comune di pescina provincia di l'aquila studi necessari... · i rilievi montuosi che bordano...
Post on 14-Feb-2019
214 Views
Preview:
TRANSCRIPT
STUDI NECESSARI PER UN'ADEGUATA CONOSCENZA DEL CONTESTO
IN CUI E' INSERITA L'OPERAE.05
COMUNE DI PESCINA
PROVINCIA DI L'AQUILA
REALIZZAZIONE DI NUOVI LOCULI NEL CIMITERODI PESCINA DA REALIZZARSI IN PROJECT FINANCING
(art. 153 comma 19 del D.Lgs. 163/2006 e s.m. e i.)
PROGETTO PRELIMINARE
Novembre 2014
PROPONENTI:
Società di Ingegneria, di cui all'art.90, comma 2, b) del D.lgs 163/2006 e s.m.i.
CITYGOV S.r.l.
Via Annarumma, 37/39 - 83100 Avellino
Piazza Borromeo, 1 - 20123 Milano
PROJECT BUILDING ART S.r.l.
Via Pavia, 22 - 00161 Roma
COMUNE DI PESCINA
Provincia di L’Aquila
REALIZZAZIONE DI NUOVI LOCULI NEL CIMITERO DI PESCINA DA
REALIZZARSI IN PROJECT FINANCING
(art. 153 comma 19 del D.lgs. 163/2006 e s.m.i.)
PROGETTO PRELIMINARE
STUDI NECESSARI PER UN’ADEGUATA CONOSCENZA DEL
CONTESTO IN CUI E’ INSERITA L’OPERA
1. BREVE DISAMINA STORICA DEL COMUNE DI PESCINA
Il nome viene da «piscina», vasca piena d'acqua o, anche, stagno, «luogo in cui si pesca». (Ch.DU
CANGE). Tra le fonti più antiche concernenti Pescina, ve n'è una di particolare interesse, citata
dall'Antinori e risalente al 1120: vi si parla di Berardo, vescovo dei Marsi, cui era soggetta non
soltanto la «Città Marsicana» (l'attuale S. Benedetto), ma anche le sue «ville» di Venere e Pescina. È
importante notare come vi si parli di Pescina non come «civitas», ma semplicemente come «villa»,
ossia un agglomerato di case dipendente da una «civitas», che in quel caso era quella «Marsicana»,
residenza del Vescovo.
Di Pescina come «castello» si comincia a parlare, invece, verso la fine del XII secolo, quando essa
viene nominata come tale in una Bolla di papa Lucio III (anno 1181) a favore della chiesa di S. Maria
(sicuramente, S. Maria del Popolo, divenuta più tardi chiesa di S. Berardo) e, sette anni dopo, nel
«Catalogo dei Baroni», in cui Pescina è ricordata come «feudo di otto soldati», soggetto al conte
Rainaldo di Celano.
Il Di Pietro scrive che questa nuova Pescina si sarebbe formata con l'aggregazione di alcuni casali
attorno all'antica rocca, in seguito denominata appunto «Rocca Vecchia». Verso la fine del XIII
secolo, sui ruderi dell'antica «rocca» viene costruito il nuovo castello, nel quale va ad abitare Rinaldo,
barone di Pescina. Costui, però, viene ben presto privato del feudo da Carlo I d'Angiò, e tutto il
territorio viene assegnato a Ugone Del Balzo, la cui famiglia era venuta direttamente dalla Provenza
al seguito del Re di Francia.
Più o meno in quest'epoca (sec. XIII-XIV), secondo Luigi Colantoni, Pescina si provvede di alcuni
«Statuti», con i quali le vengono garantite le libertà e le immunità municipali, pur continuando a
vivere sotto le leggi feudali.
Di lì a qualche decennio, il vescovo dei Marsi si trasferisce dalla «Città Marsicana» a Pescina, facendo
diventare quest'ultima effettiva sede diocesana della Marsica (anche se il trasferimento sarà reso
ufficiale solo nel 1580 con Bolla di Gregorio XIII).
Nel Seicento e nel Settecento, lo sviluppo edilizio è notevole: all'Episcopio e al Seminario si aggiunge
la nuova fabbrica della chiesa cattedrale, quella di S. Maria delle Grazie; ai monasteri delle Clarisse
e dei Conventuali si aggiungono quelli dei Silvestrini e degli Scolopi; entra in funzione persino una
scuola superiore con corsi di filosofia e teologia; vengono creati un Ospedale e un Monte dei
Maritaggi.
E da Pescina ormai dipendono, anche dal punto di vista economico, numerose località della Marsica,
perché in Pescina si trovano i più grandi proprietari della zona, esclusi naturalmente i feudatari: basti
pensare alle numerose proprietà terriere del Seminario e della Mensa Vescovile e ai possedimenti dei
baroni Tomassetti, dei conti Grassi, dei marchesi Mazzara, dei duchi Malvezzi, per comprendere quali
e quanti interessi convergano ormai su Pescina. Unica frazione Venere, lungo la statale 83 Marsicana.
