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Il coraggio della paura Italo Santarelli: una storia di usura

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Il coraggio del la paura

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Italo Santarelli: una storia di usura

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Italo Santarelli: una storia di usura

con il contributo del CESV Centro Servizi per il Volontariato del Lazio

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Il coraggio della paura© 2009

AIRP – Prevenzione Usura Protesti e FallimentiTesto di Italo SANTARELLI

Adattamento testo Anna Rita PETRINIwww.airp.it

Progetto grafico Sergio TRENNAgraficainmente.splinder.com

Si ringrazia Paolo MARENGO per la vignettawww.paolomarengo.com

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Introduzione

Ogni individuo, si sa, ha una storia personale da potere raccon-tare ma, osservando attentamente quella riferita da Italo San-tarelli, si rimane particolarmente colpiti ed a volte anche

turbati per le tante amare, dolorose vicissitudini accadutegli negli annipiù importanti e decisivi della sua vita professionale quando cioè, daimprenditore in piena attività, si è visto costretto a lottare, prima con-tro la burocrazia e poi conseguentemente contro la disonestà di un di-rettore di banca senza scrupoli che non ha esitato un istante a gettarlonelle braccia di una compiacente Finanziaria dove, come spesso ac-cade, spunta alla fine quasi sempre la losca figura di un usuraio. Le brevi pagine scritte da Santarelli riguardanti la sua triste vicenda te-stimoniano alcuni drammatici momenti che fanno comprenderequanto grande sia stata l’angoscia e più ancora la solitudine in cui si èvenuto a trovare in quel tremendo periodo della sua esistenza.

Fin dal settembre del 1994, anno di costituzione dell’AIRP, il Pre-sidente Italo Santarelli ha impiegato le energie migliori affinchè il suoimpegno di combattere quella piaga sociale rappresentata dall’usurapotesse ottenere nel più breve tempo possibile qualche frutto concreto. Senza la fattiva ostinazione di Santarelli, senza quella sua tenda mon-tata nella piazza principale della città per raccogliere le prime adesioniall’Associazione ed ascoltare la gente, senza quello sciopero della famealla Galleria Colonna insieme ad altre nove persone per spronare i po-litici ad interessarsi del grave problema dell’usura e votare finalmenteleggi giuste riguardanti milioni di disperati, senza la sua presenza intante trasmissioni della Rai e di altre emittenti televisive e radiofoni-che, senza quel suo lungo viaggio attraverso l’Italia denominato “5000

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Km contro l’usura” ed altre iniziative ancora, non si sarebbero rag-giunti, certamente anche con l’aiuto di altre associazioni di categoria,alcuni importanti risultati nella lotta all’usura. Sicuramente da quel lontano 1994 di strada se n’è fatta parecchia. Purtroppo, il cammino è sempre lastricato da tanti ostacoli che solo leIstituzioni interessate al problema dell’usura, l’attuale sistema crediti-zio, benchè imperfetto, e la politica, possono, con i loro interventi, con-tribuire a superare.

Una cosa, comunque, è certa: il Presidente Italo Santarelli, coadiu-vato dai suoi bravi collaboratori, continuerà a lavorare con la solita vo-lontà iniziale per essere a fianco di tutte quelle persone che, purattraversando momenti economicamente difficili, conservano semprein loro la fiducia e la speranza di vedere un giorno tempi migliori e cre-dono ancora in uomini come Italo Santarelli che ha fatto principal-mente della solidarietà umana una vera e propria missione di vita.

Enzo RuotiGiornalista e scrittore

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Queste pagine che scrivo in occasione dei quindici anni dalla na-scita dell’AIRP, sono solo un condensato di quanto potrei rac-contare sia per ciò che ho vissuto personalmente, sia per le

tante tristi storie di tutte quelle persone che si sono rivolte alla mia as-sociazione alla ricerca di aiuto e conforto. Come molti sanno, l’AIRP ènata in seguito alle disavventure che mi hanno fatto vivere otto lunghianni di angoscia e di terrore. Non auguro neppure al mio peggior ne-mico di passare quei momenti, in cui ti senti morire dentro e non puoifare nulla poiché in gioco c’è la vita dei tuoi cari minacciata da gentesenza scrupoli. La mia triste storia inizia quando, da imprenditore senza problemi, de-cido di acquistare un albergo; non avrei mai potuto immaginare chesarebbe stato l’inizio di un incubo. Su questo albergo gravava un mutuoagevolato della Regione Lazio ad un tasso del 4%, che mi ero natural-mente accollato. Improvvisamente scoppiò lo “Scandalo degli Aberghid’Oro” e tutte le pagine di cronaca scrivevano della mega truffa effet-tuata da alcuni albergatori a danno della Regione per il mancato uti-lizzo dei fondi ottenuti per lavori di ristrutturazione ma, in realtà, maieseguiti.Quei mutui agevolati furono presto tutti revocati, compreso quello chegravava sull’albergo che avevo rilevato. Mi venne richiesto l’intero im-porto a debito, oltre agli interessi calcolati al 21% , il tasso normalmenteapplicato in quegli anni. La parte venditrice sarebbe dovuta interve-nire, come per accordi presi all’atto dell’acquisto, ma non ne aveva al-cuna intenzione e, oltre tutto, non aveva più nulla da perdere. Per farla breve, al fine di evitare atti di pignoramento o addiritturaun’esecuzione immobiliare, mi rivolsi alla mia banca dove avevo il

