accumulo fotovoltaico

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1 Storage fotovoltaico: è possibile l’autoconsumo totale? L’analisi dei sistemi di storage continua con un approfondimento sull’autoconsumo totale nei sistemi di tipo UPS e in parallelo L’utilizzo di un sistema fotovoltaico con accumulo permette di incrementare notevolmente la percentuale di energia rinnovabile consumata dall’abitazione, valorizzandola al massimo. La percentuale di aumento rispetto ad un normale sistema privo di batterie dipende da alcuni fattori, tra cui soprattutto il dimensionamento del blocco batterie in relazione ai consumi. E’ possibile ottenere l’autoconsumo totale? E a quali condizioni? L’analisi sui dati di produzione e consumo di un impianto reale ha fornito indicazioni operative molto interessanti al riguardo. I dati sono relativi ad un impianto alle porte di Milano, con 5,8 kWp di moduli policristallini orientati a Sud e inclinati di circa 20°. Il periodo considerato è compreso tra Agosto 2013 e Luglio 2014. Nell’analisi è stato calcolato l’effetto sia sull’autoconsumo (percentuale di energia fotovoltaica utilizzata), sia sull’autoalimentazione (percentuale dei consumi coperta da energia fotovoltaica). Quest’ultimo indice fornisce l’informazione più importante per il cliente, in quanto esprime l’effetto dell’impianto sulla riduzione della bolletta elettrica. Per questo motivo, la domanda iniziale dovrebbe essere riferita all’autoalimentazione. Connesso come un UPS o in parallelo? Sul mercato esistono due grandi famiglie di prodotti storage: i sistemi che funzionano con la logica UPS e i sistemi con batterie in parallelo alla rete domestica. Prima di affrontare il tema principale è necessario evidenziare le differenze di funzionamento delle due tipologie, perché ciò influisce, come vedremo, sulle prestazioni e sulle indicazioni d’utilizzo. I prodotti di tipo UPS sono stati i primi sul mercato, perché adottano una tecnologia già consolidata e derivante dai prodotti dedicati principalmente al mondo dell’informatica. Il principio dell’applicazione di un UPS ad uso fotovoltaico è semplice: le batterie vengono caricate solo con energia proveniente dai moduli fotovoltaici. L’abitazione, in questa fase, è scollegata dal sistema di accumulo ed è connessa normalmente alla rete elettrica. Quando le batterie sono cariche, un commutatore scollega l’abitazione dalla rete e la collega al sistema. Da questo momento in poi, l’abitazione viene alimentata dall’energia fotovoltaica diretta e, se non è sufficiente, dalle batterie, fino al loro esaurimento. Al raggiungimento del limite inferiore di carica, il commutatore riconnette l’abitazione alla rete elettrica ed il ciclo riparte. I dispositivi fotovoltaici di tipo UPS, quindi, non sono mai connessi alla rete: è l’abitazione che viene connessa alternativamente alla rete o al sistema di accumulo. Dal punto di vista della rete, il dispositivo è quindi inesistente e non deve quindi essere conforme alle specifiche di sicurezza relative agli inverter grid connected. Per questo motivo, possono essere installati senza richieste ed autorizzazioni del gestore della rete. Dato che non si può parlare di scambio sul posto, non vi è coinvolgimento nemmeno del GSE. Questi dispositivi sono preferiti da coloro che vogliono essere totalmente indipendenti, anche da un punto di vista burocratico. I produttori di questi sistemi ne evidenziano la semplicità di funzionamento e la capacità di aumentare drasticamente l’autoconsumo.

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Storage fotovoltaico: è possibile l’autoconsumo totale? 

L’analisi dei sistemi di storage continua con un approfondimento sull’autoconsumo 

totale nei sistemi di tipo UPS e in parallelo 

L’utilizzo di un sistema fotovoltaico con accumulo permette di 

incrementare  notevolmente  la  percentuale  di  energia 

rinnovabile  consumata  dall’abitazione,  valorizzandola  al 

massimo. 

La percentuale di aumento  rispetto ad un normale  sistema 

privo di batterie dipende da alcuni fattori, tra cui soprattutto 

il  dimensionamento  del  blocco  batterie  in  relazione  ai 

consumi. 

E’  possibile  ottenere  l’autoconsumo  totale?  E  a  quali 

condizioni? L’analisi sui dati di produzione e consumo di un 

impianto  reale  ha  fornito  indicazioni  operative  molto 

interessanti al riguardo.  

I dati sono relativi ad un impianto alle porte di Milano, con 5,8 kWp di moduli policristallini orientati a Sud e 

inclinati di circa 20°. Il periodo considerato è compreso tra Agosto 2013 e Luglio 2014. Nell’analisi è stato 

calcolato  l’effetto  sia  sull’autoconsumo  (percentuale  di  energia  fotovoltaica  utilizzata),  sia 

sull’autoalimentazione  (percentuale  dei  consumi  coperta  da  energia  fotovoltaica).  Quest’ultimo  indice 

fornisce l’informazione più importante per il cliente, in quanto esprime l’effetto dell’impianto sulla riduzione 

della bolletta elettrica. Per questo motivo, la domanda iniziale dovrebbe essere riferita all’autoalimentazione. 

Connesso come un UPS o in parallelo? 

Sul mercato esistono due grandi famiglie di prodotti storage: i sistemi che funzionano con la logica UPS e i 

sistemi  con batterie  in parallelo  alla  rete domestica. Prima di  affrontare  il  tema principale  è necessario 

evidenziare  le differenze di  funzionamento delle due  tipologie, perché ciò  influisce, come vedremo, sulle 

prestazioni e sulle indicazioni d’utilizzo. 

