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Allevamento del melo: IL SOLAXE E LA “CONDUITE CENTRIFUGE” Morgan Diemoz MAFCOT

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Allevamento del melo:

IL SOLAXE E LA “CONDUITECENTRIFUGE”Morgan Diemoz

MAFCOT

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Morgan Diemoz

Allevamento del melo:

IL SOLAXE E LA “CONDUITE CENTRIFUGE”

INSTITUT AGRICOLE RÉGIONAL2005

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Premessa

L’allevamento delle piante da frutto è stato finora concepito come un insieme di tecniche e di manipolazioni del vegetale con lo scopo principale di dare all’albero una forma struttu-rata ben definita. In pratica la disposizione gerarchica delle branche all’interno della chioma assumeva una tipica struttu-razione conica con accentuazione della basitonia1 (dis. 1).

Gli interventi di potatura effettuati durante la formazione impongono all’albero delle regole di accrescimento, di rami-ficazione e di fruttificazione che spesso non considerano le sue attitudini naturali.Ne consegue che, dando la priorità alla struttura, i sistemi che ne risultano spesso ritardano l’entrata in produzione, non ne garantiscono la regolarità nel corso degli anni e non permet-tono di avere un buon controllo sulla carica fruttifera.La ricerca di nuove forme di allevamento strutturate non sembra dunque portare dei progressi significativi per miglio-rare la qualità e la regolarità della fruttificazione.Per questi motivi in questi ultimi anni alcuni ricercatori dell’INRA2 hanno orientato la ricerca sullo studio del com-portamento naturale dell’albero (funzionamento, strategie di fruttificazione ecc.) considerando che una migliore cono-scenza delle sue capacità naturali avrebbe permesso la messa in opera di un sistema di allevamento più efficace.Gli studi finora realizzati sulla fruttificazione del melo hanno contribuito molto all’evoluzione del frutteto per la produzio-ne di mele.In modo particolare hanno migliorato la qualità dei frutti, hanno reso più omogenea la fruttificazione ed hanno per-messo di controllare meglio la regolarità di produzione nel corso degli anni.

1 Gradiente vegetativo per cui i germogli basali di un ramo tendono a svilupparsi più di quelli mediani e apicali.

2 Institut National de Recherche Agronomique de Bordeaux et de Montpellier.

Disegno 1 - Strutturazione conica con accentuazione della basitonia:A - Fusetto; B - Spindel; C - Fusetto doppio; D - Palmetta.

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Quest’evoluzione ha rivelato la necessità di un approccio diverso al vegetale: alcune delle “regole” finora acquisite ven-gono completamente rivoluzionate.

Sostanzialmente lo scopo pratico è quello di sviluppare un insieme di concetti orientati verso la formazione progressiva della pianta durante il suo accrescimento.

Diverse sono le tappe che hanno segnato l’evoluzione dei lavori. Esse hanno tutte contribuito ad approfondire le co-noscenze dell’albero e delle sue reazioni alle diverse mani-polazioni.

Di seguito, vengono illustrati alcuni dei punti più importanti finora osservati:

• l’interesse agronomico della branca fruttifera libera con l’eliminazione dei ricacci. Lasciando sviluppare la branca liberamente, si favorisce l’equilibrio tra accrescimento e fruttificazione migliorandone la qualità e la regolarità3;

• l’importanza della borsa terminale e dei brindilli coronati. Le varietà meno alternanti hanno borse terminali molto voluminose e “l’autonomia” dei brindilli permette produ-zioni più regolari e di qualità superiore4;

• la relazione tra diradamento naturale delle lamburde, detto extinction5, e la regolarità di produzione borsa su borsa. Questo fenomeno è molto ben illustrato dalla va-rietà Granny Smith6;

• l’interesse agronomico del diradamento artificiale delle lamburde, detto anche extinction, come mezzo di alleva-mento per migliorare la qualità e la regolarità della frut-tificazione nelle varietà che a differenza di Granny non riescono ad “autoregolarsi”7;

• messa in opera della Conduite Centrifuge8 per migliorare la penetrazione della luce nell’albero, la colorazione dei frutti e la perennità degli organi fruttiferi9.

