analisi e commento delle categorie di aristotele

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Analisi e Commento delle Categorie di Aristotele.

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  • UNIVERSIT DEGLI STUDI DI MACERATA

    DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA E SCIENZE UMANE

    CORSO di DOTTORATO di RICERCA in STORIA DELLA FILOSOFIA

    CICLO XXIII

    Analisi e commento delle

    Categorie di Aristotele

    TUTOR DOTTORANDA Chiar.mo Prof. Maurizio Migliori Dott.ssa Marina Bernardini

    COORDINATORE Chiar.mo Prof. Filippo Mignini

    ANNO 2011

  • Sommario

    PARTE PRIMA. STATO DELLA QUESTIONE

    Capitolo primo. Breve sguardo dinsieme sullopera p. 7 PARTE SECONDA. ANALISI DEL TESTO

    Capitolo primo. Le nozioni di omonimia, sinonimia e paronimia p. 33 Capitolo secondo. Dirsi di un soggetto ed essere in un soggetto p. 49 Capitolo terzo. Generi subordinati e generi non subordinati p. 59 Capitolo quarto. Presentazione delle dieci categorie p. 71 Capitolo quinto. La sostanza p. 77 Capitolo sesto. La quantit p. 105 Capitolo settimo. I relativi p. 129 Capitolo ottavo. La qualit p. 155 Capitolo nono. Lagire e il patire p. 187 Capitolo decimo. Gli opposti p. 199 Capitolo undicesimo. I contrari p. 243 Capitolo dodicesimo. Lanteriorit p. 261 Capitolo tredicesimo. La simultaneit p. 269 Capitolo quattordicesimo. Il mutamento p. 277 Capitolo quindicesimo. Lavere p. 289 PARTE TERZA. IL VALORE DELLE CATEGORIE ALLINTERNO DEL PENSIERO ARISTOTELICO

    Premessa metodologica p. 297 Capitolo primo. Natura e struttura delle Categorie p. 299 Capitolo secondo. Il ruolo delle Categorie allinterno dellOrganon p. 321 Capitolo terzo. Una lettura multilaterale p. 327 Bibliografia p. 331 Indice analitico della materia trattata p. 339

  • PARTE PRIMA

    STATO DELLA QUESTIONE

  • Capitolo Primo

    Breve sguardo dinsieme sullopera

    1. Collocazione tradizionale delle Categorie allinterno del Corpus Aristo-telicum

    Le Categorie sono unopera, tramandataci nella suddivisione in quindici capitoli, che fa parte di quel complesso di scritti aristotelici, tutti considerati dalla tradizione concer-nenti la logica, che Alessandro di Afrodisia design, tra la fine del II e il III secolo d. C., con il nome di Organon, che significa strumento. Questa designazione risulta particolarmente adatta al contenuto delle opere interessate, dal momento che Aristotele non incluse loggetto trattato in tali scritti allinterno di nessuna delle sue divisioni ca-noniche delle scienze in teoretiche, pratiche e poietiche1, poich il fine delle trattazioni logiche quello di fornire i concetti e gli strumenti preliminari necessari ad affronta-re, poi, qualsiasi tipo di indagine scientifica2. La logica mostra come proceda il pensie-ro quando pensa, quale sia la struttura del ragionamento, quali gli elementi di esso, co-me sia possibile fornire dimostrazioni, quali tipi e modi di dimostrazioni esistono, di che cosa e quando siano possibili3. In realt, il termine logica posteriore ad Aristotele, il quale dava allo studio dei sillogismi il nome di analitica4.

    I trattati logici aristotelici si dividono in tre gruppi principali5: 1. Gli Analitici Primi, in cui viene trattata la struttura del ragionamento in genera-

    le, considerato nel solo aspetto formale, prescindendo dalla natura delloggetto trattato e dal valore di verit.

    2. Gli Analitici Secondi, che si occupano del ragionamento non solo formalmente corretto, ma anche vero: si tratta del sillogismo scientifico, in cui consiste la dimostrazione. In essi si parla anche delle premesse vere, di come vengono co-nosciute e dei problemi legati alla definizione.

    3. I Topici e le Confutazioni sofistiche, infine, che trattano, rispettivamente, del sillogismo dialettico, il quale parte da premesse semplicemente fondate sullopinione, e delle argomentazioni sofistiche.

    1 Le scienze teoretiche, le uniche alle quali potrebbero, eventualmente, esser ascritte le opere logiche, si suddividono, per Aristotele, in matematica, fisica e teologia, e non hanno, dunque, posto per questi. Cfr. Metafisica E 1, 1025 b 1 - 1026 a 32. 2 Cfr. Th. Waitz, Aristotelis Organon, 2 voll., Lipsiae 1844, ristampato ad Aalen 1965, vol. II, pp. 293-294. 3 G. Reale, Introduzione a Aristotele, Laterza, Roma 1974, 19958, p. 141. 4 Il termine logica sconosciuto ad Aristotele e non pu essere fatto risalire a un tempo ante-riore a quello di Cicerone. Anche allora logica significa non tanto logica quanto dialettica, e A-lessandro il primo scrittore che usa logik nel senso di logica (W. D. Ross, Aristotle, ed. by Metheuen e co. Ltd, London 1923, trad. it. Aristotele, traduzione di Altiero Spinelli rivista sulla quinta ed. di Claudio Martelli, Feltrinelli, Milano 1971, p. 28). 5 Cfr. Ross, Aristotele, p. 28.

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    A questi scritti, si aggiungono le Categorie e il De Interpretatione, che, secondo la tradizione, trattano, rispettivamente, degli elementi pi semplici della proposizione, e del giudizio e della proposizione6, e che sono stati, per questo, considerati come ricerche preliminari e propedeutiche.

    La tradizione ci consegna, cos, un insieme di opere che andrebbero lette nel seguen-te ordine: Categorie, De Interpretatione, Analitici primi, Analitici secondi, Topici, Con-futazioni sofistiche. evidente che lordine in cui esse sono state scritte del tutto in-sondabile7, ma si pu cercare di ricostruire e di proporre un ordine di lettura che miri al-la consequenzialit teorica degli aspetti contenutistici delle singole opere. Da questo punto di vista, la struttura di questi scritti molto pi complessa di quanto si creda, e diede luogo a dei dibattiti fin dallantichit.

    Come si visto, nella prospettiva indicata dalla tradizione, le Categorie costituireb-bero un trattato preliminare allo studio della logica aristotelica, e formerebbero, insieme al De Interpretatione e agli Analitici Primi, una sorta di trittico che presenta, nellordine, una logica dei termini, una logica delle proposizioni e una logica dei ragio-namenti8. Ci fu un periodo, tuttavia, in cui il testo delle Categorie non godette di buona fortuna e fu addirittura misconosciuto. In un documento precedente ad Andronico di Rodi e conservato nella dossografia di Diogene Laerzio9 viene ignorata lesistenza di un trattato intitolato Categorie e di uno intitolato De Interpretatione. Questo testo, di ispi-razione sicuramente stoica, presenta la filosofia di Aristotele come un intero, come un corpo di dottrine suddiviso in parti, proprio come i sistemi stoici. La prima di queste parti costituita dalla sezione logica, o strumentale. Oltre a ci, il documento precisa che la parte logica pu essere suddivisa, a sua volta, in due diverse tappe, chiamate, se-condo la denominazione stoica, discernimento (krsij) dei lemmi, cio delle premes-se, e discernimento della deduzione, cio del ragionamento. Mancando il testo delle Categorie e del De Interpretatione, il documento assegna al discernimento dei lemmi i Primi Analitici, e al discernimento della deduzione i Secondi Analitici. Nella completa fedelt al modello stoico, lautore del documento si probabilmente sforzato di ricon-durvi le opere aristoteliche, pur non conoscendone esattamente il contenuto10.

    Fu Andronico di Rodi (I secolo a. C.) a sottrarre le Categorie dallombra e dal relati-vo isolamento, fornendo loro una collocazione allinterno del Corpus aristotelicum at-traverso un catalogo ragionato che funge da modello canonico della classificazione delle opere dello Stagirita11. In questo catalogo, la parte delle opere attribuite ad Aristotele i-nizia con la menzione dei primi scritti dellOrganon. Linfluenza stoica sulla sistema-

    6 Per un approfondimento della questione cfr. Ross, Aristotele, pp. 28-29; Reale, Introduzio-ne, pp. 144-145. 7 Cfr. lo status quaestionis in Aristotele, Analitici primi, a cura di M. Mignucci, Napoli 1970, pp. 19 ss. Per uno studio pi approfondito intorno a questa problematica, rimando al testo V. Sainati, Storia dellOrganon aristotelico, Firenze 1968. Per lo status quaestionis concernente levoluzione della logica cfr. E. Berti, La filosofia del primo Aristotele, Firenze, Olschki 1962, pp. 88-100. 8 Cfr. Reale, Profilo di Aristotele, pp. 145-146. 9 Diogene Laerzio, V, 28-29. 10 Cfr. Bods, Aristote, Catgories, pp. XVI-XVIII. 11 La ricostruzione del catalogo di Andronico si trova in I. Dring, Aristotle in the Ancient Bio-graphical Tradition, Elanders Boktryckeri Aktiebolag, Gteborg 1957, pp. 221-231, e riprodotta in Aristotelis Opera, vol. III, Librorum deperditorum fragmenta, collegit O. Gigon, Berlin-New York, 1987, 38 b - 45 b.

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    zione di Andronico molto forte. Egli, infatti, ordina le opere principali dello Stagirita secondo un ordine preciso, in cui le opere metodologiche occupano il primo posto a tito-lo introduttivo e strumentale. Linfluenza , inoltre, testimoniata dal riferimento alla pubblicazione da parte di un suo contemporaneo, lo stoico Atenodoro di Soli, di unopera dal titolo Prj t Aristotlouj kategoraj (Contro le categorie di Aristo-tele).

    Con linteresse di Andronico per tale scritto dello Stagirita e con la rinascita dellaristotelismo nei successori del Rodense, le Categorie iniziano ad avere fortuna e diventano oggetto di studio di pensatori e commentatori. Il trattato viene preso in consi-derazione dai neoplatonici. Per citare degli esempi, nel III secolo d. C. Porfirio difende lidea che le Categorie inaugurino linsegnamento della filosofia; Proclo, nel V secolo d. C., stabilisce le tappe di percorso filosofico, che inizia con unintroduzione generale alla filosofia e che continua con lo studio commentato delle principali opere di Platone e di Aristotele, tra le quali, nel gruppo degli scritti strumentali e metodologici, le Cate-gorie.

    Lunit che le Categorie formano con le altre opere logiche di Aristotele e, dunque, lunit dello studio del linguaggio e del sillogismo, in realt, appare molto pi forte nellinterpretazione stoica che nello stesso Aristotele. Bodes ha sottolineato come, di-versamente dallimpianto stoico della logica, in cui i ragionamenti complessi possono essere scomposti in proposizioni complesse, e queste, a loro volta, possono essere scomposte in proposizioni semplici, ancheesse scomponibili in ulteriori elementi, la teoria del sillogismo formale, in Aristotele, non necessita di uno studio preliminare delle premesse, in quanto i sillogismi vengono definiti dalla posizione relativa dei termini contenuti nelle premesse e simboleggiati da lettere12. In effetti, a ben vedere, da un lato, i Primi Analitici apparirebbero autonomi, in quanto la conoscenza del termine (roj) e della premessa (prtasij), necessarie alla comprensione dellopera, vengono esplicate nei primi tre capitoli; dallaltro, il De Interpretatione potrebbe essere pensato a fatica come indissolubilmente legato alle opere successive, in quanto non vi si fa mai menzio-ne di sillogismi, premesse o termini.

