formazione di vittorio sereni
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7/17/2019 Formazione di Vittorio Sereni
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SULLA FORMAZIONE INTELLETTUALE DI VITTORIO SERENIAuthor(s): Francesca D'AlessandroSource: Aevum, Anno 73, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 1999), pp. 891-912Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20861011Accessed: 02-10-2015 18:39 UTC
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7/17/2019 Formazione di Vittorio Sereni
http://slidepdf.com/reader/full/formazione-di-vittorio-sereni 2/23
Francesca
D'Alessandro
SULLA
FORMAZIONE
INTELLETTUALE
DI VITTORIO SERENI
Risale al 1947
la
pubblicazione
in
rivista
elle brevi
pagine
destinate
oi
ad
entrare,
con il titolo di
Esperienza
della
poesia,
nella
prima
e nella seconda
edizione
degli
Immediati dintorni:
si
tratta
di considerazioni
molto
significative,
tra
le
prime
che
Sereni,
sempre
schivo
e avaro su
questo
terreno,
ci
offre,
quando
era
gia
compiuta
anche
la
sua
seconda
raccolta
di
versi,
sulle
proprie
concezioni
di
poetica1.
Sin
dalle
prime
frasi,
queste
pagine
si
pongono
come
il
temporaneo
approdo
di
un
lungo
cammino
di
ricerca,
vissuto
tra
dubbi,
incertezze
e
dilemmi,
a
partire
dai
giovanili
anni
universitari,
attraverso l'oscuro
crogiolo
della
guerra
e
della
prigionia
in
Africa
del
Nord,
fino al
ritorno
a
Milano.
Esse
portano
evidenti
*
L'autrice
di
questo
lavoro
ringrazia
Francesco Mattesini
e
Claudio
Scarpati
per
i
suggeri
menti
ricevuti.
1
V.
Sereni,
Dei
poeti
del
tempo
della
poesia,
?La frusta
ibera?,
1
(1947),
3
(privo
di
firma,
in
quanto
Sereni
stesso
e
redattore letterario
del
periodico),
poi ?Paragone?
Letteratura,
1
(1950),
57-58
(senza titolo),
in
seguito
come
Esperienza
della
poesia,
in Gli
immediati
dintorni,
Milano
1962,
41-46
e ancora
in
Gli
immediati
dintorni
primi
e
secondi,
Milano
1983, 25-28,
ora,
unitamente
a
La
traversata di
Milano,
in
Id.,
La
tentazione
della
prosa,
a
c.
di G.
Raboni,
con una
bibliografia
di
tutte
le
prose
a c.
di B.
Colli,
Milano,
Mondadori, 1998,
27-30,
da cui
si
cita.
Nello
stesso
1947,
oltre
a
Diario
d'Algeria, pubblicato
in
maggio
(Firenze,
Vallecchi),
escono
presso
Mondadori anche
due
traduzioni
di Sereni: J.
Green,
Leviatan
e
P.
Val?ry,
Eupalinos.
L'anima
e
la
danza.
Dialogo
delValbero.
(Si
noti
che lo
stesso
testo
poetico
di
Valery
e
stato
tradotto da Vincenzo
Errante,
anch'egli
tra
i
docenti deH'Universita
Statale
di
Milano nei
primi
anni
Trenta: cfr.
P.
Valery,
L'Ame
et
la
Danse, traduzione e introduzione di V. Errante, Vicenza 1933). Sempre del '47 sono alcune prose
sparse,
di
cui solo
due
attualmente
riunite
in
volume:
V.
Sereni,
Una
stagione
ambigua,
?La
Fiera
letteraria?,
23
(1947),
Numero
Speciale
2, 7,
poi
in
Gli
immediati
dintorni,
36-41
e
in
Gli
immediati
dintorni
primi
e
secondi,
21-25;
Id.,
/ morti
coerenti
di
Spoon
River,
?La
Scuola?,
51
(1947),
56
57,
poi
come
Appendice
a
R.
Martinoni,
Vittorio Sereni
e
V?Antologia
di
Spoon
River?,
Bellinzona,
Stampa Novaprint,
1990,
115-17,
infine
in V.
Sereni,
Sentieri di
gloria.
Note
e
ragionamenti
sulla
letteratura, Milano,
Mondadori,
1996,
19-23.
Per
quanto
riguarda
le
collaborazioni
a
periodici
e
riviste,
ricordiamo:
la
comparsa,
I'll
gennaio
1947,
su
?Libera
Stampa? (Supplemento
dedicate
al
Premio
letterario
?Libera
Stampa?
1946,
per
il
quale
il
poeta
si
e
classificato secondo
con
l'inedito
Diario
d'Algeria),
di
Dimitrios,
Nel bicchiere
difrodo
(inedita),
eAhime
come
ritorna,
tutte
collocate
pochi
mesi
piu
tardi nello
stesso
Diario
d'Algeria;
e
la
pubblicazione,
il
24
gennaio,
sul ?Corriere
del
Ticino?,
8
(1947),
[3],
di
Tre
poesie
di
Vittorio ereni: Vecchio
Cielo
(poi
in
Diario
d'Algeria
senza
titolo,
con
Vincipit
di Se
la
febbre
di
te
piu
non
mi
porta),
Via
Scarlatti
(inserita
successiva
mente in
Diario
d'Algeria, prima,
e
in
seguito negli
Strumenti
umani
[Torino 1965]),
e
Versi
a
Proserpina
(poi
parte
dell'omonima
sezione
presente
soltanto
nella
seconda edizione
di Frontiera
[Milano
1966],
dove
compare
senza
titolo
con
Vincipit
di
La
sera
invade
il calice
leggero).
Tra
gli
scritti
non
ancora
raccolti
in volume ricordiamo:
Esiste il mal
d'Africa,
?Le
Carte
Parlanti?,
giugno
1947, 18;
//
passato
raggira, ?Tempo?,
29 novembre-6
dicembre
1947
(rec.
al libro di G.
Altichieri
edito
l'anno
stesso
a
Milano,
presso
Muggiani)
e
i
numerosi articoli
usciti
sull'?Illustrazione
ticinese?,
a
cadenza
settimanale,
dal
maggio
al dicembre
dello
stesso anno.
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7/17/2019 Formazione di Vittorio Sereni
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892
F.
D'ALESSANDRO
i
segni
della formazione
intellettuale
acquisita
dal
poeta
tra il
1932
e
il
1939,
negli ambienti della milanese Universita Statale, seguendo i corsi di Benvenuto
Terracini,
Luigi Castiglioni
e
soprattutto
di
Antonio
Banfi2,
attorno
al
quale
si
formarono
figure
di
intellettuali
destinate ad
occupare
spazi
di rilievo
nel
dibattito
culturale successivo. Tra
questi
Luciano
Anceschi,
precocemente
giunto
alia
pubbli
cazione
integrate
della
tesi di
laurea,
Enzo
Paci,
che
iniziava allora
a
far
conoscere
in
Italia
Tesistenzialismo
tedesco3,
Giulio Preti
e
Remo
Cantoni,
Raffaele
De
Grada,
Giovanni
Maria
Bertin,
Giosue
Bonfanti,
nonche
Antonia
Pozzi
e
Gian
Luigi
Manzi,
accomunati dal
tragico
destino
di suicidi.
A
questo
gia
fervido
cenacolo
?
che
usava
riunirsi
nel caffe di
piazza
Sant'Alessandro,
chiamato
'Baccanino'
con voce
bresciana
suggerita
dallo
stesso
Sereni
?
si
aggiungano
le
frequentazioni, in vari caffe del centro, di figure come Giancarlo Vigorelli, Giansiro
Ferrata,
Sergio
Solmi,
Salvatore
Quasimodo,
Leonardo
Sinisgalli,
Carlo
Bo,
per
comprendere
l'ampiezza
e
il
vigore
degli
interessi
culturali
e
artistici,
vissuti
e
vivi in
quegli
anni,
che
poi
hanno
trovato
un'efticace
risonanza
sulle
pagine
di
?Corrente?4.
2
Antonio
Banfi,
dopo
essere
risultato
terzo
nel
concorso,
tenutosi
il
28 ottobre
1930,
per
la
cattedra
di Storia
della Filosofia
moderna,
all'Universita
Cattolica di
Milano,
vinse
un
anno
dopo
quello
di Storia della
Filosofia
all'Universita
di
Genova
e
passo
poi,
per
trasferimento,
all'Universita
Statale
di
Milano,
dove
era
stato
allievo di
Martinetti,
con
cui
aveva
conseguito
la
seconda
laurea
in
Filosofia, il 29 gennaio 1910 (la prima, inLettere,risaliva al 19 dicembre 1908, con una tesi su
Francesco
da
Barberino,
composta
sotto
la
guida
dell'illustre
medievalista
Francesco
Novati
e
da lui
giudicata
degna
di
un
dottorato n
Sorbona).
Qui
venne
promosso
ordinario
1'8 febbraio
del
1935;
C.
Cordie,
La
formazione
letteraria di Antonio
Banfi,
in
A.
Banfi,
Scritti
letterari,
Roma
1970,
ix
e
xxxvm;
C.
Dionisotti,
Letteratura italiana
e
filosofia
straniera. Per
Antonio
Banfi,
in
Id.,
Ricordi
della
scuola
italiana,
Roma,
Storia
e
Letteratura, 1998,
433-45).
Sulla
attivita
intellettuale
di
Banfi
si
rimanda
a:
L.
Anceschi,
A
proposito
di
questa
seconda
edizione,
in
Id.,
Autonomia ed
eteronomia
delVarte,
Firenze
1959,
xm;
Antonio
Banfi
e
il
pensiero
contemporaneo,
Atti del
Convegno
di
studi
banfiani
(Reggio
Emilia
13-14
maggio
1967),
Firenze 1969
e
la
recente
ricognizione
storico-critica
di E.I.
Rambaldi,
//
contributo
'milanesef al
dibattito
filosofico
italiano nel
Novecento,
in
Adunanza
solenne
per
Vinaugurazione
dell'anno
accademico
1995
(2
febbraio),
Milano,
Istituto
Lombardo
di
Scienze
e
Lettere, 1995,
19-31: 23-24.
3
L.
Anceschi,
Autonomia ed
eteronomia
delVarte,
Firenze
1936;
K.
Jaspers,
La
filosofia
dell'e
sistenza (con nota introduttiva di Antonio Banfi), trad, di O. Abate, Milano 1940; Id., Ragione ed
esistenza,
trad, di
E.
Paci,
Milano
1942;
E.
Paci,
La
logica
del
tuono,
?Corrente?,
1
(1938),
30
giugno
(sulla
filosofia di
Kierkegaard);
Id.,
Esistenzialismo
gnoseologico,
?Corrente?,
3
(1940),
31
gennaio
(confronto
tra
1'esistenzialismo italiano
e
quello
tedesco,
di
Jaspers
in
particolare);
Id.,
Presentazione
di Karl
Jaspers,
?Corrente?,
3
(1940),
31
maggio
(ultimo
numero).
4
Sulle riuniuoni i
letterati
filosofi nellaMilano
di
quegli
anni: L.
Broggini,
E
riapparso
I'Impero
sui
colli
fatali
di
Roma.
Caffe Craja
1930-1940,
con
testidi
G.
Altichieri,
B. Dal
Fabbro,
G.
Ferrata,
A.
Gatto,
V.
Sereni,
S.
Solmi,
Milano
1962;
G.
Lupo,
/
luoghi
e
gli
incontri,
in
Id.,
Sinisgalli
e
la cultura
utopica
degli
anni
Trenta, Milano,
Vita
e
Pensiero,
1996,
7-18.
Fondato nel
gennaio
del 1938 dal
giovanissimo
Ernesto
Treccani,
il
periodico,
che
inizialmente si
chiamava
?Vita
giovanile?,
muta
il
proprio
nome
in
?Corrente di
vita
giovanile?,
per
l'apporto
dei
nuovi
redattori,
tra
cui Vittorio
Sereni,
entrato
a
far
parte
della
redazione nel
marzo
dello
stesso
anno.
La
pubblica
zione
viene interrotta nel
1940:
??
morta
per
mano
dittatoriale il
giorno
in
cui fu
dichiarata
la
guerra
fascista? (cfr. V. Sereni, Senso di un'esperienza, in Corrente di vita giovanile (1938-1940), a c. di
A.
Luzi,
Roma,
?Indici
ragionati
dei
periodici
letterari
europei?,
1975,
10).
Si
veda anche L.
Anceschi,
Pretesti,
in
Modello
della
poesia,
Milano
1966, 247-49;
//movimento
milanese
di
?Corrente
di
vita
giovanile?,
e
Vermetismo,
?L'Approdo
Letterario?,
14
(1968),
79-100;
G.
Langella,
//
secolo delle
riviste.
Lo
statuto
letterario dal
'Baretti'
a
'Primato',
Milano
1982,
201-10;
G.
Benvenuti,
Uesperienza
di
?Corrente di
Vita
giovanile?,
in
Studi di
lingua
e
letteratura lombarda
offerti
a
Maurizio
Vitale, II,
Pisa
1983,
999-1019;
G.
Bonfanti,
?Corrente?
e
la
letteratura,
?Autografo?,
8
(1991),
53-69.
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7/17/2019 Formazione di Vittorio Sereni
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SULLA
FORMAZIONE
INTELLETTUALE
DI
VITTORIO SERENI
893
Sereni,
dopo
essersi
iscritto
alia facolta
di
Giurisprudenza,
nell'ottobre del
1932, domando di passare a quella di Lettere e Filosofia gia il 22 marzo dell'anno
seguente.
Ebbe cosi
modo
di
frequentare
le lezioni
di
Antonio
Banfi,
che allora
si
svolgevano
nella sede
di
corso
di
Porta
Romana,
poi
andata distrutta
a
seguito
dei bombardamenti
del 19435.
In
quegli
anni Banfi
teneva,
oltre
che
l'insegna
mento
di
Storia
della
Filosofia,
anche
quello
di Estetica
?
svolto fino al
1931
da
Giuseppe
Antonio
Borgese
?
orientando
i
propri
corsi al consolidamento
epistemologico
della
filosofia
dell'arte,
resa
autonoma,
in
quanto
disciplina
metacritica,
dalla critica
letteraria,
cui fino ad allora
era
stata
corrivamente
associata6.
