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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 19 novembre 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni IPSE DIXIT Dobbiamo aggiungere noi stessi - «Nel loro territorio i jihadisti di al- Baghdadi si dedicano a gestire traffici d’ogni genere – dagli idrocarburi ai reperti archeologici, dalle armi alle droghe e agli esseri umani i cui mercati di sbocco sono tutti in Occidente. Quando ci interroghiamo sui loro finanziatori, alla lunga lista di entità islamiste e petromonarchie sunnite dobbiamo aggiungere noi stessi.» Lucio Caracciolo L’islamismo - «L’islamismo è un fascismo.» – Kamel Daoud Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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La Newsletter settimanale del 19 novembre 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 19 novembre 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Dobbiamo aggiungere noi stessi - «Nel loro territorio i jihadisti di al-

Baghdadi si dedicano a gestire traffici d’ogni genere – dagli

idrocarburi ai reperti archeologici, dalle armi alle droghe e agli esseri

umani – i cui mercati di sbocco sono tutti in Occidente. Quando ci

interroghiamo sui loro finanziatori, alla lunga lista di entità islamiste e

petromonarchie sunnite dobbiamo aggiungere noi stessi.» – Lucio

Caracciolo

L’islamismo - «L’islamismo è un fascismo.» – Kamel Daoud

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

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EDITORIALE

ALLONS

ENFANTS

L'Europa può ritornare a essere grande se sceglie la grandezza

dell'altruismo, indicando al mondo una via d'uscita dall’attuale crisi

di civiltà...

di Andrea Ermano

Loro sono giovani criminali europei. Questo sono, e definirli altrimenti

non ci aiuterebbe a decifrare il venerdì nero di Parigi. Non più di

quanto quarant'anni fa poteva servire una sofisticata analisi delle teorie

rivoluzionarie dietro alle quali si nascondevano gli assassini di Aldo

Moro e della sua scorta. Vili azioni criminali da perseguire, senza

dispute dottrinarie, laicamente, senza teatralità o frasi storiche. E senza

cadere nella tentazione emergenziale.

All'epoca, contro le Brigate Rosse fu messo in campo, sul piano

culturale, il "pensiero debole", che scalzò l'egemonia marxista e

agevolò il "riflusso". Nel nostro "quotidiano" di allora ogni rigida

serietà divenne oggetto di minuziose pratiche ironizzanti.

L'allentamento delle strutture sociali "forti" subì un'ulteriore spinta. E

così, dieci anni dopo il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, verso la

fine degli anni Ottanta, i brigatisti apparvero a tutti come residuati di

arcaiche glaciazioni novecentesche: tragici prigionieri di una fiaba

idiota, fatta di chiasso e furore che non significava più nulla.

Però, da allora il rilasciamento dei costumi e un certo edonismo

militante ci accompagnano... In origine questi fenomeni furono

attribuiti alle responsabilità del Governo Craxi e del nuovo corso

socialista... Qual enorme sopravvalutazione! La "società liquida" ha

continuato a liquefarsi anche dopo l'inabissamento del PSI e dell'intera

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Prima Repubblica. I mega-trend planetari procedono imperterriti, né si

curano dei nostri governi, partiti, correnti e sottocorrenti.

Oggi il fenomeno terroristico globale produce, al ritmo di circa due

attentati all'ora e migliaia di morti l'anno, una carneficina permanente.

Ce ne accorgiamo solo se e quando questo fenomeno percuote le nostre

città.

Nelle nostre città, secondo Rossana Rossanda, gioca un ruolo

importante il disagio sociale: integrazione è spesso sinonimo di

frustrazione. Molti giovani musulmani europei si vedono

progressivamente defraudati delle loro chances a causa delle diffuse

discriminazioni che essi subiscono e che si ricombinano con la

lunghissima crisi economica in atto, gran fomentatrice di xenofobia.

Ma c'è un "ma".

