la chiesa popolo di dio tra i popoli della terra
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Percorso IRC - Ufficio Scuola Diocesi di Padova - FISM -
La chiesa. popolo di Dio tra i popoli della terra Caterina Carraro
30 giugno – 4 luglio 2014
La Chiesa
Popolo di Dio tra i popoli della terra
ALCUNE PREMESSE
La parte seconda del CdA è dedicata alla Chiesa: Nell’unità dello Spirito Santo.
Un dinamismo interno ai capitoli costituisce la struttura di fondo per comprendere la riflessione del CdA
sulla Chiesa:
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La chiesa. popolo di Dio tra i popoli della terra _CdA Parte II
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Mercoledì, 2 luglio 2014
Per cominciare possiamo così definire la Chiesa:
- Animata dallo Spirito del Risorto: Pentecoste (Gv 19; At 2).
- Costituita da coloro che hanno accolto l’annuncio della Parola Vivente (Kerigma).
- E nonostante i suoi errori, limiti e mancanze…
- ..È chiamata a essere segno e strumento del Regno di Dio. Segno e strumento di Salvezza perché
chiamata a rivelare, comunicare l’Amore e la Santità di Dio a tutti i popoli.
- Per Regno di Dio intendiamo allora il farsi presente di Dio e il suo prendersi cura
personalmente degli uomini e del creato.
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Mc 1,15
Alcune precisazioni:
1. La Chiesa nasce all’interno di un lungo cammino chiamato Storia della Salvezza. È la storia
dell’alleanza tra Dio e il Suo Popolo, un patto unico che chiede una fedeltà creativa nel tempo.
2. È il luogo d’incontro tra l’Umano e il Divino.
3. Per parlare di Chiesa dobbiamo acquisire un senso del tempo più completo: perché la rivelazione di
Dio si compie nella relazione tra passato, presente e futuro….. “il tempo di Dio”.
4. Senza dimenticare che l’inizio di tutto è il dono, la comunicazione, la rivelazione della Parola, del
Logos: Gesù il Cristo, il Figlio di Dio, la seconda Persona della Trinità
LUCA: IL VIAGGIO VERSO GERUSALEMME …SINO AI CONFINI DELLA TERRA
Ci lasciamo allora guidare dall’evangelista Luca, cercheremo di seguire il Viaggio che propone a chi
è disponibile ad incontrare Gesù.
Ci ricordiamo che Luca scrive un’opera unitaria, comprendente il Vangelo e gli Atti.
Molti sono gli elementi di tipo geografico-simbolico che uniscono i due libri:
- Il Vangelo inizia e finisce a Gerusalemme, luogo dove poi iniziano gli Atti;
- Sia nel Vangelo che negli Atti viene raccontato un viaggio verso la Città santa, rispettivamente di
Gesù e di Paolo;
- Il prologo degli Atti richiama il prologo del Vangelo e ne riprende le vicende narrate nella
conclusione;
- Il progetto di Luca presente nel Vangelo (promesse di portare il Vangelo sino ai confini della terra)
trova realizzazione nella narrazione degli Atti.
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Mercoledì, 2 luglio 2014
I discepoli di Èmmaus (Lc 24, 13-35)1
13
Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus,
distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14
e conversavano tra loro di tutto quello che era
accaduto. 15
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con
loro. 16
Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?».
Si fermarono, col volto triste; 18
uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a
Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19
Domandò loro: «Che cosa?». Gli
risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio
e a tutto il popolo; 20
come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo
condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21
Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato
Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22
Ma alcune donne,
delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23
e, non avendo trovato il suo corpo,
sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24
Alcuni
dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26
Non
bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27
E, cominciando da Mosè
e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più
lontano. 29
Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli
entrò per rimanere con loro. 30
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò
e lo diede loro. 31
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32
Ed
essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la
via, quando ci spiegava (apriva) le Scritture?». 33
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli
altri che erano con loro, 34
i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35
Ed
essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Prima lettura del testo biblico, contesto
Nessun evangelista racconta la risurrezione di Gesù; ma a seguito dei racconti della morte in croce e
della sepoltura abbiamo una serie di fatti che spostano l’attenzione del lettore dai sentimenti di dolore-
delusione (caratterizzati da un ritmo temporale lento e pesante per la morte di Gesù) allo stupore-gioia per la
sua risurrezione, che coinvolge gli apostoli e tutti i discepoli in una nuova corsa.
Il capitolo 24 è composto da tre racconti collegati tra loro e avvenuti il primo giorno:
I. Lc 24, 1-12_ La scoperta della tomba vuota da parte di alcune donne andate al sepolcro senza
speranza, solo per onorare il corpo di un morto. Loro non vedono Gesù risorto ma credono e corrono
ad annunciare la buona notizia, il racconto termina con la corsa di Pietro al sepolcro (v.12).