Tale
rigore
disciplinare
non
gli impediva
tuttavia di
riportare
i
temi
teorici ad
una
continua
adesione al
tessuto
vivo della realta
artistica,
con
la
precisa
volonta di educare il gusto dei giovani alia lettura dei piu grandi autori
contem
poranei7.
Sotto la
sua
guida,
Sereni
compi
il
proprio
ciclo di studi
nel
novembre
del
1936,
discutendo
la tesi di
laurea sulla
poetica
di
Gozzano
(gli
fu
correlatore
Alfredo
Galletti,
nel
frattempo
subentrato
a
Zingarelli),
a
circa
un
anno
di
distanza
da
quelle
memorabili
di Anceschi
e
della Pozzi. Nell'ottobre dell'anno
succes
sivo,
lo
stesso
Banfi
lo chiamo
come
assistente
volontario,
incarico che
mantenne
fino al
luglio
del
1939,
quando
riparti
per
Brescia
?
dove
gia
aveva
trascorso
gli
anni dell'adolescenza
e
della
prima
giovinezza
?
come
sottotenente
di
comple
ment
in servizio
militare.
Le
osservazioni
piane
e
apparentemente
semplici
di
Esperienza
della
poesia
rivelano alcuni
aspetti
della
fedelta
di
Sereni
agli insegnamenti
di
Banfi, acquisiti
e
inseriti
nell'attualita della
pratica
compositiva, gia
nel
periodo
ancora
instabile,
e acceso
di entusiasmi
della vita
studentesca,
e
successivamente
assimilati,
fatti
propri
e
rimeditati
nei
dolorosi
anni
seguenti8.
Ci
e
possibile
cosi individuare
un
anello di
congiunzione
tra
i
versi di
Frontiera
?
in
cui
Sereni
non
riusciva
appieno
a
riconoscersi,
voluti
in
volume
da Anceschi
e
dall'intero
gruppo
di
?Corrente?,
come
documento
di
un'epoca
ormai finita
?
e
le due raccolte
conclusive
della
produzione
sereniana.
Quando,
sei
mesi
dopo
la chiusura della rivista
milanese,
si
voile
inaugurare
una
serie di
edizioni che
ne
recassero
il
nome,
Anceschi
penso
di
rivolgersi
a
Sereni
e
gli
scrisse
una
lettera
in
cui
e
riassunta l'atmosfera del
periodo
e
chiarita
la
funzione
in
quello
svolta dal
poeta
luinese:
?Dunque,
caro
Vittorio,
il
gruppo
esiste
sempre,
e
funziona;
proprio qualche giorno prima
che
tu
mi
scrivessi
s'era
progettato
con
Ernesto
[Treccani]
una
collana di
poesia.
E
s'era detto:
o
Sereni
ne
sard
Viniziatore
o non se ne
fara
niente.
Raccogli,
infine,
coraggiosamente,
un numero
?
anche
esiguo
?
di
composizioni
?
lasciamo
a
te
la scelta
?
e
mandale
a
Ernesto
o a
me.
[...]
Non
devi
questa
volta
mancare.
5
F.
Papi,
Vita
e
filosofia,
La scuola
di
Milano.
Banfi,
Cantoni, Preti,
Paci, Milano,
Guerini
e
Associati, 1990,
100
e
la
Cronologia
curata
da G.
Bonfanti,
in V.
Sereni,
Poesie,
ed. critica
a c.
di
D.
Isella,
Milano, Mondadori, 1995,
ci-cxx.
6
D.
Formaggio,
Banfi
e
gli
sviluppi
delVestetica
come
scienza
filosofica,
in
Antonio
Banfi
e
il pensiero contemporaneo, 422-29.7
Papi,
Vita
e
filosofia,
105.
8
Gia Pier Vincenzo
Mengaldo,
commemorando
l'amico
poeta
l'anno
stesso
della
sua
morte,
annotava:
?Forse
non
e
stato
sufficientemente
sottolineato
il
rapporto
fra la formazione
culturale
fenomenologica
che
egli
ha
avuto
e
la
sua
nozione
fenomenologica
della
poesia?
(P.V.
Mengaldo,
Ricordo
di
Vittorio
Sereni,
?Quaderni
piacentini?,
9
(1983),
3-18,
poi
in
Sei
poeti
?alVinsegna
del
Pesce d'Oro?.
Rebora-Pound-Sbarbaro-Guillen-Piccolo-Sereni,
Milano
1987,
95-132,
inline in
Id.,
La
tradizione
del Novecento. Nuova
serie,
Firenze
1987, 357-76,
la
citazione
a
359).
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894
F.
D'ALESSANDRO
Vai,
ora,
per
altre strade?
[...]
Ebbene,
lascia di
quel
tempo
che fu
tuo,
che noi
ti invidiammo, e che a noi, a tanti e caro la giusta traccia per chi non lo ha vissuto
e
per
chi
vuol
ricordarlo?9.
Sereni
prese
quindi
a
radunare
una
parte
dei
testi
gia
composti
e a
scriverne
altri,
che da
tempo
maturavano
in
lui,
quasi
una
sorta
di
?liquidazione?
affannosa,
?ma
cosi
necessaria?,
che diede
vita
a
una
raccolta i
cui
risultati stilistici
restavano,
agli
occhi
dell'autore,
ancora
inadeguati
rispetto
alle
sue
intenzioni10.
Quanto
alle
riflessioni di
Esperienza
della
poesia,
notiamo il
modo
con
cui
da
subito Sereni fosse
portato
ad
affrontare la
questione,
sin
dalV
incipit,
che
potrebbe
suonare
quasi
come una
ripresa,
ormai
meno
emotivamente
implicata
nella circostanza
storica,
di
quanto
anche
Montale
affermo
a
Radio-Firenze il
15
marzo
1945,
in
un
passo
citato
dallo stesso
poeta
di
Luino
l'anno
successivo11:
Nessuno
piu
di
un
poeta
e
adatto
a
dire
cose
concrete
sulla
poesia.
Per
contro,
nessuno
e
meno
adatto
di
lui
a
enunciare verita che
escano
da
un
ordine
qffatto ersonate
ed
entro
certi limiti utili
a
lui
solo
e
a
lui solo necessarie12.
Con un'intonazione
distesa,
volutamente
lontana
dall'argomentare
serrato
proprio
del discorso
filosofico,
veniva
qui ripreso
un
concetto
piu
volte
espresso
da
Banfi,
soprattutto
negli
scritti dei
primissimi
anni
Trenta,
quando,
approdato
alia
docenza
universitaria,
andava
raccogliendo
i
frutti
dei
decenni di
letture
e
ricerche
trascorsi
tra
Lanciano, Jesi,
Urbino
e
Alessandria.
In
un
ampio
saggio
del 1932, rimasto inedito fino al 1961, del quale e comunque molto probabile si
sia
servito
come
fondamento
teorico
per
le
lezioni,
a
proposito
della
?riflessione
normativa?
dell'arte,
egli
faceva
notare
quanto
essa
aspirasse
ad
un'universalita
superiore
a
quella
della
precettistica
e
quanto,
proprio
per
tale
sua
peculiarita,
rischiasse di
produrre
norme
?astratte
e
inconcludenti?.
Viceversa,
continuava
Banfi,
esse
?sono
concrete
e
tanto
piu
relative
e
parziali
a una
determinata forma
e a una
determinata
corrente?13.
Un'affermazione di
portata
analoga
?
che
ripren
deva
per
viam
negationis
le
precedenti
?
apriva
anche la
Testimonianza
alia
poesia
del
filosofo
lombardo
uscita sullo storico
numero
di
?Corrente?
del 15
giugno
1939,
definito
dallo
stesso
Sereni
?una
vera
e
propria
scorreria
dell'er
metismo
fiorentino nel
granducato lombardo,
che
vide
ai due
capi
del
filo, rispet
tivamente,
Oreste Macri
e
Giancarlo
Vigorelli?,
accomunati
dall'intento
di
difendere le
ragioni
della
poesia
dalle incursioni
oppressive
del
regime14:
9
La lettera del 4 novembre
1940
si
conserva ora
nell'Archivio della
Fondazione di
?Corrente?,
a
Milano,
cui
e
stata
donata dal destinatario
(D.
Isella,
?//
tuo
sorriso
limpido
e
funesto?,
in
Giornale
di
Frontiera, Milano,
Rosellina
Archinto, 1991,
10).
10
Sereni,
Giornale di
Frontiera,
44.
11
?Ha
detto Montale
[...]:
'L'esperienza
e
personale,
non
comunicabile
per
sentito
dire,
per
la
mediazione della cultura'?: V.
Sereni,
La
poesia
italiana
contemporanea,
?La
Rassegna
d'Italia?,
1
(1946), 109.
12
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
27. Sulle
ascendenze
fenomenologiche
della
concezione
estetica
di
Sereni si veda
C.
Scarpati,
La
poetica
di
Vittorio
Sereni,
in
Studi sulla cultura
lombarda.
In
memoria
di
Mario
Apollonio,
Milano
1972,
260-78.
13
A.
Banfi,
Riflessione
e
problematica
delVarte,
in
/
problemi
di
una
estetica
filosofica,
a c.
di
L.
Anceschi,
Firenze
1961,
234.
14
Cfr.
Sereni,
Senso
di
un'esperienza,
13-14.
Si
veda
sull'argomento
anche il
citato
volume di
Papi,
Vita
e
filosofia,
alle
pagine
101-02.
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SULLA
FORMAZIONE
INTELLETTUALE DI
VITTORIO
SERENI
895
Non
si
tratta
qui
di definire
nel
concetto
di
poesia
la
struttura
generica
e
astratta
di
un'ideale
realta,
ma
di
cogliere
ed illuminare il
vivente
processo d'esperienza spirituale
che
quel
concetto
designa15.
Alcuni
anni
piu
tardi,
delineando
il
percorso
inverso,
rispetto
alia
capacita
da
parte
del critico
e
del
contemplatore
di
cogliere
1'individualita
di
ogni
opera
d'arte,
intesa
come
?limite di
un'infinita serie
di
ricerche?,
Banfi
cosi si
esprimeva:
L'opera
d'arte
e
come una
personality,
non
v'e schema che
la
raggiunga.
Ciascuno
deve
giungere
al
suo
nocciolo
individuate,
da cui
si
chiarisce la
sua
intera
struttura,
er
una
sua
propria
via,
per
un
tutt'affatto
originale
contatto
simpatetico16.
Alia luce di questo accostamento, l'affermazione iniziale del breve articolo
di
Sereni
acquista
spessore
e
profondita,
in
quanto
va
a
collocarsi
neH'indirizzo
di
pensiero
che,
pur
servendosi
talvolta di
una
terminologia
ancora
crociana,
ne
supera
il
concetto
di
'organismo espressivo'
isolato
e
irripetibile,
per
collocare
T
opera
poetica
aH'interno di
un
sistema
coeso
di
una
fitta
trama
di
relazioni interne
ed
esterne17.
Viene conferito cosi
all'indagine
filosofica suirarte
il
compito
di
condurre,
al di fuori di schematismi astratti
e
dogmatici,
alia
?coscienza del
dinamismo
vivo
della
realta?,
di
permettere
?aH'esperienza
di farsi
valere
in
tutta
la
sua
viva
molteplicita?,
su una
traiettoria
analoga
a
quella
che
per
Contini
?
sul
piano
della critica letteraria
e
non
deLTestetica
?
si
andava
delineando,
circa
negli stessi anni, come perenne approssimazione al 'valore' del testo poetico18.
Alia
complessita
dinamica del mondo
estetico,
studiato da
Banfi,
sin dai
primi
decenni del
Novecento,
con
rigore
razionale
ormai lontano dalla
letterarieta
al
tempo
intrisa
ancora
di estetismi dannunziani del
suo
predecessore
Borgese
(che
non
mancava
di attribuire all'arte
la
funzione
'religiosa'
di
rivelazione
per
via
simbolica
dell'assoluto19),
corrispondono
una
ricchezza
e
un'apertura
straordinarie
?di
direzioni,
di
visuali,
di
motivi?,
sempre
aderenti alia
variegata, imprendibile
complessita
del reale20.
La
precisa
intenzione
di
non
soggiacere
ad
alcuna assolu
15
A.
Banfi,
Poesia, ?Corrente?,
2
(1939), [1].
II
numero,
'doppio',
contiene
scritti di
Macri,
Bo,
Bigongiari,
Parronchi,
Quasimodo,
Luzi, Gatto, Contini,
Bertolucci,
per
nominarne
alcuni.
16
A.
Banfi,
Note
d'estetica,
in Vita
dell'arte,
Milano
1947,
228-29.
Si tratta
dell'unico
saggio
inedito dei
cinque
che
compongono
il
volume,
tuttavia
occorre
notare
che
Vita
dell'arte
esce
il
5
maggio
del
1947,
mentre
l'articolo di Sereni viene
pubblicato
in
rivista il
25
ottobre
dello
stesso
anno.
Le ricorrenze
terminologiche
e
concettuali,
e
la
coerenza
del
sistema estetico
banfiano,
anche
in
anni
diversi della
sua
ricerca,
soprattutto
dalla
meta
degli
anni
Trenta,
lascerebbero inoltre
presagire
che
le lezioni
non
si
discostassero
di
molto,
anche sul
piano
espressivo,
dalla
formulazione scritta
che
i
saggi
ci restituiscono
(si
vedano le testimonianze dello
stesso
Sereni,
nella
Presentazione
al
volumetto
postumo
di
scritti banfiani Ricerche sull'amor
famigliare
e
tre
scritti
inediti,
Urbino
1965;
A.
Banfi,
Lezioni
di
estetica
[anno
accademico
1944-'45],
a c.
di MA.
Fraschini,
Milano 1945
e
Id.,
Lezioni
di
estetica
[anno
accademico
1945-'46],
a c.
di F.
Tedeschi,
Milano
1946).
17
D'A.S.
Avalle,
L'analisi
letteraria
in
Italia,
Milano-Napoli
1970,
56.
18
A. Banfi, /problemi i un'esteticafilosofica,?La Cultura?, 11 (1932), 750 e 12 (1933), 174,
poi
in Vita
dell'arte,
13-93:
17.
In
occasione
del
dibattito,
tenutosi il 15
aprile
1955,
presso
la Sezione
romana
della Societa filosofica
italiana,
Banfi
scrisse
un
saggio
sin dal
titolo indicativo del
metodo che
stiamo riscontrando anche nell'allievo
(cfr.
