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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44374 utenti – Zurigo, 24 settembre 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Come nel 1914 - «Un conflitto tra Giapponesi e Cina per un isola. Oppure l'incontro di truppe Nato e truppe russe in Lettonia o in Polonia. O tra truppe americane e russe in Siria. O il fatto che l'IS si doti di armi sofisticate. E poiché sono tutte cose possibili, la probabilità che se ne verifichi una è molto alta.». Jacques Attali Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. Giappone Un colpo alla Costituzione che sveglia la democrazia di Yukari Saito Centro di documentazione “Semi sotto la neve”

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La Newsletter settimanale del 24 settembre 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44374 utenti – Zurigo, 24 settembre 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Come nel 1914 - «Un conflitto tra Giapponesi e Cina per un isola.

Oppure l'incontro di truppe Nato e truppe russe in Lettonia o in

Polonia. O tra truppe americane e russe in Siria. O il fatto che l'IS si

doti di armi sofisticate. E poiché sono tutte cose possibili, la

probabilità che se ne verifichi una è molto alta.». – Jacques Attali

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

Giappone

Un colpo alla Costituzione

che sveglia la democrazia

di Yukari Saito Centro di documentazione “Semi sotto la neve”

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(Foto di Korei Matsuda)

“Arrivederci a presto” dicono i cittadini alla Carta. Così a caldo, dopo

l’approvazione del pacchetto sulla sicurezza che attenta al carattere

pacifista della nostra Costituzione giapponese, mi sento solo di dire

due cose che credo siano importanti.

1) A dire il vero, almeno da 14 mesi mi ero psicologicamente

preparata al peggio (benché continuassi a sperare in qualche svolta, per

es. in un ripensamento del Komeiito – Sokagakkai) e mi immaginavo

profondamente disperata e delusa per questo “lutto”. Invece, è

successo, stranamente, un esatto contrario: oggi, ho più speranza e

fiducia nella democrazia e nella società giapponese di quanto ne avessi

14 mesi fa. Perché?

Per due motivi.

Il primo: i metodi cosi meschini (inganni, minacce e una spudorata

mancanza di rispetto alle regole) adottati dal governo e i dibattiti

parlamentari negli ultimi mesi (da cui Abe & Co escono veramente

miseri smascherati dalla loro falsità e ignoranza) dimostrano

chiaramente da che parte stia la ragione. In altre parole, senza ricorrere

a questi mezzi e ragionamenti fascisti e dittatoriali, non ci sarebbero

riusciti. Questo sembra molto più chiaro oggi a tanti cittadini e anche

ai parlamentari rispetto a diversi mesi fa.

E’ stato quindi utile, direi quasi salutare, per la nostra democrazia.

Poi, credo che le cose intrinsecamente contro natura – come questo

attentato alla Costituzione – non durino a lungo.

Il secondo motivo: mi sono resa conto solo negli ultimi due anni

quanto io sia profondamente legata alla Costituzione giapponese, non

credo di esagerare nel dire di averla “in ogni cellula del mio essere”. E

mi sembra di capire che il mio caso non sia cosi isolato. Come succede

sempre, quando sei davanti al rischio di perdere qualcosa ti rendi conto

di quanto essa sia importante per te.

E ho l’impressione che attraverso le ultime esperienze non sia solo il

nostro amore per la Carta a uscire rafforzato ma anche la nostra

consapevolezza, la nostra coscienza della democrazia. Molti,

soprattutto giovani, hanno capito che la democrazia è una cosa tosta,

molto impegnativa ma molto preziosa, probabilmente più di quanto

avevano sperimentato le generazioni precedenti. I movimenti popolari

in passato erano più o meno organizzati e la maggioranza si muoveva

seguendo l’ordine di qualcuno o ripetendo gli slogan pensati da

qualcuno, mentre oggi, i giovani si esprimono ognuno con le sue

parole, si sforzano a pensare con la propria testa. Ho notato questo

attitudine anche in una parte dei parlamentari dell’opposizione.

Sento perciò che oggi è il primo giorno di vita del nuovo germe

della democrazia, questa volta veramente nostra, non più regalata, ma

conquistata con le nostre mani.

Un altra nota personale: ho vissuto finora una specie di complesso di

inferiorità nei confronti dei sudcoreani e dei taiwanesi che hanno una

storia molto dura di battaglie per la democrazia. Ma, credo che ora

anche i giapponesi si trovino finalmente sulla strada “giusta”.

2) Un’altra cosa che volevo dire riguarda specificamente noi

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giapponesi residenti all’estero.

