amico immaginario

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AMICO IMMAGINARIO Andrea era un ragazzino molto amichevole, un po’ grasso e pienotto, ma sempre ottimista e amichevole. Aveva appena otto anni e con quelli l’ingenuità della giovinezza. Andrea non aveva problemi, ma spesso si sentiva solo. La solitudine gli pesava, era in quell’età dove non si è abbastanza saggi per godere della compagnia di sé stessi o non si è abbastanza consapevoli da sopperire alle mancanze con stratagemmi. Il piccolo aveva genitori amorevoli, una casa, una famiglia, ma aveva scarso successo con gli amici. I ragazzini che frequentava non erano molto gentili. Non che i bambini tendenzialmente lo siano con chi è troppo diverso, in genere non lo fanno per cattiveria, ma per mancanza di sensibilità. Andrea non aveva grossi difetti, solo quello di essere troppo buono, troppo pacioso. Quando gli altri lo canzonavano o lo prendevano in giro lui replicava con un sorriso. Quando qualcuno gli dava uno spintone o lo insultava, lui non piangeva, non si offendeva. “Sarà un modo di avere un contatto” pensava e ci passava sopra. La sua bontà non lo ripagava. Era sempre solo, spesso annoiato. Per fortuna trovò un amico, un amico perfetto come aveva sempre sognato. Diventò amico di Baldo. Baldo era proprio come lui, poco fortunato con i rapporti interpersonali, sempre da solo come un fantasma, ma ad Andrea andava bene. Erano fatti l’uno per l’altro lui e Baldo. Gentili, sempre in sintonia, il loro rapporto di amicizia sembrava del tutto irreale, idilliaco, ma Andrea era felice. A differenza di Andrea Baldo però era meno socievole, amava meno la compagnia che non fosse dell’amico e non aveva nessun contatto con altri bambini. Quando c’era Baldo, non c’erano altri nei dintorni e se c’erano altri nei dintorni Baldo non voleva farsi vedere: spariva o si trovava una scusa. Col passare del tempo Andrea si affezionò a Baldo, ma si rese conto che due soli non sempre si fanno compagnia. Baldo era perfetto come amico, fedele e sempre in sintonia, ma avrebbe dovuto confrontarsi con altri. Baldo non era d’accordo. Aveva paura, aveva paura che Andrea conoscendo altre persone lo trascurasse e si dimenticasse di lui, aveva paura perché Andrea era il suo migliore amico. Andrea inizialmente tentò di accontentarlo, ma un giorno non riuscì a resistere alla tentazione, passando nel parco fu invitato a giocare a calcetto da alcuni suoi compagni. Quel giorno mancava il portiere e lui faceva proprio al caso loro. Andrea sapeva che lo avevano scelto perché con la sua stazza massiccia avrebbe coperto la porta, ma era anche quello un modo per approcciare. Finita la partita gli amichetti si complimentarono con lui. Non se la cavava male e avrebbe potuto continuare a giocare con loro quando erano al parco.

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Racconto

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Page 1: Amico Immaginario

AMICO IMMAGINARIO

Andrea era un ragazzino molto amichevole, un po’ grasso e pienotto, ma sempre ottimista e

amichevole. Aveva appena otto anni e con quelli l’ingenuità della giovinezza. Andrea non aveva

problemi, ma spesso si sentiva solo. La solitudine gli pesava, era in quell’età dove non si è

abbastanza saggi per godere della compagnia di sé stessi o non si è abbastanza consapevoli da

sopperire alle mancanze con stratagemmi. Il piccolo aveva genitori amorevoli, una casa, una

famiglia, ma aveva scarso successo con gli amici. I ragazzini che frequentava non erano molto

gentili. Non che i bambini tendenzialmente lo siano con chi è troppo diverso, in genere non lo

fanno per cattiveria, ma per mancanza di sensibilità. Andrea non aveva grossi difetti, solo quello di

essere troppo buono, troppo pacioso. Quando gli altri lo canzonavano o lo prendevano in giro lui

replicava con un sorriso. Quando qualcuno gli dava uno spintone o lo insultava, lui non piangeva,

non si offendeva. “Sarà un modo di avere un contatto” pensava e ci passava sopra. La sua bontà

non lo ripagava. Era sempre solo, spesso annoiato. Per fortuna trovò un amico, un amico perfetto

come aveva sempre sognato. Diventò amico di Baldo. Baldo era proprio come lui, poco fortunato

con i rapporti interpersonali, sempre da solo come un fantasma, ma ad Andrea andava bene.