I terroristi di oggi "non sono i dannati della terra. A giudicare dai

casi passati non sono neppure i più poveri", riflette Rossanda: "Non

posso pensare che siano tutti mussulmani integralisti che si fanno

uccidere perché sarebbero accolti da bellissime vergini. È un fenomeno

che nel '900 non c'era, e c'è la necessità di capire come e perché

avviene".

Se, come suggerisce la psicoanalista Elisabeth Roudinesco,

proviamo a scindere la nozione di "disagio sociale", inteso in senso

strutturalmente economico, da una dimensione di horror vacui, ciò che

ci si configura sul monitor è un'immagine di panico terrore: "Il terrore

di perdere la famiglia, il padre, la nazione, tutto".

Ecco allora una doppia simmetria tra polarità esteriormente

contrapposte, ma intimamente alleate: la simmetria "islamismo vs.

razzismo" e la simmetria "disagio sociale vs. horror vacui".

Che islamismo e populismo siano due facce della stessa crisi

dovrebbe apparire assolutamente chiaro a chiunque. Basta rendersi

conto che il voto popolare francese (ma non solo francese) tende a

smottare tutto a destra: "Marine Le Pen ha surrogato i valori di sinistra

sostituendoli con dei falsi. È questa la nuova peste politica che non a

caso si nutre e prende forza da ogni attacco dell'islam radicale. Si

fanno forza l'un con l'altro", ragiona Roudinesco.

L'escalation delle due estreme destre opposte-e-alleate – il

fondamentalismo islamico e il populismo europeo (laddove

quest'ultimo coincide per lo più con il tradizionalismo cristiano) –

contiene un "minimo comun denominatore" che lega entrambi i

fenomeni a un totale, violento rifiuto dello Stato laico. Ché quest’è la

Francia nell'immaginario collettivo di tutti noi: lo Stato laico per

antonomasia.

Agli occhi di ogni teologia politica fascistoide, il pluralismo delle

opzioni, delle preferenze e delle inclinazioni personali –

costituzionalizzato dopo il 1945 secondo un principio fondamentale di

intangibilità della dignità umana – viene percepito come vettore di una

vera e propria dissoluzione nichilistica (beninteso, il nichilismo avanza

al galoppo nelle nostre società, ma certo non a causa dal rispetto,

lacunoso, dei diritti umani).

Insomma, non siamo davanti soltanto al problema di un'integrazione

fallita, quindi, ma anche a quello di un simmetrico rifiuto verso

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qualsiasi integrazione. Questi "sparano perché hanno paura

dell'integrazione", conclude Roudinesco: "resistono a modo loro",

reagendo in modo inaccettabile all'horror vacui di un modello sociale a

sua volta assurdo, imperniato com'è sull'individualismo più sfrenato e

insofferente di ogni remora.

Come scacciare l'immagine nietzschiana dell'Uomo folle che

irrompe sulla piazza del villaggio globale nell'era del suo sfarinamento

relativista a propulsione turbo-finanziaria per proclamare che Dio è

morto?

Consideriamo che – se Dio è morto, se tutto è permesso, se ogni

perentorietà viene edipicamente sospinta verso un "oltre" indefinito e

angosciante – allora dietro l'angolo ci aspetta una nuova

weimarizzazione delle Grandi Insicurezze europee.

Questo, e non l’Isis, pare a me il nostro problema più serio. Perché

la destra estrema – nelle due componenti predette – ha buon gioco a

rivendicare il ritorno del Padre Padrone, sia esso inteso nel senso del

tradizionalismo europeo sia in quello del fondamentalismo jihadista.

Ovviamente, non ci sarà alcuna restaurazione patriarcale, ma in

compenso l'escalation tra i rivali-alleati – populisti e islamisti – rischia

di trascinarci in una conflagrazione assolutamente psicopatica.

Molti commentatori in questi giorni inneggiano alla "guerra", non però

gli esperti di questioni strategiche e geo-politiche: «La bandiera nera

non sventolerà in Piazza San Pietro né in nessuna capitale occidentale.