I lavori riguardanti l’extinction e la Conduite Centrifuge sul melo si sono sviluppati in Francia sotto la guida di Jean-Marie Lespinasse10, tramite scambi regolari avvenuti grazie alla col-laborazione di un gruppo di tecnici. Nel 1998 questo gruppo informale di lavoro diventa il MAFCOT 11.

3 Lespinasse, 1990; Hucbourg e Aymard, 1996.

4 Lespinasse et Delort, 1993.

5 Fenomeno di moria naturale degli organi fruttiferi che stimola lo sviluppo e l’autonomia dei punti di fruttificazione restanti.

6 Lauri et al., 1996.

7 Larrive et al., 2001; Larrive, 2002; Lauri et al., 2000; MAFCOT, 1999.

8 Evoluzione supplementare del Solaxe nella conduzione della ramificazione fruttifera.

9 Larrive et al., 2000; MAFCOT, 2000.

10 Ricercatore INRA di Bordeaux ideatore della taille longue

11 Maîtrise de la Fructification – Concepts et Techniques.

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Attualmente la ricerca e le applicazioni si sono estese, oltre che verso altre specie come pero, ciliegio e più di recente pesco e noce, anche verso altri paesi tra cui la Svizzera, il Cile e l’Italia.

Il gruppo italiano, al momento, è costituito da un gruppo di tecnici provenienti dalla Valle d’Aosta, dal Piemonte e dal Trentino Alto Adige.

La via scelta dal gruppo MAFCOT è dunque quella di mettere a punto una forma di allevamento più rispettosa delle strate-gie naturali di accrescimento e di fruttificazione dell’albero e di verificarne l’interesse economico.

Questo piccolo manuale è il frutto di preziosi insegnamen-ti ricevuti dal gruppo MAFCOT francese, in particolare da Jean-Marie Lespinasse, Michel Ramonguilhem12 e Bruno Hucbourg13. Inoltre è il risultato di diversi anni di sperimen-tazione condotti presso L’Institut Agricole Régional con la preziosa collaborazione dei colleghi piemontesi e trentini.

Il confronto tra le diverse realtà frutticole ha permesso di approfondire e migliorare diversi aspetti del sistema di alle-vamento.

Di seguito sono elencate in modo schematico le fasi più importanti per un controllo ottimale della fruttificazione del melo, dall’impianto fino alla piena produzione.

IL SOLAXE E LA CONDUITE CENTRIFUGECome si presenta la pianta

Il concetto Solaxe proposto dal gruppo MAFCOT integra la formazione progressiva della pianta nel tempo e la perennità delle fruttificazioni future del melo.

La pianta allevata con questo sistema presenta una forma assiale evolutiva verso l’acrotonia14 con un portamento “più libero”.

Sull’asse centrale, che viene lasciato intero, sono inserite le branche fruttifere, lasciate anch’esse sempre intere.

È dunque importante ribadire che né l’asse centrale né le branche dovranno essere accorciati o semplificati.

12 Aquifruit e Tecnico MAFCOT.

13 GRCETA de Basse Durance e Tecnico MAFCOT.

14 Gradiente vegetativo per cui i germogli terminali di un ramo tendono a svilupparsi più di quelli mediani e basali.

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Durante lo sviluppo le branche si rivestono di fruttificazioni secondarie (brindilli e lamburde), mentre la gemma apicale delle branche fruttifere evolve a frutto determinando due effetti:

a) inibizione della dominanza apicale (borsa terminale);b) contenimento dello sviluppo della branca (foto 1).

In questo modo la pianta raggiunge in modo naturale un equilibrio tra la messa a frutto e l’accrescimento vege-tativo, senza dover intervenire con la potatura per “costruire” la pianta.

La pianta assume un aspetto che evolve dalla forma a cono, tipica del Fusetto e dello Spindel, a quella di un salice piangente, poiché le branche, col peso dei frutti o con interventi di piegatura, si orientano verso il basso (dis. 2; foto 2).