I  prodotti  di  tipo UPS  sono  stati  i  primi  sul mercato,  perché  adottano  una  tecnologia  già  consolidata  e 

derivante dai prodotti dedicati principalmente al mondo dell’informatica. Il principio dell’applicazione di un 

UPS ad uso fotovoltaico è semplice:  le batterie vengono caricate solo con energia proveniente dai moduli 

fotovoltaici. L’abitazione, in questa fase, è scollegata dal sistema di accumulo ed è connessa normalmente 

alla  rete elettrica. Quando  le batterie  sono cariche, un commutatore  scollega  l’abitazione dalla  rete e  la 

collega al sistema. Da questo momento in poi, l’abitazione viene alimentata dall’energia fotovoltaica diretta 

e, se non è sufficiente, dalle batterie, fino al loro esaurimento. Al raggiungimento del limite inferiore di carica, 

il commutatore riconnette l’abitazione alla rete elettrica ed il ciclo riparte.  

I dispositivi fotovoltaici di tipo UPS, quindi, non sono mai connessi alla rete: è l’abitazione che viene connessa 

alternativamente alla  rete o al  sistema di accumulo. Dal punto di vista della  rete,  il dispositivo è quindi 

inesistente  e  non  deve  quindi  essere  conforme  alle  specifiche  di  sicurezza  relative  agli  inverter  grid 

connected. Per questo motivo, possono essere installati senza richieste ed autorizzazioni del gestore della 

rete. Dato che non si può parlare di scambio sul posto, non vi è coinvolgimento nemmeno del GSE. Questi 

dispositivi sono preferiti da coloro che vogliono essere totalmente indipendenti, anche da un punto di vista 

burocratico.  I produttori di questi  sistemi ne evidenziano  la  semplicità di  funzionamento e  la capacità di 

aumentare drasticamente l’autoconsumo. 

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Di concezione più recente, i sistemi di accumulo con batterie in parallelo non hanno alcun commutatore tra 

alimentazione da inverter e alimentazione da rete elettrica. Le tre fonti di alimentazione (moduli fotovoltaici, 

batterie  e  rete  elettrica)  sono  contemporaneamente  connesse  all’abitazione  attraverso  il  dispositivo  e 

un’apposita  logica  interna  permette  di  gestire  i  flussi  di  energia,  secondo  le  priorità  definite  e  facendo 

intervenire  la  rete solo quando  l’autoalimentazione non è possibile. La complessità progettuale di questi 

prodotti è in genere più elevata e richiede competenze tecniche altrettanto elevate. 

I sistemi in parallelo, a differenza di quelli di tipo UPS, sono quindi sempre connessi alla rete. Appositi sensori 

impediscono che l’energia proveniente dalle batterie sia immessa in rete e che l’energia proveniente dalla 

rete sia utilizzata per caricare le batterie. Dato che le batterie vengono gestite nella sezione CC degli inverter, 

la  rete  non  le  “vede”  direttamente  e  il  dispositivo  si  comporta  come  un  normale  inverter  fotovoltaico. 

L’installazione è quindi sottoposta alle consuete norme di sicurezza degli inverter connessi alla rete, come la 

norma  italiana CEI 0‐21. Oltre a  ciò, è necessario  richiedere  lo  scambio  sul posto al GSE, per valorizzare 

l’energia  immessa  in  rete. Questi  dispositivi  sono  scelti  da  coloro  che  vogliono massimizzare  il  ritorno 

economico dell’impianto, migliorandone  le prestazioni e beneficiando dello scambio sul posto. Secondo  i 

produttori di questi sistemi, si ottiene un migliore sfruttamento dell’energia fotovoltaica, minimizzandone le 

perdite e immettendo in rete il surplus. 

 Figura 1 

   

3  

In Figura 1 vengono mostrati gli schemi di collegamento di un sistema tipo UPS e di un sistema in parallelo. 

Si nota, nel caso dell’UPS, la presenza del commutatore tra alimentazione da rete o alimentazione da inverter. 

Nel sistema in parallelo è invece presente un sensore che indica all’inverter la quantità di energia immessa 

in rete, in modo da regolare i flussi dai moduli fotovoltaici e dalle batterie e impedire flussi indesiderati, come 

quello da batteria a rete. 

I  due  sistemi  hanno  vantaggi  e  svantaggi,  che  ne  possono  consigliare  l’uso  in  condizioni  specifiche.  La 

differenza fondamentale, da un punto di vista logico, è la priorità dell’alimentazione proveniente dai moduli 

fotovoltaici. Nei sistemi di tipo UPS, la priorità di alimentazione è verso l’accumulo. Solo quando le batterie 

sono  cariche,  il  sistema  viene  connesso all’abitazione. Nei  sistemi  in parallelo,  la priorità è  invece  verso 

l’abitazione. Solo in presenza di un surplus, l’energia viene utilizzata per caricare le batterie.  

La differenza tra  i due sistemi si manifesta quindi soprattutto nelle fasi  iniziali del ciclo di funzionamento, 

quando la batteria è in carica. Durante l’utilizzo della batteria, i due sistemi si comportano in modo simile, 

con due uniche differenze: la gestione dell’energia in surplus e la gestione di eventuali picchi di assorbimento. 

Più avanti analizzeremo queste particolarità. 

