità degli operatori e dei

singoli governi, ma che vi siano regole internazio-

nalmente condivise in grado di garantire il sano

funzionamento del sistema.

In quest’ottica, tutti i soggetti coinvolti nel sistema

paese, e ci riferiamo in particolar modo al nostro

Paese, dovranno fare la loro parte, dalla politica

ai sindacati, dalle imprese, alle banche. Soltanto

insieme è possibile superare il guado. Nessuno è al

riparo. E’ di questi giorni il nuovo crollo delle borse

che per vicende di “altri” ha visto far rinascere i

fantasmi dei mesi scorsi. L’Europa è pronta a

prendere provvedimenti drastici ma, soprattutto,

realmente “comunitari” per normare in maniera

più rigida le “politiche finanziarie” degli Stati

membri e garantire un sistema realmente orientato

all’economia reale, allo sviluppo e non alla improd-

uttiva speculazione. Le maggiori ripercussioni

dell’effetto crisi sono state avvertite, come noto,

in misura particolarmente grave nel Mezzogiorno

d’Italia soprattutto sul versante occupazionale, già

penalizzato da tempo oramai immemorabile con un

gap rispetto al resto del Paese che allarga sempre

di più la sua forbice. Ora, senza voler perseguire

fini di bandiera, in presenza di una delocaliz-

zazione delle attività produttive e di precariz-

zazione dei rapporti di lavoro, non può mancare

una prima risposta efficace verso questi fenomeni

che andranno contrastati sempre con maggior

forza. Ciò allo scopo di dare un’occasione concreta

a tante persone che sono in cerca di lavoro stabile

ma che non riescono ad entrare nel ciclo produttivo

o ne sono stati espulsi per effetto della crisi. E’

legittimo attendersi un contributo importante di

riflessione per tutto il sistema bancario e per quelle

imprese che continuano ad esternalizzare, su scala

planetaria, in aree dove il costo del lavoro è infimo e

i diritti e le tutele scarsi o negati.

E, per dirla con Antonino di Trapani, Responsabile

per il Mezzogiorno della Segreteria Nazionale del

SINFUB (Sindacato dei Bancari): “E’ ora che

tutte le forze politiche, sindacali e della società

civile realizzino un progetto di sviluppo realmente

sostenibile, mediante un sistema interattivo tra

tutti gli attori del territorio, con la consapevolezza

che lo sviluppo del Mezzogiorno è una opportunità

per il progresso di tutto il Paese. Gli appuntamenti

relativi alle varie consultazioni elettorali e a tutti i

momenti politici riguardanti il SUD debbono essere

un’opportunità seria per programmi da concre-

tizzare e non semplici slogan. E’ indispensabile

che le banche facciano la loro parte con strutture

dedicate, che abbiano piena autonomia decisionale

e management del territorio per il territorio”.

E’ necessario che ognuno faccia la propria

parte… altrimenti “del doman non v’è certezza”.

Regolamentare la globalizzazione selvaggia,è compito di tutti i soggetti coinvolti, della politica, delle organizzazioni sindacali internazionali,della mobilitazione della società civile.

Page 22: Accademia Magazine

economia e lavoro20

“Il Termine Web 2.0 è utilizzato per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e in

particolare del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente.

Si tende ad indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno

spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook,

Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, Tripadvisor ecc.).”

Così come per il mondo virtuale, anche l’austero mondo economico aziendale italiano ha dato il suo

addio alla vecchia versione 1.0 arrendendosi al costante aumento tecnologico della nostra civiltà e

passare alla fase 2.0.

E’ chiaro ormai che la tecnologia incontra il gradimento delle persone quando consente loro di migliorare

attività che già si svolgono normalmente ma in modalità “analogica” o 1.0. Con lo sviluppo di internet,

il passaparola, unico mezzo oltre la pubblicità, ha stravolto la comunicazione in termini di velocità di

propagazione. Ma il salto qualitativo si è avuto appunto con l’evoluzione dei social network.

In Italia si contano quasi 25 milioni di utenti internet con rosee prospettive per i guadagni della pubblicità

on-line e proprio questa fetta di mercato sta cambiando il life style della società italiana e del mercato

della pubblicità, facendo spostare l’attenzione degli addetti al settore a favore dei new media.

I dati più recenti dimostrano come il tempo trascorso dalle persone allo schermo del pc stia superando

anche quello trascorso davanti alla televisione, il che stimola un’attenzione crescente da parte degli

investitori pubblicitari ma anche di tutti coloro che sono alla ricerca di strumenti nuovi che consentano di

comunicare in modo rapido, efficace e economico con milioni di individui ma anche con le categorie di

nicchia. Tutto ciò rappresenta un’enorme opportunità per l’Italia, il cui tessuto economico è caratterizzato

dalle pmi, cioè strutture che non hanno le risorse necessarie per finanziare campagne di comunicazione

sui mezzi classici ma che possono trovare in internet un alleato fondamentale.

In questo scenario il peso del web 2.0, che ha determinato un uso della Rete sempre maggiore, ha

permesso ai cosiddetti social network che erano nati come strumento di socializzazione per gli utenti

individuali, soprattutto per i più giovani, di conquistarsi ben altri spazi.

Il fenomeno è dilagante e la riflessione più interessante riguarda proprio la relazione esistente tra

espansione economica e utilizzo dei media sociali.

Si sta creando un rapporto sempre più stretto tra utenti e aziende, con una trasformazione sempre

maggiore dei contenuti e dei format di comunicazione. Se fino ad oggi abbiamo assistito all’affermarsi

degli used generated content “contenuti generati dagli utenti”, d’ora in avanti dovremo abituarci a vedere

anche lo sviluppo di user generated advertising “Pubblicità generate dagli utenti”, funzioneranno?

Se sono gli utenti a volerle ed a crearle, è quindi probabile che le sopporteranno!

iMpreSe 2.0

Giovanni Maria Porcelli

Page 23: Accademia Magazine

economia e lavoro 2121

A utore di numerosi articoli su temi energetici e ambientali, Latella tratta

in modo sintetico, chiaro, semplice e interessante uno dei più attuali

argomenti del nostro tempo - sottolinea Paolo Longobardi, presidente

nazionale di Unimpresa -. La nostra associazione, fin dal 2004 ha istituito

sul proprio sito la rubrica “Energia e Ambiente” per fornire ai propri

associati, micro, piccole e medie imprese di ogni settore produttivo –

assistenza e consulenza avvalendosi di tecnici altamente qualificati.

Queste fonti da sole non potranno risolvere in breve tempo i problemi

legati al fabbisogno energetico ed all’inquinamento ambientale

del pianeta, ma certamente daranno un notevole contributo in

attesa che il progresso scientifico e tecnologico fornisca nuove

e più adeguate soluzioni”. Laureato in Economia, Bruno Latella

è giornalista pubblicista ed esperto in marketing dei prodotti

agricoli, biologici e agriturismo. Alle collaborazioni con

numerose testate giornalistiche ed emittenti radio-televisive,

su temi di economia, cooperazione e mercati, soprattutto

legati al comparto agricolo, ha affiancato l’attività di docente

in tecniche pubblicitarie e consulente di marketing per

conto di aziende ed enti. Ha inoltre costituito, nell’ambito

di importanti sigle associative, organismi di studio e

ricerca in campo economico e sociale. Dopo aver diretto

i periodici “Agricoltura”, “Edilizia e opere pubbliche” ed

“Avvenire economico” firma oggi il periodico mensile,

italo-tunisino, “Il dialogo mediterraneo”.

libriUNIMPRESA EDITA“Fonti energetiche pulite e rinnovAbili”

”Fontienergetichepuliteerinnovabili.Perunosviluppoumanoecosostenibile”È il titolo del volume edito da Unimpresa, scritto da Bruno Latella, presidente onorario di Unimpresaededicatoaldelicatotemadell’ambiente.

Page 24: Accademia Magazine

Speciale22

È lo strumento che mette a sistema l'insieme

delle attività che il territorio, tramite i suoi

rappresentanti, pone in essere, per fronteggiare

la concorrenza e la sfida competitiva delle altre

località. L’analisi finalizzata all’inquadramento

territoriale rappresenta il background di riferimento

di tutto il progetto in quanto fornisce una chiave di

lettura completa ed articolata delle potenzialità del

territorio stesso funzionali alla sua promozione.

Lo studio delle valorizzazioni di base di un territorio

e delle micropotenzialità, quasi sempre sommerse,

rende all’esterno un’interfaccia diversa in termini di

promozione e valorizzazione dell’intero territorio.

Il marketing territoriale si pone quindi come

AZioni operAtive di MArKeting territoriAle

I lmarketing territoriale è lo strumento che analizza, pianifica e promuove il territorio,attraversol’implementazionediprogrammiperlavalorizzazionedellerisorselocali.

ASPROMONTEORIENTALE

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Ivana Ariobazzani

Annunziato Marino

Page 25: Accademia Magazine

Speciale 23

ASPROMONTEORIENTALE

"l'insieme degli strumenti per le promozioni del

prodotto del territorio", attraverso una comuni-

cazione capace di valorizzarne le potenzialità di

sviluppo e le caratteristiche socio-economiche e

ambientali e di incentivare l'imprenditorialità locale,

nazionale ed estera.

Per uno sviluppo mirato di marketing territoriale

di un’area specifica, è necessario individuare

immediatamente, tramite un’ analisi dettagliata del

territorio, i suoi punti di forza e debolezza, gli attori

principali da coinvolgere, la vocazione del territorio

stesso. Il piano di marketing territoriale attuato nel

comprensorio dell’ Aspromonte Orientale, prevede

linee di intersecazione e di sinergie tra gli attori

locali, (Pubbliche amministrazioni – cittadini –

imprese), le potenzialità del territorio stesso, lo

sviluppo delle microimprese locali attraverso due

piani di intervento, piano di intervento interno e

piano di intervento esterno.

Sul piano interno, l’attenzione e gli sforzi vengono

indirizzati verso i cosiddetti stakeholder, gli attori

principali del territorio, (residenti e imprese

insediate nel territorio).

Sul piano esterno, il marketing territoriale è

finalizzato a sviluppare l’attrattività del territorio,

verso soggetti esterni come turisti, investitori, nuovi

potenziali residenti, nuove imprese.

La strategia che ipotizzata per ottenere il massimo

della visibilità, attrattività e fruibilità del territorio

del PIAR Aspromonte Orientale parte della consta-

tazione che è necessario costruire una visione

univoca, integrata e sistemica di questo territorio,

che trascenda le specificità dei Comuni che ne

fanno parte.

piAr ASproMonte orientAle Il PIAR Aspromonte Orientale è lo strumento di

programmazione per lo sviluppo integrato delle

aree rurali del relativo territorio, come previsto dalla

Regione Calabria nell'ambito delle risorse del POR

2000-2006 (BUR n. 46 del 15/05/01).

La proposta strategica del PIAR Aspromonte

Orientale, concertata con il partenariato locale, si

basa sull’analisi del contesto dell’area di riferimento

e del fabbisogno è con la raccolta di proposte

progettuali.

È, inoltre, coerente con le linee di intervento per

il settore agricolo e le aree rurali individuate dalla

Regione nella programmazione dei fondi strutturali

2000-2006.

obiettivia. valorizzare la filiera produttiva e commerciale

delle erbe officinali e dei loro derivati, in tutti i

campi di utilizzazione (alimentare, aromatico,

farmacologico, cosmetico, ecc;

b. valorizzare le produzioni tipiche locali;

c. potenziare l’offerta ricettiva rurale;

d. incentivare l’associazionismo e l’integrazione fra

le attività forestali e le altre attività legate all’uso

multiplo del bosco;

e. sostenere l’emersione delle attività agricole e di

trasformazione dei prodotti agricoli sommerse;

f. migliorare le infrastrutture rurali a sostegno

dell’attività turistica e di trasformazione dei

prodotti agricoli;

g. migliorare il decoro urbano dei centri abitati ed il

potenziamento della segnaletica turistica.

AZioni previSte• iniziative private nel settore della ricettiva rurale

e delle produzioni tipiche locali;

• implementazione di processi di riconoscimento

dei prodotti agricoli di qualità (DOP E IGP);

• supporto alla razionalizzazione e adeguamento

di processo e di prodotto delle produzioni

forestali tradizionali;

applicazione di strumenti che favoriscano

l’emersione delle attività sommerse;

• investimenti pubblici nel settore delle

infrastrutture rurali; iniziative di valorizzazione

del patrimonio rurale e dei centri storici.

