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Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 0
Comune di Farra di Soligo Provincia di Treviso
PIANO COMUNALE DI
PROTEZIONE CIVILE
- Anno 2010 -
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 1
INDICE
Premessa
I - PARTE GENERALE
1.1 - Quadro Normativo di riferimento
1.2 – Inquadramento geografico
1.3 – Idrografia e idrogeologia
1.4 – Viabilità
1.5 – Popolazione
1.6 - Risorse umane e materiali a disposizione
1.7 – Aree di emergenza
1.8 - Individuazione dei rischi
1.8.1 Rischio Sismico
1.8.2 Rischio Idraulico
1.8.3 Rischio Geologico
1.8.4 Rischio Frane
1.8.5 Rischio Industriale
1.8.6 Rischio Incendi Boschivi
1.8.7 Rischio Neve
1.8.8 Rischio Idropotabile
1.8.9 Rischio Blackout
1.9 - Indicatori di sistema
II - LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE
2.1 - Comitato Comunale Di Protezione Civile
2.2 - Obbiettivi
2.2.1 Salvaguardia Della Popolazione
2.2.2 Rapporti Con Le Istituzioni Locali
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 2
2.2.3 Informazione Alla Popolazione
2.2.4 Salvaguardai Del Sistema Produttivo Locale
2.2.5 Ripristino Della Viabilità E Dei Trasporti
2.2.6 Funzionalità Delle Telecomunicazioni
2.2.7 Funzionalità Dei Servizi Essenziali
2.2.8 Censimento E Salvaguardia Dei Beni Culturali
2.2.9 Modulistica Per Il Censimento Dei Danni A Persone E Cose
2.2.10 Relazione Giornaliera Dell’intervento
2.3 - Struttura Dinamica Del Piano
2.4 – Esercitazioni
III - MODELLO DI INTERVENTO
3.1 - Centro Operativo Comunale
3.2 - Funzioni Di Supporto
3.3 - Procedure Di Attivazione
3.3.1 Attenzione
3.3.2 Preallarme
3.3.3 Allarme / Emergenza
ALLEGATI
ALLEGATO A : CARTOGRAFIA
ALLEGATO B: PROCEDURE
ALLEGATO C: ELENCO AZIENDE A RISCHIO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 3
Piano redatto a cura dell’ Ing. Maurizio Girola
Si ringrazia per la collaborazione:
il Sindaco, l’Ufficio Tecnico, L’Ufficio Polizia Locale, , l’Ufficio Attività
Produttive, L’Ufficio Assistente Sociale
Edizione 2010 v. 2.0
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 4
Premessa
Per Protezione Civile si intende il concorso coordinato di più componenti e strutture
operative di livello comunale, provinciale, regionale e centrale, per quanto di rispettiva
competenza, volto ad assicurare la previsione, la prevenzione, la pianificazione, il soccorso
e il superamento dell’emergenza.
Il servizio di Protezione Civile di cui risponde il Sindaco, va inteso senza soluzioni di
continuità, da erogare giornalmente all’utenza.
Il Piano di Protezione Civile comunale non può che essere uno strumento di immediata
lettura, flessibile ed aggiornabile periodicamente con una verifica semestrale.
Nella pianificazione si deve tener conto di quanto affermava l’Imperatore Ottaviano
Augusto: “Il valore della pianificazione dell’emergenza diminuisce con la complessità
dello stato delle cose”, se vogliamo dare efficacia ai soccorsi, accanto al principio della
unitarietà degli indirizzi, occorre non perdere di vista questo principio.
Il Piano di Protezione Civile del Comune di Farra di Soligo è stato sviluppato dopo una
minuziosa verifica del territorio, che ha comportato la percorrenza del territorio sia in auto
che a piedi, con l’effettuazione di centinaia di foto, rilievi, mappature interfacciate con
GPS, incontri con residenti quali “memorie storiche” dei luoghi, verifiche di dati e
cartografie d’archivio. Tale minuziosa analisi territoriale è stata supportata e integrata
mediante l’impiego della cartografia e degli ausili informatici in dotazione al Comune
stesso ed ad altri Enti (Genio Civile di Treviso, Consorzio di Bonifica Piave, Provincia di
Treviso, Regione Veneto, progetto AVI, progetto PAI, PAT, PCPT). Si è inoltre lavorato
sulla base di cartografia e di rilievi aerofotogrammetrici in scala 1:5000 e di cartografia
regionale C.T.R. in scala 1: 5.000.
Tutte le carte tematiche riportate nel presente manuale sono consultabili in scala
adeguata ad una corretta interpretazione nell'allegato A – cartografia.
Per elaborare il piano si sono seguite le indicazioni della Delibera della Giunta
Regionale nr. 1575 del 17 giugno 2008 e adottato il “Metodo Augustus” emanato dal
DPCN quale strumento di indirizzo per l’attività di protezione civile che
l’amministrazione comunale deve svolgere.
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I - PARTE GENERALE
In questa parte vengono raccolte tutte le informazioni relative alla conoscenza del
territorio (morfologia, idrologia, urbanistica, infrastrutture, ecc..), alla popolazione (sesso,
età, distribuzione), alle reti di monitoraggio presenti, ed elaborati gli scenari di rischio.
1.1 - Quadro Normativo di riferimento
Legge 24 febbraio 1992, n. 225 – Istituzione del servizio nazionale di protezione civile.
Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 – Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della
l. 15 marzo 1997, n. 59.
DPR 194/2001 – Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle
organizzazioni di volontariato nella attività di protezione civile.
Legge regionale 27 novembre 1984, n. 58 integrata con L.R 17/1998 - Disciplina degli
interventi regionali in materia di protezione civile.
Legge regionale 13 aprile 2001, n. 11 - Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 112
Dgr. nr. 506 del 18 febbraio 2005 e nr. 3936 del 12 dicembre 2006 - Individuazione dei
Distretti di Protezione Civile e Antincendio Boschivo
Dgr. nr. 3936 del 12 dicembre 2006 - D.G.R. n. 506 del 18.02.2005: "Programma
Regionale di Previsione e Prevenzione - attività di prevenzione" Individuazione dei
Distretti di Protezione Civile e Antincendio Boschivo Rettifiche ed integrazioni.
Dgr. nr. 3856 del 09 dicembre 2008 - Legge Regionale 24 gennaio 1992, n. 6.
Approvazione procedure operative di intervento volte a regolamentare lo
svolgimento delle attività antincendi boschivi nel territorio della Regione del Veneto.
Approvazione nuovo schema di convenzione con le Organizzazioni di Volontariato
antincendi boschivi e con l'Associazione Nazionale Alpini.
Dgr. nr. 1575 del 18 giugno 2008 – Linee guida per la standardizzazione e lo scambio
informatico dei dati in materia di protezione civile.
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1.2 – Inquadramento Geografico
Il Comune di Farra di Soligo (Latitudine 45° 53' 56'' 76 Nord Longitudine 12° 6' 16'' 20
Est) si trova in Provincia di Treviso, a una quarantina di chilometri dal capoluogo stesso.
Confina con i Comuni di Pieve di Soligo a Est, Follina e Miane a nord, Valdobbiadene e
Vidor ad ovest, Moriago e Sernaglia della Battaglia a sud.
Il territorio comunale si sviluppa tra la fascia collinare a nord (zona pedemontana
dall’Alto Trevigiano) e la pianura a sud e si estende per una superficie di 28,21 kmq
nell'area della Sinistra Piave a un'altitudine media di 163 m. (elevazione minima 124
m.m.m., elevazione massima 480 m.m.m.), tra il corso del Soligo a est e quello del torrente
Raboso a ovest, comprendendo i centri di Soligo, Farra e Col San Martino.
Carta tematica GEOMORFOLOGIA
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1.3 – Idrografia e idrogeologia
Il Comune di Farra di Soligo è interamente compreso all’interno del bacino del Piave, e
il suo principale corso d’acqua locale, il fiume Soligo, scorre lungo il margine orientale del
territorio e affluisce presso la località Sant’Anna nel fiume Piave.
Importante in ambito comunale è anche il torrente Raboso che scende, attraverso
l'incisione del Canal di Guia, dalla catena prealpina retrostante. Lasciati i rilievi collinari, il
Raboso raggiunge Col S. Martino e procede poi in direzione dell’abitato di Giussin,
confluisce infine nel Rospèr in Comune di Moriago della Battaglia. L'andamento è
pressoché rettilineo e il corso d’acqua si presenta arginato per la gran parte del suo
percorso in ambito comunale.
Tra i corsi d’acqua presenti in ambito comunale si ricorda anche il Patean che,
alimentato dai ruscelli dei colli di Farra, ha una funzione di collettore delle acque e di
scolo. Anche il Patean, come il Raboso, si presenta arginato nel tratto di pianura.
Il Capoluogo comunale è attraversato dal Rio Farra, anch’esso proveniente dalla zona
collinare posta a nord. Il Rio Farra confluisce nel Rio la Dolsa in Comune di Sernaglia della
Battaglia.
A Sud dei centri abitati si estende la pianura dei Palù, vasta zona depressa rispetto alle
conoidi dei fiumi Piave e Soligo che l’hanno generata con le loro alluvioni. La fine tessitura
dei terreni, prevalentemente limoso-argillosi determina una coltre impermeabile, con
numerose polle risorgive, causate dall’affioramento della falda freatica dove il terreno è
più permeabile.
Il Comune rientra nel territorio di competenza dell’ex Consorzio di Bonifica
Pedemontano Brentella di Pederobba ora Consorzio di Bonifica Piave.
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Carta tematica IDROGRAFIA
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1.4 – Viabilità
Nell’ambito del territorio comunale la viabilità esterna si sviluppa secondo la direttrice
Est-Ovest con la la SP32 “Dei Colli di Soligo”; nella direzione Nord-Sud con la SP4 “Di
Pedeguarda”, con due tratti dell’ex SP123 “Strada di San Martino”e con via Sernaglia
La viabilità minore di comunicazione è sostanzialmente costituita dalla viabilità interna
al centro urbano e dalle strade di collegamento ai comuni limitrofi.
Carta tematica VIABILITA’ PRINCIPALE
Nel territorio comunale non sono presenti sottopassi o passaggi a livello.
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1.5 – Popolazione
La popolazione residente (8888 abitanti, densità abitativa 315 ab./ km², dati ufficio
anagrafe 2010) si distribuisce nel capoluogo comunale e nelle altre frazioni come da
diagramma che segue:
distribuzione della poplazione per centri abitati
MM M
M
FF
F
F
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
4000
4500
5000
Farra di Soligo Col san Martino Soligo totale
M F totale
Farra di Soligo 1397 1402 2799
Col san Martino 1563 1680 3243
Soligo 1406 1440 2846
totale 4366 4522 8888
Nella rappresentazioni grafiche che segue, sono stati inseriti a mezzo di istogrammi
tutti i residenti del Comune suddivisi per fasce d’età
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M M
M
M M
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
Non auto suf. 0 – 7
Debolmente autosuf. 8 – 15
Autosufficienti 16 – 70
Debolmente autosuf. 71 – 75
Non auto suf.>75
Le classi d’età individuate sono cinque, cioè:
classe uno (da 0 a 7 anni – bambini),
classe due (da 8 a 15 anni – ragazzi),
classe tre (da 16 a 70 anni – giovani/adulti),
classe quattro (da 70 a 75 anni – anziani),
classe cinque (oltre 75 anni - anziani)
e sono state così costruite per evidenziare le diverse autonomie comportamentali durante
una ipotetica situazione di emergenza, in modo tale da poter stabilire delle priorità
d’intervento, sulla scorta proprio delle difficoltà derivanti dalla suddetta autonomia. In
particolare risultano necessarie di aiuto 1565 persone (classi uno e cinque), di sostegno e
controllo 113 persone (classi due e quattro) mentre le restanti 6210 persone risultano
indipendenti e possono essere impiegate anche per fornire assistenza alle altre persone.
Non auto suf. 0 – 7
Debolmente auto suf. 8 – 15
Autosufficienti 16 – 70
Debolmente auto suf. 71 – 75
Non auto suf. >75
M 365 348 3168 194 291 F 375 366 3042 205 534
tot. 740 714 6210 399 825 perc. 8% 8% 70% 4% 9%
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1.6 - Risorse umane e materiali a disposizione
La risposta di protezione civile dipende dalle risorse umane e materiali che il Comune
è in grado di mettere a disposizione.
Per quanto riguarda le risorse umane, si fa riferimento al personale dell’Ufficio Tecnico
(8 persone), alla Polizia Municipale (2 persone), agli operai manutentori (4 persone) al
Comando dei Carabinieri.
