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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 26 marzo 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Gli occhi dell’autorità - «Agli occhi dell’autorità – e forse essa ha ragione nulla assomiglia al terrorista come l’uomo ordinario». Giorgio Agamben Angelino Alfano, ministro Preoccupazione - «Suscitano seria preoccupazione alcuni emendamenti al decreto-legge antiterrorismo… che alterano il necessario equilibrio tra privacy e sicurezza.». Antonello Soro, Garante privacy Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail

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La Newsletter settimanale del 26 marzo 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 26 marzo 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Gli occhi dell’autorità - «Agli occhi dell’autorità – e forse essa ha

ragione – nulla assomiglia al terrorista come l’uomo ordinario». –

Giorgio Agamben

Angelino Alfano, ministro

Preoccupazione - «Suscitano seria preoccupazione alcuni

emendamenti al decreto-legge antiterrorismo… che alterano il

necessario equilibrio tra privacy e sicurezza.». – Antonello Soro,

Garante privacy

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail

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ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

In questo mondo libero…

A margine del servizio di Marco Cicala apparso

sul Venerdì di Repubblica del 20 marzo scorso

di Andrea Ermano

La scorsa settimana ho letto con molto piacere e profitto “Pane e

cioccolata 2.0”, un servizio di Marco Cicala apparso come titolo di

copertina sul "Venerdì" di Repubblica. Cicala ha saputo trasmettere

all'opinione pubblica italiana un’immagine vivida dell’emigrazione di

nuovo ciclo in questo Paese.

"Nel tornado della famosa crisi", racconta il giornalista, è ripreso il

flusso massiccio di chi fa le valigie, certo non più di cartone, certo non

più legate con lo spago, e se ne va all'estero in cerca di fortuna. Molti

sono i ricercatori, i matematici, gli informatici, gli esperti di finanza…

ma non mancano i manovali, gli operai, i muratori, i cuochi, i camerieri

e gli addetti alle pulizie.

Indimenticabile Manfredi

"Nel 2013 (dato Istat) a lasciare il Paese erano stati in 82 mila, con un

incremento di oltre il 20 per cento rispetto al 2012", si legge

nell'articolo. Per noi che assistiamo ormai da quasi un decennio al

crescere di questo fiume in piena, mentre sui giornali italiani le non-

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notizie si contano a milioni, ecco finalmente un testo che meritava e

merita leggersi non solo per la verve e lo stile brillante, ma anche per il

forte contenuto di realtà.

Quindi, se vi capita sotto mano una copia del "Venerdì" del 20

marzo, ve ne consigliamo la lettura. Lo riconoscerete dalla copertina,

dove campeggia l'indimenticabile Nino Manfredi di "Pane e

Cioccolata", figura emblematica dell'ondata emigratoria Anni Sessanta.

E pensare che fino all’altro ieri c'era fior di consoli e ambasciatori

che volevano abolire il concetto stesso di "emigrazione italiana",

generalmente descritto come un fenomeno irrevocabilmente scomparso

dalla realtà sociale e ormai archiviato nei polverosi faldoni del

"Passato remoto".

Invece, i cicli emigratori si ripetono quasi regolarmente, da un

secolo e più. E Zurigo da sempre – come scrive Cicala – è la "prima

fermata" di una nuova generazione in esodo. Sicché, parlando di

emigrazione a Zurigo, non poteva mancare qualche cenno al Coopi, lo

storico centro sociale fondato nel 1905 in cui ha sede anche la nostra

editrice.

Che qualcuno ogni tanto si ricordi di noi è un onore inaspettato, e un

bel regalo, tanto più che proprio il 18 marzo scorso il Cooperativo ha

festeggiato il suo 110° compleanno, senza pompa e clamore, per altro,

in una normale giornata di lavoro.

Non mi è possibile riassumere qui la messe di dati esposti e di

considerazioni svolte da Cicala nel suo affresco sulla nuova

emigrazione italiana, arricchito dal ricco servizio fotografico a cura di

Maurizio Camagna. Devo dire però che mi ha commosso il ritratto di

alcuni cooperatori intorno al busto di Filippo Turati, un cimelio che

risale all'epoca dell'emigrazione antifascista. Quel busto è oggi

impreziosito da un fazzoletto rosa di broccato giapponese, donato da

Yukari Saito, che è una straordinaria studiosa e traduttrice siloniana,

impegnata nel movimento anti-Fukushima. Quando si dice che

un'immagine vale mille discorsi…

I cooperatori Andrès, Maria, Romolo e Vito

intorno aI busto di Turati, con fazzoletto rosa

Su un punto avverto, però, un bisogno di precisazione: laddove viene

riportata una frase in cui racconto di immigrati pakistani e bengalesi

"che comprano matrimoni combinati a 30 mila euro e per rimborsare il

debito lavorano come pazzi, a qualsiasi condizione".

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La precisazione è d'obbligo, perché altrimenti potrebbe sembrare che

qui qualcuno ce l’abbia con i “pakistani” e i “bengalesi”. Lungi da noi.

Il nostro problema non è né il Pakistan né il Bangladesh, ma la

schiavitù. O meglio, il meccanismo di schiavizzazione per debito che

viene messo in atto dalle varie mafie, come in un film di Ken Loach, ai

danni dei poveri malcapitati.