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conto corrente dell’attività. Al direttore spiegai l’accaduto e chiesi un aiuto economico in quantoavevo già impegnato tutte le mie risorse per effettuare quei lavori ne-cessari che la precedente gestione non aveva eseguito. Il direttore comprese perfettamente le mie difficoltà e, contrariamentea quanto mi aspettavo, non solo non mi fu concesso un finanziamento,ma mi venne addirittura revocato il fido in 24 ore, inoltre reputò inevi-tabile far protestare gli assegni che avevo già emesso entro il limite del-l’affidamento. Alle mie rimostranze, oramai rovinato dalle sue saggescelte, il direttore difese il suo operato con professionalità e si volle ri-scattare presentandomi una persona in grado di aiutarmi.Fu così fissato un appuntamento presso una finanziaria dove ebbi un in-contro con l’Avvocato che la capeggiava. Con grande perizia e cortesiavolle conoscere la mia personale situazione finanziaria. Avevo un ter-reno di nove ettari edificabile nel comune di Sabaudia. Accecato dalladisperazione e dall’orgoglio ferito, non mi accorsi che gli brillarono gliocchi, e quando l’Avvocato mi propose 70 milioni di lire dietro garan-zia di quel terreno, pensai che avrei potuto risolvere i miei problemi.Ci accordammo per una vendita con patto di riscatto; mi diedero65.000.000 di lire ed io avrei dovuto restituire 105.000.000 di lire entrosei mesi. Quando gli feci presente che il terreno aveva un valore di circadue miliardi, mi rispose “…ne può valere anche 10 di miliardi, tanto ri-torna a te!” Non avendo altra scelta, accettai, ma quando fu fatto l’attoalla presenza del mio commercialista, la clausola del riscatto non venneinserita, ma fu stipulata una scrittura privata a parte. Totalmente in buona fede non avrei mai potuto immaginare che, purimpiccandomi per racimolare il denaro da restituire, non avrei più tro-vato il mio terreno perché già venduto due volte a delle società di loroproprietà, amministrate da due persone che altro non erano che teste dilegno manovrate dal grande capo.A nulla sono valse le mie accalorate proteste e quando mi rivolsi all’uf-

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ficio della finanziaria fui addirittura minacciato. Solo a quel punto hocapito di essere capitato in mano ad una banda di criminali che mi in-vitavano a stare attento a ciò che facevo, che se pure mi fosse venutoin mente di fare denuncia, loro erano nella legalità, e che comunqueavevo dei figli ed era mio dovere proteggerli. Immaginate il mio statod’animo…Mi rivolsi all’avvocato che mi aveva venduto a suo tempo ilterreno; mi tranquillizzò, invitandomi a denunciare e a non aver paura.Raccolsi il mio coraggio e la mia rabbia: denunciai tutti, l’amministra-tore, l’avvocato e le due società che avevano acquistato il terreno.Nel mentre, la Prefettura di Latina decise di alloggiare negli alberghi dizona i cittadini dell’est che fino a quel momento erano stati accoltipresso il campo profughi, oramai sovraffollato. Inizia così un lungo periodo negativo perché questi ospiti obbligati,sperando in una migliore collocazione o Dio sa per quale altra ragione,demolirono letteralmente l’albergo.Il malessere era diffuso, ma non potevo né io, né gli altri miei colleghi,opporre alcun rifiuto. In seguito a ripetute sollecitazioni, tutti gli al-bergatori di Latina furono convocati in Prefettura e dove fu sottolineatoche non vi era alcuna possibilità di rifiutare l’alloggio ai profughi, penala requisizione dell’albergo per motivi di ordine pubblico. Non avevamoaltra scelta e la mia vita si complicò ancor di più.Oltre ai danni subiti, c’erano da pagare i dipendenti, i fornitori, leutenze… Gli incassi del bar e del ristorante non coprivano neanche il10% delle spese. La Prefettura non pagava e le banche non mi conce-devano una lira, a causa dei protesti sofferti in seguito alla chiusura delfido da parte dello zelante Direttore.È in questa cornice che mi presto a denunciare la truffa e a chiedere ilsequestro del mio terreno. A distanza di una settimana si presentaronosei persone nel mio ristorante. Scelsero un tavolo e ordinarono ognispecialità, champagne compreso. Avevo una buona clientela, ma mai aquesti livelli, degni di Trimalcione.