Pur rimanendo soggetta ai conti di Celano (nel 1591 viene venduta dai Piccolomini ai Peretti; quindi
passa ai Savelli, da questi ai Cesarini, infine agli Sforza e agli Sforza-Bovadilla), Pescina gode di una
certa autonomia, costituendo baronia a sé; e da essa dipendono direttamente, per gli atti
amministrativi e il pagamento delle «terze» baronali, i paesi di Aschi, Bisegna, Cocullo, Gioia, Lecce,
Ortucchio, Sperone e S. Sebastiano. Sul finir del secolo, per salvarsi dall'occupazione francese del
1799, Pescina vive un momento di anarchia, con il tragico episodio del «massacro» del 7 febbraio di
quell'anno, quando vengono uccisi dalla folla in tumulto i filo-francesi Vincenzo e Giuliano Ferrante
e il «duchino» di S. Candida. Anche l'Ottocento è un secolo di dolorose traversie per Pescina, la quale
— oltre a vedersi conteso da Avezzano il ruolo di «capoluogo» della Marsica — deve accogliere, dal
1861 in poi, distaccamenti speciali di truppe piemontesi e garibaldine, adibite alla «repressione del
Brigantaggio», con l'inevitabile trasformazione in caserme non solo di edifici pubblici, ma anche del
Seminario e della vecchia chiesa di S. Giuseppe.
Il terremoto del 1915 (con gravi danni e centinaia di vittime anche qui) determina il trasferimento
definitivo della Diocesi da Pescina ad Avezzano, provocando la violenta protesta dei pescinesi.
Contemporaneamente, si accentua un altro motivo di crisi e di conflittualità: quello, cioè, del contrasto
con la frazione di S. Benedetto per l'affitto delle terre del «Bacinetto» nel Fucino.
Le vicende successive alla seconda guerra mondiale (distacco di S. Benedetto, partecipazione alle
lotte del Fucino e allo «sciopero a rovescio» contro Torlonia) non sono altro che gli ultimi anelli della
tormentata vicenda storica di Pescina.
2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO
L’area ricade, per quanto riguarda il contesto geologico strutturale, nel settore settentrionale del
bacino del Fucino tra quest’ultimo e i rilievi calcarei. I rilievi montuosi che bordano la Piana del
Fucino sono costituiti per lo più da carbonati le cui facies permettono di individuare la soglia della
cosiddetta piattaforma laziale abruzzese che risulta conformata a ferro di cavallo nell’intorno della
piana del Fucino. In particolare provenendo dal settore nord il limite in questione scende lungo il
bordo esterno del Monte Sirente, rientra lungo la linea Celano-Tre Monti e ricompare verso sud lungo
il bordo di Trasacco. Sul bordo di Trasacco la linea di facies è stata riconosciuta nel Cenomaniano,
mentre sul lato di Celano ve ne sono tracce fin dal Lias medio. La tettonica rende comunque tale
ricostruzione difficoltosa, in quanto ha traslato e scomposto le strutture originali in un mosaico di
zolle. Il motivo tettonico dominante intorno al bacino del Fucino è la presenza di grandi faglie dirette,
a SW delle strutture (versanti orientali della Valle Roveto, della Vallelonga, della Valle del Salto e
della Valle del Giovenco) e di accavallamenti e sovrascorrimenti sul fronte NE (Simbruini, Magola,
versanti occidentali della Vallelonga e della Valle del Giovenco). In questo quadro si imposta l’attuale
struttura del Fucino in senso stretto; profonda depressione tettonica determinata dall’intersezione di
faglie trasversali orientate ENE con linee longitudinali alle strutture. Frequentemente le faglie dirette
hanno riattivato elementi compressivi preesistenti, invertendone il senso di movimento.
La presenza del lago, prima delle opere di prosciugamento, ha giocato un ruolo fondamentale sui
processi di deposizionali ed erosivi della zona; infatti, l’alternanza delle diverse fasi di stazionamento
della superficie lacustre con episodi sia di basso che di ingressione, hanno favorito nel primo caso
fenomeni erosivi, mentre nel secondo caso hanno permesso la deposizione di vari strati più o meno
potenti di ghiaie, sabbie, limi. I sedimenti lacustri, prevalentemente limi e sabbie, si sono deposti
direttamente sul substrato carbonatico e sono ricoperti da depositi alluvionali costituiti da alternanze
di livelli ghiaioso-sabbiosi e orizzonti limosi o limoso-argillosi. Intercalata a questa formazione, in
eteropia di facies, si individuano depositi di conoide alluvionale provenienti, come nel caso in
questione dallo sbocco del fosso S. Maria e Fiume Giovenco nella conca del Fucino. Tali depositi si
trovano in contatto laterale con facies sedimentarie di natura sia fluviale che lacustre, che a vari livelli
e con spessori differenti si sono deposti ai bordi della Piana. Al tetto della successione è presente un
modesto orizzonte detritico-terroso di natura colluviale, coperto da materiale vegetale rimaneggiato
3. CARATTERISTICHE GEOLOGICHE ED IDROGEOLOGICHE DEL SITO
L’area individuata si presta dal punto di vista idrogeologico e geologico ad ospitare un intervento
quale quello in oggetto, d'altronde esso si configura come un potenziamento di funzioni già esistenti.
Per quanto riguarda le peculiarità geologiche, “si rinvengono sedimenti sabbiosi limosi biancastri, in
strati lenticolari, contenenti numerosi gusci di polmonati terrestri, cui si intercalano ghiaie arrotondate
e subarrotondate in strati e lenti”. “Si tratta di ghiaie medio fini cui si intercalano frequentemente,
anche nella parte sommitale, canali anche di alcuni metri di profondità, riempiti talora di sedimenti
fini sabbiosi e siltosi, con intercalati sottili orizzontali A1C o A1Cca di suoli alluvionali.” [APAT, Note
illustrative della carta geologica d’Italia]
IL TECNICO
Citygov S.r.l. - Ing. Fulvio Masi
top related