ALLA SCUOLA DELLE NUOVE GENERAZIONI QUANDO SONO GLI ADULTI

A DOVER IMPARARE BARI 30 MAGGIO 2017 - FEDERSOLIDARIETÀ

“Ci sono dei momenti storici nel quale il problema cruciale è quello della libertà, soprattutto nelle condizioni di oppressione, e ce ne sono altri nei quali il problema

maggiore è quello della fraternità, ed è il caso del nostro tempo.” (E. Morin)

“L’omicidio di Abele fa della fraternità un progetto etico, non più semplicemente un fatto naturale. Non si nasce

fratelli, lo si diventa” (P. Ricoeur)

UNO SGUARDO DA ANIMATORE, COOPERATORE E FILOSOFO

SOCIALE È UNA QUESTIONE DI METODO

• Voglia e bisogno di comunità, di ricucitura di legami a fronte di una frantumazione progressiva del tessuto sociale e delle patologie dell’epoca globale ( individualismo illimitato e comunitario endogamico)

• Necessità di assumere nuovi paradigmi interpretativi di fronte al crollo dei modelli fino ad oggi riconosciuti

• Importanza di valorizzare l'intelligenza che opera nella quotidianità per rintracciare i temi generatori che la vitalità dei sistemi umani riesce a produrre

• Il moltiplicarsi di esperienze che fanno dei luoghi fisici una possibilità di innovazione sociale

• Alimentare la capacità di aspirare per rimettere il futuro al centro e riorganizzare la speranza

• La priorità è riappropriarsi di un metodo per agire nella realtà

LA NUOVA MISSION DEL LAVORO DI ANIMAZIONE SOCIALE E CULTURALE

• La scelta di fondo da compiere è l'investimento strategico sulla rigenerazione del legame sociale. Adoperarsi per una paziente ri-tessitura dei legami sociali per ridisegnare un futuro e tornare ad aspirare/desiderare

• Quello che è richiesto è un lavoro di animazione diverso da quello degli anni 80-90 volto ad includere una minoranza di persone marginali all'interno di una società coesa; oggi si tratta di re-includere una maggioranza dei cittadini e in particolare di giovani in un contesto che risulta frammentato

NON É UN PAESE PER GIOVANI

GIOVANI FUNZIONALI AL MONDO ADULTO

• Ci tocca ascoltare descrizioni dei giovani come soggetti facenti parte di una generazione senz’anima, senza desiderio, narcisi e improduttivi, rassegnati e annoiati, sdraiati e i dati statistici non sono incoraggianti, anche se andrebbero riletti, ma… l’ipotesi da cui ci muoviamo è quella di “cambiare occhiali”, “cambiare sguardo”

• Il mondo adulto, certo non intenzionalmente, ma concretamente progetta e si relaziona con le nuove generazioni per soddisfare i propri bisogni: prima bambini capaci di saziare il narcisismo dei padri, poi adolescenti consumatori di esperienze e prodotti suggeriti dal marketing, infine giovani stagisti da reclutare e dismettere a seconda dei volubili trend del mercato.

PER NON PARLARE DELLE INTERPRETAZIONI DEL RUOLO ADULTO

• Edipo, Narciso e Telemaco parlano di un padre normativo, di un padre evaporato, di un padre atteso che si sono succeduti come figure del posizionamento adulti nei confronti delle giovani generazioni

Vi propongo una immagine per rappresentare il ruolo adulto che immagino per noi: Enea che si carica Anchise sulle spalle e tiene per mano Ascanio lasciando la città di Troia in fumo per dirigersi verso la costruzione di una nuova civiltà.

QUINDI…

• Partiamo dal presupposto che i giovani siano i portatori sani dei virus del futuro: è possibile guardare a loro per individuare alcuni elementi da considerare per riorganizzare la speranza

• Al contempo dobbiamo pensare per noi al ruolo di co-costruttori di futuro tramite la cura dei legami, facendosi carico della tenuta solidale tra le generazioni.

Monsignor Nervo

“ In primavera gli abeti, i pini, i larici esprimono i propri potenziali di crescita proprio ai confini,

nelle punte dei rami, dove si concentra il massimo di fragilità e potenzialità. Così le

"gemme terminali", fragili e potenti, sono un futuro che accetta tutti i rischi di questa sfida.

Così è necessario, oggi, cercare e riconoscere le gemme del cambiamento sociale. Lì è il massimo

della nostra fragilità e il massimo del cambiamento possibile. Basta poco per

scoraggiarlo, per fermarlo, per trasformarlo in conflitto, per fare della vita il suo contrario”.

ALCUNE IPOTESI PER LAVORARE CON I GIOVANICOSE DA FARE IN ANIMAZIONE/EDUCAZIONE OGGI

CAMBIARE SGUARDO: FUORI DAI LUOGHI COMUNI

• Congediamo ogni pretesa di conoscere la condizione giovanile…per porci in una posizione curiosa di ascolto nei confronti di un soggetto in ricerca, spesso portatore sano di desideri.

BASTA CON GLI SPECCHIETTI RETROVISORI!

• Dobbiamo smetterla di consumare definizioni al negativo di tutto ciò che non corrisponde alle nostre aspettative: ciò che i giovani non sanno, non fanno e non sono. La presa di distanza da questo atteggiamento “postumo” permette di aprire uno spazio di autentico ascolto e confronto con i giovani.