II. Lc 24, 13-35_ I discepoli di Emmaus.
III. Lc 24, 36-53_ L’incontro dei discepoli di Emmaus con gli apostoli e l’ultima apparizione di Gesù
risorto (Pace a voi). Gesù apre loro la mente per comprendere le Scritture e li invia ad essergli
testimoni. Gesù però li invita a tornare a Gerusalemme finché non saranno rivestiti di potenza
dall’alto…..poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando
Dio.
1 Per l’esegesi di questo brano si fa riferimento a C. BROCCARDO, Vangelo di Luca, pp. 235-251.
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Mercoledì, 2 luglio 2014
Genere letterario: narrazione delle apparizioni del Risorto.
Struttura del testo:
1. vv. 13-16: Introduzione, Quando, dove, chi?
2. vv.17-24: Teologia dell’AT.
3. vv. 25-32: Gesù parla e li trasforma in uomini del NT, grazie alla
Parola e allo Spezzare il pane.
4. vv. 33-35: Conclusione, Gesù li rende missionari.
Seconda lettura, ANALISI
Tempo
In quello stesso giorno = Lc 24,1 il primo giorno della settimana, il primo giorno dopo il sabato. La
traduzione letteraria dice l’uno dei sabati che richiama il primo giorno della creazione Gen 1,5 dove la
traduzione letterale dice giorno uno. Usando questo preciso riferimento, Luca ci vuol dire che quel
giorno, il giorno della risurrezione non è stato un giorno qualunque. Qualcosa di nuovo è iniziato,
qualcosa di più grande della creazione stessa: l’inizio di un’epoca nuova, che va al di là della scansione
abituale del tempo.
Durante il giorno, probabilmente di pomeriggio perché hanno fatto in tempo a sentire l’esperienza delle
donne e, delusi per il fatto che non hanno visto Gesù, hanno deciso di andarsene da Gerusalemme.
Tramonto.
Spazio-luogo
La strada: un cammino di 11 km verso Emmaus (non abbiamo dati precisi per indicare dove si situava
il villaggio), comunque comprendiamo che si tratta di una direzione opposta a Gerusalemme. I due
discepoli si stavano allontando dalla città santa. C’è un forte contrasto: direzione opposta.
Un luogo dove consumare la cena.
Personaggi
- Prima parte: vv. 13-24 i discepoli (che hanno ben conosciuto Gesù) sono i protagonisti dell’azione,
Gesù appare come un forestiero a Gerusalemme!
- Seconda parte: vv. 25-35 Gesù prende in mano l’azione, invertendo la tendenza, la rotta.
Azioni
Prima parte, Luca lascia i discepoli come protagonisti, in un atteggiamento discendente sempre più lontano
dalla speranza.
- cammino: direzione opposta;
- mentre conversavano e discutevano insieme (v. 15: alla lettera “cercavano insieme”) si avvicina Gesù in
persona;
- i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo, ma Lui è sempre lo stesso.
- I discepoli rivelano i loro sentimenti attraverso le parole e i comportamenti: sono tristi (v. 17) e
profondamente delusi (v.21). Non comprendono l’annuncio delle donne e sono convinti del fatto che
l’evento Gesù di Nazaret sia stato un fallimento. La sua morte ha annullato ogni promessa di portare la
salvezza, la pensano come coloro che hanno insultato Gesù sotto la croce. 35
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se
stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano
per porgergli dell’aceto 37
e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38
Sopra di
lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». 39
Uno dei malfattori appesi alla croce
lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». Lc 23, 35-39
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Mercoledì, 2 luglio 2014
Seconda parte, Gesù prende in mano la situazione, cambiando completamente il movimento (non più di
allontanamento ma di ritorno a Gerusalemme):
- Gesù li rimprovera (v.25).
- Lunga spiegazione in cui Gesù non tralascia nulla, …in TUTTE le Scritture.
- Egli entrò per rimanere con loro.
- Prende il pane, recita la benedizione, lo spezza, lo distribuisce senza dire una parola. Tutto secondo
l’abitudine ebrea (sia l’invito a cena che le azioni di Gesù). Eppure a quel gesto si aprirono loro gli
occhi e lo riconoscono: Gesù! 19
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo,
che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20
E, dopo aver cenato, fece lo stesso con
il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
Lc 22,19-20
Il cambiamento era già iniziato (v. 32 Non ci ardeva forse il cuore?); l’azione evocatica dell’ultima
cena completa il percorso spirituale dei due discepoli.
- Significativo il verbo aprire ai versetti 31 e 32.
- I discepoli corrono a Gerusalemme dagli apostoli.
Cercare qual è il significato di questo testo in sé
Il verbo aprire connota due azioni diverse, ma l’azione ermeneutica di Gesù è la stessa: Gesù, prima
con le parole e poi con i gesti, apre la mente e gli occhi dei discepoli, permette loro di capire, di riconoscerlo.