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Al momento del conto mi mandarono a chiamare dal cameriere e fuiinvitato a sedermi al loro tavolo. Uno di loro mi chiese, con fare ami-chevole, nel totale silenzio degli altri, se sapevo chi fossero. Ovviamenterisposi di no, incuriosito per questi ospiti inattesi, immaginando tuttoin positivo… se un sorriso avevo tra le pieghe delle labbra, morì al-l’istante quando l’uomo, con un tono di voce che non so spiegare, disse:“Noi veniamo da Bagheria. Il pranzo lo offri tu per una certa denunciache hai presentato in questi giorni. Ti consigliamo di stare attento aquello che fai e soprattutto a quello che dici. Adesso noi ci alziamo eandiamo via… Non ti sognare di chiamare Polizia o Carabinieri. Sap-piamo che hai dei figli, salutaceli!”Rimasi attonito su quella sedia, mentre li vedevo uscire dal locale. Quelloro modo di camminare e sghignazzare, altezzoso, rumoroso, da pa-droni. Padroni della mia vita?Rabbia, rabbia quanta più non so; ma anche tanta, tanta paura.Chiamai il mio avvocato e gli raccontai l’accaduto. Mi fece coraggio, ma sentivo la sua preoccupazione anche se non ladava a vedere. Io, faticosamente, cominciai a convivere con il terroreche potesse capitare qualcosa ai miei cari.Nel mentre tutti i giorni avevo il problema di reperire il cibo per le tre-cento persone alloggiate nel mio albergo e, non avendo più disponibi-lità economica, mi trovai costretto a ricorrere ad un usuraio di Caserta.Anche questo signore mi venne presentato per darmi un aiuto. All’ini-zio mi faceva pagare un interesse del 5% al mese; sapeva che dovevoincassare i soldi delle fatture da parte del Ministero degli Interni ed eratranquillo, ma poiché i pagamenti non arrivavano, mi prestò altro de-naro fino ad arrivare ad 80 milioni di lire e, a quel punto, pretese inte-ressi al 15%, cioè 12 milioni al mese.Io dovevo per forza di cose accettare le sue condizioni, pressato dal-l’urgenza di pagare fornitori e dipendenti. Un mese non avevo il denaroe non sapendo cosa fare, dissi a questo signore se poteva aspettare qual-

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che giorno. Lui me ne concesse cinque, ma nella hall dell’albergo, pre-sente mia figlia, tirò fuori la pistola e disse che se ne serviva con tuttiquelli che “pensano di fare i furbi e non pagano”.Mia figlia ne fu terrorizzata anche perché, se pure qualcosa i miei caripotevano intuire, in realtà non erano al corrente della situazione chenascondevo loro per non farli preoccupare.Mi era rimasto un piccolo lotto di terreno che avevo messo in venditada tempo con la speranza di racimolare un po’ di denaro. Un giorno si presentarono in albergo due signori tra i trenta e i qua-ranta anni interessati ad acquistarlo e mi chiesero di accompagnarliper poterlo visionare. Per puro istinto ebbi subito dei sospetti che pre-sero forma quando, usciti dall’albergo, nell’invitarli a seguire la miamacchina, con insistenza mi costrinsero ad andare in auto con loro.A quel punto inventai una scusa e rientrai nella hall; in modo concitatosussurrai ai miei figli di annotare il numero di targa della loro automo-bile e di chiamare la Polizia se non fossi tornato entro un’ora, lascian-doli in preda alla disperazione. Non mi ero sbagliato! Appena giuntisul posto, uno di loro mi puntò la pistola al collo dicendomi di averavuto l’incarico di riscuotere i soldi per conto dell’usuraio di Caserta.Devo essere sincero, non appena ho sentito il gelo della pistola allanuca, ho avuto tanta, tanta paura, ma per spirito di sopravvivenza misono ripreso e con molta calma ho detto loro che se mi uccidevano miavrebbero fatto un gran favore, perché ero stanco di vivere tutti i mieigiorni con angoscia. Dissi loro quanti soldi di interesse avevo pagatoallo strozzino che aveva già incassato più del doppio di quanto avevoavuto in prestito. Si guardarono tra loro, poi, con un ghigno dipintosul volto, mi dissero che a loro risultava che ero un infame che nonaveva mai pagato, ma io, con forza, risposi loro che potevo dimostrarel’esatto contrario perchè avevo conservato le prove dell’avvenuto pa-gamento. Non saprò mai cosa passò nella loro mente, ma mi fecerofrettolosamente risalire in auto e mi riportarono a gran velocità in al-

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bergo, promettendomi che non li avrei mai più rivisti e aggiungendoche avrebbero fatto i conti con chi li aveva mandati da me. Varcai la so-glia ancora tremante e subito incontrai gli occhi allarmati dei miei figliche esplosero in lacrime liberatorie. Con l’aiuto di Dio ero ancora vivo,ma mai potrò dimenticare quel giorno amaro. Il piccolo lotto di terrenonon si riusciva a vendere e per trovare il denaro, non sapendo cosa altrofare, cominciai a chiedere a tutti quanti conoscevo. Purtroppo, quandoti trovi con l’acqua alla gola non trovi nessuno che ti dia una mano.Del resto gli atti giudiziari arrivavano in continuazione, insieme a istanzedi fallimento, pignoramenti immobiliari e quant’altro. Mi domandocome ho fatto a non impazzire, mi sorreggeva solo la speranza che il Tri-bunale risolvesse i miei problemi facendomi rientrare in possesso delmio terreno, così avrei potuto sanare tutti i debiti che avevo accumulato.Quando vivevo senza problemi economici ero attorniato da amici, e neavevo tanti, ma alla prima difficoltà, come spesso si racconta, sono tuttispariti. Provavo una profonda amarezza. Improvvisamente ero diven-tato uno da evitare, trattato come un delinquente perché non riuscivopiù ad onorare i miei impegni. Queste dicerie, da parte di chi credevomi volesse bene e mi stimasse, mi fecero tanto, ma tanto male.Si dice: Il peggio non è mai morto…Venni nel mentre a conoscenza chele due società che avevo a suo tempo denunciato, a loro volta mi ave-vano accusato di calunnia, in quanto sostenevano di essere estranee aifatti. Immaginate la mia rabbia... oltre al danno, dovevo subire la beffadi essere denunciato da chi mi aveva derubato.Nel mese di gennaio 1994, dopo anni di attesa, vengo a sapere che ilprocesso nei confronti della finanziaria, è andato in prescrizione. Ladelusione fu enorme. Avevo perso definitivamente tutto, anche la spe-ranza di riscattarmi. Avevo lottato contro avvocati, Tribunali, usurai,delinquenti, banche, mettendo a repentaglio la mia vita e quella dei mieicari, e tutto questo non era servito a niente; nelle mani mi trovavo soloun pugno di mosche. Ero privo di qualsiasi idea sul da farsi, annebbiato

