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Indice
1. Scopo della Carta Servizi 2
2. EMET Fraternità Comunitaria ONLUS
2.1 Il nome “EMET”
2.2 Fraternità Comunitaria
2.3 ONLUS
3
3
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3. Storia 5
4. Finalità e caratteristiche
4.1 Premessa
4.2 Articoli della Costituzione
10
10
5. Che cosa offre EMET nel “Gruppo famiglia”
5.1 Che cos’è un “Gruppo famiglia”
5.2 Aspetti pedagogici
14
14
6. Organizzazione
6.1 Spazi interni alla struttura
6.2 Spazi esterni della struttura
6.3 Gli orari della giornata
6.4 I lavori comunitari
6.5 Il regolamento interno
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20
21
21
22
7. Il personale educativo
7.1 Formazione permanente
22
8. I Volontari 23
9. Modalità di accesso 24
10. Dimissioni 24
11. Contatti 25
2
1. Scopo della Carta dei Servizi
La Comunità EMET ha predisposto la seguente Carta dei Servizi per:
Documentare una serie di informazioni utili per presentarsi ai propri pubblici interessati (Pubbliche
Amministrazioni, Aziende Sanitarie, Tribunali per Minorenni, Soggetti in stati di marginalità…);
Far conoscere ai propri committenti i valori, l’organizzazione e il modo di operare delle proprie
risorse professionali;
Definire e divulgare i livelli di servizi erogati e garantiti;
Fornire informazioni utili all’avvio di procedure per inserimenti comunitari e/o progetti
personalizzati;
Suggerire una pratica di “buone prassi” fra soggetti coinvolti nel progetto individualizzato
dell’ospite (servizi invianti, equipe degli educatori, servizi socio-sanitari, scuole, servizi del
Territorio, etc…)
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2. EMET Fraternità Comunitaria ONLUS
2.1 EMET
Alla radice delle nostre esistenze e della nostra scelta c’è una motivazione di fede in Cristo Gesù e al
suo “Vangelo” (Lieta Notizia). Nelle nostre riflessioni ricorreva e ricorre spesso il ritornello: “Come
essere fedeli a questa Bella notizia di Cristo o all’alleanza che Dio ha proposto all’uomo?”.
Da questo desiderio di fedeltà, attingendo dall’esperienza biblica, abbiamo pensato bene chiamare
questa nostra maniera di vivere con “Emet”: è il termine di origine aramaica-ebraica che i profeti
biblici adoperavano per significare “Fedeltà-verità”. Deriva dal verbo ‘aman” . La versione greca
liturgica traduce ‘emet spesso con “verità”, ma anche con “fedeltà” oppure ‘giustizia e giusto”.
Mediante il ricorso al vocabolo ‘emet, i profeti e i sapienti definiscono l’agire degli uomini, come
persone singole e come comunità, come risposta all’agire di Dio e sul suo modello: “La risposta alla
fedeltà che Dio ha dimostrato di avere verso gli uomini, si dà solo con la fedeltà che ogni persona
dà verso gli altri esseri umani”.
Concretamente si dimostra di essere fedeli al Dio di Gesù Cristo solo nel momento che tu crei con gli
altri uomini un contesto sociale in cui esiste la condivisione: “vivere alla pari”, “non esiste
l’emarginato” e “tutti hanno il necessario per vivere una vita dignitosa”.
2.2 Fraternità Comunitaria
L’aggiunta di queste due parole non è altro che l’esplicitazione di quello che contiene il termine ebraico
“Emet”: il termine “fraternità” stà ad indicare che per noi questo sostantivo è entrato o comunque lo
vogliamo far entrare nella nostra vita, nella nostro modo di pensare ed agire (l’altro è mio fratello e mia
sorella); l’aggettivo “comunitaria” stà ad indicare che il sostantivo precedente non è vissuto
astrattamente, filosoficamente o idealmente, ma vuole essere reso visibile in un concreto luogo e con
concrete persone (al di là che uno abbia la vocazione religiosa o matrimoniale).
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2.3 ONLUS
Questa nostra proposta di vita si è materializzata a livello civile come una organizzazione di
volontariato iscritta nel registro della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia al n.931 e dal 15
gennaio 2015 iscritta con personalità giuridica nel registro regionale al n. 278. A livello ecclesiale la
nostra “Fraternità comunitaria” è stata eretta l’8 dicembre 1998 dall’arcivescovo Mons. Alfredo Battisti
a personalità giuridica privata come “Associazione di fedeli” secondo gli articoli 299, 301, 312, 321 e
322 del Codice di Diritto Canonico.
Figura 1: Scorcio di giardino con citazione apostolica
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3. Storia
Ognuno di noi ha avuto un cammino di fede all’interno della propria comunità parrocchiale: la
radicalità di Cristo però ci ha interpellati e non ci ha lasciati tranquilli.