Nella simulazione mostrata in Figura 2, possiamo osservare il comportamento di carica di un sistema di tipo 

UPS con capacità utile di 3 kWh, applicato all’impianto da 5,8 kWp sui dati di produzione e consumo dei giorni 

1 e 2 Aprile 2014. Il diagramma orario inizia alle ore 7:30, per maggiore comprensione: in questo modo si può 

vedere fino a quando prosegue il supporto della batteria nella notte. Non sono state inserite limitazioni nella 

corrente di carica‐scarica né perdite di trasformazione. In queste simulazioni, si suppone infine che la batteria 

inizi ad erogare energia solamente dopo la carica completa e che, una volta iniziata, sia libera di scaricarsi e 

caricarsi  parzialmente,  fino  all’esaurimento  totale  della  capacità  utile.  Più  avanti  vedremo  gli  effetti  di 

limitazioni e perdite di energia. 

 Figura 2 

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Uso della produzione di energia fotovoltaica ‐Modalità UPS

Produzione verso consumi Produzione verso batterie Produzione inutilizzata

Produzione FV Consumo totale Livello batterie

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Possiamo notare  innanzitutto  il profilo di produzione, descritto dalla  linea verde, che  indica due giornate 

tipiche di Aprile con picchi di produzione di 4,7 kW e di 3,8 kW. Riguardo all’utilizzo dell’energia prodotta, 

all’inizio delle giornate tutta  l’energia fotovoltaica viene  inviata alle batterie, che si caricano rapidamente, 

come indicato dalla linea tratteggiata rossa. Da questo momento in poi, il commutatore scollega l’abitazione 

dalla  rete  e  la  collega  al  sistema,  con  batteria  a  disposizione  per  integrare  la  produzione  di  energia 

fotovoltaica e soddisfare  i consumi.  In seguito, al calare della produzione,  la batteria si esaurisce  fino ad 

arrivare a zero intorno le 23:00. 

Se ora osserviamo  lo stesso tipo di grafico, riferito questa volta ad un sistema con accumulo  in parallelo, 

notiamo un andamento molto diverso nella parte iniziale della giornata, nella Figura 3. 

Figura 3 

E’ evidente come l’energia prodotta ad inizio giornata sia destinata in questo caso ai consumi dell’abitazione. 

Solo in seguito la parte in surplus (oltre la linea arancio dei consumi) viene destinata alla carica delle batterie. 

L’accumulo si carica con un andamento diverso, raccogliendo solo l’energia non utilizzata, mentre la scarica 

avviene nello stesso orario.  Il grafico mostra anche un diverso utilizzo dell’energia  fotovoltaica  in surplus 

dopo la carica della batteria, indicata con le barre bianche. Nel caso di un sistema in parallelo, questa energia 

viene immessa in rete. 

Osserviamo  ora  gli  effetti  di  queste  due modalità  di  carica,  rappresentando  il  comportamento  dei  due 

impianti dal punto di vista dell’autoalimentazione.  In Figura 4 è riportata  la simulazione dell’impianto con 

accumulo di tipo UPS. 

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Uso della produzione di energia fotovoltaicaProduzione FV verso consumi Produzione FV verso batterie Produzione FV verso rete

Produzione FV Consumo totale Livello batterie

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 Figura 4 

E’ possibile notare che l’abitazione viene alimentata dalla rete anche quando inizia la produzione fotovoltaica, 

fino a quando le batterie sono cariche. A batterie cariche, il commutatore connette l’abitazione al sistema e 

i consumi vengono alimentati da energia fotovoltaica. Le batterie intervengono ad integrazione, fino al loro 

esaurimento  e  alla  conseguente  riconnessione  dell’abitazione  alla  rete  elettrica.  Il  calcolo  dell’energia 

prodotta e consumata evidenzia che, rispetto ad una situazione senza accumulo, l’autoconsumo è passato 

da 47,74% a 54,46%, mentre l’autoalimentazione è passata da 63,33% a 72,25%.  

Per poter stimare l’autoconsumo, è necessario considerare che, a batterie cariche, il sistema UPS produce 

energia in surplus che non può essere immessa in rete, perché è disconnesso. Questa energia deve essere 

gestita, probabilmente con uno spostamento del punto di lavoro MPPT che riduca la produzione ed azzeri il 

surplus. In questo senso,  l’autoconsumo raggiunge  il 100%. Per calcolare  l’autoconsumo dei sistemi UPS e 

consentire un confronto, verrà utilizzata quindi l’energia teoricamente producibile nei giorni considerati. 

A parità di condizioni, il sistema ad accumulo in parallelo mostra un andamento diverso, in Figura 5. 

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Fonti di alimentazione dei consumi ‐Modalità UPSAlimentazione da FV Alimentazione da batterie Alimentazione da rete

Produzione FV Livello batterie

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 Figura 5 

In questo caso l’abitazione è connessa al sistema da subito ed è possibile notare che l’energia fotovoltaica è 

dedicata  come  priorità  all’autoconsumo.  In  seguito,  l’energia  prodotta  è  sufficiente  sia  per  alimentare 

l’abitazione sia per caricare la batteria, come indica il livello crescente di carica.  

Rispetto al sistema di tipo UPS, è possibile notare che il supporto all’autoconsumo inizia circa 3 ore prima. Gli 

effetti di questo prolungamento si fanno notare nelle percentuali di autoconsumo e di autoalimentazione: 

L’autoconsumo aumenta a 58,76%, vale a dire 11,02 punti percentuali in più rispetto al caso senza 

accumulo e 4,3 punti in più rispetto al caso con accumulo di tipo UPS; 

L’autoalimentazione aumenta a 77,95%, vale a dire 14,62 punti percentuali  in più rispetto al caso 

senza accumulo e 5,7 punti in più rispetto al caso con accumulo di tipo UPS. 