Alle donne era bastata la Parola, ai discepoli serve lo spezzare il pane, ma la reazione è la stessa: corrono
dagli altri per annunciare-testimoniare che Gesù è Risorto, lo hanno visto.
I discepoli ora senza indugio si mettono in viaggio di sera. Il viaggio sarà più veloce, non camminano
ma corrono. Il viaggio non sarà comunque senza pericoli, ma nessun dubbio: bisogna tornare il prima
possibile a Gerusalemme (così hanno fatto anche il paralitico, il cieco di Gerico, la donna emorrissa: quando
sperimentano la presenza salvifica di Gesù nella loro vita le difficoltà gli ostacoli non fanno più paura, non
bloccano nuovamente la persona. Gli ostacoli si superano in forza della loro convinzione. Una volta
riconosciuto Gesù non c’è più nulla che li possa trattenere.
In questo raccconto Luca non ci riporta le parole della spiegazione di Gesù; però ci offre l’elemento
fondamentale: Gesù ha mostrato loro come fosse necessario, cioè secondo il progetto di Dio, la sua passione
e morte.
Era questo l’elemento critico, per i due discepoli: le croce aveva spazzato via la loro speranza; ora
Gesù mostra loro come invece proprio la croce sia segno che egli è veramente il liberatore del suo popolo.
È proprio nel significato della passione e morte che insistono i tre episodi del cap. 24, per indicare che
i discepoli non solo devono sapere che Gesù è morto e risorto ma devono capirne il senso. Così potranno
annunciarlo a tutto il mondo, secondo il mandato ricevuto.
Saranno testimoni (v. 48), sì con le parole ma anche imitando lo stile di Gesù: sia nel suo andare in
casa dei peccatori, che nel suo essere per questo perseguitati.
Nel terzo racconto di Lc 24 infatti c’è un passo in avanti: Gesù con tutti i discepoli riuniti non solo
spiega il senso di quello che ha fatto ma annuncia quello che loro faranno d’ora in poi!
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Se osservate bene il testo sarete in grado di riconoscere il dinamismo ecclesiale visto all’inizio (riporta
i versetti):
A. Annuncio - Parola ………………………………………………………….……………….
………………………………………………………………………….
B. Celebrazione ………………………………………….……………………………….
………………………………………………………………………….
C. Testimoniaza …………………………………………………………………………..
………………………………………………………………………….
a) L’ANNUNCIO DELLA PAROLA, EVENTO FONDATIVO.
Quando ha inizio
per te la Chiesa?
……………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………
A Gerusalemme sboccia nuovamente la serenità e la gioia, come nei giorni dell’infanzia (Lc1-2):
- Gesù allora ascende al cielo, e invita i discepoli a rimanere a Gerusalemme finché non saranno
rivestiti della potenza di Dio dall’Alto.
- Ora è il tempo della nuova creazione, la speranza della nuova comunità cristiana, che a partire dai
discepoli prenderà vita a Gerusalemme.
- Il Vangelo di Lc termina con la profezia di Simeone ancora incompiuta: la luce di Gesù non ha
ancora brillato su tutte le genti. 29
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31
preparata da te davanti a tutti i popoli: 32
luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Lc 2, 29-32
- È il libro degli Atti che ci mostrerà come la luce di Cristo partirà da Gerusalemme e si irraggerà fino
agli estremi confini della terra, a tutte le genti.
Sintesi di tutto il libro degli Atti degli Apostoli:
Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.
At 1,8
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La Pentecoste (At 2,1-41)
Testo fondamentale, che detta il programma dell’intero libro (come per il Vangelo è il racconto del
battesimo e la prima predica di Gesù a Nazaret).
L’autore definisce i due centri propulsori dell’esperienza cristiana, le due forze che danno impulso al
dinamismo cristiano:
- lo Spirito - la Parola da vivere e da comunicare.
Struttura:
vv. 1-13 La Pentecoste.
vv. 14-21 Interpretazione della Pentecoste e giusta risposta.
vv. 22-36 Annuncio del Kerigma.
vv. 37-41 Elementi del cammino cristiano (invito alla conversione, Battesimo, perdono dai
peccati, il dono dello Spirito Santo) per vivere in comunione con Cristo, in Cristo e
per Cristo (vita eucaristica).
vv. 42-47 Il quadro ideale della vita della prima comunità cristiana all’indomani della
Pentecoste.
Modello dell’ecclesiogenesi.
La Chiesa fa l’annuncio e l’annuncio fa la Chiesa
L’ecclesiogenesi è il modello studiato da S. Dianich, per cogliere il sorgere all’esistenza della chiesa,
attraverso un complesso di relazioni.