Il nostro destino dipende da noi. I terroristi suicidi vogliono spingerci

al suicidio civile e politico, alla "guerra santa"». Così riassume i

termini della questione Lucio Caracciolo.

Bando, dunque, alle retoriche militariste. E bando alle doppiezze: a

quelle della "famiglia sunnita di stampo waabita" (Emma Bonino), ma

anche a quelle di molti altri Paesi che vendono armi e comprano

petrolio dall'Isis (Giovanni Salvi).

Né l'intera Europa né gli USA né la NATO possono uscire vittoriose

da un terzo conflitto mesopotamico (che per altro è esattamente ciò a

cui puntano gli strateghi islamisti). Se Obama, Putin e Hollande si

coordineranno, in tempi ragionevoli il "Califfo" sarà messo in

ginocchio (Romano Prodi). L'Occidente deve solo evitare di colpire le

popolazioni civili inermi. Una ricomposizione della guerra civile

siriana è ormai alle viste, dopo il "passo indietro" preannunciato da

Assad.

Nel nostro Continente dobbiamo del pari guardarci dalla cultura

dell'emergenza (Sergio Romano), coordinare i servizi d'intelligence

(Enrico Letta) e sconfiggere il razzismo (Bernard-Henri Lévy).

E la Francia, dove nacque l'esercito di leva della Rivoluzione, può

procedere oggi a una trasformazione di quel glorioso ideale del

patriottismo democratico: la promozione di un “esercito del lavoro”

europeo capace di prosciugare la disoccupazione fornendo a tutti i

giovani occasioni di esperienza e apprendimento finalizzate ad

aggredire in positivo le sfide globali.

Come sostiene Jacques Attali, l'Europa può ritornare grande se

sceglie la grandezza dell'altruismo, se indica al mondo una via d'uscita

dall’attuale crisi, una via diversa dal conflitto di civiltà,

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nell'accudimento dell'ambiente, nella solidarietà sociale e

nell'accoglienza dei migranti che continueranno comunque ad

approdare alle nostre frontiere.

ERRATA – L’editoriale della scorsa settimana (“Un tentativo di riflessione dedicato a Helmut Schmidt”) conteneva un’imprecisione là dove accennavo al conflitto tra profeti in rapporto al primato della ragione naturale, affermando che questo tema sarebbe stato discusso tre secoli fa da John Locke. In realtà la questione è trattata nel Leviatano di Thomas Hobbes (III, 36), dato alle stampe nel 1651.

SPIGOLATURE

Parigi, più forte dell'odio

di Renzo Balmelli

BARLUME. Nei giorni del dolore per l'orrore perpetrato

a Parigi lascia sgomenti l'età dei terroristi. Quasi tutti sono giovani

come la maggioranza delle loro vittime, coetanei della studentessa

italiana Valeria Salesin, eroina tragica di un dramma scritto nel sangue,

e di tanti come lei che fino a un minuto prima correvano liberi nella

capitale della libertà. Giovani corrieri della morte con il volto del male

– come li ha definiti Obama – che hanno divorziato dalla vita per

inseguire i cattivi profeti , coloro che per vendicare torti reali o

presunti sognano la fine di un'epoca distruggendola in modo cieco

senza un barlume di civiltà futura. In questo contesto privo di umanità

tutti noi abbiamo il dovere di unirci per rispondere alla domanda: "Che

fare?", poiché un mondo migliore non può essere immaginato e

costruito sulla strage degli innocenti di qua e di la del pantano

mediorientale.

INCENDIO. Dopo l'assalto alle Torri gemelle dell'11 settembre si

disse che nulla sarebbe mai più stato come prima. Adesso è difficile

immaginare come sarà ciò che verrà dopo il 13 novembre che ha

colpito al cuore la Francia e i valori dell'illuminismo, di cui è stata la

culla, e che ci hanno aiutato a crescere e progredire nel solco di una

società aperta e multiculturale. Nella cornice austera di Versailles,

Hollande non ha avuto dubbi. "Nous sommes en guerre", ha esclamato

il Presidente rotto dall'emozione, mostrando la determinazione di

questa grande Nazione a non cedere al ricatto e alla paura, così come

non si piegò sotto gli scarponi chiodati delle orde naziste. Al culmine

della sua follia Hitler ordinò di incendiare Parigi, ma a bruciare fu il

Terzo Reich. Parigi, seppur percossa e ferita è sempre lì, più forte

dell'odio.