    2. Titoli attribuiti allopera

    La giustificazione del titolo dellopera costituisce una questione rilevante che viene discussa da quasi tutti i commentatori neoplatonici13, dal momento che lo scritto sembra aver ricevuto titoli diversi a partire dallet ellenistica, fino ai primi secoli dellet cri-stiana.

    La questione appare, in realt, regolata gi a partire da Porfirio, che assume la deno-minazione di Categorie (Kathgorai), in seguito divenuta tradizionale e accolta quasi allunanimit a partire da Alessandro di Afrodisia in poi14.

    Nei secoli precedenti, invece, la questione del titolo dellopera fu particolarmente controversa, dal momento che esso era strettamente connesso al contenuto e, quindi, va-riava a seconda dellintento che veniva attribuito allopera. Lorigine del dibattito pu essere rinvenuta nelliniziativa di Andronico di Rodi che consisteva nel sostituire con

    12 Bodes, Aristote, Le catgories, pp. XIX-XX. 13 Cfr. Simplicio, In Cat., 15,26 - 18,6; Filopono, In Cat., 12, 17-27; Ammonio, In Cat., 13, 12-14; Olimpiodoro, In Cat., 22, 13-37. 14 Cfr. Alessandro di Afrodisia, In Top., 97, 27-98; In Met., 242, 15; 245, 35.

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    Kathgorai il titolo con cui precedentemente veniva indicato lo scritto, Pr tn topi-kn, Prima dei Topici, o Pr tn tpwn, Prima dei luoghi. La novit introdotta da Andronico dimostra che, in et ellenistica, lopera era conosciuta attraverso un nome di-verso che stabiliva una stretta relazione tra il nostro trattato e i Topici.

    La proposta di Andronico era interamente basata sulla sua considerazione dellopera: secondo il redattore delle opere aristoteliche, infatti, il fine dello scritto in questione era quello di introdurre alla logica del Filosofo, attraverso lanalisi degli elementi costitutivi delle premesse del sillogismo. In questottica, tutta la seconda parte del testo15, costitui-ta dalla sezione che tratta lopposizione, la contrariet, lanteriorit, la simultaneit, il movimento, lavere, risultava, ai suoi occhi, apocrifa e accorpata alla parte precedente da qualcuno che non era Aristotele. Di conseguenza, Andronico attribuiva il titolo Ka-thgorai alla sola prima parte dellopera, lunica ritenuta autentica16.

    La reazione dei successori alla proposta di Andronico non ci permette di poter stabi-lire in maniera definitiva se la seconda parte dellopera sia stata giudicata inautentica e se il nuovo titolo proposto sia stato considerato maggiormente adatto al testo preso in considerazione, poich, da una parte, fu respinta la proposta di scindere la seconda parte dalla prima, e le due sezioni furono conservate e commentate unitamente fino alla fine dellantichit17; dallaltra, invece, fu accettato il nuovo titolo.

    La denominazione di Andronico divent classica e si impose nella tradizione, supe-rando le varianti proposte, che possono essere ricondotte a due diversi modi di intendere il fine dellopera aristotelica. La prima variante si fondava sulla convinzione che la pri-ma sezione del testo - che tratta la natura delle cose che si dicono senza connessione e che vengono enumerate in 1 b 26-27 - fosse unanalisi dei generi pi universali dellessere, conformandosi, cos, a una interpretazione ontologica. Si tratta di una va-riante ricordata ancora nel XI secolo, nel manoscritto Parisinus Coislinianus 330, in cui lopera viene presentata come Aristotlouj kathgorai per tn dka genikottwn genn (Le categorie di Aristotele. I dieci generi pi universali)18.

    15 Capp. 10-15. 16 Boezio, In Cat., IV, PL 64, 263 B e ss, riporta le tesi di Andronico rispetto allopera; lo stesso anche in Simplicio, In Cat., 379, 8-12. Mentre Boezio si schiera dalla parte di Andronico, rim-proverando, a colui che aveva aggiunto la seconda parte alla prima, di aver unito ci che doveva essere separato, Simplicio rimprovera coloro che, come Andronico, hanno voluto separare ci che doveva essere unito. La questione dellautenticit dellopera verr affrontata, pi nello spe-cifico, nel III. 17 La proposta della scissione fu rifiutata gi da Boezio di Sidone, discepolo di Andronico di Rodi. 18 Ci possono essere delle variazioni nella denominazione di questo tipo, quali: Per (tn) ge-nn (I generi), Per tn dka (genikottwn) genn (I dieci generi pi universali), Per tn genn to ntoj (I generi dellessere). Si vedano le seguenti fonti: Simplicio, In Cat., 15, 28-29; Olimpiodoro, In Cat., 22, 31; Filopono, In Cat., 12, 24-25; Porfirio, In Cat., 56, 31-32; 57, 13-14 e 59, 31-33. Adotta questa prima variante Plotino, il quale ritiene che Aristotele e i Peri-patetici sostengano lesistenza di dieci generi dellessere (Enneadi VI, 1, 15 e ss.). Plotino, tut-tavia, si sforza di dimostrare che, in realt, le classificazioni di Aristotele non siano propriamen-te generiche, poich ogni categoria raggruppa degli elementi che non hanno lunit del genere, ma ununit meramente nominale. Porfirio, discepolo di Plotino, su questi punti, ha preso delle distanze critiche rispetto al suo maestro. Cfr. C. Evangeliou, Aristotles Categories and Por-phiry, Brill, Leiden 1988, pp. 164-181; S. K. Strange, Plotinus, Porphyry, and the Neoplatonic Interpretations of the Categories, Aufstieg und Niedergang der rmischen Welt, II, 36. 2 (1987), pp. 955-974.

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    La seconda variante si fondava, invece, sulla convinzione che le cose dette senza connessione fossero espressioni razionali dei concetti pi universali, e proponeva il ti-tolo Kathgorai su modello di un trattato di Archita di Taranto19, facendo, in questo modo, risalire lopera a un genere letterario esistente prima dellepoca di Aristotele. Il trattato cui si fa riferimento, tuttavia, stato falsamente attribuito al filosofo pitagorico, in quanto si tratta, in realt, di un apocrifo scritto nel II secolo o nel I secolo d. C. e composto sul modello offerto dalla prima parte delle Categorie20, di cui rappresenta una interpretazione21.

    Su queste due varianti di denominazione prevalse la proposta di Andronico per due importanti motivi: da una parte, perch quasi tutte le fonti risultavano concordi nel ri-portare che i discepoli immediati di Aristotele, tra i quali Teofrasto di Ereso22 ed Eude-mo di Rodi, scrissero delle opere dal titolo Kathgorai (le Categorie) su imitazione del loro maestro23; dallaltra, perch il titolo sembrava essere autorizzato da Aristotele stes-so, il quale, nonostante non si riferisca mai esplicitamente al testo, usa il termine ka-thgorai per riferirsi alle distinzioni presentate nella nostra opera24 e in determinate e-spressioni, quali t gnh tn kategorin (i generi delle categorie)25 e t scmata tj kategoraj (gli schemi delle categorie)26.

    Il termine categoria, tuttavia, ha subto, nel corso del tempo, delle trasformazioni di significato a seconda dellaspetto che veniva di volta in volta accentuato. Prima di An-dronico, si sottolineava il fatto che la categoria indicava la predicazione, cio latto lin-guistico attraverso il quale si indica una sostanza, una qualit, una quantit, una relazio-ne, un luogo, un tempo, un giacere, un avere, un agire o un patire; attraverso tale predi-cazione si possono formare le premesse di un sillogismo27. A partire da Andronico, e, dunque, nei suoi successori e nei commentatori antichi, invece, si inizia a privilegiare la tesi secondo la quale lopera, classificata per scelta come primo scritto del Corpus logi-

    19 Si vedano: Simplicio, In Cat., 17, 26-28; cod. Urbinas 35, 32 b 38-39. 20 Il testo stato pubblicato in una edizione curata da H. Thesleff in The Pythagorean Texts of the Ellenistic Period, bo Akademi, 1965, e in traduzione tedesca T. A. Szlezk, Pseudo-Architas. ber die Kategorien. Texte zur griechischen Aristoteles Exegese, Herausgegeben, bersetzt und kommentiert von T. A. Szlekk, Berlin-New York, 1972. 21Lautore del testo sostiene che il linguaggio (lgoj) un insieme di pensiero (dinoia) e di parole (lxij), di cui il pensiero il significato e la parola il significante; esistono, pertanto, dieci significati universali e un corrispettivo numero di significanti (cfr. Szlezk, Pseudo-Architas, p. 34, 10-14). Lautore , tuttavia, anche convinto che, sotto il pensiero, ci sia lessere, dal momento che si riferisce alla sostanza e agli accidenti come nta (cfr. Szlezk, Pseudo-Architas, p. 52, 6-7). 22 Una notizia che non possiamo verificare, in quanto le opere conservate di questo autore non attestano il fatto. Nessuna delle liste antiche delle opere attribuite ai discepoli di Aristotele ri-portate da Diogene Laerzio (Vite dei Filosofi, libro V) contiene un Kathgorai o un Per ka-tegorin. Lipotesi dellattribuzione di una tale opera a Teofrasto viene esclusa da H. B. Got-tschalk, Did Theofrastus write a Categories, Philologus 131 (1987), pp. 245-253. 23 Tale fatto viene riportato nelle seguenti fonti: Cod Urbinas 35, 32-33; David, In Cat., 132, 23-25; Filopono, In Cat., 7, 20-21; Oliompiodoro, In Cat., 13, 24-25; Ammonio, In Porph. I-sag., 26, 13. 24 Categorie 4, 1 b 26-27. In questo passo, Aristotele utilizza il termine categorie (kathgorai) allinterno dellopera delle Categorie. 25 Topici I 9, 103 b 20-21. 26 Metafisica D 7, 1017 a 23. 27 Cfr. Topici I 9, 103 b 25-26.

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    co di Aristotele, non tratti dellatto dellattribuzione, ma di ci che viene attribuito, la diversit delle cose che vengono indicate dalla predicazione, e dunque sia i termini si-gnificanti sia le cose significate da essi.

    Sebbene il titolo Kathgorai abbia conquistato, come abbiamo visto, il campo della denominazione dellopera, restano delle tracce dellantica denominazione nella doppia versione Pr tn topikn, Prima dei Topici, e Pr tn tpwn Prima dei luoghi, in Adrasto di Afrodisia (360-317 d. C.), maestro del suo noto compatriota Alessandro. Egli sosteneva una posizione dissidente nei confronti dellortodossia filosofica dellepoca, e laveva esposta in uno scritto dal titolo Lordine della filosofia di Aristotele, di cui sia-mo a conoscenza solo grazie alle allusioni di Simplicio28, e in cui presentava, attraverso la classificazione delle opere dello Stagirita, un programma di iniziazione alla filosofia. Adrasto riteneva che il cammino filosofico dovesse iniziare non con lo studio della logi-ca del vero e del necessario, ma con lo studio della logica del verosimile e del probabile, e cio con ci che maggiormente conosciuto per noi, piuttosto che con ci che meno conosciuto. La tappa iniziale di un cammino cos concepito era ben rappresentata dallinterezza di quellopera indicata con lantico titolo Pr tn topikn o Pr tn tpwn, e non esclusivamente dallisolamento della prima parte, cui Andronico intende-va attribuire la denominazione di Kathgorai. Di questa opera, comprendente entrambe le sezioni, egli intendeva fare una introduzione ai Topici, e dunque alla dialettica. A questa opinione di Adrasto, per cui lopera Pr tn topikn o Pr tn tpwn funge da introduzione ai Topici e fa parte, come i Topici, di un insieme di testi dedicati alla dialettica, sembrerebbero fare eco due passi del Commentario ai Topici di Alessandro di Afrodisia, in cui si rimanda esplicitamente a tale scritto introduttivo29.