Page 26: Accademia Magazine

Speciale24

Soggetti proMotoriComunità Montana Aspromonte Orientale, Locride

Sviluppo Scpa (in qualità di soggetto per l'assistenza

tecnica), Comuni di: Africo, Antonimina, Careri,

Ciminà, Platì, Samo, San Luca, Sant'Agata del

Bianco, Partenariato economico e sociale.

Soggetti coinvolti EE.PP. Locali, imprenditori dell’area.

StAto d'AttuAZioneNel novembre 2002, è stato depositato alla Regione

Calabria il documento del PIAR e nel gennaio 2004 la

Regione ne ha comunicato la ricevibilità e si è avviata

la fase negoziale. Nel 2005/2006 sono stati pubblicati

i bandi da parte della Regione per gli investimenti dei

privati ed sono in fase di avvio le operazioni relative agli

interventi infrastrutturali di carattere pubblico.

Dall’analisi degli strumenti di programmazione

negoziata presenti sul territorio del PIAR

Aspromonte Orientale emerge fortemente che, la

partecipazione e il partenariato diffuso hanno ad

oggi favorito la costruzione di quel capitale sociale

senza il quale qualunque risorsa finanziaria attivata

risulta effimera. Un primo elemento da considerare

in chiave critica, è come la natura del contesto

non consenta ancora di attribuire al processo di

programmazione in atto il carattere “di rottura”

necessario per attivare quel circuito virtuoso di

sviluppo. Certo il ruolo dell’Agenzia Locride Sviluppo,

soggetto responsabile del Patto territoriale della

Locride e impegnata nell’assistenza tecnica per

l’implementazione del PIT della Locride e del PIAR

Aspromonte Orientale si configura come l’esperienza

più significativa finora messa in campo dal punto di

vista della complessità progettuale e della dotazione

finanziaria. Di recente Locride Sviluppo, anche alla

luce del fatto che il Patto territoriale è in fase di

ultimazione, ha modificato il proprio statuto trasfor-

mandosi in una società consortile senza scopo

di lucro ed individuando tre aree di intervento

sulle quali riposizionare l’attività sociale: servizi al

territorio ed alla Pubblica Amministrazione; servizi

alle imprese (in particolare per ciò che concerne

la commercializzazione e l’internazionalizzazione);

progettazione Europea (in particolare sui bandi

gestiti direttamente dalla Commissione UE). Infine,

Locride Sviluppo ha partecipato alla costituzione

dell'ATS Riviera dei Gelsomini, che ha l'obiettivo

di implementare il progetto “Paese Albergo nella

Riviera dei Gelsomini”, e della Fondazione Calabria

Mediterranea, che ha l'obiettivo di implementare

percorsi di alta formazione ed istruzione, nonché

attività per la diffusione dell’innovazione gestionale,

Page 27: Accademia Magazine

Speciale 25

organizzativa, di prodotto e di processo. Comples-

sivamente quindi la programmazione territoriale è

ben sviluppata dall’amministrazione pubblica.

Si tratta pertanto di rafforzare tali strumenti, garantire

il rispetto delle tempistiche di attuazione al fine di

consolidare i primi segnali di sviluppo endogeno e

trasformare le iniziative imprenditoriali, frammentate

e non collegate, in un vero e proprio sistema locale.

La costruzione del “capitale sociale” dovrà essere

la mission della programmazione messa in atto

dagli attori locali affinché sia possibile intervenire

su quei fattori produttivi, economici e territoriali che

consentano l’ispessimento del tessuto produttivo,

la cooperazione interaziendale e l’insediamento di

nuove imprese anche esterne al territorio.

Lo scenario in cui si colloca il PIAR Aspromonte

Orientale si presenta come un sistema di relazioni

ad alta complessità: al suo interno confluisce, si

produce e si riproduce uno spettro sempre più

ampio di differenze, punti di vista ed esigenze

che articolano i problemi della vita collettiva e

definiscono il campo dell'intervento pubblico.

La posizione competitiva di questa area geografica

viene definita agendo in particolare sugli elementi

che le consentono di far parte di un determinato

raggruppamento strategico, nello specifico la

Locride. Per realizzare un piano di marketing

territoriale è essenziale elaborare un’analisi

degli “stakeholder” (portatori di interesse) che,

a vario titolo, possono influenzare ed incidere

sullo sviluppo del progetto. La tabella seguente

sintetizza le categorie di soggetti che potrebbero

essere coinvolti secondo le rispettive competenze

nell’implementazione del piano di marketing

territoriali.

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mat

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Page 28: Accademia Magazine

Speciale26

concluSioni Dall’analisi degli strumenti di programmazione

negoziata presenti sul territorio del PIAR

Aspromonte Orientale emerge fortemente che,

la partecipazione e il partenariato diffuso hanno

ad oggi favorito la costruzione di quel capitale

sociale senza il quale qualunque risorsa finanziaria

attivata risulta effimera. Un primo elemento da

considerare in chiave critica, è come la natura

del contesto non consenta ancora di attribuire al

processo di programmazione in atto il carattere

“di rottura” necessario per attivare quel circuito

virtuoso di sviluppo. Certo il ruolo dell’Agenzia

Locride Sviluppo, soggetto responsabile del Patto

territoriale della Locride e impegnata nell’assistenza

tecnica per l’implementazione del PIT della Locride

e del PIAR Aspromonte Orientale si configura come

l’esperienza più significativa finora messa in campo

dal punto di vista della complessità progettuale

e della dotazione finanziaria. Di recente Locride

Sviluppo, anche alla luce del fatto che il Patto

territoriale è in fase di ultimazione, ha modificato

il proprio statuto trasformandosi in una società

consortile senza scopo di lucro ed individuando

tre aree di intervento sulle quali riposizionare

l’attività sociale: servizi al territorio ed alla Pubblica

Amministrazione; servizi alle imprese (in particolare

per ciò che concerne la commercializzazione e

l’internazionalizzazione); progettazione Europea

(in particolare sui bandi gestiti direttamente dalla

Commissione UE).

Infine, Locride Sviluppo ha partecipato alla

costituzione dell'ATS Riviera dei Gelsomini,

che ha l'obiettivo di implementare il progetto

“Paese Albergo nella Riviera dei Gelsomini”, e

della Fondazione Calabria Mediterranea, che

ha l'obiettivo di implementare percorsi di alta

formazione ed istruzione, nonché attività per la

diffusione dell’innovazione gestionale, organiz-

zativa, di prodotto e di processo.

Complessivamente quindi la programmazione

territoriale è ben sviluppata dall’amministrazione

pubblica. Si tratta pertanto di rafforzare tali

strumenti, garantire il rispetto delle tempistiche

di attuazione al fine di consolidare i primi segnali

di sviluppo endogeno e trasformare le iniziative

imprenditoriali, frammentate e non collegate, in un

vero e proprio sistema locale.

La costruzione del “capitale sociale” dovrà essere

la mission della programmazione messa in atto

dagli attori locali affinché sia possibile intervenire

su quei fattori produttivi, economici e territoriali che

consentano l’ispessimento del tessuto produttivo,

la cooperazione interaziendale e l’insediamento di

nuove imprese anche esterne al territorio.

inquAdrAMento territoriAleIl PIAR Aspromonte Orientale abbraccia l'area a

sud destinata al PIT Locride: nasce lungo la fascia

Jonica della Provincia reggina per svilupparsi verso

l'interno confluendo nel Parco Nazionale

dell'Aspromonte; tale territorio comprende 8

comuni: Africo, Antonimina, Careri, Ciminà, Platì,

Samo, San Luca, Sant'Agata del Bianco. In

generale l’economia locale è basata sulle attività

rurali, come l'agricoltura, la zootecnia, l'artigianato

e l'agriturismo.

Ma non è da sottovalutare, in termini di ricchezza

dell'area, il vasto patrimonio storico-artistico,

Antonimina

Africo

Page 29: Accademia Magazine

Speciale 27

archeologico e culturale, risalente soprattutto

all'epoca greca, bizantina e romana, alla dominazione

normanna e alle invasioni saracene.

L'elevata ruralità delle aree, le calamità naturali

e il fenomeno migratorio hanno condotto ad un

notevole indebolimento del tessuto sociale ed

economico, rimasto in gran parte ancorato alle

attività tradizionali: lo spopolamento dovuto al

massiccio trasferimento della popolazione attiva dai

centri interni verso la fascia litoranea, ha comportato

il cambiamento dell'economia e della cultura locale,

con conseguente degrado dei centri storici collinari.

SAnt’AgAtA del biAncoDistrutta quasi completamente dai terremoti del

1783 e del 1908, la sua storia è strettamente

legata a quella di Samo, di cui fu feudo, prima

di rendersi indipendente nel 1806 ed essere

proclamata Comune nel 1811. Successivamente,

di nuovo aggregata a Samo per un breve periodo,

divenne definitivamente autonoma nel 1946.

Da vedere i resti di un antico palazzo feudale

con un prezioso portale in pietra bugnata con

arco a tutto sesto, risalente al 400, e la chiesa di

Sant’Agata, seppur ampiamente rifatta. Sant’Agata

del Bianco ha dato i natali al filosofo Angelo Grillo

(1805-1875), al vescovo Francesco Antonio Grillo

(1744-1804) ed allo scrittore Saverio Strati (1924).

La sua economia è caratterizzata dall’allevamento

di bestiame, dalla coltivazione di agrumi, ortaggi e

olio, dalla produzione di formaggi e di ottimi vini. Si

pratica l’allevamento del baco da seta. In campo

artigianale si segnalano la costruzione di mobili

rustici, la pratica dell’arte del ferro battuto, e,

soprattutto, la tessitura di coperte e della caratte-

ristica "pezzara", tessuto realizzato con cascami di

stoffa dei più diversi colori.

de.c.o

Lo sviluppo di un’area passa soprattutto attraverso

la volontà degli amministratori locali di investire

nella valorizzazione del territorio, in particolare nella

“sfera” delle tradizioni locali, legate alla produzione

agroalimentare e artigianale, poiché ne rappre-

sentano il “segno” distintivo di un posto: la storia, le

abitudini ed il costume. In questa logica si inserisce

la certificazione delle Denominazioni Comunali di

Origine (De.Co.), che costituisce sia uno strumento

di salvaguardia delle produzioni locali, in quanto ne

conserva le pratiche e l’identità storiche, ma anche

uno mezzo efficace di promozione del territorio a

livello nazionale ed internazionale, divenendo al

contempo un efficace strumento di marketing

territoriale. La DE.CO., è il marchio Comunale, che

certifica la provenienza di un determinato prodotto

(del comparto enogastronomico o artigianale) da un

determinato territorio. E’ un marchio di qualità;

1. E’ regolamentato dalla legislazione che norma i

marchi collettivi;

2. Non è incompatibile con le Denominazioni

Europee (DOP; IGP..);

3. E’ un ottimo strumento per valorizzare un

determinato territorio:

• si presta a molteplici opportunità di marketing

territoriale;

• e’ un serio lavoro di analisi e censimento per

individuare quali sono i prodotti che rappr

sentano il territorio stesso;

4. Può precisare come un prodotto viene

elaborato e può valorizzare metodi tradizionali

al fine di accrescere il senso di appartenenza di

unacomunità;

5. Gli attori che devono essere coinvolti

dall’Amministrazione Comunale sono gli

allevatori, i produttori, i ristoratori (autentici

ambasciatori del territorio) attraverso lo

sviluppo di una sinergia volta alla valorizzazione

del territorio.

negli ultimi anni l’ente locale ha assunto un ruolo primario nello sviluppo del territorio, poiché rispetto al passato non è solo un fornitore di servizi ai propri cittadini, ma è divenuto un protagonista nellapianificazione complessiva della crescita territoriale.

Careri

Ciminà

Page 30: Accademia Magazine

Speciale28

le FASi operAtive dell'AdoZione dellA de.co.Le fasi operative per l’applicazione della Denominazione Comunale prevedono:

• Studio del territorio e interviste ai produttori.

• Individuazione dei prodotti tradizionali del territorio.

• Indagine per appurare l’appartenenza del prodotto alla storia del territorio.

• Stesura del disciplinare di produzione.

• Incontri con i produttori, i ristoratori e gli albergatori. Presentazione del Progetto a tutta la cittadinanza e

incentivo ad elaborare sinergie per la promozione dello stesso.

• Stesura delle delibere consiliari e giuntali, inclusive del disciplinare di produzione dei prodotti a Denomi-

nazione Comunale.

• Studio del marchio e registrazione.

