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La Newsletter settimanale del 24 settembre 2015TRANSCRIPT
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44374 utenti – Zurigo, 24 settembre 2015
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IPSE DIXIT
Come nel 1914 - «Un conflitto tra Giapponesi e Cina per un isola.
Oppure l'incontro di truppe Nato e truppe russe in Lettonia o in
Polonia. O tra truppe americane e russe in Siria. O il fatto che l'IS si
doti di armi sofisticate. E poiché sono tutte cose possibili, la
probabilità che se ne verifichi una è molto alta.». – Jacques Attali
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
Giappone
Un colpo alla Costituzione
che sveglia la democrazia
di Yukari Saito Centro di documentazione “Semi sotto la neve”
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(Foto di Korei Matsuda)
“Arrivederci a presto” dicono i cittadini alla Carta. Così a caldo, dopo
l’approvazione del pacchetto sulla sicurezza che attenta al carattere
pacifista della nostra Costituzione giapponese, mi sento solo di dire
due cose che credo siano importanti.
1) A dire il vero, almeno da 14 mesi mi ero psicologicamente
preparata al peggio (benché continuassi a sperare in qualche svolta, per
es. in un ripensamento del Komeiito – Sokagakkai) e mi immaginavo
profondamente disperata e delusa per questo “lutto”. Invece, è
successo, stranamente, un esatto contrario: oggi, ho più speranza e
fiducia nella democrazia e nella società giapponese di quanto ne avessi
14 mesi fa. Perché?
Per due motivi.
Il primo: i metodi cosi meschini (inganni, minacce e una spudorata
mancanza di rispetto alle regole) adottati dal governo e i dibattiti
parlamentari negli ultimi mesi (da cui Abe & Co escono veramente
miseri smascherati dalla loro falsità e ignoranza) dimostrano
chiaramente da che parte stia la ragione. In altre parole, senza ricorrere
a questi mezzi e ragionamenti fascisti e dittatoriali, non ci sarebbero
riusciti. Questo sembra molto più chiaro oggi a tanti cittadini e anche
ai parlamentari rispetto a diversi mesi fa.
E’ stato quindi utile, direi quasi salutare, per la nostra democrazia.
Poi, credo che le cose intrinsecamente contro natura – come questo
attentato alla Costituzione – non durino a lungo.
Il secondo motivo: mi sono resa conto solo negli ultimi due anni
quanto io sia profondamente legata alla Costituzione giapponese, non
credo di esagerare nel dire di averla “in ogni cellula del mio essere”. E
mi sembra di capire che il mio caso non sia cosi isolato. Come succede
sempre, quando sei davanti al rischio di perdere qualcosa ti rendi conto
di quanto essa sia importante per te.
E ho l’impressione che attraverso le ultime esperienze non sia solo il
nostro amore per la Carta a uscire rafforzato ma anche la nostra
consapevolezza, la nostra coscienza della democrazia. Molti,
soprattutto giovani, hanno capito che la democrazia è una cosa tosta,
molto impegnativa ma molto preziosa, probabilmente più di quanto
avevano sperimentato le generazioni precedenti. I movimenti popolari
in passato erano più o meno organizzati e la maggioranza si muoveva
seguendo l’ordine di qualcuno o ripetendo gli slogan pensati da
qualcuno, mentre oggi, i giovani si esprimono ognuno con le sue
parole, si sforzano a pensare con la propria testa. Ho notato questo
attitudine anche in una parte dei parlamentari dell’opposizione.
Sento perciò che oggi è il primo giorno di vita del nuovo germe
della democrazia, questa volta veramente nostra, non più regalata, ma
conquistata con le nostre mani.
Un altra nota personale: ho vissuto finora una specie di complesso di
inferiorità nei confronti dei sudcoreani e dei taiwanesi che hanno una
storia molto dura di battaglie per la democrazia. Ma, credo che ora
anche i giapponesi si trovino finalmente sulla strada “giusta”.
2) Un’altra cosa che volevo dire riguarda specificamente noi
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giapponesi residenti all’estero.
Si tratta del serio rischio a cui la nuova posizione del Giappone
(anche se tutto resta ancora da vedere se non venga annullata dalla
Giustizia) ci espone, soprattutto nei paesi “instabili” come
l’Afghanistan, l’Iraq ecc. dove ci sono i miei connazionali che (con o
senza un’ONG) lavorano da anni per il bene della popolazione locale.
La nostra cittadinanza era per noi una grande garanzia, cioè, come
paese neutrale, “disarmato” godere della fiducia di tutti.