Può oggi un essere umano in Europa finire schiavo per 30 mila

euro? La risposta, ahinoi, è decisamente un “sì”. Senza contare che a

quella cifra si aggiungono i costi del viaggio clandestino,

dell’appartamento clandestino e di tutti gli altri beni e servizi “in nero”

che le varie mafie prestano ai migranti ben prima del matrimonio

fittizio, destinato (quando sarà) a garantire un permesso di soggiorno e

di lavoro "regolare".

Insomma, ci sono migliaia e migliaia di migranti che trascorrono

mezza vita, o anche tutta, a pagare i debiti contratti per trasferirsi “in

questo mondo libero...”.

SPIGOLATURE

Andalusia, o cara

di Renzo Balmelli

RETORICA. Poteva essere incoraggiante la notizia che in Francia

l'estrema destra non è riuscita a sfondare nella misura prevista dai

sondaggi. Poteva, ma così non è stato, perché Sarkozy, che sogna

l'Eliseo perso con gli scandali, ha dato l'impressione di frenare la

marea nera usando tuttavia le sue stesse armi. La qualcosa equivale a

sdoganare lo schieramento della Le Pen e la sua rozza retorica

xenofoba e anti europea. Per uscire dalla crisi, nell'attuale congiuntura

e il voto di protesta in crescita, serve un progetto alternativo in grado di

contrastare le paure, un progetto che solo la Gauche è in grado di

offrire se tornerà a essere in buona salute. Magari con una iniezione di

fiducia sul modello dell'Andalusia dove si è rinfrancata la

consapevolezza che il socialismo è un'idea che non muore.

PROTERVIA. A furia di considerarla una battuta al limite del

ridicolo, ha trovato scarsa eco la minaccia evocata da Putin quando ha

rivelato di essere pronto a utilizzare le armi nucleari in Crimea. La

faccenda pareva incredibile, mentre invece, sotto, sotto, una

affermazione tanto grave, seppure rimasta nel cassetto, evidenziava

con quanta disinvoltura il leader del Cremlino lasciava libero sfogo alla

protervia dell'uomo forte dotato di " attributi" e in grado di esercitare

una forte attrazione soprattutto in vasti segmenti dell'elettorato di

destra. Ignorare cosa significhi utilizzare gli ordigni nucleari o anche

soltanto evocarne l'ipotesi è un tema sul quale non è permesso

scherzare. A meno di non essere un novello Dottor Stranamore nella

vaneggiante, ma non troppo, parodia di Stanley Kubrick.

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CINA. Chissà che cosa ci troverebbe da dire Marco Polo a proposito

della Cina sempre più vicina. Attraverso una chiave di lettura

raffazzonata dei corsi e ricorsi storici, la Pirelli in salsa cinese che

tanto sta facendo discutere, potrebbe essere reinterpretata come Il

Milione alla rovescia, nel solco dell'opera composta più di settecento

anni fa dall'ambasciatore della Repubblica di Venezia nel paese cui

diede il nome di "Catai". Ai suoi tempi lo scrittore e mercante italiano

non conosceva ancora la globalizzazione, di cui fu a sua insaputa un

precursore, mentre oggi i registi cinesi della campagna acquisti del

Made in Italy, prosecutori con altri mezzi della lunga marcia di Mao, si

muovono con la massima disinvoltura in tutti i campi al punto da far

nascere una domanda: quanta Italia è già cinese?

DESTINO. Se è vero che quello che in America chiamano il

giornalismo "gonzo", ovvero un particolare stile di scrittura che in

nome del "castigat ridendo mores" non la manda a dire a nessuno,

bisogna riconoscere che la trasmissione di RAI3 "Gazebo" coglie

perfettamente nel segno. Grazie al suo sguardo ironico, il programma

racconta le vicende della politica italiana senza fare sconti e con un

corredo iconografico che non lascia spazio alle speculazioni. L'altra

sera è andato in onda un servizio sulle Vele di Scampia, uno scempio

architettonico diventato tristemente famoso come l'emblema di uno dei

quartieri più degradati e problematici di Napoli., che ha tolto il fiato.

Oggi ancora questo paradiso della droga sembra incapace di sfuggire al

proprio destino indegno di un Paese civile.

IPOTESI. Mentre non si è ancora spenta l'eco dolorosa per la strage di

Tunisi, si viene a sapere che è stata smantellata una cellula di

estremisti islamici operanti tra l'Italia e i Balcani. Aveva il compito di

reclutare e formare guerriglieri per il Califfato. Se per somma sventura

si configurasse l'ipotesi del terrorismo nella sciagura aerea della

Germanwings, ipotesi finora smentita, ci troveremmo di fronte a uno

scenario ancor più inquietante nell'escalation del fondamentalismo

sanguinario. Da un altro punto di vista, fonti autorevoli come il

settimanale "Economist" asseriscono invece che il l'Isis sta subendo le

prime grandi sconfitte: dopo i raid aerei sui pozzi controllati dal

gruppo sono calati gli introiti generati dalla vendita illegale di petrolio

e sono esplose le faide interne, sempre meno controllabili. Ma ciò non

significa che l'offensiva terrorista sparirà in tempi brevi. Perciò la

guardia resta alta e in questo senso va intesa la presenza

contemporanea di tre capi di governo (Hollande, Merkel e Rajoy) sul

luogo delle tragedia. Il loro è stato un gesto fortemente simbolico che

oltre a essere una manifestazione di solidarietà e di cordoglio, va inteso

come l'eloquente risposta dell'Europa unita alla strategia della paura e

l'espressione della ferma volontà di non cedere ai ricatti.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Landini: le nostre parole d'ordine

sono Diritti, Lavoro, Democrazia

Nell'intervento trasmesso su RadioArticolo1, a parlare è il segretario

generale della Fiom, Maurizio Landini (ascolta il podcast integrale).