Stiamo parlando dell’evento dell’inizio della chiesa, con precise coordinate storiche (accadimento
storicamente registrabile) e allo stesso tempo all’interno di una struttura di fede (evento misterico), altrimenti
non sarebbe stato così determinante: solo la libera apertura dei protagonisti all’irruzione del Regno nella
loro vicenda storica lo rese possibile.
Attenzione _Questo modello non è funzionale solo allo studio di quanto accaduto 2000 anni fa, in
particolare di quanto narrato in At 1-2, bensì è applicable anche oggi perché è sempre riconducibile ogni
qualvolta che la fede viene annunciata e accolta nella diversità del dinamismo storico.
A Pentecoste si completa la fondazione della Chiesa e si avvia la sua espansione. L’evento
di quel giorno è un mistero perenne. La comunità cristiana vive e si rigenera
incessantemente in una comunicazione di fede e di carità, attivata dallo Spirito Santo.
CdA 419
Qual è il pricipio primo che fa scaturire tutto il processo interpretativo?
Non è il sacramento, perché la sua celebrazione presuppone già l’esistenza di una comunità di fede.
Il principio primo è un atto linguistico, l’euanghélion, l’annuncio che ogni credente dà a un’altra
qualsiasi persona: “Gesù è risorto ed è il Signore”! 32
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. At 2,32
La Chiesa sorge intorno all’annuncio, fatto dagli apostoli, che Gesù di Nazaret morto in croce è risorto
per la potenza di Dio (Cf. 1Cor 15,1-5.14 per la centralità dell’annuncio della risurrezione nella trasmissione
della fede in Paolo).
La comunità che si forma attorno a questo messaggio è singolare rispetto alle altre, perché non si
fonda nell’accoglienza di una fede religiosa, ma fonda la propria esistenza su una persona, Gesù, il
Vivente, il Signore.
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Mercoledì, 2 luglio 2014
Alla Chiesa non si appartiene per nascita, né vi si è introdotti attraverso un rito
iniziatico. Ciò che fa la chiesa è l’annuncio che Gesù è risorto ed è Signore, e
l’accoglimento di questo annuncio, manifestato nella condivisione della professione di
fede2.
Affermando che la Chiesa trova la sua sorgente in una persona si evince che:
essa rimane legata al passato, nel ricordo dell’evento da cui ha avuto origine;
ma vive al presente;
e si proietta nel futuro, nella certezza che il Risorto è il Signore del mondo, l’unica via per la
Salvezza dell’umanità.
Essere cristiano significa aderire a una Persona. CdA 633
È allora che la Chiesa vivendo come Gesù ha vissuto (vita fraterna e servizio di amore) diventa
segno tangibile del Regno e, attraverso l’annuncio, invita a vivere la comunione che sarà piena quando tutto
sarà compiuto (Cf. CdA cap.19)
È il prologo della prima lettera di Giovanni a tracciare le coordinate dell’annuncio come
evento da cui nasce la Chiesa e la comunione come il frutto primario:
1Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo
veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del
Verbo della vita …, 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi,
perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il
Figlio suo, Gesù Cristo. 1Gv 1,1.3
b) LA TESTIMONIANZA DI VITA
La trasmissione del Vangelo è sempre una comunicazione interpersonale perché:
si annuncia la propria esperienza di incontro con Gesù, un fatto coninvolgente e determinante.
Annunciando di da testimonianza rendendo così partecipe l’ascoltatore di tale esperienza,
invitandolo ad essere disponibile a vivere esso stesso la medesima realtà.
Solo chi sa per esperienza personale cosa significa aver comunicato ad altri il
proprio vivere di Cristo e l’aver ricevuto da altri la propria esperienza di Cristo, sa
cosa vuol dire una Chiesa3.
La condivisione della propria esperienza di fede crea la comunità.
Far parte della comunione ecclesiale è vivere la comunione con Gesù, e questa è una relazione di
tipo:
Storico-sociologico.
Misterico, che trascende la storia.
La chiesa è chiamata a essere in comunione con Gesù, un’unione profonda che San Paolo definisce
così: 14
L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per
tutti, dunque tutti sono morti. 15
Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non
vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. 16
Cosicché non
guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla
maniera umana, ora non lo conosciamo più così. 17
Tanto che, se uno è in Cristo, è una
nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
2Cor 5, 14-17
2 S. DIANICH, Eccesiologia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1993, p. 100.
3 S. DIANICH, La Chiesa Misterodi comunione, Marietti, Milano 1975, p. 58.
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..e così l’evangelista Giovanni4:
4
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se
non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5
Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Gv 15,45-5
Solo vivendo la comunione con Gesù incontreremo il Padre.