Si tratta del serio rischio a cui la nuova posizione del Giappone

(anche se tutto resta ancora da vedere se non venga annullata dalla

Giustizia) ci espone, soprattutto nei paesi “instabili” come

l’Afghanistan, l’Iraq ecc. dove ci sono i miei connazionali che (con o

senza un’ONG) lavorano da anni per il bene della popolazione locale.

La nostra cittadinanza era per noi una grande garanzia, cioè, come

paese neutrale, “disarmato” godere della fiducia di tutti.

Invece, da domani le cose cambieranno, rischiamo di diventare “tutti

americani”!!

Perciò credo (e non sono l’unica) che abbiamo doppiamente il diritto

di indignarci e di ripudiare il governo Abe, a prescindere dalle nostre

opinioni politiche.

SPIGOLATURE

Un lungo, lungo addio

di Renzo Balmelli

VANITÀ. Ai "coccodrilli", in gergo le biografie dei personaggi più

noti preparate con largo anticipo, Fidel Castro ci ha fatto il callo.

Quante volte la sua scomparsa, tra gli scongiuri del diretto interessato,

è stata annunciata al mondo. Decine, puntualmente smentite. A

dispetto degli uccelli di malaugurio, lui , seppure segnato dall'età, ma

ancora lucido ad onta del lungo addio, resta il simbolo della

rivoluzione cubana. La sua rivoluzione, che di quella originale, con l'

assalto alla Moncada, ha conservato soltanto il ricordo sotto la sferza

dei tempi che cambiano, dei crescenti bisogni materiali della gente e

delle ideologie che vacillano. Malgrado ciò, a 89 anni suonati il "leader

maximo", sfidando i " coccodrilli" e le relative lacrime, si diletta a

discutere di teologia con Francesco, il terzo capo della chiesa di Roma

in visita all'Avana, convintissimo, complice la vanità che non

invecchia, che diversamente dai Papi, morto un Fidel non se ne farà un

altro.

SPETTRO. Provaci ancora Alexis. Camaleontico, volubile, e pieno di

contraddizioni, Alexis Tsipras, nonostante queste premesse, torna al

governo per una seconda vita politica che l'elettorato greco, stanco e

provato dalla crisi, ha deciso di regalargli non fidandosi di nessun

altro. E' stato, quello ellenico, un voto più pragmatico che per motivi

ideali, nella speranza di restare nell'area dell'euro e di giungere a una

intesa sul debito estero. Con questo mandato, il leader di Syriza, solo

lontano parente del premier anti austerità, cercherà all'opposto di

tenere a galla la Grecia con un piano austero, anche perché, tra i tanti

problemi irrisolti, sul Paese incombe pure lo spettro dell'ultra destra di

stampo neonazista. La novità di queste elezioni è difatti la crescita

allarmante di Alba dorata che ora diventa la terza forza del paese senza

avere assolutamente nulla di luminoso.

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MITO. Questa proprio i tedeschi non se l'aspettavano. Mai avrebbero

immaginato che la Volkswagen, " la vettura del popolo" che dai tempi

della dittatura nazista, quando fu creata per volere di Hitler, ha

scandito la vita di intere generazioni, giocasse a carte truccate per

vendere più automobili. Barare sulle emissioni nocive per un pugno di

dollari potrebbe significare la fine di un mito; il mito dell'integrità e

dell'affidabilità germanica. Lo scandalo, partito dagli Stati Uniti ma

ormai globale , e il danno di immagine per il popolare"

maggiolino"sono enormi, tanto più che la Repubblica federale si è

sempre presentata al mondo esigendo, con fondate ragioni, di essere

considerata un modello virtuoso. Che copertina farà ora lo Spiegel che

non esitò a raffigurare l'Italia con un pistola posata sugli spaghetti?

Magari una porzione di crauti con un motore contraffatto, ritratto

irriverente del virtuoso dalle traballanti virtù.

CALCOLI. Quando si alzarono i veli sull'orrore di Auschwitz e altri

luoghi scellerati, gli ipocriti benpensanti dell'epoca, che col Terzo

Reich avevano fatto affari loschi, misero subito le mani avanti. Non

sapevamo, non potevamo immaginare. Falso. Avevano soltanto voltato

la faccia dall'altra parte. Ora, noi, ognuno di noi, non potrà trincerarsi

dietro le menzogne di comodo. Nessuno a meno di negare l'evidenza

oserà raccontare alle prossime generazioni di non avere visto le

tragedie che si consumano in diretta tv davanti ai nostri occhi. Se è

vero che dietro la guerra in Siria e il dramma dei profughi si celano

calcoli inconfessabili, volendolo qualcosa possiamo già fare anche

adesso. Come ha scritto una lettrice, mostriamo che chi non ha potere

ne ha invece uno più forte delle avversità ; il potere della gente onesta

e indignata.