A.
Banfi,
La mia
esperienza
filosofica,
in La
ricerca
della
realta,
I,
Firenze
1956,
1-16:
1.
II
volume
e
stato
poi
nuovamente
stampato,
a
c.
di
G.D. Neri
e
G.
Scaramuzza,
Bologna,
II
Mulino,
1996,
nell'ambito
dell'edizione
delle
Opere
del
filosofo,
vol.
X).
19
G.
Langella,
Borgese
e
Manzoni,
?Aevum?,
60
(1986),
397-414:
401-02.
20
Banfi,
Vita
dell'arte,
19. Nella lettera scritta
da Alessandria il
9
giugno
1914, Banfi,
riscon
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896
F.
D'ALESSANDRO
tizzazione teorica
e
di
non
elevare
a
criteri teoretici
i
presupposti pratico-valuta
tivi traspare nel riferimento di Sereni aH'ordine ?personale? e pragmatico
dell''utilita'
e
della
'necessita',
compiuto
con
le debite
limitazioni,
le
stesse
che,
in
sede
speculativa,
portarono
il
suo
maestro
a
spiegare:
Non
si
tratta
qui
[...]
di liberarsi da
un'ideologia
astratta
e
parziale,
per
lasciare
il
campo
aperto
a
un'esperienza
immediata.
L'esperienza
immediata
e non
solo
essa
pure
sempre
parziale,
condizionata
dalla
natura
e
dalla relazione
particolare
del
soggetto
e
dell'oggetto,
ma
determinata
a sua
volta da
un'ideologia implicita,
da
un
sistema
di
valuta
zione
piu
o meno
coerente21.
Nel
testo
di Sereni incontriamo
ben
presto
un
riferimento
a
Valery,
proprio
nello stesso anno in cui esce la traduzione di Oreste Macri, nominata anche nel
carteggio
con
Bertolucci
(?Hai
visto
il
Cimetiere di Macri? Credo sia
una
delle
sue cose
migliori?)22.
Non
sembrerebbe casuale che
il
poeta
di Luino
parli
dell'autore del
Cimetiere
Marin
come
di
chi s'intendesse di
?cose
universali,
non
foss'altro
per
la
tensione
costante
verso
quelle?,
indicando
?
secondo
l'impostazione
teorica di Banfi
?
la
possibility
che
il
pensiero
risolva
la
parzialita
di
ogni
posizione
attraverso
la
sua
connessione
alle
altre,
airinterno
quindi
di
una
correlazione
di dati fenomenici.
Lo
stesso
Valery,
come
lasciano intendere anche
i
versi di Pindaro
posti
in
esergo
al
Cimetiere,
derivava l'infinita del
proprio
simbolismo
da
una
serie
complessa di relazioni colte neH'ambito della finitezza, coerentemente con la sua
concezione dell'attivita
artistica intesa
come
perenne
work
in
progress
.
Al
nome
stesso
di
Valery,
per
altro,
proprio
in
quegli
anni,
Contini
aveva
associato,
suscitando
un
certo
scalpore,
la
propria
idea
di
fluidita del
testo
poetico
teso
?a
un
'finito' mai
realizzato?,
nel
suo
Saggio
d'un
commento
alle
correzioni
del
Petrarca
volgare
del
1941,
edito
nel
194324.
Ne
sarebbe
opportuno
dimenticare
la
tempestivita
con
la
quale
sin dall'inizio
degli
anni
Trenta,
Sergio
Solmi
?
di
cui
Sereni
inizo
una
frequentazione
destinata
a
durare
fino
alia
morte,
proprio
nell'im
mediato
dopoguerra
?
si
occupo
del
poeta
francese.
In due
saggi
lucidissimi,
successivamente
raccolti
nel volume dal titolo
La salute di
Montaigne,
egli
pervenne, attraverso l'autore di Charmes,
a
conclusioni di portata generale sulla
poesia
e
sulla
critica
(del
lettore
e
deirartista
stesso),
riconoscendo la
vitalita
di
trando
con amarezza
i limiti
della
cultura
coeva,
parlava
addirittura
di
?armeggio
estetico,
olimpico
pavoneggiante
d'un
Borgese?:
P.
Rossi,
Hegelismo
e
socialismo nel
giovane Banfi,
?Rivista critica
di
storia
della
filosofia?,
18
(1963),
46-76,
poi
come
prefazione
a
A.
Banfi,
Incontro
con
Hegel,
Urbino
1965,
7-64: 32.
21
Banfi,
Incontro
con
Hegel,
20-21.
22
Si allude
a
P.
Valery,
// cimitero
marino,
a
c.
di O.
MacrI,
Firenze
1947.
La
citazione si
trova
inA. Bertolucci
-
V.
Sereni,
Una
lunga
amicizia.
Lettere
1938-1982,
a c.
di
G.
Palli
Baroni,
Milano, Garzanti,
1994,
134-35.
23
P. Valery, Le cimetiere marin, in Oeuvres, I {Poesies), Paris 1975, 147-51. Nel suo scritto,
in forma
d'appunto,
che
riguarda
i
corsi
degli
anni
1938-'39
e
1939-'40,
Banfi collocava
Valery
nell'ambito
della trattazione
sul
?problema
di
una
metaflsica
deH'arte?,
in
particolare
la
dove
affron
tava il
concetto
della
trascendenza
?come
limite?
e ?come
principio
strutturale
del mondo?
(Banfi,
Estetica
[E/22],
n /
problemi
di
una
estetica
ilosofica,
330).
24
P.V.
Mengaldo,
Preliminari
al
dopo
Contini,
in
Id.,
La
tradizione
del
Novecento.
Terza
serie,
Torino, Einaudi, 1991,
161;
D.
Isella,
Ancora
sulla
critica
delle
varianti,
in
Id.,
L'idillio
di Meulan.
Da
Manzoni
a
Sereni,
Torino,
Einaudi, 1994,
317.
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SULLA FORMAZIONE
INTELLETTUALE
DI
VITTORIO SERENI
897
entrambe nel dinamismo da cui
trae
linfa
?quel potenziale
accordo
[...]
in
continuo
svolgimento che conserva l'intelligibilita dei capolavori attraverso il tempo?25.
In
tal
senso
la ?tensione? attribuita da Sereni
al
poeta
francese si
lascia
ricondurre
al
concetto
di
approssimazione
al limite
del calcolo
infinitesimale
?
su
cui
per
altro
avremo
modo di
tornare
che il
filosofo
introdusse
piu
volte
per
fondare la
propria
impostazione
estetica:
II
principio
determinante la
struttura,
a
connessione,
il
movimento
della sfera
estetica
in
quanto
tale
e
da
cui
dipendono
le
sue
complesse
interferenze
on
le altre sfere
spirituali
nel mondo della cultura
e
Yoggetto
limite della ricerca
filosofica
in
questo
campo26.
L'articolo
di Sereni
prosegue sull'argomento:
Cosa
naturalissima,
dunque,
che
un
poeta
preso
nelV
intimo
del
suo
lavoro,
segua
intimamente
na
propria
Stella
polare,
una
propria
idea della
poesia.
Ma
questo
e un
altro
discorso:
come
raffrontare
la
critica
propriamente
detta
e
concretamente
espressa
e
la
critica,
di
natura
completamente
intima
e
inafferrabile,
che si
svolge
silenziosamente
nel
poeta
posto
di
fronte
al
fatto
creativo27.
Anche
qui
siamo
di
fronte
a
parole
di elevato
peso
specifico,
in
grado
di
rimandare,
oltre la
superficie piana
di
un
discorso
dettato
dall'esperienza
indivi
duate,
a
un'impostazione
teorica
fondativa,
esposta
dal filosofo
e
maestro
quando,
in un saggio del 1939, analizzava i caratteri dell'estetica contemporanea:
L'artista
e
oggi
piu
che
mai il critico di
se
stesso:
egli
riconosce
o
vuol
riconoscere
il
suo
problema
o
il
problema
della
sua
generazione,
e
nel
tenervifede
anche
a
scapito
della
propria
facilita
e
fortuna creativa
sta
la
sua
nobilta ed
onesta.
La
spontaneita
in
arte
sembra
non
poter
dar
luogo
che
a
banali inconscie imitazioni
che,
anche
se
solleti
chino
un
gusto
abitudinario
e
superficiale,
mancano
di
valore
effettivo
e
di serieta28.
Dalla
poesia
che
riflette
su se
stessa,
Banfi
trae
la
garanzia
di
un'espressione
controllatissima,
Tunica
giustificata
da
una
profondita
etica
capace
di
fedelta al
proprio
tempo,
e
di adesione alia
sostanza
problematica
della
storia
e
della
societa
in cui il poeta si trova ad operare. Tanto piu sentite appaiono queste istanze quanto
piu,
di fronte alia
presunta
?morte
dell''arte
bella'?,
Banfi sent la
necessita di
manifestare
con
forza l'entita di tale
?crisi?
(corrispondente
a una
generate
crisi
della
cultura),
da
leggersi piuttosto
come
?inquietudine?,
?mai
risolta intima
tensione?,
accentuatesi
in
un
periodo
in
cui
all'orizzonte si
andavano
delineando
i
presagi
sinistri del
secondo conflitto
mondiale29.
Tra
gli
insegnamenti
del
maestro
che
Sereni avrebbe
mostrato
di
ricordare,
piu
di
cinquant'anni
dopo,
quando
si
accinse
a
stendere la
prefazione
ad
uno
scritto
banfiano del
1912,
si
ritrovano
proprio
le
conseguenze
metodologiche
scaturite
dal
concetto
di 'crisi'
intesa
come
25
S.
Solmi,
Un
commentario
e
Valery
teorico
e
critico,
in
Id.,
La
salute di
Montaigne
e
altri
scritti
di
letteratura
francese,
Milano-Napoli
1952,
57.
26
Banfi,
/
problemi
di
un'estetica
filosofica,
23.
27
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
28.
28
A.
Banfi,
Motivi
delVestetica
contemporanea,
?Die
Tatwelt?,
15
(1939),
157
(con
il
titolo
di
Motive und
Probleme der
zeitgenossischen
Aesthetik),
in
Vita
dell'arte,
97.
29
Banfi,
Motivi,
96.
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http://slidepdf.com/reader/full/formazione-di-vittorio-sereni 9/23
898
F.
D'ALESSANDRO
frammentazione
dei
punti
di
vista,
?scomposizione
degli
assoluti?,
?forza
positiva
che guida e sostiene? il nostro mondo, motore della storia, tale per cui la vita
spirituale
appare
come
?processo
e
sviluppo
infinito?30.
In
un
quadro
del
genere,
assume
valore
rilevante la
fedelta
del
poeta
alle
proprie piu profonde
convinzioni,
quale
prova
della
sua
humanitas,
del
suo
aprirsi
al
dolore universale dell'umanita.
Lo
stesso
articolo di
Sereni si
chiude
con
una
dichiarazione
affine,
per
contenuto,
lessico
e
vibrazione
emotiva,
che
pone
il
proprio
fulcro comunicativo nel
gesto
morale della
fedelta:
Tanto
piu
apparterro
agli
altri
e
tanto
piu gli
altri si
specchieranno
in
me,
quanto
piu
mi
verra
fatto di
tener
fede
alia mia
scelta,
a
questa
giustificazione
che ho
dato
a me
stesso
del mio
passaggio
nel mondo31.
Nel comunicare
il
dovere di farsi
specchio
della corale
sofferenza,
il
poeta
si
appoggia persino
a
simmetrie
stilistiche,
alle
quali
non
e
estraneo
neppure
il
passo
del
suo
maestro
appena
riportato.
Alle
anafore del
primo,
al
ricorrere di
sintagmi
identici
e
al relativo scambio
dell'ordine
degli
elementi
nella
frase,
risponde
il
chiasmo del
secondo,
forte
nel rendere
l'idea
del
travaglio
personale
che si
estende ad abbracciare
quello
di un'intera
generazione,
con
la
stessa
gradua
lita
(corrispondente
al
tanto
piu
?
quanto
piu
sereniano)
con
cui
il
riconosci
mento
dei valori diviene
eticamente frutto di
un
atto
dettato dalla
volonta: in
modo
analogo
Sereni
parla
di
?scelta?,
di
?giustificazione?
richiesta dalla
propria
coscienza. Ancora a Banfi, nell'immediate
dopoguerra,
dobbiamo la sicurezza
quasi perentoria
di alcune
conclusioni
in
merito alia
?moralita
dell'artista?:
Tocca all'artista
oggi,
come
uomo,
sentir la
corrente
viva d'umanita che
sull'immane
rovina ricostruisce
il
mondo
degli
uomini,
e,
partecipando
ad
essa,
restituire
a se
le
forze
creatrici
e
airarte la
sua
concreta
aderenza alia vita.
Essere
uomo
nel
travaglio
deH'uma
nita che si forma
piu
universale,
libera
e
concreta,
per
cercarla
e
celebrarla
nell'arte32.
II
sospetto
verso
qualunque
visione
che tendesse
a
separare
lo
scrittore
dall'uomo,
che cammina ?assorbito nella
folia,
nel
popolo?,
avrebbe
lasciato
una
traccia
profonda
nel
pensiero
di
Sereni, portato,
ancora
all'inizio
degli
anni
Sessanta,
a
trattare
la
questione
in termini
analoghi
sulle
pagine
di
?Questo
e
Altro?.
In
tale sede
il
poeta
di Luino
pone
in
luce la
capacita
conoscitiva
della
letteratura,
che
a sua
volta si fa
contemporaneamente oggetto
di
conoscenza,
e
la
?continuita
morale,
la solidarieta
profonda
con
l'uomo di ieri
e
di
sempre?
da
cui
e
contraddistinta33.
30
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche sull'amor
famigliare,
6-7. Sotto
questa
luce
Sereni
lo
commemorera
in
un
breve
articolo
piu
tardo
di circa dodici anni: //
buon
maestro
della
crisi,
?H
Giorno?,
11
maggio
1977.
31
Sereni, Esperienza della poesia, 30.32
Banfi,
L'esperienza
estetica
e
la vita
delVarte,
in
Vita
delVarte,
237.
33
V.
Sereni,
Perche
?Questo
e
Altro?,
?Questo
e
Altro?,
1
(1962),
1,
52-57
e
Id.,
Dialogo
con
un
lettore,
?Questo
e
Altro?,
1
(1962),
2,
5-7
(n. f.);
//mestiere di
poeta,
a c.
di
F.