Che spiega le ragioni della manifestazione del 28 marzo: "Il nostro

obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e sociali del

governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs act".

"Il nostro obiettivo principale è cambiare le politiche economiche e

sociali del Governo, che riteniamo del tutto sbagliate, a partire dal Jobs

act – esordisce il dirigente sindacale –. Con la nostra iniziativa di

sabato, facciamo proposte molto precise: siamo contro i licenziamenti

individuali e collettivi e la deregolamentazione nel sistema degli

appalti. Metteremo in campo azioni contrattuali nei luoghi di lavoro

per far sì che le nuove assunzioni a tutele progressive abbiano

l'estensione dei diritti previsti per i vecchi ccnl, e che quindi lo Statuto

non venga progressivamente cancellato. Inoltre, siamo per la

salvaguardia dei diritti anche in caso di cambi d'appalto, mentre

rispetto al demansionamento e al controllo a distanza siamo per

mantenere le norme contrattuali e legislative preesistenti. E visto che

questo è l'anno dei rinnovi, discuteremo direttamente con i lavoratori di

tutte queste cose e le inseriremo nelle piattaforme con il loro consenso.

Così come va messa in campo la decisione della Cgil di costruire una

proposta di nuovo Statuto dei lavoratori, attraverso un coinvolgimento

che riguardi tutte le forme di lavoro, non solo quello dipendente:

dev'essere di nuovo sancìto il principio che, a parità di lavoro, deve

corrispondere parità di diritti e retribuzione. Per far questo, va bene

una proposta di legge d'iniziativa popolare, i cui contenuti vanno

costruiti raccogliendo le firme, sottoponendo a consultazione

straordinaria tutti gli iscritti e, se è il caso, ricorrendo anche al

referendum abrogativo di leggi sbagliate".

"Un punto importante della nostra piattaforma riguarda le pensioni –

precisa Landini –: vogliamo cambiare la riforma Fornero. Ci vuole una

riduzione drastica dell'età pensionabile, perchè non è accettabile un

sistema che fa arrivare a 70 anni e più la messa a riposo di un

lavoratore. Per noi, 62 anni deve essere l'età di uscita senza

penalizzazioni, così come bisogna ripristinare le pensioni di anzianità,

a partire dai lavori più pesanti. Del resto, aver introdotto il concetto di

aspettativa di vita uguale per tutti, senza tener conto che è legato al

lavoro che si fa, è un'ingiustizia gravissima. Nel contempo, va fatta una

discussione perché un sistema solo contributivo per i giovani è un'altra

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cosa che alla lunga non sta in piedi. La manifestazione del 28 è l'avvio

di una vertenza su questo punto: chiediamo al Governo che si apra una

trattativa sul sistema delle pensioni".

"Pensiamo, poi, che vada rilanciato il problema della riduzione degli

orari – rileva ancora il numero uno della Fiom – e l'incentivo dei

contratti di solidarietà. In questa fase, bisogna togliere la

defiscalizzazione al lavoro straordinario e bisogna mettere più risorse

per le imprese che, anziché licenziare, ricorrono ai contratti di

solidarietà. E anche laddove si chiede di aumentare l'utilizzo degli

impianti, lavorando di notte, il sabato, e in alcuni casi la domenica, il

modello non deve essere quello che viene applicato attualmente a

Melfi, con un aumento dell'orario individuale. Per noi, la disponibilità

è fare accordi sulla falsariga di Continental, Carraro, Volfswagen-

Ducati, dove di fronte a un maggior utilizzo degli impianti c'è una

riduzione degli orari e un aumento dell'occupazione attraverso più

squadre. Lo schema è la quinta squadra, cioè più gente e meno orario;

ciò vuol dire distribuire il lavoro su più persone, e lo scambio è

aumento di produttività attraverso migliori condizioni di lavoro.

Secondo noi, questo è un punto da estendere in questa fase, tanto più se

ci sarà una ripresa degli investimenti. Pensiamo, poi, ci sia la necessità

di rilanciare una politica industriale che veda un intervento pubblico

con investimenti straordinari, anche sul piano della manutenzione del

territorio. Su questo, però, il Governo è contraddittorio: da una parte,

c'è la vicenda Ilva, dove si parla di gestione diretta dello Stato;

dall'altra, c'è Finmeccanica, dove l'esecutivo agisce all'opposto,

vendendo interi pezzi sul mercato, come nel caso dei trasporti. Non

possiamo accettare casi come la Pirelli, l'ultimo di una lunga serie. Al

contrario di quel che è avvenuto in paesi come Stati Uniti, Giappone,

Francia, Germania, solo per citare i più forti, qui siamo alla totale

assenza di una politica industriale. Ma i posti di lavoro si creano solo

se ripartono gli investimenti pubblici e privati, e questo è un punto

essenziale della nostra vertenza".