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dagli eventi che mi vedevano protagonista di una storia che non mi ap-parteneva affatto. Oltre ad aver perso la speranza, le forze mi avevanocompletamente abbandonato e non riuscivo più né a reagire, né a ra-gionare. Vagavo nelle vie di una città che sentivo ostile, in luoghi co-nosciuti, amati e ormai per me perduti. Avevo voglia di morire. Mi sentivo solo e abbandonato da tutti; in famiglia non parlavo, pernon recare dolore e preoccupazione. L’unica soluzione era sparire persempre.Ero caduto nella morsa di gente senza scrupoli che come cavallette di-struggono tutto ovunque passano, e tutti i giorni, nessuno escluso, vi-vevo nell’incubo che facessero del male alla mia famiglia. Decisi di farlafinita! Scrissi una lettera ai miei cari dando loro indicazioni su cosafare, con la netta convinzione che i miei aguzzini avrebbero finalmentesmesso di minacciare i miei figli.Mi trovai a camminare in una notte tempestosa: il tumulto del mare el’eco dei gabbiani impazziti erano cornice al mio stato d’animo. Per-correvo il pontile sempre più deciso, passo dopo passo, a mettere inatto il mio proposito. Improvvisamente fui percorso da un brivido difreddo e avvertii distintamente una voce che mi imponeva di fermarmi,certo l’anima di mio padre che era morto proprio l’anno che acquistail’albergo. Lui, contrario a quella mia decisione, fece di tutto per dissuadermi,quasi già sapesse che ne sarebbe derivata solo una fonte di guai.Ora era vicino a me per dissuadermi a compiere quel gesto estremo e aincitarmi a reagire e a combattere contro quei criminali che avevanodistrutto la mia vita.Scattò qualcosa dentro di me, forse proprio il Coraggio che solo laPaura può dare. Dovevo espormi e dare inizio ad una protesta ecla-tante contro tutto e contro tutti.Rientrai in albergo silenziosamente, ripresi la lettera d’addio e la ripositra i miei documenti; con la mente in fiamme iniziai ad organizzare

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quella che sarebbe stata da quel momento in poi la mia vita. Dopo brevetempo ho montato una tenda nella piazza principale della città e ho ini-ziato lo sciopero della fame, nel mentre raccoglievo firme control’usura, contornato di cartelli con la storia di tutto quello che mi era ca-pitato. Ci vuole coraggio nel far sapere a tutti ciò che stai passando, adiniziare dalla famiglia, che avevo volutamente tenuto fuori dagli eventifino ad allora. I miei cari sospettavano qualcosa, ma ero stato vera-mente bravo a tenere nascosti i problemi, le paure e le enormi difficoltàche da troppo tempo avevano prosciugato ogni mia energia; ormai eroun leone ferito e non mi importava più nulla di raccontare al mondo in-tero cosa era diventata la mia vita. Nel 1994 non era come oggi, nonc’erano leggi che tutelavano chi, come me, era caduto nella rete del-l’usura; non c’erano associazioni, non c’era nessuno, ma proprio nes-suno, con cui parlare: ero solo io con il mio dramma.Inaspettatamente, nel raccogliere le firme, scoprii che in tanti avevanole loro personali tristi storie e nel sentirle mi resi conto che c’era tantagente che viveva nel terrore di cadere nelle mani degli strozzini perchéerano tanti i protestati, i cattivi pagatori, i falliti e ognuno di loro, comeme, si sentiva solo. Così, in modo dirompente, ha iniziato a prendereforma l’idea di creare un’associazione che avrebbe potuto evitare a tantepersone in situazioni finanziariamente critiche di cadere nel credito il-legale.La consapevolezza che molte altre persone si trovavano come me neltunnel della disperazione, trasformò giorno dopo giorno la rabbia cheda troppo tempo mi portavo dentro in voglia di reagire, e trovai final-mente la forza di lottare, alzare la testa e dire basta. In quel periodo troppo spesso si leggeva sui giornali di persone che sierano suicidate perché in mano a gente senza scrupoli; io stesso mi erotrovato ad un passo dal riempire la pagina di cronaca.Dar vita ad una associazione, unire le forze di tanta gente disperata,era il solo modo per portare all’attenzione di chi governava ciò che stava