Invece, da domani le cose cambieranno, rischiamo di diventare “tutti
americani”!!
Perciò credo (e non sono l’unica) che abbiamo doppiamente il diritto
di indignarci e di ripudiare il governo Abe, a prescindere dalle nostre
opinioni politiche.
SPIGOLATURE
Un lungo, lungo addio
di Renzo Balmelli
VANITÀ. Ai "coccodrilli", in gergo le biografie dei personaggi più
noti preparate con largo anticipo, Fidel Castro ci ha fatto il callo.
Quante volte la sua scomparsa, tra gli scongiuri del diretto interessato,
è stata annunciata al mondo. Decine, puntualmente smentite. A
dispetto degli uccelli di malaugurio, lui , seppure segnato dall'età, ma
ancora lucido ad onta del lungo addio, resta il simbolo della
rivoluzione cubana. La sua rivoluzione, che di quella originale, con l'
assalto alla Moncada, ha conservato soltanto il ricordo sotto la sferza
dei tempi che cambiano, dei crescenti bisogni materiali della gente e
delle ideologie che vacillano. Malgrado ciò, a 89 anni suonati il "leader
maximo", sfidando i " coccodrilli" e le relative lacrime, si diletta a
discutere di teologia con Francesco, il terzo capo della chiesa di Roma
in visita all'Avana, convintissimo, complice la vanità che non
invecchia, che diversamente dai Papi, morto un Fidel non se ne farà un
altro.
SPETTRO. Provaci ancora Alexis. Camaleontico, volubile, e pieno di
contraddizioni, Alexis Tsipras, nonostante queste premesse, torna al
governo per una seconda vita politica che l'elettorato greco, stanco e
provato dalla crisi, ha deciso di regalargli non fidandosi di nessun
altro. E' stato, quello ellenico, un voto più pragmatico che per motivi
ideali, nella speranza di restare nell'area dell'euro e di giungere a una
intesa sul debito estero. Con questo mandato, il leader di Syriza, solo
lontano parente del premier anti austerità, cercherà all'opposto di
tenere a galla la Grecia con un piano austero, anche perché, tra i tanti
problemi irrisolti, sul Paese incombe pure lo spettro dell'ultra destra di
stampo neonazista. La novità di queste elezioni è difatti la crescita
allarmante di Alba dorata che ora diventa la terza forza del paese senza
avere assolutamente nulla di luminoso.
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MITO. Questa proprio i tedeschi non se l'aspettavano. Mai avrebbero
immaginato che la Volkswagen, " la vettura del popolo" che dai tempi
della dittatura nazista, quando fu creata per volere di Hitler, ha
scandito la vita di intere generazioni, giocasse a carte truccate per
vendere più automobili. Barare sulle emissioni nocive per un pugno di
dollari potrebbe significare la fine di un mito; il mito dell'integrità e
dell'affidabilità germanica. Lo scandalo, partito dagli Stati Uniti ma
ormai globale , e il danno di immagine per il popolare"
maggiolino"sono enormi, tanto più che la Repubblica federale si è
sempre presentata al mondo esigendo, con fondate ragioni, di essere
considerata un modello virtuoso. Che copertina farà ora lo Spiegel che
non esitò a raffigurare l'Italia con un pistola posata sugli spaghetti?
Magari una porzione di crauti con un motore contraffatto, ritratto
irriverente del virtuoso dalle traballanti virtù.
CALCOLI. Quando si alzarono i veli sull'orrore di Auschwitz e altri
luoghi scellerati, gli ipocriti benpensanti dell'epoca, che col Terzo
Reich avevano fatto affari loschi, misero subito le mani avanti. Non
sapevamo, non potevamo immaginare. Falso. Avevano soltanto voltato
la faccia dall'altra parte. Ora, noi, ognuno di noi, non potrà trincerarsi
dietro le menzogne di comodo. Nessuno a meno di negare l'evidenza
oserà raccontare alle prossime generazioni di non avere visto le
tragedie che si consumano in diretta tv davanti ai nostri occhi. Se è
vero che dietro la guerra in Siria e il dramma dei profughi si celano
calcoli inconfessabili, volendolo qualcosa possiamo già fare anche
adesso. Come ha scritto una lettrice, mostriamo che chi non ha potere
ne ha invece uno più forte delle avversità ; il potere della gente onesta
e indignata.