    Nei cataloghi antichi, tuttavia, la menzione di uno scritto dal titolo T pr tn tpwn non precede quello dei Topici cos come noi li conosciamo (indicati come Meqo-dik o come Topikn)30, ma unopera dal titolo Topikn prj toj rouj, che po-trebbe riferirsi a una sezione dei Topici (VI e VII, 1-4) relativa ai luoghi da utilizzare per le definizioni. Il nostro trattato, quindi, si rapporterebbe alle opere di Aristotele de-dicate alla dialettica e, pi precisamente, a quelle in cui si tratta della topica della defi-nizione.

    3. La questione dellautenticit delle Categorie

    Per quanto le Categorie si avvicinino molto alle teorie di paternit aristotelica, il che dimostrato dalla profonda affinit che lopera presenta con il libro G della Metafisica, di cui potrebbe rappresentare una versione non scientifica e divulgativa, e, ancora una volta, con i Topici, la questione dellautenticit dello scritto stata molto dibattuta, sia

    28 Simplicio, In Cat., 16, 2; 18, 16. 29 Cfr. Alessandro di Afrodisia, In Top., 5, 27-28; In Top., 5, 17-19. Sebbene in questi passi si faccia riferimento a un testo dal titolo Pr tn tpwn, si ricordi, tuttavia, che Alessandro ac-cetta luso della parola kathgorai per rimandare alla nostra opera (cfr. In Top., 97, 27 e ss; 112, 6-7; 319, 22-23; In Met., 242, 15-17; 319, 12-13.). Per tale incongruenza, si per lo pi ri-tenuto che Pr tn tpwn fosse non lantico titolo delle Categorie, ma lantica denominazione attribuita al primo libro dellopera che oggi conosciamo come i Topici, e che rappresentava uno scritto a s stante. Per una trattazione pi esaustiva di questo argomento si veda Bodes, Aristo-te. Les catgories, pp. XXXVI-XXXVII. 30 Cfr. Diogene Laerzio ed Esioco.

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    tra i commentatori antichi sia tra quelli moderni, ispirata dalla costatazione che, nelle opere riconosciute autentiche di Aristotele, non ci sono chiari riferimenti a questo testo, e nel testo delle Categorie non si citano altri testi aristotelici, oltre che per il fatto che vi viene adottato uno stile dogmatico non usuale; pertanto, in entrambe le epoche, vi sono stati i fautori della tesi dellautenticit e quelli della tesi opposta.

    In realt, le Categorie, nonostante costituiscano unopera isolata internamente ed esternamente nel Corpus Aristotelicum, in quanto mancano totalmente chiari riferimenti e rimandi testuali, hanno, invece, dei contenuti teorici rapportabili a quelli espressi dallo Stagirita in altre opere (chiarir, in sede analitica, la vicinanza con De Interpretatione, Topici, Metafisica, etc.), il che mostrerebbe lunit del pensiero aristotelico e costitui-rebbe una prova a favore dellautenticit delle Categorie stesse.

    3.1. La questione dellautenticit in epoca antica

    Per quanto riguarda lantichit, quasi tutti i commentatori neoplatonici si sono con-frontati con tale questione, anche perch la problematica che veniva sollevata a proposi-to di ogni opera del Corpus Aristotelicum.

    Coloro che sostenevano lautenticit delle due parti del trattato facevano leva su tutti o su alcuni dei seguenti argomenti31:

    1. Gli esegeti precedenti, in particolare gli Attici, specialisti della lingua, con lautorit del loro giudizio avrebbero riconosciuto nel testo delle Categorie lo stile e la fraseologia propri di Aristotele, ci che veniva indicato come la materia (lh)32 dellopera;

    2. I concetti sono espressi con la densit propria di Aristotele, e gli argomenti vengo-no presentati con la concisione abituale (deinthj tn nqmhmatwn) dello Stagirita, ci che veniva indicato come la forma (edoj)33 dellopera. Oltre a ci, Simplicio34 aggiunge, come ulteriore giustificazione dellautenticit dello scritto, che i pi seri di-scepoli (taroi) di Aristotele accettarono lopera come autentica. Tali discepoli sareb-bero i primi Peripatetici; altri commentatori fanno espressivamente riferimento a Teo-frasto e a Eudemo di Rodi.

    3. Secondo lopinione di Simplicio, Aristotele citerebbe lopera in altri luoghi del Corpus35; il commentatore neoplatonico pu affermare questo perch, secondo lui, Ari-stotele si riferisce allopera chiamandola le Dieci Categorie per evitare che venga con-fusa con lopera di Archita (in realt, come precedentemente specificato, Pseudo-Archita), che porta un titolo diverso da questo, e, quindi, Simplicio considera ogni rife-rimento alle Dieci categorie del testo aristotelico come un rimando allopera.

    4. Lintera filosofia di Aristotele, e in particolare la sua logica, risulterebbero acefa-le se si eliminassero le Categorie come opera da collocare allinizio del percorso di formazione logica;

    31 Gli argomenti che riporto si trovano in: Simplicio, In Cat, 18, 7-21; Filopono, In Cat., 12, 34 - 13, 5; Ammonio, In Cat., 13, 20 - 14, 2; David, In Cat., 133, 9 - 27; Olimpiodoro, In Cat., 22, 38 - 24, 20. Questi testi sono analizzati in L. M. de Rijk, The Authenticity of Aristotles Catego-ries, Mnemosyne 4, 1 (1951), pp. 129-159, pp. 129-139. 32 Cfr. David, In Porph. Isag., 82, 20 e ss. 33 Cfr. David, In Porph. Isag., 82, 20 ss. 34 Cfr. Simplicio, In Cat., 18, 14. 35 Cfr. Simplicio, In Cat., 18, 9-14.

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    5. I discepoli di Aristotele scrissero, a loro volta, dei trattati Sulle categorie su e-mulazione del loro maestro36.

    Malgrado sussistessero tutti questi argomenti, per quanto alcuni piuttosto deboli, a favore della tesi dellautenticit, gli antichi rilevavano dei nodi problematici nel mo-mento in cui il nostro scritto veniva messo in relazione con altre opere dello Stagirita. Tre sono le divergenze che venivano messe in risalto37:

    1. Lassenza, in Categorie 1 a 1 e ss., in sede di presentazione degli omonimi, dei si-nonimi e dei paronimi, della trattazione dei polionimi (polunuma) e degli eteronimi (ternuma), che sarebbero, secondo alcuni, presenti nella Fisica o nella Retorica; di fatto, per, solamente il termine polunumon figura in unopera aristotelica, e cio in Storia degli animali I 2, 489 a 2;

    2. Laffermazione, presente in Categorie 7, 7 b 23-24, che loggetto della scienza anteriore alla scienza stessa sarebbe in contraddizione con la tesi esposta nella Fisica sulla simultaneit dei relativi; in realt nulla di simile sarebbe espressamente affermato nella Fisica, ma la divergenza avrebbe origine da un travisamento nellinterpretazione del testo delle Categorie;

    3. In Categorie 15, 15 a 13, la generazione e la corruzione vengono considerate come forme di movimento, il che non si accorderebbe con Fisica V 1, 225 a 3, in cui le stesse vengono intese come dei cambiamenti, ma probabilmente si tratterebbe di due diversi tipi di terminologia, di approccio e di finalit, una pi ortodossa e una di senso pi am-pio;

    4. La divergenza pi notevole riscontrata tra i testi aristotelici riguarderebbe le tratta-zioni della sostanza che si trovano, rispettivamente, nelle Categorie e nella Metafisica.

    3.1.1. La dottrina della sostanza nelle Categorie e nella Metafisica

    soprattutto per questultima divergenza, e cio a causa del contrasto tra la dottrina della sostanza presentata nelle Categorie e quella presente, invece, nella Metafisica, che la prima delle due opere stata giudicata inautentica. Le due opere sembrano presentare due posizioni inconciliabili intorno allo statuto della sostanza. Nelle Categorie, sostan-za prima, dunque sostanza in senso pi proprio e principale, vengono detti gli individui sensibili, come, ad esempio, un certo uomo o un certo cavallo, e sostanze seconde so-no le specie e gli individui che si predicano, alla maniera degli universali, degli indivi-dui. In Metafisica L, invece, sostanza prima viene detta la forma intesa come separata dal sensibile e, pertanto, soprasensibile, immobile ed eterna. La nostra opera, dunque, attribuisce la priorit alla sostanza individuale, sensibile e corruttibile38, laddove Metafi-sica L d un forte rilievo allordine delle sostanze separate, immutabili e intellegibili, una tesi, questultima, cui i commentatori antichi, specie i neoplatonici, erano molto le-gati, dal momento si appoggiavano su di essa per dimostrare la pretesa alleanza tra il platonismo e laristotelismo nel considerare luniversale intellegibile superiore al parti-colare sensibile.

    Gli antichi si avvalevano di due argomenti principali per spiegare lapparente con-traddizione dei due testi aristotelici. Da una parte, servendosi di una distinzione espres-

    36 Cfr. Supra, p. ***, n. ***. 37 Tali divergenze vengono riportate e spiegate nelle testimonianze di Olimpiodoro, In Cat., 22, 38 - 24, 9 e del cod. Urbinas 35, 33 a 30 - b 25. 38 Cfr. Categorie 5, 2 a 11 e ss.

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    samente spiegata da Aristotele39, prendevano in considerazione due tipi di priorit: la sostanza di cui si parla nelle Categorie prima in rapporto a noi e in senso cronologi-co, mentre la sostanza cui fa riferimento Metafisica L la sostanza prima per natura. Dallaltra parte, fornivano unulteriore giustificazione della conciliabilit delle due po-sizioni sostenendo una diversa posizione dei testi allinterno del disegno didattico dellAutore. Le Categorie sarebbero una sorta di introduzione alla filosofia ed esporreb-bero ci che primo rispetto a noi, conformandosi al punto di vista di un principiante; la Metafisica, invece, si rivolgerebbe a un pubblico filosoficamente pi maturo e adotte-rebbe, quindi, il punto di vista di un sapere che si fonda su ci che primo in s40.

    La distanza tra la dottrina della sostanza contenuta nelle Categorie e quella contenu-ta nelle Metafisica evidente. Sostanza prima, , nelle Categorie, lindividuo concreto, fenomenicamente presente e realmente esistente, il quale non si dice di nessun soggetto n in nessun sostrato; soggetto ultimo della predicazione e sostrato ultimo dellinerenza, la sostanza prima delle categorie ci di cui si dicono la specie e il ge-nere, che vengono chiamate sostanze seconde, in quanto non indicano un qualcosa di determinato e di individuale, cio un tde ti, ma sono dei predicati comuni. In Metafi-sica L, invece, sostanza prima la sostanza immutabile e soprasensibile. Si pu, tuttavi-a, scorgere una via di conciliazione nel distinguere attentamente le due trattazioni, te-nendo presente che laggettivo primo ha sempre un significato relativo, cio indica il primo elemento di una serie, per cui, al variare della serie presa in considerazione, varia anche il significato di ci che primo41. Per questo, nelle Categorie, in cui vengono prese in considerazione le forme di predicazione, sono dette prime le sostanze non ul-teriormente predicabili, gli individui realmente esistenti, i quali n si dicono di un sog-getto n sono in un soggetto; nella Metafisica, invece, sostanza prima la forma, prima rispetto alla materia e al composto stesso, poich la causa che li determina en-trambi. Leggendo le dottrine come espressione di due punti di vista diversi sulla realt, si elimina la contraddizione, poich diverso risulta il titolo in base al quale possono es-sere considerati sostanza prima, rispettivamente, lindividuo concreto e la forma.

