analecta romana instituti danici xxxvii · sempre relative all’antichità. per un onorario...

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ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXVII

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ANALECTA ROMANAINSTITUTI DANICI

XXXVII

ANALECTA ROMANA

INSTITUTI DANICI

XXXVII

2012

ROMAE MMXII

ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIV© 2012 Accademia di DanimarcaISSN 2035-2506

Published with the support of a grant from:Det Frie Forskningsråd / Kultur og Kommunikation

Scientific Board

Ove Hornby (Bestyrelsesformand, Det Danske Institut i Rom)Maria Fabricius Hansen (Ny Carlsbergfondet)

Thomas Harder (Forfatter/writer/scrittore)Michael Herslund (Copenhagen Business School)

Hanne Jansen (Københavns Universitet)Hannemarie Ragn Jensen (Københavns Universitet)

Kurt Villads Jensen (Syddansk Universitet)Mogens Nykjær (Aarhus Universitet)Vinnie Nørskov (Aarhus Universitet)

Birger Riis-Jørgensen (Den Danske Ambassade i Rom)Niels Rosing-Schow (Det Kgl. Danske Musikkonservatorium)

Poul Schülein (Arkitema, København)Lene Schøsler (Københavns Universitet)

editorial Board

Marianne Pade (Chair of Editorial Board, Det Danske Institut i Rom)Patrick Kragelund (Danmarks Kunstbibliotek)

Carsten Hjort Lange (Det Danske Institut i Rom)Gitte Lønstrup Dal Santo (Det Danske Institut i Rom)

Gert Sørensen (Københavns Universitet)Maria Adelaide Zocchi (Det Danske Institut i Rom)

Analecta Romana Instituti Danici. — Vol. I (1960) — . Copenhagen: Munksgaard. From 1985: Rome, «L’ERMA» di Bretschneider. From 2007 (online): Accademia di Danimarca

ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI encourages scholarly contributions within the Academy’s research fields. All contributions will be peer reviewed. Manuscripts to be considered for publication should be sent to: [email protected] Authors are requested to consult the journal’s guidelines at www.acdan.it

Contents

thomaS Grane: Pliny and the wandering mountain. A new interpretation of Pliny’s account of the northern Barbaricum with an archaeological comment

carSten hjort lanGe: Constantine’s Civil War Triumph of AD 312 and the Adaptability of Triumphal Tradition

luiGi Silvano: Saltationes: A Notebook on Ancient Dance by Angelo Poliziano

Knud arne jürGenSen: “Con placido sembiante….” L’opera Il Valdemaro di Domenico Sarro (Roma, 1726)

Karen aScani: Il carteggio di Georg Zoëga (1755-1809) mediatore fra Roma e la Danimarca

emma SallinG: Relations between the Danish Academy of Fine Arts and the Accademia di S. Luca in Rome during the eighteenth and early nineteenth centuries

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Non è un caso che il primo volume degli Analecta Romana instituti Danici, edito nel 1960 dall’Accademia di Danimarca, si apra, con una sorta di dichiarazione programmatica, tratta da una lettera più volte citata che Georg Zoëga nel 1791 scrisse allo storico danese Peter Frederik Suhm, illustrata con il rilievo che Thorvaldsen fece del profilo di Zoëga. In essa Zoëga riassume il metodo da lui promosso nei suoi studi e quindi una delle ragioni per cui ancora oggi merita di essere, a mio avviso, ricordato:

«Les antiquarii ... se sont contentés de discourir sur les monuments, chacun selon ses goûts et ses intentions, s’en servant plutôt pour faire montrer de leur génie et de leurs lecture que pour exposer nettement le monument même et son contenu individuel. Telle est la raison pour la quelle nous ignorons toujours quelles sont les oeuvres de l’antiquité qui nous sont restées et leur état. Nous n’en avons ni descriptions ni inventaires exacts, et les gravures sont, presque sans exception, incorrectes et infidèles. Il faut avoir comparé soi-même les dessins et les originaux pour se rendre compte qu’on

a ajouté parfois, dans les ouvrages archéologiques les plus célèbres, par exemple chez Winckelmann, des figures entières, et même des figures principales, dont il n’y a plus la moindre trace dans le monument, tandis que d’autres, qui s’y voient encore, sont simplement omises. Je désire que ma patrie ... approuve un projet tendant à introduire de la méthode et de la clarté dans un étude qui n’a connu jusqu’à présent ni règles ni netteté».1

