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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 12 novembre 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni IPSE DIXIT HELMUT SCHMIDT (1918-2015) Bonn, 1976 - Il cancelliere Schmidt nel suo studio con ritratto di August Bebel alle pareti - © Bundesarchiv Nel momento dell’azione - «Il politico, nel momento dell’azione o nel mentre deve spiegare e motivare il proprio agire, non può produrre ad un tempo anche grande filosofia. Ma se agisce senza una base etico- filosofica corre il pericolo di commettere errori. Corre il pericolo di sprofondare nell’opportunismo. Corre addirittura il pericolo di trasformarsi in un ciarlatano». Helmut Schmidt Vai ai materiali televisivi su Helmut Schmidt su ARD Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra

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La Newsletter settimanale del 12 novembre 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 12 novembre 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni

IPSE DIXIT

HELMUT SCHMIDT (1918-2015)

Bonn, 1976 - Il cancelliere Schmidt nel suo studio

con ritratto di August Bebel alle pareti - © Bundesarchiv

Nel momento dell’azione - «Il politico, nel momento dell’azione o nel

mentre deve spiegare e motivare il proprio agire, non può produrre ad

un tempo anche grande filosofia. Ma se agisce senza una base etico-

filosofica corre il pericolo di commettere errori. Corre il pericolo di

sprofondare nell’opportunismo. Corre addirittura il pericolo di

trasformarsi in un ciarlatano». – Helmut Schmidt

Vai ai materiali televisivi su Helmut Schmidt su ARD

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra

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lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Un tentativo di riflessione

dedicato a Helmut Schmidt

di Andrea Ermano

È scomparso martedì a 96 anni Helmut Schmidt, decano della

socialdemocrazia europea. Una delle sue ultime interviste, l'ha

rilasciata qualche mese fa alla anchorwoman televisiva Sandra

Maischberger (vai al link), rispondendo per un’ora e più alle domande

della giornalista talvolta scomode e incalzanti, con grande lucidità, ma

anche biblicamente "stanco di giorni".

Helmut Schmidt (1918-2015) con Sandra

Maischberger il 28 aprile scorso – © ARD

Nell’occasione di quest’ultima intervista-testamento, Schmidt ha

esposto alcune valutazioni politiche che varrebbe la pena tenere a

mente. Di seguito ne riassumiamo quattro:

1) Lo stato del mondo è "non buono", mentre invece la Germania

gode di salute sorprendente, che però non durerà molto senza una

strutturazione europea in grado di fare fronte “tutti insieme” alle sfide

globali.

2) Le riparazioni di guerra richieste dalla Grecia sono

sostanzialmente legittime e giustificate.

3) La Russia di Putin va sì "contenuta", come ogni grande potenza

tendente per natura all'espansionismo, ma non va esposta a

provocazioni sconsiderate né considerata il "male assoluto"; e ben

gravi responsabilità in merito alla crisi ucraina gravano invece sulle

politiche di "allargamento a est".

4) I mussulmani europei hanno diritto di costruire le loro moschee

anche "vicino a casa mia", ma l’idea di una società radicalmente

multiculturale non appare realizzabile nel breve o medio periodo. E

quindi rimane apertissimo il problema della crescente onda migratoria.

Sull'ultimo punto, riguardante i migranti e il pluralismo, due esempi

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emblematici ci vengono dalla cronaca di questi giorni.

Primo esempio. La Germania della signora Merkel, pressata da una

levata di scudi xenofoba, ha revocato le aperture estive circa

l’accoglienza dei profughi siriani.

Secondo esempio. In Francia, la visita di Stato dei vertici iraniani

avrà luogo senza alcun banchetto ufficiale. La ragione di ciò? I due

Stati non sono d'accordo… sul vino.

Non che la Repubblica francese e quella islamica dell’Iran abbiano

rilevato una reciproca indisponibilità a convergere sul tipo di

spumante. È che proprio non si sono messi d’accordo sul fatto stesso

che a tavola potessero esserci anche bevande alcoliche. Un’altra

difficoltà “diplomatica” consisteva nella preclusione dei dignitari

iraniani verso pietanze a base di carne di porco o anche di altri animali,

ove non macellati secondo le regole coraniche. Su ciò Parigi sarebbe

stata disponibile a cedere. Ma in orecchie francesi l’interdetto islamico

contro il Bordeaux, il Bourgogne, lo Champagne eccetera dev'essere

suonato totalmente inaudito. E completamente inaccettabile. In un

Paese libero ciascuno deve poter scegliere da sé di bere o di non bere.

E poi non ha forse, la Grande Nation, i migliori vini del mondo?!

Sembra roba da ridere. Ma teniamo presente che Gesù e Maometto

discordano completamente in tema di vino. Che per Gesù è simbolo del

sangue versato in remissione dei nostri peccati; mentre per Maometto

rappresenta una droga pericolosa, "opera di Satana", da evitarsi

tassativamente.

Questo problema, non solo teorico, dei due (o più) profeti in forte

disaccordo tra loro non è nuovo. Più di tre secoli e mezzo or sono fu

dottamente discusso da Thomas Hobbes allo scopo di dimostrare che

solo la ragione naturale può veramente discernere se un profeta dica il

vero, oppure l’altro, o nessuno.