CALCIO. Non tra gli ulivi del capolavoro neorealista, bensì tra i

frondosi alberi che fanno ombra alla FIFA in quel di Zurigo non c'è

pace per la potente organizzazione del calcio planetario travolta dalla

crisi. Oltre alla polemica che investe la gestione dello svizzero Joseph

Blatter, a fare discutere, sullo sfondo dell'intricato e imperscrutabile

neorealismo del pallone, sono ora le condizioni di lavoro definite

"feudali" che regnano nel Qatar, scelto per i mondiali del 2022 tra

molte riserve. Secondo le stime del Guardian, lo sfruttamento della

manodopera immigrata di origine asiatica assunta sui cantieri degli

stadi ha ormai superato ogni limite. Finora la FIFA, con un

atteggiamento pilatesco, si è limitata ad affermare che in futuro

toccherà valutare meglio le candidature. Meglio sarebbe stato pensarci

prima.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Colosseo: avviare una

politica su beni culturali

La campagna d’odio contro i lavoratori del Colosseo rei di aver

svolto un'assemblea nel pieno rispetto delle regole e delle leggi

"Continua inesorabile, a distanza di giorni, l'attacco nei confronti dei

lavoratori rei di aver svolto un'assemblea nel rispetto delle regole e

delle leggi in vigore”. Inizia così il comunicato di Cgil, Cisl e Uil di

Roma e del Lazio sulla vicenda dell’assemblea sindacale dei lavoratori

del Colosseo. “Anziché pensare a modificare la legge sugli scioperi –

continua la nota – in cerca di facile consenso fra i cittadini, con il

risultato di mettere questi ultimi contro i lavoratori, operazioni peraltro

non nuove nella gestione della Capitale in questi ultimi anni (Teatro

dell'Opera docet), è arrivato il momento di avviare davvero una

politica sui beni culturali che si possa fregiare di questo nome".

Per il segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino,

il responsabile Cisl Roma Mario Bertone e il segretario generale Uil

Roma e Lazio Alberto Civica, il governo e le istituzioni “si sono

finalmente accorti che la cultura è un servizio pubblico essenziale.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Ora hanno l'occasione per

dimostrarlo, non intervenendo restrittivamente sulla legge 146, ma

valorizzando il nostro straordinario patrimonio storico, artistico e

archeologico, stanziando fondi, potenziando il settore, investendo sulla

professionalità degli addetti ai lavori. L'esatto contrario, insomma, di

quanto è stato fatto finora. La bufera Colosseo è lì a dimostrarlo".

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Lo scandalo

del Colosseo

Non vorrei passare per difensore dei

sindacati dei Beni culturali, ma….

di Luigi Covatta

Nel mio curriculum vanto diverse condanne per comportamento

antisindacale, una delle quali per aver cassato d’autorità l’accordo che

consentiva ai custodi di Brera di riposare mezz’ora per ogni ora

lavorata. Però c’è qualcosa che non mi convince nello “scandalo”

sollevato dalla chiusura del Colosseo la mattina di venerdì. Ancora una

volta si guarda al dito invece che alla luna.

Neanche la luna, però, è facile da scrutare, come impararono Dante e

Beatrice nel secondo canto del Paradiso. Le macchie lunari da

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decifrare sono almeno tre. La prima oscura le responsabilità della

soprintendenza archeologica di Roma. Non tanto per aver consentito

l’assemblea. Semmai per averne informato il pubblico con quel goffo

cartello col quale non si capiva nemmeno la durata dell’agitazione, con

quella “a.m.” che in inglese diventava “p.m.”: il che la dice lunga sulla

considerazione in cui viene tenuta l’utenza dalle parti delle

soprintendenze.

Ma la macchia che oscura questa scarsa considerazione è molto più

ampia di quella che copre la sciatteria di una comunicazione. E’ quella

sotto la quale da almeno quarant’anni si chiacchiera di beni culturali

senza mai precisare di che si tratta ed a cosa servono. Se sono solo

“cose” inerti, la cui fruizione è un optional (se non un ingombro),

allora è giusto che vengano custodite nella stessa logica con cui si

custodivano i “beni al sole” dei latifondisti, e che la categoria dei

custodi goda così di un eccezionale potere ostruzionistico. Se invece

sono matrice di un’esperienza culturale, il Colosseo non dovrebbe

restare chiuso perché mancano i custodi (che possono sempre essere

sostituiti, magari con tecnologie che erano “nuove” nel secolo scorso),

ma perché mancano manutentori, allestitori, guide didattiche e

animatori culturali.