Non sono presenti in ambito comunale gruppi di volontariato di protezione civile.
I materiali e i mezzi di proprietà dell’amministrazione comunella e utilizzabili in caso
di emergenza sono:
2 Autocarro Fiat IVECO – 59/E12
1 Autocarro Fiat IVECO – 190/36T
1 Veicolo commerciale Fiat - DOBLÒ CARGO
1 Terna NEW HOLLAND – UK 450 PD
1 Mini escavatore NEUSON 15.03
1 Carrello elevatore TOYOTA
1 Pompa ad immersione
1 Generatore - ZORDAN
Le caratteristiche tecniche delle attrezzature sono riportate nel relativo DB regionale
p0101_Risorse_attive.
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1.7 – Aree di emergenza
Le aree di emergenza sono spazi e strutture che in casi di emergenza saranno destinate
ad uso di protezione civile per la popolazione colpita e per le risorse destinate al soccorso
ed al superamento dell’emergenza.
Tali aree vengono distinte in tre differenti tipologie e devono essere separate anche
fisicamente fra di loro per non creare interferenze durante l’opera dei soccorritori:
1. aree di attesa: luoghi dove sarà garantita la prima assistenza alla popolazione negli istanti immediatamente successivi all’evento calamitoso, oppure successivi alla segnalazione della fase di allertamento. Si possono utilizzare piazze, slarghi, parcheggi, spazi pubblici o privati ritenuti idonei e non soggetti a rischio, facilmente raggiungibili sia in auto che a piedi. E’ assolutamente necessario che la popolazione sia preventivamente informata sull’ubicazione di questo tipo di aree;
2. aree di ricovero: luoghi e spazi in grado di accogliere strutture ricettive per garantire assistenza e ricovero a coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. Saranno aree e/o luoghi non soggetti a rischio, ubicati, possibilmente nelle vicinanze di risorse idriche, con allacci per l’energia elettrica e lo smaltimento delle acque reflue;
3. aree di ammassamento: centri di raccolta di uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso alla popolazione, con le stesse caratteristiche delle aree di ricovero e con parcheggi sufficientemente capienti per accogliere anche mezzi di notevoli dimensioni.
Le aree di attesa devono essere conosciute preventivamente, in modo da indurre un
comportamento collaborativo e cosciente nella popolazione. Analogamente le aree di
ricovero devono essere adeguatamente attrezzate con collegamenti ai servizi principali
(acqua, energia elettrica, scarichi, ecc..) in modo da non sprecare risorse e ridurre i tempi
di allestimento all’atto dell’evento.
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Nel territorio comunale sono state censite tre aree d’attesa, due di ricovero e una di
ammassamento.
carta tematica AREE EMERGENZA
Le aree di attesa si collocano una per ogni centro abitato
A Col San Martino in piazza dell’Emigrante, di circa 2.000 mq di superficie, capace di
contenere 1100 persone. In precedenza era stata indicata anche la piazza Fontana ma non è
più ritenuta idonea in quanto rientra in una zona a rischio idraulico (vedi capitolo
“Rischio Idraulico”).
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carta tematica ARE ATTESA COL SAN MARTINO
A Farra di Soligo, in Piazza Caduti nei Lager, di circa 2300mq di superficie, capace di
contenere fino a 1250 persone
carta tematica AREA ATTESA e RICOVERO FARRA di SOLIGO
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A Soligo, nel parcheggio in via San Gallo di 670mq di superficie, capace di ospitare 370
persone.
Carta tematica AREE ATTESA, RICOVERO e AMMASSAMENTO SOLIGO
Come aree di ricovero della popolazione sono stati ritenuti idonei il campo sportivo di
Farra di Soligo in via Cal della Madonna di 12.700mq di superficie per una capienza di
circa 370 persone, ed a Soligo il campo sportivo centro parrocchiale in via Dei Colli di
7.500mq di superficie per una capienza di circa 190 persone.
L’area di ammassamento dei soccorritori e anch’essa situata presso il campo sportivo
di Soligo, di 8.500mq di superficie e con ampio parcheggio capace di ospitare anche mezzi
eccezionali.
Gli edifici precedentemente individuati come ricoveri per la popolazione non sono stati
più ritenuti idonei perché non corrispondenti alle norme antisismiche.
Non si segnalano problemi alla viabilità (sottopassi, strozzature, ecc..) che possano
limitare il raggiungimento delle aree di emergenza a mezzi eccezionali di soccorso.
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L’area di attesa di Farra di Soligo, in piazza Caduti nei Lager, pur trovandosi in un area
che non si può definire dal punto di vista della macrozonazione del rischio idrogeologico
del tutto scevra di potenziali dissesti, gode di condizioni locali di stabilità in riferimento
agli alti tempi di ritorno dei fenomeni ipotizzabili (tr. maggiore o uguale a 100 anni) e delle
condizioni strutturali locali (area pianeggiante, lontana da scarpate attive e da costoni in
roccia, non passibile di fenomeni erosivi e di fenomeni di crollo da pareti, ecc) tale da
permetterne l’utilizzo (valore di rischio in matrice 0,12).
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1.8 - Individuazione dei rischi
Per scenari di rischio si intende la sintesi descrittiva, correlata da cartografia, del
possibile svilupparsi di eventi naturali e non, sul territorio comunale e la loro azione sugli
insediamenti, sulle attività e sulle infrastrutture presenti, realizzata attraverso l’analisi, sia
di tipo storico che fisico, delle fenomelogie.
Per ogni tipo di rischio ipotizzato, si prenderà in considerazione il massimo evento
atteso, ciò sta a significare che, a fronte della differente intensità ed estensione con cui un
evento può manifestarsi nonché del diverso livello di gravità e delle sue conseguenze, il
piano dovrà essere strutturato ipotizzando il più elevato grado di intensità, la maggiore
estensione e le più serie conseguenze.
In termini analitici, il rischio è espresso da una formula che lega pericolosità,
vulnerabilità e valore esposto:
Rischio = pericolosità x vulnerabilità x valore esposto
La pericolosità esprime la probabilità che in una zona si verifichi un evento dannoso di
una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo (che può essere il
“tempo di ritorno”). La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento. In certi
casi (come per le alluvioni) è possibile stimare, con una approssimazione accettabile, la
probabilità di accadimento per un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri
casi, come per alcuni tipi di frane, tale stima è di gran lunga più difficile da ottenere.
La vulnerabilità invece indica l’attitudine di un determinata “componente ambientale”
(popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture, etc.) a sopportare gli effetti in funzione
dell’intensità dell’evento. La vulnerabilità esprime il grado di perdite di un dato elemento
o di una serie di elementi risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data magnitudo,
espressa in una scala da zero (nessun danno) a uno (distruzione totale).
Il valore esposto o esposizione indica l’elemento che deve sopportare l’evento e può
essere espresso o dal numero di presenze umane o dal valore delle risorse naturali ed
economiche presenti, esposte ad un determinato pericolo.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 19
Il prodotto vulnerabilità per valore indica quindi le conseguenze derivanti all’uomo, in
termini sia di perdite di vite umane, che di danni materiali agli edifici, alle infrastrutture ed
al sistema produttivo. Il rischio esprime dunque il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a
proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un
particolare evento dannoso; in altre parole il rischio è il prodotto della probabilità di
accadimento di un evento per le dimensioni del danno atteso.
Nella valutazione dei rischi presenti nel territorio si utilizzeranno le matrici di rischio
che nella forma generica, assumono la forma:
Nes
sun
pres
enza
Pres
enza
di
stru
tture
mar
gina
li Pr
esen
za d
i st
ruttu
re e
d ed
ifici
Pres
enza
di
stru
tture
, edi
fici e
pe
rson
e
Pres
enza
di
stru
tture
, edi
fici e
zo
na d
ensa
men
te
abita
ta
Pericolo assente R0 R0 R0 R0 R0 Pericolo basso R0 R1 R1 R1 R1 Pericolo medio R0 R1 R1 R2 R2 Pericolo elevato R0 R1 R2 R3 R3 Pericolo molto elevato R0 R1 R2 R3 R4
In ascisse si riportano la vulnerabilità e il valore esposto o una loro combinazione,
mentre in ordinate la pericolosità, con valori da assegnare di volta in volta in funzione
dell’evento considerato.
L’immagine che segue evidenzia come il crescente aumento di danni (e di vittime) che i
fenomeni calamitosi provocano sia per lo più causato dall’aumento del “danno potenziale”
(vulnerabilità x valore) e non tanto da un reale incremento del numero e dell’intensità degli
eventi.
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La mitigazione del rischio non è perseguibile unicamente mediante azioni strutturali,
come quelle finalizzate alla difesa idraulica del territorio dalle possibili esondazioni
fluviali, quindi agendo sul fattore pericolosità, ma anche attraverso azioni di tipo
amministrativo orientale a regolamentare le attività svolte in tali aree stabilendo opportuni
vincoli in modo da evitare e possibilmente ridurre, il valore economico e sociale minacciato
dagli eventi calamitosi.
Nel territorio comunale non si sono ravvisate condizioni tali da prendere in
considerazione il pericolo di incidenti industriali rilevanti, crollo di dighe, frane,
mareggiate e valanghe.
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1.8.1 RISCHIO SISMICO
Un terremoto è essenzialmente una frattura che si produce nelle rocce della crosta
terrestre a seguito di un accumulo di energia di deformazione causato da agenti tettonici
a grande scala, come il moto relativo tra due placche litosferiche a contatto.
Margini fra placca Eurasiatica e placca Africana (fonte:Udias e al., 1989)
Dal punto di vista della misura strumentale del fenomeno, è fondamentale
distinguere chiaramente le quantità che rappresentano la severità del terremoto alla
sorgente, da quelle che misurano la violenza della scossa (moto vibratorio del suolo) in
un punto a distanza dalla sorgente stessa.
Per il primo scopo la grandezza normalmente impiegata è la magnitudo (espressa
nella scala Richter), che dipende essenzialmente dall’energia cinetica rilasciata.
Il un punto a distanza, la misura più adatta ai fini ingegneristici è invece
l’accelerazione del suolo, e in particolar modo il suo valore massimo, giacché a questa
sono proporzionali le forze di inerzia che si esercitano sulle strutture.
In alternativa, si può fare riferimento a classificazioni empiriche dette di intensità
macrosismica, quali la scala Mercalli e derivate; queste forniscono, per ogni intensità,
una descrizione locale degli effetti distruttivi provocati dal sisma.
Nella tabella che segue si raffronta l’intensità della scala Mercalli con gli effetti
prodotti dal sisma:
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I - impercettibili
II - molto leggero
III - leggero
IV – moderato
V – abbastanza forte
VI – forte
VII – molto forte
VIII – rovinoso
IX – distruttivo
X – totalmente distruttivo
XI – catastrofico
XII - grandemente catastrofico
La tabella successiva compara, a solo titolo di esempio in quanto riferite a grandezze
diverse, l’intensità del terremoto espressa nella scala Mercalli, la magnitudo espressa
nella scala Richter e l’accelerazione al suolo.
INTENSITA'
(Mercalli) MAGNITUDO
(Richter) ACCELERAZIONE AL SUOLO (in g)
III – IV 2,8 – 3,1 IV 3,2 - 3,4 0.010 – 0.025
IV - V 3,5 – 3,7 0.025 – 0.035 V 3,7 - 3,9 0.035 - 0.050
V – VI 4,0 – 4,1 0.050 – 0.075 VI 4,2 – 4,4 0.075 – 0.100
VI – VII 4,5 – 4,6 0.100 – 0.130 VII 4,7 – 4,9 0.130 – 0.160
VII – VIII 5,0 – 5,1 0.160 – 0.180 VIII 5,2 – 5,6 0.180 – 0.250 IX 5,7 – 6,1 0.250 – 0.350
X – XI >6,2 >0.350
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 23
Il settore delle Alpi Meridionali comprendete le Prealpi venete e friulane è sede di
accentuata sismicità dovuta al reciproco avvicinamento della placca africana e quella
eurasiatica e nell’immagine che segue si possono vedere le località sede di eventi sismici
accaduti negli ultimi decenni.
tavola estratta dall’atlante della sismicità 1981-2002 – fonte GNDT
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha suddiviso la fascia prealpina in
un’insieme di zone sismogenetiche.
Zone sismogenetiche – Veneto - fonte INGV
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 24
e il Comune di Farra di Soligo si colloca subito a nord della zona sismogenetica del
Montello
Zone Sismogenetiche – Farra di Soligo
Il territorio comunale, in base alla classificazione sismica del 2003, è stato inserito
nella seconda classe di sismicità
Classe 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti.