Oggi si sarebbe portati a congetturare che tutti i profeti in un qualche

modo ermeneutico potrebbero avere ciascuno per parte sua un

frammento di ragione, essendo interpreti dello stesso e unico Dio. Ma

il fallimento del pranzo diplomatico franco-iraniano, in sé una piccola

cosa, mostra che il conflitto multiculturale si è frattanto dislocato più

oltre. Perché qui non si discute se la preghiera verso la Mecca debba o

meno includere la transustanziazione del vino o se la liturgia

eucaristica debba escluderla. Qui ci si chiede "solo" se un Capo di

Stato occidentale, andando a pranzo con un Ayatollah, sia ancora

libero di bere un bicchiere, o alcuni bicchieri, o molti bicchieri, o

nessun bicchiere, di spremuta d’uva fermentata.

Sembrava roba da ridere!

E invece eccoci qua, di fronte a un dissidio teoricamente insanabile

tra due sacrilegi, il sacrilegio laicista verso la parola del Profeta e il

sacrilegio integralista verso la libertà enologica dell'individuo e la

sovranità vinicola della nazione. Bel groviglio, non c'è che dire. Un

groviglio che nessun rigorismo, né laicista né clericale, risolverà mai,

perché il dialogo tra le culture richiede ben altri approcci.

E però non è facile dire quali.

In ogni caso l'interdetto coranico sull'alcol non deve servire a molto

se taluni esponenti del clero islamico, super-astemio, si comportano

talvolta come ubriachi. E un quantum d'astinenza non danneggerebbe

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nemmeno certi nostri grandi intellettuali europei che paiono anch'essi

in preda a una sorta di delirio etilico galoppante.

Irrisolta la questione del "pluralismo", resta il problema delle ondate

migratorie. Sul quale problema in questi giorni si è espresso persino un

filosofo della politica elvetico, il professor Georg Kohler di Zurigo, il

quale parla di "tumulto apocalittico" e non esclude l’opzione bellica.

Poi si appella a una barzelletta di Orson Wells sulla Svizzera: il miglior

Paese in cui rifugiarsi in caso di fine del mondo, giacché nella

Confederazione scudocrociata l' Armageddon avrebbe certo luogo "con

un giorno di ritardo".

Beati i ricchi… Metafora quasi perfetta dell'autocompiacimento un

po' borioso in cui ci avvitiamo tutti, fruendo lo spettacolo mediatico-

circense di gente in fuga dalla morte, dalla guerra e dalla carestia.

Il retrogusto cinico di questa nostra “situazione postmoderna” rinvia

per associazione al peso massimo del cinismo mondiale, Peter

Sloterdijk, che reputa indispensabile mettere in campo una crudeltà

ben temperata: "Si può procedere come i Canadesi o gli Australiani o

gli Svizzeri. In ognuno di questi casi ne va di una nazione, una nazione

troppo attraente, che deve strutturare un sistema di difesa alla cui

costruzione è indispensabile qualcosa come una crudeltà ben

temperata. Ora, questo è il problema principale: gli Europei si

definiscono benevoli e non crudeli; e c'è tutta una pubblicistica subito

pronta a denunziare il benché minimo tentativo d'assumere

atteggiamenti più difensivi, cioè più crudeli, come uno scandalo

civilizzatorio di prima grandezza."

Che dire?

La locuzione "ben temperata" rinvia a Johann Sebastian Bach e a

una sua celeberrima raccolta di preludi e fughe nota sotto il titolo Das

wohltemperierte Clavier. Ma la nozione di "crudeltà", inalveata da

Sloterdijk entro una figura “musicale” di freddezza psichica, evoca

impressioni che preferirei non definire.

Si deve, per esempio, “aiutarli” a casa loro e /o “selezionarli”

all’arrivo da noi, separando i profughi veri dai semplici migranti?

Bando agli eufemismi: con simili espressioni è inteso che si vada "a

casa loro" per fare soprattutto la guerra. E “selezionarli” vuol dire

lasciare annegare un altro po' di gente di fronte alle nostre coste. Quali

mai potrebbero essere, di grazia, i criteri di codesti aiuti e di codeste

selezioni sul terreno di “atteggiamenti più difensivi, cioè più crudeli”?

In realtà, le grandi migrazioni accadranno. Accadranno comunque. E

l'unico modo di fronteggiarle sarà sviluppare, come ha di recente

ribadito Massimo Cacciari, "una disponibilità cosciente e non

sentimentale all'accoglienza, sapendo che l'esodo avverrà… Dobbiamo

comprendere che i modi puramente difensivi, quelli che vorrebbero

tornare alla potenza occidentale sono disastrosi".

Ma che cosa significa porre in essere una disponibilità

all'accoglienza "cosciente e non sentimentale"?

Per Cacciari è decisivo "tenere insieme i distinti". E questo

comporta che "il volontariato non basta".

Dunque, probabilmente occorreranno due grandi strutture

organizzate, l'una sostanzialmente formata da chi accoglie, l'altra da

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chi viene accolto. Probabilmente riusciremmo a venirne fuori se

un’unione di Stati promuovesse la nascita di un servizio civile di

accoglienza, formato da giovani europei e interconnesso a un servizio

civile di auto-aiuto formato da migranti.

La correlazione che può tenere uniti i due "distinti" cui accenna

Cacciari sarebbe forse da pensarsi come un grande “esercito europeo

del lavoro”.