La terza macchia, infine, copre pietosamente quella “t” che quasi di

soppiatto è stata aggiunta all’acronimo del ministero del Collegio

Romano. Che razza di turismo di massa è quello per cui i visitatori

della capitale vengono mandati a sciamare per la città senza

un’informazione, un orientamento, magari una prenotazione? A che

servono i pur costosi apparati pubblici che dovrebbero assisterli? Ed i

tour operators cosa ci stanno a fare, solo ad intasare coi loro pullman a

due piani strade e piazze del centro storico?

Oportet ut scandala eveniant, dice la Scrittura: e del resto su questi

temi non è il caso di fare del benaltrismo. Ma nessuno pensi di aver

risolto il problema con un decreto che equipara i custodi dei musei ai

portantini ed agli autoferrotranvieri. E non solo perché neanche in quei

casi i diritti dell’utenza vengono adeguatamente tutelati. Soprattutto

perché il pianeta della politica culturale deve ancora essere esplorato

fino in fondo.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Per favore, Debora…

di Mauro Del Bue

Debora Serracchiani ha rilasciato una dichiarazione, in realtà non

nuova, ma sulla quale é esplosa in ritardo la polemica, con la quale

invita testualmente il presidente del Senato Grasso, eletto dal Pd, a

uniformarsi alle decisioni della direzione del Pd. Abbiamo letto e

riletto e proprio questo era scritto. La frase virgolettata e riportata da

un’intervista a Rainews è la seguente: «Io rispetto molto il presidente

Grasso. Credo sia un presidente di garanzia, ma credo anche che,

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essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni». C’è da

stropicciarsi gli occhi. Il presidente della seconda istituzione dello

Stato, almeno ora, il presidente della Repubblica vicario, deve non già

interpretare correttamente le norme costituzionali sulle procedure del

voto, ma accettare le indicazioni del partito che lo ha eletto.

Neppure tanto dei gruppi parlamentari che lo hanno eletto

presidente, ma solo quelle del partito che lo ha eletto, sia pur da

indipendente, senatore. È evidente che questo non solo stona

maledettamente con la norma dello svolgimento dell’incarico senza

vincolo di mandato e questo riguarda tutti i parlamentari, ma configge

con le funzioni del presidente del Senato che, da un lato, deve

interpretare le norme e dall’altro rispondere al solo Senato. Ricordo

una presidente della Camera, una grande presidente come Nilde Iotti,

che era talmente gelosa della sua autonomia che spesso, anche senza

ragione, si schierava contro il suo gruppo e le opinioni espresse anche

sul regolamento dai suoi compagni. Mai ebbe rimprovero alcuno per

non avere rispettato le decisioni del suo partito.

Oltre che irriguardosa nei confronti del presidente del Senato, la

dichiarazione della Serrachiani è anche ridicola oggi, visto che sono

proprio i semplici senatori del Pd a pretendere sulla materia della

revisione costituzionale libertà di voto. Libertà che invece dovrebbe

essere negata al presidente del Senato sulla interpretazione dell’articolo

138 della Costituzione. Le parole in libertà possono scappare. Resta il

fatto che la brava Debora almeno dovrebbe precisare se non smentire,

perché smentire ciò che viene detto in tivù è molto complicato. Non

lasci l’impressione che la sua è una forza politica che si sovrappone

alle istituzioni. Nemmeno il vecchio Pci, nel fulcro del suo centralismo

democratico, aveva mai ostentato questa volontà. Deborah, mia

Deborah, ascoltami…

Vai al sito dell’avantionline

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Crash test

Cosa è successo alla Volkswagen, chi può guadagnarci e

come? Quali sono le conseguenze e qual è il futuro delle

concorrenti?

di Stefano Minnucci @StefanoMinnucci

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Uno scandalo gigantesco che non accenna a placarsi: il trucco

antismog della Volkswagen coinvolge 11 milioni di auto. Simbolo del

potere economico e dell’efficienza tedesca, l’inganno della casa

automobilistica di Wolfsburg tira in ballo anche la reputazione di un

sistema paese, quello tedesco. Soprattutto dopo la notizia riportata da

‘Die Welt’ secondo cui Berlino era a conoscenza della manipolazione

dei controlli dei gas di scarico.