Foto 1 - Branca equilibrata: le borse terminali hanno regolato lo sviluppo.

Disegno 2 - Strutturazione cilindricacon accentuazione dell’acrotonia: Solaxe.

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Foto 2 - Fuji Kiku 8.

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Concetti fondamentali per il controllo della fruttificazione

In modo schematico sono di seguito descritti i punti essen-ziali per il controllo della fruttificazione (dis. 3):

1. Favorire una ramificazione alta, evitando le strutture trop-po basse, per assicurare un buono sviluppo delle branche fruttifere.

2. Piegare le branche fruttifere lasciate libere per anticipare l’induzione fiorale e favorire il rivestimento di fruttifica-zioni secondarie.

3. Controllare lo sviluppo dell’albero e del suo equilibrio con la piegatura della cima e il mantenimento della totali-tà della ramificazione.

4. Controllare la densità dei punti di fruttificazione con l’extinction per mantenere l’autonomia di produzione sull’insieme dell’albero.

5. Privilegiare i punti di fruttificazione che si sviluppano nella parte periferica della ramificazione (Conduite Cen-trifuge).

Disegno 3 - Il Solaxe.

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Impianto

ü Rispettare l’altezza del punto d’innesto

Durante la messa a dimora degli astoni, è importante rispet-tare un’altezza minima di 10-15 cm tra il suolo e il punto d’innesto, condizione importante per la futura omogeneità del frutteto.

Un punto d’innesto troppo basso può favorire nel corso de-gli anni l’affrancamento e il conseguente aumento del vigore vegetativo, gravando sulla qualità della produzione futura.

Inversamente un punto d’innesto troppo alto può provocare un blocco dell’accrescimento della pianta (foto 3).

ü Piantare presto e legare la pianta ai fili di sostegno

Un impianto precoce favorisce una migliore ripresa vegetativa.

È importante la legatura delle giovani piante per evitare che il vento le scuota troppo, penalizzando l’inizio dell’attività delle giovani radici.

Foto 3 - Altezza corretta del punto d’innesto.

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ü L’astone non deve assolutamente essere ribattuto

Devono essere eliminati gli anticipati troppo bassi (al di sot-to del metro) e quelli di vigore uguale o superiore all’asse centrale (dis. 4 e 5).

Conservare gli anticipati aventi la stessa età dell’astone per-mette di ottenere una produzione di qualche kg di mele al 2° anno, ma spesso questi sono all’origine di un futuro disequi-librio della pianta.

Lo strangolamento dell’astone, legato alla formazione di una tavola bassa e forte, penalizza lo sviluppo della parte alta dell’albero.

Disegno 4 - Astone all’impiantocon tutti gli anticipati.

Disegno 5 - Astone all’impianto dopoeliminazione degli anticipati bassi.

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Primi anni del frutteto

ü Favorire lo sviluppo dell’asse centrale e piegare le branche

È importante che il primo anno non ci sia una produzione e che il secondo anno la pianta non venga sovraccaricata (foto 4).

Continuare la legatura del-l’astone ai fili superiori e con-servare tutte le ramificazioni.

Piegare le ramificazioni al di sotto dell’orizzontale, circa 110° rispetto alla verticale, per anticipare l’induzione fiorale nella parte apicale del ramo.

La piegatura deve essere rea-lizzata possibilmente all’inizio dell’autunno o al più tardi in primavera, alla ripresa vegeta-tiva, su branche che abbiano raggiunto una lunghezza superiore ai 60 cm o meglio quando la loro lunghezza abbia superato la metà della distanza che intercorre tra due piante.

Evitare la piegatura delle bran-che lungo il filare, ma disporle verso l’esterno, tra i filari, per favorire una migliore penetra-zione della luce (dis. 6).

Foto 4 - Fuji Kiku 8al 2° anno d’impianto.

Disegno 6 - Visione dall’alto, orientamento delle branche fruttifere ERRATO CORRETTO

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Per dare alle branche il giusto angolo di curvatura si consiglia l’utilizzo di un filo di ferro di 1,5 mm di diametro circa e di lunghezza variabile secondo l’esigenza (dis. 7, 8 e 9; foto 5).