Il filosofo Massimo Cacciari,

ex sindaco di Venezia

Riceviamo e volentieri rilanciamo

L’Italicum

come il Porcellum

Parla Felice Besostri: “L’Italicum come il Porcellum. È

incostituzionale”.

di CLAUDIO MADRICARDO

Avvocato Besostri, lei venerdì 6 novembre ha presentato ricorso al

tribunale di Milano contro l’italicum. cI vuol spiegare come è

giunto all’idea di opporsi alla nuova legge elettorale? Ha forse

nostalgie proporzionaste? Non le è bastato di aver già affossato il

porcellum?

Ai Tribunali civili di Milano e Venezia sono stati presentati i primi

due ricorsi per far accertare il diritto dei cittadini italiani di votare

secondo Costituzione. Ne seguirà un’altra ventina presso i Tribunali

delle città capoluogo di Distretto di Corte d’Appello: in generale i

capoluoghi di Regione. La ragione è semplice l’italicum presenta gli

stessi problemi di costituzionalità del porcellum, una legge che con gli

avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani avevo contribuito a far annullare

dalla Corte costituzionale nel gennaio 2014. Le leggi elettorali

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proporzionali sono state demonizzate ingiustamente, ma questo non

c’entra nulla. Davanti alla Corte costituzionale ho detto chiaramente

che un sistema maggioritario all’inglese o alla francese sono

assolutamente costituzionali.

www.coordinamentodemocraziacostituzionale.net

Quindi, avvocato, qual è il vero problema secondo lei?

Il trucco di dare la maggioranza a chi non ce l’ha. Cerco di

spiegarmi meglio. Nei sistemi maggioritari bisogna conquistare la metà

più uno dei seggi. In quelli proporzionali avvicinarsi al cinquanta per

cento dei voti validi. La Corte Costituzionale nella sentenza n. 1/2014

ha detto che se il legislatore vuol adottare un sistema maggioritario lo

può fare, ma se sceglie un sistema, anche parzialmente proporzionale,

deve essere coerente.

Tuttavia i sistemi proporzionali sono generalmente instabili.

Non è vero. La Germania, che è il paese più stabile d’Europa, ha un

sistema proporzionale con una soglia di accesso del cinque per cento.

Ebbene, dal 1949 ad oggi ha avuto in sessantasei anni appena otto

cancellieri e si vota ogni quattro anni e non ogni cinque come in Italia.

Da noi non è il sistema elettorale, ma il sistema dei partiti che crea

instabilità,. Nella tredicesima legislatura (1996-2001) con la legge

maggioritaria chiamata mattarellum abbiamo avuto quattro governi.

Nella quindicesima (2006-2008) con l’iper maggioritario porcellum, la

legislatura è finita prima. Berlusconi nel 2008 ha avuto la più grande

maggioranza della storia repubblicana alla Camera e al Senato. Non ha

finito la legislatura. L’ha portata a termine Mario Monti, ma con una

maggioranza diversa.

Quali sono, a suo modo di vedere, i motivi più eclatanti che

renderebbero l’italicum incostituzionale? Li vuol spiegare in

termini comprensibili a un profano della materia?

Il premio di maggioranza prefissato nel cinquantaquattro per cento

dei seggi. Ovvero trecento quaranta seggi e senza contare i dodici della

circoscrizione estero, e indipendentemente dal consenso elettorale.

Prendo lo stesso premio con il quaranta o con il quarantacinque per

cento. O addirittura il cinquanta per cento dei voti. Lo scandalo

comunque è il ballottaggio, dove una lista con il venticinque per cento

dei voti al primo turno può conquistare il cinquantaquattro per cento

dei seggi. Cioè può più che raddoppiare quelli che gli elettori le

avrebbero assegnato. Questo non esiste in nessuna parte del mondo

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democratico. Inoltre, per far scattare il premio non c’è nessun quorum

di partecipazione: che vada a votare il settanta per cento degli elettori o

il trentacinque per cento, il premio è uguale. Un partito che rappresenta

in termini reali meno del venti per cento degli italiani, governerebbe da

solo. Si eleggerebbe il Presidente della Repubblica e quindi la

maggioranza dei giudici costituzionali. >>> Continua la lettura sul

sito di Ytali

INVITO ALLA LETTURA

Tra potere costituito

e potere costituente

Con riferimento al dibattito in corso sulla riforma costituzionale voluta

dal Governo Renzi, segnalo il mio articolo, La Costituzione italiana,

tra potere costituito e potere costituente, anticipato sul numero 031

della rivista quindicinale online di Critica Liberale del 5 ottobre, e di

prossima pubblicazione sul numero 225 della rivista trimestrale

(autunno 2015) di Critica Liberale. L'articolo può essere anche letto ed

eventualmente commentato cliccando su questo link, e andando alle

pagine 6-11.

Ringraziando per l'attenzione, invio cordiali saluti.

Enzo Palumbo

LETTERA

Dove firmare?

Dove si può firmare per il Comitato del No all'Italicum?