In cosa consiste la truffa - Si tratta di un software installato (fin dal

2009) sulle centraline di tutti i motori diesel Audi e Volkswagen

venduti negli Usa. In pratica un chip della centralina riconosceva

quando erano in corso misurazioni di emissioni nocive e, in

automatico, riduceva le prestazioni del motore, abbassando i parametri

che altrimenti sarebbero risultati fino a quaranta volte superiori ai

valori minimi consentiti. Un vero e proprio inganno che negli Usa

prende i connotati penali: la Volkswagen rischia ora una pena

pecuniaria pari a 37.500 dollari per vettura, per un totale di oltre 18

miliardi. Non solo, negli Stati Uniti si comincia anche a parlare di class

action.

Quali sono le conseguenze - Il colosso delle auto vede seriamente

minata la sua corsa inarrestabile verso la leadership mondiale delle

quattro ruote. L’Unione europea sta valutando molto seriamente la

questione e dalla Francia parte la richiesta di un’indagine a tappeto su

tutti i costruttori. Anche in Corea sono stati annunciati controlli sulle

vetture e i modelli sotto la lente sono gli stessi degli Stati Uniti:

Volkswagen Jetta, Golf e Audi AG A3 sedan. Una brutta notizia visto

che le vendite in Asia coprono ormai il 40% del totale, con la Cina a

fare da mercato principale. E dopo Seul, anche l’Australia vuole sapere

se i veicoli venduti nel Paese siano equipaggiati con il software

“civetta” scoperto negli Stati Uniti.

La reazione delle borse - La risposta degli investitori allo scandalo

Volkswagen è a dir poco spaventosa. Il titolo del gruppo

automobilistico continua a perdere pesantemente terreno e dopo il

crollo di ieri del 20% arriva a lasciare sul terreno un altro 19%. Oltre al

salasso di 18 miliardi, infatti, si comincia a parlare di una class action

che potrebbe addirittura raggiungere la mastodontica cifra di 275

miliardi di dollari.

Così, nel giro di due giorni, il costo per i soci del colosso

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automobilistico ammonta a oltre 20 miliardi.

Il crollo fa sbandare i listini europei che perdono tutti oltre il 3%

colpiti dalle vendite sul settore auto. È proprio l’intero comparto

dell’automotive infatti a soffrire: d’altronde in questi casi, si sa, è la

speculazione a farla da padrona, puntando sull’incertezza e sui timori

che lo scandalo possa coinvolgere anche altre case automobilistiche.

Il futuro delle concorrenti - Tuttavia, nel medio termine, se le

concorrenti della Volkswagen dimostrassero di non essere coinvolte

nella truffa uscendone ‘pulite’ potrebbero di fatto riconquistare le

attraenti fette di mercato lasciate dal gruppo tedesco. E già la divisione

americana di Fiat Chrysler Automobiles prova a rassicurare gli

investitori specificando di “non usare il defeat devices”, il software

incriminato a Volkswagen. In una nota, infatti, il gruppo spiega di

“lavorare da vicino e continuamente con l’Epa (l’Agenzia per la

protezione ambientale) e CARB (il California Air Resources Board,

ndr) per garantire che i suoi veicoli siano rispettosi di tutti i requisiti

richiesti”. La posta in gioco, non solo per Fca, è davvero alta.

Vai al sito dell’Unità

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

La Fondazione Rosselli al TG3

Intervista a Valdo Spini, Presidente della Fondazione Circolo

Fratelli Rosselli, al Tg3 del 16 settembre 2015

Vai all’intervista sul sito di

RaiNews: http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/basic/PublishingBlock-

0f7d1998-654b-4a4d-8455-2d2a1121bfb2-archivio.html

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

Per limitare i danni

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La “Buona Scuola” di Renzi è legge. Nonostante l’opposizione

generalizzata del mondo della scuola, che si è manifestata con lo

sciopero più grande della storia della scuola della Repubblica…

di Giorgio Morale

La prima puntata di vivalascuola del nuovo anno scolastico

presenta un augurio di Marina Boscaino, un riepilogo, per

FAQ, della legge 107 da parte di Carmelo Palladino, una

filastrocca del primo giorno di scuola di Mauro Presini, un

quadro dell’opposizione alla scuola di Renzi e informazioni

per limitare i danni della legge: https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/09/14/vivalascuola-199/

Quindi la “Buona Scuola” di Renzi è legge. Nonostante

l’opposizione generalizzata del mondo della scuola, che si è

manifestata con lo sciopero più grande della storia della scuola

della Repubblica, il blocco pressoché totale degli scrutini,

dichiarazioni di intellettuali, appelli al Presidente della

Repubblica affinché cogliesse gli elementi di incostituzionalità

presenti nella legge.