Erano fatti l’uno per l’altro lui e Baldo. Gentili, sempre in sintonia, il loro rapporto di amicizia

sembrava del tutto irreale, idilliaco, ma Andrea era felice. A differenza di Andrea Baldo però era

meno socievole, amava meno la compagnia che non fosse dell’amico e non aveva nessun contatto

con altri bambini. Quando c’era Baldo, non c’erano altri nei dintorni e se c’erano altri nei dintorni

Baldo non voleva farsi vedere: spariva o si trovava una scusa.

Col passare del tempo Andrea si affezionò a Baldo, ma si rese conto che due soli non sempre si

fanno compagnia. Baldo era perfetto come amico, fedele e sempre in sintonia, ma avrebbe dovuto

confrontarsi con altri. Baldo non era d’accordo. Aveva paura, aveva paura che Andrea conoscendo

altre persone lo trascurasse e si dimenticasse di lui, aveva paura perché Andrea era il suo migliore

amico. Andrea inizialmente tentò di accontentarlo, ma un giorno non riuscì a resistere alla

tentazione, passando nel parco fu invitato a giocare a calcetto da alcuni suoi compagni. Quel

giorno mancava il portiere e lui faceva proprio al caso loro. Andrea sapeva che lo avevano scelto

perché con la sua stazza massiccia avrebbe coperto la porta, ma era anche quello un modo per

approcciare. Finita la partita gli amichetti si complimentarono con lui. Non se la cavava male e

avrebbe potuto continuare a giocare con loro quando erano al parco.

Page 2: Amico Immaginario

Il giorno seguente Andrea trovò Baldo all’uscita della scuola. Era in lacrime e si immaginava anche

il perché: “ieri non sei venuto!” Disse Baldo col cuore infranto.

“Mi dispiace amico, mi farò perdonare.” Rispose Andrea seriamente dispiaciuto e gli offrì la sua

merendina. Baldo non la mangiò, non mangiava mai fuori pasto, ma capì il gesto e sorrise. Andrea

però era Angosciato. Voleva essere amico di Baldo, ma allo stesso tempo anche di altre persone.

Piano piano infatti il numero delle sue amicizie cresceva e i suoi compagni erano meno ostili. Dopo

parecchi giorni di riflessione Andrea prese una decisione. Doveva iniziare a introdurre Baldo ai suoi

altri amici.

Fecero il loro debutto in società un bel giorno di marzo. Andrea dovette insistere molto per

convincere Baldo a conoscere gente nuova, ma alla fine ci riuscì, sebbene leggesse nel cuore

dell’amico una tristezza infinita. Decise di portare Baldo al compleanno di Paolo, uno dei suoi

compagni meno antipatici e scontrosi. Ovviamente chiese il permesso prima e Paolo accettò con

piacere. Gli amici di Andrea erano anche suoi amici.

Appena entrò in casa di Paolo, Andrea notò con piacere che i genitori avevano lasciato fare i

ragazzini, avevano lasciato la casa parzialmente libera e incustodita a patto che non facessero

troppi disastri. Nel salotto c’erano dolci e torte di ogni tipo, nella cucina alcuni genitori

chiacchieravano allegramente. Paolo si precipitò ad abbracciare Andrea.

“Mi fa piacere vederti qui!” Gli disse. “Raggiungi gli altri che ci facciamo una mangiata.” Poi guardò

verso Baldo con uno sguardo vacuo. “Il tuo amico non è venuto?” Andrea guardò Baldo

imbarazzato. Era lì, perché Paolo non lo vedeva? E come poteva essere così insensibile.

“Eccolo è Baldo” Disse Andrea provando a insistere. Paolo non dette segno di capire.

“Ad ogni modo entra, poi se ci raggiunge ci avvisi ok?” Disse Paolo.

Andrea provò ad abbozzare, non era un buon inizio ma potevano farcela. “Sicuramente è uno

scherzo vedrai.” Tentò di tranquillizzare Baldo.

“No, non credo proprio! Vedrai Andrea, io ti avevo avvertito.”