L. R., e-mail

Si può aderire andando su questo sito – La red dell’ADL

SPIGOLATURE

Un fumatore accanito, ma non un venditore di fumo

di Renzo Balmelli

VALORI. Non fu certo né per la Germania né per l'occidente un

periodo tranquillo quello in cui Helmut Schmidt, considerato uno dei

massimi protagonisti del dopoguerra e il primo grande riformatore

della sinistra tedesca, esercitò le sue funzioni pubbliche. Per parlare di

lui, iniziatore, oltre gli schieramenti, della lunga marcia verso l'unione

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economica e monetaria europea, si deve giocoforza iniziare dallo

scossone che diede alla SPD avviandola lungo il cammino della

modernità. Fu questa d'altronde la cifra dominante dell'intera sua

azione politica alla quale rimase fedele con coerenza e fermezza

dapprima in veste di ministro delle finanze e poi come Cancelliere al

culmine della guerra fredda. In quegli anni nel cielo sopra Bonn (

Berlino divisa non era ancora capitale) si addensavano i nuvoloni

carichi di oscuri presagi insiti nel riarmo nucleare voluto da Breznev

che accentuava e rendeva vieppiù rischiosa la contrapposizione est-

ovest. Sul piano interno inoltre incombeva l'attacco portato alla

democrazia dalla RAF, Rote Armee Fraktion, il minaccioso e temibile

braccio armato del terrorismo, all'origine di un'ondata di attentati e

rapimenti che fecero da modello al sequestro di Aldo Moro. Fumatore

accanito, ma non venditore di fumo, per la concretezza e il rigore col

quale impostò il suo operato, Helmut Schmidt, scomparso alla

veneranda età di 96 anni, resta il Cancelliere più amato e rimpianto dai

tedeschi anche per un altro motivo legato alla personalità del riformista

di Amburgo: quello di avere dedicato gli ultimi anni dalla sua vita a

esortare il suo Paese e l'Europa a unirsi in forma democratica per

affrontare le sfide che abbiamo davanti. Ma nella sua biografia , vista

da un altra angolazione, non mancano, come spesso succede con gli

statisti di vaglia, le valutazioni critiche per talune scelte e le sue sfide

controcorrente non sempre condivise che hanno lasciato una forte e

controversa impronta, nonché una vasta gamma di discussioni e

divisioni sia nella SPD, sia nel campo dell'euro socialismo. Se Willy

Brandt, il suo predecessore, verrà ricordato per sempre come il

romantico eroe della pace e della distensione, lui passerà alla storia

come il venerato, grande vecchio della socialdemocrazia rinnovata nel

solco della sua esemplare tradizione di insostituibile forza progressista

anche nei tempi bui. Forza che è sempre stata una straordinaria fucina

d'idee e di un altro modo di fare politica, basato sul primato dell'etica e

dei valori morali.

DESERTO. Se per sventura quanto visto alla baldanzosa adunata di

Lega e FI a Bologna fosse davvero il "nuovo" che avanza,

bisognerebbe rassegnarsi a vivere in un Paese con un futuro alle spalle

e un passato davanti a se. Nella triplice alleanza della destra di vecchio

conio, lontana anni luce dal suo modello liberale e risorgimentale, si

coagula infatti, accanto a personaggi ormai logori e altri di stampo

populista, tutta la panoplia dei vecchi slogan di facile suggestione che

nel recente passato lasciarono l'Italia in braghe di tela. Però quel filone

esiste ancora e con l'aria che tira in Europa sottovalutarne la presenza

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sul territorio potrebbe avere ricadute difficili da riassorbire.

Assecondarne la crescita elettorale sarebbe un azzardo, non diverso

dall'illusione di attraversare il deserto a piedi senza un goccio d'acqua.

SORRISO. Sono occorsi due decenni, un Nobel, la reclusione,

privazioni e sofferenze di ogni genere per riconsegnare all'indomita

Aung San Suu Kyi la vittoria che fu già sua ma che venne soffocata

dalla rigida dittatura birmana. Con il trionfo elettorale, l'icona del

movimento di opposizione non violento ha ora i mezzi necessari per

completare la svolta democratica della sua patria . Ma non sarà facile

poiché dovrà continuare a guardarsi dai colpi d'ala dei generali che

ancora non si sono fatti da parte e ai quali è riservato il 25% dei seggi.

Per portare in porto felicemente la transizione la madre coraggio di

Rangoon dovrà contare sul sostegno della comunità internazionale;

sostegno che le fu negletto, per sordide speculazioni al servizio di meri

interessi mercantili , negli anni cupi dell'isolamento coatto e del

silenzio. Secondo una antica massima, in Birmania, diventata nel

frattempo il Myanmar, " se incontri qualcuno senza un sorriso,

regalagliene uno dei tuoi". Per il Paese dei mille templi è tempo di

tornare a sorridere senza timori.

CONTRADDIZIONE. In Italia e non solo si riaffaccia a scadenze

cicliche il tema dell'antipolitica e della scarsa fiducia nei partiti

dimostrata da molti cittadini. In merito a tale argomento sono apparse

ultimamente le riflessioni della storico Marc Lazar, nonché quelle di

Eugenio Scalfari e Ilvo Diamanti che su Repubblica riflette sul

fenomeno della "controdemocrazia" e le sue conseguenze per la società

globale. La paradossale fotografia che ne viene fuori è quella di elettori

che detestano i partiti, ma non i loro leader i quali godono invece di un

ampio consenso specie nel folto schieramento degli eurofobici. La

contraddizione è manifesta , ma è possibile contrastarla validamente -

sostengono gli autori - nella consapevolezza che " le elezioni ancora

esistono e la democrazia c'è ancora".

MALINCONIA. Quando i giovani che si sentivano soffocare dalla

vecchia politica si riversarono nello strade di Parigi, dando vita alla

combattuta stagione del "maggio 68", con loro salirono alla ribalta

i maitres à penser, il gruppo dei pensatori che facevano capo a André

Glucksmann, filosofo e campione dei diritti umani, scomparso in

questi giorni all'età di 76 anni. Il suo impegno fu determinante quale

punto di congiunzione tra due correnti, quella di Sartre, Aron e Focault

e i Nouveaux philosphes che più tardi ruppero con il marxismo. A quel

punto il ruolo di Glucksmann prende altre vie, si fa sempre più critico

nei confronti del pacifismo, sposa la causa dell'intervento militare in

Serbia, Siria e Libia quasi come un dovere in nome dei diritti umani.