GUERRA. Se mai la guerra fosse davvero dichiarata in modo

esplicito, bisognerà farsene una ragione. Ma che cosa significhi

esattamente è molto meno chiaro. Innanzitutto poiché sarà un conflitto

diverso dai precedenti, con regole d'ingaggio da inventare giorno per

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giorno su un fronte proteiforme in continuo movimento e un nemico

inafferrabile che si avvale addirittura dei videogiochi, trasformati in

strumenti di conquista non più virtuali, per trasmettere messaggi in

codice alla temibile falange delle cellule dormienti. D'altra parte

l'esperienza insegna che nessuna guerra, dall'Iraq alla Siria,

dall'Afghanistan alla Libia, è stata vinta con i bombardamenti, che non

sembrano impressionare più di tanto i combattenti del Califfato e chi li

finanzia. Si torna quindi alla domanda di prima: che fare?

CIVILTÀ. Nel mentre il Paese transalpino prova a rialzare la testa, la

comunità internazionale, come si è visto in modo netto al vertice del

G20, al di là della retorica di facciata sembra indecisa a tutto circa il

modo di venire a capo di una delle della sfide più drammatiche del

terzo millennio. Sul piano militare qualsiasi mossa potrebbe rivelarsi di

efficacia assai dubbia senza l'intervento terrestre, opzione che però

evoca i vecchi fantasmi di imprese fallite e che nessuna coalizione

sembra disposta a intraprendere. Resta l'impervia via diplomatica.

Impervia perché la remota ipotesi di trovare anche un pur minimo

spiraglio negoziale con l'Isis allo stato attuale rientra nel novero delle

missioni impossibili. Qualsiasi trattativa non può invece prescindere

dal coinvolgimento del mondo mussulmano, che dev'essere esortato a

prendere le distanze dalle frange estremiste ed a scendere in campo

affinché tutto questo non accada mai più. Occorre dialogare

per evitare ogni confusione tra Islam e terrorismo, un salto nel

buio che fatalmente finirebbe col lasciare spazio solo alla tragica

prospettiva di uno scontro di civiltà.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

UNIONS, PER GIUSTE CAUSE

su www.radioarticolo1.it

Intervista con Maurizio Landini,

segretario della Fiom

su “Contratto, pace e lavoro”

Venerdì 20/11 ore 11.05 RadioArticolo 1

Poi sabato 21 dalle ore 11.00 diretta streaming

del corteo e dei comizi dal palco.

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Alla vigilia della manifestazione nazionale delle tute blu della Cgil, il

leader della Fiom Maurizio Landini spiega perché i metalmeccanici

hanno deciso di scendere in piazza.

Il giorno seguente, sabato 21 novembre, RadioArticolo1 sarà di

nuovo in diretta audiovideo a partire dalle 11: voce al corteo di Roma

con gli inviati e, poi, al palco di Piazza del Popolo con il comizio

conclusivo di "Unions, per giuste cause".

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Antalya, l’ennesima

occasione mancata

Il bilancio del G20 ospitato in Turchia è deludente e conferma

ancora una volta come le proposte e le richieste del mondo del lavoro

siano considerate dai leader del pianeta come un poco rilevante

corollario nell’agenda delle priorità

di Fausto Durante, coordinatore dell’area

politica europea e internazionale della Cgil

La sintesi giornalistica potrebbe essere questa: un G20 deludente e

caratterizzato dalla spinta al rinvio. Per la maggior parte, infatti, i

commenti dei principali organi di informazione e della stampa

internazionale (in Italia è stato il Sole-24 Ore a farsi interprete del

sentiment) convergono sul fatto che il G20 appena svoltosi ad Antalya

abbia sostanzialmente spostato in avanti il tempo delle decisioni sulle

principali questioni economiche e sociali nello scenario mondiale.

