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Il 29 Giugno del 2014, l’ISIS ha di-
chiarato la costituzione di un ca-
liffato islamico in Iraq e in Siria.
In questo modo, il leader riconosciuto di
Daesh, Abu Bakr al-Baghdadi, ha por-
tato, nel giro di una decina d’anni, una
sezione paramilitare sunnita irachena di
Al-Qaida ad assurgere al ruolo, secondo
le intenzioni del califfo, di una vera e pro-
pria entità statale o meglio di al-Dawla,
«Lo Stato». L’autoproclamatosi Stato Isla-
mico, dopo aver strappato ampie zone
in precedenza controllate dal governo
siriano e iracheno e aver rimosso anche
dal nome ogni riferimento regionale che
potesse fuorviare dalla “missione” uni-
versale del gruppo terroristico islamista,
ha così non solo realizzato quanto per-
seguito per decenni da Al-Qaida ma ha
iniziato a darsi una struttura para-statale
IDEE EDESPERIENZE
La propaganda patinatadel terrore
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grazie a una ben coordinata aggressione
nell’Information Environment1 capace di
sfruttare le vittorie sul campo di battaglia
e l’utilizzo dei più moderni strumenti di
comunicazione e della rete internet, stra-
tegia questa che ha abilmente utilizzato
«lo sfruttamento delle divisioni settarie,
la manipolazione politica e l’utilizzo dei
social media per ingigantire la sua forza
apparente»2 e far migliaia di proseliti in
tutto il mondo. Daesh ha inoltre dimo-
strato di possedere una sua comunicazio-
ne “istituzionale”, una narrative che il suo
efficiente apparato mediatico trasmette
per diffondere una Jihad 2.0 che viaggia
su internet, si alimenta con gli appelli, le
immagini e i video dello Stato Islamico,
che diventano presto virali.
Viste le premesse, non risulta quindi stra-
no che il Califfato digitale,3 abbia sentito
Il magazine onlinedi Daesh
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la necessità di dotarsi di un vero e proprio
magazine che ne diffondesse l’ideologia e
le linee guida. È così che nasce la rivista
online Dabiq.
Dabiq è una località in Siria nella campa-
gna a nord di Aleppo (Siria) dove secondo
l’escatologia islamica4 avrà luogo una del-
le più grandi battaglie fra i musulmani e i
cristiani. La scelta del titolo del magazine,
il cui significato è chiaramente ricordato
ai lettori nel primo numero della rivista5,-
non è quindi casuale anzi pone fin da su-
bito l’accento su uno dei cardini del Digital
Caliphate: la radicalizzazione del conflitto
e l’identificazione di uno dei nemici atavi-
ci. La rivista nasce «dall’esame di alcuni
commenti ricevuti» dalla divisione media
di Daesh, Al Hahat Media Center,6 «dopo
le prime uscite dell’Islamic State News e
dell’Islamic State Report» che hanno por-
tato gli specialisti dell’immagine del ca-
liffato a far uscire «una rivista periodi-
ca che ponesse il suo accento sull’unità
dei fedeli (tawhid), la ricerca della verità
(manhaj), la migrazione (hijrah), la guerra
santa (jihad) e la comunità islamica (ja-
ma’ah)».7 La rivista, destinata a diffondere
la narrative di Daesh al di fuori del mon-
do islamico tradizionale, è scritta anche
in lingua inglese per abbracciare un tar-
get audience che non parla arabo, facen-
do così breccia sugli islamici di seconda
o terza generazione immigrati all’estero.
Leggendo, Dabiq si presenta ai suoi soste-
nitori come ambasciatrice della narrati-
ve dell’ISIS nella lotta per l’affermazione
del califfato, entità statuaria che, nelle
intenzioni di Abu Bakr al-Baghdadi, si
arroga il diritto di rappresentare l’unità
politica dei musulmani, ovvero la Umma.
Per i detrattori del Daesh, invece, la rivi-
sta è un mero strumento di terrore che
veicola meglio di ogni altro la concreta
minaccia che il gruppo e gli altri jihadisti
militanti pongono ai non musulmani. Ma
non solo. Secondo alcuni analisti,8 Dabiq,
rappresenta il mezzo attraverso il quale
Daesh, attento principalmente a un target
musulmano sunnita,9 vuole essere perce-
pito e presentarsi come Stato. Per quan-
to precede, quindi, Dabiq rappresenta il
mezzo per rappresentare e pubblicizzare
lo Stato Islamico come un vero e proprio
brand. Sposando, infatti, i principi del Na-
tion Branding,10 i comunicatori di Daesh
abbracciano a pieno i pilastri del brand
management e le sue componenti (identi-
ty, awareness, image, positioning, loyalty ed
equity), adattando al contesto dell’auto-
proclamatosi califfato i concetti e le tec-
niche normalmente usati nel marketing.
Agendo in questo modo, questi riescono
a presentare Daesh non come un efferato
gruppo terroristico bensì come uno stato
coeso dal punto di vista politico-religioso
e attento ai bisogni dei fedeli dell’Islam
radicale.
