tenuta presidenziale di castelporziano...per il quinquennio 2009 – 2014. la tenuta di...
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Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO
PIANO A.I.B.
Quinquennio 2009 - 2014
(Ai sensi dell’art.8 comma 2 della L.353/00)
- 2 -
INTRODUZIONE ................................................................................................................3
PREMESSA .................................................................................................................3
PIANIFICAZIONE E PREVENZIONE .......................................................................5
FINALITÁ ......................................................................................................................6
CARATTERI TERRITORIALI E CLIMATICI .........................................................8
COPERTURA DEL SUOLO ED ETEROGENEITÁ SPAZIALE ..................9
I SOPRASSUOLI FORESTALI.....................................................................................9
CARATTERI CLIMATICI ....................................................................................12
INDAGINE STATISTICA .............................................................................................22
PREMESSA ...............................................................................................................23
NUMERO DEGLI INCENDI NEL PERIODO 1996-2008 ...........................23
LOCALIZZAZIONE DEGLI INCENDI ............................................................25
DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEGLI INCENDI ....................................26
ZONIZZAZIONE PIROLOGICA ................................................................................27
ANALISI DEI FATTORI .......................................................................................28
METODOLOGIA PER LA DETERMINAZIONE DELLE AREE A
RISCHIO ....................................................................................................................28
INDICE STORICO ..................................................................................................29
INDICE STAZIONALE..........................................................................................32
LA MAPPATURA DEI COMBUSTIBILI...........................................................................32
ORGANIZZAZIONE A.I.B. .........................................................................................37
PREVENZIONE .......................................................................................................38
LOTTA ATTIVA......................................................................................................38
SALA OPERATIVA ................................................................................................39
SQUADRE DI SPEGNIMENTO ..........................................................................39
SEGNALAZIONE INCENDI BOSCHIVI .........................................................40
PUNTI D’ACQUA ...................................................................................................48
VIABILITÁ ...............................................................................................................51
PIANO OPERATIVO ANTINCENDIO DELLA TENUTA DI
CASTELPORZIANO - ANNO 2009……………………………………….53
- 3 -
CAP. 1
INTRODUZIONE
- 4 -
PREMESSA
La Tenuta Presidenziale di Castelporziano, associata ai criteri di
protezione propri delle Riserve Naturali Statali (D.P.R. 136N/99) è
particolarmente ricca in termini di biodiversità per i vari e delicati
ambienti che ospita ed è costituita da una serie di ecosistemi
pregiati che, per la loro ubicazione, risultano certamente esposti al
rischio degli incendi boschivi.
Gli incendi che possono svilupparsi nell’area sono descrivibili
come incendi d’ interfaccia urbano-foresta, intendendo come tale il
luogo geografico dove l’area naturale e quella urbana interferiscono
reciprocamente.
Tali incendi, a causa delle condizioni climatiche tipiche degli
ambienti mediterranei, potrebbero rivelarsi estremamente gravi
poiché le condizioni di aridità che si manifestano normalmente
durante il periodo estivo, possono alimentare fenomeni di grande
intensità, come dimostrano quelli particolarmente distruttivi
verificatisi in passato nel vicino Parco di Castelfusano.
A Castelporziano, situato in prossimità di importanti e
frequentatissime vie di comunicazione e confinante con aree a forte
espansione abitativa, sono presenti diverse problematiche di
interfaccia che impongono la necessità di adottare un dettagliato e
specifico quadro pianificatorio per fronteggiare probabili eventi pirici
che risulterebbero di notevole impatto ambientale.
Nel contempo la Tenuta, proprio per la sua specifica peculiarità
istituzionale, ha delle esigenze non assimilabili a quelle delle altre
riserve naturali dello Stato e che, necessariamente, si ripercuotono
anche sugli strumenti attuativi della normativa che la riguarda.
- 5 -
CAP. 2
PIANIFICAZIONE E PREVENZIONE
- 6 -
FINALITÁ
Il presente lavoro descrive gli obiettivi pianificatori oltre che le
misure di prevenzione e contrasto diretto contro il fenomeno degli
incendi boschivi prefissati dalla Direzione della Tenuta Presidenziale
per il quinquennio 2009 – 2014.
La Tenuta di Castelporziano quale Riserva Naturale dello Stato
ha delle specifiche peculiarità naturalistiche, le stesse per le quali è
stata istituita, ed è quindi precipuo perseguire l’obiettivo di evitare
piuttosto che contenere gli incendi boschivi.
Pertanto, la pianificazione antincendio boschivo si ispira ai
principi delineati nelle linee guida in materia ovvero:
• carattere omeostatico;
• integrazione tra prevenzione ed estinzione;
• priorità di intervento;
• aspetto revisionale di verifica della pianificazione;
oltre ad attenersi ai dettami dell’art. 12 della Legge Quadro
sulle Aree Protette n. 394 del 6/12/1991 e mira soprattutto a
prevenire la probabilità di insorgenza degli incendi, cercando al
contempo di minimizzare la loro frequenza e di prevedere il loro
comportamento.
Fondamentale nell’ individuazione degli indirizzi di pianificazione
della Tenuta è stata la conoscenza e la disponibilità di informazioni
relative ai diversi aspetti ambientali come l’articolazione spaziale,
strutturale e funzionale della copertura del suolo e del suo attuale
uso.
Aspetto debitamente considerato è anche la pianificazione
faunistica, in quanto la presenza in Tenuta di ungulati selvatici
comporta ripercussioni sulla vegetazione attinenti all’attività di
prevenzione.
Particolare attenzione è stata rivolta alle aree di confine della
Tenuta perché riconducibile a zone di interfaccia urbano foresta. Su
- 7 -
queste si concentrano gli interventi pianificatori che, in linea
generale, privilegiano la riduzione del rischio di incendio rispetto
anche alla conservazione dei caratteri strutturali e funzionali del
complesso forestale.
A partire dalle considerazioni sulla natura litologica,
morfologica, faunistica, vegetazionale e di uso del suolo sono state
identificate le diverse porzioni di territorio in funzione della loro
suscettibil ità agli incendi.
Frutto di tale zonizzazione è l’ individuazione di realtà
omogenee per problematiche pirologiche quali fattori predisponesti e
determinanti.
Alla Tenuta, nella sua complessità, viene attribuito un valore di
rischio statico uniformato alla classifica approvata dall’Unione
europea n° 1619/93 integrata dalla SG (95) D/2205/95, per i l
territorio italiano, che prevede:
• zone ad alto rischio: zone in cui il rischio permanente o
ciclico di incendio di foresta minaccia gravemente l’equilibrio
ecologico, la sicurezza delle persone, dei beni, o contribuisce
all’accelerazione dei processi di desertif icazione;
• zone a medio rischio: le zone in cui il rischio di incendio
di foresta, pur non essendo permanente o ciclico, può minacciare in
misura rilevante gli ecosistemi forestali;
• zone a basso rischio: tutte le altre zone.
A questo si aggiunge una ulteriore classificazione che, in scala
di dettaglio, attribuisce un valore di rischio ad ogni specifica zona
della Tenuta.
Quest’ultimo tiene conto delle caratteristiche legate alla
stazione, quindi statiche, e di quelle legate all’uso, al costume ecc. e
quindi dinamiche.