La grande sete di ogni uomo la troviamo nelle parole dell’apostolo Filippo: 8
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9
Gli rispose Gesù: «Da
tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il
Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10
Non credi che io sono nel Padre e il Padre
è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me,
compie le sue opere. 11
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro,
credetelo per le opere stesse. Gv 14, 8-11
Gesù ci rivela il Padre: 18
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Gv 1,18
Gesù ci porta al Padre: 18
Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Ef 2,18
La Chiesa esiste per realizzare la comunione con l’Assoluto, solo collocandola nel piano del Padre si
può comprendere la sua indentità profonda. Il Padre è l’orizzonte verso cui è orientata la vita del Popolo di
Dio: egli è la fonte dell’esistenza della Chiesa e la sua ragione ultima, la meta del suo pellegrinare terreno.
Il NT ci svela ancora di più: l’anima di questa comunione è lo Spirito. Senza lo Spirito non sarebbe
possibile proclamare che Gesù è il Signore (1Cor 12,3).
È lo Spirito la fonte della profonda comunione che lega i credenti facendo loro dono della fede in
Gesù, morto e risorto, partecipando alla comunione trinitaria (Gv17).
Nell’orizzonte storico, la Chiesa, rimanendo fedele alla propria identità, deve attuare il messaggio
autentico della buona novella. Ciò è possibile grazie all’azione dello Spirito, che nel rispetto della nostra
libertà suscita vocazioni, carismi: 3
Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire:
«Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello
Spirito Santo. (…) 7
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il
bene comune: 8
a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a
un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; 9
a uno, nello stesso
Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; 10
a uno il potere dei
miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un
altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. 1Cor 12, 3.7-10
4 Vi invito a leggere il Vangelo di Giovanni, prendendo nota in un foglio di tutti i versetti che indicano il
rapporto tra Gesù e il Padre.
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10
Mercoledì, 2 luglio 2014
I doni dello spirito rendono la Chiesa viva, una ricchezza multiforme in cammino nel dinamismo
della storia; dunque è nell’annuncio, nella comunicazione della fede che lo Spirito mantiene la Chiesa in una
perenne fecondità (Cf. CdA cap. 12 Da un solo Spirito doni diversi).
Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri, come
buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. 1 Pt 4,10
In sintesi: questa fede trasmessa, da colui che la vive personalmente, e accolta, dall’interlocutore
liberamente come coinvolgimento nel rapporto con Cristo, crea questa particolare aggregazione religiosa che
è la Chiesa.
N.B.
La Chiesa cattolica è la Chiesa universale nella comunione delle Chiese locali con i Vescovi e il Papa
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11
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c) LA VITA SACRAMENTALE _ LA CELEBRAZIONE
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12
Mercoledì, 2 luglio 2014
1. LA PAROLA DI DIO È:
Viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio, non è incatenata, la parola è Dio stesso che
parla e fa risorgere a nuova vita.
Essa non è solo un atto informativo ma performativo.
Essa è comunicazione, azione attiva e feconda che crea, libera, santifica, giudica, sconvolge.
La Chiesa è segno efficace della Salvezza, riceve dl Signore Gesù la luce dello
Spirito Santo che la conduce alla Verità tutta intera perché tutti i fedeli, guidati dal
magistero dei pastori: possano giungere all’unità della fede e della conoscenza, senza essere
portati qua e là da qualsiasi vento… E aderire sempre più a Cristo, vivendo secondo la
Verità nella Carità. CdA n. 624
La parola di Dio genera il cristiano e convoca la Chiesa. “Tutta la Scrittura è ispirata
da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo
di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Tm 3,16-17).
CdA n. 632
La parola di Dio genera il cristiano e convoca la Chiesa. “Tutta la Scrittura è ispirata
da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo
di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Tm 3,16-17).
CdA n. 632
2. NELLA LITURGIA:
La Parola di Dio acquista maggiore efficacia, insieme ai simboli e alle azioni. Cosa avviene?
Nell’Antico Testamento attraverso i simboli, le feste e i riti si fa memoria e attualizza le opere
compiuto da Dio nella storia a favore del suo popolo.
Per Memoriale si intende la comunicazione della Grazia dell’evento ricordato.
Nel Nuovo Testamento il Memoriale è Cristo stesso, lui è la comunione con Dio, compiendo l’atto
perfetto per la salvezza dell’uomo. Fare memoria ora è la ripresentazione efficace dell’evento
salvifico, mediante una azione simbolica. L’evento pasquale è l’unico avvenimento che non passa.
La liturgia cristiana allora è l’azione efficace del Signore Gesù (dono pasquale) mediante Parole
e Gesti simbolici, come memoria, presenza e attesa della Salvezza (passato, presente, futuro).
3. AZIONI SACRAMENTALI
Il rinnovamento della riflessione teologica sui sacramenti è strettamente legato allo sviluppo
dell'ecclesiologia. In tale ambito si è compiuto un recupero del concetto patristico di sacramento, inteso come
"l'unione del divino con l'umano, del visibile con l'invisibile".