Queste maggiori prestazioni  sono dovute  ad un utilizzo migliore dell’energia  fotovoltaica,  alimentando  i 

consumi ogni  volta  che  ciò  sia possibile ed utilizzando  il  surplus per  caricare  le batterie.  Il  sistema UPS, 

tendendo a dedicare la prima energia al caricamento della batteria, perde ore di autoalimentazione diretta 

che  poi  non  riesce  a  recuperare.  Queste  considerazioni  sono  tuttavia  riferite  ad  un  sistema  non 

perfettamente dimensionato. Come vedremo, in un sistema ben fatto, le differenze tra le due tipologie sono 

di molto inferiori. 

I  grafici  visti  finora  ci  mostrano  una  situazione  in  cui  l’accumulo  non  permette  di  raggiungere 

l’autoalimentazione  totale. Ma  ciò non  significa  che non  sia possibile:  il  segreto è nel dimensionamento 

corretto del blocco batterie. Un sistema ben progettato deve partire dalla quantità di energia consumata 

nelle ore di non irraggiamento, dimensionando il blocco batterie in modo da arrivare alla mattina successiva. 

Per questo motivo, in impianti di questo tipo, è indispensabile intervenire sull’abitazione per abbattere il più 

possibile  i  consumi  serali e notturni,  spostando nelle ore diurne  il  funzionamento degli elettrodomestici 

energivori (lavatrice, lavastoviglie, ecc.) e adottando illuminazione a LED. 

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Fonti di alimentazione dei consumi ‐Modalità in paralleloAlimentazione da FV Autoalimentazione da batteria Alimentazione da rete

Produzione FV Livello batterie

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Dopo aver fatto  i dovuti calcoli, vediamo  l’effetto di un corretto dimensionamento del blocco batterie,  in 

Figura 6. L’impianto è lo stesso di Figura 4. 

Figura 6 

La capacità del blocco batterie è stata portata da 3 a 8 kWh e, come è possibile osservare, il sistema funziona 

in autoalimentazione al 100%.  In questi giorni,  l’abitazione viene alimentata solamente dal sistema UPS e 

non è connessa alla rete. La Figura 7 indica la situazione sul fronte dell’uso della produzione fotovoltaica. 

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Livello

 batterie

W

Fonti di alimentazione dei consumi ‐Modalità UPS

Alimentazione da FV Alimentazione da batterie Alimentazione da rete

Produzione FV Livello batterie

8  

 Figura 7 

Il grafico mostra che  l’energia è sufficiente per soddisfare  i consumi e caricare  le batterie.  In queste due 

giornate l’autoconsumo è pari a 75,38%. 

I grafici del sistema di tipo parallelo in questo caso sono identici a quelli tipo UPS, con un'unica differenza: 

essendo il sistema connesso alla rete, è in grado di immettere l’energia in surplus, che nei giorni considerati 

è pari a 24,62% dell’energia prodotta.  

Come prima conclusione possiamo affermare che  i due sistemi, quando  funzionano  in autoalimentazione 

totale, sono equivalenti. Da un punto di vista economico, i sistemi di tipo parallelo permettono tuttavia un 

risultato migliore, dovuto alla valorizzazione dell’energia immessa in rete.  

Da notare che, quando  i sistemi funzionano  in parziale alimentazione,  il fenomeno della migliore gestione 

dell’energia  in  fase  di  carica  e  della  migliore  gestione  dell’energia  in  surplus  sono  presenti 

contemporaneamente nell’arco della stessa giornata, per cui possiamo trarre una conclusione aggiuntiva: i 

sistemi di tipo UPS devono essere sempre correttamente dimensionati, pena il mancato raggiungimento delle 

prestazioni  ottimali.  Un  sottodimensionamento  del  blocco  batterie  non  consente  di  ottenere 

l’autoalimentazione totale e un sovradimensionamento della potenza dei moduli FV avrebbe come effetto 

una elevata quantità di energia inutilizzata. In questi sistemi si tende ad avere quindi potenze non elevate in 

kWp e alte capacità di batteria. 

I  sistemi  di  tipo  parallelo  possono  essere  dimensionati  anche  senza  l’obiettivo  di  raggiungere 

l’autoalimentazione totale, dato che forniranno comunque un apporto di energia aggiuntiva pari alla capacità 

del blocco batterie e all’energia disponibile, senza avere controindicazioni. Da un punto di vista commerciale, 

questo  apre  la  possibilità  di  dimensionare  il  blocco  batterie  sulla  base  di  una  valutazione  economica, 

scegliendo eventualmente  livelli di autoalimentazione  inferiori al 100% a fronte di  investimenti  inferiori  in 

batterie. 

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Livello

 batterie

W

Uso della produzione di energia fotovoltaica ‐Modalità UPS

Produzione verso consumi Produzione verso batterie Produzione inutilizzata

Produzione FV Consumo totale Livello batterie

9  

I casi visti finora sono relativi a due giorni presi ad esempio ma non sono certo indicativi del comportamento 

dei sistemi in tutte le condizioni che si verificano nel corso dell’anno. 

In Figura 8 è mostrata la situazione dell’11 e 12 Gennaio 2014, dove è possibile osservare che l’autoconsumo 

non avviene nonostante le batterie da 8 kWh, a causa di insufficiente irraggiamento. 