Classe 2 - Nei comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza
forti.
Classe 3 - I Comuni interessati in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti
modesti.
Classe 4 - E' la meno pericolosa. Nei comuni inseriti in questa zona le possibilità di
danni sismici sono basse).
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 25
classificazione 2004 – Farra di Soligo
La valutazione del valore massimo di accelerazione del suolo con probabilità di
superamento del 10% in 50 anni, molto più significativi per questa analisi che la classe di
sismicità precedentemente citata, indica per il territorio comunale valori compresi tra
0,242g (zona Sud-Ovest) e 0.249g (zona Nord-Est).
accelerazione al suolo Susegana – fonte INGV
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 26
Questi valori sono riferiti ad un substrato roccioso, sono quindi valori di riferimento
generali che necessitano di ulteriori ispezioni geologiche per una microzonizzazione atta a
rilevare eventuali aree di amplificazione.
Nel complesso del territorio veneto il comune di Farra si pone quindi tra le zone più
critiche, che possiamo ritenere a pericolo costante pari a P3.
accelerazione al suolo – Veneto
A titolo comparativo si consideri che recenti studi condotti presso il laboratorio di
prove dinamiche dell’ENEA di Casacci (Roma), hanno evidenziato come sollecitazioni
dovute al una accelerazione pari a 0,3g su una struttura realizzata a doppio parametro con
legante povero (tipico degli edifici in pietra legati con calce), ha come esito il collasso totale.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 27
Storicamente la massima intensità registrata nel territorio della Comunità è stata del
settimo grado della scala MSC (Mercalli-Cancani-Sieberg).
Storia sismica di Farra di Soligo
Osservazioni disponibili: 5 effetti Sisma Is Anno Area epicentrale Io Mw 7 1936 BOSCO CANSIGLIO 9 5.90 4 1914 GARFAGNANA 7 5.79 3-4 1989 PASUBIO 6 4.96 3 1952 POLCENIGO 5 4.68 NF 1987 REGGIANO 6 5.05
Fonte:INGV – DBMI04
Gli effetti di un sisma di intensità pari al settimo grado (molto forte) possono avere
sugli edifici civili sono:
a. La gente si spaventa e cerca di correre all’esterno. Molti possono avere dei problemi
a mantenere l'equilibrio, specialmente nei piani alti.
b. I mobili si spostano e i pensili possono rovesciarsi. Oggetti possono cadere sul
pavimento. L’acqua esce da serbatoi e piscine.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 28
c. Molti edifici in classe A subiscono danni di grado 3, pochi di grado 4.
Molti edifici in classe B subiscono danni di grado 2, pochi di grado 3.
Pochi edifici di classe C subiscono danni di grado 2
Nella tabella che segue la Scala Macrosismica Europea definisce i gradi di danno che
interessano gli edifici in muratura.
Classificazione dei Danni in edifici in muratura
Grado 2: danno moderato (danno strutturale leggero, danno non strutturale moderato) Crepe in molte pareti Caduta di larghe parti dell’intonaco Crollo parziale dei camini
Grado 3: danno pesante consistente (danno strutturale moderato, danno non strutturale pesante) Crepe larghe ed estese in gran parte delle pareti Distacco delle tegole dal tetto. Crollo dei camini Cedimenti di elementi individuali non strutturali
Grado 4: danno pesante e consistente (danno strutturale pesante, danno non strutturale molto pesante)
Cedimenti delle pareti. Cedimento strutturale parziale di tetti e piani
Grado 5: Distruzione (danno strutturale molto pesante)
Crollo totale
La scala di vulnerabilità sismica EMS98 degli edifici è suddivisa in sei classi, come
riporta la tabella sottostante. Gli edifici di classe A risultano essere maggiormente
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 29
vulnerabili agli effetti sismici, mentre la classe F risulta la più sicura nei confronti di questo
tipo di evento.
valore centrale — elevata probabilità ----- bassa probabilità
Classi di vulnerabilità mica EMS98
Il grafico che segue rappresenta la relazione che esiste tra intensità dell’evento (espressa
nella scala Mendelev, Ksponheuer, Karnik del 1981, con gli stessi significati e gradi della scala Mercalli) e il grado di danno che si presume subiscano gli edifici, in funzione delle
loro classe di vulnerabilità (si riportano solo le classi A e C).
danno / intensità
0
1
2
3
4
5
6
V VI VII VIII IX X XI XII
grado MSK
dann
o
edificio di classe C
edifcio di
Classi di vulnerabilità Tipologie A B C D E F Pietra grezza Terra o mattoni crudi — Pietre sbozzate o a spacco — — Pietre squadrate — — ---- ---- Mattoni ---- --- ---- ---- Muratura non armata con solai in c.a. — — ---- ---- M
URA
TURA
Muratura armata o confinata ---- ---- — Telaio senza protezione sismica (ERD) ---- -------- --- ---- -----
Telaio con livello di ERD moderato ---- -------- ---- Telaio con livello di ERD elevato ---- -------- ---- Pareti senza ERD ---- ---- Pareti con livello di ERD moderato ---- ---- CE
MEN
TO
ARM
ATO
Pareti con livello di ERD elevato ---- ---- Struttura in ACCIAIO ---- -------- ---- Struttura in LEGNO ---- -------- ----
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 30
Nelle foto che seguono si riportano degli esempi di edifici in muratura appartenenti alle
classi di vulnerabilità sismica A, B e C
edifici di classe A
edificio di classe B
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 31
edificio di classe C
Gli edifici più vecchi hanno solitamente una struttura in muratura portante (in mattoni
o pietra) con solai in legno, soprattutto questi risultano debolmente ammorsati alle pareti e
quindi rientrano nelle classi di vulnerabilità sismica A e B, in alcuni la sostituzione dei
vecchi solai con nuovi in c.a. può elevare la classe dell’edificio fino a C.
L’analisi dettagliata delle strutture degli edifici, necessaria per una esaustiva
classificazione di vulnerabilità sismica, è stata qui semplificata con una classificazione in
base all’età degli edifici stessi, ritenendo che edifici coetanei siano stati realizzati con le
medesime tecniche costruttive.
L’evolversi delle tecniche di costruzione (soprattutto l’introduzione del cemento
armato) e le più accurate analisi delle sollecitazioni generate da un terremoto hanno
determinato nel tempo una più adeguata risposta degli edifici alle sollecitazioni sismiche e
una conseguente riduzione del rischio per quelli di più recente costruzione.
Per valutare l’effetto di un evento sismico si è quindi suddiviso l’edificato civile in
quattro classi di età, corrispondenti a diverse modalità costruttive locali:
centri storici - edifici precedenti al 1900
compresi tra il 1900 e il 1950
compresi tra il 1950 e il 1980
compresi tra il 1980 e il 2010
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 32
In questo elaborato non è stata realizzata la valutazione del singolo edificio in quanto
esula dal presente lavoro, si è cercato invece di accorpare gruppi di edifici che presentano
simili caratteristiche, per questo gli edifici isolati non vengono classificati.
La corrispondenza utilizzata tra l’analisi storica e la tipologia di strutture indicate nel
db del dgr. 1575 è la seguente:
centri storici A – Muratura più vulnerabile
compresi tra il 1900 e il 1950 B – Muratura media
compresi tra il 1950 e il 1980 C1 – Muratura buona
compresi tra il 1980 e il 2010 C2 – Strutture in c.a.
Nel calcolo della matrice di rischio si vanno quindi ad inserire questi dati:
pericolosità: costante pari a P3 (valore 0.75)
vulnerabilità: muratura A (valore 1.00)
muratura B (valore 0.75)
muratura C1 (valore 0.50)
struttura C2 (valore 0.25)
Adottando le seguenti classi di rischio
0 0-0,25 0,26-0,50 0,51-0,75 0,76-1,00 R0 R1 R2 R3 R4
Ne emerge una zonizzazione a macchia di leopardo in cui si mescolano zone ad elevato
rischio con quelle a minor rischio.
La classificazione del rischio sismico nel territorio comunale di Farra di Soligo è quindi:
P3 0,75 centro storico A 1,00 0,75 R3 edificato 1900 - 1960 B 0,75 0,56 R3 edificato 1960 - 1980 C1 0,50 0,38 R2 edificato 1980 - 2010 C2 0,25 0,19 R1
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 33
Carta tematica RISCHIO ZONE A RISCHIO SISMICO
Sono stati quindi censite le varie tipologie di edifici presenti nelle varie zone:
rischio civili industriali agro.zootec. scolastici culto
R1 54 19 3 4 0
R2 140 6 13 0 1
R3 4423 10 107 1 2
totale 4617 35 123 5 3
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201011_Sisma del DB
regionale
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 34
1.8.2 RISCHIO IDRAULICO
Dal punto di vista del clima l’Italia de nord è stata suddivisa in cinque aree, “aree
climatiche”, dal comportamento omogeneo.
Il comune di Farra di Soligo si colloca all’estremo nord dell’ area-1 “Adriatica “:
aree climatiche ARPA-SMR
In questa zona la precipitazione media annua, come si deduce dalla carta tematica che
segue, è di circa 1000mm/anno.
nr Area Stazioni
1 Adriatica Venezia, Padova, Treviso, Bologna, Ravenna, Rimini e Falconara
2 Padana Centrale Milano Linate, Brescia, Verona, Vicenza, Bergamo e Piacenza
3 Padana Occidentale Torino, Bric Della Croce, Cameri, Malpensa e Monte Bissino
4 Tirrenica Arezzo, Pisa, Genova, Firenze, Passo della Cisa e Monte Cimone
5 Adriatica Bolzano, Passo Rolle, Raganella, Dobbiamo, Tarvisio, Trieste
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 35
precipitazione cumula annuale media 1960-1999 da “quaderni tecnici ARPA-SMR
con un andamento stagionale bimodale, ossia con due periodi di maggiore intensità
(giugno e novembre) delle precipitazioni e due di minore intensità (febbraio e luglio). Dal
punti di vista alluvionale il mese di novembre (75mm) risulta quello più critico
area ADRIATICA
0
10
20
30
40
50
60
70
80
G F M A M G L A S O N D
mm
H2O
I dati rilevati localmente (stazione di Sernaglia della Battaglia) indicano una maggiore
piovosità,1300mm/anno, rispetto la media della zona e confermano l’andamento
bimodale.
L’analisi delle serie temporali dei dati annuali negli ultimi dieci anni ha evidenziato
come i valori di precipitazione (mm/anno) si sono mantenuti al di sotto della media del
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 36
trentennio di riferimento (1960 – 1990) e, in particolare, come gli ultimi tre anni sono stati i
meno piovosi dei quarant’anni considerati.
…….. media nei 40 anni
Non bisogna però considerare questo dato come indicativo di una maggiore sicurezza,
perché il decremento della piovosità si è registrato solo nel primo semestre dell’anno,
mantenendosi pressoché inalterato nei rimanti sei mesi. In questo secondo periodo è stata
riscontrata invece, una diminuzioni dei giorni piovosi e quindi una maggior intensità di
precipitazione.
In conclusione, le variazioni climatiche in atto, stanno generando eventi siccitosi nel
periodo nella prima parte dell’anno (quando l’agricoltura, maggiore utilizzatrice
richiederebbe molta acqua) e brevi ma intense precipitazioni nella seconda parte con
aggravio di problemi idrici già presenti, a conferma di quanto già detto sulla maggior
pericolosità dei mesi autunnali (ottobre-novembre).
I torrenti maggiori del comune, il Raboso, Rio Storito, il Rio Farra, il Rio Platean,
fluiscono solamente durante i periodi piovosi, mentre in epoca di magra tutte le acque
filtrano nei depositi ghiaiosi per andare ad alimentare la falda sotterranea, ne consegue che
i momenti più critici risultano essere in primavera (maggio-giugno) e in autunno (ottobre-
novembre) dove si concentrano le precipitazioni che possono dare luogo a fenomeni di
limitati allagamenti localizzati, come lungo la SP32, ma anche a tracimazioni o a cedimenti
d’argine lungo il torrente Raboso, soprattutto nella sua parte pensile verso l’abitato di
Giussin
Per la valutazione della matrice di rischio idraulico si sono considerati le valutazioni sul
pericolo di allagamento del territorio con tempo di ritorno di 5 anni, effettuate dal
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 37
Consorzio di Bonifica Pedemontano Bretella di Pederobba (ora Consorzio di Bonifica
Piave).