Tesi controversa però, che lasciò perplessi i suoi ammiratori a maggior

ragione quando alla fine del suo complesso percorso il filosofo non

esitò ad appoggiare Sarkozy, ossia la negazione di quello spirito

sessantottino che vide l'antico maestro tra i più convinti protagonisti di

un'epoca sulla quale oltre all'oblio è calato un velo di malinconia.

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Sud: serve una

politica nazionale

Alla vigilia della presentazione del "masterplan" per il Mezzogiorno

del governo, la Cgil rilancia la vertenza nazionale 'Laboratorio Sud –

Idee per il Paese', avviata lo scorso settembre a Potenza. L'iniziativa

del sindacato di Corso d'Italia

Alla vigilia della presentazione del "Masterplan" per il Mezzogiorno

del Governo, la Cgil rilancia la vertenza nazionale 'Laboratorio Sud –

Idee per il Paese', avviata lo scorso settembre a Potenza. L'iniziativa,

spiega il sindacato, articolata negli ambiti regionali e territoriali e nella

dimensione nazionale, si propone di evidenziare le condizioni di

criticità presenti nel Mezzogiorno e, soprattutto, di rendere visibili i

possibili spazi di intervento per superare il divario che sempre più

allontana le regioni del Sud dal resto del Paese. A tale fine il sindacato

di corso d'Italia presenta un documento programmatico per la

costruzione di una politica nazionale in grado di rafforzare le

condizioni economico sociali del Mezzogiorno, favorire crescita e

occupazione e permettere così una vera inversione di tendenza per tutto

il Paese.

Gli strumenti - Il nodo centrale del documento stilato dalla Cgil

consiste nel coordinamento e nella partecipazione dei vari soggetti e

dei vari livelli, poiché solo attraverso politiche rinnovate e il concorso

delle diverse energie, a partire dalle comunità locali e dalle loro

rappresentanze, può realizzarsi un cambio di fase. Di qui

l'individuazione di alcuni strumenti fondamentali di coordinamento tra

politiche nazionali e regionali, e di partecipazione, che vedono il

coinvolgimento delle parti sociali: un luogo formalizzato di

coordinamento tra le regioni meridionali, una cabina di regia

interistituzionale per l'attribuzione e la gestione delle risorse del Fondo

Sviluppo e Coesione, e una sede stabile di confronto con le parti sociali

sia nella dimensione regionale che in quella nazionale.

Strumenti indispensabili per superare le condizioni di svantaggio

riguardano la fiscalità e gli incentivi, che devono essere però selettivi e

mirati, coerenti con le politiche d'intervento nei diversi settori e

vincolati al carattere innovativo degli interventi con un alto profilo di

ricerca e innovazione. Gli sgravi devono essere finalizzati a specifiche

categorie e territori e condizionati all'addizionalità dell'occupazione.

Altro strumento imprescindibile quello delle risorse: la Cgil chiede

di incrementare quelle ordinarie, garantire il carattere addizionale dei

Fondi Comunitari e l'utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione per

finalità proprie, nel rispetto del vincolo territoriale e abbandonando

l'abituale pratica di destinare tali risorse per coprire politiche ordinarie.

Individuare una tempistica coerente rappresenta uno strumento

fondamentale di programmazione: l'orizzonte per un piano nazionale di

azione per il Mezzogiorno è quello quinquennale 2016-2020,

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all'interno del quale devono essere previste risorse certe e specifici

tempi per il loro utilizzo.

Vi è poi l'annoso tema delle infrastrutture, a metà tra lo strumento

necessario a scalfire e superare il gap nella mobilità di cose e persone e

la scelta strategica decisiva per lo sviluppo. Gli interventi proposti

dalla Cgil guardano ad ambiti quali la portualità e la logistica, di cui

occorre sviluppare capacità e competitività, l'energia, di cui è

necessario abbattere i costi, e il territorio, con un Piano Anti dissesto

idrogeologico nazionale.

Le scelte strategiche - Tre per la Cgil gli obiettivi prioritari di una

politica per il Mezzogiorno. Al primo posto dotare le regioni del Sud di

infrastrutture sociali: contrasto alla povertà, servizi ai cittadini e per il

lavoro, Istruzione e formazione, efficienza della Pubblica

Amministrazione sono ambiti in cui il divario esistente con il resto del

Paese incide profondamente sui diritti di cittadinanza. Per questo la

Cgil ritiene indispensabile programmare da subito interventi che

possano invertire la tendenza e che sono essi stessi generatori di

occupazione. Asili nido e servizi per gli anziani e la non

autosufficienza, Reddito di Inclusione Sociale come strumento

universale di contrasto alla povertà, risorse aggiuntive per il diritto allo

studio e legge quadro nazionale, rafforzamento delle università

meridionali a partire da un piano straordinario per il reclutamento di

docenti e giovani ricercatori: questi i nodi principali.