Un’impressione che i sindacati dei paesi del G20, riunitisi nei due

giorni precedenti il vertice, avevano cominciato a maturare nel loro

incontro, sulla base di quanto emerso sia nei contatti con gli sherpa e i

funzionari che per i singoli paesi hanno seguito il lavoro preparatorio,

sia nei colloqui svoltisi alla vigilia del summit nel corso di Labour 20.

A una lettura obiettiva, il documento conclusivo di Antalya non pare

avere il respiro e l’ambizione necessari per affrontare una situazione

generale ancora caratterizzata dalla caduta dei tassi di crescita,

dall’aumento delle disuguaglianze e delle disparità salariali, da bassi

livelli di investimenti e dal permanere dell’emergenza disoccupazione,

soprattutto giovanile e femminile. In quel documento, le richieste e le

priorità di L20, presentate ai leader riuniti in Turchia e definite sulla

base del permanere delle criticità irrisolte nello scenario globale, non

hanno trovato risposte adeguate.

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Il primo capitolo delle priorità dei sindacati ha per oggetto i temi

della crescita inclusiva con la creazione di lavoro a essa collegata, da

realizzare attraverso l’abbandono definitivo delle politiche di austerità

e delle loro conseguenze negative, politiche da sostituire con scelte in

grado di produrre un deciso impulso alla domanda aggregata, agli

investimenti, all’innovazione tecnologica, in un quadro contrassegnato

da politiche redistributive e tassazione progressiva. Di conseguenza,

ciò richiederebbe la revisione e l’aggiornamento delle strategie

nazionali in tema di crescita e di occupazione. Più in particolare,

servirebbe il rilancio del ruolo degli Stati nazionali, per definire

iniziative concrete e coordinate di valorizzazione del lavoro e delle sue

condizioni, di supporto al dialogo sociale e ai sistemi di relazioni

industriali, di politiche attive del lavoro e dei servizi per l’impiego, di

qualificazione dell’offerta relativa alla formazione e alla

riqualificazione professionale.

Il secondo capitolo delle richieste sindacali è quello che riguarda

potenzialità e ruolo della contrattazione collettiva, come motore della

lotta alle disuguaglianze e di una più equa distribuzione della ricchezza

e come fattore determinante della crescita e del benessere generale. La

nostra richiesta era e rimane quella di invertire la tendenza, invalsa da

ormai due decenni, all’indebolimento e al depotenziamento della

contrattazione collettiva. Al contrario, occorre restituire a essa la

capacità di far crescere i salari e il reddito complessivo dei lavoratori e,

in tal modo, immettere risorse nel ciclo economico attraverso

l’aumento del potere d’acquisto. Come è chiaro, ciò richiede la

promozione e il rilancio della dimensione collettiva della

contrattazione e del grado di copertura degli accordi, oltre che

l’inclusione nei contratti delle forme di lavoro precario e non standard

e il contrasto ai fenomeni di individualizzazione delle condizioni e dei

rapporti di lavoro.

Il terzo capitolo ha al centro la richiesta di politiche e di azioni

concrete per l’inclusione nel mercato del lavoro delle donne, dei

giovani e dei gruppi più vulnerabili, dai lavoratori atipici a quanti sono

occupati nel lavoro informale e in quello irregolare. Riguardo a

quest’ultimo aspetto, abbiamo reiterato le nostre storiche richieste

affinché nelle catene della subfornitura e degli appalti sia garantita

l’applicazione degli standard internazionali e i diritti umani previsti dai

principi delle Nazioni Unite, dalle convenzioni Oil e dalle linee guida

Ocse sulle multinazionali.