I fondatori nel loro cammino umano-cristiano hanno incontrato, all’interno della Chiesa Universale,
diverse esperienze comunitarie con le quali si sono confrontati: i loro contributi e le loro riflessioni
sono state e saranno per loro motivo di costante confronto.
La Provvidenza ha fatto incontrare due sacerdoti grazie ai quali i valori evangelici di “condivisione”, di
“solidarietà” e di “povertà-sobrietà” hanno potuto concretizzarsi e incarnarsi nella struttura di
Torreano: don Luigi Murador, fondatore della “Caritas” in Diocesi dopo il terremoto del 1976, ci ha
spiritualmente guidati e spronati agli inizi del nostro cammino; don Emilio De Roja, fondatore
dell’Istituto “Casa dell’Immacolata” di Udine, ha creduto nelle potenzialità di EMET e ha messo a
nostra disposizione la struttura di Torreano.
AGOSTO 1984
Dopo diversi incontri mensili, alcune persone decidono di “spendere” dieci giorni delle proprie ferie
insieme, comunitariamente. L’obiettivo è quello di “concretizzare” in alcuni punti fondamentali le tante
riflessioni e i tanti stimoli avuti negli incontri: visitano e si confrontano per tre giorni a Nomadelfia
(una esperienza comunitaria toscana) e per una settimana presso la Comunità S.Girolamo di Gubbio
(una comunità del “Movimento di Capodarco”). Durante questa esperienza vengono formulati i punti
fondamentali dai quali poi stileranno la loro costituzione.
DICEMBRE 1984
Don Emilio De Roja mette a disposizione di EMET parte dei locali di Torreano.
MAGGIO 1985
I primi comunitari prendono possesso dei locali: Paolo e Giovanna (sposati il 5 maggio) e Rezio
(diacono e cooperatore parrocchiale di Feletto Umberto).
OTTOBRE 1985
Accoglienza (soprattutto nei fine settimana) di alcuni giovani dell’Istituto “Casa dell’Immacolata”.
Sono giovani appena maggiorenni che necessitano di un clima familiare e di un graduale inserimento
nella vita sociale.
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8 DICEMBRE 1986
Accoglienza a tempo pieno di una ragazza tossicodipendente. Insieme con il Ce.Di.S. di Pordenone
iniziamo un programma terapeutico presso quella comunità. Dopo di lei anche altre ragazze, con lo
stesso problema, entrano in EMET.
MAGGIO 1987 - APRILE 1989
Con la nascita dei figli di Paolo e Giovanna, EMET sceglie (dopo aver concluso positivamente il
programma terapeutico) di focalizzare il valore della solidarietà con l’accoglienza di minori.
20 NOVEMBRE 1988
EMET si costituisce come Associazione. I cinque articoli che si trovano nell’atto notarile sono stati
elaborati dalla “Fraternità Comunitaria” in stretta collaborazione con l’Arcivescovo mons. Alfredo
Battisti.
3 MAGGIO 1992
Durante la visita di Giovanni Paolo II a Udine, anche EMET, insieme con tutte le associazioni di
volontariato e le comunità di accoglienza, è presente presso l’Istituto “Casa dell’Immacolata” per un
incontro personale con il Papa.
MAGGIO 1995
La struttura di Torreano necessita di urgenti e radicali ristrutturazioni: si decide di cercare una struttura
più idonea per continuare la sua attività. Dopo varie ricerche si opta per la canonica di Villalta di
Fagagna.
5 MAGGIO 1996
La Parrocchia di Villalta, attraverso il suo rappresentante, il parroco, dopo aver visto il decreto
dell’Ordinario Diocesano in data 17.07.95, concede in comodato alla comunità EMET la struttura
di Via Castello di Villalta 10: la vecchia casa canonica. Durante l’estate alcuni comunitari prendono
possesso di questi locali.
20 GENNAIO 1997
La Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia decreta che l’Associazione EMET è iscritta nel Registro
generale delle Organizzazioni di volontariato nei settori: Sociale, Culturale e Tutela dei diritti civili.
22 MARZO 1997
Mons. Alfredo Battisti benedice e inaugura la nuova “Fraternità comunitaria” di Villalta di
Fagagna. Dopo la parziale ristrutturazione ed ampliamento, altri componenti di EMET si trasferiscono a
Villata. In questa circostanza l’Arcivescovo esprime la volontà di voler dare un riconoscimento
giuridico alla “Fraternità Comunitaria”.
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8 DICEMBRE 1998
L’Arcivescovo con un decreto canonico erige a personalità giuridica privata l’Associazione di
fedeli EMET secondo gli articoli 299, 301, 312, 321 e 322 del Codice di Diritto Canonico.
22 MAGGIO 1999
Nella Cattedrale di Udine si svolge la “Festa delle aggregazioni ecclesiali della Diocesi”. In questa
circostanza l’Arcivescovo consegna ufficialmente il recente riconoscimento e il ruolo che EMET ha
all’interno della Diocesi.
GENNAIO 2000
Il consiglio di amministrazione di “Casa dell’Immacolata” per motivi interni di amministrazione decide
di mettere in vendita la struttura di Torreano e interpella EMET su un eventuale acquisto.
