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INTRODUZIONE ALLA SICUREZZA Rischio e concetto di sicurezza

Alternanza scuola lavoro

DOMANDINA FACILE FACILE : SECONDO VOI BUTTARSI GIU’ DA UNA RUPE E’ UNA COSA PERICOLOSA O RISCHIOSA ?

SCEGLIETE VOI QUALE!

ALTRA DOMANDINA FACILE FACILE: SECONDO VOI BUTTARSI GIU’ DA UNA RUPE CON UN PARACADUTE E’ UNA COSA PERICOLOSA O RISCHIOSA ?

ULTIMA DOMANDINA FACILE FACILE : SECONDO VOI BUTTARSI GIU’ DA UNA RUPE CON UN PARACADUTE E UN DELTAPLANO E’ UNA COSA PERICOLOSA, MOLTO RISCHIOSA O POCO RISCHIOSA ?

BRAVI, AVETE CAPITO TUTTO DELLA (81/08) ! IL CORSO E’ FINITO E TUTTI A CASA

IL RISCHIO

CHE COS’E’ IL RISCHIO ? Il concetto di rischio è applicabile a quelle azioni in cui esiste la possibilità che si possano generare degli effetti avversi .

IL RISCHIO

Di conseguenza il “ RISCHIO “ è sostanzialmente diverso dal “PERICOLO” Il secondo contiene la certezza di subire gli effetti avversi mentre il primo ne implica soltanto la possibilità.

IL RISCHIO E’ improprio parlare di rischio per un individuo che volesse lanciarsi nel vuoto dall’alto di una rupe senza alcuna protezione. Tale azione provocherebbe con certezza effetti dannosi per lui e non ci sarebbe quindi una condizione di possibilità che è propria della definizione di rischio

IL RISCHIO Se usasse un paracadute o un deltaplano si esporrebbe alla sorgente del pericolo senza però subirne le conseguenze e quindi in questo caso potremmo parlare di rischio , legato alla residua possibilità che il paracadute o il deltaplano non dovessero funzionare correttamente

IL RISCHIO Generalizzando quindi si può dire che è corretto parlare di rischio ogniqualvolta si è esposti a una sorgente di pericolo avvalendosi di un dispositivo di protezione E’ ovvio che il rischio non potrà essere mai annullato finchè esiste una sorgente di pericolo, poiché non esiste un disposi- tivo di sicurezza che garantisce al 100% l’incolumità individuale.

IL RISCHIO Il rischio nasce quindi dalla combinazione della probabilità che l’evento accada e dell’intensità del danno che si aspetta (magnitudo)

DIFFERENZA TRA RISCHIO E PERICOLO

Il pericolo si ha indipendentemente dalla probabilità che si verifichi un evento dannoso e dall’entità del danno che esso può provocare.

Il rischio invece è una grandezza misurabile frutto della combinazione del fattore probabilità dell’evento e del fattore magnitudo dell’evento stesso.

RISCHI “ RIDUCIBILI “ : la riduzione del rischio è la base della sicurezza

RISCHIO “ ZERO “ = UTOPIA

Sino a che limite il rischio è riducibile? Quale il costo per passare alla riduzione di primo livello e quello di secondo e così via ? Teniamo conto della probabilità dell’evento ?

CHE COS’E’ LA SICUREZZA?

Analizzare soggettivamente in termini qualitativi e quantitativi ogni evento temuto considerandone tra loro la frequenza di accadimento ed il livello dei danni che ne può conseguire al fine di ricondurre il fattore rischio a valori accettabili.

R= F x M F FREQUENZA DI ACCADIMENTO M INTENSITÀ DELLA CONSEGUENZA R FATTORE DI RISCHIO ( VALORE PROBABILISTICO )

Il terremoto è un evento ad alto rischio perché la frequenza è , fortunatamente, molto bassa ma la grandezza dell’evento è enorme !

Una lampadina che sfarfalla ogni 10 secondi costituisce un evento ugualmente “rischioso” al quale porre rimedio nel documento di analisi dei rischi in quanto è vero che la grandezza dell’evento è modesta ma la sua frequenza è troppo alta e quindi potenzialmente nociva !

Domandina di conferma : In caso di terremoto , dovendo scegliere ……, è meglio trovarsi in Giappone o in Irpinia ?

Ovviamente è meglio in Giappone in quanto l’applicazione corretta dell’analisi dei rischi e gli elementi di protezione adottati consentono di ridurre le conseguenze catastrofiche del terremoto (costruzioni antisismiche, reti di sensori, addestramento dei cittadini ecc)

LINEE GUIDA DELLA LEGGE 81/08 ELEMENTI CHIAVE IL LAVORATORE IL MEDICO COMPETENTE IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI LA PREVENZIONE OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO OBBLIGHI DEL LAVORATORE OBBLIGHI DEL PROGETTISTA, FABBRICANTI, FORNITORI ED INSTALLATORI SERVIZIO PROTEZIONE E PREVENZIONE

PIANO DI SICUREZZA E ANALISI DEI RISCHI I fattori da tenere presente nella stesura di questi documenti sono :

Criteri per la progettazione e manutenzione Sicurezza negli impianti ( acqua, illuminazione,scariche atmosferiche, antenne televisive, ascensore, centri calcolo ) Sicurezza e pericolo dell’incendio Il rischio rumore Ergonomia e comfort nei posti di lavoro Le barriere architettoniche Il rischio architettonico La segnaletica di sicurezza e le attrezzature di protezione individuale Il rischio chimico e cancerogeno Il rischio biologico

INFORMARE E FORMARE I LAVORATORI

La Direttiva e il D.Lgs 81/08 danno grande importanza all’informazione e formazione dei lavoratori.

Per INFORMAZIONE ( Art. 36 ) il decreto intende la trasmissione degli aspetti istituzionali e generali della scuola che tutti i lavoratori indipendentemente dal loro ruolo devono conoscere (ad es. a chi rivolgersi in caso di bisogno o come comportarsi in caso di una Emergenza)

Col termine FORMAZIONE ( Art. 37 ) invece si intende la trasmissione delle modalità di lavoro sicuro in relazione alla specifica mansione che il lavoratore svolge. Essa sarà pertanto diversa per l'impiegato, rispetto al commerciale o all'addetto alla produzione

DATORE DI LAVORO

Definizione Il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo o l’organizzazione dell’impresa, ha la responsabilità dell’impresa stessa ovvero dell’unità produttiva (struttura finalizzata alla produzione di beni o servizi, dotata di autonomia finanziaria e tecnico-funzionale).

DATORE DI LAVORO Obblighi Effettua la valutazione dei rischi e la elaborazione del documento di valutazione dei rischi, individuazione delle misure e programmazione delle misure in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e con il medico competente nei casi in cui sia obbligatoria la sorveglianza Rielabora la valutazione ed il documento in occasione di modifiche al processo produttivo significative ai fini della sicurezza e della salute dei lavoratori. Designa il responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione interno o esterno .

DATORE DI LAVORO Custodisce presso l’unità produttiva il documento di valutazione dei rischi. Designa i lavoratori addetti al servizio di prevenzione e protezione e all’attuazione delle misure di prevenzione incendi , lotta antincendio, di evacuazione, di salvataggio, di pronto soccorso e comunque della gestione dell’emergenza Nomina, nei casi previsti , il medico competente.

Riunione periodica di Prevenzione e Protezione

Il datore di lavoro indice almeno una volta l’anno una riunione a cui partecipano: Il datore di lavoro o un suo rappresentante Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione Figure sensibili Il medico competente ove previsto Il Rappresentante della sicurezza

Nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei partecipanti: • Il documento dei rischi • L’idoneità dei D.P.I. • I programmi di formazione ed informazione dei lavoratori.

SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

Definizione : Provvede all’individuazione dei fattori di rischio, alla valutazione dei rischi e all’individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro.

Provvede a proporre i programmi di formazione e informazione dei lavoratori

Partecipa alle consultazioni in materia di tutela della salute e di sicurezza

Fornisce ai lavoratori informazione previste dall’art. 36 del D.L.vo 81/08

L’organizzazione per la gestione della sicurezza è completata dalla designazione del personale incaricato per - la Prevenzione incendi - evacuazione in caso di emergenza - pronto soccorso.