Page 31: Accademia Magazine

Speciale 29

inForMAZione e proMoZioneAmpio è il progetto d’informazione e

promozione il cui ambizioso obiettivo

è quello di incentivare in maniera

organica lo sviluppo del territorio,

valorizzando e coordinando le varie

iniziative locali al fine di salvaguardare

le tradizioni, i prodotti tipici locali e il

patrimonio artistico e culturale. La comunicazione infatti, è un

tassello importante, ma non l’unico per rilanciare il territorio e

deve avere obiettivi e strategie coerenti rispetto al prodotto, al

target, all’offerta e deve essere in grado di tradurre le unicità

di un territorio in un’immagine forte, riconoscibile e positiva. La

promozione di un territorio può utilizzare molteplici strumenti sia

off-line (affissioni, brochure, locandine, catalogo commerciale)

che on-line (siti web, web marketing, e-commerce). Il web è

uno dei migliori mezzi di comunicazione che conosciamo per

affrontare le tematiche del marketing territoriale, nella fase in

cui si decidono gli strumenti della campagna pubblicitaria ed

informatica. Oggi il web-marketing territoriale può definirsi come

una strategia ad hoc che promuove le piccole realtà geografiche

e in particolare garantisce:

• focus sul sistema e non solo sul prodotto;

€ diversa interpretazione dello stesso concetto di “prodotto”,

inteso non più come singola entità a sé stante, ma come

parte di un’esperienza complessiva, e come tale anche come

porta di ingresso all’esperienza complessiva;

• maggiore quantità e migliore qualità delle informazioni

assunzione di responsabilità precise da parte del venditore-

comunicatore (veridicità e completezza delle informazioni;

chiarezza delle fonti);

• feedback territoriale del modello di comunicazione (possibilità

teorica e pratica di “far diventare” il territorio come lo si

propone, in base ad un preciso piano di comunicazione, che

rappresenta al contempo un piano di intervento – si pensi alla

rinascita dei borghi antichi, collegata agli itinerari enogastro-

nomici, o alla rinnovata attenzione per le tradizioni locali, il

folklore, la cultura popolare, tutte cose che oggi si possono

“acquistare” in un pacchetto turistico, ma anche in una linea

di prodotti).

La strategia di comunicazione risponde in maniera lineare

agli obiettivi indicati precedentemente e alle caratteristiche

dei target. Al primo obiettivo: “Sviluppare un’identità del

territorio generando delle ricadute positive su tutti i comuni del

comprensorio” si è inteso rispondere tramite la creazione di

un Logo-Marchio in grado di esprimere l’essenza del territorio.

La strategia di comunicazione trova nel logo-marchio il suo

elemento centrale. Di seguito si presentano i principali strumenti

di comunicazione e promozione che derivano dal logo-marchio.

Page 32: Accademia Magazine

economia e lavoro30

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Page 33: Accademia Magazine

Speciale 31

il logo-MArchio Un logo è, di fatto, una comunicazione ridotta alla estrema sintesi. A una

semplice immagine è affidato il compito di fornire una informazione complessa,

sfruttando meccanismi di associazione mentale inconscia (transfert), di

memoria, di analogia. Dunque il valore del logo non è tanto legato alla sua

funzione estetica, quanto al suo potere di comunicazione. Tanto più saprà

rendersi subito riconoscibile e facilmente memorizzabile tanto più sarà

funzionale alla realizzazione efficace degli obiettivi ad esso assegnati ossia:

• creare senso di appartenenza;

• produrre consenso;

• favorire la massima partecipazione;

• stimolare un miglioramento qualitativo dei prodotti/servizi;

• favorire la creazione di una rete tra tutti i soggetti interessati allo sviluppo

dell’area;

• sintetizzare i valori chiave del territorio;

• rappresentare in modo originale e creativo il territorio e le sue potenzialità;

• far emergere gli elementi distintivi del territorio;

• fungere da elemento di richiamo visivo per tutte le azioni di promozione

rivolte sia all’interno che all’esterno del territorio.

Platì

San Luca

Samofo

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Page 34: Accademia Magazine

Ambiente e Agricoltura32

“lA nAturAper MigliorAre lA vitA”

è lo slogan con cui si apriranno le celebrazioni

dell’Anno internazionale della biodiversità

dichiarato dalle Nazioni unite per il 2010. Un

anno in cui si dovranno trovare le soluzioni su

scala globale per abbattere la costante perdita di

“diversità biologica”.

N ell’ultimo secolo si sono estinte 150.000 tra

specie e varietà vegetali ed animali. Le specie

si estinguono ad una velocità 100 volte superiore

a quella dell’era preistorica anche in relazione al

fatto che i processi di deforestazione fanno sì che

ogni 3-4 anni sparisca per sempre una superficie

di foresta pluviale equivalente alla Francia. Con

57.468 specie animali di cui l’8,6% endemiche e

12.000 specie di flora, delle quali il 13,5% specie

autoctone, l’Italia è ancora il paese Europeo più

ricco di biodiversità. Purtroppo parecchio di questa

ricchezza viene ad essere “sperperata” a causa

dell’uomo: attualmente sono a rischio di estinzione

i l 68% dei vertebrati terrestri,

il 66% degli uccelli, il 64%

dei mammiferi, il 76% degli

anfibi e addirittura l’88%

dei pesci d’acqua dolce.

Tra le minacce principali

troviamo la modifica degli

habitat e il consumo del

suolo. Non ultime il bracconaggio

ai danni di specie sempre più rare e la caccia.

Rischiamo di perdere, nei prossimi anni, specie

come l’orso bruno, la lontra, il capovaccaio, l’aquila

del Bonelli (presente anche in Aspromonte), la

pernice bianca, la gallina prataiola ma anche fauna

ittica come il delfino comune ed il tonno rosso.

In Italia non esiste ancora una legge quadro sulla

biodiversità e l’Italia ad oggi non ha sottoscritto

la Convenzione internazionale sulla Biodiversità

(CBD) e non è tra i Paesi che hanno già adottato

proprie Strategie e Piani d’azione a tutela della

biodiversità. Il WWF Italia propone i cinque pilastri

su cui si potrebbe basare la Strategia nazionale

della biodiversità, sostenuta dalla creazione di un

apposito Fondo per la biodiversità: 1) l’adozione

di strumenti legislativi quali una legge per la tutela

della biodiversità; 2) l’inserimento nella contabilità

nazionale di parametri che consentano di “tenere

in conto la natura”; 3) la definizione di obiettivi

strategici non solo su scala nazionale ma anche

regionale; 4) il coordinamento tra il Piano d’azione

nazionale e quelli regionali; 5) un piano nazionale

di sostegno alla conservazione delle ultime foreste

tropicali che sia promossa con politiche rivolte a

quei paesi in via di sviluppo che hanno stretti

rapporti commerciali con il nostro Paese (tra i

maggiori consumatori di risorse forestali).

I vari PSR regionali (PSR: Piano di Sviluppo Rurale)

che cofinanziano tra l’altro le aziende agricole

oltre che gli investimenti non produttivi a sostegno

dell’ambiente in ambito rurale, in relazione alle

recenti modifiche apportate con l’ Health Check

che consente di aggiungere ulteriori risorse con

obiettivi specifici, prevedono, tra gli altri, interventi

rivolti proprio alla salvaguardia e valorizzazione

della biodiversità in agricoltura e del paesaggio

rurale in genere. E l’agricoltura “conservativa”

svolge un ruolo fondamentale contro la perdita

di biodiversità e la tutela dell’ambiente e del

benessere in genere. Difendere la biodiversità in

agricoltura significa tenere lontani quei modelli

agricoli basati sulla monocoltura e sulla produzione

di alimenti “standard” ottenuti da materia prima

agricola poco “variabile”. Infatti, la perdita di

biodiversità varietale e genetica in agricoltura è

dovuta nel lungo periodo a sistemi di produzione

agricola intensiva e monocolturale, ad attività

edilizie ed estrattive senza controllo, al sovras-

fruttamento di foreste, oceani, fiumi, laghi e

suolo in genere, all’invasione di specie esotiche,

all’inquinamento e, sempre più, al cambiamento

proclamato dalle nazioni unite

2010 Anno della biodiverSità

Rosario Previtera

Dirigente del Settore 3Sviluppo rurale

Dipartimento Agricoltura,Foreste e Forestazione

Regione Calabria

Page 35: Accademia Magazine

Ambiente e Agricoltura 33

climatico. Le antiche colture di interesse agricolo

o le razze da allevamento una volta fondamentali

per l’economia rurale, nel tempo si sono ridotte

fino a scomparire sotto la pressione del mercato:

è aumentata la richiesta di frutta, ortaggi, grano,

mais sempre più resistenti alle malattie, sempre più

produttive e meno esigenti in termini di acqua o

concimi, sempre più standardizzate nell’aspetto o

nel loro valore tecnologico per la trasformazione.

Oppure si sono estinte perché non più economi-

camente valide, in quanto il loro prodotto è stato

soppiantato da quello proveniente dall’estero più

conveniente (altro effetto della globalizzazione). ù

La riscoperta dei “frutti antichi” o la costituzione

della “banca dei semi” costituisce il baluardo

per la salvaguardia della variabilità genetica. Così

come è possibile ed auspicabile valorizzare la

“biodiversità alimentare” basata sulla riscoperta

dei cibi tradizionali oppure di pietanze simili ma che

variano di zona in zona, di provincia in provincia a

testimonianza di “diversità tradizionali” legate alla

storia, alle risorse, alle produzioni locali, caratte-

ristiche e tipiche, alla cultura delle comunità rurali.

Nel mondo le varietà coltivate sono poche

centinaia rispetto alle migliaia di un tempo, le quali

si adattavano ai climi, ai territori di origine.

Territori spesso depauperati e difficili da recuperare,

a volte non più esistenti nella loro specificità.

Ecco perché l”International Year of Biodiversity”

punterà su iniziative tese non solo a trovare

soluzioni rispetto alla perdita costante di specie

animali e vegetali ma sarà anche improntato nel

valorizzare l’ambiente ed i sistemi naturali a partire

dai paesaggi rurali ed agrari che in esso si estrin-

secano Ed una delle caratteristiche fondamentali

dell’agricoltura italiana è la sua pluralità, la quale

in un contesto di biodiversità risulta un valore non

indifferente. Una pluralità ed una diversificazione

esistente delle produzioni agricole e dei modelli

aziendali che ci consente di affermarne l’originalità

rispetto a modelli produttivi standardizzati di altri

paesi europei. Una diversificazione e quindi una

biodiversità che si può trasformare in una grande

opportunità economica oltre che ambientale e

sociale. Ciò che è stato conservato nel tempo, grazie

allo spirito della civiltà contadina ed ha resistito alle

innovazioni, alle speculazioni ed alle regole del

mercato, oggi può invece costituire e diventare

strategicamente un punto di forza per il futuro; ci

riferiamo a quei saperi e sapori locali e tradizionali, a

quelle colture e quelle produzioni, spesso di nicchia

ma fortemente identitarie, connesse al territorio

di origine ed introvabili altrove, ottenute in aree

rurali che spesso posseggono, tra l’altro, anche

un potenziale turistico non indifferente. Colture e

culture ancora esistenti e persistenti che costitu-

iranno il grande mosaico vivente dell’agricoltura

italiana.

Page 36: Accademia Magazine

Ambiente e Agricoltura34

L a fortissima presenza delle imprese agroalimentari calabresi del vino,

olio e altre produzioni sono tra le realtà italiane che brillano alla fiera di

Verona del vinitaly, nel Sol olio e nell’agrifood che riguarda altre produzioni

di eccellenza del made in Calabria, per originalità, creatività, innovazione.

“I nostri prodotti hanno un alto gradimento -commenta soddisfatto Pietro

Molinaro presidente della Coldiretti Calabria presente all’importante rassegna

internazionale grazie anche alle idee, alle intuizioni, all'effervescenza messe

in campo dagli imprenditori tra i quali sono da annoverare molti giovani, che

si impegnano per il loro miglioramento qualitativo e per una sua corretta e

originale presentazione sui mercati. I dati parlano chiaro:il vino si conferma il

segmento più innovativo e dinamico del Made in Calabria, ma a ruota segue

l’olio che nell’indicazione del 100% olio italiano scelta fatta con convinzione

da tanti nostri produttori, sta vivendo una nuova stagione, ricca di prospettive

per l’intero comparto”. Il bilancio è senza dubbio positivo per l’agroalimentare

calabrese –aggiunge Molinaro – per riconoscimento unanime di operatori del

settore, opinion leader e consumatori si riscontrano ottimi livelli qualitativi e

di marketing che hanno permesso alle nostre imprese di ricevere nell’ambito

della kermesse fieristica importanti e significativi riconoscimenti e questo fa il

paio con il consolidamento della presenza sul mercato che non è più un sogno

ma realtà. L’agroalimentare si conferma trainante nella ripresa dell'economia

alla FiEra di vEroNabrillano le produzioni calabresi

COLDIRETTI CALABRIA

Page 37: Accademia Magazine

Ambiente e Agricoltura 35

con la conquista di nuovi mercati e l'offerta di

nuove opportunità professionali. Attorno alle

nostre produzioni ci sono, contenuti innovativi, che

richiedono nuove capacità manageriali, gestionali e

mobilitano risorse e competenze diverse ed articolate.