Di norma si consiglia di non piegare più di 3 o 4 ramifi-cazioni per pianta, poiché la piegatura di tutte le branche penalizzerebbe il volume produttivo dell’albero. Ovviamente più la pianta è vigorosa e più branche ver-ranno piegate (dis. 10).

Durante il periodo estivo (giugno-luglio) risulta molto efficace l’eliminazione di eventuali ricacci vegetativi che si sono formati sul dor-so delle branche in corri-spondenza delle piegature.

Ritardare questa operazione provoca degli squilibri ve-getativi alla pianta, mentre

Disegno 7 - Utilizzo del filo di ferro per la piegatura dei rami.

Disegno 8 - Angolodi piegatura corretto.

Disegno 9 - Piegatura da evitare. Foto 5 - Piegatura del ramo con il filo di ferro.

Disegno 10Piegaturadelle branche.

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l’eliminazione in verde dei ricacci favorisce uno sviluppo più equilibrato della ramificazione fruttifera (dis. 11).

Gli eventuali ricacci formatisi in posi-zione laterale alla branca, se non trop-po vigorosi, possono essere mantenuti e successivamente piegati per favori-re la formazione di una ramificazione complessa.

3° anno del frutteto

ü Piegatura delle branche e dell’asse centrale

Continuano le operazioni di piegatura delle branche più vigorose.

La piegatura della cima migliora l’equilibrio generale dell’al-bero. Ecco perché quando la cima supera di circa 70-90 cm l’ultimo filo di sostegno, occorre piegarla con un arco ampio, evitando in modo assoluto piegature orizzontali. Una volta attaccata la cima bisogna condurla come se fosse una branca fruttifera, evitando di farla “correre” lungo il filo (dis. 12; foto 6).

In alcune varietà non è sempre ne-cessario forzare la piegatura poiché le cime piegano da sole con il peso dei frutti.

Inoltre, se nella potatura tradizionale la semplifi-cazione della cima era una priorità, questa ne-cessità ora viene meno e diventa possibile la-sciare anche due o più cime (foto 7).

È sempre importante l’eliminazione, durante il periodo estivo, degli eventuali ricacci vegeta-tivi che si sono formati sul dorso delle branche in corrispondenza delle piegature.

Disegno 11Eliminazione in estate dei ricacci vegetativi.

Disegno 12Piegatura della cima.

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Foto 6 - Elstar: piegatura della cima.

Foto 7 - Royal Gala: cima sdoppiata e piegata naturalmente con il peso della fruttificazione.

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4° anno del frutteto

ü Piegatura branche e creazione del camino centrale e extinction15

Continuano le operazioni di piegatura delle branche più vigorose che non pie-gano sotto il peso dei frutti. È sempre im-portante, per mantenere l’equilibrio della pianta, l’eliminazione degli eventuali ricac-ci sul dorso delle branche e della cima.

Un elemento molto importante della Con-duite Centrifuge è la luce, fattore indispensa-bile che garantisce la perennità, l’autonomia e la qualità dei punti di fruttificazione.

Per questo motivo, durante il riposo vegetativo, si provvederà a creare un camino di luce nella parte centra-le della pianta asportando le lamburde dell’asse centrale e quelle poste nei primi 15-20 cm dal punto d’inserzione delle branche con il tronco.Questa operazione, creando una zona senza vegetazione in-torno al tronco, permette alla luce di penetrare anche nelle parti più basse ed interne della pianta (dis. 13; foto 8).

Disegno 13Pianta vista dall’alto:camino centrale.

Foto 8 - Jonagold: camino centrale.

15 Eliminazione artificiale delle lamburde. Potatura praticata direttamente sugli organi fruttiferi.

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Il 4° anno, secondo le varietà e se non ci sono stati problemi durante la formazione delle piante, corrisponde al primo

anno di forte produzione.