Alla traduzione da lui eseguita, Ejnar Dyggve, curatore del volume, aggiunge:

Ce qui souligne aussi la perspicacité scientifique des vues de Zoëga, c’est qu’il plaide, bien en avance sur son temps, en faveur de la composition d’un corpus systématique des monuments figurés de l’antiquité, corpus qui constituerait une base indispensable à toute étude iconographique ultérieure.2

Mentre il metodo qui descritto trova ampio riscontro nelle opere scientifiche che Zoëga pubblicò, il suo carteggio costituisce una

Il carteggio di Georg Zoëga (1755-1809) mediatore fra Roma e la Danimarca*

di Karen ascani

Abstract. The Danish archaeologist and numismatist Georg Zoëga (1755-1809) is known as the founder of a new approach to the study of classical antiquities. Zoëga, who left an ample correspondence that will be published in 2013, was an important cultural intermediary between Denmark and Rome where he spent the last twenty-six years of his life. This article explores the letters and reports he wrote on archaeological and artistic topics which are significant for their account of social aspects of life at Rome particularly in the period from 1790 until Zoëga’s death.

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fonte preziosa di informazioni sulle relazioni culturali fra Roma e la Danimarca dal 1783, quando si stabilì definitivamente nella capitale dello Stato Pontificio, fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1809. La sua corrispondenza è stata già consultata nell’ambito delle ricerche che studiosi danesi soprattutto di archeologia e di storia dell’arte hanno condotto nel corso degli anni su personalità della cultura danese quali il teologo Friedrich Münter, lo scultore Bertel Thorvaldsen, la scrittrice Frederike Brun, il pittore Nicolai Abildgaard. Desidero qui, invece, accennare ad altri aspetti dell’operato di Zoëga che il suo carteggio mi sembra integrare meglio di ogni altra fonte; ruolo che peraltro è stato felicemente sintetizzato da Hannemarie Ragn Jensen nell’invito che mi ha rivolto a partecipare al convegno affermando quasi en passant, che Zoëga in fondo era egli stesso un’Accademia. Questo ruolo fu da lui svolto essenzialmente tramite le seguenti attività:

1. la mediazione degli studi di antichità2. la mediazione dello stato delle arti a Roma3. la presenza a Roma come mediatore fra il

mondo culturale romano e internazionale e i danesi, studiosi e non, che visitarono Roma negli anni dal 1783 al 1809.

4. l’attività di agente e console della Danimarca presso lo Stato Pontificio.

Quanto emerge dalla sua corrispondenza costituisce un vero mosaico di temi e materie fra i più svariati, ma quelli dominanti sono relativi al mondo antico. Molte notizie si riferiscono naturalmente agli scritti a cui Zoëga in quel momento stava lavorando. Fra i temi più costanti rimane senza dubbio la numismatica, che fra l’altro era il motivo per cui l’allora segretario di stato danese Høegh Guldberg l’aveva inviato a Roma nel 1782.3 Al suo arrivo nella capitale pontificia all’inizio dell’anno successivo, Zoëga entra in contatto con il cardinale Stefano Borgia che lo incarica di pubblicare le monete alessandrine conservate nella sua collezione e che saranno oggetto della sua prima

pubblicazione.4 Notizie numismatiche si trovano sparse nelle numerose lettere al suo amico più intimo, Friedrich Münter, suo principale corrispondente da Copenaghen, ma le informazioni più cospicue al riguardo sono senz’altro contenute nello scambio di lettere che egli ebbe durante i primi anni dell’Ottocento con l’allora direttore del Reale Gabinetto numismatico di Copenaghen, Christian Ramus. Egli collabora attivamente ad arricchire questa collezione mediando acquisti a Roma di raccolte numismatiche private, fra cui va ricordata soprattutto quella del collezionista napoletano Alessio Motta Recupero. Per gli studiosi di questa materia si trovano notizie interessanti, sia sulle monete e le medaglie in sé, sia sul collezionismo e il commercio ad esse correlati.