Certamente è importante non cullarsi sugli allori e

come viene richiesto dalle imprese stesse, occorre

che senza tentennamenti ci sia nella regione una

regia unica per la promozione dell’agroalimentare

in grado di dare una immagine ancora più forte e

autorevole. Altro tema assai importante –prosegue

Molinaro- è quello dei controlli, per evitare che la

contraffazione porti via valore aggiunto alle nostre

produzioni, che abbiamo stimato nel 2009 in un

danno di un miliardo di €uro”. Con il progetto di

una filiera tutta agricola ed italiana firmata dagli

agricoltori, portato avanti dalla Coldiretti, si evitano

gli inganni del falso made in Italy poiché ormai è

acquisito che “il carro del made in Italy,di cui la

Calabria si conferma un pezzo importante, è una

scelta produttiva ed imprenditoriale definitiva e non

un autobus dal quale si può scendere o salire a

secondo delle convenienze”. La forza al settore e

alle scelte imprenditoriali la danno i consumatori

che a stragrande maggioranza vogliono i prodotti

del territorio e questo significa anche che i fondi

comunitari devono essere spesi bene ed andare in

direzione delle vere imprese.

DELEGATO REGIONALE DEI GIOVANI COLDIRETTI

CALABRIA DANIELE PERRONE ELETTO

NELL’ESECUTIVO NAZIONALE DI GIOVANI IMPRESE

Un riconoscimento importante per i giovani impren-

ditori agricoli della Calabria. Daniele Perrone è un

imprenditore agricolo di Delianuova (RC) opera

nel comparto olivicolo con una straordinaria

capacità innovativa che ha puntato sulla qualità e

la valorizzazione di quello che è uno dei comparti

trainanti dell’agricoltura calabrese. Il neo eletto ha

dimostrato a livello sindacale una grande attenzione

al progetto economico della Coldiretti per una filiera

tutta agricola e italiana firmata dagli agricoltori, no

disdegnando una grande apertura nel sociale con

un confronto serrato e vivo con le realtà giovanili

della Calabria in particolare con percorsi comuni

con il Progetto Policoro voluto e portato avanti

dalle diocesi calabresi. Daniele Perrone insieme al

segretario regionale Onofrio Casuscelli e ai giovani

imprenditori delle altre province, stanno svolgendo

una percorso di crescita che ha come punti

essenziali la formazione continua e la crescita

delle imprese giovani.

brillano le produzioni calabresi

Page 38: Accademia Magazine

Sociale e tempo libero36

Sicilia

A dolescenza, esclusione e scarsa informazione:

sono le tre costanti che accompagnano il

percorso delle "ragazze-madri", al giorno d'oggi. Un

vero boom quello definito dalle stesse adolescenti

già mamme al di sotto dei 18 anni d'età, un po’

inconsapevoli, felici ma altrettanto impaurite nel

compiere una scelta che influenzerà indubbi-

amente l'intero arco della loro vita.

Come si spiega questa "epidemia"?

Vi sono sicuramente dei fattori che contribuiscono

al problema. Da diversi studi effettuati, risulta che

molte ragazze provengono da famiglie separate, è

quindi evidente che nelle famiglie nelle quali i figli

subiscono il disagio della separazione, le gravidanze

precoci sono più frequenti.

Inoltre, diversi psicologi hanno riscontrato che

spesso le ragazze-madri hanno un rapporto

instabile con la propria madre, a volte conflittuale

e privo di dialogo, e in questo rapporto incide

sicuramente l’assenza del padre a causa di divorzio

o di abbandono. Un altro elemento fondamentale

che spinge le adolescenti ad avere dei rapporti

prematuri con l'altro sesso è l'eccessiva sicurezza

di sé o la "curiosità", il semplice fatto di sentirsi

mature le spinge ad oltrepassare la soglia del

buon senso, nonostante siano consapevoli delle

conseguenze irrimediabili. In questi casi è doveroso

porsi delle domande:

Interviene la nostra società nei loro riguardi? Se si,

come? Esistono, in questa realtà, punti d'incontro

tra le due parti?

Come risposta ad esse, nel nostro tempo, restano

solo moltissimi punti interrogativi e se ci fossero

risposte sarebbero alquanto deludenti.

Questo, che rappresenta un cambiamento

sostanziale nella vita di ogni donna, non sembra

essere preso in considerazione in tutti i suoi aspetti,

anzi, molto spesso, le giovani mamme vengono

abbandonate "a loro stesse" dalle istituzioni,

piuttosto che essere aiutate laddove prive di

mezzi e sprovviste delle capacità necessarie per

provvedere al proprio figlio.

Questi interventi dovrebbero avere il fine ultimo di

rAgAZZe-MAdri: diSAgio SociAleo lieto evento?un grido di doloreche dalla Sicilia chiede riscatto

Page 39: Accademia Magazine

Sociale e tempo libero 37

Sicilia

prevenire il ricorso all'interruzione volontaria della

gravidanza, cercando di sostenere la giovane donna

nell’arduo percorso della maternità. Cercano lavoro,

cercano sostegni, cercano conforto in una società

che rimane indifferente alle loro problematiche,

escludendole e discriminandole. Forse perché

troppo giovani, forse perché troppo inesperte, ma

sopratutto perché divenute mamme in giovane

età. Sono madri di figli che la società stessa, a

volte, considera dei veri e propri "problemi", degli

ostacoli da eludere. Quando in teoria, andrebbero

tutelate dalla legge, le ragazze-madri vengono

"abbandonate" dalle istituzioni, dato che, i sussidi

e le agevolazioni sembrano manchevoli ed in certi

casi addirittura inesistenti. Il più delle volte come

già visto, le ragazze madri non hanno nemmeno

una famiglia alle spalle come punto di riferimento,

disposta ad aiutarle in maniera effettiva, per questo,

e per tanti altri motivi, sono spesso "costrette" a

ricorrere a qualsiasi mezzo e a svolgere qualsiasi tipo

di lavoro pur di poter mantenere i loro bambini.

Come dimenticare questo grido di dolore: "Sono

disposta a vendere un rene pur di poter sfamare

i miei figli”. Questo era l’appello disperato di una

ragazza-madre siciliana, della provincia di Gela,

apparso su tutti i giornali nel Gennaio scorso:

una ragazza-madre disoccupata, disposta a tutto

per mantenere i suoi bambini. Esistono moltissimi

di questi casi, che nonostante si voglia fare finta

che non esistano ci circondano quotidianamente.

Proprio per cercare di risolvere parte di queste

problematiche, solo nel corso degli ultimi anni, e

in particolar modo all'interno del territorio siculo,

sono nate diverse associazioni e diversi centri

d'accoglienza finalizzati proprio a fornire aiuti

concreti alle giovani mamme. Fra queste, nascono

proprio nel 1975 i "Centri di aiuto alla vita", associ-

azioni di volontari, apolitiche ed aconfessionali,

finalizzate ad aiutare le donne alle prese con

una gravidanza difficile, indesiderata o precoce.

Attualmente, su tutto territorio italiano ve ne sono

315 ma nonostante questo in tutta Italia, come in

Sicilia, questa realtà continua a fare paura. Ne

sono chiara dimostrazione, l’infinità quantità di

gruppi che nascono spontaneamente nei Network

più frequentati, come l’oramai celebre Facebook.

E qui che tantissime madri, che si sono sentite

abbandonate dalle istituzioni, cercano confronto e

aiuto in chi sta affrontando la loro stessa situazione,

e solidarietà dal resto del mondo virtuale. In Sicilia

molte realtà si stanno muovendo per dare sempre

più sostegno a queste giovani madri. Ne abbiamo

esempio a Giarre, Agrigento e Gela dove sono

nate associazioni ONLUS di aiuto e sostegno alla

vita.Il Sud e la Sicilia in particolar modo riveste

purtroppo ruoli troppo marginali in tutti i settori. Si

continua nonostante tutto a credere in una società

solidale che guardi soprattutto a chi, come queste

giovani madri, necessità prima di tutto di umanità

e sostegno.

rAgAZZe-MAdri: Vera Catalano

Page 40: Accademia Magazine

Sociale e tempo libero38

D aniele Amanti. In apparenza un semplice nome. In apparenza. In realtà, “Daniele Amanti” racchiude

in sé un amore sconfinato. L’amore di tante persone che, con incredibile costanza, giorno dopo

giorno, si preoccupano e si adoperano per lui. Per lui che è un bimbo di soli due anni affetto da Distrofia

Muscolare di Duchenne. Per quanto la Duchenne sia una malattia rara, sono comunque 3500 i bambini

in Italia che ogni anno ne vengono colpiti. Creature il cui destino, di solito, è segnato dalla sedia a rotelle

e da un’aspettativa di vita che non supera i 15/30 anni. Ma Daniele, oltre a fare i conti con tutto questo,

presenta un quadro genetico particolare che rende la sua situazione oltremodo complessa. Per questo

in tanti seguono giornalmente, attraverso i social network, ogni più piccola evoluzione. A tenere tutti con

il fiato sospeso è Fabio Amanti, il padre del piccolo. Persona coraggiosa, che affronta “il mostro” (così lo

chiama) con fierezza. Il suo motto è “Forza e Onore”. Nessuna connotazione politica in queste parole:

una citazione “rubata” a colui che si è rivelato un caro amico e che non smette di prodigarsi per il piccolo

Daniele: Luca Ward, doppiatore di Russel Crowe nel film "Il gladiatore". Di Daniele tutti vogliono sapere

tutto: non si tratta di una forma di bramosia, bensì di vero e proprio affetto. Attorno a questa famiglia si è

dAniele AMAntiun cucciolo dA AiutAre

Cinzia Lacalamita

Page 41: Accademia Magazine

Sociale e tempo libero 39

stretta una gara di solidarietà senza precedenti. Da ogni parte arrivano proposte per far crescere il Fondo

Daniele Amanti (www.danieleamanti.it) - istituito presso la Onlus Parent Project con la finalità di dare il

via ad un progetto di ricerca che prenda in considerazione le mutazioni meno comuni e, quindi, anche

quella di questo cucciolo di uomo -. Arriva danaro, arrivano messaggi di augurio e di speranza. C’è chi

si preoccupa per il progredire della malattia; c’è chi gioisce nell’apprendere che il piccolo ha imparato

a mangiare la minestra da solo; c’è chi esulta quando mamma Eliana racconta le nottate in bianco per

l’estrema vivacità del figlio.

Non lo accetta Gian Marco Tognazzi – Testimonial Ufficiale del bimbo -. Non lo accetta Silvia Tortora,

amica sempre presente, che si è prestata a scrivere la prefazione di un libro a mia firma che mi auguro

sia presto disponibile sugli scaffali delle librerie, considerato che i diritti d’autore andranno interamente al

Fondo Daniele Amanti. Forse, che il destino di Daniele sia segnato, meno di tutti lo accetto io. Ma rimango

comunque obiettiva. Credo poco nei miracoli, credo molto nella scienza. C’è la necessità che di Daniele

si parli a livello nazionale, non solo in rete. I motivi sono due. Il primo: sensibilizzare l’opinione pubblica

affinché si possa raggiungere la cifra che serve (circa 250.000 euro) per far partire il progetto di ricerca. Il

secondo: riuscire a suscitare interesse in uno o più ricercatori che si prendano a cuore questo caso. Forza

e Onore sempre, ma è tempo che si passi anche alle azioni concrete. Il mio è un appello a tutti coloro che

possono o vogliono fare qualcosa.

una vivacità che si spera possa non aver mai fine. il popolo di internet non accetta nemmeno il pensiero che il piccolo dani, ormai “nipotino virtuale” di tanti, possa un domani essere costretto sulla sedia a rotelle.

Page 42: Accademia Magazine

turismo e cultura40

che vorremmoCalabria

La

Page 43: Accademia Magazine

turismo e cultura 41

In una particolarissima e tutta italiana finzione di interesse per una terra

ancora troppo lontana dal cuore politico ed economico di un Paese scopertosi

autonomista solo per opportunità, e non per convinzione di pari dignità, torna di

scena il Sud e la Calabria.

I l nuovo slancio autonomista, in un Paese in emergenza al di là delle ottimistiche

previsioni di uscita da una crisi che ha attestato negli ultimi mesi anche un saldo

del Pil a meno 5%, cercherebbe di affermare l’idea di poter affrancare, finalmente,

il Mezzogiorno da logiche centrali attraverso un federalismo d’occasione. Tuttavia,

nonostante i buoni propositi, ci si interroga su alcune semplicissime questioni.