Tale concetto di sacramento viene esteso alla Chiesa stessa, ricompresa quale sacramento vivente di
Cristo: "La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e
dell'unità di tutto il genere umano" (LG §1).
Da qui, la comprensione che:
Gesù Cristo, sacramento primordiale, comunione con Dio. Filippo: “mostraci il Padre e ci basta” (Gv
14,8)
La Chiesa è sacramento primario, da cui scaturiscono tutti gli altri sacramenti, intesi come azioni
proprie della Chiesa e attuazione della sua realtà.
I sacramenti della Chiesa sono “memoriale” di gesti e parole di Gesù che producono la grazia
ed edificano la Chiesa.
Riassumendo _ La Chiesa, dunque, è la prosecuzione storica, cioè sacramentale del Cristo, primo e
originario sacramento del Padre, da cui defluisce ogni altra sacramentalità, che viene attuata per mezzo del
culto e del rito.
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Insieme i sacramenti costituiscono come un organismo, vivo e splendido, che ha la
base nel battesimo e il vertice nell’eucaristia. Fondano l’etica cristiana come sviluppo delle
potenzialità ricevute nel battesimo, specificate negli altri sacramenti, perfezionate
nell’eucaristia. Introducono nella storia la logica pasquale della carità, che penetra nelle
varie situazioni, dando testimonianza al Signore crocefisso e risorto, risvegliando l’attesa
della risurrezione universale. CdA 651
L’iniziazione cristiana è l’inserimento dei credenti in Cristo come membri del suo popolo profetico,
regale e sacerdotale, per morire al peccato e vivere da figli di Dio, facendo la verità nella carità (CdA. 664).
I sacramenti dell’Inziazione cristiana sono:
1. ……………………………………….
2. ……………………………………….
3. …………………………........................
I Sacramenti della guarigione: Il Signore Gesù, medico delle anime e dei corpi, ci guarisce con il
dono dello Spirito Santo nei sacramenti della:
4. ……………………………………………
5. …………………………………………..
I Sacramenti per il servizio della vita comunitaria sono finalizzati a formare e dilatare il popolo di
Dio, l’uno e l’altro segno dell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa. Sono:
6. ……………………………………………
7. …………………………………………..
I sette sacramenti sono azioni simboliche, con cui il Signore Gesù ci viene incontro
e ci comunica la grazia dello Spirito Santo secondo varie modalità, corrispondenti a diverse
situazioni dell’esistenza. CdA 652
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Perché è
istituito da
Cristo?
Grazia ed effetto del
sacramento
Soggetti:
Ministro e fedeli
Rito: Parole (forma)
Gesti (materia)
Battesimo La morte e
risurrezione.
Invito a
battezzare le
genti.
Il battezzato si immerge con
Cristo nella morte, per risuscitare
con lui a vita nuova. Entra a far
parte dei figli di Dio. Può pregare
Dio chiamandolo Padre, figlio nel
Figlio.
Ministro ordinato e in
casi eccezionali
chiunque con
l’intenzione di fare ciò
che fa la Chiesa
L’acqua, l’unzione, la
luce, la veste bianca, il
nome proprio, il gesto
dell’effatà
Confermazione L’unzione (il
Cristo) e il dono
dello Spirito a
Pentecoste.
Si rafforza l’incorporazione
battesimale a Cristo e alla Chiesa e
la consacrazione alla missione
profetica, regale e sacerdotale.
L’effusione dello Spirito con
l’abbondanza dei doni carismatici
consente di giungere alla
perfezione della Carità.
Il Vescovo o un suo
delegato
L’imposizione delle
mani e l’unzione con il
crisma.
“Ricevi il sigillo dello
Spirito Santo che ti è
dato in dono”.
Eucaristia L’Ultima Cena e il
sacrificio di Gesù
per gli uomini.
I battezzati rivivono la presenza di
Gesù in mezzo a loro, come di
colui che ha donato la sua vita per
la salvezza di tutti gli uomini.
Gv 6,55-57
L’Eucaristia presuppone, rafforza e
manifesta l’unità della Chiesa
Sacerdote e Vescovo Il racconto dell’Ultima
Cena. Il Pane e il vino
condivisi.
Riconciliazione
dei penitenti
Il perdono e la
consolazione
offerti da Cristo
durante tutta la
sua vita.
La riconciliazione del penitente
con Dio, con se stessi e con i
fratelli.
Il perdono è un gesto creativo di
Dio .
Sacerdote e Vescovo Il dialogo.
L’imposizione delle
mani e la formula di
assoluzione.
Unzione dei
malati
Le guarigioni
operate durante
la vita terrena di
Gesù, segno
privilegiato della
Salvezza che
viene.