Le persone componenti detti gruppi saranno scelti tra i dipendenti aventi età media, disponibilità, esperienze in materia di sicurezza precedentemente fatta, temperamento “non emotivo”, capacità di “realizzo”, “ascendente” verso i colleghi e gli allievi e dovranno avere un addestramento che consenta di : Contrastare l’evento con le difese disponibili Collaborare per il trasferimento dei messaggi e delle disposizioni Conoscere l’uso appropriato degli impianti e delle attrezzature di “protezione e difesa” Avere capacità di eseguire manovre ed operazioni singole che non siano in contrasto con quelle svolte da altri Avere maturità individuale sulla “filosofia” della sicurezza e dell’emergenza

RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI (RLS) Definizione: persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro (scelto fra gli RSU).

RLS Attribuzioni:

Accede ai luoghi di lavoro. È consultato sulla designazione degli addetti al S.P.P., all’attività di prevenzione incendi, al pronto soccorso, all’evacuazione. È consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valutazione dei rischi, all’individuazione,programmazione, realizzazione e verifica della prevenzione. È consultato in merito alla formazione.

RLS Riceve le informazioni e la documentazione inerente la valutazione dei rischi e le relative misure di prevenzione. Riceve una formazione adeguata. Promuove l’elaborazione, l’individuazione e l’attuazione delle misure dalle autorità competenti. Partecipa alla riunione periodica. Fa proposte in merito all’attività di prevenzione. Avverte il Direttore dei rischi individuati nel corso della sua attività. Può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione adottate e i mezzi impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute.

LAVORATORI

Definizione: persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro. Sono equiparati ai lavoratori gli allievi di Istruzione superiore ed universitari.

In tutti gli ambienti è necessario che ci sia la giusta aerazione.

Per questo bisogna provvedere:

– favorire il ricambio dell’aria – assicurarsi che i termosifoni, quando accesi,

mantengano la temperatura fra i 18° i 24°.

Nell’ambiente bisogna cercare di mantenere corrette sia la temperatura che il grado di umidità.

Obblighi del lavoratore: Osserva le disposizioni impartite dal Direttore o dai preposti Utilizza correttamente macchinari, utensili e sostanze pericolose Utilizza correttamente i DPI Segnala immediatamente al Direttore o al Preposto situazioni di pericolo e le segnala inoltre al Responsabile per la sicurezza dei lavoratori Non rimuove senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza Non inizia operazioni che non sono di sua competenza.

PERICOLI NEI LUOGHI DI LAVORO NEL LORO COMPLESSO

PERICOLO D’INCENDIO PERICOLO ELETTRICO PERICOLO IN CASO DI ESODO IN CASO DI EMERGENZA PERICOLI STRUTTURALI CONDIZIONI DI ILLUMINAZIONE E MICROCLIMA ASPETTI DI ERGONOMIA PER USO DI SPAZI ARREDI E ATTREZZATURE

MISURE DI PROTEZIONE E PREVENZIONE IMPIANTISTICA A NORMA PRESENZA DI ESTINTORI E LORO SEGNALAZIONE MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI STRUTTURALI ORGANIZZAZIONE DI UN SISTEMA DELLE VIE DI USCITA E LORO SEGNALAZIONE ACQUISTO DI ATTREZZATURA A NORMA

RISTRUTTURAZIONE DEI LOCALI CON DESTINAZIONE D’USO NON IDONEO VERIFICA DEL CONTENUTO DELLA CASSETTA DEL PRONTO SOCCORSO PROGRAMMAZIONE PERIODICA DELLE ATTREZZATURE IN USO NELL’ISTITUTO STRUTTURA DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE FORMAZIONE E INFORMAZIONE DEI LAVORATORI PIANO DI EVACUAZIONE IN CASO DI ……….. SIMULAZIONI DI EVACUAZIONE

INFORMAZIONE E FORMAZIONE

predisposizione di un programma di controllo e di regolare manutenzione dei luoghi di lavoro; emanazione di specifiche disposizioni per assicurare la necessaria informazione sulla sicurezza antincendio agli appaltatori esterni ed al personale dei servizi di pulizia e manutenzione; controllo che specifici corsi di aggiornamento siano forniti al personale che usa materiali facilmente combustibili, sostanze infiammabili o sorgenti di calore in aree ad elevato rischio di incendio; realizzazione dell'addestramento antincendio per tutti i lavoratori.

INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDIO

E’ obbligo del datore di lavoro fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui principi di base della prevenzione incendi e sulle azioni da attuare in presenza di un incendio. INFORMAZIONE ANTINCENDIO Il datore di lavoro deve provvedere affinche' ogni lavoratore riceva una adeguata informazione su: rischi di incendio legati all'attività svolta; rischi di incendio legati alle specifiche mansioni svolte; ubicazione delle vie di uscita;

misure di prevenzione e di protezione incendi adottate nel luogo di lavoro con particolare riferimento a: osservanza delle misure di prevenzione degli incendi e relativo corretto comportamento negli ambienti di lavoro; divieto di utilizzo degli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio; importanza di tenere chiuse le porte resistenti al fuoco; modalità di apertura delle porte delle uscite;

procedure da adottare in caso di incendio, ed in particolare: - azionamento dell'allarme; - procedure da attuare all'attivazione dell'allarme e di evacuazione fino al punto di raccolta in luogo sicuro; - modalità di chiamata dei vigili del fuoco.

FORMAZIONE ANTINCENDIO

Tutti i lavoratori esposti a particolari rischi di incendio correlati al posto di lavoro, quali per esempio gli addetti all'utilizzo di sostanze infiammabili o di attrezzature a fiamma libera, devono ricevere una specifica formazione antincendio.

Tutti i lavoratori che svolgono incarichi relativi alla prevenzione incendi, lotta antincendio o gestione delle emergenze, devono ricevere una specifica formazione antincendio i cui contenuti minimi sono riportati in allegato IX.

ESERCITAZIONI ANTINCENDIO Nei luoghi di lavoro ove ricorre l'obbligo della redazione del piano di emergenza connesso con la valutazione dei rischi I lavoratori devono partecipare ad esercitazioni antincendio, effettuate almeno due volte l'anno, per mettere in pratica le procedure di esodo e di primo intervento.

Nei luoghi di lavoro di piccole dimensioni, tale esercitazione deve semplicemente coinvolgere il personale nell'attuare quanto segue: percorrere le vie di uscita; identificare le porte resistenti al fuoco, ove esistenti; identificare la posizione dei dispositivi di allarme; identificare l'ubicazione delle attrezzature di spegnimento

Nei luoghi di lavoro di grandi dimensioni, si dovrà scegliere se effettuare un’evacuazione simultanea dell'intero luogo di lavoro o parziale. In tali situazioni, l'evacuazione da ogni specifica area del luogo di lavoro deve procedere fino ad un punto che possa garantire a tutto il personale di individuare il percorso fino ad un luogo sicuro (luogo di raccolta)

INFORMAZIONE SCRITTA SULLE MISURE ANTINCENDIO L'informazione e le istruzioni antincendio possono essere fornite ai lavoratori predisponendo avvisi scritti che riportino le azioni essenziali che devono essere attuate in caso di allarme o di incendio. Tali istruzioni, cui possono essere aggiunte delle semplici planimetrie indicanti le vie di uscita, devono essere installate in punti opportuni ed essere chiaramente visibili. Qualora ritenuto necessario, gli avvisi debbono essere riportati anche in lingue straniere.

Alterazione della pressione sanguigna Aumento della frequenza cardiaca Respirazione difficoltosa Giramento di testa e senso di vertigine, accompagnati talvolta da svenimento Sudorazione Tremore alle gambe

IL PANICO QUESTO SCONOSCIUTO

Aiutoooo!!

E’ caratterizzato da:

praticamente si osserva:

•diminuita reattività •diminuita capacità decisionale •tendenza ad agire in modo concitato e non finalizzato •tendenza a coinvolgere gli altri nello stato di panico

Aiutoooo!!