 Figura 8 

Nel  caso  descritto,  relativo  ad  un  sistema  in  parallelo,  nel  primo  giorno  l’energia  prodotta  è  inviata 

interamente all’abitazione e le batterie non vengono caricate. Se si fosse trattato di un sistema di tipo UPS, 

le batterie sarebbero state parzialmente caricate. Da notare come i picchi di assorbimento del secondo giorno 

siano soddisfatti mediante ricorso alle batterie, con una erogazione che arriva a 3800 W senza  intervento 

della rete. 

Nella Figura 9 invece viene mostrata la situazione di due giorni con elevata produzione e basso consumo, il 

20 e il 21 Agosto 2014. 

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Livello

 batterie

W

Fonti di alimentazione dei consumi ‐Modalità in paralleloAlimentazione da FV Autoalimentazione da batteriaAlimentazione da rete Produzione FVLivello batterie

10  

 Figura 9 

E’ evidente  il  sovradimensionamento della potenza generata  rispetto ai  consumi,  che porta ad un pieno 

utilizzo  in autoalimentazione ma anche ad una energia  in surplus che non può essere  immessa  in rete nel 

caso in questione, relativo ad un sistema di tipo UPS. 

 Ma quanto è frequente l’autoconsumo? 

Dopo aver visto che, con un accumulo correttamente dimensionato, in alcuni giorni è possibile ottenere un 

autoconsumo  totale, è necessario  indagare sulla  frequenza con  la quale si può ottenere questo risultato. 

Simulando i risultati sui dati di produzione e consumo di tutti i 12 mesi considerati, è possibile calcolare il 

numero di giorni in cui questa condizione si verifica. Nella Figura 10, è possibile osservare il numero dei giorni 

con autoconsumo totale per mese. Il grafico è relativo all’impianto in esame, simulando una capacità delle 

batterie pari a 8 kWh. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Livello

 batterie

W

Fonti di alimentazione dei consumi ‐Modalità UPS

Alimentazione da FV Alimentazione da batterie Alimentazione da rete

Produzione FV Livello batterie

11  

 Figura 10 

Per  avere un’indicazione  più precisa  sull’effetto  delle batterie,  il  grafico  riporta  anche  la  percentuale  di 

consumi coperta da energia  fotovoltaica. Questo perché  le batterie hanno comunque un effetto positivo 

sull’autoalimentazione, anche se non si raggiunge il traguardo del 100%. Si può notare che nel periodo estivo 

i giorni di autoconsumo totale sono numerosi, con un totale di 111 su base annua. Nei mesi di Marzo, Aprile 

e Settembre,  i giorni di autoconsumo  totale diminuiscono ma  la percentuale dei consumi autoalimentata 

rimane su valori molto elevati. L’autoalimentazione su base annua, infatti, è pari a 72,76% e l’autoconsumo 

a 69,18%. Nel caso di un analogo sistema di tipo UPS, i giorni di autoconsumo sarebbero stati 114, mentre 

l’autoalimentazione sarebbe stata pari a 67,08%.  Il numero maggiore di giorni con autoconsumo totale è 

spiegato dalla  logica con cui viene caricata  la batteria, che ogni volta che parte dalla carica minima ha  la 

precedenza, fino alla carica totale. Il maggiore utilizzo di energia fotovoltaica ad uso diretto spiega invece i 5 

punti aggiuntivi di autoalimentazione del sistema in parallelo. 

Come dimensionare le batterie? 

E’ conveniente cercare ad ogni costo  l’autoalimentazione al 100%? Certamente è un traguardo suggestivo 

ma rischia di essere una scelta non conveniente. In entrambi i tipi di sistemi, infatti, il dimensionamento delle 

batterie  fornisce  risultati  soddisfacenti  anche  senza  ottenere  un  numero  elevato  di  giornate  con 

autoalimentazione totale. Nella Figura 11 viene mostrato lo stesso impianto di Figura 10 ma con batterie di 

capacità pari a 4 kWh, ovvero la metà. 

 

0%4%8%12%16%20%24%28%32%36%40%44%48%52%56%60%64%68%72%76%80%84%88%92%96%100%

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Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Giorni

Giorni di autoconsumo totale in 12 mesi ‐Modalità in paralleloCapacità batterie 8 kWh

Giorni di autoconsumo totale Giorni con prelievo dalla rete % di autoalimentazione

12  

 Figura 11 

In questo caso,  le giornate con autosufficienza al 100% sono scese a zero ma  l’autoalimentazione rimane 

comunque elevata, con un valore annuo pari a 64,47%. Come è possibile? La risposta è nella Figura 12, che 

mostra l’andamento dell’alimentazione giornaliera nel mese con il valore più alto, Giugno 2013. 

 

0%4%8%12%16%20%24%28%32%36%40%44%48%52%56%60%64%68%72%76%80%84%88%92%96%100%

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Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Giorni

Giorni di autoconsumo totale in 12 mesi ‐Modalità in paralleloCapacità batterie 4 kWh

Giorni di autoconsumo totale Giorni con prelievo dalla rete % di autoalimentazione

13  

 Figura 12 

Per semplicità di lettura, il grafico riporta solamente l’alimentazione da batteria e quella da rete. E’ possibile 

distinguere i singoli giorni e, al loro interno, la ripartizione dell’alimentazione da batteria o da rete. In ogni 

giorno, il contributo dell’energia da batteria è elevato ma non è mai tale da raggiungere il 100%. Ciò evidenzia 

che, anche se non si raggiunge l’indipendenza totale dalla rete in nessun giorno, il contributo delle batterie 

può essere tale da portare l’autoalimentazione a valori elevati. Questo grafico ci conferma che, da un punto 

di vista dell’investimento, non conviene puntare a tutti i costi ad ottenere giorni di autoalimentazione totale 

ma conviene invece puntare ad ottenere un soddisfacente livello di autoalimentazione annuale. 