L’unione del malato alla passione
di Cristo, per il bene suo e
dell’intera Chiesa
Sacerdote e Vescovo L’unzione con l’olio
sulla fronte e sulle
mani e la preghiera di
benedizione.
Gc 5,14-15
Ordine La lavanda dei
piedi fatta ai
dodici apostoli,
scelti fra i
discepoli.
Il vescovo, il sacerdote e il
diacono vengono configurati a
Cristo e condividono la
responsabilità e i compiti di
servizio che erano degli apostoli.
Vescovo L’imposizione delle
mani e la preghiera di
ordinazione.
Matrimonio L’unione e la
fedeltà di Dio al
suo popolo,
manifestata in
Gesù.
Gli sposi sono legati l’una all’altro,
in aiuto reciproco e fedeltà.
Chiamati a manifestare la nuova
alleanza, l’amore umano è
simbolo dell’amore di Cristo per la
Chiesa.
Sposi Il consenso, lo scambio
delle promesse e degli
anelli.
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Lumen Gentium _ Cap. II: IL POPOLO DI DIO
Nuova alleanza e nuovo popolo
9. In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la
giustizia (cfr. At 10,35).
Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun
legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la
verità e lo servisse nella santità.
Scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un'alleanza e lo formò
lentamente, manifestando nella sua storia se stesso e i suoi disegni e santificandolo per
sé. Tutto questo però avvenne in preparazione e figura di quella nuova e perfetta alleanza
da farsi in Cristo, e di quella più piena rivelazione che doveva essere attuata per mezzo del
Verbo stesso di Dio fattosi uomo. « Ecco venir giorni (parola del Signore) nei quali io
stringerò con Israele e con Giuda un patto nuovo... Porrò la mia legge nei loro cuori e nelle
loro menti l'imprimerò; essi mi avranno per Dio ed io li avrò per il mio popolo... Tutti essi,
piccoli e grandi, mi riconosceranno, dice il Signore » (Ger 31,31-34). Cristo istituì questo
nuovo patto cioè la nuova alleanza nel suo sangue (cfr. 1 Cor 11,25), chiamando la folla dai
Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e
costituisse il nuovo popolo di Dio. Infatti i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non di
seme corruttibile, ma di uno incorruttibile, che è la parola del Dio vivo (cfr. 1 Pt 1,23), non
dalla carne ma dall'acqua e dallo Spirito Santo (cfr. Gv 3,5-6), costituiscono « una stirpe
eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo tratto in salvo... Quello che un
tempo non era neppure popolo, ora invece è popolo di Dio » (1 Pt 2,9-10).
Troviamo in questo testo la carta costituzionale della chiesa, in linea con la tesi di san Tommaso
D’Aquino:
Capo: è solo Cristo (morto-risorto; non altri sovrani!);
Stato o condizione sociale: è l’uguale dignità di tutti in quanto liberi figli di Dio;
Legge: è la carità (esemplata su Cristo);
Fine: è il regno di Dio
Attenzione allora:
La chiamata alla Santità è per tutti.
La vocazione missionaria appartiene a tutti.
Il popolo di Dio è invitato a essere luce del mondo e sale della terra.
Tutta la Chiesa è per sua natura missionaria.
È la comunione vissuta nella Carità a essere segno trasparente di Dio.
Il fascino dell’unità nella diversità attirerà a LUI l’umanità.
La missione della Chiesa è evangelizzare, cioè annunciare, celebrare e
testimoniare l’amore di Dio, che si rivela e si dona in Cristo per la salvezza di tutti gli
uomini. Le vie della missione sono la preghiera, avvalorata dal sacrificio, la
testimonianza dell’amore reciproco e del servizio ai poveri e alla società, l’annuncio
esplicito del vangelo. CdA 572
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Conclusioni
Siamo partiti dall’evangelista Luca accogliendo il suo invito ad entrare in una storia, non solo per
conoscerla ma per farvi parte, perché senza la storia della Chiesa il progetto di Dio in Gesù non sarebbe
compiuto. Senza la Chiesa, l’evento che ha campbiato il mondo rimarrebbe un fatto confinato nella
Palestina del I sec. d.C. Luca ci invita ad avere il coraggio di andare oltre, al di là di ogni attesa.
Luca presenta l’intreccio strettissimo tra l’umano e il divino: solo attraverso la collaborazione della
Chiesa la salvezza di Gesù può raggiungere tutte le genti. L’evangelista allora invita i suoi lettori a non
accontentarsi di ricevere qualche nozione ma di diventare parte attiva nell’interpretazione della storia.
In Atti 2 abbiamo colto il sorgere ad esistenza della Chiesa, il principio primo: un atto linguistico,
l’annunzio che un credente fa a una qualsiasi altra persona (Gesù è Risorto, è il Signore).