Altro tema che spesso ricorre nella corrispondenza di Zoëga è legato alla sua grande opera sugli obelischi di Roma.5 La sua vastità gli diede l’opportunità di soddisfare il suo costante anelito ad approfondire per

Bertel Thorvaldsen, Georg Zoëga, ca. 1805? Gesso nero su carta color avorio, mm. 265x214 (foto: Helle Nanny Brendstrup. Per gentile concessione del Thorvaldsens Museum, N. inv. C762).

Il carteggIo dI georg Zoëga - medIatore fra roma e la danImarca 153

quanto possibile le sue conoscenze sulle materie affrontate, risalendo sempre più indietro alle fonti, cosa che, come si sa, fece sì che alcuni suoi scritti rimanessero incompiuti. Se per la numismatica il suo carteggio documenta i contatti internazionali che ebbe con colleghi di studi quali il noto numismatico viennese Joseph Eckhel che all’epoca era l’autorità in materia, per la sua opera sugli obelischi questa rete si rivela ancora più estesa. Vi sono per esempio lunghe lettere scambiate soprattutto con studiosi inglesi contenenti analisi sull’arte e la civiltà egizia e resoconti di viaggiatori ed esploratori di cui le biblioteche di Roma erano piuttosto carenti. Per porvi rimedio, i colleghi inglesi stendevano lunghi estratti da libri e articoli reperibili a Londra ma non a Roma,6 che poi inviavano a Zoëga, evitando in tal modo le lungaggini e i pericoli che comportavano le spedizioni di libri via mare.7

Un altro aspetto dell’opera di Zoëga fu la mediazione che a vario titolo egli svolse in favore dei danesi che in quegli anni visitarono Roma. Oltre a riferimenti ad artisti contemporanei di rilievo quali la scrittrice danese Frederike Brun, il pittore danese Nicolai Abildgaard, si può seguire anche l’attività degli studiosi che svolsero ricerche a Roma e in Italia. Fra questi alcuni ebbero la possibilità di studiare i reperti custoditi nelle collezioni del cardinale Borgia. Øjvind Andreasen che ha dedicato molti anni alla raccolta di documenti relativi a Zoëga e che nel 1967 ha pubblicato il primo volume del suo carteggio, nel 1935 scrisse un saggio sul Cardinale Borgia e i danesi a Roma, in cui illustra l’operato di dieci studiosi danesi.8 Di questi ricordo a titolo di esempio il teologo Wolf Frederik Engelbreth, con cui Zoëga divise le ricerche sulla lingua copta basate sui frammenti copti conservati nella collezione del cardinale.

Mentre i contatti locali mediati da Zoëga sono stati oggetto di attenzione come fonte per lo studio dei soggiorni romani di viaggiatori danesi, con gli anni forse si è trascurato il ruolo che egli ebbe come mediatore degli studi sull’antichità e sullo stato delle arti a Roma verso la Danimarca.

Su incarico del principe danese Frederik9, negli anni dal 1788 al 1792 Zoëga inviò una serie di rapporti in tedesco incentrati prevalentemente sulle scoperte archeologiche che in quegli anni venivano fatte a Roma e nei dintorni, inoltre sulle novità editoriali, sempre relative all’antichità. Per un onorario stabilito nello stesso documento, egli doveva

1. inviare nel corso dell’anno una relazione accurata su importanti opere pubblicate in Italia, inoltre ricercare nella Biblioteca Vaticana e in altre biblioteche romane quanto attiene alla storia danese,

2. inviare quanto si può apprendere sull’influenza e il progresso dei Gesuiti in Europa e presso le sue corti, inoltre riferire le scoperte archeologiche fatte nella regione in cui Egli (ossia Zoëga) risiede

3. assistere con consigli e informazioni, di cui possano avere bisogno, quei connazionali danesi e norvegesi che durante il loro viaggio soggiornano a Roma10