Aree alluvionabili - estratto dal valutazione pericolosità idraulica C.B.P.
Le aree soggette ad inondazione periodica (tavole di analisi geologica PAT)
Aree alluvionabili - PAT.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 38
Le aree a pericolosità idraulica moderata da piene storiche (PTCP)
Allagamenti - PTCP
Ottenendo una pericolosità idraulica complessiva come da carta tematica seguente
Carta tematica: PERICOLOSITA’ IDRAULICA
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 39
Per queste tre categorie di pericolo sono stati assegnati i valori:
aree soggette ad inondazioni con tr=5 anni P1=0.1,
aree soggette ad inondazione periodica P1=0.25,
aree PTCP P0=0.0,
aree PTCP P1=0.25
Per indicare il valore sposto si è utilizzato la Carta Copertura del Suolo Veneto 2009,
(Segreteria Regionale all'Ambiente e Territorio Unità di Progetto per il SIT e la
Cartografia) assegnado valori, come da tabella seguente, che danno maggior peso (valore
1,00) alle aree più antropizzate, e vista la notevole incidenza sull’economia locale, il valore
0,01 anche alle aree coltivate a vigneto.
Legenda – uso del suolo Valore
esposto
Tessuto urbano discontinuo denso con uso misto (Sup. Art. 50%-80%) 1,00
Tessuto urbano discontinuo medio, principalmente residenziale (Sup. Art. 30%-50%) 0,85
Aree industriali, commerciali e dei servizi pubblici e privati 0,75
Tessuto urbano discontinuo rado, principalmente residenziale (Sup. Art. 10%-30%) 0,75
Strutture residenziali isolate 0,60
Aree destinate ad attività industriali 0,50
Rete ferroviaria con territori associati 0,50
Aree destinate a servizi pubblici, militari e privati 0,25
Aree destinate ad attività sportive ricreative 0,25
Rete stradale secondaria con territori associati 0,25
Tessuto urbano discontinuo 0,25
Aree estrattive 0,20
Aree in costruzione 0,20
Aree verdi urbane 0,20
Classi di tessuto urbano speciali 0,20
Aree in attesa di una destinazione d'uso 0,02
Vigneti 0,01
Introducendo i valori numerici nella matrice di rischio e assumendo i seguenti campi
di valori per il rischio
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 40
0-0,049 0,050-0,25 0,26-0,50 0,51-0,75 0,76-1,00
R0 R1 R2 R3 R4
Graficamente la carta del rischio idraulico si presenta nella forma
Carta tematica: RISCHIO IDRAULICO - complessivo
Nella lettura della carta tematica del rischio idraulico si deve tener presente che solo
nelle zone limitrofe al torrente Raboso e al Rio Farra si raggiungono valori di R1 prossimi
Nes
sun
pres
enza
um
ana
o di
in
fras
trut
ture
Pres
enza
di
stru
tture
mar
gina
li
Pres
enza
di
stru
tture
ed
edifi
ci
Pres
enza
di
stru
tture
, edi
fici e
pe
rson
e
Pres
enza
di
stru
tture
, edi
fici e
zo
na d
ensa
men
te
abita
ta
Valori numerici 0 0,20 0,50 0,75 1,00
P0 0 R0 0
R0 0
R0 0
R0 0
R0 0
P1 0,25 R0 0
R1 0,05
R1 0,125
R1 0,185
R1 0,250
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 41
a 0,25 mentre lungo la SP32 i valori di R1 sono molto limitati (inferiori a 0,1).
Sono stati quindi censite le varie tipologie di edifici presenti nelle varie zone:
rischio civili industriali agro.zootec. scolastici culto
R1 1808 113 373 2 2
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201081_Allagamenti
del DB regionale
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 42
1.8.3 RISCHIO GEOLOGICO
La carta del pericolo geologico generalizzato comprende diverse classi di
problematica geologica in senso lato e di fatto costituisce la sintesi delle conoscenze del
territorio in ottica applicativa.
Le componenti che più hanno pesato nella suddivisione delle classi e di conseguenza
nella definizione di appartenenza di un’area ad una classe invece che ad un’altra sono :
pericolo generalizzato di frana , sia essa di crollo o scoscendimento;
pericolo idrogeologico inteso sia come effettivo pericolo di alluvione per impossibilità
della rete ad assorbire la portata affluente sia come il pericolo che si formino lame
d’acqua superficiali;
pericolo sismico, ovviamente questa valutazione non ha la valenza di una
microzonizzazione sismica ma indica quei temi geologici la cui presenza o meglio
compresenza possono aumentare l’aliquota generalizzata di pericolo geologico.
Per rendere comprensibile e applicabile la sintesi geologica è stata adottata un legenda
semplificativa che prevede la suddivisione del territorio in 5 classi a diverso grado di
pericolosità geologica con aumento del pericolo geologico da 1 a 5.
Carta tematica – PERICOLO GEOLOGICO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 43
In sintesi le considerazioni che hanno portato alla definizione di appartenenza di
un’area in una classe invece che in ‘altra sono le seguenti:
Classe 5
PERICOLO ELEVATO
Elevato pericolo di frana di crollo o scivolamento , possibilità di esondazione nei
fondovalle, effetti di amplificazione sismica per effetto morfologici di cresta
Si tratta della porzione a Nord del territorio comunale, la penalità deriva
essenzialmente dalla compresenza di almeno due fattori penalizzanti, l’elevata acclività
da cui deriva l’elevata tendenza al dissesto gravitativo sia in condizioni statiche che
dinamiche (sismiche) e una rete idrografica diffusa su un ambiente ad elevata energia del
versante.
Assetto morfologico
Aree sempre molto acclivi con diversi fenomeni di dissesto idrogeologico.
Litologia
Presenza di rocce conglomeratiche in affioramento o di rocce tenere marnose siltose
con inclusioni arenacee coperte da un coltre di qualche metro di terreno sciolto.
Idrogeologia
L’assetto idrogeologico superficie molto complesso e sempre in grado di generare
problematiche per l’elevata pendenza e l’erodibilità del substrato della fascia
collinare.
Aspetto sismologico
Le oscillazioni sismiche in rocce compatte si trasmettono con frequenza elevata e con
ampiezza modesta, la presenza di stratificazione sottile ed elevata fatturazione
determina un elevato pericolo di crollo nella fascia montana.
Nella fascia collinare, eccezione fatta per poche aree la presenza di una coltre che
s’interpone tra il substrato e le fondazioni determinano un aumento dell’ampiezza
con effetto negativo sull’edificato.
Classe 4
PERICOLO MEDIO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 44
Moderate possibilità di frane di crollo o scoscendimento per lo più legate a anomale
condizioni di saturazione per interventi che hanno alterato il corretto deflusso delle
acqua.
Questa classe chiude a Sud la precedente è corrisponde al piede delle formazioni
collinari, il pericolo geologico deriva essenzialmente dalla presenza di fattori penalizzanti
riconducibili ad una acclività ancora elevata , ad un pericolo di dissesto gravitativo
importante anche se minore rispetto alla classe precedente e una rete idrografica diffusa
ma molte volte soggetta ad interventi in parte sconsiderati quali strozzature e
tombinamenti su un ambiente ad elevata energia del versante.
Assetto morfologico
Aree sempre acclivi con diversi fenomeni di dissesto idrogeologico.
Litologia
Presenza di rocce conglomeratiche o marnose siltose coperte da un coltre di qualche
metro di terreno sciolto facilmente saturabile ed erodibile.
Idrogeologia
L’assetto ideologico superficie molto complesso in grado di generare problematiche
per l’elevata l’erodibilità.
Aspetto sismologico
Nella fascia collinare, eccezione fatta per poche aree la presenza di una coltre che
s’interpone tra il substrato e le fondazioni determinano un aumento dell’ampiezza
con effetto negativo sull’edificato.
Classe 3
PERICOLO BASSO
Il rischio di frana è molto ridotto come il rischio di esondazione, sono possibili
fenomeni di saturazione per difficoltà di sgrondo superficiale.
Questa classe rappresenta un termine di passaggio tra l’area collinare e la pianura del
Quartier del Piave, si tratta di una falda collinare pedemontala di origine alluvionale e
colluviale con fenomenologie fossili che diventa quiscienti solo in corrispondenza agli
assi idraulici principali.
Il pericolo geologico deriva essenzialmente dalla presenza di fattori penalizzanti
riconducibili ad un pericolo di dissesto idrogeologico generalizzato se minore rispetto
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 45
alla classe precedente e una rete idrografica ancora purtroppo molte volte soggetta ad
interventi quali strozzature e tombinamenti.
La presenza della provinciale che scorre trasversalmente alle linee di deflusso in più
di una occasione rappresenta un ostacolo al deflusso stesso.
Assetto morfologico
Aree poco acclivi con fenomeni di dissesto idrogeologico riconducibili a soliflusso o
creep, raro lo scoscendimento.
Litologia
Presenza di depositi alluvionali in matrice fine di elevata potenza, in facies
grossolana solo lungo le aste fluviali principali.
Idrogeologia
L’assetto ideologico superficie molto complesso in grado di generare problematiche
di alluvioni in presenza di alterazioni della sezione idraulica dei torrenti e fossi,
frequenti condizioni di saturazione anche per la presenza di falda non profonda.
Aspetto sismologico
L’aumento della potenza della coltre superficiali determina una diminuzione di
frequenza, le frequenti condizioni di saturazione entro i 5 /7 m. su facies fine
propongono il pericolo di liquefazione in casi di evento tellurico importante.
Classe 2
PERICOLO BASSO
Assente rischio di frana , discreto assetto idrogeologico ma la minore permeabilità e la
fitta rete idrografica superficiale non sempre in buone condizioni determina la possibilità
di fuoriuscita di acqua dai canali con presenza di impaludamento diffuso e permanente e
in alcune zone di una lama d’acqua a scorrere.
Questa classe si estende ormai nella piana del Quartier del Piave, si tratta della
frazione ultima della falda collinare pedemontana di origine alluvionale con
fenomenologie che diventa quiescenti solo in corrispondenza agli assi di drenaggio
idraulico principali.
Il pericolo geologico deriva essenzialmente dalla presenza di fattori penalizzanti
riconducibili ad un dissesto idrogeologico generalizzato se minore rispetto alla classe
precedente.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 46
Assetto morfologico
Aree non acclivi con fenomeni di dissesto idrogeologico riconducibili solo all’effetto
di trasporto solido.
Litologia
Presenza di depositi alluvionali in matrice fine di elevata potenza.
Idrogeologia
L’assetto ideologico superficiale capillare e molto complesso in grado di generare
problematiche di alluvioni in presenza di alterazioni della sezione idraulica dei fossi.
Aspetto sismologico
Le frequenti condizioni di saturazione entro i 5 /7 m. su facies fine propongono il
pericolo di liquefazione in caso di evento tellurico importante.
Classe 1
PERICOLO MOLTO BASSO
Assente rischio di frana, migliore assetto idrogeologico generale anche per un
aumento della permeabilità, la fitta rete idrografica superficiale è meno fitta ma
complessivamente in condizioni migliori e più incisa.
Questa classe si differenzia dalla precedente solo per un aumento della permeabilità
dei terreni superficiali. Come conseguenza immediata del maggio drenaggio superficiale
è la diminuzione delle condizioni di saturazione nel terreno.
Il pericolo geologico è complessivamente molto basso e gli unici fattori penalizzanti
sono riconducibili ad un dissesto idrogeologico generalizzato se ancora minore rispetto
alla classe precedente.
Assetto morfologico
Aree non acclivi.
Litologia
Presenza di depositi alluvionali in matrice fine di elevata potenza.
Idrogeologia
L’assetto idrogeologico superficiale è ancora capillare ma più efficiente in grado di
generare problematiche di alluvioni in presenza di alterazioni della sezione idraulica
dei fossi.
Aspetto sismologico
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 47
Le frequenti condizioni di saturazione entro i 5 /7 m. su facies fine propongono il
pericolo di liquefazione in caso di evento tellurico importante.
Classe 0
PERICOLO NULLO
Assente rischio di frana, assetto idrogeologico ottimale, lontano da elementi
idrogeologici attivi e in quota rispetto a questi , terreno solido e compatto.
Questa classe si differenzia dalla precedente per un deciso cambio della litologia
superficiale, la presenza di un importante materasso alluvionale sabbio ghiaioso
determina una drastica diminuzione delle possibili condizioni di saturazione nel terreno.
Il pericolo geologico è complessivamente praticamente nullo, le aree sono lontane dai
corsi d’acqua.
Assetto morfologico
Aree non acclivi.