"Rispetto ai contratti – prosegue Landini –, noi non siamo

disponibili ad accettare che venga esteso il modello Fiat. Confindustria

sta chiedendo in modo esplicito ad ogni azienda di scegliere se

applicare il contratto nazionale o in alternativa un contratto aziendale

sostitutivo. Noi diciamo in modo molto chiaro che questa è una linea

improponibile, così come non è accettabile quanto hanno chiesto gli

imprenditori del settore chimico, cioè di avere indietro 79 euro al

mese, anziché rinnovare i contratti. E siccome nei prossimi mesi anche

noi saremo di fronte alle prese con un rinnovo che riguarderà milioni di

lavoratori, deve essere chiaro che il contratto nazionale rimane un

punto fondamentale. In questa fase, bisognerebbe fare anche una legge

sulla rappresentanza, che non metta in discussione né il diritto di

sciopero né estenda il modello Fiat, ma che aggiunga ciò che c'è già

nel pubblico impiego, dove si misura la rappresentanza su voti e

iscritti, dove i contratti nazionali e aziendali, per essere validi, devono

essere firmati da chi ha la maggioranza certificata dal voto delle

lavoratrici e dei lavoratori interessati. Allo stesso tempo, un ccnl così

concepito, per noi può diventare un contratto che ha validità di legge

'erga omnes'; di conseguenza, la nostra proposta sul salario orario

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minimo è che debbono essere i minimi salariali sanciti dal ccnl che

diventano il salario minimo di riferimento, in modo che a parità di

lavoro e di mansione, debba corrispondere il minimo salariale uguale

per tutte le forme di lavoro".

"Il vero problema di competitività di questo Paese – aggiunge

l'esponente della Fiom – non è la riduzione dei diritti del lavoro, ma è

la criminalità organizzata, che ormai controlla pezzi interi

dell'economia reale. Il Governo mette la fiducia per cancellare i diritti,

ma non è in grado di cancellare il reato di falso in bilancio nè di fare

una lotta vera al riciclaggio, e nel frattempo i livelli di corruzione

aumentano. Questo è un altro punto importante della nostra

piattaforma. perché la lotta alle mafie, all'evasione fiscale, all'illegalità,

sono per noi la stessa cosa. Su questo punto, il sindacato deve essere

un soggetto attivo, a partire da una nuova legge sugli appalti. Assieme

alla Cgil, stiamo raccogliendo le firme per una legge d'iniziativa

popolare, perché quello è il punto di fondo, che non solo riduce i diritti

di chi lavora, attraverso una competizione al ribasso, ma ha favorito

l'ingresso della malavita organizzata nel sistema. Ci vuole una legge

sugli appalti che dica che la responsabilità rimane dell'azienda che fa

l'appalto e deve essere sua responsabilità giuridica e penale che negli

appalti vengono applicati i contratti, che vengono applicate le leggi, e

anche in caso di cambi d'appalto, i lavoratori devono mantenere i diritti

e le condizioni precedenti".

"Rispetto alla riforma degli ammortizzatori sociali – puntualizza

Landini –, siamo perché si vada a un'estensione della cassa

integrazione ordinaria e straordinaria a tutti i settori. La cassa

integrazione ordinaria e straordinaria non deve essere pagata con i

soldi dello Stato, ma con quelli delle imprese e dei lavoratori, perché è

un elemento di mutualità generale. Accanto a questo, pensiamo e

condividiamo la battaglia che anche Libera sta facendo, circa

l'introduzione di un reddito minimo garantito nel nostro Paese. Quindi,

al centro della manifestazione del 28, c'è anche un'idea di riforma

generale su questo punto".

"L'ultima cosa riguarda l'Europa – conclude il sindacalista dei

metalmeccanici Cgil –: è evidente che i vincoli e le scelte che il

Governo sta facendo, incluso l'attacco al contratto nazionale, sono tutte

dentro la lettera che la Bce mandò nel 2011 a Berlusconi. Da tale punto

di vista, al contrario, una mutualizzazione del debito e il non

pagamento degli interessi sarebbero strade che il movimento sindacale

e i governi, incluso quello italiano, dovrebbero battere per costruire

davvero un'Europa sociale. Questo è un altro punto centrale delle

nostre rivendicazioni. Non a caso, la Fiom è stata, nei giorni scorsi, tra

i soggetti che hanno manifestato in Germania, perché la costruzione di

un'Europa sociale deve vedere protagoniste le persone che lavorano, i

diritti, la giustizia, non l'economia. In tale quadro, la manifestazione di

sabato ha il senso della continuità con le battaglie fatte. Per questa

ragione, continueremo la mobilitazione, anche in forme nuove. Penso

alla proposta che abbiamo lanciato di coalizione sociale, che spero

stavolta venga presa per quella che è: non vuol dire fare un partito o

candidare qualcuno alle elezioni".

"Ciò è totalmente sbagliato, e non è nel modo più assoluto la nostra

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idea. Noi partiamo da un dato sindacale: non era mai successo, nella

storia dell'Italia repubblicana, che un Governo agisse in accordo con

Confindustria, facendo leggi che cambiano diritti soggettivi delle

persone e rapporti di forza nel Paese, senza che questo sia oggetto di

confronti e discussioni. La coalizione sociale, una proposta ancora tutta

da costruire, sta raccogliendo molto consenso e adesione tra

associazioni, movimenti, persone, e in aprile avrà la sua continuazione.

Vuol dire che soggetti diversi che finora si sono battuti singolarmente

su obiettivi comuni, definiscono assieme iniziative e programmi sul

piano sociale, dell'unità del lavoro, dell'applicazione dei principi della

nostra Costituzione, dell'affermazione di diritti che oggi sono negati:

penso non solo al diritto al lavoro, ma al diritto alla scuola, alla

formazione, alla sanità. Questo è il processo che vogliamo aprire, non

solo a livello nazionale, ma nei singoli territori, in ogni provincia, per

dare una continuità alla nostra azione".