La pubblicistica del terrore.
Se confrontata con le pubblicazioni di al-
tre organizzazioni terroristiche come As-
Sahab Resurgence Magazine, rivista on-li-
ne in lingua inglese edita da Al-Qaida,
Dabiq presenta una narrative costruita
sul messaggio religioso e sui territori con-
quistati dal califfo. Al-Qaida pone invece
l’accento sulla guerra totale agli infedeli
su scala mondiale. Ora, sebbene possa es-
sere in potenza più appetibile la rivista di
Al-Qaida, la cui impaginazione è simile a
quella di Daesh ma si propone un mes-
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saggio più ampio, Dabiq, forte di una nar-
rative sapientemente costruita, punta a
promuovere un’entità territoriale gover-
nata. Così facendo, presenta un maggiore
appeal per la galassia integralista perché
promuove non solo i successi militari ot-
tenuti sul campo, ma tratteggia anche la
vita quotidiana, regolata dalla Sharia, nei
territori conquistati. Tutti elementi visi-
bili solo dopo una prolungata conquista
territoriale, prerogativa, questa, del solo
Stato Islamico. Inoltre Dabiq, al contrario
di As-Sahab, presenta un layout, dove la
crudezza delle immagini è spesso un ele-
mento caratterizzante. Sebbene entrambi
i periodici abbiano immagini ad alta defi-
nizione, quelle del sedicente stato islami-
co, perseguendo la logica dello shock11 del
target audience, mira a riprodurre, accan-
to a foto e ritratti che si possono trovare
in altri magazine occidentali, immagini
di morte, sangue e distruzione nonché
riferimenti a filmati scaricabili dalla rete
il cui intento sia esaltare la spettacolariz-
zazione dell’esecuzione. In ultimo poi, un
importante fattore che genera affezione
è la periodicità: mentre Dabiq propone
uscite periodiche mensili, As-Sahab ha
prodotto al momento due uscite in poco
più di un anno.
Composizione, testi ed evoluzione del pe-
riodico.
Forte quindi di una narrative convincen-
te e di immagini evocative che hanno su-
perato la pubblicistica delle reti terroristi-
che concorrenti, Dabiq si è imposto come
magazine del terrore grazie alla caratte-
ristica linea editoriale. Questa propone
un argomento guida12 per ogni uscita che
viene poi approfondito con testi che com-
binano istruzioni religiose ed invocazioni
al martirio con reportage sulle attività
dei jihadisti e dei loro successi: racconti in
prima persona, interviste, fotografie dei
singoli e delle operazioni conclusesi con la
vittoria sul campo di battaglia. Contenuti
questi che, sebbene inizialmente fosse-
ro poveri nell’aspetto fotografico e ricchi
di citazioni a sfondo religioso, pertanto
monotoni e messi in secondo piano da
un target giovane, risultano oggi sempre
più appetibili visto che Dabiq si presenta,
dopo dodici uscite, non solo come un or-
gano di propaganda religiosa ma anche
come una newsletter, un luogo di dibattito,
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un pronto manuale di domande e rispo-
ste: in sintesi, un fondamentale punto di
riferimento per
la galassia jihadi-
sta. Così, mentre
nei primi nume-
ri, il magazine
presenta ai suoi
lettori il Daesh
come restaura-
zione del califfa-
to, spiegandone
i capisaldi e gli
scopi13 nonché
cosa ci si aspetti
dai suoi suppor-
ters14, nei numeri
successivi inizia
ad affrontare
argomenti diffe-
renti, a seguito
del suo consoli-
damento territo-
riale: annuncia
l’espansione del
Daesh in quei
territori control-
lati da gruppi
terroristici che si
sono sottomessi15
o che si alleano,
come Boko Ha-
ram;16 pone l’ac-
cento sulle fri-
zioni interne al
movimento jihadista criticando i detrat-
tori dello Stato islamico;17 spiega il siste-
ma educativo dei suoi bambini soldato;18
discute, ammette e giustifica la schiavitù
sessuale delle donne apostate;19 accusa
Al-Qaeda e il movimento talebano in Af-
ghanistan;20 rivendica esecuzioni e attac-
chi terroristici. In tutti i numeri, permeati
dalla stessa logica di morte, sono presenti
attacchi contro Cristiani, Ebrei, Apostati e
Mussulmani che non credono alla stessa
visione integralista dell’Islam. L’invito al
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massacro di tutti coloro che non credono
all’ideologia di Daesh è infatti parte della
sua narrative che accompagna le invoca-
zioni a uccidere con dettagliati reportage
di battaglie o attentati, assemblati armo-
nicamente a serie di immagini che sem-
brano una macabra collezione di istanta-
nea prese da uno snuff movie.21 Con il suo
taglio, i suoi testi e le sue immagini, Dabiq
cerca quindi di
«trasmettere un
messaggio chiaro:
lo Stato Islamico
non è frutto di
una cospirazione
occidentale o di
un’aberrazione.