Per dare un’idea del loro contenuto riassumo i temi di due relazioni che egli inviò nel 1792: la prima11 descrive la scoperta, fatta in quegli anni, del sito di Gabii sul terreno della famiglia Borghese, la quale peraltro già allora aveva intenzione di raccogliere le sculture in un museo. Senza trascurare alcun particolare, egli ne illustra la storia e descrive le strutture architettoniche, le sculture e le iscrizioni che trascrive inviandone copia non al Principe essendo troppo specialistiche, ma al collega Joseph Eckhel.12 Alla scoperta egli dedica lo stesso anno un’altra relazione in cui discute con il collega Ennio Quirino Visconti l’identificazione delle sculture ivi rinvenute.13

Quanto ai libri pubblicati o in preparazione da parte di studiosi italiani e stranieri, in un rapporto del 9 agosto 1788, Zoëga invia, ad esempio, notizie su una edizione del Vitruvio pubblicata in quell’anno a cura dell’abbate Carlo Fea. Vi elogia il senso critico del curatore che rispetto ad edizioni precedenti corregge più di 500 letture sbagliate e chiarisce passi oscuri. Il testo è

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accompagnato da commenti di cui alcuni sono stati discussi da Fea con lo stesso Zoëga.

Ad una edizione di Aristofane a cura dell’avvocato Filippo Invernizzi riserva invece delle critiche taglienti con quel sottile senso ironico che ogni tanto traspare nelle sue lettere. Zoëga esordisce affermando:

Di un altro autore classico, Aristofane, l’avvocato Invernizzi promette un’edizione che nel suo genere non sarebbe meno interessante, trattandosi di un manoscritto assai antico, conservato nella biblioteca dei Camaldolesi a Ravenna, che in molti punti importanti si distingue dai modi di lettura tradizionali, e come egli assicura, è tanto più bello e autentico che ritiene con la sua edizione di rendere qualsiasi altra edizione superflua. Solo che ho grosse perplessità al riguardo e dubito che egli abbia sufficiente conoscenza della lingua greca e della costituzione ateniese per comprendere a fondo Aristofane, uno degli scrittori più difficili, e la cui poesia è così intessuta con la politica ateniese.14

Per illustrare la vastità dei suoi interessi, sempre nello stesso rapporto Zoëga accenna alle ricerche del geologo francese Dolomieu sui vari tipi di marmo e di pietra usati dagli artisti antichi. Zoëga ritiene importanti queste analisi che permettono una più precisa datazione delle opere trasmesseci dall’antichità, essendo il marmo greco costantemente confuso con quello italiano. Seguendo questo metodo egli stabilisce fra l’altro che il celebre Apollo del Belvedere non sarebbe un originale greco, bensì opera romana di marmo di Carrara.

Per ottemperare all’impegno impostogli dal Principe Frederik, Zoëga rende conto anche delle novità che ha potuto raccogliere circa l’ordine dei Gesuiti, soppresso nel 1773 dal Papa Clemente XIV. In una lettera al maresciallo di corte Johan von Bülow del 17 maggio 1788, Zoëga con la schiettezza che lo caratterizza, non nasconde che su questo argomento cercherà di documentarsi con

rigore, ma che manterrà un atteggiamento di equidistanza fra le varie fazioni esistenti a Roma, dettata dalla sua posizione personale rispetto alla Corte pontificia. Zoëga nella sua corrispondenza non s’inoltra volentieri nelle vicende politiche contemporanee, ma qui non nasconde come lo Stato Pontificio cerchi di osservare una condotta, come si può dire, morbida per non inimicarsi la corte di Madrid che in quegli anni era l’alleata più importante. In poche righe traccia la soppressione dell’ordine così come è vissuta a Roma e presso altre corti europee. Riferisce fra l’altro da fonti secondo lui attendibili a cui si è rivolto per avere informazioni, che a Roma vi sono due comunità, ognuna con più di cento membri che vivono più o meno come prima dell’emissione della Bolla Papale. Essi avrebbero nominato un superiore dal titolo Reverendissimo che in tutto e per tutto corrisponde a quello di Generale. Secondo Zoëga, la Corte pontificia ha difficoltà a far rispettare la Bolla, perchè i gesuiti hanno saputo insediarsi presso diverse famiglie influenti a Roma.15