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accadendo; un’associazione avrebbe permesso di far luce sulla piagadei finanziamenti occulti e sconfiggere i malversatori che vi operano. Inaltre parole occorreva interrompere quella catena perversa che portavamilioni di persone in pasto ai criminali. Inoltre c’era il problema deiprotestati: 9.000.000 nel 1994, 12.000.000 nel 1998, cifre destinate acrescere nel tempo. Il protestato è il primo anello di quella catena a cuiseguono i cattivi pagatori, gli esecutati, gli usurati…Il 19 settembre 1994 nasce l’AIRP con il preciso intento di tutelare tuttele persone attanagliate da queste problematiche, modificare la leggesui protesti, sui fallimenti e cercare di modificare l’accesso al credito.La scelta del nome – Associazione Italiana Riabilitazione Protestati –fu volutamente provocatoria, scaturita dal desiderio di dare voce agliesclusi, agli emarginati, ai nuovi paria della società, consapevoli cheuna simile associazione avrebbe dato luogo a sospetti, derisione, in-sofferenza.Io e i soci fondatori eravamo convinti che solo uscendo allo scoperto esuperando il muro della vergogna saremmo riusciti ad affermare il prin-cipio che era ed è alla base della nostra storia. Certo all’inizio non mirendevo conto che per far conoscere l’AIRP e informare tutti i cittadiniche finalmente c’era una un’associazione a tutela di quanti erano in dif-ficoltà per aiutarli a non farli cadere nel credito illegale, serviva unaforza economica che sicuramente non avevo.L’albergo, infatti, era stato ceduto, ma il ricavato fu appena sufficienteper pagare tutti i debiti; l’unico bene che mi era rimasto era una casa aLatina, una bellissima casa, e presi la decisione di metterla in venditacon l’intento di acquistare un piccolo appartamento a Roma. Dovevofare qualcosa anche per promuovere l’AIRP, perché ormai combatterel’usura era diventato per me l’unico scopo di vita. Non potevo e nondovevo fermarmi di fronte ai problemi economici. Contattai padre Mas-simo Rastrelli, il parroco in prima linea contro l’usura, che in quel pe-riodo era spesso ospite televisivo, e gli raccontai le mie vicissitudini e

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della associazione che avevo fondato. Con grande trasporto mi offrì ilsuo sostegno per partecipare alla trasmissione “Uno Mattina” a RAIUno. Dopo pochi giorni fui chiamato dalla redazione e in diretta, da-vanti alle telecamere, la mia storia entrò nelle case di milioni di per-sone. Immediatamente iniziarono ad arrivare telefonate da tutta Italiasia per offrire solidarietà, sia per associarsi all’AIRP, sia per dare e ri-chiedere conforto. Più i giorni passavano e più mi rendevo conto che ilproblema era davvero enorme, di gran lunga al di là di qualsiasi miaprevisione. C’era bisogno di un ufficio attrezzato per essere immedia-tamente operativi e iniziare il nostro lavoro.A novembre 1994 si svolgeva il processo contro di me per la denunciadi calunnia, presentata dai due bravi amministratori delle società dame denunciate. Ricordo ancora oggi quel giorno con estrema esattezza.Ero come un animale in gabbia, e per giunta ferito nell’orgoglio e nel-l’onore. Nel dibattimento in aula il Pubblico Ministero mi riconosceval’assoluzione per la la denuncia che avevo fatto nei confronti della fi-nanziaria che aveva venduto il mio terreno, ma chiedeva la mia con-danna a dieci mesi di reclusione in quanto, a suo parere, le altre duesocietà che avevo denunciato non erano affatto implicate. Immaginatela mia reazione, volevo urlare tutta la mia rabbia, ma mi imposero il si-lenzio ricordandomi che era stato verbalizzato il mio interrogatorio. Tuttavia il Presidente, nel vedere la mia agitazione, mi permise di par-lare avvertendomi che il mio sfogo non poteva essere messo agli atti.Lo ringraziai e dissi: “Signor Presidente, io sono qui in sala come im-putato per aver denunciato due persone che, a detta del PM, sono estra-nee ai fatti, ma io non sono un pazzo che ha denunciato due personeche passavano per strada…Questi due signori erano sempre nell’ufficiodella finanziaria e inoltre il 95% delle quote delle società che loro am-ministrano sono intestate alla stessa finanziaria da me denunciata. Io ho raccontato tutta la verità di come si sono svolti i fatti e se per lalegge italiana raccontare la verità significa fare dieci mesi di reclusione,

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come asserisce il Pubblico Ministero, mettetemi pure le manette!”.Fui assolto in pieno per non sussistenza del fatto. Nel mentre la casache avevo messo in vendita fu acquistata sotto costo, come spesso ca-pita quando ci si trova con l’acqua alla gola e non si ha più il tempo diattendere una migliore proposta. Iniziai a utilizzare parte di quel de-naro per allestire un ufficio che fosse un punto di riferimento per quantimi cercavano. Le spese erano tante, ma tutte necessarie se volevo rag-giungere l’obiettivo che mi ero prefissato. Le richieste di persone chevolevano far parte dell’associazione erano in continuo aumento. In molti mi chiamavano trattenendosi a lungo al telefono per raccon-tare il loro dramma, piangere e sfogarsi.Una Signora di Firenze mi chiamò al cellulare alle dieci di sera; lei si tro-vava sul balcone della sua casa al quarto piano e tra i singhiozzi mi disseche non riusciva più sopportare le minacce dei suoi aguzzini e che vo-leva farla finita. Per oltre un’ora tentai di riportarla alla ragione, cer-cando di convincerla a non compiere il gesto estremo. Lei continuavaa piangere ripetendo che l’unica soluzione era morire. La confortai ele promisi tutto il mio aiuto per per non farle perdere la casa e farlauscire fuori dal tunnel della disperazione. Non so quale delle tante parole che pronunciai le toccò il cuore e lediede infine coraggio, ma riuscii finalmente a farle promettere che ilgiorno seguente ci saremmo incontrati a Roma.Ma al termine della lunga telefonata io ero comunque molto agitato enon riuscivo a fare a meno di aver paura che durante la notte potesseancora essere tentata di gettarsi dal balcone. Così presi la decisione dichiamarla ogni tanto quella notte; lei si mostrò contenta di sentire lamia voce e alla fine, dopo molte ore, la sentii più tranquilla. Aveva in-fine capito che non era più sola! Il giorno dopo mi raggiunse a Roma;dopo il nostro incontro sporse denuncia e piano piano riuscì a supe-rare quella triste vicenda. Io ero felice per essere riuscito a salvare unavita e dopo tanto tempo mi sentii nuovamente parte del mondo e non

