alberto besson - catalogo generale delle opere

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Arte Oggi Notizie ItalartAnno XI n° 241- Maggio 2012Autoriz.Tribunale di Lodi n° 290 del 12 marzo 1998Poste Italiane SpASpedizione in Abbonamento postale-D L 352/2003(conv.in Legge 27/02/2004 N° 46)Art. 1,comma 1, Dcb PiacenzaDirettore Responsabile: Maria MorettiCoordinatore redazionale: Dino CecconiEditore Immagini - Via Beltrami 9/b - 26100 CremonaTel. 0372 422409 [email protected]

In copertina:Alberto Besson

Stampa : ServiceLito ( Cremona )

Alberto Besson, presagi

immagin@riaEDITRICE

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scompaia e con essa l'artista e lo stesso “homo faber” pe-

renne.

In tale sperimentazione, in questo combattimento per la

vitalità dell'arte, si è gettato, ormai da decenni, cioè da

tempi non sospetti, Alberto Besson, utilizzando dapprima

il supporto grafico per dare un'aggiornata visualizzazione

della figura umana, degli

animali, della natura, degli oggetti, tutti appiattiti su sfondi

colorati, a incastro, quasi mosaici o collage moderni, orga-

nizzati ora in pacate stesure, altre volte secondo ritmi dina-

mici e travolgenti.

Besson ha sperimentato la serialità e la riproposizione del

medesimo elemento come possibilità insita nella stessa tec-

nologia, in parallelo con la Pop Art, per approdare poi a

sintesi geometriche e cromatiche, dapprima secondo fram-

menti dall'andamento naturalmente mosso, sovrapposti,

dagli intensi toni rossi, neri, bianchi, come un Burri svuo-

tato dalla materia e dallo spessore; o ancora a calibrate g

ometrie di lontana matrice cubista, che però hanno abban-

donato la tridimensionalità e di quella futurista, da cui

viene eliminato l'apparentemente confusa e deformante

sovrapposizione in favore di nitidi incastri cromatici. In

questo percorso complessivo restano evidenti e fonda-

mentali la sua matrice grafica e la sua formazioni logica e

giuridica.

Col tempo le eleganti forme geometriche si sono struttu-

rate in prospettive e teatrini “rinascimentali”, combinate

con striature e venature, fibre organiche e naturali, fino

all'ultima produzione vibrante come un riflesso di colore

su superficie acquosa, mossa e ondulata, una sostanza

fluida, nel recupero di una liquidità del mezzo pittorico an-

cestrale che si rapprende subito in vitrea consistenza, in

smalti lucidi e preziosi. L'esito conclusivo ci riporta all'ele-

mento colore che in Besson ha conosciuto tonalità

opache, pastello, come smemoranti nel sogno, altre volte

invece contrastate, scandite in geometrie logiche o modu-

late in forme più naturali, quasi vortici e schegge cromati-

che, ed esaltate poi nello splendore trasparente del suppor-

to di plexiglas. Più o meno consapevolmente Besson si

vicina nei risultati, ai tentativi, già avviati nell' Ottocento,

di ottenere, attraverso un vetro applicato al colore ancora

fresco e bagnato del dipinto, una “invetriatura” destinata

ad aumentare la luce e rendere squillanti i colori. Il tutto,

però, sempre gestito secondo un'armonia matematica, con

un controllo razionale, con una sapienza aurea - e tuttavia

modernissima - declinata in termini sostanzialmente logi-

co-grafici. Anche sotto un dipinto astraente e moderno,

infatti, si può leggere la forma e l'equilibrio che governa la

studiata composizione.

Questa armonia, geometrico-proporzionale e cromatica, è

il vero sigillo di Alberto Besson, segno di una capacità cre-

ativa e artistica specifica, formulata in termini di certo non

tradizionali e con l'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici.

Una sua sperimentale, e riuscita, via alla pittura.

Cambiano gli strumenti, ma restano intatte le emozioni. I

colori, le forme, i rapporti spaziali e le armonie dei toni, in-

somma la pittura in senso lato, si ritrovano e ci vengono

trasmessi, aggiornati e originali, dalle opere di Alberto

Besson.

La storia dell'arte ci insegna che mutano nel tempo le tec-

niche, gli stili, i gusti, la sensibilità, la percezione dei dati

visivi, le esigenze e, quindi, anche le opere.

In un contesto tecnologico avanzatissimo, come il nostro,

quello forse - almeno in parte - desiderato anche dai mae-

stri del passato, con i nuovi mezzi di comunicazione veloci,

di massa, che ci supportano nel lavoro e determinano il

nostro pensiero, che modificano la realtà in virtualità (e vi-

ceversa), molti artisti e, tra questi, Alberto Besson, hanno

sentito l'esigenza di essere contemporanei a tale processo

globale.

Superando la tradizionale rappresentazione figurativa e i

suoi strumenti, i pittori più sperimentali, come Besson,

vanno innestando le forme artistiche nei mezzi della tec-

nologia, evidenziandone un suo ruolo non solo comunica-

tivo, di sostegno all'attività lavorativa, di conoscenza, di re-

lazione, ma anche quello potenzialmente creativo, artistico,

estetico. Se alcuni critici di grido, nei decenni passati, av

vano annunciato la morte dell'arte, al contrario, lo sviluppo

di questa attività congenita nell'esperienza vitale degli

uomini, ha invece davanti a sé prospettive e processi creati-

vi inediti, perennemente in evoluzione, come lo sono gli

strumenti tecnologici, con quella rapidità che conosciamo,

con l'esigenza di un adeguamento costante, con traguardi

impensabili e imprevedibili.

Sta all'artista saper determinare il percorso in direzione

dell'emozione, della funzione estetica, dell'anima e degli

occhi, con cui vivificare la tecnologia. Processo fondamen-

tale, questo, se non si vuole abdicare alla nostra umanità,

per non farci robotizzare, per sopravvivere.

Quindi “l'utilizzo diretto o indiretto del computer e della

cosiddetta Digital art” in Alberto Besson, non solo ha una

sua giustificazione, ma direi che diventa una necessità; par-

tecipare cioè al processo tecnologico da artisti, prevedere

per i prossimi strumenti digitali un DNA arricchito dalle

dimensioni creative, migliorare i mezzi perché siano perce-

piti e utilizzati in funzione di un'umanità completa, globa

le, quindi, anche in quella artistica e spirituale.

Un procedimento inedito, difficile, perciò a volte contrad-

dittorio, ancora mancante di basi solide e certificate, ma

certamente indispensabile.

Non tutti i pittori, come capita a ciascuno di noi, saranno

coinvolti in questo viaggio tecnologico; caratteri e perso-

nalità - così differenti fra gli artisti -, sensibilità e propen-

sioni variegate, porteranno alcuni su strade diverse, anche

in direzione di un deciso rinnovamento attuato nel solco

della tradizione; tuttavia il dialogo, che ci si augura fecondo

tra “nova et vetera”, è la sola speranza perché l'arte non

rsi. L’arte di Alberto Besson mira all’essenziale raggiunto

tramite visioni ancor più verosimile del reale, le visioni

dell’animo. Visioni che talvolta divengono puro pensiero e

lasciano spazio all’astrazione.