Accanto all’archeologia, un altro tema di cui si può trovare notizia nel carteggio di Zoëga riguarda lo stato delle arti a Roma. A questo proposito sono particolarmente interessanti i rapporti che scrisse alla Reale Accademia di Belle Arti di Copenaghen, a cui inviò più di quaranta relazioni dal 1790 al 1801. Sono veri e propri resoconti sulla vita artistica a Roma in quegli anni, poichè contengono informazioni non solo di mostre d’arte, ma anche di lavori in corso negli ateliers, qualche volta tratta anche di novità editoriali e di scoperte archeologiche. Acuto osservatore quale era, riferisce con senso critico sui lavori degli artisti valutandone la composizione, la qualità del disegno e dei colori. Molti di loro sono rimasti nella storia dell’arte, altri sono ormai dimenticati, come qualche volta egli stesso aveva previsto. L’esempio più illustre fra gli artisti danesi è naturalmente lo scultore danese Bertel Thorvaldsen, ma vi sono anche accenni ad altri artisti quali Asmus Jacob Carstens e Johan Herman Cabott. Fra gli artisti italiani, quello che spesso ricorre

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nelle relazioni è lo scultore Antonio Canova, i cui lavori egli segue con attenzione essendo, secondo lui, il più eccellente fra gli scultori attivi a Roma in quegli anni. Quanto ai pittori italiani, Zoëga non nasconde che negli anni ‘90 mancano nomi di rilievo,16 tuttavia una relazione del 7 gennaio1792, ad esempio, viene da lui dedicata ad un’opera di Antonio Cavalucci per il Duomo di Pisa, raffigurante la canonizzazione di Santa Buona. Nell’ultimo rapporto del 22 agosto 1801 egli riserva ampio spazio all’opera di Vincenzo Camuccini. Più interessanti sono, secondo lui, invece, i lavori di artisti stranieri quali, ad esempio, la pittrice inglese Angelica Kauffman, lo scultore svizzero Alexander Trippel, lo scultore e illustratore inglese John Flaxman, il pittore di paesaggi scozzese Jacob More. Per gli artisti francesi egli visita invece le mostre annuali dell’Accademia di Francia. A ciascuna opera esposta egli dedica una rassegna critica, per cui, ad esempio nel rapporto del 3 ottobre 1792, egli ricorda François Xavier Fabre come uno dei più eccellenti pittori attivi a Roma, inoltre riferisce brevemente sulle altre opere presenti di Charles Meynier, Etienne-Barthelemy Garnier e Anne-Louis Girodet.

Prima di concludere vorrei accennare a quell’attività che Zoëga svolse per un breve periodo come agente e console del regno danese presso lo Stato Pontificio. Anche se nominato sin dal 1798, in realtà non potè iniziare che nel 1800, dopo la caduta della Repubblica Romana e il ripristino dello Stato Pontificio. Egli abbraccia questo impegno con lo stesso rigore da lui mostrato in qualsiasi altra attività che si è trovato ad affrontare, ma lo fa soprattutto per garantirsi un introito. In realtà, non si considera adatto a tale compito che oltre tutto gli toglie del tempo prezioso per le sue ricerche. Inoltre si tratta di un compito che allora veniva normalmente affidato a persone benestanti, oppure a persone in grado di trarne profitto per la propria attività, cosa che per lui era certamente impossibile.17 Tuttavia fa assumere un viceconsole nei porti

principali dello stato Pontificio, Agostino Betti a Civitavecchia, e Leonardo Hofmeister ad Ancona, e invia regolarmente dei rapporti al cosidetto Collegio del Commercio a Copenaghen. Dei trentacinque rapporti redatti in quegli anni, ne sono conservati ventidue. Particolare attenzione meritano due relazioni redatte dai viceconsoli rispettivamente di Civitavecchia e di Ancona, poichè illustrano le merci che all’epoca furono scambiate o che potevano diventare oggetto di scambio fra lo Stato Pontificio e il Regno di Danimarca.18 Le altre relazioni contengono notizie sul traffico marittimo, con accenni all’insicurezza dei mari derivante sia dalla presenza dei corsari, sia dai conflitti in atto in Europa in seguito alle guerre napoleoniche.19 Per lo storico, credo che questi rapporti costituiscano documenti di un certo interesse, poichè mettono in luce i possibili sviluppi delle relazioni commerciali, e, uniti alla corrispondenza di Zoëga con i due viceconsoli, offrono un’immagine vivida delle relazioni diplomatiche fra i due stati.