GIUGNO 2000
Dopo vari interventi chiarificatori, la Emet decide di acquistare quei locali con annessi alcuni terreni
agricoli. La struttura necessità di urgenti interventi per mettere a norma secondo le normative vigenti.
FEBBRAIO 2002
Inizi dei lavori di ampliamento e di ristrutturazione del locale chiamato “foresteria”.
MARZO 2005
Inaugurazione di questa struttura ed inizio della “Scuola di fraternità e di condivisione”. Sono
itinerari formativi rivolti a famiglie a livello foraniale e diocesano.
FEBBRAIO 2011
Iniziano i lavori di adeguamento strutturale e igienico sanitario anche del locale chiamato “Villa”.
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18 MAGGIO 2013
Inaugurazione della ristrutturata “Fraternità” di Torreano di Martignacco. L’arcivescovo mons.
Andrea Bruno Mazzocato alla presenza di diverse autorità civili, sacerdoti e amici della “Fraternità”,
impartisce la benedizione con l’augurio che in questa struttura si possano realizzare tutti gli obiettivi per
il bene delle persone che l’abiteranno, della Chiesa e della società intera, attraverso i programmi
istituzionali di formazione e carità, tra i quali:
a) “Formazione di Famiglie” perché diventino soggetti educanti, a partire dal presupposto che il
messaggio evangelico passa attraverso il valore della condivisione e della fraternità. Questa formazione,
in sinergia con la pastorale familiare della diocesi, viene svolta nell’itinerario educativo di “Scuola di
Fraternità e di condivisione”;
b) il laboratorio per realizzare la vita comunitaria, dando la possibilità a quelle Famiglie che non
desiderano rimanere solo sul piano “conoscitivo”, ma intendono passare alla “pratica”, di concretizzare
i valori evangelici. Il laboratorio le aiuterà ad elaborare scelte di vita comunitaria sulla base dei carismi
di ogni individuo e di ogni copia. Questa formazione-discernimento prende evidenza nell’itinerario
educativo “Cerco fratelli… cerco sorelle…”;
c) la realizzazione della proposta “Fraternità Comunitaria” sul carisma-spiritualità di EMET;
d) l’accoglienza temporanea di minori con problematiche familiari.
Figura 2: Festa per l'Inaugurazione
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18 DICEMBRE 2016
Ingresso residenziale di alcune persone presso la struttura di Torreano.
30 GENNAIO 2017
Il comune di Martignacco dopo aver avuto parere favorevole dall’Azienda per l’assistenza sanitaria
“Friuli Centrale di Udine”, concede l’attestazione di idoneità al funzionamento della struttura di
accoglimento residenziale per finalità assistenziali “GRUPPO FAMIGLIA”, ai sensi del Regolamento
approvato con D.P.G.R. 14 febbraio n. 083/Pres.
Questa struttura potrà ospitare in maniera residenziale al massimo 5 minori.
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4. Finalità e caratteristiche
4.1 Premessa
EMET desidera essere l'ambito vitale, gratificante e stimolante della crescita di persone e di rapporti
interpersonali veri. EMET si autodefinisce come una scelta di vita in cui entrano sempre e comunque in
gioco, anche se in dosi differenti a seconda della maturazione di ogni persona, aspetti e momenti
diversi:
la preghiera, indispensabile per capire cosa Dio vuole da noi in questo tempo e in questo contesto
storico;
l'accoglienza della persona, con particolare attenzione a chi è in maggiore difficoltà;
la comunione che investe sia la persona sia le strutture;
la programmazione unitaria – a partire dalla reale situazione di ciascuno – fa maturare e crescere
un "dover essere" progettato insieme;
la condivisione della vita, spinta alla radicalità evangelica, per non cadere nell'assistenzialismo o
nel mutuo soccorso: tale scelta con valenza umana, ma soprattutto cristiana, dimostra la sua validità
anche in campo terapeutico;
la povertà-sobrietà per essere persone umili, ubbidienti a Dio e per non stare dalla parte degli
avidi, violenti e degli oppressori.
4.2 Articoli della nostra Costituzione
Articolo 2 : NATURA
La comunità EMET è composta da persone che volontariamente vivono insieme e si propongono di
vivere un’esistenza fondata sul Vangelo.
I suoi membri si impegnano a seguire con umiltà e fedeltà Gesù Cristo come unico Signore nella
preghiera, nella comunione reciproca, nella condivisione dei beni, nell’accoglienza dei poveri, nella
solidarietà con gli altri e nella povertà-sobrietà.
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Articolo 3: FINALITA
EMET vuole costruire un luogo per dare spazio alla signoria di Cristo in cui l’amore fraterno è legge di
vita: per questo deve diventare segno efficace della presenza della salvezza di Dio nel mondo.