- 8 -
CAP. 3
CARATTERI TERRITORIALI E CLIMATICI
- 9 -
COPERTURA DEL SUOLO ED ETEROGENEITÁ SPAZIALE
Nella Tenuta sono presenti nove classi di copertura e di utilizzo
del suolo come di seguito elencati:
Classi Castelporziano e Capocotta SUPERFICIE (HA)
1 P INETA 752,00
2 QUERCETO E BOSCO M ISTO DI LATI FOGLIE 2.306,50
3 QUERCETO DI LECCIO 261,40
4 MACCHIA MEDITERRANEA 132,50
MACCHIA MEDITERRANEA A PREVALENZA DI LECC IO 554,70
5 SUGHERETA 461,50
6 P IANTAGIONI SPECIALI 72,60
7 FORMAZIONI IGROFILE 36,90
8 PASCOLI 112,60
ZONE AGRARIE 453,00
9 ZONE APERTE (PRATERIE AR IDE) 662,60
TOTALE SUPERFICIE (HA) 5.806,30
Tab. 3.1 – Class i vegetazional i .
I SOPRASSUOLI FORESTALI
La Tenuta di Castelporziano a cui è stata annessa dal 1985
quella di Capocotta, ha una superficie di circa 6.000 ettari e
nonostante la crescente espansione di Roma verso il mare, conserva
al proprio interno gli ambienti originari della foresta planiziaria
tipica del litorale tirrenico centrale.
Due circostanze hanno favorito la sopravvivenza di questo
ecosistema difficilmente riscontrabile nel bacino del mediterraneo.
Infatti, in tempi remoti, la malaria nelle zone paludose ha
ostacolato la presenza permanente dell’uomo, mentre in quell i
recenti la destinazione prevalente per le attività venatorie ha
limitato la diffusione di quelle agricole.
- 10 -
L’elevato valore naturalistico di Castelporziano è stato
riconosciuto in sede internazionale dall’UNESCO, e come Riserva
Naturale dello Stato dal Presidente della Repubblica con il decreto n.
136N del 5 maggio 1999.
Si tratta di un atto significativo, poiché alla funzione
istituzionale di residenza del Capo dello Stato viene aggiunta anche
quella di area di protezione, in cui migliaia di specie vegetali ed
animali possono trovare condizione idonee alla loro conservazione.
E’ da segnalare inoltre che a Castelporziano sono state
individuate due aree SIC (la IT6030027 e la IT 6030028) per una
superficie complessiva di circa 755 ettari.
Nell’ecosistema della Tenuta, i boschi occupano una posizione
preminente poiché si estendono complessivamente su ha 4.584,3,
dei quali ha 3.640,3 (62,6%) nel territorio di Castelporziano ed ha
944 (16,2%) in quello di Capocotta.
Le ricerche condotte presso il Quirinale e gli archivi dello Stato
indicano che le vicende storiche non hanno mancato di far sentire la
loro influenza sulle aree boscate a causa delle utilizzazioni irregolari,
verificatesi durante i periodi bell ici per far fronte alle esigenze delle
popolazioni e delle truppe occupanti.
Con l’avvento della Repubblica, ha avuto inizio la ricostituzione
dei boschi e l’applicazione di piani di assestamento decennali, a
partire dal 1949, che hanno portato all’attuale assetto ed alla
valorizzazione del patrimonio forestale esistente.
Per meglio corrispondere ai nuovi compiti, nazionali ed
internazionali, affidati alla Tenuta, il Segretariato Generale della
Repubblica ha istituito nel 1994 un’apposita Commissione Tecnico-
Scientifica che, sotto la guida del Prof. Gian Tommaso Scarascia
Mugnozza ha promosso un vasto programma di monitoraggio, in
collaborazione con le Università e numerosi organismi di ricerca sulle
condizioni biotiche ed abiotiche dell’ecosistema.
- 11 -
Inoltre, è stato predisposto nel 2000 - 2005, come previsto
dalla legge sui Parchi e sulle Riserve naturali, uno specifico piano di
gestione.
Per quanto riguarda i soprassuoli forestali è stato necessario,
quindi, armonizzare gli indirizzi e gli obbiettivi previsti nei piani di
assestamento precedenti con la destinazione e le funzioni che
derivano dalle esigenze di protezione, stabilite dalla nuova
zonizzazione del territorio.
A questo scopo, si è provveduto alla revisione dell’ultimo piano
di assestamento di Castelporziano (1987 - 1998) ed alla
formulazione del piano di gestione per l’area di Capocotta, che ne
era priva.
I criteri seguiti si discostano da quelli adottati nei piani di
assestamento classici, che mirano ad ottenere la produzione legnosa
massima e costante in rapporto alle caratteristiche dell’ecosistema,
mentre si è preferito assumere come obbiettivo fondamentale la
rinnovazione naturale, che è la premessa per la conservazione e per
la sostenibil ità del patrimonio boschivo.
- 12 -
CARATTERI CLIMATICI
Le condizioni meteorologiche e stazionali costituiscono un
fattore predisponente di grande importanza, per cui è necessario
disporre di un valido servizio di previsione.
La Tenuta dispone di una rete di monitoraggio ambientale che
registra informazioni climatiche di vario genere e le archivia presso
la sede dell’Osservatorio dei Sistemi Costieri.
Di seguito vengono riportate le elaborazioni climatiche dedotte
dal decennio 1996-2006. Tale analisi ha soprattutto lo scopo di
sottolineare l’ importanza di considerare le variabili meteorologiche in
pianificazione.
I dati considerati sono relativi alla temperatura minima e
massima giornaliera, l’umidità relativa dell’area ed intensità e
direzione del vento.
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
35,00
Graf . 3.1 – Andamento mens i le del la temperatura media g iornal iera. Med ie
per iodo 1996-2006.
- 13 -
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
35,00
40,00
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
Graf . 3.2 – Andamento mens i le del la temperatura mass ima e min ima g iorna l iera.
Medie per iodo 1996-2006.
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
80,00
90,00
100,00
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
Graf . 3.3 – Andamento mens i le de l l ’umid ità med ia g iorna l iera. Med ie per iodo
1996-2006.
- 14 -
0,00
20,00
40,00
60,00
80,00
100,00
120,00
140,00
160,00
180,00
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
Graf . 3.4 – Andamento mens i le del l ’umidi tà re lat iva massima e min ima
giorna l iera. Med ie per iodo 1996-2006.
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
35,00
40,00
°C
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
%Tem. Max
Umidità relativa min.
Tem. Max 17,20 17,44 20,87 23,65 28,49 33,29 34,51 35,07 30,22 26,28 23,05 18,47
Umidità relativa min. 49,64 51,73 45,45 50,64 46,27 42,64 40,27 44,55 55,27 63,64 57,09 52,45
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTOSETTEMBR
EOTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
Graf . 3.5 – Corre lazione tra umid ità re lat iva min ima e temperatura mass ima.
Medie per iodo 1996-2006.
Dall’analisi dei dati emerge che, dal punto di vista dei fattori
predisponenti, i l periodo maggiormente a rischio è quello compreso
tra la prima decade di maggio e quella di settembre con valori di
temperatura massima mediamente compresi tra 28,49 °C e 35,07°C
- 15 -
ed i valori medi di umidità relativa dell’aria compresi tra i l 46,27 ed
il 55,27%.