Il frutto dell’annuncio è la chiamata alla comunione con il Dio fedele, dono dello Spirito e vissuta
principalmente come comunione in Cristo. Con la morte di Gesù, il Figlio di Dio, si squarcia il velo del
tempio e si apre per l’uomo la via di accesso al Padre.
Ma è lo Spirito che investe con la sua potenza i battezzati, capaci così di condividere con il Figlio
incarnato:
o le dimensioni più profonde dell’esistenza (la sofferenza, la morte e la risurrezione);
o e la sua comunione con il Padre, che si concretizza nell’obbedienza vissuta fino all’offerta e al
sacrificio di sé.
Ecco la Pentecoste, in cui i seguaci di Cristo sono costituiti come il Popolo della Nuova Alleanza.
Così gli uomini, grazie all’opera dello Spirito, possono essere, ogni volta che annunciano o che
accolgono la parola della fede, protagonisti del crearsi di una realtà nuova, di quel processo dinamico
che nella storia è la Chiesa. Essere testimoni
La comunità cristiana non si forma in risposta a dei bisogni comuni, ma come risposta alla chiamata del
Padre a vivere nella comunione con il Figlio nella forza dello Spirito.
A questo punto la Parola annunciata, testimoniata e accolta unisce il Popolo di Dio nell’atto celebrativo.
La liturgia è azione di Cristo, eterno sacerdote; ma è anche la celebrazione della Chiesa, intimamente
associata a lui nel santificare gli uomini e nel lodare il Padre (Cf. CdA 653).
Nella celebrazione il popolo di Dio, attraverso la mediazione dei segni, ricorda e
attualizza il mistero pasquale, per lodare il Signore e accrescere la comunione con lui.
CdA 655
Abbiamo concluso con la chiamata del Popolo di Dio alla Santità e alla Missione. Tutta la Chiesa è
missionaria e ogni credente è chiamato a essere missionario.
Bibliografia
La Sacra Bibbia, edizione ufficiale della Cei, Uelci- Unione Editori e Librai Cattolici Italiani, Roma
2008.
CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 21
novembre 1964, AAS 57(1965), pp. 5-71.
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, La Verità vi farà liberi. Catechismo degli adulti, Lev, Roma 1995.
DIANICH S.-NOCETI S., Trattato sulla Chiesa, Queriniana, Brescia 2005.
BROCCARDO C. , I Vangeli. Una guida alla lettura, Carocci Editore, Roma 20135 .
BROCCARDO C. , Vangelo di Luca, Città Nuova, Roma 2012.
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Appendice
Domande che possono guidare lo studio del CdA
Pentecoste (p. 212-213) e Il popolo santo di Dio (p. 217-220)
- Perché è importante ritornare alla pagina della Pentecoste, cosa ci dice di fondamentale della Chiesa?
- Come si può dire che la Chiesa è santa quando si vedono, lungo la storia e ai nostri giorni, gli errori
di coloro che ne fanno parte?
Una Chiesa in molte Chiese (p. 224-226) e Fedeltà e creatività nella storia (p. 234-235)
- Cosa significa che la Chiesa è Cattolica e come può rimanere una pur presente in molte Chiese?
- Quale è il modo proprio che ha la Chiesa di rimanere fedele alle sue radici apostoliche?
Unità e varietà nella Chiesa (p. 244-248)
- Come si coniuga nella Chiesa la pari dignità con la diversità di ciascun fedele?
- Sapreste indicare cosa sono carismi, ministeri e stati di vita?
Il ministero dei pastori (p. 248-251) e il primato del papa (254-255)
- Quali sono i compiti propri del ministero dei pastori?
- Di chi è il successore il papa e quale è il suo compito?
«Non possiamo tacere» (p. 270-273) e Rivelare e comunicare l’amore di Dio (273-274)
- In che senso tutta la Chiesa è per sua natura missionaria?
- Quale è l’inizio e il fine della missione cristiana?
Economia sacramentale (p. 304- 307) e Incontri che santificano (308-210).
- Quale è l’evento che dà origine a tutta la liturgia cristiana?
- Che cosa significa dire che la liturgia eucaristica è memoriale del sacrificio della croce?
- Perché la non santità dei ministri non toccano l’efficacia del sacramento? Cosa invece lo può rendere
infruttuoso?
Iniziazione cristiana (p.318-319) e Il battesimo (p. 319-324)
- Quali sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana e cosa significa questa espressione?
- Quale è il significato più pieno del rito del battesimo?
La confermazione (p. 324-326) e L’eucaristia (p. 326-332)
- In quale modo la cresima è legata al battesimo?
- In che senso la liturgia eucaristica è memoria che si fa presenza? Come deve manifestarsi
concretamente la partecipazione alla comunione eucaristica?
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