CALCIO. Non tra gli ulivi del capolavoro neorealista, bensì tra i
frondosi alberi che fanno ombra alla FIFA in quel di Zurigo non c'è
pace per la potente organizzazione del calcio planetario travolta dalla
crisi. Oltre alla polemica che investe la gestione dello svizzero Joseph
Blatter, a fare discutere, sullo sfondo dell'intricato e imperscrutabile
neorealismo del pallone, sono ora le condizioni di lavoro definite
"feudali" che regnano nel Qatar, scelto per i mondiali del 2022 tra
molte riserve. Secondo le stime del Guardian, lo sfruttamento della
manodopera immigrata di origine asiatica assunta sui cantieri degli
stadi ha ormai superato ogni limite. Finora la FIFA, con un
atteggiamento pilatesco, si è limitata ad affermare che in futuro
toccherà valutare meglio le candidature. Meglio sarebbe stato pensarci
prima.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Colosseo: avviare una
politica su beni culturali
La campagna d’odio contro i lavoratori del Colosseo rei di aver
svolto un'assemblea nel pieno rispetto delle regole e delle leggi
"Continua inesorabile, a distanza di giorni, l'attacco nei confronti dei
lavoratori rei di aver svolto un'assemblea nel rispetto delle regole e
delle leggi in vigore”. Inizia così il comunicato di Cgil, Cisl e Uil di
Roma e del Lazio sulla vicenda dell’assemblea sindacale dei lavoratori
del Colosseo. “Anziché pensare a modificare la legge sugli scioperi –
continua la nota – in cerca di facile consenso fra i cittadini, con il
risultato di mettere questi ultimi contro i lavoratori, operazioni peraltro
non nuove nella gestione della Capitale in questi ultimi anni (Teatro
dell'Opera docet), è arrivato il momento di avviare davvero una
politica sui beni culturali che si possa fregiare di questo nome".
Per il segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino,
il responsabile Cisl Roma Mario Bertone e il segretario generale Uil
Roma e Lazio Alberto Civica, il governo e le istituzioni “si sono
finalmente accorti che la cultura è un servizio pubblico essenziale.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Ora hanno l'occasione per
dimostrarlo, non intervenendo restrittivamente sulla legge 146, ma
valorizzando il nostro straordinario patrimonio storico, artistico e
archeologico, stanziando fondi, potenziando il settore, investendo sulla
professionalità degli addetti ai lavori. L'esatto contrario, insomma, di
quanto è stato fatto finora. La bufera Colosseo è lì a dimostrarlo".
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Lo scandalo
del Colosseo
Non vorrei passare per difensore dei
sindacati dei Beni culturali, ma….
di Luigi Covatta
Nel mio curriculum vanto diverse condanne per comportamento
antisindacale, una delle quali per aver cassato d’autorità l’accordo che
consentiva ai custodi di Brera di riposare mezz’ora per ogni ora
lavorata. Però c’è qualcosa che non mi convince nello “scandalo”
sollevato dalla chiusura del Colosseo la mattina di venerdì. Ancora una
volta si guarda al dito invece che alla luna.
Neanche la luna, però, è facile da scrutare, come impararono Dante e
Beatrice nel secondo canto del Paradiso. Le macchie lunari da
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decifrare sono almeno tre. La prima oscura le responsabilità della
soprintendenza archeologica di Roma. Non tanto per aver consentito
l’assemblea. Semmai per averne informato il pubblico con quel goffo
cartello col quale non si capiva nemmeno la durata dell’agitazione, con
quella “a.m.” che in inglese diventava “p.m.”: il che la dice lunga sulla
considerazione in cui viene tenuta l’utenza dalle parti delle
soprintendenze.
Ma la macchia che oscura questa scarsa considerazione è molto più
ampia di quella che copre la sciatteria di una comunicazione. E’ quella
sotto la quale da almeno quarant’anni si chiacchiera di beni culturali
senza mai precisare di che si tratta ed a cosa servono. Se sono solo
“cose” inerti, la cui fruizione è un optional (se non un ingombro),
allora è giusto che vengano custodite nella stessa logica con cui si
custodivano i “beni al sole” dei latifondisti, e che la categoria dei
custodi goda così di un eccezionale potere ostruzionistico. Se invece
sono matrice di un’esperienza culturale, il Colosseo non dovrebbe
restare chiuso perché mancano i custodi (che possono sempre essere
sostituiti, magari con tecnologie che erano “nuove” nel secolo scorso),
ma perché mancano manutentori, allestitori, guide didattiche e
animatori culturali.