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più quel morto vivente che ancor oggi pare essere l’unica condizionesociale possibile per un protestato.Le storie drammatiche che sono passate attraverso l’AIRP sono vera-mente tante.In quel periodo la legge sull’usura era solo un cumulo parole e le per-sone continuavano a morire mentre la rabbia dentro aumentava. In Provincia di Terni una signora veniva violentata da persone mandatedal suo usuraio; finì in ospedale, offesa nel corpo e nell’anima. I mass media si occuparono del caso e giornali e televisioni denuncia-rono l’accaduto.Nel marzo 1996 un’intera famiglia si gettò dal viadotto dell’AutostradaRoma-L’Aquila dopo Carsoli. La drammatica notizia sconvolse l’opi-nione pubblica e presto venne promulgata la legge antiusura a cameresciolte. Associazioni antiusura venivano costituite in tutto il territorionazionale e ciò ha permesso alle vittime di avere un punto di riferimentoper essere tutelate. Questa legge è stata fondamentale per evitare i sui-cidi, inoltre ha permesso che i protestati onesti, che avevano onorato ipropri debiti, potessero essere riabilitati e cancellati dal Bollettino deiProtesti dopo 12 mesi dalla levata. Era un primo, importante passo etutti eravamo in attesa dei regolamenti della legge entro breve tempo.Il 17 giugno del 1996 nella sala Protomoteca del Campidoglio a Roma,fu organizzata la prima assemblea nazionale AIRP che ospitò relatoridel calibro di Tano Grasso, Lino Busà, Donata Monti, padre Rastrelli,Antonio Lubrano e molte altre personalità. Fu un’occasione per far conoscere la nostra associazione che si occu-pava principalmente dei protestati con lo slogan: “La riabilitazione delprotestato onesto è il primo passo per combattere l’usura”. Ricordo cheil quotidiano Il Sole 24Ore scrisse: “...strano che nessuno si sia accortoche i protestati da soli formerebbero il primo partito d’Italia”.Purtroppo, alla fine del 1996 i regolamenti ancora non c’erano e mi resiconto che era necessario intraprendere qualcosa di eclatante; così, in-

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sieme ad altre nove persone, fu organizzata una manifestazione a Gal-leria Colonna e il 15 gennaio 1997 iniziammo lo sciopero della fame. Ci arrivarono tanti messaggi di sostegno e solidarietà da parte di Co-muni e associazioni, e gli organi di stampa parlarono ampiamente dellanostra iniziativa. Dopo una settimana esatta furono emanati i regola-menti con nostra grande soddisfazione; eravamo riusciti a rendere ope-rativa la legge 108/96.Rai e TV misero in risalto ciò che avevamo fatto e da quel momento ini-ziarono ad arrivare richieste di apertura di sedi in tutto il territorio na-zionale e furono attivati degli uffici nelle regioni più colpite, come laSicilia, la Calabria, la Campania, le Marche, la Toscana, l’Abruzzo, laBasilicata, l’Umbria e, nel Lazio, a Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone.Per approntare questi uffici c’era bisogno di denaro; in molti mi ave-vano promesso un aiuto economico, ma in realtà non è mai arrivato deldenaro ed ho dovuto personalmente provvedere al pagamento dei costidei convegni organizzati per presentare le nuovi sedi, oltre agli affitti ealle utenze ed anche alle spese necessarie - carburante, autostrada, vittoe alloggio - per raggiungere tutte le regioni che accoglievano i nostriCentri d’Ascolto. Le somme occorrenti le prelevavo dal conto dove avevo depositato ildenaro della vendita della casa di Latina, che doveva servire per riac-quistare un appartamento per la mia famiglia a Roma.Per farla breve ho speso tutto quello che avevo per far conoscere e cre-scere l’AIRP in tutta Italia e forse questo è stato un grave errore perchéil denaro impegnato non mi è mai rientrato, la casa non l’ho più com-prata e tutt’oggi vivo in affitto, ma ormai è andata così…Non mi rima-neva che rimboccarmi le maniche e continuare a portare avanti la lottacontro un sistema medioevale che continuava a gettare molti cittadininelle mani di gente senza scrupoli, combattere il sistema creditizio, tu-telare l’esercito dei protestati per i quali era un tabù l’accesso a banchee finanziarie, nonostante dimostrassero che avevano onorato il loro de-