Camon,
Milano
1965, 145;
e
Scarpati,
La
poetica
di
Vittorio
Sereni,
263;
A.
Barbuto,
Letteratura
e
industrial
Vittorio
Sereni,
?Questo
e
Altro?,
in
Letteratura
e
industria.
Atti
del
XV
congresso
delVAssociazione
Italianisti
e
Storici
della
Lingua
e
della
Letteratura Italiana
(Torino
15-19
maggio
1994),
Firenze,
Olschki, 1997,
963-75.
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SULLA
FORMAZIONE
INTELLETTUALE
DI
VITTORIO
SERENI
899
La
ribadita
concretezza
della
poesia,
della
pittura,
dell'architettura,
della
musica coincide con una riacquistata capacita operativa e costruttiva dell'artista
che
agisce
nel mondo
per
consolidarne la civilta:
contro
l'evasione
dell'opera
slacciata
dal
tempo
e
dagli
eventi,
postasi
nel decennio
precedente
come una
possibile
forma di
sopravvivenza
dell'arte,
si
leva
qui
un
monito
accorato
perche
essa
possa
tornare
ad
essere
voce
unanime del
singolo
che
fraternamente
si fa
eco
del
grido
di
tutti.
Nello
stesso
intenso
articolo sereniano del
'47,
incontriamo
una
traccia
visibile di
questa
?consonanza?
tra
lo
spunto
creativo interiore
e
la
forza
dell'alterita,
capace
di
investirlo di validita universale:
Pud
accadere,
a
chi sia
impegnato
in
un
lavoro,
che
certe
sollecitazioni intime
vengano
improvvisamente
a
coincidere
con
certe
sollecitazioni
esterne,
sulla
natura,
sul
senso
e
suH'indirizzo di quel lavoro; che anche qui ci si senta chiamati in causa perche qualche
dato della
propria
esperienza
sembra intonarsi ai dati di
un'esperienza piu
generate34.
In
questo
modo
si
pud
riconoscere
al controllo
estetico
e
razionale
che
ogni
singolo
poeta
esercita
sulla
propria
opera
il
debito
spessore
speculativo
e,
attraverso
considerazioni
etiche,
restituire
al
carattere
profondamente
interiorizzato
e
indivi
duate della
sua
natura
una
giustificazione
filosofica ed esistenziale.
L'intelligenza
e
la
specificita
dell'arte
contemporanea
risiedono
proprio
in
quella
che
Sereni
chiama ?critica
di
natura
intima
e
inafferrabile?
e
Banfi
?intima
riflessione dell'ar
tista?,
grazie
alia
quale
anche la
critica
comunemente
intesa
deve
rinunciare alia
sua obiettivita e imparzialita per divenire ?militante?, per abbandonare la sua
?funzione
[esclusivamente]
giudicatrice?
e
rendersi
conto
della
propria
relativita35.
Al
senso
della relativita
sono
improntate
infatti
le
annotazioni
del
poeta
di
Luino che aderiscono
con
verosimiglianza
e
umilta alia
fmitezza
e
alia
parzialita
del
reale,
anche
la
dove
suggeriscono
di
diffidare di chi
mostra
di
avere
troppe
certezze
sulla
poesia,
troppe
definizioni
sicure
e
aprioristiche.
?Lasciate
passare
qualche
mese
?
continua Sereni
?
forse
appena
qualche
giorno,
e
vedrete
che
quella
definizione
sara
gia
mutata?.
Dietro
all'apparente
semplice
saggezza
di
questo
ammonimento si cela
ancora
una
volta il
pensiero
del
maestro,
il
quale,
deprecando
l'assolutizzazione
di certi concetti
o
punti
di
vista
appartenenti
al
gusto
di
una
determinata
epoca,
di certi
principi
storico-critici ?di
individuazione
e continuity
dell'arte?,
afferma che
essi,
?nella loro
limitazione,
sono destinati a
mutare
continuamente?36.
II
poeta
autentico
si
mostra
cosi
sistematicamente
perplesso,
oscillante
tra
opposte
suggestioni,
tormentato
da
dubbi
e
incertezze: nel
citato
articolo,
Sereni cela
il
proprio
inconfondibile modo di
essere
e
di
scrivere
versi
dietro
un
ritratto
generico,
inteso
a
riprodurre
una
plurality
di
figure
ricondu
cibili all'unica
ipotetica
categoria
dei
poeti
(?si
direbbe che la
loro,
guardata
attimo
per
attimo,
metro
per
metro,
e
piu
una
strada di dubbi
che
di
certezze?37).
In
questo,
Sereni
e
confortato
da
una
concezione
estetica
ben
piu
autorevole,
grazie
alia
quale gli
e
consentito
di
andare al di la delle
acquisizioni
dovute alia sensibi
lity
personale. Sempre
nel
saggio
inedito del
'32,
di fronte alia
difficile
condizione
della cultura contemporanea (definibile con i termini entrambi ?fecondi? ?
34
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
29.
35
Banfi,
Motivi
dell'estetica
contemporanea,
98.
36
Banfi,
Riflessione
e
problematica
delVarte,
259.
37
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
28.
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900
F.
D'ALESSANDRO
di crisi
o
di
rinnovamento),
Banfi
poneva
in
evidenza
quanto
?cio
che
domina nel
mondo dell'arte e piu il problema che la soluzione dell'arte: l'arte non e compiu
tezza
raggiunta,
e
ricerca,
analisi?38.
Con
estrema
coerenza
le
pagine
sereniane
riconoscono
che
la crescita lenta
e
progressiva
della
poeticita
nell'atto creativo
si
fonda
su una
serie di
tentativi,
di
prove,
di
esperimenti:
il
poeta
deve chiedere
pazienza
ai suoi lettori
?per
quell'insieme
di
errori
?
se
considerati
momento
per
momento
?
comunque
di
illusioni
o
di
idoli che fanno
la
sua
provvisoria
e
fluida verita?39. Si
noti,
per
inciso,
quanto
la
stessa
fluidita di cui
sono
predicate
le verita
poetiche
non
sia
estranea
airimmaginario
banfiano,
che si
appunta
sulla metafora
del
?flusso
d'una
corrente
di
vita?,
generato
di
volta
in
volta dalla sintesi
estetica40.
Occorre
osservare
quanto
anche
qui
il
riconoscimento della parzialita
e
della
provvisorieta
sia riconducibile
a una
serie di
appunti
banfiani
risalenti
circa
al
1930,
dove
sono
radunate in forma schematica alcune
riflessioni
per
un
possibile
corso
di estetica.
Al
terzo
punto
(?Fenomenologia:
metodo di
ricerca?)
si
parla
di
?errore
dell'artista?,
mentre
con
maggiore
respiro
di
argomentazioni,
il
saggio
fondativo sul
metodo dell'estetica filosofica che
apre
il
volume Vita dell'arte
spiega:
Come
ilmondo della moralita
non
si riduce
a una
serie
di
azioni
buone,
cosi
il
mondo
dell'arte
non
si
riduce
a una
serie di
opere
belle;
esso
comprende
anche,
come
elemento
essenziale,
cio che
dal
punto
di vista
valutativo
pud apparire
come
incompleto:
il
tentativo,
l'abbozzo,
il
saggio
tecnico,
le
deviazioni
su
problem
parziali
ed
isolati,
l'esperienza
positiva e negativa, il valore e il disvalore41.
Quanto
a
Sereni,
tale
apertura
verso
le varie
tappe
della
genesi compositiva
e
destinata
ad attuarsi soltanto molto
piu
tardi,
quando,
nel
1960,
in
vista della
pubblicazione
presso
Scheiwiller
di
Frontiera,
decise
con
piu
solida
consapevo
lezza
di inserire
la
sezione
dei
Versi
a
Proserpina,
contenente
alcuni
testi fino ad
allora rifiutati:
Mi
sembrano neH'insieme
i
miei versi
piu giovanili
ed estenuati
insieme. Perche
dunque
riprenderli,
visto
che li
avevo
scartati dalle brevi raccolte
precedenti?
Li
riprendo
per
ragioni
opposte
a
quelle
per
cui
li
avevo
scartati.
Prima
si
trattava
di nascondere
una
debolezza, un cedimento, un lato esteticamente manchevole.
Oggi,
perche
nasconderli?
Documentiamoli,
invece42.
Si
legge
cosi,
in
chiave
fenomenica,
in
una
sorta
di
canone a
testi
paralleli,
il
significato
dell'incompiutezza
di
alcune
forme
poetiche
che,
sotto
questa
luce,
si
presentano
anch'esse
come
frammento
e come
abbozzo,
ma
di valore ben diverso
da
quelli
della
coeva
poesia
ermetica.
La dove
gli
ermetici
ne
fanno
l'espressione
38
Banfi,
Riflessione
e
problematica
dell'arte,
229.
Si osservi
come
il
concetto
banfiano di
fecondita
della crisi
trovi il
proprio corrispettivo
nel ?dubbio fecondo?
auspicato
da
Sereni
poco
oltre,
nel
testo
che
stiamo analizzando
(Esperienza
della
poesia,
30).
39
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
26.
40
Banfi,
/problemi
di
un'estetica
filosofica,
55.
41
Banfi,
Estetica,
in
/
problemi
di
una
estetica
filosofica,
279;
Id.,
/
problemi
di
un'estetica
filosofica,
51.
42
V.
Sereni,
?Nota
del 30 ottobre
1960?
in APS
II
2,
Apparato
critico,
a c.
di
D.
Isella,
in
Id.,
Poesie,
380.
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SULLA FORMAZIONE
INTELLETTUALE DI
VITTORIO SERENI
901
deLTineffabile
e
dell'assoluto
che la finitezza
delle
capacita
umane
conduce
all'afasia,
al
silenzio,
al
bianco della
pagina
ove
galleggiano pochi
versicoli
quali
relitti
di
un
naufragio
nel
mare
dell'Essere43;
questa
lettura,
maturata
nella 'scuola
milanese'
e
destinata
ad
avere
largo spazio
nelle concezioni
estetiche del
dopoguerra,
conferisce
al frammento
il
compito
di rivelare
l'impossibile
realiz
zazione,
nell'immediatezza
dell'opera,
del valore
in
quanto
forma
astratta
e
ideale.
In
essa,
colta
solo
come
aspirazione
approssimata,
l'esperienza
si
trasfigura
esteti
camente
per
generare
un nuovo
fluire della
vita,
nella
molteplicita
e
complessa
intersezione dei suoi
aspetti
e
dei suoi
piani,
innumerevoli
e
diversi.
In
quest'
ottica,
dunque,
la sereniana
raffigurazione
della
poesia,
in
uno
?specchio?
che
assume
?di volta
in
volta tutti
i
colori
possibili?
e
?riflette
non
un'immagine,
ma una
battaglia
di
immagini?, pud
essere
considerata la traduzione
di
quel
?gioco
di
infiniti
iflessi?
a cui armonia ubbidiscea un
equilibrio
sempre
variante?
o
?si
dirompe
in
disarmonie?,
nella cui
contemplazione
vive l'arte
per
Antonio
Banfi44.
Tra
l'altro,
il
reale
significato
della nozione di
?infinito? nel
linguaggio
banfiano
ci viene dato dallo
stesso
Sereni,
nella
citata
prefazione
ad
alcuni
saggi postumi
del
maestro:
?l'aggettivo
[infinito]
nel discorso di
Banfi
perdeva ogni vaghezza
falsamente
suggestiva
e
si
poneva
nel
suo
significato
dinamico di
incessante,
di mai finito?45.
Sereni
indugia
a
sua
volta sul
?carattere
dinamico
di
ogni
meditazione sulla
poesia?,
facendo leva
su
un
concetto
ricorrente
nell'insegnamento
del
suo
maestro,
sia
rispetto
al mai concluso
processo
di attuazione
fenomenologica
dell'idea
dell'arte, sia, dall'esterno, a
proposito
della
spiegazione
critica della creazione
artistica.
?Essa
?
sostiene
il
filosofo
?
richiede
d'essere considerata
in
relazione
[...]
alle
sue
strutture,
alle
sue
forme,
ai
suoi
problemi,
ai suoi
riflessi,
al
suo
interiore
dinamismo?,
con
un'espressione
che
ancora una
volta
non
tralascia di
associare,
come
avviene nel
passo
di
Sereni,
all'incessante mutevolezza
degli
equilibri
estetici
l'immagine
della luce riflessa46.
In tale
gioco
di
rimandi
concet
tuali
e
terminologici,
non
sorprende
di incontrare subito di
seguito,
nella
pagina
sereniana,
una
scelta lessicale
in
apparenza
spontanea,
in
realta
molto
pregnante
e
precisa,
associata al riscontro
di
questa
essenziale mobilita
della
tensione,
mai
appagata,
verso un
determinato
valore
(nello
specifico quello
della
bellezza).
?L'estrema mutevolezza della poesia? viene colta nell'atto del proprio
?scomporsi?:
dietro
alia suddivisione in
una
miriade di
punti
di vista si
puo
leggere
l'osservazione
banfiana secondo cui ?la realta
spirituale
[nell'ambito
estetico],
liberata dalla cristallizzazione
a
cui
l'aveva
costretta
la
pressione
di
un'ideologia
valutativa,
si
scompone,
si
smembra?
e
?consente
la
possibility
di diverse
visuali
soggettive?41.
Allora
Sereni,
in
quanto poeta,
riproduce
con
la forza
icastica dell'e
sempio
e
con
la vivezza
dell'occasione,
ricollegabile
a
situazioni descritte
nei suoi
43
Si veda in
proposito
G.
Langella,
Le
frontiere
della
parola,
in Poesia
come
ontologia,
Roma,
Studium, 1997,
20-22.
44
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
29; Banfi,
Note di
estetica,
in Vita
dell'arte,
223.
45
Cfr.
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche
sull'amor
famigliare,
1.
46
Banfi,
/
problemi
di
un'estetica
filosofica,
50-54. Nel
terzo
saggio
del
medesimo
volume,
nel
paragrafo
relativo
all'esperienza
estetica
leggiamo:
?La
sintesi estetica
[...]
e
e
rimane
sempre
un
limite
verso
cui tende la
contemplazione,
non un
dato di
fatto,
ma
un'intenzionalita,
che
si
regge
su un
equilibrio
dinamico?
