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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 14 maggio 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Una radiosa definizione di Dadaismo - «Dada non significa nulla » - Tristan Tzara Linee guida per la stesura di un Manifesto - «Per lanciare un manifesto bisogna volere: A, B, C, scagliare invettive contro 1, 2, 3, eccitarsi e aguzzare le ali per conquistare e diffondere grandi e piccole a, b, c, firmare, gridare, bestemmiare, imprimere alla propria prosa l'accento dell'ovvietà assoluta, irrifiutabile… Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico, e io sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i principi… Non do spiegazioni perché detesto il buon senso. Dada non significa nulla.» Tristan Tzara R. Mutt (Marcel Duchamp), Fontana, 1917 Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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La Newsletter settimanale del 14 maggio 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 14 maggio 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Una radiosa definizione di Dadaismo - «Dada non significa nulla » -

Tristan Tzara

Linee guida per la stesura di un Manifesto - «Per lanciare un

manifesto bisogna volere: A, B, C, scagliare invettive contro 1, 2, 3,

eccitarsi e aguzzare le ali per conquistare e diffondere grandi e piccole

a, b, c, firmare, gridare, bestemmiare, imprimere alla propria prosa

l'accento dell'ovvietà assoluta, irrifiutabile… Scrivo un manifesto e

non voglio niente, eppure certe cose le dico, e io sono per principio

contro i manifesti, come del resto sono contro i principi… Non do

spiegazioni perché detesto il buon senso. Dada non significa nulla.» –

Tristan Tzara

R. Mutt (Marcel Duchamp), Fontana, 1917

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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EDITORIALE

La tenuta della

democrazia in Italia

di Andrea Ermano

Ma, insomma, questo Italicum va bene o va male? E noi stessi, che abbiamo

combattuto questa legge elettorale dal Patto del Nazareno ai giorni nostri, e

davvero sembra cambiata un'epoca, abbiamo mutato opinione ora che la

nuova norma è stata approvata dal Parlamento a colpi di maggioranza?

No, l'Italicum, a nostro parere, era e resta una cattiva legge, e ciò per

diverse ragioni. La prima delle quali sta nel combinato disposto tra l'Italicum

e le riforme costituzionali in programma. La seconda ragione deriva dalla

magica capacità di tramutare una minoranza elettorale in una maggioranza

parlamentare. La terza consiste nella "nomina" di gran parte degli eletti. La

quarta ragione coincide con le candidature multiple.

Ma, allora, questi vistosi difetti non avrebbero dovuto indurre l'opposizione

interna al PD a puntare sulla caduta del Governo allorché il Premier Renzi ha

posto la fiducia sul provvedimento? Massimo L. Salvadori ha recentemente

scritto che l'approvazione dell'Italicum era preferibile a una crisi al buio. E

qui il vero problema sta nel "buio", cioè nell'estrema incertezza rannuvolata e

plumbea del quadro generale, geo-politico e geo-economico. In teoria,

rottamare Renzi potrebbe anche suonare allettante. Ma poi non si sa come

evolveranno gli scenari di crisi economico-finanziaria e strategica che

caratterizzano oggi il mondo, incluso quello a noi circostante. Dunque, la

minoranza del PD potrebbe aver ritenuto più prudente tenersi il Premier che

c'è, nell'interesse del Paese. E li si può capire e persino apprezzare nella loro

prudenza.

Perluigi Bersani

Nondimeno, l'Italicum e il suo combinato disposto con la riforma

costituzionale in gestazione al Senato non possono essere accettati a cuor

leggero. La nuova legge elettorale, infatti, rifonda il sistema istituzionale

italiano sulla figura del Premier, figura che assume un vigore nettamente

extra-costituzionale derivando da una massiccia manipolazione maggioritaria

della rappresentanza, realizzata per altro a colpi di maggioranza semplice. I

Costituenti, però, avevano concepito la forma repubblicana tutt'altrimenti,

secondo una logica rigorosamente parlamentare e rigorosamente

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proporzionalistica. Perciò è stato detto che questa transizione, dalla

repubblica parlamentare al premierato semipresidenziale, si è insinuata

nell'ordinamento in forza di una fantasmatica partitocrazia "ad porcellum", né

veramente legittimata né sufficientemente qualificata a decretare demolizioni

e rifacimenti così sostanziali.

Oberato da cotanto vizio nel contenuto, nella legittimazione e nelle

procedure parlamentari, l'Italicum comporterà come conseguenza di fatto la

revoca d'importanti prerogative proprie del Parlamento, del Capo dello Stato

e di altre istituzioni democratiche apicali. Chi può negarlo? I deputati

"nominati" non potranno considerarsi rappresentanti della Nazione "senza

vincolo di mandato". Il Presidente della Repubblica non potrà annoverare tra

i suoi poteri esclusivi quello di nominare il Premier e sciogliere le Camere.