L’associazione si propone lo scopo di realizzare il dono della “comunione” con Dio e con i fratelli in
una forma di vita comunitaria attraverso:
a) la condivisione evangelica: la “fraternità comunitaria” vive uno stile di vita in cui è coinvolta
l’intera esistenza e non solo alcuni momenti di essa. Condividere significa un modo di esistere, un
modo di pensare e di gestire l’intera vita, non un semplice gesto, neppure un comportamento fra
tanti. Chi condivide è partecipe della vita altrui e partecipa all’altro la propria.
Chi condivide si pone in termini di “parità”.
Per questo non vuole essere un istituto di assistenza, nè un gruppo di mutuo soccorso, nè una
famiglia aperta (anche se lungo il suo cammino viene incontro ai casi di emarginazione).
b) la solidarietà evangelica: la “fraternità comunitaria” si apre alle necessità degli “ultimi”, cioè di
coloro che si trovano nell’emarginazione: quindi essa opera delle scelte concrete di accoglienza
secondo le proprie energie, le proprie possibilità e secondo i bisogni del territorio.
c) la povertà-sobrietà evangelica: la “fraternità comunitaria” (sia a livello di singoli come di
Associazione) vive sobriamente, secondo le vere esigenze umane, nello spirito della sequela di
Gesù Cristo umile e povero, fedele e solidale.
L’impegno evangelico di cercare in primo luogo il Regno di Dio e la sua giustizia richiede una
scelta di povertà da praticarsi sia come itinerario (Lc 14,28-33), sia come virtù. In questo senso la
povertà-sobrietà è anch’essa una scelta di libertà, è vivere senza fardelli per renderci più agili e
disponibili nella sequela di Cristo.
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Articolo 4 : MODALITA’ DI ATTUAZIONE
Cristo, nel suo mistero pasquale, rimane il modello di come si costruisce l’unità. Il comando dell’amore
reciproco ha infatti in Lui la sorgente, il modello e la misura: dobbiamo amarci come lui ci ha amato.
Per vivere da fratelli e sorelle è necessario un vero cammino di liberazione interiore che per noi si
manifesta in alcune scelte concrete. Queste scelte non sono fine a se stesse, ma sono motivate dalla
nostra volontà di essere conformi all’amore di Cristo. In forza di quell’amore nasce EMET come un
insieme di persone liberate dalla croce di Cristo.
Per questo motivo sceglie di attuare le sue specifiche finalità attraverso alcune modalità: vengono qui
elencate senza un preciso ordine d’importanza.
EMET:
a) Sceglie di formare una “Comunità” di persone: sposate e non. I luoghi e gli ambienti però saranno
strutturati in maniera tale da garantire l’intimità delle coppie e delle singole persone: questo perchè
non ritiene sufficiente la famiglia nucleare per realizzare le finalità sopra indicate.
b) Sceglie la preghiera comune e la preghiera personale come tempo per stare con Dio; così Lui potrà
penetrare nella nostra esistenza che è incentrata sulla condivisione, sulla solidarietà e sulla povertà-
sobrietà: questo ci libera dall’esasperata ricerca di efficienza, quasi che la riuscita del nostro agire
dipenda prevalentemente dai nostri mezzi umani.
c) Sceglie il vivere solidale secondo il nuovo comandamento di Cristo “Amatevi l’un l’altro come io
ho amato voi” (Gv 13,34): questo per liberarsi dall’egoismo umano.
d) Sceglie di vivere la propria esistenza nella fraternità evangelica (Gv 17,20-21): questo per liberarsi
dall’incubo della solitudine.
e) Sceglie di praticare la correzione fraterna sotto forma di revisione di vita comune: questo per non
cadere in forme che assomigliano a confessioni pubbliche o a giudizi di condanna delle persone (Mt
18,15-21).
f) Sceglie la cassa comune quale forma comunitaria più efficace anche nella soluzione dei problemi
economici degli individui (Mt 6,31-34). Questo stile di vita è imperniato sul soddisfacimento sobrio
e dignitoso delle proprie esigenze secondo un criterio di giustizia: a ciascuno il suo. Ogni membro
effettivo, rinunciando ai propri beni e alla propria rendita personale, devolverà il capitale nella
cassa comunitaria: questo per liberarsi dall’avidità del denaro.
g) Sceglie di sostenersi attraverso il lavoro dei suoi componenti. Qualora EMET volesse creare delle
strutture di lavoro, essendo questa fondata sul valore della fraternità, non assumerà nessuno alle sue
dipendenze: potranno far parte di questa cooperativa solo i membri effettivi o i postulanti. I membri
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effettivi possono esercitare quelle attività imprenditoriali in cui è dichiarato esplicitamente che il
loro obiettivo non è per fini di lucro: questo per non cadere in un sistema di sfruttamento.
h) Sceglie di collaborare con Enti, associazioni, persone specializzate al fine di promuovere le persone
emarginate: questo per non cadere nella logica della “delega”.
i) Sceglie di favorire quei movimenti che operano per la pace, la giustizia e la salvaguardia del
creato: questo per non accettare una cultura di violenza e di degrado dell’ambiente.
l) Sceglie la stessa pedagogia (in riferimento ai figli nati e accolti) che sia più aderente al bene
oggettivo dei minori: questo perchè l’educazione non derivi da una visione individualistica.
m) Sceglie di obbedire a questa costituzione e al regolamento interno che sono gli strumenti su cui
convergere in uno stesso stile di vita la medesima chiamata di Dio: questa umiltà farà vivere tutti
insieme la volontà di Dio, secondo l’orientamento del dono carismatico che i fondatori hanno
ricevuto da Dio e che trasmetteranno a coloro che desiderano entrare in EMET.