L’assenza di tagli di ritorno sulla ramificazio-ne porta all’“invecchiamento” delle bran-

che e all’aumento nel tempo del numero di punti di fruttificazione (lamburde,

brindilli ecc.).

In questa fase diventa dunque im-portante intervenire sulla pianta per regolare il rapporto tra produzione e accrescimento ed evitare di incorre-

re in fenomeni di alternanza.

Per mantenere un buon equilibrio fisiologico della pianta non verranno effettuati dei tagli di rinnovo sulla ramificazio-ne fruttifera.

Prendendo in considerazione il compor-tamento naturale delle diverse varietà,

s’interverrà con l’extinction artificiale che permette di controllare al meglio

l’accrescimento vegetativo e la densità dei punti di fruttificazione.

In poche parole si effettuerà un dira-damento degli organi fruttiferi.

Quest’operazione sarà realizzata ma-nualmente solo sulle branche piegate

sotto l’orizzontale e ben equilibrate, ini-ziando con l’eliminazione di tutte le lamburde più deboli e sistematicamente di tutte quelle che si sono sviluppate sotto la ramificazione, perché poco esposte alla luce e perché pro-ducono frutti di scarsa qualità (dis. 14 e 15; foto 9, 10 e 11).

Successivamente diventa importante determinare l’intensità dell’extinction, cioè il numero di organi fruttiferi ideale da lasciare sulla pianta, per ottenere delle produzioni di qualità.

Disegno 14Branca primadell’extinction artificiale.

Disegno 15Branca dopo extinction artificiale. Caminocentrale piùeliminazione dellelamburde poste sottoil ramo.

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Foto 9 - Royal Gala: branca complessa della Conduite Centrifuge.

Foto 10 - Guantoper l’extinction.

Foto 11 - Royal Gala: extinction sotto il ramo.

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Ricordiamo inoltre che l’extinction è un’operazione di pota-tura, dunque, come tutte le potature, se troppo severa rischia di rilanciare il vigore con cacciate indesiderate, se troppo blanda rischia di produrre frutti di scarsa qualità. In entrambi i casi si comprometterebbe l’equilibrio vegeto-produttivo della pianta.

Il gruppo MAFCOT francese ha messo a punto un metodo oggettivo di misurazione e controllo del numero di gemme da lasciare per ottenere la produzione desiderata.

Apparentemente il principio può sembrare complesso, ma in realtà è semplice e soprattutto logico, poiché si basa sulla misurazione del diametro delle branche fruttifere e sul calco-lo del numero di gemme a fiore da lasciare per ogni branca.Precisiamo che la misurazione delle branche non viene estesa all’intero frutteto perché comporterebbe un tempo di esecuzione troppo lungo e di conseguenza costoso.

Per questi motivi è importante che il frutticoltore prima di iniziare l’extinction sull’intero frutteto faccia una simulazio-ne misurando un numero di piante rappresentative dell’ap-pezzamento, da cui, in base ad un calcolo che considera la pezzatura desiderata dei frutti e la produzione ad ettaro che vuole realizzare, decide il numero di gemme da lasciare per ogni cm2 di branca.

Di seguito vengono descritte, con un esempio, le varie opera-zioni da seguire per impostare una simulazione di calcolo.

Come dosare l’extinction?

1. Valutare il potenziale produttivo del frutteto. Solo il produttore, con l’aiuto del tecnico, può valutare

quanto può produrre il frutteto prendendo in considera-zione età, vigore delle piante, sesto d’impianto e obiettivi economici che si vogliono raggiungere.

2. Determinare la somma delle sezioni delle branche. - Selezionare 5 piante rappresentative del frutteto. - Misurare il diametro delle branche. - Calcolare l’area della sezione di ogni branca e per ogni

pianta calcolarne la media.

