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“Per ignota destinazione”

Sulla storia delle deportazioni nei Lager nazisti

Biblioteche civiche torinesi (gennaio-febbraio 2012)

Quinto incontro, lunedì 13 febbraio 2012Claudio Vercelli

cvercelli@yahoo.it

La memoria e la negazione della storia

Revisionismo, riduzionismo, negazioni e politiche della memoria. Come si può costruire un ricordo condiviso di quel passato?

Distinguere bene il senso delle parole

Revisionismo Riduzionismo Negazionismo Memoria Storia Comparazione Parificazione Banalizzazione trivializzazione Sacralizzazione cristallizzazione

Partire da due grandi “famiglie”

Il revisionismo e il negazionismo

Cos’è il revisionismo

Nella storiografia, il revisionismo può essere: il riesame critico di fatti storici, sia per il venire alla luce

di nuove evidenze, sia come reintepretazione delle informazioni esistenti. L'assunto alla base è che la tradizione nel riportare gli eventi storici possa non essere del tutto accurata, rifiutando l'assioma che una data tradizione storica sia valida una volta per sempre e non più sottoponibile a critica scientifica.

L'uso negativo del termine revisionismo si riferisce invece all'illegittima manipolazione della storia per scopi politici, quali il revisionismo dell'Olocausto. In questo caso è sinonimo di “negazionismo”

Ernst Nolte e la “polemica storiografica

L’assunto di base…

Il gulag come “il prius logico e fattuale” del lager

Polemica anticomunista Revisione della storia del Novecento in chiave

conservatrice centralità della Germania “Superare i sensi di colpa” “Denazificare” la storia tedesca

Cos’è il negazionismo

La definizione di negazionismo dell'Olocausto, o impropriamente revisionismo dell'Olocausto, si applica ad un insieme di posizioni esprimenti dubbi radicali circa l’effettività dello sterminio di massa degli ebrei

Così l’Enciclopedia Treccani

Negazionismo è il termine con cui viene indicata una corrente antistorica e antiscientifica del revisionismo la quale, attraverso l'uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all'estremo, non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia contemporanea ma, specialmente con riferimento ad alcuni avvenimenti connessi al fascismo e al nazismo (per es., l'istituzione dei campi di sterminio nella Germania nazista), si spinge fino a negarne l'esistenza.

Secondo tali posizioni il genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista non sarebbe mai avvenuto, mentre il "mito" dell'Olocausto non sarebbe altro che una gigantesca messinscena, funzionale alla demonizzazione del Terzo Reich, alle politiche sotterraneamente perseguite dai circoli ebraici mondiali, alla creazione e alla difesa dello Stato d'Israele

La manomissione del linguaggio

I sostenitori di queste teorie si descrivono in genere come persone che chiedono prove e come "storici revisionisti", ossia che pretendono di rivedere alla radice gli studi attuali, che essi chiamano spregiativamente in vari e coloriti modi, quali "olocaustomania“[R. Faurisson],

"menzogna olocaustica“ [A. Butz], "sacra vulgata olocaustica“ [C. Mattogno]

L'uso del termine "revisionismo" viene contestato dalla comunità scientifica, che vi vede un tentativo di occultare dietro un termine dal legittimo uso accademico (revisionismo storiografico) un'operazione di minimizzazione e negazione di fatti acquisiti.

I negazionisti rifiutano queste espressioni, ritenendole spregiative e fuorvianti, visto che essi sostengono di non negare nulla, ed hanno pertanto coniato provocatoriamente la parola "sterminazionisti" (ovvero "coloro che credono che lo sterminio sia avvenuto") per descrivere l'intero consesso degli storici mondiali.

Le tesi principali dei negazionisti odierni sono che

a) la «soluzione finale del problema ebraico» proclamata dal nazismo consisteva nell’emigrazione e non nello sterminio;

b) non ci furono gassazioni e comunque un programma di sterminio di massa non poteva tecnicamente svolgersi nei termini in cui si dice invece che si sia consumato;

c) la maggior parte degli ebrei scomparsi emigrarono in Usa e nell’Urss, facendo poi perdere le proprie tracce;

d) i pochi ebrei giustiziati dai nazisti lo erano in quanto criminali;

e)l’ebraismo mondiale perseguita preventivamente

chiunque intenda svolgere un lavoro di critica delle fonti sulla Shoah;

f) non vi sono prove coerenti del genocidio ma solo una serie di dichiarazioni, testimonianze, memorie tra di loro contraddittorie o indimostrabili;

g) vi sono contraddizioni insanabili nei calcoli demografici della storiografia ufficiale;

h) l’onere della prova, come in ogni costruzione indiziaria, sta dalla parte degli accusatori, definiti come tali «sterminazionisti».

Inoltre….

a) le testimonianze ebraiche sono menzognere o comunque poco o nulla credibili poiché a priori di parte;

b) i mezzi di informazione sono in mano agli ebrei; c) si deve procedere ad una lettura letterale della

documentazione nazista quando questa menziona operazioni in atto con linguaggio allusivo, metaforico o cifrato; le carte delle organizzazioni e dei funzionari nazisti vanno quindi interpretate aderendo al linguaggio, senza nessuna indagine semantica su testi la cui natura è – invece - in genere quella di occultare la realtà affermando altro;

E ancora…

d) ci si deve adoperare ad una interpretazione metaforizzante laddove i documenti risultano invece incontrovertibilmente netti ed inequivocabili nelle loro affermazioni;

e)le fonti e i documenti anteriori alla liberazioni di Auschwitz sono inattendibili;

f) i diari e i documenti di prima mano relativi ai metodi nazisti sono rubricati regolarmente come dei falsi;

g) lo sterminio è dichiarato impossibile per ragioni “tecniche”.

Quindi…

Non è mai esistita la volontà nazista di sterminare gli ebrei ma piuttosto di rinchiuderli nei Kl.

Gli ebrei avevano mosso guerra alla Germania. Non c’è prova dell’esistenza di camere a gas. Il numero degli ebrei morti durante la Seconda guerra

mondiale è stato volutamente contraffatto. La “menzogna olocaustica” serve per giustificare i

“crimini” di Israele e degli Stati Uniti

L’evoluzione del negazionismo…

trova il proprio "capostipite" il francese Paul Rassinier, politico socialista, partigiano antinazista, e internato nei campi di concentramento di Buchenwald e Mittelbau-Dora.

I primi testi di critica della cosiddetta verità impostasi a Norimberga, apparvero già negli anni immediatamente seguenti il termine della Seconda Guerra Mondiale, ad opera dell'ex collaborazionista francese Maurice Bardèche nel dopoguerra, amico personale di Rassinier.

Negli anni Settanta si è affermata la figura di Robert Faurisson

Paul Rassinier

Il punto focale del movimento negazionista è costituito dall'Institute for Historical Review (fondato nel 1978 negli Stati Uniti). Tale istituto ha pubblicato un periodico e organizzato congressi, cui negli anni hanno partecipato persone quali il direttore dell'istituto Mark Weber, David Irving, Robert Faurisson, Ernst Zundel, Jürgen Graf, David Cole.

Fra questi, il britannico Irving è senza dubbio la personalità più conosciuta. Dello stesso istituto è membro il più noto negazionista italiano Carlo Mattogno

Il discorso negazionista in Medio Oriente

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