Allo stesso modo, abbiamo chiesto impegni tangibili per realizzare

la strategia 25 by 25 sull’occupazione femminile e i principi – ancora

lettera morta, pur essendo stati stabiliti nelle precedenti riunioni del

G20 – su Youth Employment e sul dramma dei Neet, i tanti giovani

che non lavorano, non studiano e non hanno percorsi di

professionalizzazione. Non solo. Abbiamo anche chiesto che siano

confermati gli impegni assunti nelle precedenti riunioni del G20 sulla

sicurezza nei luoghi di lavoro e che venga attivato il processo per la

creazione di un database in grado di coprire l’insieme di eventi,

incidenti e malattie di lavoro, anche come base per politiche di

prevenzione. >>>Continua la lettura sul sito rassegna.it

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Da Avanti! online www.avantionline.it/

Il tempo delle responsabilità

L’Europa non c’è. Irriconoscibile. Il Mediterraneo è in fiamme e noi

ci balocchiamo nel buonismo. Una dignitosa esecrazione e poco più.

di Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi

Eccole là le tre voragini, pozzi neri nei quali ci specchiamo con

disinvoltura e dabbenaggine. Le metto in ordine: la crisi della nostra

identità, scalpellata quotidianamente in omaggio a un

multiculturalismo peloso e irrispettoso dei valori di uguaglianza e

libertà, la perdita di ruolo delle Nazioni Unite, afone da almeno un

ventennio, e l’apatia dell’Europa, altro rispetto alla lungimiranza dei

pionieri e alla grandezza di capi di stato e di governo dell’ultimo

ventennio del secolo scorso.

Abbiamo ridotto l’identità dell’Occidente a un feticcio. E invece

dovremmo essere fieri di una storia che ha sottratto all’anonimato

masse di donne e di uomini nel nome della libertà e dell’uguaglianza.

Lo sosteniamo da tempo: nessuna tolleranza verso il fanatismo

culturale o religioso, nessuna cautela verso chi calpesta i diritti

fondamentali delle persone, nessun senso di colpa verso chi predica

valori in contrasto con i cardini della nostra società. E nessuna

comprensione verso chi nega la visita a una mostra di capolavori

artistici per timore di offendere la sensibilità di chi professa una

diversa religione. I fanatici sono pericolosi da ogni parte. Se intanto

non difendiamo la bussola della nostra identità, se non abbiamo

certezza di chi siamo non saremo in grado ne’ di confrontarci con le

diversità né sapremo reagire con convinzione al dramma di questi

giorni. So bene come la pensava Oriana Fallaci. Ne abbiamo parlato

più volte. Non ho condiviso le previsioni cupe sull’Eurabia ma su un

punto aveva ragione, e proprio su quel punto venne attaccata, vilipesa,

lapidata da professionisti del pacifismo al caviale e da intellettuali che

dovrebbero almeno chiedere scusa per averla offesa e soprattutto per

aver sbagliato ogni analisi. Il punto, allora: l’Europa sta diventando

molle, ha perso la sua spinta vitale. Già. Chi può dissentire?

La guerra ha assunto da tempo caratteristiche inimmaginabili ai

conflitti tradizionali combattuti da eserciti nazionali. L’Onu nacque per

dirimere le guerre tra Stati. E invece i focolai che insanguinano lo

scenario internazionale si sono accesi soprattutto all’interno degli stati.

Perlopiù si tratta di conflitti etnici, religiosi, moltiplicatisi nel

quinquennio in corso tra il Medio Oriente e l’Africa del nord. Non ho

notizia recente di decisioni risolute da parte dell’Onu. Un silenzio

assordante. Rivederne la fisionomia e l’organizzazione e’ una priorità.

Il mondo non si avvia verso l’età dell’oro. Chi pensa di affrontare il

problema al solo grido di je suis Paris fa la cosa giusta, ma

insufficiente.

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L’Europa non c’è. Irriconoscibile. Il Mediterraneo è in fiamme e noi

ci balocchiamo nel buonismo. Una dignitosa esecrazione e poco più.