IL PANICO QUESTO SCONOSCIUTO

si può controllare migliorando la conoscenza:

•Delle situazioni di rischio •Delle norme preventive •Dei comportamenti più adatti da assumere in determinate circostanze

Aiutoooo!!

Com’è organizzato lo sfollamento?

Compiti delle figure sensibili e del personale.

Cosa fare almeno ogni anno.

VIE DI ESODO riduzione del percorso di esodo; protezione delle vie di esodo; realizzazione di ulteriori percorsi di esodo e di uscite; installazione di ulteriore segnaletica; potenziamento dell’illuminazione di emergenza; messa in atto di misure specifiche per persone disabili; incremento del personale addetto alla gestione dell'emergenza ed all'attuazione delle misure per l'evacuazione; limitazione dell’affollamento.

NORME PER L’EVACUAZIONE

Interrompere tutte le attività

Lasciare gli oggetti personali dove si trovano

Mantenere la calma, non spingersi, non correre, non urlare.

Uscire ordinatamente incolonnandosi per 2 o per 3 ….; procedere in fila.

Rispettare le precedenze derivanti dalle priorità dell’evacuazione;

Seguire le vie di fuga indicate;

Non usare mai l’ascensore;

Raggiungere l’area di raccolta assegnata.

IN CASO DI EVACUAZIONE PER INCENDIO RICORDARSI DI: camminare chinati e di respirare tramite un fazzoletto, preferibilmente bagnato, nel caso vi sia presenza di fumo lungo il percorso di fuga; se i corridoi e le vie di fuga non sono percorribili o sono invasi dal fumo, non uscire dalla stanza, sigillare ogni fessura della porta, mediante abiti bagnati; segnalare la propria presenza dalle finestre.

LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI DEVE ESSERE L’OBIETTIVO PRINCIPALE DI OGNI OPERATORE ANTINCENDIO

Gli strumenti primari per una buona prevenzione dai rischi incendio sono: Piano di emergenza Tenuta dei registri degli impianti Controllo protezione attiva Controllo protezione passiva Le parole chiave per la garanzia della sicurezza sono : - Informazione - Prevenzione - Protezione

Obiettivi primari del piano: - salvaguardia delle persone - messa in sicurezza degli impianti - confinamento dell’incendio - protezione dei beni - estinzione completa delle fiamme

Il ciclo del fuoco o triangolo

Incendio

Fiamma

Comburente

Combustibile

La combustione: È il fenomeno chimico che avviene per ossidazione degli atomi di carbonio e di idrogeno presenti nelle sostanze combustibili generando calore, luce , acqua , anidride carbonica , ossido di carbonio, prodotti solforati e fumi.

Temperatura di innesco o di ignizione: Affinché avvenga il processo della combustione occorre la presenza di una particolare condizione cioè che si raggiunga una determinata soglia di calore. Quindi affinché un combustibile bruci è necessario portarlo inizialmente alla temperatura di innesco o di ignizione. In seguito la stessa combustione produrrà il calore necessario per mantenersi viva

Combustibili Solidi:

da 500 a 800 °C

Combustibili liquidi: da 1300 a 1600 °C

Combustibili gassosi:

da 1600 a 3000 °C

TEMPERATURA DI FIAMMA

Sigaretta: da 200 a 400 °C

Fiammifero: oltre 600 °C

Scintille: da 600 a 1000 °C

CASI PRATICI

Incendi di classe A Sono gli incendi di materiali solidi, normalmente di natura organica, che portano alla formazione di braci. Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono gli estintori, i naspi, gli idranti, o altri impianti di estinzione ad acqua.

Incendi di classe B Sono gli incendi di materiali liquidi o solidi liquefacibili, quali il petrolio, le paraffine, le vernici, gli oli, i grassi, ecc Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono quelli costituiti da schiuma oppure polvere o anidride carbonica

Incendi di classe C

Si tratta di incendi di gas, ad esempio acetilene, metano, propano butano, idrogeno ecc.

L’intervento principale contro questi incendi consiste nel bloccare il flusso di gas, chiudendo la valvola di intercettazione. Puó verificarsi il rischio di esplosione se un incendio viene estinto prima di chiudere il flusso del gas. Gli estinguenti più usati sono costituiti da acqua (solo nebulizzata), anidride carbonica (Co2) o polvere.

Incendi di classe D Sono gli incendi di sostanze metalliche quali, ad esempio, il magnesio, l’alluminio, il sodio ecc. Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è adatto per gli incendi alimentati da sostanze metalliche. Gli estinguenti più comunemente usati sono costituiti da polveri.

Incendi di classe E Sono gli incendi che si riferiscono ad origini di natura elettrica. Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è adatto per tali incendi ma è opportuno utilizzare estinguenti di tipo gassoso E

VIDEO

La protezione antincendio Attiva/Passiva

La protezione attiva richiede l’azione dell’uomo o di un impianto automatizzato che consenta di rilevare precocemente un incendio, di segnalarlo tempestivamente e quindi procedere al suo spegnimento.

Per attivare la protezione attiva occorre utilizzare i seguenti mezzi: estintori rete antincendio impianti di rilevazione automatici

dispositivi di segnalazione e allarme evacuatori di fumo e calore

ESTINTORI: sono i mezzi antincendio più diffusi e conosciuti. Si dividono in portatili (fino a 20Kg) normalmente sospesi alle pareti e carrellati (con un peso fino a 300 Kg) normalmente disposti su ruote per un facile trasporto Gli estintori sono indispensabili qualunque sia il tipo e le dimensioni dell’ incendio

Gli estintori devono essere costruiti rispettando le normative vigenti e devono sempre riportare i seguenti dati: anno di fabbricazione nome del fabbricante istruzioni per l’uso, la ricarica e la tenuta Devono essere omologati e controllati almeno 1 volta ogni 6 mesi. Una volta usati, anche parzialmente, devono essere ricaricati

VIDEO ESTINTORE

Gli estintori ad anidride carbonica CO2 prevedono l’utilizzo di questo gas come elemento estinguente . Esso agisce sia in virtù dell’abbassamento della temperatura legato all’espansione del gas che per effetto dell’allontanamento del comburente. Sono ancora oggi molto diffusi e costituiscono una valida alternativa alle polveri e all’Halon

Si utilizzano su fuochi di tipo B e C mntre hanno limiti su fuochi di tipo A. Possono anche essere usati su fuochi di natura elettrica. Nessuna parte del corpo umano deve venire a contatto con il getto del gas a causa delle bassissime temperature raggiunte durante l’emissione del gas. La pressione necessaria all’erogazione è quella della compressione del gas

Il funzionamento dell’apparecchiatura si ottiene estraendo la spina di sicurezza e premendo la maniglia di erogazione. Si deve orientare il cono diffusore verso il fuoco e all’occorrenza rilasciare la maniglia per interrompere il getto

Gli estintori a polvere (chiamati anche a secco) sono molto diffusi per la loro efficienza e universalità (variando semplicemente il tipo di polvere che sono di origine inorganica) L’emissione del getto avviene per mezzo di una bombola di gas propellente (interna o esterna) Non devono essere di norma utilizzati su apparecchiature delicate e complesse dove la polvere potrebbe causare seri inconvenienti

Gli estintori a polveri sono di regola più leggeri per cui possono essere sprovvisti del cono diffusore e si può dirigere il getto direttamente sul fuoco. Lo stato di carica deve essere controllato periodicamente sul manometro montato sulla bombola propellente L’utilizzo è molto simile a quello a CO2 (togliere la spina di sicurezza e premere la maniglia)

Gli estintori a schiuma derivano le loro capacità estinguenti miscelando con aria o CO2 una soluzione composta da acqua e una percentuale di liquido schiumogeno Hanno un grosso rapporto di espansione cioè piccole quantità di schiumogeno riescono a generare notevoli volumi di schiuma in virtù dell’aria inglobata Si impiegano di norma su fuochi di tipo A e B