La subordinazione di Monte Citorio e del Quirinale alla figura straripante, ma

non costituzionalizzata, del Premier non potrà non riflettersi fatalmente anche

sulla composizione della Corte Costituzionale, del CSM e degli altri organi

repubblicani a nomina parlamentare e presidenziale.

Bersani ha dunque ragione nel focalizzare la critica della minoranza pd sul

combinato disposto tra la legge elettorale maggioritaria e la riscrittura della

Carta che ancora deve passare il vaglio del Senato. Ed è lecito attendersi che

l'opposizione democratica suoni finalmente la carica allo scopo d'imporre lì,

nel Senato, un adeguamento vero dei pesi e dei contrappesi istituzionali

divenuti indispensabili a fronte del nuovo assetto elettorale. A quel punto se il

Premier Renzi e i suoi non consentissero per esempio l'elevazione del quorum

per l'elezione del Capo dello Stato, l'argomento di Massimo L. Salvadori

perderebbe molta della sua validità. Anche perché allocare un grande potere

sul "trono" di un uomo solo al comando equivarrebbe ad esporre il "tronista"

– e con esso la Repubblica – a una troppo facile "contendibilità". Esistono

formazioni d'interesse, interne e internazionali che, di fronte a una figura di

Premier così influente e insieme così fragile, possono giocare a condizionarlo

oppure a farlo cadere per sostituirlo.

Pippo Civati

Molte speranze circa la tenuta della democrazia in Italia stanno e cadono

con l'imminente battaglia dei bersaniani in Senato sulla riforma

costituzionale. Ma ci sono anche i referendum annunciati da Civati contro i

capilista bloccati (cioè "nominati") e le candidature multiple. Visto che siamo

in tema, ci sarebbe, a nostro giudizio, un terzo quesito da sottoporre al popolo

elettore: Volete voi che la soglia di attribuzione del premio di maggioranza,

attualmente collocata al 40%, venga elevata al 50% dei voti più uno?

In realtà, qualora nessuna lista raccolga il consenso della maggioranza dei

votanti, non si vede come e perché una minoranza relativa meriti di

trasformarsi in maggioranza parlamentare senza nemmeno il fastidio di dover

affrontare un ballottaggio.

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SPIGOLATURE

Aria di fine impero in Forza Italia

di Renzo Balmelli

CILINDRO. Tira un'aria di fine impero nei ranghi di Forza Italia dopo

la doccia gelata alle comunali in Trentino-Alto-Adige dove la

formazione di Berlusconi, con un misero 4%, è stata quasi cancellata

dal panorama politico. Per uscire dalla crisi incipiente, il Cavaliere,

come al suo solito, sta grattando il fondo del cilindro, ormai logoro, e

per stupire l'uditorio sempre più scettico se ne viene fuori con l'idea di

rifondare il centro-destra, minato dalle astensioni, sul modello di un

grande partito repubblicano. Sarebbe l'ennesima trovata nel festival

delle rottamazioni, una parola magica entrata nell'uso con l'imprinting

di Renzi. Un termine che incanta e illude, ma non convince. Nella

generale confusione, il rischio maggiore è che a furia di rottamare si

finisca con lo smarrire la "diritta via".

RISPETTO. A prescindere dai contrasti con Mosca a proposito

dell'Ucraina, c'è qualcosa di stonato nella mancata partecipazione dei

leader occidentali alle manifestazioni per i 70 anni della vittoria

sovietica sulle orde hitleriane. Nell'intento di mandare un monito a

Putin per l'annessione della Crimea, il non inchinarsi alla memoria e al

sacrificio di milioni e milioni di cittadini e soldati russi, senza i quali

saremmo ancora qui a fare il saluto nazista, non è stato molto

rispettoso. Se siamo liberi e se l'Europa non ha mai conosciuto un

periodo di pace così lungo, lo dobbiamo anche a loro. Oggi il Cremlino

torna a impensierire, è vero. Ma proprio in virtù della dolorosa

esperienza del passato dovrebbe prevalere la consapevolezza che

qualsiasi conflitto si risolve solo col dialogo e la diplomazia.

ATROCITÀ. Quando viene sospinta oltre i limiti tollerabili, la

Realpolitik si trasforma nella madre delle peggiori atrocità. A tale

proposito è tristemente emblematico il caso della Siria, paese di cui ,

per ragioni inconfessabili, si parla sempre meno anche se vi si

consumano quotidianamente spaventose prevaricazioni dell'uomo

sull'uomo. Dobbiamo alla provvida iniziativa del Corriere della Sera,

del suo inviato Lorenzo Cremonesi e alle organizzazioni umanitarie se

stragi e massacri riescono a rompere la congiura del silenzio sulle

nefandezze di Assad, promosso a scomodo alleato dall'ondivaga e

incerta comunità occidentale , per arginare il fanatismo jihadista.