3. Determinare il numero di punti di fruttificazione per cm2 di sezione della branca.

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Rilievi in un frutteto di Golden Delicious4 anni, sesto 4 * 1,25 (2000 piante /ha)

Pianta 1 Pianta 2 Pianta 3 Pianta 4 Pianta 5

BrancheDiametro

mm

Areasezione

cm2

Diametromm

Areasezione

cm2

Diametromm

Areasezione

cm2

Diametromm

Areasezione

cm2

Diametromm

Areasezione

cm2

br1 14 1,5 12 1,1 12 1,1 15 1,8 14 1,5

br2 12 1,1 16 2,0 10 0,8 16 2,0 19 2,8

br3 15 1,8 12 1,1 13 1,3 14 1,5 13 1,3

br4 11 0,9 13 1,3 14 1,5 15 1,8 12 1,1

br5 13 1,3 14 1,5 15 1,8 17 2,3 19 2,8

br6 13 1,3 14 1,5 15 1,8 13 1,3 16 2,0

br7 14 1,5 15 1,8 13 1,3 16 2,0 17 2,3

br8 16 2,0 14 1,5 14 1,5 13 1,3 18 2,5

br9 14 1,5 13 1,3 16 2,0 18 2,5 14 1,5

br10 12 1,1 16 2,0 14 1,5 12 1,1 15 1,8

br11 13 1,3 13 1,3 12 1,1 16 2,0 18 2,5

br12 14 1,5 15 1,8 12 1,1 12 1,1 19 2,8

br13 12 1,1 17 2,3 14 1,5 13 1,3 Media

Tot sezioni

cm217,9 20,5 18,3 22,0 24,9 20,7

Calcolo area della sezione in cm2: 3,14 * (raggio in mm) 2/100

Tabella di conversione

Diametromm 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

Area cm2 0,6 0,8 0,9 1,1 1,3 1,5 1,8 2 2,3 2,5 2,8 3,1 3,5 3,8 4,2 4,5 4,9 5,3 5,7 6,2 6,6 7,1

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Nell’esempio riportato, il potenziale produttivo del frutteto è stimato a 300 q/ha, per un obiettivo commerciale di 5,2 frutti per kg (frutti di pezzatura 75/80 mm per un peso di circa 192 grammi):

30000 kg/ha * 5,2 / 2000 piante per ettaro = 78 frutti per pianta.

Otteniamo dunque 78 frutti / 20,7 (sezione media in cm2) = 3,76 frutti / cm2 di sezione.Considerando un frutto per mazzetto, con un margine del 10%, per ottenere una produzione di Golden D. stimata a 300 q/ha, con frutti di 190 grammi circa, durante l’operazione di extinction si dovranno lasciare 4 punti di fruttificazione per ogni cm2 di sezione di branca.

Questo semplice calcolo è un mezzo efficace per distribuire in modo ragionato il potenziale produttivo del frutteto sulla ramificazione fruttifera.

Determinato il numero di gemme da lasciare, in base alla se-zione delle branche, si procede con l’extinction.

Tale operazione trova la sua migliore attuazione nel periodo che va da mazzetti affioranti (STADIO D – D

3) sino alla fiori-

tura (STADIO F – F2) (dis. 16; foto 12 e 13).

Disegno 16 - Stadi ottimali per effettuare l’extinction.

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Foto 12 - Jonagold prima dell’extinction.

Foto 13 - Jonagold dopo extinction.

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Per velocizzare le operazioni di extinction e mi-gliorare la distribuzione degli organi fruttiferi sull’insieme della chioma, viene usato un regolo chiamato equilifruit su cui è indicata l’area della sezione della branca e il corrispondente numero di gemme da mantenere sulla branca stessa (foto 14 e 15).

Foto 14 - Regolo Equilifruit taratoa 6 frutti / cm2 di sezione di branca.

Foto 15 - Utilizzo dell’Equilifruit.

• F15 Numero di punti di fruttificazioneUna branca di 18 mm di diametro, ossia una sezione di 2,5 cm2

su una base di 6 punti di fruttificazione / cm2,porterà 2,5 * 6 = 15 punti di fruttificazione

• Δ 3 Delta di correzione.Il valore all’interno del triangolino è da aggiungere o da sottrarreper aumentare o ridurre di 1 punto di fruttificazione per cm2 di sezione.Per un diametro di 18 mm per passare da 6 a 4 puntidi fruttificazione / cm2 è sufficiente sottrarre 2 volte di delta di correzione15 - 6 = 9 punti di fruttificazione / cm2 da distribuire su questa branca.