Litologia
Presenza di depositi alluvionali sabbio ghiaiosi compatti e addensati di elevata
potenza .
Idrogeologia
Praticamente assente per l’elevato drenaggio del terreno, falda profonda e non
interferente.
Per eseguire la valutazione della matrice di rischio sono stati assegnati i seguenti valori
alle classi di pericolo:
classe 5 = 1.0
classe 4 = 0.8
classe 3 = 0.6
classe 2 = 0.4
classe 1 = 0.2
classe 0 = 0.0
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 48
Utilizzando anche in questo caso la Carta Copertura del Suolo Veneto 2009 (Segreteria
Regionale All'ambiente e Territorio Unità di Progetto per il SIT e la Cartografia) per
indicare il valore esposto e assegnati i valori, che danno maggior peso (valore 1,00) alle
aree più antropizzate (vedi tabella capitolo precedente), si ottiene la matrice del rischio
geologico che segue:
In cui i valori numerici di rischio e sono i seguenti:
0-0,049 0,050-0,25 0,26-0,50 0,51-0,75 0,76-1,00 R0 R1 R2 R3 R4
Graficamente la carta del rischio idraulico si presenta nella forma
N
essu
n pr
esen
za
uman
a o
di
infr
astr
uttu
re
Pres
enza
di
stru
tture
m
argi
nali
Pres
enza
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ed
edifi
ci
Pres
enza
di
stru
tture
, ed
ifici
e
pers
one
Pres
enza
di
stru
tture
, ed
ifici
e z
ona
dens
amen
te
abita
ta
classe Valori numerici 0 0,20 0,50 0,75 1,00
0 0 R0 0
R0 0
R0 0
R0 0
R0 0
1 0,2 R0 0
R1 0,04
R1 0,125
R1 0,15
R1 0,2
2 0,4 R0 0
R1 0,08
R1 0,10
R2 0,3
R2 0,4
3 0,6 R0 0
R1 0,12
R2 0,3
R2 0,45
R3 0,6
4 0,8 R0 0
R1 0,16
R2 0,4
R3 0,6
R4 0,8
5 1,0 R0 0
R1 0,20
R2 0,5
R3 0,75
R4 1,0
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 49
Carta tematica: RISCHIO GEOLOGICO
Sono stati quindi censite le varie tipologie di edifici presenti nelle varie zone:
rischio civili industriali agro.zootec. scolastici culto
R1 353 83 154 6 2
R2 1161 62 270 0 0
R3 2051 55 309 1 0
R4 360 1 57 0 0
totale 3825 201 790 7 2
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 50
1.8.4 RISCHIO FRANE
Considerando, nel più ampio contesto del rischio geologico, solo le zone in cui sono
presenti fenomeni franosi (Piano di Assetto del Territorio: aree di frana e piccole frane non
classificate) come riportato nella carta tematica che segue
Carta tematica: ZONE DI FRANA e FPICCOLE FRANE NON CLASSIFICATE
e verificata la loro interferenza con la presenza di infrastrutture, beni e insediamenti
umani, si ricava la carta del rischio frane che segue
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 51
Carta tematica: RISCHIO FRANE
In cui solo presso le località Cesene e Canal, il rischio assume il valore R2 perché le
frane, di limitate dimensioni, si trovano in prossimità di abitazioni
Carta tematica: RISCHIO FRANE loc. Canal, val Ternette
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 52
Carta tematica: RISCHIO FRANE loc. Cesene
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201091_Frane del DB
regionale
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 53
1.8.5 RISCHIO INDUSTRIALE
Le industrie a rischio sono quelle in cui sono presenti determinate sostanze
pericolose per l'organismo umano (sostanze tossiche) che possono essere rilasciate
all'esterno dello stabilimento o che possono liberare grandi quantità di energia termica
(sostanze infiammabili) o energia dinamica (sostanze esplosive). Gli incidenti si possono
quindi definire come eventi che comportano l'emissione incontrollata di materia e/o
energia all'esterno dei sistemi di contenimento tale da dar luogo ad un pericolo grave,
immediato o differito per la salute umana e per l'ambiente, all'interno o all'esterno dello
stabilimento.
Il miglioramento degli standard di sicurezza e la messa a punto di sistemi di
prevenzione e protezione previsti nelle normative hanno lo scopo di ridurre il rischio
agendo sia sulla probabilità che accadano incidenti, sia sulla mitigazione delle loro
conseguenze, ma in qualsiasi caso il rischio non può mai essere annullato.
Il rischio industriale è stato valutato a partire dal censimento delle aziende soggette
al D.Lgs. 334/99, recentemente modificato dal D.Lgs. 238/05, cioè l’attuazione della
direttiva europea 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti
connessi con determinate sostanze pericolose.
Tale normativa regola solo una piccola parte delle attività produttive, anche se
rilevante dal punto di vista del rischio connesso. Infatti, per le ripercussioni sul
territorio che possono avere eventuali incidenti in tali tipologie di stabilimenti,
l’Autorità Preposta predispone un Piano di Emergenza Esterna (PEE) specifico,
articolato secondo il D.P.C.M. 25 febbraio 2005. Non vi sono nel territorio comunale
aziende rientranti in questa categoria.
Incendi, emissioni o esplosioni di dimensione contenuta, si possono comunque
verificare anche in presenza di attività più piccole e non soggette alla predetta
normativa, quindi non censite, e che possono costituire un rischio, con effetti sul
territorio di modesta entità, ma che richiedono l’attivazione di procedure per un pronto
ed efficace intervento di chi opera in loco e gestisce l’emergenza e per la tutela dei
cittadini che devono essere correttamente informati sia su cosa sta accadendo sia sul
comportamento da adottare per rendere minimi i disagi. La selezione di tali aziende è
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 54
stata eseguita, in collaborazione con l’Ufficio Attività Produttive del Comune,
comparando le attività svolte dalla ditte presenti nel territorio con l’elenco del D.M. 16
febbraio 1982. Nella maggior parte dei casi il rischio è confinato all'interno dell'industria
stessa ed il pericolo maggiore è per i lavoratori presenti.
L’elenco delle aziende è riportato in allegato C, mentre nell’allegato B è stata inserita
una procedura generica, in quanto non specifica del singolo scenario che dipende da
fattori non quantificabili a priori (tipo di sostanze e quantità coinvolte, estensione
dell’evento, situazione meteorologica, tempo di intervento, ecc..), ma che fornisce una
traccia per le attività da mettere in opera al fine di affrontare l’evento.
Nella carta tematiche che segue sono riportate alcune aziende a rischio di incidente.
Carata tematica AZIENDE A RISCHIO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 55
1.8.6 RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
La probabilità del verificarsi di un incendio è legata alla presenza di predisposizioni
(insieme dei fattori che possono favorire il propagarsi dell’incendio, essenzialmente
legate alle condizioni del combustibile) e di condizioni determinati (fattori che
determinano l’inizio dell’incendio). Da queste ultime dipende la probabilità di innesco,
la quale a sua volta è principalmente legata all’uomo e ad attività ad esso connesse.
Tra le predisposizioni particolare riguardo deve essere posta agli elementi Altitudine
Esposizione
Pendenza
Posizione
Caratteristiche delle specie arboree presenti in relazione alla loro
infiammabilità
Copertura dello strato erbaceo
Non è stata inserita la valutazione del distretto fitogeografico in quanto quest’ultima
non varia per la zona in studio facente tutto parte del distretto esalpico (di valore
costante pari a 5).
L’analisi inizia con la realizzazione di un modello tridimensionale del suolo.
carta tematica MODELLO TRIDIMENSIONALE DEL SUOLO
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 56
Si è quindi suddiviso il territorio in celle quadrate con lato di 5m, per ognuna di
queste è stato valutato il corrispettivo elemento predisponente e gli è stato assegnato un
valore, come riportato nel Piano Regionale Antincendi Boschivi
Il territorio è stato suddiviso in 5 classi di altitudine con i relativi punteggi.
Analisi condotte dal SFR (Servizio Forestale Regionale) indicano che la fascia
altitudinale 0-400m s.m.m. è quella più colpita da questi eventi e quindi ad essa viene
assegnato il punteggio maggiore, il fenomeno poi si attenua con l’aumentare
dell’altitudine fino diventare sporadico al di sopra dei 1400m s.m.m.
Grafico realizzato da G. Bovio e A. Camia – SFR
Classi d’altitudine punteggio
0-400 5
400-800 4
800-1200 3
1200-1600 1
Oltre 1600 0
0
50
100
150
200
250
300
350
0-10
0
200-
300
400-
500
600-
700
800-
900
1000
-110
0
1200
-130
0
1400
-150
0
1600
-170
0
1800
-190
0
2000
-210
0
fasce altitudinali
num
ero
ince
ndi
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
supe
rfic
ie (h
a)
n°incendi superficie
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 57
L’aumento della superficie percorsa dalle fiamma corrispondente alla zona 800-
1000m è dovuto sia al tipo di vegetazione che alla difficoltà di operare delle squadre in
zone orograficamente difficili.
L’elaborazione grafica permette di ottenere un’immagine del territorio ripartito
secondo la classe di pericolosità relativa all’altimetria
carta tematica CLASSI D’ALTITUDINE
L’esposizione dei versanti al sole, e quindi l’irraggiamento ne determinano l’umidità
e la temperatura, che influiscono sull’ innesco e sviluppo dell’incendio. Di seguito si
riporta la tabelle con il valore assegnato alla diversa orientazione delle celle:
Esposizione punteggio
Nord 1 Nord-Est 2
Est 3 Sud-Est 4
Sud 5
Sud-Ovest 5 Ovest 4
Nord-Ovest 2 Piano 0
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 58
Grafico realizzato da G. Bovio e A. Camia - SRF
Per ogni cella del modello tridimensionale viene valutata l’orientazione e associato il
corrispondente valore.
carta tematica CLASSI DI ORIENTAZIONE
La pendenza ha un peso rilevante sulla probabilità di sviluppo, infatti all’aumentare
di questa la colonna d’aria calda ascendete provocata dall’incendio, lambirà
050
100150200250300350400450
Est
Nor
d
Nor
d-E
st
Nor
d-O
vest
Ove
st
Sud
Sud
-Est
Sud
-O
vest
esposizione prevalente
num
ero
ince
ndi
0
2
4
6
8
10
12
supe
rfic
ie m
edia
(ha)
numero sup.media
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 59
maggiormente il terreno a monte aumentandone la temperatura e riducendo il tenore
d’umidità. I terreni posti a valle del fronte di fiamma possono trarre beneficio dal
fenomeno appena descritto ma, per pendenze superiori al 30%, la caduta dall’alto di
tizzoni aumenta la probabilità di diffusione dell’incendio stesso. Inoltre terreni molto
pendenti ostacolano l’azione delle squadre, fino a divenire zone di pericolo per gli
operatori dovuti alla caduta di pietrame.
Pendenza punteggio 0-10% 0
11-30% 0 31-50% 3 51-70% 5
Oltre 70% 5
carta tematica CLASSI DI PENDENZA
Le principali essenze arboree presenti influenzano la probabilità di sviluppo
dell’incendio sia con la quantità che con la qualità di combustibile che esse producono.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 60
Essenza punteggio Conifere 5
Ornio-Ostrieto 4 Ostrieto-querceto 4
Castagneto 4 Rovereto 4
Robinieto 3 Saliceto 2
Si ottiene, in forma semplificata, un modello relativo alle sole zone boscate:
carta tematica ESSENZE ARBOREE
La combinazione di questi valori ha permesso di determinare il valore pirologico di
ogni cella inteso come “la previsione della forza distruttiva di un eventuale incendio
unita alla stima delle probabilità del verificarsi dell’incendio stesso nelle condizioni
normali”.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 61
carta tematica POTENZIALE PIROLOGICO
Il pericolo di incendi boschivi viene a intersecare la presenza umana solo in limitate
porzioni di territorio e in aree debolmente antropizzate, come Borgo Grotta,
carta tematica POTENZIALE PIROLOGICO – borgo Grotta
o come lungo la dorsale Col de Fer – San Gallo.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 62
carta tematica POTENZIALE PIROLOGICO – Col de Fer / San Gallo
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 63
1.8.7 - RISCHIO NEVE
Per rischio neve si intende tutta quella serie di disagi e difficoltà provocati da
precipitazioni nevose abbondanti ed improvvise. Tali avversità atmosferiche causano
blocchi alla circolazione ed isolano paesi e località non soltanto di alta montagna.