La terza macchia, infine, copre pietosamente quella “t” che quasi di
soppiatto è stata aggiunta all’acronimo del ministero del Collegio
Romano. Che razza di turismo di massa è quello per cui i visitatori
della capitale vengono mandati a sciamare per la città senza
un’informazione, un orientamento, magari una prenotazione? A che
servono i pur costosi apparati pubblici che dovrebbero assisterli? Ed i
tour operators cosa ci stanno a fare, solo ad intasare coi loro pullman a
due piani strade e piazze del centro storico?
Oportet ut scandala eveniant, dice la Scrittura: e del resto su questi
temi non è il caso di fare del benaltrismo. Ma nessuno pensi di aver
risolto il problema con un decreto che equipara i custodi dei musei ai
portantini ed agli autoferrotranvieri. E non solo perché neanche in quei
casi i diritti dell’utenza vengono adeguatamente tutelati. Soprattutto
perché il pianeta della politica culturale deve ancora essere esplorato
fino in fondo.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Per favore, Debora…
di Mauro Del Bue
Debora Serracchiani ha rilasciato una dichiarazione, in realtà non
nuova, ma sulla quale é esplosa in ritardo la polemica, con la quale
invita testualmente il presidente del Senato Grasso, eletto dal Pd, a
uniformarsi alle decisioni della direzione del Pd. Abbiamo letto e
riletto e proprio questo era scritto. La frase virgolettata e riportata da
un’intervista a Rainews è la seguente: «Io rispetto molto il presidente
Grasso. Credo sia un presidente di garanzia, ma credo anche che,
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essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni». C’è da
stropicciarsi gli occhi. Il presidente della seconda istituzione dello
Stato, almeno ora, il presidente della Repubblica vicario, deve non già
interpretare correttamente le norme costituzionali sulle procedure del
voto, ma accettare le indicazioni del partito che lo ha eletto.
Neppure tanto dei gruppi parlamentari che lo hanno eletto
presidente, ma solo quelle del partito che lo ha eletto, sia pur da
indipendente, senatore. È evidente che questo non solo stona
maledettamente con la norma dello svolgimento dell’incarico senza
vincolo di mandato e questo riguarda tutti i parlamentari, ma configge
con le funzioni del presidente del Senato che, da un lato, deve
interpretare le norme e dall’altro rispondere al solo Senato. Ricordo
una presidente della Camera, una grande presidente come Nilde Iotti,
che era talmente gelosa della sua autonomia che spesso, anche senza
ragione, si schierava contro il suo gruppo e le opinioni espresse anche
sul regolamento dai suoi compagni. Mai ebbe rimprovero alcuno per
non avere rispettato le decisioni del suo partito.
Oltre che irriguardosa nei confronti del presidente del Senato, la
dichiarazione della Serrachiani è anche ridicola oggi, visto che sono
proprio i semplici senatori del Pd a pretendere sulla materia della
revisione costituzionale libertà di voto. Libertà che invece dovrebbe
essere negata al presidente del Senato sulla interpretazione dell’articolo
138 della Costituzione. Le parole in libertà possono scappare. Resta il
fatto che la brava Debora almeno dovrebbe precisare se non smentire,
perché smentire ciò che viene detto in tivù è molto complicato. Non
lasci l’impressione che la sua è una forza politica che si sovrappone
alle istituzioni. Nemmeno il vecchio Pci, nel fulcro del suo centralismo
democratico, aveva mai ostentato questa volontà. Deborah, mia
Deborah, ascoltami…
Vai al sito dell’avantionline
Da l’Unità online http://www.unita.tv/
Crash test
Cosa è successo alla Volkswagen, chi può guadagnarci e
come? Quali sono le conseguenze e qual è il futuro delle
concorrenti?
di Stefano Minnucci @StefanoMinnucci
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Uno scandalo gigantesco che non accenna a placarsi: il trucco
antismog della Volkswagen coinvolge 11 milioni di auto. Simbolo del
potere economico e dell’efficienza tedesca, l’inganno della casa
automobilistica di Wolfsburg tira in ballo anche la reputazione di un
sistema paese, quello tedesco. Soprattutto dopo la notizia riportata da
‘Die Welt’ secondo cui Berlino era a conoscenza della manipolazione
dei controlli dei gas di scarico.
In cosa consiste la truffa - Si tratta di un software installato (fin dal
2009) sulle centraline di tutti i motori diesel Audi e Volkswagen
venduti negli Usa. In pratica un chip della centralina riconosceva
quando erano in corso misurazioni di emissioni nocive e, in
automatico, riduceva le prestazioni del motore, abbassando i parametri
che altrimenti sarebbero risultati fino a quaranta volte superiori ai
valori minimi consentiti. Un vero e proprio inganno che negli Usa
prende i connotati penali: la Volkswagen rischia ora una pena
pecuniaria pari a 37.500 dollari per vettura, per un totale di oltre 18
miliardi. Non solo, negli Stati Uniti si comincia anche a parlare di class
action.