Mentre prosegue la carneficina dei civili, tanta durezza e tanto cinismo

caricano di oscuri presagi il futuro dell'umanità.

SFIDA. Dopo le elezioni nel Regno Unito, si apre una stagione in cui

la sinistra non deve arrendersi, ma all'opposto dare il meglio di se.

Ancorché frenati dal maggioritario puro, i laburisti sono in crescita di

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consensi e il verdetto delle urne conferisce loro un ruolo fondamentale

per misurarsi con il governo Cameron che avendo cambiali e promesse

da onorare premia non soltanto gli euroscettici, ma addirittura gli

eurofobici. Nella sfida, ora non più circoscritta alla sola Gran

Bretagna, ne va anche dell'avvenire di tutto il continente dove i solerti

becchini dell'integrazione , in attesa del referendum britannico, già

preparano la fossa della moneta unica e dell'UE. Sugli eredi di

Miliband, custodi di un ideale che a dispetto dei menagramo non

muore, grava l'impegno di fronte alla storia di salvare dal macero le

conquiste comunitarie, garanti di stabilità e democrazia.

LINCIAGGIO. In Italia sono poche le persone sottoposte allo

stillicidio di un incessante linciaggio mediatico e morale come quello

riservato a Cécile Kyenge, l'esponente politica che agli occhi dei suoi

irriducibili avversari, tutti rigorosamente di destra, ha la duplice colpa

di essere donna di colore iscritta al Pd e promotrice di un modello di

integrazione dal volto umano. Quando era in governo non le è stato

risparmiato nulla e ora che l'ex ministro siede al Parlamento di

Strasburgo la musica non è cambiata. Avendo risposto per le rime alle

tardive scuse di Borghezio, sui blog contro di lei si è scatenata

l'ennesima ordalia con l'invito a cacciare " questo sgorbio" che "

assomiglia molto all'orango". Ma se già il leader della Lega apostrofa il

ministro Boschi definendola " sculettante", è poco probabile che in

questa galassia le cose migliorino.

SVASTICA. Ma che razza di genitori saranno mai quelli che

inoculano nel figlioletto di quattro anni le bacate ideologie che

imperavano ai tempi di Mussolini? E' successo in quel di Cantù dove si

è scoperto che il bimbo, iscritto alla scuola materna, aveva la singolare

abitudine di salutare le maestre ed i compagni facendo il saluto

fascista. All'inizio nessuno ci ha fatto caso, pensando fosse una

fanciullesca, innocua esuberanza. Ma poi la verità è venuta a galla.

Glielo hanno insegnato mamma e papà col pretesto che quelle erano le

loro idee politiche, rivendicando con fierezza l'uso di una pratica in

auge nel Ventennio per dare al figlio un'educazione rigorosa. Il padre

ha addirittura rincarato la dose mostrando la svastica tatuata sul

braccio. E pensare che c'è pure chi li difende!

FARO. Trollope, Dumas, Mérimée, Vasquez Montalban, Camilleri,

Giménez Bartlett e molti, moltissimi altri ancora, classici e

contemporanei, giallisti e acuti esploratori dell'anima. Sono numerosi,

italiani e stranieri, gli autori che in comune hanno la magica S della

Sellerio, la casa editrice di Palermo che li ha lanciati o rilanciati con gli

inconfondibili volumetti "blu" tenuti a battesimo nel 1979 da Leonardo

Sciascia. Il millesimo volume della collana " Memorie", in uscita fra

qualche giorno al salone del libro di Torino, rende omaggio alla

scommessa vinta da donna Elvira, Elvira Sellerio, scomparsa cinque

anni fa, che quella iniziativa volle, fortemente volle, nel solco della

grande tradizione letteraria della Sicilia, più forte dei luoghi comuni.

Mille copertine rimaste nella memoria come un faro che acceso

sull'isola illumina la cultura universale.

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Anche ad Expo

Anche ad Expo si applicano i contratti nazionali. Raggiunta

un'intesa con i sindacati sui trattamenti economici e normativi per i

lavoratori e le lavoratrici impegnati con contratti di

somministrazione. Si applica il Ccnl di riferimento, anche sul

pregresso. Cgil: ora le agenzie recepiscano l'intesa.

Anche ad Expo vanno applicati i contratti nazionali di lavoro. Si è risolto con

un’importante intesa, raggiunta martedì 12 maggio, con le organizzazioni

sindacali di categoria nazionali e territoriali, il contenzioso aperto sui

trattamenti economici e normativi per i lavoratori e le lavoratrici impegnati in

Expo, con contratti di somministrazione.

L’intesa – come spiega in una nota la Cgil Lombardia - prevede infatti

l’applicazione integrale dei Ccnl sottoscritti dalle organizzazioni sindacali

maggiormente rappresentative e il riconoscimento del pregresso non erogato,

dalla data di assunzione alla data dell’accordo, attraverso un recupero delle

differenze economiche tra il contratto “pirata” applicato e il Ccnl di

riferimento.