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L’utilizzo dell’equilifruit permette dunque una ripartizione equilibrata e ottimale della fruttificazione sull’intera chioma (foto 16).

Anni successivi

Dopo i primi 2 anni di extinction la “potatura” annuale sarà un’operazione semplice, finalizzata al mantenimento dell’equilibrio fisiologico della pianta. Essa sarà realizzata più rapidamente solo per eliminare eventuali ricacci vegetativi, per diradare i punti di frutti-ficazione in esubero ed eventualmente per eliminare le branche che possano compromettere la penetrazione della luce.

Come già detto più volte, questo tipo di allevamento non prevede cospicui e laboriosi interventi di potatura di rinnovo. In alcuni casi però, quando l’accrescimento della ramificazione fruttifera nella parte più periferica comincia ad esaurirsi (cacciate troppo deboli e gemme di cattiva qualità), diventa necessario ringiovanirla con moderati interventi di ritorno per rinvigorire i punti restanti (dis. 17 e 18).

Disegno 17 - Branca esaurita. Disegno 18 - Branca rinvigoritadopo un moderato intervento di potatura.

Foto 16 - Starking: ripartizione ottimaledei frutti nella chioma.

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Disegni 19 - Rappresentazione schematica del sistema di allevamento Solaxe.

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Conclusioni

Grazie alle ricerche condotte dall’INRA sul melo, il concetto di forma basato sulla potatura e dunque sulla costruzione della pianta è evoluto verso un allevamento più rispettoso della fisiologia dell’albero.

La scoperta della relazione positiva tra il fenomeno di ex-tinction naturale e una produzione regolare, osservato su alcune varietà (Granny Smith), ha condotto a proporre un allevamento della pianta con l’applicazione dell’extinction artificiale sulle diverse varietà.

La sperimentazione attuale è orientata al mantenimento del-la totalità della ramificazione dell’albero e alla realizzazione delle extinctions artificiali per controllare la densità dei punti di fruttificazione.

Risulta interessante mettere in evidenza i risultati finora os-servati:

• Miglior equilibrio fisiologico dell’albero (foto 17) L’equilibrio vegeto-produttivo è raggiunto più rapidamen-

te rispetto alla potatura classica, che con i tagli mantiene un accrescimento vegetativo a volte eccessivo e eteroge-neo.

• Aumento del volume di produzione (foto 18) Le piante sviluppano un volume vegetativo più ampio e

mantengono un buon equilibrio; la fruttificazione risulta meglio distribuita nello spazio, con un’ottimale esposizio-ne alla luce.

• Produzione più omogenea (foto 19) Con la Conduite Centrifuge si ottiene una produzione

più omogenea, con un aumento delle classi di pezzatura ed una migliore colorazione dei frutti.

• Regolarità di produzione (foto 20 e 21) L’applicazione dell’extinction permette di regolare e di

mantenere nel corso degli anni la produzione, ovviando al problema dell’alternanza.

• Riduzione nel corso degli anni dei tempi di lavoro Durante i primi anni di applicazione questo sistema di al-

levamento richiede un impegno considerevole, che tende tuttavia a diminuire in quanto negli anni successivi sono necessari solo piccoli interventi di “manutenzione”.

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Foto 17 - Obrogala: pianta ben equilibrata.

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Foto 18 - Golden Delicious: distribuzione ottimale dei frutti sull’intero volume.

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Foto 19 - Fuji Kiku 8: pezzatura e colore dei frutti omogenei.

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Foto 20 - Starking: produzione 2003.

Foto 21 - Starking: produzione 2004.

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Principali concetti da ricordare

Di seguito riassumiamo i principi fondamentali del Solaxe e della Conduite Centrifuge.

• L’ALBERO E LA RAMIFICAZIONE FRUTTIFERA

1) Il concetto Solaxe proposto dal gruppo MAFCOT integra la formazione progressiva della pianta nel tempo e la pe-rennità delle fruttificazioni future del melo.