CASO INCA-GIACCHETTA

Audizione di Susanna Camusso (Cgil)

presso la Commissione parlamentare

Su richiesta del senatore Micheloni (PD), la segretaria

Generale CGIL apre a una mediazione con i danneggiati

Vai al Podcast dell’Audizione di Susanna Camusso su Radio

Radicale - http://www.radioradicale.it/scheda/437064

ECCO LA POSIZIONE

DEI DANNEGGIATI

Le cose da ritenere nell'audizione alla Signora Camusso, segretario

generale CGIL, sono in brevis:

1. Le sentenze emesse dai tribunali svizzeri che dichiarano la

colpevolezza dell’ INCA nella truffa non sono considerate dalla CGIL.

2. La Camusso conferma l’apertura degli uffici INCA in Svizzera

sotto un’ altro nome.

Sostanzialmente la Signora Camusso, segretario generale CGIL,

dichiara che gli italiani all’estero quando si rivolgono ad un patronato

italiano all' estero non sono tutelati dalle autorità italiane.

Che poi io, presidente del CDF, facendo causa agli istituti di

previdenza professionale e riuscendo dopo vari sacrifici a fare riavere a

mio padre quello che l’INCA gli aveva rubato, debba ringraziare la

CGIL è proprio il colmo.

(…)

Spero comunque che ci sia un seguito e soprattutto un incontro più

costruttivo per risolvere un problema che tocca oramai tutta

l’emigrazione italiana perché i diritti di tutti noi sono stati calpestati.

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Marco Tommasini, presidente CDF

Il senatore Claudio Micheloni

Ci auguriamo che una mediazione possa finalmente iniziare, ma

soprattutto che Cgil e Inca compiano un atto di concreta solidarietà nei

riguardi degli anziani danneggiati. - La red dell’ADL

Economia

Il QE europeo verrà “parcheggiato” nelle banche?

C’è troppa “psicologia” e poca economia reale nel Quantitative

Easing (QE) di Mario Draghi. E anche in molti commenti alla

politica della Bce.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Il governatore centrale europeo afferma chiaramente che gli acquisti

per 60 miliardi di euro, di bond dei debiti pubblici, di attività

cartolarizzate (asset-backed securities) e di obbligazioni garantite, ogni

mese fino a settembre 2016, ed eventualmente oltre, servono

essenzialmente a far salire il tasso di inflazione fino al 2%. La mission

del QE della Bce, quindi, è questo cosiddetto “medium term price

stability” .

Nel suo recente discorso al Center for Financial Studies di

Francoforte dell’11 marzo ha ripetuto per almeno una dozzina di volte

questa valutazione. Infatti, secondo la Bce, l’indicatore principale per

poter dire se ci sono stabilità e ripresa oppure deflazione e crisi è

costituito di fatto dal dato relativo all’inflazione. A noi sembra un

approccio errato e fuorviante. Si tratta di una strana e limitativa idea,

molto simile a quella che aveva il governatore della Fed, Ben

Bernanke, negli anni del crac finanziario, quando intravedeva

nell’andamento del mercato immobiliare americano l’oracolo per

capire l’evoluzione della crisi globale.

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La domanda vera dovrebbe essere: quanta parte dei nuovi soldi

immessi nel sistema andrà veramente a sostenere gli investimenti

nell’economia reale e i redditi delle famiglie, generando maggiore

occupazione?

Occorre tenere presente che le obbligazioni dei debiti pubblici

saranno acquistate sul mercato secondario, di fatto quindi comprate

dalle banche. Lo stesso dicasi per gli abs. Perciò la massa di liquidità

fluirà nel sistema bancario e, ancora una volta, senza alcuna

condizione. Infatti, al di la dei desideri del governatore Draghi, non c’è

nessun impegno formale a che essa affluirà verso il sistema produttivo.

Del resto l’esperienza degli oltre mille miliardi di fondi TLTRO,

dalla Bce in passato messi a disposizione delle banche europee a

bassissimi tassi di interesse, non è stata affatto positiva. Anzi, i crediti

concessi dalle grandi banche ai settori non finanziari dell’economia

sono addirittura diminuiti. Era di -3,2% a febbraio 2014, rispetto a

dodici mesi precedenti, e si è ridotto a -0,9% lo scorso gennaio, ma

resta sempre negativo. Soltanto le banche di credito cooperativo e

quelle locali collegate al territorio hanno mantenuto e aumentato i

flussi di credito alle Pmi e alle famiglie.

Mentre negli Usa l’accesso al capitale passa per due terzi attraverso

il mercato e solo per un terzo attraverso il sistema bancario, in Europa

è esattamente il contrario.

Draghi ammette che, acquistando titoli di Stato e abs, la Bce di fatto

“pulirà” i bilanci delle banche che, di conseguenza, dovrebbero

allargare i loro prestiti. In pratica, mentre è certo il beneficio al sistema

delle grandi banche europee, non c’è affatto garanzia che esse

aumenteranno i crediti alle industrie e alle altre attività volte alla

modernizzazione e all’esportazione.

Certamente il QE della Bce farà scendere i rendimenti dei titoli dei

debiti sovrani. Alcuni miliardi di euro di interessi saranno risparmiati. I

bilanci degli Stati ne gioveranno. Si dovrebbero anche migliorare le

condizioni di indebitamento delle imprese e delle famiglie. La maggior

liquidità contribuirà a mantenere basso il cambio dell’euro nei

confronti del dollaro e delle altre monete rendendo più competitive le

esportazioni europee. L’altra faccia della medaglia sarà il maggior

costo delle materie prime importate. Ovviamente gran parte di essa

finirà per riversarsi sulle borse facendo salire i già gonfiati listini.