Quali sono le conseguenze - Il colosso delle auto vede seriamente
minata la sua corsa inarrestabile verso la leadership mondiale delle
quattro ruote. L’Unione europea sta valutando molto seriamente la
questione e dalla Francia parte la richiesta di un’indagine a tappeto su
tutti i costruttori. Anche in Corea sono stati annunciati controlli sulle
vetture e i modelli sotto la lente sono gli stessi degli Stati Uniti:
Volkswagen Jetta, Golf e Audi AG A3 sedan. Una brutta notizia visto
che le vendite in Asia coprono ormai il 40% del totale, con la Cina a
fare da mercato principale. E dopo Seul, anche l’Australia vuole sapere
se i veicoli venduti nel Paese siano equipaggiati con il software
“civetta” scoperto negli Stati Uniti.
La reazione delle borse - La risposta degli investitori allo scandalo
Volkswagen è a dir poco spaventosa. Il titolo del gruppo
automobilistico continua a perdere pesantemente terreno e dopo il
crollo di ieri del 20% arriva a lasciare sul terreno un altro 19%. Oltre al
salasso di 18 miliardi, infatti, si comincia a parlare di una class action
che potrebbe addirittura raggiungere la mastodontica cifra di 275
miliardi di dollari.
Così, nel giro di due giorni, il costo per i soci del colosso
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automobilistico ammonta a oltre 20 miliardi.
Il crollo fa sbandare i listini europei che perdono tutti oltre il 3%
colpiti dalle vendite sul settore auto. È proprio l’intero comparto
dell’automotive infatti a soffrire: d’altronde in questi casi, si sa, è la
speculazione a farla da padrona, puntando sull’incertezza e sui timori
che lo scandalo possa coinvolgere anche altre case automobilistiche.
Il futuro delle concorrenti - Tuttavia, nel medio termine, se le
concorrenti della Volkswagen dimostrassero di non essere coinvolte
nella truffa uscendone ‘pulite’ potrebbero di fatto riconquistare le
attraenti fette di mercato lasciate dal gruppo tedesco. E già la divisione
americana di Fiat Chrysler Automobiles prova a rassicurare gli
investitori specificando di “non usare il defeat devices”, il software
incriminato a Volkswagen. In una nota, infatti, il gruppo spiega di
“lavorare da vicino e continuamente con l’Epa (l’Agenzia per la
protezione ambientale) e CARB (il California Air Resources Board,
ndr) per garantire che i suoi veicoli siano rispettosi di tutti i requisiti
richiesti”. La posta in gioco, non solo per Fca, è davvero alta.
Vai al sito dell’Unità
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/
La Fondazione Rosselli al TG3
Intervista a Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo
Fratelli Rosselli, al Tg3 del 16 settembre 2015
Vai all’intervista sul sito di
RaiNews: http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/basic/PublishingBlock-
0f7d1998-654b-4a4d-8455-2d2a1121bfb2-archivio.html
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Per limitare i danni
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La “Buona Scuola” di Renzi è legge. Nonostante l’opposizione
generalizzata del mondo della scuola, che si è manifestata con lo
sciopero più grande della storia della scuola della Repubblica…
di Giorgio Morale
La prima puntata di vivalascuola del nuovo anno scolastico
presenta un augurio di Marina Boscaino, un riepilogo, per
FAQ, della legge 107 da parte di Carmelo Palladino, una
filastrocca del primo giorno di scuola di Mauro Presini, un
quadro dell’opposizione alla scuola di Renzi e informazioni
per limitare i danni della legge: https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/09/14/vivalascuola-199/
Quindi la “Buona Scuola” di Renzi è legge. Nonostante
l’opposizione generalizzata del mondo della scuola, che si è
manifestata con lo sciopero più grande della storia della scuola
della Repubblica, il blocco pressoché totale degli scrutini,
dichiarazioni di intellettuali, appelli al Presidente della
Repubblica affinché cogliesse gli elementi di incostituzionalità
presenti nella legge.
E adesso? Adesso cominciamo un nuovo anno scolastico,
con la consapevolezza che le leggi possono essere contrastate
sia con la lotta sia con le vie legali. Con le pratiche di corretta
informazione, resistenza e disobbedienza civile. Che le leggi
devono essere applicate e le modalità della loro applicazione
vengono determinate dal comportamento delle parti coinvolte,
caso per caso, scuola per scuola, contrattazione per
contrattazione. Con la consapevolezza che i governi passano
mentre la scuola rimane. Rimane come un “organo
costituzionale“, come la definì Piero Calamandrei, quasi un
quarto potere dello Stato.