Lo specifico contenuto di queste relazioni esula totalmente dagli altri documenti contenuti nel carteggio, ma rappresenta una fonte storica originale, alla stregua dei rapporti che Zoëga redasse nell’ambito archeologico e storico-artistico.

In conclusione mi sia permessa di formulare una riflessione personale che spesso mi sono posta in questi anni in cui mi sono occupata del carteggio di Zoëga: qual’è l’attualità della sua opera oltre al ruolo di innovatore a cui ho accennato all’inizio? E’ nota e giustamente valutata l’originalità del suo pensiero scientifico ed è altrettanto conosciuto il suo ruolo storico di mediatore della cultura classica e la sua importanza soprattutto per la cultura danese dell’epoca, ma penso che egli resta per noi un esempio di assoluta onestà intellettuale e il suo carteggio, una fonte completa per conoscere il suo tempo.

Karen AscaniM.A., Roma

156 Karen ascani

Andreasen, Ø. 1935 “Kardinal Borgia og de danske i Rom”. In

Bobé, L. (a cura di), Rom og Danmark gennem Ti-derne, Copenaghen, 268-313 (riassunto italiano, ibid. XI-XII).

Andreasen, Ø.2000 “Stefano Borgia e i Danesi a Roma”. In: Langel-

la, R. (a cura di), Stefano Borgia e i danesi a Roma (Quaderni del Centro Internazionale di studi Borgiani 1), Velletri, 23-61.

Dyggve, E.1960 Analecta Romana Instituti Danici 1, Copena-

ghen, 4.

Friis Johansen, K. 1935 “Georg Zoëga og Rom”. In: Bobé, L. (a cura

di), Rom og Danmark gennem Tiderne, Copenaghen 223-267 (riassunto italiano, ibid. X).

Langella, R.2000 “Appendice bibliografica. Artisti e studiosi da-

nesi della cerchia del cardinale Stefano Borgia”. In: Langella, R. (a cura di), Stefano Borgia e i danesi a Roma (Quaderni del Centro Internazionale di studi Borgiani 1), Velletri, 121-127.

Zoëga, G.1787 Numi Aegyptii imperatori prostantes in Museo Bor-

giano Velitris adiectis praeterea quotquot reliquia hujus classis numismata ex variis museis atque libris colligere obtigit, Romae.

Zoëga, G.1797 De origine et usu obeliscorum ad Pium Sextum pontifi-

cem maximum auctore Georgio Zoëga Dano, Romae.

Zoëga, G.1967/2013 Briefe und Dokumente, herausgegeben von

Øjvind Andreasen † und Karen Ascani. I-VI, Copenaghen.

* This contribution was originally given as a paper at the international conference On Renaissance Academies held at the Danish Academy in Rome from 11-13 October 2006.

1 “Antiqvarii har hidindtil ... nøiet sig med at discourere over Monumenterne enhver efter sin Smag og sine Hensig-ter, og snarere betient sig af dem til at vise deres Genie og Belæsenhed, end søgt tydlig at fremstille Monumentet selv og dets individuelle Indhold. Denne er Aarsagen hvorfor vi endnu ikke veed hvad eller hvormeget af Alder-dommens Verker er bleven tilovers. Nøiagtige Fortegnelser og Beskrivelser har vi ikke, og Kaaberstikkene er næ-sten uden Undtagelse urigtige og uefterrettelige. Man maa selv have forliignet Tegningerne med Originalerne for at overbevise sig om at i de berømteste antiqvariske Verker, for Exempel hos Winkelmann, imellem hele Figurer, endog Hovedfigurer er tilføiede, hvoraf i Monumentet selv intet Spor forefindes, andre derimod ligefrem udeladet. ... Jeg ønsker at mit Fædreneland ... maa approbere en Plan, hvis Øiemærke er at indføre System og Klarhed i et Studium, der hidindtil ingen Regler og ingen Bestemthed har.” Zoëga 1967/2013, lettera del 29.10.1791 (N. 534). I numeri dei documenti citati in seguito fra parentesi si riferiscono a questa pubblicazione.