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5. Che cosa offre EMET nel “Gruppo Famiglia”
5.1 Che cos’è un “Gruppo Famiglia”
Il servizio che offre EMET Fraternità Comunitaria ONLUS entra nel regolamento in vigore sotto la
denominazione e i requisiti di “GRUPPO FAMIGLIA”: esso si realizza nell’ambito del regolamento di
esecuzione DPGR 83/90.
Esso è inserito in locali che hanno dimensioni e caratteristiche funzionali ed organizzative orientate al
modello relazionale della famiglia.
L’ambiente in cui si vuole inserire il minore è quello di una famiglia che costruisca le condizioni
affinché la persona possa avere la possibilità di realizzare al massimo tutte le sue potenzialità con una
guida che sia, allo stesso tempo, autorevole e amorevole.
La famiglia è intesa come un sistema relazionale in cui le varie figure che la compongono non siano
una separata dall’altra ma sperimentino una reale interazione: interazione uomo-donna, interazione
genitori-figli, interazione figlio-figlio.
La Comunità stabilisce, in modo congiunto con i servizi coinvolti e con gli ospiti, il Progetto Educativo
Individualizzato (PEI) che prevede un primo periodo di monitoraggio della condizione dell’ospite e
seguenti verifiche con i servizi.
L’approccio educativo è focalizzato sul progressivo accrescimento e sulla valorizzazione delle
competenze affettivo-relazionali e sulla ricerca di un vissuto emotivo ed esperienziale positivo, che
possa dare al minore gli strumenti opportuni per affrontare il proprio futuro.
La Comunità, per adempiere a queste finalità, prevede l’inserimento dei bambini presso centri sportivi,
attività parrocchiali o ricreative in genere specifiche del territorio. Questi momenti saranno comunque
sostenuto dall’equipe educativa e arricchite con il coinvolgimento di volontari informati.
5.2 Aspetti pedagogici
L’obiettivo dell’educazione dei figli deve essere lo stesso della “Fraternità Comunitaria”: creare
l’UNITA’ e la COMUNIONE.
Tenendo conto delle singole età, facciamo presente il valore dell’ “accoglienza”, della
“condivisione”, della “preghiera”, del “lavoro” della “sobrietà” e dell’ “inserimento” nel territorio
di appartenenza della struttura.
Fonte dell’educazione è EMET: non deve prevalere una singola persona o una singola coppia.
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L’educazione dei figli compete (con le rispettive diversità) sia al papà che alla mamma e non solo
ad uno dei due. I due ruoli (paterno e materno) si completano e si integrano a vicenda.
Tutti i membri effettivi hanno la loro importanza e la loro autorevolezza: non si contraddicano e
pubblicamente valorizzino l’intervento dell’altro “comunitario”. Per quanto riguarda questo punto i
postulanti seguiranno le indicazioni del responsabile della loro formazione: questi terrà presente del
grado di inserimento che hanno nella EMET.
Alla presenza di tutti i membri effettivi e i postulanti, i genitori hanno la priorità di intervento
educativo in quanto conoscono meglio la reale situazione dei loro figli. Tutti invece, con la dovuta
autorità possono intervenire nel far rispettare le scelte concrete (cfr il punto successivo) già
programmate ed accettate insieme.
Tra le varie “Fraternità Comunitarie” si usi lo stesso metodo educativo:
a) per essere “unità” nonostante la distanza,
b) per creare un clima di serenità nei momenti di interazione,
c) perchè i postulanti, gli amici e gli ospiti non trovino una differente linea educativa
d) per sentirsi concordi anche nelle “testimonianze” che ogni componente è chiamato a fare.
Questo metodo deve essere attuato in ogni “Fraternità Comunitaria” indipendentemente dai nuclei
familiari e dai componenti che si trovino in esse.
Le linee educative valgono per tutti i figli: nati ed accolti. Si tenga in considerazione la gradualità e
le singole situazioni personali.
Co-responsabilizziamo i nostri figli: gli adulti non sono al loro servizio.
Alla base di tutto ci sia l’amore, la tenerezza, la vicinanza e l’ascolto.
Gli interventi correttivi non siano fatti “una tantum” facendo finta di non vedere o non dando il
giusto peso. E’ fondamentale la presenza, la fermezza e le perseveranza: questa metodologia ci
porterà ad andare oltre la “spontaneità”.