La schiuma galleggia sui liquidi in virtù del basso peso specifico per cui esercita una forza azione di soffocamento oltre a un’efficace azione di raffreddamento dovuta all’espansione Non va usato su impianti elettrici

Metodologia di utilizzo degli estintori

Corretto Non corretto

Corretto Non corretto

Corretto Non corretto

Corretto

Non corretto

RETE IDRICA ANTINCENDIO In genere viene utilizzata in grossi impianti industriali o civili con alto rischio di incendio, collegata direttamente alla rete idrica centrale o a una vasca di disgiunzione autonoma Deve essere dotata di un gran numero di pompe di ricircolo e di una grande capacità idrica Devono essere presenti numerosi idranti (a muro, a colonna, a naspo) collegati con tubazioni flessibili a lance erogatrici che consentono la copertura protettiva dell’intera area. Possono essere utilizzati anche da personale non addestrato previo una adeguata informazione sulle principali modalità di impiego

IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI Normalmente utilizzano , per edifici convenzionali ad uso civile, come sostanza estinguente l’acqua. Hanno tubazioni fisse situate nella parte alta dei locali da difendere nelle quali passa acqua pressurizzata e sono dotati di apposite “testine” dette “SPRINKLER” provviste di ampolline termosensibili che ne attivano l’apertura.

Il funzionamento dello SPLINKLER è automatico in quanto l’aumento della temperatura provocato dall’incendio provoca l’ebollizione del liquido nell’ampolla e la conseguente rottura. Il foro per la fuoriuscita dell’acqua viene così liberato e l’acqua in pressione con violenza urta contro un piattello dentato che provoca la sua nebulizzazione e lo spargimento dell’acqua su un’ampia superficie

Esistono due modalità di intervento degli SPRINKLER: A secco / A umido Nel caso a secco , le tubazioni sono normalmente vuote e la rottura dell’ampolla a seguito dell’incendio provoca l’immissione violenta di aria compressa nelle tubazioni e la conseguente spinta dell’acqua. E’ preferibile in ambienti soggetti a gelate. Nel caso a “umido” l’acqua è già contenuta nelle tubazioni ma proprio la sua presenza può rallentare l’automatismo in quanta l’acqua raffredda in una qual misura l’ampolla e i piattelli degli SPRINKLER per cui l’effetto di riscaldamento dovuto al fuoco è in parte mascherato dalla sua presenza.

IMPIANTI DI RILEVAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO Sono finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo di combustione prima che questo degeneri in incendio generalizzato Fondamentale è riuscire ad avere un tempo di intervento inferiore al tempo di prima propagazione dell’incendio, prima del “flash-over” , quando le temperature sono ancora relativamente basse In queste condizioni è abbastanza agevole lo spegnimento delle fiamme viste le ridotte dimensioni del fenomeno. L’impianto di rivelazione automatica ideale deve ridurre il cosiddetto “TEMPO REALE” e consentire: -di avviare lo sfollamento delle persone -di attivare il piano di intervento -di attivare i sistemi di spegnimento

I componenti di un “IMPIANTO DI SPEGNIMENTO AUTOMATICO” sono: -i rilevatori automatici -le centrali di controllo -i dispositivi di allarme Il cuore del sistema è costituito dai rilevatori automatici di incendio

I rilevatori (detti anche “fire detector”) consistono in speciali apparecchiature sensibili alle variazioni di ambiente tipicamente prodotte da un incendio. Dette variazioni possono essere. -di composizione della luce -di temperatura -di composizione chimica -di trasparenza

La scelta del tipo di rilevatore tiene conto della tipologia di ambiente da proteggere. Per esempio, in un ambiente a grande concentrazione di alcool come una distilleria non si utilizzeranno rilevatori ottici in quanto è noto che i gas di combustione dell’alcool sono trasparenti Le centraline di controllo devono prevedere segnali di autodiagnosi nel caso in cui i sensori si sporchino, si ossidino ecc

Esempi di rilevatori

EVACUATORI DI FUMO E CALORE Tali sistemi di protezione attiva sfruttano il movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generati dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate verso l’esterno. Consentono l’agevolazione dello sfollamento delle persone , l’intervento dei soccorritori e la protezione dei beni e merci eventualmente presenti dai danni da fumo

EVACUATORI DI FUMO E CALORE Si possono realizzare in vari modi: -lucernari a soffitto ed evacuazione per tiraggio naturale -ventilatori / aspiratori -sfoghi di fumo e calore (feritoie chiuse da saracinesche che si aprono verso l’esterno in automatico) -Vetri speciali che si rompano per effetto del calore a condizione che si eviti la caduta di grosse schegge mediante rete di protezione

ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA E CARTELLONISTICA L’impianto di emergenza deve fornire, in caso di mancanza di energia elettrica dall’impianto primario, una illuminazione sufficiente a permettere l’evacuazione in sicurezza dai locali con presenza di incendio (almeno 5 lux) Devono essere illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite , le vie di esodo, i corridoi , le scale e in generale tutte quelle parti che è necessario percorrere per raggiungere un luogo sicuro

Non saranno quindi sistemi di illuminazione posti molto in alto (la presenza di fumi ne renderebbe problematica la visibilità) Deve essere alimentato da batterie tampone in grado di erogare corrente per un certo lasso di tempo anche in mancanza di energia “primaria” L’intervento deve essere automatico non appena cessi l’erogazione di energia primaria

Prodotti della combustione

I gas tossici sono la principale causa di morte delle persone in un incendio. Le lesioni da ustione le troviamo solo a seguito di esplosioni, ma in generale le vittime degli incendi sono da imputare ai gas sviluppatisi dalla combustione. Quali sono i principali gas sviluppati in un incendio? Non esiste una risposta in via generale, visto che il prodotto dipende dalla sostanza che brucia, ma sono frequenti l'ossido di carbonio, l'acido cloridrico, l'acido nitrico, il fosgene. Ciascuno di questi gas esercita sull'uomo un'azione irritante o asfissiante.

Un aspetto non secondario della loro azione, comunque, risiede anche nell'aggressione che determinano sugli elementi strutturali, aggressione che è spesso in grado di determinarne la crisi anche laddove il calore non ha provocato eccessivi danni. Ad esempio, si ricordi che la combustione del pur diffusissimo cloruro di polivinile (PVC) dà luogo a gas che aggrediscono le strutture e gli utensili metallici, fino alle armature di acciaio annegate nel conglomerato cementizio, rendendoli anche inutilizzabili.

Altro prodotto della combustione sono i fumi, che determinano un pericolo non trascurabile per l'azione di oscuramento della vista, di irritazione degli occhi e di disorientamento nelle persone che fuggono da un incendio. La differenza rispetto ai gas consiste nel fatto che il fumo è costituito da particelle solide, finissimamente suddivise, che i flussi di aria e gas caldi disperdono nell'atmosfera circostante.

Il loro pericolo risiede soprattutto nel nascondere alla vista le vie di esodo ed, insieme ai gas, sono uno degli elementi di più difficile controllo in quanto si sviluppano velocemente e fin dalle prime fasi dell'incendio. Non si deve dimenticare, comunque, che il pericolo che determinano per la vista (irritazione agli occhi, lacrimazione) è concreto anche all'aperto

Colori della sicurezza (attrezzature antincendio - segnali di salvataggio)

Misure di sicurezza passiva L’insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione dell’uomo e che hanno come obbiettivo la limitazione degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo , garantendo l’incolumità dei lavoratori, la salvaguardia dei beni e limitando gli effetti nocivi dei prodotti della combustione

Misure di sicurezza passiva - barriere antincendio

- isolamento dell’edificio

- distanze di sicurezza esterne ed interne

- muri tagliafuoco

- materiali classificati come resistenti al fuoco

- sistemi di ventilazione

- sistemi di vie di uscita commisurate alla condizione di massimo affollamento e alla pericolosità delle lavorazioni

Misure di sicurezza passiva Barriere antincendio Il loro uso si basa sul concetto della interposizione di spazi scoperti o di apposite strutture tra aree potenzialmente soggette ad incendio Nel caso di spazi scoperti la protezione ha lo scopo di impedire la propagazione dell’incendio per trasmissione di calore

Misure di sicurezza passiva DISTANZE DI SICUREZZA Si distinguono in interne ed esterne. Interne : se devono proteggere elementi appartenenti ad uno stesso complesso Esterne: se devono proteggere elementi non appartenenti allo stesso complesso Se ci si affida alle sole distanze di sicurezza, occorrono spazi molto ampi per evitare la trasmissione di calore da un corpo all’altro del complesso

Misure di sicurezza passiva Il comportamento al fuoco

A questo punto è possibile introdurre il concetto di comportamento al fuoco, concetto che richiama i due requisiti di:

resistenza al fuoco e di reazione al fuoco. Per quanto riguarda la resistenza al fuoco è bene premettere che il termine REI - resistenza al fuoco - associato ad un numero, indica la durata presumibile dell'elemento di protezione all'incendio. In pratica rappresenta l’intervallo di tempo di esposizione di un elemento strutturale al fuoco durante il quale esso mantiene le sue proprietà di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione e di coibenza termica.