Comunque, per la propagazione degli incendi boschivi, i l fattore
meteorologico di gran lunga più rilevante rimane il vento.
Dall’analisi dei dati anemologici (si precisa che i dati relativi a
velocità e direzione del vento non sono puntualmente disponibil i
pertanto l’analisi ha un maggior margine di incertezza), il vento
risulta avere una provenienza dominante nel periodo estivo S/SE,
mentre per quello invernale N/NE.
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
km/h
Media delle minime 9,49 10,25 10,74 10,93 9,52 9,05 9,66 8,10 8,81 8,76 11,17 9,95
Media 5,40 7,15 5,39 7,22 7,11 6,38 5,56 5,84 6,03 5,78 6,39 5,94
Media delle massime 19,23 20,53 20,91 22,63 17,41 18,43 16,93 15,48 17,74 17,39 27,36 20,25
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
Graf . 3.6 – Veloc i tà del vento min ima, media e mass ima. Medie per iodo 1996-
2006.
La velocità del vento, nel periodo compreso tra maggio e
settembre, periodo a rischio, non supera in media i 18,43 km/h.
Per un maggior dettaglio dei dati meteorologici illustrati di
seguito si riporta il riepilogo numerico in tabelle.
- 16 -
1996
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
14,90
12,35
14,62
19,04
22,14
27,66
29,18
30,14
23,89
20,99
18,20
13,78
MIN
12,00
7,87
10,00
14,60
18,00
23,20
26,00
26,40
18,00
17,80
12,20
3,80
MAX
19,40
16,00
17,60
22,40
27,60
33,00
35,00
33,40
27,00
24,00
22,40
19,00
1997
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
15,04
15,16
18,24
16,71
23,67
27,00
29,25
30,47
28,39
22,37
17,18
14,14
MIN
11,40
13,00
14,80
11,00
18,00
19,40
25,00
26,80
22,00
9,80
9,20
10,40
MAX
18,00
17,40
21,20
21,40
28,80
31,00
32,40
34,00
33,00
28,20
21,20
18,80
1998
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
13,75
15,36
15,57
18,47
22,84
27,33
30,40
31,73
25,82
21,56
15,35
12,48
MIN
9,80
12,00
9,00
14,80
16,60
22,00
27,00
26,00
22,00
17,40
8,20
8,40
MAX
16,40
19,40
20,40
22,80
27,20
34,20
34,80
37,40
29,80
24,00
23,00
17,40
1999
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
13,65
11,84
16,20
18,25
23,60
27,61
29,77
31,03
27,15
22,99
17,23
13,32
MIN
4,00
5,60
12,00
14,60
19,20
22,20
25,60
27,20
22,00
19,00
12,40
7,80
MAX
18,00
16,00
22,20
23,40
28,60
33,00
33,20
37,60
30,40
26,00
23,80
17,80
2000
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
11,50
14,37
15,59
19,12
24,34
28,11
29,23
31,86
27,28
22,72
18,43
15,89
MIN
6,60
11,40
6,40
13,60
20,20
24,60
24,40
26,20
21,40
19,80
12,40
11,20
MAX
15,60
16,60
18,80
27,40
27,00
31,40
34,60
36,60
30,40
29,80
22,20
19,20
2001
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
13,70
14,27
18,19
18,23
24,90
27,01
29,83
31,57
25,33
25,62
18,55
11,45
MIN
8,20
7,80
12,00
11,20
16,20
14,80
25,40
26,60
22,00
23,00
11,40
6,60
MAX
19,80
17,80
23,80
23,40
30,80
31,80
33,40
35,00
28,20
28,40
23,40
17,60
Tab. 3.2
– T
em
pera
tura
(°C) m
edia
, m
inim
a e
massim
a p
er m
ese; periodo 1
996-2
001.
- 17 -
2002
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
12,43
15,61
18,62
19,42
23,15
29,00
29,39
28,24
25,34
22,29
18,85
14,31
MIN
6,20
13,00
13,40
11,20
19,00
22,80
25,20
24,00
20,20
20,00
11,40
11,00
MAX
17,40
18,20
25,00
24,00
27,20
34,40
33,00
32,00
28,20
24,00
22,00
17,00
2003
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
13,14
11,89
16,92
19,13
26,15
31,88
32,46
34,50
26,81
21,62
18,77
14,03
MIN
7,00
7,40
13,00
10,40
22,20
26,40
29,60
28,00
22,60
15,40
12,80
8,00
MAX
17,60
16,00
21,60
25,00
30,60
35,80
36,20
38,80
31,40
26,60
22,40
20,40
2004
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
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27,17
23,16
16,55
13,87
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2,80
7,00
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14,00
17,00
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25,80
28,00
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11,20
8,40
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17,00
18,40
18,00
22,00
25,00
33,80
35,00
32,80
31,80
25,70
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11,14
10,91
15,30
18,22
24,75
27,91
30,92
28,79
26,59
21,74
17,49
12,15
MIN
5,80
8,00
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12,00
20,60
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26,20
24,00
23,20
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7,80
MAX
15,00
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21,00
24,80
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34,00
38,00
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18,41
15,43
MIN
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15,00
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33,80
34,00
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, m
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84,06
82,50
81,68
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46,00
44,00
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58,00
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96,00
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98,00
97,00
100,00
1997
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66,16
70,53
79,19
83,97
77,58
MIN
62,00
46,00
38,00
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1998
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85,39
77,03
77,06
MIN
66,00
54,00
31,00
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43,00
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1999
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81,50
81,58
MIN
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52,00
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93,00
89,63
84,29
MIN
49,00
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50,00
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MAX
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2001
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75,77
71,80
MIN
55,00
56,00
55,00
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006.
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83,74
81,60
81,00
79,97
86,68
MIN
7,00
58,00
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50,00
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98,00
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93,00
96,00
96,00
2003
GENNAIO
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OTTOBRE
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74,80
84,39
85,63
79,61
MIN
42,00
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46,00
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95,00
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2004
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60,10
71,73
87,71
81,13
83,68
MIN
50,00
60,00
50,00
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35,00
30,00
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100,00
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97,00
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98,00
88,00
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98,00
2005
GENNAIO
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MEDIA
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73,36
78,29
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73,87
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76,39
88,63
86,84
79,80
82,94
MIN
50,00
40,00
39,00
55,00
53,00
48,00
32,00
50,00
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50,00
45,00
MAX
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95,00
98,00
98,00
96,00
91,00
96,00
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98,00
2006
GENNAIO
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73,61
83,67
84,32
85,37
85,19
MIN
55,00
54,00
50,00
34,00
56,00
40,00
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47,00
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65,00
62,00
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MAX
97,00
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100,00
90,00
97,00
93,00
90,00
96,00
96,00
100,00
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1996
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0,00
0,00
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1997
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MEDIA
15,58
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12,81
11,57
9,73
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12,13
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10,21
MIN
10,00
7,30
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2,40
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MAX
20,00
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17,60
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1998
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11,33
11,34
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10,03
12,28
10,70
MIN
7,00
7,20
0,80
8,20
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7,40
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22,40
20,30
23,00
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25,00
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12,60
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19,60
1999
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13,16
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9,32
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9,28
MIN
7,00
8,50
7,40
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7,50
7,50
5,40
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MAX
33,00
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30,00
15,80
15,40
17,60
20,10
17,70
2000
GENNAIO
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MEDIA
8,24
8,21
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10,11
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8,58
10,53
8,72
12,83
8,99
MIN
7,00
6,00
0,00
7,40
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7,00
7,50
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7,00
0,00
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MAX
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19,50
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30,00
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2001
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9,88
8,29
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MIN
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7,00
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– V
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9,40
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6,00
7,20
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2003
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6,00
7,30
7,30
7,30
MAX
19,80
30,00
12,00
14,20
17,80
15,40
9,70
16,00
19,50
19,60
19,40
27,00
2005
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
9,81
9,73
8,96
9,80
9,44
8,47
9,68
9,16
8,29
7,99
10,65
10,36
MIN
6,40
7,30
7,00
7,30
7,00
7,00
7,00
7,20
7,40
7,30
6,80
7,30
MAX
18,40
15,60
16,40
26,00
16,40
12,20
15,00
15,80
13,40
12,50
30,00
20,00
2006
GENNAIO
FE
BBRAIO
MARZO
APR
ILE
MAGGIO
GIU
GNO
LUGLIO
AGOSTO
SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
DIC
EMBRE
MEDIA
7,64
MIN
7,00
MAX
8,70
Tab. 3.7
– V
elo
cità d
el vento
(km
/h) m
edia
, m
inim
a e
massim
a p
er m
ese; periodo 2
002-2
006.