Anzitutto su quale sarebbe la leadership e dov’è la novità, negli uomini e nelle idee

in particolare. Perché i promotori di un federalismo senza idee e progetti, se non

fiscalmente amorfo nelle sue argomentazioni, dovrebbero scoprirsi oggi i “nuovi”

salvatori, dal momento che avrebbero potuto farlo ieri e, data la loro longevità,

politica s’intende, l’altro e l’altro ieri ancora in Calabria come in Sicilia o in Campania

senza rigirare le solite poltrone? Oggi molti si chiedono, al Nord come al Sud, come

mai tanti, tantissimi politici d’Oltrepo si sentano calabresi e magari cerchino di

guidare la vita politica di una terra di confine. Perché i calabresi “hanno i numeri”

al Nord? Perché nel risultato elettorale appena conclusosi al Sud si potrebbe

consolidare una leadership nazionale che vuole risalire da Sud ed ipotecare un

successo elettorale? Magari scoprendo il valore di un Mezzogiorno nonostante la

distanza economica e sociale, ma fedele sino a ieri, nella credulità del bisogno, alle

promesse di sempre? Perché si debbono consolidare nuovi personalismi al di sopra

della gente comune, come se non bastassero quelli già presenti? Credo, in verità,

che la Calabria, come buona parte del nostro Sud abbia già provato tutto ciò che

si poteva provare nella gestione disincantata di una terra privata di ogni interesse,

Giuseppe Romeowww.giusepperomeo.eu

Page 44: Accademia Magazine

turismo e cultura42

sottraendo ai calabresi qualunque possibilità

di essere protagonisti, edulcorando ogni

tentativo di costruire una coscienza nuova o

ricorrere al solito alibi della criminalità o alla

commiserazione di un nulla di fatto da patti

elettorali che valgono la promessa di un

voto. Oggi, come domani, nel destino della

regione si presentano scenari diversi che si

sovrappongono senza soluzione di continuità

e il prossimo gossip politico dell’estate alle

porte ci trascinerà nelle spiagge assolate a

scommettere se prevarranno annunci già

fatti o affidati a “fiction” risolutive dell’ultima

ora. Potremmo leggere tra le righe quanto,

ancora una volta, i destini della nostra

terra si decideranno in una via “in” di

Milano piuttosto che nei palazzi di Roma

o in Calabria nelle stanze conquistate da

un potere ormai da feudalesimo di vecchia

maniera, per non dire baronaggio di basso

profilo, che è maturato alle corti dei partiti

e dei governi di ieri, di destra e di sinistra

che fossero. la calabria, quella calabria

che vuole superare la frammentazione e

che si presenta con una consapevolezza

di essere comunità - superando il senso

di marginalità e di subordinazione

al potere del passato- deve iniziare a

ritrovare se stessa. Deve essere capace

di affermare un proprio orgoglio cercando

di evitare neocolonizzazioni politiche, facili

proclami giustizialistici spesso senza risultato

se non per affermazioni personali o a loro

volta per convenienze di partito, così come

si dovrebbero evitare guide senza appeal,

senza sentimento verso la nostra terra e

verso la nostra gente. Si tratterà di restituire

ad una comunità nelle sue difficoltà la

dignità di superare luoghi comuni e curare

patologie funzionali anche al sistema di

potere perché, in fondo se è vero che “…

la disperazione peggiore di una società è il

dubbio che vivere onestamente sia inutile”

, richiamando Alvaro, è altrettanto vero che

la trappola psicologica delle connivenze

trasversali per mantenere assetti di potere per

pochi è stata lo strumento migliore per giusti-

ficarli giocando sul paradosso, abbattendo il

valore del merito a favore di criteri vetero-

clientelari. La Calabria che vorremmo è una

regione nuova, protagonista, consapevole

delle proprie forze e della forza dei propri

figli presenti al Sud come Nord del nostro

Paese e nel mondo intero. La Calabria che

vorremmo è la regione che supera per una

volta le lusinghe della politica di cortile e

di …corte, di qualunque corte si tratti, che

tenta di rimodellare se stessa in un’ottica di

capacità e non di slogan. Una regione che

guarda alle mancate promesse, al disastro

della sanità come alla parzialità dei servizi,

alla provvisorietà degli assetti urbani come

alle poche attività produttive, alla limitata se

non fermata crescita dei territori come delle

ferite che devono essere curate dagli stessi

calabresi che ne sono i primi medici. Cure

adeguate, ricercate evitando di affidarsi alle

altrui magiche pozioni senza cuore, evitando

di rinchiudersi, nel momento dello sconforto,

o della resa, all’alibi della cattiva sorte

troppo spesso usato ad arte da alcuni per

far sopravvivere nell’incurabilità ricercata un

utile malato. La Calabria non ha bisogno di

druidi. Essa ha necessità di affermare, una

volta per tutte – parafrasando De Gasperi -

la differenza sempre meno chiara per molti,

tra un politico che pensa solo al risultato

elettorale e personalistico e la capacità di

essere statisti. La capacità di fare politica

attiva, vera, di amministrare assumendosi

l’onere della responsabilità dei risultati

perché credibili nei fatti. Tutto questo perché,

in un mondo che muta prospettive e valori,

nessuno può essere lasciato indietro, perché

al centro dell’azione politica di domani vi è il

futuro delle giovani generazioni: in Calabria

come nel resto dell’Italia.

Page 45: Accademia Magazine

turismo e cultura 43

Lo sviluppo del territorio

enoagriartcalaBria

Page 46: Accademia Magazine

turismo e cultura44

L a città di Roma è stata scelta dagli organizzatori come “culla” della prima

rassegna “EnoAgriArt Calabria” quale centro d’eccellenza internazionale,

patria della civiltà e degli scambi interculturali. La folta presenza di calabresi a

Roma ha motivato la scelta di presentare le aziende su un territorio così vasto e

attento alle produzioni locali, infatti, grazie all’intervento dell’Avv. Domenico Naccari,

delegato per i rapporti con i calabresi a Roma, il Comune, rappresentato dal

Sindaco Gianni Alemanno, ha voluto rendersi parte attiva nell’evento, rispondendo

positivamente e immediatamente all’invito degli organizzatori, con la concessione

del patrocinio e la messa a disposizione degli spazi espositivi. “EnoAgriArt Calabria” è la prima fase di un articolato progetto di marketing territoriale che

vuole promuovere il territorio e le sue peculiarità nell’ambito dell’enogastronomia

e dell’artigianato tipico locale. La manifestazione si basa sul binomio prodotto-

territorio, sulla capacità cioè di rafforzare la differenziazione della produzione a

partire dalle specificità dei singoli territori, sostenere la competitività delle imprese

attraverso un articolato sistema di economie esterne di localizzazione, comunicare

le città e i sistemi locali grazie ad attente e elaborate forme di marketing urbano

e d'area, connettere tecnologia e storia locale, cultura produttiva ed ambiente,

infrastrutture e «spirito del luogo». Obiettivo della rassegna è quello di selezionare

le eccellenze del territorio e di collocarle in una vetrina permanente su Roma,

una struttura polivalente a disposizione delle imprese e dei cittadini destinata a

favorire e creare le condizioni di sviluppo delle micro-imprese calabresi.

romacitta’ del mondo

foto

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re a

mat

o

Page 47: Accademia Magazine

turismo e cultura 45

L ’Ass. Cult. Calabria Nazione è un Associazione

di Promozione Culturale Calabrese attiva in

Roma. L’Associazione Calabria Nazione si attiva per

la promozione dello sviluppo economico e sociale e

culturale della Calabria, la promozione di qualsivoglia

iniziativa culturale per la diffusione della cultura

calabrese nel mondo al fine di incrementare la

conoscenza dell’arte, del folklore e di ogni espressione

di cultura popolare, la promozione della tradizione

eno-gastronomica del territorio calabrese nel mondo,

attraverso l’ individuazione di prodotti alimentari ed

enologici tipici e di ricette tradizionali, la promozione

all’informazione, alla formazione e all’educazione al

consumo anche mediante la pubblicazione di riviste,

agenzie di informazione, guide informative, ricerche

studi, test e sondaggi, osservatori, manifestazioni,

convegni e corsi di formazione, in proprio o per conto

di soggetti pubblici e privati.

Inoltre l’Associazione Culturale progetta, promuove

, organizza e divulga attività culturali e ricreative in

genere, nonché servizi, contribuendo in tal modo

alla crescita culturale e civile dei propri soci e una

più completa formazione umana. La stessa mette a

disposizione spazi e strutture per cultura, arte, sport

e attività musicali, strutture ricettive,centri di incontro

e di ricreazione, discoteche,

biblioteche, ludoteche,sale da

ballo, strutture informative,

formative, di ricerca e

studio e la realizzazione di

strumenti di studio, ricerca

e documentazione sui temi

inerenti la cultura e la tradizione del territorio.

L’Associazione Culturale assicura il diritto

all’informazione, all’educazione alla cultura calabrese

e alle tradizioni popolari e la tutela e difesa dei valori

storici della terra calabrese. L’Associazione Culturale

si attiva, inoltre, ad ottenere il pieno riconoscimento

dei diritti dei cittadini da parte delle amministrazioni

pubbliche e degli enti nonché di aziende che prestano

servizi di interesse pubblico,della legittimazione ad

agire in giudizio, in tutte le sedi, per la tutela degli

interessi patrimoniali e non patrimoniali del cittadino,

nonché della partecipazione a pieno titolo in organismi

pubblici e privati competenti ad intervenire in materia

di promozione sociale.

La promozione di una normativa comunitaria, nazionale

e regionale adeguata in materia di tutela delle tradizioni

locali in sintonia con le esigenze di tutela dell’identità

storica e sociale del popolo calabrese nonché per la

salvaguardia della qualità della vita di cittadini.

centro eSpoSitivoperMAnente

IlcentroEspositivoPermanente“CalabriaNazione”,centroculturale e di promozione turistica, è un luogo dove trascorrere momentipiacevoli,degustandoletipicitàlocali,un’occasione

unica per riscoprire la tradizione e i sapori della Calabria

Page 48: Accademia Magazine

turismo e cultura46

S ono particolarmente lieto di rievocare la figura del grande artista Calabrese

Michelangelo Jerace. Michelangelo Jerace è stato un protagonista della

pittura contemporanea; tutta la sua opera è pervasa da un particolare sentimento

d’amore, amore verso la natura, amore per le cose che lo circondavano. Ogni sua

creazione è immersa in una atmosfera dal sapore fiabesco, è come un canto, un

richiamo a momenti di straordinaria poesia in cui l’espressione, essenzialmente

verista, assume un valore individuale. Si potrebbe dire che Jerace ha forgiato la

natura seguendo un impulso istintivo; da essa ha tratto l’ispirazione infondendo

tutta la sua carica emotiva sostenuta da intensi cromatismi. Il disegno sapiente,

il tocco delicato e raffinato, gli accenti cromatici vivi di un intimo calore e l’abile

tecnica, costituiscono gli elementi che formano la struttura pittoresca di Jerace.

Gli elementi che Jerace ha rappresentato nelle sue tele, hanno sempre acquisito

una loro originalità, una nuova vita perché ricreati dal sentimento e dallo stato

d’animo del pittore, colori suadenti, caldi, che sfumano in tonalità dolcissime,

collocati in un determinato rapporto di luce e colore e dove il chiaroscuro anima le

forme e contribuisce a strutturare nella loro essenza intima le immagini.

Non è facile esprimere giudizi su una produzione artistica, specialmente quando ci

si trova di fronte ad un maestro come Michelangelo Jerace. Dopo questa premessa,

è più facile addentrarsi nel tempio di Michelangelo e rivivere per immagini il mondo

della natura che egli così splendidamente ha rappresentato. I colori intonati in modo

armonico conferiscono un effetto di serenità, di calma interiore. Potremmo definirli

classici quegli scenari di idillio campestre, dove non esiste impronta umana, che

contaminerebbe l’assoluto dell’arte e la perfezione degli elementi naturali.