Quando torniamo a scuola, quando entriamo nelle aule,
ricordiamoci di questo potere.
Grazie dell'attenzione, e un caro saluto, con l'augurio di una
buona ripresa.
Giorgio
Le idee
TRA FISCO ED ECONOMIA,
MOLTE PAROLE E POCHI FATTI
di Dario Allamano
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Labouratorio Buozzi Torino
Gruppo di Volpedo – Rete Socialista
Da un po’ di tempo anche in Italia si è ripreso a discutere di imposte e
tasse, in genere chi fa proposte le fa per mandare messaggi politici di
chiara matrice propagandistica ed in Italia la materia più facile che
esiste è la CASA, bene di proprietà per l’85% degli italiani, per cui
tutti i cosiddetti leaders populisti (da Berlusconi a Renzi) si impegnano
a cancellare le tasse sulla casa.
Innanzitutto occorre essere chiari, la casa non è di un sol tipo, esiste
l’alloggio popolare da un lato e l’alloggio di lusso dall’estremo
opposto, ma, e qui si vede l’insipienza dei politici, se l’alloggio
popolare e quello di lusso hanno lo stesso numero di vani per il Catasto
Immobiliare cambia la categoria ma sono uguali, senza parlare degli
alloggi popolari dei centri storici che nel tempo si sono trasformati in
alloggi di lusso mantenendo però la stessa rendita catastale.
Il primo atto da fare, se il Governo fosse davvero riformista,
dovrebbe rivedere a fondo il sistema catastale, Renzi ne ha parlato
alcuni mesi fa ma poi ha accantonato la questione, troppo difficile da
maneggiare (anche se lui è un gran maneggione), meglio proporre
l’eliminazione di TASI ed IMU con buona pace dei Comuni che, con il
rumoroso silenzio dell’ANCI (Ass. Naz. Comuni Italiani), si vedono
scippate le uniche risorse certe, in cambio di un generico impegno del
Governo di ristornare una quota uguale a quella eliminata, magari con
il tacito aumento di qualche altra tassa.
Le imposte sulle abitazioni sono, tutto sommato, sostenibili,
incidono per una media di 250 euro l’anno (con un max di circa 400
per Torino), l’equivalente di un caffè al giorno, mentre non si fa caso, e
nessuno ne parla, di quanto si deve pagare con IRPEF e IVA, le vere
sanguisughe che svuotano le tasche degli Italiani.
L’IVA svuota i portafogli in modo “egualitario”(tutti pagano allo
stesso modo, ricchi o poveri che siano), l’Imposta sui Redditi in modo
“asimmetrico”, con un salto di ben 11 punti in percentuale (dal 27 al
38) tra il secondo ed il terzo scaglione, ed in quello scaglione sono
compresi ormai anche i lavoratori dipendenti e, naturalmente, quello
che fu il mitico ceto medio del novecento.
Tutti lo rimpiangono il “fu ceto medio”, era quello che faceva girare
i consumi, che consentiva all’economia italiana di progredire, ma oggi
nessuno fa niente per ricostruire una struttura sociale meno polarizzata,
tra “poveri veri” da un lato ed una piccola minoranza di “ricchi
rentiers” dall’altra.
Sarebbe utile ripensare gli insegnamenti di J.M. Keynes e ricordare
che è la domanda di beni e servizi quella che fa girare l’economia
reale, non l’offerta; si può offrire quanto si vuole, ma se non ci sono
soldi per comprare l’offerta resta al palo, a prescindere dalla mitica
“produttività” di cui tutti si sciacquano la bocca (compresi alcuni
sindacalisti).
Oggi non serve produrre di più, occorre produrre meglio, è la qualità
del prodotto che fa la differenza, è inutile rincorrere al ribasso il costo
del lavoro, ci sarà sempre qualcuno che è disponibile a lavorare per un
salario inferiore. Sono ormai tanti i casi-scuola sulla questione qualità,
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il più noto è quello FIAT che ha cambiato sostanzialmente pelle, da
azienda produttrice di auto di “segmentoB” (le utilitarie per capirci) a
produttore di auto di alta gamma e qualità, è stato un salto non indolore
per Torino che non vedrà mai più le file ai cancelli di Mirafiori.