E adesso? Adesso cominciamo un nuovo anno scolastico,

con la consapevolezza che le leggi possono essere contrastate

sia con la lotta sia con le vie legali. Con le pratiche di corretta

informazione, resistenza e disobbedienza civile. Che le leggi

devono essere applicate e le modalità della loro applicazione

vengono determinate dal comportamento delle parti coinvolte,

caso per caso, scuola per scuola, contrattazione per

contrattazione. Con la consapevolezza che i governi passano

mentre la scuola rimane. Rimane come un “organo

costituzionale“, come la definì Piero Calamandrei, quasi un

quarto potere dello Stato.

Quando torniamo a scuola, quando entriamo nelle aule,

ricordiamoci di questo potere.

Grazie dell'attenzione, e un caro saluto, con l'augurio di una

buona ripresa.

Giorgio

Le idee

TRA FISCO ED ECONOMIA,

MOLTE PAROLE E POCHI FATTI

di Dario Allamano

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Labouratorio Buozzi Torino

Gruppo di Volpedo – Rete Socialista

Da un po’ di tempo anche in Italia si è ripreso a discutere di imposte e

tasse, in genere chi fa proposte le fa per mandare messaggi politici di

chiara matrice propagandistica ed in Italia la materia più facile che

esiste è la CASA, bene di proprietà per l’85% degli italiani, per cui

tutti i cosiddetti leaders populisti (da Berlusconi a Renzi) si impegnano

a cancellare le tasse sulla casa.

Innanzitutto occorre essere chiari, la casa non è di un sol tipo, esiste

l’alloggio popolare da un lato e l’alloggio di lusso dall’estremo

opposto, ma, e qui si vede l’insipienza dei politici, se l’alloggio

popolare e quello di lusso hanno lo stesso numero di vani per il Catasto

Immobiliare cambia la categoria ma sono uguali, senza parlare degli

alloggi popolari dei centri storici che nel tempo si sono trasformati in

alloggi di lusso mantenendo però la stessa rendita catastale.

Il primo atto da fare, se il Governo fosse davvero riformista,

dovrebbe rivedere a fondo il sistema catastale, Renzi ne ha parlato

alcuni mesi fa ma poi ha accantonato la questione, troppo difficile da

maneggiare (anche se lui è un gran maneggione), meglio proporre

l’eliminazione di TASI ed IMU con buona pace dei Comuni che, con il

rumoroso silenzio dell’ANCI (Ass. Naz. Comuni Italiani), si vedono

scippate le uniche risorse certe, in cambio di un generico impegno del

Governo di ristornare una quota uguale a quella eliminata, magari con

il tacito aumento di qualche altra tassa.

Le imposte sulle abitazioni sono, tutto sommato, sostenibili,

incidono per una media di 250 euro l’anno (con un max di circa 400

per Torino), l’equivalente di un caffè al giorno, mentre non si fa caso, e

nessuno ne parla, di quanto si deve pagare con IRPEF e IVA, le vere

sanguisughe che svuotano le tasche degli Italiani.

L’IVA svuota i portafogli in modo “egualitario”(tutti pagano allo

stesso modo, ricchi o poveri che siano), l’Imposta sui Redditi in modo

“asimmetrico”, con un salto di ben 11 punti in percentuale (dal 27 al

38) tra il secondo ed il terzo scaglione, ed in quello scaglione sono

compresi ormai anche i lavoratori dipendenti e, naturalmente, quello

che fu il mitico ceto medio del novecento.

Tutti lo rimpiangono il “fu ceto medio”, era quello che faceva girare

i consumi, che consentiva all’economia italiana di progredire, ma oggi

nessuno fa niente per ricostruire una struttura sociale meno polarizzata,

tra “poveri veri” da un lato ed una piccola minoranza di “ricchi

rentiers” dall’altra.

Sarebbe utile ripensare gli insegnamenti di J.M. Keynes e ricordare

che è la domanda di beni e servizi quella che fa girare l’economia

reale, non l’offerta; si può offrire quanto si vuole, ma se non ci sono

soldi per comprare l’offerta resta al palo, a prescindere dalla mitica

“produttività” di cui tutti si sciacquano la bocca (compresi alcuni

sindacalisti).

Oggi non serve produrre di più, occorre produrre meglio, è la qualità

del prodotto che fa la differenza, è inutile rincorrere al ribasso il costo

del lavoro, ci sarà sempre qualcuno che è disponibile a lavorare per un

salario inferiore. Sono ormai tanti i casi-scuola sulla questione qualità,

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il più noto è quello FIAT che ha cambiato sostanzialmente pelle, da

azienda produttrice di auto di “segmentoB” (le utilitarie per capirci) a

produttore di auto di alta gamma e qualità, è stato un salto non indolore

per Torino che non vedrà mai più le file ai cancelli di Mirafiori.