- 22 -
CAP. 4
INDAGINE STATISTICA
- 23 -
PREMESSA
L’elevato indice di boscosità, la tipologia delle formazioni
forestali presenti, la loro diffusione, unitamente alle particolari
condizioni climatiche, rendono gli incendi boschivi un fenomeno di
significativa rilevanza per la Tenuta Presidenziale di Castelporziano.
Al fine di valutare l’ incidenza del fenomeno e soprattutto per
ottenere informazioni util i per la pianificazione della prevenzione e
della lotta attiva, è stato esaminato ed informatizzato in un
DATABASE degli incendi pregressi, il registro degli incendi elaborato
annualmente dal personale in servizio presso la Direzione della
Tenuta.
La scheda di rilevamento util izzata all’ interno della Tenuta
costituisce un valido strumento conoscitivo del fenomeno incendi
seppur relativo alla sola Riserva ed all’area circostante.
La scheda contiene diversi tipi di informazione utili alla
caratterizzazione del singolo incendio che, opportunamente
elaborate, consentono analisi statistiche utilizzate poi per
strutturare e calibrare l’organizzazione del servizio antincendi
boschivi.
NUMERO DEGLI INCENDI NEL PERIODO 1996-2008
Dall’analisi dei registri emerge che il servizio antincendi della
Tenuta è stato attivato, dal 1996 ad oggi, 219 volte con una media
di circa 18 incendi all’anno.
Nella tabella e nel grafico che seguono viene riportato
l’andamento degli incendi censiti dal quale emerge che dal 1996, il
triennio 1999-2001 è stato quello con il maggior numero di incendi,
- 24 -
complessivamente il 41% di quelli verificatisi nell’ intero decennio,
mentre il 1999 è stato il peggiore anno visto che da solo copre il
23%.
gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Tot
1996 0 0 0 0 0 0 4 2 0 0 0 0 6
1997 0 0 0 0 0 0 4 5 2 0 0 0 11
1998 0 0 0 0 0 0 2 10 1 0 1 0 14
1999 0 0 0 0 0 6 29 9 1 1 0 0 46
2000 0 0 0 0 0 1 5 14 6 0 0 1 27
2001 0 0 0 0 0 6 16 6 6 0 0 0 34
2002 0 0 0 0 0 1 5 5 0 0 0 0 11
2003 0 1 0 0 3 8 5 7 0 0 1 0 25
2004 0 0 0 0 0 1 7 0 0 0 0 0 8
2005 0 0 0 0 0 6 2 1 1 0 0 0 10
2006 0 0 0 0 2 1 4 0 0 0 0 0 7
2007 0 0 0 0 0 0 6 6 0 0 0 0 12
2008 0 0 0 0 0 0 5 3 0 0 0 0 8
Tot
mese 0 1 0 0 5 30 94 68 17 1 2 1 219
Tab. 4.1 – Numero incendi per mese e per g l i anni 1996 – 2008
- 25 -
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
anno
incendi
Graf . 4.1 – Numero incendi per anno; per iodo 1996 – 2008
LOCALIZZAZIONE DEGLI INCENDI
Dei 219 interventi menzionati solamente 11 hanno avuto
inizio od hanno interessato l’ interno della Tenuta mentre, 61 si
sono sviluppati ai suoi confini senza riuscire peraltro a
superarli, infine 147 interventi sono stati effettuati all’esterno
sia a carattere preventivo che a supporto di altre realtà
territoriali adiacenti.
Segue la schematizzazione del numero di incendi
classificati per ubicazione.
- 26 -
classificazione incendi per ubicazione
147
61
11
ESTERNI CONFINE INTERNI
Graf 4.2 Class i f icaz ione degl i incendi per ubicaz ione.
La maggior parte degli incendi registrati avvengono quindi
all’esterno dei confini della Tenuta anche se ciò non può essere
considerato necessariamente un dato rassicurante, in quanto sono
registrati come tali i principi di incendio che avvengono a partire da
20 m di distanza dal confine, con una probabilità molto alta quindi di
arrivare ad interessare la Tenuta stessa in assenza di un sollecito
intervento di estinzione.
DISTRIBUZIONE TEMPORALE DEGLI INCENDI
Dall’analisi dell’andamento degli incendi per mese
risulta che il periodo a maggior rischio di insorgenza incendi
è compreso tra maggio e settembre con un picco nel mese di
luglio.
- 27 -
CAP. 5
ZONIZZAZIONE PIROLOGICA
- 28 -
ANALISI DEI FATTORI
L’analisi dei fattori predisponenti e determinanti un incendio è
fondamentale per poter individuare le aree ed i periodi a rischio,
nonché per poter attivare tutte le misure di prevenzione ed
estinzione. Ciò comporta l’analisi di molti fattori che influenzano, in
modo diretto od indiretto, la possibilità di innesco di un fuoco.
Questi fattori non sempre sono facilmente individuabili e
quantificabil i, anche per l’assenza di specifiche banche dati. Allo
stato attuale non esiste in Tenuta la zonizzazione pirologica del
territorio, pertanto, per procedere alla determinazione di aree con lo
stesso livello di suscettibilità pirologica, ovvero delle aree omogenee
dal punto di vista del rischio di incendio, verranno elaborati i dati
disponibili in maniera da ottenere due indici di zonizzazione uno
storico e l’altro stazionale.
METODOLOGIA PER LA DETERMINAZIONE DELLE AREE A
RISCHIO
I dati acquisiti e l’utilizzo di tecnologie informatiche
d’avanguardia, consentono l’elaborazione di un indice di rischio per
la Tenuta, articolato in due parti:
- un indice storico;
- un indice stazionale - vegetazionale.
L’ indice storico esprime la propensione del territorio ad essere
percorso dal fuoco, ovvero analizza i fattori predisponenti dando
maggior peso a quelli climatici e di accadimento pregresso.
L’ indice stazionale costituisce l’elemento di valutazione per la
definizione del pericolo infrastrutturale dove vengono pesate
componenti come la morfologia e la vegetazione, la viabilità, le aree
urbanizzate, le infrastrutture ecc.