Se, come sostiene il presidente Obama, a Parigi si è commesso un

crimine contro l’umanità; se, come affermano capi di governo, siamo

di fronte a una nuova guerra; se, come ci informano servizi e

diplomazie, l’Isis ha colpito e colpirà ancora, alla retorica vanno

sostituiti mezzi più convincenti: strutture di intelligence che si

coordinano e si scambiano informazioni, tutte le informazioni, il

coinvolgimento pieno della Russia, l’uso sinergico di strumenti

militari, la rinuncia a far prevalere su tutto l’interesse economico di

singoli stati.

Non è indispensabile appartenere agli ultimi della terra per essere

reclutati dal fondamentalismo religioso. Sono altri, e più profondi, i

sentimenti che si muovono. I sentimenti che noi abbiamo smarrito e

che non saremo in grado di afferrare se non ci diamo una nuova

Dichiarazione Universale. L’umanesimo liberale deve essere innaffiato

ogni giorno, rinnovato, cresciuto. Altrimenti si spegne.

Vai al sito dell’avantionline

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Abaaoud, “mente” delle stragi,

tra le vittime del blitz a Sant-Denis

La conferma è arrivata da fonti della magistratura

l jihadista belga Abdelhamid Abaaoud, presunta “mente” degli attentati

di Parigi, è stato ucciso nel raid di ieri a Saint-Denis. Lo hanno reso

noto fonti della magistratura parigina. Il procuratore Francois Molins,

che ieri sera non lo aveva escluso, aveva dichiarato di voler attendere il

risultato degli esami del Dna dei corpi ritrovati.

L’annuncio ufficiale arriva comunque dal premier francese, Manuel

Valls, davanti all’Assemblea nazionale dopo l’identificazione formale

della mente delle stragi di Parigi, il belga Abdelhamid Abaaoud, tra i

morti nel blitz a Saint-Denis.

“Il cervello, o uno dei cervelli è morto. Saluto il lavoro eccezionale

della polizia”. Valls ha reso omaggio al “lavoro eccezionale dei nostri

servizi e della polizia” per l’operazione che ha portato all’uccisione a

St. Denis del terrorista.

Vai al sito dell’Unità

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

La legge che obbliga

a rispettare le leggi

di Celestino Spada

Da semplice lettore di giornali quotidiani apprendo che la Camera dei

Deputati, a ranghi ridotti (349 votanti su 650) e in prima lettura, ha

statuito che “non possono assumere l’ufficio di amministratore

giudiziario… il coniuge, i parenti fino al quarto grado, gli affini entro il

secondo grado, i conviventi o commensali abituali del magistrato che

conferisce l’incarico”. Con questa norma “si estende di un altro passo

la legislazione antimafia nel perimetro dei reati contro la pubblica

amministrazione”. A commento Luciano Violante ritiene opportuno

ricordare che “applicando questa come tutte le leggi il magistrato deve

essere competente, attento a non danneggiare nessuno, e in buona

fede”. Ma il Csm non dovrebbe garantire alla comunità nazionale il

presidio, in autonomia e responsabilità, di simili ovvietà da parte dei

magistrati italiani? E non lasciare andare le cose al punto da rendere

“necessarie norme dure” (!!?!), evidentemente adeguate a una deriva

che sembra avvicinare quello che a Giacomo Leopardi suonava ancora

come un paradosso: una legge che obblighi tutti a rispettare le leggi?

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Salvemini

contro i clericali

Venerdì 20 novembre 2015, ore 17.00

Sala del Gonfalone- Palazzo Panciatichi

via Cavour 4, Firenze

Presentazione del libro

LA SCUOLA LAICA - Gaetano Salvemini contro i clericali

di Gaetano Pecora, Donzelli 2015

Intervengono, con l’autore:

Eugenio Giani Presidente del Consiglio Regionale

Antonella Braga Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano

Salvemini

Sergio Casprini Gruppo di Firenze per la scuola del merito e

della responsabilità

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Sandro Rogari Università degli Studi di Firenze