“E’ necessario ora – si legge nella nota Cgil - che tutte le agenzie per il

lavoro recepiscano tale intesa, così come è indispensabile che nella riunione

dell’Osservatorio prevista per venerdì prossimo (15 maggio), ci sia, a partire

da coloro che hanno sottoscritto l’intesa, l’effettiva esigibilità”.

“Expo deve riprendere con forza e determinazione la vigilanza sulla

regolarità e la trasparenza di tutti i rapporti di lavoro”, conclude la

Cgil.

Economia

La crisi del settore energetico Un nuovo rischio sistemico?

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Uno degli effetti dei Quantitative easing (Qe) delle banche centrali è stato

quello di provocare un certa volatilità sui prezzi delle commodity. Il solo

annuncio del Qe europeo da parte della Bce, come è noto, determinò in quel

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periodo variazioni quotidiane fino al 9% del prezzo del petrolio.

In passato molta nuova liquidità ha generato l’aumento della produzione

energetica, soprattutto di petrolio e di gas, anche con l’accensione di nuovi

debiti.

Molti analisti, anche la Banca dei regolamenti internazionali (Bri),

consapevoli e preoccupati delle eventuali conseguenze sistemiche sul settore

e sull’intera economia e finanzia mondiali, pur sorvolando sulle ragioni

profonde di geopolitica, si stanno interrogando sulle altre ragioni

dell’anomalo quanto rilevante crollo del prezzo del petrolio.

Oggi il debito totale del settore del petrolio e del gas è di circa 2,5 trilioni

di dollari. Rispetto ai livelli del 2006 è cresciuto due volte e mezzo.

Attualmente sono in circolazione obbligazioni legate al settore per 1,4 trilioni

di dollari. Dal 2006 vi è stato un aumento annuo del 15%. Il debito residuo è

con le banche.

Negli Usa i debiti del settore energetico sono cresciuti a ritmi più alti di

quelli degli altri settori industriali. Essi rappresentano il 15% dei principali

indici di debito, sia investment grade (ritenuto affidabile dagli investitori

istituzionali) che ad alto rendimento, mentre erano il 10% soltanto 5 anni

prima. Recentemente le compagnie petrolifere americane hanno preso a

prestito “alla grande” tanto che incidono per il 40% sul totale dei nuovi

prestiti sindacati, quelli erogati da un consorzio di banche, e delle nuove

obbligazioni in circolazione.

La maggior parte di questi crediti è andata alle imprese minori, quelle

impegnate nell’esplorazione e nella produzione del gas da scisti bituminosi.

Infatti, mentre per le cosiddette “Seven sisters” il rapporto debiti/attività è

rimasto costante, per le altre è quasi raddoppiato.

Com'è noto, il prezzo del petrolio è anche il riflesso del valore degli attivi

sottostanti che reggono le montagne di debiti. Perciò il suo recente calo sta

causando difficoltà finanziarie al settore. Se si cercasse di rispondere con

l’aumento della produzione, il prezzo inevitabilmente tenderebbe a scendere

ulteriormente. Il che manterrebbe lo squilibrio tra domanda e offerta.

I bassi prezzi del petrolio ovviamente tendono a ridurre il profitto,

aumentano il rischio di default e generano costi finanziari più alti per le

compagnie. Contemporaneamente si riducono i flussi di cassa relativi alla

produzione con meno liquidità per far fronte al pagamento degli interessi sul

debito.

Il settore energetico ha un comportamento non dissimile dalla dinamica di

un asset market (mercato di attività) che riflette non soltanto i cambiamenti

attesi nei valori economici fondamentali, ma anche quelli legati alle

situazioni finanziarie che alla fine determinano le decisioni delle imprese. Il

settore immobiliare è l’esempio più eclatante, non solo negli Usa. Quando le

attività sottostanti di un settore altamente indebitato scendono di valore, lo

“stress” provocato dal calo dei prezzi induce a vendere una quantità maggiore

degli asset su cui si basano i debiti.

Di fronte alle crescenti difficoltà finanziarie, il settore energetico può

essere anche indotto a diminuire le spese d'investimento, che in gran parte

finora sono state finanziate attraverso il debito. Negli Usa molte imprese

hanno annunciato tagli fino al 50% delle spese in conto capitale. Quelle

altamente indebitate potrebbero essere costrette a vendere attività e impianti o

piuttosto a spingersi sui pericolosi mercati dei derivati nella speranza di

garantirsi contro le oscillazioni del prezzo.