2) La ramificazione fruttifera è l’entità di riflessione e di la-voro nella ricerca dell’equilibrio e nella regolazione della fruttificazione.

3) Una ramificazione alta, sopra il metro, permette ai rami di poter scendere sotto l’orizzontale, di fruttificare rapida-mente e di fermarsi in modo naturale.

4) La piegatura sotto l’orizzontale si effettua quando la lun-ghezza del ramo ha superato la metà della distanza che intercorre tra due piante.

5) La piegatura sotto l’orizzontale della ramificazione (110° circa) permette di anticipare la messa a frutto.

6) Il numero di rami inseriti sul tronco è indefinito, varia in base al tipo di pianta e può variare nel tempo secondo la penetrazione della luce.

7) La ramificazione fruttifera si suddivide in più sottobran-che, che a loro volta diventeranno dei rami fruttiferi.

8) La piegatura della cima e delle ramificazioni fruttifere non deve essere orizzontale, per evitare la formazione di ricacci vegetativi indesiderati. L’orizzontalità è la peggio-re delle piegature.

9) La piegatura della cima deve essere effettuata con un arco ampio e deve essere gestita come una ramificazione laterale per meglio controllare l’equilibrio generale della pianta.

10) L’evoluzione della ramificazione nella parte periferica della chioma è una garanzia per ottenere la regolarità della fruttificazione.

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• LETTURA DELL’EQUILIBRIO DELLA RAMIFICAZIONE FRUTTIFERA

1) Quando non compaiono più ricacci vegetativi significa che la ramificazione inizia ad equilibrarsi.

2) Un ricaccio, se posizionato lateralmente, può essere uti-lizzato per suddividere il vigore in eccesso e per raggiun-gere più rapidamente l’equilibrio della ramificazione fruttifera.

3) L’equilibrio fisiologico della ramificazione fruttifera è ben visibile quando la fruttificazione è situata su organi fruttiferi autonomi che permettono la perennità naturale e annuale dell’induzione fiorale.

4) La “stanchezza” della ramificazione fruttifera si manifesta nella parte apicale, con cacciate corte e con gemme di cattiva qualità; in questo caso diventa necessario rinvigo-rirla con moderati tagli di ritorno.

• L’EXTINCTION: UN MEZZO PER OTTENERE L’EQUILIBRIO DELLA RAMIFICAZIONE FRUTTIFERA

1) Il numero di frutti ottimale è calcolato in funzione del-l’area della ramificazione fruttifera.

2) L’extinction artificiale nella parte centrale dell’albero è fatta progressivamente dal primo anno di forte fioritura. Il camino centrale permette il passaggio della luce indi-retta favorendo la colorazione, la pezzatura dei frutti e l’induzione fiorale all’interno della chioma.

3) Inizialmente con l’extinction artificiale saranno elimina-te le gemme più deboli e sistematicamente quelle che si trovano sotto la ramificazione fruttifera.

4) Con l’extinction artificiale si rinvigorisce la ramificazio-ne fruttifera, favorendo la formazione di brindilli sui siti di produzione.

5) L’utilizzo del regolo equilifruit permette di controllare il numero ottimale di frutti da lasciare sulla ramificazione, considerando la pezzatura che si desidera ottenere.

6) L’autonomia dei punti di fruttificazione permette di ot-tenere una distanza sufficiente tra due organi fruttiferi e favorisce la disposizione spaziale della fruttificazione nella chioma, migliorando la colorazione dei frutti.

7) Una dispersione dei siti di produzione permette di otte-nere una più grande superficie fogliare (foglie più grandi e più numerose), dunque una migliore nutrizione degli organi fruttiferi.

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manuale a cura di: Morgan Diemoz

Institut Agricole RégionalRégion La Rochère 1/A11100 AOSTA

in copertina: Maigold Champlan 2004

disegni e foto: Morgan Diemoz

impaginazione e stampa: Arti Grafiche E. DUC