Valdo Spini Presidente della Fondazione Circolo Rosselli

Organizzato da:

Regione Toscana - Consiglio Regionale

Fondazione Ernesto Rossi-Gaetano Salvemini

http://circolorosselli.it/20151120_la_scuola_laica_20_nov.pdf

Gaetano Salvemini

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Vittoria Nenni,

la biografia

27 novembre, Roma: Presentazione volume su Vittoria Nenni

Frammenti dalle foto segnaletiche di

Vittoria Nenni al suo arrivo ad Auschwitz

La Fondazione Nenni è lieta di invitarvi alla presentazione della prima

biografia su Vittoria, terzogenita di Pietro Nenni, vittima della barbarie

nazifascista, morta ad Auschwitz nel 1943.

Il saggio di 195 pagine è di Antonio Tedesco, arricchito dalla

Prefazione del Segretario della UILPA Nicola Turco. Introduzione del

Presidente della Fondazione Nenni Giorgio Benvenuto.

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Una pubblicazione della Biblioteca della Fondazione Nenni in

collaborazione con la UILPA e la Fondazione Buozzi.

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

Dio lo vuole

di Enzo Marzo

"Utilizzare il nome di Dio per giustificare la strada della violenza e

dell'odio è una bestemmia". Così Francesco. Somma smemoratezza

della propria storia e somma ipocrisia gesuitica. Il papa si dimentica di

aggiungere che le gerarchie dei tre monoteismi (e i cattolici non sono

secondi a nessuno) sono duemila anni che fanaticamente bestemmiano

in nome del loro dio "unico".

Vai al sito di Critica liberale

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

TARANTO

Ottimo l’ADL del 12.11. Con una sensibilità, sconosciuta a Roma,

circa l'ILVA di Taranto, paradigma della transizione postindustriale

nazionale.

La città, se non vuol tornare un paesello agropastorale vocato al

turismo religioso, avrebbe proprio quella missione: concentrare e

organizzare le risorse umane, gli enti, le competenze necessarie al

delineare una transizione industriale che può fungere da modello per

l'intero Paese. Faccenda in sé è difficile ma sfidante perché a vincerla

potrebbe essere il manifesto di vera rinascita e di riscatto per il Sud e

l’Italia.

La tecnologia e il know how li abbiamo in casa. I prezzi dell'acciaio

sono in caduta complice la crisi e il rallentamento della Cina.

In una possibile scelta "make or buy" l'acciaio converrebbe

comprarlo da paesi ancora "liberi di inquinare" e non produrlo.

L'articolo che avete ospitato pone quindi un serissimo problema. Non

sarebbe il caso di far diventare il ritardo una risorsa? Ma come

riallocare quelle maestranze?

Taranto è molto inquinata dalla politica affaristica ma le maestranze

sono per motivi intrinseci al tipo di produzione molto disciplinate, non

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fosse altro che lì dentro senza ordine e disciplina si rischia la pelle.

Come poi puntualmente accade comunque causa, prevalentemente, le

esternalizzazioni.

Personalmente suggerirei questi riferimenti :

a) Il distretto della Rhur in Germania che ha trasformato i siti

dell'industria pesante in un polo di archeologia industriale e servizi

integrati noto a molti tour operator e molto pubblicizzato come uno dei

possibili viaggi a tema in Germania.

b) Copenaghen e Fiume due porti che hanno avviato una

ristrutturazione del frontend portuale rendendo le banchine di deposito

materiale ferroso ecologicamente compatibili e persino un componente

estetizzante della zona.

La via migliore secondo me è non dimenticare l'acciaio e avviare

una trasformazione che reinventi il modo di produrre in senso

ecologico – è possibile – rendendo le maestranze protagoniste di un

processo di riconversione industriale.

Per me Taranto è un progetto Paese e un’occasione per darsi una

"missione" come fece Alberto Beneduce. Purtroppo a dirigere oggi le

danze attualmente è la finanza elvetico-milanese…

Vito A. Ayroldi, Roma

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.