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bito. Infatti, sebbene la Legge 108/96 prevedeva la riabilitazione deiprotesti, i giudici, secondo la loro interpretazione della legge, l’appli-cavano ad un solo titolo. Il paradosso era che poteva essere cancellato un assegno anche di 100milioni di lire, mentre una casalinga si vedeva negare la possibilità dellariabilitazione per cinque cambiali da 50.000 lire.Inoltre, c’era da tutelare chi stava per fallire e chi era già fallito, i cattivipagatori e coloro che stavano per perdere la propria casa all’asta…Inquesto caos, avevo il dovere morale di tutelare quelle famiglie che ri-vendicavano il diritto alla pari dignità una volta saldato il proprio de-bito, dire basta alle mortificazioni, basta alle derisioni, basta aglisteccati!Così continuai a organizzare altre manifestazioni e convegni. Nell’ottobre 1998 venne organizzata una manifestazione su tutto il ter-ritorio nazionale patrocinata dalla Regione Lazio e da molti Comuni.“5000 Km contro l’usura” ci mise in viaggio per 15 giorni per le prin-cipali piazze italiane. Raccogliemmo moltissime firme e furono distri-buiti migliaia di volantini sui quali era scritto: 12 MILIONI DI PROTESTATI;FALLITO=MORTO VIVENTE PRO-TESTATI=MORTE CIVILE; USURATO ASPIRANTE SUICIDA.Nello stesso anno l’AIRP veniva iscritta alla Regione Lazio nell’elencodelle associazioni di volontariato. Nel 1999 avevo avuto l’incarico digestire il Numero Verde Prevenzione Usura della Provincia di Roma.Nel 2000 fu iscritta alla Prefettura di Roma come associazione antiu-sura ed io venivo nominato membro dell’Osservatorio Regionale. Nel-l’arco di sei anni e di profuso lavoro, l’associazione iniziava araggiungere qualche importante riconoscimento. Non avevamo mai perso occasione per ricordare all’opinione pubblicaquanto il fenomeno dell’usura necessitava di attenzione, anche a costodi apparire tediosi e petulanti. L’usura doveva essere presa in considerazione e combattuta quale un

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vero fenomeno criminale in grado di inquinare buona parte del tessutoeconomico del nostro paese, dal momento che a fruire del credito ille-gale sono le più pericolose organizzazioni criminali. Era questo, e lo è ancor oggi, il segnale di allarme che veniva lanciatoe non solo da noi, ma anche da altre qualificate fonti.Tutto ciò ha fatto sì che l’AIRP divenisse un punto di riferimento perquel mare magnum di persone sovraindebitate e rifiutate dal sistemacreditizio. Molte televisioni mi chiamavano per ospitarmi in trasmis-sione; fui ospite così su tutte le reti RAI e Mediaset, ma anche nelletante TV private. Tra i programmi di maggior audience partecipai aForum, Uno Mattina, Dieci minuti di… e alla trasmissione “Gli anni intasca” in cui partecipò il Giudice Caponnetto.Ad ogni apparizione televisiva si scatenavano le telefonate di tantagente che voleva sapere come risolvere il proprio problema, quell’eser-cito di paria dimenticati dalla società. In questi quindici anni ho incontrato tanta gente con problemi di ognitipo: dalle vittime d’usura e di estorsione, ai falliti e ai protestati e chi,cattivo pagatore o sovraindebitato, era ormai giunto ai confini della le-galità, e vi assicuro che la maggior parte di loro sono persone straordi-narie, incappate per caso nelle maglie di gente senza scrupoli, prontaad approfittare delle loro difficoltà.In molti sono riusciti a uscire dal tunnel della disperazione e a ripren-dere una vita normale, anche se si portano dentro l’amarezza delle vis-sute esperienze negative. Tanti hanno perso tutto ed io sto male perloro, per non aver avuto la capacità di risolvere i loro problemi, mal’AIRP è una associazione di volontariato che aiuta le persone usurate,protestate, fallite, nel trattare con i loro creditori, nel confortarle uma-namente e psicologicamente, ma non siamo né una Fondazione, né unafinanziaria e non siamo in possesso di sovvenzioni per sostentarle neimomenti di gravi difficoltà.Ma se la nostra associazione è priva di mezzi economici, ha tuttavia

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una grande ricchezza della quale mi sento fiero: tutti gli associati, i col-laboratori e i volontari che hanno costantemente sostenuto l’AIRP. A tutti loro va costantemente il mio ringraziamento per il lavoro svoltoe gli interventi mirati a trovare le soluzioni più appropriate nel piùampio contesto della primaria finalità dell’AIRP: la costante opera diprevenzione contro il fenomeno del sovraindebitamento e dell’usura.È grazie alla loro disponibilità che sono stati avviati importanti progettiper diffondere la cultura della legalità e dell’uso responsabile del de-naro; per entrare nelle scuole che ci hanno gentilmente ospitato e par-lare ai giovani uomini di oggi ad un passo dal loro ingresso nel mondodel lavoro; a colloquiare con gli imprenditori, piccoli e grandi, per in-trodurli al sistema della finanza agevolata così ancora, purtroppo, pococonosciuta ai professionisti del settore; ad attivare Centri d’Ascolto eSportelli di Aiuto nelle zone a maggior rischio usura.Il mio più grande desiderio è che tutte le Istituzioni, la politica, i deci-sor makers siano sempre più presenti con le loro azioni per contrastareefficacemente questo devastante scempio innescato da un sistema per-verso e inconsapevole.Il futuro ci vedrà protagonisti nel continuare a combattere l’attuale si-stema creditizio perché se noi siamo i primi a sostenere che un debitodeve essere sempre onorato, è pur vero che bisogna darne la possibilitàe a maggior ragione se il creditore è lo Stato. Siamo convinti che, sia inItalia che in Europa, la strada non può essere lastricata di lapidi e dicroci e nemmeno di medaglie al valore: quello che noi desideriamo èl’Italia dei popoli e non dei sopravvissuti.Ci batteremo, quindi, per ottenere maggiore attenzione e rispetto perquelle persone che attraversano momenti di difficoltà economica. Certonon prospettiamo facili e superficiali risoluzioni, ma sono sicuro checon la buona volontà di tutti, si potrà dare, a chi è in difficoltà, quella se-renità che dovrebbe avere.