Jerace non fu un ritrattista di volti umani; nella serie della sua produzione campeggia

un’unica figura: Gesù Cristo. L’espressione degli occhi, l’atteggiamento del volto

denotano una profonda spontaneità del nostro pittore che suggella il suo genio

creatore come fonte d’ispirazione divina. Michelangelo Jerace nacque a San Giorgio

Morgeto (RC) il 15 Settembre 1914 da Francesco – originario di Polistena (RC) e

primo cugino di Francesco, Vincenzo e Gaetano famosi artisti e da Francesca Fazzari

L’universo cromatico

diMichelangelo Jerace

Giuseppe Ierace

Page 49: Accademia Magazine

Unincontrotraarteevita. QuestoèJerace.

da San Giorgio Morgeto. Sin da ragazzo si dilettava

a dipingere, a disegnare ispirandosi alla natura e al

verismo calabrese tanto che venne inviato a Roma

presso Vincenzo Jerace (esimio architetto e scultore),

che dirigeva i lavori di restauro presso il Vaticano,

perché si perfezionasse nell’arte. Infatti divenne suo

discepolo e apprese da lui le tecniche pittoresche (i

monocromatici e i sanguigni) di cui era maestro. I

suoi primi lavori furono ammirati da Francesco Jerace

(celebre scultore) che lo incoraggiò a proseguire e

a coltivare le sue tendenze artistiche. Come i grandi

umanisti, riversava nell’arte tutto sé stesso avvertendo

la piena felicità di avere espresso nella creazione il

magma interiore. Dipinse fino a poche ore prima della

morte, avvenuta l’undici settembre del 1984. Tra i

successi artistici ricordiamo la nomina di Accademico

con medaglia d’oro assegnatagli nel 1980 nella città

di Salsomaggiore. Nello stesso anno ricevette un altro

premio a Firenze, intitolato a “Lorenzo il Magnifico”. Nel

1981 l’Accademia della Signoria di Firenze gli conferiva

il Premio Nazionale Leone d’oro. L’anno dopo, il 7

Marzo 1982, la Serenissima Accademia gli assegnava

il primo premio internazionale “Angelo d’Oro”. Sempre

nel 1982 ottenne una medaglia d’oro dall’International

Parlament degli Stati Uniti. L’Universidad Interame-

ricana de Ciencias Humanisticas Florida Departiment

of State USA, il 21 Aprile 1986, infine, gli attribuiva

il titolo di dottore in arte, honoris causa. Molti altri

premi gli vennero conferiti postumi. Michelangelo

Jerace espose al pubblico la sua produzione artistica

in Calabria solo intorno al 1966 perché prima aveva

preferito essere conosciuto all’estero, nel nord-Italia e,

principalmente a Roma, dove si era formato. Riscosse

subito successi dalla sua prima mostra svoltasi alla

Provincia di Reggio Calabria dal 1 al 17 Aprile 1966,

tanto che molti quotidiani ne parlarono elogiando la

sua pittura. Agli albori del 1970 Michelangelo Jerace

ripete l’esperienza delle mostre personali alla Provincia

di Reggio Calabria affascinando il pubblico ed i

giornalisti che non possono fare a meno di catalogare

la sua produzione. Accanto ai paesaggi del Nord,

Jerace ha mostrato al pubblico numerosi squarci della

nostra Calabria ed in particolare immagini viste sullo

Stretto. Paesaggi ricchi di toni e sfumature suggestive

che denotano, oltre ad una tendenza verso un realismo

classico, anche un grande amore dell’artista per la sua

terra. Egli dipinge i fiori vivi perché vuole farli vivere in

eterna giovinezza sulle sue tele, li coglie vivi e li lascia

vivere perché non vuole che i fiori abbiano vita breve.

Ed ora passiamo al suo paesaggio, ai suoi tramonti,

alle sue albe, ai suoi laghi e alle sue marine, ai suoi

boschi incantati nonché alla festosità cromatica del

mondo naturale. Pittura di verità, dunque, pittura di

sensazioni, forse di rimpianti, di desideri per quanto si

è visto un giorno per quanto si vorrebbe conservare per

sempre. Bellezza, dunque, e verità predominano nei

soggetti pittorici di questo artista del Sud che lavora in

silenzio per la sua appassionata eredità cromatica. La

sinfonia di colori irreali e fantastici si sincronizza con

la delicatezza di un’anima squisitamente sensibile.

Padrone del disegno, Jerace, si abbandona con i

suoi rossi sfumati, i suoi viola, i suoi verde smeraldo

pallido ed i suoi rosa alba-tramonto. Le luci e le ombre

sono intonatissime e, in alcuni dipinti, particolarmente

rilevante e spiccato è il senso della luminosità e della

profondità. Quest’ultima caratteristica è segno di

maturità pittorica e conferisce inoltre, all’artista un quid

di genialità. Alcuni suoi quadri, sono dipinti tutti con

un solo colore (monocromatici), al quale con perizia

degna di ogni lode fa assumere la più svariata tonalità.

La naturalezza delle immagini alla quale resterà fedele

fino all’ultimo giorno della sua vita, è evidenziata e

ribadita dai critici in tutte le mostre e in particolare

modo in quelle che concludono l’arco della sua

carriera artistica. Una pittura che produce immagini

immerse nel silenzio della natura al crepuscolo,

l’incanto della campagna resa cristallina dalla rugiada,

paesaggi pervasi da un senso di malinconica attesa

ma scrupolosamente calibrati. Il paesaggio calabrese,

tra l’altro, è uno scenario ricco di aspetti seducenti: i

casolari campestri, i vecchi mulini, gli alberi, i corsi

d’acqua che scorrono tra il fogliame rigoglioso, la

campagna, la marina. Una pittura, dunque, quella

di Jerace, che è specchio inconfutabile di un humus

interiore complesso, fatto di rigore esasperato, quello

che si coglie nella globalità della composizione ma

anche nel particolare.

Page 50: Accademia Magazine

Salute e benessere48

Il contestoCome è noto Genova è la città più anziana d’Europa, la percentuale di anziani residenti a Genova è infatti

la più alta di tutta l’Unione Europea.

Questa caratteristica della popolazione genovese porta con sé conseguenze inaspettate legate al fenomeno

dei flussi migratori.

Genova, a seguito dell’alto numero di anziani che necessita di assistenza domiciliare, è meta di un

importante flusso migratorio di donne provenienti da aree svantaggiate e da paesi in difficoltà. Una delle

migrazioni più significative è quella latino-americana che vede un gran numero di donne lasciare il proprio

paese in cerca di un’occasione per poter costruire un futuro per sé e per i propri figli. Questa occasione

è rappresentata dalla possibilità di lavorare come badanti sul nostro territorio.

Quando questa occasione si realizza spesso prendono il via i ricongiungimenti famigliari e le madri latino-

americane accolgono i loro figli in Italia per garantirgli un futuro e per poter vivere di nuovo insieme.

La fragilità di tali progetti è legata alla precarietà della relazione con gli anziani assistiti, spesso dopo

un lungo periodo di collaborazione le badanti perdono il lavoro semplicemente perché la persona che

avevano assistito fino a quel momento muore o passa in strutture di residenza.

Centro LeonardoCristina Potente

psicologa

Adriano Serioeducatore professionale

genovadagli anziani agli adolescenti

Page 51: Accademia Magazine

Salute e benessere 49

I ragazzi si trovano pertanto a vivere una situazione assai

complessa nella quale diviene difficile ipotizzare un futuro

possibile e un percorso di studi realmente sostenibile a seguito

delle inevitabili difficoltà economiche del nucleo. Questi ragazzi

rappresentano una realtà sociale importante sul territorio

genovese ai quali è difficile dare risposte adeguate e opportunità

di lavoro o di formazione, ma rappresentano solo una parte di

quella popolazione giovanile che non trova opportunità nel

mondo del lavoro.

Occorre infatti tenere conto che proprio a seguito delle caratte-

ristiche della popolazione genovese , la distribuzione delle

risorse impiegate dai Servizi Sociali è evidentemente orientata

a rispondere ai bisogni delle fasce più numerose di popolazione

che sono da individuarsi nell’area anziani e adulti.

Come illustrato dal grafico, le risorse destinate a servizi che si rivolgano ai ragazzi in età adolescenziale rappresenta il 25% della quota destinata ai minori che ammonta al solo 35% delle risorse totali stanziate dal Comune.

Utenti Servizi Sociali per fascia d’età - 2005/2006

L’offerta di servizi mirati, rivolta agli adolescenti rimane

contratta a seguito della mancanza di risorse e rappresenta un

problema reale sul territorio cittadino. L’offerta istituzionale non

è rispondente ai bisogni dei ragazzi e spesso le operatrici delle

diverse ATS (Ambito Territoriale Sociale) non hanno le risorse

sufficienti per attivare progetti realmente significativi. Si evidenzia

inoltre come la progettazione e l’offerta dei servizi sociali nell’area

minori tenda a privilegiare servizi rivolti alla “prevenzione al

disagio” orientandosi prevalentemente a rispondere ai bisogni e

alle difficoltà di minori della prima infanzia.

L’utenzaI nuclei famigliari che si rivolgono ai servizi consultoriali sono

spesso realtà multiproblematiche all’interno delle quali non vi

sono le risorse economiche o culturali per far fronte all’inevitabile

crisi che l’adolescenza porta in sé. Se a questo fisiologico

elemento di crescita si vanno a sommare fattori quali:

disagio socio-economico, mancanza di rete informale, isolamento

e insuccesso scolastico, i ragazzi non trovano altre strade che

quelle fortemente a rischio. Risulta evidente dai dati del Comune

di Genova come gli adolescenti in carico ai Servizi siano il

campione più significativo dell’area ad alta multiproblematicità.

Forniamo di seguito i dati e la leggenda per comprendere cosa si

intende con tale definizione.

Il profilo degli adolescenti: alta multiproblematicità

• sono soprattutto preadolescenti e adolescenti

• sono poco stranieri (20% vs 31%)

• sono i più noti all’autorità giudiziaria: circa un ragazzino su due

ha un provvedimento dell’autorità giudiziaria e il 27% è affidato

al servizio sociale il 19% vive al di fuori della famiglia d’origine

(in famiglie affidatarie o adottive o in strutture residenziali)

Conclusioni: uno sguardo al futuroA questi elementi di contesto va unita l’elevata complessità di

progettazione e realizzazione di percorsi di crescita rivolti ai

ragazzi in età adolescenziale.In una realtà come quella italiana

con livelli di natalità sempre più in dimunizione gli adolescenti

dovrebbero rappresentare la nostra futura forza lavoro e proprio

in relazione alla loro formazione professionale andrebbero attivati

percorsi di sviluppo e crescita, capaci di orientare e di formare la

futura classe lavorativa del nostro paese.

Page 52: Accademia Magazine

Salute e benessere50

L a fava, botanicamente chiamata vicia faba, è un legume

antichissimo: sono state ritrovate fave secche in tombe

egizie, nelle palafitte e nei villaggi del neolitico. Dunque oltre

cinquemila anni fa, le classi più povere si nutrivano abbondan-

temente di fave e fino a non molti anni fa le fave secche erano

simbolo di una mensa povera e considerate cibo da plebei. Nella

cucina di oggi le fave cotte sono cadute in disuso e pertanto sono

considerate una curiosità e quasi una ghiottoneria.

Nell’antica Grecia si riteneva che Cerere avesse donato a una

città dell’Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli delle fave,

cui erano legate varie superstizioni: come i suoi concittadini

anche Pitagora (che pur sembra fosse vegetariano) riteneva per

esempio che dentro ai semi si celassero le anime dei defunti.

Nell’antica Roma la dea Flora, protettrice della natura che

germoglia, veniva festeggiata con una cascata di fave: i romani

le gettavano infatti sulla folla in segno di buon augurio. Ma a

festeggiamenti conclusi questo legume tornava a essere ritenuto

impuro: il sacerdote di Giove non poteva toccarle, mentre al

Pontefice Massimo era addirittura vietato nominarle. Si tratta di

piante annuali, forti e vigorose, dal busto eretto e dai fiori gentili

e delicati di candido colore bianco. Da queste graziose infiore-

scenze si svilupperanno poi i baccelli, che avranno lunghezze

variabili fino a raggiungere anche i 30 cm. All’interno dei baccelli

sono collocati un numero variabile di semi di un bel verde

lucente dal sapore gradevole e adatto a essere sgranocchiati

crudi, magari accompagnati da un formaggio dal sapore deciso,

tipo un pecorino sardo o un pecorino toscano.

Valori nutrizionali per 100 grammi di prodotto fresco:

calorie 41proteine 5.20carboidrati 4.50grassi 0.40Fibra 5vitamine b2,b3, b1, A,c.

Minerali (in mg su 100 g di prodotto): fosforo 93 mg, potassio 200 g, magnesio 38 mg.

Alle fave è legato però il problema del favismo: un difetto di

tipo congenito, legato a un enzima (glucosio-6-fosfato-deidro-

LE FavE TradizioneItaliana

Page 53: Accademia Magazine

Francesca Marrara

FAVE IN VERDERegione Sardegna (x 6 persone)

ingredienti:

500 gr. di favette fresche, 2 spicchi di aglio,

8 foglie di menta, 1 ciuffo di prezzemolo,

peperoncino a piacere, 1 lt.di acqua, sale q.b.,

50 gr.di olio

Tritare la menta, il prezzemolo, olio, aglio e

peperoncino, a parte bollire l’acqua e unire le

favette per cuocerle, a fine cottura unire la salsa

verde. E’ un ottimo contorno per carni arrosto.