(Id.,
L'esperienza
estetica
e
la
vita
dell'arte,
147).
47
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
29; Banfi,
Riflessione
e
problematica
dell'arte,
231.
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902
F.
D'ALESSANDRO
versi,
una
convinzione che altrove
il
suo
maestro,
quindici
anni
prima,
aveva
fissato nei termini distillati, ma non meno vigorosi, dell'astrattezza filosofica:
La vista di
un nuovo
paesaggio,
la
lettura
di
una
pagina
che
il
caso
ha
aperto
un
giorno
sul
tavolo,
il
suono
d'una
voce
dalla strada bastano
a
volte
per
darle
una
direzione
diversa;
per
costringerla
a
rivedere
tutto
quanto
da
capo48.
Viene
qui
chiamata
in
causa
l'esperienza
in
termini
che
?
pur
se saranno
piu
espliciti
nella riflessione sereniana
degli
anni
successivi
?
gia
sin
d'ora
ne
pongono
in
luce la casualita
e
imprevedibilita
nell'accendere
o
meno
un'intui
zione,
nel farsi
causa
del
proprio
svanire
e
rinnovarsi. Risale
infatti al
1962 la
prosa
dal titolo
//
silenzio
creativo,
inserita
negli
Immediati
dintorni,
in
cui
l'inter
rogativo
sulla essenza della
poesia
viene
spostato
all'?individuazione di un
piano
di
sviluppo
della emozione che
porti
a
raffigurare
sotto
un
angolo
specifico
il
rapporto
tra
esperienza
e
invenzione?49. Di
poco
successiva,
la
nota
posta
a
conclu
sione della
prima
edizione
degli
Strumenti
umani
fornisce
un'interpretazione
diacronica
delle
percezioni,
via via
fissatesi nei
versi
lungo
l'arco
di
tempo
intercorrente
tra
la data dell'ideazione
e
quella
della
composizione:
[Esso
implicherebbe]
una
serie di modifiche
e
aggiunte,
di
deviazioni
e
articolazioni
successive,
dilatazioni
e
rarefazioni offerte
o
suggerite,
quando
non
imposte,
dall'esistenza,
dal
caso,
dalla
disposizione
dell'ora50.
Banfi,
posto
che,
almeno
per
principio,
l'esigenza
di
trasfigurazione
estetica
sia estensibile
a
tutti
i
contenuti
dell'esperienza,
precisa
che ?ciascuno
[di
essi]
ha
il
suo
luogo
e
il
suo
tempo.
Se l'uno
piuttosto
che l'altro
affiora
e
si
fissa,
cio
dipende
dalle condizioni di
cultura,
dalla
generate
tonalita
spirituale,
dalla
struttura
dell'esperienza,
dalle soluzioni
e
dai
problemi raggiunti
nell'arte?51.
Riagganciandosi poi
alia
citata conclusione
etica,
discesa
dall'adesione della
poesia
alia
sostanza
multiforme del reale
e
della
storia,
grazie
alia
quale
e
possibile
fare
dell'opera
d'arte
un
serio
contributo al
consolidamento
della
civilta
umana,
Sereni
ci
consegna
una
riflessione
decisiva
per
collocare
la concezione
estetica
della scuola di
Milano,
rispetto
al
quadro
letterario
coevo e
per comprendere
la
sua
personale posizione, prima
e
dopo
il
secondo conflitto
mondiale:
La
guerra,
che
e
stata
di
tutti,
forse anche
piu
il
dopoguerra,
hanno
non
operato,
ma
favorito
qualcosa
[...]
all'interno della
poesia
e
dei
poeti.
E
se
gia prima
pareva
sfatato
il
concetto
di
?poesia
pura?
non
in
quanto
categoria
storica,
ma
in
quanto
categoria
estetica,
e se nessuno
parla
piu
seriamente di
arte
per
l'arte
[con
un
intentodi denunzia
nei confronti
di
questo
o
di
quel
poeta];
oggi
l'interesse
generale
sembra raccolto intorno
al
significato
che la
poesia
assume
nel
cuore
della vita individuale
e
collettiva52.
48
Sereni, Esperienza
della
poesia,
29.
49
Sereni,
//
silenzio
creativo,
in
Gli
immediati
dintorni, 112-16,
poi
in
Gli immediati dintorni
primi
e
secondi,
14-18
e
infine
in
Id.,
La
tentazione
della
prosa,
67-70: 69.
50
V.
Sereni,
Nota
a
Gli
strumenti
umani,
Torino
1965,
95.
51
Banfi,
L'esperienza
estetica
e
la
vita
dell'arte,
154.
52
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
29.
Le
due
espressioni,
?arte
per
l'arte?
e
?poesia
pura?,
sono
accostate
e
distinte da Luciano
Anceschi,
che
ne
da
la
rispettiva
definizione:
la
prima
afferma
il
valore
esclusivamente formale dell'arte
e
si
configura
come
?il momento
'tecnico'
della
riflessione
estetica?,
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SULLA FORMAZIONE INTELLETTUALE
DI
VITTORIO
SERENI
903
Non
viene
qui
delineata
una
frattura
nell'evoluzione
della
cultura
di cui la
guerra sarebbe responsabile, ma un processo di sviluppo senza soluzione di
continuity
rispetto
al
quale
la
tragicita
dell'evento storico
e
le
sue
conseguenze
hanno
agito
come
una
sorta di catalizzatore.
Gia
in
una
lettera
a
Saba,
scritta da
Felino
alia
fine di
agosto
del
1946,
Sereni
anticipava
con
chiarezza
la
sua
concezione
di
'poesia
pura',
riscontrandone
l'origine
nel
tentativo
di
mettere
in
versi
il
?vuoto?
di
?uno
che
soffra
per
non
soffrire,
soffra di
non
lavorare,
di
non
scrivere?,
e
quasi
in
una
sorta
di
?giro
vizioso?
?
componga
?una
poesia
per
invocare
la
poesia
di
tornare
al
[suo]
fianco?53.
La
situazione
iniziale,
radicata
nell'insegnamento
di Banfi
degli
anni
Trenta,
e
contraddistinta
da
una
critica
decisa
e
razionalmente
fondata
alia dominante
estetica crociana e alia relativa visione ad essa legata che riconosceva nel
sentimento
la matrice
essenziale
dell'ispirazione
effusa allo
stato
puro54.
La
defini
zione
di
purezza
del
pensiero,
del volere
e,
in ambito
estetico,
del
sentimento,
viene
impiegata
dal
filosofo
lombardo
per
indicare
?una
legislazione
autonoma,
indipendente
e
superiore
ad
ogni
determinazione,
sia
oggettiva
che
soggettiva?55.
All'interno
del medesimo
saggio,
l'autore
di Vita delVarte
attribuisce
un'ine
liminabile
parzialita
interpretativa
al
procedimento
crociano,
nel
quale
il
carattere
di
liricita deH'intuizione
artistica
corre
il
pericolo
di ridurre
il
fenomeno
poetico
al
mero
campo
psicologico
e
di
fame
un
atto
tipicamente
individuale,
non
riscat
tato
neppure
dall'idea
che
tale
intuizione sia
cosmica,
con
un'incongruenza
che
ha origine
?
secondo lo stesso Banfi
?
in un residuo di dogmatismo idealistico.
La
posizione
di
Croce,
volta
ad
esprimere
il
sentimento
estetico
nella
sua
purezza,
genera
una
teoria
che
il
filosofo
lombardo
ritiene
sia
propria
?di
un'
elite
intellet
tualistica
in
una
societa
per
cui l'arte
e
tradizione,
lusso,
culturalita?56.
Benche
dalla
cattedra
di
estetica
di Corso
di
Porta Romana
egli
trasmetta
agli
studenti la
ricchezza
delle
acquisizioni
formali
e
il valore artistico
della
tecnica
(ponendo
le
basi
di
un
anticrocianesimo
filosofico
ed
estetico,
non
politico),
Banfi continua
altresi
a
sostenere
che
non
si
possa
dare
una
poesia
pura,
ma
solo
un'automomia
dell'ambito
estetico,
che tuttavia
non
deve
perdere
la
propria
vocazione
eteronoma
di
aderenza
alia
vita
multiforme
e
concreta. ?La
poesia
si fa
letteratura,
se
perde
il contatto
con
la
vita
vissuta?,
sostiene Banfi
dalle
colonne
di
?Corrente?,
si
disperde
in dati
retorici
astratti
e
in
sterili formalismi
tradizionali57.
Di
fronte
al
concetto
di
'crisi',
gia
balenante
nelle
riflessioni
dei
primissimi
anni
Trenta,
l'arte
la seconda
tende
invece
alia
?depurazione
del
momento
poetico
del
reale?,
alia
ispirazione,
all'as
soluto
inteso
come
?assoluta
esteticita?,
come
bellezza immortale
in
cui
la
parola, privata
del
?senso
comune?,
diviene
gioiello
prezioso
e
strumento
evocativo,
?presentimento?,
nella
?vaga
apprensione
atmosferica?
dell'ideale
astratto
(Anceschi,
Autonomia
ed
eteronomia
delVarte, 238, 268,
384-85).
53
Lettere
di
Vittorio
Sereni
a
Umberto
Saba
(1946-1953).
Con
una
nota
di G.
Lavezzi,
?Autografo?,
4
(1987),
75-91:
76.
54
Cfr. Papi, Vita
e
filosofia, 100-05; G. Langella,
Lirica
pura
e
vertigine ermetica,
in
Per
Oreste
Macrl
(Atti
ella
giornata
di
studio,
Firenze,
9 dicembre
1994),
Roma, Bulzoni,
1996,
77
103
(con
il titolo
di //
presocratico
e
i
neoalessandrini.
Macrl
tra
?Lirici
greci?
e
?Lirici
nuovi?),
poi
in
Poesia
come
ontologia,
45-75:
51.
55
Banfi,
/
problemi
di un'estetica
filosofica,
65.
56
Banfi,
/
problemi
di un'estetica
filosofica,
73-78:
78.
57
A.
Banfi,
Per
la
vita
delVarte,
?Corrente?,
2
(1939),
28
febbraio,
[10];
Id., Poesia,
?Corrente?,
2
(1939),
15
giugno,
[1].
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904
F.
D'ALESSANDRO
si
trova
sempre
piu
coinvolta nell'altro
da
se,
con
conseguente
accentuazione della
dimensione morale.
Cosi
avviene anche
per
le considerazioni
contenute
nel
passo
di
Sereni citato
che,
se
per
un
verso
danno
per
acquisito
il
processo
grazie
al
quale
si
pud
dire
sfatato
il
concetto
di
?poesia
pura?,
di
?arte
per
l'arte?,
?in
quanto
categoria
estetica?, riconoscono,
per
l'altro,
all'attraversamento
della
guerra
e
del dolore
il
merito di
aver
fornito
con
forza
e
forse definitivamente le conferme ad
una
serie
di
aspirazioni
avvertite anche
prima,
ma
in
modo
ancora
intuitivo
e
sfumato. Anche
Banfi
sosteneva
che
il
tentativo
di
trasfigurazione poetica
?
lontano dalle
esigenze
di
un
codice forte
e
collettivo
e
da
quel
senso
di
responsabilita
pratica
cui ormai
non
era
piu possibile
sottrarsi
fosse
da
intendersi
(rispetto
al frantumarsi
proble
matico della 'crisi')
come una
falsa coscienza,
una
menzogna,
un
tradimento58.
Sereni,
da
parte
sua,
tanto
attraverso
le osservazioni
teoriche,
quanto
mediante
le
prove
poetiche,
via via
con
maggiore
decisione
improntate
alia chiarezza
referen
ziale,
al
coinvolgimento
etico
e
storico,
mostra
di condividere la sottolineatura
del volto
eteronomo
dell'arte,
sia
pur
salvandone
l'autonomia airinterno di
quell'e
quilibrio
dinamico di
spinte
contrapposte,
piu
volte
illustrato59. II
poeta
trae
cosi,
anche
nello
spazio
limitato delle
poche pagine
che
stiamo
analizzando,
le
immediate
conseguenze
di
questo
suo
pensiero, quasi
a
darci
l'idea
di
quanto
ormai
consolidate
in lui
(gia
nel
1947)
fossero
certe
convinzioni
maturate
gradual
mente,
con
acquisizioni
progressive,
sullo
stesso
passo
del
maestro:
?Si
parla
insomma
di
una
funzione
della
poesia?60.
Ancora
una
volta alia
consonanza
concet
tuale
si
accompagna
l'indicatore
lessicale,
in
grado
di
rimandare
a
luoghi
precisi
dell'opera
di Banfi
e
capace,
a un
tempo,
di rivelare
quanto
un
determinato
bagaglio
terminologico
sia
stato
da Sereni
appreso,
rielaborato
e
di
nuovo
liberamente scelto
come
l'unico
possibile,
al confronto diretto
con
l'esperienza
e
con
i
tempi61.
Nel
lungo
saggio
inedito,
risalente
ai
primissimi
anni
Trenta,
il filosofo
poneva
il
problema
in
questi
termini:
?Cos'e
l'arte
di
fronte alia
realta
nel
campo
dell'e
sperienza
culturale?
Quale
il
suo
senso,
la
sua
funzionel?\
e
lo
riprendeva
in
sede
argomentativa
per
collocarlo
nell'indagine
su
cio
che l'arte
deve
essere
rispetto
alia societa
umana.
Simili
interrogativi,
nati sul
piano
della
soggettivita,
consen
tono
?
specificava
Banfi
?
di
aprirsi
ad
una
analisi che
pertenga
?alla vita
dell'arte nello
spirito
oggettivo?,
alia ?persona? e alia ?comunita?62. Tali risultati
filosofici
contengono
in
nuce
alcuni
sviluppi
successivi delle
meditazioni
sereniane,
in
cui
viene
esplicitata
la
sua
scelta
di
uomo
e
di
poeta,
di fronte
a
questi
nodi
essenziali.
E
del
1956
la
nota
per
il volume di versi di
Sergio
Solmi,
pubblicata
poi,
tanto
in
Letture
preliminari,
quanto
in entrambe le edizioni
degli
Immediati
dintorni,
dove Sereni
coglie
l'occasione
per
interrogarsi
sul
condizionamento
che
la liberta
creativa sembra subire
inevitabilmente
nell'epoca
contemporanea,
quando
58
Banfi, Poesia,
[1]
e
Id.,
Motivi
dell'estetica
contemporanea,
in Vita
delVarte, 120;
si
veda
anche suirargomento Papi, Vita efilosofia, 126.59
Si veda
in
proposito
F.