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Le AttivitàPer quanto riguarda i soggetti vittime di usura, l’associazione offre as-sistenza, consulenza e patrocinio legale.Le attività si distinguono a seconda che il soggetto sia o meno titolaredi attività economica. Non esistono infatti strumenti a tutela delle vittime di usura che nonhanno una propria attività economica. Per quanto riguarda i soggetti in sovraindebitamento, vengono avviatetrattative in via extragiudiziale e/o azioni di opposizione presso i tri-bunali e, quando possibile, sono indirizzati presso le Fondazioni chegestiscono i fondi di prevenzione, seguendoli nella fase di trattative achiusura con banche e/o finanziarie.Per i soggetti titolari di attività economica, secondo i casi, sono richie-ste dilazioni di pagamento a fornitori e servizi, richieste rateazione deidebiti a ruolo INPS, attivate opposizioni e/o concordati, piani di rien-tro con banche e finanziarie. Grazie al protocollo d’intesa con i Confidi, si avviano istruttorie e ri-chieste di finanziamento per nome e per conto di artigiani e attivitàcommerciali.Per i segnalati in banche dati e i soggetti fisici e giuridici protestati sonoavviate le azioni di cancellazione e o riabilitazione.Per i soggetti in fallimento si offre consulenza psicologica e finanzia-ria al fine di alleviare, grazie anche alla nuova legge fallimentare, i re-lativi innumerevoli disagi sia a livello personale, sia familiare. Particolare riguardo è posto ai soggetti colpiti da esecuzioni immobi-liari, ai quali è fornita attività di assistenza, consulenza e patrocinio le-gale.

L’AIRP

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Riguardo l’attività di prevenzione, fondamentale per intervenire effi-cacemente nei casi di indebitamento in ambito familiare e nei casi diavvitamento finanziario delle micro, mini e piccole aziende, è stata in-tensificata l’attività di divulgazione mediante manifestazioni, volanti-naggio, aggiornamento del sito web e partecipazione ad eventitelevisivi, radiofonici e mediatici.

ProgettiEuro 1 - Progetto di Educazione all’Uso Responsabile del Denaro -Prefettura di Prato - 30 ottobre 2009 Adesione al progetto “Libera il Territorio – Temi e Metodi per unarinnovata antimafia sociale” in collaborazione con l’associazioneLIBERA Toscana Progetto promosso in collaborazione con la Provincia di Roma di“Informazione Preventiva nelle Scuole della Provincia di Romasui rischi e sulle conseguenze connesse al sovraindebitamento,ai protesti, ai fallimenti ed al fenomeno dell’usura". Anno Scola-stico 2007 – 2008.Progetto itinerante promosso in collaborazione con la Provincia diRoma “Salite in Camper – 800.939.396” – contro il sovraindebi-tamento e l’usura nei Comuni di Pomezia, Ciampino, Pomezia,Ciampino, Albano, Marino, Guidonia Montecelio, Monterotondo,Ostia, Acilia, Genzano e Velletri, 2007-2008Punti di Primo Intervento Antiusura – Comuni di Tivoli, Civita-vecchia, Pomezia, Velletri e Anzio Campagna Informativa in colla-borazione con la Provincia di Roma per la promozione delNUMERO VERDE ANTIUSURA 2005Partecipazione al Progetto “Sos giusto interesse” - Provincia diRoma - 2004-2005

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Dove siamoSede legale Roma, Via Carlo Felice, 77 Sede operativa Roma, Via Giacinto Mompiani 2 - Tel/Fax 06 5422.4987Sede provinciale Albano Laziale, Via Cairoli 29 - Tel. 06 9322. 817

Sedi RegionaliLazio Sportello Intercomunale Isola del Liri, Sora e Arpino, LocalitàCarnello - Tel. 0776 869050; Pomezia Località Monte D’Oro - Tel. 0776 869050Sportello del Cittadino - Municipio XIX Pad. 29 - Sportello 13 (lun. e mer. ore 9.00–11.00) - Tel. 06 6961 9440Umbria Via Colle Pali, 2 - Gualdo Caddaneo (PG) Tel. 0742 91414 Marche Via L. Einaudi, 298 - Civitanova Marche - Tel. 0733 818865 Toscana Via del Porcellatico 27 - Prato - Tel. 0574 41390Abruzzo Viale Bovio, 160 - Pescara - Tel. 085 9432222 Campania Viale Medaglie d’Oro, 19 - Caserta - Tel. 0823 448054Per info [email protected]

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