Il Comune di Ponte di Piave, oltre ai propri mezzi sgombraneve, ha instaurato apposite
convenzioni con le principali ditte detentrici di idonei mezzi e materiali di
approvvigionamento (sale ed altro) in modo da poter ripulire nel più breve tempo
possibile la viabilità secondo l’ordine di priorità riportato nella carta tematica che segue.
Carata tematica RISCHIO NEVE
OPERATORI PER EMERGENZA NEVE
Andreola Graziano Via Sernaglia Spargisale Bressan Daniele Via Cal Nova Spargisale Dal Piva Anacleo Via dei Bert Spargisale Ferronato Franco Col Buso Spargisale Marchiori Giuseppe Via Canal Vecchio Spargisale
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 64
Moschetta Antonio Via Campestrin Spargisale Biscaro Alessandro Via Credazzo Spargisale Balliana Diego Via San Vigilio Spargisale Bressan Stefano Via Cao de Villa Spargisale Paset Giovanni Via San Giorgio Spargisale
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201032_Neve del DB
regionale.
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 65
1.8.8 – RISCHIO IDROPOTABILE
Per rischio idropotabile si intende la possibilità di interruzione o riduzione del servizio
di distribuzione di acqua potabile a causa del verificarsi di eventi naturali (terremoti,
geologici, climatici.) e/o antropici (sversamento, danno a seguito di lavorazioni,
sabotaggio); ma anche altri eventi, come ad esempio la manutenzione o il razionamento
per ottimizzare lo sfruttamento delle risorse, influisco sulla quantità di acqua usufruibile
dall’utente (la quantità media di acqua utilizzata per abitante nel Veneto è di 182
litri/abitante/giorno – dati Arpav 2008).
Nel comune di Farra di Soligo il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è affidato
ad Alto Trevigiano Servizi s.r.l. con sede a Montebelluna (TV). A questa società è
demandata la gestione tecnica di emergenza mediante l’elaborazione di appositi piani.
Tenendo conto che al giorno d’oggi la struttura della rete idrica non viene più
realizzata in forma ad albero ma ad anello (ogni punto può essere alimentato da differenti
provenienze), si è suddiviso il territorio in 24 zone.
Carata tematica RISCHIO IDROPOTABILE
Sono stati quindi censite le varie tipologie di edifici presenti nelle varie zone:
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 66
civili industriali agro.zootec. scolastici
4455 269 774 7
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201134_Idropotabile
del DB regionale
Nell’allegato B-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 67
1.8.8 – RISCHIO BLACKOUT
Per black-out si intende la totale assenza di tensione su impianti o porzioni di rete più
o meno estese a seguito di disservizi che, per durata e/o estensione, possono provocare
rilevanti disalimentazioni di utenza.
Le cause di black-out possono essere di origine naturale (alluvioni, terremoti, vento), di
origine umana (eccesso di consumi, interruzioni programmate, azione dolosa), di origine
tecnica (guasto agli elementi del sistema generazione-trasporto dell’energia elettrica).
Le interruzioni del servizio di fornitura di energia elettrica ed il blackout sono
fenomeni assimilabili ad altri eventi calamitosi per quanto attiene ad esigenze di soccorso
ed a tipologie e procedure di intervento. Un’improvvisa e prolungata mancanza di energia
elettrica priva i cittadini anche degli altri servizi essenziali quali l’illuminazione, il
riscaldamento e il rifornimento idrico. Incide negativamente sul funzionamento di molti
altri servizi e determina, inoltre, condizioni favorevoli allo svilupparsi di atti di violenza e
al diffondersi del panico. L’arresto degli impianti in aree industriali interessate dalla
mancanza di energia elettrica può provocare notevoli danni economici, anche a causa dei
tempi che talvolta occorrono per riprendere normalmente le attività produttive.
Con riguardo agli interventi di protezione, a fronte di black-out come evento
incidentale, le misure da mettere in atto possono essere suddivise in due tipologie
generali:
misure tecniche attuabili dai gestori del sistema elettrico;
misure attuabili dalle strutture di protezione civile;
Le seconde di queste misure dovranno essere tanto più estese quanto più prolungato è
il tempo di mancanza dell’energia e riguarderanno soprattutto le utenze sensibili:
persone non autosufficiente,
strutture ospedaliere,
strutture strategiche,
poli industriali,
industrie chimiche e petrolchimiche,
centri abitati di difficile raggiungimento per i soccorsi, ecc…
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 68
Nel territorio di Ponte di Piave sono state censite le seguenti strutture sensibili da
attivare con priorità 1 (da attivare entro) 3 ore priorità 2 (da attivare tra 3 e 6 ore):
utenza indirizzo priorità
Istituto Bon Bozzola Via San Gallo 25 1 Residenza per anziani Cardani Via E. Fontana Cardani 1 Casa di riposo Botteselle P.za Rovere 1
Stazione Carabinieri Via Giarentine 2 Municipio Via Dei Patrioti 2 Depuratore Via Boschet 2 Depuratore Zona Industriale 2 Serbatoio idrico Via Caval Nuovo 2
Serbatoio idrico Via Aldo Moro 2 Serbatoio idrico Via San Gallo 2 Serbatoio idrico Via San Giorgio 2 Stazione di captazione e pompaggio Via Croda 1
Stazione di pompaggio acquedotto Via Brigata Mazzini 1 Stazione di pompaggio acquedotto Via Rialto 2 Stazione di pompaggio acquedotto Borgo Grotta 2 Stazione di pompaggio acquedotto Via San Giorgio 2 Stazione di pompaggio fognature Via Carlo Conte 2
Stazione di pompaggio fognature Via Giuseppe Verdi 2
I dati delle singole zone rappresentate sono archiviati nel tema p0201021_Blackuot del
DB regionale.
Nell’allegato C-procedure viene riportata la specifica procedure da seguire
nell’avverarsi di questo evento.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 69
1.9 - Indicatori di sistema
Gli eventi calamitosi di origine meteorologica (temporali, alluvioni, frane, nevicate,
ecc..) sono da considerarsi prevedibili e ciò è possibile svolgendo un’adeguata attività di
monitoraggio, consistente nell’analisi di indicatori forniti da apposite reti presenti sul
territorio (precursori di evento). L’attività in questione va esplicata, in particolare,
mediante la previsione e l’osservazione delle condizioni meteorologiche e dall’esame delle
misurazioni effettuate con strumentazioni di rilevamento idro-pluviometriche.
Da aprile 2009 la previsione degli eventi, la valutazione degli effetti sul suolo, il
monitoraggio, la sorveglianza sull’evoluzione della situazione e le previsioni a breve,
vengono effettuati e divulgati dal Centro Funzionale Decentrato, ente composto dall’Unità
di Progetto Protezione Civile, dalla Direzione Regionale Difesa del Suolo e dall’ARPAV, a
cui è stato demandato il compito di informare e allertare i soggetti, preposti ad intervenire
con attività di protezione civile, tramite avvisi di criticità meteo e dichiarazioni di stato
(attenzione, pre-allarme, allarme), suddivisi per aree climatologicamente simili.
Nel territorio del comune di Farra di Soligo è installata una sola stazioni superficiale
agrometeorologica
Gauss-Boaga fuso Ovest m s.l.m. attivazione località X Y Farra di Soligo 1740846 5087888 172 1992
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 70
II - LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE
In questa parte del Piano sono elencati gli obbiettivi che il Sindaco, in qualità di
autorità di Protezione Civile, deve conseguire per garantire la prima risposta ordinata
degli interventi come richiesto dall’art. 15 legge n.225/1992
Il Sindaco è ente esponenziale degli interessi della collettività che rappresenta, di
conseguenza ha il compito prioritario della salvaguardia della popolazione e della tutela
del proprio territorio.
Il Sindaco, si avvale per l’espletamento delle proprio funzioni in via ordinaria e in
emergenza delle risorse umane e strumentali di tutti gli Uffici dell’Amministrazione
Comunale, del Comitato Comunale di Protezione Civile, del Centro Operativo Comunale
e dei Nuclei Operativi.
Il Sindaco in situazione ordinaria:
istituisce, sovrintende e coordina tutte le componenti del sistema comunale di
Protezione Civile per le attività di programmazione e pianificazione;
istituisce il Comitato di Protezione Civile, presieduto da egli stesso;
nomina, tra i dipendenti comunali e/o personale esterno, il responsabile
dell’ufficio comunale di Protezione Civile;
individua i componenti delle Funzioni di Supporto e ne nomina i responsabili.
In situazione di emergenza:
assume la direzione ed il coordinamento dei primi soccorsi alla popolazione in
ambito comunale e ne dà comunicazione al Prefetto, al Presidente della Giunta
Regionale e al Presidente della Provincia;
istituisce e presiede il C.O.C.;
attiva le fasi previste nel “modello di intervento” in relazione alla gravità
dell’evento;
mantiene la continuità amministrativa del proprio Comune.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 71
2.1 - Comitato Comunale Di Protezione Civile
II Sindaco deve istituire un gruppo, con funzioni propositive e consultive di carattere
tecnico – politico, che lo affianca per organizzare e coordinare le strutture e le attività di
protezione civile.
Del comitato, presieduto dal Sindaco, fanno parte:
l’assessore delegato alla Protezione Civile
il responsabile dalla Sala Operativa
il dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale
il comandante della Polizia Locale
il responsabile delle funzioni di supporto
altri soggetti che il Sindaco riterrà opportuno individuare di volta in volta o
stabilmente nelle sedute
Le attività che deve svolgere questo gruppo nelle due fasi sono:
in situazione ordinaria:
studia le direttive dei Piani provinciali e Regionali per la programmazione e la
pianificazione e le propone al Consiglio Comunale
formula proposte di iniziative e di studio sui diversi aspetti della gestione del
territorio e della pubblica incolumità
svolge costantemente attività di consulenza al Sindaco in merito a tutti gli
aspetti di protezione civile
in emergenza:
affiancano il sindaco nella gestione della Struttura Comunale di Protezione
Civile
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 72
2.2 - Obbiettivi
2.2.1 Salvaguardia Della Popolazione
Il Sindaco ha il compito prioritario della salvaguardia della popolazione, di
conseguenza le misure da adottare sono finalizzate all’allontanamento preventivo della
popolazione dalle zone di pericolo (designate nella cartografia dei rischi), con particolare
riguardo alle persone di ridotta autonomia, secondo le procedura operative più oltre
riportate.
Per il ricovero della gente allontanata dalle proprie abitazioni in prima istanza si deve
alloggiarli cercando di mantenere uniti i nuclei famigliari presso gli hotel/pensioni con i
quali è auspicabile l’avvio di apposite convenzioni. Come seconda istanza si devono
utilizzare come ricoveri temporanei gli edifici pubblici (es. scuole o palestre) e come
ultima possibilità, visto il disagio che crea una simile collocazione, l’allestimento di
tendopoli nei siti identificati.
2.2.2 Rapporti con le Istituzioni Locali
Compito del Sindaco è anche quello di garantire la continuità amministrativa sia degli
uffici del comune (anagrafe, ufficio tecnico, polizia locale, ecc..) che di quelli appartenenti
ad altre istituzioni pubbliche presenti sul territorio, anche durante a fase dell’emergenza,
se necessario oltre l’orario d’ufficio archiviando dei recapiti di reperibilità e
predisponendo delle turnazioni.
Inoltre deve assicurare i collegamenti con Regione Veneto, con la prefettura di
Treviso, con l’Ufficio di Protezione Civile della provincia di Treviso, con il COM di
Pederobba, anche avvalendosi di collegamenti alternativi predisposti a cura delle
associazioni di radioamatori.
2.2.3 Informazione alla Popolazione
E’ fondamentale che il cittadino della zona direttamente o indirettamente interessata
dall’evento conosca preventivamente:
caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste nel proprio
territorio,
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 73
l’esistenza del piano di protezione civile comunale e di come gestisce l’evento,
le misure di comportamento (autoprotezione) da adottare, prima, dopo e
durante l’evento,
con quale mezzo saranno diffuse le informazioni e gli allarmi.
L’obbiettivo prioritario di questa tipologia d’informazione è quello di rendere
consapevoli i cittadini dell’esistenza del rischio e della possibilità di mitigarne la
conseguenze attraverso i comportamenti di autoprotezione. E’ bene tener conto nella
predisposizione dell’azione informativa delle caratteristiche di età, livello di istruzione,
stato socio - economico della popolazione, così come dei differenti livelli di vulnerabilità
che caratterizzano alcuni gruppi anziani, disabili e stranieri.