Il fenomeno descritto nella Figura 11 si ripete anche nel caso di un sistema di tipo UPS, in questo caso con 

giorni ad autosufficienza al 100% ancora pari a  zero e  con autoalimentazione annuale pari a 56,62%.  La 

diminuzione di autoalimentazione nel passaggio da 8 a 4 kWh di capacità è in questo caso maggiore rispetto 

al caso del sistema in parallelo (11 punti percentuali contro 8). Questo ci conferma che i due sistemi vanno 

usati in modo diverso e che il dimensionamento delle batterie va fatto con logiche diverse: con i sistemi in 

parallelo si può puntare anche ad un dimensionamento  inferiore, perché  l’impianto fornirà buoni risultati 

anche con compromessi più convenienti da un punto di vista dell’investimento. Con i sistemi UPS è necessario 

puntare  ad un dimensionamento più  generoso. Maggiore  è  la  capacità del  blocco batterie, minore  è  la 

differenza tra i due sistemi. 

Possiamo  notare  questo  fenomeno  se  portiamo  su  un  grafico,  per  capacità  crescente  delle  batterie,  la 

percentuale di autoalimentazione e i giorni di autoalimentazione totale, come mostrato dalla Figura 13. 

 

 

 

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w

Giorni

Alimentazione da rete e da batteria ‐Mese di Giugno 2014

Autoalimentazione da batteria Alimentazione da rete

14  

 Figura 13 

Le linee indicano la percentuale di autoalimentazione annua delle due tipologie di accumulo al variare della 

capacità delle batterie. E’ possibile osservare che questo valore per i sistemi in parallelo è superiore a quello 

dei  sistemi  UPS,  soprattutto  per  valori  intermedi  di  capacità,  mentre  all’aumentare  della  capacità  la 

differenza tende ad affievolirsi. Le barre verticali indicano invece il numero di giorni ad autosufficienza totale. 

Possiamo notare che sotto i 5 kWh di capacità non si hanno giorni al 100% di autoalimentazione, dopodiché 

abbiamo un andamento diverso, con i sistemi di tipo parallelo in vantaggio iniziale e i sistemi di tipo UPS in 

vantaggio su capacità maggiori.  

E’  interessante  notare  che  la  superiorità  nella  percentuale  di  autoalimentazione  dei  sistemi  in  parallelo 

aumenta fino al punto in cui iniziano a verificarsi giorni di autoconsumo totale. Da questo momento in poi, i 

sistemi UPS riducono lo svantaggio. A ulteriore conferma di quanto già affermato, i sistemi di tipo UPS devono 

essere  dimensionati  con  capacità  adeguate  a  generare  un  numero  elevato  di  giornate  con  totale 

autoalimentazione. Solo in questo modo danno il meglio di sé. 

Se analizziamo  i dati  con un’altra  logica, possiamo notare  fino a  che punto è  conveniente aumentare  la 

capacità delle batterie per i due sistemi. In Figura 14 viene mostrato solo l’incremento dell’autoalimentazione 

all’aumentare della capacità delle batterie. Ad esempio, in un sistema di tipo parallelo, un accumulo di 1 kWh 

provoca un  aumento di  autoalimentazione di  circa  6 punti percentuali  rispetto  ad un  impianto privo di 

accumulo. Aumentando la capacità a 2 kWh, si ottiene un ulteriore incremento di circa 4 punti e così via, con 

andamento decrescente. In un sistema di tipo UPS, con il primo kWh di accumulo si ottiene un incremento 

di soli 2,8 punti ma, continuando ad aggiungere, l’incremento non diminuisce come nell’altro caso. 

 

 

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Giorni autoalim

entazione totale

% di autoalim

entazione

Capacità batteria kWh

Giorni con autoalimentazione 100%Giorni autoconsumo parallelo Giorni autoconsumo UPS

Autoalimentazione parallelo Autoalimentazione UPS

15  

 Figura 14 

E’ evidente che i sistemi UPS beneficiano in misura maggiore dell’incremento delle batterie, fino a capacità 

elevate (nel caso specifico fino a 9 kWh), mentre l’incremento nei sistemi in parallelo diminuisce al crescere 

della capacità. Nell’impianto in esame, con un sistema in parallelo converrebbe fermarsi ad una capacità del 

blocco  batterie  pari  a  6  kWh.  Per  ogni  kWh  di  capacità  aggiuntiva  oltre  questa  soglia,  l’incremento  di 

autoalimentazione sarebbe inferiore al 2%, rendendo poco redditizio l’investimento. Per un sistema di tipo 

UPS, l’incremento di autoalimentazione si manterrebbe intorno al 2,5% fino ad una capacità di 9 kWh ed è 

quindi ipotizzabile aumentare il blocco batterie fino a questo valore. Ancora una volta, i sistemi di tipo UPS 

sembrano dare il meglio con elevate capacità di accumulo. 

Effetto della riduzione dei consumi 

I grafici finora presentati sono riferiti a un caso reale di una abitazione abbastanza energivora, con consumo 

pari a circa 6.900 kWh/anno, Questo per scelta, dato che in nella stagione invernale viene sfruttata l’energia 

fotovoltaica in surplus per alimentare una pompa di calore in riscaldamento che integra la caldaia a gas. La 

maggioranza delle abitazioni, tuttavia, ha consumi  inferiori e potrebbe essere  interessante osservare cosa 

accade su abitazioni con un consumo medio, stimabile in 4.500 kWh/anno. Dato che il simulatore consente 

di aumentare o  ridurre  i  consumi applicando un moltiplicatore, utilizzando un  fattore 0,65  si ottiene un 

consumo annuale pari a quello medio della famiglia italiana ed è possibile vederne l’effetto nella Figura 15, 

in confronto con la Figura 10. 