    Inoltre, importante tener conto di un altro essenziale argomento a favore della con-ciliabilit: il fatto che le Categorie e la Metafisica trattano della sostanza allinterno di due orizzonti molto diversi tra loro. La Metafisica, infatti, presenta una ricerca, che pro-tremmo definire propriamente scientifica, dei principi, delle cause e degli elementi della sostanza, laddove le Categorie, invece, esulano totalmente da una ricerca di tipo causale42.

    3.2. La questione dellautenticit in epoca moderna

    In epoca moderna, a partire dal XIX secolo, alcuni studiosi hanno messo nuovamente in discussione lautenticit delle Categorie, avanzando argomenti che pretendevano di

    39 Cfr. Metafisica L 11, 1018 b 30-37. 40 R. Bods (Aristote, Catgories, texte tabli et traduit par Richard Bods, Les Belles Let-tres, Paris 2001, p. XCIII) sottolinea giustamente come il primo argomento, in quanto basato su una distinzione espressamente affermata da Aristotele, abbia una notevole validit, mentre il se-condo, interamente fondato sulla - non dimostrabile - convinzione che le Categorie siano state concepite come testo introduttivo alla filosofia, si rilevi piuttosto specioso e fallibile. 41 E. Berti, Il concetto di sostanza prima nel libro Z della Metafisica, Rivista di Filosofia vol. LXXX, n. 1 (1989), pp. 3-23, p. 7. 42 Si tratta di un argomento difeso da Bods, Aristote, Catgories, p. XCIII.

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    scorgere nel testo inconciliabilit con altre opere o segnali di autori tardivi. Ad esempio, si scorgeva nella definizione dei relativi, presente in Categorie 7, 8 a 31-32, una singo-larit dellopera, che tradiva la paternit di un autore tardo influenzato da Crisippo43; tuttavia, una definizione simile si trova in Topici VI 8, 146 a 3-4. Un altro argomento a favore dellinautenticit era costituito dal fatto che, tra gli esempi della categoria del luogo che vengono presentati in Categorie 2 a 1-2, si fa riferimento al Liceo (n LukeJ), il che tradirebbe la paternit di un autore ellenistico44; tuttavia, lo stesso e-sempio presente anche in Fisica IV 11, 219 b 21, per cui o si sostiene che entrambi i testi siano apocrifi o entrambi possono essere legittimamente attribuiti ad Aristotele. Ma, ancora una volta, soprattutto a causa del contrasto tra la dottrina della sostanza presentata nelle Categorie e quella presente, invece, nella Metafisica, che la prima delle due opere stata giudicata da alcuni studiosi opera non di Aristotele, ma della sua scuo-la45. A differenza dei commentatori antichi, che si concentravano sulle discrepanze tra le Categorie e Metafisica L, i critici moderni hanno dedicato maggiore attenzione alle dot-trine presentate in Metafisica Z, in cui sostanza prima la forma che determina le so-stanze composte e sensibili46, e, quanto agli universali, di essi si afferma chiaramente che non possono, in alcun caso, essere considerati sostanza47. Nella Metafisica, infatti, ci sono due tipi di sostanze che meritano il titolo di sostanza prima: da una parte, la forma dei composti, causa determinante del sinolo, che si identifica con lessenza, cio con loggetto della definizione (Metafisica Z), e, dallaltra, la forma separata, soprasen-sibile (Metafisica L). In entrambi i casi, sostanza prima risulta ci che massimamen-te determinato e determinante. La stessa parola greca edoj, che nelle Categorie indica la specie, nella Metafisica, assume il significato di forma, intesa come causa determi-nante ed elemento costitutivo del sinolo.

    Pur riconoscendo tale discordanza di dottrine sulla sostanza, altri studiosi hanno co-munque sottolineato lautenticit delle Categorie, sostenendo che la dottrina in esso

    43 C. Prantl, Geschichte der Logik im Abendlande, Munich, 1855-1867, vol. I., p. 90 e n. 5. 44 Cfr. W. Jager, Aristoteles. Grundlinien einer Geschichte seiner Entwicklung, Berlin 1923, trad. It. Aristotele: prime linee di una storia della sua evoluzione spirituale, versione autorizzata di Guido Calogero, con aggiunte e appendice dell'autore, La Nuova Italia, Firenze 1935. 45 Cfr. Ad esempio, E. Duprel, Aristote et le trait des Categories, Archiv fr Geschichte der Philosophie, XXII (1909), pp. 230-251; A. M. de Vos, Eidos als Eerste Substantie in de Metaphysica van Aristoteles, Tijdschrift voor Philosophie, IV (1942), pp. 57-102; S. Mansi-on, Bulletin de littrature aristotlique, Revue No-Scolastique de Philosophie 30 (1928), p. 95; S. Mansion, La premire doctrine de la substance: la substance selon Aristote, Revue phi-losophique de Louvain, XLIV (1946), pp. 349-369; S. Mansion, La doctrine aristotlicienne de la substance et le trait des Catgories, in AA. VV., Proceedings of the Tenth International Congress of Philosophy, Amsterdam 1949, pp. 1097-1100; Chung-Hwan Chen, Aristotles Con-cept of primary substance in Books Z and H of the Metaphysics, Phronesis, II (1957), pp. 46-59; R. Boehm, Das Grundlegende und das Weswntliche, Den Haag, Nijhoff, 1965; A. R. Lacey, and Form in Aristotle, Phronesis, X (1965), pp. 54-69; S. Mansion, Notes sur la doctri-ne des Catgories dans les Topiques, in AA. VV., Aristotle on Dialectic: The Topiques, Edited by G. E. L. Owen, Oxford 1968, pp. 189-201; B. Dumoulin, Lousia dans les Catgories dAristote, in P. Aubenque (ed.), Concepts et Catgories dans la pense antique, Paris 1980, pp. 23-32. 46 Cfr. Metafisica Z 11, 1037 a 5-7; Metafisica Z 17, 1041 b 7-9, 26-28. 47 Cfr. Metafisica Z 13, 1038 b 8 e ss.

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    contenuta non contrasta con quella del settimo libro della Metafisica48. Altri ancora, in-vece, hanno sostenuto unevoluzione della concezione aristotelica della sostanza da una fase giovanile e anti-platonica, rappresentata dalle Categorie, in cui Aristotele, sotto linfluenza di Speusippo e ancorato a una posizione nominalista, avrebbe assegnato il primato nella categoria della sostanza allindividuo, a una fase pi matura e platonizzan-te, rappresentata da Metafisica Z, in cui egli, sotto linfluenza di Senocrate, avrebbe as-segnato il primato, e quindi la sostanzialit, alla specie49.

    Agli argomenti contro lautenticit che si basano su discordanze contenutistiche, si aggiungono quelli che risultano da studi sui rimandi intertestuali, sul lessico, sulla for-ma e sullo stile dellautore. In primo luogo, nessun luogo delle Categorie rinvia esplici-

    48 Cfr., ad esempio, J. Husik, The Autenticity of Aristotle's Categories, The Journal of Philoso-phy, XXXVI (1939), pp. 427-431; W. D. Ross, The Autenticitv of Aristotle's Categories, The Journal of Philosophy, XXXVI (1939), pp. 431-433; L. M. de Rijk, The Autenticity of Aris-totle's Categories, Mnemosyne, IV (1951), pp. 129-159; J. Owens, AristotIe on Categories, The Review of Metaphysics, XIV (1960-1961), pp. 73-90; J. Lesher, Aristotle on Form. Sub-stance and Universals: a Dilemma, Phronesis, VI (1971), pp. 169-178; G. Reale, La polivoci-t della concezione aristotelica della sostanza, in AA. VV., Scritti in onore di Carlo Giacon, Padova, Antenore, 1972, pp. 17-40. Ross, Aristotele, p. 279, n. 30, a favore dellautenticit delle Categorie, attribuisce ladozione dellarido stile dogmatico dellopera che, secondo lui, si trova anche in altre opere dellOrganon quali il De Interpretatione e gli Analitici primi, al fatto che la logica, secondo le vedute di Aristotele, uno studio preliminare alla scienza e alla filo-sofia. I libri indirizzati a studenti meno avanzati hanno naturalmente un tono pi dogmatico. 49 Cfr. H.J. Krmer, Aristoteles und die akademische Eidoslehre, Archiv fr Geschichte der Philosophie, LV (1973), pp. 119-190. A favore di un'evoluzione tra Categorie e Metafisica Z, ma meno caratterizzata in senso filosofico, anche M. Frede, Substance in Aristotle's Meta-physics, in AA. VV, Aristotle on Nature and Living Things. Philosophical and Historical Stud-ies (a cura di A. Gotthelf), Pittsburgh-Bristol, Mathesis Publications Inc. and Bristol Classical Press, 1985, pp. 17-26; G. Brakas, Aristotles Concept of the Universal, Zrich-New York, 1988; E. Berti, Profilo di Aristotele, Edizioni Studium, Roma 1979, p. 74; M. Frede, Essays in Ancient Philosophy, Clarendon press, Oxford 1987, pp. 25-28; D. A. Graham, Aristotles Two Systems, Clarendon Press, Oxford 1987, pp. 20-56; M. Furth, Substance, Form and Psyche: an Aristotelian Metaphysics, Cambridge University Press, Cambridge 1988, pp. 9-66, p. 185, pp. 227-267; M. L. Gill, Aristotle on Substance: The Paradox of Unity, Princeton University Press, Princeton 1989, pp. 27-32; F. A. Lewis, Substance and Predication in Aristotle, Cambridge University Press, Cambridge 1991, pp. 3-84; Th. Scaltsas, Substances and Universals in Aristot-les Metaphysics, Cornell University Press, Ithaca, 1994, pp. 126-129, pp. 148-223; Ch. Pietsch, Prinzipienfindung bei Aristoteles. Methoden und erkenntnis-theoretische Grundlagen, Teubner, Stuttgart, 1992, p.45; L. Spellman, Substance and Separation in Aristotle, Cambridge Universi-ty Press, Cambridge 1995, pp. 40-62; Ch. H. Chen, Aristotles Theory of Substance in the Cate-goriae as the link between the Socratic-Platonic dialectic and his own theory of Substance in books Z and H of the Metaphysics, in Atti del XII Congresso Internazionale di Filosofia, Sansoni, Firenze 1960, pp. 35-40; R. M. Dancy, On some of Aristotles first thoughts about sub-stance, Philosophical Review 84 (1975), pp. 338-373; R. M. Dancy, On some of Aristotles second thoughts about substance: matter, Philosophical Review, 87 (1978), pp. 372-413; E. D. Harter, Aristotle on Primary OUSIA, Archiv fr Geschichte der Philosophie 57 (1975), pp. 1-20; J. A. Driscoll, Eide in Aristotles Earlier and Later Theories of Substance, in D. J. OMeara (ed.), Studies in Aristotle, Washington DC, 1981, pp. 129-159; D. J. Devereux, The Primacy of OUSIA: Aristotles debt to Plato, in D. J. OMeara (ed.), Platonic Investigations, Washington DC 1985, pp. 219-246; D. J. Devereux, Inherence and Primary Substance in Aris-totles Categories, AncPhil 12 (1992), pp. 113-131.