Cesare AlpiniCrema, 2014( presentazione alla personale presso Fondazione San Domenico, Crema)

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...Strutture che si scontrano e trovano il loro più armo-nioso nesso materializzando le aspirazioni dell’uomo: fantastiche costruzioni che rapidamente definiscono le visioni del subconscio...Roma, 1970 Michele Cennamo

...il racconto dei sogni del silenzio, voci senza suoni al di là di una lastra di quarzo. Puro sentimento diffidato persino ad una licenza di colore.Questo giovane parla un linguaggio che non si può in-tendere se si ascolta mentre il treno viaggia. Bisogna fermarsi, dedicarsi, come all’ascolto di un messaggio senza misure e senza tempo, senza suoni, di sola luce...Cremona, 1970 (da «La Provincia») Alfredo Bettini

La pittura di Alberto Besson potrebbe esser definita ra-zionalità musicale; il quadro è una successione di mo-menti grafici intimamente collegati recando in armonia ad una logica sottile fatta di passaggi e accordi di linee e movimenti che donano all’opera un’unità formale ri-gorosa e sicura.La forma, l’idea, è una, unico è il sentimento che la ispira, ma multiformi sono gli aspetti poichè la vita è movimento,evoluzione e l’opera d’arte è vita.L’opera grafica di Besson è musica muta: il divenire del-le forme, gli aspetti dell’idea non hanno suono, essi si muovono nel cristallino silenzio della ragione pura, là dove tutto è logico, dove l’Equilibrio universale regge il moto continuo ed eterno della realtà. Le stesse linee e figure cambiano posizione, si evolvono come dotate di vita, secondo una sequenza precisa, sicura, dettata dall’intuizione artistica che si spinge là dove il comune raziocinio non giunge.Movimento armonico e muto in cui vibra, intuita dall’artista, l’arcana musicalità primitiva, la semplice

razionalità dell’universo primigenio, in cui l’elemento essenziale si muove e delinea infinite realtà complesse. È la via forse per capire l’essenza.Piacenza, 1971 (da «Libertà») M. Cerizza

«I lavori di Alberto Besson, dal 1970, si legge in un re-cente catalogo dell’artista, assumono sempre nell’ambi-to della ricerca grafica, una destinazione più complessa dei precedenti: tentano cioè di essere una dimostrazione non solamente visiva, ma anche spaziale, tentano una incidenza più diretta ed acuta nella elaborazione dello spazio quotidiano dell’uomo». Accanto così alla finezza esecutiva, prettamente tecnica, del segno grafico, ac-canto alle incidenze e suggestioni ottico-cinetiche di alcune tessiture giocate sul contrasto tra bianco e nero, accanto alle soluzioni compositive di una ricerca pit-toricamente qualificabile come «astratto-geometrica», si sviluppa un impegno di ricerca formale che, al di là del puro rapporto fenomenologico delle linee-forme, investe in maniera più globale l’intera concezione dello spazio umano. E non si tratta, a quanto pare, di una ri-cerca della terza dimensione (che sarebbe altrimenti un valore plastico già scontato) o di «nuove» dimensioni, ma di una stringente messa a punto di quella medesi-ma dimensione spaziale in cui è immerso l’uomo della segnaletica stradale, del design industriale, l’uomo che vede ogni giorno posta in crisi la sua concezione dello spazio (in quale «vero» spazio siamo immersi? Non cer-tamente in quello della pubblicità, nemmeno in quel-lo ingenuamente prospettico di Paolo Uccello e della scienza rinascimentale; ma nemmeno, a ben vedere, in quella struttura uomo-ambiente che il sistema tecno-logico vorrebbe farci credere essere la vera dimensione dell’uomo sociale d’oggi)...Pavia, 1973 (da «Catalogo Studio Centro» Pavia)Gabriele Albanesi

Testimonianze

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Alberto Besson respira l’aria del suo tempo, si trova fra le mani le tecniche che la scienza offre e le adopera con intelligente duttilità, affronta i problemi che sono il nostro pane quotidiano e li registra analizzandoli in queste sue lastre che hanno l’apparente freddezza di un occhio fotografico e la lucidità di chi vuole capire senza proporre affrettate soluzioni.Quindi l’esercizio stilistico e problematica morale si accompagnano, in maniera parallela, nella sua medita-zione artistica che ha ben poco di improvvisato anche perché Besson lavora, ormai da molti anni, in una ben chiara direttiva.Si tratta di documentare il tragico agone dell’uomo, della realtà naturale nell’impatto con la tecnica che av-volge e travolge. Dell’uomo rimane in Besson l’ombra, una larva senza calore nè luce, ma sempre una macchia indelebile.Anche se l’Homo faber vede ormai rivolte contro di lui, come un terribile boomerang, le armi che si è co-struito per dominare la realtà visibile ed invisibile, ri-mane di lui un soffio, un residuo che è duro a morire e che non morirà. Allora ecco in Besson accanto al sottile e sinuoso gioco stilistico, anche questa continua atten-zione a documentare l’incontro, lo scontro fra umanità ed i suoi strumenti...Brescia, 1975 Guido Stella

La ricerca del giovane artista cremasco è tutta imper-niata su valori e rapporti ritmici, intesi in senso pre-valentemente grafico, ma divenuti componenti fonda-mentali per una pittura che astraendo dalla figurazione vera e propria, comporta tuttavia una precisa sequenza di immagini disposte secondo una determinata succes-sione. La realtà viene così interpretata allusivamente attraverso ricorsi indiretti, la cui suggestione risiede principalmente nella musicalità delle cadenze, nella ri-duzione del fatto visivo alla sua essenzialità.Milano (da “Annuario degli Artisti Visivi ‘74”)Mario Monteverdi

...Sorretto da una solida piattaforma grafica, delinea una serie di rapporti pittorico-figurativi imperniati sul-

la ritmica iterazione di spezzate curve e tratti, a volte sinuosi, conglobanti una serie di tentativi di immagi-ne che si succedono nella camera ottica dell’intelletto. Maestro nell’esemplificazione, nel ridurre la realtà a poche essenziali linee come in un teorema, amante di geometrie sovrapposte con sicuro estro figurale, Besson si colloca sulla sponda degli astratti lasciando apparen-temente lo spazio chiuso all’uomo, protagonista dietro le cortine del dramma. Ma sempre, ancorchè relegato a figura e compiti di «Humbra» o di «Lemure» da esor-cizzare, l’uomo ricompare nel drammatico rapporto di adeguamento con lo spazio, nella lotta per la sopravvi-venza contro la tecnica che tende a stritolarlo, a farlo scomparire...Padova, 1975 (da «Realtà Artistiche») C. Norelli

ll ritmo compositivo dell’artista, pur muovendosi se-condo una precisa scansione spaziale, crea delle arti-colazioni grafiche suggestive e affascinanti, come certe sinfonie vaste e travolgenti. È una struttura intensa di segni nervosi che corrono a fasci verso la costruzione di forme, evocanti presenze che sfuggono alle categorie logiche dell’intelletto, per offrirsi interamente al godi-mento estetico della percezione visiva. Nondimeno, quelle forme, apparentemente soltanto autoriflessive, si caricano di simboli misteriosi che fanno scattare, nel fruitore, tutti i meccanismi della fantasia, riempiendo-la, oltre che di stupore e di magia, anche di immagini alogiche ma decifrabili a livello intuitivo. Ovviamente, il lettore deve stabilire, col pattern segnico, un rapporto di viva collaborazione tra la sua attività immaginativa e le stimolazioni estetiche del sintagma pittorico...Milano, 1976 Luigi Valerio(presentazione alla personale presso la Galleria “La Saletta”)

Operazione selettiva fin dai suoi inizi, quella che Al-berto Besson ha affrontato tra simpatia per l’analisi, passione per l’impulso soggettivo e il gusto di certi ri-sultati lirici. Dapprima andava sottraendo dalle figure riportate nel quadro (nel disegno e nella lito, in tempe-re e altre trasparenze di tecniche miste) gli attributi di pesantezza, di volume degli oggetti.