Le aspettative rosee della Bce si basano su delle desiderabili ricadute

positive nel tessuto produttivo e nei consumi dell’intero continente. Si

auspica un automatismo ancora tutto da verificare. Non vorremmo che

fosse solo un pio desiderio.

Inevitabilmente, oltre alle grandi banche europee e ai loro alleati

internazionali, i Paesi più solidi, come la Germania, saranno i maggiori

beneficiari del QE in quanto la Bce distribuirà gli acquisti di titoli in

relazione alle quote di partecipazione al suo capitale. La Grecia,

purtroppo, ne resterà esclusa fintanto che non finirà il programma di

revisione fiscale e di bilancio imposto dalla Troika.

Di fatto il gap tra il centro e le periferie dell’Europa, nell’economia

e nella distribuzione del reddito, aumenterà invece di diminuire.

La scelta della Bce, per quanto importante e significativa, manca

quindi di almeno tre elementi. Non impone delle regole di

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comportamento al sistema bancario. Non indica dei percorsi certi e

controllati per far fluire la liquidità verso i nuovi investimenti. Non

sollecita e non “guida” un vero programma di sviluppo, di investimenti

e di infrastrutture che siano decisivi per la ripresa economica. La Bce,

di fronte a queste sfide, si trincea dietro al suo mandato di semplice

guardiano dell’inflazione. Noi riteniamo, invece, che tale

giustificazione non sia accettabile rispetto alla necessità di un profondo

e radicale cambiamento che l’Unione europea dovrebbe affrontare,

pena la sua disgregazione.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Corruzione,

un male italiano

Dopo oltre 700 giorni di attesa è stata avviata finalmente nell’Aula

del Senato la discussione generale del ddl Anticorruzione.

In apertura di seduta i senatori hanno esaminato e respinto due

questioni pregiudiziali presentate da Forza Italia. Al testo sono stati

presentati poco più di 200 emendamenti. I tempi previsti sono brevi.

La Conferenza dei capigruppo del Senato ha stabilito che il voto finale

sul ddl Corruzione si terrà nella serata di mercoledì prossimo, 1° aprile

confermando che in Italia si procede sempre sull’onda dell’emergenza

e della opportunità visto l’insopportabile ritardo cumulato fino ad oggi

per il varo della norma. Tenuta nel cassetto per mesi per non turbare i

delicati equilibri imposti dal Patto del Nazareno che in qualche modo è

stato il vero protagonista, in negativo, dell’ultimo anno.

“Finalmente – ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso – in

questi giorni siamo riusciti a dare avvio al dibattito parlamentare alla

legge sulla corruzione, dopo tanti, troppi rinvii”. Il tutto nel giorno in

cui sono stati resi noti i risultati del rapporto ‘Curbing Corruption’

dell’Ocse in cui risulta che in Italia la corruzione percepita è pari a

quasi il 90%, il dato più elevato di tutta l’area Ocse. Mettendo in

relazione la corruzione percepita con la fiducia nel governo, emerge

inoltre che il dato italiano non solo è il più alto di tutti, ma supera

anche quello di Paesi, come la Grecia, la Slovenia e la Spagna, dove la

fiducia nell’esecutivo è più bassa (intorno al 20% contro il 35% circa

dell’Italia).

l ddl sulla corruzione arriva dunque in Aula dopo mesi di stallo in

commissione ed è all’esame di Palazzo Madama dopo che ieri sul

fronte giustizia si è registrato uno scontro interno alla maggioranza tra

Pd e Ncd sulla prescrizione. Intanto il Movimento cinque stelle ha

risposto positivamente al Pd aprendo un possibile dialogo sul

provvedimento. “Se si vogliono fare le cose per bene, noi ci siamo”,

dice il capogruppo in commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico. Per

il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda “l’approvazione del ddl

sull’anticorruzione è in dirittura d’arrivo grazie al gruppo del Pd. E’

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stato decisivo pretendere che il Ddl sull’anticorruzione arrivasse

nell’aula di Palazzo Madama con la seduta straordinaria di giovedì

scorso”. Prima di Pasqua approveremo norme importantissime e non

più prorogabili”.

Vai al sito dell’avantionline

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Buffetti e carezze

di Luigi Covatta

Premesso che Ercole Incalza è innocente fino a prova contraria (e che

le sue millanterie sulla nomina di un viceministro lasciano il tempo che

trovano), e premesso anche che certe fluviali ordinanze dei Gip

servono solo a trasferire i processi dalle aule dei tribunali agli studi

televisivi, tira comunque una brutta aria.

La aveva annusata il preveggente Gianantonio Stella, che proprio il

giorno prima dell’arresto di Incalza sul Corriere, nel sollecitare la

discussione di un ddl Grasso, faceva sua la diagnosi dell’ambasciatore

americano a Roma, secondo il quale la corruzione allontana talmente

gli investimenti esteri dall’Italia che, a causa del “deficit di

reputazione”, ne riceve molti meno che Francia, Germania, Belgio,

Spagna, Svezia e Norvegia.

Seguendo il ragionamento di Stella, quindi, in questi paesi il

contrasto alla corruzione sarebbe molto più efficace che in Italia.