In definitiva, l’essenza del messaggio da comunicare è data da due concetti
fondamentali: il rischio può essere gestito e gli effetti possono essere mitigati con una
serie di procedure e di azioni attivate a vari livelli di responsabilità
2.2.4 Salvaguardia del Sistema Produttivo Locale
La maggiore concentrazione di attività produttive nel comune di Farra di Soligo,
come riportato nel PRG zone D, si trova a sud di Soligo, lungo viale Europa, in minor
entità a est di Soligo al confine con Solighetto, a sud di Farra di Soligo lungo via
Sernaglia e a sud di Col San Matino lungo via G. Verdi.
E’ indispensabile che gli effetti di un evento calamitoso siano eliminati al più presto in
modo da ripristinare le condizioni per la ripresa produttiva nel volgere di poche decine di
giorni, pena la perdita di competitività o di fette di mercato da parte delle aziende con
conseguenti riflessi socio-economici sulla comunità locale.
2.2.5 Ripristino della Viabilità e dei Trasporti
L’immediato ripristino della viabilità è condizione necessaria per un’efficace azione di
soccorso e strumento indispensabile per l’afflusso di materie prime indispensabili per le
attività economiche.
2.2.6 Funzionalità delle Telcomunicazioni
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 74
E’ essenziale, in situazioni di emergenza, disporre di strumenti che assicurino i
collegamenti tra il COC, le varie componenti del Servizio di Protezione Civile e le squadre
di intervento dislocate sul territorio.
Occorre pertanto che presso la sede del COC venga installato un sistema di
telecomunicazioni (es. antenna fissa più apparato rice-trasmittente) operante sulla stessa
frequenza del volontariato e un analogo sistema per il collegamento con il COM di
Pederobba, in grado di operare anche in caso di interruzione o malfunzionamento delle
normali reti telefoniche (sia fissa che cellulari).
2.2.7 Funzionalità dei Servizi Essenziali
La messa in sicurezza e il ripristino delle reti di erogazione di servizio essenziali
(energia elettrica, acqua, gas, ecc..) dovrà essere assicurata dal personale dei relativi
soggetti gestori, in attuazione di specifici piani particolareggiati elaborati da ciascun ente
competente:
Gas – ASCOPIAVE
Acqua – Alto Trevigiano Servizi s.r.l.
Energia elettrica: ENEL Distribuzione
Al Sindaco compete l’onere di segnalare il malfunzionamento e/o l’interruzione
dell’erogazione dei servizi a seguito dell’evento, il sollecito e il controllo del ripristino e la
messa a disposizione di proprie maestranze per operazioni complementari
I caso di incidente la Struttura Comunale di Protezione Civile, preso atto dell’evento,
deve adoperarsi per mitigare gli effetti della mancanza di uno o più di questi servizi sulla
popolazione, con particolare riguardo per le persone non autosufficienti.
2.2.8 Censimento e Salvaguardia dei Beni Culturali
Nel comune di Farra di Soligo vi sono 13 edifici vincolati quali beni culturali ai sensi
del D.Lgs. nr.42 del 22/01/2004:
Villa Soligo,
Chiesa e campanile di Santo Stefano,
Torri di Credazzo,
Villa Savoini,
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 75
Villa Caragiani, ora Badoer,
Portale in pietra del cimitero del Capoluogo,
Chiesa di San Vigilio,
Ex Uffici Ente Ospedaliero del Soligo,
Ex Asilo Vedovati,
Villa Della Rovere Paccanoni,
Villa De Toffoli,
Ex Edificio Municipale
tuttavia anche per gli edifici catalogati come storici nel PRG e soggetti a vincolo di
protezione di grado uno e due è bene eseguire un censimento e valutazione dei danni oltre
che a una valutazione di stabilità.
2.2.9 Modulistica per il Censimento dei Danni a Persone e Cose
E’ compito delle funzione strumentale F9 (censimento danni) elaborare schede da
utilizzare nelle varie fasi dell’emergenza da tutte le parti coinvolte, in modo che i dati
raccolti risultino omogenei e di facile interpretazione. Inoltre, al verificarsi dell’evento, è
suo compito eseguire il censimento dei danno arrecati alle cose e alle persone.
2.2.10 Relazione Giornaliera dell’intervento
Il Sindaco, o un suo collaboratore, a seguito di un evento calamitoso, dovrà redigere la
relazione giornaliera in merito alle attività svolte, avvalendosi anche della modulistica del
paragrafo precedente, e trasmetterla all’Ufficio di Protezione Civile della Regione Veneto,
all’Ufficio di Protezione Civile della Provincia di Treviso e al Prefettura di Treviso
Alla relazione giornaliera sarà inoltre affidato il fondamentale compito di informare la
popolazione in maniera compiuta e tempestiva circa l’evolversi dell’emergenza e le
conseguenti misure di autoprotezione da adottare.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 76
2.3 - Struttura Dinamica Del Piano
Il piano di protezione civile comunale non deve essere inteso come frutto
dell’ennesimo adempimento burocratico – amministrativo che il comune è tenuto a
svolgere. Esso deve diventare invece, uno strumento di lavoro quotidiano per tutti gli
appartenenti alla struttura comunale di protezione civile e, in particolare, per i referenti
delle funzioni di supporto, i quali nel periodo ordinario ne dovranno assimilare i
contenuti e, per quanto di rispettiva competenza, curare l’aggiornamento.
Si tenga presente che quest’ultimo dovrà avvenire non solo in occasione di eventi
significativi (eventuali mutamenti dell’assetto urbanistico del territorio, e, quindi, degli
scenari di rischio, realizzazione, modifica o eliminazione di infrastrutture, ecc..) ma anche
a seguito di variazioni di apparente minore rilievo (acquisizione di nuove risorse,
sopravvenuta indisponibilità di persone o mezzi, cambi di indirizzo o numeri telefonici,
ecc..) che potrebbero rivelarsi d’importanza fondamentale in situazioni di emergenza.
Nel Dgr. 1575/2008 vengono indicati come termini per l’aggiornamento del piano, i
sei mesi per i dati più frequentemente variabili (es. indirizzi, numeri telefonici, ..) e un
anno per l’intero piano.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 77
2.4 – Esercitazioni
Per testare la validità delle misure contenute nel presente piano e, in particolare, i
meccanismi di attivazione degli organi direttivi (CPC), delle strutture operative (COC e
Volontariato) in caso di emergenza, si devono svolgere delle periodiche esercitazioni.
La tipologia delle esercitazioni può essere:
per posti di comando: attivare il CPC e il COC per verificare la validità del
sistema di chiamata e la tempistica di risposta;
operativa: attivare il volontariato e le strutture operative locali per verificare
la proprie capacità e l’efficienza dei mezzi e attrezzature;
dimostrativa: attivare il volontariato coinvolgendo le popolazione per
“pubblicizzare” le modalità di intervento degli operatori, informare sui rischi
presenti nel territorio e diffondere le misure di autoprotezione;
miste: attivare tutte le componenti di protezione civile per verificare
l’integrazione fra le varie parti, le comunicazioni e l’utilizzo della modulistica
Obbiettivi di queste attività sono: facilitare la memorizzazione delle informazioni
ricevute attraverso la partecipazione ad azioni reali, favorire la predisposizione alla
mobilitazione in modo consapevole e senza panico, verificare l’efficacia dei segnali
d’allarme e dei messaggi informativi relativi ai comportamenti da adottare in emergenza,
verifica delle procedure operative.
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 78
III - MODELLO DI INTERVENTO
Questa parte del Piano contiene le indicazioni relative all’assegnazione dei compiti e
delle responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze
nonché le procedure per gli interventi ed il costante scambio di informazioni all’interno
della struttura comunale e tra quest’ultima e le varie componenti del servizio nazionale di
protezione civile.
3.4 - Centro Operativo Comunale
Come sede del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) non è stato possibile utilizzare il municipio in quanto non conforme alle norme antisismiche, si è invece optato per la vicina palestra delle scuole elementari, in via Aldo Moro, in quanto di recente costruzione (2007) e soddisfacente i requisiti richiesti per tale sede
carta tematica UBICAZIONE COC
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 79
Anche se la nuova sede del COC, si trova in un area che non si può definire dal punto di vista della macrozonazione del rischio geologico del tutto scevra di potenziali dissesti, gode di condizioni locali di stabilità in riferimento agli alti tempi di ritorno dei fenomeni ipotizzabili (tr. maggiore o uguale a 100 anni) e delle condizioni strutturali locali (area lontana da scarpate attive e da costoni in roccia, edificio costruito in posizione non passibile di fenomeni erosivi e di fenomeni di crollo da pareti) che lo rendono idoneo all’utilizzo prescelto
Il centro deve essere attrezzato con gli strumenti utili per prevedere il sopraggiungere degli eventi calamitosi e per gestire le attività di soccorso: materiale d’ufficio, materiale da cancelleria, linee telefoniche ISDN, linee internet ADSL, spazi per collegamenti HF dell’ A.R.I, apparati ricetrasmettitori VHF, sistema di computer in rete tra di loro e con gli ufficio comunali, connessioni internet.
Sono da ricavare quattro ambienti dedicati: 1. sala decisioni: riservata al Sindaco, al Comitato Comunale di Protezione
Civile al Prefetto e al coordinatore della sala operativa, in questa sede verranno decise le strategie di interventi, interfacciandosi, tramite il coordinatore della sala operativa, con le funzioni di supporto
2. sala operativa: riservata alle funzioni di supporto, in questa sede vengono ricevute le informazioni, valutata tecnicamente la situazione e impartite le decisioni.
3. sala telecomunicazioni : riservata agli operatori radio 4. sala stampa: gestita dall’addetto stampa, che fungerà da portavoce del
Sindaco per la diramazioni di bollettini, allarmi e contatti con i mass media.
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Planimetria palestra
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 81
3.5 - Funzioni Di Supporto
La pianificazione dell’emergenza basata sulla direttiva del Dipartimento di Protezione
Civile “Metoto Augustus” prevede che, al verificarsi di un evento calamitoso si
organizzino i servizi d’emergenza secondo un certo numero di “funzioni di risposta”
dette funzioni di supporto, che rappresentano settori operativi distinti ma interagenti,
ognuno con proprie competenze e responsabilità. Non tutte le funzioni vengono attivate
in ogni caso ma, a seconda della gravità dell’evento e quindi sulla base del modello
operativo, solo quelle necessarie al superamento dell’emergenza.
La tabella che segue indica incarichi, soggetti e referenti chiamati con decreto
sindacale a riscoprire il ruolo di funzione di supporto
Tipo di funzione Compiti/Soggetti Referente 1 Tecnica e di
pianificazione Aggiornamento scenari di rischi, interpretazione dei dati delle reti di monitoraggio
Tecnico comunale
2 Sanità, Assistenza sociale e veterinaria
Censimento delle strutture sanitarie, elenco del personale a disposizione
Medico, referente ASL, CRI, volontario
4 Volontariato Squadre specialistiche, formazione e informazione alla popolazione, esercitazioni
Volontario
5 Risorse (mezzi e materiali)
Materiali, mezzi e persone a disposizione (dipendenti comunali e/o esterni)
Tecnico comunale, volontario
7 Telecomunicazioni Telefonia fissa-mobile e radio Referente gestore telefonia, radioamatore
8 Servizi essenziali Acqua, gas, energia elettrica, rifiuti Tecnico comunale, referente Az. Municipale
9 Censimento danni Individuazione sedi strategiche, aree, schede censimento
Tecnico comunale, personale Az. Municipalizzate
10 Strutture operative locali e viabilità
Coordinamento fra le varie strutture, realizzazione piano di evacuazione
VVF, Carabinieri, Polizia Municipale
13 Assistenza alla popolazione
Individuazione delle strutture ricettive, assistenza
Assistente sociale
15 Gestione Amministrativa
Organizzazione, gestione e aggiornamento degli atti amministrativi emessi in emergenza
Funzionario Amministrativo
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I componenti delle funzioni di supporto non devono operare solo in emergenza ma
dedicarsi con costanza all’aggiornamento e miglioramento del Piano Comunale di
Protezione Civile.
Nell’ allegato B vengono riportati i nominativi e i recapiti delle persone chiamate a
ricoprire questi ruoli. L’allegato deve essere aggiornato ad ogni variazione di un dato
(nominativo o recapito).