Sono quindi molti gli effetti che il drastico calo dei prezzi del petrolio e del

gas hanno provocato. A seguito del calo di valore delle attività da portare a

garanzia, ora le banche americane tendono a ridurre i crediti a breve per le

imprese petrolifere di minori dimensioni, in particolare quelle impegnate

nell’estrazione del gas da scisti. Questa è una delle ragioni per cui anche gli

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investitori di lungo periodo sono meno attratti da questo settore in difficoltà.

In altre parole, come in passato, la crisi del settore energetico riverbera

sull’intera economia i suoi effetti destabilizzanti e aumenta il rischio di

conseguenze sistemiche sulla finanza globale.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Buona Scuola?

Renzi attacca, ma non chiede “fiducia”

Alla vigilia della discussione in aula del ddl sulla riforma della scuola, si

inasprisce la battaglia tra Governo e rappresentanti di categoria. Ieri, prima il

boicottaggio degli Invalsi, poi subito dopo un acceso confronto fra governo e

sindacati dove non si è trovato alcun accordo, ma si è arrivati a minacciare

anche il blocco degli scrutini da parte degli insegnanti.

Oggi dopo l’incontro con gli studenti (Rete degli studenti, la Federazione

degli studenti, Studicentro, Movimento studenti Cattolici, Movimento

studentesco nazionale) è stata avanzata da parte dell’Unione gli studenti la

richiesta di finanziare le legge quadro sul diritto allo studio. L’incontro per

gli studenti è stato solo una “presa in giro”, Alberto Irone, portavoce

nazionale della Rete degli Studenti Medi ha attaccato: “È stato un incontro di

facciata, le aperture del Governo sono del tutto insufficienti e non c’è reale

volontà di cambiare i saldi del ddl”. L’Unione degli Studenti ha commentato

l’incontro così: “Il Governo non vuole riconoscere le istanze maggioritarie

sulla scuola che si sono espresse negli ultimi mesi di mobilitazione”.

Martina Campani, dell’Uds ha criticato anche le modifiche: “Gli

emendamenti fatti dopo lo sciopero pur avendo migliorato qualcosa, nella

maggioranza dei casi si sono rivelati degli specchietti per le allodole che non

cambiano la sostanza del provvedimento. Nell’incontro di oggi c’è stato un

palese tentativo di strumentalizzare gli studenti contro i docenti e i sindacati,

facendo delle aperture sugli emendamenti senza però intaccare i pilastri

complessivi della riforma”.

La via del confronto sembrava la sola percorribile, ma non sembrano

esserci sponde, tanto che il metodo, affermano fonti a Palazzo Chigi,

continua ad essere quello del confronto costruttivo e del dialogo come

dimostrano le consultazioni in corso e vengono smentite le indiscrezioni che

ipotizzano l’uso della fiducia da parte del governo sulla riforma della scuola.

Anche Matteo Renzi ha alzato la voce e in un video sul sito del Governo

afferma: “Sono proprio contento del fatto che finalmente la scuola è al centro

della discussione. Non apprezzo i toni, le polemiche ed i boicottaggi di chi

non vuole far partecipare i ragazzi agli Invalsi, ma bene che la scuola sia al

centro”.

Vai al sito dell’avantionline

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Orgoglio e pregiudizio

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Questo il titolo delle due lunghissime giornate che Milano ha

dedicato all’inaugurazione di Expo.

di Stefano Rolando

Orgoglio e pregiudizio deve immensa popolarità alla trama di Jane

Austen, all’impertinenza tematica del romanzo e alla qualità della più

recente trasposizione cinematografica. Ma soprattutto al titolo

azzeccato. Così che le due parole insieme non si possono più usare se

non pagando pegno con la citazione della fonte.

Ciò detto, è questo il titolo delle due lunghissime giornate che

Milano ha dedicato all’inaugurazione di Expo. Con dentro una tale

quantità di eventi, ciascuno con un certo quoziente di rischio, da

rendere ai quotidiani – malgrado il primo maggio silente – un immenso

rifornimento per le pagine nazionali e locali.

Orgoglio è certamente quello della città che ha superato la prova,

con la quale ha lanciato la sua nuova immagine internazionale

aderendo senza propagandismo (né municipalistico, né politico) al

complesso e turbolento cantiere. Un cantiere arrivato al taglio del

nastro con qualche acciacco, con ritardi dichiarati (Sala), qualche

irrazionalità, ma con tante qualità e novità.

Orgoglio è quello di un robusto programma di Expo in città che

apre ora le porte ad una rete partecipativa autonoma, stabilendo oltre lo

spazio della Exhibition un rapporto sui contenuti tra milanesi e

visitatori.