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    tamente a un altro testo del Corpus Aristotelicum, e, viceversa, nessun luogo delle Ca-tegorie oggetto di rinvio in altri testi. Si tratta di una prerogativa che appartiene alle opere che, pur essendo state integrate nel Corpus, sono state dichiarate apocrife: Per ksmou (De Mundo), Per pnematoj (De Spiritu), Per crwmtwn (De Coloribus), Fusiognwmik(Physiognomonica), Per qaumaswn kousmtwn (De Mirabilibus Auscultationibus), Mhcanik (Mechanica), Per tmwn grammn (De Lineis Inse-cabilibus), Anmwn qseij (Ventorum Situs), Per Xenofnouj (On Xenophanes), `Rhtorik prj Alxandron (Rhetorica ad Alexandrum).

    A ci si aggiungono i risultati di uno studio sul lessico e sullo stile delle Categorie comparati a quelli usati da Aristotele in altre opere e, soprattutto, nei Topici. Qui le par-ticolarit da notare sono tre.

    1. Le Categorie contengono unimportante quantit di termini che non si riscontrano in nessuno degli otto libri dei Topici50. Si tratta di termini che servono a illustrare cose che pure sono presenti allautore dei Topici, ma di cui non porta esempi precisi, nella fattispecie: dphcu51 (di due cubiti), trphcu52 (di tre cubiti) per la categoria della quantit ; (n) LukeJ 53 (al Liceo), per la categoria del luogo, cqj (ieri) e prusin 54 (lanno scorso) per la categoria del tempo, nkeitai 55 (sta disteso) per la categoria della posizione, poddetai (porta le scarpe) e plistai 56 ( armato) per la categoria dellavere. Sono termini del tutto nuovi rispetto al lessico dei Topici, come se, ogni qual volta lautore delle Categorie si trovasse a dover portare degli esempi specifici, incon-trasse dei limiti del vocabolario; solamente negli esempi che illustrano la categoria dellavere57 si trovano nove termini non utilizzati nei Topici58.

    2. Mentre nei Topici Aristotele fa largo uso dellaggettivo neutro sostantivato, nelle Categorie sembra preferire il corrispettivo sostantivo astratto: ad esempio, melana, ne-rezza, al posto di t mlan, nero59. Ma se questa scelta stilistica potrebbe essere moti-vata dalla distinzione che Aristotele presenta in Categorie 8, 8 b 25 tra la qualit (poithj) intesa come categoria e ci che da essa viene qualificato (poin), non a-vremmo altrettante giustificazioni concettuali per poter esplicare luso di molti altri ter-mini meno tecnici usati nelle Categorie e non presenti nei Topici: si tratta di verbi, av-verbi, aggettivi, sostantivi etc.

    50 B. Collin - C. Rutten, Aristote. Categoriae. Index verborum. Listes de frquence, C.I.P.L., Lige 1993. 51 Categorie 4, 1 b 28. 52 Categorie 4, 1 b 29. 53 Categorie 4, 2 a 1. 54 Categorie 4, 2 a 2. 55 Categorie 4, 2 a 2. 56 Categorie 4, 2 a 3. 57 Capitolo 15 delle Categorie. 58 Si tratta dei seguenti termini: ggeon (15 b 23 e 26), kitn (15 b 22), daktlion (15 b 23), kermion (15 b 24 e 25), mdimnoj (15 b 24 e 25), ktma (15 b 26), grn (15 b 27), gun (15 b 28), sunoikw (15 b 30). 59 Numerosi sono gli esempi che si potrebbero portare: glukthj (dolcezza), nantithj (con-trariet), eqthj (rettitudine), qermthj (calore), kampulthj (curvatura), strufnthj (a-sprezza), yucrthj (freddezza), crthj (pallore). Il punto, in questo argomento, non mi sem-bra risiedere tanto nel problema della differenza, quanto nella qualit dei termini: si tratta, cio, di capire quali siano pi ricchi di significato, o pi tecnici, o magari meno usuali.

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    3. Il fatto pi straordinario rilevare che, nelle Categorie, sono presenti ben sette ha-pax legomena, termini che non compaiono non solo in nessunaltra opera attribuita ad Aristotele, ma neppure in alcuna testimonianza precedente60: nklisij61 (stare in pie-di), fusiw62 (diventare naturale), strufnthj63 (asprezza), ruqriw64 (arrossire), ruqraj65 (rosso), palaistrikj66 (uomo di palestra), sugkatariqmw 67 (annovera-re). Alluso di questi termini si aggiungono delle particolarit stilistiche e formali, co-me, ad esempio, lingente ricorso alla particella greca ge, di molto superiore a quello del testo della Metafisica68.

    Molto giustamente Bodes ha affermato che, nonostante i tanti argomenti contro lautenticit delle Categorie, lopera resta, tuttavia, basata su unispirazione molto fede-le alle dottrine propriamente aristoteliche, tanto che, come ebbe a dire Siriano69, se si trattasse davvero di un apocrifo, allora avremmo avuto due Aristotele! Pertanto, mal-grado i dubbi, leditore continua a sembrare autorizzato a porre questo testo sotto lautorit tradizionale di Aristotele70.

    4. La tradizione del testo delle Categorie

    Il testo greco delle Categorie conservato in pi di 160 manoscritti copiati in un arco di tempo che va dalla fine del IX secolo allinizio del XVII secolo71.

    60 Secondo Bods, in Aristote, Catgories, p. CIX, tali termini sono in numero di nove, per-ch enumera anche nambisbhttwj (indiscutibilmente), presente in Categorie 5, 3 b 11 e 8, 11 a 3, ma anche in Politica III 13, 1283 b 4 (non lavverbio, ma la forma aggettivale); VI 14, 1332 b 20, 1332 b 33; Costituzione degli Ateniesi, sezione 35 sottosezione 2 riga 7; e pwsdpote (in qualunque modo), presente in Categorie 10, 11 b 33, ma anche in Etica Nico-machea III 5, 1114 b 14, 1114 b 16, e in De Mundo, 397 b 21. 61 Categorie 7, 6 b 11. 62 Categorie 8, 9 a 2. 63 Categorie 8, 9 a 30. 64 Categorie 8, 9 b 30. Il termine anche presente nei Problemata, opera tradizionalmente con-siderata non autentica, nei seguenti luoghi: 889 a 20; 889 a 21; 905 a 7; 957 b 10; 957 b 14; 960 a 37; 960 b 2; 960 b 7; 961 a 32; 961 a 34, e in Fragmenta varia, fr. 243, 3. 65 Categorie 8, 9 b 31. 66 Categorie 8, 10 b 3 e 4. 67 Categorie 8, 11 a 22. 68 Cfr. Bonitz, Index Aristotelicus, p. 147 a 48-50. La particella viene utilizzata, nelle Categorie, cinquantuno volte, un numero che, se essa fosse stata utilizzata con la stessa frequenza nella Metafisica, avrebbe dovuto raggiungere le quattrocento accorrenze, invece di 189. Cfr. Bodes, Aristote, Les catgories, p. CX n. 1. 69 Cfr. David, In Cat., 133, 24-25. 70 Bodes, Aristote, Les catgories, p. CX. 71 La lista di questi manoscritti si trova in A. Wartelle, Inventaire des manuscripts grecs dAristote et de ses commentateurs. Contribution lhistoire du texte dAristote, Les belles let-tres, Paris 1963, p. 174. Tale lista presenta, tuttavia, omissioni ed errori che sono stati messi in mostra da: D. Harlfinger e J. Wiesner, Die griechischen Handschriften des Aristoteles und sei-ner Kommentatoren. Ergnzungen und Berichtigungen zum Inventaire von A. Wartelle, Scrip-torium 18 (1964), p. 242-257; e da R. D. Argyropoulos e I. Caras, Inventaire des manuscripts grecs dAristote et de ses commentateurs. Contribution lhistoire du texte dAristote. Suppl-ment, Les Belles Lettres, Paris 1980, p. 57.

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    Nonostante le difficolt che concernono il reperimento di tracce di contaminazione nei testi e una discreta dose di imprecisione e di ignoranza riguardo i rapporti che inter-corrono tra i vari manoscritti, possibile presentare delle ipotesi di filiazione e, conse-guentemente, cinque gruppi principali di fonti.

    Il primo gruppo composto dai seguenti manoscritti: (A) Vat. Urbinas gr. 35, 22-54, del XII o XIII secolo; (B) Ven. Marcianus gr. Z 201 (coll. 780), 10-26, datato 954; (d) Flor. Laurentianus gr. 72, 5, 21, 22, 23-50, della seconda met del X secolo. Ognuno di essi contiene la totalit dellOrganon, preceduta dal testo dellIsagog di Porfirio72.

    Il secondo gruppo composto dai seguenti manoscritti, anchessi contenenti lintero Organon preceduto dallIsagog di Porfirio: (C) Paris. Coislinianus 330, 17-42, del XI secolo; (h) Ven. Marcianus gr. IV, 53, 5-12, del XII secolo73.

    Il terzo gruppo composto da due manoscritti, anchessi contenenti lintero Organon preceduto dallIsagog di Porfirio: (V) Vat. Barberinianus gr. 87, 237-252, del X seco-lo; (u) Basileensis gr. F.II.21 (Omont 54), 17-30, datato attorno alla fine del XII secolo e inizio del XIII74.

    Il quarto gruppo composto da due manoscritti: (n) Mediol. Ambrosianus L 93 sup. (490), 24-60, datato in un arco di tempo che va dalla fine del IX secolo allinizio del X; (m) Flor. Laurentianus gr. 87, 16, 31-34, della fine del XIII secolo. In essi lOrganon, preceduto dallIsagog di Porfirio, non riprodotto in maniera completa; mancano, in-fatti, i Topici e le Confutazioni Sofistiche; in (m), inoltre, non ci sono i Secondi Analitici e il secondo libro dei Primi Analitici75.

    Il quinto gruppo, infine, comprende tre manoscritti: (D) Paris. Gr. 1843, 3-10 (Cate-gorie b b 24 - 7 b 29), scampato a una copia mutilata del XII secolo; (E) Vaticanus gr. 247, 42-75, datato tra la fine del XIII secolo e linizio del XIV, accompagnato dal com-mentario di Ammonio; (ur) Basil gr. F.II.21, 9-16, del XIV secolo76.

    A partire da questi gruppi di manoscritti, oltre che ad una esigua testimonianza papi-rologica77, si sono operati dei grandi lavori editoriali, di cui dobbiamo ricordarne tre, per quanto riguarda il testo delle Categorie. Bekker cur la prima edizione critica dellOrganon nel 1821, condotta sulla base di quattro manoscritti: (A) Urbinas 35, (B) Marcianus 201, (C) Coislinianus 33078. Nella met del XIX secolo, Waitz esamin nuovamente i codici A B e C, individuando degli errori nel lavoro editoriale di Bekker; collazion, per la prima volta, i manoscritti n, d e u, e consider alcune traduzioni e al-

    72 Per una trattazione analitica di questo primo gruppo di manoscritti, si veda Bodes, Aristote, Les Catgories, pp. CXV-CXVI. 73 Per una trattazione analitica di questo secondo gruppo di manoscritti, si veda Bodes, Aristo-te, Les Catgories, pp. CXVI-CXXII. 74 Per una trattazione analitica di questo terzo gruppo di manoscritti, si veda Bodes, Aristote, Les Catgories, pp. CXXII-CXXVII. 75 Per una trattazione analitica di questo quinto gruppo di manoscritti, si veda Bodes, Aristote, Les Catgories, pp. CXXVII-CXXXI. 76 Per una trattazione analitica di questo quarto gruppo di manoscritti, si veda Bodes, Aristote, Les Catgories, pp. CXXXI-CXXXIV. 77 I testi dei frammenti dei papiri si trovano in: The Oxyrhynchus Papyri, Part XXIV, edited with translations and notes by E. Lobel and E. G. Turner, Londra 1957, pp. 126-129, e in Cor-pus dei papiri filosofici greci e latini. Testi e lessico nei papiri di cultura greca e latina, Parte I, vol. I: Autori noti, Olschki, Firenze 1989, pp. 256-261. 78 Aristotelis Opera ex recensione Immanuelis Bekkeri, edidit Academia Regia Borussica, Ber-lin, Reimer 1831; editio altera quam curavit Olof Gigon, Berlin, W. De Gruyter 1960.