Eppure a suo tempo la nostra magistratura associata andava fiera dei

risultati ottenuti, tanto da esibirli per esorcizzare il rischio di modifiche

all’ordinamento giudiziario (quello, per intenderci, risalente al 1942, e

salvato in saecula saeculorum dalla VII disposizione transitoria della

Costituzione). Elena Paciotti, per esempio, che allora era presidente

dell’Anm, così dichiarava: “L’esperienza di altri paesi ci induce la

convinzione che la separazione delle carriere ha un solo scopo:

sottoporre il pubblico ministero a un controllo diverso da quello dei

giudici, come accade altrove. Dove infatti non si riescono a fare

indagini sulla corruzione politica come da noi” (Corriere della Sera del

5 maggio 1994). Le carriere non sono state separate, ma “altrove”

evidentemente si è indagato meglio che da noi.

Stia quindi sereno Rodolfo Sabelli, presidente attuale dell’Anm, il

quale coglie l’occasione dell’inchiesta di Firenze per denunciare che “i

magistrati sono stati schiaffeggiati e i corrotti accarezzati”: non sarà il

buffetto della legge sulla responsabilità civile ad impedire ai suoi

colleghi di indagare, così come non è stata l’indipendenza dei pubblici

ministeri ad impedire ai corrotti di rubare. Semmai, si potrebbe provare

con la riduzione delle ferie.

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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Da che pulpito

viene la predica?

La prolusione del Monsignore e la trave di cui Luca…

di Riccardo Campa

Esattamente un anno fa, sul blog della Fondazione Nenni, ho fatto

un’apertura di credito a Papa Francesco e al nuovo corso della Chiesa

cattolica. Credo che questo valga a testimonianza del fatto che, pur

essendo io un laicista convinto, non sono “contro” la Chiesa a

prescindere. Confesso, però, che sono rimasto piuttosto stupito quando

ho letto le parole pronunciate da Monsignor Bagnasco nella prolusione

al Consiglio permanente CEI.

Non contesto al presidente dei vescovi le parole contro la corruzione

e il malaffare (cfr. A. Gualtieri, Bagnasco: Corruzione: C’è un regime

intoccabile ed è un’offesa ai poveri”, «la Repubblica», 23 marzo

2015). Ci mancherebbe. Parole giuste, le sue, anche se – prima di

puntare il dito verso un non meglio precisato “regime” – sarebbe il

caso di interrogarsi sulle responsabilità morali dei tanti affiliati a

Comunione e Liberazione che operano nel sistema degli appalti svelato

dall’inchiesta di Firenze. Parliamo qui delle responsabilità morali,

perché quelle penali – se ci sono – non sono né di competenza mia né

dell’alto prelato.

Certo, non è colpa di Bagnasco se tanti ex militanti del PCI si sono

riciclati nella Compagnia delle Opere per concentrarsi laddove si

gestiscono i soldi pubblici (Cfr. M. Sasso, Grandi Opere, il senso

ciellino per gli affari, «l’Espresso», 19 marzo 2015). Ma resta sempre

in campo la domanda più scomoda: perché ai cattolici (a questi

cattolici) interessano tanto i soldi, gli appalti, il potere? Qual è la

funzione spirituale della Compagnia delle Opere, dello IOR, delle tante

aziende e attività commerciali che fanno capo alla Chiesa cattolica?

Secondo quanto rivela l’inchiesta, ci sono ombre di malaffare che si

propagano grazie al principio di sussidiarietà. Ma anche ammesso che

quanto hanno fatto i ciellini sia tutto regolare, legale, lecito, la

domanda – retorica fin che si vuole – resta intatta nella sua validità: la

Chiesa cattolica è un’associazione spirituale o un’azienda che vende

prodotti?

Lo sbalordimento è continuato, anzi è aumentato, nel prosieguo

della lettura, quando l’attacco è stato rivolto alla teoria del gender.

Anche qui – lo dico a scanso di equivoci – non contesto il merito delle

posizioni del prelato. Ha il diritto di avere la sua opinione in tema di

educazione. Quello che mi sorprende è la cornice in cui inquadra la

questione. Dice Bagnasco: «Il gender si nasconde dietro a valori veri

come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza,

promozione, non discriminazione ma, in realtà, pone la scure alla

radice stessa dell’umano per edificare un transumano in cui l’uomo

appare come un nomade privo di meta e a corto di identità». Il

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presidente della CEI parla di «una manipolazione da laboratorio, dove

inventori e manipolatori fanno parte di quella “governance mondiale”

che va oltre i governi eletti, e che spesso rimanda ad Organizzazioni

non governative che, come tali, non esprimono nessuna volontà

popolare». E incalza, rivolgendosi i genitori: «Volete questo per i

vostri figli? Che a scuola – fin dall’infanzia – ascoltino e imparino

queste cose, così come avviene in altri Paesi d’Europa? Reagire è

doveroso e possibile».

Ora la domanda è: di chi sta parlando? Ci sono in giro tante teorie

della cospirazione a riguardo di un’élite apolide mondialista che

intenderebbe cancellare tutte le identità per asservire individui isolati al

proprio potere e che avrebbe ormai esteso il proprio controllo sugli

stati-nazione dell’Occidente. Il presidente della CEI è dunque un

“complottista”? Chissà… se lo dice lui e non il solito blogger lunatico,

magari qualcosa di vero c’è. In fondo, l’Entità deve essere bene

informata su questi complotti. Ma allora perché Bagnasco non parla in

modo chiaro e non fa nomi e cognomi? Dice ai cattolici che devono

reagire. Ebbene, facendo nomi e cognomi darebbe a tutti noi le armi

più efficaci per contrastare questa tentacolare “governance mondiale”.