Andrea si avvicinò a un gruppetto di ragazzini intenti a giocare a un videogioco:

“Ehi Andre vuoi provare!?”

Page 3: Amico Immaginario

Per lui era un onore essere invitato a giocare con quella splendida consolle, ma prima di godere di

tale investitura volle provare a proporre l’amico: “Mi piacerebbe ma Baldo è molto più ansioso di

me di giocare.”

I ragazzini lo guardavano sghignazzando: “Baldo chi? Che nome è poi, un nome di un cartone!”

Andrea rimase allibito. Stava per arrabbiarsi, per difendere l’amico, stava per insultarli tutti. Un

conto era essere scortesi con lui, un conto trattare male un ragazzino sensibile come Baldo.

“Non ti arrabbiare, succede sempre così Andrea” cercò di calmarlo Baldo. “io non esisto, sono

invisibile per loro. Ormai ci sono abituato, ma non importa,credimi tanto so già come andrò a

finire.”

Andrea non capiva, non si capacitava che Baldo fosse così arrendevole. “Vedrai Andrea, vedrai!”

Gli diceva Baldo in maniera stranamente mesta.

Andrea non si arrese, andò verso due bambine, forse loro sarebbero state più educate e sensibili.

Nemmeno lui le conosceva bene di persona ma sembravano molto buone. Le due erano vicine,

vicine e si bisbigliavano all’orecchio. Quando videro Andrea gli chiesero. “chi sei?” quasi in coro.

“Sono Andrea, un amico di Paolo.” Disse lui un po’ vergognoso. Non sapeva che dire a due ragazze,

si sentiva imbarazzato, avevano degli interessi così diversi, ma si fece coraggio, lo fece per baldo.

“Questo è il mio amico Baldo!” Disse loro, con tono coraggioso.

“Quale amico!” Rispose una delle bimbe. L’altra ridacchiava sotto i baffi.

“Non sei troppo grande per gli amici immaginari?”

Andrea si voltò verso Baldo. Il cuore gli si spezzò. Baldo lo guardò con occhi acquosi.

“Io non esisto Andrea.” Disse con voce triste. “Sapevo che prima o poi te ne saresti accorto.”

Andrea si scostò dalla confusione e cercò di scherzare con Baldo:

“smettila, non può essere!” Disse in tono disperato Andrea, mentre le lacrime gli scendevano dal

viso.

“Ma no, no non disperarti” gli parlò l’amico. “Io non esisto, per gli altri almeno, ora che lo sai non

esisterò nemmeno per te, ma non ti preoccupare, saremo sempre amici, oramai sono rassegnato.”

Page 4: Amico Immaginario

Andrea non si voleva capacitare.

“E’ arrivato il momento,” Concluse Baldo, “il momento di salutarci, non puoi farci niente Andrea.”

“Baldo ti voglio bene!” Disse Andrea. “Anche io” rispose Baldo. “Ma vedrai che senza di me non

soffrirai.”

Baldo si allontanò da Andrea. C’era una finestra aperta che dava sul cortile interno della casa.

“Vado via da lì amico mio! Non mi fermare, ma promettimi che ogni tanto terrai aperta la tua

finestra, la finestra della tua fantasia, così potremmo rivederci di nuovo.”

Baldo si avvicinò al cornicione.

“Ti prometto Baldo e buon viaggio.” Lo salutò Andrea.

Fu un secondo, Baldo sparì nell’aria primaverile. La finestra rimase aperta e vuota come se prima

non ci fosse stato nessuno. Andrea inizialmente provò dolore, poi si sentì libero. Aveva avuto

un’esperienza straordinaria, doveva essere riconoscente a Baldo e lo avrebbe stretto per sempre

nel cuore. Chiuse la finestra. Parecipò alla festa. I ragazzini facevano molto baccano, tanto

baccano da coinvolgere Andrea e da coprire il suo dispiacere, purtroppo così tanto da coprire le

urla di terrore e le sirene della polizia.

Un gruppo di medici e poliziotti si radunava intorno a un corpo, un giovane Bambino, identificato

come Baldo Ferri si era gettato dalla finestra.

“Che cosa può avere spinto un bambino così giovane a fare ciò?” Si chiedeva la gente, sconvolta

dalla notizia.

Chissà, i bambini sanno essere così suggestionabili, così innocenti, così crudeli!