Misure di sicurezza passiva R = stabilità (attitudine di un elemento a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco)

E = tenuta (attitudine di un elemento a non lasciar passare né produrre fiamme o vapori se sottoposto all’azione del fuoco sulla faccia opposta a quella esposta al fuoco )

I = isolamento (attitudine di un elemento a ridurre la trasmissione del calore)

La sigla REI indica quindi la propensione di un muro o di un solaio a resistere per un certo intervallo di tempo, espresso in minuti, garantendo la capacità portante (R), la tenuta ai fumi (E) ed il mantenimento di temperature accettabili sulla faccia non esposta alle fiamme (I).

Nel caso di travi o pilastri si indicherà solo la lettera R, dal momento che una trave non separa ambienti e non deve limitare il passaggio di fumi o di gas bensì è tenuta a garantire solo il requisito di resistenza alle sollecitazioni.

Nel caso di una parete tagliafiamme si riporteranno le tre lettere REI dal momento che una parete separa ambienti e deve quindi limitare il passaggio di fumi o di gas, garantire il requisito di resistenza alle sollecitazioni e limitare il propagarsi del calore.

Dopo la sigla REI c’è sempre un numero (45-60-120 ..) che indica i minuti primi durante i quali quell’elemento strutturale è in grado di resistere a sollecitazioni termiche da incendio

Qualora ci siano barriere antincendio, è probabile che esse siano di collegamento fra vari ambienti e quindi necessitino di aperture. Anche gli elementi di comunicazione possono avere le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco. Gli elementi di chiusura principalmente usati sono: porte incernierate porte scorrevoli porte a ghigliottina

I meccanismi di azione di queste porte sono diversi fra loro ma il principio base è lo stesso: devono in maniera quanto più automatica e precoce intervenire chiudendosi per isolare gli ambienti dove si è generato un fuoco. Possono essere rivestite da particolari vernici “intumescenti” che possono incrementare il livello di resistenza al fuoco. Non sono infiammabili , sono isolanti e se soggette a calore intenso “schiumano” aumentando così il grado di isolamento.

VIE DI USCITA O DI ESODO Per progettare correttamente le vie di esodo da un edificio si devono tenere presenti si seguenti punti fondamentali: - il loro dimensionamento e forma - i loro sistemi di protezione (att/pass) - la loro facile identificazione (a mezzo segnaletica ordinaria e di sicurezza). IMPORTANTE: il dimensionamento delle vie di esodo deve essere fatto tenendo conto del massimo affollamento potenziale di una struttura

Per un edificio ad uso civile ci dovrebbero essere: - 1 uscita da 0.90 m ogni 25 presenze - 1 uscita da 1.20 m tra 26 e 50 presenze - 1 uscita da 0.90 m ogni 25 presenze e 1 uscita da 1.20 m tra 51 e 100 presenze - con più di 100 lavoratori, le uscite saranno funzione del numero eccedente rispetto a 100

Misure di sicurezza passiva REAZIONE AL FUOCO E’ il comportamento al fuoco di un certo materiale che per effetto della sua decomposizione alimenta un fuoco al quale è esposto partecipando così all’incendio E’ una caratteristica importantissima per quegli elementi di rifinitura e rivestimento quali pannellature, controsoffitti, decorazioni nonché gli elementi di arredamento, i tendaggi e tutti i tessuti in generale

Tutti i materiali sono divisi in “classi” variabili fra 0 e 5 . I materiali di classe 0 non sono combustibili mentre quelli di classe 5 sono i più tendenzialmente pericolosi. In funzione di un certo ambiente di lavoro e del tipo di processi in atto, si devono utilizzare soltanto materiali appartenenti a certe classi.

PRINCIPALI PERICOLI CONNESSI ALL’INCENDIO

NEI LUOGHI DI LAVORO

IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI D’INCENDIO MATERIALI FACILMENTE INFIAMMABILI

• GRANDI QUANTITIVI DI CARTA E MATERIALI DA

IMBALLAGGIO – BANCHI E SEDIE – VERNICI, SOLVENTI, …

SORGENTI D’INNESCO D’INCENDIO PRESENZA DI ATTREZZATURE ELETTRICHE NON ISTALLATE ED UTILIZZATE SECONDO LE NORME DI BUONA TECNICA. PRESENZA DI MACCHINE ED APPARECCHIATURE IN CUI SI PRODUCE CALORE NON ISTALLATE ED UTILIZZATE SECONDO LE NORME DI BUONA TECNICA. PRESENZA DI FIAMME O SCINTILLE PRESENZA DI FUMATORI

LAVORATORI PARTICOLARMENTE ESPOSTI A RISCHI IN CASO D’INCENDIO

PUBBLICO OCCASIONALE PERSONE LA CUI MOBILITA’ SIA RIDOTTA A CAUSA DI UDITO E VISTA LIMITATA LAVORATORI IN AREE AD ALTO RISCHIO D’INCENDIO

CRITERI PER RIDURRE I PERICOLI

• RIMOZIONE DEI MATERIALI FACILMENTE INFIAMMABILI

RIMOZIONE O SOSTITUZIONE DEI RIVESTIMENTI DEGLI ARREDI.

RIMOZIONE DELLE SORGENTI DI CALORE NON NECESSARIE O SOSTITUZIONE CON ALTRE PIU’ SICURE

CONTROLLO DELLA CONFORMITA’ DEGLI IMPIANTI ELETTRICI ESISTENTI

MANUTENZIONE DELLE CANNE FUMARIE CONTROLLO DI TUTTE LE MACCHINE ELETTRICHE

(CERTIFICATI DI CONFORMITA’ E MANUTENZIONE )

ADEGUATEZZA ALLE NORMATIVE VIGENTI

• PROTEZIONE E RIDUZIONE DEL PERCORSO DI

ESODO INSTALLAZIONE DI SEGNALETICA PER LE VIE DI

FUGA INSTALLAZIONE DI UN SISTEMA AUTOMATICO DI RILEVAZIONE INCENDIO ( OLTRE A QUELLO MANUALE) FORMAZIONE DEL PERSONALE ADDETTO ALLA GESTIONE DELL’INCENDIO. VICINANZA DEI SISTEMI MANUALI DI

SPEGNIMENTO INCENDIO ( ESTINTORI )

MISURE ATTE A RIDURRE LA PROBABILITA’ DI INSORGENZA DI INCENDI

IMPIANTI E ATTREZZATURE ELETTRICHE

• ALIMENTAZIONE PROVVISORIA : IL CAVO DEVE AVERE LA LUNGHEZZA STRETTAMENTE NECESSARIA SENZA AVERE POSSIBILI DANNEGGIAMENTI.

• EVITARE DI LASCIARE APPARECCHIATURE SOTTO TENSIONE SE NON UTILIZZATE.

• LE RIPARAZIONI ELETTRICHE DEVONO ESSERE EFFETTUATE SOLO DA PERSONALE COMPETENTE E QUALIFICATO.