E’ importante che i nostri impegni comunitari ed extra-comunitari non ci distolgano da una
presenza assidua con i nostri figli. Se all’interno di EMET tutti sono educatori, maggiormente lo
sono coloro che hanno la vocazione di essere “mamma” e “papà”. La propria vocazione deve essere
salvaguardata. Comunitariamente non deleghiamo l’educazione ad altri o non parcheggiamo i figli
presso altri ambienti… (eccezione sì! regola no!). Per questo motivo i genitori non possono essere
impegnati più di quattro serate (tra gli impegni interni e quelli esterni) in una settimana.
Valorizziamo la nostra presenza attiva con i figli promuovendo l’interazione.
In caso di bisogno si valorizzi e si prediliga l’aiuto fra le “fraternità” nell’accudire i figli.
Man mano che crescono responsabilizziamoli, a seconda delle loro capacità ed età, in certi lavori
comunitari sia all’interno che all’esterno della casa.
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Abituiamoli a rispettare gli orari comunitari.
Educhiamoli a tenere un abbigliamento dignitoso e non trasandato: anche l’abbigliamento e la
postura esprimono quello che uno è o vuole essere.
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6. Organizzazione
6.1 Spazi interni alla struttura
REPARTO GIORNO
Gli ambienti di questo reparto sono a disposizione (secondo la loro funzionalità) di tutti i componenti
della “Fraternità Comunitaria”. Questi devono essere i luoghi in cui, al di là della propria vocazione,
dimostriamo di essere tutti fratelli e sorelle.
È bene lasciare l’ambiente pulito e accogliente per ogni eventualità.
Anche il vestito sia una dimostrazione della nostra carità fraterna: dignitoso, morigerato, non-
stravagante. Possono essere presenti delle persone con un passato psicologicamente complesso.
Per qualsiasi modifica, cambiamento strutturale, spostamento che un comunitario desideri effettuare,
presenterà tale richiesta a tutta la “Fraternità Comunitaria”. Dopo un periodo (10-15 giorni) di
riflessione in un’ulteriore incontro si deciderà se e come, eventualmente, accettare tale richiesta.
la cucina: è il luogo riservato per fare da mangiare: non è una sala giochi o un luogo di ritrovo. Può
essere fonte di pericolo.
la sala da pranzo
“salotto”: per le necessità “ personali” di ogni singola persona comunitaria (a livello individuale o
di coppia)
“soggiorno comunitario”: è di tutti e per tutti. In questa sala è posta la televisione. Ogni settimana
una persona incaricata comunica preventivamente i programmi consigliati per la sera, così da
poterne discutere.
Si tiene conto delle esigenze delle singole persone: sport, cinema impegnati, dossier di attualità.
Subito dopo cena sarebbe da privilegiare il telegiornale.
Ai figli piccoli si registreranno delle trasmissioni (adatte alla loro età) mandate in onda nelle diverse
ore della giornata dai diversi canali e sarà data loro la possibilità di vederli prima della cena.
Il sabato sera dopo cena è riservato (tranne particolari occasioni) ai più piccoli con le famiglie.
Ognuno può arrivare e sentirsi a suo agio; quindi non stiracchiarsi sul divano, non effusioni
amorose tra sposati, fidanzati ed amici.
Solo per motivi contingenti e per alcuni momenti della giornata può diventare “sala giochi” per i
figli piccoli.
“sala giochi e svaghi” per i figli.
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REPARTO NOTTE
Ogni singola persona e ogni singola coppia avrà a disposizione quegli spazi che sono sufficienti per
i propri bisogni: devono diventare i luoghi della propria individualità-intimità, non luoghi di
isolamento ( quindi non luoghi di incontri, ricevimenti o “salottini privati”).
Per esigenze familiari o dei figli può diventare in certe occasioni luogo di permanenza più
prolungato: non deve sostituire però la sala giochi e svaghi.
E’ il luogo degli studi. Per quest’ultima attività didattica, tenendo conto delle esigenze dei figli più
grandi, si creeranno dei luoghi più adatti a questo scopo.
Spazi distinti riservati per le accoglienze femminili e maschili.
Tra comunitari si usi la massima discrezione prima di entrare nel reparto notte: sarebbe giusto bussare
alla porta o comunque farsi annunciare.
Durante le visite guidate, chi accompagna gli ospiti visiti con discrezione, per rispetto della persona o
della famiglia, i luoghi dell’intimità altrui: si senta più disinvolto nei propri spazi.
LAVANDERIA - STIRERIA - STENDERIA (comunitarie)
L’uso di questi servizi viene concordato durante l’organizzazione dei lavori domestici. Al termine dei
propri lavori si lasci anche questi spazi puliti e funzionali per gli altri comunitari.
CAPPELLA
A rotazione un comunitario o una comunitaria curerà l’ambiente in maniera sobria e dignitosa tenendo
conto dei tempi liturgici e in sintonia con i vari momenti di preghiera.