Occorrono poi scelte sulle politiche industriali del Paese, che devono

guardare al Sud per valorizzare la sua vocazione manifatturiera

rafforzando gli insediamenti esistenti, presidi di eccellenza per settori

strategici che vanno dalla siderurgia all'agricoltura, e riutilizzando o

riconvertendo le aree dismesse, con particolare attenzione alla

sostenibilità ambientale e all'alto tasso di innovazione e ricerca. Un

quadro complesso che necessita di un forte protagonismo delle grandi

imprese a partecipazione pubblica e di una governance multilivello

Stato-Regioni.

Per la Cgil è necessario fare leva su cultura, territorio e turismo: un

patrimonio immenso del nostro Paese e del Mezzogiorno che non viene

fatto fruttare a pieno ma che può trasformarsi in una fonte vitale per

economia e lavoro. Il sindacato di corso d'Italia propone l'assunzione

straordinaria di giovani per la tutela e la fruibilità del patrimonio

culturale e paesaggistico, un Piano cultura e turismo per il Sud e

l'individuazione di venti poli turistici prioritari.

Questa impostazione richiede alcuni interventi che non determinano

costi aggiuntivi, come il coordinamento inter-istituzionale. Altri

possono essere previsti subito, a partire dalla Legge di Stabilità, mentre

quelli di medio termine devono trovare supporto nel prossimo

Documento di economia e finanza. Tra i secondi la Cgil indica gli

incentivi condizionati a nuova occupazione da rivolgere a specifiche

categorie e/o al forte contenuto di innovazione e ricerca delle attività;

le risposte al diritto allo studio; il rafforzamento del sistema

universitario del Sud; l'incremento delle risorse per le politiche

ordinarie e l'attribuzione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione

agli obiettivi strategici, mantenendo il vincolo territoriale, e per il

sostegno alla realizzazione del piano di infrastrutture.

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12

È evidente che un progetto che ha questi tratti deve prevedere un

forte coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei

lavoratori: pensare che il lavoro, la sua qualità e qualificazione non

siano oggetto di confronto e non siano parte integrante di un piano

strategico di sviluppo e di crescita, significa affrontare il tema in modo

parziale.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Dal Parlamento europeo una sola legge elettorale

Il Parlamento europeo, in sessione plenaria, si accinge a votare una

proposta di risoluzione che unificherà il sistema di voto in tutti i

Paesi dell’Unione.

Nel progetto di “iniziativa legislativa parlamentare” che sarà posto in

votazione, e che fa seguito al dibattito del 27 ottobre, il Parlamento

chiede che alle elezioni europee debbano partecipare anche i principali

candidati alla presidenza della Commissione formalmente sostenuti in

tutta l’UE. Inoltre, questi stessi candidati dovrebbero essere

formalmente nominati almeno 12 settimane prima delle elezioni.

La bozza prevede l’inserimento di soglie obbligatorie per

l’assegnazione dei seggi al Parlamento europeo, che potrebbero variare

tra il 3% e il 5%, da applicare nei Paesi con un singolo collegio

elettorale o nelle circoscrizioni elettorali che hanno più di 26 seggi.

Inoltre, è proposto che tutti i cittadini che vivono all’estero abbiano la

possibilità di votare alle elezioni per il Parlamento europeo. I deputati

chiedono quindi che i sistemi di voto elettronico, online e postale siano

resi disponibili in tutta l’UE.

I trattati UE (articolo 223.1 del TFUE) consentono al PE di avviare

la procedura di riforma del sistema elettorale europeo e di formulare

proposte in tal senso. Queste proposte dovranno poi essere adottate dal

Consiglio all’unanimità e ratificate da tutti gli Stati membri.

Vai al sito dell’avantionline

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Un italiano l’Alto commissario per i Rifugiati

Il segretario generale Ban Ki-moon annuncia all’Assemblea

generale delle Nazioni Unite la scelta di Filippo Grandi alla guida

dell’Alto commissariato per i Rifugiati.

Sarà l’italiano Filippo Grandi il nuovo alto commissario delle Nazioni

Unite per i rifugiati (Unhcr). La nomina è stata decisa dal segretario

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generale dell’Onu, Ban ki-moon, secondo quanto informa un

comunicato del Palazzo di Vetro.

Il 58enne diplomatico italiano, che entrerà in carica dal primo

gennaio prossimo, succede al portoghese Antonio Guterres, alla guida

dell’Unhcr dal 2005. Grandi è stato responsabile dell’agenzia Onu per i

rifugiati in Palestina (Unrwa) dal 2005 al 2010 e ha servito in missioni

Onu in Afghanistan. Ha inoltre lavorato per l’Unhacr in Sudan, Sira,

Turchia, Iraq e ha guidato missioni umanitarie nello Yemen e in

Congo. Guterres lascera’ l’incarico alla fine dell’anno dopo aver

gestito la cifra record di 60 milioni di rifugiati che secondo l’Unhcr

rappresentano il picco massimo, superiore ai 50 milioni fuga durante la

seconda guerra mondiale.

“Una grande soddisfazione” è stata espressa in serata dal presidente

del Consiglio Matteo Renzi. Si tratta, ha detto alla Valletta il premier,

di “un riconoscimento alle qualità e all’esperienza di Grandi e all’Italia

su un tema chiave come quello dei rifugiati e dei profughi”.

Renzi ha sottolineato di accogliere la notizia proprio “a Malta, nel

corso del vertice sulle migrazioni cui l’Italia sta dando un contributo

decisivo”. Il presidente del Consiglio sentirà nelle prossime ore il

segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.

“Sarà un piacere lavorare con Filippo Grandi alla guida dell’Unhcr,

così come lo è oggi cooperare con Antonio Guterres”. Scrive, invece,

su twitter l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica

Mogherini, commentando la nomina del diplomatico italiano.