Papi,
La
non-poetica
di Vittorio
Sereni,
in La
parola
incantata
e
altri
saggi
di
filosofia
dell'arte, Milano,
Guerini
e
Associati,
1992,
83-182: 119-22.
60
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
29.
61
Lo
scritto introduttivo
al
saggio
postumo
del maestro
termina
proprio
osservando
che
?A
voler
riprendere
il
tema
sulla
base
di
quanto
ne
sappiamo
oggi,
e
arduo
immaginare
un'impostazione
diversa,
piu
umana
e
piu
attuale?
(Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche sulVamor
famigliare,
9).
62
Banfi,
Riflessione
e
problematica
dell'arte, 235,
242.
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SULLA FORMAZIONE
INTELLETTUALE DI
VITTORIO SERENI
905
il
discorso sulla cultura
e
il dibattito
suH'interpretazione
del fare
poetico
vengono
assunti in molti casi a ?contenuto concreto della poesia?. Nel manifestare la
perplessita
di
chi,
dagli
anni della formazione
universitaria,
aveva
appreso
a
difendere
l'autonomia della
poesia
dalle
ingerenze
del
regime,
l'autore di
Frontiera
si
preoccupa
di chiarire che
il
poter
parlare
di
una
funzione
dell'arte
non
la
deve
ridurre ad
un
mero
valore
strumentale,
non ne
deve
fare
un
mezzo
di
dimostra
zione
o
divulgazione
ideologica
?o
?
peggio
?
il
terreno
d'esercizio di
una
sorta
di acrobatismo intellettuale?.
Ne
omette
una
conclusione molto
significativa,
a
difesa
?della
naturale
capacita
di
comunicazione
della
poesia?
e
della
corrispon
dente
attitudine del
singolo
e
della
societa ?ad
accoglierne
la voce?63.
Bisogna
rifarsi
agli
articoli
di
Banfi sui numeri di ?Corrente?
del 28 febbrario
e
del 15
giugno 1939, per
trovare
una
dialettica
analoga
in
proposito:
se
per
un
verso
si
osserva
che il valore della cultura artistica
non
sta
?nell'elucubrazione
letteraria
sul
senso
ideale
delle
sue
opere?
e
che ?l'arte
non e
fatta
per
piacere
[...],
per
ornare
l'esistenza,
ma
e
[...]
concreta
fede
e
gioia
della
realta,
solo
in
quanto
vive
e
si
compartecipa
come
vita,
come
creazione
a
cui il
pubblico
stesso
con
la
sua
umanita
prende
parte?,
per
l'altro rileva che nella
poesia
la
parola
e
?libera da
ogni
determinazione
o
funzione
estrinseca?,
e
esente
da
ogni
rapporto
e,
in
quanto parte
di un'armonia
formale,
?in
se
idealmente
conclusa?64.
II
massimo
di
?comunicativita
intersubbiettiva? viene infatti attribuito
al
linguaggio
della
conversazione;
tuttavia
a
quello
della
poesia
?
pur
inteso
come
forma vivente
in
cui l'antitesi
tra
io
e
mondo
e
immediatamente risolta in
una
tessitura
verbale che
non
fluisce
come
il
comune
discorso,
perche
segue
una
musicalita di elementi
svincolati
dai
riferimenti
dell'uso
?
e
riconosciuto
il
compito
di riflettersi
nelle
anime
e
di elevarle
a
se
(?Tanto
piii
sard
stato
palese
e
comunicativo,
quanto
piu
sard
stato
poeta?,
afferma
dal
canto
suo
Sereni
nell'articolo
del
1947).
Quando
ormai
le
sue
argomentazioni sull'esperienza
della
poesia
si
stanno
per
avviare al
termine,
il
poeta
ripropone,
all'interno del dibattito
contemporaneo,
talvolta
vivo,
talvolta
polemico,
la
posizione
onesta
del
dubbio,
sulla
quale
innesta
una
raffigurazione allegorica,
dapprima sorprendente,
in
realta
pronta
a
rivelarsi
in
tutta
la
sua
coerenza,
se
letta nella luce che le
compete:
Ci piace pensare al poeta come a un credente che aspetti i segni della grazia, convinto
esclusivamente
della
predestinazione
e
senza
fiducia
nel
merito che
l'operare
potra
acquistargli
e
che tuttavia
non
pud
fare
a
meno
di
operare
sapendo
che
non
le
opere
gli
daranno la
grazia
ma
che
attraverso
le
opere
soltanto
egli
potra
spiare
Yavvento dei
segni
che
aspetta65.
II
tono,
in
questo
passo,
si
accende,
attraverso
l'uso di
un
lessico
di
ascendenza
luterano-calvinista
(?credente?,
?segni
della
grazia?, ?predestinazione?,
?avvento?)
63
V. Sereni, Sulla poesia di Solmi, ?Stagione?, 3 (1956), 2-3, poi, ampliato, come postfazione
a
S.
Solmi,
Levania
e
altre
poesie,
Milano
1956, 25-43,
poi, parzialmente,
con
il titolo di //
nome
di
poeta,
in
Poesia
italiana
contemporanea
1909-1959,
a c.
di
G.
Spagnoletti,
Modena
1959,
697
99;
lo
stesso
titolomantiene in Gli immediati
intorni,
86-89,
in
Gli immediati intorni
rimi
e
secondi,
56-58
e
in
La
tentazione
della
prosa,
52-54;
mentre
con
il titolo di
Levania,
e
pubblicato
integralmente
nel volume dello
stesso
Sereni,
Letture
preliminari,
Padova
1973,
49-63.
64
Banfi,
Per la vita
delVarte,
[10]
e
Id., Poesia,
[1].
65
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
30.
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7/17/2019 Formazione di Vittorio Sereni
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906
F.
D'ALESSANDRO
e
di
uno
stile
elevato,
costruito
su
simmetrie
e
reiterazioni
evocative ed
eleganti.
II sapore in certo modo platonico di tali espressioni richiede un'interpretazione
cauta
e
rigorosa,
in
grado
di
ricondurle,
sulla
scorta
della fonte
banfiana,
all'area
fenomenologica
cui
appartengono.
Anche
il
filosofo
lombardo
parla
di
?tono
di
grazia
e
di
rivelazione?
della
sintesi estetica
e
dell'affiorare
?come
per
una
grazia
improvvisa?
della bellezza naturale
e non
disdegna
la
concezione
platonica
dell'?artista
come
l'invasato?
e
?dell'arte
come
la
religione?;
tuttavia
non
manca
di insistere
sull'irraggiungibilita
dei valori
ideali nella loro
assolutezza66. Mentre
il
pensiero
antico
pone
l'essere
come
categoria
fondamentale
?
spiega
Banfi
?
con
la
conseguente
opposizione
tra
l'essere
reale,
immediatamente
percepito,
e
quello
ideale,
in
cui
trovano
la
realizzazione assoluta
tutte
le
aspirazioni
dell'a
nima, il pensiero moderno non fissa questi due estremi come opposti e inconci
liabili,
ma
li
concepisce
come
antinomici
e
dialettici
?nell'unita dinamica
della
vita?67. Cosi l'intuizione
pura
non
e
altro
che
un
limite
a
cui
aspira
la
contem
plazione,
nel
corso
di
un
processo
incessante
e
mai
pacificato,
e
?il
tono
di
grazia?
la
conseguenza
di
una
?dolorosa
vicenda di
conquista?, priva
di
approdo
sicuro68.
?Le
costellazioni
che
nessuna
nube turba
ed
offende? del cielo
platonico,
?il
bello che
e
sempre
e non
si
genera
mai
[...]
e
rimane
uguale
a se
stesso?
cantato
da Diotima
divengono
allora ?1'astro invisibile?
verso
cui si
protende
il
poeta
con
la
stessa
intenzionalita
e
forza
contemplativa
indicate da
Sereni
neH'immagine
del
credente in
attesa
dell'avvento69. II
poeta
di Luino
auspica
che tale
atteggiamento
sia
rivolto,
oltre
che
al
risultato
espressivo,
anche ai
meccanismi
da cui
sono
determinate
tanto
?l'assunzione
a
poesia
di
una
certa
particolare
materia?,
quanto
?il modo di
essere
di
se e
del mondo? nella
poesia
stessa70.
Viene
cosi
fatto
cenno
a
quella
mediazione
complessa
su
cui
poggia
per
Banfi
ogni
dato
coscienziale
in
quanto
?momento
di
coincidenza
tra
io
e
mondo?,
nell'intuizione
parziale
sempre
pronta
al
passo
successivo71.
In
un
contesto
identico
a
quello
sereniano,
il
filosofo
riconosce
a
tale
intuizione
estetica
(mai
concretizzata secondo i
poli
oggettivo
o
soggettivo,
ma
determinata nella loro
specifica
relazione)
il
duplice
carattere
di
'singolarita
e
totalita',
di distinzione individuale
e
sintesi ideale.
Proprio
?nell'ar
monicita
sensibile,
in
cui
gia
risuona l'unita
dell'io
e
il
suo
fondamentale accordo
con
il
mondo?
?
osserva
Banfi
?
risiedono le
leggi
a
cui obbedisce il
?materiale?
dell'esperienza
(i
suoni, colori,
le
linee,
le
forme),
una volta entrato nell'ambito
della sfera estetica72.
In modo
analogo
Sereni fa
un
esplicito
riferimento
alia
?materia?
e non
soltanto
all'espressione; significativamente
ripetuto
in
conclu
sione
(?Queste
cose
contano
[...]
a
patto
di
essere
materia
viva,
sensibile
sotto
le
mani?)73.
66
Banfi,
L'esperienza
estetica
e
la
vita
dell'arte,
147
e
156;
Id.,
Ancora Varte
[E/2],
in
/
problemi
di
una
estetica
filosofica,
274.
67
Banfi,
//
principio trascendentale nelVautonomia dell'arte,
in /
problemi di
una
estetica
filosofica,
191.
68
Banfi,
L'esperienza
estetica
e
la
vita
dell'arte,
147.
69
Banfi,
//
principio
trascendentale nelV autonomia
dell'arte,
189-94.
70
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
30.
71
Banfi,
L'esperienza
estetica
e
la vita
dell'arte,
144.
72
Banfi,
//
principio
trascendentale nelV
autonomia
dell'arte,
195.
73
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
30.
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SULLA FORMAZIONE
INTELLETTUALE DI VITTORIO
SERENI
907
Come
gia
riscontrato
piu
volte
nel
corso
di
queste
riflessioni,
emerge
di
nuovo
una consonanza terminologica, quasi si trattasse della cifra distintiva di una sorta
di conversazione
a
distanza
tra
allievo
e
maestro.
A
proposito
della
presunta poverta
dell'arte
contemporanea,
in
quanto
specchio
rivelatore
di
un'eta
di
crisi,
sul
citato
numero
di ?Corrente?
del
28 febbraio
1939,
Banfi scrive: ?Ma
le
cose
non
stanno
cosi:
la
nostra
vita
non e
povera
[...]
e non e
povera
la
nostra
arte,
anche
se
cosi
'torbida'
le
si offra
la
materia?
e ancora:
?l'arte
nasce
e
si
nutre
dalla
vita?,
ma
?non
conosce
altra
norma,
altra tradizione
che la
sua
vita?74.
Innanzitutto
colpisce
Vincipit
affabilmente
colloquiale
e
molto
simile
a
quello
sereniano
appena
ricordato
(proprio
Sereni
rammenta
con
ammirata
gratitudine
tale
inflessione della
voce e
del
pensiero
del
maestro75);
poi
si delinea
in
tutto
il
suo
spessore
concettuale
l'idea di ?vita? e ?vivezza? spesso ricorrenti nel lessico del filosofo; infine si fa
presente
la
duplice
polarita
di autonomia
ed
eteronomia
in cui
entrambe
le
entita
mantengono
eguale
forza,
capace
di
generare
una
tensione
mai
risolta,
non
assente
neppure
negli
ammonimenti
finali
dell'articolo di
Sereni:
?non
c'e
dialettica,
non
c'e
pressione
esterna
che
possa
imporre
[aH'arte
i
contenuti]?,
non
si
pud
?pensare
che esista
una
forma
vuota
da
riempire
in
un
modo
qualsiasi?76.
Allo
stesso
ordine
di
pensieri,
pur
se
espresso
con un
tono
piu
deciso
e a
tratti
persino graffiante,
attinge
un
altro
scritto sereniano
piu
tardo,
apparso
dapprima,
nel
1962,
come
Poscritto
forse
superfluo,
su
?Nuovi
Argomenti?
e
poi,
con qualche variante, nell'edizione postuma degli Immediati dintorni11. Si tratta
di
pagine
come
al
solito
concise
che
consentono
di misurare la
coerenza
di intenti
a
distanza
di
quindici
anni daU'articolo
della
?Frusta
libera?,
e
la
direzione
dell'e
ventuale
loro
sviluppo.
Vista la
tendenza della
poesia
contemporanea,
gia
denunciata
da
Sereni,
ad
affidare
i
suoi
programmi
di rinnovamento
a
?esigenze
extraletterarie?,
preoccupate
piu
delle
proprie
dimostrazioni
che
dei testi
su
cui
si
esercitano,
queste
riflessioni
richiamano
con
forza
i
metodi
di
un'esegesi
fondata
su
principi
fenomenologici
mai
rinnegati
dal
tempo
dell'esperienza
universitaria.
Sereni
si concede
qui
alcuni
riferimenti
espliciti
a
quella
'scuola'
e
fa
il
nome
di
Luciano
Anceschi
ed
Enzo
Paci,
compagni
di studi
mai
persi
di
vista,
proprio
negli
anni
in
cui
sono
parte
del
comitato
scientifico
che
si
occupa
della
pubbli
cazione
degli
scritti
di
Antonio
Banfi,
per
l'editore Parenti.
Se
del
primo
nomina di
sfuggita
il
titolo del
volume
piu
famoso
(Autonomia
ed eteronomia
dell'arte),
neH'ambito
di
una
considerazione
ironica,
al
secondo
dedica
una
citazione
di
spessore
decisamente
piu profondo,
volta
a
spiegare
il
proprio
concetto di ?evidenza?:
?fantasmi
precategoriali
?
direbbe
Paci
?
in
lotta
con
pale
di mulini
categoriali?78.