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L’intento si manifestava già molto preciso e deciso a svelare meccanismi della figurazione, la gracilità e fu-tilità dell’immagine che viene ad assottigliarsi sulla su-perficie e non ha caratteristiche simili agli oggetti che ci stanno dinnanzi, su un supporto classico, posati e ordinati secondo certe distanze regolamentari, disposti secondo norme tramandate dalla tradizione visiva «na-turalistica», «realistica»......in questo spazio mutevole si sono dati convegno a volte dei seducenti lembi di materia setosa, dolci e pre-ziosi margini d’arredo Liberty, moiré di stoffe e colo-ri di vetrata, “déco” e più usuali carte e “tapisserie”; il tutto sciorinato con l’occhio ad una austera “ricerca” analitica, ottica, mentre l’impulso era portato a valu-tare la possibilità di una variazione emozionata dei co-lori, degli accordi. Una fabulosa eleganza fa oscillare e muovere come in un caleidoscopio bizzarro e divertito, i risultati della ricerca “astratta”, le forme poliedriche svuotate e divenute blocchetti bidimensionali rigati e colorati, leggeri e scorrevoli. Talora un “campione” di prova tissulare, sufficientemente spiegazzato e colpito da fitte interferenze e irradiazioni (come in certe ragna-tele optical di Vasarely) si è ingrandito, dilatato, pre-sentando la trama irregolare; e, invece di un supremoordine scientifico, ha messo a fuoco valori di manufat-to, delicatezze di sete e di suture, i contrasti di un tessu-to che scopre le sue asimmetrie e le fantasie della mate-ria trattata dal pittore. Sono entrati anche i brandelli di giornali, ad incidere ancor più decisamente quel senso di frammentario e di effimero legato alle sensazioni vi-sive, alle scelte del soggetto fantastico...Besson va indagando sulle interferenze d’onda lumino-sa, le distorsioni, le tensioni, le ambiguità sensibili del campo visivo, grafico, materico, prodotte da variazioni di strutture modulari, dei fenomeni molecolari. Sono lasciate aperte anche le molteplici possibilità di ritro-vare un’immagine e di analizzarla da differenti punti di vista, con sfocature (flou); o con sovrapposizioni di diversi vetrini e liberamente usando della distorsione che produce una quantità di deformazioni, di stimoli ottici, di provocazioni ottico-psichiche. Un labirinto finissimo e continuamente mutato attrae il pittore non più ad un centro sicuro, ma al percorso e successionedelle più piccole scoperte; anzi, alla scoperta del pro-

cesso stesso dei fenomeni percezionali, ai vagli sottili delle minime mutazioni grafiche. Ma spesso, al di là di quello che si dovrebbe considerare come un rigo-roso metodo di ricerca, si avverte nel lavoro di Besson il desiderio del divertissement, dell’anti-metodicità, dell’anti-razionalità...Cremona, 1981 Elda Fezzi(dal volume “Besson, 60 disegni”)

Il seducente avvolgersi della linea nell’opera pittorica di “Alberto Besson“, lo studio approfondito dell’essen-za nascosta e contenuta in una linea o in un sempli-ce segno, è un compito a cui non tutti si avvicinano facilmente e con coraggio. Il penetratre curiosamente nell’intersecarsi di un grovello di linee, di un frantu-marsi di segni morbidi o interrotti, equivale al riporta-re a galla un tipo di realtà che si identifica direttamente con i significati essenziali del “dipingere”, con il lin-guaggio grafico e con tutto ciò che fa parte dell’espres-sività segnica. Nel nostro caso, si tratta di un artista che presenta la caratteristica di evolvere continuamente e incessantemente un tipo di ricerca formale che si adat-ta perfettamente a quello appena descritto...Besson fa riemergere sulla superficie, mediante le sue interessantissime tecniche miste, una serie infinita di piccoli segni, che si scontrano immergendosi e facen-dosi inghiottire da uno sfondo inesistente, in quanto l’elemento segnico occupa totalmente la superficie, non permettendo così che vi sia un’interruzione o un minimo cedimento delle forze compositive, occupate intensamente a concentrare in maniera totale lo sguar-do osservatore. E l’occhio rimane incantato davanti a questo gioco ottico di geometrismi intensi, quasi rapi-to e inghiottito anch’esso da queste forme vertigino-se. Un gioco, quindi, di un alternarsi di bianchi e di neri, di linee verticali, orizzontali o diagonali, di for-me taglienti... In effetti, bisogna guardare molto più a fondo, e studiare sia con l’occhio che con la mente, il complicato e perfetto posarsi degli elementi composi-tivi, verificando come nulla venga lasciato al caso o sia il prodotto di una pura espressività immaginativa. Le masse corporee che derivano dall’insieme delle linee, si instaurano decisamente e vanno a formare pesanti

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e imponenti sculture, identificandosi, talora, in oggeti reali trasformati dal pensiero dell’artista, che rivela così un potere grafico sensibilmente riassuntivo e capace di sintetizzare in una forma chiara e pulita, ma in ogni caso studiata profondamente, l’essenza dell’oggetto.Nelle opere più recenti, Besson si presenta ancora più sicuro e deciso assumendo sempre più frequentemen-te, forme geometriche pulite ed essenziali, tralasciando quelle circolari che potevano in qualche modo “ammor-bidire” l’effetto ultimo compositivo. In questo modo e a mano a mano che questo nuovo aspetto si è andato costituendo, Besson si è avvicinato gradatamente alla sfera del razionale, tralasciando così le possibili varia-zioni o fughe da un tipo di figurazione strettamente ge-ometrica, acquistando una maggiore forza compositiva e un grande equilibrio formale.Non é semplice penetrare nel mondo di un artista come Besson, nell’animo di coluì che nasconde, in par-te inconsciamente, il segreto dell’essenza delle cose, che trasforma in giochi geometrici la materia pittorica.E già diversi anni fa ci si rendeva conto che questo tipo di linguaggio così “ben organizzato” non si sarebbe fat-to sconfiggere facilmente e anzi Besson continuando sulle orme del suo primo operare, ha arricchito le sue forme astratto-geometriche di una sensibile poesia, im-ponendosi attraverso la sicurezza costruttiva dell’im-magine e il suggestivo gioco degli spazi.La Spezia, 1987 Carlo Occhipinti

Le sue opere dimostrano come sia possibile andare avanti, raggiungere una propria autorità, in un setto-re enigmatico come l’astratto. Ci vuole, e qui c’è una sorta di giovinezza spirituale, che dia forza nuova alla «cosa mentale» magari facendo sì che segnali ottici e geometrie diventino favola e «spettacolo». Tutto ciò qui avviene, con intelligente grazia.Milano, 1993 Enzo Fabiani(da «Segno e colore» Rassegna di artisti del Premio Arte, Mondadori Editore)