Orgoglio è quello degli eventi della Scala, della cultura, dell’arte,

della moda, del design, delle imprese, del Corriere della Sera: di fare

cornice ciascuno con il suo tassello di iniziativa legata al rapporto tra

identità e prospettive. La modernizzazione della versione della

Turandot – per fare un solo esempio – grazie alla collaborazione tra

artisti e tecnici italiani e internazionali, ha ricollocato lo stesso Puccini

dal languido Ottocento all’ambiguo e tormentato Novecento. Ma c’è

stato altro: il riposizionamento della Pietà Rondanini, l’apertura in

simultanea delle mostre su Leonardo e sull’età ducale, la nuova linea

della MM, la celebrazione dei magnifici ottanta di Giorgio Armani, il

rapporto tra moda e arte nella proposta di Fondazione Prada,

Art&Food alla Triennale, l’apertura della Darsena con un ridisegno

urbano da anni promesso e ora avvenuto con decoro e funzionalità,

l’Album di figurine del Corriere sui 150 grandi milanesi nativi e

adottivi. Fermiamoci qui. L’agenda febbrile ora tenderà l’elastico tra il

Decumano di Rho e mille eventi in città. Un segno di vitalità che ha

fatto e farà impressione.

Ma – sopra ad ogni cosa – orgoglio è ciò che popolo e media hanno

detto per sottolineare lo spirito con cui la città si è stretta attorno al suo

sindaco in una operazione prima di tutto di appartenenza, poi di

servizio civile, infine di ridicolizzazione e neutralizzazione dello

scempio del centro cittadino ad opera non di “quattro teppistelli” ma di

un plotone robusto di professionisti della violenza urbana. Non

sappiamo ancora se essi potevano essere neutralizzati “a monte” da

parte della Polizia. Si capirà. E’ certo che sono stati neutralizzati a

valle – pur con un prezzo pagato dalla città – in ordine al messaggio di

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negatività che sarebbe potuto passare se la cultura del Pregiudizio

avesse fatto breccia. Cioè se il racconto del Pregiudizio avesse trovato

formule più convincenti; se la pur lecita protesta contro Expo,

multinazionali, interessi attorno all’economia

dell’alimentazione, avesse immaginato una capacità di dialogo con

forme meno stantie e pericolose di vecchi cortei che purtroppo

spesso tengono in pancia bombe molotov.

Così che Orgoglio e Pregiudizio, questa volta, hanno portato a

compimento due lunghi prologhi separati che attorno all’Expo hanno

percorso gli anni che scorrono tra l’attribuzione a Milano di Expo (31

marzo del 2008, dunque sette anni fa) e l’apertura dell’evento. Si tratta

di due torrenti immateriali che investono questioni identitarie e

simboliche della vita di Milano – in tensione tra Italia, Europa e mondo

– e che percorrono spesso al coperto anni difficili, prima di mostrare a

tutti carattere, potenza, proposta. Nello spazio di poche ore orgoglio

oppure pregiudizio avrebbero potuto sanzionare due diversi volti della

comunità. Una sorta di derby tra il carattere costruttore (che si

accompagna da sempre a critiche e a confronti) e il carattere distruttore

(che si accompagna da sempre a esibizionismo e provocazione).

Giuliano Pisapia ha avuto il merito non solo di non intestarsi – nelle

forme plateali che altri praticano in questi casi – i successi. Ma anche

di chiamare a raccolta una partecipazione ferma e sdrammatizzata per

liquidare rapidamente un’ipoteca. Quella che qualcuno sta perseguendo

(al di là dei black bloc) per fare impennare la curva della domanda di

sicurezza e di ordine pubblico e per snaturare la politica della città.

Finché essa non si snatura, si intende, la critica a tutto ciò che

abbiamo detto resta libera.

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Appuntamenti di maggio

Le donne leggono le donne. La Fondazione Circolo

Rosselli per il maggio dei libri. Mercoledì 20 maggio, ore

17.30, presso i locali della Fondazione Circolo Rosselli, in via

Alfani 101 rosso, Cecilia Bello Minciacchi e Stefano

Giovannuzzi presentano Laura Barile, Laura Barile legge

Amelia Rosselli, Nottetempo editore, Roma, 2014. Sarà

presente l'autrice.

Giovedì 21 maggio, ore 17.30, presso i locali della Fondazione

Circolo Rosselli, in via Alfani 101 rosso, Ariane Landuyt

presenta Silvia Panichi, Teresa Mattei, Pacini editore, Pisa,

2014. Sarà presente l'autrice.

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Teresa Mattei (1921 – 2013)

Venerdì 22 maggio, ore 17.30, presso i locali della Fondazione

Circolo Rosselli, in via Alfani 101 rosso, Cristina Acidini

presenta Mariella Zoppi, Le voci del giardino, Angelo

Pontecorboli editore, Firenze, 2014. Sarà presente l'autrice.

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

I nodi dell’Italicum

di Cesare Salvi È probabilmente inutile ripetere le critiche di merito e di metodo alla legge

elettorale, chiamata Italicum, approvata in via definitiva nei giorni scorsi.