Unica entità po-
litica legittima
nel Medio Orien-
te, l’ISIS divide
il mondo in due:
“quelli che ac-
cettano la sua
piattaforma raz-
zista, violenta ed
egemonica e chi
no».22 In quest’ot-
tica dualistica,
essendo i due
mondi opposti
ed inconciliabi-
li, la rivista del
Califfato invita i
primi a una visio-
ne trascendente
ed estatica del-
la morte per la
gloria dello Stato
Islamico ai dan-
ni dei secondi, a
cui è riservato il
massacro e la schiavitù, dopo lo scontro
finale a Dabiq, appunto.
di Matteo MINEO
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1 La “MC 422/5 - NATO Military Policy on Information Operations”, ed. 2015, definisce l’Information Environment come «comprised of the information itself, the individuals, organizations and systems that receive, process and convey the information and the cognitive, virtual and physical space which this occours».2 Ibidem.3 Dr. Florian SCHAURER, “Das digitale Kalifat – Aktivitäten des IS im Informationsraum”, Zentrum Informationsarbeit Bundeswehr, 02 Dicembre 20154 L’Escatologia (dal Greco antico σχατος, éskatos, ultimo) è una parte della teologia riguardante la fine
del mondo e il destino dell’umanità, comune a molte religioni (compresa quella cristiana). Nell’Escatologia
mussulmana il termine Dabiq compare in un hadith, singolo aneddoto sulla vita del profeta, il cui insieme
costituisce la Sunna, codice di comportamento e testo sacro dell’Islam. È possibile trovare il testo in
lingua inglese dell’hadit in oggetto (numero 6924) alla url: http://www.theonlyquran.com/hadith/Sahih-
Muslim/?volume=41&chapter=9;
5 Dabiq, nr. 1, pag.4, ed. 2013; cito «As for the name of the Magazine, then it is taken from the area
named Dabiq in the northern countryside of Halab (Aleppo) in Sham. This place was mentioned in a hadith
describing some of the events of the Malahim (what is sometimes referred to as Armageddon in English).
One of the greatest battles between the Muslims and the crusaders will take place near Dabiq»;
6 Rossana MIRANDA, “ISIS: ecco dove si producono i video degli orrori”, Formiche, 15 Gennaio 2015;
7 Dabiq, nr.1, pag.3, ed. 2014;
8 DR. Laura STECKMAN;
9 SPECIAL OPERATIONS COMMAND CENTRAL (SOCCENT), “Multi-Method Assessment of ISIL”, pag. 84,; cito «ISIL uses its rhetoric strategically in its magazines to promote a state and government designed
to support Sunni Muslims while subjugating all other populations. The caliphate, whether real or imagined,
appeals to some Sunni Muslims, as evidenced by the influx of foreign fighters to the region».
10 Keith DINNIE, “Nation branding: Concepts, issues, practice”, Routhledge, 2008;
11 Simon COTTEE, “ISIS and the Logic of Shock”, The Atlantic, 06 Febbraio 2015;
12 Gli argomenti guida finora trattati sono I seguenti: Dabiq nr. 1: “The Return of the Khilafah”, nr. 2 “The
Flood”, nr.3 “A Call to Hijrah”, nr. 4 “The Failed Crusade”, nr. 5 “Remaining and Expanding”, nr. 6 Al-Qa’idah
of Waziristan: A testimony From Within”, nr. 7 “From Hypocrisy to Apostasy”, nr. 8 “Shari’ah Alone Will Rule
Africa”, nr. 9 “They Plot and Allah Plots”, nr. 10 “The Law of Allah or The Laws Of Men”, nr. 11 “From the
Battle of Al-Ahzab to the War of Coalitions” e il nr. 12 “Just Terror”.
13 Dabiq, nr.1, pag.3-11, ed. 2014; articoli: “Dabiq Magazine”, “Khilifah declared”, “The word has divided
in two camps”.
14 Dabiq, nr.2, pag.3-4, ed. 2014; cito: “Many readers are probably asking about their obligations towards
the Khilafah right now.” This opening statement alone displays a presumption and self-confidence built
on the strength of their ideological convictions and shored up by their battlefield successes. The Islamic
State assumes and demands loyalty from all Muslims worldwide, as they made in clear in their declaration
of a caliphate (khilafah) on the first day of the Muslim month of Ramadan. The answer is: even more
presumptuous: “The first priority is to perform hijrah [migrazione] from wherever you are to the Islamic State,
from dar al-kufr [terra sotto il controllo degli infedeli] to dar al-Islam [terra sotto il controllo islamico].”
15 Dabiq, nr. 5, ed. 2015;
16 Dabiq, nr. 8, ed. 2015;
17 Dabiq, nr. 6, ed. 2015;
18 Dabiq, nr. 8 e nr. 12, ed. 2015
19 Dabiq, nr. 9, ed. 2015
20 Dabiq, nr. 11, ed. 2015
21 Cambridge Advanced Learner’s Dictionary & Thesaurus © Cambridge University Press: a violent film
that shows a real murder.
22 David DENBY, “The perfect children of ISIS: lessons from Dabiq”, The New Yorker
La propaganda patinata del terrore
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