SALONE
E’ l’ambiente in cui EMET organizza gli incontri sia per la sua formazione, sia per l’apostolato
(forania, parrocchia...). Lasciamolo accogliente.
BIBLIOTECA
E’ il luogo in cui ognuno si può fermare per la propria formazione. Può diventare luogo di studio per i
figli più grandi. Si trovano i supporti informatici necessari, da gestire in accordo con l’educatore.
ARCHIVIO-PRESIDENZA (solo in una “fraternità”)
E’ l’ambiente in cui verranno collocati tutti i documenti riguardanti la “Fraternità Comunitaria”: statuto,
regolamento interno, documentazione delle accoglienze, contabilità... Per non creare confusione, si può
entrare solo con l’autorizzazione del Presidente.
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6.2 Spazi esterni alla struttura
GARAGE
E’ l’ambiente riservato alle biciclette, motorini e macchine.
Dopo aver suddiviso il posto tenendo conto delle esigenze dei singoli mezzi, ognuno che è responsabile
del proprio mezzo si impegnerà a riporlo nel posto stabilito. Questa normativa sottostà a due obiettivi:
tenere in ordine il cortile, il garage e avere cura dei mezzi preservandoli dalle intemperie dei diversi
climi.
POLLAIO
La Comunità ha sempre ritenuto utile possedere animali da cortile soprattutto per avere carne e uova
genuine sapendo di contare sulla verdura dell’orto e sulla “Provvidenza” per il mantenimento di tali
animali.
OFFICINA
E’ il luogo in cui tutti i comunitari possono accedere per trovare quegli arnesi ed attrezzi che sono utili
per la manutenzione-riparazione di tutta la struttura e di tutti i mezzi.
Lasciarli in ordine favorisce un miglior risultato del lavoro e la non perdita di tempo nell’eseguire quel
lavoro. È un ottimizzazione nell’eseguire quel lavoro.
DEPOSITO ATTREZZI DA LAVORO e MAGAZZINO ORTO (cfr officina)
PRATO-GIARDINO
Scopo del giardino è estetico, scopo del prato è ludico.
Figura 3: Il giardino degli Ulivi
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6.3 Gli orari della giornata
Lo stile di vita della Comunità EMET cerca di riproporre, sia nei tempi che nei modi, quello di una
famiglia ed ha cura di rendere per il minore meno traumatico possibile il distacco dal proprio ambiente
di vita. Gli orari che scandiscono il ritmo della giornata sono determinati dall'esigenza di coniugare le
attività e i bisogni di ogni minore con quelle della Comunità nel suo insieme. Si cerca di equilibrare il
tempo per lo studio e quello per il gioco entrambi importanti per un sano sviluppo psico-fisico del
bambino.
Gli orari di una giornata tipo:
Colazione entro le 9:00
12:30-14:00 Pranzo
15:00-17:30 Attività di studio
16:30-17:00 Merenda
17:30-19:00 Attività varie
19:00 Cena
20:30-21:00 Riposo
Durante il periodo estivo gli orari posso subire delle variazioni.
6.4 I lavori comunitari
Conservazione della struttura e dell’ambiente esterno: i comunitari di ogni “fraternità” cerchino di
affrontare i lavori di ordinaria manutenzione per salvaguardare la struttura e rendere l’ambiente più
pulito ed accogliente.
Lo spazio antistante le strutture (sia di Torreano sia di Villalta) siano conservate e mantenute come
“giardino” e non come campi di gioco.
Pulizia interna: insieme si programmerà un tempo in cui si effettueranno le pulizie sia dei “propri”
ambienti, che di quelli comunitari (reparto giorno).
Lavoro domestico: con il coordinamento del responsabile si programmeranno i turni per cucinare,
preparare la tavola (coinvolgendo i figli, le accoglienze, i volontari eventualmente esistenti),
sparecchiare e pulire la sala da pranzo, riordinare la cucina.
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6.5 Il regolamento interno
Si spera, che tutte queste scelte concrete siano prima di tutto messe in pratica dagli adulti della
“fraternità comunitaria”: l’esempio vale più di molte parole.
Sistemare i libri e i giocattoli prima di andare a mangiare, a dormire o uscire dalla comunità.
Abituiamoli a mettere in ordine i loro giochi, i loro libri, i loro vestiti: non lasciamoci prendere dalla
compassione sistemando noi le varie stanze.
Anche gli ambienti esterni alla casa devono essere lasciati in maniera decorosa: sistemare i giochi,
le biciclette...in un posto prestabilito.
Rimanere seduti al proprio posto a tavola, fino al momento prestabilito (adeguato alle circostanze)
Educhiamoli a rispettare l’orario dei pasti, è sano non mangiare in qualsiasi momento (c’è il rischio
che al momento opportuno non abbiano più fame o mangino solo quello che più piace).
Tutte le vivande sono importanti per il nostro organismo: i genitori sanno in anticipo le eventuali
eccezioni.