Quello lanciato dalla FCA (abituiamoci a chiamarla così anche se

non ci piace) è un segnale utile per chi vuol capire, l’Italia se vuole

rinascere deve puntare sul proprio know how, sulla sua capacità di

produrre cose belle e buone, su un “made in Italy” reale, che certifica

che il prodotto nasce davvero in Italia e non sia invece, come per anni

è avvenuto, soprattutto con le griffes dell’abbigliamento, un’etichetta

attaccata su giacche e maglie prodotte altrove, magari sfruttando i

lavoratori bengalesi o dell’est europeo.

Come si vede i temi buoni per rilanciare l’Italia esistono, evitiamo di

perderci nell’inseguimento delle tirate propagandistiche, buone magari

per preparare una eventuale campagna elettorale, non certo per

rilanciare questo povero paese.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

Grecia: 750’000

votanti in meno

Siamo al solito. In percentuale Syriza perde lo 0,82% ma in assoluto

sono 750.000 voti in meno rispetto a gennaio ( seggi 95, +50 di

premio=145). Terzo partito è Alba Dorata (18 seggi, +1, quarto partito

l'Alleanza democratica (Pasok e Dimar) con 17 seggi. Quinto il KKE

(15 seggi). Nea Demokratia (75 seggi) guadagna qualcosa in

percentuale, ma perde un seggio. To Potami ha 11 seggi, ne perde 6,

ANEL, l'alleata di Syriza ha 10 seggi (-6). L’Unione di Centro ha 9

seggi. Unione Popolare, gli scissionisti di sinistra, sono fuori di un

soffio con il 2,9%. Mentre vi scrivo manca ancora il 10% dei seggi da

scrutinare. La maggioranza di governo 155 seggi ha un margine di 4

voti rispetto al minimo. Si tratta di capire se questa sia l'unica

maggioranza possibile. Spetterebbe al PSE, se esistesse, lanciare un

segnale attraverso il Pasok e la piccola formazione di Sinistra

Democratica.

Felice C. Besostri, Milano

LETTERA

Qualche domanda, auspicio

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e considerazione sul CGIE

L’Assemblea Paese convocata a Berna il 26 dettembre 2015

per l’elezione del Consiglio Generale Italiani all0’Estero

Il prossimo 26 settembre l’Assemblea Paese, composta dai 96 eletti dei

COMITES in Svizzera e da 29 esponenti delle associazioni, è

convocata per eleggere i rappresentanti della comunità italiana in

Svizzera nel Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE). Lo

stesso faranno le altre comunità italiane all’estero.

Noi, come piccola formazione politica, non ci saremo, ma saranno

assenti anche partiti e movimenti che, piacciano o non piacciano,

hanno avuto dagli elettori italiani in Svizzera un massiccio consenso

popolare alle ultime elezioni politiche. L’esclusione dei partiti è

prevista dal regolamento e, come si suol dire oggi, noi ce ne faremo

una ragione. Sappiamo bene tuttavia che, sia pure con diverse vesti, gli

esponenti del principale partito italiano, il PD, saranno presenti in gran

numero e meneranno le danze in questo consesso che molto si presta a

manovre sotterranee.

Per quanto riguarda la componente associativa della platea elettorale

ci uniamo alla nota di protesta dell’INTERCOMITES in Svizzera.

Piacerebbe anche a noi conoscere quali associazioni hanno avuto

l’onore di essere chiamate a rappresentare la nostra comunità in

Svizzera e magari essere informati pubblicamente sui criteri adottati

dall’Ambasciata d’Italia per queste designazioni. E preme anche a noi

richiamare l’attenzione sul fatto che l’Albo delle associazioni e dei

partiti italiani in Svizzera potrebbe risultare largamente incompleto, in

quanto lo scorso anno molti (e noi per primi) hanno volutamente

rifiutato di partecipare ad un censimento che prevedeva la

comunicazione di dati sensibili quali elenchi di persone, indirizzi e

bilanci.

Per quanto riguarda la componente degli eletti dei COMITES che

parteciperanno all’Assemblea, vogliamo esprimere l’auspicio che essi

compiano le loro scelte con la consapevolezza del loro ruolo di membri

di un organismo eletto direttamente dalla comunità italiana. È vero: il

voto di aprile vide una partecipazione molto bassa, con un dato

negativo che richiederebbe un’approfondita riflessione, ma si trattò

comunque di una prova di democrazia che ha assegnato un legittimo

mandato ai COMITES e ai loro membri. Fatte queste premesse ci

permettiamo di sottolineare due punti su cui auspichiamo si orienti la

scelta che verrà compiuta nell’Assemblea del 26 settembre:

1. Il primo punto riguarda la priorità che a nostro giudizio va data a

candidati provenienti dalle fila dei COMITES. Si tratta di un criterio

minimo di coerenza rispetto alla prova democratica del voto popolare.