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    cuni commentari antichi, nonch gli scoli di Brandis79. Nel 1949, infine, Minio-Paluello ha pubblicato unedizione delle Categorie e del De Interpretatione ricca di materiale nuovo, in quanto egli ha collazionato nuovamente i codici A B C n e anche numerosi manoscritti di traduzioni antiche, latine, siriache e arabe, e ha individuato i codici che tramandano la traduzione boeziana delle Categorie80.

    5. Una querelle di vecchia data

    Non si potrebbe trattare del testo aristotelico delle Categorie senza fare accenno al problema principe che tanto ha impegnato, e tuttora impegna, studiosi e commentatori. La domanda riguarda i criteri in base ai quali Aristotele abbia dedotto le dieci categorie e la natura dello scritto: se si tratti di unopera di carattere solo linguistico-grammaticale piuttosto che strettamente ontologico, o logico, o, ancora, semantico.

    5.1. Il dibattito antico

    La querelle di vecchia data, molto pi di quanto si possa, a tutta prima, pensare. Gi i commentatori antichi, tra i quali Alessandro di Afrodisia, Porfirio, Simplicio, Giamblico, si chiedevano che cosa Aristotele intendesse con lespressione t legme-na, le cose dette: se 1. le realt (prgmata) significate dalle parole, o le nozioni (nomata) che significano la realt, o le stesse espressioni per s significanti, o, ancora, espressioni senza significato, che possono s essere pronunciate, ma non indicano nul-la81. Potremmo distinguere tre diverse chiavi di lettura nellindividuazione dello scopo principale delle Categorie.

    1. Interpretazione linguistica. Le dieci categorie non sono altro che parole pronuncia-te (fnai), il fine dello scritto non riguarda che i semplici termini82, e si tratta della primissima parte della logica. Come il De Interpretatione tratta di proposizioni, compo-ste da termini, e non di realt (prgmata), cos le Categorie, in quanto trattano delle parti della proposizione, riguardano i semplici termini. Questa posizione sarebbe suffra-gata dal fatto che Aristotele usi lespressione t legmena (le cose che si dicono) in Categorie 2, 1 a 16-17:

    Delle cose che si dicono (Tn legomnwn), alcune si dicono (lgetai) secondo con-nessione, altre senza connessione.

    79 Aristotelis Organon graece, novis codicum auxiliis adiutus recognovit, scolii inediti set commentario instruxit. Th. Waitz, 2 voll., Leipzig, Hahan 1846; Darmstag, Scientia Verlag Aa-len 1965. 80 Aristotelis Categoriae et Liber De Interpretatione recognovit brevique adnotatione critica in-struxit L. Minio-Paluello, Oxford University Press, Oxford 1949. G. Colli (Aristotele. Organon, Introduzione, traduzione e note di G. Colli, Giulio Einaudi editore, Torino 1955, pp. XII-XVIII) ha mosso delle critiche alledizione di Minio-Paluello, alle quali lautore ha risposto in una re-censione in Giornale critico della filosofia italiana 35 [1956], pp. 251 e ss. 81 Cfr. Simplicio, Aristotles Categories, 41, 5 - 42, 10 (p. 55). Sembra che, tra gli antichi, la controversia riguardasse se le categorie fossero termini (fnai) oppure concetti (nomata) op-pure oggetti reali (prgmata). Il primo giudizio viene attribuito ad Alessandro di Afrodisia, il secondo a Porfirio, il terzo a Erminio. 82 Chaese (Simplicius, On Aristotles Categories, p. 106, n. 122) sottolinea giustamente come sia pi corretto parlare di termini piuttosto che di parole, in quanto le parole vengono ana-lizzate non nella loro funzione di entit grammaticali, ma in quanto termini logici.

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    E ancora, in Categorie 4, 1 b 25-28:

    Ciascuna delle cose che si dicono senza connessione (Tn kat mhdeman sum-plokn legomnwn) indica o una sostanza o una quantit o una qualit o una relazione o un luogo o un tempo o una posizione o un avere o un fare o un subire,

    come se le categorie stessero ad indicare dei termini, delle parole che possono essere pronunciate. Unulteriore riprova potrebbe essere costituita da Categorie 4, 2 a 4-6:

    Ciascuna delle suddette cose, considerata per se stessa, non costituisce nessuna affer-mazione; attraverso la connessione reciproca di esse che si ha laffermazione (katfasij).

    Dove chiaro che laffermazione ha luogo da una combinazione di termini, non di real-t o di fatti83. 2. Interpretazione ontologica. Non compito di un filosofo presentare delle teorie sulle parole, ma piuttosto di uno studioso di grammatica, che ne analizza non solo modifica-zioni e desinenze, ma anche gli usi. Lintento dellopera aristotelica non sarebbe, per-tanto, quello di trattare parole e termini, ma le realt, le cose, i fatti che le parole espri-mono, e che Aristotele indica con t legmena. A favore di questo argomento viene portato il passo Categorie 2, 1 a 20-21, in cui lAutore, accingendosi a presentare una divisione degli enti, scrive:

    Delle cose che sono (Tn ntwn), alcune si dicono di un soggetto, ma non sono in un soggetto

    rendendo, pertanto, evidente che la divisione sia tra esseri, e non tra parole. E, ancora, il passo Categorie 5, 2 a 11-12,

    sostanza, nel senso pi proprio, in primo luogo e soprattutto, quella che non si dice di nessun soggetto n in nessun sostrato, come, ad esempio, un determinato uomo o un determinato cavallo,

    mostra come la discussione verta intorno a sostanze esistenti e non a mere parole84. A questa posizione, Simplicio oppone la constatazione che lo scritto delle Categorie

    fa parte dellopera logica di Aristotele e che, dunque, non potrebbe occuparsi degli enti in quanto enti, dal momento che questa sarebbe una trattazione riservata alla metafisi-ca85.

    3. Interpretazione nozionistica86. Largomento delle Categorie non costituito n da termini significanti n da realt significate, ma da nozioni (nomata), poich si trattano i dieci generi, che sono entit concettuali. Come lo stesso Aristotele ha esplicitamente scritto, lopera tratta di cose dette (t legmena), e le cose dette o dicibili non sono che le nozioni, come confermerebbero gli Stoici87. A questa posizione, Simplicio88 o-

    83 Per questa prima posizione, di stampo linguistico, riguardo il fine dellopera e lo statuto delle categorie, si vedano: Simplicio, In Cat., 9, 4-19; Porfirio, In Cat., 57, 6-8. 84 Per linterpretazione ontologica, si vedano: Simplicio, In Cat., 9, 20-30; Ammonio, In Cat., 9,5; Filopono, In Cat., 8, 33 - 9, 4, il quale attribuisce questa posizione a Eustazio; Olimpiodoro, In Cat., 18, 30 - 19, 13; David (Elias), In Cat., 129, 11 - 130, 8, che attribuisce questa posizione a Erminio. 85 Simplicio, In Cat., 9, 28-30. 86 Sembra che abbiano aderito a questa posizione: Porfirio (su testimonianza di Ammonio, 9,9; Filopono, 9,5-6; David, 129,10-11) e Alessandro di Afrodisia (su testimonianza di Olimpiodoro, 18,31; 19,17 e ss.). 87 Cfr. P. Hadot, 1980, p. 316; Clemente di Alessandria, Stromata, 8,4,13,1. 88 Simplicio, In Cat., 10, 4-6.

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    bietta che neppure le nozioni in quanto nozioni appartengono allambito della logica, ma, piuttosto, a quello dellanima.

    Simplicio afferma che i fautori di ciascuna posizione hanno colto, anche se imperfet-tamente e in maniera parziale, la finalit dellopera, e che, tuttavia, a suo avviso, i com-mentatori che pi si sono avvicinati al vero intento dellopera sono stati Alessandro di Afrodisia e Alessandro di Aigai, secondo i quali Aristotele, volendo indicare le nozioni espresse dalle parti primarie e pi semplici del discorso, e non potendo presentarne una classificazione per individui (inconoscibili e non circoscrivibili per natura), ha, piutto-sto, operato una divisione in generi sommi, che non fungono da sostrato ad altre cose, ma essi stessi sono predicati di tutto il resto, ad esclusione della sostanza, che sostrato di tutto il resto89.

    5.2. Il dibattito moderno

    Questo dibattito trova posto anche, e soprattutto, nelle ricerche moderne, le cui linee principali possono essere schematicamente ricondotte a tre grandi classi: linterpretazione linguistico-grammaticale, linterpretazione ontologica e, infine, linterpretazione logica, cui possiamo accostare anche linterpretazione semantica. A questi tre modelli ermeneutici possono essere accostate le tre maggiori ipotesi intorno al problema della deduzione della tavola delle categorie:

    1. le categorie derivano dalla scomposizione della proposizione in elementi gram-maticali (nome, verbo, aggettivo, avverbio);

    2. le categorie derivano da unanalisi delle strutture ontologiche e metafisiche, indi-pendentemente dalla mediazione linguistica e logica;

    3. le categorie derivano dalla scomposizione del giudizio logico o comunque deri-vano da unanalisi della predicazione logica.

    Le diverse proposte di lettura forniscono ciascuna un quadro differente dei rapporti tra le categorie e del piano dellopera stessa. Presenter, di seguito, brevemente, ciascu-na delle interpretazioni, citandone i principali sostenitori, per poi saggiarne la capacit ermeneutica per valutare se luna escluda necessariamente laltra o se, invece, non si possa, in qualche modo operare una mediazione.

    5.2.1. Il filo conduttore grammaticale

    A intervenire, in maniera diffusa, sul tema delle categorie fu lo studioso tedesco Friedrich Adolf Trendelenburg, il quale scrisse una storia delle categorie, la cui prima parte interamente dedicata ad Aristotele90. Egli vi sosteneva che il filosofo avesse de-dotto le sue categorie a partire da un filo conduttore grammaticale (grammatischer Leitfaden), per cui ciascuna di esse corrisponderebbe ad una parte costitutiva della proposizione. Il carattere comune delle categorie, infatti, sarebbe quello di essere dette senza connessione e di venire a costituire un giudizio solo con lintervento di una sum-plok. Trendelenburg sosteneva la tesi della concordanza delle categorie con elementi grammaticali essenziali della proposizione, identificando la categoria della sostanza con il sostantivo, quelle della quantit e della qualit con laggettivo, quella della relazione con il comparativo, le categorie del dove e del quando, rispettivamente, con lavverbio di luogo e di tempo, quelle del fare e del patire con il verbo in diatesi attiva e passiva, il

    89 Cfr. Simplicio, In Cat., 10, 9-20. 90 Trendelenburg, Dottrina, p.

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    giacere con il verbo intransitivo e lavere con il verbo al perfetto91. A questa tesi veniva obiettato che la derivazione linguistica chiara solo in alcuni casi, mentre, in altri, si po-teva addirittura rilevare la divergenza dalluso linguistico. Inoltre, nel tempo in cui A-ristotele scriveva, la preesistente sistemazione grammaticale andava poco pi in l della distinzione del nome dal verbo, di modo che, anche a voler accettare integralmente linterpretazione di Trendelenburg, andrebbe detto che Aristotele procedeva assieme al-la sistemazione tanto della logica quanto della stessa grammatica92.