Questa
allusione,
che Sereni
non
esplicita,
rinvia
airarticolo
dello
stesso
Paci,
posto
ad
apertura
del
numero
di
?Aut
Aut?
del
gennaio-marzo
1961,
al
quale
collaboro anche
il
poeta
di
Luino,
con un
74
Banfi,
Per
la
vita
dell'arte,
[10].
75
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche
sull'amor
famigliare,
8.
76
Sereni,
Esperienza
della
poesia,
30.
77
V.
Sereni,
Poscritto
forse superfluo
all'intervista Sette domande
sulla
poesia,
?Nuovi
Argomenti?,
2
(1962),
93-95,
poi
con
il
titolo
di
Ciechi
e
sordi,
inGli immediati intorni
rimi
e
secondi,
78-80
e
infine
in
Id.,
La
tentazione
della
prosa,
70-72
(da
cui
si
cita).
78
Sereni,
Ciechi
e
sordi,
72.
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908
F.
D'ALESSANDRO
intervento
sulla
poesia
di William
Carlos Williams19.
Qui
Paci
mostra
di avvertire
la
tensione
verso un
rinnovamento
culturale, sempre piu prepotente agli
inizi
degli
anni
Sessanta,
quando
la crisi
storica,
gia
avvertita da
Husserl vari decenni
addietro,
lungi
dall'essersi
risolta,
si andava ulteriormente accentuando.
Proprio
al
pensatore
tedesco
Paci si
riferisce
per
spiegare
che tale rinnovamento
?non
si
esaurisce
in
una
semplice
dichiarazione?80:
il cosi
detto discorso
categoriale
?
spiega
?
non
pud
porsi
esso
stesso,
con
la
sua
dimensione istituzionale
e
scientifica,
come una
soluzione
reale,
se
dimentica
le
proprie
origini
e
il
proprio
senso
(vale
a
dire
il
mondo
precategoriale
della
storia
e
della
comunita,
della ?vita
empirica,
indivi
duate,
sensibile,
corporea?81).
Una
matrice
comune
ricollega
i
due
allievi
di
Banfi,
cosi che
e
possibile
valutare
come,
con
il
mutare
dei
tempi
e con
l'avvicendarsi
degli
eventi,
abbiano
dato frutto
le
pianticelle
poste
a
dimora
piu
di
vent'anni
prima.
Naturalmente ci troviamo di fronte ad una evoluzione del
pensiero
che,
grazie
alia libera circolazione
delle
idee,
all'ulteriore
sviluppo
e
diffusione
della
filosofia
dell'esistenza,
alia
maggiore
apertura
al dibattito
europeo (istanze
alle
quali
Banfi
non
si
e
mai
mostrato
estraneo,
sin dai
primi
anni
Trenta),
accentua
l'impegno
morale
e
civile,
rende
manifesta
una
particolare
sensibilita
verso
il
sociale
e
il
collettivo,
operando
sintesi
talvolta
forzate
con
il
marxismo,
nel
tentativo di
dar vita
a una
cultura
piu
democratica
e
umana82.
Cosi
anche nella
speculazione
sull'arte
rifluiscono
con
maggior vigore
le
esigenze
di
comunica
zione
intersoggettiva,
i
concetti
di
evidenza
e
di
autenticita,
l'intenzionalita
di
ogni esperienza
verso
l'essere,
nella
piena
consapevolezza
del
proprio
limite.
Paci
fa risalire l'estetica alia vita sensibile e percettiva, e alia sua disposizione negli
organi
di
senso,
cosi
come
Sereni termina sarcasticamente
il
suo
Poscritto
sottoli
neando la
vuotezza
di
parole
private
del
sostrato
concreto,
vivo
e
multiforme del
reale
(?Ma
si,
diventeremo
ciechi
e
sordi,
perderemo
tatto,
gusto
e
odorato
[...].
E
al diavolo
la
poesia?83).
Al
medesimo
1962,
risale anche la
prosa
conclusiva
della
prima
edizione
degli
Immediati
dintorni,
dove,
con
maggiore
pacatezza,
lo
stesso
Sereni
rileva
che
la condizione
migliore,
per
cogliere
il
punto
in
cui
esperienza
e
invenzione
si
intersecano,
consiste nel ?mettersi
in
grado
di
aderire
meglio
a
quanto
ha
di
vario
ilmoto
dell'esistenza.
E
questo
?
commenta
epigraficamente
?
e
il
prezzo
della comunicazione?84. Tanto il Poscritto di Sereni, quanto il saggio di Paci, cui
il Poscritto sembra
far
riferimento,
almeno
come
a
un
precedente
autorevole,
recano ancora
evidenti
le
tracce
della
reazione
aU'ermetismo,
iniziatasi
prima
della
guerra
e
proseguita
negli
anni
Cinquanta.
La
dove
il
poeta
rimpiange
il
fervore
79
Enzo Paci fu direttore di
?Aut
Aut?,
rivista
di
filosofia
e
di
cultura,
fin dal
primo
numero,
uscito
a
Milano
nel
gennaio
del
1951,
quando
la redazione si
trovava in
via
Soperga
54,
per
trasfe
rirsi
solo
piu
tardi nella sereniana
via
Scarlatti,
al
numero
26.
Gli
articoli
cui
si fa riferimento
sono:
E.
Paci,
Qualche
osservazione
filosofica
sulla
critica
e
sulla
poesia,
?Aut
Aut?,
11
(1961),
1-21
e
V.
Sereni,
Una
proposta
di
lettura,
?Aut
Aut?,
11
(1961),
110-18,
poi
come
Prefazione
a
W.C.
Williams,
Poesie,
Torino
1961, 21-32,
poi
(tradotto
da
Sonia
Raiziss)
in
William
Carlos
Williams.
An
Italian
View,
?Prairie
Schooner?,
4
(1964-'65),
307-16,
infine,
con
il
titolo
La
musica del
deserto,
in
Id.,
Letture
preliminari,
65-76.
80
Paci,
Qualche
osservazione
filosofica,
3.
81
Paci,
Qualche
osservazione
filosofica,
4.
82
Cfr.
Rambaldi,
// contributo
'milanese'al
dibattito
filosofico,
25-30.
83
Paci,
Qualche
osservazione
filosofica,
14; Sereni,
Ciechi
e
sordi,
72.
84
Sereni,
//
silenzio
creativo,
70.
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SULLA
FORMAZIONE
INTELLETTUALE
DI
VITTORIO
SERENI
909
intellettuale
che l'aveva
fecondamente
contraddistinta in
precedenza,
Paci richiama
l'impossibilita, gia proclamata da Banfi, di accettare una poesia pura che voglia
isolarsi nel
proprio
splendore
formale
e,
a
un
tempo,
l'errore di
quelle posizioni,
altrettanto
dogmatiche,
che
contrappongono
all'assolutizzazione
della
poesia,
un
pezzo
di realta anch'esso
assolutizzato.
Accanto
a
queste
considerazioni,
i
due testi
portano
allo
scoperto
ancoramenti
profondi
alia
formazione
universitaria dei loro autori: Sereni introduce la citazione
di
Paci,
e
indirettamente
di
Husserl,
con un
fuggevole
e
turbato
accenno a
qualcosa
di
intimo che
poi,
quasi
con
un'incrinatura
della
voce,
preferisce
tralasciare:
?Qui
dovrei
evocare
taluni
fantasmi
personalissimi,
personalmente
programmatici?.
Di
quali
?fantasmi? si tratti
emerge
con una
certa
nitidezza dallo
stesso
scritto di
Paci,
che nella
dinamica di
categoriale
e
precategoriale riprende
i
termini
tedeschi
di
Leben,
Lebenswelt
e
Geist,
con
inevitabile rimando emotivo al
problematico
rapporto
tra
Geist
e
Leben.
Tale antinomia
tra
individuality
e
collettivita,
tra
esistenza
'spirituale'
(in
senso
fenomenologico-idealistico)
e
opaca
quotidianita,
tra
vita
e
arte,
dal ?fatale 1935?
coinvolse,
a
tratti
drammaticamente,
il
gruppo
banfiano,
generando
una
tensione
interiore che
per
alcuni,
come
per
Gian
Luigi
Manzi,
sfocio,
attraverso
la lettura
di Thomas
Mann,
in
contrapposizione
insana
bile,
senza
via di
scampo85. Rispetto
a
questa
situazione conflittuale
e
tormentata,
Banfi
mantenne
una
posizione
di
equilibrio
che,
nel
non
concepire
tale
contrasto
come
insolubile,
lo tradusse
con
Simmel
in
dialettica
tra
vita
e
piu-che-vita:
se
si
trattasse
di
forme
incompatibili
dell'esistenza
?
spiegava
il
vecchio filosofo
?
si
approderebbe
ad
un
astratto
svuotato
di
ogni
concretezza
corrispondente
alia
negazione
della vita
e
percio
a
qualcosa
di torbido
e
di malato. Un'eco di
tali
temi
si
riscontra
anche nel
diario di
Antonia
Pozzi,
dove
ella
annotava:
?I1
contrasto
tra
Geist
e
Leben
non va
inteso
nel
senso
che l'artista
e
colui che
non
arriva alia
vita,
ma
colui che
va
oltre
la
vita?86.
Quanto
tali istanze siano
state
condivise da
Sereni
emerge
da
una
lettera
inviatagli
dalla
stessa
Pozzi
il
16
agosto
1935,
dove
viene ricordata
una
confidenza
portale
in
precedenza
dal
poeta
e
amico
fraterno,
in
treno,
di ritorno
da
una
gita
a
Monate,
con
il
gruppo
degli
studenti banfiani:
?I1
tuo tormento
era
proprio
questo,
il
senso
di
non
saper
vivere,
di
aver
nelle
vene un
sangue
fittizio
e
degli
arabeschi davanti
agli
occhi
invece che
delle
figure
reali?; e prosegue,
attribuendogli
una ammirevole
capacita
?di freschezza, di
fiducia,
di rinascita?:
?guai
?
io
credo
?
anche
per
la
poesia,
se
questa
facolta
di valicare di
quando
in
quando
il
distacco,
di riaffondare
e
perdersi
nella
vita,
venisse
a
mancare ?87.
85
E.
Paci,
Parole di
Antonia
Pozzi, ?Corrente?,
2
(1939),
15
luglio,
[3];
in
occasione della
pubblicazione
dell'omonimo librodi
poesie
edito
presso
Mondadori; Papi,
Vita
e
filosofia,
110-19;
A.
Pozzi
-
V.
Sereni,
La
giovinezza
che
non
trova
scampo.
Poesie
e
lettere,
a c.
di A.
Cenni, Milano,
Scheiwiller, 1995, 13-14.86
A.
Pozzi, Diari,
a c.
di
O.
Dino
e
A.
Cenni,
Milano
1988,
4-5.
Si rimanda anche
a
D.
Formaggio,
Una vita
piu
che
vita in Antonia
Pozzi,
in
La
vita
irrimediabile.
Un
itinerario
tra
esteti
citd,
vita
e
arte,
a
c.
di G.
Scaramuzza, Firenze,
Alinea,
1997,
141-58
(specialmente
154).
87
Pozzi
-
Sereni,
La
giovinezza
che
non
trova
scampo,
3. La
parola
?arabesco?
si
rivela
polise
mantica,
se
letta
alia luce
dei suoi
significati specifici,
la cui
stratificazione viene
posta
in evidenza
da
Anceschi,
che
ne
fa
una
sorta
di
Leitmotiv
della
sua
tesi di
laurea,
quasi
a
indicare
l'appartenenza
del termine
a una
sorta
di koine
linguistica
'di
scuola'. Dall'ideale disinteressato di
bellezza
pura,
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http://slidepdf.com/reader/full/formazione-di-vittorio-sereni 21/23
910
F.
D'ALESSANDRO
La
forza di rimeditazione
degli insegnamenti
banfiani,
da
parte
di
Sereni,
la
sua sana adesione al reale che rappresento un solido riferimento per l'oscura
inquietudine
da cui
1'
rnica fu
infine
irrimediabilmente
travolta,
affiorarono nel
loro
vigore 'programmatico'
alcuni anni
piu
tardi,
quando
l'autore di
Frontiera
rispose,
morta
ormai
Antonia,
ad alcune
riserve
che
il
padre
di lei
aveva
sollevato
rispetto
a
questa
sua
prima
raccolta di
versi:
Io
non sono ne
voglio
essere un
alfiere
o
un
chierico
della
poesia
ermetica.
[...]
E
cosi
facile,
caro
avvocato,
dopo
tanti secoli
di
poesia
dire le
grandi
parole
Eternita,
Infinito
e
via
dicendo,
e
troppo
facile:
il
nostro
e un
lavoro
oscuro
?
in
bel
senso e non
in
quello
del cosi detto ermetismo
tutto teso
alia
riscoperta
d'una
sostanza, concreta,
oltre
quelle
parole
divenute astratte88.
Piii
volte,
nel
corso
di
queste
pagine,
abbiamo
avuto
modo
di sottolineare
come
Tinsegnamento
di Banfi
affiori
ripetutamente
in
Sereni,
quasi
in
una
sorta
di
contrappunto
a
distanza,
di
polifonico
intreccio di
voci
tra
loro
accordate
e
armonizzate,
sul
piano
speculativo
e
lessicale. Puo
sorprendere
tuttavia
che
il
poeta,
nel
corso
di
questa
sua
fedelta
mai disattesa
ne
allentata,
abbia
parlato
del
filosofo,
suo
insegnante,
soltanto in
rarissimi casi
e
in
tempi
relativamente
tardi
rispetto
al
periodo
del
suo
magistero.
Ricordiamo
in
proposito
la
prosa
intitolata
Uanno
quarantacinque
(stesa
pero
vent'anni
dopo),
collocata
nell'edizione
postuma
degli
Immediati
dintorni,
e
la citata
presentazione,
dello
stesso
anno,
anteposta
al volumetto di scritti
postumi
banfiani, editi e inediti. Nel
primo
caso
si
tratta
di
un
fuggevole
quanto
commosso
riferimento che
pone
quello
di
Antonio
Banfi
tra
i
pochi
nomi conosciuti
e
rassicuranti
(insieme
con
quello
di
Vittorini),
filtrati nel
campo
di
prigionia
subito
dopo
il
25
aprile.