- 29 -
La somma dei due valori, indice storico e indice stazionale -
vegetazionale, ha quindi fornito un valore per ogni zona ricondotto
alle classi territoriali di pericolo:
- basso;
- medio;
- alto.
INDICE STORICO
Per valutare la suscettibil ità o possibil ità di un territorio ad
essere percorso da incendi sono stati considerati i dati statistici del
periodo 1996-2008, già ampiamente trattati nel capitolo relativo alla
“caratteri territoriali e climatici” e qui solo parzialmente riportati.
Tra i dati storici considerati, ovvero caratteri climatici e
numero di incendi, hanno particolare incidenza quell i relativi alla
frequenza di accadimento, ovvero la localizzazione degli incendi
pregressi.
Come evidenziato nel capitolo relativo alle indagini statistiche,
nel periodo e nel territorio considerato, si sono verificati 219 incendi
di cui 208, il 95 %, tra esterni e di confine.
Nonostante, non sia stato possibile, per la mancata rilevazione
delle coordinate geografiche di ogni singolo evento, risalire
all’ubicazione precisa degli incendi, dall’analisi dei dati disponibil i
emerge che le aree in cui maggiore è la frequenza di accadimento
sono quelle limitrofe alle aree urbanizzate ed alle grandi vie di
comunicazione che lambiscono la Tenuta.
Dal punto di vista climatico, come evidenziato nel grafico 5.1,
nei mesi di luglio ed agosto si registra un picco nel numero degli
incendi, infatti in questi due mesi avvengono il 71,4 % degli eventi.
- 30 -
Graf . 5.1 – Andamento percentuale del la f requenza mensi le deg l i incend i .
Per iodo 1996-2008.
Ciò conferma anche il risultato dell ’analisi dei fattori climatic i
predisponenti che individua quale periodo a maggior rischio, quello
compreso tra la prima decade di maggio e quella di settembre.
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
30,00
35,00
40,00
45,00
GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE
°C per T/%
per incendi
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00%
Andamento incendi Temperatura massima Umidità relativa minima
Graf . 5.2 – Confronto tra fattor i c l imat ic i predisponest i ed andamento deg l i
incendi . Per iodo 1996-2008.
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
GENNAIO MARZO MAGGIO LUGLIO SETTEMBRE NOVEMBRE
ANDAMENTO DEGLI INCENDI PER MESEPERIODO 1996-2006
- 31 -
Sulla base delle considerazione effettuate, il territorio della
Tenuta viene suddiviso in tre aree omogenee dal punto statistico
della predisposizione all’ incendio.
RISCHIO ALTO
RISCHIO MEDIO
RISCHIO BASSO
- 32 -
INDICE STAZIONALE
L’indice stazionale – vegetazionale, che esprime la
“pericolosità”, ovvero la potenzialità intrinseca di un territorio ad
essere interessato da incendi, parte dall’analisi delle tipologia
vegetazioni presenti.
A riguardo la Tenuta è dotata di uno studio relativo al piano di
gestione della superficie forestale nonché di quello per la gestione
dei prati-pascoli, che costituiranno la base informativa per la
determinazione degli indici stazionali.
Ogni tipologia vegetazionale viene ricondotta ad un modello di
combustibile, ognuno dei quali è definito dalla suscettibil ità ad
essere percorso da un incendio.
LA MAPPATURA DEI COMBUSTIBILI
Ogni tipologia vegetazionale può essere considerata un
particolare combustibile e pertanto abbinata ad un modello.
La misura delle variabil i che definiscono una tipologia di
combustibile, risulta complessa e laboriosa.
Per questo Rothermel ha messo a punto un metodo alternativo
che permettesse un utilizzo veloce del sistema. Il metodo si basa
sull’ impiego di modelli di combustibile standards, ossia riconducibili
ad una determinata forma di accumulo di materiale infiammabile di
origine vegetale. Ad ogni modello, quindi, corrispondono valori
differenti delle variabil i da considerare.
I modelli predeterminati sono 13 e, considerando l’ importanza
relativa delle diverse componenti combustibili nella propagazione del
fuoco, sono stati raggruppati in quattro categorie di ordine
gerarchico superiore. Molti dei 13 modell i corrispondono ai 20
utilizzati dal National Fire Danger System degli USA.
Le quattro categorie, corrispondenti al tipo di combustibile
morto che determina la propagazione del fuoco, sono:
- pascoli (modd. 1,2 e 3);
- cespugliati (4,5,6 e 7);
- 33 -
- lettiere e fogliame o boschi (8, 9 e 10);
- residui di utilizzazioni forestali (11,12 e13).
Segue una breve descrizione delle caratteristiche più importanti
di ciascun modello.
Gruppo: Pascoli
Modello n. 1
Pascolo a struttura fine, secco o quasi secco, di altezza
inferiore al ginocchio, che ricopre completamente il suolo. Sono
presenti cespugli molto bassi ed alberi dispersi che ricoprono meno
di un terzo della superficie.
Modello n. 2
Pascolo a struttura fine, secco o quasi secco, di altezza
inferiore al ginocchio, che ricopre completamente il suolo. I cespugli
e gli alberi occupano da uno a due terzi della superficie, ma la
propagazione del fuoco avviene nel combustibile erbaceo minuto.
Modello n. 3
Pascolo a struttura grossolana, denso, secco ed alto (più di un
metro) anche se possono verificarsi notevoli variazioni nelle
dimensioni dello strato erbaceo. È i l modello tipico delle savane e
delle zone umide con clima temperato caldo. I campi di cereali non
mietuti sono rappresentativi di questo modello. Gli incendi che si
verificano in questo modello sono i più violenti del gruppo pascoli.
Gruppo: Cespugliati
Modello n. 4
Cespugliame o giovane piantagione molto densa di circa 2 metri
di altezza con notevole carico di combustibile morto. Alla base può
trovarsi uno spesso strato di fogliame o residui con altezza fino ad 1
metro.
- 34 -
Modello n. 5
Cespugliato denso e verde di altezza inferiore ad 1m. Il fuoco
si propaga nella lettiera e nel pascolo. I cespuglieti ricolonizzatori di
superfici percorse di recente dal fuoco sono esempi di questo
modello.
Modello n. 6
Il modello è rappresentativo di aree cespugliate con
caratteristiche intermedie per carico, altezza e natura del
combustibile, di quelle descritte per i modelli 4 e 5. I combustibili
vivi sono assenti o dispersi; l’altezza media dei cespugli è compresa
tra 0,6 e 1,2 metri.
Modello n. 7
Cespugliato di specie molto infiammabili che costituisce il piano
inferiore di boschi densi di conifere; altezza compresa tra 0,5 e 2
m.
Gruppo: lettiere di boschi
Modello n. 8
Il combustibile è formato da lettiera indecomposta di conifere a
foglia corta (fino a 5 cm) o di latifoglie compattate. Abbondante
presenza di rametti frammisti alla lettiera. Cespugli e lettiera sono
pressoché assenti. Sono rappresentati in questo modello i boschi
densi di conifere (abete, larice, douglasia) e di latifoglie a foglia
caduca.
Modello n. 9
Simile al modello 8, però con lettiere meno compatta costituita
da aghi lunghi e rigidi o fogliame di latifoglie a foglia grande. Ne
sono esempi il bosco di pino marittimo e di castagno.