Invece si accontenta di invitare i suoi correligionari a iscrivere i figli

alle scuole private cattoliche, chiedendo tra l’altro a tutti gli altri

cittadini di finanziarle.

Io ricordo che, negli ultimi anni, i media hanno ripetutamente

associato Mario Monti all’élite finanziaria globale che passa sopra la

testa dei governi. Grazie ad essa sarebbe sbarcato in Senato e alla

Presidenza del Consiglio, sul finire del 2011, senza alcuna sanzione

della volontà popolare. Ma ricordo anche che, in quei frangenti,

monsignor Bagnasco e Comunione e Liberazione hanno fatto quadrato

intorno alla figura del professore bocconiano (P. Salvatori, Da Angelo

Bagnasco a Comunione e Liberazione. La galassia cattolica si stringe

attorno a Mario Monti, «Huffington Post», 28 dicembre 2012).

Infine, sono rimasto davvero a bocca aperta quando ho appreso che i

laboratori in cui si forgia il transumano sono gestiti dalla stessa

“governance mondiale”, per tramite di NGO (organizzazioni non

governative). Secondo il prelato, questi “manipolatori” non hanno

alcun diritto di fare ciò che fanno, perché nessuno li ha eletti. Intanto, i

laboratori di cui parla appartengono a università, aziende ospedaliere,

cliniche private, corporation. Le aziende private agiscono liberamente

e nei soli limiti stabiliti dalle leggi degli Stati e dagli accordi

internazionali. Che cosa stiamo contestando? La possibilità che grandi

multinazionali (come Google) finanzino la ricerca scientifica, in

diversi luoghi del pianeta, indirizzandola verso precisi esiti grazie agli

ingenti capitali di cui dispongono? O il fatto che i CEO delle aziende

private siano nominati e non eletti democraticamente? Questo

significherebbe mettere in questione l’intero assetto capitalistico

mondiale. Lecito farlo, per carità. Ma, se è così, sarei curioso di sapere

qual è il sistema politico-economico che Bagnasco vorrebbe al posto

del capitalismo globalizzato e qual è la strategia che propone per

operare il cambiamento. Oppure, il presidente della CEI sta soltanto

contestando l’azione lobbistica di alcune confraternite mondiali, le

quali influenzerebbero i governi al fine di ottenere legislazioni

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favorevoli alla teoria del gender, alla nascita del transumano, agli affari

di certe multinazionali? Se l’ipotesi è la seconda, dico ancora – e a

maggior ragione – da che pulpito viene la predica? Che cos’è mai la

Chiesa cattolica se non una grande NGO, ovvero un’organizzazione

non governativa che opera a livello mondiale per influenzare i governi

affinché promulghino leggi favorevoli alla propria ideologia e alle

proprie attività commerciali, cercando di subordinare l’identità

nazionale e politica dei cittadini all’identità cristiana (che è

transnazionale e transpartitica), e che per di più ha la propria sede

centrale in un paradiso fiscale? I popoli hanno forse eletto il Pontefice,

o Bagnasco, o un qualsiasi parroco di campagna? Tra l’altro, le

gerarchie ecclesiastiche non le hanno mai elette i popoli, nemmeno

quando erano istituzioni governative. Eppure non si sono mai fatte

mancare la prerogativa di interferire nella vita della gente.

Insomma, quando ho letto le parole di Bagnasco non ho potuto fare

altro che pensare alla parabola del cieco che guida il cieco: «Perché

guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi

della trave che è nel tuo occhio?» (Luca 6,41).

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA DA MILANO

Dal Posto delle Idee,

la Rete delle Idee!

La nostra “missione” è far incontrare e circolare idee e crearne di

nuove, in una costante ricerca della qualità, della profondità e della

condivisione. Per questo ciò che viene detto e discusso nelle nostre

tante iniziative non deve più fermarsi qui, in via Borgogna.

Ecco perché, in questo ultimo anno, abbiamo completamente

riorganizzato, tra l’altro, il nostro sistema di informazione e

comunicazione, e siamo pronti oggi, insieme a te, ad aprire una nuova

stagione di confronto e dibattito.

La punta di diamante di questo nuovo “sistema” è, insieme alla

nostra presenza costante e molto partecipata sui “Social”, il nostro sito,

completamente rinnovato, anzi “rivoluzionato”!

Infatti, a chi progetta e anima le nostre discussioni chiediamo di

scrivere note e contributi sul sito, raccogliamo spunti e articoli

pubblicati altrove che ci appaiono meritevoli di riflessione, come la

collaborazione con gli amici di "cheFare", piattaforma online per

l'innovazione culturale, dimostra.

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Senza rinunciare, naturalmente, ad offrire tutte le informazioni sulle

attività in calendario, un ricchissimo archivio multimediale degli

incontri passati e, a breve, un servizio di streaming per i futuri eventi.

Insomma abbiamo deciso di usare fino in fondo le possibilità che

può dischiudere un uso intelligente della Rete, da Facebook a Twitter,

dal nostro sito a queste @ di aggiornamento e informazione. Ma più

che le parole, contano i fatti: non ti rimane che andare a vedere su

www.casadellacultura.it e seguirci sulle nostre pagine social, senza

rinunciare, ovviamente, al piacere di incontrarsi e conoscersi di

persona nel nostro “Posto delle Idee”. Un caro saluto e a presto

vederci in via Borgogna e in rete!

Ferruccio Capelli,

Direttore Casa della Cultura

Vai al sito > http://www.casadellacultura.it/

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.