    Questa tesi, tuttavia, che vedeva la sostanza caratterizzata, a livello grammaticale, meramente come sostantivo allinterno di una proposizione, doveva essere, in gran par-te, riveduta nello svolgimento dello stesso scritto di Trendelenburg. Egli, infatti, si ac-corse che le categorie, per quanto definite come sintatticamente sconnesse tra loro, in quanto elementi del giudizio, allinterno del quale servono ad esprimere il reale e le sue relazioni, [] recano in s il riferimento alla realt e un significato oggettivo93. Questa corrispondenza con il reale portava lo studioso a notare che anche la stessa pre-sentazione delle categorie seguiva un ordine ontologico, per cui la categoria della so-stanza, prima per natura, precede tutte le altre e detiene una posizione condizionante. Inoltre, poich le categorie sono caratterizzate come i sommi generi della predicazione, esse hanno senzaltro una valenza logica, secondo la quale ci che funge da soggetto conduce alla prima categoria, mentre tutti i predicati conducono alle rimanenti nove. Dove sono presenti un giudizio e una predicazione nel senso autentico, il soggetto la sostanza portante e generatrice. I concetti che vengono predicati presuppongono il sog-getto e , non essendo sostanze, dal punto di vista ontologico sono nel sostrato, sono cio degli accidenti94. La categoria della sostanza, tuttavia, pur essendo propriamente sog-getto, pu, talora, in quanto sostanza seconda, fungere da predicato95.

    Da queste considerazioni scaturiva, cos, una revisione della tesi iniziale, per cui il contenuto concettuale e la valenza ontologica delle categorie ridimensionavano la dot-trina del filo conduttore grammaticale: se grammaticale lorigine delle categorie, nellambito della grammatica esse non esauriscono il loro valore96; la valenza ontolo-gica delle categorie, per, pur non essendo misconosciuta, non veniva elevata allaspetto fondamentale; sullaspetto ontologico, infine, Trendelenburg faceva leva nel precisare la natura delle categorie; le categorie sono logiche Kategorien: precisa-mente, sono i generi sommi della predicazione97, sono i predicati pi universali98, dun-

    91 Cfr. Trendelenburg, Dottrina, pp. 103 -114. 92 Pesce, Aristotele, Categorie, p. 11. 93 Trendelenburg, Dottrina, p. 95. Cfr anche pp. 95-96: Di conseguenza, dunque, soltanto la proposizione a riprodurre il reale nel suo collegamento o nella sua separazione; i singoli con-cetti, invece, presi per se stessi, non lo esprimono. Nella misura in cui per i concetti, in quanto materia della proposizione, designano il contenuto di ci che si collega o si separa, allora anchessi hanno un riferimento alle cose, e questo significato reale accompagna perci le cate-gorie nonostante la loro origine dallo scioglimento del legame della proposizione. 94 Trendelenburg, Dottrina, p. 97. 95 Cfr. Trendelenburg, Dottrina, p. 97. 96 Reale, Filo conduttore grammaticale, filo conduttore logico e filo conduttore ontologico nella deduzione delle categorie aristoteliche e significati polivalenti di esse su fondamenti ontologici, saggio introduttivo in Trendelenburg, Dottrina, p. 33. Cfr. Trendelenburg, Elementa logices Aristoteleae, Berolini 1862, 5 ediz., p. 57: Ita Aristoteles categoriarum genera ex grammaticis fere orationis rationibus invenisse videtur, inventas autem ita pertractravit, ut, relicta origine, ipsam notionum et rerum naturam spectarent. 97 Cfr. Trendelenburg, Elementa, p. 56: summa praedicationis genera.

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    que, figure della logica99. Laspetto grammaticale restava, dunque, lasse portante, at-torno al quale si stringevano il piano logico ed il piano ontologico.

    La tesi grammaticale di Trendelenburg, anche se moderata nel senso che abbiamo vi-sto, considerata insufficiente, non trov molti sostenitori100, ma diede impulso ad opere critiche101 e a numerosi scritti ed analisi sulle categorie aristoteliche. Inoltre, anche se in ambito strettamente filosofico, il filone grammaticale dellinterpretazione aristotelica andato man mano affievolendosi, esso stato ripreso, in termini simili, ma in un con-testo completamente diverso e rinnovato, nellambito novecentesco della linguistica strutturale. Emile Benveniste pu, cos, affermare che le categorie enunciate da Aristo-tele non sono che categorie di lingua: mentre lo Stagirita intendeva passare in rassegna tutti i predicati della proposizione, [] inconsciamente ha seguito come criterio la ne-cessit empirica di una espressione distinta per ciascun predicato. Era quindi destinato a ritrovare, senza volerlo, le distinzioni che la lingua stessa rende evidenti fra le principali classi di forme e tali classi hanno un significato linguistico. Aristotele credeva di defini-re gli attributi degli oggetti, mentre non enuncia che degli enti linguistici: la lingua che, grazie alle proprie categorie, permette di riconoscerli e specificarli102.

    Una posizione in parte avvicinabile a questo primo gruppo di interpretazioni gram-maticali anche quella di Ackrill103, secondo la quale le categorie derivano dagli av-verbi interrogativi attraverso i quali si chiedono informazioni intorno a una realt esi-stente e fenomenica. In questa prospettiva, tuttavia, non ci sono riferimenti ad una scomposizione della proposizione, ma al contesto dialogico nel quale avrebbe preso forma la dottrina aristotelica delle categorie.

    Allinterno di questo stesso gruppo va anche enumerata la posizione di Esposti On-garo104, che concilia la prospettiva di Ackrill e quella di Trendelenburg, giudicando va-lida la posizione di questultimo soltanto in relazione alle quattro categorie del verbo -

    98 Cfr. Trendelenburg, Dottrina, p. 98: die allgemeinstein Prdicate. 99 Reale, Filo conduttore, p. 33. 100 Tra i sostenitori, ricordo F. Biese, Die Philosophie des Aristoteles, vol. I, Berlin 1835, pp. 54-55, secondo il quale Aristotele ha guadagnato lenumerazione delle categorie attraverso la lingua; egli sostiene, come Trendelenburg, che le categorie indicano i sostantivi, gli aggettivi ed i numerali, gli avverbi di luogo e di tempo, le modalit del verbo. Tra i sostenitori di Trendelen-burg possiamo anche annoverare Ernst Friedrich Apelt, secondo il quale le categorie indicano forme sintattiche della grammatica e delle parti del discorso (cfr. E. F. Apelt, Metaphysik, Leip-zig 1857, p. 169). 101 Oltre ad H. Bonitz, F. Brentano, O. Apelt, di cui diremo pi avanti, E. Zeller, Die Philoso-phie der Griechen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Leipzig 1921, pp. 258-273; W. Schup-pe, Die aristotelischen Kategorien, Berlin 1871 (1a ediz. 1866). 102 E. Benveniste, Catgories de pense et catgories de langue, in Problmes de linguistique gnrale, Edition Gallimard, Paris 1966, trad. it. di M. Vittoria Giuliani, Categorie di pensiero e categorie di lingua, in Problemi di linguistica generale, Il Saggiatore, Milano 1971, pp. 79-91, pp. 86-87. Grandi personalit filosofiche hanno accolto la tesi di Benveniste sulle categorie ari-stoteliche, tra le quali Paul Ricoeur e Umberto Eco. Cfr. V. Cicero, Linterpretazione linguistica delle categorie aristoteliche in E. Benveniste, in Trendelenburg, Dottrina, pp. 287-331. Si ve-da anche P. Aubenque, Aristote et le langage, in Annales de la Facult des lettre set sciences humaines dAix, serie Etudes classiques, 2, 1967, pp. 103-105. 103 Cfr. J.L. Ackrill, Notes on the Categories, in J.M.E. Moravcsik (ed.), Aristotle. A Collec-tion od Critical Essays, Mac Millan, London-Melbourne 1968, pp. 109-112. 104 Cfr. M. Esposti Ongaro, Dialettica e grammatica nella dottrina delle Categorie di Aristotele, Elenchos XXVI (2005), fasc. 1, pp. 33-63.

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    una corrispondenza [] determinata dallesigenza di attribuire valenza ontologica alla predicazione verbale105 - e concordando con Ackrill sulla derivazione dagli avverbi in-terrogativi per quanto riguarda le altre categorie.

    5.2.2. La prospettiva ontologica

    Il grande filologo tedesco Hermann Bonitz apr una nuova prospettiva di tipo ontolo-gico, criticando apertamente linterpretazione linguistica di Trendelenburg e sostenendo che le categorie, prima di essere predicati, sono i generi sommi dellessere, ai quali po-ter ricondurre tutti gli enti esistenti106. La categoria della sostanza, prima nellelenco, viene a perdere la priorit ontologica che Trendelenburg, in seconda battuta, aveva cer-cato di attribuirle, dal momento che ogni categoria, secondo Bonitz, ha spessore ontolo-gico.

    Sulla stessa linea ontologica di pensiero sembra collocarsi anche Brentano, il quale prende in considerazione i quattro significati fondamentali dellessere distinti da Aristo-tele in Metaphysica D 7, cio: lessere per accidente, lessere per s, lessere come vero e lessere come potenza e atto, e mostra che possono tutti ridursi allessere per s, vale a dire a quello delle categorie. Inoltre, egli mostra che le categorie possono essere tutte ricondotte alla sostanza, poich esse si riferiscono tutte analogicamente ad un medesimo significato, che , appunto, lessere primo, la sostanza107.

    chiaro che, in questo tipo di prospettiva, vengono valorizzati i passi aristotelici in cui si fa riferimento alle kategorai to ntoj, categorie dellessere108. I generi dellessere corrispondono, senza dubbio, per Aristotele a delle categorie, come esplici-tamente ammesso in Metafisica D 7, 1017 a 22-23109; questo, tuttavia, non basterebbe di per s a dimostrare che le categorie siano delle differenze che operano nel genere dellessere. Esse potrebbero essere delle distinzioni che corrispondono a delle differenze reali, ma che costituiscono differenze di indicazioni che trovano posto al di fuori di una prospettiva strettamente ontologica.

    Nella prospettiva per cui le distinzioni categoriali debbano essere assimilate esclusi-vamente ai dieci generi dellessere , inoltre, possibile ipotizzare che la categoria della

    105 Esposti Ongaro, Dialettica e grammatica, p. 40. 106 Cfr. H. Bonitz, ber die Kategorienlehre des Aristoteles, in Sitzungsberichte der Kaiserli-chen Akademie der Wissenschaften, Philosophische-historische Klasse, 10 Band, 5 Heft, Wien 1853, pp. 591-645; trad. it. Sulle categorie di Aristotele, Prefazione, introduzione, progettazione e impostazione editoriale di G. Reale, traduzione dal testo tedesco e indici di V. Cicero, Vita e Pensiero, Milano 1995. 107 Cfr. F. Brentano, Von der mannigfachen Bedeutung des Seienden nach Aristoteles, Freiburg im Breisgau 1862, rist. Darmstadt 1960 e Hildesheim 1963; trad. it. Sui molteplici significati dellessere secondo Aristotele, prefazione, introduzione, traduzione dei testi greci, progettazione e impostazione editoriale di G. Reale, traduzione del testo tedesco e indici di S. Tognoli, Vita e Pensiero, Milano 1995., in particolare si veda il cap. V: Lessere secondo le figure delle catego-rie, pp. 91-194. La linea di interpretazione ontologica viene sostenuta da Reale, Filo condutto-re; L. Lugarini, Il problema delle categorie in Aristotele, Acme, VII (1955), pp. 3-107. 108 Cfr. Metafisica Q 1, 1045 b 28. 109 kaqat dO enai lgetai saper shmanei t scmata tj kathgoraj, Essere per s sono dette tutte le accezioni che ha lessere secondo le figure delle categorie, trad. tratta da Aristotele, Metafisica, saggio introduttivo, testo greco con traduzione a fronte e commentario a cura di G. Reale, Vita e Pensiero, Milano 19952.