Quello lanciato dalla FCA (abituiamoci a chiamarla così anche se
non ci piace) è un segnale utile per chi vuol capire, l’Italia se vuole
rinascere deve puntare sul proprio know how, sulla sua capacità di
produrre cose belle e buone, su un “made in Italy” reale, che certifica
che il prodotto nasce davvero in Italia e non sia invece, come per anni
è avvenuto, soprattutto con le griffes dell’abbigliamento, un’etichetta
attaccata su giacche e maglie prodotte altrove, magari sfruttando i
lavoratori bengalesi o dell’est europeo.
Come si vede i temi buoni per rilanciare l’Italia esistono, evitiamo di
perderci nell’inseguimento delle tirate propagandistiche, buone magari
per preparare una eventuale campagna elettorale, non certo per
rilanciare questo povero paese.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Grecia: 750’000
votanti in meno
Siamo al solito. In percentuale Syriza perde lo 0,82% ma in assoluto
sono 750.000 voti in meno rispetto a gennaio ( seggi 95, +50 di
premio=145). Terzo partito è Alba Dorata (18 seggi, +1, quarto partito
l'Alleanza democratica (Pasok e Dimar) con 17 seggi. Quinto il KKE
(15 seggi). Nea Demokratia (75 seggi) guadagna qualcosa in
percentuale, ma perde un seggio. To Potami ha 11 seggi, ne perde 6,
ANEL, l'alleata di Syriza ha 10 seggi (-6). L’Unione di Centro ha 9
seggi. Unione Popolare, gli scissionisti di sinistra, sono fuori di un
soffio con il 2,9%. Mentre vi scrivo manca ancora il 10% dei seggi da
scrutinare. La maggioranza di governo 155 seggi ha un margine di 4
voti rispetto al minimo. Si tratta di capire se questa sia l'unica
maggioranza possibile. Spetterebbe al PSE, se esistesse, lanciare un
segnale attraverso il Pasok e la piccola formazione di Sinistra
Democratica.
Felice C. Besostri, Milano
LETTERA
Qualche domanda, auspicio
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e considerazione sul CGIE
L’Assemblea Paese convocata a Berna il 26 dettembre 2015
per l’elezione del Consiglio Generale Italiani all0’Estero
Il prossimo 26 settembre l’Assemblea Paese, composta dai 96 eletti dei
COMITES in Svizzera e da 29 esponenti delle associazioni, è
convocata per eleggere i rappresentanti della comunità italiana in
Svizzera nel Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE). Lo
stesso faranno le altre comunità italiane all’estero.
Noi, come piccola formazione politica, non ci saremo, ma saranno
assenti anche partiti e movimenti che, piacciano o non piacciano,
hanno avuto dagli elettori italiani in Svizzera un massiccio consenso
popolare alle ultime elezioni politiche. L’esclusione dei partiti è
prevista dal regolamento e, come si suol dire oggi, noi ce ne faremo
una ragione. Sappiamo bene tuttavia che, sia pure con diverse vesti, gli
esponenti del principale partito italiano, il PD, saranno presenti in gran
numero e meneranno le danze in questo consesso che molto si presta a
manovre sotterranee.
Per quanto riguarda la componente associativa della platea elettorale
ci uniamo alla nota di protesta dell’INTERCOMITES in Svizzera.
Piacerebbe anche a noi conoscere quali associazioni hanno avuto
l’onore di essere chiamate a rappresentare la nostra comunità in
Svizzera e magari essere informati pubblicamente sui criteri adottati
dall’Ambasciata d’Italia per queste designazioni. E preme anche a noi
richiamare l’attenzione sul fatto che l’Albo delle associazioni e dei
partiti italiani in Svizzera potrebbe risultare largamente incompleto, in
quanto lo scorso anno molti (e noi per primi) hanno volutamente
rifiutato di partecipare ad un censimento che prevedeva la
comunicazione di dati sensibili quali elenchi di persone, indirizzi e
bilanci.
Per quanto riguarda la componente degli eletti dei COMITES che
parteciperanno all’Assemblea, vogliamo esprimere l’auspicio che essi
compiano le loro scelte con la consapevolezza del loro ruolo di membri
di un organismo eletto direttamente dalla comunità italiana. È vero: il
voto di aprile vide una partecipazione molto bassa, con un dato
negativo che richiederebbe un’approfondita riflessione, ma si trattò
comunque di una prova di democrazia che ha assegnato un legittimo
mandato ai COMITES e ai loro membri. Fatte queste premesse ci
permettiamo di sottolineare due punti su cui auspichiamo si orienti la
scelta che verrà compiuta nell’Assemblea del 26 settembre:
1. Il primo punto riguarda la priorità che a nostro giudizio va data a
candidati provenienti dalle fila dei COMITES. Si tratta di un criterio
minimo di coerenza rispetto alla prova democratica del voto popolare.