FORME PLURALI E DISEGUALI

• La pluralità, la diversificazione e l’accumulazione con la costruzione del capitale sociale sono cifre per comprendere il modo di stare nel mondo

• Quindi una strategia per fronteggiare la complessità: avere molti contatti, stare dentro a contesti differenti, collaborare con logiche di compito e di scopo all’interno di progetti temporanei, valorizzare i legami deboli sono uno strumento di arricchimento conoscitivo e fronteggiamento delle difficoltà.

INCONTRARSI FUORI DALLA FICTION

• Emerge una domanda di esperienze consistenti caratterizzate da un impatto effettivo con la realtà.

• I giovani chiedono occasioni per mettersi alla prova prendendo parte ad esperienze a condizione che si possa lasciare un segno, che ci sia un impatto consistente sulla realtà : successo, risultato, performatività, competenza, impatto. Il lavoro sociale con i giovani deve fare i conti con questo lessico.

ADULTI CHE PASSANO IL TESTIMONE

• Occorre poi la consapevolezza di abitare una frontiera comune assieme ai giovani, possiamo riscoprire il valore euristico del “fare”

• agire una sorta di sospensione, riuscire a stare con le emozioni, senza cedere alla tentazione di risposte predeterminate

FARE RICERCA DI SENSO NELL’AGIRE PER COSTRUIRE FUTURO

• Costruire l’insieme nel fare e nelle diverse forme è la scelta metodologica

• Favorire luoghi dove l’esperienza raccontata diventi apprendimento non solo per i giovani

• Funzione compositiva tra quotidiano e scenario futuro

RICONOSCERE UN’ALTRA FUNZIONE EDUCATIVA

Ciò che resta dell’educazione è la ricerca costante di restituzione di parola e di riflessività, perché ciascuno possa apprendere dall’esperienza imparando, al tempo stesso, ad assumere attivamente e criticamente ciò che impara, a esserne protagonista cosciente.

CAMBIARE LE NOSTRE ORGANIZZAZIONICostruire un soggetto che

• Ascolta i bisogni del territorio

• Promuove coalizioni di attori per un obiettivo comune coinvolgendo diversi stakeholder

• Attrae e combina diversi tipi di risorse

• Valorizza l’intelligenza collettiva

• Favorisce la circolazione delle informazioni

• Crea connessioni tra reti formali e informali

• Aumenta cosi capitale sociale e di credibilità che è condizione per produrre capitale economico

UNA SCELTA METODOLOGICA E DI SENSO: LO SPAZIO/LUOGO COME DESCRITTORE E COSTRUTTORE DELLA COMUNITÀ

• Lo spazio parla della comunità la rappresenta almeno in alcune sue parti e la comunità può essere prodotta nello spazio e dallo spazio

• Un microcosmo può cambiare la comunità? L’ipotesi è che ciò che accade nel contesto di uno spazio può tracimare all’esterno e fecondarlo

• Lo spazio diventa interessante perché abitarlo pone sfide complesse che devono essere affrontate insieme

• Lo spazio può rappresentare la narrazione di un modello di sviluppo caratterizzato da condivisione e cooperazione

• Gli incubatori di comunità come luoghi del fraterno che deve venire

LE FUNZIONI DA PRESIDIARE

• Sono esperienze nascenti e come tutte le esperienze che nascono hanno bisogno di cura e di attenzioni speciali - funzione incubatrice -

• Sono esperienze che hanno una questione sostenibilità con cui misurarsi in maniera costante, poiché producono moltissimi beni relazionali e beni comuni, ma pochi beni che vengo riconosciuti economicamente e quindi hanno bisogno di essere in grado di attirare e combinare risorse delle più diverse per garantirsi l’equilibrio economico che permetta loro di essere imprese sociali di comunità che durano nel tempo - funzione incubatore-

• Sono esperienze che risentono di un ciclo composto da varie fase: investimento, successo, stabilizzazione, ricambio. Questo richiede che esista una -funzione di manutenzione- che sia presente nelle varie fasi per garantirne la generatività

• Sono esperienze che si alimentano grazie a ibridazioni e cooperazione delle più diverse: questo richiede una funzione di mediazione culturale e animazione.

CONTESTI E AZIONI PER APPRENDERE DALL’ESPERIENZA

Allestire situazioni e contesti che ancorano al reale coinvolgendo tutto il soggetto

• in cui trovino spazio tempi di azione e di pausa riflessiva, ritmi diversi, sospensioni, rallentamenti e accelerazioni,

• in cui si respiri un clima di possibilità (Ken Robinson) e in cui si faccia allenamento alla presa di parola

Promuovere azioni che permettano una nuova combinazione tra individualità e gruppalità

• che permettano una combinazione di manualità/ artigianalità e virtualità

• dotate di senso e capaci di sporgersi sul futuro

• che descrivano un' economia della condivisione

UNA POSTURA DEPONENTE DELL’ANIMATORE SOCIALE

“verbi latini che hanno forma passiva e valore attivo”

• ascoltare come azione di ricerca, di scoperta e contemplativa

• facilitare la predisposizione di occasioni di parola condivisa

• consumarsi nell’arte delle connessioni

• riscoprire il senso dell’errore : erra l'uomo finché vive (Goethe)

• riconoscere la propria debolezza, vulnerabilità e non aver paura di mostrarla come condizione dell’incontro

• fare spazio, lasciare spazio: la non centralità dell’operatore