Se la cuoca (o il cuoco) di turno vogliono coinvolgere qualche figlio o figlia (e sarebbe cosa buona
e giusta), gli altri figli non devono sentirsi autorizzati a entrare in cucina.
Quando si è chiamati ad accudire i figli, il centro dell’interesse e dell’attenzione sono loro. Non
intraprendere qualche altra attività, impegno, hobby, leggere, guardare la televisione (programmi
degli adulti per conto nostro), incominciare discorsi di un certo impegno tra adulti...
A tavola gli adulti tengano conto della presenza dei figli e delle accoglienze: non si incomincino
discorsi troppo lunghi (si sentirebbero messi da parte, farebbero più confusione per attirare
l’attenzione, pasticcerebbero con il cibo...). Gli adulti non pensino solo a mangiare, ma siano
presenti alle esigenze e al...galateo. Al momento dei pasti è bene eliminare l’uso dei telefonini.
Cerchiamo di far valere questo metodo in ogni situazione e in ogni luogo: cucina, sala da pranzo,
salotto, soggiorno comunitario, camera, cappella...e anche quando ci si trovano fuori comunità.
Dedichiamo del tempo per le attività ricreative da farsi con loro.
Per quanto riguarda l’abbigliamento si faccia prevalere il buon senso. Non muoversi negli ambienti
esterni o interni (reparto giorno) semi-nudi.
Per ciò che riguarda la scelta dei programmi televisivi, la durata e il momento in cui guardare la
televisione viene decisa dagli adulti o dall’educatore tenendo conto dell’età e delle preferenze dei
bambini. Un incaricato può occuparsi di selezionare la programmazione per evitare contenuti non
adatti o messaggi pubblicitari martellanti.
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7. Personale educativo
Il personale educativo sarà preferibilmente formato da un’equipe di persone educanti (famiglia e singoli
educatori) alla cui base c’è una coppia di sposi. Gli educatori rivestono una funzione pedagogica unica,
ciò comporta una responsabilizzazione ed una autonomia operativa individuale oltre ad una gestione
collegiale delle problematiche emergenti nella comunità.
L’impegno previsto per l’equipe sarà quello di ritrovarsi settimanalmente per valutare l’andamento del
percorso in comune e del singolo minore.
Il personale educativo prevede:
Coniugi
Educatore
Psicologo/Pedagogo
Supervisore
Referente e responsabile della struttura
7.1. Formazione permanente
Agli educatori verrà proposto un percorso di formazione in grado di assicurare il
consolidamento della propria figura all’interno della Comunità. Le proposte potranno essere:
Pedagogiche: per trasformare le relazioni in momenti di crescita
Psicologiche: per gestire la dimensione affettiva ed emotiva.
Sociologiche: per costruire vere reti di intervento
Religiose: per arricchire la propria fede cristiana
La formazione potrà essere inserita sia in determinati momenti della vita quotidiana, sia attraverso la
partecipazione ad attività più specifiche o ad iniziative esterne alla comunità.
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8. I Volontari
L’equipe educativa ha già reso noto alle associazioni di volontariato del territorio comunale della
nascita di questo “GRUPPO FAMIGLIA” e in riferimento agli ospiti accolti elaborerà un piano di
intervento sia collaborando all’interno della struttura sia coinvolgendo i minori in attività esterne alla
struttura: in tutti e due i casi i minori saranno accompagnati o seguiti dalla presenza di un adulto
delegato dall’equipe educativa.
Gli ambiti in cui andranno ad operare i volontari saranno i seguenti: culturale, ricreativo, sportivo,
sociale e religioso.
9. Modalità di accesso
L'inserimento è proposto dal Servizio sociale competente per territorio o dal Tribunale dei minori,
attraverso un contatto previo con la Comunità, per verificare se esistono le condizioni idonee per
l'accoglienza del minore.
L'ammissione del minore verrà valutata e decisa dal responsabile in collaborazione con un'equipe
educativa. Verificata l’opportunità per l’inserimento del minore, l’accoglienza verrà gestita dall’equipe
educativa; il percorso di adattamento viene monitorato dall’equipe della Comunità, in rete con
l’inviante e con eventuali altri servizi coinvolti.
L'ingresso del minore nella struttura sarà accompagnato dalla presentazione, da parte del servizio
sociale competente, della documentazione necessaria.
10. Dimissioni
Le dimissioni avvengono sulla base di due principali modalità:
a ultimazione del Progetto Educativo Individuale previsto;
in base ad una decisione assunta di concerto tra Servizi ed équipe della Comunità, a
seguito di eventi o situazioni nuove.
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11. Contatti
Torreano
Via Alnicco , 8 Fraz.Torreano
33035 Martignacco - UD
Tel.0432 678180
Cell. +39 3286657048
Villalta
Via Castello di Villalta, 10 Fraz. Villalta
33034 Fagagna - UD
Tel. 0432 810211
Cell.+39 3403398579
e-mail: com.emet@libero.it
PEC: com.emet@pec.csvfvg.it
www.comunitaemet.it
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