Far rientrare dalla finestra personaggi che o non hanno superato il voto

o neanche si sono sottoposti al passaggio elettorale sarebbe paradossale

ed anche ingiusto.

2. Il secondo punto attiene alla delicata questione dei conflitti di

interesse presenti in diversi eletti di COMITES in Svizzera e che

rischia di estendersi anche alla delegazione del CGIE. Il problema non

riguarda solo la problematica dei patronati, come è stato denunciato

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peraltro in una recente nota dei gruppi del M5S in Europa. A nostro

avviso essa va estesa a quanti operano in servizi e strutture

sovvenzionate dallo Stato. Per questo riterremmo un grave errore

proporre o eleggere candidati portatori di posizioni incompatibili con

un limpido e disinteressato esercizio del ruolo di rappresentanza.

Il nostro auspicio è che si elegga una delegazione al CGIE fatta di

personalità nuove, non solo sul piano anagrafico: figure capaci di

interpretare anche le domande della nuova emigrazione italiana e

capaci di riconsiderare gli interventi per gli italiani all’estero al di fuori

di ogni interesse clientelare e corporativo. Nello stesso tempo

vorremmo che il nuovo CGIE, interpretando il suo ruolo anche come

rappresentanza storica dell’emigrazione italiana, dica finalmente parole

forti contro il razzismo e per i diritti dei migranti.

Infine una sollecitazione politica che rivolgiamo innanzitutto ai

parlamentari di SEL, ma che non può non interessare tutte le forze

politiche ed associative impegnate sul terreno degli italiani all’estero.

Proprio alla luce delle carenze e delle incongruenze che si sono

riscontrate in occasione nel voto dei COMITES e che si stanno

manifestando anche in vista dell’elezione del CGIE, è urgente rivedere

l’impianto legislativo degli organismi di rappresentanza degli italiani

all’estero, la cui normativa, precedente peraltro all’introduzione del

voto nella circoscrizione estero, appare ormai inadeguata a

rappresentare la complessità delle nostre comunità nel mondo. Il nostro

impegno quindi è che, concluso questo passaggio, si metta mano

davvero ad una riforma che consenta un effettivo rinnovamento di

COMITES e CGIE.

Cesidio Celidonio, Olten Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà in Svizzera

LETTERA

Ad Ebrima Sanko,

giovane migrante morto

E a tutti coloro che non possono più sognare... e vivere

Si chiamava Ebrima Sanko, un nome che già nei prossimi giorni

sparirà dalla cronaca e cadrà nell’oblio. Lì dove verrà nominato perché

per molti sarà soltanto un “profugo”, un “clandestino”, un “immigrato”

se non addirittura “lu ner'” o “lu negr'”. Ignorando che Ebrima Sanko

era un ragazzo come milioni nel mondo, un 19enne che sognava come

tutti e tutte abbiamo fatto e facciamo a quell’età. E il suo sogno era qui,

in Italia, in Europa, lontano dal suo Gambia, colonia britannica fino al

1965 e che anche negli ultimi anni ha conosciuto motivi di fortissimo

“conflitto”, nono nella classifica degli Stati più poveri al mondo, tra gli

Stati inseriti nella lista dei “Paesi della sete” per la drammaticità (e

rischio mortalità) della mancanza d’accesso al bene primario per

eccellenza, l’acqua. La vita, i sogni, le speranze di Ebrima Sanko si son

spenti. Come si spengono quotidianamente tanti, troppi sogni e vite

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(migranti, lavoratori, disoccupati, senza casa, vittime di violenze, di

mafie, del biocidio delle nostre terre e tanto altro), mortalmente

soffocati da un sistema ingiusto, disumano, iniquo che tutto e tutti

opprime. “Dev’esserci lo sento in terra o in cielo un posto dove non

soffriremo e tutto sarà giusto” recita la canzone. E che oggi possa

accogliere anche Ebrima Sanko e la sua umanità drammaticamente

recisa a soli 19 anni. Nella settimana che portava al Natale di ormai 5

anni 21 migranti furono rinvenuti infreddoliti e sofferenti furono

rinvenuti nei dintorni della stazione di Vasto-San Salvo. A loro, ad

Ebrima Sanko, a tutti coloro che soffrono disumanità, ingiustizia, che

disperano nel futuro che vien loro quotidianamente tolto, possa sempre

correre il pensiero e il ricordo.

Alessio Di Florio, e-mail

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.