- 35 -
Modello n. 10
Bosco con grandi quantità di rami ed alberi caduti, a causa di
forti venti, intense nevicate, attacchi parassitari,ecc.. Esempi
concreti di questo modello sono dati da boschi oggetto di schianti da
vento o da neve, dai boschi molto maturi o da quelli in cui si sono
eseguiti tagli a scelta o diradamenti leggeri con notevole rilascio di
materiale di risulta. Il combustibile è per lo più grossolano e ben
distribuito sulla superficie. Localmente può essere presente
materiale erbaceo verde. L’altezza media dello strato combustibile è
di circa 0,6 metri.
Gruppo: residui di util izzazioni forestali
Modello n. 11
Residui sparsi di altezza non superiore a 0,3 metri.
Rappresentano i resti di diradamenti leggeri in boschi misti di
conifere e latifoglie. Il fattore di carico del materiale morto inferiore
a 7,5 cm è di circa 25 t/ha; può esservi anche una piccola
percentuale di materiale di dimensioni superiori.
Modello n. 12
Residui distribuiti uniformemente in modo continuo sulla
superficie. Fattore di carico molto elevato, maggiore di 80 tonnellate
ad ettaro. Locale presenza di piccole aree non coperte dal
combustibile.
L’altezza media dei residui è di circa 0,6 metri. Il fogliame,
ancora verde, è attaccato ai rametti. Esempi di questo modello sono
dati dalle tagliate a raso su medie superfici, in boschi di conifere ed
in cedui semplici.
Modello n. 13
Residui che formano uno strato continuo poco compatto, con
fattori di carico superiori al modello precedente. L’altezza media del
- 36 -
combustibile morto è di circa 1 metro, si rileva abbondanza di
materiale grossolano con diametro superiore a 7,5 cm. Un esempio
di questo modello è dato dalle tagliate a raso su superfici estese.
La realizzazione della proposta di Piano di Gestione Forestale
costituisce una base fondamentale cui abbinare la mappatura dei
combustibili, a livello di tipi forestali e relativi stadi di sviluppo.
La mappatura dei modelli di combustibil i potrà consentire
valutazioni util i alla pianificazione della gestione forestale e della
protezione dagli incendi.
Dall’analisi delle tipologie vegetazionale presenti in Tenuta si
distinguono i seguenti modelli di combustibile:
• ceduo di leccio modello 8;
• fustaia di leccio modello 10;
• macchia mediterranea modello 4;
• querceto di caducifoglie modello 9;
• pineta modello 10;
• pascoli modello 1;
• Sugherete modello 2.
- 37 -
CAP. 6
ORGANIZZAZIONE A.I.B.
- 38 -
ORGANIZZAZIONE AIB
La pianificazione del servizio viene attuata sulla base delle
conoscenze acquisite e si basa su di un piano interno annualmente
redatto dalla Direzione della Tenuta denominato Piano Operativo
A.I.B. per l’anno in corso. Il piano si articola in due fasi: una di
prevenzione ed in una di lotta attiva, che individuano i compiti e le
responsabil ità di chiunque operi a vario titolo in Tenuta.
PREVENZIONE
La fase dedicata alla prevenzione stabil isce i compiti e le
responsabil ità di tutti i settori lavorativi della Tenuta che hanno
pertinenza con la lotta antincendio, ovvero:
• settore agricolo;
• settore forestale;
• settore tutela e gestione ambientale;
• settore officina;
• settore operai.
LOTTA ATTIVA
Consiste nello svolgimento del servizio di prevenzione e
repressione degli incendi boschivi, sinteticamente chiamato servizio
antincendi boschivi. Operativamente il servizio antincendi è
articolato in una struttura di avvistamento, una struttura terrestre
ed una di coordinamento. La struttura terrestre provvede alla
vigilanza, al controllo del territorio, all’avvistamento ed alla
repressione, oltre che alla necessaria logistica. Il coordinamento di
queste forze viene svolto tramite una sala operativa ed è articolato e
gestito dalla Direzione della Tenuta.
- 39 -
SALA OPERATIVA
Questa struttura, attiva dalle ore 06.00 alle 20.00, per 365
giorni all’anno, coordina gli interventi nell’ambito della Tenuta, si
raccorda con la Sala Operativa Regionale e con le altre realtà
territoriali competenti.
SQUADRE DI SPEGNIMENTO
Allo spegnimento da terra degli incendi boschivi, compreso le
operazioni di bonifica, provvedono le squadre AIB, costituite dalle
guardie della Tenuta e dal personale del nucleo C.F.S. per un totale
di circa 30 unità, anche se all’occorrenza tutto il personale della
Tenuta a disposizione può venire impegnato nello spegnimento per
un totale di circa 80 persone.
Questo personale, equipaggiato con idonei dispositivi di
protezione individuale, opera con mezzi fuoristrada allestiti con
moduli antincendio, con autobotti, con attrezzi manuali e meccanici.
Alla forza della Tenuta si aggiunge durante il periodo estivo un
distaccamento del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco,
attivabile dalla Direzione Tenuta 24 ore su 24 che, con proprio
personale e mezzi, affianca il personale della Tenuta in caso di
intervento.
Il parco macchine dedicato all’attività antincendio è costituito
da:
• Unimog U300 (mezzo della Tenuta);
• Unimog U300 (mezzo in dotazione al Nucleo CFS);
• IVECO con modulo antincendio con capacità di 1.000 l;
• Botte da 8.000 l;
• autobotte del distaccamento estivo dei VV.F.
- 40 -
I vari settori e mezzi vengono attivati secondo la gravità
dell’evento così come previsto dal piano operativo annuale.
Le squadre AIB svolgono i seguenti servizi, o altri analoghi,
individuati in base alle diverse esigenze operative:
- pattugliamento: è effettuato tramite squadre composte da
due con mezzo fuoristrada leggero; consiste in spostamenti sul
territorio intervallati con soste in luoghi strategici.
- prontezza operativa: è effettuato tramite squadre
composte da due o più unità con autobotte o con mezzo fuoristrada
allestito con modulo AIB. Le squadre devono sostare in luoghi
strategici, pronte ad intervenire su richiesta.
- reperibil ità: è effettuata tramite personale che si
mantiene reperibile, pronto ad intervenire su richiesta.
- impiegabil ità: è effettuata da squadre di operai forestali
dei settori operativi competenti che, durante lo svolgimento dei
propri compiti nell ’orario di lavoro sono disponibili ad intervenire, su
richiesta, con mezzo fuoristrada allestito con modulo AIB.
SEGNALAZIONE INCENDI BOSCHIVI
La segnalazione di incendi boschivi avviene normalmente dalle
strutture del servizio antincendi boschivi anche se non mancano
segnalazioni da parte di cittadini.
La segnalazione degli incendi da parte di strutture AIB avviene
tramite sistemi di telecontrollo coadiuvati dallo svolgimento dei
servizi di pattugliamento.
Nella Tenuta sono, infatti, presenti cinque torri di avvistamento
che funzionano attraverso telecamere mobili che proiettano le
immagini sui monitors presenti nella sala operativa della Direzione.
Non tutte le telecamere compiono rotazioni di 360° per motivi
legati alla loro ubicazione.