Otto dei precedenti alti commissari per i profughi sono stati europei:

i non europei erano la giapponese Sadako Ogata (1990-2000), ed è

stata l’unica donna, e l’iraniano Sadruddin Aga Khan, dal 1965 al

1977.

Vai al sito dell’Unità

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA - APPELLO

Crolla il prezzo dell’acciaio

Occorre un “Piano B” per i lavoratori di Taranto

PeaceLink chiama a raccolta le persone di buona volontà per elaborare

un piano B dettagliato e praticabile che faccia uscire la città di Taranto

dalla crisi irreversibile dell'Ilva. Taranto può e deve diventare un

laboratorio nazionale e internazionale di idee per la riconversione. Chi

ha idee da proporre ci contatti ([email protected]).

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I punti di partenza del nostro ragionamento sono questi.

1) Il mercato dell’acciaio è in fase recessiva ed è caratterizzato da un

eccesso di capacità produttiva. Negli ultimi 12 mesi il prezzo

dell'acciaio sul mercato internazionale è crollato del 45% per le

esportazioni cinesi.

2) Di fronte a questo scenario lo stabilimento siderurgico ILVA sarà

sconvolto da un’ondata di crisi che ha portato già altre acciaierie alla

chiusura. La situazione finanziaria dell’ILVA è caratterizzata dal fatto

che l’azienda non produce più profitti ma unicamente perdite che si

stanno sommando ai debiti verso le banche e verso i fornitori. ILVA ha

14 mila lavoratori, 20 mila creditori e tre miliardi di debiti.

3) La situazione è diventata insostenibile. Se l’azienda non produce

più profitti ma perdite vengono meno le condizioni per la realizzazione

degli interventi di risanamento degli impianti. L’ILVA è in coma

farmacologico e viene mantenuta in vita solo con decreti legge che

hanno solo un effetto palliativo.

4) Fra alcuni mesi l'ILVA chiuderà e sarà la fine di un modello di

sviluppo che si è centrato sulla monocultura dell’acciaio. Questa crisi

gravissima dell’ILVA sta esponendo i lavoratori al rischio concreto

della disoccupazione.

5) Di fronte a questa drammatica situazione è saggio confrontarci su

un Programma di transizione di sostenibilità ambientale che si alimenti

anche con i Fondi Europei che nel sud dell’Italia spesso non vengono

utilizzati dalle amministrazioni pubbliche.

6) E' possibile riconvertire l’economia locale attraverso fondi

europei. I fondi non mancano. Prova ne è il fatto che i 2 miliardi di

euro del “Programma Attrattori Culturali”, destinati a migliorare

l’offerta culturale nelle Regioni del Sud, non sono stati spesi e sono

ritornati a Bruxelles. Uno spreco proprio mentre il nostro patrimonio

storico e culturale cade a pezzi. Secondo una ricerca Eurispes, l’Italia

utilizza i fondi europei solo al 45%. Attualmente sono a rischio

contributi europei per 14,4 miliardi di euro. Solo Croazia e Romania

fanno peggio.

7) La crisi dell’ILVA deve diventare l’occasione per sfruttare al

massimo questa ingente quantità di fondi per realizzare un progetto

complessivo di riconversione che garantisca l’occupazione dei

lavoratori ILVA offrendo nel contempo ai giovani disoccupati una

concreta prospettiva di impiego diventando i protagonisti della

riconversione, della bonifica e della rinascita.

8) Creare lavoro senza inquinare è possibile e lo dimostrano le

esperienze di Pittsburgh, Friburgo, Bilbao, Hammarby Sjostad

(Stoccolma) e della Ruhr. Tutti esempi in cui bonifica, riconversione e

green economy hanno creato sviluppo e lavoro senza generare

inquinamento. Sono proprio le nazioni e le città che inquinano di meno

che creano più occupazione.

9) Occorre creare ponti di comunicazione con le città che sono

riuscite a riconvertirsi. PeaceLink ha preso contatto con gli

ambientalisti di Pittsburgh per capire come quella città è riuscita a

sopravvivere alla crisi dell’acciaio e a far rinascere la propria

economia. Pittsburgh è stata riconosciuta come una delle tre città

americane che meglio ha superato la crisi recessiva dello scorso

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decennio. Il sindaco di Pittsburgh ha dichiarato: “We employ more

people in Pittsburgh than we ever have”. Ossia: ”Noi impieghiamo più

persone a Pittsburgh di quante non ne abbiamo mai avute”). Proprio

così. Da quando hanno chiuso l’acciaieria sono usciti dalla crisi.

PeaceLink è in contatto con Pittsburgh per un interscambio di

esperienze sul monitoraggio dell’aria. Stiamo cercando di imparare

dalle città che hanno avuto l’intelligenza di cambiare.

10) Occorre coinvolgere i lavoratori dell'Ilva e renderli protagonisti

del Piano B, anche attraverso forme di "Life long learning". Per senso

di responsabilità verso i lavoratori dell’ILVA e verso tutti quei soggetti

che si sorreggono sull’indotto, PeaceLink da tempo sviluppa – accanto

alla critica dell’impatto inquinante dell’acciaieria – anche una parallela

azione di ricerca di alternative occupazionali e di ricerca culturale. Ora

questa ricerca è arrivata ad una sintesi con la stesura del “PIANO B”

per Taranto. Mentre la nave sta affondando, occorre avere a

disposizione le scialuppe di salvataggio. Le scialuppe già ci sono e

sono i fondi europei.