Attraverso un gioco ritmico di colori e di segni, il mon-do pittorico di Besson prende vita e giunge a soluzio-ni particolarmente comunicative, attraverso assonanse timbriche che assumono il valore ed il sapore di una

squisita musicalità, non disgiunta da un’apprezzabi-le visione lirica. La sua sensibilità lo rende particola rmente attento ai valori della luce e del tono-colore che attinge dalla natura e riporta sulla tela con un’astrazio-ne geometrica razionale, commisurata alla fenomeno-logia dell’essere.Uno spazio vitale, fa da cornice alla natura ed alla presenza umana e scandisce la misura del tempo che appartiene alla condizione dell’uomo contempora-neo. Nell’evocare ambientazioni “part i c o l a rmente astratte”, dove a volte appare una figura schematica di un uomo a cavallo, come all’opera “Tu, cavaliere del tempo” e di un uccello nel “Paesaggio inmutazione”, Besson vuole rappresentare l’habitat umano, sempre più asfittico e deprimente, con la sua solitudine e la sua realtà, a volte drammatica, da cui l’Artista vorrebbe fuggire (“Il mio pensiero fuggente” e “Oltre il muro”) ed approdare verso lidi incontaminati, che sembranno appartenere ad un mondo ormai perduto per sempre. I suoi temi evidenziano un temperamento squisitamente sensibile e rivelano lo stato interiore dell’Artista, de-sideroso di realizzare se stesso al di fuori dell’attuale società computerizzata. Infatti, se osserviamo con at-tenzione le sue architetture geometriche, in quasi tutte troviamo un modulo di disturbo alla perfezione geo-metrica dell’intera struttura: un’oasi di verde con erbe e rami, tracce vitali che da tempo, segnano l’inconscio dell’Artista che sente sempre più forte la voglia di aria pura e di evasione dai labirinti delle nostre città, pie-ne d’incertezza e contraddizioni. Questi labirinti, nella sua pittura, sono espressi dalle forme geometriche sem-pre chiuse, senza una via d’uscita, se non attraverso i piccoli giardini che mutano la visione e la fanno inten-dre nei suoi significati esistenziali. Capacità di sintesi, espressa da figure geometriche regolari ed irregolari che assumono una loro precisa fisionomia poetica. Besson, dunque, è alla ricerca di un mondo nuovo ed uno spa-zio vitale, i cui avvenga la fusione del reale e del sogna-to, uno spazio inteso come modo di essere della fisicità e dell’essenzialità umana.Modena, 2000 (da “Forum Artis Museum”) Fabio Tedeschi

...nel suo stile grafico, inconfondibile, ripercorre nel la-birinto del tempo situazioni, momenti, fasi della vita,

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occasioni forse perdute, rivisitate attraverso un forte impatto cromatico che fornisce alla visione spunti, vie di fuga, ripensamenti, in un rincorrersi di quinte tea-trali che portano lontano.Una recherche che non porta ad un punto definito da cui tornare o ripartire, ma che ha il compito ben preci-so di buttare all’aria tutte le carte della nostra vita: sta a noi ricomporle dando un senso a un tempo che ci sfugge e che mai sapremo dominare...Cremona, 2003 Donatella Migliore(dal catalogo della mostra “Incontro col tempo”)

L’opera astratta di Besson è costruita con i colori dell’Aria, dominata da gradazioni di blu e fondata sulle due perpendicolari, verticale e orizzontale. La croce è un riferimento spaziale. Ma qualcosa porta movimento e diagonalità e scompiglia la struttura ortogonale. La parte in alto a destra, dominata da forme filiformi (fra le quali si forma o che sono lambite da un rosa pallido), associata al titolo suggerisce il moto leggero dell’Aria, che introduce nella struttura l’elemento circolare o vor-ticante, nel quale si fanno vivide zone di colore rosso e verde. L’alito di vento ha modificato la geometria re-cando movimento fuori e dentro di noi, e risvegliato colori (sensazioni).Città di Castello, 2003 Flavio Manni(Centro studi Alkaest, a proposito del quadro “Un leggero alito di vento”)

... Nelle sue opere il colore, la luce e la forma acquistano una loro autonomia espressiva e producono nell’occhio di chi le guarda, processi psicologici nuovi, come quel-lo del geometrismo cinetico di Vasarely, di una pittura sempre in movimento. Besson ha inventato il “moto perpetuo in arte”, oltre al connubio tra l’immagine e l’immaginario... Anche i titoli delle opere ci fanno en-trare in paradisi irreali, sognati e sognanti: “Fugge il nostro tempo migliore”, “Memoria ferita”, “Alla ricer-ca del tempo perduto”, “Quel sottile dispiacere”, sono gli impulsi del suo inconscio che, come diceva Freud, sono gli autentici fattori della vita. Queste opere, oltre a sedurre lo sguardo del visitatore, fanno pensare e agi-

scono con tutto il pathos che arriva loro dalla culturaitaliana...Più che guardarli, questi quadri bisogna ascoltarli col cuore e con l’intuito, sentire la loro armonia, ascoltare il suono di un “linguaggio visivo” che trasforma i colori in emozioni. In essi parla l’alfabeto della pittura, men-tre nelle forme e nei segni c’è l’idea di uno spazio tenu-to al vertice della propria energia, della propria sfida. Besson sa benissimo come far scaturire il “sentimento dal procedimento”.Ogni suo dipinto è diverso dall’altro in quanto si apre ad una possibile serie di relazioni e vibrazioni, che non nascondono la loro natura transitoria e problematica.Segno e colore determinano entrambi l’angoscia dell’esistenza con una tensione emotiva razionalmente sintetica, esprimendo vari tipi di emozioni per mezzo della bellezza cromatica.Egli si dedica in primo luogo ai valori espressivi dei contrasti cromatici, come l’incontro drammatico tra il rosso ed il verde (Un leggero alito di vento) o l’ac-coppiamento sensuale dell’arancio col rosa (Alla ricer-ca del tempo perduto) o al contatto emozionale tra il rosa verde celeste (Un problema di equilibrio). Quasi sempre il risultato è straordinario: facendo leva sulle scelte estetiche dei suoi dipinti, riesce a trasformare gli accoppiamenti di colori in un “inno alla vita”, un’esal-tazione dell’esistenza e del suo significato. E il colore è anche un segnale indicativo del carattere dell’artista: le tonalità chiare comunicano qualità positive e gra-devoli, mentre i colori scuri suggeriscono una natura introversa.Ma qui entriamo nel discorso della cromointrospezio-ne, che è tutta un’altra cosa e si ricollega alla terapia del colore (cromoterapia). Nelle opere oltre ai colori, mi colpiscono le sensazioni, l’esattezza creativa, la profon-dità quasi sonora. I suoi quadri non sono solo colori, sono anche musicam canti alla libertà, melodie di suo-ni colorati....la ricerca geometrico astratta di Besson parte da una duplice matrice: la prima si appoggia ai percorsi dell’emozione, all’influenza della musica, allo studio della psicologia e dei modi di percezione del reale, non-ché alla funzione espressiva del colore (Kandinskji e Klee); la seconda punta al rigore tecnico e matematico

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ed alla semplificazione radicale dell’astrazione geome-trica.Siamo di fronte ad una concezione nuova ed intellet-tualmente originale di fare arte.Milano, 2004 (da Web Art Magazine) Eraldo Di Vita

Siamo dinnanzi ad una pittura che presuppone un at-tento studio delle masse tonali e dei concreti sviluppi elaborativi. Nulla è lasciato al caso, l’arte di Besson è riconducibile all’esattezza scientifica dell’effetto visivo e dell’equilibrio coloristico. Il reale si fonde al fantastico in un susseguirsi di calde masse monocrome e tratti de-cisi ed essenziali. Un innovativo linguaggio pittorico.Palermo, 2005 (da “Avanguardie Artistiche 2006)Anna Francesca Biondolillo