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5,5

6,0

6,5

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Increm

ento in punti percentuali

Capacità batteria kWh

Incremento dell'autoalimentazione annuale

Incremento autoalimentazione parallelo Incremento autoalimentazione UPS

16  

 Figura 15 

I giorni con autoconsumo totale salirebbero da 111 a ben 216, con un sensibile aumento di autoalimentazione 

da 72,76% a 84,23%. In questo caso si potrebbe valutare anche una riduzione della capacità delle batterie, 

con un  investimento più oculato. Ad esempio, una  scelta molto  conservativa potrebbe essere un blocco 

batterie di soli 3 kWh, che fornirebbe soli 15 giorni di autoalimentazione totale ma con una percentuale di 

autoalimentazione pari a 71,96%, pienamente soddisfacente. 

Quest’ultimo risultato ci ricorda ancora una volta che il primo intervento su un’abitazione deve riguardare 

l’abbattimento dei consumi. Solo con consumi contenuti si possono ottenere risultati ottimali con impianti 

ad accumulo. 

Effetti della… latitudine. 

I risultati di cui abbiamo parlato finora sono in realtà molto prudenziali, perché basati sui dati storici di un 

impianto  collocato nella nebbiosa Pianura Padana. Basta  spostarsi un poco  al  Sud per ottenere  risultati 

migliori e così ho introdotto nel simulatore una funzione che permette di variare la produzione e simulare 

altre località. Per rendere evidente il fenomeno, ho virtualmente spostato l’impianto di Figura 15 a Portopalo 

di Capo Passero, con un aumento di produzione pari al 30%, su una abitazione che consuma 4.500 kWh 

l’anno.  Inutile dire  che  i  risultati  sono molto  incoraggianti:  con un blocco batterie da 8  kWh,  i  giorni di 

autoalimentazione  totale sono pari a 244 e  l’autoalimentazione annua è pari a 88%.  In questo caso, vale 

proprio la pena di ridurre l’investimento in batterie. Limitandoci ad esempio ad un accumulo di 3 kWh, i giorni 

di totale autosufficienza scenderebbero a 21 ma l’autoalimentazione annua rimarrebbe attestata su 75%.  

 

 

 

0%4%8%12%16%20%24%28%32%36%40%44%48%52%56%60%64%68%72%76%80%84%88%92%96%100%

 ‐

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 8

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 12

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 18

 20

 22

 24

 26

 28

 30

 32

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

Giorni

Giorni di autoconsumo totale in 12 mesi ‐Modalità in paralleloCapacità batterie 8 kWh ‐ Consumi 4500 kWh/anno

Giorni di autoconsumo totale Giorni con prelievo dalla rete % di autoalimentazione

17  

Erogazione di correnti elevate 

Nei sistemi ad isola, uno dei temi tecnici più importanti è quello della capacità del sistema di erogare correnti 

elevate. Per questo motivo, quando si progetta un sistema ad isola, non ci si ferma di solito all’installazione 

di un sistema di produzione di energia da fonte rinnovabile ma ci si preoccupa anche di come verrà utilizzata 

l’energia. E’  importante  innanzitutto che  il consumo dell’abitazione sia  il più basso possibile. E’ necessario 

inoltre evitare utenze a grande assorbimento di energia o con spunti di partenza elevati, per non mettere in 

crisi il sistema batterie‐inverter. Per questo motivo, i sistemi di accumulo di tipo UPS hanno generalmente 

un inverter in grado di erogare correnti elevate. Allo scopo di evidenziare il fenomeno, in Figura 16, è stata 

introdotta in un sistema di tipo UPS una forte limitazione di corrente erogabile. 

 Figura 16 

E’ possibile notare che, nel secondo giorno, i picchi di assorbimento delle ore 11:30, 11:45 e 14:15 vengono 

compensati dall’energia proveniente dalle batterie, per la parte che supera l’energia fotovoltaica disponibile. 

Alle 14:30  il  sistema entra però  in  crisi a  causa della  limitazione di  corrente erogabile e  le batterie non 

riescono a fornire tutta l’energia necessaria. La parte di energia mancante è evidenziata in nero. Un sistema 

reale  in queste  condizioni  staccherebbe  l’alimentazione dalle batterie e  riconnetterebbe  l’abitazione alla 

rete. Va ribadito che la limitazione introdotta nella simulazione è solo a scopo didattico e non è realistica, 

dato  che  queste  macchine  montano  tutte  inverter  con  alta  capacità  di  erogazione  ma  non  bisogna 

sottovalutare  il  fenomeno:  in orario di  cena e di  rientro a  casa,  l’uso dell’illuminazione e una eventuale 

contemporanea  partenza  di  elettrodomestici  ad  alto  assorbimento  (come  forno  microonde,  lavatrice, 

asciugacapelli, ecc.) possono generare picchi di energia assorbita notevoli ed è necessario quindi assicurarsi 

che il sistema sia in grado di reggere. 