Ma occorre una grande capacità di pianificazione e di

riprogettazione che attualmente manca.

11) PeaceLink fa appello alla Camera di Commercio perché

convochi un tavolo di confronto e di progettazione per uno sviluppo

sostenibile alternativo e mette a disposizione il proprio PIANO B e gli

studi svolti in questi anni di ricerca, anche collaborando con

l’Università e con quegli studenti che hanno deciso di centrare la

propria tesi di laurea su Taranto.

12) E’ venuto il momento di far partecipare a questo tavolo di

confronto e di progettazione non solo gli attori istituzionali e sindacali

(che hanno spesso dimostrato la propria inerzia) ma anche i giovani

laureati e laureandi che hanno acquisito competenze e sono animati dal

desiderio di rimanere a Taranto o di tornarvi mettendo a disposizione il

proprio sapere e la propria voglia di cambiamento.

13) Occorre coinvolgere tutte le scuole di Taranto in una seria

riprogettazione dei profili professionali puntando sulle professioni del

futuro, in particolare quelle collegate alla green economy che, secondo

l’ONU, può creare fino a 60 milioni di nuovi posti di lavoro nei

prossimi

20 anni (cfr. http://www.peacelink.it/ecologia/a/36349.html).

PeaceLink è a disposizione delle scuole (per contatti:

[email protected]) per fornire materiale didattico e tenere incontri

con docenti e studenti nell’ottica di una “riprogrammazione” delle

scuole tarantine in funzione di una nuova economia e di una nuova

società che ponga il lavoro al servizio dello sviluppo sostenibile e del

bene comune.

14) Per i lavoratori Ilva vanno subito predisposti piani di formazione

e riconversione semestrali e sistemi di certificazione delle competenze

acquisite.

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink

http://www.peacelink.it

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Italiani nel mondo

Una lettera

dai Paesi anglofoni

I sottoscritti Consiglieri della rinnovata Commissione Continentale per

i Paesi Anglofoni Extraeuropei del Consiglio Generale degli Italiani

all’Estero, in attesa di ricevere la documentazione di

accompagnamento alla legge di stabilità ora all’esame del Parlamento,

sulla base delle notizie finora pervenute sui nuovi devastanti tagli

apportati a tutti i capitoli di spesa del MAECI relativi agli italiani

all’estero, nonché alla discriminazione contenuta in un Decreto del

MEF sulle detrazioni fiscali, chiedono agli esponenti del Governo e ai

signori legislatori di rispondere chiaramente prima di tutto alla

seguente domanda: l’Italia considera ancora come parte portante della

sua proiezione all’estero i quasi 5 milioni di cittadini italiani iscritti

all’AIRE e gli oltre 160 milioni di italo-discendenti, come calcolati da

Piero Bassetti, nel suo Globus et Locus?

Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio dei Ministri,

Matteo Renzi, nel corso della sua missione in America Latina

presuppongono una risposta positiva a questa nostra sollecitazione di

chiarimento. Chiediamo dunque perché nella legge di stabilità e nel

decreto regolamentare 21.9.2015 del MEF si proceda a:

• diminuire ulteriormente, ben al di sopra del taglio del 10%

imposto trasversalmente a tutti i Ministeri, i già esigui finanziamenti

agli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero: Com.It.Es.,

Intercomites e CGIE, tagli che di fatto impediranno lo svolgimento dei

compiti e l’effettuazione delle riunioni previste tassativamente dalle

rispettive leggi istitutive, esponendo i loro componenti a commettere

gravi infrazioni della normativa che li governa e ad essere perciò

perseguibili senza alcuna colpa da parte loro;

• ridurre oltre la soglia di criticità i contributi all’insegnamento

della lingua e della cultura italiane all’estero, volani di italianizzazione

dei gusti del mercato mondiale e strumento insostituibile di

promozione del Sistema Paese, prevedendo un’erogazione di fondi che

sono al disotto dell’1% delle risorse destinate da altre Nazioni a favore

delle proprie lingue e culture. Questo mentre si continuano a convocare

Convegni, organizzare Tavole rotonde, annunciare nuove politiche di

intervento, garantire che la diffusione della nostra lingua e la

promozione della nostra cultura costituiscono priorità assolute degli

interventi da realizzare;

• assegnare una mera elemosina all’assistenza indiretta per le

rimanenti fasce più deboli delle comunità di più antica tradizione,

negando i diritti di cittadinanza ed i princìpi di solidarietà sanciti dalla

Costituzione italiana;

• decretare che soltanto gli italiani che lavorano negli Stati

membri dell’Unione Europea hanno diritto alle detrazioni per carichi

familiari, mentre tutte le leggi finanziarie dal 2007 al 2014 hanno

stabilito che tale diritto spetti a tutti i residenti fuori d’Italia che

soddisfino le condizioni fissate per legge e il totale dei destinatari di

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17

tale agevolazione è costituito da un numero irrisorio di persone nel

mondo.

Silvana Mangione, USA, Vice Segretario generale Anglofoni

extraeuropei uscente; Franco Papandrea, Australia, componente del

Comitato di presidenza uscente; Riccardo Pinna, Sud Africa,

componente del Comitato di presidenza uscente; Rocco Di Trolio,

Canada, componente Commissione Assistenza Sociale uscente;

Vincenzo Arcobelli, USA, neoeletto.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.