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    sostanza assuma un ruolo per cos dire globale e diventi un genere essenziale cui sono subordinati altri generi non essenziali, che corrispondono alle altre nove categorie110.

    5.2.3. Tra laspetto grammaticale e la derivazione ontologica: linterpretazione logica e semantica

    Non sono mancate le proposte di interpretazione delle categorie attraverso un punto di vista che si pone a met strada tra laspetto grammaticale e la derivazione ontologica delle categorie. Si tratta della posizione inaugurata da Otto Apelt, il quale sostiene che le categorie aristoteliche hanno un carattere predicativo, che deve essere inteso in rife-rimento alla proposizione nel suo senso logico, cio al giudizio. Esse, infatti, hanno un significato non grammaticale, ma logico111; sono la mediazione tra le cose stesse e le determinazioni linguistiche di queste, e ci permettono di stabilire le differenze logiche di ci che viene detto112.

    Lintreccio tra laspetto logico e laspetto ontologico delle categorie stato rilevato ed analizzato ulteriormente anche da molti altri studiosi113; prendendo le mosse proprio da esso, nata, negli ultimi decenni del secolo scorso, una nuova interpretazione, se-condo la quale le categorie sono modelli semantici, a met strada tra le cose reali e le loro espressioni linguistiche, della predicazione114, dei quali Aristotele si sarebbe servito per stabilire i rapporti tra certe espressioni predicative e gli oggetti ad esse corrispon-denti e, in particolare, i modi in cui i predicati-accidenti appartengono ai loro soggetti-sostanze. Secondo tale interpretazione, la categoria della sostanza, come, daltro canto, le altre, non potrebbe essere considerata n in senso puramente ontologico, come classi-ficazione dellessere, n in senso puramente linguistico, come elemento grammaticale, poich il valore semantico contiene luno e laltro aspetto115.

    5.3. Ipotesi di conciliazione

    5.3.1. Due necessarie osservazioni

    Intorno alla vexata quaestio dello status delle categorie aristoteliche pu essere utile prendere le mosse, paradossalmente, da una visione vicina, e tuttavia profondamente di-versa, come quella espressa dal giudizio di Kant, secondo il quale lo Stagirita non a-

    110 Una posizione vicina a quella di M. Frede, Essays in Ancient Philosophy, Clarendon Press, Oxford 1987, p. 38. 111 Cfr. O. Apelt, Die Kategorienlehre des Aristoteles, in Beitrge zur Geschichte der Griechi-schen Philosophie, Leipzig 1891, p. 159. 112 Cfr. Apelt, Kategorienlehre, p. 160: Le categorie si trovano [] in primo luogo a met strada tra la parte fenomenica e quella metafisica della nostra conoscenza, e, in secondo luogo, anche a met strada tra le cose stesse e le espressioni linguistiche designate attraverso le paro-le. 113 Tra gli altri, cito L. M. De Rijk, The place of Categories of being in Aristotles Philosophy, Assen 1952. 114 Si tratta, appunto, dellinterpretazione semantica, la cui spiegazione pi completa si trova in M. Vesoly, Zur semantischen Interpretation der aristotelischen Kategorien, Symbolae Philo-logorum Posnaniensium, 6 (1983), pp. 57-72; trad. it. Verso uninterpretazione semantica delle Categorie di Aristotele, Elenchos V (1984), pp. 103-140. Per semantica si intende qui una teoria che svolge ricerche sui rapporti tra certe espressioni linguistiche e gli oggetti di cui esse parlano (Vesoly, Verso uninterpretazione, p. 128). 115 Cfr. Vesoly, Verso uninterpretazione, pp. 129-130.

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    vrebbe seguito nessun filo conduttore sistematico nellelaborare gli schemi categoriali, ma si sarebbe affidato alla semplice induzione116. Il filosofo tedesco contrappone alla tavola delle categorie aristoteliche la propria, ottenuta tramite una sistematica deduzio-ne trascendentale117, cio attraverso una giustificazione della legittimit dellorigine a priori delle categorie fondata nelle funzioni logiche generali dellunit dellappercezione trascendentale: lIo penso. Come fa giustamente notare Heidegger118, in Kant, bisogna distinguere la Spur, la traccia che rende possibile la scoperta delle categorie da parte della ragione che esamina se stessa, cio la tavola dei giudizi, dallUrsprung, cio la vera origine delle categorie, cio lIo penso. Cos, la tavola dei giudizi, che guidano nella scoperta delle categorie, in realt si rivela, essa stessa, fondata su questultima. Quel che ci interessa che si tratta di una declinazione della di-stinzione tra quel che primo di diritto (quid iuris), da quel che primo di fatto (quid facti)119, o, se vogliamo, tra una genesi ideale, strettamente filosofica ed una genesi psicologica120, storico-biografica, delle categorie.

    Questo tipo di distinzione si rileva molto interessante per una pi ampia interpreta-zione delle categorie stesse, perch, tramite essa, non saremo costretti ad identificare il modo in cui lo Stagirita ha reperito le categorie con lo scopo che si prefiggeva di rag-giungere tramite esse121. La distinzione, nata da un detrattore della tavola aristotelica delle categorie, servita, per lo pi, agli studiosi come giustificazione per escludere il

    116 Cfr. I. Kant, Kritik der reinen Vernunft, ed. Schimdt, Leipzig 1930, trad. It. Critica della ra-gione pura, introduzione, traduzione e note di G. Colli, Adelphi edizioni, Milano 1995, 19992, p. 134: La ricerca di questi concetti fondamentali fu un disegno di Aristotele: progetto degno di un pensatore acuto. Tuttavia, dato che non possedeva alcun principio, egli raccolse allora questi concetti, cos come gli si presentavano,e anzitutto ne mise assieme dieci, che chiam categorie. Cfr. anche I. Kant, Prolegomena zu einer jeden knftigen Metaphysik, die als Wisswenschaft wird auftreten knnen, ed. K. Vorlnder, Leipzig 1905, 39, trad. It. Di P. Carabellese, Prole-gomeni ad ogni futura metafisica che si presenter come scienza, Bari 1925, Roma-Bari 19824, pp. 85-86: Aristotele aveva raccolto dieci di tali concetti puri elementari sotto il nome di cate-gorie. [] Ma questa rapsodia poteva valere e meritar consentimento piuttosto come cenno per i ricercatori futuri, che come idea regolarmente sviluppata; perci, col progredire della filosofia, essa stata rigettata come del tutto inutile. 117 Cfr. Kant, Critica, p. 142: La spiegazione del modo in cui tali concetti possono riferirsi a priori ad oggetti, io la chiamo dunque la deduzione trascendentale dei medesimi concetti, e la distinguo dalla deduzione empirica, che indica il modo in cui un concetto stato acquistato me-diante lesperienza e la riflessione sullesperienza, e che riguarda quindi non gi la legittimit, bens il factum, attraverso il quale sorto il possesso. 118 Cfr. M. Heidegger, Kant und das Problem der Metaphysik, Bonn 1929, trad. it. di M. E. Rei-na, riveduta da V. Verra, Kant e il problema della metafisica, Roma-Bari 1981, p. 57. Cfr. an-che Cicero, Interpretazione linguistica p. 288, n. 3. 119 Cfr. Kant, Critica, p. 141. 120 Cfr. Reale, Filo conduttore, pp. 34-35. 121 Laccusa di aver confuso i due piani viene rivolta soprattutto a Trendelenburg (Cfr. Reale, Filo conduttore, pp. 34-35). Egli, invece, sebbene sia ricordato come il propulsore della sola interpretazione grammaticale, a me sembra resti uno dei pochi che si sia reso conto che la sco-perta delle categorie, avvenuta per via grammaticale, celi un impianto concettuale. Cfr. Trende-lenburg, Dottrina, p. 105: [] non si pu non riconoscere che le categorie siano state dap-prima orientate secondo la orma grammaticale dellespressione, sebbene poi, al di l dellespressione stessa, esse perseguano il contenuto concettuale. Lespressione, infatti, deve, in qualche modo, rendere il reale; a partire dal reale, infatti, che essa viene costruita. Il lin-guaggio non autofondante.

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    modo il cui il Filosofo ha reperito le categorie dalla ricerca filosofica perch non teore-tico ed affannarsi a ricercare lo scopo cui mirava tramite esse. Questa eliminazione non mi sembra possa valorizzare il testo aristotelico, che cos ricco da portare in s tracce di diverse letture possibili.

    La seconda osservazione riguarda il fatto che risulta sempre facile, ai posteri, leggere un testo antico attribuendogli, in maniera rigida, analisi derivanti da studi moderni o contemporanei, o comunque posteriori allo scritto stesso, piuttosto che cercare, con laiuto dei nostri concetti, sempre meglio sviluppati ed approfonditi, di illuminarlo, cer-cando di vedere se e come esso contenga in nuce elementi indifferenziati, che sono stati, nel corso del tempo, dispiegati. Si tratta di essere preventivamente cauti nellapplicazione delle nostre analisi a testi antichi; dobbiamo essere attenti a far in mo-do che esse, piuttosto che farci etichettare, in maniera definitiva, uno scritto in senso u-nilaterale, ci consentano di aprire gli occhi, di vedere cose che non avremmo visto se non avessimo avuto i concetti giusti per pensarle.

    In base a queste due osservazioni, cercher di presentare le possibili chiavi di lettura delle Categorie, come fossero livelli diversi di comprensione, non come reciprocamente inconciliabili.

    5.3.2. Tra linguaggio e realt

    Prescindendo dallo scopo che Aristotele si sarebbe realmente prefisso nel ricercare le categorie, non si pu in alcun modo negare che egli si sia rivolto, in primo luogo, a ci che gli era molto vicino, sotto gli occhi: il linguaggio, le parole con cui luomo signifi-ca122. E se anche egli non avesse voluto partire dal linguaggio, sarebbe stato, nondime-no, costretto a farlo, dal momento che la stessa realizzazione del pensiero ha la sua con-dizione nella forma linguistica che coglie e d forma ai contenuti intellettivi ed il lin-guaggio, a sua volta, una struttura che veicola significati123. La realt che Aristotele intendeva indagare gli si presentava come gi configurata nella struttura del linguaggio. Il pensiero, infatti, non pu essere qualcosa di completamente autarchico e libero che faccia uso delle parole come meri strumenti a s asserviti: ogni qualvolta cerchiamo di analizzare gli schemi del pensiero, ci imbattiamo ancora in categorie linguistiche124.

    Questo non significa, tuttavia, che la sfera del pensiero e la sfera del linguaggio siano perfettamente sovrapponibili; vero, piuttosto, che spesso si creano degli scomodi scarti che provocano ambiguit e ostacolano la comunicazione. Un tale gap non miscono-sciuto da Aristotele, il quale, per, pi che alla sfera del pensiero, interessato alla sfera del reale, ed ben consapevole che, poich impossibile parlare presentando gli ogg