Quanto al contenuto, la principale critica è la introduzione di una forma di

elezione diretta del premier (come ha sottolineato uno dei suoi principali

fautori, il politologo D’Alimonte), pur mantenendo formalmente il sistema di

governo parlamentare. Si introduce cosi in modo surrettizio il

presidenzialismo, senza i contrappesi previsti là dove è adottata questa forma

di governo. Ciò è aggravato dalla nuova composizione del Senato, che riduce

ulteriormente i contrappesi parlamentari.

Del resto, il metodo con il quale la legge è stata approvata conferma già da

oggi questi rischi. I presidenti del Senato e della Camera hanno accettato

supinamente le forzature del governo: Grasso, ammettendo l’emendamento

presentato, su sollecitazione del governo, del sen. Esposito; Boldrini

ammettendo il controverso voto di fiducia senza nemmeno convocare la

Giunta per il regolamento. L’effetto è stato di precludere la possibilità di

modificare la legge, con una compressione del potere emandativo del

Parlamento che non lascia ben sperare per il futuro.

Ma, come ho detto, queste criticità sono state già segnalate con efficacia, in

particolare da Gianni Ferrara e Massimo Villone.

Ormai la legge è approvata (anche se entrerà in vigore tra un anno), e

bisogna essere consapevoli che sarà molto difficile rimetterla in discussione

(per ragioni tecnico-giuridiche e politiche, sulle quali è qui inutile

soffermarsi) con gli strumenti di cui oggi si parla, il referendum abrogativo o

il ricorso alla Corte costituzionale.

L’unica via per fermare la deriva autoritaria è far saltare la riforma

costituzionale: con il voto del Senato (previsto a giugno), impedendo che il

testo raggiunga la maggioranza assoluta dei voti; o con il referendum, che

avrà luogo se la nuova normativa avrà invece i voti parlamentari sufficienti.

Se la riforma costituzionale non sarà approvata, infatti, per il Senato

rimarrà l’elezione diretta, con la legge di impianto proporzionale che risulta

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dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge

chiamata “porcellum”.

Ma sarà possibile fermare , in parlamento o nel paese, la riforma del

Senato?

Per rispondere a questa domanda, bisogna intanto domandarsi come sia

stato possibile che il parlamento eletto nel 2013 sia arrivato a questo punto,

pur avendo una larga maggioranza di centro sinistra.

Oggi Bersani e altri esponenti del PD parlano di deriva autoritaria. Ma

come mai se ne sono accorti solo ora, alla quarta lettura della legge?

Credo che ci sia una ragione di fondo al di là quelle legate ai tatticismi e

all’evoluzione della lotta politica interna al PD.

Questa ragione risiede in un profondo deficit di cultura politica. Quando

Stefano Rodotà e altri eminenti studiosi segnalarono fin dalla presentazione

dei progetti, il rischio della deriva autoritaria, furono lasciati soli di fronte a

Renzi che li chiamava gufi e professoroni.

La cultura politica della sinistra maggioritaria é debole o inesistente, e ciò

impediva di leggere la sostanza di quanto si veniva proponendo.

Essa era (e in buona parte ancora è) subalterna alle ideologie del

decisionismo e della governabilità, ben espressa dalla sciocca formula “la

sera del voto si deve sapere chi ha vinto”. Come se finora non lo si fosse,

nella sostanza, saputo, senza bisogno di investiture plebiscitarie, sia ai tempi

della legge proporzionale che in quelli successivi del maggioritario. E quanto

al decisionismo ultramaggioritario (che solo consentirebbe di approvare

riforme) come dare una spiegazione del fatto che, con la legge proporzionale,

negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso sono state approvate riforme come il

divorzio, lo Statuto dei lavoratori, la scuola media unificata, il sistema

sanitario nazionale, ecc.?

Il problema della democrazia italiana oggi non è la difficoltà di decidere,

ma il deficit drammatico di partecipazione e di rappresentatività democratica,

che sta causando un crescente e inquietante distacco dei cittadini e delle

istituzioni. Le riforme dovrebbero dare una risposta a questo problema, non

accentuare il distacco tra cittadini e istituzioni.

Una riflessione di questo tipo è stata, almeno finora, del tutto assente dalla

cultura politica della sinistra (tutta).

Ma se non si avrà il coraggio e la determinazione di costruire una

piattaforma istituzionale, alternativa a quella di Renzi perché basata su

un’altra idea della democrazia, mi pare evidente che i prossimi appuntamenti,

a cominciare dall’impegno contro la riforma del Senato, difficilmente

potranno avere il necessario consenso popolare.

Spero quindi che quanto accaduto suoni la sveglia a sinistra, dopo

l’occasione mancata sulla legge elettorale. Senza idee innovative e

alternative, la battaglia democratica sarà purtroppo limitata a restare

minoranza.