NON DEVONO ESSERCI MAI MATERIALI INFIAMMABILI ACCANTO ALLE APPARECCHIATURE ELETTRICHE. (ALCOOL)

APPARECCHI INDIVIDUALI O PORTATILI PER IL RISCALDAMENTO ( STUFETTE )

PRESENZA DI FUMATORI: problema superato dalle nuove normative !

NORME PER L’INCENDIO Chiunque si accorga dell’incendio: Avverte la persona addestrata all’uso dell’estinto- re che interviene immediatamente; Avverte il Coordinatore che si reca sul luogo dell’incendio e dispone lo stato di preallarme. Questo consiste in : Interrompere immediatamente l’erogazione di gas dal contatore esterno. Se l’incendio è di vaste proporzioni, avvertire i VVF e se del caso il Pronto Soccorso; Dare il segnale di evacuazione; Avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti ad organizzare l’evacuazione; Coordinare tutte le operazioni attinenti.

Se il fuoco è domato in 5-10 minuti il Coordinatore dispone lo stato di cessato allarme. Questo consiste in: · Dare avviso di fine emergenza; · Accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci; · Arieggiare sempre i locali per eliminare gas o vapori · Far controllare i locali prima di renderli agibili e verificare che non vi siano lesioni a strutture portanti, che non vi siano danni provocati agli impianti (elettrici, gas, macchinari). Chiedere consulenza a VVF o a tecnici Avvertire (se necessario) compagnie Gas, Enel.

NORME PER EMERGENZA SISMICA

Il Coordinatore dell’emergenza in relazione alla dimensione del terremoto, deve:

Valutare la necessità dell’evacuazione immediata ed eventualmente dare il segnale di stato di allarme; Interrompere immediatamente l’erogazione del gas e dell’energia elettrica; Avvertire i responsabili di piano che si tengano pronti ad organizzare l’evacuazione;

coordinare tutte le operazioni attinenti

Tutti i presenti devono: posizionarsi ordinatamente nelle zone sicure individuate dal piano di emergenza; proteggersi durante il sisma, dalle cadute di oggetti riparandosi sotto tavoli o in corrispondenza di architravi individuate;

nel caso si proceda all’evacuazione seguire le norme specifiche di evacuazione

Nel caso in cui ci siano presone disabili: con l’aiuto di alcuni presenti, i preposti devono curare la protezione dei disabili seguendo le norme del piano di emergenza.

SICUREZZA ELETTRICA LA CORRENTE NON SI VEDE MA ….. SI SENTE

INTRODUZIONE Gli effetti del passaggio della corrente elettrica nel corpo umano sono ben noti.

In particolare sono stati studiati gli effetti sul corpo umano dell’intensità della corrente elettrica anche in funzione della sua durata, del suo percorso all’interno del corpo, delle caratteristiche elettriche dei tessuti interessati al passaggio della corrente e della forma dell'onda.

Il comportamento del corpo umano al passaggio della corrente elettrica

I movimenti muscolari del corpo sono originati da impulsi elettrici generati dal cervello. I muscoli, stimolati da questi impulsi, reagiscono contraendosi.

Le fasce muscolari, quando vengono interessate da correnti che hanno origine da sorgenti esterne al corpo, ad esempio quando si prende la "scossa", si contraggono obbedendo anche ad esse; se la corrente "esterna" è più intensa di quella "interna“ possono ingenerarsi situazioni di pericolo e le conseguenze, sul corpo umano, possono essere le più varie.

La contrazione muscolare

E' quel fenomeno per cui i muscoli, se attraversati dalla corrente, si irrigidiscono e i muscoli maggiormente interessati alla contrazione sono quelli posti in prossimità del punto di ingresso della corrente.

Se l'ingresso della corrente elettrica avviene attraverso una mano la contrattura dei muscoli fa stringere la mano sull’elemento in tensione (tetanizzazione).

L'infortunato, pur nella consapevolezza del rischio corso, non riesce a fare nulla per distaccarsi dalla parte in tensione.

Quando si è investiti da correnti elevate, invece, tutti i muscoli, normalmente anche quelli più lontani, vengono interessati al fenomeno; fra questi anche quelli delle fasce lombari e delle cosce .

La contrazione dei muscoli degli arti inferiori comporta violenti movimenti involontari che possono causare salti dell'infortunato con caduta lontano dal punto di contatto.

L'arresto respiratorio L' arresto viene provocato dall'entrata in

contrazione dei muscoli respiratori (diaframmatici, intercostali, pettorali) con conseguente paralisi della gabbia toracica ed impedimento dei normali movimenti respiratori.

In questi casi si presentano fenomeni di asfissia con progressivo impoverimento dell'ossigeno presente nei polmoni e comparsa di cianosi.

Le conseguenze possono arrivare fino alla perdita di coscienza e, nei casi, più gravi alla morte dell'infortunato.

L'arresto cardiaco Il muscolo cardiaco si contrae ritmicamente

sostenendo la circolazione del sangue nel corpo; banalizzando il discorso si può dire che il cuore si comporta come se fosse un motore.

A differenza degli altri muscoli , la contrazione dei muscoli cardiaci è provocata dal cuore stesso. Quando per un motivo qualsiasi si guasta , il cuore si ferma e la circolazione del sangue nel corpo si arresta.

Si comprende facilmente come un passaggio di una corrente elettrica esterna, andando a sovrapporsi alla attività elettrica propria del cuore, getti le fasce muscolari cardiache in uno stato di confusione impedendo loro di svolgere la propria funzione.

Le ustioni Alla stregua di qualsiasi circuito elettrico

anche il corpo umano quando viene attraversato dalla corrente si riscalda; se la quantità di calore sviluppata è molto alta possono aversi bruciature nei tessuti attraversati dalla corrente.

La quantità di calore sviluppato è direttamente proporzionale all’intensità di corrente che attraversa il corpo, alla sua resistenza ed alla durata del fenomeno.

La parte del corpo umano maggiormente interessata a questo fenomeno è la pelle. Ma quando le intensità di corrente sono molto alte si possono verificare ustioni profonde in molti tessuti e possono essere danneggiati interi arti (braccia, spalle, arti inferiori, ecc.).

Le ustioni possono essere causate anche da archi provocati da scariche elettriche prodotte da apparecchiature sotto tensione. Particolarmente pericolosi sono gli archi provenienti da apparecchiature elettriche alimentate in alta tensione.

I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE I rischi connessi con l’uso dell’energia elettrica sono essenzialmente: rischi dovuti a contatti elettrici diretti (sono quelli derivati da contatti con elementi normalmente in tensione ad esempio l’alveolo di una presa, un conduttore nudo, ecc); rischi dovuti a contatti elettrici indiretti (sono quelli derivati da contatti che avvengono con elementi finiti sotto tensione a causa del guasto (ad esempio la scossa presa quando si apre un frigorifero o si tocca un tornio o una qualsiasi altra macchina);

rischi di incendio dovuti a cortocircuiti o sovracorrenti; rischi di esplosione (sono quelli dovuti al funzionamento degli impianti elettrici installati in ambienti particolari nei quali è possibile la presenza di miscele esplosive come ad esempio nelle raffinerie, industrie chimiche, in talune centrali termiche funzionanti a gas ecc).

Gli impianti e le macchine Per legge le norme CEI forniscono una presunzione assoluta, anche se non esclusiva, di regola d’arte e quindi le apparecchiature e gli impianti realizzati e mantenuti secondo le indicazioni delle norme CEI sono da considerare sicuri.

Gli impianti, inoltre, devono essere realizzati secondo i principi individuati dalla legge 37/08;

in particolare devono essere: realizzati da ditte iscritte nell’apposito albo delle

imprese artigiane o nel registro delle ditte presso le Camere di Commercio;

realizzati secondo le norme CEI o normativa equivalente;

realizzati con materiali anch’essi realizzati a regola d’arte;

verificati ai fini della sicurezza e funzionalità; forniti di dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore.

Per quanto riguarda le macchine o i componenti elettrici non è ammesso l’uso apparecchiature "anonime" per le quali non sia possibile risalire al costruttore. In particolare ogni componente elettrico deve essere fornito degli elementi che lo identificano compiutamente (targa del costruttore, contrassegni, marcature o marchi, libretti di manutenzione ed uso, ecc.).