Alberto Besson è un artista telematrico. Nella sua pas-sione antica per la pittura e per le tecniche del dipingere l’artista ha sviluppato la capacità di rivelare gli effetti della nuova civiltà telematica.Nell’opera custodita al museo civico di Crema, il tema

del volo si sostanzia in un’immagine smaterializzata, fluida e instabile, dove la profondità è azzerata per ridurre l’immagine ad una presenza di pura superficie. Il supporto della tela è uno schermo che accoglie la traccia visiva depurata di ogni gravità, leggera, inconsistente, che non si sovrappone allo sfondo ma ne è parte integrante, diventando frammento del tessuto decorativo del quadro. L’immagine sintetica è ridotta ai minimi termini mentre la stesura è uniforme e pellicolare, guidata da una mano clinica che proietta sulla tela un immaginario utopico.L’opera di riduzione del reale è condotta alle estreme conseguenze e il quadro non è più una finestra sul mon-do, uno sguardo che coglie in profondità la natura e do-mina lo spazio prospettico, ma è la conseguenza di un vedere plasmato dalle nuove tecnologie: uno schermo piatto che ospita un’immagine ricostruita nella sintesi e nella mobilità, pronta a diluirsi nel flusso ininterrotto e virtuale della civiltà medianica.Crema, 2006 (dal volume “La Nostalgia Illustre” a propo-sito del quadro “Sereno Stabile”) Roberto Bettinelli

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Alberto Besson è un artista poliedrico che spazia con grande intelligenza attraverso alcune possibilità esteti-che che vanno dalla figurazione all’informale estrinse-cando il meglio della sua inventiva anche nelle figure più sintetiche come quelle geometriche.L’impostazione delle sue opere figurative si basa su pae-saggi fantastici dalle cromie insolite evocative di scenari cosmici trasposti sulla terra. Le sue composizioni sono spesso “poliedriche” nel senso che accanto ad elemen-ti ancora naturalistici appaiono elementi geometrici, cerchi suddivisi in righe prevalentemente orizzontali, che in qualche misura simulano oggetti celesti, sole, pianeti, astri. Tutto questo ci introduce in uno spazio sospeso tra il fisico ed il metafisico in cui il tempo si è fermato. Questi attimi di fruizione ci permettono di approfondire le sue tematiche che, sia pure molteplici, ad una sola vena inventiva fanno capo. Queste opere, la cui ricchezza cromatica traspare e si diffonde attraverso materia che espande una luce intrinseca, ci attraggono con il loro fascino magnetico. Questo rapporto empati-co con i dipinti ci coinvolge totalmente facendoci, per un attimo, allontanare dal tempo fisico che scandisce ogni giorno il nostro agire. Questa serie di considera-zioni ci porta a riflessioni che da un ambito estetico ci inducono a sconfinare in ambiti filosofici-esistenziali: è la proposta di un mondo pulito, fascinoso, possibi-le che Besson ci propone, e ci conviene intraprende-re questo viaggio fantastico per fruire di stimoli visivi inusuali.Quando Besson giunge ad esprimersi attraverso la più sottile sintesi formale che è rappresentata dalle figure geometriche, ci svela nuovi universi portandoci alla purezza di colori e superfici.

Ecco allora scaturire un’esplosione di figure, geometri-che appunto, che, combinandosi nei modi più impen-sati, creano rapporti empatici di straordinaria poesia. I colori, spesso tenui, ci riportano ad un discorso pacato di persona colta, che non ha bisogno di “gridare” le proprie esperienze-proposte, ma suggerisce con garbo e poesia, sottili ritmi che con la musica hanno qualche analogia. Questi ritmi condotti per piani ortogonali, intersecati a volte da superfici diagonali, conferiscono alle opere un grande dinamismo che svanisce talora in una tranquilla risoluzione finale.Questo ambito matematico-geometrico ci porta verso una sublimazione della forma, come in un mondo in cui la fisicità annullata ci fa galleggiare sospesi in uno spazio altro, diverso, sconosciuto, ma che possiamo intuire con la fantasia. Quando la dissoluzione della forma lo trasferisce in un mondo primigenio ancora in divenire, informale, l’associazione dei colori e l’associa-zione casuale delle linee creano di per sé un movimen-to ancestrale, aritmico, in cui il disordine molecolare (entropia) domina. Non per questo il discorso signi-ficante di Besson viene meno, anzi, egli lo riporta ad un momento arcaico in cui la forma non si era ancora costituita.Ancora una volta un prodotto della mente, quale è la pittura di Besson, riesce a stimolare le nostre cellule visive in una danza cromatica che da soli non riusci-remmo ad intuire. È una stimolazione sottile dei no-stri sensi che ci rimane fissa nella memoria: il soffice equilibrio delle scansioni cromatiche ci trasferisce in uno stato di “sospensione” spazio-temporale che oserei definire “extrasensoriale”, come in una sorta di “nirva-na” estatico.

La realtà mobile di Alberto BessonSilvano BattistottiMilano, febbraio 2008 (Testo di presentazione alla personale presso Arte Gioia 107)

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Credo nel potere dell’intelligenza, credo nel potere della cultura: mi sorgeva spontanea tale affermazione osservando, presso la Galleria Immagini Spazio Arte di via Beltrami a Cremona, i lavori di Alberto Besson, non già per un mio spiccato intellettualismo snobisti-co, bensì per la mera convinzione che il lavoro che quei dipinti dimostravano non potesse esser frutto d’altro che di tali matrici.Cultura, non solo artistica, e intelligenza sono, i pre-supposti e i supporti necessari alla costruzione delle composizioni razionali che sostengono l’eloquio pit-torico dell’autore cremasco. L’aver abbracciato, negli anni Sessanta-Settanta, le modalità dell’arte optical, dunque, non costituiscono asservimento a un modu-lo espressivo ma figurano, nei lavori di Besson, come termini di un percorso che avverte la presenza di altre declinazioni interne.La geometrizzazione che investe lo spazio, comunque si dipani entro le coordinate che la asseriscono, non altro fa che sottolineare il rapporto tra la natura e l’uo-mo, dimensioni dinamiche, e l’infinito, l’immobile, l’altro. Sotto questo aspetto la composizione bossonia-na parrebbe proporsi come forma altra di interazione fantastica, a suo modo visionaria, quasi denotando una surrealtà non onirica bensì costruita per ricercati e misurati sintagmi. Una coerenza assoluta, frutto di un pensiero razionale, trattiene i legami tra i sintagmi del lessico artistico di Besson, costruendo le dinamiche spaziali e le correlazioni logiche che collegano le diverse parti: ogni opera, quindi, appare come un discorso in sé compiuto e tuttavia ogni opera si mostra come parte di un discorso più ampio, una pagina di un libro che ancora non si è finito di comporre.Anche l’utilizzo di una gamma cromatica costante può

agevolare la percezione della continuità del lavoro bes-soniano e sottolineare la contiguità delle realizzazio-ni appartenenti a tempi diversi o perfino a differenti modalità espressive. La linea. infatti, anzi il segmento lineare, che costituisce una tipicità, in quanto è l’ele-mento primario, del discorrere artistico, appare mezzo assai duttile: si piega in cerchi, si spezza in triangoli, si propone in forma ondulata, così da costituire formula-zioni diverse nel tempo della prassi come nello spazio interno dell’opera, divenendo elemento inscindibile di una visione sempre più dinamica.Gli effetti che ne derivano si propongono sia come sovrapposizioni, quasi dei fantasiosi fotomontaggi, sia come bande cromatiche che riportano alle ormai abituali frequentazioni informatiche. Tuttavia, il clima in cui le immagini sono immerse, e non solo la loro realizzazione in pittura, infrange la sottile barriera di-visoria tra ciò che nasce dall’uso accorto delle tecniche disegnative o che scaturisce dai portati delle tecnologie per toccare invece le situazioni sottili, sfiorando un im-maginario lirico che provocatoriamente si insinua nelle ben calibrate armonie.Sono le frangiature leggere, le fibrillazioni dinamiche, gli inconsueti accostamenti cromatici o certe imprevi-ste forme di semplificazione simbolica: un cuore, un cavallo, un uccello, che vengono interpolate all’interno della razionale e perspicua dichiarazione pittorica bes-soniana, le schegge di libertà, gli sfioramenti emotivi in cui si condensa, pudicamente e quasi segretamen-te, l’anima poetica che si nasconde in questa pittura di toni freddi che, quasi d’improvviso, accoglie in sé la essenziale liquidità delle armonie, dosando impreviste musicalità e sonori passaggi ritmici entro partiture cro-matiche in cui si infrange e respira la libertà del cuore.