Far rientrare dalla finestra personaggi che o non hanno superato il voto
o neanche si sono sottoposti al passaggio elettorale sarebbe paradossale
ed anche ingiusto.
2. Il secondo punto attiene alla delicata questione dei conflitti di
interesse presenti in diversi eletti di COMITES in Svizzera e che
rischia di estendersi anche alla delegazione del CGIE. Il problema non
riguarda solo la problematica dei patronati, come è stato denunciato
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peraltro in una recente nota dei gruppi del M5S in Europa. A nostro
avviso essa va estesa a quanti operano in servizi e strutture
sovvenzionate dallo Stato. Per questo riterremmo un grave errore
proporre o eleggere candidati portatori di posizioni incompatibili con
un limpido e disinteressato esercizio del ruolo di rappresentanza.
Il nostro auspicio è che si elegga una delegazione al CGIE fatta di
personalità nuove, non solo sul piano anagrafico: figure capaci di
interpretare anche le domande della nuova emigrazione italiana e
capaci di riconsiderare gli interventi per gli italiani all’estero al di fuori
di ogni interesse clientelare e corporativo. Nello stesso tempo
vorremmo che il nuovo CGIE, interpretando il suo ruolo anche come
rappresentanza storica dell’emigrazione italiana, dica finalmente parole
forti contro il razzismo e per i diritti dei migranti.
Infine una sollecitazione politica che rivolgiamo innanzitutto ai
parlamentari di SEL, ma che non può non interessare tutte le forze
politiche ed associative impegnate sul terreno degli italiani all’estero.
Proprio alla luce delle carenze e delle incongruenze che si sono
riscontrate in occasione nel voto dei COMITES e che si stanno
manifestando anche in vista dell’elezione del CGIE, è urgente rivedere
l’impianto legislativo degli organismi di rappresentanza degli italiani
all’estero, la cui normativa, precedente peraltro all’introduzione del
voto nella circoscrizione estero, appare ormai inadeguata a
rappresentare la complessità delle nostre comunità nel mondo. Il nostro
impegno quindi è che, concluso questo passaggio, si metta mano
davvero ad una riforma che consenta un effettivo rinnovamento di
COMITES e CGIE.
Cesidio Celidonio, Olten Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà in Svizzera
LETTERA
Ad Ebrima Sanko,
giovane migrante morto
E a tutti coloro che non possono più sognare... e vivere
Si chiamava Ebrima Sanko, un nome che già nei prossimi giorni
sparirà dalla cronaca e cadrà nell’oblio. Lì dove verrà nominato perché
per molti sarà soltanto un “profugo”, un “clandestino”, un “immigrato”
se non addirittura “lu ner'” o “lu negr'”. Ignorando che Ebrima Sanko
era un ragazzo come milioni nel mondo, un 19enne che sognava come
tutti e tutte abbiamo fatto e facciamo a quell’età. E il suo sogno era qui,
in Italia, in Europa, lontano dal suo Gambia, colonia britannica fino al
1965 e che anche negli ultimi anni ha conosciuto motivi di fortissimo
“conflitto”, nono nella classifica degli Stati più poveri al mondo, tra gli
Stati inseriti nella lista dei “Paesi della sete” per la drammaticità (e
rischio mortalità) della mancanza d’accesso al bene primario per
eccellenza, l’acqua. La vita, i sogni, le speranze di Ebrima Sanko si son
spenti. Come si spengono quotidianamente tanti, troppi sogni e vite
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(migranti, lavoratori, disoccupati, senza casa, vittime di violenze, di
mafie, del biocidio delle nostre terre e tanto altro), mortalmente
soffocati da un sistema ingiusto, disumano, iniquo che tutto e tutti
opprime. “Dev’esserci lo sento in terra o in cielo un posto dove non
soffriremo e tutto sarà giusto” recita la canzone. E che oggi possa
accogliere anche Ebrima Sanko e la sua umanità drammaticamente
recisa a soli 19 anni. Nella settimana che portava al Natale di ormai 5
anni 21 migranti furono rinvenuti infreddoliti e sofferenti furono
rinvenuti nei dintorni della stazione di Vasto-San Salvo. A loro, ad
Ebrima Sanko, a tutti coloro che soffrono disumanità, ingiustizia, che
disperano nel futuro che vien loro quotidianamente tolto, possa sempre
correre il pensiero e il ricordo.
Alessio Di Florio, e-mail
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.