La manutenzione

Al fine di evitare rischi connessi con l’uso di apparecchiature rotte o deteriorate occorre controllare periodicamente lo stato di conservazione delle attrezzature che si usano segnalando al servizio di manutenzione la loro sostituzione o riparazione.

L’uso di componenti elettrici deteriorati (cavi spellati, custodie rotte, connessioni elettriche approssimate, prese a spina spaccate, ecc.) fa aumentare considerevolmente il rischio di contatti elettrici.

Usi impropri Particolare cura deve essere posta

nell’uso proprio di apparecchiature elettriche.

Un impianto o un apparecchio elettrico anche ben costruiti possono diventare pericolosi se utilizzati o conservati in maniera impropria.

Valgono le seguenti avvertenze:

non effettuare mai riparazioni sugli impianti elettrici o sulle macchine se non si è in possesso delle caratteristiche di professionalità previste dalla legislazione vigente. Un impianto elettrico o una apparecchiatura nati sicuri possono, per errata riparazione, diventare pericolosi. Inoltre la manomissione di un impianto o di un componente fa perdere agli stessi la garanzia del costruttore;

non utilizzare componenti non conformi alle norme. Tutta la sicurezza di un impianto finisce quando si usano utilizzatori elettrici (ad esempio spine, adattatori, prese multiple, prolunghe,lampade portatili, ecc) non rispondenti alle norme;

non utilizzare componenti elettrici o macchine per scopi non previsti dal costruttore. In questi casi l’uso improprio del componente può ingenerare situazioni di rischio, elettrico o meccanico, non previsti all’atto della sua costruzione; non usare apparecchiature elettriche in condizioni di rischio elettrico accresciuto (ad esempio con le mani bagnate, con i piedi immersi nell’acqua o in ambienti umidi). In questi casi possono diventare pericolose anche tensioni abitualmente non pericolose;

non lasciare apparecchiature elettriche (cavi, prolunghe, trapani, ecc.) abbandonate sulle vie di transito. In questi casi,oltre ad essere occasione di inciampo e di caduta di persone, i componenti sono soggetti a deterioramento meccanico non previsto dal costruttore con conseguenti situazioni di rischio.

Una delle principali cause di incendio è quella derivante da un uso improprio di utenze elettriche , sia relativamente alla loro non manutenzione sia relativamente alle modalità applicative

Dovendolo fare, utilizzare idonei "adattatori per prese multiple", disponibili in commercio, avendo sempre l'attenzione a non sovraccaricare eccessivamente la linea elettrica.

Particolare attenzione dovrà essere posta nel collegare all'interno di mobili d'arredamento televisori e/o computer, che devono essere discostati sui lati, in alto e sul retro almeno di 10 cm.

Per prudenza si consiglia di isolare il pannello posteriore del mobilio e di spegnere comunque i dispositivi alla fine dell'utilizzo agendo sull'apposito interruttore anziché del telecomando.

Mai tenere per lungo tempo i dispositivi in modalità “stand-by”

Se si impiega una "prolunga" normalmente avvolta, questa deve essere sempre interamente estratta dal contenitore evitando cosi surriscaldamenti e possibili principi d'incendio, dovuti all'eccessivo carico elettrico che il cavo deve sostenere in caso di utilizzatori resistivi (fornellini, piccoli utensili ecc).

E' consigliabile far controllare i dispositivi potenzialmente pericolosi da personale specializzato. Il 'fai da te" non è sempre salutare.

L'antenna TV in taluni casi può comportarsi da parafulmine. E' preferibile , durante violenti temporali, spegnere il televisore staccando la spina della corrente e quella di collegamento con l'antenna.

MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

INTRODUZIONE Per Movimentazione manuale dei carichi (MMC) si

intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, tirare, portare o spostare un carico.

EFFETTI SULLA SALUTE Lo sforzo muscolare richiesto dalla MMC determina

aumento del ritmo cardiaco e di quello respiratorio ed incide negativamente nel tempo sulle articolazioni, in particolare sulla colonna vertebrale, determinando cervicalgie, lombalgie e discopatie.

I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE Partendo dal presupposto che occorre

evitare la movimentazione manuale dei carichi adottando a livello aziendale misure organizzative e mezzi appropriati, quali le attrezzature meccaniche, occorre tenere presente che in alcuni casi non è possibile fare a meno della MMC.

In quest'ultima situazione, oltre ad alcuni accorgimenti che il datore di lavoro adotterà dal punto di vista organizzativo (es. suddivisione del carico, riduzione della frequenza di sollevamento e movimentazione, miglioramento delle caratteristiche ergonomiche del posto di lavoro), è opportuno che il lavoratore sia a conoscenza che la MMC può costituire un rischio per la colonna vertebrale.

Caratteristiche del carico: è troppo pesante :max30 Kg per gli uomini adulti 20 Kg per le donne adulte le donne in gravidanza non possono essere adibite al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri durante la gestazione fino a sette mesi dopo il parto (legge 1204/7)

ingombrante o difficile da afferrare; non permette la visuale; è di difficile presa o poco maneggevole; è con spigoli acuti o taglienti; è troppo caldo o troppo freddo;

SICUREZZA E PRODOTTI CHIMICI DOMESTICI

Numerosi prodotti chimici (sostanze, preparati, miscele, rifiuti) presentano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Tali pericoli si nascondono, talvolta, sotto nomi semplici come "varechina, antigelo, inchiostro, vernice, fertilizzanti..". Sono d'uso corrente e quotidiano in tutti i settori di attività.

La pericolosità di tali prodotti è legata alle loro proprietà intrinseche di poter produrre effetti nocivi sull’organismo vivente, quali ad esempio: l'infiammabilità , la reattività, la tossicità, la corrosività.

Il rischio deriva dal contatto dei prodotti pericolosi con l'organismo umano, in particolare per le condizioni di uso di questi prodotti.

Durante il lavoro, i lavoratori possono essere esposti a sostanze, preparazioni o rifiuti pericolosi, sia in modo accidentale (esplosione, incendio, rottura di condutture, serbatoi o altri contenitori) sia in modo abituale (uso quotidiano sul posto di lavoro).

Il livello di esposizione è legato alla dose assunta e al tempo durante il quale il lavoratore è stato in contatto con il prodotto o la sostanza pericolosa.

EFFETTI SULLA SALUTE Vi sono tre vie principali di penetrazione dei tossici nell'organismo: la via cutanea (pelle), la respirazione (polmoni) e l’ingestione (bocca). Gli organi interni presentano diversa affinità ai prodotti chimici.

Esistono diversi tipi di intossicazione : nell'intossicazione acuta, gli effetti sono immediati a seguito di una esposizione di breve durata con assorbimento rapido del tossico;

nell'intossicazione cronica, gli effetti sono tardivi (da qualche giorno a diverse decine di anni) e sono conseguenti alla esposizione a dosi minime ma frequenti per lunghi periodi. Tali effetti dipendono dalla natura dei prodotti in causa, dalle operazioni eseguite (durata dell'operazione, frequenza, .....) e dalla sensibilità dell'organismo.

I PRINCIPI DELLA PREVENZIONE Ogni recipiente contenente un prodotto pericoloso deve essere etichettato da chi l'ha riempito. Il fornitore deve predisporre una scheda con i dati sulla sicurezza e deve trasmetterla all'utilizzatore.

Una priorità assoluta è rappresentata dal censimento dei prodotti pericolosi per limitarne l'impiego e cercare prodotti sostitutivi meno pericolosi, soprattutto nel caso di agenti cancerogeni.

Far conoscere la composizione dei prodotti o delle preparazioni pericolose (etichettatura chiara, informazione verbale o scritta, se necessario).

Informare sistematicamente in anticipo ogni lavoratore sui rischi che presentano per la sua salute o la sua sicurezza, prima di utilizzarli e sulle modalità operative oltre che sulle condizioni e le precauzioni per l'uso.