La libertà del cuoreTiziana CordaniCremona, 2009 (da “Cronaca”)

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Una dimensione meta-razionale s’incardina profonda-mente nel percorso creativo di Alberto Besson lungo la via che giunge all’evocazione e si sviluppa attraverso una cifra stilistica che conduce direttamente nell’ambi-to di una riflessione sull’essere e sul divenire.Siamo dinanzi, insomma, a una dimensione del com-porre che non scivola mai nella facile tautologia, propo-nendosi invece come esperienza originale e personalis-sima in grado di fare proprie misure espressive proprie di un “geometrismo” di elevata caratura epigenetica, in seno alla quale si sviluppa, secondo precise scansioni temporali, una lunga e articolata litania di immagini e di figure che si alternano e compongono al ritmo di antinomie visive nelle quali risulta estremamente gra-devole perdersi ad libitum.Sintomatico di questo iter tutto rivolto alla coscien-tizzazione, seppure con ampi margini di sviluppo in-terpretativo che ne consentono letture anche diverse e molteplici... è una concertazione che pare derivare - sia pure con una certa autonomia - da quel fluxus dinami-co che si riferisce variamente alla confluenza tra le cor-renti bioenergetiche maschile e femminile di cui parla la filosofia che informa lo spirito del Tao, definendole, rispettivamente, Yang e Yin.E proprio di corrente bioenergetica pare davvero op-portuno riferirsi quando si parla del sottile senso di cir-colarità nascente che si coglie nei dipinti di Alberto: fra linee, cerchi e figure, si ha infatti l’impressione di an-dare a toccare notazioni incisive che riguardano quel-la sorta di modus operandi di “forze” che variamente determinano la quotidianità, sia in una dimensione di libertà cercata nell’autonomo svincolarsi dal banale e dal già detto, come si evince, ad esempio, nell’acrilico intitolato “Un leggero alito di vento”, sia in una di-mensione in cui prevale un dualismo apparentemente, e solo apparentemente, oppositivo: è il caso della tecni-ca mista “il falco e il leone”.

L’arte di Alberto è quindi permeata da un linguaggio metaforico in cui significato e significante entrano in una concertazione generativa da cui scaturiscono composizioni davvero attraenti e suggestive, che spes-so hanno il sapore di apparizioni stagionali estatiche (“Marzo”) o addirittura di incessanti attimi ininter-rotti, magmatici riflussi fra pensiero e immaginazione (“Tempesta”), fra tessitura memorialista (“Arena esti-va”) e decalogo immaginifico (“Dieci viaggi straordina-ri”), in cui il percorso è rivolto a una profondità sovra-strutturale che è sospensione spaziale pura.Sant’Agostino dice «il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina». E Besson ha letto molte pagine di questo libro, cercando di fare ciò che sostiene Ralph Waldo Emerson, ovvero che «per quanto viaggiamo in tutto il mondo per trovare ciò che è bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo tro-veremo». E di questa bellezza parlano i suoi quadri.Tale intuizione risulta ancora più chiara scorrendo la serie dei “Paesaggi urbani in mutazione” dove l’ar-chitettura visiva diventa linea assoluta, sostanza che alimenta, in qualche modo, quel caos che permea la metropoli e che ricade, inevitabilmente, sull’uomo postmoderno affetto da un irrefrenabile desiderio di captare qualsiasi cosa anche laddove il disordine rende vano questo intento.Allora appare ancora più chiaro e forte il “richiamo”, quasi di memoria leopardiana, alla Luna, sotteso da opere di assoluto lirismo come “Riflessi di Luna”, o nella essenzialità di pezzi dell’intensità di “Blade”.Insomma, sempre per tornare al pensiero taoista e parafrasandone, con una certa dose di autonomia, il senso: per accedere all’anima delle cose occorre porsi “in ascolto” di se stessi, credendo di poter accostare ciò che ci circonda mediante quella condizione sospensiva, verginale verrebbe proprio da dire, che costituisce la “chiave” d’accesso per un rapporto non coercitivo con

Segni e silenziSimone FappaniCremona, 2009 (dalla presentazione alla monografia “Segni e Silenzi”)

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ciò che “sta” nell’altro da noi stessi e nella complessità oggettuale che ci circonda.Si dovrebbe trovare, in defi-nitiva, una dimensione in cui ogni cosa possa scorrere dentro di noi e rimanervi impressa secondi ritmi e tem-pi fatti dal nostro spirito, come pare volerci dire Besson in lavori come “In piscina” - dove l’elemento acqueo è sinonimo di trasparenza e di serena accoglienza - o “Laguna”, per procedere, anche con l’immaginazione, in soggiorni in terre lontanissime (“Borneo rosso”).Ed infine vale davvero la pena sottolineare che nella pittura di Alberto ritorna ciclicamente una certezza mai affievolita nella potenzialità propulsiva del sogno

che rende i suoi lavori in grado di appassionare anche per quella sorta di volontà di destare nell’individuo una voglia di confrontarsi continuamente con ciò che sta al di là di ciò che pare inevitabilmente “scritto” nel desti-no. Non a caso una delle tele più apprezzate dell’artista cremasco s’intitola proprio “Direzione obbligata”.Tutto ciò pare ricordare, molto da vicino, uno dei più illuminanti pensieri di Paulo Coelho che sembra proprio emergere scorrendo attentamente i dipinti di Besson: «il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di viveri i propri sogni».

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L’analisi puntuale di Alberto Besson sulle dinamiche del movimento e sulle scomposizioni del colore richia-ma l’Orfismo di Delaunay, che ha arricchito le geome-trie del cubismo con la fantasmagoria tonale delle sue sperimentazioni. I lavori di Besson si traducono in un inedito gioco segnico e coloristico, dove una miriade di tacche geometriche si incontrano sulla superficie della tela, senza interrompere il flusso compositivo, che im-pegna lo sguardo in una raffigurazione frammentata e caleidoscopica. I toni vivi e squillanti esaltano le minu-scole forme che si coniugano in un concertato ritmico, vibrante e luminoso.Il dinamismo che anima queste opere è ordinato e orga-nizzato con una sapienza costruttiva capace di evocare percorsi visivi e paesaggi e di rielaborarli con un’intel-ligenza ludica e trasfigurante. In un efficace confluenza tra scelte cromatiche e incastri segnici, l’artista impri-

me una cifra stilistica di immediata riconoscibilità alle sue interpretazioni pittoriche che, sotto l’impulso di una felice intuizione poetica, reinventano una natura incontaminata dalla presenza dell’uomo. Attraverso un’astrazione che allude alla riconoscibilità del reale, Besson coglie l’essenza intima di un vissuto filtrato dal-la memoria; non è quindi casuale che i titoli dei suoi lavori conducano al riconoscimento di mondi vicini e lontani, ma perfettamente ricomponibili nella loro in-determinatezza e che si impongono allo sguardo come una narrazione compiuta. In questo gioco di scompo-sizione e ricostruzione, ogni singolo tassello di colore diventa vocabolo descrittivo di un’immanenza, di un apparire senza infingimenti simbolici; qui la materia pittorica, infusa di sogno e di realtà, sembra proliferare sulla tela a seguito di un processo spontaneo di germi-nazione, per testimoniare la bellezza del creato.