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

Sui test Invalsi

Prove antiscientifiche e antididattiche

di Giorgio Morale

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vivalascuola dedica una puntata ai test Invalsi:

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/05/04/vivalascuola-196/

Anche dopo lo sciopero del 5 maggio prosegue la mobilitazione contro

il DDL del governo Renzi sulla scuola e contro le prove Invalsi, con lo

sciopero indetto dai Cobas per il 6 maggio alla scuola primaria e

secondaria inferiore e il 12 maggio alla secondaria superiore.

L’Invalsi è diventato il perno del sistema di valutazione della scuola

italiana, assumendo un’importanza crescente, fino a diventare uno dei

parametri su cui valutare insegnanti e scuole e distribuire premi e

punizioni, delineando una scuola più povera e competitiva.

Si tratta però di prove antiscientifiche e antididattiche, buone solo a

fomentare il business dei privati, abbondantemente rifiutate dai sistemi

che prima dell’Italia li avevano adottati e ora stanno facendo marcia

indietro.

In questa puntata di vivalascuola per dare elementi di riflessione

presentiamo due interventi, uno contro (di Carlo Salmaso) e uno a

favore delle prove (di Alessandra Angelucci).

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA APERTA

L’intitolazione liceo ad un mafioso

offende la memoria Mico Geraci

Monsignor Panzeca, fratello del boss di Caccamo, risulta essere stato un

mafioso e quindi non gli si può intitolare una scuola statale. Lo dice il

senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione

parlamentare antimafia, in un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione

Stefania Giannini. Roma, 14 maggio 2015 – “A giudizio dell'interrogante l'intitolazione del

Liceo delle scienze umane di Caccamo a monsignor Teotista Panzeca, oltre

ad essere clamorosamente inopportuna, offende la memoria di Mico Geraci.

Come risaputo da gran parte della popolazione locale monsignor Panzeca era

fratello del capomafia di Caccamo, Giuseppe Panzeca, ed in combutta con la

mafia. La posizione di monsignor Panzeca è ribadita anche da alcuni

documenti della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle

altre associazioni criminali similari della X Legislatura in cui è riportata una

informativa della legione Carabinieri di Palermo che, per l'appunto, definisce

monsignor Panzeca ‘mafioso’”.

Nell’atto di sindacato ispettivo il senatore Lumia chiede inoltre: “Se

il Ministro in indirizzo non ritenga necessario intervenire affinché il

nome di un personaggio definito ‘mafioso’, come monsignor Panzeca,

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non sia più accostato a quello di una scuola dello Stato; se intenda

proporre l'intitolazione del Liceo delle scienze umane di Caccamo alla

memoria di Mico Geraci, eroe civile contro la mafia, per la legalità ed

il bene comune”.

Giuseppe Lumia, senatore della Repubblica

LETTERA

Premio Letterario Audax

Il Premio per chi non ha titoli di studio.

“Credo che iniziative del genere, specie oggi, siano molto importanti”, ha

detto Claudio Magris commentando l’iniziativa della casa Editrice Audax,

con sede a Moggio Udinese, che organizza il Premio Letterario “Audax” per

opere poetiche inedite.

Il requisito fondamentale che deve avere il candidato è che esso non abbia

nessun titolo di studio accademico superiore (Lauree, Masters, Dottorati ecc

). Lo scopo del premio è incentivare e premiare l’autodidattismo e il libero

artista e ricercatore che lavora al di fuori dell’istituzione.

Le finalità del Premio sono a carattere filantropico ovvero di aiutare,

incentivare, promuovere e sostenere i tanti talenti e artisti che non sono

riusciti a frequentare il percorso universitario per i più svariati motivi, vuoi

perché senza i mezzi, vuoi perché hanno compreso ormai in età avanzata il

loro talento, vuoi perché per motivi e impedimenti non sono riusciti e

quant’altro o perché si è scelto un percorso alternativo di formazione.

Il Premio consiste in una pubblicazione del concorrente vincitore con la

casa editrice Audax e si può partecipare con una raccolta di Poesie o con un

Opera unica, indifferente lo stile scelto. Si avrà tempo per spedire le proprie

Opere entro il 31 luglio 2015. La Giuria del Premio è composta da: Angelo

Tonelli ( Grecista, vincitore Premio Montale 1998, Presidente di Giuria);

Pino Roveredo (Scrittore, vincitore del premio Campiello 2005); Alessio

Screm, scrittore e musicologo; Emanuele Franz, direttore e fondatore di

Audax Editrice.

Il Premio è Patrocinato da: Provincia di Udine, Comune di Udine,

Comunità Montana del Gemonese, Radio Onde Furlane, Pro Loco Moggese,

Comune di Moggio Udinese, Centro Buddhista Polava.

Emanuele Franz, Moggio Udinese

VAI AL BANDO COMPLETO SUL SITO www.audaxeditrice.com

Per informazioni: [email protected]

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al

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movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.