In
quel
momento
dramma
tico
?quei
nomi
[...]
tanto
piu
noti,
o
cari
e
familiari
[...]
accostati ad
altri,
per
niente
noti
o
a
quelle
sigle
uscite da
una
realta
non
condivisa
e non
vissuta
esclude
vano
[i
prigionieri]
da
quell'ora,
[li]
confinavano
in
un
angolo
morto
della storia?89.
Nella
seconda ci
troviamo
di
fronte
ad
un
ricordo
del
filosofo
tracciato
da
Sereni
con
estrema acutezza
e
discrezione,
volto
a
ritrovare nelle
Ricerche
sulVamor
famigliare
e
nei
tre
inediti
degli
anni
Dieci
alcuni motivi
noti al
suo
orecchio,
gia
uditi quando ?stupefatto studente? lo avvicinava a lezione, o nello studio di Corso
Magenta
50
o
durante brevi
colloqui
per
strada90.
L'atteggiamento
di Sereni in
questa
circostanza si rivela
coerente
con
la
sua
sobrieta
e
riservatezza schiva
oltre
che
con
l'ampiezza
di vedute
e
la cautela
valutativa
apprese
nel
corso
della
sua
formazione. Sin
dall'inizio,
egli
si rende
conto
di
quanto
vasta
e
articolata
risulte
rebbe
un'ipotetica
ricognizione
di cio che
apprese
dal
maestro
e
di
quanto
tale
immobile,
che
esso
designa
in
Kant,
si arricchisce di movimento
nella concezione di
Novalis,
per
approdare
ad
un
valore
spirituale
e
metafisico
in
Baudelaire
e
in
Mallarme,
quando,
sciolto da
ogni
legame con la vita contingente, acquisisce ?un ritmo evocativo e musicale?, si risolve in analogie,
diviene
simbolo della
poesia
pura
(Anceschi,
Autonomia
ed
eteronomia
dell'arte, 35-37,
41,
265-67).
88
Pozzi
-
Sereni,
La
giovinezza,
87-89.
Si osservi
come
anche
qui
venga
ribadita
la distanza
daU'ermetismo,
sia
rispetto
alia
sua
presunta
oscurita
e
sia
rispetto
alia
sua
matrice
simbolista,
da
Sereni
allusa
con
le
'grandi parole'
indicanti Eternita
e
Infinito.
89
V.
Sereni,
L'anno
quarantacinque,
?L'Unita?,
11
aprile
1965,
poi
in
Id.,
Gli immediati
dintorni
primi
e
secondi,
93-101
e
infine
in
Id.,
La
tentazione
della
prosa,
83-90: 88.
90
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche sulVamor
famigliare,
6-7.
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SULLA FORMAZIONE INTELLETTUALE DI
VITTORIO SERENI
911
debito
non
possa
essere
quantificato
soltanto in
termini culturali:
alle
?risposte
corrette
e
pertinenti?
se ne
affiancherebbero
?altre
su
cui
molto
inciderebbe
l'affet
tivita?.
E
subito si definisce
?un
responsore
sospetto?,
poco
attendibile,
anche
se
non
nega
che Banfi avrebbe
accettato,
entro
certi
limiti,
Telemento affettivo
e
che,
anche
da
questo,
avrebbe
saputo
trarre
?profitto
nel riflettere?.
Un'osservazione
analoga
ci
sottopone
di
nuovo
Sereni
quando
si
accinge,
circa
un
decennio
dopo,
a
scrivere la
prefazione agli
indici
di
?Corrente?
(?Parla
qui
il
meno
indicato
a
storicizzare
[...]
un
lungo paragrafo
della
propria biografia?91),
a
dimostrazione
della
propria
obiettivita
e
della
vigile
lucidita
razionale
con
la
quale
si
pone
di
fronte
agli
eventi.
Una
tra
le
motivazioni
per
le
quali
il
poeta
luinese
non
cita
direttamente
Antonio
Banfi
potrebbe
essere una
forma
di
pudore,
derivata
da
una
partecipazione personale
molto
forte,
tanto
da
avvertirsi
vivissima
ancora a
meta
degli
anni
Sessanta,
cui
probabilmente
si
aggiunge
una sorta di
rispetto
che
gli
impedisce
di
coinvolgere
una
personality
di
studioso
e
di
pensatore
nei
piu
contin
genti
dibattiti
della
critica militante di cui
Sereni
si
sente
in
qualche
modo
parte.
Chiarita tale dinamica
psicologica,
si
pud comprendere
la
reale
portata
della
gnoseologia
banfiana,
assorbita
dall'allievo
e
mantenuta
come un
sostrato
latente
e
continuo,
quasi
un
pedale
armonico,
di
tanto
in
tanto
affiorante nelle
spie
lessicali
e
stilistiche,
poste
in
luce
in
questo
saggio,
limitatamente ad
alcune annotazioni
'teoriche'
in
prosa,
di
argomento
letterario.
Sarebbe
opportuno
ricordare anche
le
grandi
qualita
di
scrittore riconosciute
a
Banfi,
il
periodare
elegante,
ricco di
scorci,
di
incisi,
di
simmetrie;
il
calore
fluido e cordiale
dell'eloquio,
non
privo,
anche nella
pagina
scritta, di
impennate
liriche,
corrispondenti
?
come osserva
lo
stesso
Sereni
?
alle ?accensioni?
improvvise
proprie
della
?figura
parlante?,
in
cui,
lungi
dall'enfasi,
assumono
?il
valore di
una
coloritura
del
pensiero?92. NeU'esporre
teorie filosofiche
e ancor
piu
negli
esempi
e
nelle
esercitazioni
sui
testi,
tenute
per
gli
studenti
di
estetica,
il
filosofo lasciava intravvedere
la
frequentazione
assidua dei classici
greci
e
latini,
italiani ed
europei
(da
Tucidide
a
Lucrezio,
da
Dante
a
Tasso,
da
Leonardo da
Vinci
a
Carlo
Porta,
da
Tolstoj
a
Stendhal),
viva
e
costante
nelle
sue
letture.
Esse
rappresentarono
per
lui
un
attraversamento
dell'interminabile serie di
tappe
del
progresso
umano:
ogni
opera,
in
prosa
o
in
versi,
viene
ad
assumere
il
significato
di documento di un'epoca e di passo ulteriore nel cammino della civilta93.
Attraverso
questa
concezione
della
disciplina
umanistica
come
esperienza
del
mondo,
trasmessa
con
vigore
agli
allievi,
egli
seppe
infondere
nell'indagine
speculativa
anche
le
sue
doti
letterarie,
riconducendo
all'essenzialita
ogni
ornamento
superfluo
e
rifuggendo
da
ogni
decorativismo
estetizzante,
sentito
come
tradimento,
tentazione che allontana
dall'azione.
91
Sereni,
Senso
di
un'esperienza,
9.
92
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche
sull'amor
famigliare,
6.
93
G.M.
Bertin,
La
formazione
del
pensiero
di
Banfi
e
il
motivo
antimetafisico,
?Aut
Aut?,
8
(1958), 26-37;
F.
Papi,
//
pensiero
di Antonio
Banfi,
Firenze
1961, soprattutto 26-40;
P.
Rossi, Hegelismo
e
socialismo nel
giovane Banfi,
in
Banfi,
Incontro
con
Hegel,
7-64
(in
particolare
per
quanto
emerge
dal
carteggio
con
l'amico Mario
Rossi,
collega negli
anni
dell'insegnamento
liceale
ad
Urbino,
cui
il
citato
volume,
Vita
delVarte,
e
affettuosamente
dedicate
18-25
e
33-42);
Anceschi, Pretesti,
267
74;
Banfi,
Umanita.
Pagine
autobiografiche;
M.
Guglielminetti,
Clemente
Rebora,
Milano
1968,
10-11
e
64;
Antonio
Banfi
e
il
pensiero
contemporaneo,
tti del
Convegno
di studi
banfiani Reggio
Emilia 13-14
maggio
1967),
Firenze
1969; Banfi,
Scritti
letterari;
G.
Scaramuzza,
Banfi,
la
ragione
e
Vestetica,
pref.
di
D.
Formaggio,
Padova
1984; Papi,
Vita
e
filosofia,
36-40,
63-70.
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912
F.
D'ALESSANDRO
II
controllo stilistico che
emerge
dalla
scrittura banfiana rivela
dunque
una
consapevolezza critica espressa in un linguaggio filosofico per sua natura rigoroso,
preciso, designante
entita
astratte
con
la debita
terminologia94.
Di
questo
modo
di
procedere
Sereni si
appropria
lentamente
nel
corso
di
una
ricerca
durata alcuni
decenni
che da
i
suoi frutti
dapprima
in
sede teorica
e,
pienamente,
soltanto
piu
tardi,
nelle raccolte
di
versi,
le ultime
in
particolare.
II
poeta
acquisisce
un
metodo
che
?non
prescinde
dalla
cosa
dal fenomeno
dall'esistente?;
inizialmente
lo
tiene
in
serbo
come una
dichiarazione
di
intenti,
priva
di
certezze,
aperta
e
tollerante
e
si
accinge poi
ad
applicarlo,
qualora
trovi
il
?senso
delle
proprie
inclinazioni?,
il
bandolo
delle
proprie
convinzioni95.
II modo
in
cui si
e
sempre
configurata
per
Sereni
la
percezione
del
mondo,
come
stratificazione
di
piani esperienziali
succes
sivi,
come
concrezione
attorno
a
un
nucleo memoriale destinato via via
a
dilatarsi,
ad
essere
deviato
e
rafforzato,
articolato
e
rarefatto
da sensazioni
inaspettate,
susseguenti
in
ordine
di
tempo,
che
?ne
inanellano altre di altra
natura
[...]
fino
a
fondersi
in
un'unica
sostanza?,
non e
lontano dal
pensiero
banfiano,
che
vede
assommarsi nella
coscienza
dell'arte
?l'esperienza
del
passato
e
quella
del
presente?96.
II trascorrere
del
tempo,
la
monotona
vicenda delle
stagioni
filtrano
nell'espressione
sereniana
piu
matura
per
variazioni
impercettibili,
per
accumula
zioni
continue,
e
prendono
forma nelle
ripetizioni
e
rifrazioni,
in
cui la
moltipli
cazione del
se
diviene indice
dell'ossessivo
riaffiorare
del
passato.
L'apparente
uniformita del
linguaggio
e
le
conseguenti
ricorrenze della
stessa
parola
o
dello
stesso
lemma
veicolano
un
andamento
riepilogativo,
dove continuamente si
ripresentano
alia coscienza oggetti, eventi e
personaggi
del
proprio
trascorso
esperienziale
e
dove
emerge
l'esigenza
di
trattenere
la
dispersione
delle
parole
stesse
e
del
tempo,
ribaditi
e
fissati
?
osserva
il
Caretti
?
come
un
presente
?antico
e
nuovo?,
?assillante
e
perpetuo?,
per
accrescimenti
graduali97.
94
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche sull'amor
famigliare,
7-8. Si rivela di
estremo
interesse,
alia luce
del
lessico
banfiano,
anche
il
significato
che il cambiamento
di
titolo del
periodico
fondato
da
Ernesto
Treccani
ha
avuto,
a
pochi
mesi dalla
nascita,
dopo
l'ingresso
di nuovi
redattori
(cfr.
nota
4),
tanto da divenire
uno
strumento
di diffusione del
pensiero
del
filosofo lombardo.
?C'era
stato un
piccolo
conflitto interno
spiega
Sereni ?
per
sostituire il bianco e nero del titolo
originale
'Vita
Giovanile',
col
giallo
di
'Corrente'
(con
la
timida
integrazione
'di
vita
giovanile'
in
corpo
piu
piccolo)?
(si
veda
Sereni,
Senso di
un'esperienza,
11).
Colpisce
tuttavia riscontrare che
?corrente
di vita?
o
?corrente
della vita?
e
sintagma
banfiano,
utilizzato
ripetutamente
per
rendere l'idea
del
fluire incessante del
reale,
cui
il
metodo
fenomenologico
cerca
di aderire. Tale
sintagma,
nei
primi
tre
saggi
(gia pubblicati
n rivista
rispettivamente
el
1932-'33,
nel
1939
e
nel
1940)
del citatovolume
Vita
dell'arte,
ricorre ben
otto
volte,
in
passi
cruciali,
ove assume
rilievo
e
spessore
via
via
crescente
(cfr.
15, 32,
52,
53
[solo
corrente],
5, 121, 165,
177).
95
Sereni,
Presentazione
a
Banfi,
Ricerche
sull'amor
famigliare,
8.
96
Le citazioni
sono
tratte
rispettivamente
da
Sereni,
Dovuto
a
Montale,
in
Id.,
Gli immediati
dintorni
primi
e
secondi,
145
e
Banfi,
La
riflessione
e
la
problematica
dell'arte,
229.
97
In
proposito
si
veda
anche la Nota
di
Sereni
a
conclusione
di
Id.,
Gli
strumenti
umani,
1965;
Sereni, //mestiere di poeta, 140; L. Caretti, //perpetuo presente di Sereni. ?Gli strumenti umani?,
?Strumenti
critici?,
1
(1966),
73-85,
poi
come
Introduzione
a
V.
Sereni,
Poesie
scelte,
Milano,
1973,
ix-xxi,
poi
col titolo
originario,
in
Id.,
Studi
di
letteratura
italiana,
Torino
1976,
455-68,
infine,
con
alcuni
tagli
in
Sereni,
Poesie,
xlv-li;
P.V.
Mengaldo,
Iterazione
e
specularita
in
Sereni,
?Strumenti
critici?,
17
(1972),
19-48,
poi
in
La
tradizione
del
Novecento.
Da
D'Annunzio
a
Montale,
Milano
1975, 359-86,
poi,
con
alcuni
tagli,
come
Postfazione
a
Sereni,
Gli
strumenti
umani,
Torino
1975,
87-116;
e
infine
in
Sereni,
Poesie,
liii-lxvi;
D.
Isella,
?Il
tuo
sorriso
limpido
e
funesto?,
in
Giornale
di
'Frontiera',
Milano,
Rosellina
Archinto, 1991,
7-27; Id.,
Prefazione
a
Sereni,
Poesie,
ix-xv.
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