Alberto BessonPaolo LeviMilano, 2010 (da “La Materia è il Colore”, Giorgio Mondadori Editore)

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Se si tralascia la produzione più figurativa di Alberto Besson, d’ispirazione pop, decisamente moderna e sug-gestiva, si può notare come dalla metà degli anni due-mila, l’artista di Crema abbandona la strada vecchia e consolidata per avventurarsi in nuovi altrettanto sugge-stivi sentieri. Fino a quel punto di rottura la pittura di Besson si distingueva per il rigore e l’equilibrio formale delle composizioni geometriche e delle ampie campi-ture “a plat”, che evidenziavano una tavolozza dai toni tenui, quasi pastello, e una ricerca di armonia basata su un gioco di pesi e contrappesi, di cui la chiave di volta era, in sostanza, la ubriacante reiterazione e il re-ciproco bilanciamento di tasselli cromatici dello stesso colore (magari con uno o due toni di scarto) e di forme geometriche simili, anche se sempre, leggermente, sot-tilmente diverse... .

Intorno al 2005 le armoniche composizioni di Besson si frammentano, le forme si frantumano, si rimpiccio-liscono, si addensano in formazioni più complesse e articolate. I colori si fanno più acidi, più violenti. Si ricerca sempre e comunque un’armonia, ma si tratta di un’armonia diversa: meno classica, meno apollinea, più audace, scomposta, post-moderna. La destrutturazione delle figure e delle forme sembra rifarsi ad un diverso immaginario che riscatta e trasfigura quello derivante dalla consuetudine col computer... . I titoli poetici ed evocativi di un tempo lasciano spazio ad indicazioni più secche di precisi luoghi geografici sinteticamente allusi. E l’artista così ci sembra essere piovuto dal cielo di un astratto, poetico Iperuranio sulla terra di una coloratis-sima, acidissima realtà quotidiana post-moderna.

Alberto Besson Virgilio PatariniMilano, 2010 (da “La Materia è il Colore”, Giorgio Mondadori Editore)

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Dott.ssa Letizia Lanzarotti

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1970: Rassegna d’Arte Contemporanea di Avanguardia, Castello Sforzesco di Soncino (premiato). Palazzo Dell’arte di Cremona (premiato). “I maestri e le Avanguardie nell’Arte Contemporanea”, Comune di Orzinuovi.

1971: Minigalleria di Codogno. Galleria d’Arte “Il Poliedro”, Cremona. XIII Rassegna INA-Touring, Palazzo Strozzi di Firenze.

1972: Centro Commissionario Diffusione delle Arti “Il Vettore”, Milano. “2b International”, Centro Arte e Design, Bergamo.

1973: “Tendenze nell’Arte Oggi”, 2B International, Bergamo. “Arte incontro”, Galleria “il Centro”, Pavia.Premio Galleria Marcona, Milano (premiato).

1974: “Galleria S”, Sarnico. “III Rassegna d’Arte”, Castello di Torre Picenardi. Galleria “Il Graffito”, Crema.

1975: Galleria “Augusto”, Milano. “Studio 15 Galleria d’Arte”, Milano. Museo civico, Crema.

1976: “Maestri della Grafica”, galleria “Il Graffito”, Crema. Galleria “La Saletta”, Milano. “Casa di Dante”, Firenze. V Mostra c.a. Castello Sforzesco di Milano (premiato). “III Biennale d’Arte”, Nola (NA).

1977: “Mostra di grafica”, cooperativa della cultura, Arese. “Mostra Nazionale d’Arte”, Arengario del Comune di Milano. “La Torre” Galleria d’Arte, Melzo.

1978: Premio Lario, Villa Olmo di Como (premiato). Galleria “Il poliedro”, Cremona.

1979: Biennale “Amici dell’Arte”, Palazzo Trecchi, Cremona. Premio “I Protagonisti dell’Arte”, Bergamo (premiato). Premio E. De Roberti, Castello Estense di Ferrara (premiato). Premio Ced’Art. Museo Scienza e Tecnica, Milano (premiato). VI biennale, Palazzo Reale, Milano.

1980: Premio Natale nel Mondo, Galleria Sever, Milano (premiato). Galleria “Capricorno”, Bergamo. Biennale di Suzzara. Rassegna d’arte “Maggio ostiense”, Roma.Galleria “Casa d’Arte”, Varese. Salone degli Alabardieri, Palazzo comunale di Cremona. Premio Expo Estate,Galleria “Alba”, Ferrara (premiato).

1981: International Art Fair, Basilea. Artexpo, the Showplace, S. Francisco. Festival dell’Arte di Cannes, galleria Martinez la Croisette.

1982: International Art Exposition, New York Coliseum. Artexpo, Brescia. Rassegna Arte Oggi, Terme di Angolo. International Art Fair, Basilea.

1983: Biennale d’Arte Città di La Spezia. “I maestri italiani del disegno e della grafica contemporanea”, Tokio. “I Segnalati biennale” Società Belle Arti, Parco del Valentino di Torino.

1984: Biennale di Milano, Palazzo Reale, Milano. “Premio Città di Rimini” (premiato).

1985: “Arco ’85” Feria Internacional, Palacio de Cristal, Madrid. “Interart” Acropolis, Nizza. “Artexpo”, New York Coliseum.

1986: “Salone del disegno e della grafica”, ExhibitionGallery, City Hall di Hong Kong. “Expo Arte”, Ente Fiera del Levante, Bari.

Presenze

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1987: “Disegno e Grafica Italiana Contemporanea”, Sollentunamassan, halls di Sollentuna, 7” Stockholm Art Fair, Stoccolma. “Premio Nazionale i Maestri del Colore”, Ente Nazionale Manifestazioni d’Arte, Fidenza (premiato). Biennale d’arte “Omaggio al Caravaggio” Museo Mystique di Malta. Mostra d’arte “Omaggio a Stradivari”, Celebrazioni Stradivariane, Comune di Cremona. Galleria del Candelaio, Firenze.

1988: “Sulla rotta di Colombo” Centro Salita S. Caterina, Genova. Rassegna “Del Bello gallery”, Toronto, Canada.

1989: Biennale di Cremona. Premio Italia per le arti visive, Prato (premiato). Mostra Internazionale del piccolo formato, Metro Toronto Convention Centre, Canada. Fiera Int. d’Arte Biaf ’89, Barcellona. Grand Prix du Centenaire de la Tour Eiffel, foyer intern. d’Accueil de Paris.

1990: “Verifica Novanta” Premio per le Arti Visive Beato Angelico: Certaldo (FI), Trento, Montalbano di Sicilia, Marino (Roma). “5th Exhibition of Miniature Art”, Metro Convention Centre, Toronto, Canada. “Disegno in Segno” Comune di Revere. “Un Messaggio per la Vita”, Palazzo della Ragione, Mantova (premiato).

1991: Dodici artisti per la vita: un dono sempre, Cremona. “Premio Italia”, Comune di Villafranca in Lunigiana (premiato).