Per ottenere un condimento più ricco si può

aggiungere alla salsa 50 gr. di salsiccia soffritta

per 4 minuti.

FAVE AL GUANCIALERegione Lazio (x 4 persone)

ingredienti:

1 cipolla, 200 gr. di guanciale, 50 gr. di olio 3 Kg.

di fave, 100 gr. di vino, 100 gr. di acqua

Tritare 1 cipolla, aggiungere 200 gr. di guanciale a

dadini e 50 gr. di olio per 3 minuti, unire 3 Kg. di

fave sgusciate, 100 gr. di vino e 100 gr. di acqua

per 15 minuti, qualora si asciuga aggiungere un

po’ di acqua. Servire con pane tostato e peperoncinio

tritato. E’ un ottimo contorno a uova e carni.

SUGO ALLE FAVEPiatto Romano

ingredienti:

350 gr. di fave fresche sgusciate, 200 gr. di

ricotta, 2 cipolle, 1 cucchiaio di prezzemolo

tritato, olio, 50 gr. di pecorino, pepe e sale q.b.,

300 gr. di acqua

Tritare le fave con le cipolle e soffriggere, mettere

il tutto nell’acqua e aggiungere il prezzemolo

e il sale, a cottura ultimata unire la ricotta e

mescolare per amalgamare bene, condire la

pasta (conchiglioni, pipe o ditaloni) mescolando e

spolverizzare con pepe bianco e pecorino.

genasi), molto importante per la vita dei globuli rossi. Se manca questo enzima

purtroppo si manifesta una improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi)

con conseguente comparsa di anemia emolitica con ittero.

Se il soggetto dunque mangia le fave o ad esempio dei farmaci (sulfamidici,

salicilici, chinidina, menadione, ecc) scatenano la reazione anemica improvvisa,

che si manifesta dopo 12-48 ore.

r

ricettea cura diFrancesca Marrara

Page 54: Accademia Magazine

Salute e benessere52

A ci Castello (CT) – Promossa dalla Società

Italiana dell Ipertensione Arteriosa (SIIA), il cui

Presidente è il Prof. Alberto Morganti, si è svolta

nella giornata del 16 Maggio 2010, la IV giornata

Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa, che

ha visto impegnate non solo due Associazioni di

Volontari: la “Fratres” e la “Misericordia”, entrambe

presenti nell’hinterland catanese, ma anche due

medici: il Dott. Toscano ed il Dott. Musumeci.

Fra gli obiettivi raggiunti nell’arco di questa giornata,

non vi è stato solo quello di misurare la pressione

arteriosa ( obiettivo raggiunto, visti i 200 controlli

effettuati ) ma, sono stati sottoposti ad adeguati

controlli anche il peso, la statura ed il girovita,

attività tutte seguite dai Volontari, che allo stesso

tempo provvedevano alla distribuzione di materiale

informativo; dall'elaborazione della pagella dei

rischi all'indicazione dei comportamenti di vita da

seguire per prevenire l'ipertensione arteriosa.

che cosa è l’ipertensione Arteriosa?L’ipertensione è una malattia dal significativo

risvolto sociale vista la diffusione. La sua definizione

si basa arbitrariamente sui valori misurati e definiti

di Pressione Arteriosa del nostro organismo,

quest’ultima è la pressione del sangue esercitata

dal cuore sulla parete delle arterie durante le fasi

di attività cardiaca, rappresentate dalla contrazione

del ventricolo sinistro (sistole) e dal suo rilassamento

(diastole). Si parla di ipertensione arteriosa quando

si riscontra un aumento anormale della pressione

arteriosa. Pertanto il cuore dovrà faticare di più

per spingere il sangue in circolo e, a lungo andare,

questo stato porta al danneggiamento dei vasi

arteriosi, a cominciare dalle arteriole più piccole,

soprattutto dei reni e degli occhi. Partendo dal

presupposto che la pressione aumenta con l’età,

subisce variazioni durante la giornata, durante uno

sforzo o un’emozione, è importante comunque

definire un limite tra “normale” e “patologico”.

Questa malattia è stata definita recentemente un

“KILLER SILENZIOSO”, proprio per la scarsità

di sintomi premonitori, diremmo quasi del tutto

insufficienti. Secondo delle statistiche un iperteso

su quattro infatti non sa di esserlo, e fra quelli che

ne sono realmente a conoscenza solo la metà si

cura. Nel complesso, possiamo dire che solo un

iperteso su cinque è efficacemente protetto e gli

altri rischiano quindi di incorrere in gravi malattie

cardiovascolari (ictus cerebrale, infarto miocardico)

vi giornata mondialecontro l’iPertensionearteriosa Aci Cas tel lo

Vera Catalano

Page 55: Accademia Magazine

Salute e benessere 53

e renali (insufficienza renale con necessità di

ricorso alla dialisi).

Sensibilizzare ed informare sono stati i due punti

cardini di questo progetto promosso in tutto il

mondo dalla World Hypertension League.

E’ per questo motivo che a partire dal 15 Maggio,

in 150 piazze d’Italia , sono state allestite delle

postazioni per offrire alla popolazione l’opportunità

di un controllo gratuito; ma non solo, la stessa

opportunità è stata offerta all’interno di numerosi

Centri Ospedalieri per l’Ipertensione Arteriosa,

e nelle migliaia di Farmacie che hanno deciso

di aderire all’iniziativa, grazie al supporto della

FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani) e

di Federfarma (Federazione Nazionale Titolari

Farmacia Italiani). Iniziative come queste sono

davvero fondamentali, proprio per divulgare

quanto più possibile i principi basilari della sana

ed equilibrata alimentazione che possono aiutare

a prevenire l’ipertensione arteriosa fin dalla più

giovane età. Ricordiamo infatti che oggigiorno,

l’Ipertensione arteriosa sta riguardando strati di

popolazione sempre più ampi, fra i quali i bambini.

Una maggiore consapevolezza del funzionamento

del proprio corpo e l’adozione di un corretto stile di

vita possono aiutare tutti a vivere meglio!

perché non iniziare??Giornata Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa,

promossa in tutto il mondo dalla World Hypertension

League. Il tema centrale di quest’anno è la lotta

all’obesità strettamente legata all’ipertensione

(I.A.) e che riguarda strati di popolazione

molto ampi, tra i quali sempre di più i bambini.

La Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa

(SIIA) promuove sul territorio nazionale iniziative

di informazione e sensibilizzazione dei cittadini sul

tema dell’ipertensione arteriosa e delle malattie

ad essa correlate. E’, infatti, sorprendente come

la percezione della pericolosità dell’I.A., sia, per

la scarsità di sintomi premonitori, del tutto insuffi-

ciente: un iperteso su quattro infatti non sa di

esserlo, di quelli che ne sono a conoscenza solo la

metà si cura e di questi solo la metà lo fa in maniera

efficace. Nel complesso, solo un iperteso su cinque

è efficacemente protetto e gli altri rischiano quindi

di incorrere in gravi malattie cardiovascolari (ictus

cerebrale, infarto miocardico) e renali (insuffi-

cienza renale con necessità di ricorso alla dialisi).

E’ per questo motivo che iniziative come quella

del 17 maggio 2010 sono importanti occasioni per

divulgare quanto più possibile i principi basilari della

sana ed equilibrata alimentazione che possono

aiutare a prevenire l’ipertensione arteriosa fin dalla

più giovane età. Una maggiore consapevolezza del

funzionamento del proprio corpo e l’adozione di un

corretto stile di vita possono aiutare tutti a vivere

in salute e consentire inoltre un notevole risparmio

delle spese sanitarie.

In questa occasione, sarà possibile effettuare

gratuitamente degli esami per verificare la presenza

di situazioni da ricondurre all’ipertensione: sarà

rilevata la pressione arteriosa, la lunghezza

del girovita e l’indice di massa corporea.

Lotta all’obesità dunque perché chi è in soprappeso

tende a sviluppare l’ipertensione.

la croce rossa scenderà in 150 piazze il 15 e il 16 maggio per informare e sensibilizzare i cittadinisu questa patologia. la prevenzione prima di tutto. A tal fine l’ideale è seguire una dieta sana e un costante esercizio fisico.

Page 56: Accademia Magazine

Sport e Spettacolo54

I l popolare comico toscano, amatissimo in tutto il mondo, nasce

il 27 ottobre 1952 a Misericordia, in provincia di Arezzo. Ancora

molto piccolo si stabilisce con la famiglia a Vergaio, nel Pratese,

paesino non lontano da quello natale. Personalità aperta e dall'allegria

contagiosa, Roberto Benigni sente molto presto l'esigenza di fare

nuove esperienze, di viaggiare e di vedere il mondo; soprattutto sente

il desiderio di mettersi in mostra e far ridere le persone, cosa che gli dà

un gusto inebriante. Il passo dalle "rappresentazioni" private a quelle

pubbliche è breve. Il successo immediato e crescente dello spettacolo

lo porta in tournée per l'Italia. Il monologo viene

ripreso e rielaborato da Bertolucci nel 1977 e

trasposto sullo schermo nel film "Berlinguer ti

voglio bene". Questa pellicola oggi come oggi

è divenuta un vero e proprio cult, a causa

soprattutto delle traversie che l'hanno segnata

e che hanno elevato Benigni a personaggio

scomodo e ribelle (immagine che nel tempo

andrà edulcorandosi). Alcune scene forti del

film spingono alcuni censori dell'epoca - quelli

dell'Italia democristiana - a stigmatizzare la

pellicola, impedendone la diffusione nelle sale.

D'altro canto anche la critica specializzata non

si schiera in modo chiaro dalla parte di Benigni che viene lasciato

senza un sostanziale supporto morale. Da questo momento Roberto

Benigni diventa un personaggio di nicchia, un folletto capace di

ribaltare le regole e di provocare deliziosi choc ovunque compaia. Nel

1980 presenta il Festival di Sanremo e partecipa al film di Arbore "Il

Papocchio", seguito l'anno dopo da "Il Minestrone" di Sergio Citti. Nel

1983 comincia a prendere in mano anche la parte registica delle sue

produzioni: esce "Tu mi turbi" un titolo che apre la strada al grande

successo popolare di "Non ci resta che piangere", interpretato in

coppia con Massimo Troisi e che offre una serie di gag e tormentoni

che hanno la forza di entrare nel linguaggio comune rimanendo ancora

oggi immortali. Durante le riprese di "Tu mi turbi" conosce l'attrice

cesenate Nicoletta Braschi: diventerà sua moglie il 26 dicembre

1991, momento dal quale l'attrice comparirà in tutti i film diretti da

Benigni. Nel 1988 Benigni manda in tilt i botteghini italiani con il film

"Il piccolo diavolo" al fianco di un mostro sacro come Walter Matthau.

L'anno dopo partecipa all'ultimo film di Federico Fellini "La voce della

Luna" e accetta con entusiasmo il ruolo di voce recitante nella fiaba

musicale di Sergej Prokofiev "Pierino e il lupo", accompagnato dalla

European Chamber Orchestra diretta dal maestro Claudio Abbado.

E' il 1990. L'anno seguente esce sugli schermi "Johnny Stecchino" e

firma un record di incassi per il cinema italiano: la gente fa la fila ai

botteghini e ovunque si accontenta di vederlo in piedi pur di entrare in

sala. Nel 1993 interpreta il figlio segreto dell'ispettore Clouseau ne "Il

figlio della Pantera Rosa", una commedia di un maestro del genere,

quel Blake Edwards sempre additato come esempio di comicità

intelligente. Nel 1998 arriva la vera e propria consacrazione interna-

zionale con l'acclamatissimo (ma anche da più parti contestato): "La

vita è bella". La pellicola suscita un vero e proprio vespaio a causa

dell'argomento trattato, quello della deportazione degli ebrei durante

la seconda guerra mondiale. L'ottica scelta non è quella "banalmente"

drammatica: la sceneggiatura utilizza un'inedita miscela di tragicomico,

il che in realtà non fa che aumentare in diversi punti la commozione

per lo scempio che l'immensa tragedia ha comportato. Critiche

e disquisizioni di lana caprina a parte, il film trionfa nell'edizione

degli Oscar del 1999, vincendo la statuetta non solo nella categoria

"miglior film straniero" ma anche come "miglior attore protagonista".