2 Dyggve 1960. 3 Per le notizie relative alla vita e l’opera di Georg Zoëga, si veda Friis Johansen 1935. 4 Zoëga 1787.5 Zoëga 1797. Terminata nel 1797, l’opera fu pubblicata soltanto nel 1800.6 Ad es. una lettera di John Walker da Londra del 12.10.1792 (N. 588), e un’altra di Thomas Ford Hill da Napoli del

02.01.1795 (N. 651).7 Vedi una lettera di William Gunn da Irstead del 14.03.1795 (N. 657).8 Andreasen 1935, 268-313, riassunto italiano, ibid. XI-XII: Traduzione italiana in Andreasen 2000, con appendice

bibliografica in Langella 2000, 121-127.9 Frederik (VI) (1768-1839), principe al trono, dal 1808 re di Danimarca. 10 “1. At han nogle Gange om Aaret maae give Mig en nøye Efterretning om de nye og vigtige Skrifter som i Italien

udkommer, samt hvad der ved Eftersøgning i de Vaticanske og andre Romerske Bibliotheker maatte findes den Danske Historie vedkommende. - 2. At indberette til Mig hvad der kunde bringes i Erfaring om Jesuiternes Indfly-

BIBLIOGRAFIA

NOTE

Il carteggIo dI georg Zoëga - medIatore fra roma e la danImarca 157

delse og Fremgang i Europa og ved dets Hoffer, og om de Oldsager som opdages i de rige Egne hvor han opholder sig. –3. At gaae hine reisende Danske og Norske Landsmænd til Haande med de Raad og Oplysninger som de ved deres Ophold i Rom maatte behøve af ham-.” Copenaghen, marzo 1788 (N. 341).

11 In data 05.05 1792. (N. 561).12 Lettera a Joseph Eckhel del 29.08.1792 (N. 582).13 Rapporto del 12.09 1792 (N. 584).14 “Von einem andern classischen Schriftsteller, Aristophanes, verspricht der Advokat Invernizzi eine Ausgabe die in ihrer

Art nicht minder interessant seyn würde; indem er in der Bibliothek der Camaldulenser in Ravenna ein Manuscript von beträchtlichem Alter gefunden hat, das von der bisherigen Leseart in sehr vielen und wichtigen Stellen abweicht, und wie er versichert so sehr viel schöner und richtiger ist, dass er durch seine Edition alle andere unnüz zu machen glaubt.

Allein ich habe hierüber noch grose Bedenklichkeiten, und zweifle ob der Mann Kentniß der Griechischen Sprache und der Atheniensischen Verfassung hinreichend habe, um Aristophanes, einen der allerschwersten Schriftsteller, und dessen Poesie mit der Atheniensischen Politik so verwebt ist, so aus dem Grunde zu verstehen.” Rapporto del 09.08.1788 (N. 354).

15 Ibid.16 Vedi, ad es., il rapporto del 05.05.1792 (N. 561).17 Vedi una lettera a F. Münter in data 21.11.1800 (N. 849).18 Memorie sul Commercio della città di Ancona, compilata nel mese di maggio 1802, da Leonardo Hofmeister, Viceconsole di Danimar-

ca in Ancona. Maggio 1802 (N. 953), inoltre Dimostrazione del commercio attivo e passivo della Città di Civitavecchia, trasmessa nel mese di luglio 1802; da Agostino Betti, Viceconsole di Danimarca in Civitavecchia. Juli 1802 (N. 970).

19 Vedi una lettera di L. Hofmeister da Senigallia il 27.07.1801 (N. 896).