1992: “Progresso e Natura alle Soglie del 2000”, Co-mune di Osio Sotto. 2a Biennale d’Arte Sacra, Conven-to Ss. Ambrogio e Antonio, Cremona.

1993: 3a Mostra d’Arte Padana, Città di Cremona. 60° Fondazione Avis, Casa Sperlari, Cremona. “Forma, Se-gno, Colore”, Palazzo Benzoni, Crema.

1994: 3a Biennale d’Arte Sacra, Palazzo Vescovile, Cre-mona. Rassegna Artisti del “Premio Arte 92”, Galleria Piazza del Monte, Reggio Emilia. “Arte e Solidarietà”, Palazzo Comunale, Cremona. “Tema Libero”, PalazzoFrattini, Guastalla. “Asta Idea”, Finarte, Milano.

1995: Galleria Spazio Arte, Reggio Emilia. IV° Bien-nale di Cremona, Mostra d’Arte Padana.2° Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea, Pa-lazzo degli Affari, Firenze.

1996: “Centenario Ascom”, Museo Civico di Crema. Spazio Arte, Reggio Emilia. Seconda Biennale d’Arte Siciliana, Città di Vittoria (Ragusa).

1997: Gli Artisti della Postumia, Museo d’Arte Mo-derna dell’Alto Mantovano. “Novecento” Secessio-ni Astratto-Informali in Italia, Forum Artis Museum Montese, Modena. 1° Biennale d’Arte Contempora-nea, Flash Art. Museum, Trevi.

1998: “Gli Artisti della Postumia” Ex Chiesa di San Vi-tale, Cremona. “Redint Mailart” Art EPOS Tale, Acqui Terme. “Abstracta” Il Segno Svelato, Bottega di Cimabue, Firenze. “Mostra del Settantennio” Adafa, Cremona

1999: “Millennium 2000”, Strange Days, Internatio-nal Mail Art Project, Pistoia.

2000: “Percorso nell’Iconografia e nella Spiritualità”, Museo Civico di Crema. “Asimmetrie Liberatorie”, Forum Artis Museum Montese, Modena. “I Segni dell’Evento” Sala degli Alabardieri, Palazzo Comunale di Cremona. “In Cerca di Universo”, Sala Cremonesi, Museo Civico di Crema.

2001: “Esposizione Straordinaria”, Museo della Perma-nente, Milano. “T-Shirt /Art Exposition” 1a Edizione, Mostra Itinerante in città toscane. “International Mail Art Project”, Torino C.A.R.I.S.M.A., Cral Torino. “Millennium Artis 2001”, Centro Arte-Expo, Pisa.

2002: “Symposyum Internazionale Video Art e Mail Art”, Segni d’Arte fra il Sociale Ed. Il Ludico, Sivie-ra, Verbania. “Arte e Scienza per la Vita”, Fondo Edo Tempia, Biella. “Salon International de Peinture et de Sculpture”, Espace Fontvieille, Monte-Carlo.

2003: “Galleria d’Arte Gnaccarini”, Bologna. “29° Foi-res Internationales de L’Art Contemporain”, Luxem-

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“La via italiana all'informale”, Palazzo Zenobio,Venezia.

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2013: Artefiera Genova; Artefiera Cremona; “Musi-

cando”, Museo Paderno Ponchielli ;”Colori” Sala del

Podestà, Soresina ; “Arts” Museo Diotti, Casalmag-

giore; “Koinè 2013”, Palazzo della Racchetta, Ferra-

ra; Municipio, Sala dei Provveditori, Salò; Rocca Vi-

scontea, Lacchiarella; Galleria “20”,Torino; “Segni”,

Rocca di San Giorgio, Orzinuovi; Artefiera, Pado

va;Omaggio a G.Verdi, Teatro S. Ambrogio, Cremo-

na.

2014: Artefiera Genova; Artefiera Cremona; Fonda-

zione San Domenico, Crema; Galleria 20, Torino;

Museo Civico, Crema; Galleria Del Rivellino,

nell'ambito del Ferrara Art Festival, Ferrara; “Koinè

2014”, Rocca Viscontea, Lacchiarella (MI); Palazzo

Quaranta, Isola Dovarese (CR);

Palazzo della Racchetta, Ferrara;”Tra ragione e senti-

mento”, Palazzo Ricci Oddi, Piacenza, nell'ambito

del Piacenza Art Festival; Biennale, Adafa, Cremona.

2015: Artecremona;“Cibo per l'anima”, A AC,S.Ma-

ria della Pietà, Cremona; Affordable Art Fair, Milano;

Spazio E, Naviglio Grande, Milano; Galleria del Ri-

vellino, Ferrara; “Percorsi espressivi”, L'Altra Arte,

Bagnolo Mella; Villa Badia, Leno

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Incidenze tecniche1972, cm. 70x50, nitro su alluminio

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Natura e non natura1973, colori al nitro su alluminio satinato

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Vegetazione sezionata1973, cm. 70x50, nitro su alluminio satinato

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Il mio pensiero fuggente1973, cm. 70x50, nitro su alluminio satinato

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Ancora un attimo1973, cm. 100x70, acrilici su tela

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Frammenti di gloria effimera1973, cm. 100x70, acrilici su tela

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In cerca di un altrove1973, cm. 100x70, acrilici su tela

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Le regole del gioco1973, cm. 120x100, acrilici su tela

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Reliquie organiche1987, cm. 80x60, riporto e acrilici su tela emulsionata

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Trionfo di energie vitali1993, cm. 100x70, acrilici su tela

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Il violino di Antonius1995, cm. 70x50, acrilici su tela

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Interno con fattore esotico1995, cm. 100x70, acrilici su tela

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Per una collezione di farfalle1995, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Sussurri e grida1995, cm. 70x50, acrilici su tela

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Marzo1997, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Un leggero alito di vento1997, cm. 120x100, acrilico su tela

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Alla ricerca del tempo perduto2000, cm. 70x50, tecnica mistai su tela

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Clessidra2000, cm. 70x50, acrilici su tela

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Paesaggio urbano in mutazione2000, cm. 70x50, acrilici su tela

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Quel sottile dispiacere2000, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Riflessi di luna2000, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Un problema di equilibrio2000, cm. 70x50, acrilici su tela

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Ultimi bagliori di un crepuscolo2003, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Deja Vu2004, cm. 100x100, tecnica mista su tela

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Sogni infranti2004, cm. 100x100, tecnica mista su tela

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Purificazione2005, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Antigua2007, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Cuore2009, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Irlanda2009, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Malindi 22009, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Mare nostrum2009, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Per le antiche valli2009, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Sahara2009, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Shangri-la2009, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Smagliatura2009, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Abissi e segreti2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Barbados2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Borneo2010, cm. 100x100, tecnica mista su tela

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Coral reef 22010, cm. 50x50, tecnica mista su tela

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Outbreak 22010, cm. 100x100, tecnica mista su tela

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Dispersione2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Fuoco2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Graffiti2010, cm.110x110, tecnica mista su tela

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Lost memories2010, cm. 100x70, tecnica mista su tela

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Nuova vegetazione2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Oltre l’orizzonte2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Package2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Paesaggio estremo2010, cm. 30x30, tecnica mista su tela

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Provenza2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Ritagli2010, cm.100x70, tecnica mista su tela

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Splinters2010, cm. 100x100, tecnica mista su tela

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The Shattered Mirror2010, cm. 120x50, tecnica mista su tela

Un altro Cavaliere del tempo2010, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Shattered flowers2011, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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Behind those violet eyes2012, cm. 70x50, tecnica mista su tela

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