I sistemi  in parallelo godono  invece della presenza di una  fonte di energia che  interviene ogni qual volta 

l’inverter non sia in grado di fornire correnti elevate: la rete elettrica. Essendo collegati costantemente alla 

rete, tutto ciò che l’inverter non riesce ad erogare per mancanza di energia o per limitazioni di corrente viene 

0%

20%

40%

60%

80%

100%

0

200

400

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3000

3200

3400

3600

3800

4000

07:30

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10:00

11:15

12:30

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20:00

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07:15

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00:45

02:00

03:15

04:30

05:45

07:00

Livello

 batterie

W

Fonti di alimentazione dei consumi

Alimentazione da FV Autoalimentazione da batteria Alimentazione da rete

Alimentazione mancante Produzione FV Livello batterie

18  

prelevato  dalla  rete,  senza  alcuna  commutazione.  Alcuni  produttori  sfruttano  questa  particolarità  e 

impostano  il  dispositivo  in  modo  da  limitare  la  corrente  massima  di  erogazione  dalle  batterie,  per 

prolungarne  la  durata.  Le  batterie  scaricate  con  basse  correnti,  infatti,  erogano  più  energia  totale  e 

aumentano la loro durata. Ad esempio, una batteria tra le più diffuse in campo storage fotovoltaico, presa 

come riferimento nelle simulazioni, fornisce circa il 10% in più di energia se scaricata totalmente in 10 ore 

anziché in 5 ore. Questa differenziazione si riflette nelle caratteristiche costruttive degli inverter dedicati: i 

sistemi di tipo UPS hanno normalmente  inverter sovradimensionati, mentre  i sistemi  in parallelo possono 

avere componentistica dimensionata su erogazioni inferiori. 

Perdite di efficienza 

Una delle  informazioni più difficili da avere oggi  riguarda  le perdite  totali di energia  in un ciclo di carica‐

scarica. Da alcune dichiarazioni  raccolte,  le perdite  sarebbero dell’ordine del 15% ma ho  raccolto anche 

commenti che suggeriscono perdite maggiori. La valutazione è difficile, perché dipende da un mix di perdite 

riguardanti sia  il caricabatteria‐inverter sia  le batterie stesse. Ciò che possiamo  fare è una simulazione di 

come varia l’apporto delle batterie al variare delle perdite di efficienza del sistema. La Figura 17 rappresenta 

l’effetto di perdite di efficienza crescenti sul comportamento di carica di un sistema in parallelo, attraverso 

la  curva  del  livello  della  batteria.  In  legenda  sono  indicate  le  percentuali  di  autoconsumo  e  di 

autoalimentazione corrispondenti. 

 Figura 17 

Come è possibile osservare, il livello di carica delle batterie diminuisce al crescere delle perdite ma non solo: 

il punto di massima carica si sposta in avanti nel tempo, ritardando al crescere delle perdite. Il tema delle 

perdite totali di efficienza è quindi di determinante importanza ed è una delle informazioni su cui è necessario 

fare chiarezza. 

 

‐100

100

300

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07:30

08:15

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10:30

11:15

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12:45

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15:45

16:30

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18:45

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21:00

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22:30

23:15

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02:15

03:00

03:45

04:30

05:15

06:00

06:45

W

Livello di carica delle batterie al variare delle perdite di efficienzaPerdite di efficienza progressive da 0 a 50%

Livello Batteria ‐ Perdite   0% ‐ AC: 92,63% ‐ AA: 59,18%

Livello Batteria ‐ Perdite 10% ‐ AC: 91,72% ‐ AA: 58,60%

Livello Batteria ‐ Perdite 20% ‐ AC: 90,89% ‐ AA: 58,07%

Livello Batteria ‐ Perdite 30% ‐ AC: 88,26% ‐ AA: 56,39%

Livello Batteria ‐ Perdite 40% ‐ AC: 85,26% ‐ AA: 54,48%

Livello Batteria ‐ Perdite 50% ‐ AC: 82,63% ‐ AA: 52,80%

19  

 

Quindi, è possibile ottenere autoalimentazione al 100%? 

Un corretto dimensionamento del sistema è fondamentale per elevare la percentuale di autoalimentazione. 

Un sistema ben progettato può arrivare  facilmente all’autoalimentazione  totale per  la maggior parte dei 

giorni in un anno e coprire i consumi annuali con percentuali elevate, anche oltre il 90%. La decisione riguardo 

la percentuale di copertura desiderata dipende da valutazioni economiche: ogni cliente è libero di scegliere 

l’investimento ed i relativi benefici. 

Alla fine, quale sistema scegliere? 

L’argomento è complesso, con numerose variabili e argomentazioni a favore dell’uno e dell’altro sistema. 

Secondo la simulazione, in termini di prestazioni pure, i sistemi con batterie in parallelo rendono disponibile 

all’abitazione una maggiore quantità di energia fotovoltaica, diretta o attraverso le batterie. I sistemi di tipo 

parallelo hanno anche dei vantaggi per quanto riguarda la gestione del surplus di energia fotovoltaica, mentre 

i sistemi di tipo UPS hanno una funzione nativa di alimentazione in caso di black‐out.  

In termini di mercato, ciò che fa preferire i sistemi di tipo UPS è la ricerca di una soluzione senza complicazioni 

burocratiche ed al sicuro da evoluzioni normative impreviste. In questo momento, con le norme tecniche in 

versione non definitiva, esiste un rischio effettivo che i dispositivi in parallelo già installati debbano essere 

aggiornati o che i calcoli economici debbano essere rivisti aggiungendo oneri oggi non previsti. 

In ogni caso, la qualità e la robustezza del prodotto sono determinanti: trattandosi di dispositivi che devono 

erogare  l’energia per  l’abitazione,  è più  che mai  importante  scegliere prodotti  affidabili,  con produttori 

realmente presenti sul territorio e in grado di seguire il cliente.