- 41 -
Le cinque torri, di cui si riporta l’ubicazione nella planimetria
allegato, sono distinte da un numero e prendono il nome della
località in cui si trovano, ovvero:
1. Torre “VECCHIA SUGHERA”
Foto 6.1 – Basamento torre avvistamento n. 1.
Foto 6.2 – Torre avvistamento n. 1.
- 42 -
2. Torre “GROTTA DI PIASTRA”
Foto 6.3 – Basamento torre avvistamento n. 2.
Foto 6.4 –Torre avvistamento n. 2.
- 43 -
3. Torre “CAPOCOTTA”
Foto 6.5 – Basamento torre avvistamento n. 3.
Foto 6.6 –Torre avvistamento n. 3.
- 44 -
4. Torre “CONTUMACI”
Foto 6.7 –Torre avvistamento n. 4.
Foto 6.8 – Basamento torre avvistamento n. 4.
- 45 -
5. Torre “C. COLOMBO”
Foto 6.9 –Torre avvistamento n. 5.
Foto 6.10 –Torre avvistamento n. 5 .
- 46 -
TORRE X Y
1 284644 4624903
2 280189 4620506
3 285255 4615344
4 285785 4627595
5 282859 4627412
Tabel la 6.1 – Coordinate topograf iche del le torr i .
- 47 -
Foto 6.11 – Posiz ione torr i d i avvis tamento .
- 48 -
PUNTI D’ACQUA
All’ interno della Tenuta sono presenti numerosi punti d’acqua,
ovvero fontanil i da sempre dedicati all’abbeveraggio degli animali ma
che possono anche servire per rifornimenti di emergenza dei moduli
antincendio.
Foto 6.12 –Esempio d i fontani l i present i in Tenuta.
Tali fontanili, alimentati da sorgenti naturali vengono
stagionalmente ripuliti da residue e mucil lagini al fine di facilitare
eventuali operazioni di pompaggio.
Oltre a queste strutture che comunque conservano carattere di
emergenza vi sono anche strutture all’uopo dedicate come i pozzi ed
una rete idrica antincendio. La rete idrica, realizzata nella zona di
Capocotta al confine con le strade di “Pratica di Mare” e ”Litoranea”
è costituita da due serbatoi circolari, della capacità di 170.000 l
cadauno, a cui si collegano 23 idranti posti ad una distanza variabile
tra i 200 ed i 250 m l’uno dall’altro e collocati a margine della strada
interna che fiancheggia il confine.
- 49 -
Foto 6.13 – Tipo logia d i idrante presente.
N__PRESA X Y
1 287251 4618834
2 287388 4618684
3 287515 4618525
4 287594 4618336
5 287798 4617961
6 287930 4617778
7 287566 4617409
8 287408 4617263
9 287208 4617089
10 287034 4616927
11 286833 4616749
12 286659 4616584
13 286470 4616415
14 286290 4616250
15 286107 4616080
16 285962 4615943
17 285802 4615794
18 285623 4615631
19 285413 4615430
20 285249 4615280
21 285192 4615253
22 285000 4615098
23 284881 4615224
Tabel la 6.2 – Coordinate topograf iche del le prese.
- 50 -
Foto 6.14 – Tratto del la Tenuta dotato d i impianto ant incendio . In g ia l lo
co l locazione del le prese; in b lu co l locazione dei serbato i .
SERBATOIO N. 1
PRESA N. 1
- 51 -
SERBATOIO X Y
1 287575 4618316
2 285254 4615343
Tabel la 6.3 – Coordinate de i serbato i d ’acqua.
VIABILITÁ
Di estrema importanza ai fini antincendio boschivo è la
conoscenza sulla viabilità, soprattutto quella minore, rappresentata
da strade e piste forestali.
La Tenuta ha effettuato un dettagliato censimento della
viabilità interna che è stata così suddivisa:
• Viabil ità Principale: 51.064 m;
• Viabil ità Secondaria: 29.61 m;
• Viabil ità Forestale : 170.504 m;
• Viabil ità per la Sicurezza e l’Antincendio: 37.753 m.
Tali strade o piste forestali sono state classificate in base a
criteri strutturali quali il fondo, la larghezza, la funzionalità etc., e
successivamente cartografate ed inserite in un sistema informativo
territoriale.
La carta tematica della viabilità, di seguito riportata, permette
di conoscere la quota parte di superficie forestale servita rispetto
alla totale.
Nella carta sono riportati anche le torri di avvistamento e la
rete antincendio di Capocotta.
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Foto 6.15 – Carta del la v iabi l i tà con indicaz ione de l la rete idr ica d i Capocotta e
del le torr i d i avvis tamento.
RETE IDRICA AIB
TORRE AVVISTAMENTO
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PIANO OPERATIVO ANTINCENDIO DELLA TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO
ANNO 2009
PREMESSA
Il pericolo derivante dallo svilupparsi di eventuali incendi boschivi rappresenta la maggiore minaccia per la salvaguardia del pregiato patrimonio ambientale custodito all’interno della Tenuta Presidenziale di Castelporziano. Il territorio della Tenuta rappresenta sempre più un’isola naturale inserita in un contesto soggetto a rapida urbanizzazione. Lungo i suoi confini, infatti, si riscontra un crescente e costante sviluppo di zone residenziali e di vie di comunicazione particolarmente trafficate mentre, nella stagione estiva, aumenta la concentrazione di bagnanti lungo il litorale di Capocotta e Castelporziano. Le condizioni appena descritte aumentano la pressione antropica lungo i confini della Tenuta con il conseguente incremento dei rischi d’innesco di incendi lungo l’intero perimetro. Tali eventi vanno contrastati con la massima celerità, visto che i pochi episodi che, negli ultimi anni, hanno minacciato il patrimonio boschivo di Castelporziano hanno sempre avuto inizio all’esterno. Per quanto sopra e per gli eventi accidentali, comunque possibili anche all’interno della Tenuta, si predispone anche per l’anno in corso un piano antincendio la cui conoscenza deve essere scrupolosamente acquisita da parte di tutte le componenti lavorative, come pure dai residenti, dai visitatori, dai ricercatori e dagli ospiti occasionali. Il piano si articola in due fasi: la prima riguarda la prevenzione mentre la seconda la lotta attiva e per entrambi individua compiti e responsabilità di chiunque operi a vario titolo in Tenuta.