Di seguito, quindi, si specificano le attività che le funzioni devono svolgere in
situazione ordinaria e in emergenza
Funzione-1 Tecnica e di Pianificazione
Questa funzione ha il compito di creare le condizioni per mantenere la
pianificazione aggiornata e che risulti del tutto aderente alla situazione e alle prospettive
del territorio.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Elabora e aggiorna gli scenari degli eventi attesi (aggiornamento carte
tematiche)
Studia procedure efficienti per l’evento specifico in emergenza
Individua le aree di attesa, ammassamento e ricovero
Predispone piani di evacuazione
Controlla i dati rilevati dalla rete di monitoraggio (attenzione–allarme)
In emergenza
Controlla i dati rilevati dalla rete di monitoraggio (evoluzione)
Individua le priorità di intervento
Aggiorna i dati dello scenario di evento
Delimita le aree a rischio
Istituisce presidi per il monitoraggio
Funzione-2 Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria
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Questa funzione pianifica e gestisce tutte le problematiche legate agli aspetti socio-
sanitari dell’emergenza.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Censimento di posti letto e ricovero in strutture sanitarie
Elenco delle persone non autosufficienti
Predisposizione procedure per urgenze mediche in emergenza
Predisporre servizio farmaceutico per l’emergenza
In emergenza
Organizzazione degli interventi di soccorso
Allestimento P.M.A.
Assistenza sociale e psicologia alla popolazione
Tutela delle persone non autosufficienti
Controlli sanitari
Raccordo con le A.S.L.
Funzione-4 Volontariato
I compiti delle organizzazioni di volontariato variano in funzione delle
caratteristiche della specifica emergenza. In linea generale il volontariato è di supporto
alle altre funzioni offrendo uomini e mezzi per qualsiasi necessità.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Esercitazioni (in base agli scenari previsti)
Corsi di formazione
Sensibilizzazione delle cittadinanza
Elaborazione di protocolli di intervento
In emergenza
Comunicazione dei mezzi e persone a disposizione
Interventi di soccorso alla popolazione
Servizio di monitoraggio
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 84
Funzione-5 Risorse (mezzi e materiali)
Questa funzione mantiene costantemente aggiornata la situazione sulla disponibilità
dei materiali e dei mezzi, con particolare cura alle risorse relative al movimento terra, alla
movimentazione dei container, alla prima assistenza alla popolazione e alle macchine
operatrici (pompe, idrovore, insaccatrici, spargi sale, ecc..).
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Censimento e gestione delle risorse comunali
Aggiornamento data base (fornito dalla provincia)
Aggiornamento elenco ditte fornitrici
Stesura di convenzioni con ditte e aziende
In emergenza
Raccolta e distribuzione materiali
Gestione magazzino (viveri e equipaggiamento)
Organizzazione dei trasporti
Servizio erogazione buoni carburante
Gestione mezzi
Funzione-7 Telecomunicazioni
Questa funzione garantisce una rete di telecomunicazione, inclusa la trasmissione di
dati, alternativa e affidabile anche in casi di evento di notevole gravità con le varie
componenti della Protezione Civile coinvolte nell’evento (COC, COM, squadre operative,
ecc..).
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Organizza i collegamenti radio
Verifica lo stato manutentivo degli apparati radio
In emergenza
Attiva la rete di comunicazione
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 85
Provvede all’allacciamento del servizio nelle aree di emergenza
Richiedere nuove linee telefoniche
Funzione-8 Servizi essenziali
Dal momento che la gestione dei servizi essenziali (acqua, energia elettrica, gas,
ecc..) è affidata ad esterni, ciascun servizio verrà rappresentato da un referente che dovrà
garantire una presenza costante e un’immediata ripresa di efficacia del proprio settore.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Cura la cartografia dei servizi a rete
Predispone piano di reperibilità dei vari enti
In emergenza
Verifica lo stato dei servizi
Attiva i referenti degli enti
Provvede agli allacciamenti nelle aree di emergenza
Funzione-9 Censimento danni
E’ una funzione tipica dell’attività di emergenza, l’effettuazione del censimento dei
danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione
determinatasi a seguito dell’evento calamitoso e di seguirne l’evoluzione.
Il suo compito comprende
In situazione ordinaria
Crea la modulistica
Redige un elenco di professionisti disponibili
Predispone la cartografia catastale
In emergenza
Coordina le squadre per il censimento
Esegue il censimento: persone, animali, patrimonio immobiliare, attività
produttive, agricoltura, zootecnia, infrastrutture, beni culturali
Funzione-10 Strutture operative locali e viabilità
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Questa funzione predispone in collaborazione con la funzione F1, il piano di
viabilità d’emergenza e definisce con le strutture operative presenti nel territorio (Polizia
Locale, Carabinieri, VVF, Corpo Forestale, Croce Rossa, ecc..) un piano di interforze per
l’intervento il emergenza sui disastri, coordinandone poi l’applicazione.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Pianifica la viabilità d’emergenza
Istruisce il volontariato
In emergenza
Organizza la notifica delle Ordinanze
Delimita e controlla (antisciacallaggio) le aree a rischio
Fornisce servizio di vigilanza negli accampamenti
Controlla le aree di emergenza
Funzione-13 Assistenza alla popolazione
Questa funzione ha il compito di assicurare vitto, alloggio e trasporti alle persone
evacuate secondo uno schema preordinato e in base alle risorse che la stessa deve
archiviare e mantenere aggiornate.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Censisce le strutture ricettive
Censire i mezzi di trasporto
Realizzare convenzioni
In emergenza
Organizzare il trasporto
Gestisce i posti letto, le persone senza tetto, la mensa
Gestisce la distribuzione di alimento e generi di conforto
Funzione-15 Gestione Amministrativa
Questa funzione si occupa della raccolta, della rielaborazione e smistamento dei dati
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che affluiscono dalle singole funzioni di supporto e dagli altri enti. Inoltre si occupa di
tutti gli atti amministrativi e della corrispondenza ufficiale necessaria all’utilizzo di fondi
pubblici che vengono utilizzati durante l’emergenza.
Il suo compito comprende:
In situazione ordinaria
Predispone la modulistica d’emergenza
Predispone registro di protocollo d’emergenza
In emergenza
Organizza i turni del personale del comune
Attiva il protocollo d’emergenza
Assicura i servizi amministrativi essenziali alla popolazione
Garantisce i rapporti con gli altri enti
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 88
3.6 - Procedure Di Attivazione
(Fasi di Attenzione, Preallarme, Allarme)
In questa parte il Piano si propone, attraverso l’articolazione in fasi successive nei
confronti di un evento che evolve (fase di attenzione, preallarme e allarme), di definire
una procedura generica di intervento finalizzata all’immediata ed efficace gestione
dell’emergenza attraverso l’individuazione di referenti e di azioni che gli stessi e le
strutture ed organi di protezione civile devono compiere.
Le procedure specifiche per ogni tipo di rischio presente nel territorio sono riportate
nell’allegato B.
Durante il periodo ordinario il Comune Farra di Soligo, nella persona del
Responsabile dell’Ufficio Protezione Civile (referente per il Piano), provvede alla normale
attività di sorveglianza, all’attento controllo degli avvisi meteo, all’aggiornamento costante
di tutte le risorse disponibili ecc… In particolare i bollettini emessi dal CFD e il relativo
stato di emergenza emesso dall’Unità Progetto Protezione Civile, devono essere
attentamente confrontati con la situazione meteo e idro-geologica locale, poiché gli scenari
valutati dal CFD si riferiscono a macro aree (nello specifico “Vene-F”), climatologicamente
simili ma che non entrano nel dettaglio delle singola area.
Sta quindi alla valutazione del personale preposto alla sorveglianza l’attivazione
delle fasi che seguono.
FASE DI ATTENZIONE
La segnalazione, arrivata in Comune dal C.F.D. o da altre fonti qualificate e
verificabili, deve essere attentamente valutata: in considerazione dell’intensità e della
durata dell’ evento, ma soprattutto, sulla base delle possibili conseguenze che la stessa
potrebbe provocare sul territorio di comunale.
Nel caso di evento meteorologico le conseguenze possono essere deducibili
attraverso l’analisi dello storico degli eventi oppure tramite indagini scientifiche
riguardanti la saturazione dei suoli, sul tempo di corrivazione delle acque, sulla
situazione delle portate di piena, sulla vulnerabilità del territorio, sull’intensità e la data
delle ultime precipitazioni, ecc..
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 89
Nel caso di incidente rilevante le informazioni sulla situazione e sulla possibile
evoluzione devono giungere direttamente dall’azienda interessata, dai VVF o dalla
Prefettura.
Il referente comunale valuta la situazione e, a seguito delle analisi fatte o del
peggioramento delle condizioni meteo, o dai bollettini del C.F.D., oppure se la situazione
per diversi motivi facesse presumere un’evoluzione negativa, chiede al Sindaco di
dichiarare la:
FASE DI PRE-ALLARME
Il Sindaco , a questo punto, attiva il Centro Operativo Comunale di protezione civile
(COC), presieduto da lui stesso e composto dal Comitato di Protezione Civile e delle
Funzioni di Supporto necessarie alla gestione dell’evento.
Il Sindaco GARANTISCE la sua reperibilità, anche fuori dall’orario di ufficio,
nonché la reperibilità di un suo referente e di altri soggetti che lui stesso ritiene
opportuno.
VERIFICA la gravità e l’evoluzione del fenomeno inviando tecnici comunali ovvero
Volontari di Protezione Civile, con idonei apparati di comunicazione, nella zona
interessata, per un sopralluogo finalizzato ad accertare la reale entità della situazione,
stabilire le prime necessità e riferire in tempo reale al COC.
CONTROLLA quindi l’evoluzione del fenomeno, intensificando i collegamenti con
il C.F.D. o con il Co.R.Em. se già attivato, con la Prefettura e tenendo costantemente
informata la Regione, la Provincia, il Genio Civile, il Consorzio di Bonifica, e gli altri Enti
interessati al fenomeno.
Pertanto – in funzione dell’evolversi dell’evento – il Sindaco deve rendere nota la
situazione a:
Ufficio Regionale del Genio Civile di Treviso che provvede,
Comuni limitrofi interessati (Pieve di Soligo, Follina, Miane, Valdobbiadene
Vidor, Moriago e Sernaglia della Battaglia),
Provincia di Treviso – Ufficio Protezione Civile,
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 90
Vigili del Fuoco – Comando Provinciale di Treviso,
U.T.G. – Prefettura di Treviso,
Carabinieri di Col San Marino,
Consorzio di Bonifica Piave
Ditte esterne (se necessario)
La popolazione interessata
Già in questa fase il Sindaco ha la facoltà di adottare provvedimenti e misure per
scongiurare l’insorgere di situazioni che potrebbero determinare pericolo per la pubblica
incolumità, tramite ordinanze contingibili ed urgenti (Legge 225/92) e/o atti di somma
urgenza.
Qualora la situazione si evolvesse positivamente, il Sindaco provvede a revocare lo
stato di preallarme e stabilisce il ritorno alla fase di attenzione, informandone gli Enti che a
suo tempo erano stati interessati.
In caso invece, di un ulteriore peggioramento sia delle condizioni meteo sia della
situazione in generale, oppure nel caso di evoluzione negativa dell’incidente, il Sindaco
dichiara la:
FASE DI ALLARME – EMERGENZA
Il Sindaco gestisce in prima persona gli immediati momenti dell’emergenza
supportato da tutto il Sistema comunale di Protezione Civile, procedendo alla completa
attivazione del Centro Operativo Comunale (COC), attraverso la convocazione dei
restanti responsabili delle Funzioni di Supporto. Il COC ha il compito di fronteggiare le
prime necessità mentre Provincia, Regione, e gli altri organi di protezione Civile
seguiranno l’evoluzione dell’evento provvedendo al supporto e al sostegno sia in termini
di risorse che di assistenza.
In caso di incidente industriale rilevate la coordinazione delle azioni di intervento e
soccorso viene esercitata dalla Prefettura.
Durante questa fase saranno attivati tutti gli organi e le strutture locali di Protezione
Piano di Protezione Civile rev. 2.0/2010 pag. 91
Civile, coordinate dal COC, e verrà fornita la massima assistenza alla popolazione.
Il Sindaco, ovvero il COC, si relaziona, oltre che con i referenti delle funzioni di
supporto (metodo Augustus), anche con i responsabili delle seguenti strutture:
Vigili del Fuoco – Comando Provinciale di Treviso
Ufficio del Genio Civile regionale di Treviso
Comuni limitrofi
Provincia di Treviso
Carabinieri stazione di Col San Martino
Volontariato
Servizi Essenziali: energia eletttrica, Telefonia fissa e cellulare, gas, altro
Consorzio di Bonifica Piave
Ditte esterne
Ulss. nr. 7 Pieve di Soligo
C.R.I.
118
A.N.A.S.
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