Memorabile l'esplosione di gioia di Roberto Benigni all'annuncio

del suo nome da parte di Sophia Loren, una scena che rimarrà

sicuramente negli annali delle cronache (il comico toscano balzò

addirittura sui braccioli delle sedie della sala in cui erano convenuti

tutti i divi di Hollywood). Fra gli altri riconoscimenti "La vita è bella"

raccoglie anche il Gran Premio della Giuria al 51° Festival di Cannes,

oltre a quello indiretto degli oltre 16 milioni di

persone che si sintonizzarono su Rai Uno per

seguirne la prima trasmissione in tv, stabilendo

un record d'ascolti difficilmente superabile. Dopo

questo exploit la fatica successiva è all'insegna

del divertimento e della leggerezza. Nel mese di

agosto 2001 inizia la lavorazione di "Pinocchio",

film uscito nelle sale nel 2002, scritto, diretto e

prodotto dallo stesso Benigni, e che ha il record

di essere il film in assoluto più costoso della

storia del cinema italiano Il suo ultimo film è del

2005, si intitola "La tigre e la neve", ancora una

volta campione di incassi. Il film ripropone, con il

metodo già de "La vita è bella", vicende di un altro tragico contesto,

la guerra in Iraq. Nel film con Roberto Benigni e Nicoletta Braschi,

appaiono Jean Reno e Tom Waits. Un rapporto particolare lega da

sempre l'attore toscano con la Divina Commedia di Dante: sovente

Benigni tiene letture sull'argomento in università e piazze italiane, ed

è molto apprezzato per le sue recitazioni - rigorosamente a memoria

- di interi canti del poema. Dal 2006 porta in giro per l'Italia le sue

letture dantesche in un tour chiamato "Tutto Dante", poi riadattato

per la tv e infine approdato in alcune carceri italiane durante il 2007.

Fra i numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, vanta il ricevimento

del premio Oscar per il film La vita è bella (1997), come attore

protagonista, e la candidatura al Premio Nobel per la letteratura 2007

(principalmente per l'impegno profuso in favore della diffusione della

Divina Commedia di Dante Alighieri). Noto e popolare monologhista

teatrale, dalla comicità ironica e dissacrante, è diventato personaggio

pubblico tra i più noti in Italia e nel mondo. Le sue apparizioni televisive

mettono in scena un carattere gioioso e irruente, facendo leva sulla

sovversione del clima dei programmi di cui è ospite. Spesso è stato

oggetto di polemiche intentate dalla classe politica, specie di centro-

destra, per la sua satira tagliente, che ha solitamente come bersaglio

esponenti politici di rilievo.

Elisa Barresi

robertobenigni

Page 57: Accademia Magazine

Sport, Moda e Spettacolo 55

L unga e ben salda è la tradizione musicale europea

che, nell’arco dei secoli, è stata soggetta a

continui mutamenti ed innovazioni. Dopo l’anno Mille,

in particolare, si è assistito al passaggio dal canto

gregoriano, incentrato sulla monodia ovvero sulla

presenza di un’unica linea melodica, alla polifonia.

Questa nuova tecnica, basata sul contrappunto

(scrittura in più parti che si adattano nota contro

nota), prevedeva che alla melodia originale si sovrap-

ponesse una nuova linea melodica, la quale procedeva

in maniera parallela alla prima. Rapido e sempre più

proficuo si rivela lo sviluppo della polifonia soprattutto

all’interno delle scuole delle grandi cattedrali, prima

tra tutte, Notre-Dame a Parigi. Questa nuova tecnica

rivela quanto fosse forte il desiderio dell’uomo di

mettersi alla prova e di perfezionare un gusto musicale

sempre più ricercato e sofisticato. Il Cinquecento

si è rivelato il secolo che per eccellenza ha visto lo

svilupparsi e il diffondersi del genere polifonico.

Si parla in questo periodo di «musica reservata» in

contrapposizione alla musica «communa» ovvero una

musica concepita destinata ad una ristretta cerchia di

fruitori, ascoltatori educati e scelti. Con il passare dei

secoli e con la nascita di nuovi strumenti musicali il cui

utilizzo si diffonde rapidamente, il genere polifonico

inizia a perdere il suo prestigio. Nonostante ciò, è

rimasto fortemente radicato nell’uomo il desiderio di

armonizzare con il canto i propri sentimenti. Come

in altre regioni, anche in Sicilia molti cori, uniti dalla

passione per il canto hanno costituito un’associazione

regionale, l’A.R.S. Cori (Associazione Regionale Cori

Siciliani) che è direttamente legata all’associazione

nazionale Feniarco (Federazione Nazionale delle

Associazioni Corali Regionali). L’obiettivo di entrambe

è quello di vedere la musica quale «collante tra passato

e presente» e nel coro «lo strumento mediante il quale

unire generazioni diverse che cantando ritrovano il

piacere di stare insieme». E’ tra queste corali che

si cimenta, con passione e dedizione, la Corale

Polifonica “Luca Marenzio” di Paternò (provincia di

Catania). Nata a Ragalna nel 1989, sotto la direzione

del M° Sebastiano Cavallaro, la corale è attualmente

composta da circa trenta elementi. E’ un complesso

a voci miste che si dedica allo studio ed alla pubblica

esecuzione di polifonia sacra, profana e rinasci-

mentale per coro a cappella e concertante, senza

tuttavia tralasciare il repertorio popolare e tradizionale

siciliano. Nel 1992, al gruppo iniziale si è aggiunta

la Schola Cantorum “S.Antonio Abate” di Paternò,

diretta dallo stesso Maestro. Riscuotendo successi e

vasti consensi di pubblico, la corale ha preso parte

a molte manifestazioni tra cui sono da ricordare: la

celebrazione giubilare nel 900° della Rifondazione

della Diocesi di Catania; vari Pontificali in onore di

S.Barbara (Patrona di Paternò) e in onore di Maria SS.

della Consolazione; Concerti di Natale, Concerti della

Passione, Concerti di Pasqua e il 25° anniversario

della presenza dell’opera S. Luigi Orione a Paternò.

Fortemente inserita nel contesto delle tradizioni locali,

accompagna da parecchi anni la solenne processione

del Venerdì Santo con l’esecuzione dei canti della

passione e del tradizionale canto dello Stabat Mater,

elaborato dal M° Cavallaro su musica del paternese M°

Motta. Proponendo lo stesso brano, ha recentemente

partecipato al VII Concerto Nazionale di Musica Sacra

di Alessandria della Rocca (Ag), vincendo il premio

“Italia delle Culture”, distinguendosi, per sensibilità di

esecuzione, tra parecchie corali provenienti da tutto il

territorio nazionale. Lo scorso 30 dicembre ha inoltre

festeggiato il suo ventesimo anniversario di attività con

un concerto tenutosi presso il Santuario Maria SS.

della Consolazione in Paternò. Il messaggio che questa

corale ha voluto trasmettere, proprio in occasione del

suo anniversario, è incentrato sull’importanza che deve

essere riconosciuta al connubio musica-tradizione.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande

anima della nostra terra. La responsabilità maggiore

di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti

perché soltanto nella musica e nel canto noi siciliani

sappiamo stemperare il nostro vero sentimento.

Ricordatelo!» (Francesco Paolo Frontini, Catania

6 agosto 1860 - 6 luglio 1939, compositore,

musicologo e direttore d'orchestra siciliano)

SiciliAiSolA di MuSicApolifonia: arte immortale

Sara Cavallaro

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Sport, Moda e Spettacolo56

MondiAli 2010 Sud AFricA:per la prima volta il campionato mondiale di calcio sbarca in Africa.

La diciannovesima edizione del campionato mondiale

di calcio FIFA dunque si giocherà in Sud Africa; dopo

i Mondiali 2006 in Germania, trionfali per i colori italiani,

il Mondiale torna fuori dal Vecchio Continente. L’Africa e

in particolare il Sud Africa proveranno, attraverso questa

manifestazione, a farsi scoprire e conoscere dal mondo

intero. I Mondiali 2010 del Sud Africa si giocheranno

dall’11 Giugno 2010 all’11 Luglio 2010, giorno della

finale di Johannesburg (la capitale del Sud Africa). Il Sud

Africa è l’unica squadra qualificata di diritto ai Mondiali

2010, le altre partecipanti dovranno vincere le qualifi-

cazioni. E’ la prima volta che questa manifestazione è

ospitata da un paese africano. La decisione è giunta

dopo che la FIFA aveva stabilito di assegnare l’evento,

a partire dall’edizione del 2010, a rotazione tra le varie

confederazioni (politica che è stata poi abbandonata

nel mese di ottobre 2007, una volta scelto il Brasile

come nazione organizzatrice del campionato mondiale

del 2014) e a seguito del fatto che il primo continente

selezionato il 7 luglio 2001 era stato proprio l’Africa.

Dopo trentadue anni (l’ultima volta fu nel 1978 in

Argentina) il campionato mondiale di calcio si giocherà

dunque nell’emisfero australe e quindi in inverno

(secondo le medie climatiche di Johannesburg, la finale

dovrebbe disputarsi a una temperatura compresa tra i

16 °C e i 4 °C). Fin dal momento di tale assegnazione

però sono sorti molti dubbi riguardo l’effettiva capacità

del Sudafrica (o di qualunque altro stato africano) di

organizzare una manifestazione di tale portata, dubbi

che sono stati in seguito acuiti dalla lentezza con la

quale hanno proceduto i lavori di costruzione degli

stadi. Inoltre negli ultimi tempi in Sudafrica è sorto un

altro grave problema che potrebbe mettere in pericolo

l’organizzazione stessa della Coppa del Mondo e cioè

l’esplosione della violenze xenofobe in tutta la nazione.

In merito a tutta la questione, il presidente della

FIFA Joseph Blatter si è detto nonostante tutto molto

fiducioso anche se ha di converso dichiarato che se,

per motivi estremamente gravi, le tempistiche stabilite

non venissero rispettate (o in qualunque altro caso di

emergenza), sarebbe la Germania la prima scelta per

ospitare l’evento. Vi sarebbero anche altre nazioni in

regola per poter ospitare eventualmente il torneo, tra le

quali gli Stati Uniti d’America, il Messico, l’Inghilterra ,

il Giappone, la Spagna e l’Australia, ma considerando

il poco tempo che potrebbe rimanere per affidare la

competizione a una nuova nazione, sembra proprio che

l’ipotesi più accreditata nel caso di forfait del Sudafrica

sia un “Germania-bis 2010” proprio perché la Germania

è l’unica nazione che potrebbe risolvere per prima il

problema grazie all’esperienza e alle infrastrutture

nuovissime dell’edizione del 2006 (considerato dallo

stesso Blatter come il migliore campionato mondiale

mai organizzato). In ogni caso, Blatter ha fatto altresì

capire in una sua dichiarazione del 15 settembre 2008

che questa possibilità è estremamente remota. Il 26

settembre 2008 il neo-presidente della Repubblica

sudafricana Kgalema Motlanthe ha nuovamente

rassicurato la FIFA ribadendo il pieno sostegno politico

e governativo alla manifestazione.

La mascotte ufficiale dell’evento è stata svelata il

22 settembre 2008: il suo nome è Zakumi ed è un

leopardo dai capelli verdi. Il nome è composto dai suoni

“Za”, acronimo per “Sudafrica” in afrikaans, e “Kumi”,

che significa “dieci” in vari dialetti locali.

Gli italiani che questo sport lo hanno nel sangue,

credono negli azzurri e nella loro possibile vittoria. Per

ora si procede lentamente alla formazione della rosa dei

candidati e nel frattempo la notizia che fa più discutere

è la sostituzione di Lippi alla fine del mondiale. Il futuro

della nazionale italiana potrebbe essere di Cesare

Prandeli. Sarebbe lui il candidato numero uno alla

sostituzione di Marcello Lippi, intenzionato a passare

la mano dopo i mondiali. Prandelli sarebbe largamente

favorito su Carlo Ancelotti, il primo ad essere interpellato

dalla federcalcio. L’ex allenatore del Milan ha ringraziato

e declinato, preferendo continuare il proficuo lavoro al

Chelsea. E Lippi? Deluso dai fischi piovuti a più riprese

negli stadi italiani durante le qualificazioni, scosso per

le velate polemiche dovute ad una vicinanza, neanche

troppo mascherata, alla casa juventina (l’acquisto di

Candreva sarebbe stato caldeggiato proprio dal Ct è

pronto al ritorno in bianconero, stavolta con un ruolo

di direttore tecnico. Tra polemiche dovute alle grandi

esclusioni e alle scelte del Ct, cresce l’attesa di poter

rivivere l’emozione indimenticabile che ha fatto tremare

e sobbalzare l’Italia solo pochi anni fa.

mondiali 2010s u d a f r i c a

Elisa Barresi

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