ATTIVITA’ DI PREVENZIONE
Il piano stabilisce i compiti e le responsabilità di tutti i settori lavorativi della Tenuta che hanno pertinenza con la lotta antincendio. Settore Agricolo e Settore Forestale: Gli interventi di prevenzione sul patrimonio ambientale sono affidati al Settore Forestale ed a quello Agricolo. Tali interventi, da effettuarsi nel periodo precedente il momento di rischio più elevato, rappresentato
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dalla stagione estiva, prevedono la realizzazione ed il mantenimento di fasce parafuoco perimetrali ed interne, la pulizia dei margini stradali, il mantenimento in efficienza della viabilità perimetrale ed interna per assicurare il passaggio dei mezzi antincendio. I due settori provvederanno inoltre ad assicurare l’efficienza operativa della cisterna da 8.000 litri che dovrà essere, nel periodo di rischio, sempre piena e collegata ad idonea trattrice. Settore Tutela e Gestione Ambientale: La vigilanza del territorio viene assicurata dal personale dipendente del Settore Tutela e Gestione Ambientale e da quello del Nucleo Operativo del C.F.S. e viene svolta continuativamente da pattuglie automontate e dal personale di servizio alla sala monitor con l’ausilio delle cinque telecamere attualmente in funzione nelle località Vecchia segheria, Grotta di Piastra, Capocotta, Contumaci e via C. Colombo. Il Settore Tutela dovrà anche assicurarsi, prima della stagione di massimo rischio, dell’efficienza dell’impianto antincendio di Capocotta e dei mezzi di intervento antincendio, oltre che comunicare tempestivamente alla ditta Faenzi eventuali anomalie di funzionamento delle telecamere di sorveglianza. La suddetta ditta provvederà comunque alla verifica periodica dell’impianto. Settore Officina: assicurerà, per quanto di competenza e con priorità assoluta, la manutenzione degli automezzi di servizio antincendio. Settore Operai: dovrà curare la piena efficienza di tutti i sistemi idrici e dell’impianto antincendio di Capocotta, provvedendo, con priorità assoluta, alla riparazione di eventuali guasti al sistema.
Si raccomanda infine al personale dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza ed a quello di tutti i settori lavorativi della Tenuta di segnalare tempestivamente alla Sala Operativa qualsiasi anomalia o situazione di possibile pericolo che venisse riscontrata durante l’esecuzione delle ordinarie attività lavorative, nonché, ovviamente gli eventuali principi d’incendio.
LOTTA ATTIVA
Dalle ore 06,00 alle ore 20,00 (oppure alle ore 20,30 a seguito di apposita comunicazione) chiunque avvisti un fuoco od anche solo un principio di incendio che possa comunque interessare la Tenuta, anche se esterno, ha l’obbligo di darne immediata comunicazione alla Sala Operativa ai seguenti numeri telefonici: 8165, 8251, nelle ore notturne, dopo le 20,30, la segnalazione va effettuata alla Caserma Interforze Carabinieri – Polizia di Stato (tel.8135 – 8136).
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In caso di incendio l’intervento dei Vigili del fuoco del locale distaccamento (tel. 8150), attivato in data 1° giugno viene effettuato, dalle ore 06.00 alle ore 20.00, solo a seguito di esplicita disposizione della Sala Operativa della Direzione Tenuta. Nelle ore notturne i Vigili del Fuoco possono essere attivati direttamente anche dalla Caserma Interforze che provvederà, nel contempo, ad avvertire il Direttore della Tenuta, o senza esito, il responsabile del Settore Tutela e Gestione Ambientale. Consapevoli del fatto che l’incendio va bloccato sul nascere, dopo aver avvistato il fuoco, si passa senza indugio alla fase di spegnimento che, a seconda della gravità dell’evento, si articola su tre livelli d’intervento: 1° livello: si dà comunicazione immediata a tutte le componenti interessate (VV.F., Carabinieri, Polizia), mentre la pattuglia del Settore Tutela e Gestione Ambientale o C.F.S. più vicina al luogo segnalato, seguendo le indicazioni fornite dalla sala Operativa si reca sul posto con adeguato mezzo antincendio. Eseguita la verifica e l’eventuale spegnimento viene comunicata la fine dell’intervento. Qualora si valutasse la necessità di attivare immediatamente il secondo livello, si procederà in tal senso. 2° livello: è rappresentato dall’attivazione di ulteriori uomini e mezzi della squadra dei Vigili del Fuoco presente in Tenuta che, possibilmente accompagnata, darà luogo all’intervento di spegnimento insieme alle altre componenti. Tale richiesta è ad esclusiva responsabilità e discrezione del personale intervenuto in prima istanza sul fuoco che assume contestualmente il coordinamento delle operazioni fino all’intervento di un responsabile del Settore Tutela e/o C.F.S. ed in ultima istanza di un funzionario della Direzione. 3° livello: è rappresentato, ove il caso lo richieda, dall’allarme generale dato dalla Sala Operativa, a seguito del quale tutto il personale disponibile in Tenuta (in servizio, presente a casa, allo stabilimento balneare, ecc.), raggiungerà il luogo dell’incendio nel più breve tempo possibile con i mezzi e le attrezzature di cui dispone. Verrà presa la cisterna da 8.000 litri trainata dal trattore e gli altri semoventi necessari per la realizzazione di fasce tagliafuoco. Qualora le operazioni di spegnimento si dovessero prolungare il personale degli uffici al momento presente o richiamato dovrà organizzare i rifornimenti di acqua potabile e di ogni altro genere di conforto alle squadre impegnate nello spegnimento.
L’approvvigionamento idrico viene assicurato dai punti d’acqua dislocati sul territorio, con particolare riferimento, nella zona sud, all’impianto antincendio perimetrale di Capocotta che permette la ricarica delle autobotti nell’ordine di pochi secondi. Detto impianto può essere utilizzato sia per il rifornimento rapido, che per
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l’estinzione diretta del fuoco in loco con l’ausilio delle manichette da mt. 20 ubicate nelle apposite cassette.
Le richieste di intervento di mezzi aerei, come anche quelle di rinforzo
dall’esterno che si rendessero necessarie, dovranno di norma essere disposte direttamente dalla Direzione della Tenuta ed inoltrate, per quanto riguarda i mezzi aerei, al competente Coordinamento Provinciale del C.F.S. di Roma al numero 06/440661, secondo le procedure vigenti. Il Nucleo Operativo del C.F.S. di Castelporziano garantirà il collegamento terra – bordo - terra. Ogni mezzo A.I.B. dovrà essere fornito di radio portatili, una, sintonizzata sul canale 2 per i contatti tra l’autista ed il coordinatore dell’intervento e l’altra sul canale 1 per il collegamento tra il mezzo e l’operatore alla manichetta. Per facilitare le operazioni durante l’intero intervento dovrà essere osservato il silenzio radio da parte delle altre componenti lavorative operanti in Tenuta. Constatato che la quasi totalità degli incendi che hanno minacciato in passato Castelporziano hanno avuto origine lungo il perimetro od all’esterno dello stesso, si precisa che gli interventi di spegnimento possono essere anche di carattere preventivo e quindi condotti fuori Tenuta. Infatti ogni principio di incendio a ridosso dei confini o nelle immediate vicinanze degli stessi deve essere oggetto di spegnimento da parte delle strutture della Tenuta. Per quanto riguarda invece gli incendi che si sviluppano ad una distanza maggiore, ma comunque potenzialmente pericolosi per la Tenuta per una serie di motivi quali: direzione del vento, intensità e così via (con particolare riferimento al delicato tratto di confine con il Parco di Castelfusano), eventuali interventi dovranno essere esplicitamente autorizzati dal Direttore o da un responsabile del servizio al momento presente più alto in grado. Il personale in servizio in Sala Operativa deve registrare sull’apposito registro, secondo le indicazioni ivi riportate, tutti gli interventi, interni ed esterni, che abbiano coinvolto il personale della Tenuta, come pure le eventuali segnalazioni che possano aver attivato le nostre strutture e da cui potrebbe anche non essere scaturito alcun intervento di spegnimento. In considerazione del notevole rischio che la lotta antincendio comporta, si raccomanda sempre di agire con la massima prudenza e con margini di sicurezza tali da garantire costantemente la propria ed altrui incolumità ai sensi delle normative vigenti.
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