Limitare il numero dei lavoratori esposti all'azione dei prodotti pericolosi, controllare e rispettare i livelli di esposizione regolamentari, tenere conto dei valori raccomandati (i valori limite di esposizione e i valori medi sono stati definiti per un grande numero di sostanze).

Sviluppare i mezzi di protezione collettiva (captazione alla fonte, aerazione, purificazione dei locali, mezzi di rilevamento...) o quando ciò non sia possibile, utilizzare gli equipaggiamenti di protezione individuale (D.P.I.).

Predisporre una nota informativa con le avvertenze per ogni posto di lavoro che espone i lavoratori a prodotti pericolosi, per informarli sui rischi e le precauzioni da prendere.

Il ciclo del fuoco o triangolo

La combustione: È il fenomeno chimico che avviene per ossidazione degli atomi di carbonio e di idrogeno presenti nelle sostanze combustibili generando calore, luce , acqua , anidride carbonica , ossido di carbonio, prodotti solforati e fumi.

Temperatura di innesco o di ignizione: Affinché avvenga il processo della combustione occorre la presenza di una particolare condizione cioè che si raggiunga una determinata soglia di calore. Quindi affinché un combustibile bruci è necessario portarlo inizialmente alla temperatura di innesco o di ignizione. In seguito la stessa combustione produrrà il calore necessario per mantenersi viva

Combustibili Solidi:

da 500 a 800 °C

Combustibili liquidi: da 1300 a 1600 °C

Combustibili gassosi:

da 1600 a 3000 °C

TEMPERATURA DI FIAMMA

Sigaretta: da 200 a 400 °C

Fiammifero: oltre 600 °C

Scintille: da 600 a 1000 °C

CASI PRATICI

Incendi di classe A Sono gli incendi di materiali solidi, normalmente di natura organica, che portano alla formazione di braci. Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono gli estintori, i naspi, gli idranti, o altri impianti di estinzione ad acqua.

Incendi di classe B Sono gli incendi di materiali liquidi o solidi liquefacibili, quali il petrolio, le paraffine, le vernici, gli oli, i grassi, ecc Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono quelli costituiti da schiuma oppure polvere o anidride carbonica

Incendi di classe C

Si tratta di incendi di gas, ad esempio acetilene, metano, propano butano, idrogeno ecc.

L’intervento principale contro questi incendi consiste nel bloccare il flusso di gas, chiudendo la valvola di intercettazione. Puó verificarsi il rischio di esplosione se un incendio viene estinto prima di chiudere il flusso del gas. Gli estinguenti più usati sono costituiti da acqua (solo nebulizzata), anidride carbonica (Co2) o polvere.

Incendi di classe D Sono gli incendi di sostanze metalliche quali, ad esempio, il magnesio, l’alluminio, il sodio ecc. Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è adatto per gli incendi alimentati da sostanze metalliche. Gli estinguenti più comunemente usati sono costituiti da polveri.

Incendi di classe E Sono gli incendi che si riferiscono ad origini di natura elettrica. Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è adatto per tali incendi ma è opportuno utilizzare estinguenti di tipo gassoso E

La protezione antincendio attiva passiva

La protezione attiva richiede l’azione dell’uomo o di un impianto automatizzato che consenta di rilevare precocemente un incendio, di segnalarlo tempestivamente e quindi procedere al suo spegnimento.

Per attivare la protezione attiva occorre utilizzare i seguenti mezzi: estintori rete antincendio impianti di rilevazione automatici

dispositivi di segnalazione e allarme evacuatori di fumo e calore

ESTINTORI: sono i mezzi antincendio più diffusi e conosciuti. Si dividono in portatili (fino a 20Kg) normalmente sospesi alle pareti e carrellati (con un peso fino a 300 Kg) normalmente disposti su ruote per un facile trasporto Gli estintori sono indispensabili qualunque sia il tipo e le dimensioni dell’ incendio

Gli estintori devono essere costruiti rispettando le normative vigenti e devono sempre riportare i seguenti dati: anno di fabbricazione nome del fabbricante istruzioni per l’uso, la ricarica e la tenuta Devono essere omologati e controllati almeno 1 volta ogni 6 mesi. Una volta usati, anche parzialmente, devono essere ricaricati

Gli estintori ad anidride carbonica CO2 prevedono l’utilizzo di questo gas come elemento estinguente . Esso agisce sia in virtù dell’abbassamento della temperatura legato all’espansione del gas che per effetto dell’allontanamento del comburente. Sono ancora oggi molto diffusi e costituiscono una valida alternativa alle polveri e all’Halon

Si utilizzano su fuochi di tipo B e C mentre hanno limiti su fuochi di tipo A. Possono anche essere usati su fuochi di natura elettrica. Nessuna parte del corpo umano deve venire a contatto con il getto del gas a causa delle bassissime temperature raggiunte durante l’emissione del gas. La pressione necessaria all’erogazione è quella della compressione del gas

Il funzionamento dell’apparecchiatura si ottiene estraendo la spina di sicurezza e premendo la maniglia di erogazione. Si deve orientare il cono diffusore verso il fuoco e all’occorrenza rilasciare la maniglia per interrompere il getto

Gli estintori a polvere (chiamati anche a secco) sono molto diffusi per la loro efficienza e universalità (variando semplicemente il tipo di polvere che sono di origine inorganica) L’emissione del getto avviene per mezzo di una bombola di gas propellente (interna o esterna) Non devono essere di norma utilizzati su apparecchiature delicate e complesse dove la polvere potrebbe causare seri inconvenienti

Gli estintori a polveri sono di regola più leggeri per cui possono essere sprovvisti del cono diffusore e si può dirigere il getto direttamente sul fuoco. Lo stato di carica deve essere controllato periodicamente sul manometro montato sulla bombola propellente L’utilizzo è molto simile a quello a CO2 (togliere la spina di sicurezza e premere la maniglia)

Gli estintori a schiuma derivano le loro capacità estinguenti miscelando con aria o CO2 una soluzione composta da acqua e una percentuale di liquido schiumogeno Hanno un grosso rapporto di espansione cioè piccole quantità di schiumogeno riescono a generare notevoli volumi di schiuma in virtù dell’aria inglobata Si impiegano di norma su fuochi di tipo A e B

La schiuma galleggia sui liquidi in virtù del basso peso specifico per cui esercita una forza azione di soffocamento oltre a un’efficace azione di raffreddamento dovuta all’espansione Non va usato su impianti elettrici

Sostanze estinguenti

Metodologia di utilizzo degli estintori

Corretto Non corretto

Corretto Non corretto

Corretto Non corretto

IMPIANTI DI RILEVAZIONE AUTOMATICA DI INCENDIO Sono finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo di combustione prima che questo degeneri in incendio generalizzato Fondamentale è riuscire ad avere un tempo di intervento inferiore al tempo di prima propagazione dell’incendio, prima del “flash-over” , quando le temperature sono ancora relativamente basse

In queste condizioni è abbastanza agevole lo spegnimento delle fiamme viste le ridotte dimensioni del fenomeno. L’impianto di rivelazione automatica ideale deve ridurre il cosiddetto “TEMPO REALE” e consentire: -di avviare lo sfollamento delle persone -di attivare il piano di intervento -di attivare i sistemi di spegnimento

I componenti di un “IMPIANTO DI SPEGNIMENTO AUTOMATICO” sono: -i rilevatori automatici -le centrali di controllo -i dispositivi di allarme

Il cuore del sistema è costituito dai rilevatori automatici di incendio

I rilevatori (detti anche “fire detector”) consistono in speciali apparecchiature sensibili alle variazioni di ambiente tipicamente prodotte da un incendio. Dette variazioni possono essere. -di composizione della luce -di temperatura -di composizione chimica -di trasparenza

La scelta del tipo di rilevatore tiene conto della tipologia di ambiente da proteggere. Per esempio, in un ambiente a grande concentrazione di alcool come una distilleria non si utilizzeranno rilevatori ottici in quanto è noto che i gas di combustione dell’alcool sono trasparenti Le centraline di controllo devono prevedere segnali di autodiagnosi nel caso in cui i sensori si sporchino, si ossidino ecc

Esempi di rilevatori

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